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di steffirah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mondo dei ciliegi ***
Capitolo 2: *** Il mondo dei lupi ***



Capitolo 1
*** Il mondo dei ciliegi ***


Il mondo dei ciliegi








Il mondo dei ciliegi. Anche conosciuto come Sakura no Kuni.


Oltre a battezzare quell’universo, “Sakura” era pure il nome di una giovane fanciulla; ella aveva due occhioni verdi come i prati, il sorriso delicato di un fiore, e i capelli d’una sfumatura chiara così particolare da richiamare proprio quei numerosi alberi che sorgevano ovunque nel suo Paese. Per tutto l’anno, essi non appassivano mai. Erano perennemente fioriti, i piccoli petali rosa facevano compagnia agli abitanti di quelle terre in tutte le situazioni, giorno e notte, a tutte le ore, eternamente.
I villaggi erano stati costruiti un po’ dappertutto in immense vallate, ove, di tanto in tanto, giungevano pellegrini e viandanti provenienti da paesi stranieri. Uno di questi, il cui nome era Syaoran, era spinto a vagabondare soprattutto per il desiderio di scoprire se davvero quei ciliegi fossero uguali ovunque. E grande fu la sua sorpresa quando passando da nord a sud a est a ovest scoprì che no, non tutti si somigliavano, perché i colori dei fiori cambiavano a seconda della temperatura di quelle zone: ne aveva trovati bianchi nelle fredde lande dell’est, di un rosa tenue nei paesi con un clima mite e temperato, di una tonalità più carica nelle calde savane del nord.
Tutto questo suo spostarsi da un luogo all’altro del mondo lo portò, infine, a trovare il ciliegio più bello di tutti. Un esemplare unico ed inimitabile.
Si trattava proprio di quella ragazza.
Sin dal momento in cui arrivò nel suo rurale villaggio fu accolto con molta ospitalità, da parte di tutti. Poi, proseguendo lì con le sue ricerche, giunse fino ad un maestoso albero. Si diceva che fosse il primo ad essere nato non appena si era formato quel mondo, dopo che le temperature si erano stabilizzate affinché potesse esserci la vita, ed era proprio verso esso che, in un determinato periodo dell’anno, si riversavano miriadi di fedeli, dedicandovi una preghiera.
Esso si ergeva in altezza e larghezza per interi ettari, le sue ampie radici spuntavano dal suolo e si incrociavano a lastre di gneiss. Ma per quanto tale visione potesse essere una carezza per occhi curiosi e amanti delle meraviglie, non fu sufficiente a celare alla vista del giovane esploratore una figura che sostava proprio al di sotto di quell’ampia chioma.
Abbigliata con gli abiti tradizionali del loco, ebbe difficoltà a riconoscerne i tratti a causa del cappuccio che ne celava le fattezze. Ma quando poi si voltò e se lo abbassò, guardando sorpresa quello sconosciuto, lui rimase a fissarla senza parole, a bocca asciutta. Era di una bellezza sopraffina, quasi competeva con quella dell’albero.
Si sollevò allora un leggero venticello che le spettinò i capelli, scuotendoli nella sua direzione, e così alle sue narici giunse una dolce fragranza, simile a quella dei fiori che aveva imparato così bene a conoscere, in tutte le loro tipologie. Lei si tolse i capelli dal viso, con un gesto elegante, e incontrando i suoi occhi sorrise, rivolgendogli per prima la parola, chiedendogli chi fosse.
Inizialmente erano entrambi piuttosto timidi, ma pian piano si aprirono sempre più l’uno con l’altra, acquisendo fiducia reciproca; divennero così amici, migliori amici, e ben presto furono molto di più.
Poiché era inevitabile che si innamorassero.
Dato che da tempo Syaoran era un albero privo di radici, trovò grazie a Sakura un posto che lui avrebbe potuto chiamare “casa”. E proprio in una zona appartata, all’ombra di quell’albero immortale dinanzi al quale era avvenuto il loro primo incontro, costruirono la loro piccola, intima, casetta, in cui avrebbero potuto sempre trascorrere del tempo da soli, senza rischiare interruzioni.
In quel loro posticino si davano appuntamento ogni volta che lui tornava dai suoi viaggi. Esattamente come fecero in quell’ultimo periodo, sebbene stavolta Syaoran avesse deciso che aveva visto abbastanza. Non sapeva se si trattava di una decisione definitiva, o se col tempo avrebbe cambiato idea, portando avanti il suo vagabondare, ma sentiva che almeno per il momento voleva essere al fianco della sua Sakura, e nient’altro. Perché finalmente aveva capito di aver trovato ciò che realmente cercava.
Quel giorno in particolare era un giorno speciale. Grande fu lo stupore di entrambi quando scoprirono di condividere la stessa data di nascita. Lo stesso compleanno.
Per questa ragione trascorsero tutta la giornata insieme, passeggiando mano nella mano, mangiando biscotti accampati tra l’erba alta, immersi in quella natura rigogliosa.
Sakura decise per l’occasione di mostrargli quanto fosse migliorata nel volo, fluttuando per un po’ nell’aria, volteggiando in allegria, e lui restò a guardarla seduto su quel prato, sorridendole sereno. Era veramente migliorata rispetto ai primi tempi.
Il lungo strascico della sua gonna fluttuava dietro di lei, lasciando una scia di petali nell’aria. Le estremità dei nastri del suo corpetto le danzavano attorno, creando onde simili alle cime delle colline che li circondavano.
Dopo un breve volo a zigzag gli chiese di raggiungerla; Syaoran si mise in piedi per accontentare la sua richiesta, ma non appena staccò i piedi da terra ecco che lei perse il controllo e lui, giusto in tempo, riuscì a prenderla tra le sue braccia.
– Sakura, sei sempre la solita, – rise, scuotendo la testa. Erano trascorsi anni dal loro incontro, ma per quanto crescesse in grazia e bellezza, restava un’imbranata priva di coordinazione.
Scoppiò a ridere anche lei, scusandosi, e senza perdere il sorriso si avvicinò alle sue labbra, posandovi un piccolo bacio, facendogli perdere l’equilibrio per qualche secondo. Lo vide arrossire, prima che si riscuotesse per scendere a posarla sul suolo; tuttavia, neppure il tempo di poggiare le nude piante dei piedi tra l’erba che Sakura gli saltò al collo, facendo svolazzare tutti i loro strati di scialli attorno a loro.
– Buon compleanno, Syaoran! – gli augurò radiosa.
– Buon compleanno, Sakura, – ricambiò, sorridendole dolcemente. La carezzò con uno sguardo intriso d’affetto, prima di stringerla tra le sue braccia.
Non era certo che sarebbe durato per sempre, ma per il momento non desiderava altro che questo. Soltanto essere lì con lei gli bastava, e sembrava dargli tutto ciò che gli era sempre mancato.
Perché Sakura era tutto ciò che aveva sempre anelato.













 
Angolino autrice:
Buon primo aprile a tutti! Come ho scritto nella presentazione della storia, queste sono due one-shot dedicate a Syaoran e Sakura per i loro compleanni. Questa nello specifico è idealmente dedicata a Tsubasa e Tsubasa-hime, mentre la prossima a Syaoran e Sakura (cloni), ma naturalmente ognuno può vederci i Syaoran e Sakura che desidera. 
Non ho traduzioni da fare, eccetto nel titolo con "sakura", che sapete già immagino sia il nome dei ciliegi, e "ookami" nel prossimo che significa lupo. Penso sia ovvio quindi che i mondi hanno i loro nomi, come detto anche all'inizio di questa storiella.
Solo un'altra piccola precisazione che devo fare, è che non dovete lasciarvi ingannare dalla mia scelta lessicale, perché "kuni" significa "paese". Non sto qui a spiegare nel dettaglio perché ho deciso di scrivere così, ma se a qualcuno interessa può tranquillamente chiedere; basti sapere che mi sono associata alla terminologia giapponese nella descrizione dei vari "mondi" presentati. 
Ok, credo di aver ciarlato abbastanza. Detto ciò, vi auguro buona lettura!

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Capitolo 2
*** Il mondo dei lupi ***


Il mondo dei lupi







 
Il mondo dei lupi. Anche conosciuto come Ookami no Kuni.


Era un mondo in cui a perdita d’occhio si estendevano immense selve, abitate da intere dinastie di lupi, animali venerati da quelle poche famiglie umane che vivevano oltre i boschi. Ad una di queste apparteneva Sakura. Eppure, al contempo, non si era mai sentita totalmente parte di essa. Certamente, aveva i suoi amati genitori e suo fratello, tutti la adoravano, ma c’erano giorni in cui nel suo cuore sentiva che un pezzo di lei era altrove. Come se mancasse qualcosa di essenziale.
Dato che anche nella sua famiglia, come tradizione, si onoravano quelle magnifiche bestie, sin da bambina ne provava un certo fascino. Il suo forte desiderio di incontrare dei veri lupi la indusse ad uscire sovente di nascosto e inoltrarsi nelle fitte foreste, alla ricerca di essi. Così ebbe modo di vederne numerosi, scoprendo anche che alcuni esemplari erano amorevoli. Si diceva che fossero aggressivi, che per questo dovessero essere fatte loro delle offerte periodiche, ma soltanto nella sua stirpe si era sempre creduto nell’animo buono di questi maestosi animali. E lei, dopo che ne ebbe appurata la veridicità con i propri occhi, si sentì fiera di essere nata in quel casato.
Dato che i lupi non la cacciavano via quando lei sembrava voler stringere amicizia con loro cominciò a frequentarli sempre con maggiore assiduità, al punto tale che i suoi stessi atteggiamenti presero la tendenza di mostrarsi simili a quelli degli animali. Ad esempio, nelle notti di luna piena si accucciava accanto alla finestra, guardando la gigantesca sfera nivea che sovrastava quei cieli, e ululava contro essa. E laggiù, nel bosco, in mezzo a tanti ululati ne sentiva sempre uno che, in qualche modo, suonava simile al suo.
Essendo sempre stata una fanciulla curiosa, un giorno decise di indagare. Si spinse così nelle profondità del bosco, accovacciandosi tra gli alti arbusti per non farsi scoprire, soprattutto quando sentiva cavalieri passare per quei sentieri. E proprio quella volta per celare la propria presenza a questi si rifugiò in una tana di lupo. Attese di non udire più rumore di zoccoli, prima di alzarsi ed esplorare quella cavità. Sembrava non ci fosse nessuno.
Un po’ delusa stava per fare dietrofront, quando dall’ingresso alle sue spalle udì un ringhio. Una persona normale ne sarebbe stata terrorizzata, ma lei no, amava troppo i lupi per averne timore, per cui si voltò radiosa, pensando già di dover fare amicizia anche col nuovo arrivato. Ma fu proprio nel girarsi che le parole le morirono in gola, trovandosi dinanzi un ragazzo presumibilmente della sua età. Sorpresa, sbatté gli occhi più volte, chiedendosi se non stesse sognando, mentre lui la fissava guardingo, in posizione di difesa. Pensò che come prima cosa dovesse fargli capire di non avere cattive intenzioni, di non essere una nemica, per cui parlò, spiegandogli perché si trovasse lì.
Dato che lui restava tacito suppose non conoscesse la sua lingua e si chiese come potesse fare per comunicare. In automatico ululò, seppure in maniera molto timida e insicura, e lui sgranò gli occhi, avvicinandosi a lei, domandandole come facesse a conoscere il linguaggio dei lupi.
Quando fu a portata del suo viso, Sakura si rese conto di quanto il suo aspetto fosse selvaggio, quanto l’odore della sua pelle fosse selvatico. E si meravigliò di se stessa, percependo in sé un senso di familiarità, come se avesse finalmente trovato quel pezzo mancante.
Lei gli raccontò di come era cresciuta, a contatto con i lupi, e di quanto aveva imparato da loro. Lui la ascoltava in silenzio, assimilando le nuove informazioni, sempre più sbigottito dinanzi a quella fanciulla, umana, che tanto sembrava a suo agio in quell’ambiente che avrebbe dovuto invece esserle estraneo.
Sebbene lui continuasse a diffidare di lei, Sakura continuò a recarsi anche nei giorni seguenti in quella che aveva scoperto essere la sua tana, che condivideva con una famiglia di lupi dal pelo bruno. Erano tutti piuttosto cauti con lei, ma la madre era gentile e le donava tantissimo affetto. Vi si affezionò e, col passare del tempo, si sentì legata molto più a questa famiglia che alla propria. Come se questa fosse la sua vera casa.
Prese l’abitudine di carezzarne spesso e volentieri il pelo, per calmarli, e scoprì che anche quel ragazzo misterioso da cui tanto era rimasta colpita lo trovava rilassante, quando lasciava le sue dita scorrere tra i suoi ribelli e indomabili capelli. Cominciò anche a cacciare conigli insieme ad essi, imparando immediatamente a tendere agguati, anche se a ragione della sua educazione umana insegnò a quel suo coetaneo, il cui nome era Syaoran, che era preferibile cuocerli prima di mangiarseli. Inizialmente sembrò spaventato dalla visione del fuoco, ma anche dopo che gli ebbe assicurato che non gli sarebbe accaduto nulla di brutto lui la ammonì a non appiccarlo mai dinanzi ai suoi familiari.
Sakura aveva scoperto che sin da bambino Syaoran aveva sempre vissuto insieme ai lupi e che della sua vita da umano ricordava ben poco. Se gli si chiedeva dei genitori, in maniera convinta faceva il nome dei lupi e anche se lei una volta gli fece notare che non poteva essere nato dai lupi, perché i loro corpi erano molto simili, lui ebbe da dirle: – Anche se non sono i miei veri genitori, loro mi hanno cresciuto. Per cui li considero tali.
Lei comprese quel discorso e nel giorno del suo compleanno tornò da lui, con una lieta notizia da dargli. Appena raggiunse la tana lo condusse fuori di lì, esclamando: – Oggi è il mio compleanno e non indovinerai mai cosa mi hanno rivelato i miei genitori!
Mentre poltrivano in mezzo ad una radura, all’ombra di un albero, gli rivelò che esattamente quindici anni prima proprio un lupo l’aveva portata dalla sua famiglia.
– Capisci? È come se adesso fossi finalmente tornata alle mie origini!
La notizia sembrava rallegrarla, rendendola sfolgorante come il sole, e lui, che piano piano aveva cominciato a fidarsi di lei, capendo che non avrebbe mai fatto loro del male, confessò: – È l’opposto della mia storia, visto che io fui trovato dai lupi, esattamente quindici anni fa.
– Quindi anche se non sai con esattezza quando sei nato, non è come se oggi fosse il tuo compleanno?
– Potrebbe essere così.
A quella conferma gli saltò addosso, rotolando con lui in quella natura verdeggiante, facendogli i grattini sulla pancia, ridendo insieme a lui.
– Abbiamo lo stesso compleanno, Syaoran! – esclamò contenta. – Questo è il mio regalo per te!
Detto ciò si chinò su di lui, posando lievemente le labbra sulle sue.
– È un bacio, – spiegò alla sua espressione perplessa quando si allontanò. – Gli umani se li scambiano quando si amano.
– Quando si amano? – ripeté lui, cercando di comprendere.
Lei annuì, ridacchiando un po’ per il bisogno di dovergli esplicare anche i concetti più semplici e naturali. Provò a chiarificargli il significato di quella parola, facendo l’esempio della sua mamma e papà lupo. Lui, parzialmente comprendendo quel che intendeva, capovolse la situazione, finendo sopra di lei, ricambiando donandole a sua volta un bacio, secondo la sua percezione delle cose. Per questo le bagnò quasi mezzo viso con la sua lingua, ma lei ne era felice, e sorrideva deliziata contro la sua bocca, perché sapeva che quello era il suo modo di dimostrarle il suo affetto e trasmetterle quel grande sentimento cresciuto in loro, che univa i loro cuori.
E tale contatto lo sentì come la cosa più primitiva e più naturale del mondo.

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