Diario di un fiasco totale

di LB Shadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno Uno Aziraphale ***
Capitolo 2: *** Giorno Due Aziraphale ***
Capitolo 3: *** Giorno Tre Aziraphale ***
Capitolo 4: *** Giorno Uno Crawly ***
Capitolo 5: *** Giorno Due Crawly ***



Capitolo 1
*** Giorno Uno Aziraphale ***


Giorno 1 dell’Inizio del Mondo 

 

Come si inizia un diario? Esiste una maniera giusta o errata? Vorrei domandarlo a qualcuno e fare le cose per bene, è la prima volta che intraprendo un’attività simile.

Magari questa è una condotta sbagliata per un angelo e verrò punito. Oddio. Se ne venisse a conoscenza Gabriele, sarebbe umiliante al punto tale che preferirei essere declassato piuttosto che tornare ai ranghi. Gabriele chiaramente non compie nulla che sia sbagliato e di certo non gli salterebbe mai in mente di scrivere un diario, a meno che non serva come rapporto militare. Bravo soldatino, lui, anzi, bravo capitano. Gli daranno una medaglia alla fine di tutto, e anche io, se sarò stato diligente al mio ruolo, riceverò la mia fetta di onore, ma è più probabile che mi riservino le briciole. Non adesso, comunque. Adesso devo solo star zitto e mettermi sotto col lavoro. Praticamente non è cambiato nulla, a parte il cambiare tutto.

Che l’Onnipotente mi sia testimone, non ci posso fare niente! Sono così nervoso che ho bisogno di sfogarmi con qualsiasi espediente. Felice. Eccitato. Terrorizzato. Libero.

Averlo saputo prima cosa si prova ad uscire dal biancore del Paradiso… ma non c’era la Terra, prima, e tantomeno il Giardino. C’era il Cielo, quello sì. Un Cielo buio che all’improvviso si è illuminato per il Suo volere.

E Dio vide che era cosa buona e giusta.

Potrei affermare di essere assolutamente d’accordo con questa Sua decisione, se qualcuno me lo chiedesse, ma non me lo domanderà mai nessuno, poiché è inammissibile essere in disaccordo con il Piano Divino, specialmente per un angelo mio pari. Immagino che un Caduto, d’altro canto, debba essere costantemente avverso a qualsiasi decisione celeste, anche alla creazione di questo mondo. Tuttavia, quest’ipotesi non mi convince. Circostanza alquanto improbabile, ma credo che anche un demone potrebbe apprezzare tutto questo, se solo avesse la possibilità di viverlo o assistere alla sua formazione, briciola per briciola, da sassolino a montagna. Il mondo è così nuovo che ha ancora spazi da terminare nella sua composizione, come se il lavoro fosse stato interrotto a metà, come se fosse tutto un progetto provvisorio. Nulla di definitivo.

Il Paradiso e l’Inferno, quelli sì che sono definitivi e immutabili. Là è tutto già scoperto, conosciuto, inciso a chiare lettere ovunque si posi lo sguardo e ciò rende due luoghi apparentemente opposti del tutto simili.

Oh, se qualcuno venisse a sapere di queste eresie…

Se devo dire la verità, non so neppure perché stia scrivendo un diario, dal momento che la scrittura non è ancora stata ufficialmente creata. A dire TUTTA la verità, ciò che è stato creato è talmente recente e raffazzonato che mi domando se non sia stato dimenticato qualcosa nella lista. Ella, nella sua onniscienza, aveva poi bisogno di una lista? Una lunghissima lista da qui alla fine dell’Universo, con elencate tutte le cose inventate e non, con una piccola X accanto a quelle terminate? Magari con qualche doppione, non so, due oppure tre lune, in modo da averne di riserva casomai la principale andasse perduta a causa di un asteroide…

Aaaaah, no, non dovrei farmi certe domande insulse. Prima regola: mai dubitare del Piano Divino.

A cosa serve in realtà questo diario? Iniziamo da questo. L’obiettivo anteposto all’opera.

La risposta istintiva è questa: metto i miei pensieri nero su bianco perché non ho nessuno con cui parlare al momento. Cioè, qualcuno ci sarebbe, ma è tempo perso. L’Onnipotente ha già creato il Tempo? Certamente, insieme al Sole, la Luna e le stelle nel firmamento. Giorno e notte. Luce e tenebre. Tutto molto bello, sì, ma come dicevo non c’è nessuno con cui condividerli.

Credo si tratti sempre del Piano Divino.

Quindi ora scriverò un diario, o almeno ci proverò, sebbene la scrittura sia ancora un concetto sconosciuto e nessuno sappia leggere e spero (spero!) che, nei Suoi piani, Ella abbia in mente di includere qualcosa a riguardo. Chissà, magari qualcuno gradirebbe sapere cosa accadde nel passato, senza andare per forza a interrogare chi quel passato l’ha vissuto. Soprattutto se si tratta di una storia lunga. Da quanto ne so, questo Mondo ha un bel po’ di anni davanti a sé da vivere, le cose a non segnarsele si dimenticano e l’infanzia credo sia qualcosa di bello da poter ricordare.

Sarebbe bello, inoltre, poter comunicare con qualcosa di differente dai versi emessi dalle creature finora poste sul suolo. Ne esistono di tutte le varietà, sia di creature che di versi, alcuni sono molto gradevoli e altri stridono all’orecchio, ma sono sicuro che siano tutti inestimabili a modo loro. Credo. Non che abbia la facoltà di decidere, in ogni caso.

E va bene, lo ammetto, di tanto in tanto sorge qualche dubbio, ma se comincio a fare preferenze sin dall’inizio della Creazione mi toglieranno dall’incarico prima del previsto. Eppure ho le mie buone ragioni! Sbaglio forse a pensare che le iene che sghignazzano di notte farebbero meglio a dormire o che le cornacchie non sono minimamente intonate come credono?

Ma non hanno colpe, loro, fanno del loro meglio per lodare il Signore come facciamo noi, restituiscono all’aere ciò che gli è stato donato, in più di una maniera e talvolta in ciò che pochi definirebbero “nobile”, “gradevole” o anche solo “profumato”. Ciò mi fa considerare che questi corpi mortali possano avere dei difettucci di fabbrica. Se davvero vogliono consegnare dei sacrifici, forse è meglio che scelgano qualcos’altro, come delle pietre luccicanti o qualche foglia dalla forma particolare. Io li gradirei sicuramente di più.

Immagino mi stia spingendo troppo oltre. Di nuovo.

Mi piace davvero qui, è meglio che la smetta.

Perché mi perdo in dettagli? Perché tutte queste domande inutili, dubbi che minano l’operato che mi accingo a compiere? Mi hanno affidato un incarico, questo è il punto: un lavoro nuovo di zecca, come questo mondo, “in” questo mondo perché è qui che mi hanno posto, fuori dal Quartier generale e giù sulla Terra. Dovrò abituarmici presto.

Aziraphale, Principato, custode della Porta d’Oriente. Suona bene.

In pratica sono una sorta di baby-sitter, come ha gentilmente sottolineato Michele un’eternità e mezza fa; arcangelo guerriero, lui, poco adatto a questo ruolo. Dovevano scegliere un subordinato. Hanno scelto me.

Pratiche su pratiche per concedermi un corpo e mille raccomandazioni su come tenerlo a lucido, sia mai che debba ripetere tutta la burocrazia per una distrazione evitabile. Le differenze sostanziali tra creature eteree (io) e sgorbietti privi di qualsiasi attrattiva ma che bisogna tenere d’occhio (immagino tutti gli altri esseri viventi?). Menzioni qui e là sul Grande Piano e come la Terra sia uno strumento fondamentale nello scontro con i nemici di sempre, quindi attenzione, nessuna pietà per chi trasgredisce, e tutto il resto. Davano l’impressione che la guerra contro gli Inferi fosse alle porte e io fossi l’unico soldato a loro disposizione per vincerla.

Prima di scendere sono stato colto da una tale angoscia che ero lì lì per disdire la missione all’ultimo momento, davvero, sarebbe bastato girarsi e dire “no ragazzi, non ce la faccio, rischio di fare un disastro” e forse avrebbero capito. Solo che loro non ascoltano, non lo fanno mai.

Quindi ora sono qua e sono tuttora rincuorato dal loro infischiarsene di me.

Questa Terra è… un capolavoro. Poco fa ho insinuato ci fossero alcune pecche, ma è la prima volta che mi sento così bene da qualche parte, luogo fisico o sovrannaturale che sia. È così giovane e straripante di vita e possibilità! Un grandissimo foglio bianco con le prime macchie di colore che si espandono. Poco per volta si mescoleranno e produrranno nuove tonalità, in un tripudio di sfumature che solo la mente Divina per eccellenza può prevedere.

E io, Aziraphale, Principato, custode della Porta d’Oriente, farò di tutto per proteggerlo. Basta solo compiere “la cosa giusta”. Nulla di più semplice per un angelo.


  

 

 

*   *   *

 

Salve gente, qui è L.B. che parla! Spero gradiate questo primo timido tentativo di fanfiction per Good Omens. Faccio a gara con Azi su chi ha più dubbi ahahahahah-ehm, dicevo? Ah, sì. L’intera idea si basa sui racconti di Mark Twain “I diari di Adamo ed Eva”. Parallele alle vicende dei nostri antenati, già descritte dal grande autore, si svolgeranno quelle di due esseri che Mark non aveva previsto nei suoi scritti. I capitoli saranno inoltre abbastanza brevi. Conto di dare il mio contributo a un fandom e un’opera che ho adorato e adoro :D

Consigli, critiche, qualsiasi cosa: non esitate! A presto!

L.B. Shadow  

Edit: Volevo avvisarvi che ho revisionato questo capitolo e gli altri due già pubblicati. Leggermente più corposi, spero più divertenti e interessanti, prevedo già che con l'andare avanti si faranno più lunghi di per sé. Buona lettura!

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Capitolo 2
*** Giorno Due Aziraphale ***


Giorno due dell'Inizio del Mondo

 

Caro diario, scrivo ora che il sole è calato oltre l’orizzonte già da un po’. Oggi è stata una giornata davvero interessante e ritengo doveroso trascriverne il contenuto. Se non altro perché altrimenti rischio di scoppiare.

Sono andato ad esplorare il Giardino, godendomi quello che conoscevo e scoprendo mille cose nuove dietro ogni angolo. Ho impiegato delle ore solo per attraversare il percorso che va dalle grandi cascate ai piedi della montagna appuntita che si trova a sud, e dire che sono solo poche centinaia di passi.

È stato durante quella passeggiata che l’ho visto per la prima volta. Mi avevano informato della sua esistenza, mi avevano anche detto che avrei dovuto tenerlo sotto controllo e che, appena messo piede sulla Terra, sarebbe stato tutto in mano sua. Non mia, sua. Una creatura di Dio, fatta a sua immagine e somiglianza.

Un essere umano.

Era nudo come qualsiasi altro animale e girovagava anche lui alla scoperta del nuovo mondo, con quella tranquillità circospetta che me l’ha fatto subito andare a genio. Per essere il non plus ultra di questo idilliaco capolavoro non pecca di superbia. Sono curioso di vedere come si comporterà in futuro. Lei gli ha dato il potere totale su ciò che lo circonda, il che sembra davvero una responsabilità enorme per un cosino alle prime armi come lui.

Forse avrà bisogno di una mano. O forse sarà meglio che mi faccia gli affari miei.

Al momento sembrava ignorare la mia presenza, perciò ne ho approfittato e mi sono trovato una postazioncina comoda tra i rami di un albero di mango, incuriosito da quella creatura da cui mi avevano tanto messo in guardia.

Preferivo non farmi avanti, non ancora.

Intanto mi sono limitato ad osservare i suoi movimenti, segnandoli mentalmente: a differenza di quasi tutti gli altri, l’umano si muove su due zampe e non ha altrettanto pelo o piume o squame sul corpo. Forse si tratta di un cucciolo e gli spunteranno dopo? Non mi ha dato la sensazione di qualcuno di particolarmente giovane, nonostante sia giunto praticamente ieri. Ammetto però che mi abbia fatto tenerezza. Nascondeva a fatica l’incertezza che comporta l’avere una corporazione con cui si ha poca confidenza. Essendo abbastanza simile alla mia, comprendevo appieno il suo disagio e mi sono trattenuto dal lanciargli un grido di incoraggiamento, pena l’annullamento del mio nascondiglio provvisorio.

Caso volle che l’umano decidesse che il mio fosse il punto migliore per uno spuntino, tra tutti gli alberi a disposizione nei dintorni. La posizione conquistata tra i rami ha quindi avuto vita breve e ho dovuto dire subito addio alla mia carriera di spia. Se non altro ho avuto occasione di fare la conoscenza con la creatura, nel bene e nel male.

− Buon giorno – l’ho salutato, quando ha scostato il fogliame per cogliere uno dei frutti. L’educazione prima di tutto.

Credo si sia spaventato alla mia vista perché è caduto all’indietro e mi ha fissato con gli occhi sbarrati per almeno una decina di secondi, senza emettere un suono dalla bocca spalancata. Superato lo shock (voleva un mango e si è trovato davanti un essere celestiale, posso comprenderlo) si è ricomposto e ha assunto nuovamente quell’aria sospettosa, quasi glaciale, che mi ricorda inevitabilmente come sia stato creato a Sua somiglianza.

− Buon giorno – ha risposto lui. Parla! Miracolo divino, egli parla! Non ho mai ascoltato nessun altro animale qui parlare! Ma si è zittito subito. Con un movimento lesto ha preso il suo spuntino e si è messo a distanza di sicurezza dall’albero. Non mi voleva vicino. Mi osservava come se io stesso fossi uno strano animale mai visto prima.

Poi, cogliendo un lampo di conoscenza intrinseca alla sua esistenza, credo mi abbia riconosciuto.

− Tu… sei un angelo? – ha chiesto, sempre con quel bagliore di paura negli occhi. – Sei stato mandato da Dio? Per me?

Ora, la situazione stava assumendo contorni imbarazzanti perché non sapevo esattamente cosa rispondere. Dovevo incutere sacro terrore? Farmelo amico? Nessuno mi aveva avvisato che avrei potuto imbattermi nell’umano in questa maniera. In teoria le nostre esistenze sarebbero dovute transitare su percorsi paralleli, con me che controllo che il regolamento venga rispettato e lui che… ehm, fa le cose che dovrebbe fare. Qualunque esse siano. Il Paradiso, e in particolare Gabriele, hanno bellamente trascurato l’argomento e mi hanno lasciato in questa situazione a dir poco ingrata.

Ho quindi deciso di dire semplicemente come stavano le cose.

− Sono un angelo, sì, complimenti. Beh, per essere precisi non direi che sia stato inviato dall’Altissima in persona, sai, esiste una gerarchia piuttosto rigida in Paradiso e diversi ruoli, i miei superiori sono giunti alla conclusione che io sarei stato quello più adatto per scendere sulla Terra e…

− È tua, quella? – mi ha interrotto e mi ha indicato i piedi dell’albero.

Appoggiata al tronco c’era la mia spada, abbandonata e priva di qualsivoglia tutela.

OH NO.

Mi sono sentito come sul punto di scorporarmi sul posto.

Ora mi spiego meglio, visto che non ne ho scritto prima e non ho intenzione di dimenticarmene di nuovo, oh, che triste scelta di parole. Proprio adatte a questo caso.

Il Paradiso mi ha fornito di un’arma per compiere il mio lavoro di guardiano: una spada fiammeggiante, nel vero senso della parola. Un aggeggio spaventoso, appuntito, letale, in totale contrasto con la titubanza che mi montava dentro; questo succede quando dimentichi la ferocia che anima le anime celesti. La spada serve a dissuadere i ribelli e a punire chi si oppone al Piano Divino. Ricordo bene lo sguardo duro di Michele nel vedermela in mano, ma non poteva farci nulla. Gliel’avrei ceduta volentieri, sarebbe stata estremamente più adatta al suo personaggio assetato di sangue infedele, ma a quanto pare è un accessorio che concedevano solo a chi lavora nel Giardino.

L’avevo posata momentaneamente per salire sul mango e ora questo piccolo essere mi domandava se fosse roba mia.

− Accidenti. Sì, non toccarla, ti prego, adesso la riprendo.

Sono precipitato a terra con una velocità inammissibile alle leggi di questo Mondo, riacquistando il possesso dell’arma. Quest’ultima, forse riconoscendo il suo padrone, si è accesa come una torcia, innalzando le sue fiamme verso l’azzurro. L’umano è rimasto immobile, muto e statico più delle pietre, gli occhi ancora più grandi di prima, ipnotizzato dal fuoco. Nelle pupille nere vedevo i guizzi di luce riflessi estinguersi e rinascere.

Per un attimo infinito ho temuto che sarebbe rimasto in questa posizione per sempre, finché la spada non si fosse spenta, e con essa il suo incantesimo.

− Bella – ha detto soltanto dopo un’eternità, parole uscite da sole senza che lui se ne rendesse davvero conto.

Bella. Come un tramonto o l’acqua che scorre nel fiume, quest’arma per lui è bella. Evidentemente non sapeva a cosa diamine servisse.

− Certo, proprio uno splendore – ho borbottato, cercando di non lambirlo con la fiamma erompente. Sforzo non condiviso, poiché lui sembrava aver scambiato il fuoco per una specie di animaletto bisognoso di coccole e protendeva pericolosamente una mano nel tentativo di accarezzarlo.

− No, no, no. Sciò. Non è un giocattolo. – l’ho scacciato. – Meglio per te se ne stai lontano, potresti farti male. Bruciarti.

L’avviso sembra averlo scosso dal torpore. − Cosa significa “farmi male”? – ha domandato, l’emblema dell’inconsapevolezza.

Oh, grazia divina, vieni in mio soccorso! In questo mondo così nuovo non c’è spazio per il dolore! Come fare a spiegare qualcosa che ancora non esiste?

− Significa che… è qualcosa di brutto che ti accade, la punizione se fai qualcosa di sbagliato. – ho tirato corto. Lui sembrava aver capito.

− E cosa significa fare qualcosa di sbagliato? – ha domandato di nuovo.

Ma allora ditemelo che volete mettermi alla prova!

− Significa andare contro le regole imposte. Ti dicono “non fare questo!”, tu lo fai e vieni punito. Causa ed effetto. Il farti male è la conseguenza dell’infrangere le regole.

Stavolta sembrava aver davvero capito. Alleluia.

− Toccare quella cosa lì è sbagliato?

− Esatto.

“Ti prego” ho pensato, “non insistere nel voler toccarla. Stattene buono e rendimi il lavoro più facile”

− Mangiare la frutta del Giardino non è contro le regole, giusto? – ha chiesto, un velo di onesto sacro timore nell’espressione corrucciata.

− No – gli ho risposto, anche se mi sono sorti nuovi dubbi nell’istante in cui ho aperto bocca. Lui ha tirato un sospiro di sollievo.

− Se qualcosa non serve a riempirmi la pancia, allora non m’interessa. – ha dichiarato. Detto questo, si è richiuso di nuovo nel suo silenzio e si è allontanato, placido, alla ricerca di cibo come si era preposto di fare prima del piccolo incidente.

“Singolare punto di vista” ho pensato, osservandolo mentre se la prendeva comoda. Davvero è lui la creatura che porterà scompiglio nel mondo? Mi è apparso sì intelligente, ma non ribelle. Non vedo il motivo per cui ai piani alti si siano agitati tanto riguardo.

Me ne sono andato senza far rumore e lui ha appena alzato gli occhi per seguire i miei movimenti, non una parola, non un saluto, ma sulle labbra ho percepito il fantasma di un sorriso. Forse sapeva già che ci saremo incontrati di nuovo.

Chissà.

Che bizzarra creatura che è l’essere umano, mi piacerebbe saperne di più, indagare il suo comportamento, fin dove arriva la sua intelligenza. Perché, se qualcosa è fatta a immagine e somiglianza del Creatore Supremo, deve per forza nascondere tutti i misteri dell’universo nascosti nella propria anima, vero?

L’incontro di oggi è stata come una scintilla comparata alla fiamma divina che può scaturirne, lo sento, lo sento! Che c’è un’immensità nascosta dietro questa creatura apparentemente dedita solo a nutrirsi. Possibilità. Qualcosa di precluso sia ai Cieli che agli Inferi.

Mi ci vorrà tempo. Tempo e coraggio. Dovrò imparare a comunicare con l’umano, se voglio conquistare la sua fiducia. Questo formicolio di eccitazione che mi solletica dentro… amore.

Mi sono innamorato a prima vista dell’Umanità.

Caro diario, confido a te e solo a te questo sentimento strano che in quanto angelo non dovrei provare. Quelli della mia lega dovrebbero amare solo Dio e cantarne le lodi. Che sia sbagliato ciò che sento? Legarmi troppo a questo luogo terreno, che sia peccato?

Spero di fare la scelta giusta e liquidare sentimenti errati sul nascere. Cercherò di non farmi coinvolgere più di tanto, a dispetto della mia curiosità e del desiderio di diffondere Amore.

Bisogna rispettare le regole, così sta scritto nel Piano Divino.

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Capitolo 3
*** Giorno Tre Aziraphale ***


Giorno 3 dell’Inizio del Mondo

 

Caro Diario, ho incontrato nuovamente l’umano oggi!

Ha accettato di buon grado di avermi accanto mentre esplorava(mo) i dintorni. Ne sono lieto. Credo si fidi di me, più di quanto non faccia con gli altri animali del Giardino, che lo rendono al contrario piuttosto nervoso.

È una creatura mansueta, a ben pensarci. Tra i due, sono decisamente io quello che incute più timore, con la mia spada ora sempre a portata di mano e no, non intendo più posarla da nessuna parte! Come potrei spiegarlo ai piani alti di averla persa di vista? Altro che affidarmi il ruolo di luogotenente, mi toglierebbero di dosso anche le ali, visto che potrei smarrire pure quelle se non ce le avessi attaccate. Ho un compito, quello di sorvegliare. Devo essere severo, spaventoso, esercitare autorità con tutta le mie forze per incutere quel timore dedito al rispetto del Piano Divino. Per questo ho la spada. Per questo sono qui, a fare da balia alle nuove vite che si sono affiorate. Se non ti comporti bene, verrai punito con questa brutta, pardon, bella arma appuntita e affilata e che ti brucia con il suo fuoco sovrannaturale. 

Ma l’umano non sembra aver paura. Non sa cosa sia la paura. Non sa cosa sia la sofferenza. È un concetto così strano il non conoscere cosa sia la sofferenza… sebbene questo sia una sorta di Paradiso fuori dai confini celesti e cos’è il Paradiso se non il luogo privo di dolore per eccellenza?

Aggiungo il fatto che sia molto intelligente e ciò è stupendo, perché capisce al volo tutto ciò che dico senza rimarcare in maniera sfacciata come fanno certi angeli. Basta tenere i discorsi concisi. Non sembra, ma è attirato dall’ambiente che lo circonda, al contrario di quanto abbia lui stesso dichiarato ieri, sul fatto che ha interesse solo per il cibo. Gli piace tenere un’aria da duro, ecco. In genere è molto silenzioso, ma di tanto in tanto salta fuori una domanda a cui rispondo con piacere, felice di colmare la sua sete di conoscenza. Lo conosco solo da un giorno e già lo adoro!

Oggi siamo arrivati alla grande distesa di acqua salata. L’umano ha provato a berne e non gli è piaciuta, ha storto la faccia in un’espressione comica. Nuova nozione appresa: l’acqua salata non è buona. Perlomeno ha un sapore particolare, ha considerato, magari potrà utilizzare quest’informazione in futuro.

Tra le onde c’erano decine, centinaia di creature che vivevano senza bisogno d’aria e lui se ne è sorpreso. Ha domandato se fosse normale che non dovessero mai uscire per respirare. Gli ho spiegato che il Piano Divino ha deciso che loro dovessero vivere così, non c’è molto da indagare riguardo. Creature diverse, peculiarità diverse. Se avessero deciso di andare contro il Piano e uscire dall’acqua, sarebbero state punite, ho aggiunto, ma senza dire come.

In questo mondo non è ancora arrivata la Morte.

L’umano alla mia risposta ha quindi alzato le spalle, credo soddisfatto della spiegazione, e si è messo ad agitare distrattamente la terra granulosa che confinava la distesa con un bacchetto. Ha tracciato qualche segno privo di significato sulla melma. Chissà, forse un giorno imparerà ad associare a quei simboli astrusi un significato e li userà per comunicare.

Sono così fiducioso nei confronti di questa creatura!

Ma l’umano era perso nei suoi pensieri, immerso di nuovo nel silenzio della riflessione. Fa sempre così, sembra che per cacciare fuori una frase debba radunare a sé tutta la sua buona volontà. Ciò rende i suoi discorsi piuttosto ritardatari rispetto al loro contesto, ma lo perdono, visto che non ho nessuno con cui paragonarlo.

Certo, bisogna avere una buona memoria per sapere se si stia ricollegando a un argomento affrontato due ore prima e questa sua tendenza ha un che di fastidioso, ma, come ho detto, lo perdono.

Non credo sia stato questo il caso, però.

− Mi chiamo Adamo. – ha detto ad un certo punto, dal nulla. – Sono un uomo.

− Bene – ho risposto, perché non sapevo cos’altro dire al momento. Solo dopo qualche secondo mi sono venuti dei dubbi: mi pare logico che qualsiasi creazione di Dio debba avere un nome per la sua specie, ma in questo caso ero sicuro che “essere umano” fosse più che sufficiente. “Adamo” è un nome proprio che sta a dimostrare un soggetto in particolare in mezzo a tanti simili, come io mi chiamo “Aziraphale” e non semplicemente “angelo” perché se facessimo tutti così ci sarebbe un gran casino al quartier generale.

E “uomo”…

− Dio ci ha detto di andare e moltiplicarci e popolare la terra – ha continuato Adamo, rimestando con più vigore i granelli di terra. – Non ho idea di come faremo, senza contare che non ho voglia di stare vicino a quella là. È fastidiosa.

Ha usato il plurale, ho sentito bene?! Ce ne sono altri come lui nel giardino? E se lui è un “uomo” allora l’altra è…

− Tu invece non mi riempi come un pozzo di informazioni inutili, te ne stai buono buono e mi tieni compagnia. Mi sei simpatico – ha concluso con un sorriso bianchissimo. Se sapesse che in realtà sono un neofita quanto lui ed è per tale motivo che passo più tempo a osservare il mondo che a commentare, forse non gli starei così simpatico. Un allarme però mi è risuonato nella testa.

Preferisce la mia compagnia a quella di un suo simile? Qualcuno con cui Dio stessa ha ordinato di stare accanto? Cioè, so poco sulla riproduzione dei mortali ma credo che non funzioni a distanza. O magari sì. Magari è lo stesso procedimento delle piante.

− Credo faresti meglio a seguire il comandamento di… − ho cercato di riprenderlo, ma lui mi ha interrotto con un’altra domanda, l’ennesima questa giornata. Adamo, il primo uomo dai mille quesiti espressi e milioni trattenuti.

− Hai detto di essere un angelo custode, vero?

Io ho annuito. Angelo custode del Cancello d’Oriente e addetto all’albero delle mele. Ma quest’ultima è un’altra faccenda che preferisco tenere da parte.

− Sei il mio angelo custode? – ha domandato, sempre con quel sorrisone da cucciolo fiducioso. Non me la sono sentita di deluderlo.

− Ehm, sì. Il tuo personale angelo custode, che ti proteggerà e inciterà a fare le scelte giuste.

Credo di aver inventato un nuovo impiego.

− Grande! – ha esclamato lui, tutto contento, ed è tornato al suo usuale silenzio. Ora toccava a me fargli una domanda, con la speranza che mi rispondesse.

− Adamo, mio caro, l’Onnipotente ti… vi ha detto qualcosa oltre all’andare e moltiplicarvi?

− Uhm, sì. – e basta.

Basta, ha continuato a giocare col bastoncino, senza proseguire.

Io sono una creatura d’amore ma ho dovuto comunque reprimere un rigurgito di stizza.

− E, di grazia, cosa ha detto? – la mia voce era miele e ambrosia, o almeno spero sia suonata così, perché avrei voluto prendere quel suo bacchetto e lanciarlo in acqua, così magari mi avrebbe degnato di attenzione.

− Bah – ha sospirato – Qualcosa sul non poter cogliere i frutti dell’Albero del Bene e del Male. Tu però mi hai confermato che la frutta del Giardino si può mangiare, quindi…

Mi sono sentito prendere da un brivido gelido.

− Adamo – un respiro profondo – Ti ricordi cosa ti ho detto ieri riguardo le punizioni e su come bisogna sempre obbedire alle regole per evitarle, sì?

Lui ha annuito col capo.

− Quindi cosa farai con i frutti dell’Albero del Bene e del Male?

Mi ha guardato negli occhi, come a cercare di capire se la mia fosse una domanda trabocchetto.

– Non ne coglierò né mangerò, perché mi è stato ordinato di non farlo. – ha risposto e io ho lasciato andare un altro respiro, di liberazione. Bravo ragazzo, il mio Adamo. Intelligente e rispettoso degli ordini.

− C’è così tanta altra roba da mangiare, qui, che mi pare inutile trasgredire. – ha aggiunto, alzandosi e raggiungendo una palma a pochi passi da noi. È salito agile sul tronco lanoso, ne è disceso con una noce di cocco e l’ha rotta con facilità contro un masso. Me ne ha teso una metà, mentre beveva il liquido presente nel suo emisfero marrone e bianchiccio.

− No, ti ringrazio – ho declinato. – Noi non ci nutriamo di cibo materiale.

− D’accordo, ma non sai cosa ti perdi – ha commentato lui, addentando la polpa con golosità.

Lo ammetto, avrei voluto imitarlo. Magari uno di questi giorni. Dubito che assaggiare il cibo terrestre possa nuocere a uno della mia stirpe, giusto? Solo per provare. Almeno avrò qualcosa da dire quando tornerò di sopra.

Mi domando se anche gli angeli caduti abbiano iniziato così, domandandosi cosa sarebbe successo se avessero contravvenuto alle usanze. Il seme del dubbio che fa crollare la fede nella gerarchia. Si comincia destabilizzando le differenze tra “noi” e “loro”, mescolandosi, fino a rinnegare la propria natura celeste… No, il mio compito di angelo custode sarà quello di avvicinare l’umanità all’essenza dei servitori di Dio, non il contrario.

Non mi lascerò influenzare dagli uomini! Traccerò un confine ben distinto tra me e loro! Io…

Ma è stato in quell’esatto momento, proprio quando mi stavo ripromettendo di tenere saldi i miei intenti, che l’espressione di Adamo è cambiata.

È cambiata anche la mia.

Dietro di noi, oltre le dune di terra granulosa e chiara, c’era un suono, una voce che non apparteneva a nessuna delle creature a me conosciute. Una voce umana.

Una nuova voce umana.

− Oh. – ha soffiato tra i denti Adamo. – È arrivata. 

Arrivata chi?

E cos’era questo odore di malvagità che la accompagnava?

 

 

 

*   *   *

 

Ehilà! Sempre io, L.B. Shadow.

Spero che la storia fino ad adesso vi stia piacendo, siamo arrivati a un punto speciale! Probabilmente continuando i capitoli si faranno più lunghetti, si spera.

Ringrazio di cuore chiunque abbia recensito/letto questa storiella, state tranquilli, la parte divertente inizia ora. Altro da aggiungere… uhm, no, non credo. Solo i soliti timori da autrice, ahahaha-ehm, ma ripeto che il bello inizierà a partire dal prossimo chap! 

Ci sentiamo lunedì 10 per il quarto capitolo e ancora grazie! *lancia baci e abbracci*

 

L.B. Shadow

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Capitolo 4
*** Giorno Uno Crawly ***


Giorno uno dall'Arrivo nel Mondo


Lei è l’Esperimento e lo Scienziato insieme; non conto più i tentativi in cui si è cimentata per analizzare la sua esistenza e quella delle creature intorno. Ciò comporta qualche ammaccatura sul suo corpo nuovo di zecca, ma sono gli effetti collaterali del mestiere, suppongo, anche se nessuno le ha ordinato di far nulla e potrebbe starsene a poltrire invece che dimenarsi alla ricerca di qualcosa. Di una risposta, magari. L’ultima volta che ho cercato io delle risposte, mi sono ritrovato in una pozza di zolfo con le ali carbonizzate. All'Esperimento ciò non succede. Ha culo. Sembra quasi prendermi per i fondelli, come a camminare sull’orlo del precipizio senza mai precipitare di sotto.

Non lo sai, bambina, che ad essere troppo curiosi si finisce male?

Però anche lei, cade, si rialza, si scrolla la terra di dosso, si rotola sui sassi e sull’erba ed enuncia i suoi risultati ad alta voce, soddisfatta. Dice cose come “l’Esperimento può stare in equilibrio su una sola zampa posteriore”, “l’Esperimento può staccarsi da terra per un tempo estremamente breve rispetto alle creature chiamate uccelli”, “l’Esperimento esaurisce energia più in fretta se si muove velocemente”…

L’Esperimento parla tanto e cerca di conoscere l’intero mondo il primo giorno della sua esistenza. Magari se le sto accanto ci capisco qualcosa pure io e mi risparmio il lavoro, senza contare che almeno lei quando parla dice qualcosa. I demoni in genere aprono bocca solo per maledire i loro compagni o ululare la loro sofferenza perenne, cosa che dopo qualche era comincia a rompere le palle. Me lo ricordo, il Paradiso: era la stessa cosa, ma con le lodi e i canti.

Tra le due fazioni ho scelto la terza.

Chissà se ho scelto bene o se ho fatto una cazzata.

Vedremo.

In questo spiazzo verde dove mi sono insidiato, nascosto tra le ramaglie di un albero colmo di frutti maturi che scommetto non marciranno mai, attendo il mio momento di colpire. Studio l’obiettivo ormai da ore. Qualcuno potrebbe insinuare che stia battendo la fiacca ma no, sono in piena attività.

Impiego un sacco di energie per non soccombere a quest’atmosfera sdolcinata, ad esempio, che farebbe stramazzare al suolo qualunque creatura con un minimo di buon gusto. Questo luogo è così colmo di buoni sentimenti, ma io so che da qualche parte si nasconde l’imbroglio. Una volta che l’avrò trovato sarà un gioco da ragazzi gettare l’equilibrio di ora nel caos.

Ho perso il filo del discorso, accidenti.

Ah, sì, l’Esperimento. Si muove seguendo una logica tutta sua, in base alle prove cui vuole sottostare, costringendo le membra fresche di vita a sforzi bislacchi. Ogni tanto, però, l’ho vista interrompersi.

Alza il muso, si guarda attorno, fiuta l’aria e sospira. Poi riprende le sue attività, ma quelle pause brusche mi hanno lasciato perplesso, domandandomi se per caso abbia sentito il mio odore o percepito la mia presenza.

In teoria lei è fatta a immagine e somiglianza di Dio, magari ha un radar per gli intrusi come me. Magari è simile agli angeli. Magari, se proprio avesse dovuto somigliare a Dio, sarebbe dovuta essere invisibile. Forse questa cosa dell’essere uguale all’Onnipotente è tutta una messinscena per creare scompiglio nelle legioni infernali. Sarebbe una mossa astuta, perfino troppo per quelli là di sopra.

Ora sta strappando i petali di un fiore e gettandoli per aria, continuando a guardare l’orizzonte, in punti imprecisati, e a sospirare pesantemente. Sembrerebbe stia aspettando qualcuno. Queste pause con l’avanzare della giornata si sono fatte sempre più prolungate e frequenti. Mi sto annoiando…

Ed è allora che le vedo per la prima volta, sul suo volto: acqua che esce dagli occhi. Lacrime.

Il corpo dell’Esperimento non sembra gradire il contatto con questa particolare acqua, infatti lo vedo scuotersi da capo a busto, mentre lei con le mani cerca di togliersela dal viso e diventa rossa, no, non le piace proprio questa cosa e non piace neanche a me, non mi piacciono i suoi versi dolorosi proprio mentre pensavo di essermeli lasciati alle spalle per almeno un po’. Anche se questi suoni che emette non li ho mai sentiti di sotto. Però mi ricordano qualcosa. Un ricordo lasciato sotto la mia pelle squamosa, inarrestabile, che scava in silenzio da più di quanto desideri.

Devo farla smettere.

Mi muovo piano, arrotolandomi dapprima sul ramo e poi giù, scendo, scendo, e ad accogliermi non c’è una pozza di zolfo ma la tiepida aria che soffia da Nord, scendo giù, allungandomi verso di lei, non mi faccio notare eppure tutte le bestie che gironzolavano intorno fino ad ora capiscono che non è aria e se la squagliano. Bravi, allontanatevi, che devo fare un discorsetto alla nuova arrivata.

Le cingo il corpo rannicchiato: è buffa, sembra un cucciolo addormentato che aspetta di nascere dentro al ventre materno, protetto da tutto e tutti. Svegliati, bambina, sei già venuta al mondo. Ora dovrai affrontarlo.

Sono all’altezza del suo viso, siamo muso contro muso; attendo paziente che si accorga di me, che le mie spire quietino i suoi tremori convulsi. L’Esperimento si toglie le mani dal volto, incontra il mio sguardo: ha gli occhi rossi e gonfi, le labbra le tremano. Di nuovo, quel senso pungente di “già visto” mi attraversa, così come l’impulso di farla tornare a sorridere.

Ha questa espressione tra la sorpresa di essere stata colta in flagrante e la stizza di non sapere cosa diamine io sia.

Te lo dico io chi sono, bambina. Ti dirò inoltre chi sei tu e ti darò tutte le risposte che non vogliono darti. In cambio lasciati andare a me.

− Perché sei triste? Non dovresti. Questa Terra non è stata creata per il dolore. – le dico. Sono la voce della Ragione, la voce del Dubbio. Lei scuote piano la testa, cercando le parole che prima sgorgavano a fiumi.

− Anche tu parli? – risponde, con la vocina spezzata in via di guarigione. – Parleresti con me? L’altro Esperimento mi evita.

L’altro?

− Ho provato ad attirare la sua attenzione, prima, lanciandogli delle zollette di terra dietro l’orecchio e mi sono accorta che sa parlare, e ne ero spaventata, ma poi se ne è andato, cerca sempre di salire su qualche albero pur di evitarmi, non fa che mangiare e dormire e infastidire le altre creature presenti. Anche tu sei un Esperimento?

− Sì. – la mia è una bugia o la verità? – Sono stato mandato qui apposta per te.

− Oh! – gli occhi le se illuminano come due stelle. Le serve solo qualcuno che parli con lei e risponda alle sue domande, non importa se sia una creatura celeste, terrestre o infernale. – Tu sei… ehm, sei un…?

− … un serpente.

− Un serpente, sì! – esclama, come se l’avesse avuto sulla punta della lingua. – Sai, assomigli proprio a un serpente. – aggiunge.

Bambina intelligente.

− Come ti chiami? Ti hanno già dato un nome?

Lei sorride, un sorriso che non credo potrei mai vedere su nessuna delle creature celesti. – Grazie per avermelo domandato. L’altro Esperimento non l’ha ancora fatto e mi dispiace, perché se me lo domandasse ne sarei contenta e potrei sapere come si chiama anche lui e parlare un po’, ma non mi vuole accanto. Il mio nome è Eva e sono arrivata ieri.

Eva, la prima donna. Una creatura al di là del Paradiso e degli Inferi, un tentativo fatto essere vivente. Dentro di lei brucia una curiosità senza pari che mi conquista ed è forse adesso che mi convinco che il mio obiettivo principale sarà lei.

− Piacere di fare la tua conoscenza, Eva. – se le serpi potessero sorridere, lo farei. – E l’altro Esperimento? Quello per cui piangevi poco fa?

− Quello è l’Uomo. – risponde lei. – Deve avere un nome anche lui, ma è parecchio scontroso, non te lo dice mica.

Uomo, sappi che se fai piangere ancora una volta la mia Eva, ti trascinerò all’inferno e allora piangerai anche tu.

− Tutte le cose hanno un nome, anche chi ti ha creato ce l’ha, anche la terra dove poggi i piedi, i frutti che mangi, gli animali che ti tengono compagnia, persino le stelle e le nuvole e le pietre e piante e le emozioni. – dichiaro. – C’è un universo intero da scoprire, oltre a questo mondo.

La bambina trattiene il respiro, tanto che ho paura che la presa attorno alle sue curve sia troppo rigida e le tolga il fiato. Allento un po’. No, il motivo è un altro ed è squisitamente appagante; vedo già la sua mente partire e raggiungere il cielo sconosciuto, scavare fin nel cuore della terra, alla ricerca di risposte che da sola non può ottenere.   

− Sembri sapere parecchie cose, serpente. –  dichiara, mentre pregusto già la vittoria. – Vuoi essere mio maestro?

Come posso dirle di no?

 

…ok, ok, ok, tutto questo per giustificare la mia conoscenza con la prima donna in assoluto, Eva, essere umano, colei che sembrava fatta apposta per adempiere all’ordine diabolico “Fai un po’ di casino”, il che può voler dire di tutto, dalla distruzione totale al mandare in fumo le forme fisiche di queste creaturine così esteticamente graziose. Potrei anche farlo. Potrei contribuire alla creazione di esseri mostruosi e nasconderli negli abissi. O potrei migliorare fino allo spasmodico alcuni esemplari di bestie già esistenti per poi infondere a loro il sentimento di superiorità. Potrei generare dei Lucifero in questo mondo.

Invece ho incontrato Eva.

Mi dispiace un po’ doverle rovinare l’esistenza.

Sono letteralmente sgusciato fuori dal terreno, giusto il tempo che Dagon mi assegnasse il compito e “puf!”, eccomi qua, umile servitore del regno del Male eccetera eccetera.

Mostrarmi occupato, ecco la risposta al mestiere. Neppure nelle cloache più oscure gradiscono i nullafacenti, ma la cosa bella è che nonostante ci sia questa tensione continua tra i demoni, roba che non ci si fida manco tra madre e figlio, mica ti vengono a controllare col fiato sul collo come lavori. Gli basta che non rompi, che semini discordia e il gioco è fatto, promozione assicurata.

Ci sono quelli che sono nati per farlo e ci godono, oh, come ci godono. Poi ci sono io, che evidentemente sono sbagliato sia come angelo (e infatti sono caduto) che come dannato (nessuno è perfetto, che volete vi dica).

Faccio troppe domande perché qualcuno mi possa rispondere. Le poche a cui ho ricevuto un feedback sono state quelle che mi sarebbero dovute servire per il trasferimento sulla Terra: perché è stata creata, chi e cosa ci sta sopra, come identificare quei sacchi di carne e soffio divino chiamati umani. Ai miei interessano perché sono una sorta di pedine nella Grande Guerra. Al momento dovrebbero esserci solo questi due, ed entrambi succubi di quei mentecatti del Paradiso, ma se gioco bene le mie carte…

Domande. Tante domande. Tante regole, anche, o forse ne basta solo una. E un pizzico di noia. Ho ciò che occorre per far scattare la scintilla della ribellione su questo pianeta, e ora ho anche un’arma per adempierla. Sfrutterò l’intelligenza e la curiosità della Prima Donna per creare una rivoluzione tale che non si era mai vista dai tempi della prima Guerra in Paradiso.

Che i giochi abbiano inizio!

 

 

 

*   *   *

 

Buondì! Finalmente abbiamo... Crawly! *risata malvagia-ma-neanche-tanto in sottofondo*

Caro, lui. Spero di renderlo a dovere, se lo merita…

Nota a parte: Eva l'ho "trasferita", così come Adamo, dall'opera di Twain, quindi non è responsabilità totalmente mia se vi sembra una piagnucolona dalla parlantina facile. Perché nel "Diario di Adamo ed Eva" lo è.

Spero solo che questa storiella sia anche minimamente divertente come il libro sopracitato. ^-^"

Statemi bene, gente e se avete qualcosa da dire (critiche, consigli, tutto) non fatevi problemi! A presto! Love you!

 

L.B. Shadow

 

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Capitolo 5
*** Giorno Due Crawly ***


Giorno due dall'Arrivo nel Mondo

 

Credo che, più che combinare il casino, io mi ci sia cacciato dentro.

Stamattina il sole brilla. Brillerà anche domani e dopodomani, ma stamattina sembra predire l’esito della giornata, dopo ore e ore che se ne è stato nascosto nei meandri ad occidente. Fa caldo. A me piace il caldo.

È un buon giorno per indurre in tentazione.

Eva mi aspetta di già, passa la vita in attesa di qualcuno con cui condividerla. La trovo stupita nel vedermi, come se quello di ieri fosse uno scherzo della sua fervida immaginazione, il bisogno di trovare un’anima affine. Io faccio appena in tempo a sgranchire le spire che lei parte subito a razzo con le sue chiacchiere.

Non importa che non segua il filo del discorso, tanto credo non lo segua neppure lei. Un flusso inarrestabile di parole. Non sapevo ne esistessero già così tante.

Metto il filtro “domande” alla fiumana, per cui qualsiasi frase sia priva di un punto interrogativo alla fine viene sistematicamente ignorata. Non parlatemi di prima mattina pretendendo una controparte a tutti i vostri inutili convenevoli, vi prego, abbiate pietà di un povero diavolo. Lei comunque sembra non accorgersene, è tutta presa da una foga superiore a quella usata durante i suoi esercizi, e a un certo punto la pone davvero una domanda, coinvolgendomi per di più.

Devo interromperla e chiederle di ripetere.

− Ehi, calma. – le faccio. – Una cosa per volta. Cos’è che vorresti fare?

− Voglio che tu conosca l’uomo. – risponde lei riprendendo fiato, con sempre quell’espressione da schizzata che le allarga gli occhi e il sorriso già enormi. Non mi sorprende che il suo nome, Eva, significhi vita. Sembra quasi che ne abbia abbastanza da farla esplodere da un momento all’altro, tanta ne contiene.

Noto che il solo nominare l’altro umano riesce ad aumentare questa sua maniacalità. È questo che intendono quando parlano dell’amore? Che pena.

− Certo, perché mai dovrei negarmi il piacere di fare la sua conoscenza? – chiedo con sottile sarcasmo. Non mi è ancora andato giù il fatto che quell’essere l’abbia fatta piangere ieri. Dovrebbe essere il mio lavoro far soffrire, no? Trovati un altro mestiere, ladro!

− Beh, perché forse con te ci parla. Secondo me è solo tanto, tanto timido. Potremmo discutere insieme del nostro essere Esperimenti.

Oh, sì, la storia dell’Esperimento e di come siamo stati posti su questo Mondo per un motivo, ovvero fare da cavie per il Grande Piano. Tira a indovinare, la mia Eva, ma per lo più ci azzecca.

Vorrei declinare l’invito, ma sento che deluderla potrebbe portare più svantaggi che altro. Ed è qua, che inizia tutto.

La mattina inizia qui, nell’accettare di conoscere l’Uomo, una decisione, la decisione che porta a tutto il resto. Ma andiamo con ordine.

Prima di tutto, sappiate che ho passato la notte in preda alla frenesia dell’opera magna. Il problema principale di avere una mente inventiva come la mia è che non ci si può accontentare della prima opzione che salta alla testa. Qualunque altro demone si darebbe alla pazza gioia, combinerebbe un macello grottesco, così banale, così poco figo, ma io no, io devo trovare il mio metodo originale per mandare tutto in malora.

Ci vuole del genio.

Peccato che all’Inferno non apprezzino l’originalità quanto l’ottenere un risultato spiccio. Non ci capiscono nulla, sono solo un branco di idioti dediti alla distruzione e alle chiacchiere, bla bla ammazziamo bla bla torturiamo bla bla, ma basta! Non pensano ad altro! Che noia! Io esigo di elevarmi dalla massa. Voglio brillare, come fanno le stelle quando le tenebre avvolgono la Terra. Mi diranno che sono vanitoso, beh, meglio vanitoso che grossolano.

Ho abbindolato la giovanissima prima donna esistente, con l’intento di… beh, qualcosa mi inventerò. Mi ha preso per il suo Maestro, ora è nelle mie mani. Posso plasmarla a mio piacimento. La sua stessa presenza è un’arma dalle infinite possibilità, a seconda da chi la impugna. L’ho trovata io, si suppone che verrà influenzata dalle forze del male.

Ecco, questo ho pensato stanotte.

Ma non sapevo che forma dare ai miei progetti, alle forze occulte che dovrebbero guidarla dalla mia parte, e ciò mi dava un tormento immenso. Deve essere più facile per i demoni più stupidi, non crucciarsi perché il proprio stile risalti. Ho deciso quindi di aspettare l’alba e di rivedere i miei piani.

Dicevo.

Per circuire un essere senziente come ho intenzione di fare io, bisogna dargliela vinta di tanto in tanto, accontentarlo. Piano piano portarlo sull’orlo. Di conseguenza, trovo che la decisione più saggia sia quella di andare alla ricerca con Eva dell’uomo, altrimenti conosciuto come l’altro Esperimento, o come il bastardo che cerca di evitarla.

Ahimè, anche un genio può compiere degli errori.

Ci mettiamo a girare per il Giardino, io strisciando e lei camminando con due gambe, cosa che ammetto le invidio un po’. Sembra molto più comoda. Qualunque azione sembra più comoda quando possiedi almeno un paio di zampe, se ci penso bene.

D’altro canto io sono un demone, tutto in me deve dare l’impressione di esserlo. Gli altri animali sulla nostra via se ne accorgono e mi evitano, mi soffiano contro, ringhiano, scappano. Per la prima volta in vita loro hanno paura e non sanno nemmeno di cosa, ma è un terrore radicato nelle loro vene, nel loro cervello primitivo, lo sentono che io non sono come gli altri.

Eva non sa spiegarsi questa faccenda. Lei non percepisce la differenza che intercorre tra le creature di questo o di un Altro mondo. Mi guarda con compassione, crede che l’eludermi delle bestie sia un motivo di sconforto per me.

Certo, bambina, sono cooosì TRISTE di non poter far parte di questa combriccola di disagiati, di cui a dire il vero fai anche tu parte! Non completamente, certo, ma non sei tanto diversa dai poveri stolti che tremano nel vedermi.

Solo che tu non capisci. Non sai cosa sia la cattiveria e nemmeno la bontà, bambina mia.

Malgrado i nostri giri, sembra che l’agognato Uomo non sia nei paraggi. Forse a forza di rimpinzarsi si è strozzato con una castagna, vorrei insinuare, ma la Donna non capirebbe. Sembra triste e minaccia di cacciar fuori di nuovo le lacrime.

C’è qualcosa nel suo pianto che mi innervosisce nel profondo, per cui faccio di tutto pur di farla smettere, anche mettermi attivamente alla ricerca di quel disgraziato. Glielo faccio presente.

− Davvero? – lei smette immediatamente di tirare su con il naso, ha riacquistato in un lampo il sorriso. – Mi aiuteresti? Grazie, serpe, sei così gentile!

Questa parola mi suscita i conati di vomito, ma non dico niente.

Primo, perché intralcerebbe il mio piano, ovvero di conquistare la sua fiducia.

Secondo, perché percepisco qualcosa nell’aria. Un odore strano. Di certo non umano, ma nemmeno di questo mondo.

− Di nulla, donna. – sibilo. Non so cosa mi dia più sui nervi, se il suo ringraziare per ogni minima cosa o questo aroma sconosciuto.

− Sicuro di stare bene, serpe?

L’ha notato. Ha visto che non le bado più come prima e se l’è presa. È simile all’Onnipotente, Eva, si offende se non l’ascolti per più di dieci secondi.

− Sto una favola – e per l’ennesima volta rimpiango di non poter sorridere, almeno per finta.

− Bene, perché stiamo per arrivare all’oceano. Ti piace l’oceano, serpe?

Me ne accorgo solo ora, dalla selva all’acqua c’è poca distanza, o meglio, c’è una certa distanza che viene colmata prima se attraversata in compagnia. Si sente la brezza salata fin qui.

Eva continua a parlare delle sfumature di colore che ha l’acqua, di come debba trovare un nome per ciascuna come se fosse questione di vita o di morte. Abbiamo appena raggiunto gli ultimi alberi che si zittisce, il volto illuminato da una gioia mai vista prima.

− Trovato! – esclama con dolcezza infinita. – È qui!

Inizia a sbracciarsi e a correre, correre come se io non esistessi più, verso la spiaggia che comincia pochi passi più in giù, dune alte quanto lei che nascondono l’oceano alla vista. E grida, felice come non mai.

No, ma io sono tranquillo, eh. Ho tutto sotto controllo. Il caos è il mio elemento, sono una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, lasciatemi un po’ di tempo e vi farò vedere.

Tutto sotto controllo. Sì.

Se non fosse che in riva all’acqua, insieme a quello che presumo sia il primo Uomo, c’è una creatura definitivamente non appartenente a questo mondo.

Né a quello degli Inferi.

Un Angelo, a pochi, pochissimi passi da me, con una spada infuocata tra le mani.

Oh cazzo. 


  

 

 

*   *   *

 

Guess who’s back

Back again

Shady’s back

Tell a friend

 

Ebbene sì, sono tornata dopo aver rivoltato i capitoli pubblicati in una sorta di quarantena diluviana (non quella attualmente in atto, ma quella in cui l’unicorno ha deciso che l’Arca non fosse di suo gradimento). Ciò che è sopravvissuto, rifinito e lucidato, è ora pubblico. Alleluia!

Per domande, consigli, eccetera, sono sempre disponibile. Buona quarantena (la nostra) a tutti voi, con la speranza di rendervela più leggera con questo Esperimento di fic!

Andrà tutto bene! Basta che restiate a casa ed evitiate le mele!

...chissà se alla fine avremo anche noi un arcobaleno? :D


Vostra L.B. Shadow

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