A sign of things to come

di bluebb
(/viewuser.php?uid=1091843)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let me go straight to the point. ***
Capitolo 2: *** A fresh start. ***
Capitolo 3: *** Who is afraid of the dark? ***
Capitolo 4: *** Just add some friction. ***
Capitolo 5: *** Dusty Files. ***
Capitolo 6: *** Can someone please propose a scheme? ***
Capitolo 7: *** A skeleton in the closet. ***
Capitolo 8: *** Math problems & Hidden clues ***



Capitolo 1
*** Let me go straight to the point. ***


ISTRUZIONI PER L’USO:
Questa Fanfiction è ambientata in un ipotetico futuro di BNHA, seguendo la linea temporale di una mia fanfiction scritta in precedenza, Dazzling Blackout.

Attenzione: non è strettamente necessario leggerla per proseguire la lettura, ma verranno ripresi alcuni momenti e topic e quindi saranno presenti spoiler.

Questa Fanfiction segue la teoria Dabi is a Todoroki, leggere a vostro rischio e pericolo.
Seguo il manga, ma cercherò di evitare al massimo gli spoiler. Le anticipazioni di cui sono sicura riguardano i capitoli 210 – 211 o in generale tutto l’arco narrativo riguardante gli esami di dicembre del primo anno. Non terrò conto degli archi narrativi successivi ma sono necessari alcuni accorgimenti: terrò conto del vero nome di Hawks, ma non degli altri nomi rivelati durante il corso del manga quindi, lettori di Vigilantes, mi spiace, ma non posso parlare di voi sapete chi.

Detto questo vi lascio al prologo, buona lettura!

 
 
 
 
 
 
Let me go straight to the point.


 
 
Ve lo dirò, questo perché è giusto che sappiate, che siate pronti in futuro e anche perché la vita può davvero sorprendere. Da quando ho iniziato a lavorare per il settore investigativo del Governo giapponese ho visto accadere di tutto, dai più semplici screzi tra eroi, ad attacchi terroristici di scala magistrale. League of Villains prima su tutti in questo.

Ma ciò è accaduto ormai diversi anni fa, storia antica direbbero alcuni. Ora gli eroi hanno altro di cui occuparsi e io sono vecchio e prossimo alla pensione. C’è voluto molto tempo per cancellare i danni fatti da Shigaraki Tomura e da tutti gli altri personaggi malvagi di rilievo che hanno camminato per le vie del Giappone.

Negli anni molte faccende sono state messe al loro posto: Eri ha imparato a controllare il suo potere e Mirio Togata ha di conseguenza riacquistato il suo quirk.
All Might si è ritirato dalla vita pubblica e, da allora, un prode ragazzino dai capelli verdi ha scalato le classifiche degli eroi, guadagnandosi alla giovanissima età di 25 anni il titolo di Numero Uno.
I noumu non sono più stati una minaccia, appena si è capito come “disattivarli” e i colpevoli di quell’abominio sono stati adeguatamente puniti, finendo a marcire per il resto dei loro giorni nel Tartaro.
Tra i miei vecchi casi di protezione, tre ragazzi sono diventati degli eroi affermati, delle vere stelle e di questo non posso che andare fiero.
Endeavor, dopo una lunga carriera, qualche anno fa ha deciso di lasciare spazio ai giovani e ha donato la sua agenzia al figlio che, dal canto suo, sta facendo un lavoro egregio.

Vi starete quindi chiedendo: “Ispettore Kimura, ma se va tutto per il meglio, perché non va in pensione, vista la sua età?”

Eheh, cari miei, come vi ho detto prima, la vita riserva tante, a volte troppe e soprattutto spiacevoli sorprese. Proprio per questo circa quindici anni fa mi sono ritrovato sulla scrivania un plico di fogli foderati e rilegati con la dicitura TOP SECRET su ogni pagina, consegnatomi personalmente da Aizawa.

“Potresti trovare una sistemazione?” era stata questa la sua richiesta. Io subito mi ero messo all’opera e avevo letto tutto il fascicolo, già convinto dopo ogni pagina che quella decisione mi avrebbe perseguitato per molti anni e causato innumerevoli problemi, non solo a me, ma anche a tutti i diretti interessati.

“Shota, sai che questo” picchiettai sul foglio, su una delle righe più problematiche del plico “creerà molti problemi, qualsiasi sia la sistemazione.”

“Se vuoi il mio parere ne ho già una adeguata. Sarà al sicuro, con la dovuta sorveglianza. Ovviamente tutte le tue decisioni in merito saranno legge per me.”

“Sai anche tu che qualsiasi cosa sceglierò sarà comunque rischiosa, no? È un caso ancora aperto, da ben sette anni, e solo adesso salta fuori questa storia? Che diavolo mi dovrebbe significare?” quel caso, quel dannatissimo caso era passato da molte mani prima che arrivasse alle mie. Alcuni colleghi avevano iniziato a dire che ci fosse una maledizione su quel gruppo di fascicoli: in sette anni molti agenti avevano perso la vita nel tentativo di arrestare i responsabili, di chiudere qualche criminale in cella e vendicare chi era morto per fare giustizia.

Diversi eroi erano stati affiancati agli agenti. Ricordavo ancora la faccia di Endeavor, turbato all’inverosimile, mentre firmava le sue “dimissioni” riguardo al caso e mi diceva che voleva quella roba il più lontano possibile dalla sua famiglia. Come potevo biasimarlo, ci aveva lavorato per due anni, due anni che avevano finito per logorarlo dentro, consumarlo. Non solo lui, ma tutti i suoi collaboratori, compreso Hawks.

Ero stato chiamato una mattina d’urgenza da Tsukauchi che mi chiedeva di presentarmi al più preso all’ufficio di Endeavor e, soprattutto, di non dirlo a nessuno. Quando arrivai trovai un agente ferito, Todoroki senior tetramente serio e Keigo Takami completamente attonito, rannicchiato su una poltrona con una coperta sulle spalle, gli occhi sgranati fissi nel vuoto. Ripeteva “Io-io non volevo… non volevo…”

Fu allora che Endeavor mi comunicò il suo rifiuto di coninuare a prendere parte alle indagini.

“Takamori, io ne so quanto te, come tutti gli eroi e gli agenti coinvolti nel caso.” Aizawa spalancò le braccia, stanco più del solito. Mi fissava nello stesso modo in cui tutti mi guardavano da due anni a quella parte, come se fossi stato destinato a morire da un momento all’altro. Avvelenato dalla maledizione che pendeva sul caso.

Mi sfregai le tempie, cercando di trovare una soluzione che fosse congeniale a tutti. Ridurre al minimo i danni era la priorità. Ma francamente al tempo non avevo idea di quale fosse la difesa migliore.

“Dimmi, Shota, qual è la tua idea di posto sicuro?”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** A fresh start. ***


A fresh start.


 
 
Quindici anni dopo

 
“Allora siamo d’accordo?” finì di sistemare le schede degli studenti. Il collega, nel suo elegantissimo costume, aveva afferrato i fascicoli con la dicitura 1-A CORSO PER EROI.

“Sì,” rispose l’altro avviandosi verso la porta “siamo d’accordo.” fece per uscire ma si bloccò, prima di voltarsi verso di lui “Buon primo giorno di scuola, collega.”

Rise sommessamente e chiuse l’ultima scheda. Sul suo mucchietto di fascicoli c’era scritto 1-B CORSO PER EROI. Era buffo: lui era stato uno studente della A e si ritrovava adesso ad insegnare nella sezione B. Viceversa per il suo collega, ma la situazione di quest’ultimo a pensarci faceva parecchio ridere. Probabilmente era opera del karma.

“Già, buon primo giorno di scuola anche a te.”


 
 - - -
 

“Sei nervosa?”

“Abbastanza” calciò un sassolino sul marciapiede, la testa leggermente china. Si sistemò lo zaino sulle spalle: una delle bretelle era più lunga dell’altra, non era riuscita a sistemarle per bene.

“È normale essere nervosi, lo ero anche io il mio primo giorno.” il fratello si sistemò i capelli violacei, tirando all’indietro il ciuffo. Niente cravatta, camicia leggermente sbottonata. Come Ereaserhead non lo rimproverasse tutti i santi giorni era un mistero.

“E come è andata poi?”

“Durante i test fisici del primo giorno ho ciccato il lancio della palla e per poco non sono finito con il culo per terra durante la corsa, ma poco male alla fine.”

“Kei, dovresti davvero rivedere le tue priorità.” disse lei, scuotendo la testa.

“Frequentando la U.A. imparerai a capire quali sono le vere priorità, Kyoko. Beh, siamo arrivati.” annunciò infine il fratello, alla vista degli imponenti cancelli che delimitavano il territorio della scuola per eroi. Quella sarebbe stata la sua nuova casa. Davanti all’entrata, in mezzo al via vai di studenti diretti verso l’interno della struttura, una figura minuta si guardava intorno, come se stesse cercando qualcuno.

“Eccola, andiamo Kei.” Kyoko per poco non trascinò il fratello per il braccio, emozionata come era all’idea di varcare finalmente l’ingresso. “Yukiko!” saltò letteralmente addosso all’amica, anche questa nella sua nuova divisa, stringendola in un caloroso abbraccio.

“Bene, direi che io posso anche lasciarti adesso sorellina. Mi raccomando, Tokoyami, tienimela d’occhio.” ammiccò Kei verso la ragazza, prima di scompigliare i capelli alla sorella e allontanarsi per andare in classe.

“Sempre simpatico tuo fratello.” constatò Yukiko, portandosi l’indice alla bocca.

“Ti dico, un sacco simpatico proprio.” Kyoko osservò per un attimo la figura del fratello: alunno della 3-A, pieno di spasimanti, talento da vendere e un futuro da eroe praticamente a portata di mano. “Allora, vogliamo già andare in classe? Non voglio arrivare in ritardo il primo giorno.”

A vederle le due amiche d’infanzia erano completamente agli antipodi. Kyoko era slanciata, con lunghi capelli biondi e una folta frangetta a incorniciarle il viso. Ad eccezione per gli occhi lilla, il suo viso ricordava in tutto e per tutto quello di suo padre. Molto spesso le avevano detto che sembrava perennemente incazzata con il mondo intero, proprio come suo padre. Ma era la sua faccia, che poteva farci? Non che suo padre fosse Mister Buonumore, però Kyoko si era sempre considerata la perfetta combinazione della grinta di un Bakugou e l’astuzia di una Nishimura. Niente di più, niente di meno. Yukiko Tokoyami era più minuta, con una tipica posa da anfibio che non la abbandonava mai. Il suo aspetto singolare faceva sì che la gente spesso si voltasse ad osservarla, ma lei non sembrava farci molto caso. I capelli neri legati in una treccia, le piume d’uccello sul capo e i grossi occhiali tondi dalle lenti scure le conferivano un’aria particolarmente dark.

“Hai notizie degli altri?” chiese Yukiko mentre salivano al primo piano, verso la 1-A.

“No, penso siano tornati ieri dal campo estivo, sembrano avere il cellulare spento.” Kyoko in realtà era parecchio delusa: nessuno si era fatto vivo in quei giorni, quindi né lei né Yukiko avevano idea di chi sarebbero ritrovate in classe. Proprio in quel momento, poco prima di varcare la soglia della loro nuova classe, entrambe vennero travolte da una voce che conoscevano fin troppo bene.

“Oh no.” esordì Kyoko, alla vista della scena che si stava svolgendo dentro la classe.

“… Ma è ovvio! Sono stata capoclasse alle medie e presidente del comitato studentesco. Inoltre, ho un sacco di agganci nel mondo degli eroi, d'altronde i miei genitori sono Pro Hero.” un brusio di gente entusiasta si levò attorno al banco della ragazza. La biondina stava ridendo e si era appena voltata verso l’entrata, quando il suo sguardo aveva incrociato quello di Kyoko, funerea.

“Bene bene” iniziò, scendendo da banco e dirigendosi verso di lei “Guarda un po’ chi abbiamo qui. Bakugou, Tokoyami, vedo che la scuola ammette anche gente come voi.”

Takara Ojiro, incarnazione della vanità e dell’arroganza in persona. Però non si poteva dire che non fosse intraprendente. La biondina tutto pepe, con gli occhi verdi da cerbiatta aveva ricevuto tutti i doni possibili dalla vita: era stata eletta capoclasse alle medie, era diventata presidente del club di judo al primo anno e come se non bastasse era stata eletta presidentessa del comitato studentesco. Quando le avevano chiesto se suo padre l’avrebbe fatta entrare alla U.A. via raccomandazione aveva risposto che lei di certo non ne aveva bisogno. Takara aveva tutto, tranne un carattere decente.

“Ciao Ojiro, vedo che non hai ancora imparato quale sia il linguaggio adatto ad un eroe.”

“Risparmiami le prediche, Bakugou, sai anche tu che non accetto consigli da chi è più in basso di me.” si voltò verso il gruppetto di alunni che era rimasto a fissare la scena, inerme “Hey Emi, vieni a salutare anche tu le nostre vecchie amiche.”

Stiamo scherzando? Era stato l’unico pensiero di Kyoko, quando dal piccolo gruppo era fuoriuscita Emi Kaminari. Migliore amica di Takara, nonostante brillasse molto meno di lei. Durante gli anni delle medie l’aveva sentita parlare sì e no dieci volte e a giudicare da come martoriava il jack sinistro che aveva al posto del lobo, sicuramente la sua timidezza non era diminuita. Accennò un saluto con un cenno della mano, mentre cercava di nascondersi dietro il ciuffo viola e gli occhi gialli si poggiavano altrove.

“Meglio mettere la cose in chiaro, Ojiro.” Kyoko avanzò verso la sua vecchia conoscenza “Ormai non siamo più alle medie, meglio mettere le vecchie discordie da parte.”

Takara per tutta risposta rise con gusto, prima di avvicinarsi a un palmo dal viso della rivale “Forse non hai chiaro il concetto, Bakugou. Adesso siamo alla U.A. e il mio unico obiettivo sarà quello di cancellarti dalla faccia della terra entro la fine del terzo anno.”

Emi e Yukiko stavano già cercando di calmare le acque quando un’altra voce, anch’essa familiare, non fece capolino dai banchi “Sento odore di vecchie faide, ragazze?”

“Ciao Kirishima!” Kyoko aveva praticamente dimenticato Takara, vedendo il compagno delle medie.

“Felice di sapere che ci siete anche voi ragazze, è bello vedere qualche vecchio viso amico” Iwao, con i suoi capelli neri sempre in disordine e gli occhi neri e gialli di sua madre (Occhi da procione, avrebbe detto Bakugou senior), era il tipico ragazzo capace di porre fine a litigi con poche e semplici parole. Alle medie era stato un idolo per alcuni.

Una folata di vento e sul banco di Takara comparve dal nulla un ragazzo “Hey Iwao, non mi presenti alle tue amiche?”

“Oh, Noburu, tanto lo so che puoi presentarti da solo.”

Il ragazzo si avvicinò a Kyoko, allungando la mano “Noburu Iida, molto piacere.” i capelli neri, il fisico impostato e soprattutto degli occhi singolari: gialli, con varie striature più scure, quasi fosse uno…

Zoom!

“Oh, ma io so chi sei!” la ragazza gli strinse la mano di rimando “Sei il figlio di Ingenium e di Hatsume Mei. Ho riconosciuto il colore degli occhi. Io sono Kyoko Bakugou, piacere mio.”

“E immagino quindi tu sia la figlia di Ground Zero e di Amethyst Lady, praticamente sei uguale a tuo padre.”
Kyoko abbozzò un sorriso e annuì, prima di dirigersi verso il fondo della classe, dove aveva scorto alcuni visi familiari, ma sulla soglia della classe era comparsa una nuova figura.
“Vedo che già di prima mattina siete pieni di energie.” il Pro Hero Phantom Thief li stava osservando con un sorriso beffardo dipinto sulla faccia “E vedo anche che non siete ai vostri posti.”

Kyoko e gli altri andarono immediatamente a sedersi. La ragazza era rimasta anche parecchio sorpresa, perché credeva che sarebbe stato qualcun altro il loro coordinatore di classe.

“Bene,” il professore andò a sistemarsi dietro la cattedra “così va meglio. Probabilmente mi conoscerete già, ma le presentazioni sono necessarie il primo giorno di scuola quindi…” si voltò verso la lavagna, scrivendo qualche kanji “Io sono il professor Neito Monoma, conosciuto anche come Phantom Thief, e sarò il vostro coordinatore di classe da questo giorno, fino alla fine del vostro percorso scolastico.”

Il suo sguardo saettò da una parte all’altra della classe, posandosi anche sul banco di Kyoko “Ho notato nell’elenco la presenza di alcuni nomi famosi all’interno della classe. Sappiate che il retaggio delle vostre famiglie, qualunque esso sia, non vi garantirà alcun beneficio all’interno di queste mura. Soprattutto visto che il vostro insegnante sono io.”

Kyoko deglutì, nervosa. Aveva gli occhi fissi sul docente, ma la tensione in classe era diventata palpabile.

Monoma assunse un’espressione compiaciuta “Inoltre, so già che molti non saranno affatto stupiti da questo, io sono uno di quegli insegnanti che crede in un approccio pratico. Alzatevi da quei banchi e andate a cambiarvi: il vostro primo giorno lo svolgeremo sul campo.”


 
 
ANGOLO AUTRICE:
Scrivendo questo capitolo mi è sembrato di ritornare alla prima stagione di My Hero Academia: ammissioni, amicizie e faide. Insomma, l’atmosfera è molto simile. D'altronde certe cose non cambiano mai, no? wink wink.

Ci vediamo nel prossimo capitolo: “Who is afraid of the dark?”
 
Hang in there.
 
-bluebb

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Who is afraid of the dark? ***


Who is afraid of the dark?


 
 
Era atterrato proprio accanto a lui, nel suo costume verde brillante. Il mantello bianco svolazzata un po’, complice sia il leggero vento di quella mattina che l’alta quota, visto che erano sul tetto di un palazzo.

“Lo sai che non ti darà notizie, vero? È il suo primo giorno, sarà tosta.” si sedette al suo fianco, con i piedi penzolanti nel vuoto. Midoriya si voltò a guardare l’amico e sospirò: Bakugou rimaneva con gli occhi fissi sullo schermo del suo cellulare, aspettando un messaggio che non sarebbe mai arrivato nei minuti seguenti. O nelle successive ore.

“Kei mi ha detto di averla lasciata con la figlia di Tokoyami. Almeno quella è una ragazza a posto.” il suo sguardo si posò per una frazione di secondo su Deku, poi tornò sullo schermo “Ovviamente anche i tuoi di figli sono a posto, nonostante abbiano te come padre.”

Midoriya se la rise un pochino “Anche mio figlio era parecchio nervoso stamattina, Ochaco mi ha detto per telefono che a stento è riuscito a fargli mangiare qualcosa.”

“Quel ragazzo è uguale a te, Deku. Kyoko invece se la caverà, ne sono certo.”

“Allora di cosa ti stai preoccupando?”

Katsuki sbuffò, mettendo via il telefono “Non lo so. Forse è che mi sto rendendo solo ora di quanto sia cresciuta. Quando ero io uno studente non capivo mai perché i miei fossero sempre così in pensiero per me.”

“Capisco cosa intendi, vale lo stesso per me.”

“Adesso invece le cose sono cambiate così tanto che evito di andare a casa di quella vecchia megera di mia madre per non permetterle di dirmi te lo avevo detto.”

Deku stava per rispondergli che sì, erano passati molti anni dalla fine della scuola e che adesso erano loro gli eroi e genitori che stavano per affidare il mondo nelle mani dei più giovani, ma un urlo proveniente dalla strada aveva subito messo in allerta non solo lui, ma anche il collega.

“Abbiamo compagnia.” Bakugou si era buttato in picchiata e lo stesso aveva fatto Izuku, aiutato dalla spinta del One of All.

La situazione era strana, Katsuki lo percepiva. Una donna teneva stretta a sé la sua bambina, gli occhi sgranati in preda al terrore, mentre strisciava per terra all’indietro. Attorno, la gente si era allontanata dalla donna, spaventati anche loro da qualcosa. Deku si avvicinò alla presunta vittima del caso, mentre Katsuki rimaneva guardingo e cercava di capire l’origine di tale reazione.

“Signora? Signora mi sente? Stia tranquilla, siamo qui per aiutarla.” ma la donna sembrava come non vederlo. Continuava a masticare parole incomprensibili, tremando. Teneva stretta una bambina, più o meno sette anni, anche questa parecchio spaventata. “È tua madre?” la bambina aveva annuito “Cosa è successo?”

“Io-io non lo so… mamma stava parlando con un uomo e poi ha iniziato a stringermi ed è scappata.”

“Sai indicarmi dov’era l’uomo?” in risposta al cenno Deku si era alzato “Chiama un’ambulanza e rimani ad attendere i soccorsi, io vado a controllare la zona.”

“Aspetta Deku, che cazzo-” ma già l’eroe numero uno aveva spiccato il volo e si era allontanato alla velocità della luce “Ho un brutto presentimento.” sussurrò, mentre componeva il numero dei soccorsi.
 
 
- - -
 
 
Negli spogliatoi delle ragazze si era creato un curioso siparietto. In totale le ragazze della classe erano otto, ma solo quattro di queste provenivano da famiglie di Pro Hero. Per questo Kyoko, come anche le altre tre, si era ritrovata a rispondere alle solite domande sui genitori.

“Come è vivere accanto a degli eroi?”

“Vi vedete poco? Loro saranno sicuramente tutto il tempo in ronda.”

“E avrete molto a che fare con la stampa, no?”

“Sono sempre così seri anche quando sono a casa con voi?”

E tante altre domande a cui la figlia di Ground Zero era già abituata a sentire. Non osava immaginare cosa stesse succedendo nello spogliatoio maschile. Tirò su la zip della tuta e chiuse lo sportello del suo armadietto. “Io direi di andare in palestra, Monoma non è di certo conosciuto per la sua pazienza.”

“Per una volta devo dare ragione a Bakugou.” rispose Takara, prima di porsi ancora a muso duro contro di lei “Vediamo cosa sai fare sul campo,” girò i tacchi e andò dritta verso l’uscita degli spogliatoi “magari sei ancora la mezza tacca che eri alle medie.”

Mentre andavano in palestra, Yukiko e Kyoko non potevano fare a meno di guardarsi e sorridere intenerite, sentendo le altre ragazze della classe mormorare tra di loro.

“Oddio, ma quindi abbiamo davvero in classe il figlio di Deku? Certo che un po’ lo ricorda, però io davvero ancora stento a crederci!”

“Ma quindi gli altri due sono gemelli? Ma non si assomigliano nemmeno.”

“Mio padre mi ha detto che il tipo dai capelli azzurri è il figlio di un insegnante della U.A. Lo aveva scoperto leggendo un articolo a riguardo.”

E Takara, al solito suo, dispensava sapientemente curiosità riguardo gli altri compagni di classe. Ovviamente li conosceva tutti, anche i loro genitori, e aveva ribadito per l’ennesima volta che i suoi erano Pro, quindi era logico che avesse tutta questa grande cerchia di conoscenze.

Come Kyoko aveva previsto, in palestra erano già presenti sia Monoma che i ragazzi, tutti impegnati a scambiare qualche parola tra di loro. “Alla buon’ora ragazze, cominciavo seriamente a preoccuparmi che vi foste perse.” il professore li richiamò tutti all’attenzione e al completo silenzio, prima di spiegare in cosa consistesse la prova di quel primo giorno “Quando sono entrato io alla U.A. i test iniziali erano molto più… blandi rispetto ad ora. Visto che la criminalità è in continua evoluzione, noi insegnanti della nuova generazione abbiamo ben pensato di incrementare la difficoltà delle prove. Proprio per questo oggi vi dividerò in coppie e vi scontrerete in un 1 vs 1. Avrete 7 minuti a disposizione per battere il vostro avversario, farlo arrendere o gettarlo fuori oltre le corde delimitative, in caso contrario sarà un pareggio che personalmente considererò come una prova non superata per entrambe le parti.”

Un brusio si levò tra gli studenti. Alcuni di loro però non sembravano per niente sopresi.

“Avete domande? No? Bene, iniziamo.” aprì una busta contenente diversi documenti e con un sorriso perenne sulla faccia annunciò “Kyoko Bakugou e Takara Ojiro, sul ring, siete le prime.”
I suoi l’avevano avvisata che i professori spesso sapevano molto di più di quello che mostravano in realtà. A quanto sembrava la loro piccola discussione in classe non era passata inosservata agli occhi del professore.

Il ring era in tutto e per tutto simile a quello di un torneo di wrestling, solo molto più grande e di forma rettangolare. Le due ragazze si sistemarono agli estremi della piattaforma, l’una esattamente di fronte all’altra.

“Pronte? Iniziate!”

Neanche un secondo dopo, Takara era svanita. Dal resto degli studenti, Kyoko sentiva dire qualcosa tipo lo sapevo o me lo immaginavo. In realtà era un po’ più complicato di così e lei lo sapeva fin troppo bene. In passato Takara l’aveva battuta svariate volte durante gli incontri corpo a corpo, nonostante alle medie non fosse consentito l’utilizzo dei quirk.

Fece qualche passo avanti, indolente, cercando di trovare l’angolazione giusta osservando le finestre. Mh, forse così andava bene. Rimase in silenzio, osservando il resto del ring. Pianificare, dedurre, prevedere. Takara poteva diventare invisibile (a quanto sembrava le avevano permesso l’uso di una tuta d’allentamento speciale, capace di svanire all’attivazione del suo quirk), ma non poteva eludere i suoni.

Scattò con la mano alla sua sinistra, afferrando qualcosa di invisibile, ma corporeo, probabilmente il suo braccio “Beccata.”

Takara non ebbe nemmeno il tempo di ribattere, che l’esplosione la spedì contro le corde del ring.

“Wow, che diavolo era quello?” qualcuno dal pubblico di studenti sembrava sorpreso.
 

KYOKO BAKUGOU
QUIRK: SHADOW BOMBS
Può manipolare le ombre degli oggetti per creare delle bolle scure di varia grandezza e lanciarle in qualsiasi direzione lei voglia. Ogni sfera che entra a contatto con qualcosa genera un’esplosione proporzionata alla grandezza della sfera stessa.
La quantità di luce è essenziale per il giusto utilizzo del quirk: troppa o troppo poca luce ne inficiano l’efficacia. Inoltre, l’uso prolungato del quirk può portare a gravi epistassi.
 

Takara riapparì a bordo ring “Ti sei allenata allora mezza tacca. Bene, ci sarà più piacere nell’eliminarti.” Si fiondò su di lei, ingaggiando un combattimento ravvicinato. Kyoko si mise immediatamente in guardia, parando il primo gancio, poi anche il secondo. Doveva allontanarsi abbastanza per sganciare un’altra esplosione o trovare una finestra per ribattere prima che-
Il colpo ai piedi la fece cadere all’indietro, ritrovandosi supina, bloccata da qualcosa di spesso e, soprattutto, invisibile.
 

TAKARA OJIRO
QUIRK: GREATER INVISIBILITY
Può rendere invisibile qualsiasi parte del suo corpo a suo piacimento, coda compresa. Rendere invisibile l’intero corpo consuma enormi quantità di energia, da usare con cautela.
 

“Sarai anche migliorata, ma fai gli stessi identici errori che facevi alle medie.” Takara la teneva ancora piantata a terra con la coda “Allora, che fa? Ti arrendi Bakugou?”

Tre sfere di media grandezza iniziarono a fluttuare dietro la sua avversaria “Non ancora.” la nuova esplosione sbalzò Takara dietro di lei, permettendole di rimettersi in piedi. L’avversaria le fu subito di nuovo addosso, cercando di colpirla con una codata verticale. Ancora un’altra, dopo aver attivato l’invisibilità, seguita immediatamente da un altro colpo.

Kyoko arretrava e schivava, cercando uno spiraglio per inserirsi e attaccare, proprio come le aveva insegnato sua madre. Si ritrovò dopo poco contro le corde delimitative e mentre Takara caricava un calcio diretto al viso di Kyoko, questa sgusciava dalla sua traiettoria e ricambiava il calcio, mandandolo a segno. Lanciò l’ennesima bomba, abbastanza grande da sbalzare la sua sfidante fuori dalla piattaforma e vincere ma, con sua estrema sorpresa, l’esplosione le rimbalzò addosso: Takara aveva colpito la sfera con la coda con una forza tale da innescare il botto e allo stesso tempo di rispedirla verso di lei.

Si ritrovò con il culo fuori dal ring e con il sangue che iniziava a colarle dal naso. “La signorina Bakugou è fuori dal ring, lo scontro se lo aggiudica Ojiro.”

“Merda.” Kyoko si rimise in piedi, tamponando con la manica della tuta la perdita di sangue.

“Devi andare in infermeria?” Monoma si era avvicinato e la analizzava con lo sguardo.

“No professore, non è niente di grave.”

“Va bene, torna con gli altri per assistere agli altri scontri.”

Vi furono un paio di scontri interessanti: un ragazzo con un quirk di manipolazione del peso degli oggetti, contro una ragazza con un quirk paralizzante. Bastò che la ragazza lasciasse agire il particolare polline rilasciato dai suoi capelli per aggiudicarsi la vittoria. In seguito, si erano scontrati due ragazzi dove il primo sapeva manipolare il vetro, il secondo poteva trasformare i propri arti in lame. Inutile dire che le lame avevano frantumato il vetro e beh, il resto si poteva immaginare.

“Bene, le prossime sono Emi Kaminari contro Yukiko Tokoyami.”

“Buona fortuna Yu.” aveva sussurrato Kyoko, mentre l’amica si posizionava su un lato del ring.

Appena Monoma diede il via, Yukiko saltò all’indietro sulle corde divisorie e si lanciò, letteralmente, contro l’avversaria. Colpì Emi in pieno viso, così veloce che la ragazza non aveva avuto nemmeno il tempo di parare il pestone che aveva appena ricevuto.

Yukiko rimbalzò indietro, andandosi a posizionare su uno dei pilastri del ring.
 

YUKIKO TOKOYAMI
QUIRK: NIGHT FROG
Può fare tutto ciò che una rana notturna sa fare. Ovviamente, a causa di questa sua specifica natura, i suoi occhi sono estremamente sensibili alla luce – per questo è costretta a portare dei grossi occhiali da vista oscurati - e a volte tende a sentirsi assonnata durante le ore diurne. In assenza di luci la sua vista diventa perfetta.
 

Spiccò un altro salto, pronta ad atterrare sulla sua avversaria e immobilizzarla a terra ma poco dopo l’intero gruppo di alunni la vide a terra, circondata da diverse saette gialle.

“Ecco.” dichiarò Kyoko, con l’espressione più piatta che il suo viso potesse mai fare “Si è fatta fregare.”

“Puoi scommetterci.” disse subito dopo Iwao, incrociando le braccia.
 

EMI KAMINARI
QUIRK: ELECTROSHOCK
I jack che ha ai lobi rilasciano energia elettrica. Questa può essere anche usata per alimentare apparecchi elettronici, ma l’utilizzo più interessante è quello della paralisi. Le scosse rilasciate dai jack possono causare da un breve sbilanciamento, ma una paralisi – sebbene temporanea – delle zone del corpo colpite. Usare questa tecnica con parsimonia se non si vuole rischiare di…
 

Il resto della classe vide poco dopo Emi accasciarsi sul ring. Se Kyoko scuoteva la testa, Takara azzardava un face palm appena accennato per non attirare l’attenzione.
 

 … svenire.
 

“Ed ecco che va giù anche lei.” Iwao, come le due ragazze del resto, non sembrava per niente sorpreso.

“Beh, direi che il match se lo aggiudica la signorina Kaminari. Qualcuno le può gentilmente trasportare in infermeria?” il professore sembrava alquanto sorpreso della rapidità con la quale si era concluso lo scontro e fissava curioso l’orologio con le sopracciglia aggrottate.

Quando entrambe le studentesse furono affidate al personale medico della scuola, Monoma portò avanti gli esami “I prossimi sono Iwao Kirishima contro Akihiro Todoroki.”

“Augurami buona fortuna.” gli aveva sussurrato Iwao accanto a lei, prima di raggiungere pimpante il ring.

Mentre i due prendevano posizione, Kyoko non poté fare a meno di sentire il vocio creato dalle ragazze su quando Akihiro fosse bello. Si ritrovò a cercare inaspettatamente lo sguardo di Takara e rimase sorpresa nel constatare che anche lei la stava fissando. Qualche secondo dopo le aveva rivolto un’espressione annoiata e nauseata allo stesso tempo. Kyoko fece spallucce, avrebbe voluto dirle Che vuoi farci? La fama lo precede.

Un rumore d’impatto attirò la loro attenzione: il ring si era completamente ricoperto di ghiaccio e dove prima stava in piedi Iwao, adesso c’era enorme blocco gelido.
 

AKIHIRO TODOROKI
QUIRK: ICE
Può sprigionare ghiaccio da qualsiasi parte del suo corpo, regolandone la quantità. L’uso prolungato dei quirk rallenta i movimenti e un abuso può portare al blocco della parte eccessivamente utilizzata.
 

Kyoko sospirò rumorosamente, mentre il resto della classe ricominciava a bisbigliare e le ragazze in particolare commentavano come fosse affasciante Akihiro mentre si portava indietro i lunghi capelli bianchi. Sentì Takara borbottare a pochi passi da lei qualcosa del tipo “e ti pareva”.

Poi però un tonfo. Poi un altro. La superficie del blocco si ruppe, rivelando il braccio destro di Iwao, completamente rivestito dalla membrana protettiva. Il blocco iniziò a squagliarsi pian piano, mentre il ragazzo usciva dalla piccola prigione di ghiaccio.

“Ben tentativo Todoroki, ma dovrai fare un po’ più di così.”
 

IWAO KIRISHIMA
QUIRK: ACID ARMOR
Può rivestire la sua pelle di una membrana acida che funge da armatura. L’acido che la compone reagisce a contatto con le superfici, includendo anche materiale organico come la pelle. L’uso prolungato del quirk infatti porta ad un’ipersensibilità della pelle e il rischio che possa squamarsi.
 

Piede a terra, Akihiro aveva diretto il ghiaccio proprio verso l’avversario. Prevedendo le sue intenzioni, Iwao gli era saltato addosso, riducendo di netto la distanza tra di loro. Akihiro era bravo, non si poteva negare, ma aveva un punto debole. Iwao caricò un gancio, colpendo lo scudo di braccia che l’altro aveva subito alzato, lo afferrò per la tuta e lo gettò sulla lastra di ghiaccio creata poco prima alle sue spalle. Akihiro scivolò su di essa, riducendo al minimo i danni. Le maniche della giacca e il colletto cominciarono a sciogliersi.

Akihiro non era altrettanto bravo nel combattimento corpo a corpo.

“Kyoko?” si sentì chiamare. Accanto a lei era comparso un ragazzo dai capelli ricciolini castani, i grandi occhi smeraldo sempre sfuggenti e le lentiggini sul naso per rendere il suo aspetto ancora più innocente.

“Ciao Ichiro.” lo aveva notato in classe, prima che Phantom Thief non li richiamasse tutti all’ordine, ma non era riuscita a salutarlo. E questo non valeva solo per lui.

“Oh, ciao…” il ragazzo la imitò fissando la scena che stava accadendo sul ring “Beh… che idea ti sei fatta? Kirishima se la sta cavando bene.”

“Già. Peccato che perderà di sicuro contro Todoroki.” incrociò le braccia, Iwao non stava dando un attimo di tregua all’avversario.

“Oh… come fai ad esserne sicura? Akihiro mi sembra molto in difficoltà.”

Prima che Iwao mandasse a segno l’ennesimo pugno, Akihiro aveva alzato la mano creando uno spesso strato di ghiaccio. Appena quel colpo caricato colpì la superficie, l’armatura d’acido si spaccò creando uno squarcio d’apertura. A quel punto Akihiro afferrò senza remora l’arto e lasciò andare quanto più ghiaccio possibile, spaccando l’armatura avversaria dall’interno.

“Per quello ne ero così certa.” si voltò e incrociò lo sguardo stupefatto e la bocca semi aperta di Ichiro, ancora incantato a guardare Iwao di nuovo intrappolato nel ghiaccio.
Monoma a quel punto aveva dichiarato la sconfitta di Iwao e aveva annunciato la nuova coppia: Haru Todoroki contro Noburu Iida.

"Signor Todoroki?” iniziò il professore mentre Haru saliva sul ring “Potrebbe scongelare gentilmente Kirishima? Grazie.”

L’ammasso di muscoli dalla frizzante chioma rossa allungò la mano sulla superficie lasciata dal gemello e in pochi secondi il ghiaccio iniziò a sciogliersi velocemente.
 

HARU TODOROKI
QUIRK: FIRE
Similmente al quirk del fratello, il suo corpo può liberare fiamme di cui può controllare potenza e dimensione. La lunga esposizione al calore però può portare ad un surriscaldamento del corpo e alla seguente perdita di sensi dell’utilizzatore.
 

Akihiro era sceso dal ring per andare incontro a Ichiro e Kyoko. Si sfregava il collo, leggermente stordito dai colpi ricevuti da Iwao.

“Sei stato davvero fantastico Akihiro!” Ichiro era diventato quasi raggiante quando l’amico li aveva raggiunti “E pensare che fino a qualche momento prima pensavo che fossi in seria difficoltà. Kyoko invece non ha dubitato un attimo della tua vittoria.”

“In realtà non sono andato benissimo, a giudicare dalle condizioni della mia tuta. Potevo tenerlo più lontano.” in effetti le condizioni della giacca erano pessime, ridotta praticamente a brandelli.

“Hey, Todoroki!” Iwao, ormai scongelato, li stava raggiungendo “Bello scontro, mi sono fatto fregare all’ultimo ma non credere che te la darò così vinta la prossima volta.

“Niente infermeria per te?” Kyoko sbirciava dietro le teste dei compagni, i due sul ring stavano prendendo finalmente posizione.

“Nah, sto a posto. Mi farò dare una controllata dopo, anche perché questo scontro non voglio proprio perdermelo.”

Appena Monoma aveva dato il via, Noburu era scomparso per apparire neanche un secondo dopo dietro il suo avversario per un attacco a sorpresa. Haru sembrava averlo previsto: lanciò una fiammata così potente dietro di sé che tutti gli studenti che stavano osservando dovettero fare qualche passo indietro.

“Che caldo.” constatò Kyoko, a dir poco infastidita.

Noburu si era teletrasportato ancora una volta, al centro del ring, e prendeva ampiamente in giro il suo sfidante, dandogli della lumaca.
 

NOBURU IIDA
QUIRK: HIGH SPEED TELEPORT
Può spostarsi in modo incredibilmente veloce da un punto all’altro ma, mentre lo fa, deve necessariamente tenere gli occhi aperti. Gode di un’ottima vista, nonostante il suo quirk gli provochi una fastidiosa secchezza oculare.
 

Iwao scosse la testa “Non finirà bene per Noburu.”

“Prima Kyoko, adesso ti ci metti anche tu con le previsioni?”

“Beh Midoriya, ho visto Haru e Noburu sfidarsi per tutta la durata del campo estivo e ogni volta Noburu ha avuto la meglio. Haru ha giurato davanti a tutti che gli avrebbe spaccato il culo con l’inizio della scuola.”

“Ha detto così?” Kyoko si lasciò sfuggire una flebile risata “Certo che tuo fratello non risparmia nessuno, vero Todoroki?”

“È fatto così, purtroppo.”

Noburu aveva cominciato a spostarsi all’impazzata da un angolo del ring all’altro, con Haru che in ogni modo cercava di beccarlo con delle fiammate capaci di coprire totalmente il ring. Alla fine, Noburu riuscì ad assestargli un sonoro calcio in faccia tra uno spostamento e l’altro.

“Ora si incazza sul serio.” Iwao risultava parecchio divertito da quella prova, ma non era chiaro se tifasse per qualcuno in particolare. Si stava semplicemente godendo lo spettacolo.

Con l’andare dei minuti, era possibile notare un leggero rallentamento negli spostamenti di Noburu e tanto bastò per essergli fatale. Appena Noburu tentò di spostarsi dietro il suo avversario, Haru alzò la gamba destra come per tirare un calcio al niente, solo che in un battito di ciglia, Noburu si era ritrovato spiaccicato a terra. L’alta velocità non gli aveva fatto benissimo.

“Ecco fatto, ora chi lo sopporterà più Haru per le prossime settimane?” a giudicare dalla faccia di Iwao, non sembrava troppo contento per la vittoria dell’amico.

Noburu fu costretto ad andare in infermeria per fermare il sangue che continuava a sgorgargli dal naso. A occhio e croce Haru glielo aveva rotto con quel calcio.

“Va bene, va bene, i prossimi sono Ichiro Midoriya contro Ryo Shinso.”

Kyoko, ancora a braccia incrociate, istintivamente si pizzicò l’avanbraccio. Deglutì a vuoto, mentre lo vedeva comparire in mezzo ad alcuni ragazzi e salire sul ring. Non aveva più visto Ryo dall’inizio delle vacanze, quando le aveva detto che sarebbe partito per un corso d’allneamento in Europa. Ichiro diventò pallido come un lenzuolo e si avviò meccanicamente verso la sua posizione.

Kyoko e gli altri erano inaspettatamente piombati in un religioso silenzio, attenti all’inverosimile. Monoma diede il via, ma nessuno dei due sul ring aveva mosso un muscolo. Ichirò portò velocemente la propria mano alla bocca e soffiò fuori una delle sue magnifiche fiamme, mentre la mano le modellava velocemente per formare una delle sue creazioni migliori: un cobra gigante.
 

ICHIRO MIDORIYA
QUIRK: FIRE-EATER
All’interno della sua gola vi sono alcune sacche in grado di rilasciare sostanze che, appena entrano in contatto, vanno in combustione. Può modellare la forma delle fiamme a suo piacimento e comandarle come desidera. Per tutta la durata dell’utilizzo, la fiamma rimane in parte connessa alla sua gola, per questo soffre spesso di mal di gola. In casi gravi può anche perdere la voce per qualche giorno.
 

Ichiro direzionò le fauci del cobra verso l’avversario. Ryo si limitò a schivare. Lo scontro – se era possibile definirlo tale – entrò in stallo dopo pochi minuti. Ichiro cercava in ogni modo di colpire l’avversario, ma Ryo schivava o al massimo veniva colpito di striscio.

“Ma che stanno facendo?” Haru sbuffò. Sperava di vedere un po’ di azione – VERA AZIONE – e si era ritrovato a guardare Ryo che saltellava a destra e a sinistra per evitare il cobra di Ichiro.

“Non lo hai capito, vero?” Akihiro accanto a lui sembrava più serio del solito. Kyoko invece ad ogni minuto che passava diventava sempre più nervosa. Lo scontro tra Ichiro e Ryo era una partita a scacchi in piena regola: una sola mossa sbagliata e per uno dei due si sarebbe decretata la sconfitta.

“Lo sta facendo stancare.” anche Iwao sembrava aver perso il buonumore di qualche minuto prima.

Già, era uno scontro di logoramento e Ichiro lo sapeva, ecco perché aveva attaccato subito, nonostante il tentennamento iniziale. O riusciva a battere Ryo con il suo quirk oppure…
Dopo cinque minuti di scontro, Ichiro si portò una mano alla gola e tossì, mentre le fiamme pian piano si esaurivano. Ryo respirava a bocca aperta, si portò una manica della giacca alla fronte per asciugarsi le gocce di sudore. Scattò verso il suo avversario. Ichiro si parò il viso con il braccio, mente Ryo cercava in ogni modo di avvicinarsi il più possibile.

Mancava un minuto alla fine dello scontro. A Kyoko tremavano le gambe, sembrava che dovessero cedere da un momento all’altro.

Ichiro lo aveva atterrato e lo teneva a terra con una mano sulla faccia, mentre rimaneva a cavalcioni su di lui e gli bloccava il braccio destro. Ryo allungò il braccio sinistro verso il suo viso, impossibile da raggiungere e poi, con l’ultima sforza che gli rimaneva, prese con il braccio libero la spalla dell’avversario e ribaltò le loro posizioni. Piantò la mano sulla testa di Ichiro, cercando di tenerlo fermo.

“NO!” aveva urlato l’altro, prima di toglierselo di dosso. Ryo si alzò in piedi, il viso rivolto verso i suoi compagni di classe: gli occhi azzurri si erano improvvisamente illuminati di una strana luce fluo. Incrociò il suo sguardo con quello di Kyoko, solo per un secondo, prima di voltarsi verso il suo avversario.

Ichiro rimaneva carponi al centro del ring, tremante. Alzò gli occhi su di lui e si allontanò immediatamente, fino a toccare l’angolo del ring.

Ryo era immobile, con lo sguardo fisso su Ichiro che aveva portato istintivamente le braccia davanti a sé, come a difendersi da qualcosa.

“Falli sparire Ryo, ti prego.” pigolò l’altro. Kyoko tremava leggermente, stava ancora torturando la pelle del suo braccio, attraverso la tuta.

“Posso farlo, ma devi arrenderti.” il tono di Ryo era piatto, atono. Totalmente privo di qualsiasi emozione percepibile.
 

RYO SHINSO
QUIRK: FEAR CONTROL
 
Toccando con tutte e cinque le dita la testa dell’avversario, può scoprire la sua più grande paura e mostrargliela. La visione sarà estremamente realistica, fino a influenzare l’udito e il tatto della vittima. Solo l’utilizzatore può mettere fine alla visione, ma basta deconcentrarlo dal suo avversario per far sì che il quirk non abbia più effetto.
 

“Mi arrendo professore, mi arrendo!”

Ryo si voltò appena e sospirò, sul suo viso si era dipinta una smorfia amara.

 
- - -
 
 
Ground Zero? Bakugou mi senti? Passo.”

Katsuki aveva afferrato la ricetrasmittente con rabbia “Che cazzo vuoi ancora Todoroki?”

“lo hai trovato? Passo.” che domanda del cazzo, se lo avesse trovato lo avrebbe già comunicato a tutte le unità di ricerca, non era ovvio?

“Ancora no, gli altri hanno trovato qualcosa di strano? Passo.”

“No Bakugou, continuo a cercare anche io. Se hai notizie avvisaci, non agire da solo. Passo e chiudo.” la comunicazione si interruppe.

Cinque ore. Deku era scomparso da cinque ore. Di norma se non si faceva sentire per qualche ora nessuno se ne preoccupava, ma quella volta c’era qualcosa di davvero strano. Lo stesso Todoroki, che di solito è il primo a dire di non andare nel panico, si era mostrato parecchio sconcertato dal racconto di Katsuki.

Dopo che l’ambulanza era arrivata a soccorrere la donna e la bambina, Bakugou aveva cercato più e più volte di contattare Deku, ma niente. Sembrava come se si fosse volatilizzato. Ricetrasmittente staccata, localizzatore fuori uso e il dannato telefono era irraggiungibile. A quel punto aveva reputato opportuno chiamare i rinforzi e Shoto si era precipitato da lui, insieme a Kirishima e Kaminari.

“Ho parlato con il medico che ha visitato sia la donna che la bambina.” Todoroki aveva l’espressione di chi portava pessime notizie “È stato un quirk, questo è sicuro. La donna è sotto shock, continua a vaneggiare in preda al panico. Non sono riusciti a farle dire niente di sensato. Sembra in una specie di stato di trance.”

“E la bambina?” Kirishima, come tutti del resto, era parecchio turbato.

“La bambina ha raccontato alla polizia praticamente quello che Katsuki ha detto a noi. Non era a scuola perché la madre l’aveva portata dal medico per una visita di routine e mentre tornavano a casa, si sono imbattute in un uomo sospetto. Ha urtato la madre con la spalla e quando questa si è girata per controllare che non avesse fatto danni ha urlato, preso la bambina ed è scappata via di corsa.”

“Lo ha visto in faccia?” Katsuki cominciava ad essere sempre più nervoso.

“No, ma è qui che arriva il dettaglio che mi ha sconcertato di più. L’uomo indossava una maschera che gli copriva l’intero cranio. Una specie di volto simile a quello di una piovra.”

“Deku, che coglione, aveva capito che c’era qualcosa che non andava ed si è fiondato da solo a cercarlo.”

“Siamo sicuri che fosse una maschera?” Kaminari stava già scrivendo un avviso di ricerca a tutte le unità attive.

“È la prima cosa che ho chiesto, i medici dicono che la bambina ne è sicura al cento per cento. Kaminari, aggiungi al comunicato un avviso di massima segretezza. Facciamo in modo che la gente non entri nel panico perché Deku è irraggiungibile da qualche ora.”

La discussione si era tenuta ormai quasi cinque ore prima e Bakugou stava cominciando a preoccuparsi seriamente. Di norma si sarebbe detto che non c’era da allarmarsi, ma stavolta non era sparito uno qualunque. Al centro del vortice ci stava il Numero Uno, il nuovo Simbolo della Pace. E se anche il migliore di tutti era in difficoltà, allora voleva dire che la faccenda era davvero seria.
Guardò la mappa sul localizzatore: si era allontanato di parecchi kilometri rispetto a dove aveva visto Deku l’ultima volta.

“Cazzo Deku, dove ti sei cacciato?”

Un suono improvviso lo fece bloccare di colpo. Voltò lentamente la testa alla sua destra, verso il vicolo da cui proveniva il suono. Qualcosa che… strisciava. Si avvicinò con cautela, cercando di mettere a fuoco la stretta strada all’ombra dei palazzi. Si gelò sul colpo alla vista di una lunga striscia di sangue che da un punto esatto della strada conduceva a quel vicolo.
Fece qualche altro passo, ma si rese conto di star sudando freddo quando si accorse di due spessi fasci d’energia nera che strisciavano verso il fondo del vicolo. Black Whip. Deglutì e avvicinò la ricetrasmittente al viso.

“Todoroki… l’ho trovato…”

“Avviso tutti, mandami la posizione. Passo.”

“No Todoroki… è meglio se vieni solo tu e chiama d’urgenza Aizawa, ci sarà bisogno di lui.”

“… Bakugou cosa è successo a Midoriya?”

“R-ragno…” Deku rimaneva immobile, rannicchiato contro il muro del vicolo. Aveva ferite lungo tutto il corpo e al centro del petto tre profondi tagli gli avevano squarciato il costume.

“Bakugou? Mi ricevi?”

“Blu… Profondo….” il Black Whip era attivo ma i due fasci rimanevano inermi contro l’asfalto, come due braccia prive di forze “Chi ha paura del buio? Chi ha paura del buio… chi?”

“Deku?” lo chiamò, si stava avvicinando a lui con molta cautela. Izuku bloccò i suoi vaneggiamenti per alzare il viso verso di lui. Un forte brivido, uno di quelli che non aveva più provato da diversi anni ormai, lo attraversò totalmente. Le pupille di Deku, dilatate all’inverosimile, lo fissavano in modo distorto.

“Kacchan, tu lo sai chi ha paura del buio?”
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
E voi lo sapete chi ha paura del buio?

Questo capitolo è stato scritto sulle note di diverse canzoni un po’ dark, infatti penso che il risultato in alcune parti sia più ansiogeno del previsto, ma probabilmente è meglio così. Crea un effetto migliore. Conciliare il tutto con le parti d’azione è stato un calvario, forse alla fine è uscito fuori qualcosa di decente.

Vi aspetto nel prossimo capitolo: Just add some friction.
 
Hang in there
 
-bluebb

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Just add some friction. ***


Just add some friction.



 
Negli spogliatoi maschili era da subito piombato il silenzio. Si potevano avvertire solo i fruscii dei tessuti, gli sportelli degli armadietti che si aprivano e chiudevano e nient’altro. Non un suono, non una parola. Ichiro si stava allacciando le scarpe, con le mani che ancora gli sudavano dallo scontro contro Ryo. Tremavano anche, in effetti.

“Mh, Ichiro?”

“Cosa?” quella voce dal nulla lo spaventò, anche se non ne aveva davvero motivo “Oh, Akihiro, sì scusami.”

“Tutto bene?”

“Sì, sì, tranquillo. Finisco di allacciarmi le scarpe e arrivo, aspettami pure fuori.”

Appena Akihiro mise piede fuori dallo spogliatoio, Ichiro si coprì il viso con entrambe le mani, sospirando. Non era di certo andata bene, come primo giorno alla U.A.
Raccattò le sue cose, chiuse l’armadietto e cercò di dissimulare lo sconforto mentre si affrettava a raggiungere Akihiro. Appena uscito incrociò l’amico, intento a parlare con Ryo. Lo avevano notato appena era uscito e si erano avvicinati entrambi.

“Beh, io vi lascio soli.” Ichiro non ebbe nemmeno il tempo di dirgli di restare, che Akihiro si era già allontanato come se niente fosse.

“Ichiro, ti lascio subito andare, è solo che… voglio chiederti scusa.” Ryo si grattò la nuca, imbarazzato.

“Mi stai… chiedendo scusa?” Ichiro era parecchio sorpreso “Ryo hai vinto lealmente, non devi scusarti di niente.” abbozzò un sorriso, cercando di rassicurarlo.

“Lo so, ma io-”

“Non devi dirmi nulla. È il tuo quirk ed è figo, te l’ho sempre detto. Sono io che devo riuscire a combattere la mia paura e battere te, nient’altro.”

Ryo annuì, mise le mani in tasca e ritornò a sfoggiare il solito mezzo sorriso bonario “Pensavo che ce l’avessi con me… che stupido.”

Ichiro si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla “Ce l’avrei con te se tu non avessi combattuto al meglio delle tue capacità.” gli sorrise “Ma non lo hai fatto. Quindi che ne pensi se mettiamo da parte questa giornata e ce ne andiamo al dormitorio a riposare?”
 

 
- - -

 
Se qualcuno fosse passato di lì, un alunno, un professore, un inserviente, un animale, un cazzo di sasso, chiunque avrebbe potuto avvertire l’aura negativa che Kyoko diffondeva attorno a sé. Pur restando in silenzio. Si era seduta fuori dal dormitorio, sugli scalini dell’entrata. Aveva un broncio pronunciato e se qualcuno non l’avesse conosciuta abbastanza bene, avrebbe sicuramente pensato che stesse tramando un omicidio. Contro Takara. No, contro se stessa magari.

Il primo giorno alla U.A. era stato un corollario di cattive notizie e sconfitte e, come se non bastasse, né sua madre né suo padre avevano risposto ai suoi messaggi. Sospirò, lo schermo sulla chat di famiglia, i messaggi segnati come ricevuti ma non letti. Probabilmente erano entrambi in servizio, l’avrebbero chiamata finito il loro turno.
Sentì la porta d’ingresso aprirsi alle sue spalle, qualche passo e qualcuno si fermò proprio di fianco a lei.

“Rimugini sulla giornata come al tuo solito?”

Alzò gli occhi su di lui, incontrando gli occhi cristallini in parte coperti dai capelli scompigliati “Come hai fatto a trovarmi?”

Ryo si accomodò accanto a lei “Ho seguito l’odore di frustrazione e cervello fritto ed eccomi qua.” le rivolse un placido sorriso “In realtà ero dentro con gli altri e ti ho vista fuori, da sola.”

“Avevo bisogno di staccare un attimo. È stata una giornata difficile.”

“Già” Ryo abbassò lo sguardo “Anche per me non è stata proprio la migliore giornata di sempre.”

“Tu non hai di che lamentarti, hai anche superato lo scontro di prova.” si imbronciò lei per tutta risposta, la testa poggiata sulle braccia contro le ginocchia. Lo sentì ridacchiare imbarazzato.

“Stamattina avevo incontrato Ichiro davanti ai cancelli. Siamo andati insieme in classe e sai cosa mi aveva detto lui?” fece una piccola pausa, mentre i suoi occhi diventavano più tristi “Sperava con tutto se stesso che il primo giorno andasse bene e… che non dovesse scontrarsi con me.”

“A quanto pare i muri hanno le orecchie in questa scuola.”

“Comincio a pensarlo anche io in realtà.” Ryo si spostò leggermente, poggiando le braccia dietro di lui, e sfiorò per sbaglio la gamba di Kyoko con la sua. Se Yukiko, o chiunque altro con un minimo di intuito, l’avesse vista, avrebbe notato come le guance della ragazza avessero assunto un colore simile agli occhi vermigli di suo padre probabilmente. Ma Ryo sembrava non essersi minimamente accorto di quel piccolo – molto importante – cambiamento “Poi avere Phantom Thief come coordinatore penso sia la peggiore sfiga che ci potesse capitare.” si voltò verso di lei “Non trovi?”

Non vedeva Ryo da quasi un mese e averlo di nuovo così vicino, da un momento all’altro, di certo non aiutava Kyoko a comportarsi come una persona normale “Beh sì… ovvio.” cercò di ricomporsi in fretta, riassumere il controllo della sua colorazione facciale “Infatti credevo che sarebbe stato zio Hitoshi il nostro insegnante.”

“Purtroppo no, hanno formato le classi in modo tale che non ci fossero conflitti di interesse. Quindi a papà è toccata la sezione B, dove a quanto pare ci sono ragazzi che Monoma conosce e lui invece si è beccato la nostra sezione, dove ci sono io e tutti voi.”

“E hai anche ragione, sono stata stupida a sperarci, magari qualche volta però faremo una lezione combinata anche con lui. Sarebbe divertente.”

“Non per me, fidati.” si sorrisero, ancora amareggiati dalla giornata di scuola. Sentirono la porta d’entrata aprirsi di nuovo.

“Ah, eccoti qua signorina Bakugou.” sulla soglia dei dormitori, Shinso Hitoshi stava richiudendo la porta alle sue spalle e si avvicinava ad entrambi.

“Professore, salve.” Kyoko e Ryo si rimisero in piedi, era estremamente difficile rimanere formali nei confronti dell’insegnante. Nel privato padre di Ryo e zietto di Kyoko.

“Shinso, posso chiederti di lasciare me e la signorina Bakugou da soli?”

“Certo professore.” Ryo lanciò un’ultima occhiata all’amica, prima di rientrare nei dormitori con fare confuso.

Quando il ragazzo si fu allontanato abbastanza, Shinso rivolse l’attenzione all’alunna “Poco fa mi ha chiamato tua madre. Mi ha informato che Groud Zero è rimasto ferito durante uno scontro sul campo.”

“Cosa!? Ma papà sta bene? come-”

Shinso le posò una mano sulla spalla “Sta bene, ma al momento è in ospedale a seguito di un’operazione. Tua madre ha firmato un’autorizzazione sia per te che per tuo fratello per raggiungerla in ospedale. Vai a prendere ciò che ti serve, io e Kei ti aspettiamo all’entrata.”
 

 
- - -
 

Nell’auto insieme a lei e Kei verso l’ospedale, c’erano anche Ichiro Midoriya e sua sorella Ayano. La bella ragazza dai lunghi capelli verdi, parte integrante dei Big Three di quell’anno, confortava il fratello avvolgendogli le spalle con il suo braccio. Kyoko guardava fuori dal finestrino accanto a loro e suo fratello faceva lo stesso, seduto davanti sul lato passeggero. Shinso guidava l’auto, in silenzio. Nessuno era riuscito a dire una parola durante il tragitto tra la U.A. e l’ospedale, nemmeno quando erano scesi dal mezzo e si erano precipitati nel reparto dove tenevano ricoverati sia Ground Zero che Deku.

Aperte le porte del reparto privato, Kyoko scorse Uravity accanto a sua madre, entrambe ancora in tenuta da eroe, intente a parlare tra di loro. Uraraka sembrava visibilmente sfatta e stanca, gli occhi grandi e lucidi. Kimiko l’ascoltava in silenzio a braccia conserte, seria, ma Kyoko notava bene le dita che picchiettavano sul dorso del costume. Era molto nervosa anche lei.
“Mamma!” Ayano e Ichiro erano corsi dalla madre, stringendola in un abbraccio. Anche Kyoko e Kei avevano raggiunto Kimiko, che li aveva accolti con un sorriso e una stretta rassicurante. Kyoko poteva avvertire il cuore della madre battere all’impazzata.

“Grazie per averli portati qui Hitoshi.” aveva detto Kimiko, che continuava a tenere per le spalle entrambi i figli, una presa forte ma gentile, dettata dall’adrenalina del momento.

“E di cosa. Vi lascio soli, Aizawa dov’è?”

“È nell’ufficio della polizia investigativa, insieme all’ispettore Kimura.” Kimiko gli aveva indicato con un cenno la stanza e Shinso aveva risposto con un’espressione che diceva soltanto andiamo proprio bene.

“Kimura? Che ci fa qui?” Kei era subito scattato, incuriosito da quella presenza così inusuale.

“È stato chiamato come referente della polizia dopo l’incidente.”

“Ma cosa è successo?” Ichiro sembrava sul punto di avere una crisi.

“Deku e Bakugou erano in servizio e si sono imbattuti in un Villain. Hanno combattuto ma ci sono stati degli imprevisti ed entrambi sono stati feriti.” Uraraka cercava di mantenere un tono pacato e confortante “Per quanto riguarda le loro condizioni, Deku è ancora incosciente purtroppo, ha perso molto sangue e deve riposare, mentre Ground Zero ha subito un’operazione ma non ha riportato altri problemi.”

“Possiamo vederli?” Kyoko si era rivolta ad entrambe le eroine, ma guardava principalmente sua madre.

“Certo, tra l’altro vostro padre è già sveglio, penso che i medici non avranno niente in contrario ad una visita breve.”
 

 
- - -
 
 
Non sapeva quante ore fossero passate dall’intervento. Nella stanza d’ospedale non c’erano orologi in vista e lui era ancora troppo intontito dagli antidolorifici e dall’anestetico per sporgersi a prendere il cellulare sul comodino. Fissava il soffitto, nella sua mente si ripercorrevano gli eventi di quella giornata. Allungò la mano verso i bendaggi che coprivano la spalla e buona parte del busto, un leggero sibilo gli nacque tra i denti per una fitta che gli costrinse ad allontanare il braccio dalla ferita. Per essere il terzo nella classifica eroi, era messo male. Non quanto Deku ovviamente.

La porta si aprì e Katsuki si voltò così in fretta da dover sopprimere un lamento di dolore. Kimiko, con la lunga chioma scura sciolta lungo le spalle e i soliti meravigliosi occhi lilla, – non poteva farci niente, ammirare sua moglie era una delle sue priorità quotidiane - teneva per le spalle i suoi figli. Per un attimo a Bakugou sembrò gli mancasse il terreno sotto i piedi. O meglio, il lettino dell’ospedale sotto il culo. Ebbe la mezza idea di mettersi a sedere quantomeno, ma la scacciò immediatamente, perché Kimiko doveva aver letto qualcosa del genere nei suoi occhi, o il qualche suo movimento involontario che subito gli aveva intimato “Tu prova a muoverti e giuro che ti rimando in sala operatoria. Su ragazzi, andate, ve lo avevo detto che era sveglio.”

“Papà…” Kyoko e Kei si erano sistemati rispettivamente a destra e a sinistra del letto, con Kimiko ai piedi a tenere tra le mani le piccole sbarre di metallo.

“Ciao ragazzi.” allungò la mano libera per dare una carezza alla figlia, la più vicina in questo caso. “Cosa sono queste facce lunghe? Non sono mica morto, sono cose che capitano.” i due ragazzi sorrisero un po’ amareggiati “Dai, ditemi come è andato il primo giorno di scuola, per entrambi.”

“Aizawa ci ha fatto un lunghissimo discorso sul fare da tutor alle matricole, in particolare per i Big Three di quest’anno. Poi solite chiacchiere sui tirocini, allenamenti, esami finali vari. Giornata standard direi.”

“Allora vorrà dire che Kyoko si ritroverà in classe Ayano Midoriya ad un certo punto dell’anno. A proposito di questo, a te come è andata scricciolo?”

Kyoko sembrava avesse ricevuto un cazzotto in faccia appena Katsuki le aveva posto la domanda “Diciamo che è andata.” qualcosa non andava. Bakugou cercò istintivamente lo sguardo di Kimiko.

“Ho saputo che hanno Neito Monoma come coordinatore.” si affrettò a spiegare lei, con una faccia che diceva tutto.

“Oh.” Katsuki non aveva saputo dire altro e Kyoko aveva semplicemente sospirato. Poi continuò, sotto lo sguardo di Kimiko che lo incitava a farle qualche altra domanda “E che vi ha fatto fare?”

“Scontro uno contro uno, su un ring, davanti a tutta la classe. Il peggio è che ho di nuovo Takara Ojiro in classe e indovinate un po’ contro chi mi ha messa Monoma?” la frustrazione della ragazza era evidente, gli ricordava parecchio il suo malumore, quando aveva scoperto di avere Deku di merda in classe con lui. Però era stato molto tempo prima, adesso lui e Deku di merda combattevano fianco a fianco sul campo. Roba da matti a pensarci.

“Dovrai abituartici, tu non hai idea di quante volte Ereaserhead mi abbia messo contro o in team con vostra madre o con quel coglione di Deku.”

“Katsuki!” lo richiamò Kimiko, mentre i due ragazzi ridacchiavano appena.

“Che c’è? È la verità.”

“Papà?” Kei aspettò che Bakugou si voltasse appena verso di lui “Puoi dirci cosa è successo a te e zio Deku?”

 
Un urlo, poi diversi tonfi, rumori di vetri in frantumi, un cassone della spazzatura che veniva sbalzato in aria.

“Bakugou attento!”

Un altro urlo, stavolta suo, ne era certo.
 

Si leccò le labbra, fissava il vuoto, cercava di trovare le parole più giuste per raccontare l’accaduto… senza dire una bugia “Eravamo di pattuglia insieme, Deku e io, e ci siamo imbattuti in un criminale. Credevamo di poterlo fermare ma… abbiamo sottovalutato la situazione. A volte può capitare, anche ad un professionista, soprattutto quando ci si ritrova davanti ad un nemico che non si conosce ma…” si fermò dalle divagazioni, con Kimiko che lo fissava nel tentativo di comunicargli che non doveva dire cazzate “… siamo riusciti a cavarcela in qualche modo, anche grazie all’aiuto di zio Shoto che era lì con noi.” non era esattamente la verità, ma non poteva, non poteva davvero dire ai suoi figli cosa era successo in quel vicolo.

“E zio Deku? Sta bene anche lui?”

“Lui è un po’ più ammaccato di me ma si riprenderà, ha la pelle dura quello.” scompigliò i capelli di Kyoko, strappandole una flebile risata.

“Pensi che potremo andarlo a trovare?”

“Credo di sì Kei, magari quando si sveglierà.”

La porta si aprì di nuovo, stavolta Katsuki non si preoccupò di vedere nemmeno chi fosse il nuovo visitatore misterioso, tanto i ragazzi e Kimiko non tardarono a reagire.

“Zio Shoto!” Kyoko e Kei si erano precipitati a salutarlo “Wow, che hai fatto alla faccia?”

Todoroki li abbracciò entrambi, una leggera smorfia di dolore mista a felicità si dipinse sul suo volto “Incidenti sul campo, niente che non possa tornare come prima comunque.” Shoto vagò con lo sguardo prima su Kimiko, poi su Katsuki “Ragazzi, posso chiedervi di lasciare me e vostro padre da soli? Dobbiamo discutere di lavoro.”

Kimiko li accompagnò fuori “Andiamo ragazzi, prendiamo qualcosa di caldo nell’area ristoro.” prima di uscire, rivolse uno sguardo preoccupato sia a Todoroki che, ovviamente, a Bakugou.
Finalmente soli, Katsuki riversò il fiume in piena su Shoto “Allora?” cosa stava aspettando ancora per iniziare a parlare?

“Deku è stabile, ma non lo risveglieranno in tempi brevi. I medici hanno notato diverse anomalie nel suo… cervello, insomma. Ci sono molti valori preoccupanti e non hanno idea di come reagirebbe Midoriya se si svegliasse adesso.”

“Pensano che potrebbe…”

“Sì, Aizawa e Kimura ritengono che vista la situazione è meglio tenerlo al sicuro e dormiente per adesso e aspettare il momento giusto per parlare con lui.”
 

Todoroki lo aveva congelato, i suoi sensi però non collaboravano. Era stordito, a terra, anche se sentiva ancora i rumori e le voci di Aizawa e Shoto che lo chiamavano. Che stava facendo, doveva alzarsi cazzo!
 

“Tu almeno stai bene.”

“Tu dici Metà e Metà? Forse non so se lo hai notato ma Deku mi ha perforato la cazzo di spalla!” si rese conto di stare urlando solo quando Todoroki gli fece cenno di abbassare la voce, allarmato “Non sto bene per un cazzo.” si sfregò gli occhi, un leggero mal di testa che si faceva strada dietro l’orecchio. Forse erano le medicine, o semplicemente si stava alterando troppo.

 
Si era gettato contro di lui, nel tentativo di fermarlo. Aizawa era a terra, bloccato dal Black Whip e non aveva Deku in visuale, almeno non da quella posizione. Doveva farlo spostare in qualche modo. Dal polso nacque una delle esplosioni più forti che potesse generare, tanto da sentire i tendini irrigidirsi fino a fare male.

Riuscì a distanziare Deku, magari Aizawa adesso poteva vederlo, mentre Todoroki cercava invano di bloccare l’altro braccio nero nel ghiaccio. Lo spesso strato freddo si ruppe di nuovo, il braccio corse ad afferrarlo e sbatterlo con forza contro l’asfalto. Probabilmente il primo urlo era di Aizawa, forse si era liberato. Lui non poteva saperlo, aveva il naso appiccicato all’asfalto e per quanta forza ci stesse mettendo nel liberarsi, la forza del Black Whip lo teneva ancorato a terra.

Sentì diversi rumori, alzando lo sguardo vide i cassonetti dell’immondizia volare sopra la sua testa, mentre i vetri dei palazzi e i muri subivano incredibili danni. Poi Bakugou avvertì il peso del Balck Whip scomparire dalla sua schiena. Fece per voltarsi, direzionando le mani verso la strana energia.

“Bakugou attento!” Todoroki stava per congelare quel braccio infernale, ma non fece in tempo.

L’artiglio nero gli perforò la spalla sinistra da parte a parte, sentì le ossa rompersi all’istante e il dolore fu così atroce da farlo urlare come non aveva mai fatto prima. Forse solo paragonabile al dolore di molti anni prima, bloccato su una sedia della tortura. L’ultima cosa che ricordava, prima di perdere i sensi, era la figura di Deku che si accasciava a terra e il Black Whip che si dissolveva.
 

“In realtà ci sarebbe dell’altro.”

“E che stai aspettando a dirmelo Todoroki?”

Shoto si incupì, arricciando le labbra “In realtà l’ispettore Kimura e Aizawa pensavano di parlartene quando saresti stato in grado di camminare o, almeno, sederti.”

“Di’ a quei due coglioni che possono portare qui il loro culo anche adesso. Non sprecherò del tempo solo perché non riesco a stare seduto. Dovrò dare un calcio in culo a Deku quando finirà questa storia.”

“Sapevo che ti saresti attivato subito, vado a riferire.” Shoto fece per andarsene e uscire dalla stanza.

“Todoroki?” lo chiamò, colpito di nuovo da un brutto presentimento.

“Dimmi Bakugou.”

“Quanto nella merda siamo?”

Shoto tentennò, la mano stretta attorno alla maniglia “Fino al collo.”
 
 
 


ANGOLO AUTRICE

E anche in questa storia Bakugou finisce in ospedale. Un po’ inevitabile, in effetti. Inevitabile tanto quanto il loro cacciarsi in situazioni assurde.

E le spiegazioni arriveranno, iniziando dal prossimo capitolo: Dusty files.

Hang in there

-bluebb

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Dusty Files. ***


Dusty Files.




 
Davanti al dormitorio della 1-A, Ichiro e Kyoko stavano ancora parlando con i rispettivi fratelli. Ayano era visibilmente in apprensione per il fratello, bianco come un cencio e la bocca incurvata in una smorfia tremolante di pianto, e continuava a rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene.

Kei e Kyoko rimanevano invece seduti sugli scalini, entrambi troppo sopraffatti dalle emozioni di quella singolare giornata.

“A te papà non è sembrato strano?” la ragazza si rigirava tra le mani il cellulare, sovrappensiero, con in testa l’espressione persa e preoccupata che aveva assunto Katsuki mentre raccontava la dinamica dell’incidente. Kyoko non ricordava di averlo mai visto così stralunato prima di allora.

“E mamma allora? Nonostante stia cercando di mantenere un tono e dire che è tutto sotto controllo, le tremano fin troppo le mani per andare tutto bene. Poi Kimura? I servizi segreti non entrerebbero in azione se non fosse una faccenda seria.” Kei, le spalle incurvate e i gomiti poggiati sulle ginocchia, aveva la stessa espressione pensierosa da tutto il pomeriggio, da quando erano saliti in macchina per raggiungere l’ospedale, fino a quando Shinso non li aveva riaccompagnati alla U.A.

“Hai ragione, ma che possiamo fare?”

Kei si alzò e scosse la testa “Noi niente, possiamo solo sperare di avere qualche informazione in più nei prossimi giorni… e soprattutto augurarci che non sia qualcosa di troppo grave. Controllerò i giornali e qualche notizia su internet, tu fai lo stesso. Beh, credo che io e Ayano dovremmo tornare ai dormitori prima del coprifuoco, ci sentiamo sorellina.” le scompigliò i capelli e si allontanò, richiamando la sorella di Ichiro.

Dopo poco Midoriya si avvicinò a Kyoko, ancora seduta sugli scalini, intenda a controllare le notifiche sul cellulare: qualche chiamata persa, diversi messaggi da alcuni della classe che chiedevano cosa fosse successo. Sospirò e si rivolse a Ichiro, ancora parecchio scosso “Coraggio Ichiro, non preoccuparti, i nostri padri sono forti. Se la caveranno.”
Dentro il dormitorio, si sorpresero nel non trovare nessuno in sala comune. Effettivamente, era pomeriggio inoltrato, probabilmente tutti stavano già facendo i compiti che Monoma aveva assegnato per il giorno dopo, oppure stavano riposando.

Entrarono in ascensore “A che piano sei tu?” Kyoko indugiò sui tasti, rivolgendosi al compagno.

“Terzo.” rispose Ichiro, con le mani in tasca e gli occhi bassi, ancora lucidi.

Pigiò entrambi i numeri e salutò con un cenno del capo e un sorriso mesto l’amico, quando l’ascensore si aprì sul suo piano. Richiusesi le porte, si lasciò andare in un rumoroso sospiro liberatorio; se l’inizio di quella giornata le era sembrato tremendo, la fine era proprio una catastrofe.

Arrivata all’entrata del piano, rimase ferma, le mani in tasca e il labbro inferiore tormentato dai suoi denti. A destra c’era l’ala femminile, la sua stanza e, a quanto aveva saputo, quella di Yukiko. A sinistra l’ala maschile e una certa curiosità di scoprire chi fosse stato piazzato sul suo stesso piano. C’era Yukiko che poteva darle conforto e avrebbe anche avuto l’occasione di scoprire cosa fosse successo durante la sua assenza. L’immagine di Ryo di diverse ore prima si sovrapponeva a qualsiasi decisione lucida, il bisogno di ricevere un suo consiglio era vivido, quello di recuperare le settimane di assenza ancora di più.

Adocchiò le telecamere, batté il piede per un po’ e alla fine andò a destra: la via più sicura era quella della prudenza.
 

 
- - -
 
 
Quando Katsuki ebbe finalmente sott’occhio il fascicolo del caso, era ormai sera. In quelle ore c’era stato un gran trambusto tra la stanza d’ospedale e gli uffici della polizia investigativa.

Shinso aveva riportato ai dormitori i ragazzi, Uraraka e Kimiko erano rimaste a vegliare sui rispettivi mariti e Shoto, in compagnia di Aizawa e Kimura, erano andati a recuperare i file necessari per rendere partecipe Bakugou delle indagini. Alla fine, quasi ora di cena, si ritrovarono nella sua stanza, in silenzio, mentre Katsuki leggeva il fascicolo. Gli rodeva non solo che non fosse al corrente di quella storia, ma anche che non riuscisse a tenere in mano una cazzo di cartella. Kimiko infatti la teneva per lui e girava le pagine al posto suo.

“Voi starete scherzando?” disse dopo essersi fatto un’idea.

“Purtroppo qui non ci sono scherzi Bakugou, anche se vorremmo fosse così.” Kimura osservava dalla finestra il parco dell’ospedale, molto inquieto. Chiuse le tende e si rivolse direttamente a un Ground Zero molto poco in forma e con solo un briciolo di pazienza rimasto “Ci tengo a precisare che a parte Nishimura, mia allieva e facente parte della squadra investigativa, e di Aizawa, nessuno in questa stanza era a conoscenza del caso.”

“Perché non siamo mai stati presi in considerazione per le indagini?” Todoroki, accanto a Uraraka, cercava di mantenere un’espressione rilassata, anche perché le ferite al naso e alla fronte non gli permettevano di aggrottare le sopracciglia.

“Perché meno persone hanno a che fare con questa storia, meglio è.” Kimura aspettò qualche tipo di reazione dai presenti, poi continuò “Il caso è aperto da ventidue anni e diverse agenzie ci hanno lavorato, per poi abbandonare le indagini e dare le dimissioni.”

“Come mio padre.” anticipò Shoto. Kimura annuì di rimando, afferrò un fascicolo sulla scrivania.

“Endeavor e la sua agenzia si tirarono indietro dopo che Hawks, all’anagrafe Keigo Takami, subì un incidente che portò alla sua sospensione sul campo per oltre cinque mesi.”

Katsuki ricordava quell’evento: la notizia del temporaneo ritiro dell’eroe alato portò parecchio scalpore e si ipotizzarono molte teorie sul perché Hawks avesse deciso di congedarsi dalla scena per un po’. A pensarci, non si seppe mai il reale motivo.

“Ma perché Hawks si ritirò?”

“Perché aggredì un agente, Uravity.” Kimura sospirò, per poi mostrare ai presenti le foto e il verbale della faccenda “Vedete, molti agenti e eroi hanno rinunciato al caso perché sono cambiati, alcuni impazziti e a volte… morti.”

“Vai al punto Kimura, con chi abbiamo a che fare?” Bakugou aveva sempre detestato le premesse dove si evince quanto il cattivo di turno sia pericoloso e altre chiacchiere inutili.

“È proprio questo il problema: non lo sappiamo.” passò altre foto a tutti, a Katsuki bastò che Kimiko voltasse qualche pagina per ritrovarsi davanti l’identikit del soggetto “La sua identità è ignota, sappiamo solo che è un eccentrico sociopatico che ama mascherarsi da un personaggio immaginario da cui proviene anche il nome del nostro caso, ovvero Mind Flayer.”

“Mind cosa?” Todoroki sfogliava turbato e confuso le foto identificative.

“Il Mind Flayer è un viaggiatore dimensionale, schiavista che si ciba di cervelli e che, soprattutto, sa controllare le menti.”

“Vedo che Ground Zero se ne intende.”

“Ho il mio passato da giocatore di D&D, ispettore Kimura.” Bakugou si ricordava di quel nemico bastardo perché in una campagna ci era morto contro come un coglione.

“In ogni caso il nostro uomo ama mascherarsi da lui, con elaborati costumi fantasy e una maschera integrale dotata di tentacoli simili a quelli di un cefalopode, che non lascia trasparire nulla del suo vero aspetto. Inoltre sembra quasi un fantasma: in ogni attacco non ha mai lasciato una traccia, né un’impronta né un capello.”

"Perché è così difficile prenderlo? In ventidue anni non ci siete mai andati nemmeno vicini.”

“Questo perché, signor Bakugou, il nostro uomo sembra essere in tutto e per tutto un Mind Flayer: se viene ripreso dalle telecamere fa sparire le sue tracce, come se si teletrasportasse, ma soprattutto il suo quirk è la sua arma maggiore. Le vittime risultano in stato di shock, vaneggiano, fanno azioni insensate e dell’incontro con lui hanno ricordi confusi o in certi casi inesistenti.”

“E immagino che sui registri dell’anagrafe non risulti nessuno con un quirk del genere.” Uraraka sembrava aver perso tutto il suo colore naturale. Probabilmente, come Katsuki, stava pensando alle condizioni di Izuku.

“Esatto, tutti gli individui con un quirk simile sono stati interrogati e scartati. Abbiamo sempre pensato che il nostro uomo non avesse mai dichiarato il suo quirk o che sia riuscito in qualche modo a camuffarlo così da non farlo risultare sulle documentazioni.”

“Quindi insomma non abbiamo niente in mano. Qui leggo che il soggetto è stato inattivo per molto tempo, l’attacco fatto ai danni di Deku è il primo dopo otto anni di silenzio.”

“In realtà il nostro primo pensiero è stato che volesse attaccare proprio uno di voi, così da attirare l’attenzione nuovamente su di lui.” Aizawa si fece avanti, notando Bakugou sfregarsi gli occhi “Però io consiglierei di continuare questo discorso quando Ground Zero sarà in grado di muoversi e si sarà riposato a dovere. Domani verrà Eri per ristabilire le tue condizioni, poi ci metteremo al lavoro.”

“Per fortuna…” sussurrò Bakugou, mentre Kimiko lo aiutava a stirarsi.

Dopo pochi minuti si congedarono tutti, ad eccezione di sua moglie che si era lasciata andare sulla poltroncina accanto al suo letto. Aveva tenuto duro da quando era arrivata in ospedale, una spessa maschera di professionalità le aveva permesso di non lasciarsi coinvolgere eccessivamente, nemmeno quando i loro figli erano stati con loro nella stessa stanza.

“Oi,” la chiamò, Kimiko sollevò appena lo sguardo oltre la mano che sorreggeva il viso “stai tranquilla, domani mi rimettono in piedi, lo hai sentito anche tu.”

“Sai che non sono preoccupata per quello, Katsuki.” appoggiò il capo contro lo schienale della poltrona, ad occhi chiusi.

“Rendimi partecipe dei tuoi misteriosi dubbi allora.”

“È solo che, non lo so, pensavo che questo caso non avrebbe mai raggiunto anche voi. Molti agenti si sono persi durante gli anni e più che per la vostra salute fisica, temo per la vostra sanità mentale.”

“Pensi che Deku rimarrà in quello stato per sempre?”

“Io… non lo so, ma è una possibilità da tenere in conto.”

Katsuki deglutì, l’immagine dell’amico di infanzia completamente stravolto da quello strano quirk lo disturbava e non poco. Avvertì la mano di Kimiko prendere la sua, per poi portarsela alle labbra per donargli un delicato bacio.

“Parliamo di cose più importanti invece.” cominciò Katsuki, con Kimiko che inclinava leggermente la testa un po’ confusa “Che impressione ti ha fatto Kyoko?”

“Mi è sembrata parecchio giù, probabilmente il tuo incidente è stata la bastonata finale di oggi. Perché me lo chiedi?”

“Mmh, ho avuto come l’impressione che ci fosse qualcos’altro sotto. Come se avesse omesso qualcosa nel racconto.”

“Sai che non dovresti analizzare i tuoi figli come se fossero i sospettati di un delitto, vero amore?”

Katsuki rise “Deformazione professionale, che vuoi farci.”

“Comunque sono d’accordo con te, magari dopo che ti sarai rimesso in sesto farò un salto alla U.A., forse Monoma mi saprà dire qualcosa in più.” si allungò su di lui, passò una mano tra i capelli, attenta e leggera al tocco “Nel frattempo però vedi di riposare Ground Zero, domani sarà un’altra giornata carica di lavoro.”

La baciò, calmo e rilassato, il primo momento di vera quiete dopo quella lunga giornata. Aveva quarant’anni ormai e nonostante tutto Kimiko rimaneva il migliore calmante, la cura lenitiva per il suo umore. Forse era anche grazie a lei che il suo carattere, con gli anni, si era leggermente smussato.

“Buonanotte Ground Zero, a domani.”

“Notte, Amethyst Lady.”

La seguì con lo sguardo fino a quando non chiuse la porta. Sospirò e prese, senza poche difficoltà, il fascicolo del caso sul suo comodino. Osservò ancora una volta le foto identificative: il loro uomo amava davvero essere un Mind Flayer. Bisognava stabilire un punto di partenza e forse era il caso di tirare fuori qualche vecchio manuale di gioco.
 
 





ANGOLO AUTRICE
Sì, alcuni di voi sono stati bravi, ci avevate visto giusto. Mi sono fregata da sola quando ho scritto della maschera tentacolosa. Chapeau a voi, cari lettori.
 
Ora però c’è bisogno di un piano d’azione. Magari ne vedremo le bozze nel prossimo capitolo: Can someone please propose a scheme?
 
Hang in there
 
-bluebb

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Can someone please propose a scheme? ***


Can someone please propose a scheme?






Tornare a casa dopo la giornata precedente era la cura perfetta per i nervi tesi di Katsuki. Kimiko stava chiudendo la porta alle sue spalle, portando gli effetti personali di Bakugou. Lui aveva detto più e più volte che era in grado di portarli da solo, ma sua moglie non aveva sentito ragione e lo aveva minacciato con lo sguardo di lasciare stare le manie da galantuomo per un giorno, visto che era ancora convalescente.

“Bene, vado a prendere i fascicoli del caso in auto, tu non azzardarti a sollevare qualsiasi tipo di cosa, intesi?”

Bakugou rispose con un semplice cenno del capo e appena Nishimura uscì dalla porta di casa, si fiondò letteralmente a tirare giù la scala della soffitta. La spalla era ancora leggermente indolenzita, ma il quirk di Eri era stato miracoloso, aveva risanato tutti i tessuti e Katsuki si sentiva praticamente come nuovo. Salì la scala in fretta e starnutì, doveva ricordare a Kimiko che c’era bisogno di dare una pulita a quella stanza. “Allora… dovrebbero essere…” controllò vari scatoli, fino a quando l’occhio non cadde su un paio di scatoloni un po’ più vecchi, con su scritto KATSUKI. La grafia di sua madre.

Li aprì entrambi e iniziò a tirare fuori quello che gli serviva, prima di venire attirato dalla voce di Kimiko, sotto le scale della soffitta “Katsuki? Ma che stai facendo lassù?”

“Vienimi a dare una mano, ci sono alcune cose di cui avremo bisogno.” in mano aveva un ricordo prezioso. Il suo personale manuale di D&D, quinta edizione, tenuto scrupolosamente bene. Sembrava quasi nuovo, se non fosse stato per le pagine leggermente rovinate dal tempo.

“Lascia lì i fascicoli.” le indicò quando posarono tutto nel loro ufficio.

“Katsuki mi spieghi perché hai tirato fuori quei vecchi manuali?” Kimiko lo osservava interdetta, mentre lui cominciava ad affiggere foto identificative e scrivere informazioni sulla lavagna bianca.

Finì di scrivere, rilesse tutto per controllare che non avesse dimenticato nulla e disse “Il nostro uomo è un soggetto molto singolare, personalmente non ho mai avuto a che fare con uno così. Shiagaraki era fissato con i videogiochi, ogni tanto si esprimeva con qualche termine da gamer, come se la battaglia che abbiamo vissuto fosse una specie di sparatutto in prima persona, dove lui era l’indiscusso protagonista. Per noi però era il boss finale.”

Sulla lavagna si leggeva:

Nome: SCONOSCIUTO
Quirk: SCONOSCIUTO
Effetti: Aggressività, allucinazioni, stato di shock, amnesia parziale o totale.
Sotto effetto del quirk Deku ha detto:
- Ragno
- Profondo, blu
- Chi ha paura del buio?
Perché un Mind Flayer?
 
“Il nostro uomo invece sembra essere fissato con D&D.”

“Come fai ad esserne così sicuro? Potrebbe aver preso spunto anche da altre fonti, tipo Lovecraft, o qualche videogioco magari.” Kimiko sfogliava i fascicoli, stupita della sicurezza di Bakugou.

Katsuki afferrò una delle foto che aveva affisso alla lavagna poco prima e la passò a lei “Perché quel costume” disse indicandolo, prima di aprire una pagina del Manuale dei Mostri “È uguale a questo.” Era senza dubbio la riproduzione esatta del costume disegnato nel manuale, l’abito che indossavano i Mind Flayer.

“E quelle parole? Le ha sentite dire a Midoriya?”

“Sì, è tutto nel rapporto fatto da me, Todoroki e Aizawa. Deku delirava, ma tra i versi incomprensibili che emetteva c’erano queste parole.”

“Pensi abbiano un significato? Katsuki lo hai detto anche tu, Midoriya era sotto l’effetto del quirk.”

“Lo so ma… ho come l’impressione che queste parole non siano buttate così a caso.”

Kimiko sospirò, accanto a lui, gli occhi che vagavano sugli appunti di Katsuki “Da dove vuoi iniziare?”

“Non sappiamo nulla della sua vera identità, quindi potremmo iniziare studiando la sua apparenza.” le passò il manuale dove veniva descritta la creatura “Kimura dovrebbe fornirci le riprese delle telecamere di sorveglianza. Bisogna capire cosa cazzo sia successo a Deku ieri. Voglio sapere tutte le informazioni sui costumi e sulle maschere da Mind Flayer, dove e come vengono commerciati in Giappone. Parlerò con Todoroki, sarebbe meglio se voi due dirigeste le indagini sulle testimonianze, visto che le vostre agenzie hanno già collaborato su questo caso in passato e voglio essere aggiornato su tutto quello che trovate.”

“E per Midoriya?”

Bakugou si rabbuiò “Per lui aspettiamo, appena si sveglierà voglio esserci. Se bisogna interrogarlo dobbiamo farlo tutti insieme, non voglio altri incidenti.” si ricordò poi di un’altra variabile “Tenete lontana la stampa, se esce solo una micro-informazione su questa storia sarà il panico e probabilmente il nostro uomo vuole che la gente sappia della sua esistenza e che è di nuovo in azione.”

“Va bene Katsuki, chiamo l’ispettore Kimura e poi mi metto al lavoro.”

Bakugou rimase a fissare lo schema disordinato davanti a lui, con la voce di Kimiko in sottofondo al telefono, i suoi occhi si fissarono sulla domanda Chi ha paura del buio?

Non sapeva perché, ma quelle parole gli mettevano i brividi.
 

 
- - -
 
 
Nei dormitori, quel pomeriggio.

Un’espressione simile a quella di prima, un po’ imbronciata, lo sguardo perso in un punto indefinito della stanza, una smorfia che faceva pensare ad una persona arrabbiata. Kyoko, nel suo silenzio, osservava il vuoto, sul divano della sala comune e con il libro di Fondamenti di Eroismo in mano. Lei, insieme a Yukiko, Iwao e Haru, stavano svolgendo i compiti assegnati quella mattina stessa. Però Kyoko aveva la testa da tutt’altra parte.

Era stata da Yukiko la sera prima, le aveva raccontato di suo padre, del Villain che aveva attaccato sia lui che Deku e del brutto presentimento che continuava a crescerle dentro ogni ora che passava. Da brava amica, Yukiko aveva cercato di risollevarla, le aveva anche raccontato del trambusto creatosi dopo che sia lei e Ichiro erano scomparsi in fretta per andare in ospedale. Molti si erano preoccupati, avevano anche chiesto a Monoma cosa stesse succedendo e il professore aveva ordinato a tutti di mantenere l’ordine e di non curiosare eccessivamente negli affari privati dei compagni. Di certo voleva ringraziarlo il professore, almeno fino a quando quella mattina non aveva detto sia a Kyoko che a Ichiro che nonostante i loro drammi familiari, pretendeva la massima concentrazione da loro. Aveva ragione, però Kyoko era rimasta inspiegabilmente infastidita dalla ramanzina dell’insegnante. Ce ne era davvero così bisogno?

Quello stesso giorno aveva diviso la classe in gruppi di quattro per svolgere una ricerca da consegnare entro due giorni. Ecco perché adesso si trovava lì, insieme agli altri tre, in sala comune.

“Kyoko? Pianeta terra chiama Kyoko.”

“Mh?” la ragazza rimise a fuoco la vista. Iwao le scuoteva la mano davanti al viso, un sorriso premuroso sulle labbra.

“Stai bene? Ti sei bloccata all’improvviso.”

“S-sì,” rispose, sfregandosi gli occhi. Era rimasta così tanto a fissare il niente? Stava facendo fatica, forse era semplicemente stanca “scusate ragazzi, sono solo un po’ sovrappensiero.”

“Non preoccuparti Kyoko, è normale. Penso che tutti saremmo preoccupati se fossimo nella tua situazione.” Yukiko si sistemò gli occhialoni sugli occhi “Facciamo una pausa?”

“Oh sì, vi prego. Il cervello mi sta scoppiando.” Haru di certo non era il più brillante della classe, sicuramente non quanto suo fratello Akihiro, che invece era proprio il primo in classifica.

“Come sta tuo padre Haru?” Iwao tirò fuori il cellulare, sdraiandosi comodamente sul tappeto del dormitorio “Ho letto che ha riportato ferite lievi dall’incidente.”

“Sta bene, ieri ha chiamato sia me che mio fratello. Sembra solo stanco per lo più. Gli avevo chiesto se Akihiro e io potessimo tornare a casa per passare un po’ di tempo con lui, ma mi ha detto che è meglio se rimaniamo qui.”

“Oh, e ti ha detto perché?” le sopracciglia di Iwao si sollevarono, sorprese e confuse.

“Non esattamente, ha accennato qualcosa sulla sicurezza della scuola. Mi è sembrato strano in effetti, visto che l’incidente lo ha semplicemente descritto come un errore commesso da loro.”

Kyoko e Yukiko si osservarono di sottecchi. A quanto pare i fratelli Bakugou non erano stati gli unici a percepire qualche stranezza. Iwao poi, senza il cellulare in mano, colse quel cambiamento d’espressione nel viso delle ragazze.

“Hey, che succede?” disse, mettendosi a sedere.

Tutti, compresa Yukiko, si voltarono da Kyoko, in attesa di una risposta. Lei sbuffò, prima di guardarsi intorno per assicurarsi che nessuno fosse nei paraggi per sentirla. Si avvicinò agli altri e abbassò la voce “Quello che sto per dire non dovrà mai uscire da questa stanza, intesi?”

“Certo Kyoko, lo sai che di me ti puoi fidare.” Iwao si portò una mano al petto. Si era fatto di colpo allarmato, magari percepiva la tensione nell’aria. Haru fece un semplice cenno del capo, improvvisamente più serio che mai.

 Kyoko scambiò uno sguardo rassegnato con Yukiko, poi parlò “Io e mio fratello abbiamo avuto la stessa impressione, che i nostri genitori fossero strani, ecco. Pensiamo che stiano nascondendo qualcosa.”

“La stessa cosa la pensiamo io e mio fratello. Nostra madre sembrava eccessivamente in ansia ieri.”

“Ma cosa potrebbero nascondervi?” Iwao prese a grattarsi la tempia, pensieroso e forse più confuso di prima.

“Mio fratello Kei pensa che la situazione sia più seria di quanto ci facciano credere, ma al momento non abbiamo prove concrete a riguardo. Tranne la collaborazione della polizia investigativa nel caso, ovviamente.”

“I servizi segreti? Mio padre non ci ha detto niente.” Haru aveva abbandonato la sua posizione comoda sul divano, per assumerne una posa più composta e rigida. Il campanello d’allarme suonava anche nella sua testa.

“Noi lo abbiamo saputo perché eravamo in ospedale, sennò anche noi ne saremmo all’oscuro.” era l’unico indizio che aveva fatto pensare a dei guai seri. La gravante era che a capo della divisione poliziesca ci stava Kimura e quando c’era l’ispettore di mezzo non vi erano mai buone notizie.

“Avete scoperto altro?”

“No Todoroki, su internet tutto tace, non si sa nemmeno chi sia questo Villain che hanno affrontato o come sia avvenuto lo scontro. Poi nessuno dei coinvolti rilascia interviste quindi è tutto molto più sospetto.”

“Non ci sono nemmeno riprese dello scontro? È davvero possibile?” Yukiko scrollava le notifiche sul cellulare, probabilmente stava verificando la domanda appena posta.

Kyoko scosse la testa “Niente di niente, nessun testimone, nessuna rispesa… questo per me rende le cose ancora più sospette.”

“Allora…” iniziò Haru, sempre più serio nei modi di fare “che avete pensato di fare tu e tuo fratello?”

Kyoko si abbandonò contro lo schienale del divano, sbuffando “Al momento stiamo solo ricercando informazioni, vogliamo capire quanto sia seria la situazione e…” tentennò, le venne in mente il volto di sua madre “quanto sarebbero gravi le conseguenze se ci mettessimo in mezzo agli affari dei nostri genitori.”

“Non so te Bakugou” riprese Haru, fissandola con quegli occhi azzurri lucentissimi, colmi di determinazione, uguali in tutto e per tutto all’ex numero uno Endeavor “ma a me non me ne è mai fregato niente di immischiarmi negli affari di mio padre, soprattutto quando riguarda la sicurezza della famiglia.” sospirò, prima di abbassare lo sguardo “Questo per dirti che se avrai bisogno di una mano, potrai contare su di me.”

Kyoko sorrise e annuì leggermente. Apprezzò molto la collaborazione di Haru Todoroki, che aveva sempre visto come uno spaccone fin da quando erano bambini.

“Hey! Non penserete mica che vi lasceremo fare tutto da soli, è troppo pericoloso… qualsiasi cosa voi abbiate in mente di fare.” Iwao si rimise in piedi, puntando il dito accusatore sia contro Kyoko che Todoroki “Potete contare su di me, sul mio aiuto intendo.”

“Anche sul mio, tanto lo sai Kyoko che sono sempre pronta ad aiutarti.” aggiunse Yukiko, sistemandosi i grossi occhialoni scuri.

Kyoko non sapeva dove l’avrebbe portata quella strana alleanza, ma si sentì grata di avere degli amici al suo fianco.
 
 
- - -
 
 
Al secondo piano. Ala maschile.

“E con questa abbiamo finito.” annunciò Noburu, mentre chiudeva in fretta e con prepotenza il laptop e tirava un sospiro di sollievo “Non ne potevo più di fare ricerche e ricerche e ricerche, Ryo che ne dici di andare da me e fare un paio di partite a Street Fighter?”

“Uh? Oh, va bene Noburu, finisco di sistemare gli appunti e ti raggiungo.” gli occhi cristallini ancora fissi sullo schermo, la luce artificiale si rifletteva sulle iridi e creava un effetto particolare sui lineamenti semplici ma definiti del giovane Shinso.

“Ok amico, voi ragazzi volete unirvi? Pensavo di avvisare anche Iwao e Haru, così da distrarci un po’.” Noburu indossava la tuta della U.A. con la giacca sbottonata che lasciava intravedere una maglia semplice, leggermente sgualcita dal tempo. A differenza di suo padre Tenya, Iida junior non era per niente incline alla formalità.

Ichiro alzò gli occhi su Iida, poi si voltò verso Akihiro seduto accanto a lui, ancora concentrato a battere sulla tastiera del PC. Era grato di essere finito nello stesso gruppo di studio con altri tre che conosceva, soprattutto Todoroki. Le mani pallide di Akihiro smisero appena di muoversi, per poi ricominciare sui tasti del suo costosissimo portatile “Grazie per l’invito Noburu, ma preferisco andare a dormire presto. Sarà per un’altra volta.”

“B-beh, anche io devo declinare l’invito Noburu, scusa. Sono abbastanza stanco e preferirei riposare.” in parte era vero, aveva dormito poco quella notte e sentiva il serio bisogno di chiudere gli occhi e lasciare la realtà per diverse ore. D’altra parte però pensava che se da Noburu non andava neanche Akihiro, lui si sarebbe sentito abbastanza a disagio senza la presenza del suo amico e quindi preferiva evitare. Inoltre, un piccolo tarlo dietro la nuca lo tartassava dal giorno prima e aveva un disperato bisogno di stare da solo con il suo migliore amico o sentiva che sarebbe impazzito.

“Nessun problema ragazzi, sarà per un’altra sera. Ci vediamo domani, ti aspetto in camera Ryo!”

Una volta uscito Noburu sia Ichiro che Ryo ebbero due reazioni contrastanti. Il primo rilassò le spalle, un po’ più vicino al poter parlare con Akihiro senza filtri, il secondo invece sospirò, sfregandosi gli occhi con la mano destra.”

“Tutto bene Ryo?” azzardò Akihiro, osservandolo di sottecchi.

“Sì, non preoccuparti. È che con questa storia dell’incidente di ieri sono un po’ in ansia anche per mio padre. A quanto pare è stato coinvolto anche lui da Aizawa nel gruppo di ricerca.”

“Hai parlato poi con Kyoko?” domandò ancora Akihiro, mentre la testa di Ichiro scattava così velocemente verso di lui da farsi quasi male. A volte davvero si stupiva della schiettezza dell’amico.

Ryo sbuffò “No, ci ho provato ieri, ma mio padre l’ha portata via prima che potessi entrare anche solo vagamente nel discorso. Ho come l’impressione che voglia evitarmi.”

In effetti anche Ichiro aveva notato come da quella mattina Kyoko sembrasse distante, distaccata, soprattutto con Ryo. Non che ci fosse molto da stupirsi, vista la loro ultima conversazione prima che Ryo partisse per l’Europa e poi c’era il grave evento che coinvolgeva anche Ground Zero.

“Ho capito, tu lo sai come la penso. L’incidente dei nostri genitori complica di molto le cose, però penso che tu debba dirle la verità.”

“Già, la fai facile tu.” borbottò Ryo, mentre raccattava le sue cose per uscire “Per adesso sarà meglio rimandare, non voglio darle altre rogne. Già la storia di suo padre è abbastanza opprimente.”

Akihiro annuì, finalmente alzando lo sguardo su di lui, mentre Shinso lasciava la stanza salutandoli.

Appena la porta si richiuse, lasciando Akihiro e Ichiro da soli nella stanza ormai illuminata solo dai colori del tramonto, i due ragazzi smisero di lavorare al pc.

Ichiro lo rimise del suo zaino, prima di abbandonarsi sul tatami dell’amico, con gli occhi chiusi. Akihiro aveva invece acceso la caraffa elettrica per mettere su l’acqua del tè.

“C’è qualche problema Ichiro?”

Arricciò le labbra, gli occhi sempre cocciutamente chiusi, cercando di ricacciare indietro le lacrime che sentiva già pizzicargli gli occhi “Questa storia dell’incidente... ho come la sensazione che papà non si risveglierà mai.” la voce si ruppe alla fine, sentiva gli occhi diventare acquosi.

Akihiro salì sul tatami e si posizionò accanto a lui, a gambe incrociate “Deku ce la farà, ne è convinto anche mio padre.”

“Zio Shoto è gentile ma... io ho solo brutte sensazioni... papà non è mai finito in ospedale in questi anni.”

“Penso che prima o poi capiti a tutti gli eroi di avere un incidente sul lavoro... papà dice sempre che è un mestiere imprevedibile.”

Non per l’erede del One for All pensò Ichiro, mentre si metteva a sedere e si asciugava gli occhi con il dorso della manica.

“Hey,” Akihiro aveva poggiato una mano sulla sua spalla, adesso gli era più vicino “prendiamoci una tazza di tè caldo e parlami di tutto quello che ti passa per la testa, va bene?”

Annuì e gli venne spontaneo sorridere, mentre l’altro si alzava e andava a riempire due tazze di acqua bollente. Akihiro era suo amico da qualche anno oramai, lo aveva conosciuto durante uno di quei campi primaverili per aspiranti eroi e avevano legato subito. Sembrava sempre leggergli nella mente, lo capiva al volo e non si era mai sentito così al sicuro con qualcuno come che con lui.

Considerava il loro rapporto speciale e proprio lui che non era mai riuscito a farsi davvero degli amici, poteva dire di avere un migliore amico che era proprio Akihiro.

Tornò porgendogli la tazza calda con già il filtrino di tè verde in infusione “Ci vuoi del miele?”

“Oh, no... grazie Akihiro.”

“E di cosa, per una tazza di tè.” lo vide accennare un mezzo sorriso, le labbra rosee persero un po’ del loro colore incurvandosi.

Era bello, tremendamente bello. Lo aveva pensato sin dalla prima volta che si erano incrociati al campo per aspiranti eroi. Le ragazze gli facevano una corte spietata, ma lui non era mai stato bravo con quel tipo di legami - questo gli aveva detto quando aveva iniziato a conoscerlo meglio.

Si era parecchio stupito che uno così perfetto in tutto ciò che facesse, volesse davvero avere a che fare con uno come Ichiro, che in confronto era sempre stato un ragazzino anonimo. Nonostante portasse un nome pesante sulle spalle.

“Ichiro? Ti senti male?” Akihiro lo fissava apprensivo, mentre gli sventolava una mano davanti al volto. Così vicina.

Lui si riscosse e cercò di dissimulare, mentre sentiva le sue guance iniziare ad arrossarsi “S-sì, è che sono molto pensieroso da ieri... ogni tanto mi perdo nei miei dubbi.”

Bel salvataggio.

“Allora, cosa ti perseguita così tanto?”

Ichiro fece per rispondere, quando nella sua tasca vibrò il telefono. Lo prese, credendo fosse qualcosa di importante e storse il naso quando si accorse che era semplicemente una notifica dell’applicazione di notizie riguardante gli eroi. Fece per mettere via il telefono, quando il titolo dell’articolo attirò la sua attenzione.

“Il Mind Flayer. Semplice leggenda o il nuovo nemico di Deku?”
 
 
 
 
Angolo autrice

Inizio dicendo che mi scuso per questa lunga attesa tra un capitolo e l’altro, ma tra la didattica a distanza, gli esami di cui non si sa ancora molto e la tesi, sono un po’ incasinata – per non contare le sessioni di D&D da portare avanti.

In ogni caso siamo di nuovo qui, tra i nostri eroi del futuro. I nostri ragazzini birbanti sono proprio intraprendenti come i loro genitori, che quando erano al liceo ne hanno combinate di cotte e di crude e questo noi fan lo sappiamo benissimo. Chissà se anche i nuovi aspiranti eroi non peccano di fantasia quando si parla di guai.

Io, come sempre, aspetto le vostre opinioni a riguardo e noi ci vediamo nel prossimo capitolo: A skeleton in the closet.

Hang in there.

-bluebb

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A skeleton in the closet. ***


A skeleton in the closet.
 





La reazione era stata immediata. Si erano ritrovati tutti nella camera di Akihiro, che non era mai stato così tanto incline all’avere ospiti nei propri spazi personali.

Erano stati Ryo e Noburu a chiamare il gruppo studio di Kyoko, dicendo che Ichiro stava avendo un attacco di panico e quando gli altri avevano chiesto se ci fosse bisogno di chiamare l’infermiera Eri entrambi avevano risposto all’unisono con un sonoro “NO!” che avrebbe probabilmente fatto tremare i vetri.

Il perché di così tanta reticenza lo avevano capito appena arrivati in stanza di Todoroki, con Ichiro completamente paralizzato dalla paura e il cellulare ancora in mano. Il contenuto dell’articolo che aveva terrorizzato Midoriya faceva raggelare il sangue nelle vene. Kyoko dovette sedersi sul pavimento, perché le gambe avevano cominciato a tremarle.

L’articolo parlava di un Villain che gli eroi avevano tenuto nascosto per molto tempo, di cui non si conosceva né l’identità né il suo quirk. Si sapeva solo che al suo passaggio la gente impazziva e che nessuno riusciva a resistere al suo potere. Oltre a queste poche righe striminzite, con qualche speculazione complottistica sul perché nessuno degli eroi ne avesse mai parlato all’opinione pubblica, vi era allegato un video agghiacciante. Si vedeva Deku, l’eroe numero uno, il simbolo della pace, che attaccava Ground Zero, Shoto e Ereaserhead, completamente fuori di sé. Il video si concludeva con l’immagine di un logo: una di piovra viola stilizzata.

Iwao fu il primo a muoversi in quella stanza fin troppo affollata, si piegò sulle ginocchia, guardando Ichiro negli occhi e gli piantò entrambe le mani sulle spalle. A quel tocco l’amico parve riscuotersi, con i grandi occhi verdi spauriti che già ricominciavano a riempirsi di lacrime. “Ichiro devi stare calmo, sicuramente c’è una spiegazione logica a tutto.” e nel dirlo Iwao aveva cercato subito lo sguardo attento di Akihiro, in piedi accanto a loro. L’altro però si era tirato i capelli candidi indietro con la mano e iniziava a fissare il pavimento, con fare perplesso.

“Era questo che volevano nasconderci… Haru i nostri pensieri erano giusti.”

Il gemello, accanto a Noburu, ancora sulla soglia della stanza, si era subito fatto avanti e aveva annuito “Anche Bakugou sentiva che c’era qualcosa che non andava, ne parlavamo di sotto e-“

“Mio padre…” Ichiro deglutì, con la voce rotta dalla tensione “li ha attaccati, ha perforato la spalla di Zio Katsuki come se…”

“Ma non era in sé Ichiro!” lo scosse nuovamente Iwao, mentre anche Yukiko si sedeva accanto e lui sul letto, ormai senza bisogno di portare i grossi occhiali scuri “Tuo padre è il numero uno, è il più grande eroe degli ultimi anni, lui non… non farebbe mai del male ai suoi amici, ad altri eroi.”

“Iwao ha ragione.” tutti si voltarono a guardare Kyoko, ancora seduta contro la parete, con la testa nascosta dietro lo scudo di braccia e gambe “Deku non era in sé, le riprese lo mostrano chiaramente che ci fosse qualcosa che non andasse in lui… ma perché non ci hanno voluto dire nulla?” alzò leggermente la nuca, scuotendo la tesa.

“Penso che almeno tutti i figli dei diretti interessati avessimo il diritto di sapere le cose come stavano, invece di venirlo a scoprire da un video di un criminale su internet.” Haru aveva assunto il suo solito cipiglio piccato e adesso se ne stava con le mani in tasca e il viso contratto in una smorfia arrabbiata.

Kyoko si rimise in piedi, avvicinandosi a Midoriya “Ichiro, hai avvisato tua sorella?” Come risposta l’altro tirò su con il naso e scosse la testa, mentre Yukiko tentava di tranquillizzarlo passandogli vigorosamente la mano sul braccio per confortarlo. “Bene, chiamerò anche io dopo mio fratello. Per adesso è meglio se ragioniamo tra di noi cosa fare.”

“In che senso cosa fare?” Noburu, che tra tutti era quello con meno informazioni, sembrava il più perplesso tra i ragazzi “Ryo mi ha fatto un riassunto veloce della faccenda, ma non mi ha tenuto al corrente delle vostre intenzioni.”

“La situazione sembra più oscura e macabra del previsto.” Kyoko chiuse gli occhi, cercando di fare mente locale “Mio fratello Kei ed io volevamo raccogliere delle informazioni perché la storia ci puzzava, ma questo… è una questione che va al di là delle nostre supposizioni.”

“Dovremmo andare dai nostri genitori, io una spiegazione la pretendo.” Haru si fece avanti verso la ragazza, con il pugno chiuso lievemente alzato “Dobbiamo raccogliere informazioni per sapere come proteggerci.”

Kyoko annuì, stava già per cercare il numero del fratello nella rubrica – anche se già pensava che anche lui ne fosse al corrente – ma la mano di Ryo corse a fermarla.

“Ragazzi ma vi sentite? Raccogliere informazioni, uscire dalla scuola… sono azioni fin troppo avventate.” posò il suo sguardo su tutti i presenti, prima di staccare la presa dalla mano di Kyoko.

“Allora sentiamo, genio, che proponi di fare?” Haru, sempre più accigliato, gli era andato contro a muso duro, minaccioso.

“Tipo niente, genio. Queste sono indagini governative, non è un mistero da ragazzini. C’è anche mio padre dentro questa storia, sono preoccupato quanto voi, ma essere impulsivi non è l’azione giusta in questo momento.”

“Ryo ha ragione.” Akihiro mise una mano sulla spalla del fratello, cercando di allontanarlo dall’altro “La situazione sembra già pericolosa senza averne un quadro completo, io direi di andarci con calma. E poi, credo che i nostri genitori abbiano già un bel da fare, complicheremmo loro il lavoro se ci intromettessimo.”

Kyoko strinse i denti, mentre la sua presa sul telefono si faceva più forte “Loro hanno già il lavoro complicato… con Deku impossibilitato, questo tizio… il Mind Flayer…”

“Sicuramente staranno già cercando un modo per riportare l’Eroe Numero Uno in salute e pronto ad agire, mica se ne staranno con le mani in mano.” Ryo cercò Akihiro con lo sguardo, in cerca di approvazione.

“Sì ma se anche il simbolo della pace non ha potuto nulla contro di lui chi pensi possa-“

“Cosa? Pensi che noi, ragazzini senza nemmeno la licenza provvisoria, possano davvero salvare la situazione? Cerca di essere realista Kyoko!”

“I nostri genitori alla nostra età hanno-“ la ragazza lo guardò stupita, il tono di Ryo iniziava a non piacerle.

“I nostri genitori hanno fatto un sacco di mosse avventate quando erano al nostro posto e se sono vivi è perché sono stati fortunati oltre che bravi.” il ragazzo avanzò un passo verso di lei, con la voce che si alzava cercando di superare in volume la compagna di classe.

Lei fece per controbattere ma Ryo non gliene diede il tempo “Cosa Kyoko? Hai davvero la presunzione e l’arroganza di poter dire di essere meglio dei nostri genitori? Vuoi considerarti migliore dei Pro Hero? Fallo, accomodati pure. Io qui sto cercando, a differenza tua e di Haru, di trovare una soluzione che non ci metta nei guai.”

La ragazza allibì di fronte alle parole taglienti e prezzanti di Ryo. Sentì lo stomaco stringersi in una morsa e il cuore martellarle contro la gabbia toracica. Era… era questo quello che pensava? Che lei fosse presuntuosa e… arrogante? Abbassò lo sguardo, prima di andarsi a sedere in silenzio contro il pavimento, poggiata contro il letto di Midoriya.

“Ryo ha ragione Kyoko…” si intromise Ichiro, spezzando il silenzio tombale che si era appena creato “Come dici tu, se… se anche mio padre è finito in quelle condizioni… noi non abbiamo alcuna speranza di poter migliorare la situazione.” sembrava essersi calmato, nonostante la voce gli tremasse ancora, ma Kyoko non osava alzare lo sguardo su di lui, né su chiunque altro in quella camera.

“Quindi che facciamo?” Noburu fece nuovamente capolino tra Haru e Ryo, impacciato.

“Niente.” sentenziò Kyoko, con tono distaccato e meccanico “Ci teniamo questo incontro per noi, non ditelo a nessuno della nostra classe, ci manca solo che Takara e Emi si mettano a ficcanasare in affari che non gli competono. Se le cose dovessero mettersi male, più male di così, beh…”

“Ritorneremo a parlarne.” concluse Akihiro “Concordo con Bakugou, evitiamo di coinvolgere altra gente in questa storia, siamo già tutti abbastanza provati.” schioccò un’occhiata apprensiva verso Ichiro, che adesso lo guardava con gli occhi gonfi di pianto.

Uscite dalla stanza, Yukiko e Kyoko si incamminarono verso le loro stanze al quarto piano. La prima osservava l’amica accanto a sé, che era diventata improvvisamente silenziosa e triste.

“Sai, non devi prendertela troppo per Ryo, era preoccupato e spaventato per quello che stava succedendo, voleva solo evitare che facessimo qualcosa di sbagliato. Quello che ha detto… sicuramente non lo pensa davvero.”

“C-certo.” si imbronciò Kyoko “È solo che non si era mai rivolto a me in questo modo… è stato strano, ecco.” in realtà più che strano, Ryo le era sembrato aggressivo e lei c’era rimasta male, così male da non sapere nemmeno come controbattere. Lei, che di solito aveva sempre la risposta pronta.

“Vuoi venire da me? Potremmo prendere un tè prima di scendere a cena e parlarne.” disse Yukiko, ormai sulla soglia della propria camera.

“No, perdonami Yu, ma preferisco riposare… è stata una giornata lunga e non so nemmeno se ho tutta questa voglia di cenare o di vedere gli altri.”

L’amica annuì e le sorrise placidamente, prima di entrare in camera e augurarle la buonanotte.

Kyoko si gettò sul letto, di faccia, mentre si lasciava andare in un lungo e rumoroso sospiro. Sentiva la testa che le scoppiava, voleva solo prendere qualcosa per farsi passare il mal di testa e mettersi a letto, cercando di dimenticare tutta quella giornata. Il nodo allo stomaco non accennava a sciogliersi e le parole dell’amico d’infanzia le rimbombavano nella mente, insieme al suo viso. Un misto di sfacciataggine e cattiveria. Si sentiva tradita.

Sentì il telefono vibrare sul materasso. Alzò la testa quanto bastasse per scorgere il nome sul display e si rianimò leggermente. Suo fratello Kei aveva deciso di chiamarla prima che potesse farlo lei.

Il mal di testa poteva aspettare.
 

 
- - -
 

La prima settimana era stata un inferno. La diffusione di quel video aveva generato danni pari a quelli di un uragano e Deku non accennava a svegliarsi.

La stampa le stava addosso: a lei, a Katsuki, a Shoto, a Ochaco, a chiunque in generale avesse mai lavorato o avuto contatti con l’Eroe Numero Uno. Sia l’ispettore Kimura che Aizawa dovettero rilasciare molte dichiarazioni e interviste per calmare l’opinione pubblica. Tutti, nessuno escluso, volevano la testa di qualcuno su una picca per quel segreto tenuto all’oscuro per così tanti anni.

Kimiko era ormai priva di uscire di casa che veniva letteralmente inseguita da folle di giornalisti alla ricerca di uno scoop da scrivere. Ormai preferiva lavorare da casa, si faceva portare persino la spesa a domicilio e usciva solo per pattugliare o se Kimura la chiamava per qualcosa in merito alle indagini. Tutto il resto del tempo lo passava in casa, in ufficio per l’esattezza, accanto a Katsuki.

Si trovavano in guai grossi, non solo con l’opinione pubblica, ma anche con le indagini e soprattutto con i loro figli. Avevano fatto un errore tenendo loro nascosta la verità su quella faccenda, ma loro pensavano di fare del bene tenendoli lontani, senza dare loro troppe preoccupazioni. Erano robe da eroi. Rogne da eroi.

Bakugou ormai passava, come anche lei d'altronde, intere giornate al telefono con Shoto o con il resto del gruppo, nella speranza di trovare una pista, qualcosa che non fosse già stato detto o scritto ma sembrava tutto estremamente inutile. Tutti i tentativi portavano ad un punto morto. E ad ogni vicolo cieco che incontravano, la calma di Katsuki si assottigliava sempre di più.

Sei giorni dopo l’incidente di Deku, la domenica, Kimiko si ritrovò sul letto, con in mano uno degli ennesimi fascicoli che ormai si portava dietro pure quando andava a farsi la doccia. Sospirò, prima di posare il plico sul comodino e mettersi comoda, fissando il soffitto. Si sentiva come se cinquemila elefanti le fossero passati lungo tutto il corpo.
Sentì la porta della camera da letto prima aprirsi e poi richiudersi. Poco dopo Katsuki scalzò le coperte con malagrazia e si abbandonò contro il cuscino, stremato. Non aveva nemmeno più il tempo di farsi la barba e una leggera peluria ispida stava iniziando a incorniciargli la mandibola.

Si voltò verso di lei e poco dopo si mosse, cingendole i fianchi con un braccio e tirandosela addosso. Rimase immobile, con il viso nell’incavo del suo collo, stringendola in quell’abbraccio tenero.

Kimiko prese ad accarezzargli la nuca, mentre posava un leggero bacio sulla fronte del marito “Sei stanco?”

“Come mai prima d’ora.” avvertì la sua voce vibrare contro la sua pelle “Questo merda di caso ci manderà tutti al manicomio.” alzò lo sguardo su di lei, Kimiko poté notare bene le occhiaie spesse sotto gli occhi di Katsuki “Forse avevi ragione quando hai detto che ti preoccupavi per la nostra salute mentale.”

“Già… dai, non crucciarti troppo, la stampa si calmerà, sai come sono fatti giornalisti. Tra qualche giorno la notizia comincerà a scemare e noi potremo tornare a vivere normalmente.”

“Nella speranza che il nostro uomo non faccia impazzire qualche altro eroe.” Bakugou appoggiò il mento sul petto di Kimiko, lo sguardo perso tra i suoi infiniti pensieri. Aveva assunto il solito broncio pronunciato che non lo abbandonava mai e Nishimura non poté fare a meno di pensare che, nonostante avesse trentacinque anni, Katsuki in alcune cose non era cambiato per niente.

“Domani pensavo di passare alla U.A., sai, per parlare con Monoma di Kyoko. Con questa scusa passo a salutare sia lei che Kei. Che ne pensi?”

Katsuki si mosse, sovrastandola leggermente per poterla guardare negli occhi. Le rivolse un ghigno sbilenco dovuto alla stanchezza “Mi sembra una buona idea.” rimase a fissarla per un po’, in silenzio “Sai cosa mi piacerebbe fare prima di andare a dormire?” chiese, la mano che iniziava a sfiorare lieve il petto e l’addome della donna.

“Mh, non sarai troppo stanco per queste cose?” la mano di Kimiko andò ad accarezzargli il collo, prima di soffermarsi a giocherellare con un ciuffo di capelli dietro la nuca.

Il ghigno di Katsuki si fece più affilato “Potrei stupirti.” soffiò, prima di gettarsi sulle labbra della moglie.
 

 
- - -
 

Qualcosa non andava. E non riguardava la vicenda del Mind Flayer e di Deku, anzi, quella le sembrava pura routine.

La stranezza riguardava ben altro. I suoi compagni di classe avevano iniziato a comportarsi in modo strano da quando quella storia era saltata fuori. Da un lato poteva darsi come spiegazione che alcuni erano i figli dei diretti interessati, era logico che si comportassero come degli stralunati. Ma gli altri? Iwao e Noburu per esempio erano fin troppo seri e pensierosi e Yukiko, che di solito stava tranquilla ma allegra, seguiva sempre Kyoko con fare mogio.

Che fossero tutti in pena per le condizioni del Simbolo della Pace? Lo era un po’ anche lei, ma sua madre le aveva assicurato che loro eroi avevano tutto sotto controllo e che Deku sarebbe ritornato sulla scena il prima possibile. D’altronde sua madre era stata una collega di Amethyst Lady, la madre di quella mezza tazza di Kyoko, sicuramente doveva aver preso le informazioni attendibili da lei.

Ma non era nemmeno davvero questo a stranirla, quanto più un dettaglio all’apparenza insignificante ma che in realtà sembrava nascondere molto di più: Kyoko Bakugou e Ryo Shinso non si parlavano. Era iniziato tutto circa una settimana prima, quando i due amici inseparabili avevano smesso di parlarsi in classe, nei dormitori si evitavano, a mensa non si sedevano più allo stesso tavolo e le loro interazioni si limitavano solo durante esercitazioni pratiche quando capitavano nella stessa squadra.

Una vera tragedia pensò Takara con un sorrisetto sarcastico sulle labbra. Era a mensa, al solito tavolo con Emi e un paio di ragazze della loro classe, quelle che non avevano fraternizzato con Kyoko e la sua cricca.

“È il momento di fare la tua mossa Emi.” disse, picchiettando le dita di una mano su quelle dell’altra, con fare diabolico. L’amica però non sembrava ascoltarla: aveva gli occhi puntati sul tavolo di Ryo, con le bacchette a mezz’aria. Le schioccò le dita davanti agli occhi “Oi, smetti di fissarlo con fare adorante per un attimo e ascoltami.”

“S-scusa Takara, mi ero solo distratta un attimo.” Emi era tornata a fissare il suo piatto di soba, mentre ricominciava a prenderne un po’ e continuare a mangiare. La sua migliore amica era cotta di Ryo dall’inizio delle medie ma, a causa della sua abissale timidezza, non era mai riuscita ad interagire davvero con lui, se non per frazioni di pochi secondi. E per quanto Takara cercasse di aiutarla in tutti i modi, c’era un fattore che rendeva tutto ancora più difficile. Quell’odiosissimo fattore era proprio Kyoko, che non si staccava mai da lui insieme a Yukiko. Chissà quante volte le aveva messe in cattiva luce con Ryo durante le medie.

Peccato che il loro rapporto si fosse raffreddato così all’improvviso, un vero peccato.

“Visto che quella merdina di Bakugou e Ryo sembrano non essere più amiconi per la pelle, forse è giunto il momento giusto per farti avanti Emi.” un ghignò malizioso prese posizione sul viso di Takara, mentre l’amica spalancava gli occhi e diventava del colore di un pomodoro.

“N-no, a-assolutamente no, è fuori d-discussione.” la balbuzie momentanea non la rendeva lontanamente credibile “E poi n-non saprei nemmeno c-come avvicinarmi a lui, non ho scuse credibili.” abbassò lo sguardo, affranta.

“Oh,” cominciò Takara, con un tono che già lasciava presagire il tutto “per quello posso pensarci io.” sollevò letteralmente Emi per un braccio, trascinandola verso l’altro lato della mensa, proprio dove Ryo si era appena alzato dal suo tavolo per andarsene.

“Takara, no, aspetta.” disse Emi, in un disperato tentativo di fermarla o di staccarsi dalla sua presa.

“Shinso!” lo chiamò e Takara sentì l’amica subito dietro di lei irrigidirsi fino a divenire quasi di marmo.

“Ojiro… dimmi.” Ryo le osservava incuriosito, gli occhi leggermente assottigliati.

“Sai, Emi qui sta avendo dei problemi con gli esercizi di matematica e, visto che tu sei il più bravo della classe per quella materia, mi chiedevo se potessi darle una mano. Te lo voleva chiedere lei ma è una ragazza molto timida e credeva di darti fastidio.”

Ryo sembrò passare dall’iniziale curiosità ad un’espressione più neutra, ma per nulla ostile “Mh beh, certo, non c’è problema.”

“Perfetto allora!” più che una risposta allegra, quello di Takara era proprio un mezzo urletto di pura gioia, mentre il suo sguardo si soffermava vagamente alla sua sinistra e incrociava gli occhi grandi e sbigottiti di Kyoko “Vi lascio soli.” disse, prima di rivolgere un ultimo sorriso a Ryo e allontanarsi con fare vittorioso.
 
 
 
 

Angolo autrice

Io lo so che questo capitolo sembra un miscuglio tra Stranger Things e Mean Girls, ma è uscito così e mi ritengo soddisfatta del risultato.

Sarebbe stato strano che tutti i ragazzi, nessuno escluso, fossero stati d’accordo sul da farsi. Ricordiamo che Iida tirò un cazzotto in faccia Midoriya per la questione “Salvataggio Bakugou”.

Quindi andiamo avanti così, verso nuove scoperte investigative e drammi adolescenziali.

Ci vediamo nel prossimo capitolo: Math problems & Hidden clues.

Hang in there

-bluebb

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Math problems & Hidden clues ***


Math problems & Hidden clues.



 
 
“Quella. Bastarda. Infame.” ogni parola scandita da un pugno sul cuscino. Digrignava i denti, frustrata, arrabbiata all’inverosimile e, anche se fosse dura da ammettere, verde di invidia.

“Kyoko, non starai esagerando un pochino?” Iwao teneva saldo il cuscino davanti alla sua faccia, ma temeva per l’incolumità del suo bel faccino, visto che l’amica aveva iniziato a dare di matto.

La ragazza emise un verso frustrato, gettandosi a supina sul letto e liberando un urlo tra le lenzuola “Esagerando?!” sbottò, mentre si rimetteva seduta. Istintivamente Iwao si riportò il cuscino davanti al viso “L’hanno fatto a posta, è ovvio!” scattò in piedi, l’espressione livida di rabbia “Non capite? Stavano aspettando solo che Ryo e io litigassimo per potersi mettere in mezzo.”

“Ma come fai a dirlo? È possibile che Emi avesse davvero bisogno di aiuto in matematica, non è proprio una cima in classe.” Iwao, ancora dietro il suo scudo soffice, si voltò da Yukiko, con un’espressione supplicante per salvarlo da quella situazione.

“È vero Kyoko, Emi non è proprio una delle migliori nello studio.” stirata sul letto dell’amica, la ranocchia se ne stava ad osservare curiosa Kyoko in preda ad una crisi emotiva.

“Ma per favore!” un altro pugno centrò il cuscino, con Iwao che sussultava per un mezzo spavento.

“Però,” proseguì Yukiko “anche a me è sembrata sospetta la scenetta che hanno creato a mensa.”

“Yu!” la richiamò Iwao sbalordito, mentre Kyoko assestava l’ennesimo gancio contro il guanciale.

“Che c’è? È quello che penso!” la ragazza fece spallucce. Kyoko strinse i pugni e dalla gola nacque un ringhio.

“Ecco vedi? Non sono pazza!”

“Non ho detto che sei pazza, ho detto solo che forse stai esagerando. Perché Takara e Emi dovrebbero mettersi in mezzo a te e Ryo?”

Yukiko e Kyoko si osservarono per qualche secondo, con le sopracciglia alzate e l’espressione di chi già si era fatto un’idea precisa in testa. “Iwao, quante volte Takara si è intromessa nei miei affari?” gli chiese, mentre gli strappava il cuscino dalle mani e lo gettava sul letto.

“U-un po’ di volte ma-“

“E in quante di queste volte le cose sono andate bene per me?” continuò, piegandosi sulle ginocchia per guardarlo in faccia.

“In… nessuna?” Iwao aveva la faccia di un topo consapevole di star per essere mangiato dal gatto.

“APPUNTO!” sbottò Kyoko, rizzandosi in piedi e portandosi le mani ai capelli “Fatti tirare un pugno Iwao.” il ragazzo fece per riprendere il cuscino “No, attiva il tuo quirk e fatti tirare un pugno, ho bisogno di colpire qualcosa io… io…”

“Hey, hey, hey.” si alzò in piedi e le bloccò le mani “Calmati, prendi un profondo respiro e rilassati. Inspira ed espira, brava… così” la lasciò andare solo quando i lineamenti di Kyoko non si ammorbidirono “Va meglio?”

“S-sì, credo di sì.” andò a sedersi e Iwao la seguì a ruota, parecchio sollevato che l’amica si fosse finalmente calmata.

“Devi chiarire con Ryo.” asserì Yukiko, affiancandola “Ogni giorno che passa stai sempre peggio, di questo passo rischierai di farne una malattia e… di problemi ne abbiamo già abbastanza, dico bene?”

“Ha ragione Yu, non capisco perché non vi siate ancora chiariti voi due.”

“Perché Kyoko è una cocciuta orgogliosa, ecco perché.” la canzonò Yukiko, con tono affettuoso.

“Oh, sta zitta.” rispose lei, nascondendo il viso tra le mani. Sapeva avesse ragione, che l’orgoglio le impediva di fare il primo passo con Ryo per chiarire e far ritornare le cose come prima, ma non ce la faceva. Ogni volta che incrociava il ragazzo quella morta allo stomaco si faceva sempre più stretta e sentiva già il sangue ribollirle nelle vene. Uno strano meccanismo di difesa si era attivato nel suo cervello, una strana forza le impediva di aggiustare l’assurda situazione “Però c’è anche da dire che lui non sembra proprio interessato a chiarire con me. Mi evita praticamente!” si lasciò andare sul materasso, chiudendo gli occhi.

“Magari è cocciuto e orgoglioso come te, oppure ha paura che tu possa farlo esplodere.”

“Tu ne sai qualcosa in più Iwao?” Kyoko socchiuse un occhio, studiandolo con fare indagatore.

Iwao ridacchiò imbarazzato “Non molto in realtà, Ryo è poco incline a parlare di quanto è successo una settimana fa. Di sicuro non ne è felice, ecco.”

“Ci deve stare di merda, se lo merita.” buttò fuori Kyoko per tutta risposta “Che stronzo.” bofonchiò. Ci fu un attimo di silenzio, mentre Kyoko chiudeva gli occhi e respirava avidamente, tentando di calmare i suoi bollenti spiriti.

“Comunque… che ne dite di parlare d’altro?” cominciò Yukiko, con tono allegro.

“S-sì, Kyoko perché non ci dici quello che ha scoperto tuo fratello?” assecondò subito Iwao, felice di non dover più fare da sacco da boxe.

“Mh… in questa settimana sono usciti un sacco di articoli su questo Mind Flayer. La gente sembra affamata di notizie.” si rimise a sedere, un po’ più lucida “A quanto pare ci sono diversi casi collegati a lui, da tipo vent’anni a questa parte, ma non ci sono mai stati eventi troppo eclatanti per essere tenuti in considerazione dall’opinione pubblica. C’è anche da dire che li hanno sempre relegati come incidenti dovuti ad altri fattori, tipo l’incendio del centro commerciale.”

“C-che incendio?” Iwao sembrava turbato.

“Circa quindici anni fa c’è stato un incendio nella prefettura di Kanagawa, andò a fuoco un intero centro commerciale e vi furono diversi morti e feriti. Dalle indagini si scoprì che era stato un dipendente a far partire l’incendio, in un impeto di follia. La cosa strana è che tutti gli amici, i conoscenti, i datori di lavoro, i familiari, rimasero tutti sbigottiti dalle azioni dell’uomo, morto nell’incendio, come se si fosse suicidato dopo aver commesso il reato. Tutti dicevano che non mostrava segni di depressione o di qualsiasi altra patologia psicologica.”

“Mh, e questo come si collega all’uomo piovra?”

“Molte riprese delle telecamere di sorveglianza andarono perdute, ma dalle poche rimaste si notò che il dipendente aveva incontrato una persona che indossava una maschera bianca. Nessuno dei testimoni vivi o dei conoscenti della vittima seppe riconoscerlo.”

“P-pensi fosse lui?”

“È possibile, tutti i testimoni dicono di non averlo notato e alcuni colleghi hanno affermato che l’incendiario all’inizio del suo turno di lavoro era tranquillo come sempre è che ad un certo punto è… impazzito.” si fermò ripensando alle immagini del centro commerciale distrutto “I comportamenti strani sono iniziati dopo l’incontro con il tizio mascherato.”

“Ma i giornalisti come hanno fatto ad avere queste informazioni?”

Kyoko si voltò verso Yukiko e fece spallucce “E chi lo sa. Soffiate, vecchi testimoni, fuga di documenti della polizia. Può essere qualsiasi cosa.” si alzò, andando a prendere il suo zaino, gettato a casaccio in un impeto di rabbia quando erano entrati nella sua camera “Già è tanto se abbiamo queste informazioni, ora mettiamoci a studiare, sennò domani Phantom Theif chi lo sente.”
 
 
- - -
 

“La smetti con quella faccia da funerale?” lo rimbrottò sottovoce Haru, seduto di fronte a lui.

Alzò le pupille sull’amico, accanto a Noburu, e sbuffò, appoggiando il mento sulla superficie fredda del tavolo. Erano in biblioteca, in un vano tentativo di svolgere i compiti di inglese.

“Aaah, le pene d’amore, sono sempre le peggiori.” sospirò Noburu con fare canzonatorio. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, sicuramente quello di Ryo sarebbe stato un’arma micidiale.

“Ah, perché è di questo che stiamo parlando?” i due si scambiarono un’occhiata eloquente, prima che Haru si sporgesse verso l’amico imbronciato “Stiamo parlando di pene d’amore?”

“Finitela tutti e due.” li rimproverò Ryo, tirandosi su il cappuccio della felpa. Si sentiva già un vero schifo, senza che quei due scemi dei suoi amici ce ne mettessero del loro prendendolo in giro. Era stato stupido, veramente un cretino.

“Amico, te l’ho detto, devi soltanto parlarle. Eri arrabbiato e preoccupato che noi facessimo qualche sciocchezza, sono sicuro che capirà.” si sporse Noburu, poggiandogli una mano sulla spalla con un sorriso dei suoi. Solare, rassicurante.

“Tu non la conosci come la conosco io. È arrabbiata, se provassi a parlarle adesso peggiorerei solo la situazione ed è l’ultima cosa che voglio adesso.” puntò i gomiti sul tavolo per reggere la testa con le mani “E poi è da quando sono partito per l’Europa che non parliamo davvero.

“C’è anche da dire che vi eravate lasciati in un modo un po’… ambiguo prima che tu partissi.” Noburu tornò ad abbandonarsi contro la sedia, braccia conserte e viso pensieroso.

“Hey, hey, questa storia non la so. Aggiornatemi.” Haru li invitò a parlare con diversi gesti e l’espressione più curiosa che potesse dipingersi su suo volto scolpito.

Ryo rimase qualche secondo in silenzio, deglutì “Beh, ecco…” si schiarì la voce, pur mantenendo un tono molto basso “l’ultima sera prima che io partissi ci siamo visti a casa di Ichiro e a fine serata siamo rimasti soli, lei ed io. Eravamo fuori, seduti sugli scalini che davano sul retro della casa e… dio…” si bloccò, ripensando a quella sera “Io… l’ho quasi baciata.” sputò fuori alla fine, probabilmente diventando dello stesso colore dei capelli di Haru, che aveva appena spalancato gli occhi e la bocca era semi aperta.

“L’hai quasi baciata?!” disse, ad un volume più alto del previsto.

“SHHHHHHHH” sia Ryo che Noburu gli fecero segno di parlare piano, ci mancava solo che qualcuno della loro classe lo venisse a sapere.

“Sì, sì, scusate.” congiunse le mani davanti alla bocca, mentre un sorrisetto divertito e malizioso cominciava a intravedersi “Che significa che l’hai quasi baciata?” tornò a chiedere, con tono molto più basso.

“Che ero lì, stavo quasi per baciarla ma Deku ci ha… interrotti.” sentiva ancora l’imbarazzo di quel momento, quando si era dovuto allontanare di scatto per non farsi sorprendere dal padre di Ichiro.

“Poetico quasi, essere interrotti dal Simbolo della Pace.” se la rise piano Haru.

“Tu ridi, io ci penso da quando sono partito. Non ho più avuto occasione di spiegarmi o di, sai, riprendere da dove avevo lasciato e… adesso ho rovinato tutto perché-“

“Perché sei un coglione, lo sappiamo.” finì per lui Todoroki, prima di riservargli un mezzo sorriso “Comunque secondo me Kyoko capirà. Sei un idiota ma non pensavi davvero quello che hai detto.”

“La fate facile voi due.” concluse Ryo, poggiando la fronte contro il tavolo della biblioteca, di fianco al libro di inglese, inutilmente aperto.

“Ad ogni modo…” Ryo alzò appena lo sguardo, per osservare Noburu che aveva ripreso la parola “non so voi, ma a me la faccenda di questo Mind-qualcosa mette davvero i brividi.”

“Noburu, per favore, non cominciare anche tu…” lo pregò Ryo di rimando, in un misto tra una preghiera e un rimprovero.

“Beh, se non possiamo parlare di te e dei tuoi problemi sentimentali, tanto vale parlare di qualcosa di un attimino più elettrizzante, ecco.”

“A proposito di cose elettrizzanti,” li interruppe Haru “poi hai capito come mai tuo padre è stato coinvolto nel caso?”

Ryo si tirò su a sedere e fece spallucce, scuotendo lievemente la testa “Non lo so in realtà. Forse perché lavora spesso con Zia Kimiko o Zio Shoto? Forse lo ha richiesto direttamente l’ispettore Kimura o magari è stato Aizawa a chiamarlo. In ogni caso non lo so ancora con certezza.”

“Secondo me dovresti chiederglielo.” riprese Haru, una strana luce gli brillava negli occhi “Pensaci, come mai hanno coinvolto proprio tuo padre, che il giorno dell’incidente era qui a scuola, e non Red Riot o Chargebolt, che invece erano presenti?”

Non poteva dire di non averci pensato e di non averlo trovato particolarmente curioso. La scelta di coinvolgere Hitoshi Shinso era sicuramente motivata da qualcosa di serio, ma per quanto Ryo si sforzasse, continuava a non trovare un vero e proprio legame tra suo padre e l’incidente che aveva coinvolto il Pro Hero numero uno.

“Ah-ah!” Haru batté leggermente il pugno sul tavolo “La vedo la scintilla della curiosità nei tuoi occhi, non puoi negarlo.” e gli puntò l’indice contro, a qualche centimetro dal naso.

“Non lo nego… è solo che, come ha detto Noburu, anche a me questa storia mette i brividi.”

Rimasero tutti e tre in silenzio, pensierosi, quando gli occhi di Noburu vennero catturati da qualcosa alle spalle di Ryo “Sta arrivando la tua nuova alunna delle ripetizioni, io e Haru vi lasciamo soli.”

“Ci vediamo dopo amico.” si alzarono e si avviarono verso l’uscita della biblioteca, mentre la figura di Emi Kaminari si avvicinava al suo tavolo.

“Ciao Ryo.” disse e Ryo pensò che se non fossero stati in biblioteca non l’avrebbe nemmeno sentita.

“Ciao Emi, siediti pure.” le indicò la sedia di fronte a sé, dove fino a qualche secondo prima stava Haru. Si tolse il cappuccio da sopra la testa e scompigliò i capelli, rimasti schiacciati dal tessuto.

La richiesta di Takara fatta a pranzo gli era risultata anomala ma, per quanto poco conoscesse Emi, sapeva perfettamente delle sue difficoltà in alcune materie e della sua sconfinata timidezza. I due si erano messi d’accordo per cominciare quel pomeriggio stesso: a Ryo serviva di sicuro qualcosa per distrarsi da tutto il resto.

“Come stai?” chiese lei appena si sedette. Era una ragazza semplice: con i capelli viola scuro corti e un voluminoso ciuffo che le ricadeva sul viso, quasi a nasconderla. Gli occhi gialli, grandi e lucidi, si posavano qua e là tra la stanza e gli oggetti, ma mai su di lui.

“Oh, bene… grazie. Tu?” chiese di rimando, mentre prendeva il libro di matematica.

“B-bene… sei sicuro che non ti sto disturbando troppo?” domandò incerta, iniziando a rigirarsi tra le mani uno dei suoi lobi a forma di jack.

“Ma no, figurati Emi, nessun disturbo.” la rassicurò, rivolgendole un sorriso amichevole. Cavolo, era veramente timida la ragazza, a giudicare come aveva subito fuggito il suo sguardo.

“B-beh sai, con la storia dell’incidente… visto che tuo padre fa parte del team investigativo, ecco, non volevo essere un ulteriore peso.”

“Non preoccuparti. D’altronde loro sono eroi, fa parte del loro lavoro correre dei rischi.” la vide annuire, sorridendo imbarazzata.

“Sai,” sussurrò incerta “fanno tutti il tifo per loro, qui a scuola e… per quanto possa valere, anche io sono dalla loro parte.” finalmente alzò lo sguardo su di lui, piantando le iridi luminose sulle sue.

“Grazie Emi, lo apprezzo.” disse e le sorrise di rimando, prima di aprire il libro e iniziare le ripetizioni.
 

 
- - -

 
Camminare per i corridoi della U.A. dopo tanti anni le dava una sensazione di nostalgia particolare. Grazie al preside, era riuscita ad entrare senza essere vista dagli alunni, evitando così resse o voci di corridoio. Proprio quelle non erano necessarie al momento.
Bussò contro il battente dell’aula professori e una voce familiare le disse di entrare. Hitoshi, alla sua vista, rimase parecchio sorpreso.

“Kimiko? Che ci fai qui?” chiese, mentre si avvicinava a lei per salutarla “Vieni, entra pure e richiudi la porta per favore.”

“Sono venuta qui non in veste di eroe, professore.” cominciò, vedendo anche l’amico farsi più curioso “Sai per caso dove posso trovare Monoma? Dovrei chiedergli un paio di cose riguardo Kyoko.”

“Fossi arrivata un’ora fa lo avresti trovato. È andato a sbrigare alcune cose per l’organizzazione del Festival Sportivo ma, se vuoi, puoi chiedere a me. Visto che c’è Ryo in classe con Kyoko, spesso e volentieri ne parlo con Neito per avere notizie su mio figlio.”

Kimiko scosse la testa. Tempismo. “Katsuki e io abbiamo notato qualcosa di strano in lei, sembrava irrequieta dopo il primo giorno di scuola, ma non ci ha voluto dire molto. Speravo che il coordinatore sapesse qualcosa.”

“Anche Ryo non se l’è passata bene il primo giorno. Monoma ha organizzato degli incontri 1 vs 1 tra i ragazzi e a quanto ne so Kyoko è finita contro Takara Ojiro.”

“Oh.” fu l’unico suono che le uscì di bocca. Adesso capiva perché sua figlia fosse così strana “Tu sai che le due non vanno d’accordo, vero?”

“Mio figlio mi ha accennato qualcosa in passato, sì.” Hitoshi si diresse verso la macchinetta del caffè “Posso offrirti una tazza?”

“No, grazie Hitoshi, sarebbe la terza della giornata. Per caso… sai come è andato lo scontro?”

“Kyoko ha perso, se è questo che vuoi sapere. Tanto lo so che è questo quello che vuoi sapere.” rettificò subito e Kimiko non poté fare a meno di sorridere imbarazzata. Era uno dei suoi migliori amici, che si aspettava?

“Quelle due sono sempre state in competizione, fin dal primo anno delle medie. Mi ricordano molto Katsuki e Izuku in realtà.” lo dichiarò senza problemi, mentre il suono del caffè che riempiva la tazza colmava un po’ del silenzio nella stanza. Si avvicinò alla scrivania di Hitoshi, dove lui si era seduto con la tazza di caffè fumante in mano “Pensi che ci sia da preoccuparsi?”

“Takara Ojiro è un elemento difficile, me lo dice anche Monoma, ma Kyoko non è così. È una ragazza calma e responsabile, per fortuna non ha preso da quella testa calda di suo padre.”

“Ti faccio notare che stai parlando di mio marito.” fece la finta offesa, colpendolo scherzosamente alla spalla. Risero entrambi, prima che Kimiko posasse l’occhio su una delle foto incorniciate sulla scrivania di Shinso.

La foto ritraeva Hitoshi, mentre teneva sulle spalle Ryo da bambino, e una donna che lo abbracciava e sorrideva all’obiettivo. Era bella, con i capelli e gli occhi azzurri, identici a quelli del piccolo Ryo, il suo sorriso le scaldava il cuore e allo stesso tempo la rendeva molto triste.
Hitoshi seguì il suo sguardo, prima di posare la tazza di caffè e afferrare la foto. Accarezzò delicatamente il profilo dolce della donna e sospirò.

“Manca a tutti, lo sai.” provò a dire Kimiko, passando una mano sulla spalla di Hitoshi “Era una grande donna e una brava madre.”

“Già.” soffiò appena Shinso, prima di riposare la foto con cura “Non c’è giorno che non mi manchi… o che non manchi a Ryo. Lei era molto più brava di me con lui, riuscivano ad intendersi alla perfezione. Da quando Naoko non c’è più, ho come l’impressione di non sapere più come comportarmi con Ryo.”

La stretta sulla spalla di Hitoshi si fece più forte “Tu sei sempre stato un ottimo padre, tuo figlio ti adora e poi ci sei sempre stato per lui, nonostante la vita non sia stata gentile con tua moglie.” Si piegò su di lui, l’amico aveva gli occhi lucidi “Sono sicura che sarebbe fiera di come hai cresciuto il vostro ragazzo.”

Shinso annuì “Vuoi proprio farmi piangere, eh?” rise imbarazzato, asciugandosi con un dito quel principio di lacrime “Dai,” disse alzandosi “andiamo a chiamare quelle due pesti dei tuoi figli.”
 

 
- - -

 
Ormai viveva in ufficio. Non vedeva sua moglie o sua figlia minore da quanto? Due giorni? Non lo sapeva davvero più in realtà. Con la stampa alle costole aveva detto a Momo che le conveniva rimanere a casa il più possibile e di controllare la piccola Jun quando andava a scuola.
La diffusione di quel video non ci voleva, aveva complicato tutta la procedura delle indagini. Persino suo padre si era preso la briga di telefonargli e addirittura dargli qualche consiglio, dall’alto del suo essere un eroe in pensione. Prima che potesse iniziare a blaterare su come ai suoi tempi una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere, Shoto lo aveva avvisato che non aveva né il tempo né la voglia di litigare inutilmente con lui. Il vecchio sembrava averlo capito dal principio e aveva procurato loro alcune vecchie scartoffie sul caso che aveva ancora con sé.

Ed era questo ciò che stava guardando in quel momento Shoto, le scartoffie. Anche se dopo aver letto un paio di cose, avrebbe preferito non vederle affatto. “Ma che diamine…” si alzò dalla sua scrivania e a grandi falcate si diresse verso l’ufficio di Kimura. Dovette imporsi di non stringere troppo forte il fascicolo, rischiava davvero di stropicciarlo e rovinarlo.

Arrivato davanti agli occhi felini dell’ispettore, gettò con mal celata violenza il fascicolo aperto sulla pagina incriminata “Spiega.” disse.

Kimura sollevò appena lo sguardo, buttando un occhio sul documento davanti a lui “Cosa vuoi sapere?” chiese, fin troppo calmo per i gusti di Shoto. Come era possibile che quell’uomo non si scaldasse mai? E per dirlo uno come Todoroki ce ne voleva.

“Tutto, dall’inizio alla fine, soprattutto perché non ne sono stato messo al corrente fin dall’inizio.” si sedette, presumendo da come l’ispettore si stesse sistemando contro lo schienale della sedia, che sarebbe stato un discorso lungo. Pesante, per lo più.

“Non ne sei stato messo al corrente perché è una pista già percorsa che tuo padre ha considerato inconcludente. Senza considerare che adesso, dopo tutti questi anni, è una pista bella che morta, se volessi sapere come la penso io.”

“E allora perché mio padre mi ha mandato i suoi vecchi file?”

“Probabilmente perché tuo padre vuole continuare a lavorare in qualche modo, magari attraverso te.” Kimura prese il fascicolo in mano, sfogliando alcune pagine con attenzione “In ogni caso tuo padre cercò in tutti i modi di farlo parlare, di farsi dire qualcosa in più, ma penso che tu conosca abbastanza bene il soggetto per capire che alla fine non ne ricavò assolutamente niente.”

“Soprattutto perché si parla di mio padre, immagino.” il cervello di Todoroki macinava decine di pensieri diversi ogni secondo “Dimmi come andò. A parte ciò che c’è scritto nel fascicolo.”

Kimura lo squadrò un attimo, poi si rilassò contro la sua poltrona “Dopo lo scontro con Shigaraki, i complici sopravvissuti vennero interrogati per poi essere trasferiti nel Tartaro. Tuo padre ancora non faceva parte del team investigativo ma, alcuni anni dopo, quando ne divenne un membro effettivo, si ritrovò a fare un ragionamento strano. Quindi chiese un permesso per il Tartaro per parlare con lui.”

“Che aveva pensato?”

Kimura scosse lievemente la testa “Che conoscendo il suo passato e sapendo il periodo di attività del Mind Flayer, probabilmente le due cose potevano… coincidere, su qualche punto.”

Shoto strabuzzò gli occhi, stralunato “Cioè, mio padre pensava che…” deglutì “Dabi avesse a che fare con il Mind Flayer?”

“Io avevo fatto la tua stessa faccia ai tempi, ma alla fine tuo padre ci aveva visto giusto in parte.” concluse, indicando il fascicolo.

“Ma perché non l’ha torchiato per avere informazioni?” non aveva senso, Shoto non riusciva a leggere in modo chiaro le azioni del suo vecchio. C’era qualcosa che gli sfuggiva.

“Perché, come abbiamo detto prima, Dabi si impuntò sul non parlare, soprattutto perché si trovava davanti Endeavor. I test rivelarono che non mentiva sulle informazioni rilasciate, ma sicuramente c’era qualcosa che si rifiutava di dire.”

“M-ma potevano esserci altri modi per farlo parlare… Shinso… Nishimura.” Todoroki si rimise in piedi, ormai parecchio agitato.

“Proposte mosse dal sottoscritto ed entrambe bocciate dal governo. Troppo pericoloso per entrambi, soprattutto per Nishimura, che ha bisogno del contatto fisico per attivare l’ipnosi. E poi, come da accordo politico, Amethyst Lady non può usare quel quirk.”

“E Shinso? A lui sarebbe bastato parlarci.”

"Ci abbiamo provato, Dabi non ci è cascato.” si fermò, vedendo Shoto sfregarsi le tempie “Dopotutto, buon sangue non mente.”

Todoroki lo fissò di sottecchi, improvvisamente rigido sentendo quella frase. Purtroppo l’ispettore aveva ragione: Dabi rimaneva un criminale, ma conservava la determinazione e la furbizia della sua famiglia. A pensarci sentiva l’odio verso suo padre montargli dentro.
Si impose la calma, al vecchio ci avrebbe pensato dopo. Adesso avevano questioni più importanti da sistemare. Dove aveva fallito suo padre, lui avrebbe trionfato.

“Voglio un permesso per il Tartaro. Devo parlare con Touya.”
 
 
 
 
Angolo autrice

Oh well, there we are.

Altro capitolo misto, tra drammi adolescenziali, misteri, discorsi commoventi e teorie carine ancora non confermate (Horikoshi mannaggia a te e alle tue vignette del cavolo) come quella di Dabi is a Todoroki.
Mi diverto molto a scrivere questa tipologia di capitoli e spero davvero che possano piacere anche a voi lettori.

Io vi lascio ai commenti, ci vediamo nel prossimo capitolo: Half-Colf Half-Hot.

Hang in there.

-bluebb

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3893172