Il ciliegio dei quattro spiriti

di Hikari_1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1. ***
Capitolo 3: *** Cap. 2. ***
Capitolo 4: *** Cap. 3. ***
Capitolo 5: *** Cap. 4. ***
Capitolo 6: *** Cap. 5. ***
Capitolo 7: *** Cap. 6. ***
Capitolo 8: *** Cap. 7. ***
Capitolo 9: *** Cap. 8. ***
Capitolo 10: *** Cap. 9. ***
Capitolo 11: *** Cap. 10. ***
Capitolo 12: *** Cap. 11. ***
Capitolo 13: *** Cap. 12. ***
Capitolo 14: *** Cap. 13. ***
Capitolo 15: *** Cap. 14. ***
Capitolo 16: *** Cap. 15 ***
Capitolo 17: *** Cap. 16. ***
Capitolo 18: *** Cap. 17 ***
Capitolo 19: *** Cap. 18 ***
Capitolo 20: *** Cap. 19 ***
Capitolo 21: *** Cap. 20 ***
Capitolo 22: *** Cap. 21 ***
Capitolo 23: *** Cap. 22 ***
Capitolo 24: *** Cap. 23 ***
Capitolo 25: *** Cap. 24 ***
Capitolo 26: *** Cap. 25 ***
Capitolo 27: *** Cap. 26 ***
Capitolo 28: *** Cap. 27 ***
Capitolo 29: *** Cap. 28 ***
Capitolo 30: *** Cap. 29 ***
Capitolo 31: *** Cap. 30 ***
Capitolo 32: *** Cao. 31 ***
Capitolo 33: *** Cap. 32 ***
Capitolo 34: *** Cap. 33 ***
Capitolo 35: *** Cap. 34 ***
Capitolo 36: *** Cap. 35 ***
Capitolo 37: *** Cap. 36 ***
Capitolo 38: *** Cap. 37 ***
Capitolo 39: *** Cap. 38 ***
Capitolo 40: *** Cap. 39 ***
Capitolo 41: *** Cap. 40 ***
Capitolo 42: *** Cap. 41 ***
Capitolo 43: *** Cap. 42 ***
Capitolo 44: *** Cap. 43 ***
Capitolo 45: *** Cap. 44 ***
Capitolo 46: *** Cap. 45 ***
Capitolo 47: *** Cap. 46 ***
Capitolo 48: *** Cap. 47 ***
Capitolo 49: *** Cap. 48 ***
Capitolo 50: *** Cap. 49 ***
Capitolo 51: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


*****

Il tempo, il signore indiscusso che controlla ogni nostra azione.

Avanza senza sosta, senza fermare la sua corsa trasformando i giorni in settimane, le settimane in mesi, e i mesi in anni.

Le tracce del suo percorso sono sempre presenti, tra un ciclo lunare e l’altro, nel susseguirsi delle stagioni.

Ma c’è un posto, nascosto agli occhi indiscreti custodito nelle sacre mura del monte Hakurei, dove il tempo sembra essersi fermato.

Nella valle protetta da generazioni dal clan Haruno, vi è un millenario albero di ciliegio, il rosa dei suoi petali riflesso ogni giorno nelle acque del lago che gli fornisce linfa vitale.

Ogni equinozio di primavera un piccolo e fragile bocciolo fiorisce a rimpiazzare quello sfiorito in autunno.

Il medesimo numero di boccioli presenti sull’albero favorisce a mantenere l’equilibrio degli abitanti del regno di Konoha.

Umani: leader eccellenti che, nonostante la loro breve vita, hanno imparato a tramandare di generazioni in generazioni le conoscenze e le tecniche necessarie.

Demoni: longevi esseri dotati di straordinari poteri, capaci di dominare ed essere dominati, ferire e curare.

Miiko: Donne dotate di poteri predestinati alla purificazione dell’anima.

Samurai: Seguendo rigidi principi, riescono a far sopravvivere leggende e arti.

Le terre di Konoha sono suddivise nei vari clan umani e demoniaci, nei quali territori sorgono tempietti gestiti da Miiko e demoni minori.

Questo fragile e agognato equilibrio durerà per sempre? Se il giorno 21 marzo la nuova vita nata sul ciliegio verrà distrutta, allora anche il mondo ne subirà le conseguenze.

*******************

Le fiamme ardevano inglobando nel loro vermiglio colore qualsiasi cosa.

L’erba era secca, lapilli incendiavano la boscaglia sollevando una densa coltre di fumo per la valle del monte.

Un uomo sulla ventina si faceva largo tra la sterpaglia in fiamme, mantenendo umida d’acqua la maschera nera che gli copriva il viso.

Tolse il mantello, incastrato in un ramo, per poi continuare la sua corsa in direzione della donna bionda stesa a terra –Tsunade, guardami forza-

La donna diresse lentamente le iridi nocciola in direzione di quella voce –Kakashi- l’uomo fece cenno di assenso con il capo sfiorando con i polpastrelli la ferita sul ginocchio dell’amica.

Ecco perché non aveva risposto subito alle sue chiamate –La tua paura del sangue non passa vero? – lei non rispose limitandosi a distogliere lo sguardo.

-Non voglio farti prediche, ma ora dobbiamo sbrigarci a raggiungere Izayoi, era già entrata in travaglio quando la prima freccia infuocata è stata scagliata-

Tsunade si alzò a fatica, iniziando a zoppicare –Kakashi, dobbiamo salvare assolutamente Izayoi, se le previsioni dell’oracolo sono esatte allora-

-Lo so- la interruppe lui –i 400 anni sono giunti al termine-

Si diressero a nord, man mano che avanzavano, videro che la vegetazione era meno bruciata e la cosa li rassicurava.

La ferita di Tsunade seguitava a sanguinare, la donna si appoggiò alla pietra di una grotta e, aiutata da Kakashi sbucò dalla parte opposta dove il ciliegio millenario continuava a fiorire, il rassicurante rosa dei petali circondato dal nero del fumo.

Ai piedi dell’albero una donna era sdraiata, sofferente, allo stremo delle forze –Izayoi-  urlò Kakashi cercando di prestare soccorso alla donna.

Tsunade si accovacciò a fatica, controllando la situazione della donna –Partorirà a breve, ormai le contrazioni sono molto ravvicinate-

L’uomo annuì, tolse la bandana che copriva i capelli bianchi e la immerse nel lago, per poi inumidire il viso di Izayoi; le ciocche di capelli castani erano appiccicate alla pelle nivea a causa del sudore –salvala- sussurrò la donna.

-Izayoi stai calma, ce la faremo- disse Kakashi sollevandola appena, mentre Tsunade cercava di aiutare la donna nel parto, contrastando la sua fobia per il sangue.

-No, ascoltami Kakashi, io, ormai non ho più le forze, non … so se riuscirò a vedere la mia bambina- 
Gli scuri occhi di Kakashi si sgranarono – non dire così ce la farai- si interruppe quando vide il rombo viola sulla fronte sparire e delle linee nere segnare il viso della donna.

La tremante mano di Izayoi prese quella di Kakashi –volevo esserle vicino, aiutarla a camminare, prepararle da mangiare …- faticava a parlare ma doveva parlare – sostenerla per le pene d’amore, vederla ridere … abbracciarla-

Kakashi ascoltava tutto quello che le stava dicendo –Kakashi … io non potrò farlo quindi per favore … ti affido questo compito-

Kakashi era allibito –Izayoi …- 
Gi sorrise sfiorandogli il viso –Fallo tu al mio posto-

Una lacrima scivolò bagnando la maschera nera, Kakashi strinse gli occhi annuendo all’ultima richiesta della donna per poi aspettare la fine dello straziante urlo inghiottito dalle fiamme.

*********************

Calpestò il manto erboso, sebbene le fiamme avessero raso al suolo la maggior parte dei territori appartenenti al clan Haruno, la zona nei pressi del ciliegio era pressoché intatta.

Le iridi cremisi si posarono sul corpo esanime della donna ai piedi del ciliegio, le diede uno scossone col piede constatandone la morte –Beh, i tuoi occhi ci hanno guidato sulla strada giusta- l’uomo si girò in direzione di una donna in kimono, la candida chioma copriva le guarnizioni floreali della stoffa –Kaguya-

-Avevi forse dei dubbi Naraku? In quanto membro del clan Hyuga, questi occhi sono capaci di guidarmi al ciliegio dei quattro spiriti quando voglio- volse lo sguardo di ghiaccio verso il basso sussurrando il nome della donna.

-La bambina non c’è, è nata poco prima del nostro arrivo- rispose Naraku –quell’impiccione di Kakashi deve averla salvata-

-Poco importa- rispose lei avvicinandosi ad un ramo del ciliegio, un piccolo bocciolo aveva appena iniziato a schiudersi.

Naraku cercò di controbattere ma lei lo fermò con un movimento della mano –grazioso vero? Sembra così strano che il destino di Konoha risieda sulle spalle di questo piccolo e fragile fiore-

L’unghia affilata sfiorò uno dei petali –Hai avvisato Kagura e Gin? –

-Si- disse Naraku
–Bene, molto bene-

Una fiamma blu inglobò il bocciolo, riducendolo in cenere.

***************

Il pianto di un bambino ruppe il silenzio della notte –sshh, buona piccola va tutto bene- Kakashi accarezzò la piccola testolina rosa della bambina, cercando di placare le sue lacrime.
–Sarà un compito arduo occuparsi di lei-

L’uomo notò  Tsunade arrivare con un cavallo –Ho chiesto a un contadino, ti accompagnerà col calesse fino al villaggio umano dove abita-

-In quale territorio è? – Chiese lui, i territori umani erano controllati da quatto Clan principali: Nara, Kudo, Mori e Toyama.
–Nel clan Nara, non devi preoccuparti, è un bell’ambiente; io raggiungerò a cavallo la montagna Yoro, Jiraiya mi deve un favore-

Kakashi vide la piccola calmarsi, era così bella; le guanciotte paffute arrossate dall’aria serale, il rombo viola ancora piccolo sulla fronte ricoperta dalle poche ciocche dell’insolito colore.

-Grazie Tsunade, ce la caveremo in qualche modo-

La donna salì a cavallo allontanandosi, lasciando Kakashi da solo.

Si avvicinò al carro pieno di fieno dove vi salì con l’aiuto del contadino –Da oggi sarai sola con me, ma non preoccuparti, riusciremo a rimediare alla sciagura compiuta questa notte, il tuo clan non è morto-

Il carro iniziò piano a muoversi nella boscaglia, l’uomo si tolse la maschera nera, cosa assai rara, per posare un piccolo bacio sulla fronte della neonata –Fidati … Sakura-



Note autrice: questa pazza idea è nata sotto l'ombrellone parlando con una mia amica che adora le tre serie protagoniste di questa storia.
Spero vi possa piacere, i suggerimenti sono più che benvenuti!

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Capitolo 2
*** Cap. 1. ***


Territori clan Nara, 21 anni dopo.

Un raggio di sole colpì le ciocche rosa sparse sul futon, una smorfia infastidita si disegnò sul giovane volto, prima di aprire le iridi verdi e indirizzarle verso le coperte disfatte.

Si alzò sbadigliando camminando lentamente fuori dalla stanza quando inciampò nel lembo rialzato del tatami, cadendo rovinosamente a terra –SHANNARO- si massaggiò il fondoschiena prima di trovarsi davanti Kakashi con un sorrisetto divertito –Sakura, Sakura … la tua goffaggine non cambierà mai-

Mise il broncio afferrando la mano dell’uomo per alzarsi, scosse il kimono dirigendosi in cucina, dove era pronta la colazione.

Prese un’abbondante porzione di riso bianco mentre sorseggiava di tanto in tanto la zuppa di miso e assaggiava le verdure al vapore.

-Più tardi ho bisogno che mi recuperi l’acqua al pozzo, per pranzo ho intenzione di preparare un bello stufato-

Sakura alzò il sopracciglio contrariata – parli tutto il giorno di faccende domestiche, cibo o condizioni climatiche, mi sembri un vecchio brontolone decrepito invece di un uomo nel fiore degli anni-

-Oh- disse Kakashi –questi sono gli aspetti che mostro a te-

-Sono curiosa di sapere che cosa nascondi sotto il tuo futon- disse lei sfoggiando un ghignetto malefico dal bordo della ciotola.

-Non sono cose adatte ad una ragazza pura come te- rispose sincero – a meno che non mi nascondi qualche cosa sotto il tuo di futon, hittai-

Sakura gli aveva tirato un calcio nel fianco –Non ho pensieri pervertiti come i tuoi-

Kakashi sorrise massaggiandosi il fianco –verrà anche per te Sakura, il momento che ti innamorerai di qualcuno-

-Come è successo a mamma e papà? -  l’espressione di Kakashi cambiò, erano poche, le volte che parlava dei suoi genitori a Sakura.

Ovviamente le aveva detto che non era lui suo padre, ma c’era sempre qualcosa che gli impediva di rivelarle la verità –Sakura-

-Oh per favore, io non so praticamente nulla di loro a parte il nome di mia madre, tu li hai conosciuti dimmi come erano- sospirò abbassando la ciotola –prima o poi lo farò-

Sakura sbuffò –dici sempre la stessa cosa-

Terminarono la colazione nel silenzio più assoluto, poi Sakura andò a cambiarsi, indossando il kimono rosso che le piaceva tanto, sistemò i capelli meglio che poteva per nascondere quella, a suo detto, abnorme e spaziosa fronte che si ritrovava.

Sfiorò una delle ciocche fermandosi a fissare il suo riflesso … capelli rosa, e da dove erano spuntati?

A quanto diceva Kakashi ce li aveva dalla nascita, nessuna strana pozione o maleficio glieli avevano tinti, ma era tutto così innaturale, dal suo aspetto al mistero intorno alla sua nascita … chi era lei?

Si recò sul retro della modesta abitazione afferrando il secchio di legno.

-Stai attenta mentre vai al pozzo- disse Kakashi arrivando in quel momento –il numero delle guerre è aumentato negli ultimi anni-

Sakura annuì –non preoccuparti, tornerò prima di mezzogiorno- dunque la ragazza salutò Kakashi e iniziò ad avventurarsi lungo la stretta stradina che conduceva al pozzo.

Era difficile camminare tra sassi e radici, i tacchi delle scarpe franavano a contatto con la terra arida.

Oltrepassò la radice a vista di una quercia per poi svoltare a sinistra e ritrovarsi in una piccola piana dove vi era il pozzo –uff- sbuffò asciugandosi le goccioline di sudore –questa estate è bella calda, spero il pozzo non sia a secco-

Le tremarono leggermente le mani nell’assicurare il secchio alla vecchia corda del pozzo, lasciò cadere il recipiente e, dopo un po’, iniziò a issare.

-Si! – esultò vittoriosa vedendo l’acqua limpida nel secchio –Pancia mia preparati, a pranzo assaggerai il famoso stufato di Kakashi-

-Sakura Haruno-

La ragazza poté udire una roca voce dietro di lei, a causa dello spavento mollò il secchio che perse il liquido al suo interno.

Si voltò lentamente ritrovandosi di fronte ad un uomo sulla quarantina; i lunghi capelli argentati erano legati in una coda di cavallo che ricadeva sul kimono nero con guarnizioni rosse.

La cosa che le fece raggelare il sangue nelle vene, furono gli occhi dello sconosciuto –quegli occhi, uno sguardo distaccato e freddo come quello appartiene a chi è in grado di uccidere senza esitazione- Sakura non capiva, chi era? Cosa voleva da lei? Kakashi le aveva insegnato qualche tecnica di autodifesa ma quello lì non scherzava affatto.

Deglutì afferrando il piccolo kunai che teneva dietro la schiena –Chi sei tu? Cosa vuoi da me? E perché mi hai chiamata in quel modo? –

L’individuo fece scivolare le dita della mano sul codolo della sua katana, il sole estivo batteva sulla lama tagliente –è il tuo nome … questa è la prima volta che lo senti nominare- si avvicinò –e sarà anche l’ultima-.

Lo sconosciuto fece per estrarre la spada dall’ Obi, ma d’un tratto una freccia venne scoccata passando vicinissimo all’uomo, ferendogli una guancia per poi conficcarsi nel tronco di una betulla.

Sakura indietreggiò inciampando nel secchio vuoto, un secondo uomo era uscito dalla vegetazione parandosi tra lei e l’uomo in nero.

Si voltò –scappa-

Dal vestiario bianco e verde sembrava un funzionario del palazzo Nara, il cappello a cono in testa nascondeva il suo viso fatta eccezione per i suoi vermigli occhi puntati su di lei –ma … io-

-Corri, ORA-  parò un colpo con la sua Katana permettendo a Sakura di correre nella boscaglia.

Corse con tutta la forza che aveva in corpo … che cosa stava succedendo?

**************

Territori Clan Kudo, palazzo.

Yukiko si aggirava pensierosa nei corridoi della magione sbuffando di tanto in tanto –quando beccherò quel bellimbusto gli darò una lavata di capo- bussò piano sul legno dello shoji per poi entrare nello studio del marito Yusaku, capo del clan Kudo.

Non la sorprese affatto scorgere il capo del consorte immerso da rotoli, pergamene e pennelli, mentre si puliva i segni di china rimasti in viso.

-Oh Yukiko, sei tu- esclamò poggiando il pennello –Shinichi è scappato di nuovo per caso? –

-Centro- sospirò esasperata lei – proprio oggi che dovete recarvi al Palazzo Nara per il torneo di Katane-

-Lo conosci- rispose il marito –a differenza di Kaito è un topo di biblioteca appassionato di libri, in questo momento sarà sicuramente immerso in qualche lettura o impegnato a studiare strategie per il nostro clan-

Yukiko afferrò alcuni manoscritti sparsi sul pavimento –a che punto sei col tuo nuovo manoscritto? A quanto rammento il capo Clan Nara è appassionato dei tuoi scritti-

Il marito sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi mostrando un plico di pagine legate insieme con uno spago, gli ideogrammi sulla copertina rossa recitavano il titolo “Il mistero del pozzo maledetto” –Finito, e devo dire che mi sento piuttosto soddisfatto del risultato finale, devo solo trovare qualcuno disponibile a farne delle copie –

Yukiko prese una cassa di legno, posandoci all’interno libri, rotoli e il necessario per scrivere –sei l’unico che si porta appresso più carta che kimono per un viaggio-
Il marito ridacchiò colpevole –già, ma conosco qualcuno che si porterebbe dietro tutta l’armeria … non è vero Kaito? –

Yukiko sgranò gli occhi nel vedere il figlio minore nascosto dietro un armadio –cosa ci fai lì? –

-Volevo solo dare un’occhiata al manoscritto di papà- spiegò lui

-Uhm- disse Yukiko – non è da te, è più una richiesta che farebbe Shinichi-

-Beh ma siccome lui non c’è- si affrettò a dire Kaito.

Il padre gli tese il libro –richiesta strana o meno, mi fa piacere questa tua domanda, hai una grande tecnica nel combattimento, ma grazie ai libri puoi non solo allenare il tuo fisico, ma anche la mente-

Il padre gli mise una mano sulla spalla –ricorda Kaito, ci saranno persone più forti di te che incroceranno il tuo cammino; in quel caso la tua intelligenza sarà l’unica arma in grado di proteggerti-

-Della serie … ferisce più la penna della spada? – domandò scettico
–qualcosa del genere, anche se so benissimo che la tua azione è volta al mio permesso per partecipare al torneo di Katane del clan Nara-

Kaito sussultò colpevole scaturendo una risatina da parte della madre –ora ti riconosco Kaito, sta di fatto che il cervellone della famiglia non è presente-

-non preoccuparti Yukiko- disse Yusaku –è da 2 giorni che non lo vedo in giro, questo significa che si è già messo in marcia da solo-

-E perché? – domandò la moglie
–questo non so dirlo ma forza, è ora di prepararci-

Kaito sistemò i pacchi sul suo fidato destriero per poi seguire il padre verso il clan Nara –Baka Shinichi- pensò – alza tutto questo polverone, allungando il viaggio per passare dal clan Mori, e tocca a me coprirlo-

-Kaito hai già iniziato a leggere il libro? –

-A no papà, lo stavo giusto per fare-
Yusaku sorrise –bene, ci sono proprio un paio di punti che vorrei leggessi con più attenzione … in assenza di Shinichi fai tu la sua parte-

Kaito sorrise forzato, chiedendosi poi cosa avesse fatto di male per avere un fratello del genere.

**************

Non era rientrata a casa, non dopo tutto quello che era successo.

Le sue gambe si erano istintivamente mosse verso il villaggio, e ora era lì a fissare le pagode verdi del Palazzo Nara.

Lo sapeva per certo, che l’unica persona in grado di far luce sui suoi misteri risiedeva lì.

Spinse la porta circolare dell’entrata principale, svoltò a destra percorrendo un vasto cortile che conduceva ad una passerella di legno sospesa, i raggi estivi illuminavano le acque dei laghetti mosse lievemente dalle carpe che nuotavano al loro interno.

Mosse uno shoji e scese delle scale fino a raggiungere una vasta stanza completamente ricoperta di scaffali stracolmi di libri.

-Sakura –chan-

La ragazza si voltò notando un dolce viso sorridergli –Rin –chan come stai? – chiese abbracciandola.

Rin era la sorella più piccola del capo clan, i suoi occhi innocenti erano costantemente fissi su ideogrammi di ogni tipo, passava ore ed ore chiusa nella biblioteca di famiglia, considerata la più ricca dopo quella della famiglia Kudo.

Sakura sapeva che in uno di quei manoscritti, forse avrebbe capito qualcosa di più su chi lei fosse.

-Rin ascolta, so di averti già fatto questa domanda un sacco di volte ma-

La ragazza la bloccò subito –No Sakura-

-Ascoltami- disse seria –oggi sono stata avvicinata da un losco individuo-

L’espressione di Rin cambiò –quanto losco? –

-A tal punto da farmi correre a gambe levate, aveva una katana e mi ha chiamata Haruno capisci? Il cognome di mia madre! –

-Ma- Rin era titubante – Come fai a-

-Questo risale a 10 anni fa, ho per puro caso spiato una conversazione tra Kakashi e tuo fratello, tranquilla so che Shikamaru non ti permette di parlarmi su mia madre ma, ora è diverso Rin … io voglio sapere chi sono! –

Gli occhi nocciola della ragazza si chiusero in una rassegnata espressione –d’accordo-

Un sorriso si dipinse sul volto di Sakura –Davvero? –

-Si- rispose lei –Ci dovrà essere qualcosa che ti interessi … ma solo per oggi; devi promettermi che se non troverai nulla smetterai di cercare e aspetterai che sia Kakashi a rivelarti di più sulla tua famiglia-

-Promesso, allora da quale scaffale incomincio? –

-Non da questi di sicuro, vieni seguimi- disse Rin prendendo un mazzo di chiavi dalla tasca del kimono e dirigendosi verso l’uscita
–e dove? –

Lei si fermò voltandosi verso l’amica –Nella sala Hokage-

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Capitolo 3
*** Cap. 2. ***


La sala Hokage, era una delle quattro sale destinate alla conservazione di materiali letterari o scritti storici delicati e molto importanti per lo stato di Konoha.

Non avendo un potere centrale, le quattro popolazioni principali decisero di scegliere un clan tra loro e custodirne i materiali di appartenenza dei propri clan.

Le sale contenevano gli ideogrammi identificabili nei 4 elementi terrestri:

Ho (fuoco)

Tsuchi (roccia)

Mizu (acqua)

Kaze (vento)

Le sale essendo nascoste agli occhi dei cittadini vennero definite ombre (Kage) da qui, la varia formulazione dei nomi.

La stanza Hokage nel palazzo appartenente al clan di umani Nara, la stanza Tsuchikage custodita del cuore della montagna Uchiha, Mizukage, in quanto l’acqua è un elemento sacro è custodita e protetta dalle Miiko del clan Hyuga mentre la sala Kazekage è protetta dalla più antica e nobile famiglia di samurai, il clan Hattori.

Rin aveva imparato tutta la storia di Konoha a memoria, e sapeva benissimo che nella sala Hokage Sakura avrebbe scoperto qualcosa sul suo conto.

La ragazza era afflitta da dubbi che fin da troppo tempo le avevano nascosto ma, in fondo, chi può decidere cosa sia giusto o meno?

Rin percorreva velocemente i corridoi del palazzo, Sakura si trovava da sola nella sala e lei doveva assolutamente parlare con suo fratello.

-ouch- per la fretta si scontrò contro un funzionario –mi scusi- lui non le rispose guardandola da sotto il cappello di vimini con uno sguardo truce, dopo di che si allontanò.

Restò ferma per pochi secondi per poi correre verso la sala imperiale –questa situazione non mi piace per niente-

***************

Territori clan Mori.

Il sole cocente batteva senza tregua sulle taglienti lame delle katane, gli opponenti continuavano a sferrarsi colpo su colpo incuranti della fatica e della calura estiva.

Una ragazza sui 20 anni teneva fieramente testa ad un uomo sui 45, i lignei tacchetti delle calzature calpestavano velocemente l’erba, i loro passi erano veloci, fulminei.

-Ran, Kogoro, non affaticatevi per favore-

I due si fermarono, katane incrociate, a guardare la figura appena apparsa vicino all’albero di noce.

-Eri, cosa ci fai qui non dovresti affaticarti troppo- l’uomo corse verso la donna visibilmente preoccupato
–papà ha ragione mamma- disse Ran – non è passato molto da quando ti sei sentita male l’ultima volta-

-Vi preoccupate entrambi troppo- esclamò lei –sto bene, ho preso le medicine e sono solo venuta a portarvi del thè fresco-

Ran si avvicinò ai genitori asciugandosi il sudore che grondava dalla nivea pelle.

Slegò i lunghi capelli castani e, dopo aver ringraziato per il cibo bevve un sorso del liquido –ah, ci voleva proprio, gli allenamenti di papà sono sempre estenuanti-

-Ma ora sei in grado di tenermi testa mia cara- esclamò esultante Kogoro – in quanto futura e unica erede del clan Mori, è tuo dovere primeggiare nel combattimento, come fecero i tuoi antenati-

-Lo capisco padre- annuì lei –e a questo proposito, so che a breve dovrete partire per il palazzo Nara-

-Esatto- esclamò lui –sono già in ritardo, Shikamaru Nara mi ha offerto il ruolo di giudice al torneo di Katane e arti marziali che si tiene ogni anno nel palazzo-

-giusto appunto mi chiedevo- disse Ran –non è che potrei …- fece una pausa titubante mordicchiandosi il labbro –partecipare anche-

-NO- fu il solenne rifiuto indetto da Kogoro.

Ran sussultò –ma, perché? –

-Te l’ho già spiegato, non tutti i clan sanno della tua esistenza e intendo introdurti al mondo della nobiltà di Konoha come si deve e non a tirare sciabolate ad estranei-

-Estranei come lo sono io per loro- rispose Ran –se come dici l’utilizzo di armi bianche e marziali è la specialità del nostro clan, non ha senso impedirmi di affrontare altri opponenti, non credi che potrei migliorare il mio allenamento se-

-Il tuo allenamento è già perfetto Ran, non si discute- la zittì seccato lui – partirò tra un’ora, il torneo inizia a mezzogiorno, e ora sono le dieci, per fortuna il nostro clan è il più vicino a quello Nara-

Ran era rimasta a testa bassa per tutto il tempo, si voltò correndo fuori dal palazzo –Ran- la chiamò la madre
–lasciala- disse Kogoro – un giorno capirà, il suo destino in quanto unica erede è già stato scritto; per il momento, non intendo coinvolgerla in questioni statali-

-Vuoi sempre proteggerla da tutto, prima o poi dovremo parlarle di-

-non adesso- ribatté Kogoro –ora vado a preparare la partenza-

Eri annuì rientrando in casa e preparando il necessario per la partenza del marito, non sapendo però che la sua ostinata figlia in un modo o nell’altro a quel torneo voleva partecipare.

**************

-A costo di andarci a piedi io a quel torneo ci partecipo- aveva afferrato Katane, armature e quel poco necessario per vivere lontano da casa per un pomeriggio e, con la sola forza di volontà e un’incazzatura molto pesante ,aveva iniziato a camminare sotto il sole estivo per dirigersi verso il palazzo Nara.

-Cocciuto di un padre che non mi lascia un minimo di libertà, non voglio vivere sotto una teca di vetro- sbottava mentalmente Ran.

-è dall’età di 3 anni che mi allena senza sosta, praticamente le mie giornate si riassumono in “allenamento”; con le katane, in arti marziali, meditazioni sotto le cascate gelate anche a dicembre, sollevamento pesi, corse, riso bianco bollito ogni giorno con l’alternanza di pesce e carne solo una volta a settimana … SCHIAVISTA-

Avanzava furente con le armi collocate in qualche modo in un fagotto e caricate in spalla quando –qalcosa la turba signorina? il suo viso alterato farà rannuvolare questa giornata estiva-

Il sopracciglio di Ran si alzò nervoso –scusi? – ripeté girando la testa alterata – non mi pare di averle dato il permesso di- si bloccò di colpo notando la persona che aveva pronunciato quella frase.

Un ragazzo della sua stessa età in sella ad un cavallo marrone, gli occhi più azzurri del cielo che li sovrastava, e uno sguardo penetrante che mai avrebbe scordato in vita sua –e sarebbe un vero peccato sa? – rise di gusto allentando il copricapo calato sui capelli castani.

–Shinichi!!!- esclamò raggiante –com’è che ora ti metti a fare il cascamorto con i passanti? -

Lui rise –solo con chi si merita le mie adulazioni, lo sai che mi diverte farti arrabbiare-

-Antipatico- scherzò lei facendogli la linguaccia.

-Cosa ci fai da queste parti da sola? –

-Devo andare nei territori Nara- spiegò lei
– un po’ lunghina la strada senza cavallo- disse Shinichi

Ran sospirò –beh la mia resistenza fisica è ottima-

-Non ne dubito- rispose lui – ma mi sentirei più tranquillo se ti ci accompagnassi io, guarda caso ho un impegno a palazzo-

Ran lo guardò stranita –a palazzo? E perché? –

Shinichi si freddò all’istante.

Conosceva Ran da quando erano bambini, ma nonostante tutti quegli anni di amicizia, non era mai riuscito a rivelarle di essere l’erede del clan Kudo.

Il suo sorriso spontaneo lo aveva contagiato da subito, e infondo, gli piaceva passare il tempo con lei –niente di preoccupante tranquilla, ti aiuto a salire-

Dopo un commento sulla mole del bagaglio della ragazza e un suo imbarazzante sorrisetto, i due iniziarono a cavalcare verso il palazzo Nara.

Shinichi notò le mani sudate che tenevano le briglie di Ai, la sua giumenta, consapevole che quell’agitazione era dovuta alla presenza della ragazza.

I lunghi capelli di Ran mossi dalla brezza gli solleticavano il viso, e notò il leggero rossore che aveva dipinto le gote della ragazza quando le aveva circondato il corpo per proteggerla da eventuali cadute.

Si, a Shinichi piaceva da morire Ran.

Era bastato un solo sguardo e il suo cuore aveva iniziato a vibrare.

I ranghi e i doveri della sua posizione gli imponevano di eseguire mansioni senza di lei, ma è per certo che Ran era e sarà sempre nel suo cuore.

Ran strinse le maniche del kimono blu di Shinichi per evitare una caduta.

Il suo cuore le stava esplodendo nella cassa toracica, non poteva rivelare a Shinichi che intendeva partecipare al torneo di Katane, anche per il fatto che non gli aveva ancora rivelato di essere la figlia di Kogoro Mori.

Shinichi rappresentava un mondo nuovo per lei, niente allenamenti spossanti o rigidi schemi.

Solo loro e il loro essere al di fuori dai ranghi.

Ripensò al loro primo incontro.

Era scappata da palazzo piangendo dopo l’ennesimo allenamento estenuante.

Aveva cinque anni, e la sua piccola testolina non riusciva a capire perché suo padre si comportasse così duramente con lei.

-papà non mi vuole bene? – era una delle frequenti domande che poneva alla madre, oppure –perché devo stare rinchiusa qui? Forse papà si vergogna di me? –

La confusione nella sua testa vi era anche quel giorno, vicino ad un laghetto a piangere da sola, i suoi occhi lilla riversavano lacrime salate nelle dolci acque dello specchio d’acqua.

Un fruscio improvviso aveva spinto la ragazza a girarsi trovandosi di fronte due bambini molto simili, erano gemelli.

Nonostante l’aspetto i caratteri erano diversi ma si erano subito trovati in sintonia.

Le avevano parlato della loro famiglia e di come amassero loro padre, e in quel momento le domande erano ricomparse.

Amore … cos’è l’amore?

Poteva veramente definirsi amore il sentimento che suo padre provava?

Entrambi i fratelli erano troppo piccoli per risponderle, ma Shinichi ci provò ugualmente – l’amore è non riuscire a fare a meno di una persona, il solo fatto che guardandola ti senti bene-

-E come faccio a capirlo? Quali prove posso avere? – la risposta fu un semplice –nessuna-

La sua espressione confusa fece chiarire la frase –non tutti hanno lo stesso modo di mostrare affetto, però non credo devi pensare troppo a come fare a capire se una persona ti vuole bene, lo senti a intuito, non cercare un perché … se stai bene con qualcuno allora gli vuoi bene-

Ed eccolo quel sincero e grande sorrisone che Ran aveva mostrato a Shinichi, perché in quel momento aveva capito cosa voleva dire amare qualcuno.

-Siamo arrivati- il cavallo di Shinichi si fermò di fronte alle porte della capitale –dove devi andare di preciso? Ti accompagno fino lì-

-Oh non c’è problema- rispose Ran scendendo da Ai e recuperando le sue cose -continuo a piedi … è stato bello rivederti-

Shinichi le sorrise sincero – anche per me-

Dopo essersi separati Ran corse veloce verso il palazzo più decisa che mai a mostrare le sue abilità di combattimento.

*************

Le iridi verdi di Sakura erano ormai fisse da 5 minuti sugli ideogrammi scritti in china sull’ingiallito foglio di pergamena.

Le dita scorrevano titubanti sullo schizzo di un albero –il ciliegio dei quattro spiriti, regola l’equilibrio dei quattro esseri che vivono nel regno di Konoha, custodito e protetto da secoli dal clan …- il suo cuore iniziò a battere più forte quando lesse il nome - … dal clan Haruno-

Il clan di sua madre, il suo clan dunque?

Girò velocemente la pagina leggendo di una leggenda legata a quel millenario albero, istintivamente si toccò i capelli –la Miiko dai capelli color dei petali può far generare il bocciolo-

Chiuse il volume asciugandosi le lacrime che avevano iniziato a scendere rigandole il volto, era dunque questa la verità?

Si alzò a rimettere a posto il libro, decisa a confrontarsi una volta per tutte con Kakashi, quando un foglietto scivolò dalle pagine, si piegò per raccoglierlo, era presente un solo ideogramma che lesse velocemente –Uchiha-

Quel cognome lo aveva già sentito da qualche parte.

All’improvviso sentì un boato, e la porta della sala aprirsi, spaventata nascose il biglietto in tasca e prese il volume nascondendosi tra gli scaffali – non può essere Rin, mi aveva detto che non sarebbe tornata a prendermi-

Sentì il rumore dei passi avvicinarsi, lenti e pesanti, sicuramente appartenevano ad un uomo.
La schiena urtò uno scaffale quando –Sakura, vieni- si voltò vedendo il volto di Rin far capolino da un’apertura.

-Rin? - domandò stupita –non fare domande e seguimi-

La ragazza fece come aveva detto e sgattaiolò in direzione dell’amica prima che l’uomo misterioso avanzò verso il tavolo dove stava studiando.

Sfogliò un volume trovando un capello rosa incastrato tra le pagine –Sakura Haruno … continui a sfuggirmi-

***************

Shikamaru Nara si definiva un uomo paziente.

Il più giovane erede asceso a capo del clan Nara, cervello invidiato e arguzia pari a quella di un Kitsune.

Più che un Kitsune, Shikamaru amava paragonarsi ad un ragno; tessere pazientemente la sua trappola aspettando che l’avversario ci caschi.

Per fare ciò era indispensabile concentrazione e l’abilità di guidare l’opponente esattamente dove voleva lui, e per Shikamaru la sua scacchiera equivaleva ad una ragnatela.

Che sia a Shogi o in battaglia le mosse che eseguiva erano studiate nei minimi particolari.

Inespressivo e freddo all’esterno ma macchinatore senza eguali nella mente.

Alzò la pedina facendola schioccare sulla tavola lignea “Ho vinto, mio caro Shinichi ti ho battuto di nuovo-

Il ragazzo sospirò affranto –temo tu non abbia rivali Shikamaru-

-Dimmi qualcosa che non so- gongolò estasiato -in tutti questi anni non mi hai mai battuto una volta, ma non preoccuparti Shinichi, il tuo stile è invidiabile, solo contro di me non hai speranze-

-Rassicurante- sospirò l’erede del clan Kudo – mio padre e Kaito sono già arrivati? –

-Si- esclamò Shikamaru alzandosi, diede l’ordine alla servitù di sistemare il tavolo per poi incamminarsi insieme all’amico verso lo spalto che si affacciava sul campo dove si sarebbe tenuto il torneo.

-Kaito è già pronto per l’azione mentre tuo padre è con il capo del clan Mori e con Makoto-

-Makoto Toyama? È strano che non partecipa al torneo-

-Mi sta facendo un favore- rispose Shikamaru –lo sguardo oscurato per un secondo – il capo clan non ha potuto recarsi qui, quindi Makoto svolge il ruolo di giudice-

Shinichi annuì non indagando ulteriormente, sapeva quanto Shikamaru non amasse toccare quell’argomento.

Arrivarono nel tavolo dedicato ai giudici, Shinichi notò la presenza dei partecipanti già schierati pronti al fischio d’inizio “In bocca al lupo fratellino” pensò Shinichi prima di sentire un pesante sguardo indirizzato verso di sé.

Kogoro Mori … doveva immaginarselo.

A causa del suo stretto contatto con quel clan e in mancanza di eredi, il clan Kudo avrebbe controllato anche le terre del clan Mori in futuro quindi era naturale che non andasse d’accordo con i suoi membri.

Ma la cosa strana era che succedeva solo con lui, le poche volte che veniva a trovare i suoi genitori brindava a sakè fino ad esplodere, dava consigli strategici a suo padre e tecniche di scherma a Kaito.

Solo con lui si comportava così, lo guardava come un cane cerca di proteggere il proprio cibo … mah e chi lo capiva.

-Shikamaru-

Shinichi si voltò vedendo 2 ragazze avvicinarsi all’amico, la prima era Rin, l’aveva incrociata di sfuggita molte volte, ma l’altra non l’aveva mai vista di persona –capelli rosa? Non mi dire che-

Shikamaru annuì e si diresse verso il balcone –Partecipanti al torneo di Katane, vi scusiamo per l’inconveniente nel voler affrettare i tempi ma a causa di impegni del nostro clan anticiperò l’inizio del torneo ad ora-

Un mormorio si alzò tra i concorrenti, tutti indossavano armature che coprivano il viso e le parti più deboli del corpo – sarà successo qualcosa? – si chiese Ran.

Kaito sbadigliò annoiato, non gli interessava per quanto tempo sarebbe durato il torneo, l’importante era finirla alla svelta e vincere.

-Come capo clan do ufficialmente inizio al torneo, vi prego dunque di indirizzarvi nei luoghi indicatovi dai funzionari e che vinca il migliore-

Sakura sgranò stupita gli occhi nell’osservare i vari opponenti schierarsi pronti a combattere, Rin le aveva assicurato che finito quel torneo avrebbe saputo tutta la verità … già ma quale?

Un’altra storiella inventata per farla stare buona o quella vera?

Inspiegabilmente si infilò la mano in tasca rileggendo l’ideogramma disegnato sul pezzettino cartaceo, Uchiha … dove aveva già sentito questo nome?

Il canto delle cicale venne coperto dal tagliente rumore di Katane, Kunai e colpi di calci e pugni.

Poco distante un corvo dagli occhi rossi osservava i movimenti all’interno del palazzo, si alzò in volo facendo cadere qualche foglia dal ramo dove si trovava, coprendo per un istante i raggi del sole cocente con lo scuro battito di ali.

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Capitolo 4
*** Cap. 3. ***


Kakashi era appoggiato al lato dello shoji della cucina.

Sospirò guardando i pezzi di verdure sul tavolo di fianco ai tagli di carne e alle erbe triturate –Sakura è in ritardo, inizio a preoccuparmi-

In quell’istante sentì un rumore di passi avvicinarsi; si voltò –Sa-

Si bloccò stupefatto quando, al posto della chiassosa coinquilina vide una ragazza avvolta da capo a piedi da un Kimono bianco con filamenti acquamarina, i lunghi capelli neri ricadevano morbidi sul candido viso.

I suoi timidi occhi celesti incrociarono quelli di Kakashi, che era rimasto senza parole –è passato tanto tempo da quando ti ho vista l’ultima volta, eri ancora una bambina-

Lei sorrise –Ciao, Kakashi-

-Ciao, Hinata-

***************

Lo scontro finale stava per iniziare, i due opponenti uno di fronte all’altro, stanchi e affannati ma con tutta l’intenzione di arrivare fino alla fine.

Kaito strinse l’impugnatura della Katana –e così mi dovrò battere con un partecipante anonimo, eh; mancanza di fegato.

Ne ho visti altri come lui, desiderosi di combattere ma troppo preoccupati dagli sguardi di pena e pietà quando vengono sconfitti a tal punto da indossare una maschera in volto; odio non sapere chi sto affrontando-

Ovviamente anche lui indossava una maschera protettiva, ma il suo avversario aveva oscurato lo stemma del clan di provenienza.

Shikamaru si avvicinò alla balaustra, dando un segno d’assenso ai 2 contendenti, i quali sguainarono le loro Katane iniziando a combattere l’ultima battaglia.

-Questo tipo è in gamba lo devo ammettere- pensò Kaito –si muove con naturalezza e molto velocemente con scarpe tipiche, io stesso ho dovuto pregare Kogoro Mori per migliorare le mie doti di combattimento-

Kaito deviò un calcio riservato alla mascella e parò un colpo di Katana per poi lanciare 2 kunai ai piedi dell’opponente.

Lui si scostò per evitare di restare ferito e, dopo essersi voltato riuscì a bloccare di schiena un colpo di katana.

-Wow che parata- esclamò Shinichi
–um, davvero notevole- concordò il padre – che ne dici Kogoro? Uh? –

L’uomo non rispose, gli occhi erano fissi sulla battaglia, aveva tenuto d’occhio quel ragazzo per un po’ –quel colpo non è facile da parare, Kaito aveva altissime possibilità di vittoria, anche un soldato semplice del mio clan non sa parare quell’attacco-

L’avversario di Kaito si abbassò cercando di colpire l’armatura con un colpo del gomito, ma il giovane Kudo si allontanò per poi continuare a incrociare le lame.

-Adesso mi ha stancato- colpì il codolo della sua Katana, ovviamente non puntava a disarmarlo ma bensì a tenere occupata la sua attenzione a non far cadere la Katana, mentre con un Kunai colpì l’attaccatura del casco –e ora … giù la maschera-

Un boato di stupore si alzò tra gli spalti quando il casco colpì il selciato arido; una cascata di capelli castani era ricaduta sulla divisa blu.

Shikamaru strabuzzò piano gli occhi –ah … em … ecco-

-Una ragazza? –Si chiese Sakura decisamente colpita dalla sua bravura.

Yusaku tossì piano girandosi verso Kogoro, le orbite oculari spalancate, i muscoli del viso tesi e grondanti di sudore e la bocca che proprio non riusciva a restare chiusa –quella non è-

-RAN??? – Yusaku si girò stupefatto verso il figlio … come faceva a conoscerla?

-Oh, oh, l’ho combinata grossa- pensò Kaito nell’osservare Ran, sopracciglia corrucciate, gli occhi sembravano due scintille ametista pronte ad esplodere, i denti stretti e la presa sull’impugnatura della spada molto ferrea –se la conosco bene – pensò il povero Kaito impegnato a pregare mentalmente il Dio Bishamonten – è arrabbiata-

La ragazza avanzò continuando a tirare colpi a Kaito, Shinichi dal canto suo era ipnotizzato dai movimenti dell’amica d’infanzia, sfoggiando un sorriso misto tra stima e fascino –credo Shinichi abbia appena smesso di tifare per il fratello- commentò Rin nascondendo un sorrisetto nell’ammirare il ragazzo e Kogoro, lo sguardo di Shinichi paragonabile a chi ha raggiunto il Nirvana, mentre quello del capo Clan Mori sembrava un’anima che si era appena reincarnata in uno scarafaggio.

-Sono fidanzati? – domandò Sakura
–em … circa- ammise Rin

Kaito riuscì a parare l’ennesimo colpo per poi assistere all’imprevedibile … Ran aveva lasciato cadere la katana.

Per norma, chi viene disarmato è automaticamente squalificato, ma ciò non avveniva se era il partecipante stesso a liberarsi dell’arma.

Il ragazzo vacillò leggermente a causa dell’improvvisa azione di Ran e si accorse solo all’ultimo della posizione assunta dalla ragazza prima di sferrargli un pugno dritto nel fianco destro facendolo crollare a terra.

Il torneo era terminato.

Ran sospirò inginocchiandosi, preoccupata su cosa avrebbe detto al padre che, sicuramente la stava guardando, quando il suo sguardo si posò sul viso dell’opponente, scoperto a causa della mancanza della maschera protettiva, staccatasi dall’armatura dopo la caduta –KAITO???? – Esclamò sorpresa.

-Complimenti Ran, hai un gancio sinistro davvero invidiabile-

Shinichi seguitava a sorridere quando vide un luccichio in lontananza avvicinarsi sempre di più verso Ran e suo fratello –RAN, KAITO ABBASSATEVI-

I due si girarono verso Shinichi per poi rendersi conto di un kunai scagliato verso di loro, si rotolarono a terra scansandolo –ma cosa? – Ran era perplessa.

Shikamaru guardò in direzione dell’attacco impallidendo all’istante –Kagura-

Sulla punta di una delle pagode vi era una donna, le curve formose ricoperte a stento da un drappo viola, due ali nere erano spiegate mentre 5 kunai coprivano come un ventaglio il viso lasciando intravedere solo un paio di occhi rossi.

-è una Tengu- disse Rin visibilmente preoccupata –e una di quelli da evitare-

-Makoto- Shikamaru si rivolse al giovane membro del clan Toyama –porta via Sakura, ora-

-Eh? Cosa? Ma-

-Sakura fidati- disse Makoto –seguimi-

Rin le annuì e la ragazza lo seguì all’interno del palazzo.

-Allora è veramente lei- pensò Shinichi –La discendente del clan protettore del ciliegio dei quattro spiriti, Haruno Sakura-

-Questa situazione non mi piace- disse Yusaku con lo sguardo fisso su Kagura.

La demone alzò l’altra mano sfiorando una delle ali per prendere una piuma e scagliarla all’interno del campo.

Un’ombra avvolse l’oggetto iniziando a staccare piume sempre più piccole generando masse informi simili a uomini neri senza volto.

-Ma che diamine sono quelli? – chiese Kaito

Uno di loro avanzò verso i due, Kaito afferrò la katana di Ran rimasta a terra e riuscì a fendere un colpo all’addome dell’ombra.

La ferita, però, non fu fatale, rimarginandosi quasi subito –com’è umanamente possibile??? – chiese Kaito poco prima che un pugno facesse crollare a terra l’essere.

Ran alzò lo sguardo e –papà? –

-Papà? – ripeté incredulo Kaito conscio finalmente del perché un’aura nera circondasse Kogoro ogni volta che incrociava Shinichi.

-Queste creature non sono umane ma demoniache, le nostre katane non possono ferirle o ucciderle, per fare questo serve un’arma forgiata da un demone- spiegò lui –l’unico modo che abbiamo per difenderci ora è metterle KO, con le arti marziali-

-Ok- disse Ran –Kaito conto sul tuo aiuto-

Nel frattempo Sakura e Makoto erano intenti a correre per i corridoi del palazzo –quella donna è venuta per me? – si chiedeva Sakura –per quello che ho scoperto? –

La loro corsa fu fermata da un uomo in kimono bianco e verde, ma Sakura lo riconobbe subito, era il misterioso assalitore della mattina, come d’istinto afferrò un kunai –ci si rivede- disse lui –Sakura Haruno-

Makoto fece scudo col suo corpo afferrando la katana –beh, l’intelligenza non è mai stata il tuo forte Gin-

-Gin? Era così che si chiamava? –si chiese la ragazza osservando i lunghi capelli argentati che davano il nome all’uomo.

-Eh- ridacchiò lui sarcastico –l’avete protetta bene voi altri, ma un uccello in gabbia resiste poco, soprattutto se come lei, prima o poi le sbarre le stanno strette-

Gin afferrò la katana puntandola verso di loro, quando la lama si infuocò –un’arma demoniaca? – si chiese Makoto, ma dovette ricredersi quando Gin gettò la katana mentre altre fiamme lo circondavano.

-Davvero un bel discorsetto lo devo ammettere, ma ti pregherei di non paragonare mai più Sakura-chan ad un uccello –

-Sakura-chan?? E questo chi sarebbe? - si chiese lei osservando scettica il ragazzo dalla zazzera bionda appena apparso alle spalle di Gin.

Camminava svogliatamente con le braccia incrociate dietro alla nuca, lo sguardo leggermente assonnato e imbronciato, le guance gonfie segnate da tre linee orizzontali e i piedi scalzi –attento- disse Sakura quando lo vide avvicinarsi alle fiamme.

Lui aprì le palpebre indirizzando gli occhi azzurri verso di lei –non preoccuparti Sakura-chan, queste fiamme le ho create io – esclamò lui e solo allora la giovane vide cinque code simili a quelle di una volpe sbucare dal kimono.

**************

Ran e Kogoro avevano incessantemente tirato calci e pugni alle ombre create dalla Tengu, ma finché la piuma dalla quale era partito il tutto non sarebbe stata distrutta, quelle ombre continuavano a moltiplicarsi.

Ran colpì il mento di un’ombra e tirò un calcio ad un’altra mentre suo padre colpiva la nuca di due di esse –come se la sta cavando Kaito? – domandò Kogoro.

Ran si voltò verso l’amico, impegnato a tirare colpi con il fodero della katana –se la cava- rispose lei.

-Attenta- urlò il padre vedendo una creatura avvicinarsi alla figlia, Ran si preparò a scagliare un calcio ma una folata di vento la fece cadere sollevando una quantità massiccia di sabbia.

Ran chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò davanti un giovane vestito di rosso, scalzo con dei lunghi capelli color neve e un paio di orecchie canine.

Lo sconosciuto si voltò –ah, maledetta Kagura non impara mai le lezioni; voi altri umani ritiratevi, da qui in poi ci penso io-

-Cosa? – chiese stupita Ran.

Lui non la degnò neanche di striscio impugnando l’elsa di una spada a vista molto antica –em, non per mancare rispetto signor demone- disse Kaito, quelle orecchie non appartenevano di certo ad un umano su questo non ci erano obiezioni –ma è sicuro che quella spada potrà migliorare la situazione? –

-Facciamo come ha detto Kaito –disse Kogoro –guardate-

Il nuovo arrivato estrasse l’arma che, da una vecchia e arrugginita Katana si trasformò in una spada grande quanto lui, nonostante la stazza la lama era perfettamente affilata – wow, ritiro quello che ho detto- disse Kaito.

-Papà chi è quello? –

-Si tratta del figlio minore del demone Inu no Taisho, Inuyasha, e quella è Tessaiga-

-Tessaiga? - esclamarono stupefatti Ran e Kaito .
–Esatto, è l’arma demoniaca più potente esistente nel regno di Konoha-

Ran osservò Inuyasha alzare Tessaiga verso la piuma nera, movimenti d’aria iniziarono a crearsi intorno alla lama gli occhi ambra concentrati sulla sua preda.

Mosse l’elsa generando raffiche di vento l’ungo l’arma
–cosa sta facendo? – chiese Ran .
–sta creando un attacco, di per sé Tessaiga non riesce direttamente a ferire ma ha abbastanza potere per permettere all’energia demoniaca di assorbire grandi quantità d’aria intorno a sé – iniziò a spiegare Kogoro – la pressione generata dal fendente riesce a scagliate una raffica d’aria più tagliente di 1000 katane-

I ragazzi spalancarono gli occhi notando il demone scagliare un flusso d’aria verso Kagura che disintegrò la piuma facendo scomparire all’istante le ombre.

***************

Le fiamme continuavano a lambire la figura di Gin.

-Allora, io ho il compito di proteggere Sakura-chan, quindi tu non le torcerai neanche un capello intesi? –

-Smettila di usare quel suffisso! Ci siamo incontrati solo oggi- protestò lei

-Lascia stare Sakura è fatto così- disse Makoto
–lo conosci? –

-Ti presento Naruto Uzumaki, figlio del capo clan dei demoni volpe, a prima vista non si direbbe ma è un demone molto potente-

-Guarda che ti ho sentito- protestò lui –comunque, è ordine di mio padre catturare qualsiasi membro dell’Akatsuki cerchi di far del male a Sakura-chan-

Akatsuki? Clan Uzumaki? Demoni? La testa di Sakura era zeppa di domande e l’ennesima si aggiunse quando uno shoji laterale fu completamente distrutto da una folata di vento.

-Gin, ritirata- era stata l'intrusa di poco prima a parlare, tese una mano dalla quale fuoriuscì una coltre nera che lanciò verso Gin, trasformandosi in un corvo nero.

Lui vi saltò sopra volando via insieme alla donna.

-AH MALEDIZIONE!!!! – imprecò Naruto –c’eravamo quasi-

-Non dire così Naruto, la vita di Sakura era in grave pericolo- lo ammonì Makoto
–si si scusa, lo so-

Naruto si avvicinò verso Sakura e tendendogli la mano disse –Non mi sono ancora presentato come si deve, Naruto Uzumaki, è un piacere conoscerti Sakura-chan-

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Capitolo 5
*** Cap. 4. ***


Un’ombra nera si dissolse tra le canne di bambù, rivelando le siluette di Gin e Kagura.

-Tz- sbottò scocciata la donna –e dire che c’eravamo quasi, se non fosse stato per Inuyasha e Naruto-

-Sai benissimo che ora saranno più attenti- ribatté Gin –Sakura Haruno ha appreso chi è in realtà, e quegli stolti cercheranno in ogni modo di portarla al ciliegio; quello che volevamo evitare si è realizzato, ormai l’unica cosa che possiamo fare ora è agire prima di loro-

-Non sarà facile; umani, demoni, samurai e Miiko riuniti per difendere una persona-

Gin avanzò tagliando senza pietà le canne di bambù che gli ostruivano il passaggio –eh, tutta quella gente addosso ad una persona, sembreranno solo uno sciame di api troppo ingorde bramosi del miele di un unico fiore … e l’ingordigia fa commettere errori-

***************

La porta della sala imperiale si spalancò all’improvviso rivelando un Kakashi ansimante –Sakura-

La ragazza, sedeva vicino a Naruto mentre sorseggiava del the –alla buon’ora- sbuffò Inuyasha comodamente stravaccato a terra con i piedi appoggiati ad un tavolino e le braccia incrociate dietro la nuca.

-Sakura stai bene vero? – chiese Kakashi rivolgendosi alla ragazza, ignorando il demone cane
–si, più o meno ma non sono ferita-

-Ci sono vari tipi di ferite, quelle fisiche e quelle dell’animo; e queste ultime sono le più difficili da curare- a parlare era stata la ragazza dai capelli corvini appena arrivata insieme a Kakashi.

Le sorrise dolcemente sedendosi vicino ad un’altra ragazza che indossava un kimono identico al suo –bene, possiamo iniziare- disse Shikamaru aprendo il libro che Sakura stava consultando in biblioteca mostrando una cartina disegnata con la china -Come avrai capito, Konoha è abitata da quattro differenti forze: umani, demoni, miiko e samurai, quello però che non sapevi è che tu non sei umana …-

Shikamaru indicò una parte della pagina dove erano indicati i confini dei vari clan –ma bensì una miiko, come lo sono Hinata e Aoko qui presenti-

-Quindi, sono del vostro clan? –

-No- rispose Hinata – esistono 3 clan di Miiko, noi apparteniamo al clan Hyuga-

-Gli altri clan sono il clan di miiko guerriere Higurashi e il tuo clan ovvero quello Haruno- rispose la ragazzina seduta a fianco di Hinata spostando una ciocca dei capelli castani dietro l’orecchio sinistro.

Sakura annuì per poi rivolgersi a Naruto –e invece tu sei un demone, giusto? –

-Esattamente; sono il figlio del capo clan Uzumaki mentre lui- esclamò sorridente indicando il ragazzo dai capelli rossi al suo fianco – si chiama Gaara ed è anch’esso un demone volpe come me-

Vedi Sakura- si intromise Kakashi - i clan demoniaci si dividono a seconda della specie di demoni:

Gli Uzumaki sono Kitsune, poi ci sono gli Inu Yokai come Inuyasha e Sesshomaru lì infondo-

Kakashi indicò i due demoni dai lunghi capelli bianchi appoggiati ad una delle pareti, Inuyasha sfoggiava un evidente paio di orecchie canine e due righe violacee sulle guance; l’altro, a differenza di Inuyasha, stava composto e in piedi, il kimono bianco e rosso era ricoperto da un’armatura e da una pelliccia; notò il segno di una luna viola sulla fronte e righe rosse sangue su palpebre e guance, indirizzò un penetrante sguardo ambrato a Sakura, facendole distogliere subito lo sguardo.

-Oltre a loro ci sono i demoni lupo del clan Yoro e i demoni corvo meglio noti come Tengu; gli Uchiha- continuò Kakashi.

Sakura strabuzzò gli occhi – Uchiha? – si coprì la bocca consapevole di aver alzato la tonalità vocale
–non devi preoccuparti Sakura-chan- disse Naruto –non tutti i Tengu sono uguali, il mio migliore amico è uno di loro-

-Non credo Sasuke la pensi come te a riguardo del “migliore amico” – si intromise il Kitsune di nome Gaara sorseggiando tranquillamente il suo the.

Hinata non riuscì a trattenere una risatina, ben famosi erano i battibecchi tra quei due fin da cuccioli, sempre pronti a battersi in qualche sfida o a litigare per le più futili ragioni.

-I rimanenti clan appartengono agli umani come il clan Nara e ai Samurai- seguitò a spiegare Shikamaru.

Sakura tornò a fissare il libro –Naruto, prima hai nominato “Akatsuki” è anche quello un clan? –

Lo sguardo dei presenti si rabbuiò –non riesci proprio a tenere la bocca chiusa vero? – Gaara indirizzò uno sguardo severo al Kitsune.

-Akatsuki- era stato Sesshomaru a parlare – è un’organizzazione fuorilegge creata 25 anni fa da Gin, da Kagura e Naraku Uchiha e da Kaguya Hyuga, sono i responsabili della distruzione del bocciolo sul ciliegio millenario.
Il tuo clan controlla che ogni 21 marzo un nuovo fiore sbocci sui rami dell’albero a rimpiazzarne uno caduto il 23 settembre, purtroppo questi quattro esseri hanno deciso di cambiare le regole per loro conto, hanno creato questa organizzazione “Akatsuki”, credendo che con i loro poteri possano creare un nuovo inizio per Konoha, una nuova alba guidata esclusivamente da loro-

Quando Sesshomaru tacque, un silenzio glaciale scese nella sala.

Sakura strinse il foglietto con l’ideogramma del clan Uchiha ancora in tasca – Hanno ucciso loro mia_ i miei-

-Non direttamente- disse Kakashi –tuo padre è morto poco prima della tua nascita per proteggere il clan mentre Izayoi è morta di parto-

-Però, se non fosse stato per loro io- le lacrime avevano iniziato a scendere copiose sulle guance della ragazza –che senso ha? Perché vorrebbero distruggere la vita? Perché vogliono fare tutto questo? –

-La sete di potere ti porta a fare azioni senza senso- disse Inuyasha alzandosi –Il sentirsi deboli e inferiori porta al cercare di ottenere più potere per sé stessi … in un modo o nell’altro questa è la verità, loro hanno scelto il mezzo peggiore-

-E a quale costo? Che senso può avere il voler ottenere a tutti i costi potere? –Domandò Sakura

-Questo- disse Inuyasha – lo devi scoprire da sola-

-Inuyasha-Kun dacci un taglio- Disse Naruto –Sakura-chan ha immagazzinato fin troppe novità oggi-

-Hai ragione, per ora vai a riposarti, Rin ti starà sicuramente aspettando in camera sua- disse Shikamaru sorridendo.

Sakura annuì asciugandosi le lacrime, un po’ di riposo le avrebbe fatto bene.

************

Ran era appoggiata al parapetto in legno che si affacciava sul laghetto al centro del palazzo Nara.

Sospirò.

Suo padre le aveva fatto una bella ramanzina “ti rendi conto di quello che hai fatto?” oppure “hai rischiato di farti male” e ancora “non mi ascolti mai”.

La ragazza osservava le carpe bianche e rosse nel lago, si sentiva esattamente come loro, ristretta in un piccolo laghetto artificiale senza l’accesso diretto al fiume … senza libertà.

Si allontanò lentamente iniziando a camminare –Capo clan Mori eh? – molte persone l’avevano conosciuta solo oggi e iniziavano a porle quelle imbarazzanti domande su un futuro che lei non sapeva come gestire.

Arrossì all’istante, l’immagine di Shinichi era apparsa nella sua mente –Ran-

La ragazza respirò piano –ora sento pure la sua voce, ho le allucinazioni-

-Ran-

Si girò ritrovandosi ad arrossire ancora di più constatando che Shinichi era di fronte a lei, in carne ed ossa.

Si voltò imbarazzata allontanandosi da lui –ehi ferma, Ran-

-vogli stare da sola-

-No ferma, dobbiamo parlare- lei non lo ascoltò continuando a camminare sempre più veloce per i corridoi del palazzo scansando funzionari e domestiche.

Salì in fretta una rampa di scale in direzione della camera che Shikamaru le aveva assegnato –non voglio affrontarlo proprio adesso, non saprei cosa dirgli-

-Ran- purtroppo per lei il ragazzo non demordeva, riuscendo ad afferrarle un polso –ti calmi un attimo? –

-NO! Shinichi lasciami, non- la frase le morì in gola perché Shinichi l’aveva attirata a sé ed ora la stava abbracciando.

Ran era impietrita, sentiva gli occhi inumidirsi e il cuore battere all’impazzata.

Shinichi avvicinò le labbra al suo orecchio destro –calmati per favore -

Il respiro affannato di Ran iniziò a tranquillizzarsi, erano così vicini, poteva perfettamente sentire il cuore di Shinichi e batteva almeno quanto il suo.

-Mi dispiace di non averti mai rivelato la mia vera identità, abbiamo continuato a vivere con questi segreti e, nonostante tutto ti prego non allontanarti- la abbracciò ancora più forte – la verità è che io non voglio perderti-

Ran ingoiò un singhiozzo stringendo il kimono dell’amico d’infanzia –Ran sono serio, io non potrò mai fare qualcosa che tu non vuoi-

-Shinichi- il nome del ragazzo venne coperto dai singhiozzi, era difficile esprimere ciò che provava; soprattutto fargli capire che era la paura a farla tacere, la paura di poterlo perdere –posso … possiamo restare così ancora per un po’? –

Shinichi sgranò stupefatto gli occhi –so che ti sto bagnando tutto il kimono a causa delle lacrime ma io … ecco-

Il ragazzo iniziò a ridere piano –Non preoccuparti per queste cose, non mi dai nessun fastidio e lo sai-

La ragazza si strinse al petto di Shinichi, si sentiva calma e protetta tra le sue braccia.

-Ehem-  si voltarono notando Shikamaru ai piedi delle scale con un imbarazzato sguardo rivolto verso al pavimento.

I due si staccarono subito cercando di creare, con scarso successo, qualche scusa che spiegasse il loro comportamento.

-Non dovete scusarvi tranquilli- disse lui – ero venuto solo per parlare con Ran-

-Con me? – chiese ancora tutta rossa –um, mi chiedevo se potessi accompagnare mia sorella Sango al mercato, so quanto può essere dura allenarsi con Kogoro e pensavo che una scampagnata nel nostro clan poteva farti piacere-

Ran era stupita da quella proposta ma felice allo stesso tempo –d’accordo-

-Bene, allora seguimi- i due iniziarono a scendere le scale quando –uh Shinichi- il giovane Kudo si voltò verso l’amico –più tardi raggiungimi nella sala imperiale, ti devo parlare-

Shinichi poteva solo vagamente immaginare a cosa stesse facendo riferimento Shikamaru, quindi annuì per poi dirigersi in camera sua.

***************

Un imbronciato Kaito vagava senza una fissa meta nei giardini del clan Nara –accidenti- sbuffò, quel torneo aveva alzato un vero e proprio polverone.

-La comparsa di Gin con Kagura per Sakura e poi la scoperta che Ran è il discendente di Kogoro Mori … uff d’ora in avanti reggere il moccolo ufficialmente con quei due sarà ancora più difficile-

In quanto unica figlia e futura capo clan, il destino di Ran era stato scritto praticamente alla sua nascita e non era affatto strano che Kogoro abbia voluto tenerla all’oscuro di tutto.

-oltretutto Ran ha uno stile di combattimento veramente micidiale … aahhhh che rabbia- sbuffò il ragazzo avanzando nel giardino.

Scostò un ramo per poi incamminarsi verso il piccolo laghetto nel giardino –uh? – vide un drappo bianco afflosciato ai piedi di un masso, Kaito lo raccolse notando che era un kimono da sacerdotessa.

C’era qualcuno.

Solitamente, secondo Shikamaru, quella pozza d’acqua veniva utilizzata per lavare i panni sporchi o per rinfrescarsi nei momenti di calura, ragion per cui Kaito aveva deciso di sciacquarsi il viso dopo la fatica e la rabbia che provava … ma questo era d’avvero troppo.

Dietro un masso scorse la figura di una ragazza intenta a bagnare il suo corpo completamente nudo, i capelli erano raccolti grazie all’ausilio di 2 bacchette, evidenziando ancora di più le candide spalle.

Kaito iniziò ad arrossire fin sopra i capelli, consapevole che, se voleva restare vivo dopo quello che aveva visto, era decisamente meglio andarsene senza attirare l’attenzione della giovane.

Purtroppo questo non fu possibile perché ancor prima di rendersene conto, la ragazza si era voltata verso di lui dando inizio così ad un lungo periodo di silenzio e imbarazzo.

-Eh … ecco- iniziò a balbettare Kaito prima di venire stordito dalle urla di lei.

-AAAAAAHHHHHHH- aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola per poi immergersi nelle acque e cercare di coprire quel poco che Kaito non aveva ancora ammirato con le braccia –non urlare, non ho fatto apposta- cercò di giustificarsi lui dandole le spalle.

-Stavi fissando, umano pervertito- esclamò lei
–oh, vacci piano- disse lui –non sono io quello che ha avuto la brillante idea di mostrare le mie grazie a mezzo palazzo Nara, e non alzare la voce se non vuoi attirare altra gente-

La ragazza gonfiò leggermente le guance ormai rosse accese incassando il colpo veritiero, aveva scordato di non essere nel suo clan, famoso per le sorgenti termali e, cosa più importante, clan formato unicamente da ragazze a eccezione di Neiji che, però, era suo fratello.

Si sciolse i capelli castani, ma a contatto con la pelle bagnata non la aiutarono a coprire ulteriori parti del corpo –ehi- indirizzò lo sguardo verso Kaito, notando che il ragazzo le stava porgendo l’Haori blu –copriti con questo fino a quando non sarai asciutta- disse lui non guardandola.

Lei, al quanto stupita, titubò prima di accettare la veste ringraziandolo con un timido –Grazie-

Lui annuì piano, sentiva il rumore del movimento delle acque prodotto dalla ragazza che usciva dal lago –c-comunque io sono Kaito Kudo-

La ragazza si strinse nello scuro tessuto e, guardandolo di sottecchi disse –Aoko Hyuga-

**************

Il mercato della capitale era famoso in tutto il clan Nara.

Pieno di tessuti sfarzosi, erbe aromatiche locali, spezie, cibi tradizionali, musicisti … era un incontro di colori e sapori per tutti i gusti.

-UHHH OHISHIII- biascicò Ran con la bocca piena.

Nelle mani stringeva un piccolo Nikuman, il terzo ormai, addentò un altro caldo pezzo del morbido fagottino di farina e acqua salata, lo fece roteare un paio di volte in bocca assaporando appieno la carne al suo interno –Sango-san Arigatou! Non ne avevo mai assaggiato uno! –

Disse entusiasta alla ragazza dal kimono rosa e verde seduta al suo fianco –sono felice che ti sia piaciuto- disse lei –Shikamaru mi ha detto che non eri mai stata ad un mercato, avevo compere da svolgere quindi ho deciso di approfittarne-

Ran osservò di sottecchi la ragazza, i capelli erano lunghi come i suoi, castani e legati sulle punte da un piccolo elastico rosa, la frangetta ricadeva sopra le palpebre leggermente truccate che delineavano gli occhi a mandorla.

Sango soffiò piano sul suo Nikuman prima di assaggiarne un morso –um, hai ragione sono squisiti-

-Cosa dobbiamo comprare ancora? – chiese Ran prima di avventarsi sul quarto fagottino –um vediamo- pensò Sango –Il pesce lo abbiamo preso, il nuovo paio di Geta per Rin pure e anche i sacchi di riso, ci mancano solo le verdure-

-Perfetto, dove le prendiamo? –

Sango si alzò e iniziò a muoversi tra le bancarelle seguita da Ran –lì, nella bancarella del clan Higurashi-

La bancarella indicata da Sango era piccola a confronto di tutte le altre, ma era ben fornita di una grande varietà di verdura –Sango-chan da quanto tempo-

-Ciao Kagome, come stanno la venerabile Kaede e tua sorella Kikyo? –

La ragazza che molto probabilmente si chiamava Kagome, era leggermente più bassa di Sango, i capelli neri come un cielo senza stelle e due vispi occhi nocciola, indossava un kimono bianco e rosso a pantalone, posò a terra il cesto contenente porri per abbracciare l’amica –bene, anche se la siccità di questi giorni ci ha creato qualche problema; i pomodori che vedi sono gli unici che siamo riuscite a salvare, ne vuoi un po’? –

-Si grazie-

A quel punto Kagome si accorse della presenza di Ran –salve, posso aiutarla? –

-uh ecco io- Sango corse subito in suo aiuto –ti presento Ran Mori, legittima erede dell’omonimo clan-

Kagome strabuzzò incredula gli occhi –Kogoro ed Eri Mori hanno una figlia? E da quando? –

-Da 20 anni esatti- rispose Ran –non so perché mio padre ha deciso di nascondere a molti la mia esistenza …-

-Ma- continuò Kagome –in questo caso il clan Kudo non dovrà più controllare in futuro i tuoi territo- si bloccò capendo subito la situazione –oh capisco, Mori credo tuo padre voleva solo proteggerti-

Ran capiva quello che Kagome voleva dirle, ancor prima della sua nascita la sua vita e quella di Shinichi, erano destinate ad incrociarsi.

-si, forse … ma chiamami pure Ran per favore- si affrettò a dire lei
–Ran allora- annuì Kagome –ti va di aiutarmi a selezionare le verdure migliori? –

-Um … sarà un piacere-

Sango, Ran e Kagome iniziarono a posare in grandi ceste ovali le verdure indicate dalla giovane Nara.

Ran annodò un lembo di un tessuto per evitare di far cadere a terra le verdure quando, di sfuggita intravide un luccichio provenire dalla manica sinistra del kimono di Kagome.

Una piccola sfera rosa legata ad uno spago con degli oggetti bianchi –un braccialetto? Come mai ha una pietra del genere? –

La curiosità era forte, ma infondo, aveva vissuto fin troppe emozioni per porsi domande sui gusti personali di Kagome, dunque la salutò e si incamminò con Sango verso il palazzo Nara.

****************

Appoggiò il pesante libro sul tavolo ligneo prima di aprirlo e ricominciare a leggere gli ideogrammi che ormai sapeva a memoria.

Shikamaru le aveva chiesto di verificare la fattibilità di un suo piano, portandola ancora nella sala Hokage a sfogliare quei pesanti volumi sul loro passato.

Sfortunatamente il libro che possedeva, era solo uno dei 4 volumi principali che mappavano tutto il territorio di Konoha, dunque la sua ricerca restava incompleta ma valeva la pena tentare.

Ripensò allo sguardo perso e confuso che aveva Sakura quando era entrata in camera sua, come previsto la ragazza si era addormentata subito, le emozioni raccolte erano state troppe.

Scarabocchiò alcune coordinate su un foglio di pergamena, gli scuri occhi concentrati sugli ideogrammi –Rin-

Mollò di scatto il pennino voltandosi, sbattendo contro il petto del visitatore misterioso –S-S-SES-SESSHOMARU –SAMA? –

Come al solito appariva dal nulla per poi farla spaventare, iniziava a pensare se non lo facesse apposta.

-Non ti ho vista nella sala imperiale prima- Rin annuì –pensavo di essere di troppo, non sono capo clan come mio fratello o Hinata; e poi dovevo controllare una cosa qui-

Sesshomaru non rispose, tipico suo.

Quell’algido demone che a stento rivolgeva a qualcuno la parola, sempre silenzioso, sempre impassibile e sempre bellissimo.

Le espressioni che segnavano il suo volto erano rare, ma Rin riusciva sempre a coglierle; un battito di palpebre, un movimento delle labbra, il distogliere lo sguardo o il fissarti negli occhi per pochi secondi che a lei parevano sempre un’eternità, tutte queste lievi sfaccettature esprimevano più di qualsiasi parola.

Lo stava facendo anche in quel momento, nel fissarla con gli occhi socchiusi prima di avanzare di un passo intrappolandola tra lui e il tavolo, Rin si era sempre sentita un fragile cucciolo di panda appena nato di fronte al capo branco quando la guardava così.

-Tendi sempre a sminuirti- disse il demone facendole chiedere per l’ennesima volta, se Itachi non gli avesse mai insegnato come leggere nella mente.

Abbozzò un sorriso, forse quella era la ragione che la faceva sentire protetta vicino a lui … e non solo per la differenza di altezza.

-Intendi dire che questo faldone impolverato ci aiuterà a portare Sakura al sicuro da quella feccia? –

-Non metterle pressione Inuyasha-Kun, Rin è la più qualificata per studiare questi libri-

La ragazza si pietrificò all’istante … non erano soli.

-Lo so Naruto, quello che intendo dire è che ora quei quattro sanno che Sakura è qui, proteggerla nel palazzo o farla fuggire servirà a poco- sbottò il minore dei No Taisho.

-Ma è nostro dovere riaccompagnarla al ciliegio per risolvere questo problema-

Rin si precipitò a mettere al sicuro il faldone non appena vide Naruto posare il suo dito sulla mappa –Non si tocca- disse categorica.

-A Sakura-chan hai permesso di sfogliarlo però – sbuffò Naruto.

-Quello è un discorso diverso- ribadì lei –Era suo dovere scoprire le sue origini-

Inuyasha indirizzò lo sguardo sul libro rimasto aperto –Rin ascolta, Shikamaru ha forse intenzione di far ricongiungere Sakura con Tsunade? –

Rin lo guardò –questo non posso dirtelo, ora è nella sala imperiale con Shinichi e Gaara, sapremo la loro decisione ufficiale domani mattina-

Sala imperiale

Il giovane capo clan era inginocchiato al piccolo tavolino sopra il quale era spianata una mappa del regno.

Lui, Gaara e Shinichi erano rinchiusi lì dentro da 3 interminabili ore.

-Allora è deciso? –Chiese Shinichi
–si- rispose Shikamaru – è nostra priorità portare Sakura da Tsunade, la ragazza ha bisogno di lei, ci sono capacità miiko del suo clan che solo lei le può insegnare-

-Concordo, ma sei sicuro che la nostra strategia ci farà guadagnare tempo sui membri dell’Akatsuki? –

-Lo spero vivamente Gaara- disse Shikamaru

Shinichi tornò a fissare la mappa –Tsunade è rintanata negli accampamenti Yoro a nord ovest, quindi è naturale seguire questo sentiero fino al lago ai piedi del- si bloccò

-Già- disse Shikamaru –per andare da Tsunade, prima di tutto, dobbiamo attraversare la montagna- fece una pausa prima di rivolgersi ai due compagni – la montagna, sotto la protezione del clan Uchiha-

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Capitolo 6
*** Cap. 5. ***


Territori Clan Toyama.

I Geta della donna scricchiolavano nel calpestare i ciottoli bagnati dall’acqua salmastra; i capelli, stranamente corti e indomabili si muovevano liberi alla brezza marina mattutina.

Si accorciò le maniche del Kimono verde per afferrare un secchio pieno di acqua salmastra, incamminandosi verso la capanna poco distante.

-Ecco fatto- poté sentire una squillante voce provenire dall’interno.

Scostò la tendina –metti questo unguento sulla pancia tutte le sere, mentre di mattina devi mangiare una di queste foglie-

La voce apparteneva ad una ragazza, i lineamenti dolci accentuati da due codini che tenevano raccolti i capelli scuri, portava una lunga sciarpa marrone al collo che ricadeva dolcemente sul kimono grigio, i suoi occhi azzurri fissi sull’uomo nel pieno dei suoi 50 anni, grigio e stempiato con un’espressione dolorante dipinta in volto.

-Naeko-chan, sei sicura che sia salutare mangiare foglie crude? –

-E tu, Hiroshi, sei sicuro che sbafarsi 10 ciotole di riso al granchio faccia bene al tuo organismo? -

I due si voltarono sentendo una risatina –Sato-san? Cosa ci fai in piedi a quest’ora? - Si allarmò subito Naeko correndo verso di lei ed affrettandosi a recuperare il secchio nelle mani della donna –il bambino ne risentirà – esclamò convinta.

-Non preoccuparti, sto bene- rispose lei toccandosi la pancia, leggermente più gonfia rispetto a 8 mesi prima –C’è già Takagi che si preoccupa per tutte le mansioni che svolgo, l’essere incinta non è una scusa per battere la fiacca-

-Però presta più attenzione del solito- continuò Naeko –Takagi-san ha ragione ad essere preoccupato, spericolata come sei-

-Sciocchezze- ribatté Sato sedendosi di fianco ad Hiroshi – piuttosto che foglie sono? Sei sicura che il mal di pancia di questo goloso si attenuerà? –

-Certo, sono foglie di cacao e anche se sono leggermente amare fanno bene, l’unguento è preparato con estratti di camomilla e malva, inoltre –continuò lei estraendo da una tasca del kimono un sacchettino e porgendolo a Sato -fai sciogliere un paio di queste ogni giorno per una settimana nell’acqua del riso-

-Cosa sono? – Naeko saltò in aria non appena sentì quella voce alle sue spalle, girandosi decisamente più rossa di prima –CH-CH- CHIBA-KUN??? Che ci fai qui? –

Il ragazzo in carne sorrise smuovendo i corti capelli castani –sono appena tornato dalla pesca mattutina, non volevo spaventarti Naeko, scusami- cercò di giustificarsi lui.

Lei annuì piano –sono dei Sali, servono per stabilizzare ulteriormente l’organismo- spiegò, inseguito si affrettò a raccogliere una bisaccia del medesimo colore della sciarpa e, dirigendosi verso l’uscita disse –beh, io vado, mi raccomando di fare come ti ho detto Hiroshi-

E dunque lasciò la stanza.

-Sappi che è colpa tua Chiba- disse Sato mentre obbligava Hiroshi ad ingurgitare le foglie di cacao.

-eh? Ma cosa ho fatto? – Chiese Chiba confuso.

-l’hai fasca sarafre baka-shihakun- rispose Hiroshi con la bocca piena –tradotto- disse Sato – l’hai fatta scappare baka Chiba-kun, sai quanto lei tenga a te vero? –

-Beh ma io sono solo un normale pescatore e poi-

-e poi? –chiese Sato
–io non so nulla di lei, si è presentata come guaritrice e so soltanto il suo nome; sebbene Fusae Aoyama, nonché compagna di Hiroshi, ci abbia assicurato che è una bravissima persona, c’è un alone di mistero che la circonda-

Hiroshi ingurgitò le amare foglie –Guarda che io e Fusae non usciamo insieme, e poi non dovresti neanche pensare certe cose su Naeko, ci ha aiutati un sacco di volte e, per come la vedo io è solo una ragazza molto timida che ama aiutare la gente mantenendo separati lavoro e vita privata -

-Hiroshi ha ragione- annuì Sato –e ora dammi una mano a sistemare casa che quando arriverà Takagi non potrò nemmeno avvicinarmi al fuoco per cucinare-

Nel frattempo Naeko si era avventurata nella foresta di pini marittimi vicino al villaggio.

Lo sapeva, sapeva che era stupido da parte sua comportarsi in quel modo; il suo cuore proprio non voleva calmarsi quando Chiba era nei paraggi e, tutto sommato, non se ne faceva nemmeno una colpa.

Infondo era anche a causa sua e delle persone di quel mite villaggio marino se si era decisa a prendere la decisione più importante della sua vita.

Si avvicinò furtiva ad un albero e, dopo aver preso un foglietto bianco dalla tasca lo affisse sul tronco di un albero, pronunciò qualche parola facendo illuminare il foglietto e, d’un tratto non si trovava più nella foresta di pini marittimi, ma nel cortile di un tempio.

I muri bianchissimi e i tetti delle pagode di un blu oceano, sulla destra vi erano le vasche dell’acqua sacra, mentre sulla sinistra la casetta singola dove veniva custodita la reliquia più importante del suo clan.

Naeko si avvicinò al piccolo tempio sfiorando le incisioni nel legno affisso vicino allo Shoji: Hyuga.

Meritava davvero di far parte di quella famiglia? Si era posta più volte quel quesito.

Oltrepassò il piccolo stabile e si avvicinò alle stalle dove tolse la sciarpa e il kimono grigio, per poi indossare il tipico indumento bianco e acquamarina del suo clan.

-Sei tornata ora? – Naeko sussultò, a quanto pare quel giorno non era dei migliori.
–Neiji- esclamò lei voltandosi ad osservare il giovane uomo appena apparso dietro di lei.

I lunghi capelli castani scuri sciolti sul candido Kimono, un Obi viola e bianco stretto saldo in vita, le braccia conserte, e lo sguardo corrucciato fisso su di lei –credi non me ne sarei accorto? Entrambe Hinata ed Aoko sono al palazzo Nara per questioni statali e tu? Bighelloni nei clan umani-

-Non è affatto vero- ribatté lei –io aiuto chi ha bisogno di me-

-gli umani hanno i loro medici, il tuo unico scopo è quello di servire il tuo clan, il protettore del Byakugan-

Naeko odiava quella parola; Byakugan, era la preziosa reliquia custodita dal suo clan, la pietra più pura di tutta Konoha.

La purezza del cristallo invidiata da tutti e il potere temuto da tutti –lo fai apposta vero? – singhiozzò lei.

-No- rispose Neiji andandosene–quella è stata una tua scelta che io non condivido, ma nonostante ciò, fai ancora parte del nostro clan, dunque è tuo dovere proteggerlo-

Nel regno vi erano 3 gemme di grande valore: il Byakugan, Pandora e Lo zaffiro dell'aldilà.

Queste pietre erano custodite da clan molto potenti, le chiamavano le gemme della vita.

Pandora era una pietra regolatrice, l’energia spirituale contenuta nel quarzo rosa aiutava a stabilizzare i flussi di potere nel corpo di un individuo.

Lo zaffiro era una pietra demoniaca e, in quanto Miiko, Naeko non conosceva il suo potere.

Il Byakugan, infine, era la pietra dei sogni, il mezzo necessario che faceva realizzare un desiderio, e quella pietra era custodita dal suo clan.

Quel diamante così trasparente che rifletteva, come uno specchio, i desideri più profondi, Naeko lo aveva utilizzato, 3 anni prima per fare quello che molte Miiko prima di lei avevano fatto … rinunciare ad una vita longeva, vivere l’esistenza che vivrebbe un normale essere umano, ammirare meno albe per il solo scopo di aiutare le persone care, per il solo scopo di restare al fianco di chi si ama.

**************

Palazzo Nara.

Rin avanzava barcollante nel corridoio ai piedi delle scale che conducevano alla sala Hokage.

Aveva passato tutta la notte lì sotto e ora, con una pigna di 13 libri in mano si stava lentamente incamminando verso la sala imperiale.

Si fermò un istante per riprendere fiato, conscia che il suo metro e scarsi 55 centimetri di altezza non contribuivano a mantenere in equilibrio la massiccia pila di libri.

-No, no, non cadete- implorò mentalmente la giovane cercando di avanzare, quando vide una mano poggiarsi sopra i libri facendola stabilizzare.

Rin alzò piano la testolina ritrovandosi il maggiore dei No Taisho fissarla insistentemente.

-Non credi sia un po’ troppo per te? –

Rin arrossì –è mio dovere svolgere le mansioni che mi ordina mio fratello in quanto capo clan, non dovete preoccuparvi Sesshomaru-Sama-

Il demone cane non rispose, limitandosi a far scorrere la mano sulle copertine dei volumi e prenderne una decina, alleggerendo il peso sulle fragili braccia della giovane Nara –Rin-

-D. Dica- balbettò piano lei.

La luce mattutina illuminò le iridi dorate di Sesshomaru che si posarono su quelle scure della ragazza –Sesshomaru può bastare-

Rin restò impietrita per qualche secondo per poi annuire e seguire lo Yokai verso la sala imperiale.

***************

Si era alzata presto quella mattina, lo sguardo smeraldo fisso fuori dalla finestra della stanza, perso a fissare i funzionari che passavano per il palazzo –Sakura-

Si voltò verso Ran, intenta a legarsi l’Obi color rosa –secondo te come mi sta? – la ragazza squadrò Ran da capo a piedi, fasciata nel semplice kimono color ciclamino che Sango le aveva prestato, nessun ricamo o inserto impreziosiva il tessuto, facendo risaltare ancora di più la bellezza semplice della giovane Mori
–ti sta bene-

-Per fortuna io e Sango abbiamo corporature simili, non mi ero portata nessun Kimono da casa- a quel punto si accorse del velo di tristezza che oscurava il volto di Sakura – ehi, tutto bene? –

Lei fece spallucce –sto cercando di assimilare tutte queste novità, so che è ingiusto da parte mia lamentarmi, anche tu hai scoperto da poco il tuo destino e un matrimonio combinato-

Ran si sentì avvampare –eh beh sì, ma la tua situazione è decisamente più complicata della mia, però vedrai che tutto si sistemerà Sakura- cercò di tranquillizzarla lei –Shinichi, Gaara e Shikamaru sono restati in piedi tutta la notte per aiutarti-

Sakura stava per rispondere quando la porta si spalancò rivelando una ragazza dai capelli a caschetto castani chiari, con un kimono turchese e arancione catapultarsi addosso a Ran facendole cadere entrambe sul futon –RAN!!! Amica mia quanto mi sei mancata!!!-

-Sonoko?? – esclamò sorpresa Ran scostando le maniche del Kimono di Sonoko finite sulla sua testa –che ci fai qui? –

-Io e Yumi siamo in visita ufficiale per conto di Fusae, ma quando ho saputo cosa era successo e che anche tu sei qui oggi, beh volevo vederti-

Il sopracciglio di Ran si alzò dubbiosa –sicura? O sei qui solo per Makoto? Siete fidanzati no? –

Le guance di Sonoko si imporporarono leggermente –beh sì, ma la stessa cosa vale per te, sbaglio o sarai la futura signora Kudo? –

-N- non è ancora sicuro- esclamò Ran ancora più rossa dell’amica.

-a ha- sorrise Sonoko – comunque sono qui anche per portarvi nella sala imperiale, entrambe-

Sakura sgranò gli occhi nel vedere Sonoko inchinarsi leggermente –Le porgo i miei saluti Sakura Haruno, io sono Sonoko Aoyama, membro del clan femminile di Samurai, è un onore conoscerla-

*************

Shikamaru, Shinichi, Kakashi, Inuyasha, Naruto e Kogoro sedevano di fronte ad una mappa dello stato con lo sguardo concentrato, quando sentirono un leggero bussare sullo shoji –Avanti- sentenziò Shikamaru.

Quando la paratia scorrevole si aprì, Ran, Sakura, Sonoko e una ragazza dai lunghi capelli castani entrarono nella sala imperiale.

-Sonoko-chan, Yumi-Tan, che bello rivedervi- disse Naruto sorridente facendo capire a Sakura che quel carattere espansivo non lo fermava davanti a nulla.

-Buongiorno anche a te Naruto- disse pacata Yumi per poi rivolgersi a Shikamaru – Signor Nara, io e Sonoko siamo qui come rappresentanti del clan Aoyama, essendo consci del pericolo rappresentato dal gruppo Akatsuki, la nostra capo clan, Fusae Aoyama, ci ha chiesto ufficialmente di proteggere la Miiko Haruno da loro possibili attacchi-

Sakura sussultò leggermente, non era ancora abituata a tutte quelle formalità, ricercò con lo sguardo Kakashi cercando un po’ di conforto.

Lui la capì al volo sorridendole –Non c’è bisogno di tutte queste formalità Yumi Aoyama, Sakura non è abituata a tutto ciò-

-Oh, mi scuso profondamente- disse lei
–Non, non devi preoccuparti- sussurrò Sakura abbozzando un sorriso.

-Saltando i convenevoli- la voce di Inuyasha riportò i presenti coi piedi per terra – è appurato che dobbiamo condurti al più presto al ciliegio dei quattro spiriti, che tu lo voglia o no-

-Che tatto-  disse sincero Naruto avvicinandosi a Sakura–Inuyasha –kun i tuoi modi lasciano un po’ desiderare-

Dunque posizionò un braccio intorno alle spalle della ragazza esclamando –non ti devi preoccupare Sakura-chan, nonostante tutto sei la miiko del ciliegio e noi ti aiuteremo in ogni modo-

-Nonostante tutto? – pensò lei dubbiosa per poi liberarsi dalla morsa fin troppo affettuosa del demone –So difendermi anche da sola se si tratta di combattimenti corpo a corpo, e ti ho già detto di non usare quel suffisso testa quadra di un Kitsune-

Naruto restò basito mentre Kakashi soffocava una risatina –anche tu- sbuffò l’Uzumaki lasciando perplessa Sakura.

-Tuttavia- si intromise Kogoro –quegli esseri sono molto pericolosi e ti servirà una scorta demoniaca per proteggerti, inoltre Ran- continuò avvicinandosi alla figlia –Siccome, ormai, sei coinvolta fino in fondo ti chiederei di prestare le tue arti marziali a difendere Sakura-

Ran rimase di stucco, suo padre le stava veramente chiedendo una cosa simile? Kogoro le appoggiò le mani sulle spalle –rendimi fiero di te- lei non seppe cosa rispondergli, limitandosi ad annuire energicamente con le lacrime agli occhi.

A quel punto Rin e Sesshomaru entrarono nella sala appoggiando i libri presi nella sala Hokage sul tavolo –Ho fatto come mi hai chiesto Shikamaru- disse Rin rivolgendosi al fratello.

-Bene- rispose lui –vi pregherei gentilmente di lasciare me, Rin, Kogoro e i fratelli no Taisho a discutere un secondo.

Si affrettarono a lasciare la sala, Naruto convinse Sakura a trascorrere un po’ di tempo con lui per parlargli del suo “migliore amico” –è un po’ burbero e freddo, ma nel momento del bisogno c’è sempre-

Ran sorrise, si sentiva affine a Sakura per molte cose e vederla scherzare con Naruto nonostante tutte quelle nuove verità piombate sulla sua vita la rasserenava, si allontanò dalla sala decisa ad allenarsi un po’ quando –ehi-

Si voltò, era Shinichi –ti devo parlare-

La condusse in giardino, nel magazzino degli attrezzi –cosa volevi dirmi? –Chiese la ragazza.

Shinichi tolse un nastro rosso dalla tasca del Kimono porgendolo alla ragazza, era un semplice nastro di fili rossi intrecciati, Ran lo prese titubante, non capendo –è un regalo, tienilo- disse lui –lo aveva fatto mia madre quando ero più piccolo e lo usavo per rilegare pergamene, credo … credo stia meglio sui tuoi capelli-

Sgranò gli occhi, conscia che non ci fosse differenza tra il colore del nastro e quello delle sue guance –posso? –

Ran acconsentì, voltandosi, lasciandogli intrecciare il nastro nei suoi capelli, le mani del ragazzo sfioravano e avvolgevano le ciocche brune nell’acceso tessuto; strinse il nodo ammirandola per un secondo –G. grazie Shinichi, ma perché mi hai fatto questo regalo? –

Shinichi non rispose subito, raccogliendo una delle ciocche con la mano –nel nostro clan, c’è una leggenda- iniziò a spiegare – quando le vite di due persone si incrociano, allora vuole dire che fin dalla nascita sono legate da un filo di colore rosso che li ricongiungerà sempre-

Si abbassò sfiorando i capelli di Ran con le labbra –ovunque quelle persone siano, qualsiasi percorso intraprendano, quel filo li farà incontrare sempre, le loro vite non si separeranno mai; per questo motivo ho voluto donartelo Ran, con questo compito che ti ha donato tuo padre, e con qualsiasi altra azione che ti porterà lontana da me, sappi che ti raggiungerò-

Ran era rimasta impietrita, non riusciva a muovere un muscolo; quel penetrante blu cobalto che le perforava l’anima si avvicinò sempre più.

Shinichi spostò le sue labbra dai soffici capelli di Ran al suo viso, sfiorando con la mano destra la sua guancia prima di baciarla.

****************

Sakura era seduta sul tatami della camera di Naruto, chiacchierando allegramente sulla reazione di Makoto quando Sonoko lo aveva salutato –fidati, è completamente rapito da quella ragazza-

A quel punto qualcuno bussò sullo shoji, era Gaara –Sakura siamo pronti-

Lei annuì piano alzandosi, da quel momento era consapevole che avrebbe rischiato, avrebbe corso dei pericoli, ma in quanto Miiko del ciliegio dei quattro spiriti, ero suo compito affrontarli.

Si avviò con i due Kitsune verso la sala imperiale pensando –Sono pronta-

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Capitolo 7
*** Cap. 6. ***


Scrutava dall’alto il gruppo, come previsto si stavano dirigendo verso ovest, in direzione della montagna Uchiha.

Kagura sorrise, poteva intravedere Kakashi e Sakura scortati dalle due Hyuga e un ragazzetto mai visto prima.

-Bene, si va in scena-

*************

Kaito sbadigliò scrutando la foresta intorno a sé, non si era mai spinto così lontano da casa –che c’è umano? Hai forse problemi di concentrazione? –

Riservò un’occhiataccia ad Aoko –e così non mi ha ancora perdonato – pensò il giovane Kudo -dacci un taglio miiko, ti ho chiesto scusa un sacco di volte-

-Cercate di restare concentrati- disse Kakashi consapevole che la sua predica non era stata sentita.

-Non abbastanza a quanto pare- ribatté Aoko

-Certo che hai la testa proprio dura, ti ho già spiegato che è stato un incidente-

Un rumore fece zittire i due ragazzi notando sul ramo di un albero la figura di Kagura –State attenti- disse Hinata dirigendo il suo cavallo verso Kakashi e Sakura.

Kagura schioccò le dita, materializzando globi di ombra neri che si scagliarono verso di loro; il fumo cambiò forma, acquistando le fattezze di corvi.

-Aoko-chan- disse Hinata, l’altra Miiko annuì posizionandosi vicino a lei, entrambe congiunsero le mani, per poi segnare in aria una spirale di luce bianca creando tanti piccoli foglietti rettangolari.

-Talismani di purificazione, andate- quando le due Miiko pronunciarono quella frase, i fogli si mossero verso i corvi, purificandoli all’istante.

-Kakashi vai, qui ci pensiamo noi- disse Hinata generando altri talismani.

L’uomo spinse il proprio cavallo al galoppo –Sakura reggiti- la ragazza pressò il viso sulla schiena di Kakashi, i suoi capelli rosa erano ora visibili a tutti.

Hinata scesa dalla giumenta, congiunse le mani recitando una formula, una serie di linee azzurre comparvero in circolo ai suoi piedi, man mano che la ragazza parlava, tutte le ombre che le si avvicinavano si disintegravano.

Aoko, nel frattempo continuava a generare talismani bianchi da scagliare –attenta- Kaito si parò davanti alla ragazza proteggendola.

-Kaito! – urlò Kakashi arrestando la corsa del cavallo.

Hinata non poteva smettere di recitare la formula, altrimenti l’effetto sarebbe svanito, Aoko era piegata su Kaito cercando di purificare la ferita piena di miasma generato dalle ombre.

Fece per tornare indietro quando –aaaahh-

-Sakura! –

Una scia nera aveva avvolto il corpo della ragazza trascinandola verso Kagura –ma bene, la vostra difesa lascia altamente desiderare sapete?  - disse lei ritirando le ombre.

-Mi dispiace-

-eh? – Kagura si voltò verso Sakura
–mi dispiace veramente che tu la pensi così Kagura, perché se la nostra difesa lascia altamente desiderare, il tuo attacco è appena stato un buco nell’acqua- esclamò guardando fissa Kagura con gli occhi azzurri che brillavano di soddisfazione.

-Cosa? – occhi azzurri? Ma che cosa stava succedendo?

Un fascio di luce tagliò la scia di miasma, era stata Hinata a lanciarlo.

Una fiammata arancione bruciò il resto della sostanza -allora Kagura, come sto vestito da donna? –

-Naruto?? No, non è possibile-esclamò la donna vedendo il volto sorridente del Kitsune con addosso il kimono rosso di Sakura.

**************

Ore prima, palazzo Nara.

-Cosa? Sicuro che funzioni? –chiese Sakura incredula.

-Non possiamo saperlo con certezza ma vale la pena tentare- disse Shikamaru.

-La priorità è portarti da Tsunade, ma sicuramente alcuni membri dell’Akatsuki staranno controllando il palazzo, l’idea dunque è di dividerci in 3 gruppi- continuò a spiegare il capo Clan Nara.

-Il primo gruppo sarà formato da Kakashi, Kaito, Aoko, Hinata e Naruto- disse Kogoro –e fungerà da diversivo, grazie all’abilità di Naruto nel maneggiare le foglie magiche può facilmente camuffarsi da Sakura-

-Sperando che i pesci abbocchino, il secondo gruppo sarà formato da me, Sakura, Ran, Shinichi, Sonoko, Sango e Makoto- continuò Inuyasha – cercheremo di raggiungere la montagna Uchiha percorrendo una strada più lunga verso est; Sango ci ha informato che un membro del clan Higurashi si trova in città, prima di continuare le chiederemo di aiutarci-

-L’ultimo gruppo invece sarà formato da Rin, Sesshomaru, Gaara e Yumi per andare al palazzo no Taisho, mi unirò anch’io a loro per parlare col padre di Inuyasha e Sesshomaru e con Minato, il padre di Naruto, che si trova già a palazzo - continuò Shikamaru.

-Io tornerò al clan Mori e cercherò di contattare il clan Haneda-  continuò Kogoro –Ran, stai attenta-

-Ok papà-

-Se le teorie di Rin sono corrette- disse Shikamaru – il piano dovrebbe funzionare, e ora Gaara, va a prendere il carro della nebbia-

-Carro della nebbia? – chiese curiosa Sakura.

-Si Sakura-chan, è un carro demoniaco usato da noi Kitsune- spiegò Naruto- i Tengu e gli Inuyokai possono volare, mentre i demoni lupo possono correre molto velocemente, noi siamo un pochino più pigri e come mezzo di trasporto usiamo il carro della nebbia, purtroppo può ospitare solo quattro passeggeri più un conducente quindi il numero è limitato a cinque viaggiatori-

-Ce lo faremo bastare- rispose secco Sesshomaru – è meglio non perdere tempo-

**************

-Non … non può essere- biascicò Kagura -eri tu travestito da Sakura … -

-Devo dire che il piano di Rin e Shikamaru è riuscito al 100% - esclamò Naruto esultante.

-Maledetti! Me la pagherete- Kagura si alzò in volo scagliando lame di ombra, affrettandosi ad andarsene.

-Fuoco fatuo arancione- delle fiamme divamparono bruciando la maggior parte delle lame, i restanti attacchi si disintegrarono non appena toccarono terra.

-AAHHH, ci è scappata di nuovo- sbottò Naruto togliendo la parte superiore del kimono rosso.

-Naruto –kun sei ferito- Hinata si avvicinò preoccupata vedendo delle contusioni sulla schiena del demone.

-oh, non preoccuparti Hinata-chan, non sono gravi, me li ha procurati quella maledetta di Kagura con la sua striscia d’ombra-

Le gote della ragazza si imporporarono leggermente non appena sentì Naruto aggiungere quel suffisso –ma-

-Hinata è preoccupata per te Naruto, e poi anche Kaito è ferito- si intromise Kakashi –raggiungeremo la montagna Uchiha con un giorno di ritardo, ma per oggi fermiamoci qui-

Naruto osservò Aoko che continuava a purificare la ferita di Kaito, poi le sue iridi si posarono sullo sguardo di Hinata, visibilmente preoccupato –Ok, spero che Sakura-chan e gli altri stiano bene-

**************

Clan Nara, mercato.

Un gruppo di persone a cavallo percorreva le strade del mercato sotto gli sguardi curiosi dei passanti –ci stanno guardando malissimo- disse Sonoko - Inuyasha sarà tutta colpa tua-

-Taci donna- ribatté acidamente Inuyasha costretto a seguire la comitiva a piedi, siccome la forza demoniaca è superiore a quella delle altre tribù.

Ran continuava a scrutare le bancarelle visitate il giorno prima –Kagome –san- esclamò lei scendendo da cavallo, lasciando le briglie a Sakura.

La giovane miiko si girò –Ran? Non ti avevo riconosciuta- disse lei –ti dona l’armatura, anche i capelli legati ti stanno bene-

Ran arrossì all’istante –em, grazie ma ora-

-Sei tu la Miiko Higurashi? –

Kagome si voltò verso quella voce, trovandosi di fronte un demone dai lunghi capelli bianchi –mi scusi ma lei chi sarebbe? –

Inuyasha sospirò spazientito –chi sono io ora non ha importanza, ti sto chiedendo se sei la- MA COSA FAI?? – sbraitò all’improvviso sentendo una leggera pressione sull’orecchio sinistro.
–oh mi scusi, è la prima volta che vedo un demone con orecchie come le sue-

-Ma ti sembra normale andare in giro a tirare le orecchie altrui? –

-E a lei sembra normale darmi del tu e pretendere di sapere tutto di me quando io non so neanche il suo nome? –

-Kagome- Ran si intromise cercando di calmare la situazione –lui è Inuyasha il figlio del capo clan dei demoni cane, ma noi siamo qui per un altro motivo- disse lei indicando con gli occhi la figura di Sakura dietro di sé.

**************

-EEHHH??? E così sei Sakura Haruno???? –

-Sshh non urlare Kagome, abbassa la voce- disse Sango –come ti abbiamo spiegato non possiamo restare a lungo qui-

-Scusate capisco, Ran tuo padre è tornato al vostro palazzo vero? –

-Si- rispose lei –ha detto che intendeva contattare i membri della famiglia Haneda-

Kagome sospirò –beh, non ci riuscirà-

-Come? E perché? – chiese Sonoko
–semplice, il clan Haneda è un clan di monaci e in quanto tale è collocato in gerarchia tra umani e miiko- iniziò a spiegare Kagome- non hanno una longevità pari a quella di noi miiko, riuscendo comunque a creare formule benedette o scongiuri, la loro è una vita vagabonda senza fissa dimora ma so per certo che non restano nello stesso posto a lungo-

-Questo sì che è un problema- constatò Shinichi.
– non hanno nemmeno un tempio di famiglia, ma per fortuna so dove si trova il maggiore di loro- disse Kagome.

-E che aspetti a dircelo? –

-Inuyasha da bravo cagnolone stai a cuccia! – sbottò Kagome cercando di ignorare l’espressione di ira comparsa sul volto del demone –Shukichi Haneda è al tempio Higurashi per un annuale ritiro di preghiera con mia nonna Kaede, so che anche Kazuha si trova lì, è tua sorella no? – chiese lei a Makoto
-si, sapevo che si era recata da voi, voleva parlare con la venerabile Kaede ma non so per cosa-

-Ho un’idea- disse Shinichi –ci scostiamo dal piano originale ma non abbiamo scelta-

Appoggiò due dita sulle labbra per poi fischiare .
–ma ti è andato di volta il cervello? Dobbiamo tenere un basso profilo- sbottò Inuyasha.

Pochi secondi dopo un falco planò, atterrando sul braccio di Shinichi.

-è un metodo di comunicazione tramandato nel clan Kudo, ma sono più che sicuro che anche tuo padre, Ran, sa come funziona; Kagome-san può creare un biglietto di sali? –

-Un biglietto di sali? –

-Vedi Sakura- iniziò a spiegare Sonoko mentre Kagome si fiondava nel retro bottega della sua bancarella – è un metodo usato da miiko, prima di tutto si crea un talismano bianco e, grazie a delle formule si scrive coi sali il messaggio, è un metodo molto sicuro perché quando viene letto il talismano si disintegra non lasciando traccia-

Kagome finì di recitare le formule, per poi assicurare il talismano ad una delle zampe del falco, Shinichi sussurrò qualcosa al rapace, per poi tendere il braccio lasciandolo libero.

-Makoto, io e te andremo al tempio Higurashi per contattare il maggiore dei fratelli Haneda-

-D’accordo- annuì lui.

-Allora io mi aggrego al vostro gruppo- disse Kagome –giusto il tempo di chiudere bottega. -

Shinichi e Makoto iniziarono ad allontanarsi.

-Shinichi – il ragazzo si voltò sentendo la voce di Ran – si? –

-Ecco … io …. Stai, stai attento- disse lei sicurissima si avere le guance in fiamme.

-o. ok- annuì lui cercando di non guardarla negli occhi … cavoli se era adorabile quando faceva quella faccia –allora io vado, ci ritroviamo tutti alla montagna Uchiha-

I due cavalli sparirono dalla vista del gruppo –Ran hai le guance rosso fuoco tesoro – la tediò Sonoko mentre la ragazza rimontava a cavallo-

-Non sono affari che ti competono- sentenziò Ran.

Sakura ridacchiò, si vedeva lontano un miglio che Ran e Shinichi si amavano, ripensò al discorso avuto con Kakashi prima dell’apparizione di Gin, amore … chissà se un giorno avrebbe provato anche lei quel sentimento.

-sono pronta- esclamò Kagome d’un tratto –dunque … come faccio a seguirvi? –chiese notando che su due cavalli disponibili uno, era occupato da Sakura e Ran e il secondo da Sonoko e Sango.

-ah, non mi lasci altra scelta – sbuffò Inuyasha.

Kagome strabuzzò gli occhi nel vedere il demone cane accucciarsi dandole le spalle –Sali, tranquilla che non mordo mica- scherzò lui vedendola titubante.

-No- non sono spaventata figuriamoci, però ti avverto, peso-

La ragazza gli salì in spalletta –accidenti hai ragione-

Sango soffocò una risatina nel vedere lo strano duo comico appena creato seguirle, dirigendosi al di fuori della capitale.

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Capitolo 8
*** Cap. 7. ***


Palazzo Mori.

Eri avvicinò la tazzina alle labbra assaporando appieno il sapore del tè verde, quando lontano, vide un falco planare verso la magione.

-Anata- esclamò lei attirando l’attenzione di Kogoro.

L’uomo notò il rapace avvicinarsi –un falco del clan Kudo- tese il braccio, i suoi occhi captarono la presenza di un biglietto legato alla zampa sinistra del falco.

Sgranò gli occhi leggendo gli ideogrammi, lasciò cadere il foglio vedendolo disintegrarsi sotto ai suoi occhi –un biglietto di Sali- notò Eri –era di Yusaku? –

-No … era di quel bell’imbusto saccente- bofonchiò Kogoro
–Anata, ti ho già detto di non chiamarlo così-

-Ma la mia bambina!!! – pianse lui
–se ti vedesse in questo momento penserebbe che suo padre ha la doppia personalità- disse Eri accarezzando la testa del falco prima che spiccasse di nuovo il volo.

-Sniff, voglio solo proteggerla- pianse lui –comunque mi costa ammetterlo, ma il cervello lo sa usare; spero che abbia avuto l’idea giusta, da loro dipendono le sorti di Konoha-

***************

Territori clan Mori.

-Vai piano mi stai distruggendo le gambe-

-Se non la pianti di lagnarti ti faccio fare la strada a piedi da sola dannata di una Miiko-

Sango sospirò, erano in viaggio da 3 ore, e per un altrettanto lasso di tempo quei due continuavano a litigare –voi due sembrate proprio una vecchia coppia bisbetica- commentò Sonoko.

Un lampo squarciò una nuvola grigia, seguito da un potente tuono –pioverà a breve- disse Sango –dobbiamo affrettarci a trovare un riparo-

-So che qui vicino c’è una locanda, possiamo alloggiare lì ma- Ran si fermò guardando Inuyasha
–che c’è? –

-Spero abbiano cambiato gestione- sussurrò la ragazza
–eh? Che intendi dire? – chiese ancora più dubbioso il demone cane.

-Niente, niente- si affrettò a dire Ran per poi continuare il viaggio.

*****************

Palazzo Nara.

Sesshomaru scrutava i territori dalla finestra della sala imperiale, capanne, sentieri, giardini, completamente oscurati, illuminati di rado da qualche fulmine.

-Arriveremo in ritardo- disse Shikamaru pensieroso studiando la mappa di Konoha .

–Il palazzo No Taisho non si trova sul territorio dei clan, bensì è un palazzo mobile, collocato su alcune nuvole, l’energia degli agenti atmosferici potenzia la forza demoniaca nelle nuvole, permettendo al palazzo di muoversi liberamente.

Con questo temporale mio padre starà sicuramente accumulando forza demoniaca per permettere al palazzo di spostarsi- disse Sesshomaru –non esiste ritardo per noi demoni cane-

Shikamaru sorrise –no, immagino di no; Gaara dovrebbe arrivare a momenti con il carro della nebbia, partiremo subito dopo-

Il giovane Nara, non ricevendo risposta, si avvicinò al demone maggiore, notando il suo sguardo ambra fisso in cortile.

-Ah, hai intenzione di dirle qualcosa? – chiese Shikamaru notando che il maggiore dei no Taisho stava scrutando una piccola comitiva chiacchierare allegramente vicino al laghetto delle carpe e, su questo era più che sicuro, non era Yumi il soggetto del tuo interesse -voglio solo sapere se le tue intenzioni sono serie-

Lo sguardo penetrante di Sesshomaru, che riuscirebbe a mettere in soggezione anche il più agguerrito degli Oni, si spostò sul capo clan Nara, schiuse le labbra –Non sono affari che ti competono-

Dunque si avvicinò all’uscio –ah … Rin, Rin, Rin- sussurrò Shikamaru – quei tuoi occhi innocenti che riescono a guardare ciò che a molti sfugge, cosa avranno captato sotto quell’algida corazza? –

Shikamaru alzò lo sguardo intravedendo il carro della nebbia avanzare verso di loro, il piano continuava.

****************

Territori clan Nara.

Kakashi, silenzioso con lo sguardo perso nel vuoto, scrutava il cielo tempestoso – sei preoccupato per Sakura-Chan? –

L’uomo si voltò vedendo Naruto sorridergli –hai cambiato il kimono vedo- 

-Già, con tutto il rispetto che provo verso Sakura-chan, ma era troppo stretto per il mio corpo- Il Kitsune si avvicinò a Kakashi.

-Sai Naruto, in questi anni l’ho vista crescere e sebbene non sia mia figlia naturale, in un modo o nell’altro ha finito per esserlo-

-beh- disse lui –non deve essere stato facile … con il carattere che si ritrova-

Kakashi ridacchiò – mi mancano di già la sua risata fragorosa e i nostri litigi … i suoi calci negli stinchi un po’ di meno-

Naruto rise –Si vede che andate d’accordo-

-Già- annuì l’uomo.

-Naruto-kun- i due si voltarono ritrovandosi Hinata a pochi centimetri di distanza, lo sguardo imbarazzato e timido rivolto di lato e le mani dietro la schiena –ecco … io-

Alzò piano gli occhi cristallini, guardando di tanto in tanto Naruto –io volevo aiutarti-

-Uh? –chiese confuso lui –aiutare me? –

Lei annuì –ecco, in quanto Miiko, ho delle buone conoscenze in erboristeria naturale, riesco facilmente a riconoscere piante con proprietà medicinali, quindi … ecco- si morse il labbro inferiore incerta sul da farsi, dopo di che rivelò quello che era nascosto dietro la sua schiena –è un unguento naturale, Naruto-kun ho pensato che potrebbe alleviare il dolore della tu schiena-

Naruto strabuzzò gli occhi incredulo, quella fragile e timida miiko era una delle poche persone che si preoccupavano veramente per lui oltre ai suoi genitori.

Non che Sasuke non si preoccupasse, ma la maggior parte delle volte lo ignorava con un –così impari a fare il gradasso testa quadra-

Hinata era diversa.

-Oh, em ti ringrazio ma non devi preoccuparti, d’avvero non sento male-

-a sì? – chiese Kakashi dandogli una pacca sulla schiena, in corrispondenza col livido, così facendo un’espressione di dolore si dipinse sul volto del Kitsune –magari un pochino di quell’unguento però mi farà bene- biascicò cercando di trattenere le urla.

-Oh, sì em vieni che ti aiuto- disse Hinata indicando una pietra, sopra la quale Naruto si sedette, lanciando occhiate di fuoco a un sorridente Kakashi.

Sentì appena un tocco freddo –ahi-

-Oh, scusa Naruto-kun, non volevo farti male- disse lei preoccupata –non devi scusarti Hinata-chan, non mi hai fatto male, è solo un pochino freddo, continua pure-

Sentì il tocco gentile delle mani di Hinata cospargere la contusione con la sostanza viscosa; quello che all’inizio, pareva un appiccicoso intruglio venne magistralmente spalmato sulla sua schiena, un fresco sollievo per la sua ferita.

-Grazie Hinata-chan-

Hinata ringraziò i Kami del cielo che Naruto non poteva vedere l’espressione dipinta sul suo volto, le gote arrossate e un sorriso sincero che appariva solo in sua presenza –è un piacere Naruto-Kun-

Poco distante Kaito riposava tranquillo, il torso scoperto e una fascia sul fianco –Kaito-

Si girò vedendo Aoko accovacciarsi vicino a lui – fammi dare un’occhiata-

-Non è necessario, lo hai già fatto pochi secondi prima e mi hai già detto che tutto il miasma è stato purificato- disse lui -vai pure a riposare che domani sarà una lunga giornata-

Aoko non si mosse, al contrario Kaito sentì le sue mani posizionarsi sul fianco generando una luce di purificazione.

-Ehi ma mi sta ascolta-

-Zitto umano- disse Aoko –lo sto facendo per te, e sebbene tu non vuoi, è mio dovere in quanto Miiko, inoltre …-

Silenzio.

-Inoltre? – indagò lui
–questa ferita te la sei procurata nel tentativo di difendermi, mi sento in debito ok? Quindi non fiatare e lasciati curare-

Kaito alzò il sopracciglio confuso – questo modo di ringraziare è veramente strano-

-ah, lasciami fare il mio dovere e zitto! –

-Ok, ok fai quello che devi fare-

Passarono alcuni secondi in completo silenzio dopo quel battibecco, probabilmente la loro conversazione più lunga, quando –ohi-

-Cosa vuoi ora? – chiese Aoko.

-Grazie, Aoko-

-Tz, modo particolare per ringraziare qualcuno … Kaito-

Kakashi guardava compiaciuto i ragazzi –ah, che bella cosa la gioventù- dopo di che tornò a scrutare il cielo.

-ci siamo- pensò –Ormai hanno captato la nostra presenza-

***************

Uno scroscio di pioggia batteva insistentemente colpendo senza pietà le scoscese rocce nere della montagna.

Ripide, frastagliate e pungenti erano le punte che svettavano verso il cielo torvo, alternate ai picchi, grotte e sentieri neri come la pece che conducevano nelle più profonde e oscure viscere di quel luogo.

Tutti i rumori coperti dal frastuono del temporale, lampi sporadici illuminavano quell’ampia grotta dove due figure ergevano maestose.

La prima in piedi, senza paura dell’acqua che colpiva il suo corpo; la seconda seduta, su un trono di roccia, il pugno destro appoggiato sotto il mento, alzò la mano sinistra non appena udì un gracchiare tra i tuoni.

Un corvo di dimensioni decisamente più grandi rispetto ai soliti uccelli della sua famiglia si posò sul suo polso.

L’ennesima luce accecante illuminò il profilo del demone in piedi, risaltando la pelle chiara in contrasto col nero che lo circondava, puntò le iridi cremisi verso il demone, alzatosi dal trono.

Le forti raffiche di vento si insinuavano nei lunghi capelli dello stesso colore di quella lugubre e oscura notte, un sorriso sghembo apparse sulle sue labbra perfette –Stanno arrivando-

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Capitolo 9
*** Cap. 8. ***


Fredda e tagliente, la lama posta sotto il mento, un tocco ghiacciato che la spinse ad alzare il viso.

Le iridi verdi si incrociarono con quelle color sangue, calde e penetranti, ricoperte dalle ciocche ossidiana che frastagliavano la pelle bianca, un’accigliata espressione, i muscoli del collo tesi e il braccio prostrato verso di lei, brandendo quel fendente demoniaco.

Non sapeva con esattezza cosa l’avesse spinta in quella situazione, ma in quel preciso momento era come pietrificata, ipnotizzata dalla figura dinnanzi a sé.

******************

24 ore prima, Clan Mori.

Le gocce di pioggia cadevano senza sosta affrettando i viaggiatori a cercare delle case sicure dove ripararsi.

Carri di fieno trainati da cavalli venivano prontamente messi al riparo, mentre i contadini ponevano secchi sull’uscio di casa per raccogliere l’acqua piovana.

La locanda Teitan era la più famosa nei territori del clan Mori, tanto che si ritenesse la più ospitale di tutta Konoha … se non fosse per un particolare.

Le sopracciglia di Inuyasha, corrucciate, uno sguardo contrariato che sposava perfettamente con il tempaccio della giornata.

Una targhetta di legno esposta sulla porta d’entrata recitava la scritta “Non ammettiamo demoni”.

-è uno scherzo vero? – chiese il demone cane –sono bagnato fradicio, la schiena a pezzi dopo aver trasportato questa Miiko sulle spalle … e l’unica locanda nei paraggi non permette ai demoni di alloggiare? –

-Mi dispiace Inuyasha, non possiamo neanche camuffarti da umano con quelle orecchie- disse Ran costernata.

Dunque le ragazze entrarono nella locanda lasciando un raffreddato, imbronciato e infreddolito Inuyasha appoggiato allo stipite della porta.

*********************

Il carro della nebbia avanzava tra i cumulonembi grigi.

Gaara manovrava sapientemente l’asse di legno incastrata sul perno che gli permetteva di muovere il carro.

Shikamaru controllava alcuni rotoli raccolti nella sala Hokage, era la prima volta che incontrava il padre di Sesshomaru e non voleva presentarsi impreparato.

-Si è addormentata- disse a quel punto Yumi coprendo Rin con una coperta
– Ha lavorato senza sosta per due giorni interi, si merita un po’ di riposo- rispose il fratello.

Rin si strinse nella coperta girandosi sul fianco destro borbottando qualche frase sconnessa nel sonno, Yumi sorrise per poi avvicinarsi a Shikamaru.

Sesshomaru, nel frattempo, scrutava quella piccola creaturina dormire pacatamente, fece per alzarsi quando notò che le dita di Rin avevano afferrato la stoffa del suo mantello.

-Non hai perso certe abitudini- pensò lui, rinunciando a sgranchirsi le gambe, restando fermo e immobile guardandola di tanto in tanto.

***************

-Aaaahh come sono comodi questi futon- esclamò Sonoko lasciandosi sprofondare sulla morbida stoffa di cotone –devo dire la verità, un po’ mi dispiace per Inuyasha-

Kagome piegò il kimono per poi indossare quello bianco offerto dalla locanda –già, ma non possiamo fare altrimenti se questa locanda non- INUYASHA???-

La giovane miiko si era ritrovata il demone, fradicio e con un’espressione accigliata in volto a pochi centimetri dal proprio naso –che ci fai qui? –

-Non pensavate veramente che sarei rimasto là fuori con questo tempaccio vero? Ho localizzato la vostra camera e sono entrato dalla finestra aperta-

-Come … come hai fatto? –

Lo sguardo ambrato di Inuyasha si posò su Kagome –Ti ho avuta addosso tutto il giorno, il mio naso è molto sviluppato quindi è stato facile rintracciare il tuo odore-

Detto questo scosse i capelli e si tolse la parte superiore del Kimono, restando solo con i pantaloni e con una canotta decisamente larga per la sua corporatura, tanto da far scorgere alle ragazze il suo fisico allenato –svegliatemi domani mattina-  esclamò lui sdraiandosi sul futon di Kagome.

-Ehi aspetta non stare lì- La ragazza cercò, inutilmente, di spostare Inuyasha dal futon, arrendendosi ben presto a causa del peso del demone -Sonoko aiutam- ma della ragazza non c’era più traccia.

Fece scorrere lo Shoji sospirando –Sonoko? Che i fai qui? – domandò Sango.

-La stanza era troppo affollata, non vi dispiace se dormo qui vero? –

-Inuyasha ha raggiunto Kagome? – Chiese Ran sfilando l’armatura dalle braccia.
–Centro- rispose Sonoko raggiungendo il futon dell’amica
-Non avevo voglia di restare tra quei due e i loro battibecchi-

Ran sorrise liberando la parte inferiore del kimono dall’armatura, d’istinto si slegò i capelli, ritrovandosi a fissare quel semplice e sgargiante nastro.

Nascose un leggero sorriso mentre scrutava le goccioline di pioggia bagnare il vetro della finestra –Shinichi … chissà dove sei ora, quello che mi hai detto è vero? Riusciremo sempre a rincontrarci? –

Ran strinse forte il tessuto, lontani o vicini Ran sapeva che i suoi sentimenti erano direttamente collegati con quelli del ragazzo.

Gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni che a chilometri di distanza, ora, stavano occupando la mente di Shinichi.

Seduto sulla balla di fieno di una stalla dove lui e Makoto avevano provvisoriamente trovato rifugio, si copriva con alcune stoffe, improvvisando un giaciglio di fortuna.

-Il fattore ci permette di restare qui per questa notte, però ha voluto 5 monete d’oro come compenso- disse il giovane Toyama.

-è comprensibile- rispose Shinichi –non gliene faccio una colpa, è già stato abbastanza gentile a farci restare-

Makoto si avvicinò ad una recinzione ricoperta solo da paglia –sarà, comunque sia domani mattina presto ci conviene partire subito-

-Concordo- ripose Shinichi –buona notte Makoto- dunque, spense la lanterna ad olio sdraiandosi a sua volta.

Portò il braccio sinistro sotto la nuca –Ran- ripensò ai sui capelli setosi, a quegli occhi cerulei pieni di stupore, a quell’espressione timida, alle sue guance rosee e a quelle piccole ma carnose labbra che aveva sfiorato.

Amava tutto di lei.

Con quell’immagine nella mente riuscì ad addormentarsi, non prima di aver rinnovato una promessa –non è la vicinanza che conta, perché io ti troverò sempre-

*****************

Restavano sdraiati di spalle, senza fiatare, l’unico rumore presente era lo scrosciare senza sosta della pioggia.

-Inuyasha, stai dormendo? – chiese timidamente Kagome.

-No, non ancora-

La ragazza si girò verso il demone cane –ti, ti dispiace se parliamo un po’? –

-… no, dimmi-

Kagome si avvicinò, spingendo il suo futon verso quello di Inuyasha –ehi, cosa c’è? Hai forse paura del buio? –

-Figurati- disse Kagome –solo-

-Solo? – indagò Inuyasha

-è tutto così strano, Sakura che si ritrova questo peso sulle spalle, l’Akatsuki che vuole rovesciare l’equilibro di Konoha, non ti pare assurdo? – chiese la ragazza.

-Non quanto lo pare a te- rispose Inuyasha –ora cerca di dormire, la strada è ancora lunga e domani mattina dobbiamo partire presto se volgiamo arrivare alla montagna Uchiha il più in fretta possibile-

-Nee, Inuyasha-

-Cosa c’è ancora? –

Trascorsero un paio di secondi prima che Kagome chiese – perché indossi quel rosario? –

Silenzio.

Regnava lo stesso silenzio tombale di poco prima -… non sono affari tuoi- rispose infine lui.

-Lo so, è solo che in quanto Miiko-

-In quanto Miiko cosa? Credi di potermi aiutare solo per questo? Tu non c’entri, il tuo clan o quelle della tua specie non c’entrano … sono solo io il problema- ribatté lui.

Una mano si posò sul suo braccio sinistro –anche se non faccio parte della tua famiglia, posso aiutarti, a volte fa bene parlare con un estraneo-

-O insomma! - sbottò Inuyasha

Si voltò, la mano destra a pochi centimetri di distanza dal viso di Kagome a reggere il peso del so corpo, leggermente chinato.

Il futon ora copriva solamente le sue gambe, la morbida casacca indossata da Inuyasha lambiva le perline viola e bianche del rosario –Cosa ne sai tu? Cosa sai quello che sono io? Quello che dobbiamo- che devo sopportare? Perché dopo avermi conosciuto solamente oggi intendi alleggerirmi questo fardello??? –

Kagome sorrise –perché a volte non ci si rende conto di una cosa.

Non siamo soli, nonostante sulle nostre spalle vi siano pesi che sembrano enormi, non dobbiamo dimenticare che ci sono persone come noi-

Fu in quel momento che Inuyasha intravide un luccichio rosa sotto la manica sinistra del kimono della ragazza.

Fece per aprire bocca quando l’ennesimo tuono rischiarò la stanza rivelando un’ombra proiettata sulla parete.

 

-AAAAAAAHHHHHHHHH-

Sakura, Sonoko, Sango e Ran si alzarono di colpo sentendo un urlo lacerante provenire dalla camera comunicante.

Ran spalancò di colpo lo Shoji di carta –Kagome! – urlò lei prima di trovarsi di fronte ad una scena che mai avrebbe pensato di assistere.

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Capitolo 10
*** Cap. 9. ***


-Kagome, tutto bene? – Sango si precipitò nella stanza insieme a Sakura e Sonoko raggiungendo Ran.

Kagome era in piedi con uno sguardo disgustato puntato verso due ragazzi inginocchiati a terra –perversi monaci libertini, non cambierete mai-

Ran strabuzzò gli occhi per poi alzare la testa verso l’alto notando un impaurito Inuyasha aggrappato al soffitto.

-Em, qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo? – chiese Sonoko.

-Succede- rispose Kagome –che senza volerlo abbiamo incontrato i due restanti membri della famiglia Haneda, vi presento Miroku e Sai-

-è un piacere conoscervi leggiadre fanciulle- disse il primo, indossava una tunica viola, dei panni del medesimo colore legati alle braccia e i capelli raccolti in un codino –io sono Miroku mentre lui è mio fratello minore Sai- esclamò indicando l’altro ragazzo vestito esattamente come lui a differenza del colore, che era nero, e i capelli più scuri e lasciati sciolti.

La cosa che li accumunava, era un’impronta di una mano sulle guance di entrambi … probabilmente di Kagome.

-Diamine, quei tipi hanno cercato di farmi secco- protestò Inuyasha toccando terra –mi hanno lanciato addosso una specie di polvere-

-Quelle erano ceneri e sale marino, è un mezzo di purificazione molto brusco usato dai monaci- spiegò Kagome.

-Volevate purificare Inuyasha? –chiese incredula Sango.

-è tutto frutto di un malinteso- cercò di spiegare Miroku
–come era un malinteso l’inspiegabile presenza della tua mano sinistra sul mio fondoschiena, vero? – lo fulminò Kagome.

I monaci cercarono in tutti i modi di salvarsi la pellaccia dicendo che la proprietaria della locanda aveva visto un demone entrare nelle sue proprietà –ma non sapevamo che era il figlio di Inu no Taisho- spiegò Sai.

-Beh, non tutti i mali vengono per nuocere- disse Ran avvicinandosi – a quanto ho capito vi spostate in continuazione sul territorio di Konoha, potete aiutarci a giungere il più in fretta possibile alla montagna Uchiha-

-Perché mai vorreste andare in un luogo del genere? –indagò Miroku
–per me-

I monaci osservarono la figura comparsa alle spalle di Ran – lo stanno facendo per me-

-Haruno Sakura- sussurrò Sai sgranando gli occhi neri
–so di non sapere molto sulle mie origini, o sul perché l’Akatsuki intende contrastare l’equilibrio a Konoha, ma … se esiste anche solo una possibilità per saperne di più, io voglio coglierla-

Ripensò a quel foglietto trovato nel libro del ciliegio nella sala Hokage, il clan Uchiha … era la sua unica speranza?

Sai e Miroku si inchinarono di fronte a Sakura –accettiamo di farle da scorta o nobile miiko del ciliegio-

-O … em per favore niente formalità, chiamatemi pure Sakura e, non inchinatevi … è imbarazzante- disse lei decisamente non a suo agio.

-Come desideri- disse Miroku – conosciamo una scorciatoia che ci condurrà alla bocca d’entrata della montagna, non sarà il massimo della comodità come viaggio, ma abbiamo un carro che oltre a noi due può trasportare altre quattro persone-

-Mi sembra perfetto- disse Sonoko –allora domani mattina partiremo insieme-

-D’accordo- annuì Inuyasha –e ora fuori che devo dormire-

-Inuyasha potresti dormire con noi- disse Sai –senza disturbare Kagome-

-Rischierei di venire purificato a morte se restassi con voi- brontolò il demone cane ormai sdraiato sotto il futon.
–ah, ci vediamo domani allora- disse Kagome –non preoccupatevi per me-

Dunque il gruppo lasciò la camera, ma Kagome riuscì benissimo a sentire Miroku commentare –Se ne prende di libertà il demone-

-Ohi- Kagome si girò verso Inuyasha –se ti do fastidio dimmelo, posso sempre dormire di fuori-

Kagome sorrise teneramente per poi sdraiarsi vicino al demone –non mi dai nessun fastidio tranquillo, buona notte-

-Um … buona notte-

****************

Le ruote del carro della nebbia toccarono il selciato del cortile, erano arrivati a Palazzo no Taisho.

-Fate parlare me, esponete i fatti solo se necessari e soprattutto non date troppo confidenze- disse secco Sesshomaru.

-Sono così spaventosi i tuoi genitori Sesshomaru? – chiese timida Rin lasciando di stucco il fratello all’uso di un linguaggio così informale.

-No … è l’esatto opposto-

Il gruppo salì una scalinata coperta da velluto rosso per poi varcare l’ingresso maestoso del palazzo, sembrava un tempio sacro in marmi rosa e bianchi –per di qua- disse Sesshomaru percorrendo un corridoio sulla destra, per poi aprire un portone rosso.

-Inu-kun prova questi biscotti di avena, nono favolosi col tè-

-Credi Kushina-chan? Magari aggiungo un po’ di latte-

-No, rovina il gusto fidati-

Rin, Yumi e Shikamaru erano basiti nell’osservare quella scena, al tavolo circolare sedevano tre demoni.

Un demone cane dai lunghi capelli bianchi legati in una coda (probabilmente il padre di Sesshomaru) indossando un kimono nero che lasciava intravedere sulle braccia delle righe viola, presenti anche sulle guance.

Chiacchierava allegramente con una Kitsune dai capelli rossi (anch’essa con indosso solo un kimono notturno) mentre imboccava il demone volpe con 9 code oro alla sua destra, decisamente a disagio.

-Ah; è ora del tè di mezzanotte- sospirò Sesshomaru -padre-

Il demone si girò con mezzo biscotto ancora in bocca –uh figliolo vieni, vieni volevo giusto farti assaggiare queste prelibatezze-

-Non ora padre, sono venuto con i rappresentanti dei Clan Nara e Aoyama-

Il volto pieno di briciole del demone si rabbuiò d’un tratto –dunque l’Akatsuki ha fatto la sua mossa-

Si alzò incamminandosi verso il figlio mentre Gaara si inchinava al cospetto dei due Kitsune – Minato-dono Kushina-sama, è mio dovere fare rapporto sulla missione affidata a me e a Naruto-

-Dove si trova ora Naruto? – chiese Kushina – si trova con Kakashi Hatake, Kaito Kudo e con Aoko e Hinata Hyuga, grazie al piano ideato da Shikamaru e Rin Nara, la miiko del ciliegio si sta recando alla montagna Uchiha in tutta sicurezza-

Gaara spiegò a grandi linee il piano ideato a palazzo Nara.

-Davvero un ottimo piano, mi complimento per la materia grigia presente nei vostri cervelli- esclamò Inu

A quel punto Rin si sentì tirare una manica del kimono, abbassò lo sguardo vedendo un piccolo Kitsune dagli occhi azzurri con un kimono decorato da foglie magiche –sei tu la miiko del ciliegio? -

Rin si ritrovò a sorridere davanti a quell’adorabile cucciolo –no, io mi chiamo Rin, sono un’umana, però conosco bene Sakura-

-Shippo- disse Kushina –ti sei svegliato presto-

-Non riuscivo a dormire- disse il piccolo, per poi rivolgersi di nuovo verso Rin – tu non hai paura di me? –

Rin si chiese mentalmente perché dovesse mai aver paura di lui che era semplicemente il cucciolo più tenero che avesse mai visto in vita sua –no- disse lei.

-Davvero? Allora posso essere tuo amico? –

-Certo- esclamò lei regalando ai presenti un dolcissimo sorriso.

-è il più piccolo di noi Uzumaki, è nato dopo la distruzione del ciliegio- spiegò Kushina –deve ancora imparare molto-

-Posso giocare un po’ con te? – Rin rivolse le iridi verso Sesshomaru, non sapendo cosa rispondere, al cenno d’assenso del demone Rin annuì allontanandosi con il piccolo Shippo.

-Ora che Shippo non c’è- si intromise Minato – ne approfitterei per annunciare che ho inviato due Kitsune a piedi dal nostro territorio alla montagna Uchiha, dovrebbero giungervi a breve, Tooru ha un forte potere che gli permette di localizzare qualsiasi cosa grazie alle vibrazioni del terreno, mentre Shiho è la Kitsune più adatta per trattare con i Tengu, non ha peli sulla lingua … la contraente perfetta insomma-

-Abbiate fiducia in loro- disse Kushina –riusciranno a spiegare la situazione prima ancora che la miiko del ciliegio arriverà a destinazione.

*******************

Stringeva le mani sul manico dell’ombrellino arancione, stretta nel kimono del medesimo colore scrutando il cielo notturno –secondo me ci siamo persi-  rivolse le iridi turchesi verso quelle cobalto del Kitsune di fianco a lei, alto e abbronzato, riparato da un ombrello blu scuro, dello stesso colore del Kimono che fasciava il suo fisico.

-Quanto sei malfidata Shiho- sbottò lui muovendo le sette code marroni con punte dorate, simili al colore dei suoi capelli –cerca di fidarti e non sbottare ogni due minuti-

La giovane Kitsune corrucciò le sopracciglia rossicce affrettando il passo – siamo in viaggio da più di 6 ore ormai, ho i piedi che mi fanno malissimo, le gambe a stento mi reggono in piedi e per giunta tu sei il mio compagno di viaggio … che disdetta-

-Quanto sei teatrale- notò Tooru –io non capisco proprio perché Minato sostiene che sei la più indicata a trattare con i Tengu … forse con Akai ma-

-Zitto tu, non aprire quella boccaccia- si affrettò a dire Shiho decisamente più rossa dei suoi capelli –io sono il cervello e tu sei la bussola, quindi fa il tuo lavoro-

La “bussola” sospirò sconfortato, per poi fermarsi.

Mosse leggermente i piedi nudi a contatto col terriccio bagnato –Shiho- la giovane Kitsune si fermò rivolgendo lo sguardo verso Tooru, intento a scostare alcune foglie –La bussola ha ufficialmente trovato il nord-

Shiho corse vicino a lui, giusto in tempo per ammirare la maestosa roccia nera dinnanzi a sé.

Una cavità scavata nella roccia ospitava due corvi ai lati, Shiho si avvicinò, non appena posò i Geta sugli scalini un lugubre eco risuonò nella grotta –Beh, come accoglienza non è delle migliori, ma siamo arrivati-

******************

-Shippo non correre così forte- Rin continuava a seguire il piccolo Kitsune per le vie del palazzo.
–Guarda Rin, ha smesso di piovere- gioì il cucciolo.

Si diresse fuori il palazzo, ormai le prime luce dell’alba dipingevano di rosa le nuvole intorno a loro.

Non si sarebbe mai immaginata che un giorno avrebbe potuto ammirare un’alba del genere proprio stando in cielo, all’improvviso la sua attenzione fu catturata da un gigantesco cane bianco che riposava tranquillo.

La pelliccia si confondeva con le candide nuvole –Kiba!!! – esclamò Shippo correndo incontro al cane.

Il demone aprì l’occhio, Rin rimase sorpresa; l’iride era turchese, la pupilla netta e dorata, circondate da un rosso fuoco, aveva due segni scarlatti sulle guance e una luna viola in fronte … come Sesshomaru.

-Shippo- la voce era bassa e rauca –cosa ci fa un’umana a palazzo No Taisho? –

-è mia amica- spiegò Shippo –ha detto di non avere paura di me-

Kiba, perplesso aggrottò le sopracciglia, notando poi che la ragazza continuava ad avanzare verso di loro tranquilla.

Mosse le narici un paio di volte –ah, capisco ora; dimmi umana, tu sai chi sono? –

-Posso pensare che siete la personificazione della specie demoniaca dei No Taisho- disse lei.

-Corretto- esclamò Kiba –i capi clan delle quattro specie maggiori di demoni possiedono un collegamento diretto con noi, io sono il demone che rappresenta gli Inuyokai, Kankuro rappresenta i demoni lupo, Obito i Tengu e Kurama i Kitsune.

Sei ben informata-

Rin si avvicinò ancora di più –da quanto tempo siete in vita? –

-Eh, ormai non lo so più nemmeno io- rispose sincero – Shippo aveva ragione … non temi i demoni-

-Ci sono demoni da temere, come ci sono esseri umani pericolosi, e voi sicuramente non siete tra questi- disse convinta 
–Ti avevo detto che non è spaventata- esclamò Shippo saltando in braccio a Rin.

Kiba sogghignò osservando Rin giocare con Shippo, per poi posare gli occhi sulla figura dai lunghi capelli bianchi appena apparsa dal balcone orientale –le scelte devono essere fatte con cura- pensò Kiba –e questa è la più difficile in assoluto-

***************

-Aaaahhh- sbadigliò sonoramente Naruto – ci siamo proprio alzati all’alba-

-Non lamentarti- disse Kakashi –dovremmo raggiungere la montagna Uchiha a breve, Kaito come va la tua ferita? –

-Meglio- rivolse lo sguardo verso Aoko – soprattutto grazie a te-

-um si, direi che me la cavo-

Naruto ridacchiò –em, Naruto-kun- si girò trovandosi ad osservare i timidi occhi di Hinata sui suoi –come … come sta la tua schiena-

-oh, molto meglio grazie- rispose lui –hai delle mani fatate-

La ragazza arrossì visibilmente distogliendo lo sguardo dal viso sorridente del Kitsune -… g. grazie-

Kakashi sogghignò sotto la maschera, quado un rumore fece fermare il gruppo –chi c’è? – Naruto si voltò, afferrando prontamente delle foglie magiche.

Si trovò costretto a fermarsi quando vide la figura dinnanzi a sé.

I capelli lunghi e neri, le ali spiegate del medesimo color pece … un Tengu.

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Capitolo 11
*** Cap. 10. ***


 

Territori Clan Kudo.

Le luci infuocate del sole morente accarezzavano le fronde degli alberi, unici scudi contro la rovente morsa dei raggi estivi che colpivano la piccola comitiva.

-Manca ancora molto ad arrivare? – chiese Inuyasha comodamente stravaccato all’interno del carro messo a disposizione da Miroku e Sai
–porta pazienza Inuyasha, dovresti già ringraziarci per averti nascosto sul nostro mezzo di trasporto, lontano dagli sguardi della locandiera- disse Sai seduto vicino a lui mentre disegnava su un blocco di fogli.

Ran e Kagome cavalcavano ai lati del carro, sul quale, oltre a Inuyasha e Sai, ospitava Sakura e Sonoko, trainata da Miroku con Sango affianco.

-Dunque- disse ad un certo punto la giovane Nara –c’è forse una macchia sul mio kimono? O vi è un’altra particolare ragione per la quale mi state fissando il petto signor monaco? –

Miroku sfoggiò un sorrisetto colpevole tornando a fissare la strada, cercando di non incrociare le occhiate furenti di Sango e Kagome –Tz, siete voi quelli da purificare, non io- commentò Inuyasha.

Sakura sbadigliò appoggiando la testa alle assi di legno dietro di lei –oh, dovreste riposare se siete stanca, il viaggio durerà ancora un po’- esclamò Sai posando i fogli sulle sue ginocchia.

-Wow, è stupendo- esclamò a quel punto Sonoko, ammirando il disegno fatto da Sai.

Il monaco aveva infatti rivelato, che si dilettava nel disegnare qualsiasi cosa: paesaggi, nature morte, ritratti di umani o di animali, come lo era in questo caso.

Sakura sentì le palpebre farsi pesanti, si chiusero lentamente mentre scivolava in un dolce sonno.

Le sue iridi, però, avevano bene impresse il disegno di Sai … un corvo.

***************

13 anni prima, Territori Clan Nara.

Ansimava, bagnata e infreddolita mentre avanzava nella vegetazione, i piedi nudi sporchi di fango e i capelli rosa fradici.

Era da poco passato il suo compleanno, Kakashi le aveva detto che a breve avrebbe potuto ammirare i fiori che portano il suo nome.

Sakura.

Quei fragili e piccoli petali rosa che, come fiocchi di neve, scendono ad un leggiadro e repentino passo di danza, toccando il suolo.

Era ormai un’abitudine per Sakura raccogliere un po’ di petali e conservarli in un sacchettino che teneva nascosto nel suo piccolo regno.

Era una grotta situata a poca distanza da casa, ma ben nascosta dalle fronde del salice piangente, come una tenda naturale che celava i suoi tesori.

Quella primavera, però, era abbastanza piovosa; ciò nonostante la piccola aveva percorso chilometri per raccogliere quei piccoli e fragili petali.

-Hittai- sussultò appena quando calpestò un ramoscello e fu a quel punto che vide, di fianco all’entrata della grotta, un corvo.

Si avvicinò piano per non spaventarlo, una delle zampe era rimasta ferita, probabilmente causata da qualche contadino talmente povero da cacciare con trappole di fortuna.

Si avvicinò, il corvo notò la sua presenza iniziando a sbattere le ali –stai buono non voglio farti del male- disse lei.

I suoi piccoli e innocenti occhi verdi fissarono quelle sfere sanguigne piene di paura, avvicinò la mano alla zampa, liberandolo dalla trappola –ecco fatto- dopo di che lo prese in braccio ed entrò nella grotta.

Non era grandissima, piuttosto umida e piena zeppa di fiori; stese un piccolo panno al suolo e vi posò sopra il corvo.

-Devo medicare la ferita- pensò lei ringraziando Kakashi per averle insegnato le basi della medicina.

A suo detto era così maldestra che rischiava di ferirsi per qualsiasi cosa, ragion per cui doveva sapere come curarsi e prestare attenzione a ciò che la circondava.

Applicò la medicazione all’uccello nero, restando poi vicino a lui, stretta in una coperta.

La piccola mano si spostò tra due vasi, raccogliendo un piccolo sacchettino.

Mise l’altra mano nella tasca del kimono prendendo qualcosa di rosa e bagnato, un petalo.

-Questo è l’ottavo petalo, fin da quando sono nata li colleziono- disse lei parlando ad alta voce, sperando che il corvo in qualche modo capisse quello che stava dicendo.

Otto petali per otto anni di vita, la sua esistenza era così piccola a confronto con quella dei millenari alberi dai quali provenivano quei fiori, eppure lei sentiva un legame profondo con essi.

Ripose il sacchettino a posto, l’acqua piovana continuava a cadere, costringendo Sakura alla decisione di passare lì la notte –spero che Kakashi non si preoccupi troppo-

Sospirò pensando alla bella ramanzina che l’avrebbe attesa il giorno seguente, dopo di che notò che il corvo la stava scrutando.

-Domani ti sentirai meglio, prometto- esclamò lei accarezzando le soffici piume nere della testa, lui si ritrasse, ma ciò non fermò la piccola dal “massaggio” che si estese alle ali –sono così morbide- esclamò contenta.

Si avvicinò di più posando la testa vicino al giaciglio del corvo –chissà se anche voi corvi avete nomi, sei così bello, mi dispiacerebbe chiamarti solo “corvo” -

Un fulmine rischiarò le screziature vermiglie dei suoi occhi, ipnotici e misteriosi, Sakura lo guardò fisso per qualche secondo, per poi esclamare –Ti chiamerò Rai, è deciso! –

Misterioso e affascinante come un fulmine scagliato nella notte torva, per Sakura, Rai era quello.

Si accoccolò meglio vicino a lui sussurrando –Buona notte Rai- prima di sprofondare nel sonno.

La mattina seguente.

-Sakura, ohi, Sakura-

La piccola si risvegliò notando la presenza di Kakashi di fronte a lei –meno male che stai bene, ti ho cercata dappertutto- sospirò lui –guardati, sei tutta bagnata-

-Kakashi mi dispiace, volevo prendere un petalo di ciliegio per la mia collezione- esclamò la piccola afferrando il sacchetto di petali.

-Ah, ok ti perdono, ma la prossima volta dimmelo che ti accompagno-

-Non volevo che vedessi questa grotta- ammise lei –e perché? –

-Perché è il mio posto segreto, non ci è entrato nessuno tranne me e- si bloccò notando che Rai era sparito.

-Rai-

-Rai? – chiese Kakashi
–un corvo che ho aiutato, aveva una ferita sulla zampa, ma voi come avete trovato questo posto? -

Inspiegabilmente un sorriso si dipinse sul volto di Kakashi –ho delle risorse anche io, non indagherò oltre, ora però seguimi e torniamo a casa-

Sakura annuì posando il sacchetto tra i vasi di margherite e primule, e fu in quel momento che notò la sola presenza di 7 petali nel sacchetto.

******************

Un brusco scossone del carro fece svegliare Sakura, stropicciò gli occhi contenta di aver sognato quella parte della sua infanzia.

-Siamo arrivati- esclamò Sai scendendo dal carro, ormai era calata la notte, in quell’oscurità potevano udire solo il frinire delle cicale.

-Per precauzione io e Sango staremo qui- disse Miroku –voi andate pure-

Ran e Kagome scesero da cavallo iniziando ad avanzare insieme al restante gruppo lungo la roccia nera e scoscesa della montagna.

Sakura ammirò i due corvi posti ai fianchi dell’entrata, le ricordavano Rai in qualche modo, scosse la testa per seguire gli altri nel cuore della montagna Uchiha.

****************

I loro passi echeggiavano tetri e spettrali nell’immensità del luogo, l’unico colore che le loro iridi riuscivano a captare era il nero.

Nero della notte, nero delle pareti simili a lastre di ossidiana, nero pece dei cunicoli e dei sentieri più profondi e nascosti.

-Questo posto è un vero labirinto- disse Sonoko

Sakura continuava a guardarsi intorno spaesata, c’era qualcosa di strano in quella grotta, una peculiare sensazione di adrenalina e paura mista a sicurezza … nemmeno lei seppe spiegarsi il motivo.

Tutto era nero, ma poteva chiaramente distinguere le loro ombre, nero su nero, oscurità su oscurità.

Si avvicinò ad un punto della grotta, sentiva il vento soffiare lievemente, segno che ci fosse un’apertura.

Fu la questione di un secondo, una frazione di tempo brevissimo, un suono paragonabile alle grida di mille falchi lacerò il silenzio.

Lampi azzurri apparvero frastagliando la parete, causando la caduta di massi –Sakura! –

Urlò Ran quando la distanza tra lei e l’amica fu totalmente ostruita dai massi caduti, lei, Sonoko, Kagome, Sai ed Inuyasha da una parte, e Sakura da sola dall’altra.

-Ran, Kagome! – Sakura cercava invano di spostare le pietre dinnanzi a sé quando un fruscio la fece voltare di scatto.

Fu in quel preciso istante che notò la presenza di un Tengu, il kimono dello stesso oscuro colore che li circondava, i capelli lungi e lisci raccolti in una coda bassa e i vermigli ed accecanti occhi puntati su di lei.

Prima che potesse reagire, delle spirali macchiarono di nero il rosso delle iridi, e Sakura restò immobile, incatenata in quello sguardo di fuoco.

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Capitolo 12
*** Cap. 11. ***


Montagna Uchiha 18 ore prima.

Si era svegliato con un gran mal di testa, da quando Obito aveva recapitato a suo fratello la notizia che la Miiko del ciliegio si sarebbe recata nella montagna.

Sakura, la persona dalla quale dipendevano le sorti di tutta Konoha –ah, che seccatura-

Sasuke si alzò dal suo letto, per poi afferrare lo scuro tessuto del kimono di famiglia, scivolò lento sulla pelle coprendo i muscoli scolpiti.

Smosse le ciocche scure avviandosi svogliato verso la sala del trono, luogo d’affari di Itachi.

Per abitudine nascondeva le ali nere, simbolo del suo clan …troppo grandi ed ingombranti.

Quel giorno però erano libere, immense e nere che contribuivano a rendere più maestosa la sua figura; piccolo capriccio di suo fratello, quando doveva incontrare figure di “spicco” lo costringeva sempre.

Varcò la porta d’entrata, trovando suo fratello comodamente seduto sul suo trono, di fronte a due Kitsune –Oh, Sasuke sei arrivato- esclamò Itachi sorridendo.

-Ecco il demone più chiacchierato dai clan demoniaci-  esclamò Tooru –come te la passi? –

L’accigliata espressione di Sasuke fu una chiara risposta di non indagare ulteriormente.

-Permaloso- appuntò Shiho – tutte quelle rughe rovineranno quello schianto di faccia che ti ritrovi … conosco giusto un paio di demoni che piangeranno sangue-

-Smettila Shiho- disse Sasuke espandendo ancora di più le ali per poi appoggiarsi alla parete con gli occhi chiusi.

-em- la voce di Itachi si intromise all’improvviso –tralasciando queste futili questioni, sbaglio o dovete portarci un messaggio sulla Miiko del ciliegio? –

-Corretto- disse Shiho- siamo qui per ordine di Kushina e Minato, ma è a nome di tutta Konoha che vi chiediamo di ospitare Sakura e chi l’accompagnerà qui, come punto più vicino alla tribù Yoro-

Lo sguardo cremisi di Sasuke si spostò su di lei, schiudendo piano le labbra –cosa c’entrano i lupi con Sakura? -

-Con lei direttamente niente- rispose Tooru –ma Tsunade, l’unica sopravvissuta del suo clan oltre a lei è rintanata lì, sotto la custodia di Jiraya-

Itachi annuì –capisco, il territorio del nostro clan è il più vicino a quello degli Yoro-

-Precisamente- disse Shiho –con i membri dell’Akatsuki che le danno la caccia, è questione di tempo prima che intuiscano i nostri scopi dunque è bene agire in fretta-

-D’accordo- acconsentì Itachi –non posso tirarmi indietro, anche per il legame che unisce i nostri clan-

Lo sguardo di Tooru si spostò dubbioso su Itachi –Che legame? –

Il maggiore degli Uchiha si schiarì la voce cercando di trovare le parole giuste –diciamo che, grazie alle potenti abilità oculari del nostro clan, gli Haruno hanno stretto un forte legame con noi per favorire il controllo di Konoha, contribuendo così all’equilibrio- si alzò dal trono per avvicinarsi alla grande apertura che offriva la visione del bosco ai piedi della montagna –Inoltre- continuò Itachi –questi legami si sono intensificati grazie a matrimoni tra i due clan-

-Oh- sorrise beffarda Shiho –se me lo dicevate prima portavo un bel bouquet di fiori d’arancio-

Sasuke incenerì con lo sguardo la Kitsune, si divertiva così tanto a stuzzicarlo?

-Tradizioni a parte- riprese Itachi –è mio dovere proteggerla, ma-

-Ma? – indagò Tooru, conosceva quel Tengu da anni ormai e un “ma” non era mai un buon segnale.

-Voglio metterla alla prova-

-Tu vuoi cosa? – esclamò esterrefatta Shiho –Itachi non penserai mica di-

-Devo Shiho, è l’unico modo per testare la sua forza interiore e per proteggerla-

-Quanto sei premuroso- continuò lei –ti vorrei però ricordare che nell’Akatsuki c’è anche Kagura e, a detta di Naruto, ha già fatto la sua entrata in scena … sbaglio o era un membro del vostro clan-

-Non osare- gli occhi di Shiho si spostarono sulla figura di Sasuke dietro di sé, ancora appoggiato al muro, lo sguardo torvo e la gamba sinistra piegata –non osare pronunciare quel nome-

Itachi assottigliò lo sguardo, Sasuke non aveva mai digerito che lei e Naraku si staccassero dal clan Uchiha per seguire Kaguya Hyuga e Gin in quel folle piano.

Era solo un cucciolo quando, con la testa piena di domande, aveva assistito alla fuga dei due, non li aveva mai perdonati, non poteva immaginare cosa provasse dentro.

Quel tradimento che lo aveva spinto a chiudersi in sé stesso, taciturno e lontano da tutti.

Solo una volta aveva visto negli occhi del fratello minore un’apertura, un piccolo spiraglio di luce, e anche per questo doveva portare al termine il suo piano.

A quel punto un corvo planò all’interno della grotta –Obito- esclamò Tooru inchinandosi leggermente, rispettoso nei confronti della personificazione demoniaca dei Tengu.

-Itachi, Sasuke, ho scorso il nostro obiettivo in avvicinamento, dovrebbe arrivare questa sera-

-Bene- disse il maggiore degli Uchiha –fino ad allora penseremo ad un piano per accompagnare Sakura da Tsunade, dov’è Akai? –

Chiese, facendo finta di non captare il leggero rossore comparso sul volto di Shiho e il sorrisetto malizioso su quello di Tooru.

-vostro fratello Akai è nei territori Nara, rientrerà sicuramente a breve-

-Bene- annuì lui –Sasuke dove stai andando? – chiese poi notando che il fratello stava lasciando la sala.

-A godermi gli ultimi momenti di pace … prima che quella testa quadra di Naruto arrivi a fracassarmi i timpani-

*****************

Aveva passato l’intera giornata a fissare il soffitto della sua camera.

Sicuro che mentre suo fratello e i due Kitsune ragionavano, lui avrebbe fatto meglio a riposare perché il suo intuito gli suggeriva che da lì a poco avrebbe intrapreso una situazione di forte stress … e il suo intuito non sbagliava mai.

Afferrò la sua katana, quel fendente demoniaco tagliente e spietato con il quale riusciva a scagliare scariche potentissime simili a fulmini.

Nel suo clan era l’unico in grado di usare quella Katana, Chidori, suo fratello maggiore in quanto capo clan, aveva il diretto collegamento con Obito e primeggiava nell’ipnosi, instaurando nella mente della “vittima” visioni riguardanti il suo passato.

Akai era un mezzo demone, a differenza di lui e Itachi che erano fratelli di sangue, non possedeva poteri ma la sua vista era comunque molto sviluppata, rendendolo molto temuto nel tiro con l’arco, Kanna, la più piccola degli Uchiha.

Strinse il codolo della katana mentre si avvicinava alla cucina, al solo pensiero dell’ingiusto passato che aveva dovuto subire Kanna, gli ribolliva il sangue nelle vene, perché era stata privata della funzione più importante per un Uchiha … la vista.

Afferrò un Onigiri preparato da Itachi la sera prima … quando era in cucina sembrava una persona totalmente diversa, cucinando per un esercito intero e gli avanzi duravano anche settimane.

Diede un morso deciso alla polpetta di riso, la lingua passò sulle labbra catturando i chicchi rimasti agli angoli della bocca.

-Sasuke- si girò notando suo fratello –è ora.

***************

Sasuke raggiunse Tooru e Shiho, nascosti dall’oscurità della grotta.

-Tutto pronto? –Chiese lui
–si- rispose Shiho –sappiate però che in quanto donna non condivido i vostri barbari metodi-

-Questo posto è un labirinto- i tre demoni si voltarono al suono di quella voce, scorgendo un gruppo di sei persone avventurarsi nella grotta.

Riconobbero Inuyasha e Kagome, insieme a un monaco, un’umana in armatura e una giovane samurai.

Fu in quell’istante che una chioma rosa entrò nel campo visivo dei tre.

Avanzava senza paura verso l’oscurità della grotta, facendo vagare gli occhi verdi intrisi di curiosità –però, carina- commentò Tooru.

Sentì un brivido lungo la colonna vertebrale notando gli occhi di Sasuke su di lui, accigliati dal commento fuori luogo –vado a raggiungere Itachi- disse Sasuke.

Tooru deglutì, perché era così inquietante a volte?

-Ehi, sciupafemmine- disse Shiho a quel punto –ho notato una cosa strana-

-Ovvero? –chiese lui leggermente infastidito dal nomignolo
–Sakura, sembrava fissare da questa parte … come se sapesse che oltre il nero della grotta ci siamo noi-

-Ma non- non fece in tempo a ribattere perché i lampi del Chidori ruppero una parte della montagna, assordando le sensibili orecchie dei due Kitsune –privo di tatto e manesco come al solito Sasuke- commentò Shiho.

L’ombra di Itachi planò verso Sakura, lo sguardo cristallino della ragazza ora fisso su di lui.

-Ci siamo- disse Tooru in quel momento –sta attivando la tecnica di ipnosi tramandata dal clan Uchiha; Itachi è l’unico in grado di usarla-

-Continuo a sostenere che sia un metodo brusco e inutile- disse Shiho –non capisco perché devono ipnotizzarla-

-Fidati, Itachi non fa mai nulla senza una ragione- disse Tooru osservano il Tengu attivare quell’abilità segreta capace di scombussolare la ragione altrui … lo Sharingan.

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Capitolo 13
*** Cap. 12. ***


Sharingan, il potere di entrare nella mente altrui, soggiogando, rivelando le paure nascoste nel tuo passato.

Manipolare i ricordi in un modo che ti segnerà per sempre, quei ricordi dolorosi o significativi che sono custoditi nel tuo subconscio, ritornano a galla, sotto la morsa magnetica di quegli occhi rossi.

Le tre spirali nere controllano gli spazi tempo tra i ricordi, ripescano le immagini, trasmissibili anche ad altri individui.

Itachi, facendo questo, scava nella mente delle persone facendo riaffiorare emozioni nascoste.

Questo stava pensando Sasuke mentre osservava suo fratello fissare Sakura negli occhi.

Si avvicinò a Tooru –dov’è Shiho? –

-Ha tolto la sua presenza, non condivide per nulla quello che sta facendo Itachi- rispose il Kitsune –e se devo essere sincero, questa volta, ho dei dubbi anche io-

*****************

-Sakura, Sakura mi senti? – gridava preoccupata Ran, mentre smuoveva alcune rocce di fronte a lei, nel vano tentativo di creare uno spiraglio per raggiungere l’amica.

-Cosa credete che sia successo? –chiese Sonoko? – una frana? –

-No-

Tutti si girarono verso Inuyasha –Quel rumore simile al gracchiare di falchi seguito da scariche di colore azzurro, sono il segno distintivo del potere di Sasuke Uchiha, solo lui riesce a generarle grazie alla sua Katana Chidori-

Sai strabuzzò gli occhi –intendi dire? –

-Esatto, questa frana è stata procurata volontariamente, non so perché-

Ran continuava a spostare massi e rocce –dovevano proteggerla, non investirla da una frana- sbottò la giovane Mori –datemi una mano-

Kagome, Sonoko e Sai raggiunsero Ran nel suo lavoro mentre Inuyasha ripensava agli avvenimenti di poco prima –perché ha fatto una cosa simile? Avrà sicuramente le sue buone ragioni, ma quali? Inoltre, credo che anche Sango e Miroku hanno udito questo rumore-

 

Come immaginabile, il monaco e la giovane Nara, erano in tutta fretta corsi verso l’entrata della montagna, abbandonando cavalli e carro nascosti nella vegetazione.

-Monaco Miroku, secondo lei quel rumore cosa era? –

-Non saprei Sango, ma sicuramente non era naturale, credo sia stato provocato da un demone- spiegò lui avvicinandosi alla roccia nera.

In quell’istante un fruscio li fece girare.

I due sgranarono gli occhi nel ritrovarsi un Tengu a pochi centimetri di distanza, la cosa peculiare però era il colore dei suoi occhi.

I demoni corvo sono una famiglia demoniaca che presenta capelli nerissimi e occhi rossi, ma questo Tengu aveva gli occhi di un verde chiaro, ben diverso dal vermiglio rosso che solitamente tingeva le iridi degli Uchiha.

-Akai-

****************

Avrebbe voluto reagire, ma non ne aveva avuto tempo.

Appena aveva incrociato il suo sguardo con quello del demone apparso alle sue spalle, era rimasta immobilizzata, trasportata in un’altra dimensione.

Era curioso, fisicamente non aveva mosso un muscolo, ma aveva la strana sensazione che il suo corpo si stesse muovendo.

I suoi piedi smuovevano delle acque tinte di rosso, costretta ad un percorso contro la sua stessa volontà.

Guardò in basso, le acque stagnanti sotto di lei parevano fiumi di sangue, il suo riflesso mosso retrocedendo ad un’età decisamente più giovane, intorno agli otto anni.

Sakura non sapeva cosa stava succedendo, si sentiva intrappolata, usata come una marionetta nelle mani di un burattinaio.

-Sakura Haruno-

Il suo nome echeggiò, rimbombando nelle sue orecchie, un fulmine azzurro squarciò l’orizzonte, davanti a lei iniziavano a scorrere immagini su immagini.

Rappresentavano lei, Kakashi, Rin, persone che aveva conosciuto, momenti che aveva vissuto, sentiva uno strano liquido scendere dagli occhi … ma non erano lacrime.

Era qualcosa di più denso che le macchiava le guance, mise una mano sul viso per poi allontanarla … rosso.

Era dunque sangue?

Indietreggiò di qualche passo sbattendo contro qualcosa.

Si voltò, era una lapide ai piedi di un gigantesco albero di ciliegio.

Le fronde ricoperte da petali rosa iniziarono a ghiacciare, piccoli cristalli gelati si formarono tra i rami.

L’armoniosa primavera era stata sostituita da un pungente inverno.

-Sakura Haruno-

Tra i rami ghiacciati comparvero di nuovo quegli occhi rossi, incatenandola impaurita nella sua morsa.

 

Itachi osservava la ragazza contorcersi su sé stessa, le mani che ricoprivano gli occhi, ormai insanguinati, i singhiozzi frequenti.

Sasuke e Tooru continuavano ad osservare quella scena da lontano, il Kitsune notò che i massi caduti a causa dell’attacco di Sasuke venivano lentamente spostati dalla parte opposta.

Itachi strinse gli occhi … doveva fare in fretta.

Cercò di velocizzare la visione quando udì un debole sussurro –esci-

Si avvicinò a Sakura senza spezzare illusione, quando successe qualcosa di inaspettato.

La ragazza alzò il viso verso di lui, le sopracciglia rosa corrucciate, gli occhi verdi sporchi di sangue che continuava a colare, fresco e denso, sulle sue guance, delle linee nere iniziavano a segnare la sua figura partendo dal rombo viola che aveva in fronte, le mani strette a pugno.

Itachi schiuse incredulo le labbra, si era liberata dallo Sharingan.

La miiko strinse gli occhi alzandosi all’improvviso urlando –ESCI DALLA MIA TESTA! -

Fu inaspettato il pugno carico di una luce verde che colpì Itachi in pieno volto, facendolo cadere a terra.

Tooru tremò a quella vista.

-Sakura- Ran era riuscita a creare uno spiraglio nei massi, iniziando a correre verso l’amica.

Sakura era sfinita, sebbene non sentisse più il mal di testa di prima, le sue gambe erano a pezzi, costringendola in ginocchio.

Fu in quel preciso istante che un’ombra nera le oscurò la visuale, per poi ritrovarsi un Tengu sguainare una spada e puntarla sotto il suo mento.

Sentì il metallo della Katana fare pressione sulla pelle, alzò ancora di più il volto sentendo il sangue che le colava per il collo e ancora più giù.

Schiuse le labbra secche riuscendo a chiedere un debole –chi siete? -

La risposta arrivò poco dopo, quando delle fiamme verdi circondarono le loro figure, costringendo il Tengu misterioso a ritrarre l’arma –SASUKE! MA CHE DIAMINE TI SALTA IN MENTE? –

Con una velocità invidiabile Sakura si era ritrovata, inspiegabilmente, Naruto dinnanzi a sé con un’accigliata espressione in volto.

Il Tengu sospirò –lo sapevo, è da questa mattina che ho un mal di testa allucinante … il mio intuito non sbaglia mai-

-Cosa stavi facendo a Sakura-chan? Ti è andato di volta il cervello? Come puoi pensare di puntarle un’arma demoniaca addosso? –

Il Kitsune si inginocchiò prendendo il volto di Sakura tra le mani –Ma questo è sangue? E cosa significano queste righe nere? Teme, questa me la paghi! Sakura-chan, stai bene? Non hai niente di rotto vero? Riesci a respirare? Ti devo portare in braccio? –

Quella manifestazione di affetto era fin troppa anche dopo aver subito quella visione.

Fece per ribattere quando –Dacci un taglio testa quadra-

Sakura rivolse lo sguardo verso il Tengu ricordandosi dei precedenti dialoghi avuti con Naruto.

Ran, Kakashi e Kagome le corsero in contro –Sakura-

-Kakashi-

–Ehi, Sakura, riesci ad alzarti? – chiese Ran.

Lei annuì –si, non vi preoccupate- vide Kagome mettere le mani sulla sua fronte
–stai tranquilla, voglio soltanto stabilizzare il tuo potere-

Quando le dita della Miiko sfiorarono la sua fronte una leggera luce rosa si propagò facendo, lentamente, scomparire i segni neri sul suo corpo.

-Fatto- esclamò lei sorridente.

-Allora- disse a quel punto Inuyasha –Sasuke, vuoi spiegarmi perché diamine avete organizzato questo teatrino? –

-E anche in tempi brevi, utilizzando parole concise e chiare – aggiunse Kagome.

-Ve lo posso spiegare io-

Il gruppo si voltò verso un dolorante Itachi, che continuava a massaggiarsi il mento –scusate per la brusca introduzione- si rivolse a Sakura –sei la prima che riesce a rompere da sola il contatto visivo con me-

-TU COSA? Ma voi Uchiha cosa avete in testa? –chiese Naruto allibito.

-Calmo Naruto, vi darò tutte le spiegazioni a tempo debito- continuò il Tengu – per quello che vale … benvenuti nel Clan Uchiha-

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Capitolo 14
*** Cap. 13. ***


Sfiorava le lunghe ciocche argentee con le unghie laccate di nero, volse gli occhi quasi bianchi verso il cielo plumbeo mentre avanzava lentamente.

Le labbra rosse piegate mentre intonavano una melodia sommessa.

Si fermò di fronte al tronco di un albero staccando qualche scheggia della corteccia –Ti sto aspettando- disse lei, per poi allontanarsi, seguitando a canticchiare.

********************

L’aria era talmente densa che si poteva benissimo tagliare con un coltello.

Ran continuava a fissare, sopracciglia corrucciate, Itachi e Sasuke, evidentemente ancora adirata per il trattamento sottoposto a Sakura –beh? – disse la ragazza ad un certo punto.

-Non crederete che la spiegazione “Ho agito per il suo bene” o “Lo capirete a tempo debito” mi soddisfi-

Itachi si schiarì la voce –Signorina Mori, capisco il suo punto di vista ma-

-Niente ma, avete trasportato la mente di Sakura in una visione parallela e non prendetemi in giro dicendo che è innocua, perdeva sangue dagli occhi e Kagome-san ha dovuto stabilizzare il suo potere spirituale; come presentazione sarebbe sicuramente bastato un inchino-

-Itachi- era stato Kakashi a parlare –te lo sto chiedendo anche io, non come abitante di Konoha, non come sua guardia del corpo, ma come amico … era davvero necessario? –

Itachi annuì –Come vi ho già detto, lo capirete molto presto perché ho reagito in quel modo-

-Beh- disse a quel punto Inuyasha –ha dato anche a te del filo da torcere vedo, come va il mento? –

Il Tengu si massaggiò il viso leggermente divertito –Quel pugno non me lo aspettavo, è vero, senza volerlo lo ha intriso di energia spirituale e per un demone non è mai un bel colpo-

-è per questo che la dobbiamo accompagnare da Tsunade-Sama il più in fretta possibile- disse Hinata –come miiko io, Aoko o Kagome possiamo insegnarle degli incantesimi di base ma, ogni clan ha una sua particolarità-

-Su questo sono d’accordo- ribadì Itachi –stavo giusto pensando insieme a Tooru e a Shiho su come far giungere Sakura al clan Yoro, ma fin quando si trova qui, ve lo posso giurare, non correrà pericoli-

A quel punto lo sguardo ambrato di Inuyasha si guardò intorno –parlando di Shiho, dov’è? Non l’ho ancora vista-

*******************

La montagna Uchiha era sicuramente famosa per la sua imponenza, svettava sul territorio di Konoha, controllandolo dall’alto.

Per Shiho, però, era un altro il requisito migliore di quel luogo … il silenzio.

Una sensazione di quiete che non poteva avere nel clan Uzumaki a causa, in primis, di Naruto.

Così, tutte le volte che bazzicava per il Clan dei Tengu, si isolava in uno dei giardini interni, chiudeva le palpebre e assaporava la quiete che la circondava, ascoltando solo i rumori della natura intorno a lei … il frinire delle cicale, lo scroscio d’acqua della cascata, il rumore del vento tra gli alberi.

Anche in quell’istante era comodamente seduta sul manto erboso quando udì un rumore di passi alle sue spalle –Ti stanno cercando tutti dentro-

Shiho aprì gli occhi rivolgendo lo sguardo verso quella voce –Akai- disse lei.

-Allora? Il piano di Itachi ha funzionato? O è stato un fallimento totale? –

-Entrambi in parte, o almeno credo, tralasciando il pugno che la ragazza gli ha tirato- rispose Akai.

Un ghigno comparve sulle labbra di Shiho –oh, interessante-

Il Tengu si sedette vicino a lei, osservandola di sottecchi, il caschetto rossiccio mosso dalla brezza notturna, l’epidermide perlacea rifletteva il bianco colore dello spicchio di luna alto in cielo … stesso colore delle sue tre code demoniache.

Candide e pure come la neve con punte d’orate, gli occhi turchesi sempre all’erta e il suo carattere peculiare … molto peculiare.

La Kitsune, sentendosi osservata, si voltò a guardarlo, incrociando lo sguardo smeraldo del Tengu.

Stranamente lui non distolse gli occhi, ancora fermamente fissi sui suoi, i lunghi capelli neri che ricadevano sul kimono –cosa c’è? –chiese lei.

-Ti osservo- rispose Akai.
La Kitsune sentì le gote imporporarsi leggermente balbettando un –q-questo lo vedo … ma perché? –

-è vietato forse? – continuò lui.
–no, ma – gelò all’istante sentendo la mano destra di Akai sfiorarle la pelliccia delle code.

Come d’impulso scattò in piedi, lasciando il Tengu a scrutarla sorpreso –non … non le code- disse lei stringendo la pelliccia quasi tremando –no-

Akai di alzò –ti aprirai mai completamente con me? – Shiho non si mosse, ancora scossa stringendosi ancora di più su sé stessa quando Akai le posò una mano sul capo.

-Buona notte- il Tengu rientrò lasciando la Kitsune in piedi a toccarsi la testa.

*******************

Sakura era appoggiata al parapetto della sua camera, non poteva immaginare che una montagna come quella, all’apparenza fredda e inospitale, potesse essere così piena di vita.

Aveva appreso che vivevano Tengu che avevano più di 200 anni, non aveva indagato sulle età di Itachi o Sasuke, anche perché non ne aveva avuto tempo.

Fortunatamente dopo l’accoglienza “particolare”, Itachi le aveva permesso di usufruire di una delle varie stanze nella montagna principale, dove vivevano lui e suo fratello, fornendole anche un kimono di ricambio e tutto il cibo che potesse chiedere.

Doveva ammetterlo, quel Tengu sapeva il fatto suo in cucina.

-Sakura-chan- si voltò notando il sorridente volto di Naruto –come stai? Ti sei ripresa dalla visione di Itachi? –

Annuì –sì non ti preoccupare, ora sto bene-

-Cavoli, non so perché lo abbia fatto, ma non giudicarli male, sono bravissime persone lo giuro; anche il Teme, anche se può sembrarti scorbutico, non lo avrei come migliore amico altrimenti-

Sakura nascose un sorrisetto ripensando a come Sasuke lo aveva ignorato bellamente poco prima, troppo impegnato a stare seduto a fissare il vuoto senza fare nulla.

-Uh, Sakura-chan chi ti ha dato questo Kimono? –

La ragazza indossava un kimono nero, le maniche erano leggermente lunghe, difatti gli orli sfioravano le nocche delle mani costringendola ad arrotolarle fino al gomito.

L’Obi in vita era anch’esso nero, e sulla schiena si stagliava un ventaglio metà bianco, metà rosso –me lo ha dato Itachi- spiegò lei –siccome avevo sporcato il mio col sangue-

-leggermente grande per te- indagò il Kitsune sospettoso … molto sospettoso
–non preoccuparti Naruto, è solo un kimono-

L’Uzumaki continuò a fissarla, i suoi occhi verdi persi ad ammirare la vallata –ne, Naruto … secondo te ci arriverò mai al ciliegio? –

-Che domanda è mai questa? Certamente Sakura-chan non ti devi preoccupare, noi ti proteggeremo! –

-Ma perché? – disse lei quasi a chiederlo a sé stessa che al Kitsune –perché sta succedendo tutto questo? So che in quanto membro del Clan Haruno è mio dovere ma … non capisco, una parte di me vorrebbe ritornare a casa con Kakashi.
Perché sebbene tutti mi stanno dicendo che è il ciliegio la mia casa, per me non lo sarà mai, la mia casa è quella piccola costruzione di legno nel bosco Nara.
I miei doveri sono aiutare Kakashi a cucinare, prendere l’acqua al pozzo, leggere dei libri con Rin e curare i fiori … non purificazioni, combattimenti o altro-

Lo sguardo allegro di Naruto si incupì nel vedere delle lacrime segnare le guance di Sakura –perché mi sta succedendo questo? –

Il Kitsune sospirò –Sakura-chan … le domande che ti stai ponendo sono tutte più che lecite, e non voglio dirti altre storielle quali “è il tuo compito” o “è il tuo destino” perché ognuno si costruisce il proprio cammino attraverso delle scelte.
Forse non sono quelle giuste ma vedi Sakura-chan … dal tuo Clan dipende tutta Konoha.
So che non è una questione semplice, ma ti posso giurare che il qui sottoscritto Naruto Uzumaki, figlio del capo clan dei Kitsune, Minato Uzumaki, ti aiuterà fin che può-

Sakura rimase a fissare Naruto per qualche secondo per poi asciugarsi le lacrime e dire –grazie Naruto-kun-

Delle scintille si accesero negli occhi di Naruto –Aaaahhh Sakura-chan è la prima volta che mi chiami Naruto-Kun …. Dillo di nuovo!!!! –

-Fattelo bastare una volta testa quadra-

-eeehh?? Per favore Sakura-chan! – la ragazza sorrise divertita.
-Ok, ok stavo scherzando … Naruto-kun-

Il ragazzo sorrise sincero, prima di guardare lo spicchio bianco che illuminava il cielo nero.

**********************

-Vuoi smetterla di seguirmi umana? – Sasuke era esasperato, continuava a camminare per i corridoi della montagna con Ran alle costole.

-Niente da fare pennuto, io non ti mollo fino a quando non mi spieghi la ragione per la quale tuo fratello ha messo Sakura in pericolo-

-Pennuto? – si chiese tra sé e sé Sasuke limitandosi a camminare senza degnare Ran di uno sguardo.

-Ehi- Ran non mollava continuando a seguirlo.

Il Tengu si fermò, per poi fissare un punto del pavimento con gli occhi rossi piegati in una malinconica espressione –non poteva farle del male-

Ran strabuzzò gli occhi, quell’espressione avvilita e preoccupata quasi nostalgica, l’aveva già vista prima.

Un sorriso segnò il volto della ragazza ridendo piano, Sasuke la guardò confuso –allora posso stare tranquilla, dovevi dirmelo prima che tieni molto alla sua sicurezza-

Lo sguardo del Tengu non cambiò di una virgola, ma Ran capiva che stava fingendo indifferenza –beh- disse a quel punto lei –ci si vede-

Sasuke scrutò la chioma della ragazza scomparire pensando –che strani gli umani-

Si apprestò a raggiungere, finalmente, la sua camera quando vide un fischiettante Naruto aggirarsi per i corridoi vicino ad una delle camere.

Fece per andarsene quando, di sfuggita la notò.

Sakura.

Stava in piedi a scrutare il cielo notturno.

Il ragazzo si avvicinò non distogliendo lo sguardo dalla sua immagine, i capelli rosa che ricadevano morbidi sullo scuro tessuto di un kimono molto famigliare.

Il viso della ragazza si girò, le loro iridi si incatenarono a vicenda; il rassicurante verde contro il rosso sanguigno.

Restarono così per qualche secondo, non riuscendo a guardare qualcos’altro che non fosse la persona che avevano di fronte.

Fu Sasuke ad avvicinarsi, iniziando a salire i gradini di pietra, lei sussultò appena ma rimase zitta fino a quando non furono vicini, fianco a fianco.

-Temi che possa ancora puntarti Chidori addosso? – la ragazza, lentamente scosse la testa.
–no e anzi volevo ringraziare te e tuo fratello per l’ospitalità … è molto bello qui-

Silenzio.

-Em … e siete stati gentili, d’avvero, a cucinare e poi a offrirmi una camera oltre che un rifugio- stava parlando senza pensare.

La avvicina, le fa una domanda e ora che fa? Niente, se ne sta zitto e immobile di fianco a lei senza veramente interagire ad una conversazione iniziata da lui.

-E mi avete anche offerto dei vestiti e-

-Puoi tenerlo-

Girò di scatto la testa –eh? – gli occhi di Sasuke indicarono il kimono indossato da Sakura
– è un po’ grande per la tua taglia ma io ne ho altri-

In quel momento Sakura realizzò perché anche Naruto era fissato con quel kimono –È … È TUO? Mi dispiace io non-

-Non scusarti per ogni cosa, è noioso lo sai? –

Noioso? Accusò il colpo sentendo il cuore palpitare.

Sasuke non aveva distolto lo sguardo da lei –cosa fai ancora in piedi? Sono quasi le due di notte-

-Non riuscivo a dormire- rispose sincera constatando però, che anche lui era sveglio –pensavo a tutto quello che mi è successo e riflettevo su quello che mi succederà ma, oh a te non interessa scusa se ti disturb-

“Noioso”

Si coprì la bocca con la mano ricordandosi il discorso di prima –non … non dormivo- disse di nuovo sperando di rimediare al fiume di scuse “noiose” che aveva appena pronunciato.

Fu una questione di un secondo, sentì uno spostamento d’aria per poi ritrovarsi due dita posate sulla fronte.

La pelle dei polpastrelli a contatto con la sua fronte.

Per la seconda volta in un giorno vide i muscoli del braccio destro di Sasuke protesi verso di lei.

Arrossì lievemente sentendolo sfiorare il rombo viola sulla sua fronte –questo simbolo rappresenta tutta Konoha, un rombo con quattro lati, come sono quattro gli spiriti controllati dal tuo clan.
Non è una tua scelta, non si può scegliere dove nascere e da chi, cerca solo di accettarlo. –

Abbassò la mano, Sakura era persa nel scrutare la sua figura, schiuse timidamente le labbra avendo il coraggio di chiedere una domanda che le ronzava in testa da quando i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta –Sasuke … ci siamo già visti da qualche parte? –

Il demone corvo non si mosse, fermo immobile mentre nel suo cervello stava rimbombando la domanda fatta da Sakura –cosa te lo fa credere? – chiese infine.

Sakura corrucciò le sopracciglia, le labbra piegate nel tentativo di trovare le parole giuste – non saprei, forse mi sto sbagliando ma-

-Infatti è così, è la prima volta che mi vedi-

Sakura annuì piano –um, capisco … allora io ora andrei a dormire, come hai detto è tardi-

Sasuke seguì la figura della ragazza e, quando non scorse più il rosa dei suoi capelli, estrasse qualcosa dalla tasca del suo kimono.

Lo strinse tra le mani per poi scrutare l’immensità della valle pensando –idiota- per poi soffermarsi su quel roseo e fragile petalo di ciliegio.

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Capitolo 15
*** Cap. 14. ***


Itachi appoggiò le mani alla balaustra sospirando.

Aveva passato tutta la notte insonne insieme a Tooru, Kakashi e Hinata a delineare i dettagli della missione.

Si toccò le palpebre esausto sperando che tutte quelle macchinazioni sarebbero state utili, così avrebbe finalmente potuto riposarsi e mangiare qualche Dango.

Fu a quel punto che notò delle nuvole avvicinarsi alla montagna.

Non erano decisamente nuvole normali.

Un sorriso si dipinse in volto, rientrando in camera con una meta ben precisa … la cucina.

*****************

Sakura era ancora sdraiata sul comodo letto offertogli da Itachi.

A differenza dei futon che aveva in casa quel letto era rialzato, poteva benissimo sentire la sua schiena ringraziare il comodo tessuto dopo tutti quei viaggi.

Sentì una mano scuoterla, una voce che la chiamava –Sakura, ehi Sakura-

Aprì gli occhi verdi ritrovandosi di fronte una Kitsune dai capelli rossicci –buongiorno! –

Esclamò briosa la nuova arrivata iniziando a sistemare le coperte.

Sakura si mosse piano –è già mattina? –

La giovane rise –più che mattina direi che è quasi pomeriggio, hai dormito fino a mezzogiorno-

-così tanto? – Chiese lei
–si, Itachi mi ha detto di lasciarti dormire ma per pranzo devi assolutamente essere pronta-

Si voltò notando che la ragazza indossava ancora il kimono di Sasuke –hai dormito con quello? – chiese maliziosa.

-Qualche problema? – chiese lei
–no, no … niente, io sono Shiho Uzumaki comunque, è un piacere conoscerti e spero che quel Kitsune con segatura al posto di materia grigia non ti abbia creato troppi problemi-

Sakura ridacchiò –Naruto? No tranquilla, a volte è troppo apprensivo ed espansivo … una vera testa quadra, ma non mi dà fastidio-

-Testa quadra eh? – sogghignò lei –bene, appena sei pronta vieni con me, ti devo presentare gli altri-

Sakura inclinò il viso dubbiosa –Altri? Quali altri? –

************* 

Quella scena se la sarebbe ricordata per tutta la vita.

La vasta tavolata era imbandita con una grande quantità di cibo, al centro vi erano due demoni cane dai capelli bianchissimi che parlottavano amichevolmente con due Kitsune; sulla destra Miroku tentava (con scarsi successi) di imboccare Sango, guardati molto male da Sonoko e da un Sai orgoglioso del fratello.

Accanto ai demoni cane Hinata e Rin stavano imboccando un cucciolo di Kitsune mentre Aoko, Kagome e Ran spazzolavano qualsiasi cosa capitasse a mano.

Sakura continuò a far scorrere gli occhi sulla tavolata notando Kaito, Inuyasha e Naruto, scrutare Kakashi appoggiato ad una parete mentre osservava Itachi “volare” da una pentola all’altra dando consigli di cottura a Tooru e impedendo ad Akai di far bruciare il riso.

Shikamaru, Gaara e Yumi stavano pacificamente assaggiando i pesci affumicati e, per concludere in bellezza, Sasuke e Sesshomaru erano seduti zitti mentre sorseggiavano di tanto in tanto un po’ della zuppa di miso.

-Ah- sospirò Shiho -sembra che siamo ancora in tempo per mangiare qualcosa-.

Shiho spintonò Sakura verso il tavolo, sedendosi vicino a Naruto –allora di cosa state parlottando voi tre? –

Il Kitsune, il demone cane e il giovane Kudo si voltarono verso lei e Sakura, accomodata di fianco a Sasuke.

-Dimmi Sakura-chan, ma come fa? – chiese Naruto.

-Come fa chi? – domandò lei arrotolando le maniche del kimono per evitare di sporcarle –Kakashi-san … a mangiare con quella maschera? –

Sakura non rispose strabuzzando gli occhi mentre Sasuke commentava un “testa quadra” per poi tornare a bere la zuppa.

-Ora che ci penso non l’ho mai visto senza quella cosa nera sul viso- ragionò Kaito
–ma per mangiare deve togliersela per forza- continuò Inuyasha.

-Kakashi-san- l’uomo si voltò verso Naruto –non ha fame? Itachi sta preparando un sacco di cose-

-o non preoccupatevi per me, ho già mangiato-

Sakura ridacchiò leggermente nel vedere le facce del trio di fronte al loro tentativo fallito.

-Oh Sakura ben svegliata- disse a quel punto un indaffarato Itachi portando altre ciotole di riso mentre Tooru metteva un calderone di Curry al centro della tavolata.

Lei ringraziò iniziando a mangiare quelle pietanze luculliane quando si sentì quasi osservata, alzò gli occhi incrociando lo sguardo della Inuyokai di fronte a lei.

I capelli bianchissimi erano legati in due codini che ricadevano morbidi sul mantello viola e bianco, gli occhi truccati ambra e le labbra tinte in una tonalità violacea.

Le unghie affilate sistemarono la collana al suo collo, una fila di perle che culminava con un grande zaffiro blu intenso … era sicuramente la madre di Sesshomaru.

-E così sei Sakura, che carina, sarai spaventata da tutti questi avvenimenti- disse lei sorseggiando un po’ di Sakè.
–Madre la state spaventando- disse a quel punto Inuyasha.

-A sì? Non era mia intenzione, è così curioso aver a che fare con una ragazza … con due figli maschi mi mancano degli hobby-

Sesshomaru e Inuyasha sospirarono all’unisono, forse la falsa teatralità della madre era uno dei pochi punti che entrambi non apprezzavano.

-Suvvia non mettiamole ansia- disse il Kitsune dalle 9 code oro –io sono Minato, il capo clan degli Uzumaki e lei è mia moglie Kushina, invece loro sono Inu e Rumiko no Taisho, i capi degli Inuyokai-

-Naruto e Gaara ci hanno parlato di te- continuò Kushina lisciandosi i lunghi capelli rossi –è un piacere conoscerti-

Sakura annuì timidamente, capiva che tutti si preoccupavano per lei ma infondo lei era una persona normale … o quasi, l’unico fatto era, come le aveva detto la scorsa notte Sasuke, accettarlo.

******************

Finito il pranzo, Sakura venne letteralmente trascinata da Rumiko nei suoi alloggi per prestargli dei Kimono mentre Itachi obbligava Naruto e Akai a pulire i piatti.

Il Tengu perché aveva bruciato lo spezzatino aggiungendo troppo liquore, il Kitsune, a causa della salsa di soia finita sulle sue ali, che ora stava disperatamente cercando di pulire.

Sasuke si allontanò con Sesshomaru, l’unica persona che riteneva simile al suo carattere e degno di nota oltre a suo fratello.

Il demone cane però era stranamente silenzioso, più del solito, motivo per cui Sasuke si diresse verso la sua stanza.

Appoggiò una mano sul collo premendo sui muscoli, quasi cercando di alleviare un dolore, la testa diretta verso l’alto mentre allargava le spalle scostando il tessuto del kimono dalle clavicole.

Quando giunse in camera notò la presenza di un kimono nero identico al suo piegato alla perfezione sul letto insieme ad un biglietto “Grazie per il prestito, scusa per il disturbo ora non ne ho più bisogno, Sakura”.

Sospirò sfiorando la stoffa –eh … noiosa-

-Sasuke-

Si voltò notando Minato –Devo parlarti-

******************

Territori Clan Kudo.

Accarezzò il collo di Ai mentre si abbeverava da un piccolo ruscello.

Shinichi e Makoto erano quasi giunti a destinazione, presto avrebbero raggiunto il tempio Higurashi, dove vi era anche il maggiore del Clan Haneda.

-Entro domani sera dovremmo completare il viaggio- disse Makoto in quel momento –sono proprio curioso di sapere perché mia sorella voleva incontrare la venerabile Kaede-

-Beh- disse Shinichi –si dice che Kaede-sama sia la Miiko più anziana vivente, la sua saggezza non ha limiti, la figlia purtroppo, Midoriko, non aveva la sua stessa energia spirituale, lasciando prematuramente questo mondo quando Kagome e Kikyo erano ancora piccole … le ha cresciute lei.

A Konoha ci sono 3 clan principali di Miiko:

Il clan Haruno, ovvero quello di Sakura con la funzione di stabilizzazione, dette anche Miiko dell’equilibrio.

Il clan Higurashi, o Miiko guerriere con una funzione di protezione.

E il clan Hyuga, con l’energia di localizzazione, nei loro occhi possono giungere al ciliegio o in qualsiasi altro posto in un batter d’occhio … ragion per cui la distruzione del ciliegio è stata così violenta e rapida.

Kaguya Hyuga ha tradito la fiducia del proprio clan osando questo potere per scopi impuri. –

-Ne sai di cose- disse Makoto
–Colpa delle ore passate in biblioteca- si giustificò Shinichi –anni e anni di storia impressi su pergamena rinchiusi delle polverose librerie di mio padre-

-A proposito di anni, chissà quanti ne ha Kaede- si chiese Makoto.

-Fidati, non chiedere mai ad una donna la sua età- disse Shinichi rabbrividendo, al ricordo di quando un ignaro e ingenuo sé stesso aveva chiesto a sua madre quanti anni avesse, ricevendo come risposta uno sguardo truce da far scappare a gambe levate persino un Oni a digiuno.

-Comunque sia, Rimettiamoci in cammino, prima arriviamo meglio è- dunque i due si rimisero in marcia.

********************

-COSA? – una scioccata Ran stava osservando Minato e Itachi.

-Scusa Ran se ti stiamo deludendo- disse Itachi -ma-

-Mio padre, nonché capo clan Mori, mi ha espressamente chiesto di proteggere la vita di Sakura e ora voi mi dite che devo mancare a questa promessa? –

Lo sguardo di Minato si rabbuiò –Ran, gli esseri che inseguono Sakura non sono umani, ragion per cui, io, Kakashi, Itachi e Inu pensiamo sia meglio che la scorta di Sakura sia formata da demoni-

-Questo lo capisco- disse lei –ma non sono tranquilla-

-Non preoccuparti- continuò Itachi –come abbiamo appurato sarà più facile per Sakura raggiungere i territori Yoro attraverso i sentieri presenti nel nostro clan, gli servirà protezione, una guida sicura e persone fidate che conosce già-

-Ecco perché abbiamo pensato a voi- disse Minato indicando un sorridente Naruto e un rabbuiato Sasuke di fianco a Sakura … decisamente in imbarazzo.

-Sasuke è un Uchiha, e in quanto tale conosce meglio di chiunque altro questi luoghi, mentre Naruto può essere utile sul supporto morale e nei travestimenti.

Per la forza demoniaca, entrambi non hanno rivali nei loro ambiti- disse Inu.

-Non dire sciocchezze No Taisho-san, io sono meglio del Teme- sbuffò Naruto
–fa silenzio- ribatté Sasuke sospirando.

-In ogni caso sappiate che la vita di Sakura dipende da voi … chiaro?? – chiese Kushina non nascondendo la sua aura demoniaca espandendola nel muovere le nove code, il tutto condito col tipico sguardo assassino che la rendeva più temuta persino di Minato.

-Um … s. sì mamma- sussurrò Naruto.

-Grazie- tutti si voltarono verso Sakura –grazie per tutto quello che state facendo-

-Non devi preoccuparti Sakura-chan! – esclamò Naruto –io e il Teme dichiariamo qui e ora che ci impegneremo a proteggerti in quanto membri fedeli del Team 7! –

-Team che? – chiese Ran dubbiosa.

-Team 7- ripeté Naruto convinto –il clan di Sakura-chan rappresenta i quattro spiriti di Konoha, sommato a noi tre forma in numero 7-

-è l’idea più stupida che ti sia mai saltata in mente- commentò Sasuke massaggiandosi le tempie doloranti.

-D’accordo Team 7- disse Minato –è vostro compito giungere nei territori Yoro nel minor tempo possibile, ne vale il destino di Konoha-

Naruto afferrò Sakura per il braccio sinistro e Sasuke per quello destro stringendoli a sé e, con un sorriso smagliante esclamò –Ricevuto! Il Team 7 accetta la sua prima missione!! -

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Capitolo 16
*** Cap. 15 ***


Una fitta coltre di nebbia aleggiava tra i pini della foresta, impedendo alle timide luci mattutine di illuminare le valli della montagna.

I sandali franarono sul terreno scosceso ricco di ghiaia, sabbia e sassi.

Era ormai in viaggio da ore, la fatica iniziava a farsi sentire.

Asciugò le gocce di sudore che grondavano dal mento abbronzato con la manica bianca del kimono.

Il volo di alcuni uccelli fece voltare il viandante trovandosi di fronte un gruppo di uomini, sei per la precisione –o la borsa o la vita, decidi tu- disse uno degli uomini.

Il viandante non rispose.

-Ohi, ci hai sentiti? –aggiunse un altro –se non vuoi che ti facciamo la pelle qui e ora, sgancia subito la bisaccia-

L’uomo si voltò sfiorando il cappello a cono che aveva in testa, gli occhi di un blu simile al mare in tempesta –gentiluomini, credo abbiate incontrato la persona sbagliata, vi darò un’ultima possibilità di lasciarmi in pace prima che qualcuno si faccia troppo male-

-Ah ma sentitelo- esclamò il più basso del gruppo estraendo un martello dalla sua borsa –vuole fare il duro il damerino-

-Non sto scherzando- disse lui –andatevene-

-Neanche noi scherziamo, e ora dacci i quattrini-

Si scagliarono in tre su di lui, katane sguaiate pronti a picchiarlo, quando successe l’imprevedibile.

Il viandante si tolse la lunga sciarpa marrone gettandola su due di loro, rivelando la presenza di una katana, estrasse l’arma dal fodero tagliando di netto l’impugnatura del martello del suo assalitore.

-Ma-

-Vi avevo avvisati … andate via- gli occhi fissi su di loro, scuri e minacciosi
–n. non penserai che ci facciamo intimidire così facilmente vero? –

Anche gli altri si mossero –Lo avete voluto voi-

Mosse la katana colpendo il petto di uno di loro, una ginocchiata in pancia, e altri colpi di katane fecero cadere a terra tutti i suoi assalitori –non preoccupatevi, non ho usato la lama, ma ora togliete la vostra presenza dai miei occhi prima che cambi idea-

I sei se la filarono con la coda tra le gambe, il ragazzo ripose l’arma nel fodero e raccolse la sciarpa caduta a terra ora sporca e piena di filamenti d’erba.

-Ha lo stesso colore dei tuoi occhi- pensò lui raccogliendone uno, volse lo sguardo intorno a sé, respirando intensamente il profumo del bosco –Dove sei? –

La mancanza della sciarpa intorno al collo rivelò la presenza di uno stelo d’erba ormai secco piegato a cerchio intorno ad uno spago usato come collana, indossò nuovamente la sciarpa prima di continuare il suo cammino.

******************

Kaito si era svegliato presto quella mattina, girovagava per il giardino interno, Shiho aveva ragione, si respirava quiete e silenzio.

Si avvicinò al laghetto con cascata notando, ancora, una scena ormai famigliare.

Aoko stava tastando l’acqua con i piedi, il tessuto del kimono raccolto fin sopra le ginocchia per non bagnarlo –questo sì che è un vizio-

Si voltò spaventata al suono di quella voce –Kaito, cosa, ma-

-Ah, sì ok, me ne vado, però lasciami dire una cosa, sei molto abitudinaria Aoko-

La ragazza era uscita delle acque sistemandosi il kimono e raggiungendo il giovane Kudo –beh non sapevo che fossi così mattiniero, d’altronde Itachi ha specificato che per il momento è più sicuro restare qui, abbiamo tutto il tempo per curiosare la montagna principale-

Kaito storse il naso –non mi piace restare rinchiuso troppo tempo-

-Su questo concordiamo- rispose Aoko
–in che senso? –

La ragazza si sedette sull’erba seguita da Kaito – Mio fratello Neiji è molto protettivo nei nostri confronti, essendo il clan protettore del Byakugan teme che potrebbe succederci qualcosa-

-Ma anche lui è un membro del clan giusto? – indagò Kaito –si, è il gemello di Hinata, ma in quanto maschio in una famiglia di Miiko ha i poteri molto ristretti rispetto a noi.
Hinata è la miiko con il compito diretto di protezione del Byakugan e Neiji ha sempre il terrore che qualcuno cerchi di farle del male … ovviamente questo suo carattere iperprotettivo si è esteso a tutti noi, tranne forse a Naeko-

-Uh? È anche lei un membro del clan? –

-Si-

-E come mai ha un trattamento differente? – Aoko non rispose, aveva già detto molto, ad un umano poi.

All’inizio non lo aveva apprezzato, considerando anche come si erano conosciuti, poi si era aperta sempre di più con lui.

Fece per aprir bocca, quando udì un rumore lontano.

Kaito alzò lo sguardo tendendo il braccio –è un falco del nostro clan-

Gli artigli del rapace circondarono il braccio del giovane Kudo, sciolse la cordicella legata alla zampa trovandovi un biglietto di pergamena –è da parte di Shinichi-

*****************

Sakura mosse piano la testa a contatto con il cuscino, sentiva i raggi del mattino sfiorarle la cute.

Mugolò un po’ cambiando posizione quando avvertì la presenza di qualcosa di ispido solleticarle il naso.

Aprì piano gli occhi verdi cercando di capire cosa fosse quella fastidiosa presenza.

-Era meglio non saperlo affatto- pensò Sakura ritrovandosi a due centimetri dal naso Naruto accoccolato ad una delle sue cinque code, sbavando sul cuscino biascicando frasi sconnesse che riguardavano biscotti e zuppe.

Il viso di Sakura impallidì prima di alzarsi di scatto urlando un – Esci immediatamente dal mio letto, testa quadra di un Kitsune! -

Si alzò in ginocchio sul materasso facendo leva sulla gamba destra tirò un calcio nello stomaco del biondo, interrompendo in modo brusco i suoi idilli culinari.

Riuscì benissimo a sentire le imprecazioni del Kitsune quando il suo piede lo aveva calciato fuori dal letto.

A causa, però, del colpo Sakura perse l’equilibrio cadendo anch’essa all’indietro.

Chiuse gli occhi aspettando il duro impatto col pavimento che, al contrario di qualsiasi sua aspettativa, non arrivò mai.

Sentì la propria schiena sbattere contro il petto di qualcuno, un braccio cingerle le spalle.

Alzò piano gli occhi, ritrovandosi ad ammirare il viso di Sasuke a poca distanza dal suo, ancora una volta il verde e il rosso delle loro iridi si incontrarono, la sua mano destra saldamente posata sul braccio di Sakura.

La ragazza rimase basita non riuscendo a proferir parola, aveva la gamba destra ancora piegata sul letto, quella sinistra appoggiata in malo modo a terra mentre il braccio sinistro era piegato, aggrappato alla scura stoffa del kimono di Sasuke.

Deglutì riuscendo a dire un debole –grazie-

Sasuke non si mosse, impassibile e silenzioso seguitava ad osservare la miiko scrutando i capelli rosa ancora spettinati appoggiati alla sua spalla, le guance rosse dall’imbarazzo e il calore della sua pelle percepito quando gli aveva stretto il tessuto del kimono.

 –cerca di stare attenta- disse infine aiutandola a rimettersi in piedi senza cadere.

Sakura annuì piano guardandolo di sottecchi di tanto in tanto.

-Ohi Sakura, ma che ti è preso??- la testa di Naruto riemerse dalle lenzuola massaggiandosi la testa dolorante, spezzando definitivamente il silenzio calato tra la ragazza e l’Uchiha.

Uno sguardo omicida apparse sul volto di Sakura afferrando un cuscino colpendolo dritto in faccia –Non parlare con quell’aria da santarellino, si può sapere che ci facevi nel mio letto??? –

-Cerca di calmarti Sakura-chan, siccome da oggi dobbiamo dormire all’aperto insieme ho pensato di abituarmici- la giovane Haruno diventò paonazza cercando di non riempirlo di botte
–dormire insieme sarà una parola grossa Naruto, sotto lo stesso cielo sì, ma con la distanza di sicurezza di almeno tre metri-

-Che antipatica, e poi scusa perché hai picchiato solo me? Anche Sasuke ha dormito qui- il viso di Sakura si voltò verso il Tengu, ora le dava le spalle –è stata un’idea di quella testa quadra, stavi già dormendo quando mi ha trascinato qui … scusa-

La ragazza credette che il suo viso potesse benissimo far concorrenza col vulcano Suna ai confini del clan Kudo, rossa come la lava e pronta a far esplodere rocce e lapilli.

Diede un ultimo pugno a Naruto per poi voltarsi coprendosi il viso con le mani –ma perché solo a me? – biascicò ancora il Kitsune.

-Chiudi quella fogna Naruto devo sfogare la mia rabbia-

Un leggero bussare fece voltare i tre, ritrovandosi di fronte Kakashi, Minato e Itachi –Buongiorno Team 7, dormito bene? – chiese Kakashi.

Sakura e Sasuke distolsero lo sguardo mentre Naruto si massaggiava la testa ancora indeciso su quale risposta dare.

-Oggi dovete partire per il clan Yoro- continuò Itachi –e stavamo pensando che sarebbe meglio se lo faceste camuffati da umani-

-In questo modo sarà molto più facile non attirare l’attenzione- spiegò Minato.

-Signor volpe, Itachi-sama, Signor Kakashi abbiamo un grosso problema- Un affannato Kaito seguito da Kagome, Ran e Aoko si catapultarono nella camera di Sakura.

-Ho ricevuto un messaggio da parte di mio fratello Shinichi- iniziò a spiegare Kaito – Si stava recando con Makoto Toyama al tempio Higurashi per contattare Shukichi Haneda, capo clan e fratello maggiore di Miroku e Sai ma-

-Su questo biglietto ci ha scritto che prima del loro arrivo dei membri dell’Akatsuki li hanno anticipati- continuò Aoko.

I presenti sgranarono increduli gli occhi –Cosa? Chi dei quattro? – domandò Itachi.
–Gin e Naraku- spiegò Kagome –mia nonna deve aver cercato di fermarli ma Gin è un umano e le purificazioni di mia nonna non funzionano su di lui-

Kakashi strinse malinconico gli occhi –per quanto riguarda Naraku posso immaginare che si sia limitato ad attaccare da lontano per evitare gli attacchi della venerabile Kaede-

-Ma c’è di più- aggiunse Ran preoccupata –Shukichi e Kaede sono rimasti feriti e-

-E? Forza parla- indugiò Sasuke

-Hanno rapito la sorella minore di Makoto che era al tempio- rispose la giovane Mori –Kazuha Toyama è nelle mani dell’Akatsuki-

-Kazuha? – Minato era preoccupatissimo, ora i membri del clan Toyama avranno sicuramente problemi a non agire.
–dov’è Shikamaru? – chiese Itachi.

-Sta preparando insieme a Shiho, Akai e Sai il carro della nebbia- rispose Kagome –intendono partire il prima possibile per il palazzo reale-

-Non c’è nient’altro che possiamo fare? – chiese Sakura
– voi no- disse Minato categorico – Sakura capisco che sei preoccupata, ma è importante per te recarti da Tsunade-

-Io vorrei tornare al mio clan insieme a Ran, Hinata, Yumi ed Inuyasha – rispose Kagome.

-E perché? – chiese dubbioso Naruto.

-Perché- spiegò Kagome –Mia nonna e mia sorella hanno perso molto potere spirituale e necessito la forza di Hinata per stabilizzarlo, Yumi e Ran sono le più allenate tra i clan umani e samurai, nel caso in cui Gin si rifacesse vivo sarebbero le uniche in grado di tenergli testa-

-E Inuyasha? – incalzò curioso Naruto –cosa ti serve? –

Kagome sospirò –L’olfatto dei demoni cane è molto sviluppato, ho dunque pensato che una volta giunti al tempio, avrebbe potuto captare l’odore di Kazuha e trovare una traccia utile-

Minato annuì –va bene, non vi fermerò –

La ragazza annuì scattando insieme a Ran per preparare la partenza.

Sakura continuava ad osservare Kakashi, appoggiato alla parete con lo sguardo fisso a terra –è da molto che non vedo Kakashi così preoccupato- pensò lei –spero solo che la sorella di Makoto stia bene-

**************

Giaceva addormentata, stesa sulle assi di legno sconnesse, mani e piedi legati, il kimono imbrattato di fuliggine e un panno intriso di erbe soporifiche stretto intorno al suo viso.

Kazuha Toyama dormiva, abbandonata in quel piccolo e lugubre stanzino, dal collo le pendeva una collana, un semplice spago legato intorno ad un filo d’erba intrecciato.

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Capitolo 17
*** Cap. 16. ***


Montagna Uchiha

Kushina sistemava dei sacchi sul carro gentilmente offertole da Miroku e Sai, mentre Tooru si sedeva sul posto del conducente –ecco fatto- esclamò la Kitsune per poi rivolgersi al marito.

-Appena vuoi possiamo partire-

Lui annuì –perché tornate a palazzo? –chiese Naruto ai suoi genitori –perché riusciremo a gestire meglio la situazione da là, e poi ora Sakura è protetta da voi-

-E a questo proposito- continuò Itachi arrivando insieme a Sasuke e Sakura –vi conviene affrettarvi, prima arrivate meglio è-

Naruto annuì, estrasse dalla tasca del kimono delle foglie e, dopo aver pronunciato qualcosa le lanciò sulle sue code che sparirono all’istante –ma cosa? – Sakura strabuzzò gli occhi allibita.

-è il potere delle foglie magiche Sakura-chan, permette ai Kitsune di creare illusioni, assumere fattezze altrui o la mia tecnica preferita ovvero la moltiplicazione corporea-

-Ma è fantastico, non è vero Sas- le parole le morirono in bocca, anche il Tengu aveva modificato la sua forma demoniaca ritirando le ali e cambiando il colore degli occhi, ora simili a due perle nere –non scioccarti per così poco –rispose lui- sono gli insegnamenti base per noi demoni-

-Piuttosto dovremmo trovare un modo per nascondere i tuoi capelli –disse Itachi.

Sakura non rispose, limitandosi a fissare il terreno, non voleva essere un peso per Sasuke e Naruto, ma non poteva fare nulla … si sentiva inutile.

All’improvviso sentì un movimento d’aria, ritrovandosi un mantello nero sul capo, alzò gli occhi incredula –Sa-

-Indossalo- disse il Tengu –non è molto ma con il cappuccio ti puoi nascondere i capelli.

La ragazza sorrise ringraziandolo –Bene, allora noi andiamo, ci vediamo- esclamò un sorridente Naruto allontanandosi insieme a Sasuke e Sakura.

****************

Kagome cavalcava insieme a Ran, Yumi e Hinata mentre Inuyasha saltava da albero ad albero scrutando il territorio – Kagome sei sicura che è questa la strada giusta? – chiese timidamente Ran.

-Si, non preoccuparti, arriveremo molto presto al clan-

Kagome capiva perché Ran le aveva posto quella domanda, lo aveva capito benissimo dal suo sguardo preoccupato, dalla forza con cui stringeva le redini del cavallo, dal tremore delle sue labbra.

Era in pensiero per Shinichi.

-Shinichi-pensò Ran –resisti ancora un po’, sto arrivando-.

*********************

Scendeva i gradini lentamente, lo sguardo fisso dinnanzi a sé mentre le dita delle mani accarezzavano l’elegante tessuto viola del suo kimono.

-Rumiko- Sama-

Si voltò ritrovandosi faccia a faccia con quel cucciolo d’uomo che tanto aveva destato interesse in suo figlio.

Le guance arrossate dalla corsa e il respiro corto –Itachi –Sama mi ha detto che potete condurmi alla biblioteca principale della montagna-.

-La sala Tsuchikage? – domandò lei impassibile … degna madre di Sesshomaru.

Rin annuì.

-So che nella montagna Uchiha sono custoditi i documenti sui clan demoniaci e pensavo che confrontandoli con quelli in mio possesso sui clan umani-

-Potresti cavarne fuori qualcosa e scoprire meglio il territorio di Konoha? –

-e- esatto, come ha fatto a capirlo? – chiese la giovane Nara.

-Non è a me che devi chiederlo- rispose la nobile demone continuando a scendere le scale –mio figlio mi ha detto che me lo avresti chiesto-

Rin sgranò gli occhi incredula –tesoro- disse a quel punto Rumiko –sei arrossita-

-No, non è … è a causa della corsa che ho fatto per raggiungerla-

-a … quindi è così- disse lei.

-Si, e comunque mi aiuterà? – domandò speranzosa Rin.

Lei non rispose subito, continuando ad avanzare –vieni, Gaara e Sesshomaru sono già là a scartabellare-

Un sorriso gigantesco apparve sul viso di Rin seguendo la capo Clan per i cunicoli della montagna.

-Ma tu guarda- pensava intanto Rumiko –mi tocca pure fare da messaggera … Sesshomaru, Sesshomaru … stai veramente giocando col fuoco-

***************

Kaito sedeva per terra, gli occhi azzurri fissi sul pezzo di pergamena scritto dal fratello.

Essendo gemelli, fin da piccoli aveva sempre avuto un legame particolare con Shinichi, nonostante i caratteri differenti.

Aveva vissuto la maggior parte della sua vita rintanato tra le mura del palazzo Kudo, vicino ai suoi cari e ora, sentirli lontani era un duro colpo.

Si dice che i gemelli possono sentire quello che l’altro sta provando, soffrire e gioire insieme … ma quando si è separati è la stessa cosa?

Leggendo il biglietto di Shinichi e guardando lo sguardo di Ran, Kaito aveva capito che le emozioni e i sentimenti, si possono trasmettere anche a persone che non sono parte della famiglia, perché il loro legame andava ben oltre la vicinanza.

Come lo aveva capito? Beh … dopotutto lui e Shinichi sono gemelli.

Sentì la presenza di una mano sulla spalla –sembravi sovrappensiero-

Kaito sorrise alla giovane miiko –niente da preoccuparsi Aoko-

-E chi si sta preoccupando? –rispose secca lei facendo scemare in un nanosecondo l’idea nel cervello di Kaito, che per una volta la ragazza cercasse di comportarsi in un modo normale.

-Sei veramente patetico sai? Seduto mogio, mogio senza fiatare, tz che nervi-

-beh scusami tanto- disse lui –forse se agissi meno da insensibile ti renderesti conto della situazione e non-

-Sta bene- disse a quel punto Aoko.

-Cosa? –

-Tuo fratello sta bene- rispose lei facendo sgranare gli occhi a Kaito –cosa … come-

-Lo hai praticamente scritto in faccia, non ci vuole un mago per capire che sei preoccupato per lui, immagino sia a causa del vostro legame fraterno ma ciò non toglie il fatto che sia capace di cavarsela da so- EHI PERCHÉ RIDI?? –

-Pf, scusa, scusa.
Pensavo che è strano perché in questo momento è come se mi stessi leggendo nella mente … e se non è magia questa allora posso dedurre che sia empatia o qualcosa di simile-

Aoko diventò paonazza voltando la testa dalla parte opposta –non essere sciocco, e smettila di ridere-

-ahaha, ok, ok-

-Ne, Kaito-

-Cosa c’è ora? Ripensamenti? -

Aoko non rispose e fu a quel punto che Kaito vide una bambina, poco distante da Aoko.

Si alzò avvicinandosi alla Miiko –è una Tengu ma … non è possibile-

Il giovane Kudo si ritrovò a concordare con Aoko.

La piccola indossava un kimono bianco, stesso colore della sua pelle e dei suoi capelli.

In mano stringeva un piccolo specchio, lo sguardo perso color nero pece.

-Kanna-

I due si girarono ritrovandosi Itachi alle loro spalle, il capo Clan non li degnò di uno sguardo avvicinandosi alla piccola –Cosa ci fai qui? Non dovresti essere nella sala Tsuchikage? –

-Rumiko mi ha detto di uscire perché doveva parlare con suo figlio, Gaara e la giovane umana Nara … e poi avevo fame-

-Capisco- disse lui accarezzandole la testa -in cucina ci sono degli avanzi … riesci ad andarci da sola? –

Lei annuì facendo dietro-front e dirigendosi versa la cucina.

Itachi rimase fermo qualche secondo per poi rivolgersi a Kaito e Aoko –siete sorpresi? –

-Beh- rispose sincera Aoko –non capita tutti i giorni di vedere una Tengu dai capelli bianchi-

Sospirò –avete ragione … infatti non era così-

-In che senso? – domandò Kaito.

Itachi si appoggiò alla parete, schiuse le labbra –è successo lo stesso anno della distruzione del ciliegio, poco prima che Sakura nascesse.

Anche se vi sembra una bambina, Kanna e Sakura hanno la stessa età, cosa abbastanza comune per i demoni ma-

-Ma? –indagò Kaito –non era così alla nascita, i suoi capelli erano neri e gli occhi rossi-

-E cosa l’ha resa diversa? –domandò Aoko.

Itachi sospirò –I Tengu sono demoni con una forte abilità oculare, siamo caratterizzati da un colore rosso di iridi e capelli neri; quando un Tengu sta per morire i capelli diventano bianchi mentre gli occhi, ormai inutilizzabili e stanchi, diventano neri in quanto perdono il potere più potente per un Uchiha … la vista-

Aoko e Kaito erano sconcertati –cioè Kanna è cieca? – chiese Kaito.

-Esatto, Kagura e Naraku le hanno rubato la vista, in quanto negli occhi risiede il potere del clan … e stavano per fare lo stesso anche con Sasuke se non fossi intervenuto in tempo.

Kanna è viva grazie a Rumiko-

-Rumiko? Intendi forse dire la madre di Sesshomaru e Inuyasha? –

-Esatto Kaito, le ha donato quello specchio demoniaco, capace di stabilizzare i pochi poteri che le sono rimasti in corpo, in compenso passerà l’intera vita con le fattezze di una bambina-

-Che crudeltà- commentò Aoko –ma perché le hanno rubato i poteri? –

-Per l’abilità che aveva Kanna, ora nelle mani di Naraku, ovvero quella di creare delle copie di sé stessi a chilometri di distanza … il Rinnegan-

-Dei cloni- ragionò Kaito –esatto, il Rinnegan permette al Tengu di trasportare delle immagini di sé altrove facendogli fare quello che desideri, sembri in tutto e per tutto tu, ma il tuo vero corpo è al sicuro da tutt’altra parte-

Kaito strinse i pugni, il suo viso colmo d’ira –hanno fatto tutto questo ad una neonata? –

Itachi annuì –purtroppo si, Sasuke invece possiede l’abilità di creare fulmini, ma a causa di Naraku e Kagura la può esprimere soltanto grazie a Chidori, è l’unico in grado di maneggiare quella Katana e temo che Naraku non si sia arreso all’idea di sottrargliela-

Aoko e Kaito rimasero in silenzio, incapaci di guardare Itachi negli occhi, incapaci di dare parole di conforto perché non avrebbero mai potuto immaginare che Kanna e Sasuke avessero provato tutto quel dolore.

Restarono così, zitti, perché a volte il silenzio può esprimere ciò che mille parole non riescono.

*******************

Il carro della nebbia avanzava verso la residenza Toyama.

Shiho maneggiava il perno necessario per far muovere il carro –perché non sei all’interno del carro con Shikamaru e Sai? – domandò al Tengu che volava, ali spiegate, vicino a lei.

-Non potrei intrattenermi in conversazione con te- rispose Akai

-Tz, come se tutto ciò potesse piacermi- ribatté secca –non usare il condizionale Shiho, so con certezza che ti fa piacere-

Lei non ribatté incassando il colpo –sta attento ora uccellaccio, potrei colpirti mentre viro- detto ciò mosse la leva verso destra facendo girare il carro –Ohi, Shiho vacci piano- la testa di Sai fece capolino dalla finestra dietro la Kitsune –hai ribaltato tutti i rotoli che io e Shikamaru stavamo studiando, sicura di saperlo guidare? Non può farlo Akai? -

-Se questo qui guida come cucina, allora i rotoli li faceva cadere dal cielo, altro che ribaltare e per la cronaca solo noi Kitsune possiamo maneggiare il carro siccome agisce al fuoco fatuo verde- disse lei.

Sai sospirò –cerca solo di stare più attenta la prossima volta-

Lei voltò la testa dalla parte opposta sfoggiando un’altezzosa espressione, cosa che fece sorridere Akai.

Adorava farla arrabbiare.

Sai ritornò a controllare i rotoli sparsi sul Tatami insieme a Shikamaru –accidenti a quella Kitsune-

-Non prendertela, non dev’essere facile gestire questo carro- disse Shikamaru annotandosi qualcosa sul suo taccuino.

-Parlando d’altro, sei pronto ad affrontare il capo clan? – domandò il monaco –Non me lo scordo il legame che vi unisce Shikamaru, d’altronde lei-

-Lo so- rispose il giovane Nara –so che sarà difficile parlare con lei ma … sua sorella è stata rapita dall’Akatsuki-

Shikamaru tremava al solo pensiero di cosa potesse volere l’Akatsuki da Kazuha, un’umana –Kami proteggetela-

********************

Schiuse piano le labbra secche, aveva sete, avrebbe dato qualsiasi cosa per un goccio d’acqua.

Cercò di alzarsi per poi realizzare di essere legata come un salame, mani e piedi.

Si guardò intorno, era in una stanzetta lugubre e antica, l’unica cosa che non fosse legno marcio era la piccola statuetta di un Kappa.

La presenza di quello Yokai in pietra le suggerì di trovarsi vicino ad un corso d’acqua e dunque era lontana dal tempio Higurashi.

-Ti sei svegliata- si voltò di scatto sentendo quella voce, ritrovandosi di fronte un uomo alto fasciato da un kimono nero, i capelli lunghi e argentati legati in una coda di cavallo e quello sguardo assassino, freddo e distaccato che avrebbe riconosciuto ovunque –Gin-

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Capitolo 18
*** Cap. 17 ***


Tremava come una foglia, gli occhi verdi impauriti fissi su Gin, raccolse tutto il coraggio che le era rimasto e chiese –cosa volete da me? -

Lui la fissava, glaciale e spietato, mise una mano nella tasca estraendo un pezzo di stoffa.

Si avvicinò a Kazuha, la mano sudaticcia stretta sul mento, forzandole il tessuto all’interno della bocca –così starai zitta, non sono tenuto a spiegarti cosa vogliamo da te-

Kazuha era terrorizzata, sentì la mano di Gin raggiungere i suoi capelli, chiuse gli occhi sentendo che le sfilava il nastro aranciato usato per legarli in una coda.

Le ciocche castane le lambirono le spalle, rimase qualche secondo con gli occhi serrati, per poi aprirli lentamente e guardare Gin, ancora accovacciato, che accarezzava il tessuto del nastro.

-Colore singolare, non trovi? Nella nostra lingua sono presenti molti aggettivi usati per descrivere le varie screziature di un colore, a bizzeffe oserei dire … eppure questa particolare sfumatura la riconoscerei tra mille-

Kazuha era sempre più confusa osservando l’uomo alzarsi e lasciarla da sola, il cuore le rimbombava nel petto.

Iniziò a piangere, piccoli singhiozzi che risuonavano lugubri dinnanzi alla sala vuota, unico testimone della sua sofferenza era la fredda e solitaria statua del Kappa.

Rivolse lo sguardo pieno di lacrime verso il soffitto pensando all’unica persona in grado di darle momentaneo conforto –Heiji-

*****************

-Uffa, nebbia, nebbia e ancora nebbia; possibile che la vostra montagna sia così triste e nebbiosa?? –

-Fai silenzio testa quadra, non lamentarti e seguimi-

Sakura sospirò.

Da quando avevano intrapreso il viaggio per recarsi al clan Yoro, Sasuke e Naruto avevano continuamente litigato.

Vuoi per pareri di strada differenti, o perché il Tengu era tirchio in questioni di pause ma le sue orecchie stavano letteralmente esplodendo per i loro battibecchi.

Sasuke li condusse fino ad una radura, non grandissima ma al tempo stesso tranquilla –Passiamo qui la notte, domattina presto ripartiremo seguendo quel sentiero-

-Era ora- esclamò Naruto lasciandosi sprofondare a terra.

Sakura tolse dalla borsa una stoffa bianca e la stese per terra, per poi sdraiarsi e mettere la bisaccia sotto la sua testa come un cuscino.

-Ronf, ronf – la ragazza si girò esterrefatta verso Naruto –è già partito- notò chiedendosi come avrebbe potuto dormire con quel fracasso.

Si strinse nel mantello di Sasuke, abbastanza grande da fungere come coperta, voltandosi dalla parte opposta al Kitsune sobbalzando notando il Tengu che aveva deciso di accomodarsi a pochi centimetri di distanza.

Gli occhi erano chiusi, le ciocche d’ebano scivolavano morbide sulla pelle diafana, i lineamenti perfetti assopiti dal sonno, le labbra schiuse, la mano destra salda sul codolo di Chidori e le ali piegate creando una soffice coperta di piume … fu inevitabile per Sakura arrossire, le mani che non sapevano se coprire gli occhi o concedergli quella visione.

-Cosa c’è? –chiese lui sempre con gli occhi chiusi.

-Non- non stavi dormendo? – domandò lei ancora più imbarazzata serrando i pugni vicino al viso.

Sasuke aprì gli occhi ritornati rossi –dormo molto raramente- rispose lui.

-ne risentirà la tua salute, bisogna dormire se si vuole affrontare al meglio la giornata- disse Sakura convinta.

-Aaaww il riso con la carne- i due si voltarono esterrefatti verso Naruto … ma pensava solo a mangiare per caso?

Sasuke sospirò mentre Sakura ridacchiò calando il cappuccio nero sulla fronte –hai un problema con la tua fronte per caso? – chiese Sasuke.

-Come scusa? –

-Per tutta la durata del viaggio ti ho letteralmente vista calare il cappuccio sul viso, inizialmente pensavo fosse a causa dei capelli, ma forse non è così- rispose Sasuke.

Lei sospirò –è così evidente? Non che mi faccia particolari problemi per la grandezza spropositata del mio osso frontale o di come sia fuori dal comune e sproporzionata rispetto al resto del viso-

Si bloccò dai suoi pensieri perché si ritrovò il viso di Sasuke vicinissimo –Sasuke? –
Il Tengu la guardò facendola arrossire ancora di più –non credo sia poi così diversa dalla mia, è solo una tua impressione- rispose sdraiandosi e chiudendo nuovamente gli occhi.

-Continui a dare consigli agli altri, ma vedi di pensare anche a te … e ora dormi-

Lei annuì chiudendo le palpebre –buona notte, Sasuke-kun-

***************

Scartabellava, scriveva, annotava, cercava; ormai era rinchiusa nella sala Tsuchikage da ore, con l’aiuto di Gaara, Sango e Sesshomaru era riuscita a consultare la maggior parte dei volumi legati alla geografia di Konoha, analizzati da scrittori demoni e non umani.

Chiuse l’ennesimo tomo per poi continuare la sua ricerca raggiungendo lo scaffale seguente stracolmo di libri.

Il suo scopo era quello di capire il più possibile sul territorio del regno, cercando un possibile luogo dove i membri dell’Akatsuki potessero rintanarsi.

I suoi occhi nocciola captarono il libro agognato, “Tempi e passaggi”.

Era difatti risaputo che nelle epoche passate, le varie popolazioni non avevano sempre vissuto in pace, ragion per cui specialmente sotto i tempi di Miiko o demoni minori erano stati costruiti dei passaggi per mettersi in salvo.

Si alzò sulle punte dei piedi cercando di afferrare il libro –Perché sono così bassa? - si chiese mentalmente vedendo le dita della sua mano sfiorare lo scaffale dove era posato il libro senza riuscire ad afferrarlo.

In quel momento vide una mano toccare la copertina del volume, una tenda di capelli bianchi cadeva sul suo viso.

Alzò lo sguardo deglutendo, ritrovandosi Sesshomaru dietro di lei –ti serviva questo? –

Lei annuì ringraziandolo, prese il libro ritornando da sua sorella Sango, impegnata a evitare le avances di Miroku.

Sesshomaru si sporse dalla balaustra continuando a fissare Rin, lo sguardo concentrato sugli ideogrammi mentre di tanto in tanto si mordeva un’unghia o scostava qualche ciocca ribelle della frangetta –hai intenzione di fissarla ancora per molto? –

Sesshomaru distolse lo sguardo –madre-

-Non guardarmi così, io sono tua madre voglio solo il meglio per te-

Lui non rispose iniziando a salire le scale per tornare nella sua stanza –cos’hai intenzione di fare domani? – chiese a quel punto Rumiko –sai benissimo che è luna-

-Lo so, non c’è bisogno di ricordarmelo- detto questo svanì.

*****************

Aoko fissava il soffitto della sua stanza non riuscendo a prendere sonno, era ancora scossa dal discorso che aveva avuto con Itachi e Kaito su Kanna.

Una piccola demone corvo costretta per la durata della sua longeva vita senza vista.

La ragazza si rigirò nel letto, longevità … era davvero così importante?

Da quanto ricordava e da quanto aveva studiato, gli uomini avevano disperatamente cercato di raggiungere quel traguardo destinato solo a Miiko o demoni.

Orde di persone che bramavano l’immortalità e loro, il clan Hyuga, capace di distruggere questo dono con il Byakugan.

Non aveva mai biasimato Naeko per la sua scelta, me nemmeno Neiji per il distaccato comportamento verso di lei.

Eppure in poco più di una settimana, queste sue certezze vacillavano, messe alla prova da un’unica persona –Kaito … cosa mi stai facendo? –

***************

Mosse piano le gambe, unica parte a non essere coperta dal mantello nero, sentiva l’odore del sottobosco bagnato dalla rugiada mattutina.

L’udito ancora debole captò dei brusii lontani, schiuse piano gli occhi ancora impastati dal sonno -Ti dico che ci deve essere un altro modo-

-Mi dispiace Naruto, ma è quello più breve-

Sakura si stropicciò gli occhi biascicando un –Sasuke-kun, Naruto-kun-

Il Kitsune si girò sfoggiando un sorriso smagliante –Buongiorno Sakura-chan, dormito bene? Io e il Teme stavamo giusto discutendo su come raggiungere il clan Yoro senza pericoli-

-E per quanto mi riguarda testa quadra, ti ho detto di non fare di testa tua e fidarti-

Sakura si avvicinò dopo aver raccolto le sue cose –dunque, volete spiegare anche a me? –

-Meglio ancora … te lo mostro-

La giovane Miiko seguì i due demoni lungo un sentiero che costeggiava la radura, scesero qualche gradino naturale ottenuti grazie a grandi massi e radici a vista sbucando in un piccolo boschetto di betulle.

Alla fine del sentiero Sakura sgranò gli occhi vedendo un’immensa distesa di acqua, la nebbia aleggiava intorno a loro sfumando i confini del lago, insinuandosi tra le fronde degli alberi.

I Geta di Sakura calpestarono il terriccio bagnato –non sapevo della presenza di questo lago-

Sasuke annuì –è lo specchio d’acqua più vasto di tutta Konoha, le acque del lago Oto sono la barriera naturale tra il clan Uchiha e quello Yoro ma-

-Non possiamo attraversarlo non avendo una barca- spiegò Naruto –ragion per cui proponevo di trovare una strada alternativa-

-Non c’è una strada alternativa testa quadra, il lago Oto è al confine tra i due clan, se vuoi perdere ulteriore tempo, che non abbiamo, dovresti tornare indietro fino al clan Nara percorrere una parte di clan Toyama e forse arrivi dagli Yoro-

-Beh allora trasportaci volando- incalzò Naruto
–ma ti è andato di volta il cervello? Non posso rivelare la mia natura di Tengu-

-Quindi cosa suggerisci? Di abbattere un albero e costruire una barca? – continuò il Kitsune
–Perché? Ne saresti capace? – chiese Sasuke
–è una sfida Teme?? –

Sakura sospirò, quei due quando iniziavano a litigare erano peggio di bambini di tre anni.

Si allontanò lievemente scrutando le acque del lago, quando notò la figura di un uomo vicino alla riva.

-Allora costruiscila tu se sei capace cinque code-

-Hai paura di fallire Tengu, ammettilo! –

-Mi scusi- i due si voltarono verso Sakura, la ragazza stava camminando verso un uomo intento a spingere una barca nel lago.

-B. Barca- disse Naruto seguendo l’amica.

L’uomo alzò gli occhi blu verso lo strano trio –cosa volete? Sono di fretta-

-Ecco- iniziò a spiegare Sakura –siamo dei semplici curatori- era quella la scusa “ufficiale” ideata da Itachi –vorremmo attraversare le acque del lago Oto per giungere al clan Yoro ma, non abbiamo un’imbarcazione –

-E vi siete messi in cammino senza premunirvi di un mezzo di trasporto alternativo? – domandò dubbioso il giovane dalla pelle abbronzata.

-Em vede, a volte è difficile mettersi d’accordo- disse Sakura lanciando delle occhiatacce ai due demoni dietro di lei –quindi mi chiedevo se potrebbe darci un passaggio-

L’uomo rimase a fissare i tre per qualche secondo –potete pagarmi? –

-Vuole pure la grana? – pensò Naruto tra sé e sé
–si, si- disse Sakura estraendo un sacchettino dalla borsa, sciolse la cordicella e mostrò il contenuto al viandante.

-Di quello che vede le posso dare cinque monete d’argento e due di bronzo-

Il ragazzo allungò la mano verso il sacchetto -due- Continuò a dire Sakura – due di argento e una di bronzo ora, il resto quando raggiungeremo le sponde del clan Yoro … accetta? –

Sasuke e Naruto rimasero basiti nel vedere la ragazza mercanteggiare –andata- disse lui afferrando due monete d’argento e una di bronzo dal sacchetto nelle mani di Sakura.

-Se per voi va bene vi posso lasciare al confine col clan Toyama, non amo particolarmente avere a che fare con i demoni lupo- disse lui avvicinandosi all’imbarcazione –Come vi chiamate? –

Sakura entrò nel panico … non poteva certo rivelarle il suo vero nome –Sa … Sarada- improvvisò al momento –mentre loro sono em … Menma- disse indicando Naruto – e-

-Rai-

Sakura si bloccò alla risposta di Sasuke –Ci chiamiamo Sarada, Rai e Menma … e tu? –

Chiese Sasuke rivolto allo sconosciuto –Heiji, molto piacere; bene quando volete possiamo partire-

******************

Shiho si stropicciò gli occhi a causa della notte insonne passata a guidare il carro, poteva sentire benissimo i respiri pesanti di Sai e Shikamaru all’interno del carro ancora nel mondo dei sogni.

-Stanca? – Shiho guardò alla sua destra notando Akai
–beh, direi dopo questa nottata in bianco-

-Per fortuna non ti sei addormentata, sarebbe stato tragico- scherzò lui
–tz, con il tuo gracchiare è stato impossibile, per tutta la notte ho sentito solo la tua voce-

Il Tengu sorrise –non c’è di che-

-E quando mai ti avrei ringraziato? – lo stuzzicò Shiho
–orgogliosa fino alla fine- commentò lui continuando a sorriderle.

Shiho abbozzò un sorriso, per poi rivolgere lo sguardo dinnanzi a sé.

Bussò piano sul carro –Shikamaru, Sai, siamo arrivati-

La Kitsune mise la mano sinistra su un vaso posto vicino a lei, fece un bel respiro e liberò del fuoco fatuo verde, facendo illuminare delle candele ai lati del carro –in questo modo ci potranno avvistare dal palazzo Toyama- disse lei.

Akai osservò le pagode dai tetti neri svettare sul territorio, maestoso e imponente, il palazzo era situato su una catena rocciosa a picco sul mare.

In una delle sale, parata di fronte al complesso di edifici del Palazzo Toyama, una figura femminile osservava il carro demoniaco avanzare.

Corrucciò le sopracciglia chiare, le iridi turchesi per niente contente di ciò che aveva di fronte –Shikamaru-

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Capitolo 19
*** Cap. 18 ***


Le ruote del carro toccarono il suolo del vasto cortile di fronte a palazzo Toyama.

Shiho si affrettò a spegnere le candele e ad aprire il vano che permise a Sai e Shikamaru di scendere.

Dei servitori si schierarono di fronte al quartetto facendogli strada fino all’interno.

Shiho avvistò subito la donna di fronte a loro, vestiva con un kimono maschile, coperto da un’armatura, una katana legata in vita insieme a quello che (da lontano) pareva un ventaglio.

I capelli erano biondo cenere, legati in quattro codini laterali, gli occhi turchesi fissi su di loro, senza paura.

Shiho si ricordò di passati incontri tra lei e umani, e si era sempre sentita a disagio nel vederli tremare vicino a lei … quella donna era diversa, impassibile e fiera.

-Temari- disse a quel punto Shikamaru –Grazie per averci permesso di incontrarti-

-Non vedo come avrei potuto rifiutare vista la situazione, vorrei però ricordarti che sono ancora il capo clan Toyama e che dunque le decisioni qui le prendo io-

La ragazza si voltò salendo dei gradini –siete miei ospiti: tu, il monaco e i due demoni, potete visitare tutte le sale del nostro palazzo … fatta eccezione per le residenze private-

-Temari, aspetta io-

-Tu cosa Shikamaru, vuoi iniziare a dettar legge fin da subito? –

Il giovane Nara non rispose, in fondo era comprensibile quel suo comportamento –Più tardi raggiungimi nella sala imperiale, da solo- il modo in cui la donna scandì le parole fece intendere a Shiho che dei demoni in un clan umano non erano ben visti, dopo di che si affrettò a seguire i servitori col compito di condurla verso la sua momentanea camera.

*****************

Sedeva vicino al ruscello, gli occhi lilla persi a scrutare il suo riflesso nelle acque limpide.

Si erano concessi una piccola pausa di ristoro, per loro e per i cavalli mentre Inuyasha camminava inquieto a circolo sbuffando sulla “mancanza di forza altrui”.

-Ran- si voltò notando Yumi avvicinarsi –ti ho vista pensierosa, tutto bene? –

La ragazza annuì iniziando a torturarsi i capelli, piccole spirali di ciocche castane intorno alle dita –Non preoccuparti, stavo solamente pensando a tutto quello che sta succedendo-

-Sei in pensiero per Shinichi? –chiese lei pensando un “bingo” alla vista del volto rosso della ragazza –f. forse-

Yumi si sedette vicino a lei –sai Ran, ci sono passata anche io al matrimonio combinato-

-D’avvero? Yumi –san non sapevo che fosse sposata- esclamò stupita Ran
–infatti non lo sono- rispose lei generando confusione nella mente della giovane Mori.

-Fusae Aoyama, capo del nostro clan, voleva darmi in moglie ad un nobile samurai del clan Hattori, io non volevo e la stessa cosa valeva per lui.

Riuscii a convincerla perché entrambi eravamo innamorati di un’altra persona. –

-Lo amate tanto- disse Ran –si, può essere pasticcione e troppo formale, ma è un’ottima persona … se fosse in pericolo cercherei in tutti i modi di raggiungerlo-

Ran notò un velo di malinconia sul viso di Yumi –per questo Ran, ti dico di non preoccuparti, se tu e Shinichi non volete sposarvi o se avete paura di rovinare la vostra amicizia, basta che ne parli con Kogoro, sono sicura che capirà-

-Veramente- iniziò a dire Ran distogliendo lo sguardo - … la situazione è un’altra-

-Uh? In che senso? –chiese Yumi.

-Beh ecco vedi, lui … noi-

 

-KUDO CHEEEEEE??? – L’urlo di Yumi attirò sulle due ragazze gli sguardi delle due miiko e Inuyasha, Ran premeva una mano sulla bocca della samurai guardando al quanto imbarazzata gli ignari spettatori.

-Tz, femmine- commentò Inuyasha allontanandosi.

-Inuyasha aspetta- Kagome inseguì il demone, ora seduto sul ramo di un albero.

Le grandi fronde e la larghezza del tronco suggerirono a Kagome che fosse un albero millenario –stammi lontana miiko- disse lui.

-Ma si può sapere perché agisci sempre come un insensibile? Vieni giù e parliamone-

-No Kagome non ho voglia, cerca di non sprecare le tue poche energie per il viaggio-

La miiko corrucciò le sopracciglia nere –lo hai voluto tu- si rimboccò le maniche e iniziò ad arrampicarsi sull’albero.

Era fuori allenamento, ma riuscì ad avanzare lentamente, lì per lì Inuyasha non se n’era accorto, ritrovandosi poi a fissare quella testolina cocciuta con un’espressione sconcertata –Scema cosa fai? –

-Se tu non hai intenzione di parlare con me a terra, allora lo farò io su questo albero-  mise il piede sinistro su un ramo mentre, facendosi forza con le braccia, posizionava quello destro sulla corteccia del secolare albero –ti chiudi a riccio senza farmi capire quello che pensi, escludi tutti dai tuoi ragionamenti, ti sei costruito un muro per restare da solo ma sai una cosa? Non sei l’unico testardo qui-

-Kagome scendo però non, attenta! –

La ragazza aveva poggiato una mano su un rametto, decisamente troppo piccolo per reggere il suo corpo.

Si spezzò, facendola cadere verso terra.

Proprio quando la ragazza preannunciava l’impatto al suolo, sentì una mano cingerle la vita, vide Inuyasha che, spingendola contro di lui, riuscì ad evitarle la caduta, planando dolcemente sull’erba.

-Kagome-san- Hinata le corse incontro preoccupata –tutto bene? –

-Tz, la prossima volta cerca di non fare colpi di testa- disse Inuyasha schioccandole un dito in fronte –preparatevi, ripartiamo-

Kagome rimase seduta a fissare Inuyasha per qualche secondo, prima di risalire a cavallo e continuare il viaggio - … perché porti quel fardello da solo? –

*******************

Shiho stava passeggiando per i corridoi del castello, osservando il mare.

Il clan Toyama era l’unico che vantava quella spettacolare vista sull’oceano.

Avrebbe tanto voluto passeggiare sulle scoscese spiagge del clan, ammirando quel blu senza fine.

Persa nei suoi pensieri, la ragazza non si accorse subito di una presenza dietro di lei –Ti piace il mare? –

Sentì il suo respiro caldo solleticarle l’orecchio destro facendola tremare –Akai??? Cosa? Come?? –

-Un semplice si può bastare sai? – disse lui sfoggiando il miglior sorriso nel suo repertorio.

Shiho cercò di ricomporsi rispondendo un –beh, si abbastanza stavo giusto andando in giardino, da lì c’è una visuale migliore-

La Kitsune si avviò per i corridoi per poi bloccarsi e, voltandosi, chiedere –vieni anche tu? –

Lui sorrise –con piacere-

****************

Shikamaru bussò leggermente allo Shoji quando sentì un “avanti”.

Temari era in piedi, di fronte alla finestra –Hai intenzione di rendermi partecipe dei tuoi piani o vuoi urlarmi contro come poco prima? – chiese il giovane Nara.

-Non ti ho urlato contro Shikamaru, e se proprio ci tieni a saperlo … non ho nessun piano-

-Come? –

-Te lo chiederò solo una volta quindi spalanca bene le orecchie- Esclamò lei –aiutami a trovarla … rivoglio mia sorella-

Shikamaru non rispose subito, stupito dalle sue parole, sapeva che Temari aveva dovuto mettere da parte il suo orgoglio per fargli quella richiesta, decise dunque che avrebbe fatto di tutto per non deluderla.

-Dove sei sorellina? –

****************

Aveva scovato un punto della sala dove le assi sconnesse si frastagliavano, a causa del legno marcio.

Kazuha era impegnata in un lavoro certosino da più di 5 ore.

Le mani, sporche e insanguinate, sfregavano contro un pezzo di legno nel tentativo di lacerare le corde e, finalmente, il duro lavoro diede i suoi frutti.

Si alzò a fatica, massaggiandosi le abrasioni lasciate sui polsi dalla corda.

Estrasse il fazzoletto dalla sua bocca, faticando a chiuderla a causa della posizione forzata assunta per giorni interi, slegò la corda alle caviglie per poi alzarsi barcollante.

Notò un’asse sprangata sopra quella che sembrava una piccola finestra, non curante di ulteriori ferite, tolse l’asse dall’apertura riuscendo, con gli occhi ancora infastiditi dalla luce, a scorgere il mare … ora sapeva dove si trovava.

Fece leva sulle mani per poi passare attraverso lo stretto passaggio.

Aveva paura, paura di saltare quei metri che la separavano dal suolo …. Ma aveva ancora più paura nel restare rinchiusa lì dentro.

Poggiò un piede sulla roccia scoscesa per poi saltare –ahi- era ancora debole, ma ce l’aveva fatta.

Si alzò dolorante capendo, dalla fitta che sentiva alla caviglia sinistra, che l’aveva slogata.

Cercò di non badarci, saltellando piano lontano dal luogo della sua prigionia.

*******************

L’imbarcazione scivolava tranquilla sulle acque.

Heiji conduceva la barca da ore ormai, l’atmosfera intorno a loro era sempre la stessa, acqua, nebbia e ancora acqua.

-Dovremo fermarci per la notte- disse Heiji –so di aver promesso di condurvi fino al clan Yoro, ma sono stanco, devo fermare l’attraversata-

-Non fa niente Heiji, ti capisco- disse Sakura.

Il ragazzo poggiò il remo sul parapetto sedendosi –quindi? - Chiese Naruto spaparanzato a prua -dovremmo dormire su questo trabiccolo? –

-Questo trabiccolo- disse Heiji –vi sta portando alla vostra meta signor Menma, si appoggi ad uno dei parapetti e cerchi di dormire-

Il giovane prese una coperta e l’avvolse intorno alle sue spalle –oggi è pure luna nuova … spero che i Kappa del lago non ci disturbino-

Sakura alzò lo sguardo verso il cielo, completamente oscurato, non scorgeva la presenza di una singola stella, si rivolse poi ai suoi compagni di viaggio.

Heiji era stretto nella coperta bianca a poppa, opposto a Naruto sdraiato a prua, Sasuke invece, era appoggiato al parapetto di destra, leggermente piegato in avanti.

-Scusa- disse lei a quel punto –mi hai prestato il tuo mantello e non hai nulla con cui coprirti.

Sasuke la guardò, sfregava le mani sulle braccia a causa della temperatura decisamente più bassa e umida –ti ho già detto di non scusarti per qualsiasi cosa, è noioso-

-Ma-

Sentì una mano sulla sua nuca, mancanza di appiglio, per poi ritrovarsi sdraiata sulle assi della barca con la testa appoggiata sulle gambe del Tengu –Sas-

-Dormi … Sarada-

Lei si coprì la bocca rendendosi conto che lo stava per chiamare col suo vero nome –Um, buona notte … Rai-

*******************

Rumiko era seduta sul suo letto, non amava particolarmente dover alloggiare in clan altrui specialmente in quelle condizioni.

Luna Nuova.

Si dice che i demoni cane sono i più potenti tra i clan demoniaci, ma non è vero.

Ognuno ha il suo punto debole … e per gli Inuyokai lo erano proprio quelle particolari notti.

******************

Stava rileggendo quella pagina per la decima volta ormai; come aveva pensato, il libro “Tempi e passaggi” le era stato di grande aiuto.

Rin aveva colto una sfumatura, un piccolo dettaglio innocuo, ma si sa, che sono i dettagli a fare la differenza.

Osservò la sorella addormentata su una panca della sala Tsuchikage, mentre Miroku sedeva assopito con un libro sulle ginocchia.

Doveva assolutamente comunicare a qualcuno la sua scoperta.

Afferrò il volume salendo le scale per dirigersi verso la sala dove Itachi gestiva gli affari, fu in quel momento però, che notò il cielo … privo di luna.

Con l’emergenza del momento si era completamente dimenticata.

-Uh, Rin cosa ci fai qui? –chiese Itachi uscendo dalla sala principale –Mi scusi Itachi-Sama-  si allontanò, abbandonando il volume tra le braccia del Tengu.

Itachi non capì subito, per poi notare la totale assenza della luna nel cielo.

******************

Lo aveva scoperto per caso, sfogliando un volume prestato a suo fratello Shikamaru e, come una sciocca aveva volutamente tenuto d’occhio tutti i cicli lunari.

Come previsto lo scorse appoggiato allo shoji di carta leggermente aperto.

Si avvicinò timidamente.

-Sesshomaru-

-No-

Rin rimase ferma nel sentire il respiro di Sesshomaru, pesante ed affannato.

-Non guardarmi-

Rin intuiva cosa stava succedendo, sebbene non lo avrebbe mai ammesso Sesshomaru soffriva, perché le notti di luna nuova sono il punto debole dei demoni cane.

Non lo ascoltò avanzando lentamente, si sedette dietro di lui … separati solo dallo shoji di carta e legno.

-Rin, non farmelo ripetere nuovamente-

Stava cercando di spaventarla, come era già successo in passato.

All’epoca era solo una bambina, una piccola “cucciola d’uomo” che, nella sua ingenuità, voleva cercare di confortarlo.

Allungò la mano fino a sfiorare il tessuto del suo kimono; sapeva che in quelle notti i poteri demoniaci nel suo corpo erano scombussolati, ma proprio per questo non voleva, non poteva, lasciarlo da solo.

-Rin-

Lei chiuse gli occhi.

Sapeva che, seppure aveva pronunciato solo il suo nome, una miriade di pensieri aleggiavano nella mente di Sesshomaru.

Lei questo lo capiva e, quasi interpretando quel suo conciso e silenzioso pensiero, mosse la sua mano su quella del demone

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Capitolo 20
*** Cap. 19 ***


I raggi del mattino filtravano attraverso le fronde dei pini marittimi, illuminando la vita del sottobosco.

Un cervo volante si beava della quiete mattutina, fino a quando una piccola mano lo afferrò fermamente –Shino-san ce l’ho fatta- esclamò entusiasta un bambino lentigginoso di sette anni.

Un ragazzo sulla ventina con una sciarpa avvolta intorno al viso si avvicinò –Bravo Mitsuhiko-kun, è molto raro trovare degli esemplari maschi ancora in vita in questo periodo, hai talento nella caccia agli insetti-

Mitsuhiko gioì, adorava passare del tempo con Shino, entrambi condividevano la stessa passione per quei piccoli e curiosi esserini, ogni volta che uscivano ad esplorare il bosco gli poneva un sacco di domande.

Il bambino seguì il suo mentore felice, quando sentì un fruscio –Shino-san … hai sentito? –

Lui annuì addentrandosi nella foresta –Mitsuhiko- disse a quel punto –corri subito a chiamare aiuto-

*****************

Neiji stava riordinando i rotoli contenuti nel tempio principale.

Li rilegava con cura per poi posarli in ordine di data nel grande scaffale.

Sospirò.

In quanto protettore del Byakugan il suo clan era uno dei più famosi e temuti, in quei rotoli vi era contenuta tutta la storia della sua famiglia, insieme ai volumi ricchi di sapere sui clan di Miiko.

Adorava passare del tempo nella sala Mizukage, in quanto poteva permettersi di spulciare nel passato, di ampliare la sua cultura, ammirare ciò che i grandi prima di lui avevano fatto.

Chiuse a chiave la porta per poi dirigersi verso il cortile per dare da mangiare ai cavalli.

Una volta arrivato nelle stalle, però, si accorse di un kimono da sacerdotessa afflosciato in un angolo –Naeko-

Pensò immediatamente che se l’era svignata di nuovo per gironzolare nei clan umani … e quello era davvero troppo.

Aveva rispettato la sua scelta di rinunciare alla longevità, ma nonostante questo Naeko era e resterà sempre una Miiko, e questo, pensò Neiji, doveva ricordarselo sempre.

 

*******************

Tempio Higurashi.

-Hittai- un uomo sulla trentina era steso a terra accanto ad una bacinella d’acqua sporca di sangue –Kikyo-san fate attenzione-

La donna lo squadrò attraverso gli occhi nocciola, calmi e inespressivi, tornando poi a medicare la ferita.

-Gin vi ha colpito il petto con il suo kunai, la ferita è infetta e ho bisogno di pulirla … usare l’alcol è il modo più veloce- spiegò lei –i miei poteri di purificazione sono al minimo, applicare dunque le basi della medicina umana è l’unica cosa che posso fare-

Prese una freccia dalla faretra e la passò sul fuoco, le fiamme avvolsero la punta, riscaldandola –purtroppo nell’attacco il Kunai utilizzato da Gin si è spezzato e una scheggia è rimasta conficcata nella pelle … farà un po’ male, ma devo toglierla-

Shukichi strinse forte il rosario iniziando a recitare delle preghiere, cercando di non pensare al dolore lancinante causatogli dalle medicazioni di Kikyo.

Poco distante Shinichi e Makoto assistevano una donna anziana, non aveva ferite, ma aveva quasi completamente perso l’energia spirituale.

-Kaede-sama- disse Makoto –non affaticatevi e riposate-

-Giovane Toyama, intendete insegnare ad una vecchia come me cosa è bene per la sua salute? So benissimo di aver perso energia e alla mia età può essere fatale-

Le serviva energia spirituale il più in fretta possibile –vado a prendere altra acqua al fiume, servirà a Kikyo per l’operazione- disse Shinichi recuperando un secchio.

Immerse il contenitore nelle acque, pensò allo stato del tempio al loro arrivo, Kaede e Kikyo avevano difeso la loro terra con le unghie e con i denti.

La crudeltà che risiedeva nei cuori dei membri dell’Akatsuki non aveva eguali.

Mentre era impegnato, Shinichi avvertì un rumore alle sue spalle.

Si voltò sgranando gli occhi –Un’ombra corvo?? –

Evidentemente Gin e Naraku avevano lasciato una sentinella al tempio prima di andarsene, il ragazzo indietreggiò afferrando un Kunai, sperando di poter resistere almeno un po’.

A quel punto successe l’imprevedibile.

Un cavallo sbucò dalla vegetazione, Shinichi si girò notando la cavallerizza afferrare le briglie, deviando la corsa dell’animale.

Sgranò gli occhi nel vedere la ragazza porsi tra lui e l’ombra, gli occhi chiari concentrati, un Kunai stretto tra i denti, aizzò il cavallo contro il corvo riservandogli un colpo di zoccolo in pieno petto.

L’ombra demoniaca fu spinta lontano da Shinichi atterrando sul prato, cercò di rialzarsi pronto al contrattacco, ma la giovane fu più veloce recuperando il Kunai tra i denti e scagliandoglielo addosso, bloccando l’ala sulla corteccia di un albero.

Solo allora Shinichi notò la presenza di un futa sacro stretto sul manico del Kunai, facendo disintegrare a poco, a poco l’ombra corvo in un mucchio di cenere –Bel colpo Ran-chan! – esclamò Kagome arrivando a cavallo insieme a Hinata e Yumi.

La ragazza non la ascoltò, balzando giù dal cavallo e catapultandosi verso il giovane Kudo –Shinichi, stai bene?? –

Lui ridacchiò leggermente –che ci trovi di divertente? – domandò lei gonfiando le guance.
–Niente, niente … dovrei essere io a chiedertelo, sbaglio o hai appena messo fuori gioco un’ombra demoniaca a suon di zoccoli? –

-Non scherzare- lo ammonì lei –ero spaventata a morte! –

Shinichi le sorrise teneramente, beandosi dell’espressione apparsa sul viso di Ran quando la sua mano le sfiorò la testa –Lo hai tenuto- disse lui giocherellando con il nastro rosso che legava i lunghi capelli castani –è un po’ lungo, forse sarebbe meglio tagliarlo-

-No- disse Ran –non posso tagliarlo perché questo è il filo che ci tiene uniti giusto? Insomma ecco … mi arrangerò in qualche modo ma la lunghezza va bene-

Shinichi sgranò incredulo gli occhi per poi appoggiare la fronte su quella di Ran –si, hai ragione-

-Ehem-

I due sussultarono trovandosi Inuyasha accucciato poco distante –Scusate se interrompo, ma qui ci sono cose più importanti da fare, Shinichi ti dispiacerebbe condurci il prima possibile da Kaede e Kikyo? –

*******************

Montagna Uchiha.

Sonoko era appoggiata ad uno degli spiragli naturali della montagna, gli occhi chiusi, e un pezzo di carta stretto in mano.

-Lettura nella mente- la ragazza sobbalzò alla vista di Itachi, giungere con un piattino con Mochi di fagioli rossi e una tazzina di tè verde fumante.

-Immaginavo avevi fame siccome non ti ho vista in cucina, ora capisco il perché- appoggiò la colazione su un tavolino –il tuo clan è famoso per trasmettere messaggi tramite la lettura nella mente … è simile al mio potere più o meno-

-Oh no Itachi-san, non oserei mai paragonarlo allo Sharingan, quello che facciamo è limitato con i membri del nostro clan, riusciamo a connettere le nostre menti, tutto qui-

-Con chi stavi comunicando? –domandò lui
–con mia sorella Ino, era preoccupata per me-

Itachi annuì capendo cosa provasse in quell’istante la giovane Ino Aoyama, in fondo era simile alla preoccupazione che sentiva lui per Sasuke.

Sorrise vedendo Sonoko mangiare con gusto il Mochi.

Aveva ragione, il potere degli Aoyama non poteva essere minimamente paragonato allo Sharingan, perché con esso Itachi non riusciva solamente ad ipnotizzare.

Non lo rivelava a nessuno ma grazie a quelle visioni, Itachi “sbirciava” nella mente altrui creando un legame che gli permetteva di controllare i ricordi passati e le azioni presenti, sapendo con certezza dove erano e cosa stessero facendo.

-Sasuke-

****************

-Sasuke-

Il giovane Tengu aprì gli occhi di colpo, gli era sembrato di sentire la voce di suo fratello –impossibile- pensò lui cercando di muovere piano le gambe … non ci riuscì.

Notò che Sakura era ancora addormentata, la testolina rosa appoggiata sulla gamba sinistra mentre, rannicchiata nel suo mantello gli aveva involontariamente cinto la vita nel sonno.

-Ben svegliato- Sasuke si voltò verso Heiji – aveva ricominciato a condurre l’imbarcazione sulle acque del lago Oto –i tuoi compagni sono ancora nel mondo dei sogni-

Lui annuì, adocchiando Naruto ancora spaparanzato a prua con la bocca aperta –Non hanno problemi di sonno- rispose sincero.

-O lo credo bene- rispose il giovane –soprattutto il giovane Menma, con le sue russate mi ha svegliato all’alba-

Un mugolio di Sakura attirò l’attenzione del Tengu, si era mossa nel sonno spostando il cappuccio nero.

Sasuke gli posò una mano sulla testa nel tentativo di non far notare le ciocche rosa al viandante.

-Ci siamo quasi- disse Heiji – tra poco dovremmo riuscire a scorgere la riv- eh? – Le parole gli morirono in gola, uno sguardo impaurito e sconcertato dipinto in volto.

Sasuke non capì il motivo di tale spavento, rivolse lo sguardo dalla parte opposta notando la sponda del lago, e una donna completamente vestita di bianco in piedi a scrutarli.

Heiji virò cambiando rotta, il brusco e repentino movimento della barca fece svegliare Naruto e Sakura –che succede? – domandò la ragazza cercando di alzarsi, ma venne prontamente bloccata da Sasuke facendola restare sdraiata.

La ragazza alzò lo sguardo notando le iridi di Sasuke brillare di rosso.

-Succede che siamo dei guai- disse Heiji – dobbiamo tornare indietro il più in fretta possibile-

-Cosa? Ma non erano questi i patti- si lamentò Naruto –noi-

-Lo so bene, voi dovete recarvi dagli Yoro ma io vi sto salvando la vita signor Menma … o forse dovrei dire signor Naruto Uzumaki? -

Il Kitsune impallidì –cosa? Che? –

-Sakura tu non muoverti- disse Sasuke inginocchiandosi spiegando le ali –Heiji, avvicinati ugualmente a riva, l’elemento base dei demoni volpe è il fuoco quindi in mezzo all’acqua Naruto è inutilizzabile-

Dopo di che prese Sakura in braccio –Sasuke ma che? – si alzò in volo insieme a lei mentre Heiji e Naruto portavano la barca vicino alla riva.

La figura alzò una mano toccando il lago, generando delle figure d’acqua muoversi verso la barca –Maledetta- disse Naruto –non potendo attaccare Sakura cerca di impedirmi di agire-

-Non puoi fare nulla Naruto- disse Heiji –Quelle figure non sono frutto di un potere demoniaco-

-Ma che dici? –

-L’essere di fronte a noi è una Miiko- spiegò Heiji
–come Sakura-chan? Non mi dire che- si bloccò preoccupato –ma come fai a sapere così tanto su di noi? –

-Perché in questo momento ho anche io un conto in sospeso con quella donna- sussurrò Heiji a denti stretti.

*******************

Sasuke squadrava dall’alto la situazione con Sakura stretta in braccio, era stato il più attento possibile, come era potuta succedere una cosa simile?

-Sasuke-

Sgranò nuovamente gli occhi

-Nii-san? –

*******************

Itachi Uchiha stava sorvolando i territori di Konoha, volava a quota bassa per non destare sospetti, il suo timore purtroppo aveva fondamento, convincendosi a rivelare la sua presenza mentale a Sasuke.

Aveva capito che il rapimento di Kazuha era stato solo un diversivo, aveva capito che l’Akatsuki mirava ad altro oltre a Sakura, aveva avuto la conferma che quei quattro, in un modo ancora a lui ignoto, riuscivano a spostarsi molto velocemente sul territorio e aveva la certezza che Naraku si stesse divertendo a usare il Rinnegan strappato a Kanna.

*********************

Kakashi, Sango e Miroku cavalcavano a tutta velocità incuranti della calura estiva che affaticava le loro menti e sfocava le loro visuali.

Cavalcavano come se non ci fosse un domani, verso una destinazione ben precisa, il palazzo Toyama.

*********************

I tacchetti lignei dei Geta franarono sui ciottoli bagnati dall’acqua salmastra, una figura avanzava tranquilla ammirando la vista del mare –Aiuto, aiuto, qualcuno ci aiuti-

La figura voltò il capo verso il bambino che correva come un forsennato nella foresta di pini marittimi –bene- si disse tra sé – a quanto pare sono arrivata giusto in tempo-

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Capitolo 21
*** Cap. 20 ***


Scostò la tenda di paglia uscendo dalla capanna seguita da Takagi con un secchio stretto in mano –Grazie Naeko per averci aiutati di nuovo, Sato si è sentita male e io non sapevo più cosa fare-

Lei sorrise –non preoccuparti, chiamami quando vuoi, ormai è all’ottavo mese di gravidanza, non sono rari i casi di parto anticipato-

Takagi annuì –d’accordo, fai attenzione a rientrare-

-Contaci-

La giovane si addentrò nella foresta di pini marittimi sorridendo, Sato le aveva fatto prendere un bello spavento, ma per fortuna tutto si era risolto.

Si sentiva felice quando poteva aiutare altra gente.

Percorse qualche metro per poi avvistare una presenza fin troppo familiare –Neiji? Cosa ci fai qui? –

-Potrei farti la stessa domanda, ti ho già detto che il tuo posto è nel clan Hyuga e sono stanco di ripetertelo, basta gironzolare a giocare a fare il dottore nei clan umani-

Naeko era su tutte le furie –Neiji, io non smetterò mai di essere un membro del clan Hyuga, ma questa è la mia vita e la gestisco come voglio.

Aiutando i più bisognosi mi sento utile e sicuramente meglio di quando resto rinchiusa in una piccola pagoda a ricopiare scritti! –

Neiji fece per ribattere, davvero quella piccola insolente aveva superato il limite –Naeko –san, aiuto!! –

I due si voltarono –Mitsuhiko? – il bambino ansimava, stanco per la corsa, le gote lentigginose leggermente arrossate e il fiato corto –abbiamo bisogno di aiuto, Shino e io abbiamo –

-Calmo, cosa è successo? – domandò lei accucciandosi vicino al piccolo-

-Una ragazza, tutta sporca e insanguinata, io e Shino l’abbiamo trovata svenuta nei boschi- spiegò tutto d’un fiato Mitsuhiko –indossa un kimono con lo stemma dei Toyama-

****************

Ogni clan dei Konoha possedeva il proprio stemma, che sia un clan demoniaco o umano, miiko o samurai, possedere uno stemma a Konoha equivaleva essere riconosciuti come famiglia nobile e, come tale, degna di regnare su una porzione del territorio.

A qualcuno poteva apparire come un semplice schizzo, uno scarabocchio su carta o un gingillo di ottone da affiggere nella sala più importante del palazzo, ma non era così.

I simboli dei clan trasudavano della storia degli antenati impregnata nei loro marchi.

Nel metallo fuso di katane sporche di sangue, nei fili intrecciati da madri, dall’inchiostro impresso permanentemente su carta.

Ogni simbolo riconduceva ad un clan, e Sasuke, vedendo le due spirali, nera e bianca, abbracciate a cerchio sulla collana della misteriosa assalitrice, aveva compreso con chi avevano a che fare.

-Kaguya-

Continuava a volare con Sakura in braccio, aveva capito quasi subito che lui e Naruto, in quanto demoni, non avrebbero potuto distruggere quelle figure d’acqua.

-Sasuke-

Di nuovo, la voce di Itachi gli rimbombò nella testa.

Strinse gli occhi, gli bruciavano e faticava a tenerli aperti, all’improvviso sentì il tocco di una mano sul volto … era Sakura.

-Sasuke, le tue iridi … nere-

Lui non capì, aveva annullato il camuffamento, sarebbero dovute ritornare rosse –delle spirali nere- continuò Sakura –sembrano quelle di tuo fratello-

-Sasuke, ascoltami-

Il Tengu si irrigidì, non lo stava sognando, Itachi era riuscito in qualche modo a collegarsi mentalmente con lui utilizzando lo Sharingan.

Sospirò serrando le palpebre ascoltando quello che suo fratello gli stava dicendo.

Aprì gli occhi, nuovamente rossi brillanti –Sakura ascoltami, riesci a creare selle sfere di chakra? –

-Cha. Che? – chiese lei piena di dubbi –Il chakra, o energia spirituale, la possedete voi Miiko, quella donna non è un demone ma una sacerdotessa come te, io e Naruto siamo inutili in queste situazioni, dovresti cercare di creare una sfera di luce e colpire le acque del lago-

-Eh? Ma io non, non so come si fa- balbettò Sakura spaventata.

Sasuke sospirò planando sul tronco di un albero, la fece sedere con lo sguardo rivolto verso di lui –Guardami, cerca di non pensare ad altro, concentrati-

Le prese le mani facendola tremare –io e te apparteniamo a due specie all’opposto, le nostre energie sono agli antipodi, senti la mia aura demoniaca? –

Sakura annuì vedendo le mani di Sasuke circondate da una leggera nebbiolina nera, nello stesso istante poté sentire un formicolio alle mani, qualcosa che reagiva alla presenza demoniaca del suo compagno di viaggio.

Due forze all’opposto capaci di attrarsi.

*****************

Naruto aveva riacquistato la sua forma demoniaca, le 5 code espandevano la propria aura col tentativo di far allontanare le figure d’acqua –le stai solo provocando, in questo modo otterremo l’effetto opposto- esclamò Heiji conducendo l’imbarcazione verso la riva.

-Beh dimmi tu cosa posso fare allora, il fuoco fatuo non funziona in acqua-

Heiji sospirò –quello arancione forse, ma quello-

-Non aggiungere altro, non posso fare quello che tu mi stai chiedendo- ribatté Naruto –posso causargli un po’ di confusione però-

Dunque prese delle foglie magiche dalla bisaccia –Tecnica della moltiplicazione corporea- detto ciò apparvero due copie del Kitsune, che si moltiplicarono a sua volta e altre ancora circondando tutta la sponda del lago.

Heiji barcollò a causa delle ingombranti presenze sull’imbarcazione, quando venne afferrato per il collo da una delle figure, il ragazzo cercò di togliere le sue mani dal collo, ma era fatto di acqua.

Vedeva le proprie mani affondare nel liquido senza un appiglio.

Fu in quel critico istante, che una luce verde colpì le acque del lago Oto, propagandosi velocemente facendo esplodere le figure.

Heiji cadde in acqua –Heiji- esclamò Naruto afferrandolo per il kimono facendolo risalire sulla barca annullando le moltiplicazioni corporee.

Entrambi alzarono lo sguardo notando Sakura con le braccia protese verso il lago, circondata da una luce verde.

Heiji si rivolse alla figura bianca ancora ferma di fronte a loro, sembrava una statua di porcellana.

-Maledetta cosa hai ancora in serbo? – Naruto guardò confuso Heiji, loro gli avevano nascosto la loro vera identità, ma aveva il dubbio che anche lui non avesse detto tutta la verità.

Quasi per scherno, la figura ghignò per poi spostare lo sguardo verso Sakura e Sasuke –ti aspetto, sappilo-

Poi, così come era apparsa svanì, nascosta dalla nebbia –Ma cosa? – Sakura era confusa – era un’illusione creata dal Rinnegan- spiegò Sasuke impassibile avvolgendo la vita di Sakura col braccio destro per atterrare al suolo –è un potere nelle mani di Naraku-

Sakura notò una smorfia mista tra rabbia e disprezzo velare il volto di Sasuke, poi rivolse lo sguardo verso Heiji, accucciato al suolo –maledizione- imprecò lui dando un pugno al suolo, la mano sinistra stretta nei capelli grondanti d’acqua.

Fu in quell’istante che Sakura notò il ciondolo al collo del ragazzo, un filo d’erba piegato a cerchio, molto piccolo quasi fosse l’anello di un bambino.

****************

Montagna Uchiha

Rin era in piedi fuori dalla sala Tsuchikage, avrebbe voluto comunicare le sue scoperte a Itachi, ma il Tengu era partito in tutta fretta chiedendo a Gaara di prendersi cura della montagna principale.

La giovane Nara aveva dunque esposto la sua teoria a lui e al padre di Sesshomaru.

Era nervosa, molto nervosa.

Continuava a mangiucchiarsi le unghie camminando avanti e indietro –se continui così mi farai venire il mal di mare-

Rin si voltò trovandosi il volto sorridente di Inu no Taisho –signor no Taisho-

-O chiamami pure Inu mia cara, non c’è bisogno di tutte queste formalità, io e Gaara abbiamo pensato a lungo a quello che ci hai detto- fece una pausa –la tua teoria è molto interessante, è risaputo che persi nel territorio di Konoha vi sono antichi templi inutilizzati e vecchi cunicoli pericolanti, dunque non è del tutto insensato pensare che i membri dell’Akatsuki si nascondano in uno di essi e utilizzino questi vecchi percorsi per spostarsi velocemente senza essere visti-

Rin annuì –essendo vecchi passaggi sotterranei possono sfruttarli senza attirare occhi indiscreti, inoltre ho scoperto dell’esistenza di alcuni tempi, due per ora, caduti in disuso dopo la quarta guerra, 500 anni fa-

Inu strinse gli occhi.

La guerra conosciuta come “4° guerra” era stata la più cruenta e sanguinosa, placata solo grazie al lavoro congiunto di alcuni esponenti di spicco dei vari clan.

Lui era all’epoca solo un cucciolo … cosa che non aveva mai detto a nessuno perché si sentiva attempato, considerando anche che suo figlio Inuyasha lo chiamava “Vecchio pezzo di antiquariato”.

-Secondo i volumi della sala Tsuchikage ci sono due tempi dedicati a demoni minori- continuò a spiegare Rin –un tempio dedicato ai Tanuki nel clan Nara, e uno dedicato ai Kappa nel clan Toyama, potrei fornirvi le coordinate precise per controllarlo di persona-

Uno strano sorrisetto spuntò sul volto del demone –oh che premurosa figliola, però vedi, io e Gaara sosteniamo che inviare terzi a controllare sarebbe controproducente- disse lui mentre Gaara lo guardava storto chiedendosi perché l’Inuyokai lo avesse tirato in ballo in idee solo sue –perciò non ti andrebbe di andarci di persona? Non ti devi preoccupare non ci andrai da sola, mio figlio Sesshomaru potrebbe accompagnarti che te ne pare? –

Rin rimase basita, gli occhi sgranati e incapace di proferir parola, se non un piccolo e acuto –eh? –

******************

Tempio Higurashi

Kikyo fasciava la ferita sul petto di Shukichi, il monaco storse il naso a causa del fetido impasto mischiato sulle bende, sentiva la pelle lacerata bruciare.

Kikyo si alzò, cercando di pulire con degli stracci i segni rossi del sangue sulle braccia, quando –SHUKICHI-

Una ragazza si catapultò sul monaco abbracciandolo forte –Y. YUMI-TAN?? –era incredulo, stringeva tra le braccia la giovane samurai in lacrime.

Kikyo si voltò notando una piccola comitiva avvicinarsi –Perché un demone si trova al tempio, Kagome cosa sta succedendo? –

Kagome non le rispose, cercando con la vista Kaede, impallidì notandola stesa a terra mentre Makoto le inumidiva la fronte.

Hinata si avvicinò all’anziana donna, posò le mani sul suo ventre, generando una luce biancastra.

-Ehi, Kagome vuoi rispondermi? – Kikyo era furente –Sto solo cercando di aiutare.

Kikyo, la nonna ha perso molta energia spirituale, Hinata le può essere d’aiuto-

La giovane Hyuga continuò a muovere le mani recitando preghiere, Kaede aprì lentamente gli occhi –oh, quale onore nell’avere l’attuale capo clan Hyuga prestare attenzioni ad una vecchia come me-

-Non affaticatevi- rispose Hinata –avete perso molto Chakra-

-Eh, più passa il tempo più continuo a credere che Naraku non ce l’abbia un cuore- sbottò Inuyasha.

-è un demone come lo sei tu-  disse Kikyo –e no, non paragonarmi a quella feccia donna- disse Inuyasha –sono un demone, è vero, ma sicuramente non sono allo stesso livello di quel rifiuto immondo-

Kikyo stava per ribattere –Kikyo- Kaede parlò debolmente guardando la nipote –dimmi cara, cos’è bianco, cos’è nero? Possiamo veramente affermare che l’oscurità sia impersonata da tutti i demoni? Il nero rappresenta solo il male e il buio mentre il bianco la luce e il bene?

Purtroppo, anche tra noi miiko risiede il male, e Hinata qui presente lo sa bene … non giudicarlo Kikyo, se Kagome lo ha condotto qui io mi fido-

Hinata finì di infondere energia a Kaede –riposatevi pure ora venerabile Kaede, serve tempo affinché il mio chakra faccia effetto; Kikyo, ti aiuto a riordinare le erbe e i medicamenti-

-Vi aiuto anche io- disse Ran correndo verso le due sacerdotesse mentre Shinichi e Makoto discutevano insieme a Kagome su come sistemare le parti distrutte del tempio.

Kikyo guardò un’ultima volta l’Inuyokai con la coda dell’occhio, sembrava assorto con gli occhi chiusi e le labbra leggermente schiuse, muoveva piano le orecchie canine mentre respirava a fondo –Kagome vieni un secondo- disse il demone afferrando il braccio della miiko

-Ehi Inuyasha vacci piano, che ti prende tutto d’un tratto? Volevo aiutare Yumi a curare Shukichi-

-Lascia perdere il bonzo, ho trovato una traccia-

-Una traccia di che? – Domandò lei –Di Kazuha-

*********************

Palazzo Toyama

Sai camminava per i corridoi del palazzo pieno di fogli di pergamena e china.

Estasiato dalla visione che godeva dal palazzo, aveva deciso di trovare un angolino per concedersi un momento di pausa dipingendo.

Quel posto era un vero paradiso, non era la prima volta che visitava il palazzo ma ogni volta sembrava come la prima, con la conseguenza di perdersi per le varie pagode alla ricerca del paesaggio migliore.

I suoi occhi scuri captarono, guardando fuori da una delle finestre, un tempietto.

Sembrava in disuso.

Spinto dalla sua curiosità, Sai decise di mettere da parte la sua vena creativa per curiosare i dintorni del palazzo.

*******************

Shiho era seduta sul prato appoggiata alle mura che delimitavano la magione dei Toyama.

Lo trovava rilassante, svuotare la mente, non pensare a nulla completamente rilassata.

-Shiho- aprì gli occhi ritrovandosi di fronte Akai –noto che ti piace molto restare in giardino-

-um, è uno dei pochi posti dove posso stare tranquilla senza incappare in qualche umano terrificato dalla mia aura- spiegò lei –è snervante-

-Pf- ridacchiò lui –secondo me è solo invidia, vorranno avere anche loro queste bellissime code-

Shiho si rabbuiò, le sue code … non le amava per niente.

-Lo hai fatto di nuovo Shiho- disse a quel punto Akai –ti stai chiudendo senza permettermi di capirti meglio-

-Non sono così interessante come credi- disse lei decisamente a disagio.

-Questo dovrei deciderlo io-

Shiho sentì una mano sfiorarle la guancia sinistra, i suoi occhi turchesi incrociarono quelli stranamente smeraldo di Akai.

Sentì il calore dei suoi polpastrelli sfiorarle i capelli aranciati, scendere poi verso il mento.

Sgranò gli occhi sentendo il pollice del Tengu scivolare sulle sue labbra, la brezza marina smuoveva i suoi lunghi capelli neri spingendoli verso di lei –Shiho, fidati-

Si sentì come imbambolata, un guscio di conchiglia trascinata dalle onde, incapace di pensare a quale spiaggia desiderasse arrivare, perché quelle acque smeraldo non le lasciavano scelta.

Fu istintivo il suo leggero chinarsi in avanti assaporando col pensiero il gusto della meta predetta, ma a volte gli idilli si spezzano e le dolci onde del mare possono scatenarsi nella più terribile delle tempeste.

Un’ombra coprì il sole del pomeriggio, spingendola a guardare impaurita e sconcertata la figura nera apparsa a poca distanza.

Un fiocco colorato spinto dal vento scivolò dalle mani bendate sino a lei, ancora inorridita e frastornata nel fissare quel verde … ora non più caldo e sereno ma freddo e senza pietà, dell’individuo di fronte a lei.

-Ti ho trovata-

La sua voce metallica e rauca, simile allo stridio di due kunai, bassa e vogliosa di chi ha trovato il più prezioso dei tesori.

E purtroppo quel tesoro era lei, l’ultima Kitsune vivente dalla pelliccia bianca, l’ultima demone così rara, così intrigante e costretta a scappare continuamente per evitare di venire inghiottita dal turbine della disperazione.

Ora però, aveva poca importanza; perché il suo viaggio, la sua tanta agognata libertà, stava per finire … spezzata dalla figura dinnanzi a sé.

-Piccola Shiho-

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Capitolo 22
*** Cap. 21 ***


Rimase immobile, pietrificata dalla paura; non poteva essere vero, non le stava accadendo veramente.

Akai si alzò, ponendosi di fronte a Shiho.

Gin, un membro dell’Akatsuki era di fronte a loro, e il modo con cui si era rivolto alla Kitsune non gli piaceva per niente.

-Sei stata brava a sfuggirmi per tutto questo tempo, ma la fortuna si sa, finisce … piccola Kitsune dal manto bianco-

Akai ripensò alla reazione di Shiho quando le aveva toccato le code … paura e insicurezza si erano dipinti sul suo volto.

-Stalle lontano- disse il Tengu –Ancora tu, mi sei solo d’intralcio inutile mezzo demone, non capisci il suo valore … quanto quelle code siano preziose.
Aspettare ha dato i suoi frutti, rispetto all’ultima volta sei cresciuta e ora hai ben tre code-

Akai capì cosa voleva, era risaputo che negli anni seguenti la distruzione del ciliegio, molti demoni erano scomparsi, volatilizzati.

La particolarità era segnata da alcune peculiari caratteristiche quali il colore della pelliccia o quello degli occhi, e purtroppo Shiho era l’ultima Kitsune esistente dalle code bianche.

Gin si avventò su di lei ma venne prontamente bloccato dalla Katana di Akai –odio gli impiccioni-

-Shiho scappa- era allenato, ma si trovava più a suo agio con arco e frecce in un combattimento a distanza, non poteva avere campo libero fino a quando Shiho sarebbe rimasta lì.

Sfortunatamente la giovane non riusciva a muoversi, era completamente terrorizzata –vai Shiho! –

Akai spiegò le ali generando delle raffiche di vento, sperando di poterlo distrarre per permettere a Shiho di scappare, ma Gin era decisamente astuto, abbassandosi per evitare i colpi d’aria riuscendo a lanciare un Kunai ferendo l’ala sinistra del Tengu.

Il dolore non fu di per sé il colpo, difatti Akai tolse quasi subito l’arma dall’ala, fu una sensazione di paralisi e tremore che iniziò ad avvertire poco dopo … il Kunai era avvelenato.

-Non pensavi davvero di avere la meglio su me vero? – ghignò Gin vedendo il Tengu accasciarsi al suolo.

Lo sorpassò avvicinandosi a Shiho –scappa ti prego- Akai riuscì a dire solo quello prima di svenire.

Shiho lo guardò ancora più impaurita, rivide gli avvenimenti di 22 anni prima, lei ancora tremante e con le spalle al muro, immobile ed impotente nell’osservare quella mano avvicinarsi.

Un déjà-vu odiato, il famigliare odore di sangue misto a quello pungente di bruciato.

Urlò stringendosi su sé stessa, le code iniziarono a vibrare, mentre delle fiammate arancioni iniziavano a divampare intorno a lei bruciando qualsiasi cosa la circondasse.

*****************

Sai avanzava trasportandosi sulla schiena la sacca con fogli e colori.

La sua curiosità aveva preso la meglio sulla vena creativa, spingendolo a indagare su quel tempietto in rovina nei pressi del Palazzo.

Ora, però, la fatica iniziava a farsi sentire, decise dunque di lasciare in quel punto la sacca e continuare il suo cammino.

Si fermò quando udì un “ahia!” provenire dalla borsa quando toccò terra.

Sai afferrò il laccio che teneva chiusa la sacca e, scostando rotoli e pennelli, intravide una testolina ramata circondata da una soffice coda da Kitsune –Shippo?? Cosa ci fai qui? Non dovresti essere alla Montagna Uchiha? –

Il piccolo lo guardò di sottecchi –veramente sono nascosto qui dentro dall’altro giorno, non volevo restare alla Montagna dei Tengu perché voglio essere utile anche io-

Sai strabuzzò gli occhi –sei nascosto nella mia borsa da due giorni? – domandò incredulo.

-si-

Sai sospirò, quel piccolino aveva una costanza fuori dal comune –ok, se vuoi renderti utile mi puoi aiutare a controllare quel tempio laggiù-

-Intendi dire quella casetta mezza diroccata? –domandò il piccolo –si, forza, esci da lì e seguimi-

Shippo esultò uscendo dalla borsa per seguire il monaco e fu in quel momento che Sai notò del fumo in lontananza.

Pensando fosse qualche falò organizzato per cibarie non ci badò molto, continuando a percorrere il sentiero che portava al tempio.

*****************

Temari era rinchiusa nella sala imperiale con Shikamaru.

Lo aveva sempre ritenuto un tipo pigro ma in quei giorni passati a scartabellare per fascicoli, restando insieme a parlare, pianificare strategie o piani d’attacco, la ragazza si era trovata ad ammettere che non fosse del tutto spiacevole la sua compagnia.

Poteva accorgersene prima, questo era vero, ma data la situazione che vedeva entrambi legati ad un dovere senza scampo, Temari aveva piano, piano costruito un muro di difensiva.

Suo fratello Makoto le aveva detto piò volte che si era rinchiusa dentro un castello di sabbia.

All’apparenza fragile di sabbia asciutta, ma con fondamenta scavate a fondo dove la sabbia era ancora bagnata.

Alzò gli occhi turchesi guardando fuori dalla finestra –sono solo pensieri- si disse, ma si bloccò subito scattando in piedi.

-Cosa c’è? –chiese a quel punto il giovane Nara.

-Shikamaru- disse Temari impassibile – in giardino sta scoppiando un incendio-

***********************

Sakura smosse i bracieri accesi da Naruto con un bastoncino, recuperò gli indumenti di Heiji stesi ad asciugare tra due alberi, per poi restituirli al proprietario ora avvolto in una coperta –ecco a te, sono asciutti ora-

Lui ringraziò, indossando i vestiti mentre la ragazza controllava un secondo fuoco dove lei e Sasuke stavano abbrustolendo dei pesci pescati dal Kitsune poco prima.

-Pronti- disse lei dando il pranzo ai suoi compagni di viaggio.

-Dunque- disse a quel punto Sasuke –credo ci devi delle spiegazioni Heiji-

Il giovane si sedette vicino a loro, accettando il pesce offertole da Sakura –avete ragione, quando mi avete avvicinato la prima volta sapevo già chi eravate ma non ve l’ho detto perché ho intuito la vostra situazione-

-Potevi risparmiarci delle spiegazioni inutili- ribatté Naruto
–forse- continuò Heiji –sta di fatto che ho deciso di aiutarvi perché sono dalla vostra parte anche se non sembra-

-E poi- continuò Naruto –si può sapere cosa significa quello che hai detto prima? Che conto in sospeso hai con Kaguya? –

Heiji strinse gli occhi, lo sguardo rabbuiato
–è a causa del ciondolo che porti al collo? –chiese curiosa Sakura causando sguardi interrogativi da parte di Sasuke e Naruto.

-Si- disse Heiji sfiorando lo spago intrecciato –è il mio portafortuna, il simbolo che mi lega per sempre a lei-

-LEI? – Esclamò in coro il Team 7.

-Si, lei-

************************

16 anni prima, Tempio clan Hyuga.

Ottobre, il cuore dell’autunno; le fronde degli alberi caduchi sfoggiano tinte aranciate, rosse e dorate, riflesso della sfera incandescente che piano, piano scompariva dietro le pendici del vulcano Suna.

Come di consuetudine, ai templi miiko si festeggiava la stagione del raccolto, i bambini gioivano allegri mentre giocavano con qualche miiko e pregavano gli dei.

Solo un bambino si era isolato dal resto del gruppo, un giovanissimo samurai alle prese con la propria katana.

Meditazione, allenamento e tradizione.

Erano quelli i tre capisaldi del suo clan, la più antica e nobile famiglia di samurai … gli Hattori.

Il piccolo Heiji si allenava senza sosta a sferrare colpi in aria, voleva che suo padre lo riconoscesse in quanto legittimo erede.

-Attento! – non fece in tempo a scostarsi, perché sentì un colpo sulla schiena facendolo cadere –mi dispiace, ti sei fatto male? –

Il piccolo si voltò dolorante a causa del colpo di quella che sembrava una palla di cuoio, alzò gli occhi blu incrociando quelli verdi e preoccupati di una bambina.

Il visino paffuto era leggermente truccato, i capelli castani raccolti in due codini e l’esile corpicino avvolto in un kimono rosso con guarnizioni floreali –non volevo colpirti mi dispiace tantissimo- disse lei

Lui si sentì arrossire distogliendo lo sguardo –non preoccuparti-

Si alzò tendendogli la palla –è tua giusto? –

-Um- annuì lei –stavo giocando alla pallacorda- Heiji guardò alle spalle della bambina –da sola? –

Lo sguardo sorridente si rabbuiò un istante -… si, non ci sono molti bambini disposti a giocare con una come me-

Heiji la guardò –come ti chiami? –

-Eh? –

-Ti ho chiesto come ti chiami- ripeté lui –Ka-Kazuha –

-Um, bene Kazuha, io sono Heiji, posso giocare un po’ io con te … se per te va bene- la piccola rimase basita un paio di secondi per poi annuire contenta.

Quel sorriso sincero lo aveva legato a Kazuha per il resto degli anni, si erano rincontrati parecchie volte dopo quel fatto, compreso il giorno dove, intrecciando alla bell’è meglio dei fili d’erba sui loro anulari sinistri avevano stretto una promessa di amicizia profonda.

Un’amicizia che nel corso degli anni, crescendo, si era trasformata in qualcosa di più forte … in amore sincero.

****************

Sakura asciugò delle lacrime che avevano iniziato ad inumidirle le palpebre –Dunque Kazuha-

-Si- rispose lui –devo andare al più presto al clan Toyama da sua sorella Temari, appena ho scoperto che era stata rapita dall’Akatsuki ho interrotto il mio periodo di meditazione per mettermi subito in viaggio-

-Heiji- continuò la giovane –ti ringrazio a nome di tutti noi per averci accompagnati fin qui nonostante tutto quello che ti sta succedendo-

-Non sta affliggendo solo me Sakura, ma la maggior parte degli abitanti di Konoha- Heiji si alzò, ringraziando per il cibo e iniziando ad incamminarsi lungo le sponde del lago Oto.

-Ah- disse di colpo bloccandoli –i soldi-

-Se ne è ricordato- pensò Naruto prima di sentire un tintinnio e ritrovarsi due monete d’argento e una di bronzo in mano –teneteli, non mi servono-

Dunque ricominciò a camminare lasciando i tre ragazzi basiti –è una bravissima persona- disse Sakura

-Così sembrerebbe- concordò Naruto per poi alzarsi e dire –forza, dobbiamo rimetterci in cammino-

-Ah- fu la semplice e concisa risposta di Sasuke alzandosi e tendendo una mano verso Sakura –ce la fai ad alzarti? –

-Si, non preoccuparti- disse lei accettando il suo aiuto per incamminarsi insieme al Tengu raggiungendo Naruto.

********************

Villaggio marino.

Shino entrò in una capanna reggendo in braccio il corpo addormentato di Kazuha –Shino che succede? –chiese Sato.

-L’abbiamo trovata nella foresta, io e Mitsuhiko- spiegò lui deponendola su un futon.

Il respiro era corto e la pelle bagnata dal sudore.

Naeko entrò all’improvviso insieme a Neiji, si inginocchiò vicino alla ragazza costatando la temperatura –Scotta, ha la febbre altissima-

Si tolse la sciarpa avvolgendola intorno al braccio, per poi porla sotto la testa della ragazza.

Afferrò un secchio e ordinò a Takagi di andare a riempirlo di acqua al pozzo, dopo di che tolse la bisaccia e prese un mortaio –Naeko-san, ho preso quello che mi hai chiesto- disse Mitsuhiko arrivando con delle mani piene di erbe.

-Bene- le prese, le spezzettò e le mise nel mortaio iniziando a triturarle –la prima cosa da fare e farle scendere la febbre, Sato riesci a prendere un kimono pulito e un panno? Dobbiamo cambiarla e asciugarla-

La donna annuì alzandosi dolorante a causa del pancione –Hiroshi, prendi i sali che ti ho dato e mettili a scaldare sul fuoco, Mitsuhiko, vai insieme a Genta e recuperatemi una coperta, e non fate entrare nessuno chiaro? –

-Ma Naeko – disse Genta –questa obachan ha insistito per entra- hittai- pianse il bambino paffuto sentendosi tirare un pugno sulla testa.

-Impertinente di un moccioso come mi hai chiamata? –

Neiji sgranò gli occhi nel vedere la donna dai mossi capelli dorati appena entrata nella capanna –Yukiko –sama? –

La donna si rivolse ai presenti –salve, se non vi dispiace vi aiuterei-

Sato arrivò con i panni e il kimono nuovo, mentre Takagi trasportò a fatica un secchio d’acqua all’interno della casa.

Yukiko si inginocchiò ai piedi di Kazuha –è da tanto che non ci si vede Naeko-

-Felice di rivederti Yukiko- disse lei sorridendo.

-Nobile signora Kudo cosa ci fa qui? –chiese Hiroshi Agasa al quanto sorpreso –Mio figlio Shinichi mi ha avvisato del rapimento della ragazza, così mi sono recata al clan Toyama immediatamente.

Ora io e Naeko cercheremo di farle scendere la febbre, voglio solo donne qua dentro chiaro? Takagi e Agasa-san andate fuori a far bollire le erbe triturate da Naeko, Mitsuhiko-kun e il suo amico maleducato, voi uscite e aspettate che Naeko vi dia il kimono sporco da lavare, e Neiji- disse osservando il ragazzo ancora sconcertato –non restare lì impalato, non hai visto un fantasma renditi utile a fare qualcosa-

Neiji sospirò –sarei solo d’intralcio, vi aspetto fuori-

Naeko finì di triturare le erbe spiegando in breve a Takagi e ad Agasa come farle bollire insieme ai Sali per ottenere una tisana contro la febbre.

Sato iniziò ad asciugare l’epidermide di Kazuha slacciando poi l’Obi del kimono sporco facendole indossare quello pulito.

Yukiko si soffermò sulle abrasioni presenti su polsi e caviglie –che crudeltà- commentò schifata –Naeko hai degli oli per ravviare la circolazione? –

Naeko annuì dandole una boccetta –bene-

-Sapete molto di medicina, entrambe- notò Sato

-Si, diciamo di sì. Prima di sposare Yusaku anche io ero una curatrice come Naeko, è stata la mia allieva prediletta- spiegò Yukiko massaggiando i polsi di Kazuha –girovagavo per clan cercando di aiutare le persone.
Poi, un giorno, venni chiamata a palazzo Kudo perché quell’irresponsabile topo da biblioteca aveva la febbre alta … e fu così che lo incontrai- La donna si bloccò osservando la caviglia di Kazuha –è slogata, ci servono bende e delle stecche per tenerla ferma, delle bacchette possono bastare-

-Uh, forse Chiba ci può aiutare- disse Sato –si ferisce in continuazione a causa del suo lavoro da pescatore e tiene sempre una scorta di bende, vado a chiederne un po’-

La donna si alzò uscendo, Naeko si avvicinò alla ragazza svenuta, una mano sulla fronte e l’altra sulla pancia rilasciando una leggera luce bianca –non è molto ma l’energia spirituale di miiko può aiutare, anche se ne posseggo di meno rispetto a Neiji-

-Non sforzarti- disse Yukiko recuperando delle bacchette di legno – devi essere al massimo delle forze per aiutarmi-

Naeko infuse chakra nel corpo di Kazuha fino a quando Sato non rientrò con le bende, aiutandola a fasciare la caviglia slogata della giovane Toyama, per poi coprirla con una coperta.

-Il respiro si sta regolarizzando per fortuna- sospirò Yukiko – bisogna avvertire al più presto i membri della sua famiglia, scriviamo un messaggio poi lo recapiterò usando uno dei falchi del mio clan-

Naeko annuì estraendo dalla borsa della carta –Heiji-
Si voltò sentendo la voce della ragazza -Si è svegliata? –

-No- disse Yukiko –sta parlando nel sonno-

-Heiji, Heiji-

Neiji, appoggiato alla porta della capanna, poté sentire tutto.

Si staccò dal muro di legno camminando verso la boscaglia passando di fronte a Takagi, Shino e Agasa impegnati a far bollire le erbe per la tisana –Neiji-san dove sta andando? – domandò Hiroshi

-Non vi riguarda-

Si allontanò con gli occhi chiusi, per poi aprirli rivelando delle nervature al loro lati.

*******************

Sai spinse lo shoji di legno ritrovandosi all’interno del tempietto, buio e in disuso.

Tutti i paramenti sacri erano spariti –etchi- starnutì Shippo –sento odore di sangue-

L’olfatto de demoni era di gran lunga superiore ma anche Sai poté sentire il ferroso e inconfondibile tanfo di sangue rappreso, notando la presenza di macchie rosse sulle assi di legno e residui di corde abrase per terra.

Sospettò di aver scovato il posto di prigionia della giovane Toyama … ma ora dov’era?

I due uscirono quando –fermi-

Sai si voltò restando estasiato.

Di fronte a lui vi era una donna, pelle chiara, occhi azzurri, le curve del corpo fasciate da un kimono bianco e turchese due pezzi che le lasciavano scoperta la pancia, per finire in bellezza una lunga cascata di capelli biondi liberi al vento –chi siete? – domandò puntando addosso al duo un Kunai.

Sai rimase a bocca aperta per poi avanzare ed inchinarsi –mi scuso se l’ho spaventata, il mio nome è Sai e sono un membro della famiglia Haneda-

-I bonzi? –indagò lei
–Che aggettivo peculiare, io preferirei definirmi monaco errante-

-Comunque sia, cosa ci fate qui insieme ad un demone? –

-Il piccolo Shippo Uzumaki è solo un cucciolo, non fategli del male, voi piuttosto chi siete? –

La donna sopirò abbassando l’arma –Ino Aoyama-

-Della nobile famiglia di samurai? Ho conosciuto vostra sorella Sonoko e la giovane Yumi-

Ino annuì –ho contattato mentalmente Sonoko e so che si trova alla montagna Uchiha, la mia capo clan mi ha ordinato di giungere in aiuto ai membri della famiglia Toyama per-

Si bloccò

-Qualcosa non va? – la bionda indicò la costa e, quando Sai si voltò notò delle fiamme arancioni ergersi dal palazzo.

********************

Gin era fermo, una mano sopra il volto mentre osservava quella sublime ricompensa rannicchiata su sé stessa, circondata dal fuoco fatuo arancione.

Avrebbe preferito risolvere la faccenda senza attirare l’attenzione ma non poteva farci nulla ora come ora.

Si avvicinò pronto ad afferrarla, quando un bastone sacro si piantò di fronte a lui, dissolvendo le fiamme demoniache.

Voltò lo sguardo contrariato notando la presenza di Miroku, Sango, Temari, Shikamaru e Kakashi poco distante –eh, che seccatura-

Shiho alzò il volto notando la loro presenza, Akai svenuto poco distante e il bastone sacro di Miroku così vicino da farle perdere i sensi.

Sango e Miroku riuscirono ad avvicinarsi ai feriti.

Sango controllò l’ala di Akai, costatando la ferita –è avvelenata- notò Miroku alzando le maniche del Kimono per facilitare i suoi movimenti.

Fu in quel momento che Sango notò una cicatrice fuoriuscire dal drappo avvolto intorno al braccio destro del monaco, a prima vista sembrava molto profonda.

Decise di non indagare ulteriormente, facendosi aiutare da Shikamaru a trasportare i feriti lontano da Kakashi e Temari, Katane sguainate contro Gin.

-Tu- iniziò a dire Temari –spregevole feccia neanche degno di essere chiamato uomo, dove hai rinchiuso mia sorella? –

Gin avanzò, un ghigno sempre dipinto sul volto, estraendo anch’esso una katana –che bel quadretto famigliare, sorelle affrante e fratelli che si combattono uno contro l’altro-

Temari fece per ribattere ma Kakashi la bloccò –Mi spiace Temari, ma è una questione personale-

Temari non capì subito, notando poi che gli intarsi sui codoli delle Katane di Gin e Kakashi erano gli stessi, il medesimo ideogramma inciso a ricordare un legame fraterno che, la sete di potere e l’ingordigia aveva spezzato, “Hatake”.

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Capitolo 23
*** Cap. 22 ***


Avanzava a passo spedito, non poteva più permettersi altre distrazioni.

La vita di Kazuha era in pericolo e lui doveva assolutamente sbrigarsi per organizzare una squadra di ricerca.

Scostò la fronda di un albero, quando una luce bianca apparse poco distante da lui, rivelando la presenza di un giovane ragazzo dai lunghi capelli castani e occhi azzurri –Neiji? –

*********************

Il metallo incandescente delle Katane, le punte affilate dei Kunai, gli affanni e i balzi che i due fratelli continuavano a sferrarsi senza tregua, li avevano spinti al di fuori delle mura principali del palazzo.

Nessuna pietà, continuavano a battersi senza esclusione di colpi.

Kakashi correva, brandendo la Katana di famiglia, così simile e allo stesso tempo così diversa da quella di Gin, macchiata dal sangue di molti innocenti.

Erano fratelli, era vero, ma Kakashi sapeva benissimo che Gin non avrebbe esitato un secondo a sferrargli colpi mortali, glielo si leggeva negli occhi; quei suoi occhi glaciali e a sangue freddo fissi su di lui.

Iniziò a prudergli l’occhio sinistro, il segno verticale che Sakura, da piccola, continuava a toccare curiosa, la cicatrice che gli ricordava ogni giorno un legame spezzato.

Era stato Gin a procurargliela, dopo essere scappato dalla loro casa.

Aveva cercato di farlo ragionare, ma le parole non erano bastate, e quando a lama della katana gli aveva colpito l’occhio, Kakashi aveva veramente pensato di essere arrivato al capolinea.

Scansò l’ennesimo colpo arretrando –Perché non mi hai ucciso ventiquattro anni fa? – domandò curioso.

-Sbaglio di calcolo, non potevo immaginare che avresti continuato a mettermi i bastoni tra le ruote, prima con Sakura e ora con Shiho-

-Non ti hanno fatto niente, lasciale stare- disse Kakashi
–la loro sola esistenza è abbastanza per me, le perseguiterò per tutta Konoha finché non avrò ottenuto quello che voglio, puoi starne certo-

Kakashi sgranò gli occhi inorridito dalle parole del fratello, ora era sicuro, che nemmeno lui avrebbe esitato a colpirlo.

Se gli dei lo giudicheranno colpevole, così sia, ma la lama della sua Katana si sarebbe senza dubbio macchiata del suo sangue.

*********************

-Manca ancora molto Inuyasha? –

Kagome cavalcava vicino a Shinichi e Ran mentre il mezzo demone saltava da un ramo ad un altro
–Non fare domande e seguimi- sbottò Inuyasha.

La miiko sospirò continuando il suo viaggio mentre Ran e Shinichi ridacchiavano.

-Ehi sei stanca? – chiese a quel punto Shinichi a Ran, lei scosse la testa –no, tranquillo-

Avevano cavalcato insieme molte volte, l’ultima proprio una settimana prima ma ora il cuore della ragazza proprio non riusciva a stare zitto.

Poteva sentirlo rimbombare insistentemente, le mani strette sulle briglie e la schiena appoggiata al petto del ragazzo –em, Shinichi-

Riuscì ad aprire timidamente bocca –dimmi-

La ragazza si mordicchiò nervosa le labbra per poi chiedere –perché … perché mi hai baciata? –

Per poco Shinichi non perse il controllo di Ai.

Non capiva … non era abbastanza chiaro?

Ran lo sentì sospirare avvicinandosi al suo orecchio sinistro facendola tremare peggio di una foglia autunnale –Ran, perché me lo stai chiedendo? –

Lei strinse le spalle –non … non lo so, ma ecco sono confusa, da quando ci siamo baciati io ecco … non so cosa pensare.
So che prima ancora che nascessimo i nostri genitori hanno combinato un matrimonio ma, ecco … mi sento molto confusa e pensavo che forse potevi aiutarmi a capire perché-

Ridacchiò appena avvolgendole il corpo con le braccia, continuando a seguire Kagome –E come faccio a capire cosa nascondi nel tuo cuore me lo spieghi? Quel tuo piccolo e incasinato cuore, che mescola così tante emozioni contrastanti.
Ridi, piangi, ti preoccupi, ti arrabbi … mi spieghi come faccio? Hai un mondo in quel cuore e io come faccio a spiegarti cosa senti? Posso solo dire che è indecifrabile, ma non ha importanza perché mi sono innamorato di ogni tua sfaccettatura-

In quel momento Ran credette di essere diventata rossa peggio della veste di Inuyasha, il suo “emotivo cuore” che batteva come un forsennato e la voce a zero.

Solo a quel punto si accorse che Kagome aveva sentito tutto, un’espressione sognante in volto, si coprì la faccia per l’imbarazzo –Ran? –

-Shinichi non guardarmi, fai finta che non ti abbia chiesto niente- borbottò la ragazza pensando che il destino si divertiva a farle prendere degli attacchi di cuore.

********************

Naeko immerse un panno nella bacinella d’acqua, lo strizzò e lo posò sulla fronte di Kazuha.

-Ecco Naeko, abbiamo preparato l’infuso- disse Agasa.

La miiko annuì sollevando leggermente la testa di Kazuha per farglielo bere –brava Kazuha- sussurrò Naeko notando che, sebbene fosse ancora addormentata, riusciva a bere.

A quel punto la tenda di canne si scostò, rivelando un affannato Heiji urlare –KAZUHA-

Il ragazzo si inginocchiò di fianco alla ragazza, Naeko rimase basita per poi notare Neiji poco distante,

Gli sorrise capendo cosa aveva fatto, aveva rintracciato Heiji e lo aveva condotto lì.

-Cosa ti hanno fatto? – sussurrò il ragazzo sfiorandole la pelle delle guance
–Tu devi essere Heiji- disse a quel punto Sato –nel sonno ha pronunciato spesso il tuo nome-

Yukiko prese sottobraccio le due donne sussurrando un “lasciamoli soli”.

Heiji rimase a fissare la ragazza, il respiro sembrava regolare anche se pesante –eh- ridacchiò lui – ho ragione quando dico che russi- fece scorrere gli occhi blu notte lungo il suo corpo, sorridendo appena nel vedere al suo collo il piccolo anello d’erba.

Le sfiorò piano le ciocche dei capelli per poi depositare un dolce bacio sulla fronte –Dormi tranquilla, l’incubo è finito-

********************

Ansimò esausto, erano quattro ore che combattevano senza sosta, i segni della fatica segnavano i loro corpi spossati.

Si allargò la maschera nera sul viso tossendo, la calura non facilitava di certo il lavoro.

Si accorse che si erano spinti a combattere alle pendici di un precipizio, notò il fiume Mizuki scorrere sotto di loro.

Doveva ammettere che, tra i due, Gin era il più allenato –ti sei rammollito, a fare da baby-sitter alla mocciosa hai perso allenamento-

Kakashi non rispose, stringendo l’impugnatura della Katana respingendo i colpi inferti –eh, hai ragione, avrei dovuto ucciderti 24 anni fa, ma rimedierò oggi all’errore compiuto-

Gin si scagliò su Kakashi ma l’uomo scansò il colpo cadendo nel precipizio.

Gin si avvicinò cauto … non lo fu abbastanza.

Un Kunai lo colpì alla spalla, cadendo anch’esso.

Notò un ramo sporgere dal precipizio, sopra il quale vi era Kakashi; cercò di afferrare un appiglio, ma il suo peso non resse facendolo cadere nel vuoto.

Kakashi sospirò risalendo dal precipizio –Signor Hatake, dov’è Gin? – chiese Temari arrivando all’improvviso insieme a Shikamaru.

-è caduto dal precipizio- rispose lui
-vuol dire che è morto? – domandò Shikamaru.

-No-

I due si voltarono verso Kakashi –ho detto che è caduto, era ferito questo è vero, ma non sottovalutatelo … può benissimo sopravvivere- disse lui allontanandosi –Come stanno Shiho e Akai? –

-Sango e Miroku li hanno accompagnati nelle rispettive stanze per farli riposare- rispose il giovane Nara.

-Il Tengu è stato avvelenato, la ripresa sarà più lunga- continuò Temari.

Kakashi annuì allontanandosi con la sensazione che quel colpo di Kunai non avesse colpito punti vitali, confermando che molto probabilmente, suo fratello era ancora vivo.

***********************

Schiuse piano gli occhi, cercando di mettere a fuoco il luogo dove si trovava; assi di legno miste a paglia, si ricordava di essere scappata dal tempio, ma poi buio totale.

-Ti sei svegliata- si voltò incrociando lo sguardo di una donna.
–Yukiko-san? –

-Per fortuna ti sei ripresa, non sai quanto eravamo in ansia- rispose lei tirando un sospiro di sollievo –scriverò un biglietto a tua sorella Temari per informarla che stai bene-

Kazuha si alzò dolorante ritrovandosi una tazza fumante di fronte al naso –bevi, ti farà bene- la giovane afferrò la tazza offertole dalla giovane ragazza coi codini.

-Dove sono? –

-In un villaggio di pescatori nei territori del tuo clan- rispose Naeko sfiorandole la fronte con una mano –bene, la febbre è scesa; devi comunque riposare qualche giorno qui, poi potrai tornare a casa-

-Il peggio lo hai superato- disse Yukiko –la caviglia slogata guarirà in poche settimane, ma non devi sforzarti troppo-

Chiba varcò l’entrata con una cesta piena di verdure ed erbe –Ecco, Sato mi ha detto di posarle qui questa sera avrai l’onore di assaggiare la zuppa più buona di tutta Konoha-

Kazuha sorrise serena –uh ma dov’è il giovane Samurai dalla pelle abbronzata che era qui prima? Non si ferma a cena? –

Un crash, segnò la rottura della tazza scivolata dalle mani di Kazuha; Yukiko e Naeko incenerirono Chiba con lo sguardo –Heiji? Era qui? –

-Fino a poco fa si- disse Yukiko –No Kazuha non alzarti! –

Ma anche se a fatica la ragazza si era catapultata fuori dalla capanna iniziando a saltellare per le strade acciottolate.

Cercò di appoggiare il piede leso il meno possibile, avanzando nella boscaglia, quando lo vide.

Il cappello a cono che copriva i capelli castani, il kimono grigio sulla carnagione abbronzata.

Lacrime di gioia scesero dagli occhi verdi e, con tutto il fiato che aveva in gola urlò –HEIJI-

Lui si bloccò, voltandosi lentamente con gli occhi sgranati nel vedere la ragazza camminare verso di lui … a dividerli vi era solo un ponte.

Kazuha dovette fermarsi a causa del dolore al piede, ma mantenne il contatto visivo con il ragazzo –Heiji io-

-Dovresti riposare- disse lui
–um, lo farò il piede mi fa ancora male ma … volevo vederti-

Heiji si avvicinò –perché eri al tempio Higurashi? Cosa volevi chiedere alla venerabile Kaede-

Kazuha sorrise appena guardandolo –Segreto-

Heiji corrucciò le sopracciglia quando –ATTENTI VOI DUE- una palla schizzò alla velocità della luce verso di loro seguita da Mitsuhiko e Genta.

-Scusate, ci è scappata di mano- disse il piccolo lentigginoso.

Kazuha sorrise recuperando la palla e dandola al bambino ricordandosi di quell’evento che aveva fatto incontrare lei e Heiji.

Si voltò notando che il ragazzo aveva ripreso il cammino.

Si appoggiò al ponte ripensando a quello che le aveva detto Kaede, fece un bel respiro urlando –Non ti lascerò andare intesi? Non ti libererai così facilmente di me! Heiji, Ti amo! –

Mitsuhiko e Genta arrossirono fin sopra i capelli col risultato che la palla rotolò nuovamente a terra.

Kazuha sorrise divertita nel vedere Heiji alzare il braccio in segno d’assenso … Probabilmente lo aveva imbarazzato.

**********************

-Ho fame- brontolò Naruto avanzando a passo di lumaca.

-Non lamentarti testa quadra, fra poco sarà buio, dobbiamo solo trovare un posto tranquillo per la notte- disse Sasuke poco più avanti insieme a Sakura.

La ragazza scostò le fronde di alcuni alberi, sentendo poi il rumore dell’acqua.

-Forse c’è un fiume poco più avanti- disse avanzando.

-Fiume vuol dire pesci, quindi faremo felice anche quella testa quadra- commentò Sasuke
–ancora pesci? Ma li abbiamo già mangiati –

Sasuke cercò di placare gli istinti omicidi nei confronti del suo amico seguendo Sakura, pensando a cosa mai avesse fatto di male in vita sua per meritarsi tutto ciò.

Poco distante, nel cuore del regno dei demoni lupo, la terra franava, polvere alzata da forti spostamenti d’aria dovuti dalla corsa di qualcuno.

Due lupi, uno nero e uno rossiccio si fermarono su una roccia della montagna.

Lentamente i lineamenti feroci mutarono, trasformandosi in due figure antropomorfe, un uomo e una donna.

Il ragazzo si alzò; i lunghi capelli neri raccolti in una coda e i sensi all’erta –Ayame- disse rivolgendosi ad una giovane demone dai capelli rossi dietro di lui –Avvisa il capo branco che le sue predizioni erano giuste-

Lei annuì sistemando l’iris viola tra i codini –D’accordo Koga-

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Capitolo 24
*** Cap. 23 ***


Ardevano calde, solleticandole la pelle.

Era un caldo secco, finto e senza pietà; ti accoglieva falsamente nel suo abbraccio per poi pugnalarti alla schiena.

Lame di fuoco che appartenevano al suo stesso corpo, inglobandola in una morsa afosa senza libertà di scampo.

Bruciavano.

Divampavano.

Esplodevano in tutto il loro crudele ardore.

Cercava di liberarsene senza successo, voleva sono dimenticare; purtroppo erano e saranno per sempre una parte di lei.

Quelle fiamme fatue capaci di scombussolarla così nel profondo.

 

Si alzò di scatto ansimante, la gola secca, la pelle sudata.

Strinse una mano al petto respirando piano, cercando in qualche modo di ristabilizzare il respiro.

Posò il palmo della mano destra sulla fronte, occhi chiusi, in cerca di focalizzare quello che era successo.

-Vedo che hai ripreso conoscenza-

La Kitsune si voltò verso quella voce, notando Sai, seduto su uno sgabello poco distante da lei col suo solito pacato volto.

Un volto con impresso sulla guancia sinistra delle rosse dita di una mano.

Shiho strabuzzò piano gli occhi pensando che l’incubo avuto poco prima avesse delle ripercussioni sulla realtà … ma si sbagliava.

-Sai, la tua guancia-

-O- disse lui –non preoccuparti per me, è stata una piccola reazione ad un mio commento-

Shiho continuò ad osservare il monaco confusa –un commento a chi? –

-Alla cara Ino Aoyama- rispose tranquillamente – la gatta ha mostrato gli artigli e questo è il risultato-

-Gli artigli? –domandò incredula lei –Sai, Ino è addestrata a uccidere te ne rendi conto? –

-Um- annuì lui – perfettamente-

Shiho sospirò, chi riusciva a capirlo meritava tutto il suo rispetto.

-Cambiando discorso, Gin-

Shiho strinse le lenzuola impaurita all’udire di quel nome –Allora non era un sogno, era qui- pensò impaurita.

Sai schiuse gli occhi improvvisamente preoccupato –Kakashi è riuscito a ferirlo, ma non siamo del tutto sicuri che sia morto; anzi, le probabilità che sia ancora vivo sono altissime.
Non so per quale motivo ti stia dando la caccia ma non possiamo proteggerti fino a quando non ci dici tutto, sebbene … non possiamo costringerti-

Sai si alzò dirigendosi verso la porta –A breve sarà pronta la cena, qualcuno verrà sicuramente a portarti da mangiare-

-Sai-

Lui si bloccò –si? –

-Ecco, io mi chiedevo cosa … se-

-Non preoccuparti- disse lui –Akai sta bene, Sango è riuscita ad estrargli il veleno dall’ala, ora sta riposando-

Shiho sospirò un po’ più tranquilla –grazie-

-Di nulla, se vuoi parlare siamo tutti disposti ad ascoltarti-

Shiho aspettò che il monaco fosse uscito dalla stanza, si alzò barcollante avvicinandosi alla finestra.

Le onde del mare si infrangevano con violenza sugli scogli a picco, le acque iniziavano a tingersi di rosa e arancione, riflesso perfetto del cielo.

Afferrò l’Haori scuro dimenticato da Sai e lo indossò per poi aprire lentamente la porta e sgattaiolare fuori con una meta precisa in mente.

**********************

Temari sedeva su una panchina nell’immenso giardino del palazzo, rileggeva sollevata per la decima volta un rotolo di pergamena.

-Buone notizie? – la giovane Toyama si voltò, trovandosi di fronte una sorridente Ino, ora i capelli biondi erano legati in una coda di cavallo e un’armatura del suo clan saldamente stretta sul kimono.

-Anche tu in armatura vedo- disse Temari
–Si, considerati i pericoli –

-Capisco perfettamente, l’attacco di Gin ci ha presi tutti di sorpresa-

-No, io mi riferivo al monaco libertino- corresse Ino –pensa che mi ha sconsigliato di indossarla perché “copriva i doni offertomi da madre natura” - citò sdegnata.

-E lo hai lasciato in vita? –scherzò Temari
– per ora- rispose la bionda.

Temari ridacchiò riponendo il rotolo dentro una bisaccia –Yukiko Kudo mi ha informato che Kazuha è fuori pericolo, non sai che gioia per me saperla in salvo-

Ino si sedette vicino a lei –Temari.
I tuoi predecessori ti hanno mai informata di un tempio dedicato ai Kappa qui vicino? –

-Si- rispose lei –durante la 4° guerra è caduto in malora, mio nonno mi raccontava spesso che alcuni dei capi clan demoniaci in vita 500 anni fa gli avevano descritto quel posto come tranquillo e i demoni non creavano problemi, perché me lo chiedi? -

Ino sospirò seria –perché temo che l’Akatsuki non si stia limitando a dare la caccia a Sakura, e in quel tempio ho trovato tracce di una passata prigionia … molto probabilmente Kazuha è stata rinchiusa lì; anche il pervertito dalla lingua lunga concorda con me.
Quello che non mi spiego è un altro particolare però-

-Ovvero? – indagò lei
–Nel tempio ho trovato un passaggio sotterraneo, vi erano vecchi scritti e mensole completamente ricoperte di terra e polvere.

In quel casino ho fatto un’agghiacciante scoperta-

Si fermò rivolgendo le iridi chiare verso Temari.

-Ossa-

*********************

Rin avanzò piano seguendo il demone maggiore.

Era a disagio, estremamente a disagio.

Lei e Sesshomaru stavano camminando silenziosamente da un’ora buona e nessuno dei due aveva spiaccicato parola.

Rin continuava a camminare con lo sguardo fisso a terra quando –ggrrr-

Si toccò imbarazzata la pancia arrossendo fino alle punte delle orecchie.

Sesshomaru si voltò –Rin, se hai fame mangia pure, Aoko ti ha dato qualcosa prima di partire giusto? –

Lei annuì, ancora rossa in viso, recuperando una pesca dalla bisaccia a tracolla –Tu non mangi? – chiese ancora titubante nel rivolgersi al futuro capo del clan No Taisho così informalmente.

-No, ci sono cibi umani che non sono di mio gradimento- rispose secco lui.

Rin lo guardò, sapeva perfettamente che in quanto demone Sesshomaru poteva anche cibarsi di altri demoni minori o cose simili, non era stupida.

Era cosciente del fatto che in battaglie lui avesse ucciso, e il sapore del sangue sulle labbra non era nuovo per il demone cane.

Diede un morso alla pesca –però il cibo cucinato da Itachi lo hai mangiato- commentò lei conscia di avere il penetrante ambra delle iridi di Sesshomaru fisso su di sé –so che lui è un demone, ma il cibo che ci ha preparato era quello umano, inoltre non puoi essere sicuro di non apprezzare-

Le morirono le parole in bocca sentendo la mano di Sesshomaru afferrare la sua, vide la testa chinarsi, le labbra schiudersi mostrando i canini.

I denti affondarono decisi nella polpa del frutto stretto nella sua tremolante mano, Rin sgranò incredula gli occhi nel vederlo allontanarsi lasciandola imbambolata con la pesca in mano.

Osservò i segni dei morsi sul frutto, il suo, piccolo e tondo, unito a quello più grande del demone –Soddisfatta? – Chiese Sesshomaru facendola sobbalzare.

-Ora seguimi, non possiamo continuare questo viaggio a piedi-

-Ma tu puoi volare- disse lei
–io sì, ma tu no-

Arrivò vicino ad una radura dove, con stupore per Rin, vi trovò un demone drago a tre teste.

-Ma, sbaglio o questi demoni vivono nei pressi del vulcano Suna? Cosa ci fa qui? –

-Mio padre lo ha salvato anni fa durante la quarta guerra, e da quel momento ci segue ovunque, avevo captato il suo odore quindi sali, ci risparmierà tempo prezioso-

Rin si avvicinò al demone, all’inizio spaventato da una presenza non demoniaca, poi si tranquillizzò sentendo la giovane accarezzargli le teste –Come si chiama? –

-Non ha un nome- Rin strabuzzò gli occhi
-500 anni di vita senza un nome? –

-Perché è così importante? – chiese lui –
perché sì! – esclamò lei convinta tornando ad accarezzarlo.

Si specchiò nelle iridi del drago –Vediamo … Ah-Un … ti piace? –Evidentemente contento il demone iniziò a muovere le tre teste e, una di esse, la spinse leggermente all’indietro facendo aderire la sua schiena contro qualcuno … ovvero Sesshomaru.

-Hai intenzione di giocare ancora? – domandò lui –Sali su “Ah-Un” e seguimi-

Lei annuì, il demone si alzò in volo seguito dal drago, Rin si teneva stretta con gli occhi serrati, i capelli castani mossi senza pietà dal vento.

Sesshomaru la osservò, piccola e testarda mentre si rilassava e guardava con stupore la vallata sottostante.

*******************

Sakura estrasse dalla bisaccia un sacchetto di riso datole da Itachi prima della partenza –Stiamo esaurendo le scorte- disse -  mi sa che il tuo stomaco dovrà abituarsi al pesce Naruto-

Il Kitsune sbuffò gonfiando le guance -beh sempre cibo è- disse lui intento ad abbrustolire per benino una trota con il suo fuoco fatuo –vai a chiamare il Teme, ci serve anche il suo aiuto per cucinare-

-Dov’è andato? – chiese la ragazza preoccupata.

Ormai si era abituata ad avere la presenza di entrambi, senza rendersene conto erano veramente una squadra –Sarà alla cascata- disse lui senza distogliere lo sguardo dal pesce.

-Ok, vado a chiamarlo-

Naruto continuò a cucinare la trota per poi alzare lo sguardo –Cascata? … CASCATA? No Sakura-chan ferma!!! -

Percorse il sentiero che separava il loro accampamento dal piccolo specchio d’acqua e, come previsto, vide Sakura ferma come una statua di ghiaccio, occhi sgranati, di fronte all’Uchiha.

Era in piedi, sotto il getto d’acqua gelato, palpebre chiuse, le mani unite e i muscoli tesi.

I capelli neri bagnati ricadevano lisci e spettinati fino alla base del collo, le ali spiegate immobili, le goccioline scendevano sul corpo, scivolando dolcemente lungo il mento, giù per il collo, solcavano la pelle nuda fino a contornare il fisico scolpito in tensione.

L’acqua del lago gli lambiva i fianchi facendo intravedere l’ombelico; Il movimento del petto e le labbra umide schiuse suggerivano il respiro regolare del Tengu, assorto nella meditazione, completamente isolato da tutto.

Il grido di Sakura spezzò l’intimo silenzio della foresta.

Sasuke schiuse gli occhi rossi, una ciocca d’ebano colpì le ciglia –Sakura? –

-Per tutti i Kami del cielo Sasuke- disse Naruto mentre abbracciava la ragazza, accucciata a terra, con il viso in fiamme –Non potevi almeno per questo periodo rinunciare alla meditazione? Che cavolo non sei a casa e copriti! –

Sasuke sospirò uscendo dalle acque afferrando il kimono –puoi girarti Sakura-chan, il Teme ha dei vestiti addosso ora-

-Senti testa quadra, ti avevo avvisato che vi avrei raggiunto a cena pronta- sbottò lui smuovendo i capelli fradici.

Sakura si voltò lentamente, poté vedere le goccioline d’acqua scendere dalle ciocche nere, il kimono aderire alla pelle ancora bagnata.

Deglutì.

Il cuore che non riusciva a stare zitto.

Inspirò a fondo per poi alzarsi e dire –Vado a cuocere il riso e a pulire il pesce, volevo solo chiederti di aiutarmi ma non preoccuparti posso fare da sola-

Si allontanò in fretta.

-Che mi succede? Perché non riesco a guardarlo in faccia? Ok, la situazione era leggermente imbarazzante ma- pensò lei –perché sento questa sensazione allo stomaco? Perché? Che cosa mi sta succedendo? –

Sasuke osservò Sakura allontanarsi, l’aveva messa in imbarazzo era evidente.

Sospirò spostandosi al sole, per permettere ai raggi del tramonto di scaldargli la pelle –è vero che stavo meditando- pensò –ma non da solo-

Delle spirali nere apparvero a macchiare il rosso delle iridi.

-Nii-san-

********************

Palazzo Toyama.

-Non ci sono scuse-

Il piccolo Shippo sussultò al suono di quelle parole –ma-

-Niente ma- sbottò furente Sango –Shippo devi capire che sei un cucciolo, Minato e Kushina ti hanno escluso da questa storia non per mancanza di fiducia, bensì per proteggerti-

Il Kitsune abbassò lo sguardo –lo so ma, voglio essere utile anche io-

L’espressione sul volto di Sango si addolcì un istante –ascolta- disse lei accucciandosi vicino a lui –So cosa vuol dire non avere il quadro completo di una situazione, Shikamaru nasconde molte cosa a me e a Rin e so che lo fa per il nostro bene, in parte.
Quello che puoi fare è, nel tuo piccolo, cercare di aiutare per quello che ti è concesso-

Shippo alzò le iridi azzurre verso la giovane donna –E cosa posso fare io? –

Sango gli sorrise –Sto cucinando per i feriti, quando finisco ti va di aiutarmi a distribuire il cibo? –

Il piccolo sorrise –va bene-

Dunque si allontanò contento.

-Gli hai rallegrato la giornata- disse Miroku arrivando in cucina con un sacco di riso in spalla.

-Monaco Miroku non dovete sforzarvi, potevo prendere io i sacchi- disse lei correndogli incontro.

-Non potrei mai scomodare una donna per questi lavori- disse lui – siete diventata apprensiva tutto d’un tratto-

La ragazza distolse lo sguardo –no, beh si certo è che io-

-Tu? – domandò lui facendola sobbalzare leggermente
–ho intravisto la cicatrice che avete sul braccio destro-

Il volto di Miroku si incupì –A, dunque è per quello … e io che ero convinto di aver fatto finalmente breccia nel tuo testardo cuore-

-Non scherzate- ribatté lei tutta rossa –non sembrava una ferita recente ma ecco, posso-

-Non c’è niente che puoi fare Sango, mi è successo tempo fa come hai giustamente notato- si toccò il braccio –fa male- disse lui –sono stato costretto ad imparare a scrivere con la mano sinistra a causa di questa ferita-

Sango si avvicinò a Miroku lasciandogli continuare il racconto – Non sto cercando di nasconderla, ma non è una semplice cicatrice, e non mi sto riferendo alla serietà della ferita in sé ma per la visione d’insieme-

Fece una pausa –Non è solamente una cicatrice fisica, ma anche mentale-

Sango socchiuse gli occhi, non poteva immaginare quanto stesse soffrendo, quel carattere farfallone serviva, in parte, a coprire la sua parte sensibile, il suo vero essere.

-Chi? Come-

-Naraku, me lo ha fatto Naraku con una delle lame d’ombra scagliate dalle sue ali- slegò il tessuto viola rivelando una scura linea spezzata sfregiare il suo braccio.

-Posso ancora ricordare il vento che mi entrava nelle vene colpendo il mio braccio- disse Miroku –ti sei mai chiesta perché Shikamaru voleva contattarci per proteggere Sakura? Beh una delle ragioni è questa.
Non la chiamerei vendetta, ma bensì precauzione.
Shikamaru sa cosa mi è successo e credo pensasse che il nostro incontro ravvicinato con l’Akatsuki fosse utile per proteggere ulteriormente Sakura-

Sango sospirò –mi dispiace, non avrei dovuto chiedere-

-No- disse Miroku –è stato un bene invece, evito troppo spesso di parlarne e vederti preoccupata mi ha reso in parte felice-

Sango ridacchiò –non so quanto possa essere confortante-

-Lo è- disse Miroku –per me Sango lo è-

La giovane Nara rimase basita nell’ascoltare le parole del monaco.

Quella sofferenza che si portava dentro era immensa, Naraku, un membro dell’Akatsuki gli aveva causato un dolere che lo segnerà per sempre.

Quel segno rosso gli ricorderà per tutta la vita il dolore che, anche se si cerca di nascondere, è presente.

Lei distolse imbarazzata lo sguardo quando sentì la mano destra del monaco sfiorarle la guancia, la pelle ruvida a contatto con quella liscia della sua gota, gli occhi nocciola di Sango incontrarono quelli blu di Miroku –Grazie-

Prima che potesse dire qualsiasi cosa vide il suo viso avvicinarsi molto lentamente –TI HO DETTO DI NON SEGUIRMI-

Sobbalzarono nel sentire l’acuta voce di Ino rimbombare per i corridoi –Non c’è bisogno di essere così scontrosa, voglio solo parlare- implorò Sai.

-Parlare su cosa? Sui doni offertomi da madre natura? –

-Quello sarebbe un bel argomento, lo ammetto-

-Maniaco- esplose Ino allontanandosi sempre col bonzo alle calcagna.

-Siete tutti così in famiglia? –indagò Sango osservando lo sguardo leggermente colpevole di Miroku
–Ma no Sango, è solo una tua impressione-

La donna sospirò afferrando il sacco di riso e dirigendosi verso il fuoco per iniziare a cucinare.

-Mi chiedo se anche Temari vorrà mangiare con noi- disse Miroku facendo scaldare l’acqua.

-Se c’è Shikamaru no di certo- rispose Sango convinta –è fin troppo sorprendente che non si siano ancora scannati-

Miroku guardò Sango dubbioso –E perché? –

La donna ricambiò lo sguardo seria –Perché, come è successo a Ran Mori e Shinichi Kudo, anche Shikamaru e Temari sono promessi sposi-

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Capitolo 25
*** Cap. 24 ***


La quarta guerra, sinonimo affiliatole in quanto vi parteciparono tutte le specie di Konoha.

Una sanguinosa cicatrice che bruciava ancora, storpiava l’equilibrio raggiunto dopo tanta fatica.

Durante la pace che mise una fine a quella sanguinosa carneficina, i clan demoniaci decisero di eleggere quattro patriarca che sarebbero stati i capisaldi delle specie maggiori.

Tengu, Inuyokai, Kitsune e Ookami, forti presenze capaci di regolare un equilibrio con l’aiuto delle miiko.

Minato scostò la manica del kimono osservando il simbolo impresso sul braccio destro.

La spirale circondata da ideogrammi disposti a circolo, marchio indelebile del suo collegamento diretto, in quanto capo clan, con la personificazione dei demoni volpe.

Strinse gli occhi pensieroso, le linee un tempo rosse fiammanti ora, erano sempre più chiare.

-Si sta avvicinando il momento- una voce echeggiò nella mente del demone, sorrise al suo suono.

-Già, è successo prima di quanto mi aspettassi- sospirò lui avvertendo un certo divertimento nella rauca e calda voce che rimbombava nella sua testa, un alito infuocato che apparteneva alla personificazione dei Kitsune –Kurama-

***********************

Kakashi era seduto su una piccola sedia posta vicino al futon, i muscoli del volto contratti in una dolorosa espressione dovuta all’ago usato per medicare una delle ferite infieritogli da Gin.

Strinse i denti, la punta metallica bucava l’epidermide percossa, il sottile filo trapassava la cicatrice rappresa di sangue, ancora ed ancora.

Il movimento ripetitivo e veloce alleviava leggermente il dolore, morse lo spago con i denti una volta finito il lavoro, per poi bagnare la ferita con dell’alcol nel vago tentativo di cicatrizzarla.

Afferrò delle bende iniziando a fasciare l’arto tumefatto, quando udì un leggero bussare sullo Shoji –Si può? –

Il volto di Sango fece capolino insieme al piccolo Shippo, concentrato a non far cadere la ciotola di riso, posta sul vassoio che le sue piccole zampette reggevano, insieme a fette di alghe essiccate –vi abbiamo portato del cibo- disse la donna.

-Grazie mille Sango, deve essere dura per te- disse Kakashi recuperando il vassoio offertogli sa Shippo
–oh, non preoccupatevi, Miroku sta continuando a cucinare come se non ci fosse un domani-

-Lo avete minacciato? –chiese lui
–o niente di tutto ciò- si affrettò a dire la donna –potrei avergli però accennato una ricompensa se avesse svolto un buon lavoro, ricompensa che però non ho specificato quando e dove avrebbe avuto, e soprattutto cosa-

Kakashi rise finendo di fasciare la ferita e iniziando a mangiare –Ti curi sempre da solo? –chiese il piccolo Kitsune osservando le bende bianche
–Si, ho imparato da solo e mi risulta al quanto strano farmi aiutare, lo ammetto-

-Deve riposarsi anche lei signor Kakashi- disse Sango –Le ferite che le ha inferto Gin, sebbene superficiali, non devono essere sottovalutate-

-lo so bene- ammise Kakashi –e so anche che molto presto avrà occasione di sferrarmene altre-

Gli scuri occhi del samurai scrutarono il paesaggio al di fuori della finestra, sapeva … lo sapeva che Gin non era morto, ma era ferito gravemente e aveva seria paura su cosa poteva fare.

*******************

Volava basso, gli occhi vermigli concentrati nell’osservare la pineta sottostante.

Uno strano luccichio attirò la sua attenzione.

Non appena planò a terra vide un cadavere sgozzato –Pover’uomo- pensò Itachi chiudendogli gli occhi sbarrati.

-Sarà sicuramente stato un boscaiolo- notò dall’ascia usata per tagliare i rami degli alberi, ora imbrattata dal suo stesso sangue.

Lo sguardo del Tengu si spostò sul pezzo di cuoio macchiato di rosso vicino al corpo –Un pezzo di briglia, qualcuno lo ha ucciso solo per rubargli il suo cavallo-

Di fronte a tutta quella violenza, Itachi pensò che senza ombra di dubbio a compiere quello scempio, poteva essere stata solo una persona –Gin-

*******************

I capelli castani si muovevano ribelli al vento.

Sesshomaru osservava di sottecchi la ragazzina, impegnata nell’emettere gridolini di felicità o coccole molto apprezzate da Ah-Un.

Era veramente strana.

Era un’umana, eppure non provava ribrezzo per il demone a tre teste, non provava paura per lui.

A pensarci bene anche quando si erano incontrati per la prima volta lo aveva stupito.

Era solo una bambina all’epoca, una piccola e caparbia mocciosa che, nei giardini del suo clan, lo aveva avvicinato curiosa.

Si ricordava benissimo quei momenti.

******************

Era nei territori Nara per accompagnare il padre, presente alla salita al trono di Shikamaru.

Si era allontanato, sentendo il forte bisogno di evadere da quella situazione opprimente.

Non amava particolarmente aver a che fare con gli esseri umani, anzi, odiava sentire il loro penetrante odore nelle narici.

Il suo sensibile fiuto impazziva letteralmente, ragion per cui si era avvicinato alla pozza d’acqua presente nel palazzo.

Le sue narici erano all’erta, quando captarono un odore differente.

Miele e camomilla, voltò i suoi occhi ambra notando la presenza di una bambina umana, fasciata in un kimono rosa e verde con tantissimi fiori nelle mani.

-Chi siete signor demone? Siete qui per Oni-chan? -

Nessuna risposta.

-Perché siete qui da solo? Fa freddo anche se è primavera-

Nessuna risposta.

La bambina si avvicinò appoggiando i fiori per terra.

Il demone la osservò, aveva iniziato a comporre una ghirlanda con le margherite … tra tutti i posti proprio vicino a lui.

-Ohi- lei si voltò, gli occhi del demone avevano cambiato colore, Sesshomaru sperava di spaventarla per restare finalmente da solo … ma ottenne l’esatto contrario, osservando il volto pieno di stupore che sfoggiava la piccola.

-Che belli i vostri occhi, possono cambiare colore … però io preferisco il colore oro- esclamò lei per niente spaventata.

Lui la scrutò, pochi erano riusciti a non avere paura di lui … e lei era la prima umana a farlo.

Seguitò a guardarla in silenzio, quando notò delle ancelle correre per i giardini urlando –Rin, Rin dove sei? –

-Mi stanno cercando- disse la piccola alzandosi.

Sesshomaru notò la presenza di una corolla floreale sul suo mantello, spostò lo sguardo verso la faccetta sorridente della piccola Rin.

-Vedete; i vostri capelli sono bianchi come i petali e gli occhi oro come il loro nettare-

Sorrise un’ultima volta prima di salutarlo ed andarsene, e il demone, per la prima volta, non seppe spiegarsi perché quella piccola testolina curiosa iniziava a “sopportarla”.

**************

Il demone cane non aveva smesso di guardarla, con Rin anche i sensi più sviluppati erano inutili.

Una cosa però non era cambiata, il suo odore.

Quell’odore umano che avrebbe riconosciuto tra mille altri, nel tempo ovviamente il suo corpo era cambiato, la sua voce era meno squillante, le guance meno paffute, ma infondo era sempre lei.

Testarda fino al midollo ma con la testa costantemente persa nelle pagine di qualche polveroso volume.

Si soffermò sul suo sguardo vispo e curioso coperto dalle ciocche marroni smosse dal vento, la brezza serale che espandeva nell’aria quella sua impronta riconoscibile solo a lui.

-Sesshomaru-

I suoi occhi si incrociarono, le taglienti iride oro contro quelle grandi nocciola –Siamo arrivati-

Il demone annuì avvicinandosi al demone drago.

Planarono a terra, a poca distanza vi era un piccolo tempietto.

Era diroccato, pezzi di legno sparsi ovunque, Sesshomaru si avvicinò scostando una fronda riconoscendo l’intaglio che raffigurava un Tanuki.

-è in disuso da molto, il legno è quasi del tutto marcio- disse il demone.

-Meglio ancora- disse Rin accucciandosi mentre spostava pezzi di legno –dopo la guerra questo tempio non è più stato usato come hai detto tu, quindi è un posto perfetto per quelli dell’Akatsuki-

I due osservarono gli shoji di sarta squarciati, la pagoda incrostata dal muschio, le schegge di legno sparpagliate sull’erba.

Rin spostò una grata di legno rivelando l’interno del tempietto, buio e pieno di polvere; i sandali della ragazza scricchiolavano lugubri sulle assi sconnesse.

Tossì a causa del forte odore di chiuso, avanzando lentamente nel buio –AAHHH- un’asse cedette facendola cadere, caduta che fu però interrotta dalle braccia del demone.

Rin lo guardò, gli occhi dorati brillavano nel buio, come una falena notturna e lei, era consapevole di essere una fragile preda attratta dal quello sguardo magnetico.

-Cerca di stare attenta- disse Sesshomaru continuando a stringerla contro di lui –Presto farà buio, ci conviene dormire nei paraggi e tornare a controllare il tempio domani-

Lei annuì abbassando il capo, calpestando l’erba, il cuore che le batteva a mille e le guance in fiamme … consapevole che il demone cane avesse perfettamente captato i suoi sbalzi d’umore.

**********************

Il piccolo Shippo camminava tremolante per i corridoi del palazzo Toyama.

I piccoli occhietti azzurri concentrati sul vassoio che stringeva nelle mani, intento a non far cadere il cibo posato sopra di esso.

Si avvicinò alla camera occupata da Shiho, facendo scorrere lo Shoji –Shiho-chan ti ho portato da-

Si bloccò notando che la camera era vuota.

-Ma dove sarà andata? -

********************

Sentiva il corpo pesante, le ali intorpidite dal veleno.

Akai sbatté piano gli occhi fissando il soffitto della sala, la vista ancora annebbiata, probabilmente a causa del veleno usato da Gin.

Sospirò toccandosi la fronte; fece leva sui gomiti alzandosi, constatando però che un peso gli impediva di muovere liberamente le gambe.

Lo sguardo si rivolse verso il basso, sorridendo teneramente nell’osservare la visione che si parava di fronte ai suoi occhi.

Shiho era addormentata, sonnecchiava placidamente con la testa appoggiata alle sue braccia conserte … sulle sue ginocchia.

La mano sinistra del Tengu si spostò sulla testolina ramata della giovane Kitsune, iniziando a scompigliarle i capelli affettuosamente –Shiho, ehi Shiho sveglia-

Lei mugolò qualche secondo prima di aprire le palpebre … per poi scattare seduta allarmata, gli occhi fissi sul pavimento, nel vedere la “celestiale visione”, sebbene si trattasse di un demone, di Akai a torso nudo.

I capelli lunghi che ricadevano sulle ali fasciate e sul petto scoperto, una lunga cascata d’ebano che delineava il fisico scolpito del demone fino alle pieghe delle lenzuola.

-Cosa ci fai qui? – chiese lui.

Lei sobbalzò mordicchiandosi il labbro inferiore –Ero … preoccupata-

Sussurrò lei a voce bassissima, sussurro che però non sfuggì alle orecchie di Akai.

-Dovrei essere io quello preoccupato Shiho- disse serio lui –So che non ti piace aprirti e confidare parti del tuo passato ma-

Si bloccò afferrando il mento della giovane, spingendola a guardarlo –Cosa ti è successo? Perché Gin ti dà la caccia? Shiho, se tu non mi dici nulla io non posso proteggerti-

-Io … non ho-

-Si invece- la zittì lui immaginando benissimo dove voleva andare a parare –Ti stai chiudendo a riccio, Shiho … noi- io, Io tengo a te capisci? E ho intenzione di proteggerti quindi, per favore, non ho intenzione di metterti pressione ma voglio solo dirti che-

-Ok-

Il fiume di parole del demone fu bloccato da quella semplice e piccola parola pronunciata da Shiho.

I suoi grandi occhioni turchesi si alzarono verso quelli smeraldo di Akai –ok, ti racconterò tutto-

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Capitolo 26
*** Cap. 25 ***


Un anno prima della distruzione del bocciolo, territori clan Uzumaki.

 

Candida, eterea, soffice, labile.

Erano questi gli aggettivi utilizzati per descrivere la neve.

Bianca e pura, scendeva aggraziata dal cielo posandosi sul terreno creando una soffice coperta che isolava la natura dal freddo pungente; ipnotici fiocchi gelati e compatti, svanendo in cristalli.

Era bella la neve, misteriosa ed elegante, bianca e fragile perché sarebbe bastato un raggio di sole più caldo per scioglierla, cancellando la sua presenza dalla terra.

Silenziosa e mesta, avvolgeva tutto nella sua vasta distesa.

-Urrà- un grido entusiasta ruppe il silenzio.

Tre figure fecero capolino dal biancastro orizzonte; tre cuccioli di volpe, due maschietti e una femminuccia.

Affondavano gli stivali di legno e stoffa nel manto nevoso, felici, stretti nei loro kimono verdi, ricoperti da sciarpe pesanti.

-Ce l’abbiamo fatta ragazzi, siamo passati di livello- esclamò il biondo sventolando in aria un rotolo di pergamena
–Non esaltarti Naruto, ti hanno salvato per un pelo- disse pacata la ragazzina dal caschetto rossiccio-

-Sei proprio antipatica Shiho, riesci a smorzare il mio entusiasmo- brontolò lui.

-Sta solo affermando la realtà dei fatti mio caro Naruto, hai passato dieci minuti prima dell’esame pratico a ripassare la moltiplicazione corporea e solo grazie a quello sei potuto passare … siccome negli scritti hai fatto pena-

-Gaara, anche tu? – mugolò imbronciato Naruto.

Shiho ridacchiò –mi sorprendo che tu sia riuscito a completare la tecnica, l’ultima volta non era andata benissimo- esclamò ripensando a quando lei e Gaara avevano, con le lacrime agli occhi per le risate, assistito a due minuscole copie del Kitsune, grandi quanto un Onigiri.

Naruto gonfiò le guance –beh, mi scuso tanto se non sono un cervellone come voi altri-

Gaara sospirò –una cosa è sicura però, in quanto testardaggine non ti batte nessuno-

Shiho si stiracchiò i muscoli delle braccia annuendo –sono veramente stanca, Tooru ci ha fatto sgobbare-

-Già- disse Naruto –è appena entrato nella commissione di esame siccome ha acquisito la sesta coda; secondo me, si è divertito a torturarci-

-Già- concordò Gaara –ma in quanto nuovo giudice ora è bloccato per altri due giorni a riportare i risultati sui registri negli archivi, se va bene lo rivedremo tra una settimana-

-Questo sì che si chiama Karma- disse Naruto esultante.

Una gelida raffica ventosa smosse i capelli dei Kitsune, le loro code fremevano, non abituati al freddo invernale.

Dopotutto i demoni volpe posseggono la capacità di maneggiare il fuoco, e quell’immensa distesa innevata li indeboliva.

-Si sta alzando il vento- disse Gaara –affrettiamoci a trovare un rifugio il più in fretta possibile-

***********************

Il tempo era peggiorato, raffiche fortissime soffiavano insidiandosi nel boschetto di canne di bambù.

Correvano stretti negli scialli, i movimenti più lenti a causa del freddo, gli occhi verde-acqua di Gaara scrutarono una luce in lontananza.

-Sembra un’abitazione- disse il rosso affrettandosi a raggiungere l’uscio.

Con piacevole sorpresa, il terzetto notò che era una locanda, un drappo di stoffa blu ondeggiava violentemente sbattendo contro l’incisione in legno sopra lo Shoji.

Gaara aprì la porta permettendo anche a Shiho e Naruto di entrare, infreddoliti.

La giovane Kitsune si stringeva su sé stessa sfregando le mani sulle braccia mentre Naruto scompigliava i capelli biondi facendo cadere qualche pezzo di neve.

L’ambiente era piuttosto piccolo ma accogliente, sulla destra vi erano dei tavolini lignei circondati da cuscini, sparse sul tatami ocra vi erano inoltre delle piccole fornaci, probabilmente per permettere di riscaldare i cibi.

La saletta era illuminata da lanterne di carta, decorate con immagini di animali, alle pareti erano affissi rotoli di pergamena scritti e disegnati, mentre dei grandi vasi di terracotta laccata ospitavano rami di ciliegi ormai sfioriti e canne di bambù.

Lo sguardo dei tre si spostò alla loro sinistra, vedendo un tendaggio blu intorno ad un bancone, dietro il quale sonnecchiava un demone volpe.

Il Kitsune aveva una certa età, i capelli bianchi (i pochi rimasti) erano legati in una coda, le rughe solcavano lo stanco viso segnato da macchie, testimoni dello scorrere del tempo, le labbra sottili leggermente aperte, il kimono verde a strisce stretto da un Obi marrone.

Russava sonoramente, completamente escluso dal mondo.

 -Em … scusi- sussurrò piano Shiho cercando di attirare, con scarsi successi, la sua attenzione.

-Uh basta, sto congelando e ho fame- borbottò Naruto mollando gli stivali sul tatami per avvicinarsi al vecchio e, fatto un bel respiro urlò –SIGNORE SI SVEGLI-

Lui balzò in aria, spalancando gli occhi enormi.

Le piccole iridi scure girovagarono per la sala, per poi fermarsi sul volto di Naruto di fronte a lui –Oh … dei clienti, cosa vi porta da queste parti? –

-C’è una tormenta di neve là fuori- spiegò Naruto –non vorremmo morire congelati-

-Scusi il disturbo- aggiunse Shiho –ma ci chiedevamo se è possibile alloggiare qui-

Il demone si alzò rivelando nove code grigie –certo, certo, ho bisogno dei vostri nomi e della classificazione, ma voi siete ancora cuccioli … quindi dovreste essere al livello più basso-

-Sbagliato- lo corresse Naruto sventolando l’attestato appena ricevuto sotto il naso del locandiere – sebbene solo Gaara ha due code, abbiamo passato le prove e ora siamo tutti al secondo livello-

Il Kitsune sospirò un “capisco” per poi inserire i nomi dei tre e distribuire le chiavi –potete dormire nella stessa camera, numero 48, per riscaldarvi potete usufruire delle terme al coperto-

Un sorriso smagliante apparve sulle facce dei giovani –Terme?? –

-Si, non avete visto il cartello fuori? – Chiese lui
–No, purtroppo a causa della tormenta non c’è una buona visuale – spiegò pacato Gaara.

-Beh, quando volete usufruire del servizio avvisatemi, così preparo il tutto-

-Grazie mille- disse Shiho –Signor? –

-Totosai-

Lo Shoji d’entrata si spalancò nuovamente, il vento gelido entrò nel locale, la neve invase il tatami, calpestato dagli stivali di un uomo imbacuccato fino alle punte delle orecchie.

Il corpo fasciato da un kimono grigio e nero a pantalone, stesso colore dei suoi lunghi capelli sporchi di neve.

Alcune ciocche si intrecciavano alla sciarpa nera che gli circondava le spalle insieme ad un lungo mantello ocra, una fascia logora avvolta in testa.

-Benvenuto alla locanda Tokijin, il mio nome è Totosai, è libero di alloggiare nel mio umile albergo termale, mi serve il vostro nome e la classificazione demoniaca- ripeté il Kitsune.

Il nuovo arrivato avanzò verso Totosai, estraendo qualcosa da un sacco di tela legato in vita –non sono un demone- disse appoggiando una tavoletta di legno sul bancone.

-Oh capisco, siete un samurai … essendo una locanda demoniaca devo farvi pagare un extra, sebbene questo gingillo dimostri la vostra nobiltà di famiglia- disse Totosai registrando il nome z-camera 69 signore-

Naruto guardò stupito il pezzetto di legno –figo, un samurai Nee Shiho? Oh … ma che hai? –

Non sapeva spiegarsi il perché, ma non appena il samurai le si era avvicinato una forte sensazione di malessere l’aveva colta.

Gola secca, i peli della coda dritti, sudori freddi e il cuore martellante … A cosa sarà dovuto?

**********************

-WOOOOOOO- Esclamò estasiato Naruto sguazzando nelle acque calde –aaahhh, è il Nirvana in terra-

-Naruto calmati, se ti agiti rischierai di avere dei capogiri- disse pacatamente Gaara appoggiato ad una roccia.

Il Kitsune biondo mise il broncio avvicinandosi alla paratia di legno – ehi Gaara-

Il giovane lo squadrò, non amando particolarmente il tono usato da Naruto –dietro questa barriera ci sono le terme femminili vero? –

Appunto.

Pessima idea.

 

-Va bene la temperatura dell’acqua cara? –

-Si Totosai la ringrazio- disse Shiho comodamente immersa nell’acqua termale.

Pensò a quel poveraccio, imbacuccato fuori alle terme a regolare la temperatura sputando fuoco.

La ragazza aveva infatti appreso che il Kitsune applicava un’antica arte, capace di manifestare il fuoco fatuo tramite il fiato.

La tormenta fece oscillare le assi che delimitavano la pozza termale, Shiho si immerse più a fondo permettendo alle calde acque di scivolare sulla pelle, sciacquando lo sporco e rilassando i muscoli ancora contratti dall’esame.

Massaggiò la pelliccia della coda, chissà se un giorno i suoi poteri sarebbero aumentati, se avrebbe acquisito una seconda coda come Gaara.

Sorrise sdraiandosi.

A quel punto notò un piccolo rigonfiamento nella paratia che divideva il bagno femminile da quello maschile –Quel Naruto spione- pensò lei uscendo –più tardi me la paga-

La Kitsune si allontanò, lasciandosi alle spalle il voglioso sguardo di ghiaccio proveniente dal bagno maschile, un terrificante verde puntato sulla sua schiena nuda.

********************

-Ah, Gaara-kun sei un vero guastafeste- borbottò Naruto appoggiato al tavolino di legno dove, a detta di Totosai, sarebbe stata servita la cena.

-Fidati, ti ho salvato la vita- disse Gaara –Se Shiho ti beccava non saresti sopravvissuto-

-Uff, non ho visto un granché-

-Ah davvero? – disse una voce alle spalle del Kitsune, il quale si girò molto lentamente osservando lo sguardo assassino dipinto sul volto di Shiho –scusami tanto se non corrispondo al tuo canone estetico preferito Naruto, la prossima volta quindi ti gradirei di lasciare quei tuoi occhi piantati sulle tue di qualità fisiche e non sulle mie-

Disse furente mentre Naruto tremava come una foglia e Gaara sorseggiava tranquillamente il suo tè.

Shiho si sedette ad un lato del tavolino non appena vide Totosai arrivare pieno zeppo di cibo.

-Ecco a voi ragazzi, Oden in brodo di carne, Nikuman fumanti e riso bianco, per il dolce vi porterò dei Dango e mochi di mia invenzione con riso e latte-

-Riso e latte? – chiese stupita Shiho –la mia vecchia bestiola nella stalla mi fornisce ogni giorno del latte freschissimo- esclamò esultante

–Posso portarne un po’ anche a lei- disse lui rivolgendosi al samurai misterioso intento a mangiare il riso –Modestamente, queste vecchie mani piene di calli possono ancora fare molto-

Il samurai allontanò le labbra dalle bacchette -Non gradisco il latte, preferirei altro liquore- disse lui.

-Ah, come desidera- sbuffò Totosai, ne aveva avuti di clienti scorbutici ma quello, li batteva tutti.

Shiho assaggiò con gusto un fungo Shiitake, tenero e bollente, quando il suo sguardo si posò su un rotolo spiegato vicino al loro tavolo.

Rappresentava una volpe bianca a nove code.

Gli occhi viola, la bocca leggermente aperta lasciando intravedere i canini, delle fiamme di china blu erano dipinte intorno alle code demoniache, mentre una delle zampe schiacciava un serpente bianco.

Lo sfondo era decorato con piccole nuvolette blu e una pennellata più lunga e chiara sulla sinistra che suggeriva una cascata stilizzata.

Gli occhi turchesi della ragazza fissarono gli ideogrammi elegantemente scritti di fianco alla volpe – ti interessa quel rotolo? Lo stai fissando da un po’-

Shiho si voltò notando Totosai arrivare con una giara di Sakè.

-Parla di una leggenda- spiegò lui – Si dice che in queste zone vivesse un demone serpente dalle scaglie albine, avvelenava le acque per poter mietere più vittime.
La volpe che vedi, secondo la leggenda, è la capostipite degli Uzumaki-

Rimosse il coperchio della giara, per poi intingervi le bottigliette bianche e posarne una sul tavolo del samurai -Ed è stata lei a liberare l’oppressione del serpente nella zona.
Per carità, i demoni Ebi albini esistono tutt’ora, soprattutto nei nostri territori, mentre i Kitsune con quel manto ormai sono una rarità-

-oohh- esclamò Naruto –Non sapevo che il colore bianco fosse così raro tra i Kitsune-

-Purtroppo si, rari rarissimi- sospirò lui –Ho qualche anno sapete e non ho mai visto un Kitsune con quel manto-

Gaara e Naruto lo guardarono increduli, ma prima che il biondo potesse aprire bocca Shiho gli tirò un calcio sugli stinchi –Ahia, Shiho-chan stai attenta-

D’un tratto il samurai si alzò allontanandosi dalla sala.

Totosai lo scrutò di sottecchi mentre si recava in cucina per prendere il dolce di riso e latte, ripensò al nome intagliato sulla tavoletta di legno –Hatake … ma dove lo avrò già sentito? –

************************

Avvolta nelle coperte del futon, Shiho si rigirava col cuscino premuto sulle orecchie, nel vago tentativo di attutire le russate fragorose che fuoriuscivano dai polmoni di Naruto.

Si alzò di scatto notando Gaara fermo e immobile, sdraiato supino con gli occhi chiusi e le mani sul petto.

Dormiva?

Non dormiva?

Difficile a dirsi.

La giovane Kitsune si alzò uscendo dalla camera, una passeggiata le avrebbe fatto bene.

Notò che la tempesta si era calmata; indossò gli stivali abbandonati sul Tatami per poi aprire lo Shoji e uscire.

Lo stivale affondò nella soffice massa bianca, avanzò piano guardando il cielo, le nuvole bianche ancora cariche di neve le ricordavano le nove code della Kitsune ritratta sul rotolo.

Era successo davvero?

Non poteva saperlo con certezza.

A quel punto udì un rumore dietro di lei, si voltò ritrovandosi il Samurai dai capelli grigi a poca distanza.

Fece per rientrare ma la lama della katana le sbarrò la strada –Cosa, che? –

-Il vecchio aveva ragione, il manto della tua coda è molto raro- spostò l’arma verso la Kitsune –bianca e immacolata come la pelle della tua schiena-

Lei gelò –Non era Naruto? – una consapevolezza apparì nella sua mente, la stessa situazione provata poco prima di cena, quei brividi, quel malessere che si concretizzava sempre più in un unico sentimento.

Paura.

******************

Gaara mosse le code avvertendo una strana sensazione.

Aprì gli occhi notando che Shiho non era in camera, Naruto russava sonoramente a bocca aperta.

Si avvicinò alla piccola feritoia tra gli shoji e sbiancò –Naruto, ohi Naruto- scosse il Kitsune ridestandolo dal mondo dei sogni

-Cosa c’è Gaara? Stavo sognando che mi spuntava la seconda coda-

Lui sospirò –lascia perdere la tua coda e seguimi, Shiho è in pericolo-

***************

La Kitsune era rimasta impietrita nel vedere il Samurai avvicinarsi.

-Sei veramente speciale- continuava a dire con uno sguardo terrificante.

Le ginocchia le cedettero quando sentì i suoi polpastrelli toccare la pelliccia della sua coda, cadendo nella neve –non avvicinarti- disse lei terrorizzata.

Lui si inginocchiò, la vicinanza permetteva a Shiho di sentire il suo fiato che puzzava di Sakè –Non è possibile … sei un piccolo cucciolo indifeso e prezioso, mia cara e piccola Kitsune.

Come ti ha chiamata quel biondo? Shiho? Beh … cara Shiho, il cacciatore ti ha trovata-

Sentiva il cuore battere come un forsennato, gli occhi si riempivano di lacrime, gli arti tremavano e un’incandescente sensazione che fremeva lungo il suo corpo.

Le dita dell’uomo si avvicinarono sfiorandogli la gamba, e fu in quel momento che la cucciola gli calciò il braccio con la gamba destra, liberando un urlo che echeggiò nella vallata.

Sdraiata nella neve, infreddolita e sotto shock, vide quel verde glaciale avvicinarsi.

-LASCIAMI STARE- la voce era tremante e carica di paura.

Qualcosa scattò nel suo corpo, una reazione di difesa, l’unica che potesse manifestare un cucciolo come lei.

Fiammate arancioni divamparono dal suo esile corpo.

Il samurai fu preso alla sprovvista allontanandosi leggermente –TU-

Si voltò vedendo Naruto e Gaara, espressioni minacciose dipinte in viso –allontanati subito da Shiho brutto viscido-

Lo shoji vicino alla Kitsune iniziava a prendere fuoco, la mucca di Totosai si agitava nella stalla vicina, lui ghignò non dandogli retta, voltandosi nuovamente verso Shiho, ormai svenuta e trasformata in una piccola volpe bianca.

A quel punto una fiammata più forte divampò dall’esile corpicino tremante, impedendo al samurai di avanzare ulteriormente … ma non era stata Shiho ad emanarla, bensì Totosai, apparso dietro la Kitsune.

-Mi era parso di aver già sentito il tuo cognome, Hatake, così ho fatto una rapida ricerca e ti ho scovato maledetto lestofante … Gin Hatake-

Il samurai alzò un sopracciglio contrariato, Totosai da una parte e i due mocciosi dall’altra –eh, questa volta vi è andata bene … ma ci rivedremo-

Dunque scattò fulmineo sul tetto della locanda, nascondendo la propria figura dal fumo e dalle fiamme.

-Diavolacci, aiutatemi a domare le fiamme-

Gaara si avvicinò a Shiho prendendola tra le braccia, grazie alle tecniche appena apprese riuscì a calmare le fiamme che la avvolgevano.

Totosai riempì un secchio d’acqua per inzuppare dei tessuti e utilizzarli per spegnere il fuoco.

Naruto tirò un pugno allo Shoji pieno di cenere –Maledizione, chi era quel tipo? E cosa ha fatto a Shiho? Non è normale risvegliare il fuoco fatuo arancione in quel modo-

-Quello caro Naruto era un membro dell’Akatsuki- rispose Totosai

-Akatsuki? – Naruto sgranò incredulo gli occhi.

-Si- rispose Totosai –La vostra amica ha sviluppato il fuoco fatuo come barriera di autodifesa … non sarà facile per lei imparare a maneggiarlo con lucidità-

Si bloccò sedendosi nella neve – Questi stanchi occhi hanno testimoniato molte atrocità, compresa la 4° guerra.
E ora, miei cari ragazzi, ho paura che una nuova tempesta sta per abbattersi su Konoha-

Naruto non rispose, osservava le ultime scintille sullo Shoji, il fumo che si alzava verso il cielo alle prime luci dell’alba, poi rivolse lo sguardo su Shiho, svenuta nelle braccia di Gaara.

La piccola Kitsune con la pelliccia tanto simile alla grande volpe capostipite degli Uzumaki, ora tremante e piena di fuliggine.

Quel fatto l’avrebbe segnata per tutta la vita.

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Capitolo 27
*** Cap. 26 ***


Shiho rimase ferma senza parlare, gli occhi bagnati dalle lacrime erano ancora fissi sul pavimento.

Akai restava vicino a lei, una triste espressione dipinta sul viso.

La mente divisa, arrabbiata e sconfortata nel medesimo istante da quel racconto pieno di dolore.

La Kitsune tirò su il naso asciugandosi le lacrime che stavano rigando le sue guance con i dorsi delle mani.

-Io, non so come controllare il fuoco- disse tra un singhiozzo e l’altro –ci provo, in continuazione ma … non ci riesco è troppo forte, sento le fiamme prendere il controllo di tutto il mio corpo e io non so cosa fare-

Continuava a piangere –Ogni volta che ripenso a quelle mani che toccano le mie code, quel glaciale e distaccato sguardo … è una reazione spontanea, non la voglio ma succede non-

Le morirono le parole in bocca, bloccate dalle possenti braccia del Tengu che avevano cinto la sua piccole e tremante figura.

La strinse forte nel suo abbraccio un premuroso e protettivo abbraccio, le ali ancora intorpidite si piegarono a circolo isolandoli il resto del mondo.

Il tempo sembrava essersi fermato, per un piccolo istante che a Shiho parve un’eternità, sentiva le mani di Akai accarezzarle i capelli e stringerla forte al suo petto.

Singhiozzò facendo fuoriuscire in pianto tutte quelle emozioni represse per troppo tempo, le lacrime che scendevano copiose scivolando lungo il viso a contatto con la pelle del petto di Akai –Mi dispiace- sussurrò lui allontanandosi appena per posare le sue labbra sulla fronte di Shiho.

Un semplice bacio che fece lentamente calmare la giovane, le labbra furono sostituite dalla fronte del Tengu guardando la giovane dolcemente.

Shiho sbatté le palpebre umide, percepiva il respiro di Akai vicino a lei –Non sei sola Shiho- la giovane annuì continuando a piangere, stava vivendo fin troppe emozioni in un giorno solo.

Un leggero bussare costrinse i due a sciogliere l’abbraccio –Shiho-chan sei veramente qui- la testolina del piccolo Shippo fece capolino dallo shoji seguito da Miroku.

-Cosa state facendo tutti soli voi due? – chiese il monaco con uno sguardo malizioso, sguardo che cambiò non appena vide gli occhi di Shiho arrossati dal pianto.

-Shiho-chan, tutto bene? –chiese il piccolo Shippo appoggiando il vassoio col cibo per terra
–Si Shippo, non preoccuparti sono solo stanca-

-Shiho, faresti meglio a mangiare qualcosa anche se poco, per rimetterti in forze- disse Miroku –e lo stesso vale per te Akai-

Il Tengu annuì recuperando il vassoio.

-Forza Shippo, lasciamoli mangiare – disse Miroku.

Il cucciolo annuì salutando Shiho prima di uscire.

-Tieni- Shiho si voltò notando che Akai le stava tendendo le bacchette con un boccone di riso.

Titubante aprì la bocca e mangiò –Come ti ho detto- disse lui –non sei sola-

********************

Territori Clan Uzumaki.

Si era messo subito in marcia, consapevole che la sua particolare abilità di captare i suoni attraverso il terreno era l’unica in grado di farlo giungere il più in fretta possibile alla meta.

Tooru avanzava, i sensi attenti a ogni minimo cambiamento; ascoltava le vibrazioni della terra, il sibilare del vento, la densità dell’aria, serrò le palpebre respirando a fondo, sarebbe arrivato alla destinazione finale la mattina seguente.

*********************

Territori Clan Nara

La notte era scesa su Konoha.

Uno scuro abbraccio che circondava tutto.

Il leggero scoppiettare di un fuoco illuminava i tratti rilassati del viso di Ran, stesa su un giaciglio, stretta su sé stessa.

L’armatura giaceva poco distante, i capelli sciolti e il filo rosso datole da Shinichi stretto nelle mani.

Una coperta venne posata sul suo corpo, nonostante il clima estivo, di sera la temperatura scendeva di molti gradi.

Lei si mosse appena sussurrando –Shinichi- nel sonno.

Il ragazzo, finendo di coprirla, sorrise appena sfiorandole i capelli –Deve essere molto stanca-

Shinichi si voltò verso Kagome, intenta a costruire delle frecce; con l’ausilio di un pugnale tagliava i rametti laterali e intagliava i pezzi di legno, per poi legarci delle punte levigate di sassi o ossa demoniache e dei peli delle criniere.

–Si- rispose lui avvicinandosi per lasciare Ran tranquilla –tra noi è sicuramente quella più provata-

Pur mantenendo la distanza, gli occhi cobalto di Shinichi erano fissi su di lei –Oh ho- sogghignò Kagome –Lo credo bene, dopo quella dichiarazione a cuore aperto di questo pomeriggio-

Shinichi arrossì distogliendo lo sguardo –Non … non so di cosa stai parlando-

Kagome continuava a sorridere, mentre riponeva le frecce nella faretra –C. cambiando argomento- disse Shinichi sempre più imbarazzato –Dov’è Inuyasha? –

La giovane Miiko si guardò intorno, improvvisamente preoccupata.

Sapeva che il demone cane non amasse particolarmente compagnia altrui, ma lei sentiva il bisogno di avvicinarsi.

 

Inuyasha era seduto con le gambe a penzoloni sul ramo di un albero; le dita dei piedi sfioravano l’erba secca, la schiena appoggiata al tronco e lo sguardo ambra perso nel cielo.

Strinse un fianco imprecando, sebbene il periodo di luna nuova era passato, ne risentiva ancora.

I suoi artigli sfiorarono le perline del rosario intorno al collo, ripensò alle parole pronunciate da Kagome.

Quella mocciosetta lo conosceva appena, eppure era riuscita a scombussolarlo per bene.

“Non è niente” “passerà” “non farci caso” … eppure, tutti i momenti passati con la Miiko iniziavano a confonderlo.

-Inuyasha, dove sei? –

-Quando parli del diavolo- pensò Inuyasha scorgendo la giovane avvicinarsi –Cosa vuoi? Hai già finito di fabbricare quelle tue dannate frecce? –

Lei si appoggiò alla corteccia dell’albero annuendo –si, Ran si è addormentata e ho pensato di lasciarla da sola con Shinichi-

-Capisco- disse lui cercando di non mostrare alla Miiko il suo provvisorio stato di debolezza.

La giovane, però, notò benissimo che Inuyasha si stava comportando in modo diverso, ma non disse nulla.

Non sapeva ancora spiegarsi il perché, ma non voleva rovinare quel momento.

-Senti- iniziò a dire –Io volevo anche scusarmi per il comportamento di mia sorella Kikyo; so che non ha un carattere facile-

-Me ne sono accorto- disse lui –Ma sono un demone ed è naturale pensare che abbiate timore di me-

-Io non ho paura di te Inuyasha- disse Kagome scaturendo un’espressione stupita sul volto dell’Inuyokai –io e Kikyo siamo due persone diverse, sebbene legate da un legame di parentela ma, lei è lei e io sono io.
So che non sei malvagio, anche se cerchi sempre di mostrarti forte e distaccato, motivo a me ancora ignoto, e cerchi di celare il tuo lato buono-

-Lato – lato buono? – domandò incredulo Inuyasha a disagio –io non sono un santarellino come voi miiko-

-Te l’ho già detto, la tua natura demoniaca non prova nulla- continuò lei –come ha detto mia nonna Kaede, ci sono anche miiko malvage; non cercare di cambiare solo perché sei un demone-

-Io- Inuyasha si sentì preso alla sprovvista.

Nel suo clan era Sesshomaru il fratello che spiccava, intelligente, posato, senza paura.

Lui non era così, certo era potente, lo testimoniava che l’arma demoniaca più potente di tutta Konoha, Tessaiga, avesse scelto lui come padrone.

Decisamente preferiva l’azione alla riflessione, mozione che sua madre gli faceva sempre “sei troppo irruento” “cerca di contenerti” “prendi Sesshomaru come esempio”.

-Non … non sta a te dirmi se cambiare o meno e poi- fece una pausa, una malinconica espressione apparsa in viso –non interessa a nessuno quello che sono-

-A me interessa-

Il demone si voltò verso la ragazza.

Delle lucciole avevano iniziato ad uscire dai loro nascondigli, punteggiando di lucine dorate la vegetazione.

La danza di quegli insetti avanzava nel buio della notte, circondando il volto sorridente di Kagome –A me interessa Inuyasha, e se credi che cambiare il tuo carattere sia importante, beh forse non hai ancora trovato qualcuno che ti apprezzi per quello che sei.

Ma ti voglio ricordare una cosa … molte volte siamo ciechi, non ci rendiamo conto delle cose che ci circondano; sogniamo in grande, cerchiamo di guardare lontano senza accorgerci delle piccole cose intorno a noi, per cui te lo ripeto Inuyasha … rimani come sei-

Il demone sentì una fitta al cuore al suono di quelle parole, sentendo l’imminente bisogno di allontanarsi da quel viso angelico, da quegli occhi dolci, dai suoi capelli neri, dal suo sorriso contagioso.

Si allontanò liquidandola con un semplice –Vai a dormire- camminando velocemente, il cuore martellante, le orecchie canine vibravano, i pugni chiusi e lo stomaco sotto sopra.

-Sono gli effetti della luna nuova Inuyasha, stai calmo hai il rosario, devi solo stare tranquillo e si sistemerà tutto, perché è sempre stato così, sei solo tu, tu e nessun’altro-

Il demone si ripeteva quella frase nella testa, cercando di tranquillizzarsi, si fermò un secondo respirando profondamente –Non, non può succedere anche a me-

*********************

-Buona notte Sakura-chan- esclamò Naruto sdraiandosi all’ombra di un albero mentre si massaggiava la pacia piena.

Sakura sospirò finendo di preparare il suo giaciglio … quel Kitsune era veramente incorreggibile.

Allungò il braccio verso un secchio pieno d’acqua, con l’intento di spegnere il braciere; le sue dita, però, si incrociarono con quelle di Sasuke che aveva avuto la medesima idea.

-Oh, scusa- disse lei ritraendo subito la mano.

Sasuke rimase, come suo solito, impassibile afferrando il secchio e spegnendo le fiamme.

Rimasero circondati dall’oscurità, una leggera coltre di fumo si alzava raggiungendo lo spicchio di luna crescente nel cielo.

-Ti ho già detto che scusarsi per ogni cosa è noioso Sakura, non farmelo più ripetere-

La giovane incassò il colpo rannicchiandosi infreddolita, non ne combinava una giusta quel giorno, sebbene la scenetta di poco prima non era stata decisamente colpa sua.

Sospirò di nuovo sdraiandosi, quando sentì una mano toccarle la spalla.

Si voltò sussultando.

Vide le iridi rosse di Sasuke brillare nel cielo notturno –che, che c’è? –

-Hai freddo- disse lui.

-Cosa? No tranquillo non ho freddo dopotutto è estate e-

-Non era una domanda-

Sakura alzò timidamente lo sguardo verso Sasuke –è noioso anche il mio voler essere indipendente? –

Sasuke continuava a fissarla mettendola a disagio –so di non essere forte come te e Naruto ma-

-Questo non significa essere forti- disse lui sdraiandosi.

Lei non riuscì a ribattere, arrendendosi e coprendosi col suo mantello.

-Sakura-

-Che c’è ancora? –

-Non sei debole-

Sentì un’altra fitta al cuore, simile a quella che aveva avuto quel pomeriggio alla cascata, si voltò notando che il Tengu le stava dando le spalle avvolto dalle piume delle sue ali.

La giovane si voltò sul fianco sinistro, allungò timidamente la mano quel giusto necessario per avvertire al tatto le ali del demone.

Sentiva il suo cuore continuare a battere irregolarmente, una, due, tre volte di seguito.

Non disse niente, restò ferma chiudendo piano gli occhi–Forse, non è così male essere “noiosi” – pensò lei sorridendo.

Sasuke aprì gli occhi vermigli ritrovandosi incapace di spostarsi dalla posizione attuale.

Le sue ali appoggiate al corpo di Sakura sulla destra, e le russate di Naruto alla sua sinistra … sarebbe stata una notte molto lunga.

***************

Era accoccolata comodamente intorno a qualcosa di soffice.

I raggi del sole colpirono le sue palpebre, costringendola ad aprirle.

Rin sbadigliò alzandosi piano, il piede ancora dolorante per la caduta del giorno precedente.

Si voltò piano … e in quel momento si trovò costretta ad ingoiare un urlo, avuta la consapevolezza che la “soffice coperta” sulla quale si era comodamente rannicchiata, era il mantello di Sesshomaru, ancora assopito.

Tremò, rossa come i pomodori venduti da Kagome al mercato.

Abbassò la testa premendola nuovamente sulla pelliccia –Calma, calma non agitarti, fai in tempo ad andartene prima che-

-Rin-

Un brivido percorse la colonna vertebrale della ragazza –troppo tardi-

Alzò piano la testa, deglutendo nel vedere gli occhi ambra del demone fissi su di lei, si allontanò veloce iniziando a scusarsi –io, ecco mi dispiace di averla, cioè di averti svegliato e anche per … si insomma, aver usato il tuo mantello come coperta-

Lo vide alzarsi e iniziare ad allontanarsi.

-Rin-

Ammutolì –si? –

-Ti ho coperta io perché stavi tremando, e ora seguimi-

Sgranò gli occhi nocciola incredula, per poi annuire e andare alla seguita del demone fino al tempio Tanuki.

I due non si accorsero, però, di una presenza appostata poco distante.

Li squadrava furente, le sopracciglia corvine accigliate e i pugni stretti.

Schiuse le labbra tinte di rosso, disegnate in un’espressione piena di ira e disgusto.

-Kagura-

La donna si voltò verso la presenza dietro di lui –Naraku cosa ci fai qui? –

-Questo dovrei essere io a chiedertelo- disse pacato.

-Sei solo un ologramma del Rinnegan Naraku, so che sei altrove-

-Eh, già hai ragione- disse lui –ma, ologramma o meno, la mia mente è la stessa quindi te lo dirò una volta sola-

Lei gli diede le spalle furente –Non prendere la missione sul personale … non farmelo ripetere nuovamente-

Dunque Naraku svanì, lasciando la Tengu da sola.

******************

Sospirò esausto.

Aveva camminato incessantemente per tutta la notte, i piedi gli dolevano, goccioline di sudore gli imperlavano la fronte abbronzata.

I raggi estivi colpivano senza pietà il boschetto di bambù, Tooru avanzava spiato di tanto in tanto da qualche demone serpente o da qualche piccolo Ayakashi.

Seguì il sentiero lastricato da pietre bianche, roventi a causa della calura estiva.

Il frinire delle cicale assordava le orecchie sensibili del Kitsune, oltrepassò un piccolo ponticello sospeso sopra un ruscello secco, privo di qualsiasi goccia d’acqua.

Gli occhi blu vagarono per il boschetto, scrutando sulla destra delle rovine marmoree, dalle fattezze di un demone Ebi.

Scavalcò i massi ritrovandosi di fronte ad un vecchio tempietto.

-Ci siamo- pensò lui –Uno dei vari tempietti minori sparsi per il territorio di Konoha-

Il fiuto sensibile captò un odore ferroso, camminò verso il retro del tempio notando una piccola spaccatura nello Shoji di carta.

Scostò l’asse marcia notando tracce di sangue.

-Qualcuno si è medicato in tutta fretta una ferita- osservò lui toccando il liquido ancora fresco.

Lo avvicinò al naso, storcendolo disgustato –Sangue di samurai, deve essere di Gin-

Poco distante notò la presenza di un vecchio altare, stranamente non coperto da polvere.

Facendo attenzione a non ferirsi scostò un’asse rivelando un piccolo scompartimento.

Corrucciò le sopracciglia estraendo qualcosa dalla buca –Le supposizioni di Inu e Kushina erano giuste- pensò Tooru –l’Akatsuki riesuma resti demoniaci per costruire armi-

Le dita del Kitsune strette sul teschio di un demone.

Dall’osso frontale Tooru dedusse si trattasse di una donna, per la precisione una giovane demone cane, perché presentava degli spuntoni sulla parte superiore del cranio.

Caratteristica indiscutibile di un Inuyokai nato durante una notte di luna nuova.


 

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Capitolo 28
*** Cap. 27 ***


La longevità demoniaca, a differenza delle Miiko, risiede nelle ossa, porose e robuste per permettere all’energia di fossilizzarsi in esse.

È noto che durante la quarta guerra, molti cadaveri non erano seppelliti o restituiti ai propri cari, bensì, dalle loro spoglie, venivano utilizzate le ossa per fabbricare armi demoniache.

Temari storse il naso nel pensare a quella macabra usanza inventata durante la guerra, sta di fatto che alcune miiko o demoni stessi, hanno armi di questo genere.

Mai avrebbe pensato, però, che l’Akatsuki riesumasse antiche spoglie della guerra.

Le ossa, impregnate di energia negativa e aura demoniaca erano veramente potenti, ragion per cui iniziava a dubitare che dei semplici clan umani, come il clan Toyama, potessero avere delle possibilità di vittoria.

-Sei sicuro Shippo? –

Il fiume di pensieri fu bloccato dalla voce di Shiho che fissava preoccupata il piccolo Shippo, seduto sul carro della nebbia –Si- disse convinto –tu sei ancora troppo debole per condurre il carro e io so maneggiare il fuoco fatuo verde quindi si, posso farcela benissimo ad arrivare dagli Yoro-

Shiho era ancora titubante, non era la prima volta che Shippo conduceva il carro.

Il primo esperimento lo aveva fatto di nascosto, a soli 10 anni … col risultato di farlo schiantare contro una parete del palazzo; a Gaara erano costati 6 mesi di riparazione.

La seconda bravata era avvenuta due anni più tardi, riuscendo a condurre il carro fino alla montagna Uchiha, atterrando dritto, dritto sull’orto biologico di Itachi.

La terza, e ultima volta, aveva raggiunto il giardino del clan Kudo disturbando un combattimento tra Kaito e Kogoro, in visita ufficiale.

No … Shiho non era tranquilla per niente.

-Non preoccuparti Shiho, ce la farà – cercò di rincuorarla Kakashi –e se Shippo dovesse stancarsi durante il tragitto, possiamo fermarci e farlo guidare a te-

La ragazza annuì poco convinta, almeno avrebbe riposato un po’ e avrebbe anche tenuto sott’occhio Akai, impossibilitato al volo a causa del veleno paralizzante inflittogli da Gin.

Kakashi si avvicinò a Temari per discutere degli ultimi dettagli, mentre Shiho salì sul carro posizionandosi vicino alla finestrella che separava l’interno con il posto del conducente –Mi raccomando Shippo, appena ti senti stanco avvisami-

Lui annuì divampando una fiammata verde non appena anche Kakashi fu salito.

Il carro iniziò ad alzarsi lentamente, il piccolo Kitsune condusse il mezzo di trasporto lungo la costa cercando di calibrare al meglio l’aura demoniaca.

Shiho era dietro di lui ansiosa –ehi- Akai le si avvicinò –stai tranquilla e cerca di riposarti-

-Senti, anche tu devi riposare e poi non sono per niente tranquilla con Shippo alla guida-

Il Tengu sospirò –è ritornato il tuo acidume-

-Come prego? – Akai le cinse la vita spingendola contro di lui –Ohi, che? –

-Così starai tranquilla per un po’ –

Il viso di Shiho era un connubio di emozioni.

Ansia, dovuta alla guida poco esperta del cucciolo.

Ira, perché il Tengu aveva agito di sua iniziativa senza interpellarla.

Vergogna, dovuta dal sorrisetto melenso e malizioso che Kakashi mostrava al di sotto della maschera nera, senza neanche provare a nasconderlo.

Imbarazzo, perché era sicurissima che Akai sentiva perfettamente i sussulti del suo cuore.

-Shippo- pensò mentalmente lei –stancati in fretta per favore-

*********************

Sentiva lo stomaco brontolare, sebbene avessero mangiato gli ultimi famosi manicaretti preparati da Itachi alla montagna insieme a del riso bianco.

Naruto aveva fame, e aveva fame di carne.

Sentiva il suo istinto carnivoro prendere il sopravvento, invece era costretto a stare fermo sotto il sole cocente con una canna di fortuna in mano a pescare.

Guardò il corso del fiumiciattolo, quasi del tutto secco –Non abboccherà neanche un piccolo gamberetto di fiume-

A quel punto le sue narici captarono qualcosa, un odorino famigliare e succulento.

Mollò la canna da pesca precipitandosi verso il punto dove aveva lasciato Sakura e Sasuke, trovando il suo migliore amico intento a sciacquare in una bacinella dei Kunai sporchi di sangue mentre la ragazza abbrustoliva su un fuocherello quella che sembrava selvaggina.

-Sasuke, hai tagliato il petto della quaglia? – domandò Sakura

-Si- disse lui tendendo un’asse di legno riadattata a tagliere.

La giovane Haruno prese le ultime provviste datole da Itachi, che consistevano in patate e carote –mentre le cosce si cuociono e la zuppa di pomodori bolle aiutami a spelare la verdura, sono puliti i Kunai? –

Sasuke le lanciò uno dei pugnali e, mentre si alternavano a spelare e tagliare la verdura, controllare la cottura della carne, lavare il riso e mescolare la zuppa … non si accorsero della presenza dell’amico fino ad un “Ahem” quasi urlato di Naruto.

-Voi due- disse lui quando ebbe finalmente attirato la loro attenzione –La smettete di comportarvi come una coppietta di piccioncini sposati? Esisto anche io lo sapete? –

Sakura arrossì fin sopra i capelli mentre Sasuke distolse lo sguardo –Testa quadra smettila e aiutaci-

Naruto sospirò avviandosi verso i bracieri –Si può sapere poi come avete acceso il fuoco senza di me? –

-Oh, grazie a Sasuke- rispose Sakura –ha sfregato delle pietre l’una contro l’altra sopra dell’erba secca fino a quando non sono apparse delle scintille che hanno acceso il fuoco-

Naruto spostò lo sguardo verso Sasuke –Che c’è? Dimentichi che ho un fratello fissato con la cucina? –

Naruto decise di non indagare ulteriormente aiutandoli a cucinare.

 

-Buon appetito- esclamò contento Naruto fiondandosi sulla coscia della quaglia –Sakura-chan, sicura che ti bastano riso e zuppa? – biascicò con i pezzi di carne tra i denti.

-Si Naruto tranquillo- rispose lei iniziando a mangiare il riso, in attesa che Sasuke completasse la cottura della zuppa improvvisata.

-Tutto bene Sakura-chan? Ti vedo strana-

Lei scosse la testa –Non preoccuparti Naruto, stavo soltanto ripensando ad un fatto della mia infanzia, è buffo, ultimamente lo sogno spesso-

-Sakura-chan da piccola? – chiese Naruto esultante.

-Non montarti la testa, la prima volta l’ho sognato la notte che ho raggiunto la montagna Uchiha, mi sono ricordata di quando avevo accudito un piccolo corvo ferito-

Sasuke smise di mescolare la zuppa per qualche secondo.

La giovane sorrise teneramente –In fondo ho sempre sperato di incontrarlo di nuovo, sebbene dopo avergli medicato la ferita se n’era andato-

-Ah? – commentò Naruto –poteva essere più riconoscente, dopotutto lo avevi curato no? –

Una ciotola venne sbattuta con forza sulla tavoletta lignea sulle ginocchia di Naruto.

Il Kitsune alzò le iridi azzurre incrociando lo sguardo cupo, terrificante e molto arrabbiato di Sasuke –Attenzione, scotta- il tono perentorio e assassino provocò dei brividi lungo la spina dorsale dell’Uzumaki.

-Ma che accidenti gli prende? – si chiese Naruto mangiando il suo pasto in un religioso silenzio, osservando il Tengu sedersi di fianco a Sakura.

Un improvviso fruscio fece allarmare il gruppo.

Sasuke estrasse Chidori da fodero mentre Sakura recuperava un kunai dalla cintura e Naruto si preparava a scagliare un attacco di fuoco fatuo.

La lama della katana di Sasuke tagliò un ramo, rivelando la presenza di un demone.

Vestiva con quelle che, ad una prima occhiata, parevano pelli animali cucite insieme ad un’armatura, capelli lunghi e neri legati in una coda di cavallo, occhi azzurri e sandali di pelli e cuoio che si attorcigliavano fin sotto il ginocchio lasciando scoperte le punta dei piedi, tanto che Naruto pensò come facesse a muoversi con delle calzature così scomode.

-Oh, non spaventatevi vengo in pace- disse il demone

-Chi sei? - Chiese Sasuke puntandogli Chidori
–Sono Koga Yoro- si presentò lui –Non temete, il mio clan sa del vostro arrivo e mi ha ordinato di accompagnarvi all’accampamento principale-

Sakura sgranò incredula gli occhi, osservando il demone lupo di fronte a lei, la prima parte della missione era stata completata.

*********************

Territori Clan Toyama

-Ah, ma perché voi umani siete di costituzione così debole? – sospirò Inuyasha accucciato vicino ad un ruscello.

-Non essere scortese Inuyasha, anche io in quanto miiko ho difficoltà a sostenere il tuo passo demoniaco, ci riposiamo un secondo e poi ripartiamo- disse Kagome avvicinandosi.

Inuyasha distolse lo sguardo –e va bene- sbottò –rilassati pure quanto vuoi-

Kagome sospirò, da quando erano ripartiti quella mattina Inuyasha le rispondeva a monosillabi ed evitava il contatto visivo.

Non sapeva spiegarsi il perché, ma questo fatto la rattristava.

Inuyasha se ne stava lì a terra con lo sguardo distaccato, si voltò leggermente verso di lei e tremò nel vedere lo sguardo triste dipinto sul suo volto, gli occhi leggermente umidi –Ehi, non starai piangendo vero? Che succede? – chiese allarmato.

-Non sto piangendo- disse lei con la testa bassa.

-Si che stai-

-No- disse lei

-Kagome, ci vedo benissimo, dimmi perché sta- le parole si bloccarono non appena sentì le mani della ragazza stringersi sulla sua casacca.

-Non … non sto piangendo- disse lei quasi autoconvincendosi, cercando di smetterla, consapevole che il fiuto sviluppato di Inuyasha avesse captato l’odore salato delle lacrime.

Lui distolse lo sguardo –senti ... ecco, io non so perché stai … “non piangendo” ma, sfogati pure se- Ehi che c’è??? –

Ora Kagome non si era limitata a stringere il tessuto della casacca, ma gli aveva cinto il petto, abbracciandolo –Non farci caso e lasciami così per un po’-

-eh? Ma- la sentì stringerlo con più forza –Um … ok-

Balbettò lui poggiandole le mani sulla testa, alzò lo sguardo verso il cielo azzurro –Maledizione, era troppo facile dare la colpa alla luna nuova-

Poco distante Ran aveva osservato la scena sorridente, aveva sospettato che tra quei due ci fosse del tenero fin dal loro soggiorno nella locanda nei territori del suo Clan e nel vederli abbracciati le si riempì il cuore di gioia.

Si allontanò allegra quando, con la coda nell’occhio, notò Shinichi seduto appoggiato al tronco di un frassino.

Scriveva concentrato sul rotolo di una pergamena, intingeva il pennello nell’inchiostro nero, soffiava sulla carta per far asciugare gli ideogrammi.

Ran si avvicinò piano, sentendo aumentare i battiti cardiaci quando Shinichi si accorse della sua presenza –Cosa fai? – riuscì a chiedere timidamente.

-Trascrivo i progressi del viaggio- Spiegò lui – è un’abitudine che ho preso fin da piccolo, mia madre si lamenta sempre perché trova fogli di pergamena sparsi ovunque-

-Tieni un diario per tutto? – chiese

-Si- disse lui –lo trovo utile-

Shinichi continuò a scrivere, accorgendosi che Ran si era seduta accanto a lui –Senti-

Gli occhi azzurri del ragazzo si posarono su quelli di Ran, e la ragazza non poté evitare di pensare che anche il cielo del solstizio estivo non potesse eguagliare quel colore intenso.

-Dicevi la verità ieri? –

Lui schiuse leggermente le labbra stupito, una goccia di inchiostro cadde dal pennello macchiando il bordo della pergamena, frastagliando di nero la carta giallognola.

Sospirò riponendo carta, inchiostro e pennello in una sacca –Si- disse –non scherzavo affatto-

Ran strinse il tessuto dei pantaloni cercando di regolarizzare il respiro.

-So che il momento non è dei migliori e che non te lo aspettavi- disse Shinichi –Non devi rispondermi subito, non posso pretendere una risposta così in fretta su ciò che pro-

Una piccola pressione sulla guancia destra lo fece zittire.

Occhi spalancati, pupille dilatate, labbra socchiuse e il cuore che martellava nel petto.

Si voltò lentamente quando sentì le labbra di Ran allontanarsi dalla sua guancia.

Lo sguardo che vagava per terra, spostandosi di tanto in tanto su di lui in cerca di un cenno di assenso.

La mano del ragazzo si posò sulla spalla sinistra di Ran, gli sguardi incrociati, i volti sempre più vicini fino ad azzerare le distanze.

Nuovamente uniti in un dolce simbolo di amore.

***********************

Palazzo Toyama.

Shikamaru frugava nei cassetti della sala imperiale, il messaggio recapitatogli da Itachi tramite un corvo lo aveva preoccupato.

La sicurezza che Gin fosse vivo lo spingevano ad elaborare il più in fretta possibile un contro attacco.

Lo shoji si aprì.

-A, sei qui- Shikamaru sentì la voce di Temari alle sue spalle –Si, scusa se mi sono preso la libertà di controllare alcuni documenti, prometto di riordinare in fretta-

Non ricevette nessuna risposta, facendogli presumere che la donna non aveva apprezzato il suo lavoro … Ormai ci era abituato.

Controllò un’ultima cosa per poi affrettarsi a sigillare taccuini e pergamene, quando successe l’imprevedibile.

Sentì la presenza della fronte di Temari sulla schiena –Temari? –

-Taci, altrimenti ti paralizzo e ne sono capace-

Shikamaru deglutì rimanendo immobile, ben consapevole delle abilità di combattente medico della donna –Cosa c’è? – chiese poi, troppo curioso per non indagare.

Lei si appoggiò del tutto sospirando – Ti senti mai angosciato? –

-Si- rispose lui

-E come passa? –

Shikamaru cercò di trovare le parole giuste –Col tempo, e con l’aiuto giusto … sei ancora in pensiero per tua sorella? –

-Non solo- rispose lei stranamente sincera.

Non che fosse una donna che amasse i sotterfugi, lei era semplice e diretta, con lui tendeva però a chiudersi erigendo una sorta di barriera protettiva.

Quella era la prima volta che reagiva in quel modo.

-Fammi un favore Nara- disse Temari –Non muoverti e guai a te se racconti in giro quello che sto facendo-

Lui non seppe trattenere una risatina, dicendo un semplice –Si, certo-

**********************

I ragazzi seguivano Koga da ore ormai, le prime luci del tramonto iniziavano a dipingere il cielo che li sovrastava.

Sakura avanzava titubante, avrebbe finalmente incontrato Tsunade, l’unico membro, oltre a lei, vivente del clan Haruno.

Koga salì alcune rocce, per poi camminare lungo una piana che costeggiava un piccolo specchio d’acqua.

Sakura sgranò gli occhi, dalla cascatella vicino alla montagna poté intravedere riflessi ramati.

Il demone lupo li guidò dietro il getto d’acqua, rivelando un’apertura nella roccia che si protese per qualche metro.

Dalla parte opposta, i ragazzi notarono un accampamento costituito da qualche tenda di pelli lavorate, lupi che dormicchiavano su qualche spuntone roccioso e mangiavano delle carni crude.

-Koga sei arrivato- una giovane demone dai capelli rossi e abiti simili a quelli del demone lupo si avvicinò allegra.

-Si Ayame, dov’è il patriarca? –

-Patriarca? – chiese Sakura
–Sakura-chan, la personificazione dei demoni lupo viene anche chiamata patriarca mentre il capo clan lo chiamano capo branco- spiegò Naruto –sebbene gli Yoro sono una delle specie maggiori, hanno un sacco di tradizioni-

Koga fece cenno ai tre di seguirli.

-E così tu sei Sakura- disse la giovane Yoro –Io sono Ayame, la moglie di Koga, Jiraiya sarà così felice di conoscerti e ovviamente anche Tsunade, ci ha parlato molto di te-

-Parlato di me? – a Sakura tutto ciò risultò difficile e quasi impensabile siccome l’aveva vista solo nel momento della nascita.

Poco distante i tre notarono due figure.

La prima era possente, un uomo seduto a terra, stretto in un kimono verde e marrone sopra il quale era appoggiata una pelliccia albina, stretta ad un’armatura.

I lunghi capelli bianchi si confondevano col mantello, gli occhi neri fissi su di loro e una placca metallica stretta sulla fronte con inciso uno strano simbolo … probabilmente stemma della tribù.

Accarezzava un lupo nero, decisamente molto grosso, che sonnecchiava ai suoi piedi.

Poco distante vi era la seconda figura, una donna.

Un kimono verde e grigio a pantalone fasciava le sue formose curve, I capelli biondi legati in due codini bassi ricadevano sulle spalle, sulla fronte si stagliava un rombo viola simile al suo.

Incrociò gli occhi verdi con quelli nocciola della donna, la mano destra appoggiata alla bocca, uno sguardo incredulo prossimo al pianto.

Sussurrò un –Sakura? –

La giovane restò immobile fino a quando notò la presenza di Sasuke e Naruto vicino a lei pronti a darle coraggio.

Annuì timidamente mentre, ancora nervosa torturava un lembo della manica destra.

La donna sorrise, correndole incontro abbracciandola –finalmente-

Sakura non rispose all’abbraccio, restò ferma schiacciata contro il suo corpo, le braccia lasciate pesanti lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto.

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Capitolo 29
*** Cap. 28 ***


Scoppiettava caldo, il piccolo fuoco acceso nella foresta.

Rin era intenta a cuocere dei funghi raccolti per i vari sentieri, odiava ammetterlo ma senza Sesshomaru non sarebbe stata in grado di distinguere i funghi velenosi da quelli commestibili.

Soffiò sulla superficie marroncina, leggermente bruciacchiata per poi morderlo e farlo rotolare qualche volta in bocca prima di ingoiarlo.

Sesshomaru restava seduto poco distante, le palpebre chiuse che permettevano alla ragazza di intravedere le linee rosse demoniache che macchiavano la pelle.

Le luci aranciate del fuoco colpivano l’epidermide diafana, illuminando il profilo del demone, dalla fronte giù fino al naso dritto e le labbra leggermente dischiuse, il mento tagliente e contratto.

Rin distolse lo sguardo cercando di regolarizzare il respiro mentre mordicchiava nervosa il fungo.

Sospirò, quella situazione stava iniziando a metterla a disagio.

Inoltre al tempio Tanuki non avevano trovato molti indizi utili, in quanto era abbastanza mal ridotto e pericolante.

-Domani torneremo alla montagna Uchiha- disse a quel punto Sesshomaru – è inutile restare qui, le condizioni del tempio non ci permettono di indagare ulteriormente-

-Avremmo potuto scendere nelle buche sul Tatami- disse Rin – se non mi avessi fermata-

-Saresti caduta di nuovo- disse il demone cane.

La ragazza ammutolì –avevo la situazione sotto controllo; piuttosto mi sembra che non vuoi impegnarti a indagare-

Lo aveva detto di getto senza pensarci due volte, e ora se ne stava già pentendo, osservando l’oro degli occhi di Sesshomaru scrutarla intensamente, accigliati e severi –so che non troveremo nulla in questo tempio-

-Ma non è solo questo il tempio dedicato a Yokai minori sul territorio di Konoha- ribatté lei

-Lo so- rispose lui –ragion per cui è inutile restare qui, non cercare di ribattere-

-Come fai a esserne così sicuro? Mi fido di te ma forse non abbiamo cercato abbastanza- incalzò lei
–Oh, abbiamo fatto fin troppo a causa della tua indole curiosa- rispose pacato Sesshomaru sentendo i battiti del cuore di Rin aumentare.

-E con – c. ciò? È forse un crimine essere curiosi? – balbettò cercando di non incrociare i suoi occhi.

Sesshomaru sospirò alzandosi e avvicinandosi a lei –Rin, guardami-

Lei fece passare un minuto abbondante prima di fare ciò che le aveva chiesto, osservando il viso di Sesshomaru, ora completamente illuminato dal fuoco, gli occhi ambra sfavillavano al contatto con quella luce.

Si avvicinò ancora, a Rin parve che i tratti demoniaci di Sesshomaru si stessero accentuando, avrebbe dovuto temerlo, avrebbe dovuto allontanarsi, e invece restava ferma e immobile … Sesshomaru aveva ragione; era curiosa, estremamente curiosa e a volte l’essere curiosi porta guai.

-Lo vedi? – disse lui –Non riesci a non fidarti di me, vuoi sempre sapere e cercare fino in fondo-

-Ripeto; è così sbagliato? – chiese lei decisamente a disagio.

-Sai come faccio a essere sicuro che questo tempio non ha più tracce dell’Akatsuki? O perché non voglio che tu ti spinga oltre? –

-P. Perché? –

Sesshomaru si allontanò leggermente mantenendo il contatto visivo con la giovane Nara.

-Perché 25 anni fa, quando l’Akatsuki è stato creato, i loro attuali membri mi avevano chiesto di entrare a farne parte-

Quell’affermazione piombò sulla ragazza come un getto di acqua ghiacciata, gli occhi sgranati e la bocca tremante, incredula –Ma, come? –

-Sai che possiedo una spada demoniaca giusto? –

Lei annuì.

-Il suo nome è Tenseiga, ed è uno dei fendenti demoniaci più potenti al mondo … ma non il più potente- fece una pausa alzandosi –La spada che contiene maggior aura e potere, Tessaiga, ha scelto mio fratello Inuyasha come legittimo proprietario e la cosa mi infastidiva-

-Volevi rinunciare a tutto quello che era- che è Konoha, per una spada? – domandò Rin incredula.

-Forse un tempo- rispose lui sincero –Ma non ho mai pensato di unirmi a loro, se è questo ciò che temi-

Sentì il respiro della ragazza diventare più pesante e irregolare –E il tempio? – domandò nuovamente lei.

-Mi confidai subito con mio padre, e lui mi disse di verificare se le loro “chiacchiere” erano vere, questo è stato il primo posto che ho controllato-

-E cosa avevi trovato? –

Lui sospirò –Ossa demoniache, recenti e no-

Rin sgranò gli occhi incredula.

Un freddo silenzio cadde tra i due.

-Ti fidi ancora di me? O no? –

Rin aspettò qualche secondo prima di rispondere –Anche se cercate di impedirmelo, non potrei fare altrimenti-

Lui si voltò guardando la giovane Nara stupito, incrociando un dolce e sincero sorriso.

*********************

-Alla salute!-

Un alticcio Naruto era seduto di fianco al capo branco degli Yoro, entrambi con un bicchierino di sakè in mano (il decimo ormai) le gote rosse, mentre ridevano sonoramente.

-Non potete essere già ubriachi- si disperò Ayame –la cena non è ancora pronta-

-Non aggiungere altro, sai com’è fatto Jiraiya – commentò il lupo nero pesantemente schiacciato dal braccio del demone.

-Kankuro –Dono, mi dispiace tantissimo – esclamò Ayame inchinandosi di fronte alla personificazione demoniaca del suo clan.

-Non hai colpe Ayame – sospirò lui mentre un brillo capo clan gli massaggiava la testa –non tu-

Poco distante Sasuke assisteva allibito alla scena insieme a Sakura.

-Ah, testa quadra- commentò toccandosi le tempie.

Sakura non seppe trattenere una risatina.

Osservò la gente intorno al falò mentre ballava una danza tipica, i lupi che sonnecchiavano o che rosicchiavano gli ultimi residui di carne sulle ossa, le giovani demoni lupo si affrettavano a ultimare la cena mentre Ayame cercava con tutte le sue forze di strappare le giare di Sakè a Naruto e Jiraiya.

Era circondata da un piacevole clima famigliare –chissà se anche per il mio clan sarebbe stata la stessa cosa … avremmo danzato, riso anche noi se Kaguya non avesse distrutto il bocciolo? –

-Come ti è sembrata Tsunade? –

Sakura si voltò stupita, era estremamente raro che Sasuke iniziasse una conversazione, ed era ancora più raro che toccasse dei punti così personali.

-Non so, è stata gentilissima con me ma-

-Ma? – indagò lui.

-è … è come se non sono parte del suo stesso clan- rispose lei –So che sembrerà assurdo ma in fondo io ritengo Kakashi, te e Naruto la mia famiglia-

Alzò un sopracciglio dubbioso –perché includi anche me e quella testa quadra? –

-Perché in questi giorni di viaggio ho stretto un forte legame con voi, non posso dire che sia come quello che ho con Kakashi ma … ci tengo a voi- alzò le iridi incrociando lo sguardo del Tengu –ci tengo molto-

Ci fu un breve momento di silenzio, il rosso degli occhi di Sasuke puntato dritto in quelli verdi di lei, le parve di ricordare il loro primo vero dialogo alla montagna Uchiha, incapaci di guardare oltre … esistevano solo loro.

-Sakura-

Quel momento fu spezzato dalla voce di Ayame che, esausta e carica di giare di sakè, si avvicinò dicendo –Vieni, ti aiuto a vestirti-

-Vestirmi? – domandò dubbiosa –si, fidati-

La giovane si alzò titubante per poi seguire la rossa nella sua tenda lasciando Sasuke da solo.

-È veramente una bravissima ragazza-

Sasuke si voltò notando Tsunade, stretta in una coperta –Sebbene la conosco da poco, posso affermare che ha un animo sincero-

Sasuke sospirò alzandosi –non serve che me lo ribadisca, lo so-

Dunque si avvicinò al focolare lasciando la donna con un sorriso compiaciuto sulle labbra.

Nel frattempo Ayame aveva aiutato Sakura ad indossare un kimono cucito dalla stessa Tsunade.

Era verde, senza particolari ricami; le braccia libere da pesanti maniche ed un Obi più scuro saldamente stretto in vita ricamato con dei semplici lineamenti rosa e marroni intrecciati nel creare dei rametti di ciliegi.

Sakura sfiorò i ricami sorridendo –ultimo tocco- disse Ayame dopo averla aiutata a calzare i Geta.

Le porse un fiore di ciliegio tra le ciocche rosa –Come avete fatto a preservarlo? La primavera è finita da molto, non dovrebbero più fiorire in questo periodo dell’anno-

-Grazie al Chakra- rispose Ayame – Tsunade ha raccolto questo bocciolo e, grazie alla sua energia spirituale, è riuscita a mantenerlo così-

-Ha conservato un fiore per quattro mesi? – domandò stupita
–oh, non per quattro mesi, questo bocciolo lo ha raccolto quando è venuta da noi per la prima volta-

Sakura sentì gli occhi inumidirsi dopo quella scoperta, Tsunade aveva rinunciato ad una piccola parte del suo Chakra per 21 anni.

-Vedi Sakura, il tuo nome è simbolo di rinascita, spero che questa parola la potrai applicare anche nel tuo clan.
Io non sono nulla in confronto a tutte quelle persone che ti hanno incontrata e, forse, ti hanno detto le mie stesse parole; ma sappi che lo faccio col cuore-

Sakura sorrise alla giovane.

Ayame, ovvero Iris … parlando nel linguaggio dei fiori significa saggezza e la miiko pensò che quel nome era perfettamente azzeccato.

*********************

Territori clan Toyama.

Gli zoccoli dei cavalli calpestavano il suolo, sempre più sabbioso.

-Ci siamo quasi- disse Inuyasha saltando da un ramo ad un altro dei pini marittimi.

-Come fai a essere sicuro che Kazuha si trova qui? – domandò Shinichi –ci vuoi dire quale traccia stai seguendo? –

-Man mano che ci allontavamo dal tempio ho captato l’odore dell’acqua insieme a quello di Kazuha- spigò Inuyasha
–ma l’acqua è usata da noi miiko per le purificazioni, non ci vedo niente di strano- disse Kagome.

-Non quest’acqua però- esclamò lui toccando terra.

Ran, Shinichi e Kagome restarono basiti di fronte all’immensa distesa blu che si stagliava davanti ai loro occhi.

Scesero dai cavalli, i Geta scricchiolavano al contatto con la sabbia e i ciottoli.

Inuyasha si voltò –quella era acqua di mare-

Ran sorrise estasiata, era la prima volta che i suoi occhi ammiravano quell’enorme distesa, ora nera a causa della notte.

Voleva toccare la consistenza di quelle onde che si infrangevano sulla costa, immergersi nelle acque sempre più in là, curiosa di scoprire cosa gli serbasse l’orizzonte.

Delle piccole fiammelle illuminavano leggermente il mare di arancione e giallo, in netto contrasto col blu intenso che le circondava.

Si avvicinò piano alle acque, quando –SHINICHI-

Un urlo la fece desistere.

Si voltò verso il ragazzo, appena in tempo nel vedere una donna dai lunghi boccoli dorati abbracciare con veemenza il giovane –Quanto mi sei mancato, amore della mamma-

-Per favore smettila, cosa ci fai qui? –

-Quanto sei scortese, sono venuta qui dopo che mi hai inviato il messaggio e ho aiutato gli abitanti a curare Kazuha- spiegò lei rilasciando momentaneamente il figlio.

-Kazuha, sta bene? –domandò ansiosa Ran.

-Si tranquilla, sta dormendo in una delle capanne, non c’è niente da preoccupa- si bloccò osservando meglio la giovane.

-Ran? –

La giovane rimase alquanto stupita –S. sì … mi conosce? –

Un sorrisetto apparve sul volto di Yukiko –e come potrei non conoscere la mia futura nuora? –

Sia Ran che Shinichi arrossirono all’istante –MAMMA? –

-O suvvia, non fate i timidi; e ora venite che mi dovete raccontare molte cose- dunque agguantò il figlio e Ran trascinandoli nella sua capanna, lasciando Inuyasha e Kagome da soli.

-è … una forza della natura- commentò Kagome.

-Ah- sospirò Inuyasha –Sarà un miracolo se ne escono vivi-

Kagome rise alzando lo sguardo verso il cielo stellato –Nee, Inuyasha-

-Uh? Che c’è ora? – domandò il demone cane.

-Ti è mai capitato di chiederti cosa sono le stelle? –

Il giovane la guardò dubbioso –sai, il mio nome significa stella- spiegò lei –fin da piccola mia nonna Kaede mi ha sempre detto che ero la luce del clan Higurashi … ma secondo me non è del tutto vero-

-Tua nonna lo avrà detto per affetto- disse Inuyasha.

-Lo so, ma credo che volesse anche darmi un messaggio.

Quando cala la notte, le stelle sono le uniche fonti sempre presenti che illuminano il cielo insieme alla luna, ci scrutano da lontano, ci osservano e ci proteggono-

Si voltò verso Inuyasha –forse da questo punto di vista ha ragione a chiamarmi stella-

Inuyasha rimase basito per qualche secondo, per poi intravedere nuovamente un luccichio rosa sotto la manica sinistra della miiko –non sarà-

-Kagome-

La giovane si voltò notando Naeko –Che ci fai qui? – domandò sorpresa abbracciandola forte.

-aiuto le persone di questo villaggio, puoi stare nella capanna che sto condividendo con Sato è incinta di otto mesi e sono più tranquilla se dormo vicino a lei-

-E suo marito? – domandò Kagome.

-Oh- disse Naeko a disagio – diciamo che il carattere di Sato è peggiorato durante la gravidanza-

Kagome non indagò oltre seguendo l’amica –Ah, Inuyasha … buonanotte-

Inuyasha sorrise anch’esso per poi dire –buonanotte-

Vedendo la miiko allontanarsi, Inuyasha sentì una strana sensazione nel petto –Ah- sospirò –guai a te se osi farmi la morale-

Sbottò lui zittendo la grave voce appena captata nella sua mente –Kiba-

*********************

La cena si era conclusa da un pezzo.

Naruto dormiva beatamente con una bottiglietta di sakè ancora stretta in mano, mentre Sasuke lo strascinava per i piedi fino alla tenda dove avrebbe dormito insieme a lui –avanti zuccone di un Kitsune, collabora-

-Aaahhh, dell’altro sakè per favore- biascicò decisamente sbronzo.

-Ne hai già bevuto troppo come Koga e Jiraiya, stanotte dormiranno al fresco, così imparano a inciuchirsi senza aver mangiato- disse Ayame categorica lasciando il marito a terra mentre lei si dirigeva verso la sua tenda.

Sakura ridacchiò seguendo Tsunade, avrebbe dormito con lei durante il loro soggiorno alla tribù Yoro.

Entrò nella piccola dimora.

Due futon erano sistemati vicini ad un lato della tenda, opposti ad un piccolo scrittoio di legno; al centro vi era un tappetino ottenuto da canne di bambù srotolato a metà con un vaso pieno di frutta su esso.

Tsunade afferrò una cesta posta vicino ai futon dove estrasse dei kimono bianchi –ecco, puoi usare uno di questi per la notte; ti aspetto fuori, quando ti sei cambiata avvisami-

Sakura ringraziò –Ecco-

-Si? – domandò la Miiko –qualcosa non va Sakura? –

-No è solo che … non mi sembra ancora vero tutto ciò- ammise sincera –Siete tutti molto gentili con me e … mi stupisco ogni giorno che passa per come state cercando di non farmi sentire fuori luogo-

Tsunade sorrise teneramente –Non devi ringraziarci, fidati se ti dico che hai la stoffa giusta per diventare un’ottima miiko … non sono l’unica che lo ha notato, anche quel Tengu la pensa come me-

Sakura si sentì leggermente arrossire –Ho conosciuto tua madre e sicuramente sarebbe stata molto orgogliosa di te-

Quelle parole spiazzarono completamente la giovane la quale, dopo qualche secondo di smarrimento, si asciugò le lacrime di gioia che le stavano inumidendo gli occhi.

-Però non sarò un’insegnante facile, sappilo- disse Tsunade –dovrai impegnarti al massimo-

Sakura annuì forte dicendo –ok-

*********************

La testa gli doleva, sarà stato per le ore piccole della sera precedente? Un insistente ronzio continuo che bombardava, quasi esplodeva.

-Ripensaci-

Parole confuse in lontananza, sovrapposte ad un rumore di fulmini.

-Non è necessario-

Aprì le palpebre pesanti, cercando di mettere a fuoco le immagini davanti a sé.

Si trovava nella tenda di Tsunade, voci concitate provenivano dall’esterno.

Sbadigliò e uscì, notando Naruto gesticolare calorosamente di fronte a Sasuke avvolto nel suo mantello nero –Ti ho già detto che ho preso una decisione e non la cambio-

-UUUHHH TEME, ma non pensi che proprio tuo fratello ti ha chiesto di badare a Sakura-chan? –

-Che succede? –

I due si voltarono verso di lei –Perfetto- commentò Naruto –quello che volevi evitare si è realizzato, glielo spieghi tu o glielo spiego io? –

-Naruto di cosa stai parlando? – chiese Sakura ancora confusa.

-Me ne vado-

Sakura gelò al suono di quelle parole.

-Come … Sasuke in che senso? –

-Il signorino qui presenti ci ha tenuto nascosto che Itachi può comunicare con lui tramite lo Sharingan- sbottò Naruto.

-Che cosa? –

Sakura era allibita.

-Non lo sapevo fin dall’inizio, ma a quanto pare grazie al legame di sangue che unisce me e Itachi, lo Sharingan può essere condiviso- spiegò il Tengu.

-Bene, buona notizia … ma sappi che io non approvo per niente quello che stai per fare- Naruto se ne andò lasciando sola Sakura con Sasuke.

Spiegò le ali pronto a spiccare il volo.

-Ehi, Sasuke aspetta … mi vuoi almeno spiegare perché? – Sakura era confusa … non capiva perché stesse facendo ciò.

-Itachi mi ha detto che ha captato la presenza di Naraku- iniziò a spiegare lui –quando ero piccolo ho quasi perso la vista a causa di quel bastardo-

-E con ciò? – chiese lei.

- Ha rubato i poteri a Kanna, raggiunto l’Akatsuki e fatto del male ad un sacco di gente, mio fratello incluso …Non sai quanto desideri fargliela pagare –

Sakura era allibita –Sasuke la vendetta non è mai una buona strada, non ti restituirà quello che hai perso.
Non puoi andartene, non ora … ripensaci forse-

-No-

Disse freddo lui –Non c’è un altro modo-

Sakura tremò al suono di quelle parole, il tono perentorio che aveva segnato il suo “no” non ammetteva repliche.

-Sasuke-kun … io-

-Che c’è? Sei preoccupata? Naruto basta e avanza per proteggerti-

Sakura sgranò gli occhi.

Era quello che credeva? Lei era preoccupata per lui, non per sé stessa.

-Per favore Sasuke, ripensaci … io-

Teneva lo sguardo basso, consapevole che gli occhi rossi di Sasuke erano fissi su di lei; si mordicchiò il labbro cercando di sfogare le emozioni schiacciate nel cuore, quelle emozioni che ormai sentiva da quando lo aveva conosciuto –Io-

Non riuscì a terminare la frase perché percepì lo scuro tessuto del mantello di Sasuke sugli occhi.

-Grazie-

Furono queste le ultime parole pronunciate dal Tengu, prima di sbattere le ali allontanandosi.

Sakura si strinse in ginocchio nel mantello nero, riscoprendo tra le sue pieghe il calore di Sasuke.

Lacrime rigarono il suo viso, le gocce salate le annebbiavano la vista, perse ad osservare quel cielo immenso che aveva, nella sua biancastra luce, inghiottito il suo punto di riferimento.

Si sentiva spaesata, vuota, come un rotolo di pergamena privo di qualsiasi ideogramma, come un fiore solitario che sorgeva dal suolo intorno ad un freddo e bianco manto che circondava il suo cuore.

Sola.

Al freddo.

Privata di quelle fiamme nere, le uniche, in grado di scaldarlo.

-Sasuke-kun-

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Capitolo 30
*** Cap. 29 ***


I passi echeggiavano tetri lungo il corridoio deserto.

Il frusciare delle vesti accompagnato dal luccichio turchese che risplendeva sui marmi.

La figura si fermò scrutando il pendente al collo, sospirò piano pensando –è il momento-

*******************

Hinata, in sella alla sua fedele giumenta bianca, correva a perdifiato per i boschi di Konoha.

Aveva aiutato il più possibile Kikyo e Kaede, ma ora si dirigeva preoccupata verso il clan Yoro.

Poche ore prima aveva ricevuto un messaggio di Sali da parte di Tsunade, informandola dell’imminente partenza di Sasuke.

Sentì un nitrito, la miiko deviò la corsa del cavallo parandosi di fronte al nuovo arrivato.

-Hinata? –

-Ran? Shinichi? Cosa ci fate qui? –domandò incredula.

-Mia madre ci ha chiesto di recarci nelle terre Yoro, e poi Ran si sente ancora in debito con Sakura- spiegò il giovane Kudo.

Ran annuì –Quanto dista l’accampamento principale? –

-Un giorno di cavalcata- rispose Hinata –Procedendo giorno e notte a costo di stremare i cavalli-

-Ci affidiamo alla tua guida allora- acconsentì Shinichi seguendo la giovane.

Lei annuì ricominciando la corsa.

-Spero che Sakura stia bene- pensò la giovane capo clan attivando il potere dei suoi occhi per giungere nei territori demoniaci il più in fretta possibile.

-E non solo- sapeva che l’improvviso allontanamento di Sasuke aveva ferito anche un’altra persona.

-Naruto-kun-

*********************

Montagna Uchiha.

-Uffa, perché ci tocca faticare così tanto? –

Sonoko, armata di stracci e un secchio pieno d’acqua, stava pulendo da ore i corridoi della montagna principale con l’aiuto di Kaito, Gaara e Aoko.

Strizzò il panno fradicio mentre il giovane Kudo lucidava le pentole di Itachi –Sonoko, sai che se non puliamo come si deve la montagna principale, specialmente la cucina, al prossimo pasto Itachi ci cucinerà al posto di riso e stufati-

-Curiosa affermazione ma concordo- disse a quel punto Gaara, impegnato a spolverare gli strati grigiastri posati sui voluminosi manuali di cucina.

Sonoko sospirò rimettendosi all’opera –Come sta Kanna? L’hai controllata poco fa giusto Aoko? –

La miiko annuì –Non preoccupatevi, stava dormendo-

Aoko aveva ottenuto l’incarico da Itachi di aiutare e sorvegliare Kanna, la piccola infondo si era abituata alla sua presenza.

Estrasse da una piega del kimono delle bacchette lignee, utilizzandole per fermare dietro la nuca i capelli castani.

Kaito osservò la ragazza di sottecchi raggiungerlo per aiutarlo –Cosa c’è? – chiese a quel punto la Hyuga sentendosi gli occhi del ragazzo su di sé.

-Niente, quelle bacchette le avevi anche il giorno del nostro incontro- rammentò lui.

-Oh, mi complimento per la buona memoria- ironizzò lei –Sono stupita che tu sia riuscito a notarle data la situazione-

-Ehi, non farmi suonare come un pervertito uomo di mezza età- disse lui di rimando –Me le ricordo per il colore-

-Uh? –

Le bacchette erano semplici e prive di intarsi, presentavano solo dei fiorellini di vetro turchese sulle punte –Hanno lo stesso colore dei tuoi occhi- disse Kaito.

Aoko sentì le guance bollire, affrettandosi a dargli le spalle –B. Baka, non dire sciocchezze-

-Non sto mentendo Aoko, ho un certo talento nel notare i particolari-

I due continuavano a battibeccare sotto lo sguardo dubbioso di Sonoko e Gaara –Qui gatta ci cova caro mio- disse la giovane samurai –non perdono occasione di stuzzicarsi, scommetto quello che vuoi che Kaito, sotto sotto, non le è del tutto indifferente-

Il Kitsune sospirò tornando a pulire il pavimento –Non ci tengo a perdere Aoyama –san-

****************

Montagna Yoro.

-Concentrati Sakura, cerca di far fluire il chakra sulle punte delle dita- la voce di Tsunade echeggiava nella mente di Sakura.

La ragazza era in piedi, un kunai stretto nelle mani, gli occhi chiusi; Ayame e Koga osservavano stupiti l’aura verde che circondava la giovane.

-Confluisci l’energia necessaria e trasferiscila sul kunai-

Sakura mosse le mani sulla lama, inferendo una nebbiolina leggera su essa, si muoveva instabile cercando di circondare l’arma.

D’un tratto si dissolse, e il kunai ritornò come prima.

Aprì gli occhi sconsolata –Sakura sei distratta, a quanto mi ha detto Naruto sei riuscita a dare un pugno carico di energia spirituale ad Itachi, cosa che io non sono mai riuscita a fare in tutti questi anni che lo conosco-

Koga tremò all’udire di quelle parole.

-Ma, non lo avevo fatto apposta- protestò lei.

-A maggior ragione- disse Tsunade –se sei riuscita in un’impresa del genere involontariamente, immagina cosa potresti fare imparando a calibrare il tuo chakra-

La giovane si sedette a terra; sapeva benissimo che era distratta, la sua mente non riusciva a focalizzare.

Sapeva che doveva svolgere quello che le stava chiedendo Tsunade … ma non ne aveva la forza.

-Carro della nebbia in vista! –

Quell’urlo fece alzare i visi delle due miiko, giusto in tempo di notare la presenza del carro demoniaco atterrare al suolo condotto da Shiho.

-Eccoci- disse la Kitsune –Kakashi, Shippo come sta? – chiese preoccupata lei scostando lo shoji notando una piccola palla di pelo ancora con gli occhi che giravano da tutte le parti.

-Credo gli passerà- rispose lui.

Come previsto il piccolo cucciolo aveva sbagliato rotta, allungando la strada per poi atterrare esausto nel mezzo del clan Nara.

-Siamo arrivati con un giorno di ritardo ma poco importa- continuò il samurai scendendo dal carro insieme ad Akai, affidando il malcapitato temerario nelle braccia di Shiho.

-Kakashi-

L’uomo fu travolto da Sakura, abbracciandolo forte –Mi sei mancato-

-Anche tu- disse lui.

-Sarete affamati dopo il viaggio- disse Ayame –venite, vi preparo qualcosa da mangiare-

Naruto avanzò verso il gruppetto –ehilà come ve la passate? Oh, Shiho-chan, come mai quelle medicazioni? Anche tu Akai-

Shiho sospirò prima di rivelare a Naruto la verità.

-CHE? QUEL PAZZO TI HA ATTACCATA DI NUOVO? –

-Sto bene tranquillo, Kakashi e gli altri mi hanno protetta- Disse lei dando Shippo in braccio a Tsunade –è passato ora-

Naruto stava per ribattere ma incrociò lo sguardo di Akai, suggerendogli di non dire altro.

Il Kitsune sospirò –Ah … ci mancava anche questa-

-Cambiando argomento- disse a quel punto Kakashi –dov’è Sasuke? Non l’ho ancora visto-

Un’improvvisa tristezza velò il volto di Sakura e Naruto, guardandosi prima di rivelare a Kakashi la verità.

****************

Appoggiò sul tavolino la ciotola mezza vuota, Sakura stava mangiando da sola con Kakashi nella sua tenda –Capisco- disse lui –beh, la cosa non mi sorprende, devo essere sincero-

Sakura teneva lo sguardo basso, pieno di preoccupazione e tristezza.

Naruto le aveva spiegato a grandi linee quello che era successo anni prima, il tradimento di Naraku e Kagura, la quasi perdita dei poteri; Sakura non poteva immaginare quanto straziato fosse l’animo del Tengu, quante volte avesse pianto o meditato vendetta nelle penombre della sua montagna.

Non poteva capire tutto ciò; nonostante tutto sentiva il bisogno di alleviargli questo peso per quanto le fosse stato possibile, aiutarlo, non a dimenticare quegli scempi, ma ad imparare da essi.

Sentiva un vuoto al petto da quanto Sasuke non c’era più, ragion per cui faticava nel concentrarsi su altro.

Kakashi aveva intuito che la partenza dell’Uchiha aveva scaturito una chiusura emotiva nella ragazza.

-Ti ricordi l’ultima volta che abbiamo mangiato da soli noi due? – domandò lei ad un tratto.

-È stato 10 giorni fa, prima che Gin mi attaccasse al pozzo e prima che scoprissi tutta la verità sul mio conto-

-Me lo ricordo- annuì lui.

Delle lacrime iniziarono a rigare il volto della ragazza –ti avevo domandato dei miei genitori, su come si amassero e cosa significava quella strana parola a me sconosciuta-

Kakashi sgranò gli occhi incredulo, capendo al volo quello che voleva dirle la ragazza –io … Kakashi, perché non mi hai detto che può fare anche male? Perché una cosa così bella come l’amore può ferire a tal punto? –

Kakashi la abbracciò, tutto si poteva immaginare tranne che Sakura si fosse innamorata di Sasuke, e l’esperienza gli suggeriva che non era una semplice cotta, ma un legame profondo che, persino a sua insaputa, si era coltivato nel tempo.

-Ah, Sakura, Sakura … non immaginavo che le mie parole si avverassero così presto-

Poco distante Naruto aveva origliato la conversazione, ricevendo la conferma che ormai sospettava da giorni –Teme- pensò –Questa volta l’hai combinata proprio grossa-

********************

Calpestò il selciato di quello che ormai era diventato un campo di battaglia.

Era passato un intero giorno da quando Naraku aveva iniziato a tendergli trappole per i territori di Konoha.

Itachi sperava, infondo, che il suo vero corpo, rinchiuso da qualche parte nel nascondiglio dell’Akatsuki, si stancasse presto di utilizzare il Rinnegan.

La sagoma del demone corvo apparve tra i nuvoloni di polvere –sei fuori allenamento Itachi, è un vero peccato che tu debba mettere in pratica i tuoi ricordi di combattimento proprio ora-

Strinse gli occhi accigliato –quel maledetto sapeva che presentandosi come copia del Rinnegan non avrei potuto utilizzare lo Sharingan su di lui-

Si sentiva decisamente più a suo agio nel macchinare alle spalle dei combattenti, ma non si era del tutto dimenticato gli attacchi base, la prova erano i segni rossi presenti sulle braccia di Naraku.

Nonostante usasse una copia di sé, se viene ferita anche il suo corpo originale ne risente.

I lunghi capelli dei due demoni ondeggiavano al vento, gli occhi concentrati sull’opponente pronti per scagliare l’ennesimo attacco, quando un lacerante stridio ruppe il silenzio.

Un fulmine azzurro colpì il braccio di Naraku, costringendolo ad indietreggiare.

Il demone si toccò l’epidermide ferita, mostrando un divertito ghigno alla persona apparsa di fronte a lui.

-Sasuke-

-Che accidenti ci fai qui? – domandò Itachi stupito.

-Combatti contro questo bastardo da solo e ti aspetti che me ne stia buono e tranquillo pensando ad altro e non a quello che stai passando? –

-Si- disse lui.

-Dovevi ascoltare tuo fratello mio caro, la tua presenza qui mi dà campo libero al mio vero obiettivo- disse lui –prima di andarmene ti dico solo una cosa; mai lasciare l’agnellino incustodito-

Dunque sciolse la visione del Rinnegan.

-Maledizione- imprecò Itachi –Ho quasi esaurito l’energia demoniaca per sfinirlo, se fossi restato dov’eri te lo avrei detto-

-Che cosa intendi? Quando mi hai contattato dicendo che stavi combattendo con Naraku ho solo pensato ad aiutarti-

-E lo capisco, ma non hai pensato che l’attacco a me poteva essere solo un diversivo per farti allontanare dal loro vero obiettivo? –

Lui sgranò incredulo gli occhi –Sa. Sakura? –

-Esatto, hanno rapito Kazuha per metterci fuoristrada, sapevano che Heiji si ritira nella montagna Uchiha a meditare e molto probabilmente, avvertito del rapimento si sarebbe recato il più in fretta possibile nel clan Toyama passando per il lago Oto, confine tra tre clan-

Sasuke non poteva crederci.

–Inseguito- continuò Itachi -lo hanno tenuto d’occhio ipotizzando che avrebbe incontrato gli accompagnatori di Sakura ovvero te e Naruto; l’attacco a me e Shiho era servito per farvi allontanare da lei
-Shiho? L'hanno attaccata? - chiese Sasuke.
-Si- rispose Itachi -Fortuna che Naruto non ha scoperto di Gin, altrimenti si sarebbe precipitato pure lui altrove;
ma quello che non si aspetteranno mai, è che fortunatamente, qualche giorno fa ho intuito i loro scopi-

-Devo tornare immediatamente dagli Yoro-

-Si, per la precisione da Sakura-

-Itachi-

-Senti Sasuke- disse lui –prima di andare fammi spiegare un’ultima cosa-

-Ovvero? –

Il capo clan si sedette, rivelando le spirali dello Sharingan.

Fissò il fratello negli occhi trasmettendogli, grazie al legame di sangue che li unisce, immagini precise.

Sasuke si toccò gli occhi doloranti, che iniziavano a sanguinare; immagini su immagini gli scorrevano nella mente.

Mentre un’accecante luce verde illuminava quella che, all’apparenza sembrava la loro montagna coperta di neve.

 –Ehi, era davvero necessario? – Chiese riuscendo a rompere la visione.

-E così siamo a due- Sasuke lo guardò stupito –Due persone che rompono lo Sharingan da soli-

Il minore degli Uchiha strabuzzò incredulo gli occhi, ora capiva.

Capiva perché lo aveva contattato con lo Sharingan, capiva perché aveva usato l’ipnosi prima su Sakura e poi su di lui, capiva che suo fratello era un dannatissimo genio che preferiva addossarsi mille fardelli per il bene degli altri.

-Stai qui e riposa- gli ordinò Sasuke spiccando il volo.

*******************

Territori clan Toyama.

Era miracolosamente riuscita a convincere Sesshomaru al ritardare di un paio di giorni il rientro alla montagna Uchiha.

Sebbene le rivelazioni fatte dal demone, voleva verificare se anche il secondo tempietto era nelle stesse condizioni.

Si erano fermati per raccogliere cibo, e ora stava ispezionando il sottobosco alla ricerca di qualche fungo.

Sesshomaru era rimasto con Ah-Un, aspettando il ritorno della ragazzina.

Alzò lo sguardo al cielo, captando l’energia demoniaca del palazzo No Taisho.

-Si è allontanato dalla montagna Uchiha- notò sorpreso.

Kiba non gli aveva comunicato più niente e, detto in tutta sincerità, lo stupiva parecchio che suo padre avesse deciso di vagare a caso per il territorio.

All’improvviso le sue narici sensibili percepirono un’allarmante odore.

Si voltò di scatto, il ferroso e caldo odore di sangue umano.

-Rin-

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Capitolo 31
*** Cap. 30 ***


Villaggio marino.

-Issa la rete Chiba- urlò Takagi spingendo la barca a riva.

I pescatori si apprestavano ad uscire dalle acque carichi di pesce, Inuyahsa era sdraiato a prua di una barca ancorata a riva, i piedi incrociati e lo sguardo ambrato rivolto verso l’accecante sole estivo.

Lasciava che la brezza marina gli solleticasse la pelle, nonostante il forte odore salmastro che gli invadeva le narici sensibili riuscì a captare un preoccupante odore in lontananza.

Si alzò di scatto scendendo a riva –Uh, Inuyasha qualcosa non va? – chiese Chiba mentre spostava i pesci in alcuni secchi di legno.

-Purtroppo si- fu la concisa e breve risposta carica di preoccupazione.

******************

Stava percorrendo l’intera vallata insieme ad Ah-Un sperando che il suo fiuto si era sbagliato.

Quella era la prima volta che sarebbe stato ben felice di commettere un errore, eppure sapeva che non era possibile sbagliarsi.

Scostò rami, incurante dei possibili tagli che procuravano alla sua veste.

Volava veloce, il fiuto demoniaco stava impazzendo mano a mano che si avvicinava alla meta.

Sesshomaru arrivò ad un piccolo spiazzo erboso e fu in quell’istante che i suoi sensi si attivarono al massimo.

I muscoli pulsavano, la mascella digrignata, e lo sguardo fisso su di lei.

Rin, giaceva a terra in una pozza di sangue.

Si avvicinò di scatto, incurante dell’olezzo ferroso che impregnava le vesti della giovane Nara.

Mosse la mano sul collo, sentì i battiti del cuore.

Deboli, ma era ancora viva.

Sospirò cercando di capire chi era quello scempio immondo che aveva osato farle questo, notò che perdeva sangue dal ventre, dove vi era un profondo taglio circondato da un’aura nera.

-Kagura- bofonchiò a denti stretti consapevole che sarebbe stato capace di uccidere il primo malcapitato che gli sarebbe apparso sotto gli occhi.

Prese Rin in braccio, non aveva tempo da perdere.

-Sessh-

Sgranò gli occhi sentendo la debole voce della ragazza –Sesshomaru … non dimen-

Il demone cane captò il messaggio incompiuto –Non preoccuparti Rin- pensò lui alzandosi in volo verso il palazzo di suo padre –Non permetterò che tu muoia; non dimentico-

********************

Era successo 6 anni prima.

Rin aveva 15 anni e suo padre era morto dopo una lunga malattia che lo aveva visto costretto ad abdicare in favore di Shikamaru.

In tutti i clan umani era lutto nazionale, ma essendo Asuma amico di suo padre, anche lui era stato trascinato al funerale in quanto figlio maggiore.

Non amava particolarmente essere lì presente, con gli sguardi degli umani che ritenevano la longeva esistenza dei demoni contro natura.

Le miiko le veneravano e loro li cacciavano e li ripudiavano, un controsenso che faceva odiare ancora di più il gene umano a Sesshomaru.

In quella marmaglia di gente, però, captò una traccia famigliare, proveniva da una delle stanze laterali alla sala imperiale.

Si avvicinò cauto intravedendola nella penombra.

Il salato odore delle lacrime mischiato a quello dolce della sua pelle.

Piangeva incessantemente, stretta nel verde kimono di famiglia, i capelli spettinati e sciolti molto più lunghi rispetto a quando l’aveva vista l’ultima volta.

-Rin-

Lei sobbalzò cercando di ricomporsi –Sesshomaru-sama, cosa ci fate qui? –

Avanzò piano riuscendo a scrutare i lineamenti del suo viso illuminati dalla fioca luce delle candele.

Erano passati due anni, il tempo aveva trasformato quella monella tredicenne in una giovane donna; la vide strofinarsi gli occhi arrossati dal pianto –Non doveva disturbarsi per venire-

-Infatti non l’ho fatto, ho accompagnato mio padre, ora starà parlando con i tuoi fratelli-

Rin annuì, doveva aspettarselo, quando mai il grande Sesshomaru no Taisho si disturba a visitare dei clan umani?

-Non dovreste raggiungerlo? – domandò a quel punto lei.

-No- rispose Sesshomaru incrociando lo sguardo dubbioso di Rin –ti ho già detto che l’ho soltanto accompagnato, non ha bisogno di me-

-Ma … perché siete venuto qui? – domandò lei, mentre cercava di trattenere ulteriori lacrime.

-Sapevo che eri qui-

La giovane sgranò gli occhi umidi, i singhiozzi ricominciavano a farsi sentire, d’impulso si lanciò contro il demone cane abbracciandolo.

Sesshomaru rimase stupito da quel gesto, perché lo aveva fatto? Si era rinchiusa a piangere da sola, lontana dai propri cari, eppure …

-Per favore Sesshomaru –sama- disse lei –so che voi demoni avete una vita più longeva della nostra, so che vedete passare gli anni come se fossero giorni, io sono solo un’umana quindi, la prego, quando morirò-

Al suono di quelle parole Sesshomaru gelò, aveva ragione, lei era umana, sarebbe stato molto più semplice non lasciarsi ulteriormente coinvolgere … eppure le parole che seguirono lo fecero desistere.

-Non dimenticatevi di me-

Rimase fermo per qualche secondo, per poi appoggiare la mano sinistra sulla sua testa, in un muto segno di consenso.

***********************

Continuava a volare con la ragazza stretta tra le braccia, Ah-Un dietro di lui lo seguiva in silenzio, quasi ipotizzando la situazione.

La pelle della ragazza era fredda, il braccio sinistro veniva mosso dalla forza del vento, privo di qualsiasi volontà.

Ma era viva, Sesshomaru sentiva il fievole battere del suo cuore, sentiva che era sempre più debole, ragion per cui doveva affrettarsi.

Spaccò una nuvola, ritrovandosi nell’ampio cortile di fronte a casa sua; spalancò il portone d’entrata, percorreva i vasti corridoi del palazzo seguendo con l’olfatto la traccia della madre.

Come previsto la trovò nelle sue stanze.

Due locali comunicanti; uno che ospitava il letto a baldacchino e gli armadi pieni zeppi di vistosi kimono, l’altro era una piccola saletta quadrata, due divanetti ad angolo di fianco ad una finestra.

La nobile si voltò verso di lui –Figlio mio, cosa ci fai qui? –

Sesshomaru stese Rin sul tavolo al centro della sala, alzò le iridi verso la madre, ora sfavillanti con riflessi aranciati, pronte a bruciare d’ira.

-Salvala-

La madre alzò contrariata un sopracciglio –Che curiosa richiesta da parte tua, sei conscio di quello che mi chiedi vero? - Domandò lei alzandosi.

Il figlio continuava a fissarla.

-Sesshomaru, come ti ho già detto non-

-Salvala-

Ripeté lui conciso, alzò una mano ferendosi il palmo con un artiglio.

-Ora-

La madre sospirò avanzando verso Rin, le toccò il polso constatando che il battito cardiaco era sempre più debole; si tolse la collana posizionandola al collo della giovane Nara.

-Se è questo ciò che vuoi, ma non sprecare questa opportunità-

Sesshomaru mosse l’arto verso la pietra, le gocce di sangue scesero sulla montatura di ottone, colando in intarsi che recitavano la scritta “Zaffiro di Inazami” meglio noto come Zaffiro dell’aldilà.

Un’accecante luce blu si propagò per la sala, il corpo di Rin iniziò a pulsare mentre le tracce ematiche sulla pancia si ritiravano.

Rumiko osservò il figlio avvicinarsi alla giovane –Chi l’avrebbe mai detto- pensò –che un demone come lui sarebbe stato capace di salvare la vita di un’umana-

Sospirò -Sesshomaru le stai offrendo un’altra opportunità, una seconda vita che sarà incatenata per sempre a te.
Sei consapevole che se verrai ferito si ferirà anche lei? Se tenteranno nuovamente di ucciderla morirai anche tu-

Il figlio la guardò –Sarete una cosa sola d’ora in poi-

La luce blu affievolì d’intensità, l’unica traccia dell’aggressione a Rin era lo squarcio sul kimono che lasciava intravedere la pelle nuovamente rosea, il respiro era tornato regolare così come i battiti del cuore.

Sesshomaru si appoggiò al tavolo osservandola –la porto in camera mia-

-Sesshomaru, dimentichi forse che per salvarla le hai donato anni della tua vita? Devi riposare anche tu.
Non preoccuparti per lei, costringerò tuo padre a dormire sul divano per un po’ di tempo … ne sarà ben felice-

Lui annuì uscendo dalla sala, la madre aveva ragione doveva stare attento.

Una ferita più grave del solito o uno stato di malessere d’ora in avanti avrebbe colpito anche Rin … e questo non poteva permetterlo.

*******************

Montagna Yoro.

Shiho era appoggiata ad una roccia, lo sguardo perso nel vuoto mentre rigirava una margherita tra le mani.

Non riusciva ad andare da nessuna parte senza Naruto che la osservava in continuazione.

Dopo avergli rivelato dell’attacco di Gin, si stava comportando come un vecchio asfissiante.

Sospirò alzando gli occhi, sobbalzando nel ritrovarsi il viso di Akai poco distante –Che, che ci fai qui? –

Domandò decisamente a disagio.

-Naruto ti stava disperatamente cercando, quindi mi sono offerto di farti da guardia siccome lui deve proteggere Sakura, ora che Sasuke è andato via-.

Lei annuì, lasciandolo sedere al suo fianco.

-Temi che Gin possa tentare nuovamente di rapirmi? – domandò seria.

Akai la guardò.

Si vedeva che stava soffrendo, nel corpo aveva un insieme di emozioni che non la lasciavano tranquilla.

-Non è da escludere- rispose lui.

La sentì tremare –se ciò dovesse veramente succedere, lasciami a lui-

Akai sgranò incredulo gli occhi –Cosa? –

-Hai capito bene, la mia esistenza sta soltanto recando danni a molte persone … è meglio così-

Stava ricominciando a piangere.

-Se Gin dovesse tornare devi promettermi che, umpf-

Quella frase non venne mai conclusa, soffocata dalle labbra del Tengu su quelle della Kitsune.

Shiho si irrigidì –Che sta facendo? – pensò cercando di allontanarsi.

Sentì la mano di Akai sfiorarle i capelli, un caldo contatto che la cullò dolcemente, spingendola a ricambiare il bacio.

Il Tengu si allontanò osservando la ragazza, rossa fino alle punte delle orecchie –Ascoltami, io non ti prometto un bel niente.
Non potrei mai permettere che sacrifichi la tua vita per uno sfizio altrui, Shiho tu meriti di vivere, devi avere la forza di alzarti e lottare … non per gli altri, ma per te stessa-

Shiho lo guardava incredula trattenendo a stento le lacrime, si sentì avvolgere dall’abbraccio di Akai mentre gli sussurrava –Ti proteggerò sempre-

********************

Volava veloce, gli occhi rossi scrutavano la pineta sottostante che scorreva sotto i suoi occhi.

Le ali spiegate sbattevano forti, tagliando masse d’aria che spingevano le ciocche nere sul viso.

Sasuke non badava all’afa o allo sforzo che subivano i muscoli del suo corpo, schiena inarcata, addome contratto e le gambe tese per volare più velocemente.

I pugni ancora serrati per la rabbia, sentiva Chidori fremere e sbattere contro la coscia.

Intravide le acque del lago Oto, circondate da una nebbiolina leggera.

Era quasi giunto a destinazione.

Corrucciò le sopracciglia corvine, il vento smosse le ciocche dagli occhi rivelando il simbolo dello Sharingan.

-Sakura-

**************************

Sentiva un forte mal di testa.

Subito dopo aver mangiato con Kakashi aveva avvertito una morsa penetrante alle tempie.

Aveva deciso di passeggiare nei pressi dell’accampamento, recandosi vicino al laghetto con la piccola cascata.

Camminava piano, stretta nel mantello di Sasuke.

La rendeva meno triste averlo lì con lei, ricordava i tempi passati insieme mentre si avventuravano verso il clan Yoro.

Involontariamente sorrise.

Fu in quell’istante che vide un’ombra vicino a lei, si voltò sgranando stupita gli occhi nel vedere un Tengu poco distante, guardarla minacciosi.

-Naraku-

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Capitolo 32
*** Cao. 31 ***


Aveva deciso di assistere Akai durante gli allenamenti, il Tengu infatti intendeva rimettersi in forze al più presto, allenandosi con il suo amato arco.

Shiho stava sistemando dei bersagli con l’aiuto di Koga.

-Li sistemiamo su questo albero a diversi livelli, per terra, al centro del tronco e ai rami- spiegò Koga –Shiho tu sistema quelli più in basso, per i bersagli più in alto ci penso io-

Shiho ascoltava concentrata, poco distante Akai misurava la lunghezza delle frecce datole da Ayame e controllava le condizioni delle punte quando, di sfuggita, colse un luccichio lontano.

Sebbene fosse un mezzo demone i suoi occhi non erano del tutto privi delle capacità oculari del clan Uchiha, ragion per cui scagliò una freccia all’istante.

-Ehi, ti avevo detto di aspettare- protestò Koga –ohi, Shiho cos’hai? –

La Kitsune gli aveva afferrato il braccio, gli occhi fissi a terra spaventati e prossimi al pianto –Abbassati- disse lei trascinando da un lato il demone lupo prima di intravedere un’ombra fin troppo famigliare emergere dalla boscaglia.

-Gin, non ti arrendi mai- commentò Akai.

Le braccia erano in tensione, pronte a scoccare un’ulteriore freccia se solo quel criminale avesse cercato di ferire nuovamente Shiho.

Gin ghignò avanzando, Akai poté notare la presenza di una medicazione improvvisata sulla spalla, probabilmente la ferita inferta da Kakashi era più profonda del previsto.

Gli occhi del samurai si spostarono verso Shiho, ancora a terra vicino a Koga –ci si rivede, Shiho-

Lei espirò piano, intravide le dita delle sue mani tingersi di arancione, sentiva il fuoco fatuo dentro di sé pronto ad esplodere … tuttavia stava cercando di contenerlo, c’era Koga lì con lei e non voleva che si facesse male.

Al tempo stesso sapeva che Akai non avrebbe mosso un muscolo fintanto che lei sarebbe rimasta lì.

Per una frazione di secondo le venne l’idea di spingere Koga da parte e arrendersi.

Dopotutto era lei che voleva no?

Koga non c’entrava nulla, era solo lei il problema.

“Tu meriti di vivere”

All’improvviso le tornarono in mente le parole pronunciate da Akai, aveva ragione, non poteva arrendersi.

Alzò lo sguardo verso di lui, aveva una paura tremenda ma voleva combatterla.

Alzò le mani emanando delle fiamme fatue –Ohi Shiho stai attenta- disse Koga.

La fiammata colpì l’arto di Gin, sentì un mugolio contrariato vedendolo allontanarsi di qualche passo e fu in quell’istante che si rese conto di esserci riuscita.

Non capiva come ma quell’attacco lo aveva scagliato volontariamente, e la vegetazione era ancora intatta.

-Brava Shiho- pensò Akai alzandosi in volo per colpire Gin, ma il samurai, passata la sorpresa avanzò nuovamente verso la ragazza.

Shiho a quel punto si paralizzò, aveva avuto fortuna una volta, ma non pensava di poter scagliare altri attacchi.

A quel punto successe l’imprevedibile.

Un Geta colpì l’arma, intrappolando la lama tra le due protuberanze lignee sotto la suola.

Shiho sgranò incredula gli occhi trovandosi di fronte Ran, mani a terra che, con un solo calcio in pancia, riuscì a scaraventare Gin a qualche metro di distanza.

La giovane Mori si rialzò e sguainò una Katana parandosi di fronte alla Kitsune –Non preoccuparti Shiho, non gli permetterò di torcerti neanche un capello-

-Ran? Cosa ci fai qui? – domandò incredula.

-Mi sentivo in debito nei confronti di Sakura, sembra proprio che sia arrivata in tempo-

Gin afferrò la propria Katana pronto a combattere contro di Ran, ma non si accorse di un ringhio minaccioso alle sue spalle.

Si voltò appena, costatando la presenza di un’ombra lupo poco prima che digrignasse la mascella per piantare i denti affilati nella carne della sua spalla.

Urlò, cercando di staccare l’ombra dall’arto.

Si inginocchiò premendo con forza la ferita, quando vide una figura avvicinarsi.

-Jiraiya-

*********************

Naruto correva insieme a Tsunade e a Kakashi, aveva captato una presenza demoniaca di un demone corvo e, dall’odore, non era Sasuke.

Correva come se non ci fosse un domani … doveva arrivare per forza in tempo.

*********************

Indietreggiò ansimando.

Anche se a fatica stava cercando di non mollare, tenendo testa al demone corvo; tuttavia sentiva la sua energia spirituale esaurirsi.

Aveva recentemente imparato a captare quanto chakra avesse in corpo, purtroppo non era ancora riuscita a gestire bene gli attacchi.

Naraku si avvicinò ghignando –Per una miiko novellina non te la cavi male, te lo concedo; tuttavia non hai abbastanza chakra rimasto per sperare di continuare a bloccare i miei attacchi-

Sakura fece una smorfia, aveva ragione.

-Certo è un peccato arrendersi dopo tutta questa fatica non trovi? –

Sakura capì che voleva estenuarla, spingerla a combattere fino a quando l’ultima goccia di energia si sarebbe esaurita –Non ti riguarda- rispose.

Naraku ghignò l’ennesima volta –Forse, ma i tuoi baldi accompagnatori non la pensano così … per chi è rimasto ovviamente-

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Vide Naraku scagliargli addosso un Kunai, lei rimase ferma fino a quando il pugnale non fu abbastanza vicino per afferrarlo decisa con la mano destra.

L’arma si sporcò col suo sangue, alzò furente gli occhi che brillavano di luce verde –Non osare-

Delle linee nere, le stesse manifestatasi per la prima volta durante la visione di Itachi, comparvero sulla sua pelle; Sakura sentì l’aura demoniaca di Naraku fuoriuscire dal pugnale, sfruttò dunque il contrasto con i propri poteri spirituali per manifestare una luce verde che avvolse il kunai.

Naraku fu colto di sorpresa nel vedere dei flussi di chakra circondare l’arma –Non osare parlare male di Sasuke! -

Scagliò il kunai verso di lui, intriso di energia spirituale; l’attacco fu inaspettato e fulmineo, riuscendo a sfiorare il braccio del Tengu, per poi conficcarsi in un albero.

L’aura verde continuava a circondare la ragazza, cicatrizzando la ferita sulla mano inferta dal kunai.

-Eh- sogghignò lui toccando le vesti strappate –Bella sorpresa-

-Sakura-chan-

A quel punto la ragazza si voltò notando Naruto correrle in contro –Cosa fai? vai via-

Naraku approfittò della distrazione di Sakura per colpirla in pieno petto con una massa di aura nera.

-Ah! - sentì la schiena battere contro il tronco di un albero, le sue mani vagavano nell’oleosa sostanza cercando di liberare il collo.

-Fuoco fatuo arancione! –

Naruto scagliò le fiammate verso la sostanza, bruciando la nera massa informe.

Dovette però bloccarsi, notando la vicinanza col corpo di Sakura.

-Eh, che c’è volpacchiotto, tutto qui? – lo schernì Naraku.

-Zitto bastardo- disse Naruto.

Tsunade creò un talismano bianco scagliandolo verso la ragazza, ma si disintegrò prima di raggiungerla.

-Non sono così stupido da fronteggiare una Miiko del tuo calibro senza un po’ di protezione di vantaggio- disse Naraku – Grazie a Kaguya nessuna miiko mi può attaccare, ovviamente tranne Sakura perché, purtroppo, la sua energia spirituale è ancora sconosciuta.
Solo una forza demoniaca può liberare la ragazza … un vero peccato-

Kakashi guardò Naruto, lo sguardo furente puntato verso Naraku, i pugni stretti.

Esistono tre tipi di fuoco fatuo che i Kitsune possono controllare:

Fuoco fatuo verde, si potrebbe definire il “modello base”, anche cuccioli molto piccoli riescono a maneggiarlo.

Fuoco fatuo arancione, le fiamme più distruttive che vengono, solitamente, usate negli attacchi.

Fuoco fatuo blu, il più raro, pochissimi riescono a maneggiarlo.

È una forza simile al chakra spirituale, provenendo da un totale equilibrio tra mente e spirito; le sue fiamme riescono a bruciare qualsiasi cosa.

I Kitsune sono demoni molto legati al fuoco, tuttavia, queste fiamme blu funzionano anche nei pressi di un corso d’acqua, elemento all’opposto che rende quasi ogni attacco inutile.

Quelle fiamme sarebbero state capaci di liberare Sakura, ormai svenuta a causa della morsa esercitata dal demone.

Purtroppo Naruto non era in grado di maneggiarle, solo i suoi genitori, in quanto capi clan, ne erano capaci … nemmeno Tooru aveva risvegliato quel fuoco.

Fin da piccolo, Naruto credeva fortemente nel poter risvegliare le fiamme blu, così suo padre sarebbe stato fiero di lui e un giorno, Naruto Uzumaki sarebbe diventato il nuovo capo del suo clan.

Naruto lo sapeva bene, che i suoi erano sogni forse irraggiungibili, eppure ci sperava fino all’ultimo.

-E così è questo il tuo desiderio? –

Il giovane demone sussultò sentendo una strana voce rimbombare nella sua mente.

-Vuoi risvegliare le fiamme blu? Che moccioso insolente, credi che la tua forza di volontà sia sufficiente? –

La voce era rauca e riecheggiava come un eco in una grotta ghiacciata, le parole che usava sembravano lame taglienti pronte a dilaniare la sua volontà.

-Sei consapevole del potere che risiede in quel fuoco vero? Non puoi possederlo senza aver capito te stesso, senza sapere cosa vuoi veramente, resteranno a marcire in un angolo del tuo spirito-

Naruto non capiva a chi appartenesse quella voce, era rimasto fermo ad occhi sgranati, ascoltando quelle pazze verità, non accorgendosi che Naraku gli aveva scagliato un attacco.

-Naruto, attento! - urlò Kakashi.

All’improvviso un’accecante luce bianca apparve di fronte a lui e, quando svanì, notò un corpo a terra, poco distante da lui.

La massa informe scagliata da Naraku macchiava la sua veste bianca, ora bloccata al suolo.

I capelli scuri sparpagliati a casaccio, mentre le mani cercavano disperatamente di aggrapparsi a quella viscosa sostanza che la stava indebolendo.

-Ma guarda, un altro pesciolino è caduto nella rete- scherzò Naraku.

Naruto guardava incredulo la giovane –Hinata? –

**********************

Jiraiya aveva inseguito Gin per una buona parte della foresta, lo aveva sorpreso il suo movimento fulmineo.

Non se lo sarebbe mai aspettato che, ferito com’era, sarebbe riuscito a schivare i colpi di Ran per poi fuggire.

Ritornò alla piana, Akai era appena atterrato e si era precipitato da Shiho, Shinichi arrivò in quel momento in sella ad Ai –Cavoli Ran, la prossima volta non scendere dal cavallo in corsa-

-Se non lo avessi fatto Shiho avrebbe corso dei grandi rischi- ribadì la giovane Mori convinta.

Shiho sorrise, le aveva veramente salvato la vita.

A quel punto un’ombra attraversò la vallata, coprendo il sole.

-Uh, una nuvola? – si interrogò Jiraiya

Il gruppetto alzò gli occhi al cielo, restando basiti nel comprendere che quell’ombra, non era affatto una nuvola.

*************************

Naruto era rimasto a fissare la giovane Hyuga sconvolto, si era inginocchiato al suo fianco preoccupato –Hinata-chan-

Lei sorrise appena –Non preoccuparti Naruto-kun, pensa a Sakura-

Alla vista di Hinata, debole e ferita, Naruto sentì il proprio sangue ribollire nelle vene.

Una fitta allo stomaco, sentiva un bruciore incontrollabile alle mani pronto ad esplodere.

-Ora hai capito cosa vuoi veramente? –

Quella voce riecheggiò nuovamente nella sua mente, gli occhi azzurri brillarono famelici.

Kakashi e Tsunade indietreggiarono a causa della forte aura demoniaca emessa da Naruto –Cosa sta succedendo? – si chiese Kakashi intravedendo la sagoma di un gigantesco Kitsune a nove code circondare la figura del demone.

-Naraku-

Sibilò Naruto, del fumo usciva dalla sua bocca, una luce aranciata appariva a circolo all’altezza del suo addome –Per aver ferito Sakura-chan e Hinata che ha tentato di proteggermi …-

Alzò gli occhi, dritti verso il demone, ora avvolte da una fiammella che avvolgeva le sue iridi –Non ti perdonerò mai-

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Capitolo 33
*** Cap. 32 ***


Naraku era rimasto basito nell’osservare delle fiammate di colore blu divampare dal corpo di Naruto.

Si muovevano in circolo, velocemente, espandendosi attorno alla sua figura.

Il fuoco fatuo arrivò a Sakura e Hinata, sciogliendo la loro prigione come ghiaccio sotto il sole estivo, senza ferirle.

Hinata tossì piano cercando di alzarsi con l’ausilio dei gomiti, mentre Sakura giaceva ancora svenuta appoggiata al tronco dell’albero.

I cristallini occhi di Hinata guardarono Naruto –Ce l’hai fatta- pensò lei vedendolo ritirare il fuoco.

-Naraku, ascoltami bene; io non permetterò mai né a te, né a nessun altro membro dell’Akatsuki di torcere un solo capello alle persone a me care, le proteggerò con tutte le mie forze-

Hinata arrossì leggermente al suono di quelle parole.

Naraku era rimasto impietrito, non avrebbe mai immaginato che risvegliasse l’ultimo fuoco fatuo.

Solo un Kitsune su 100 ci riusciva, come faceva lui, un semplice demone di 5 code a possedere una tale forza? Come?

Aveva riconosciuto perfettamente l’aura apparsa intorno a Naruto poco prima di scagliare de fiammate, era quella della personificazione demoniaca dei demoni volpe, Kurama.

Il fatto che persino lui aveva approvato e riconosciuto la forza di quel moccioso, lo infastidiva.

Era una cosa allarmante per l’Akatsuki.

Spiegò le ali avvicinandosi a Sakura –Devo portarla immediatamente a Kaguya, non c’è tempo da perdere-

-No!! – Urlò Naruto avvicinandosi, ma si bloccò.

Una strana aura era apparsa intorno alla ragazza che, lentamente, stava aprendo gli occhi.

Naraku allungò una mano verso Sakura, ma si fermò, bianco come un cencio, nell’intravedere gli occhi verdi della miiko segnati da tre spirali nere.

-No non può essere, non è possibile-

Fu costretto a ritrarsi quando, a contatto con la sua aura, dal corpo della ragazza si sprigionarono scariche elettriche potentissime.

Naruto sgranò incredulo gli occhi a quella vista, ghignò all’udire un gracchiare di falchi … quel potere lo avrebbe riconosciuto tra mille altri.

Un fulmine colpì l’albero dietro la giovane Haruno, i presenti furono costretti a chiudere gli occhi a causa di un’ingente quantità di polvere sollevata dopo l’attacco.

Quando le nuvole grigiastre si diradarono intravidero una scena che mai, avrebbero scordato.

Accanto ai resti bruciati dell’albero era apparso Sasuke, accucciato a terra, Chidori sguainata; gli occhi rossi parevamo fameliche fiamme capaci di divorare l’anima, l’aura demoniaca al massimo, causando piccoli movimenti d’aria intorno a lui, i muscoli ancora contratti a causa della fatica, deducibile anche dalle goccioline di sudore che solcavano la pelle del collo giù fino al petto per poi sparire dietro lo scuro tessuto del kimono.

I capelli corvini spettinati, le sopracciglia corrucciate e la mascella digrignata, le ali erano leggermente piegate a circoli, quella destra ospitava il corpo di Sakura, occhi socchiusi con le manifestazioni demoniache dello Sharingan impresse sulle iridi.

La dondolava come una culla, spingendola a sedersi sul ginocchio piegato del Tengu.

Ancora stordita scivolò dolcemente contro il demone, la testa rotolò di lato mentre le labbra socchiuse sfioravano la diafana pelle di Sasuke.

-Tz, ci si rivede a quanto pare- commentò Naraku.

-Maledetto bastardo, come hai osato farle questo- ringhiò non cercando di nascondere l’irritazione e lo sguardo assetato di vendetta che segnava i suoi occhi sanguigni.

-Ohi Teme! Tu e il tuo tempismo! Guarda che anche Hinata è ferita- sbraitò Naruto non accorgendosi dell’espressione imbarazzata apparsa sul volto della giovane Hyuga.

-Non ho voglia di litigare con te testa quadra, in questo momento sento Chidori fremere di affondare la sua lama nella carne di questo traditore bastardo- bofonchiò lui a denti stretti.

Tsunade era allibita, non capiva cosa stava succedendo.

Lo sguardo del Tengu era fisso sulla preda, sentiva l’aura demoniaca scorrergli nelle vene, pulsava e fremeva di essere liberata.

-Sasuke-kun-

Le pupille si dilatarono un secondo, per poi spostarsi sulla figura tremante di Sakura.

Seduta sulla sua coscia ancora stretta nel mantello nero di famiglia, percepiva il suo fiato debole scaldargli la pelle, gli occhi umidi con l’impronta del suo clan impressa sulle iridi.

–Ben tornato-

Un leggero sorriso si manifestò sul volto della giovane.

-Ah- fu la concisa risposta; breve come suo solito, ma sincera –Ora stai ferma; fidati, ti tirerò fuori da questa situazione-

Lei annuì appoggiando il capo nell’incavo del suo collo, Sasuke strinse la presa sull’impugnatura di Chidori espandendo ancora di più la sua aura demoniaca.

La giovane Miiko sentì una scossa percorrerle il corpo, naturale reazione alla vicinanza di quella forza opposta, il suo chakra avvolse il corpo di entrambi e, lentamente allungò la mano verso il polso sinistro del giovane.

Sasuke se ne accorse avvicinando l’arto verso la ragazza.

Dalla lama di Chidori partirono scariche elettriche infuse di chakra; energia demoniaca e spirituale unite, forze all’opposto che, con un unico attacco si scagliarono verso Naraku.

Il Tengu volò via, restando però colpito ad un piede.

-Aaahhhh-

L’eco di quell’urlo si udì in tutta la vallata.

Quando i fulmini scomparvero, di Naraku, non vi era più traccia.

Kakashi, Hinata, Tsunade e Naruto erano ancora fermi e per poco gli occhi non balzavano fuori dalle cavità oculari talmente erano sorpresi.

Quei due erano riusciti a creare un attacco combinato e, cosa ancora più sorprendente, le loro energie non avevano inferto il minimo graffio al corpo del compagno.

Sasuke è un demone.

Sakura è una miiko.

I loro poteri sono agli opposti, eppure la vicinanza delle loro aure non aveva arrecato nessun danno.

Hinata si alzò dolorante venendo aiutata da Kakashi, mentre Naruto e Tsunade correvano verso lo strano duo.

Sakura strinse gli occhi sentendo di nuovo il mal di testa avvertito da dopo pranzo.

-Ehi- sentì la mano di Sasuke alzarle in mento in direzione del suo viso.

La ragazza poté nuovamente specchiarsi nel caldo rosso dei suoi occhi.

-Il segno dello Sharingan è scomparso, ora è meglio se regolarizzi il chakra-

Lei sbatté confusa le palpebre … cosa c’entrava con lei lo Sharingan?

-Sakura-

La ragazza notò Ran correre verso di loro insieme a Shinichi, Shiho e Akai.

-Cosa- cosa ci fate voi qui? – domandò ancora frastornata.

-Abbiamo visto Sasuke volare sopra le nostre teste all’accampamento- spiegò la giovane Mori –così abbiamo seguito la direzione del suo volo-

-Non è stato facile trovarvi- disse Akai.

-Bene, ora però ci devi spiegare qualche cosa Sasuke … perché il simbolo dello Sharingan è apparso sugli occhi di Sakura? – chiese Tsunade.

Lui sospirò sentendo lo sguardo dei presenti, Sakura compresa, addosso a sé.

-Shiho- disse lui –Ti ricordi quando mio fratello aveva accennato passati legami tra il mio clan e quello di Sakura? –

-Oh- disse lei –Ti riferisci alla parte dell’aiuto per l’equilibrio di Konoha o a quella sui matrimoni combinati? –

-A entrambe- disse lui non accorgendosi del vermiglio colore apparso sulle gote di Sakura.

-Questo succedeva più di 500 anni fa, quando non era ancora scoppiata la 4° guerra- disse Tsunade.

-Sia come sia- tagliò corto lui –sta di fatto che anche in passato molte volte il nostro clan ha controllato dei membri degli Haruno grazie al potere dello Sharingan-

-Aspetta- si allarmò Tsunade –Non mi dire che Itachi-

Sasuke annuì –Sakura, la visione alla quale ti ha sottoposto mio fratello al tuo arrivo alla nostra montagna, era un modo per creare un legame con te- spiegò –In questo modo, grazie alla forza dello Sharingan, il mio potere demoniaco non ti ferirà, stessa cosa vale per il tuo chakra su di me-

-Ma scusa- si intromise Naruto con le braccia incrociate sul petto –La visione gliel’ha trasmessa Itachi non tu-

-Si, ma poco fa mio fratello ha sottoposto anche me ad una visione e poi, essendo fratelli, il nostro legame sanguigno facilita di gran lunga le cose- continuò a spiegare Sasuke.

-Quindi per riassumere- disse a quel punto Shinichi –Itachi ha usufruito il potere dello Sharingan per legare le energie di Sakura e Sasuke, in modo di creare attacchi combinati senza il rischio di ferirsi a vicenda? –

-Qualcosa del genere- sospirò Tsunade toccandosi le tempie doloranti.

-In poche parole- disse a quel punto Naruto –Vi ha uniti a vita-

-Ah- annuì Sasuke.

Sebbene ancora frastornata Sakura seguiva ogni parola concentrata mentre il suo viso assumeva tutte le sfumature di rosso presenti al mondo.

-Beh questo spiegherebbe perché Itachi vi ha ipnotizzato, e la comparsa dello Sharingan sulle iridi di Sakura- rifletté Kakashi non riuscendo a nascondere un sorrisetto divertito.

–certo che voi Uchiha non riuscite mai ad affrontare un problema normalmente- commentò Naruto avvicinandosi a Hinata.

-Io ti devo ringraziare nuovamente Hinata- disse a quel punto il Kitsune facendo restare di stucco i presenti.

-Hai messo in pericolo la tua vita per farmi da scudo … grazie per avermi protetto Hinata-chan-

Il Kitsune le sorrise, rimanendo confuso quando la giovane Miiko gli diede le spalle.

-Uh, qualcosa non va? –

-No Naruto-Kun- biascicò lei con le mani che coprivano il suo imbarazzato volto –Sono ancora debole per l’attacco di Naraku e … -

-E? – Incalzò lui.

Lei si voltò leggermente ancora rossa in viso –Grazie anche a te per … per avermi salvata-

Naruto sgranò gli occhi per poi sorridere dicendo –Di nulla Hinata-chan! È stato una vera sorpresa per me liberare il fuoco blu-

-TU COSA? – esclamò incredula Shiho.

-Si, è successo poco fa, e a questo proposito è da allora che sento delle forti fitte allo stomaco- disse lui toccando la parte dolorante.

-Fammi controllare, magari le fiamme ti hanno leso la cute, se era il tuo primo attacco non è da escludere- disse Tsunade.

Fu così che, scostato il tessuto del kimono, tutti i presenti rimasero a bocca aperta nel vedere il circolo di ideogrammi e simboli impressi in un fiammante colore attorno all’ombelico di Naruto.

Shiho si coprì la bocca ancora incredula, mentre tutti i presenti sgranarono gli occhi, indicando tra mormorii e frasi piene di stupore, il simbolo sull’addome del giovane Kitsune.

-Sasuke che succede? – domandò Sakura, unica all’oscuro di tutto, restando sorpresa che perfino il Tengu aveva abbandonato la sua solita maschera di indifferenza nei confronti dell’amico.

-Sakura-chan-

Disse a quel punto Naruto, con gli occhi tremanti fissi sul suo stomaco.

-Credo di essere diventato capo del clan Uzumaki-

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Capitolo 34
*** Cap. 33 ***


 

Fece leva sui gomiti per sedersi, la caviglia le doleva ancora ma, a detta di Naeko, entro qualche giorno sarebbe stata di nuovo in grado di camminare normalmente.

Afferrò un mantello ocra dimenticato in un angolo della capanna che condivideva con Yukiko, scostò la tenda di canne e uscì.

La brezza mattutina le scompigliava i capelli castani, respirava a fondo l’odore salmastro del mare, osservando compiaciuta i raggi che colpivano timidamente le onde.

-Oh basta, non trattenermi! -

Si voltò riconoscendo la voce di Inuyasha, il demone camminava lungo la costa inseguito da Kagome.

-Lite d’amore- Kazuha venne affiancata di Yukiko -mi ricordano i genitori di Ran, anche loro non riescono a stare per più di cinque minuti senza litigare-

La giovane Toyama li scrutò –Dice che sono fidanzati? –

-Oh no- si corresse Yukiko –sono ancora nella fase della negazione.
Vedi cara, non tutti si sono resi fin da subito conto di amare qualcuno come è successo a te e ad Heiji.
Per la maggior parte delle volte le persone devono prima superare 3 livelli:
Realizzazione, negazione e ammissione.
Loro sanno di amarsi ma lo stanno ancora negando-

Kazuha guardò nuovamente il demone e la miiko che litigavano, notando poi la presenza di una minacciosa nuvola dirigersi verso il loro villaggio.

-È il palazzo di mio padre … allora i miei dubbi erano veri- pensò Inuyasha osservando una nuvoletta che scendeva fino a toccare il suolo.

Vi salì, Kagome sgranò incredula gli occhi notando quel fenomeno –dove vai? – gli chiese.

-Torno a palazzo, è una questione personale e non provare a seguirmi- sbottò lui mentre la nuvola si alzava in volo.

-Scordatelo- esplose lei aggrappandosi alla bianca coltre.

-Ehi scema che fai? Torna giù-

La nuvoletta si diresse velocemente verso il palazzo No Taisho, Inuyasha fu costretto ad afferrare un braccio della giovane, spingendola verso di sé.

Quando attraversarono il cumulonembo sul quale si ergeva il palazzo, Inuyasha e Kagome rotolarono per qualche metro a causa dell’impatto.

-Ahia!- si lamentò lei massaggiandosi il fondoschiena -Sono ancora intera-

-MA SEI FUORI DI TESTA? – Sbottò il demone cane –TI AVEVO DETTO DI RESTARE A TERRA-

-E quindi dovrei ascoltare ogni tua parola? Neanche per sogno, io faccio quello che mi pare, non mi faccio mettere i piedi in testa-

-Questo l’ho notato- appuntò lui –Ma non pensi che ci siano questioni dove non puoi ficcare il naso? –

-O sì, ma solo perché stai inspiegabilmente cercando di evitarmi- gli rinfacciò lei.

-Ehem-

I due ruotarono la testa di lato, notando Inu con un smagliante sorriso –Per curiosità, quanto tempo avete ancora intenzione di restare così? – chiese lui indicandoli; Inuyasha a terra, mentre Kagome era seduta a cavalcioni su di lui.

Realizzata la situazione, entrambi arrossirono fin sopra i capelli, allontanandosi alla velocità della luce.

-È colpa sua-

-È colpa sua-

Esclamarono in coro.

-Si, si, certo, per curiosità agite sempre co- Ahi! – I ragazzi rimasero stupiti nel vedere un ventaglio chiuso colpire in piena fronte il capo clan.

-Tesoro, cerca di trattenerti, abbiamo questioni più importanti da risolvere- disse Rumiko ritirando la provvisoria “arma”.

-Madre, cosa è successo esattamente? E- si bloccò, gli occhi ambrati fissi sul ciondolo al collo della nobile, preoccupati nel vedere dei segni rossi che macchiavano il pendente.

Gelò all’istante.

-Inuyasha che succede? – chiese Kagome sorpresa dal suo repentino cambiamento di umore.

-Si tratta della giovane Nara- spiegò Inu massaggiandosi la fronte.

Kagome si voltò verso di loro e fu in quel momento che scorse Sesshomaru appoggiato ad un pilastro poco distante.

I suoi taglienti occhi si spostarono su di lei –Miiko seguimi-

Disse per poi iniziare a camminare.

La giovane Higurashi annuì alzandosi, salendo i gradini che la separavano dal fratello di Inuyasha.

Rumiko guardò il figlio minore –So che te e Sesshomaru non andate sempre d’accordo, ma rispetta la sua decisione … non è stato facile-

Lui annuì –So che a volte litighiamo ma … non dovete preoccuparvi, non ho alcuna intenzione di farlo ora-

-Bene- disse lei.

-Dobbiamo dirigerci verso il palazzo Toyama- disse inseguito Inu –Sango e Shikamaru si trovano ancora lì-

*******************

Montagna Yoro.

-Mmmhhh-

Tsunade e JiraIya, accucciati a terra, fissavano pensierosi Naruto che, sdraiato sull’erba secca, scostava il tessuto del kimono dal simbolo apparso intorno al suo ombelico.

-Si, non c’è dubbio- disse JiraIya –è il segno del capo clan Uzumaki, un tempo lo aveva tuo padre sul braccio-

-In questo momento hai il potere di controllare la personificazione demoniaca del tuo clan Naruto- spiegò Tsunade –ovvero Kurama, quel segno richiama il legame che ora ti lega a lui-

-Kurama? – Chiese lui –Ma io lo conosco di già, vive nella grotta a lato del nostro palazzo, e so perfettamente che questo simbolo ce lo aveva mio padre … ma perché lo avrebbe passato a me? –

-Beh, sei suo figlio per iniziare- disse la miiko –sulla tempistica però non saprei, non la più pallida idea del perché te lo abbia passato proprio ora-

JiraIya continuava a osservare le linee demoniache perplesso.

In quanto capo clan, anche lui aveva il collegamento diretto con Kankuro, e la prova erano i segni rossi che segnavano il suo volto.

Ogni clan demoniaco aveva il suo marchio, che differiva dallo stemma.

Si avvicinò al demone, una seria espressione in volto –Permettimi di allenarti-

-Come? – chiese stupito Naruto.

-Sebbene apparteniamo a due clan diversi, mi piacerebbe allenarti.
Se tuo padre ha deciso di farti diventare capo clan così giovane io mi fido di lui; tuttavia non hai l’esperienza e devi imparare a calibrare il fuoco blu-

-È davvero necessario? – domandò Naruto.

-Come sarebbe a dire? Signorino comportati bene, in questo momento stai parlando con un capo clan come te! – sbottò Tsunade tirandogli un orecchio.

-Va bene, va bene … se ci tieni tanto non posso rifiutare, quando iniziamo? –

-Quando vuoi-

Naruto annuì sistemandosi il kimono, raggiungendo Sasuke che lucidava Chidori vicino alla cascata.

-Ehi, non è da te questo comportamento- disse Tsunade.

-Lo so- rispose lui –tuttavia credo in lui, ho come il presentimento che Naruto sia un diamante allo stato grezzo … ha solo bisogno di qualcuno che lo aiuti a comprendere quali siano le sue potenzialità-

-Em-

Il demone lupo e la miiko si voltarono, ritrovandosi di fronte Shiho, sguardo basso e le mani che torturavano le maniche del kimono.

-Shiho? Tutto bene? – chiese Tsunade.

-Volevo chiedere una cosa al signor Jiraiya- disse lei.

-A me? Quale onore porta una splendida don- si bloccò terrorizzato dall’aura apparsa intorno a Tsunade … chiara intimidazione per fargli abbandonare la vena mielosa.

-Dimmi pure- disse lui.

-Ho sentito che insegnerà a Naruto come gestire il fuoco fatuo blu e- fece una pausa –mi chiedevo se potevo unirmi anche io alle lezioni-

-Eh? Anche tu? – domandò Jiraiya.

-Ho vissuto nel terrore per anni, al solo rumore sobbalzavo temendo che Gin mi avesse raggiunto; percepivo le fiamme arancioni come mie nemiche e non come parti naturali di me quindi … la prego, mi aiuti a cambiare idea.
Voglio saperle maneggiare, voglio … reagire a quello che Gin ha cercato di strapparmi-

I due capi clan rimasero basiti da quelle parole.

Shiho sentì una mano sulla sua testa scompigliarle i capelli, alzò il volto incrociando gli occhi neri di Jiraiya –D’accordo- acconsentì.

Lei sospirò sollevata –Grazie-

Poco distante Akai osservava sereno la scena, quando Jiraiya e Tsunade si allontanarono raggiunse Shiho, circondandole le spalle con un braccio.

La Kitsune alzò il viso, incontrando le labbra del Tengu sulle sue.

Le sorrise sussurrandole –Sono fiero di te lo sai? –

Lei arrossì leggermente per poi affondare il viso nel suo petto, beandosi del suo caldo abbraccio.

********************

Hinata, Ran e Sakura sedevano sull’erba mentre sorseggiavano delle tazze di tè.

La giovane Haruno osservava il suo riflesso nel liquido verdognolo, le linee nere che marcavano un eccessivo uso del suo chakra erano scomparse grazie a Tsunade.

Si rannicchiò su sé stessa assaporando un altro po’ il tè.

-Allora- la voce di Ran la riportò con i piedi per terra.

-Che intenzioni hai nei confronti di Sasuke ora? –

Lei arrossì all’istante –Beh, ecco, Tsunade mi ha detto che dobbiamo imparare a scagliare attacchi combinati ma ecco … non-

-Ehi, ehi calma- disse Ran –se non te la senti non devi dircelo, ma sappi che dal punto di vista tecnico di combattimento puoi contare sul mio aiuto, non per niente sono una Mori-

Sakura sorrise –Grazie Ran, d’avvero-

Hinata appoggiò il bicchiere ormai vuoto, un chiacchiericcio lontano colse la sua attenzione; si trattava di Sasuke e di Naruto.

Naruto continuava a parlare concitato mentre Sasuke si limitava ad annuire e rispondere a monosillabi.

La ragazza si stupì di come due personalità così diverse potessero andare d’accordo, si ritrovò a sorridere teneramente senza accorgersi che l’Uzumaki si era avvicinato a lei.

-Hinata-chan? –

Spalancò gli occhi presa di sorpresa –Stavi ridendo da sola, sicura di stare bene? – domandò lui appoggiando la fronte a quella della ragazza –non hai la febbre vero? –

Hinata diventò paonazza indietreggiando all’istante.

-Naruto- sospirò Sasuke attirando su di sé lo sguardo di Naruto ancora confuso.

-Naruto-kun-

Il kitsune tremò sentendo la voce di Sakura, si girò lentamente vedendo la miiko circondata da una strana aura nera.

-Ohi, Sasuke è il tuo potere quello? – chiese timoroso.

-La mia aura demoniaca non c’entra niente- rispose Sasuke, parole che, però, furono coperte dai pugni suonati sulla testa del kitsune.

-Pensa prima di parlare- disse Sakura dopo averlo pestato per bene.

Ran sospirò seguendo Sakura mentre Hinata, ancora rossa in volto cercava di aiutare quel Kitsune che era la causa di tutti i suoi batticuori.

******************

Palazzo Toyama.

Temari era seduta a bordo del suo letto, sfiorava il ventaglio viola con inciso lo stemma dei Toyama, il simbolo datole da suo padre.

Se pensava che non avrebbe più potuto utilizzarlo, avrebbe dovuto piegare la testa alle regole dettate dal clan Nara … e lei questo, lo trovava ingiusto.

Lo strinse forte per poi uscire dalla camera, gli occhi turchesi scrutavano i territori sottostanti con un malinconico sguardo.

Alzò gli occhi verso il cielo, notando una nube avvicinarsi.

**********************

Sango e Shikamaru sedevano su due sedie in paglia e legno con un’espressione stupita rivolta verso il demone di fronte a loro.

Inu no Taisho sorrideva ai due Nara, tutti i cuochi erano scappati lasciando la cucina deserta, spaventati dalla forte aura emanata dal demone.

-Em, signor no Taisho cosa … cosa le è successo alla fronte? - domandò piano Sango vedendo la striscia rossa orizzontale che si stagliava sul suo viso.

-O niente di preoccupante, solo un diverbio con mia moglie- spiegò tranquillo lui.

-Ah- annuì Shikamaru tremante.

-Il motivo della mia visita però è un altro, ben differente da piccoli battibecchi coniugali o dalla caccia all’Akatsuki … si tratta di vostra sorella Rin, purtroppo è stata ferita-

Entrambi i fratelli saltarono in piedi –Cosa? Che le è successo? -  chiese allarmata Sango

-Calmi, sta bene … però, la ferita riportata era molto profonda e ha rischiato parecchio.
Non vi voglio mentire. –disse lui –è viva per miracolo-

Sango tornò seduta, le mani coprivano il volto sconcertata.

-Signor no Taisho, mi permette di porle una domanda? –chiese Shikamaru.

Lui annuì –Per caso, è viva grazie a vostra moglie? –

Sango guardò il fratello confusa, inseguito Inu –Hai un grande intuito Shikamaru.

Esatto, vostra sorella è viva solo grazie al potere che custodisce mia moglie, una delle tre gemme della vita: Lo zaffiro dell’aldilà-
Fece una pausa massaggiandosi le tempie –Lo zaffiro permette ad un membro della nostra famiglia di salvare una vita altrui, sporcando il ciondolo col proprio sangue.
In questo modo anni della sua vita vengono ripartiti con quella della persona ferita, salvandogli la vita o rendendola più longeva in casi come questo-

-Quindi Rin adesso avrebbe una speranza di vita come la vostra? – domandò Sango.

-Non come la mia, ma come quella di mio figlio Sesshomaru- precisò Inu –è lui che l’ha salvata … per quanto anche a me risulta incredibile.
Vivranno la loro intera esistenza con la paura che se uno verrà ferito allora anche l’altro lo sarà, e quando la definitiva morte verrà per uno di loro … entrambi periranno.
Capisco che sarete confusi e arrabbiati ma … vostra sorella ha rischiato di morire-

Nella cucina cadde un silenzio tombale, rotto presto dal sospiro di Shikamaru –Devo dire la verità, prima o poi aspettavo questo momento-

Lo sguardo del capo clan no Taisho si posò stupito su Shikamaru –Dalla prima volta che l’ho vista sorridere allegra porgendo a vostro figlio una corolla di margherite-

Sango annuì –Abbiamo sempre saputo quello che Rin sentiva per Sesshomaru, gli saremo sempre riconoscenti per averla salvata-

Inu sospirò sollevato.

-Grazie, grazie d’avvero-

-Quando possiamo vederla? –domandò Sango

-Sta ancora dormendo- rispose Inu –quando vorrete, sarete sempre benvenuti a palazzo No Taisho-

*******************

Sentiva il suo corpo pesante, la mente riviveva l’aggressione.

La memoria nitida di una lama d’ombra sbucata dal nulla e degli occhi rossi che la scrutavano con ribrezzo.

Aveva pregato i Kami di far sì che Sesshomaru non si dimenticasse di lei, perché non avrebbe mai dimenticato il volto del demone.

Quel perfetto e impassibile volto era stato il suo ultimo pensiero.

Poi il nulla.

Ora sentiva il torpore che l’aveva circondata sparire lentamente, aprì le palpebre ancora pesanti, ritrovandosi a fissare il soffitto di assi dipinte di rosso.

Le ci volle un po’ per osservare tutta la stanza, non ci era mai stata prima d’ora ma era in una camera da letto, sontuosa e piena di kimono.

-Rin, sei sveglia! –

Voltò la testa verso quella voce intravedendo uno sfocato volto sorridente –Ka- Kagome? –

-Grazie al cielo ti sei ripresa, non sai quanti ci hai fatti spaventare- esclamò lei.

La giovane Nara si sedette sul letto.

-Non devi sforzarti, sei ancora molto debole- disse Kagome precipitandosi a sistemare i cuscini dietro la schiena dell’amica –Stai qui a riposare, ne hai un gran bisogno, anche se hai dormito per due giorni interi-

La ragazza si toccava la testa, sentiva un forte senso di vertigini –Kagome, dove mi trovo?  -

-Al palazzo no Taisho, non preoccuparti sei al sicuro ora- rispose lei.

No Taisho?

Allarmata Rin sgranò gli occhi, tutti i pezzi dei suoi ricordi si stavano ricostruendo davanti a lei.

Slegò l’Obi come una furia –Rin ma che fai? – chiese allarmata Kagome nel vedere la giovane aprire il kimono, un’incredula espressione in volto mentre tastava la pelle del ventre perfettamente intatta.

Alzò lo sguardo verso la miiko –Dimmi che non lo ha fatto-

Lei non sapeva cosa risponderle –Rin, non so cosa dirti; per favore sistema il kimono e torna a-

-Dimmi che Sesshomaru non ha fatto quello che credo- ripeté lei

Kagome boccheggiò –Rin-

La ragazzina si sistemò il kimono per poi calciare via le coperte e scendere dal letto.

-Cosa stai facendo? sei ancora troppo debole-

-Kagome non seguirmi- disse lei uscendo dalla stanza.

Si reggeva in piedi a fatica, appoggiandosi alle pareti, traballante riuscì a giungere ad uno spiazzo.

Afferrò la balaustra osservando le nuvole che sorreggevano il palazzo, iniziavano a colorarsi di rosa e arancione, l’aria serale le penetrava nel tessuto del kimono facendole venire i brividi.

Kagome aveva ragione, era ancora debole, ma doveva assicurarsi una cosa.

-Forse è stato tutto un sogno, ti sei sentita male nella foresta e ti hanno portata qui, si Rin non c’è altra spiegazione-

Ma chi voleva prendere in giro?

Sapeva perfettamente che non era quello che era successo, ma non riusciva ancora ad accettarlo.

Si toccò il ventre dolorante, i segni della ferita erano scomparsi, ma sentiva ancora una fitta fastidiosa.

-Cosa ci fai già alzata? –

L’ennesimo brivido le percorse la spina dorsale, ma sapeva perfettamente che quello non era dovuto alla frescura dell’aria.

Si voltò piano, sempre aggrappata alla sbarra del palazzo.

Il vento muoveva le ciocche dei suoi capelli verso la figura che si ergeva poco distante.

Lo sguardo sempre fiero fisso sul suo obiettivo, quello sguardo impassibile e che non ti lasciava via di scampo.

La sua mente le ripeteva che doveva ascoltarlo, parlare era inutile perché non si può cambiare il passato; eppure, quella sua cocciuta testa la spinse a giocare il tutto, e per tutto.

-Perché mi ave- non riusciva a chiederglielo senza piangere.

Se ripensava a quello che lo aveva costretto a fare per salvarla –Perché mi-

-Non devo spiegarti l’evidente- rispose lui.

-No ma … io- asciugò una lacrima –Tu hai-

Sussultò nel vederlo avvicinarsi –So perfettamente quello che ho fatto-

La giovane piegò la testa, sentendo di sfiorargli l’armatura con la fronte –Perché … -

Il demone la guardava dall’alto verso il basso, muto … e la cosa era ancora più difficile per Rin.

-Io, mi dispiace- sussurrò lei.

Sesshomaru schiuse le labbra chiedendo –Rin dimmi perché ti stai scusando-

Era un ordine quello, non una domanda, la giovane raccolse tutte le sue forze quasi urlando –Perché non volevo costringerti a fare qualcosa contro la tua volontà-

Per una volta, l’impassibile e ferma espressione di Sesshomaru vacillò.

-Per colpa mia ora tu … insomma io- alzò la testa –Sono solo un fardello! –

Sesshomaru è sempre stata una persona razionale e distaccata, era lei quella emotiva che sussultava per un nonnulla.

Eppure in quel momento, stava succedendo qualcosa che la razionalità non sarebbe riuscita a spiegare.

Gli artigli del demone le avevano afferrato con veemenza il mento alzandolo verso il suo viso, gli occhi nocciola di Rin umidi dal fiume di lacrime che rigavano il suo volto.

L’inaspettato impatto spezzò i singhiozzi dalla ragazza, sostituiti dal forte stupore nel percepire il contatto con la bocca di Sesshomaru.

Strinse la sua armatura con gli occhi ancora sgranati, tratteneva il respiro, ancora incredula del gesto.

Fu un bacio lungo e possessivo, che marcava la risposta del demone; e, questo era sicuro, una risposta che non ammetteva repliche.

-Rin- sussurrò lui rompendo il contatto, osservando la ragazza che, decisamente in imbarazzo, cercava di regolarizzare il respiro.

-Nessuno mi ha mai obbligato a fare qualcosa che non volessi, intesi? –

Lei strabuzzò incredula gli occhi –Quello che faccio, lo decido solo io.
Le mie azioni sono sempre motivate, e sappi che il prezzo da pagare era la tua vita … e non è un fardello-

Un artiglio intrappolò l’ennesima lacrima –Capito? – lei annuì singhiozzando.

-Sesshomaru … Sesshomaru-

Lo abbracciò forte.

Lui è un demone.

Lei è un’umana.

Non potrebbero essere così diversi, eppure Rin sapeva con certezza che non vi era alcuna distanza tra loro.

Rin tornò a guardarlo, poco prima che le loro labbra si unirono nuovamente in un abbraccio, celato ormai per troppo tempo.

********************

Camminava nella boscaglia furiosa, aveva visto come Sesshomaru si era precipitato da quell’inutile umana, come l’aveva trasportata il più in fretta possibile al proprio palazzo.

Ma era tutto inutile, perché lei ormai era spacciata.

Il solo fatto che respirava, era un grave affronto per la sua persona.

No, Kagura non poteva assolutamente permettere che una mocciosa del genere continuasse a vivere.

-Ma che bella trovata-

Riconobbe la voce di Naraku, era alle sue spalle.

-Non capisco di cosa stai parlando Naraku, forse sei tu che mi devi spiegazioni sul fallimento dagli Yoro-

Lui ghignò –Oh sì, ma mai quanto la tua brillante idea di attaccare a morte Rin Nara-

Lei sussultò, come faceva a saperlo?

-Sei stata poco furba- disse Naraku avvicinandosi –Sai, se usassi quel cervello che ti ritrovi in testa, sapresti che la famiglia del tuo prezioso demone, possiede una delle gemme della vita: Lo Zaffiro dell’aldilà-

Lei sgranò incredula gli occhi indietreggiando impaurita, non le piaceva il modo in cui Naraku le stava parlando.

-Sai, questa pietruzza permette di salvare la vita di una persona dandole anni di vita- rise leggermente nel vedere il volto di Kagura –Ora capisci dunque? Rin non è morta, è stata salvata da Sesshomaru stesso … cosa curiosa vero? –

-No, tu menti- disse lei –non potrebbe mai fare-

-Smettila, sei perfettamente conscia di quello che provano, altrimenti non saresti andata contro un mio ordine- continuò Naraku – Hai preso la missione troppo sul personale, hai lasciato che quei tuoi stupidi sentimenti unilaterali ti oscurassero la ragione … non sai quanto avrei preferito risparmiarti tutto questo ma-

-Cof- Kagura tossì, accorgendosi che una copia del Rinnegan era apparsa alle sue spalle, l’arto aveva penetrato il torace, vedeva la mano del demone fuoriuscire dal suo stesso corpo, imbrattata del suo sangue.

Sputò delle gocce ematiche dalla bocca, iniziando ad accasciarsi al suolo.

-Tutto sommato- disse l’ologramma di fronte a lei –ti ho fatto un favore, se non avessi agito io lo avrebbe fatto lui e fidati, sarebbe stato molto più doloroso e crudele … d’altronde hai quasi condannato a morte la sua dolce metà-

Lei rivolse lo sguardo verso il demone, vedendo le sue mani spostarsi sui propri occhi –E avrebbe sicuramente lasciato intatti i tuoi poteri … cosa che io non farò-

-No fermo non AAHAH- Gli artigli del Tengu penetrarono nella carne –I poteri del nostro clan saranno tutti miei cara Kagura, la tua capacità di creare lame d’ombra ora è mia-

Dissolse la visione del Rinnegan, lasciando cadere il corpo esanime della donna a terra, sola, mentre il suo sangue fluiva macchiando la vegetazione.

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Capitolo 35
*** Cap. 34 ***


Montagna Uchiha.

Il rumore della giara appoggiata sul pavimento di roccia echeggiò sordo nella sala.

Kaito asciugò la fronte imperlata per poi aprire il coperchio rivelandone il contenuto di foglie di tè.

-Oh, che buon profumo! - esclamò Aoko avvicinandosi al bordo della giara, inspirando profondamente l’inebriante fragranza delle foglie.

-Concordo- disse il giovane Kudo –Itachi ha veramente buon gusto nel scegliere le pietanze-

-Che foglie sono? – domandò la miiko.

-È un tè molto pregiato, si può coltivare esclusivamente sul territorio di Konoha nella zona a sud controllata dal mio clan- rispose Gaara –Ormai quella parte di terra è inutilizzabile, diventata d’un tratto arida.
Non esagero nel dire che quelle foglie sono le ultime rimaste-

I due sgranarono gli occhi per poi tornare a fissare il contenuto della giara.

-Dite che Itachi si arrabbierà se ne usiamo un pochino? – domandò innocente la giovane Hyuga.

Gaara tremò al solo pensiero di come avrebbe potuto reagire il demone –Em, credo-

-Ma si, che problema c’è? – esclamò contento Kaito prendendo un po’ delle foglie per poi posarle all’interno di un fazzolettino.

Ad Aoko brillarono gli occhi, iniziando a frugare per tutta la cucina per prendere tazzine e l’occorrente per dolcificare l’infusione.

-Prendi Gaara- disse entusiasta –Vai a prendere l’acqua-

Il Kitsune sospirò ritrovandosi un secchio in mano –Che bambinoni-

Fece per uscire dalla sala ma si bloccò di colpo –Ragazzi, il vostro tempismo non poteva essere dei migliori-

I due si voltarono, Kaito teneva ancora in mano il fazzoletto con le foglie di tè mentre Aoko si apprestava ad accendere il fuoco, rimasero di stucco nel trovarsi di fronte Sonoko che parlava con una donna.

Alta, i capelli chiarissimi legati in uno chignon, gli occhi nocciola e un kimono decorato con foglie di Ginkgo: Fusae Aoyama

***********************

Aoko appoggiò la tazzina di fronte all’ospite, seduta al lato di un tavolino insieme a Sonoko e a Gaara.

-Grazie- disse pacatamente –Um, è da molto che non assaggio un tè così buono-

Aoko si inchinò leggermente per poi uscire dalla sala.

-Dunque- continuò rivolta a Gaara –Sono qui perché voglio fare chiarezza su alcuni punti comunicatomi da Sonoko-

Il Kitsune fece cenno di proseguire.

-Mi è stato comunicato che il nostro nemico comune sfrutta la presenza di vecchi templi dedicati a demoni minori per muoversi più velocemente sul territorio e, inoltre, Ino, sorella di Sonoko, ha scoperto in suddetti tempi resti di ossa demoniache-

Gaara serrò gli occhi posando la tazzina di tè -Riesumare resti demoniaci per costruire armi era una pratica comune durante la guerra, Naraku e Kagura sono demoni, non hanno necessità di usufruire di ulteriori armi, ma per Gin e Kaguya la situazione varia-

Fusae sollevò gli occhi dal bordo della tazzina –Quindi non vi è ancora giunta la notizia-

-Quale notizia? –

**********************

Giaceva prona, il corpo sporco del suo stesso sangue seccato dai raggi del sole estivo che bruciava senza ritegno.

Una mano le afferrò il braccio facendola rotolare supina, i lineamenti ancora contratti dall’impronta della morte, i capelli ormai ridotti a filamenti bianchi che parevano aver dimenticato il colore di un tempo, gli occhi scuri e spenti.

Makoto estrasse un rosario dalla tasca recitando qualche preghiera, per poi serrarle per sempre le palpebre.

-Hai rispetto per lei anche se era nostra nemica, la cosa ti fa onore-

Il giovane si voltò, Kikyo era seduta in groppa al suo cavallo.

-Sono felice che la pensiate così- rispose lui –Nostra nemica o meno, è stata sicuramente uccisa da chi considerava schierato dalla sua parte-

Kikyo osservò i segni sul corpo della donna e, a denti stretti, bisbigliò –Naraku-

******************

Montagna Yoro

Il paletto di legno era piantato a terra, sopra il quale vi era una foglia ormai seccata dalla calura estiva.

Delle piccole fiamme iniziarono a lambire la foglia, accartocciandola su sé stessa; fino a quando una vampata più grande la bruciò del tutto espandendosi anche sul paletto.

-Mhh, non ci siamo Shiho- sospirò Jiraiya buttando una secchiata d’acqua sul paletto per spegnere il fuoco-Devi cercare di far bruciare solamente la foglia-

La kitsune, si sedette sconfortata.

Iniziava bene, ma poi le fiamme inglobavano tutto.

-Blah-

I due si voltarono verso quel verso, notando Naruto di fianco a Shinichi.

Il kitsune era bagnato da testa a piedi, mentre il giovane Kudo appoggiava a terra l’ennesimo secchio –UFFA! Perché devo essere così fradicio? –

-Non lamentarti con me, e ora concentrati, o ne vuoi un’altra? – chiese Shinichi indicando i secchi pieni d’acqua.

-Ti ho già spiegato Naruto, che il modo migliore per te di sviluppare il fuoco blu è stando a contatto con l’acqua.
Essendo voi demoni volpe legati al fuoco, le fiamme fatue blu sono le uniche che si possono manifestare in qualsiasi situazione, di conseguenza concentrati e cerca di far bruciare quella foglia con le fiamme blu- disse Jiraiya –E per evitare che liberi il fuoco arancione, Shinichi ti bagnerà a intervalli regolari-

-AAAHHH TUTTO QUESTO È INGIUSTO!!!- Sbottò nuovamente il Kitsune.

-Smettila di lagnarti- lo zittì Shinichi sedendosi continuando ad aggiornare i suoi scritti, quando un pezzo di legno si conficcò nella carta.

Naruto si abbassò facendo appena in tempo ad evitare un’asse che finì dietro di lui.

Shiho raccolse il paletto carbonizzato che aveva bruciato prima, notando una scheggia di legno che ora si trovava sul fianco.

Guardò di lato notando Ran e Sakura … decisamente in imbarazzo.

-S. Scusate- disse la giovane Mori –Ci stavamo allenando ma-

-Temo che il mio colpo ha spaccato la botte- continuò Sakura.

Shinichi tolse l’ex parte della botte dal diario mentre Naruto sbiancò –Che forza distruttrice- commentò il biondo.

Poco distante Sasuke aveva osservato tutta la scena, dalla distruzione della botte, agli sguardi omicidi comparsi sui visi di Sakura e Ran dopo il commento di Naruto.

Involontariamente sorrise.

Il suono di un Geta appoggiato alla roccia lo ridestarono dai propri pensieri, si voltò notando Akai.

-Hai notato movimenti sospetti? –Chiese Sasuke.

-No- rispose il mezzo demone –Non ho rilevato nessuna presenza dell’Akatsuki.

Sasuke annuì, sperava veramente che quei bastardi se n’erano andati una volta per tutte.

-È pronto-

Il cenno di Ayame fece precipitare tutti verso l’accampamento principale.

Branchi di lupi stavano affondando i denti affilati nelle succulente cosce di carne alla brace lanciate dalle ragazze,

Hinata stava servendo ciotole piene zeppe di brodo, carne, germogli di bambù, verdure e filamenti dorati, a suo detto ricavati dall’unione di pochi ma semplici ingredienti.

Naruto, ancora fradicio, accolse ben volentieri la fumante pietanza.

Afferrò le bacchette immergendole nel brodo, per poi gustare un pezzettino di carne insieme allo strano ingrediente -Buonissimo!!!- Esclamò pieno di gioia –è la cosa più buona che io abbia mai mangiato in tutta la mia vita-

-Um, molto buono- concordò Sakura leccandosi le labbra.

Hinata arrossì contenta del complimento.

-Hinata-chan- lei si voltò verso il piccolo Shippo –C’è una porzione anche per me? –

-Ma certo- esclamò lei tendendogli una ciotola.

Il piccolo mangiò con gusto –Ne Hinata-chan, quando diventerò grande mi sposerai? –

Ran strabuzzò gli occhi incredula mentre Koga e Shinichi si stavano quasi strozzando col brodo.

-Però, precoce il ragazzo- commentò Jiraiya sfoggiando uno strano sorriso.

Sakura spostò lo sguardo su Hinata, ora con le gote in fiamme, la vide mordersi le labbra per poi dire –Em, Shippo-kun … grazie ma, ho già –

Alzò imbarazzata gli occhi chiari verso Naruto, mentre si torturava una ciocca di capelli –Ho già una persona che mi piace- disse infine tutto d’un fiato lasciando di stucco la maggior parte dei presenti.

-Ah- disse il piccolo sconsolato –Capisco Hinata-chan-

-Però- disse lei –Non ti devi preoccupare, perché ti vorrò sempre bene-

-D’avvero? – chiese sorridente.

Lei annuì teneramente scompigliandogli i capelli.

-Ah, hai gestito bene la situazione- esclamò Naruto appoggiando la ciotola vuota –Questo tuo lato gentile cerca di non perderlo mai Hinata-chan-

Lei arrossì fin sopra i capelli annuendo –Sono sicuro- aggiunse poi il kitsune –Che chiunque sia la persona che ami, sarà un uomo molto fortunato-

Un silenzio tombale cadde intorno alla tavola, Sasuke sospirò mentre Sakura su toccò sconsolata le tempie bisbigliando un “idiota”.

-Naruto-kun- disse a quel punto Hinata con la testa ancora abbassata sulla ciotola, alzò lo sguardo, gli occhi ora umidi –BAKA! –

Si alzò di colpo correndo verso la cascata –Che, che le prende? – Domandò Naruto.

-Se non ci arrivi da solo- disse Ran tornando a mangiare lasciando il Kitsune in una nube di incertezza con tanto di sguardi sconcertati puntati su di lui.

***********************

Palazzo Toyama.

Sai percorreva allegro i corridoi del palazzo, aveva trascorso una piacevole conversazione con Ino (stranamente non aveva tentato di ucciderlo) e ora si sentiva divinamente.

Si doveva incontrare con suo fratello in cucina per discutere sui prossimi passi ma, voltato l’angolo, si trovò meravigliato nel vedere Sango avvicinarsi alla porta … forse avrebbe incontrato Miroku più tardi.

**********************

Sentì bussare leggermente alla porta –Sai? – il monaco rimase di stucco ritrovandosi di fronte Sango al posto del fratello, non che si lamentava … anzi, tutt’altro.

-Sango, che sorpresa- disse lui cercando di non sembrare troppo felice, cosa che, di fatto, lo era eccome –Come mai sei qui? –

La donna avanzò spedita verso di lui, lo sguardo fiero fisso sulla figura del monaco.

Si fermò poco distante, allungando il braccio verso di lui; Miroku era totalmente paralizzato, vedendo poi il volto di Sango chinarsi e, incrociati quei suoi languidi occhi nocciola con i suoi, schise la bocca.

-Posso? –

-S. Si? – disse lui credendo di aver appena avuto un assaggio di Nirvana.

-Posso controllare il vostro braccio? –

Miroku restò basito per qualche secondo, tornando presto alla cruda realtà –Come scusa? –

-Voglio controllare la cicatrice che avete sul braccio destro monaco Miroku; ho chiesto a Temari se aveva qualche unguento contro vecchie abrasioni, e lei mi ha dato questa cosa- spiegò lei indicando il piccolo contenitore di terracotta che spuntava dalle pieghe del kimono.

Miroku sospirò rassegnato, mostrando l’avanbraccio alla giovane Nara.

-Non mi aspettavo questo gesto da parte vostra- rispose sincero.

-Preoccuparsi per gli altri è forse vietato? Monaco Miroku, quando mi avete rivelato quella parte della vostra vita, mi sono sentita in parte colpevole.
Sebbene non eravate offeso in alcun modo, vi ho quasi costretto a dirmi cosa vi era successo- disse lei iniziando a spalmare l’oleosa sostanza sulla pelle.

Lui sorrise –Sango-

La donna alzò gli occhi verso Miroku –Grazie per esserti preoccupata per me-

Lei annuì leggermente in imbarazzo –um, non c’è problema-

Si alzò appoggiando il vasetto in tasca, avvicinandosi ad un secchio d’acqua per lavarsi le mani mentre Miroku riavvolgeva la stoffa viola sul braccio.

Si voltò verso la donna, notandola a naso insù verso il cielo –State pensando a vostra sorella? – domandò a bruciapelo.

Lei sussultò per quella domanda, per poi voltarsi annuendo –Mi chiedo sempre cosa starà facendo.
È felice? In che modo starà reagendo a tutto questo? –

Sentì delle braccia cingerle il corpo, riconobbe l’intenso odore dell’unguento spalmato sul braccio di Miroku –Questo tuo carattere di fa onore Sango- disse lui –Sarai senza ombra di dubbio un’ottima madre-

-A sì? – chiese lei decisamente in imbarazzo –Beh, se questo è un complimento … grazie.

********************

Si rigirò nel letto sentendo per l’ennesima volta una fitta al fianco.

Le dava tremendamente fastidio il sentire ancora dolore, sia per sé stessa, sia per il fatto che anche Sesshomaru avrebbe avvertito quei malesseri.

Scostò la trapunta dagli occhi, sgranandoli all’improvviso nel vedere il volto di Inu no Taisho poco distante.

-SIGNOR NO TAISHO??? –

-Oh scusa cara- disse lui –Non volevo spaventarti, solo ho notato mio figlio poco prima con un’accigliata espressione e ho pensato che soffrisse per via della ferita a te inferta-

Si bloccò immediatamente notando la sconsolata espressione che velava il volto della ragazza –A, no … non voglio fartene una colpa- sia affrettò a dire –Pensavo solo che forse potevo risollevarti il morale portandoti qualcosina da mangiare-

Il demone protese un vassoio che conteneva cibo a bizzeffe.

Rin guardò stupita il signor No Taisho, vedendolo incoraggiarla afferrò un Nikuman fumante e lo morse.

I suoi occhi brillarono di felicità, seguitando a mangiare allegra.

-Buono vero? – domandò lui.

Lei annuì contenta continuando a mangiare, fermandosi quando intravide Sesshomaru poco distante.

-Oh figliolo sei qui anche tu- disse il padre imbarazzato -Beh allora io andrei-

Quando il demone lasciò la stanza Sesshomaru rivolse le iridi dorate verso Rin –Puoi continuare a mangiare, non ti ho certo detto di fermarti-

-No, lo so …. Io volevo solo, ecco- sentiva le guance in fiamme dopo quello che era successo la sera precedente, alzò gli occhi verso di lui –Ti fa male il fianco? –

Lui non si mosse, come da protocollo; ma dalla sgualcitura sul kimono, Rin capì che ci aveva fatto centro.

Tornò sconsolata a mangiare, ritrovandosi poi la mano destra di Sesshomaru sulla testa –Non è niente- rispose lui.

Quel tiepido contatto rassicurò la giovane Nara, sorridendo appena mentre appoggiava il bicchiere di tè sul vassoio.

Non molto lontano Kiba avanzava sulle nuvole che sostenevano il palazzo no Taisho, puntò gli occhi verso est, percependo appena una leggera coltre nebbiosa che si alzava, disperdendosi nell’aria.

-Ci siamo- pensò.

Chiuse gli occhi intravedendo tre presenze di fronte a lui.

Un corvo.

Un lupo nero.

Un Kitsune a nove code.

Tutte e quattro le personificazioni demoniache collegate mentalmente, avvertivano la presenza di un’impronta più potente della loro … quella degli Oni.

Demoni ormai estinti a Konoha che, però, avevano lasciato una traccia in un luogo ben preciso … Il vulcano Suna.

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Capitolo 36
*** Cap. 35 ***


Si ergeva fiero e maestoso, sovrastava i territori di Konoha avvolto nella sua imponente aura.

Il vulcano Suna, un tempo abitato dalla specie demoniaca più potente e temibile: Gli Oni.

Esseri giganteschi, artigli affilati e corna sulle tempie, sempre assetati di sangue fresco.

Le ultime tracce lasciate si possono ritrovare alle pendici del vulcano, ultimo luogo da loro abitato, la loro eterna tomba.

Il fumo e l’odore ricco di zolfo aleggia in modo perenne alle pendici del vulcano, controllato dalla fine della guerra dal clan Hattori.

Un Geta calpestò la terra brulla e piena di rocce, la sua ombra proiettata verso una costruzione in legno quadrata.

La figura si avvicinò, ghignando appena, alla vista della sua meta: Il pozzo Mangiaossa

************************

Montagna Uchiha.

Fusae sedeva sui cuscini presenti in una delle salette, ammirava estasiata la visuale notturna dei giardini.

L’oscurità della notte che avvolgeva gli scoscesi versanti di roccia nera, rischiarati di tanto in tanto dal fievole raggio lunare.

-Si respira pace in questo luogo, non lo trova buffo? Uzumaki-san? Si parla della montagna Uchiha come un covo buio e pericoloso … invece-

Gaara annuì osservando la capa clan che seguitava a scrutare la vallata; quando notò, con la coda nell’occhio, una piccola figura apparsa sulla soglia.

-Kanna-

Disse lui fissando la piccola Tengu, ferma con lo specchio tra le mani.

Gaara e Fusae si trovarono costretti a sgranare gli occhi increduli, quando sulla superficie del piccolo oggetto si materializzò una visione … non avevano tempo da perdere.

***********************

Aoko sedeva sul manto erboso.

Non riusciva a dormire; la mente non restava zitta, continuava a propinarle pensieri su pensieri e immagini che rappresentavano la stessa persona.

Le fattezze riconducibili a quell’umano che la stava profondamente turbando –Ah, stupido guastafeste-

-Chi sarebbe il guastafeste? –

Sussultò riconoscendo la voce di Kaito alle sue spalle –Nessuno in particolare, e poi la cosa non ti riguarda- sbuffò voltando la testa dalla parte opposta.

In realtà l’aveva colta di sorpresa, tra tutte le persone che poteva incontrare, tra tutti i Tengu che abitano alla montagna … proprio lui.

Kaito si sedette di fianco a lei –Che c’è? – domandò Aoko sulla difensiva.

-Pensavo- disse Kaito –I pensieri mi hanno tenuto sveglio e dunque eccomi qui-

Aoko non rispose, limitandosi a fissare i propri piedi, rannicchiata su sé stessa.

-Sei strana … cioè, più strana del solito- commentò lui.

-Eh? Beh se non vuoi restare con Miss stranezza dell’anno te ne puoi benissimo andare, non sono certo io che ti ho chiesto di restare qui- replicò acida cercando di andarsene, ma venne bloccata da Kaito, la sua mano stretta sul polso della giovane Hyuga.

Lei si girò di scatto cercando, al quanto infastidita, di ordinargli di lasciarla immediatamente … ma non ci riuscì.

Si specchiò nuovamente in quelle pozze blu simili alle onde del mare, quello sguardo fiero puntato dritto su di lei.

Le strattonò il braccio facendola sedere nuovamente, ora a poca distanza da lui.

Deglutì a causa di quella vicinanza.

Lo sguardo del ragazzo si raddolcì –Lo vedi? –

-C. Cosa? – chiese titubante lei.

-Non riesci a mentire- concluse lui lasciandola di stucco, ferma mentre le palpebre si facevano pesanti, la sua buona volontà era sempre più combattuta da quella fastidiosa sensazione che sentiva allo stomaco ogni qual volta si trovava vicino al giovane Kudo.

Kaito le lasciò il braccio, capendo che la ragazza non avrebbe tentato di scappare … non ora.

Sorrise appena quando la vide sussultare al suo tocco sulla gota, avvicinandosi leggermente; d’un tratto i suoi occhi si spostarono dietro alla miiko –Attenta! – esclamò lui afferrandola, tirandola verso di lui con la conseguenza di rotolare sul prato.

Aoko, al quanto sorpresa, si alzò di colpo, sussultando nel vedere Gin.

Leggermente chino con la mano destra fermamente stretta sulla spalla piena di sangue.

Le chiazze ematiche si estendevano lungo tutto l’arto sinistro fino al petto, una sofferente espressione era segnata sul suo viso, Aoko capì che non era stata una semplice arma a ferirlo … bensì un attacco demoniaco.

Il samurai alzò gli occhi verdi verso di loro, stringendo la spada di famiglia nella mano tremante, gocce del suo stesso sangue colavano sulla lama –Fuori dalla mia vista luridi esseri- bofonchiò lui apprestandosi a scagliare un attacco verso i due.

L’attacco, però, fu bloccato da una freccia che gli colpì la mano, costringendolo a mollare l’arma.

L’urlo di dolore echeggiò per tutta la montagna.

Kaito e Aoko indietreggiarono, notando Fusae poco distante insieme a Gaara –Lo specchio di Kanna ci ha mostrato la tua vicinanza alla montagna Gin- spiegò la capo clan –tuttavia … - capì che non sarebbe stato necessario un combattimento.

Lo sguardo ormai stanco e sofferente del samurai scemò, il corpo cadde sfinito a terra, il respiro ormai debole.

-Gaara, trasportiamolo dentro- ordinò Fusae –Ormai, è solo una questione di tempo-

*********************

Montagna Yoro.

Naruto si stiracchiò la schiena sbadigliando sonoramente.

Aveva dormito profondamente per ore, esausto dagli esercizi impartitogli da Jiraiya.

Si avvicino svogliatamente ai lupi, quando il suo fiuto captò un succulento profumino.

Notò Ayame e Hinata mentre mescolavano un calderone fumante.

La giovane miiko assaggiò il contenuto verdognolo –um è pronto; Ayame-san, i pesci sono cotti? –

-Qua- non fece in tempo a rispondere che una testa bionda le si parò davanti –Uhhh cosa state cucinando? Voglio assaggiare!!!! –

La giovane demone lupo, spazientita, afferrò il mestolo tirandolo in testa al Kitsune -Ahia, Ayame vacci piano- sospirò sconsolato massaggiandosi la testa

–Resisti pozzo senza fondo, quando sarà pronto ti avviseremo- rispose lei continuando a controllare la cottura dei pesci.

Naruto mise il broncio, quando si ritrovò un cucchiaio a poca distanza pieno di zuppa fumante, alzò gli occhi azzurri incrociando lo sguardo di Hinata –Ecco, Naruto-kun, se hai fame puoi assaggiare la zuppa-

Il Kitsune sbatté le palpebre confuso, per poi sorridere e accettare volentieri l’invito della giovane Hyuga –Slurp, Hinata-chan i tuoi piatti sono i migliori-

Poco distante Sakura e Ran osservavano la scena –Che viziato- commentò Sakura sospirando.

Ran rise leggermente –Sembra proprio un bambino quando si comporta così-

Sakura osservò l’amico intento, ora, ad aiutare Hinata, in fondo Sakura sperava che Naruto si accorgesse dei sentimenti che la ragazza provava nei suoi confronti.

-Sakura-

Si voltò notando Kakashi, Sasuke e Jiraiya avvicinarsi –cosa c’è? – domandò perplessa.

-Stavo parlando con Kakashi riguardo la situazione che lega te e Sasuke- iniziò a spiegare Jiraiya –siccome è un fatto nuovo anche per me, vorrei proporvi un allenamento combinato-

-Credo sia la cosa migliore da fare- si intromise un sorridente Kakashi –d’altronde non sappiamo se quell’attacco scagliato si verifichi sempre oppure solo in determinate circostanze-

La giovane miiko annuì avvicinandosi.

-Bene- disse Tsunade tendendo un Kunai alla ragazza –Mettetevi uno di fronte all’altro, il contatto è avvenuto grazie alle armi quindi voglio capire se incrociando un Kunai con Chidori le aure reagiscono ugualmente-

-Em, cara Tsunade- disse Kakashi –se mi ricordo bene, il potere si è sprigionato da Chidori, questo è vero, ma Sakura non aveva nessun’arma in mano-

-È vero- ragionò Sakura.

-mmhh- ragionò Jiraiya –forse potremmo testare un contatto più diretto-

-In che senso diretto? – domandò allarmato Naruto, appena giunto.

-Provate ad avvicinare le mani- spiegò Jiraiya ritirandogli le armi e spintonando le due “cavie” d’un lato.

I ragazzi, titubanti, si avvicinarono lentamente.

Sakura poté avvertire l’aura del demone, ormai era un’impronta che aveva imparato a riconoscere; una minacciosa aura nera, all’apparenza, che però la stuzzicava, la invitava a reagire con il proprio chakra.

Era una calamita, una forza che la attirava a lui.

D’altro canto anche Sasuke aveva imparato a percepire l’energia spirituale della ragazza.

In quanto demone cercava di stare alla larga dalle sacerdotesse, consapevole che la loro aura avrebbe potuto danneggiare la sua natura demoniaca ma, a causa del potere di suo fratello, il chakra di Sakura non lo infastidiva … tutt’altro.

Avvertì un rassicurante tepore dalle mani della ragazza, quando i palmi delle loro mani si toccarono sentì la propria aura demoniaca reagire.

-Um, davvero interessante- ragionò Jiraiya concentrato nel vedere le luci nere e verdi incrociarsi.

Naruto restò basito, a bocca aperta, nel corso del viaggio aveva intuito quali erano i sentimenti che la ragazza provava per Sasuke; non aveva idea di cosa si celasse nel cuore dell’amico, ma mai in tutta la sua vita aveva visto un’alchimia così forte.

-Ohi- sussurrò Tsunade a Kakashi –Perché li fai allenare in questo modo? Ad una distanza maggiore sarebbe stato meglio, così avremmo potuto capire se è veramente necessaria la vicinanza o meno-

-Non è divertente altrimenti- scherzò Kakashi –tranquilla Tsunade, nel loro caso, non è la distanza fisica il problema … fidati-

Tsunade osservò i due, la grandezza delle loro aure era aumentata –Ragazzi, cercate di calibrare l’energia- disse preoccupata.

Dei fulmini infusi di chakra iniziarono a manifestarsi intorno a loro.

Capì che i loro poteri, a poli opposti, reagivano come energie distinte ma indispensabili l’una per l’altro.

Come il sole e la luna che si alternano di notte e di giorno –Ragazzi rompete il contatto-

Sakura cercò di distanziare le mani, ma l’ingente energia che avevano emanato la spinse verso il demone.

Sasuke sussultò allo scontro, perdendo l’equilibrio cadendo all’indietro.

Un forte fulmine venne scagliato verso il gruppo di osservatori, riuscendo per poco ad evitarlo.

Quando si girarono verso di loro, i ragazzi erano stesi a terra, il segno dello Sharingan ancora impresso sulle iridi di entrambi mentre Sakura si teneva la testa dolorante.

-Sasuke-kun, tutto bene? – chiese lei.

Sasuke, che di parole non amava dirne molte, annuì limitandosi ad un “ah”.

Tsunade era allibita dalla forza di quel connubio, e il dettaglio più scioccante era ancora impressa sul corpo di Sakura.

Anche Sasuke se ne accorse, allungò la mano verso il braccio della ragazza –Sakura-

Lei si voltò di scatto percependo le dita del demone sulla sua pelle; tuttavia, quel movimento repentino causò un gesto del tutto inaspettato.

La ragazza sgranò incredula gli occhi nell’avvertire la leggera pressione esercitata dalle labbra di Sasuke sulle proprie, anch’esso stupito per quel contatto.

Naruto scattò come una molla ma venne prontamente bloccato da Kakashi.

Sakura si affrettò ad allontanarsi paonazza –Em, Sasuke-kun, io … mi dispiace-

Il tengu abbassò lo sguardo indicando le braccia alla giovane, e fu in quel momento che Sakura notò delle linee di luce bianca –Eh, eh? Che significa? Tsunade-san? –

-Questo … è inaspettato- commentò lei –Come sai le linee nere sui nostri corpi segnano uno scombussolamento del chakra ma, le linee bianche sono rarissime; si possono paragonare alle fiamme fatue blu dei demoni volpe, e indicano un totale controllo delle proprie energie spirituali.
È l’apice del proprio potere, il riflesso stesso del ciliegio dei quattro spiriti sul tuo corpo-

Sakura era più incredula di prima … che cosa le stava succedendo?

***********************

Shinichi e Ran erano sdraiati sull’erba, le mani intrecciate mentre scrutavano il cielo sopra di loro –Dici che mio padre si arrabbierà molto quando tornerò a palazzo? – domandò Ran

-Per cosa dovrebbe arrabbiarsi? –domandò Shinichi –è stato lui a combinare il nostro matrimonio … quello che rischia di più sono io, non mi ha mai accettato, credo-

-Beh, gli abbiamo fatto una bella sorpresa non credi? – chiese Ran –D’altronde chi poteva immaginarsi che ci incontrassimo da bambini prima ancora che la nobiltà di Konoha scoprisse della mia esistenza-

Shinichi fece leva sul gomito destro osservando meglio la ragazza –Già, si vede che era destino- esclamò lui sfiorando il nastro rosso ancora nei capelli di Ran.

-Shinichi-

Lui la guardò –Ecco, è un po’ imbarazzante da dire ma … -

La ragazza alzò gli occhi lilla verso di lui, carichi di gioia –Grazie, grazie per essere al mio fianco-

Lui rimase basito per poi sorriderle e chinarsi fino a raggiungere le sue labbra.

Ran chiuse gli occhi felice, in ogni carezza, in ogni bacio, riusciva a percepire l’amore che Shinichi le donava.

Il tenero momento venne spezzato dallo stridio di un falco.

Shinichi si alzò tendendo il braccio, recuperò il messaggio di sali attaccato all’artiglio del rapace.

Lo lesse velocemente, la sua espressione si incupì; Ran osservò il talismano disintegrarsi in piccoli cristalli bianchi per poi spostare lo sguardo verso il fidanzato.

Shinichi sospirò guardandola –È da parte di Kaito- fece una pausa -Gin si trova alla montagna Uchiha-

************************

Palazzo Toyama

Shikamaru stava pulendo con minuzia i pedoni della scacchiera, si ricordava perfettamente quando suo padre gli aveva insegnato a giocare a Shogi.

Sorrise teneramente ricordandosi delle passate estati, chiusi in una stanzetta, i suoi nervi messi a dura prova dalla calura insopportabile e dal fumo della sigaretta che aleggiava denso.

Lo shoji si aprì rivelando la figura di Temari –Oh, sei qui- disse lei –Non percepisco più la presenza del palazzo no Taisho nelle vicinanze … non ti dispiace? Non hai potuto incontrare tua sorella-

-Lo so- disse lui appoggiando il piccolo oggetto sulla scacchiera –Ma forse è meglio così, so che è in buone mani-

Gli occhi turchesi di Temari si spostarono sui pedoni –Era di tuo padre? –

Lui annuì –è l’unica cosa che mi rimane di lui, oltre al suo ricordo-

Temari sorrise amara –Che coincidenza, in materia paterna siamo molto simili noi due, la differenza abissale è che quel ricordo starà con te per sempre-

Shikamaru notò il ventaglio della famiglia Toyama saldamente stretto sulla cintura della giovane.

-Temari- allungò la mano verso di lei, ma la ragazza si spostò brusca
–Non mi toccare Shikamaru, non sono ancora tua moglie-

Lui sospirò –Testarda fino al midollo, lo vuoi capire o no che non è mia intenzione ferirti in alcun modo? Mi hai dipinto come tuo carnefice, come un nemico, ma io sono nella tua stessa situazione-

-A sì? Permettermi di chiederti una cosa allora, chi dovrà, tra noi due, lasciare la propria casa per sempre? Chi dovrà adattarsi a leggi altrui non potendo avere voci in capitolo? Chi dovrà cambiare nome, facendo finta che la sua vita, la sua identità vissuta fino a poco prima non era nulla? Chi Shikamaru, chi? –

Singhiozzò esausta, in una frase aveva espresso tutti i sentimenti repressi e le ingiustizie che aveva ingoiato fin dalla nascita.

-Non, non ho detto che sia facile- disse Shikamaru – ma, per quanto mi riguarda, ed è bene che tu lo sappia, non ti costringerò a vivere per sempre a palazzo Nara, non ti rinchiuderò tra le sbarre facendoti svolgere solo il ruolo della moglie che mi aspetta a casa, non prenderò tutte le decisioni da solo … perché se ti sposo saremo in due a governare il clan, come saremo in due a vivere, non sopravvivere Temari.
Non ti potrei mai chiedere di rinnegare quello che sei stata, perché le tue scelte passate hanno delineato la te stessa di ora, non ti farò abbandonare quel ventaglio in un cassetto polveroso perché, sebbene cambierai il tuo cognome, non posso cambiare la vera te-

La ragazza spalancò gli occhi umidi.

Continuò a piangere mentre tirava dei pugni al petto del ragazzo –Perché? Perché? Perché? Perché non riesco ad odiarti? – l’ennesimo pugno fu bloccato da Shikamaru, Temari alzò lo sguardo incrociando quello del ragazzo.

-Per la stessa ragione che non riesco ad odiarti io- rispose sincero.

Temari incolpò lo stato di debolezza che l’aveva colta alla sprovvista, era l’unica spiegazione possibile, perché altrimenti il raziocinio non poteva comprendere per quale strana e particolare ragione si era trovata a sfiorare le labbra di Shikamaru.

Chinò il capo appoggiandolo al petto del ragazzo –è stato un errore-

Lui sospirò abbracciandola.

*********************

Palazzo no Taisho.

Rin era sdraiata a letto, iniziava ad annoiarsi per quella situazione.

Voleva girare per il palazzo ma, percorso qualche metro in più, Kagome o Inu la rispedivano in camera.

Sbuffò.

-Annoiata? –

Quella voce la fece tremare peggio di una foglia autunnale.

Spostò gli occhi verso la sua figura; non indossava il solito vestiario bianco e rosso, bensì un kimono nero simile a quello che il signor no Taisho aveva la prima volta che lo aveva incrociato.

Nero, lungo, decorato con una luna bianca vicino alla parte destra del colletto, le maniche lambivano i gomiti lasciando intravedere le linee demoniache scarlatte sugli avambracci, l’obi legato in vita era bianco, chiudendo approssimativamente il profondo spacco sul petto del demone.

Fu inevitabile arrossire.

-Ecco, non sono a.abituata a … restare senza … fa- fare niente- balbettò lei cercando di non far scorrere le iridi su Sesshomaru.

Il demone si staccò dalla parete avvicinandosi al letto.

Rin si irrigidì quando lui si sedette, sentì la pressione esercitata dalla sua mano sinistra vicino al suo fianco, mentre la mano destra scostava la stoffa che le copriva la bocca.

Alzò timidamente gli occhi, sentendosi in suggestione nell’avere quell’oro mozzafiato così vicino.

-Sessh-

Si diede mentalmente della stupida per aver cercato di parlare con lui, perché, infondo, sapeva benissimo che quell’algido demone preferiva comunicare con le azioni; come glielo stava dimostrando ora eliminando il confine tra loro.

*******************

Inuyasha era appoggiato al parapetto a est del suo palazzo, scrutava il cielo che dà lì a poco sarebbe stato inghiottito nell’oscurità.

Sospirò chinando il capo, arrivato a palazzo con Kagome i suoi genitori avevano capito al volo che l’irruento e scorbutico sé stesso era cambiato a causa della miiko, e la cosa lo spaventava non poco.

Il demone aprì le palpebre percependo un odore famigliare avvicinarsi –Tz- commentò cercando di trattenere i canini ora più affilati.

-Kagome hai intenzione di restare nascosta ancora per molto? – domandò lui voltandosi, vedendo la miiko sussultare nascosta dietro una colonna.

-Se- sembravi concentrato … non volevo disturbarti- disse lei avvicinandosi -Brutti pensieri? – domandò dolcemente.

-Non direi brutti- rispose sincero –Ma difficili da accettare-

Kagome sorrise, si sentiva in parte contenta che Inuyasha si stava aprendo con lei, e questo era il miglior regalo che poteva farle.

Arrossì leggermente scrutando il cielo –Sai, tra me e Kikyo c’è un bel legame ma, a volte le altre miiko tendono a paragonarmi a lei, non capiscono che sebbene l’aspetto simile, siamo due persone completamente diverse-

Inuyasha la guardò confuso, proprio non capiva come mai ne stava parlando con lui, ma infondo quella, era un’altra delle cose che sentiva di avere in comune con lei.

Si perse per qualche istante ad osservare i lineamenti della giovane, la pelle nivea baciata dai timidi raggi dello spicchio lunare mentre i capelli scuri ondeggiavano al vento –Complimenti Inuyasha, ci sei cascato in pieno- si disse tra sé.

D’un tratto lo sguardo ambrato colse un particolare in lontananza, si avvicinò allarmato –Inuyasha? – domandò Kagome seguendolo.

-Ti sei allontanato all’improvviso, cosa c’è? –

Gli occhi scuri di Kagome si spostarono verso la direzione indicata dal demone.

Poco distante, i due ragazzi poterono scorgere la bocca del vulcano Suna, piena di fumo.

-Kagome- la voce del demone era bassa e preoccupata, si voltò verso la miiko mostrando le iridi dorate sfavillanti mentre i sentimenti che cozzavano nel suo corpo lo avevano spinto a indurire le fattezze demoniache.

–Il vulcano sta per eruttare-

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Capitolo 37
*** Cap. 36 ***


Correva affannata, ansimava, guardandosi le spalle impaurita.

La piccola continuava ad avanzare nel bosco, le sue mani stringevano con tutta la forza consentita alla sua giovane età un fagotto di stoffa.

Inciampò in un sasso, il corpicino tremante si accasciò al suolo.

Alzò lo sguardo intravedendo delle luci, fiammelle soffuse che la invitavano a raggiungerle.

La paura era tanta, e lo sforzo compiuto la fecero restare immobile, svenuta, nel mezzo del prato.

La stanchezza che aveva segnato la sua corsa, non le permise di vedere il ragazzo dai lunghi capelli castani che, vedendola sporca di terra e svenuta, la prese in braccio accogliendola nella sua dimora.

*********************

Palazzo no Taisho.

Inuyasha corse per i corridoi del palazzo –Diavoli non ci voleva-

Kagome lo seguiva preoccupata, continuando a scrutare la vetta Suna in lontananza –Inuyasha, ci stiamo allontanando, il vulcano è sempre più lontano-

-Che cosa? – chiese lui stupito nel percepire il palazzo allontanarsi dal vulcano.

-PADRE- Urlò lui facendo irruzione nella sala del trono –Perché vi state allontanando da Suna? –

-Inuyasha, non posso rischiare.
Hai visto anche tu l’ingente quantità di fumo che sta fuoriuscendo dalla bocca del vulcano? –

-Maledizione- imprecò lui –Cosa starà facendo Heiji? Quel territorio è sotto la responsabilità del suo clan-

-Non abbiamo idea di dove si trovi il giovane Hattori in questo momento- continuò la madre –quindi calma i tuoi bollenti spiriti figliolo-

-Maledetta vecchiaccia- sbottò lui.

-Inuyasha! – tuonò suo padre.

Lui scosse la testa andandosene, non lo avrebbero ascoltato, come mai avevano fatto.

***********************

Montagna Yoro.

La sacca venne appoggiata all’interno del carro della nebbia insieme a rotoli e scorte di cibo.

-Ecco fatto- disse Ayame –Non è molto, ma per il viaggio che dovete compiere queste provviste vi basteranno-

Shinichi aprì una delle sacche notando dei bastoncini rossastri –cos’è? –

-Carne essiccata sotto sale- spiegò la giovane demone lupo –in quella piccola giara abbiamo messo del sakè e nell’altra dell’acqua, mentre qui qualche verdura che si possono benissimo mangiare crude-

-Grazie infinite- disse Shinichi.

Ran salì sul carro aiutata dal fidanzato mentre Shiho si posizionava al posto del conducente.

La Kitsune guardò Kakashi poco distante che stava parlando con Tsunade.

-Sicuro di andare? – chiese la capo clan
–devo, nonostante tutto Gin è ancora mio fratello-

Tsunade strinse gli occhi, da quando Shinichi li aveva informati della missiva spedita da Kaito, Kakashi faticava a restare lucido ma, tutto sommato, non gliene faceva una colpa.

L’uomo si avvicinò a Sakura salutandola –mi raccomando sta attenta e- indicando Sasuke con gli occhi aggiunse –compostati bene-

Sakura arrossì fin sopra le orecchie annuendo.

-Bene, possiamo andare- anche Kakashi e Akai salirono sul carro.

Shiho rilasciò il fuoco verde permettendo al carro di partire; le fiamme illuminarono l’accampamento, ormai inghiottito dalle tenebre.

Si alzò piano, cercando di non urtare rocce o alberi, dopo di che manovrò l’asse che regolava il carro verso est, in direzione della montagna Uchiha.

-Ehi- Sasuke si voltò verso Sakura –Non avresti preferito andare con loro? Saresti ritornato a casa tua-

Sasuke la scrutò intensamente, lo sguardo ancora confuso e imbarazzato; sospirò dicendo –No, mio fratello mi ha ordinato di badare alla tua sicurezza, ho mancato a questa promessa già una volta e non lo farò di nuovo-

Sakura sgranò incredula gli occhi annuendo –Ok … grazie Sasuke-kun-

-Ragazzi-

I due si voltarono notando Tsunade avvicinarsi insieme a Naruto e a Hinata.

-Stavo parlando con Jiraiya sull’attuale situazione ed entrambi concordiamo col dire che è giunto il momento di mettersi in marcia verso il ciliegio-

Sakura tremò.

Era dunque l’ora, due settimane prima non si sarebbe mai immaginata che la propria vita sarebbe stata sconvolta a tal punto, e poi tutto era cambiato.

La consapevolezza di chi era veramente, il peso che portava sulle spalle fin dalla nascita, tutto era cambiato da quel giorno, al pozzo, nella foresta.

D’un tratto, come un flashback, le immagini di quell’istante le si pararono di fronte agli occhi, il ricordo del misterioso individuo che l’aveva salvata da Gin e l’unica cosa che era riuscita a captare dei suoi lineamenti … occhi rossi.

Si voltò verso Sasuke –Che fosse? –

Quei vermigli occhi che stavano occupando i suoi pensieri si spostarono verso di lei –Sakura? –

Lei sussultò distogliendo lo sguardo –Accidenti, non riesco ancora a guardarlo in faccia-

-Dunque- la voce di Tsunade riportò la ragazza con i piedi per terra –Come stavo dicendo, è bene che ti rechi al più presto al ciliegio; ormai sono passati 21 anni da quando il bocciolo è stato distrutto, le ultime persone che hanno calpestato il suolo del clan Haruno, siamo stati io e Kakashi quando ti abbiamo salvata-

Sakura annuì.

-Dunque, ho chiesto ad Hinata di unirsi al vostro gruppo- concluse la miiko –grazie al potere dei suoi occhi può individuare la via più breve per giungervi-

Sakura guardò Hinata che, leggermente imbarazzata disse –è un piacere potervi aiutare-

-OOHH quindi il Team 7 ha un nuovo elemento! –gioì Naruto –Ma aspetta, in questo caso i conti non tornano, mmhh vorrà dire che ora saremo il Team 8! –

Sasuke sospirò affranto –Tu e le tue stupide idee-

Sakura ridacchiò avvicinandosi a Hinata –Conto su di te ok? –

Lei sgranò gli occhi sorpresa per poi sorridere –Ok! –

***********************

Palazzo Toyama.

Sai avanzò nei corridoi del palazzo.

Era passata un’ora da quando suo fratello lo aveva informato che era stato convocato dal capo clan in persona … e sinceramente non capiva il motivo.

Aprì il portone decorato con intarsi neri e alabastro ritrovandosi nella sala del trono.

Una vasta sala divisa in tre sezioni divise da colonne circolari e piccole piscine rettangolari; sulla destra delle tende bianche tirate offrivano la visuale del mare notturno, opposte a scrivanie e armadi pieni zeppi di rotoli.

Al culmine della sala, tre scalini lo separavano dal trono sul quale sedeva Temari.

Sai si inginocchiò cordiale –Non c’è bisogno di queste formalità, guardatemi pure negli occhi e spalancate le orecchie- tagliò corto lei.

Sai obbedì.

-Se vi ho convocato qui è perché ho una missione per voi- continuò lei –Ho saputo da Sango che voi membri del clan Haneda siete monaci itineranti, e avete una buona conoscenza del territorio di Konoha-

-È vero- annuì Sai.

-Vi chiedo dunque di recarvi il più in fretta possibile nel clan Hyuga-

-Il clan Hyuga? Per quale motivo? -

Temari storse il naso –Parlate troppo per i miei gusti-

Sai incassò il colpo zittendosi all’istante.

-Comunque- disse lei –Voi fungerete solo da accompagnatore, il messaggero vi sta aspettando fuori le mura del palazzo con un cavallo e viveri per il viaggio, ora andate-

Sai annuì uscendo dalla sala.

Salutò velocemente il fratello maggiore e Sango, per poi seguire i servitori che lo scortarono al cancello del palazzo.

Qui sgranò gli occhi nel notare Ino appoggiata alle mura del palazzo.

-Ino? Cosa ci fate qui? –

Lei lo incenerì con lo sguardo –Non fare stupidi commenti-

-Cosa? Vuol dire che la messaggera sui tu? – domandò entusiasta.

La ragazza si affrettò a salire sul cavallo dicendo –Forza, muoviti o ti lascio indietro-

Sai annuì energico montando a cavallo.

-Fidati, ti condurrò al clan Hyuga nel minor tempo possibile- disse
–sarà meglio per te- commentò la ragazza.

Aizzarono i cavalli, iniziando a correre verso la foresta.

Mentre cavalcavano Sai pensò che mai, in tutta la sua vita, si era sentito così felice.

************************

Osservava concentrata il panorama di fronte a sé.

Doveva stare attenta, e condurre il carro alla montagna Uchiha.

Gli occhi chiari si rattristarono un secondo, non poteva credere che stava per vederlo nuovamente, sconfitto e sanguinante.

Da quanto era scritto sul biglietto di Sali, a detta di Shinichi, ormai il samurai era in fin di vita.

Era così sbagliato non provare pietà?

Per tutta la vita aveva vissuto in una gabbia, schiacciata dalla paura di ritrovarsi quegli algidi occhi di fronte a sé; ora che lo aveva rivisto, e aveva messo in pericolo la vita di chi amava era sempre più sicura che non avrebbe mai potuto perdonarlo.

Ripensò all’attacco subito al palazzo Toyama, alla sofferenza che aveva provato, all’angoscia nel vedere Akai ferito.

D’un tratto sussultò pensando che era da qualche ora che non lo sentiva parlare.

-Sta bene, non preoccuparti-

Lei si girò di colpo presa alla sprovvista –Kakashi? –

-Si è addormentato insieme ai due piccioncini- disse il samurai indicando Ran e Shinichi, beatamente addormentati in un angolo uno accanto all’altra, rannicchiati sotto la medesima coperta.

Poco distante vi era Akai, la gamba destra piegata sopra la quale era appoggiato il rispettivo braccio, la testa leggermente chinata in avanti.

Shiho sospirò tornando a scrutare il percorso –Kakashi? –

Lui la guardò –Cosa c’è? –

-Cosa farai quando arriveremo? –

Lui si stupì di quella domanda, sorrise tristamente –Non lo so Shiho, non lo so-

***********************

Vulcano Suna.

La spessa coltre di fumo che aleggiava intorno al vulcano aveva tinto il cielo di nero e grigio, impedendo alla luna di rischiarare i brulli terreni.

Itachi avanzò lentamente con gli occhi rossi, preoccupati, fissi sulla vetta.

Era chiaro che quel fenomeno non era provocato naturalmente ma a causa di un demone.

Avvertì dei passi dietro di lui, il suono preciso e tagliente dei Geta che calpestavano il terreno calciando qualche sasso.

-Beh, meglio tardi che mai- sospirò il demone voltandosi verso il giovane dalla pelle abbronzata a poca distanza da lui –Heiji-

-Itachi che sorpresa vederti qui- disse lui.

-È stato inevitabile- spiegò il tengu –non c’è un minuto da perdere, dobbiamo subito calmare l’eruzione-

-Purtroppo è impossibile ora come ora- disse Heiji avvicinandosi.

-E perché? – domandò Itachi

–Perché è scomparso l’unico oggetto capace di placare questa calamità-

******************

La bambina dormiva, ora tranquilla.

Neiji bagnò un panno in acqua sciugandole le ultime tracce di sudore per poi osservare lo strano fagotto che aveva nelle mani.

Slegò il nodo sul tessuto, riconoscendo le due carpe rosse e bianche, simbolo del clan Hattori, ricamate sulla stoffa blu scura.

Restò basito nel vedere l’oggetto al suo interno, una maschera grottesca color marrone, gli occhi incavati e spaventosi sopra il quale vi erano delle corna.

La maschera dell’Oni.

 

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Capitolo 38
*** Cap. 37 ***


La maschera leggendaria, il sigillo che confinava le anime degli Oni nelle viscere del vulcano Suna, ora era nelle sue mani.

Neiji deglutì tremante.

Aveva a che fare tutti i giorni con i sacri rotoli della sala Mizukage, quello era vero, ma mai aveva stretto tra le dita un cimelio così antico e pericoloso.

-Mh-

Si voltò notando la piccola seduta, si strofinava gli occhi stanchi con i dorsi delle mani.

Accortasi di trovarsi in una stanza, di guardava in giro stupita, tastando il tatami.

-Ti sei svegliata- disse lui avvicinandosi –non temere, non voglio farti del male-

La bambina si allontanò leggermente, per poi osservare con scetticismo il ragazzo, lui appoggiò un piattino fumante vicino alla piccola –Mangia, sono appena sfornate; focaccette ai fagioli-

Lei, titubante ne prese una, morse un lato della pietanza sgranando gli occhi felice iniziando a mangiare con avidità.

-Ti piace? – domandò lui.

-Um tanto- annuì con la bocca sporca del ripieno.

-Bene, puoi restare tutto il tempo che ti serve, se hai bisogno di qualcosa chiamami-

-Etto, Oni-chan –

Neiji si voltò verso la bambina –Ayumi aveva una cosa con sé, l’hai vista? –

Neiji sussultò –Ti chiami Ayumi? –

-Si, è una cosa importante di mio fratello- spiegò lei.

Neiji si avvicinò alla piccola –Ayumi, di che clan fai parte? –

-Del clan Hattori-

*******************

Territori Yoro.

Erano partiti immediatamente senza attendere il sorgere del sole, cercando di percorrere i sentieri indicati da Hinata per giungere al ciliegio.

Ora però, la stanchezza iniziava a segnarli.

-Ricordatemi perché dobbiamo fare questo viaggio a piedi e non a cavallo- protestò Naruto.

-La risposta la sai già testa quadra, Hinata ha mandato i cavalli al suo clan per recapitare a Neiji il messaggio che noi ci stiamo recando al ciliegio, inoltre è più facile muoversi inosservati- replicò Sasuke.

-Um, l’ultima volta non era proprio andata come speravamo- ragionò il Kitsune.

Sasuke stava per ribattere ma si bloccò, a causa della mano di Sakura sulla sua spalla.

-Ragazzi, credo sia meglio fermarsi un secondo … Hinata è distrutta-

La osservarono preoccupati, teneva le mani sulle venature comparse ai lati degli occhi –Hinata-chan tutto bene? – domandò preoccupato Naruto.

Lei annuì –Si, ma penso che ho bisogno di far riposare gli occhi, quattro giorni fa ho tenuto attivato il potere tutta la giornata-

Sasuke si guardò intorno, notando la presenza di una piccola grotta –Possiamo riposare qui-

Sakura fece per avvicinarsi agli altri –Ecco, Sakura-chan-

Si voltò verso Hinata, lo sguardo imbarazzato puntato verso Naruto –Posso … posso dormire vicino a te? –

Lei capì al volo –Si; ragazzi, io e Hinata dormiremo lì infondo mentre voi restate pure nella grotta-

-Eh? Ma non è più pericoloso? Se stiamo tutti e quattro uniti ci saranno meno rischi- disse Naruto

-Non preoccuparti per noi, sappiamo badare a noi stesse- si affrettò a dire Sakura, capiva che Hinata non era del tutto pronta a dormire a pochi cm di distanza da Naruto, così come lei stava cercando il più possibile di evitare il contatto visivo con Sasuke dopo quello che era, seppur accidentalmente, successo.

-Va bene-

-AH? Teme non hai cuore- sbottò Naruto imbronciato avvicinandosi alla grotta.

Le miiko stesero le loro cose all’ombra di un salice, le radici intrecciate creavano un naturale rifugio.

-Sakura-

La ragazza si voltò verso quella voce, incrociò gli scarlatti occhi di Sasuke, quegli occhi che la studiavano nel profondo, quegli occhi che comunicavano più di mille parole.

Sakura capì cosa voleva dirle il demone limitandosi dunque ad annuire, prima che il demone entrò nella grotta.

-Qualcosa non va Sakura? – domandò Hinata.

-No tranquilla, ora dormiamo- si affrettò a dire lei sdraiandosi.

Scrutò le foglie a cascata che ricadevano dolcemente sopra le loro teste, chiudendo le palpebre per riposare –Non riesco a scapparti vero? –

*************************

Montagna Uchiha.

Il piccolo specchietto ovale nelle mani di Kanna rifletteva tre volti sorridenti seduti comodamente su un trono.

-Fusae-san, mi scuso se siamo ricorsi a questo metodo per metterci in contatto- disse Minato, seduto tra la moglie e Tooru.

-Non vi preoccupate Minato-dono, è sempre un piacere parlare con lei- disse Fusae –anche se mi ha sorpresa parecchio la decisione che mi avete appena comunicato, spero vostro figlio Naruto sia all’altezza dell’incarico-

-Naruto è giovane, lo sappiamo- si intromise Kushina -ma non per questo non può essere ritenuto un buon capo clan-

-Ma la questione allarmante ora è un’altra- proseguì Tooru –sono di recente tornato dal tempietto dedicato ai demoni serpente albini sul territorio Uzumaki, e come vi ho comunicato, ho rinvenuto resti demoniaci-

Fusae annuì facendogli segno di proseguire.

-Tra questi resti vi era l’allarmante presenza di ossa appartenenti ad Oni- spiegò Tooru.

-Ne siete sicuro? –

-Non vi è ombra di dubbio- disse Kushina –Tooru ha studiato per riconoscere le varie specie di demoni dalle ossa, collaborando anche con studiosi per fare chiarezza sulle dinamiche della quarta guerra-

La capo clan Aoyama strinse preoccupata gli occhi –quindi è così-

-Fusae-Dono-

La donna si girò incrociando lo sguardo di Sonoko –sono arrivati-

*******************

-Kaito-

-Shinichi-

I due fratelli si abbracciarono contenti –Non hai combinato troppi guai vero fratellino? – chiese Shinichi.

-Ma sentilo il topo da biblioteca- ribatté lui

Aoko, poco distante, sorrideva contenta.

Sapeva quanto forte fosse il legame fraterno che li univa, essendo gemelli poi, e quindi nel vedere Kaito così felice, il suo cuore si calmò.

-È meraviglioso non trovi? –

La ragazza si voltò trovandosi Ran di fianco –Che due fratelli si ritrovano dopo questo tempo-

Lei annuì.

Ran si avvicinò ai due gemelli sorridente –Uh, Ran ciao anche a te- disse Kaito –Hai qualche mossa nuova da insegnarmi? –

-Um no- rispose lei –gradirei solo che prestassi la tua forza bruta per aiutarmi a trasportare i viveri, che ci ha donato Ayame, in cucina-

-A per carità- disse lui –non vorrei mettermi in mezzo alla vostra luna di miele- scherzò tirando una gomitata al fratello.

-Piantala, ci ha già pensato la mamma con i discorsi imbarazzanti- disse Shinichi ricordando il monologo subito al villaggio marino.

Il momento di tranquillità fu spezzato dall’arrivo di Fusae, accompagnata da Kakashi.

Shiho si avvicinò al gruppetto osservando seria il samurai.

-Lo stanno portando là? – domandò Kaito ad Aoko
–Credo- rispose lei.

Lo sguardo di Shiho si rabbuiò –Non preoccuparti- la voce di Gaara le arrivò alle orecchie.

-Ormai, non è più un pericolo.
So che è dura da accettare ma, il tuo odio in questo momento non lo scalfisce-

Shiho osservò la figura di Kakashi sparire dietro il colonnato roccioso; avanzava deciso seguendo Fusae diretto verso quella piccola stanza ormai impregnata dagli odori di sangue e morte.

*****************************

Villaggio marino.

Naeko camminava tranquilla inspirando il salmastro profumo del mare.

Osservava estasiata le stelle che si stagliavano nel cielo notturno, piccoli puntini bianchi, così rassicuranti e lucenti.

Con la coda nell’occhio notò Chiba, impegnato a selezionare dei chicchi di riso.

-Non dovresti dormire? –

Il pescatore alzò gli occhi verso la ragazza –Forza dell’abitudine- disse lui leggermente imbarazzato –Passando i giorni in mare, se non fosse per il calar del sole, poche volte riesci a distinguere la notte dal giorno.
Il sonno ti coglie alla sprovvista quando il tuo corpo ne ha bisogno e non per l’assenza di luce-

-La luce non manca mai- rispose Naeko sedendosi vicino a lui –Notte o giorno che sia, l’oscurità non regna sovrana-

Chiba la osservò, i lineamenti dolci puntati verso il cielo stellato.

Il ragazzo strinse forte il cesto contenente riso chiedendole una domanda che da tempo voleva porle –Naeko, tu non sei umana giusto? –

Lei sussultò colta di sorpresa.

-Non volevo spaventarti Naeko, solo che ecco … io, mi chiedevo-

-C’è …qualche problema? – domandò lei ad un tratto, guardandolo di sottecchi –Il non essere umana intendo-

Chiba strabuzzò gli occhi –Eh? No, ovvio che no … mi chiedevo solo perché ce lo avevi tenuto nascosto-

Lei sospirò –Non è facile essere una miiko che ha rinunciato alla longevità, a casa la mia famiglia mi rimprovera questa scelta … non volevo, essere nuovamente giudicata-

Chiba la guardò mentre asciugava le lacrime che le inumidivano gli occhi –Non preoccuparti Naeko … non ti giudicheremo mai-

Lei si voltò incredula, fece per rispondere ma –NAEKO-CHAN-

Genta e Mitsuhiko le corsero in contro ansimanti.

-Abbiamo un problema!!! – sbraitò il bambino cicciottello –Sato- Sato-

Naeko scattò in piedi correndo all’interno della capanna di Sato, la trovò a terra vicina a Kazuha e ad un Takagi bianco come un cencio, toccava sofferente la pancia mentre il futon era bagnato.

-Mitsuhiko- disse a quel punto Naeko –Corri a svegliare Yukiko-

-Cosa sta succedendo? Perché sta così male? – chiese la giovane Toyama.

-Non agitatevi.
Takagi corri a prendermi acqua, dei panni puliti, lame e una fiaccola per sterilizzarli, cuscini, tanti cuscini; Kazuha, tu stai qui con me e aiutami-

Disse lei aprendo la sua sacca.

-Ohi Naeko, mi vuoi spiegare? –

-Non hai ancora capito? – chiese lei –Tua moglie sta per partorire-

**************************

Montagna Uchiha.

Gli sembrava surreale quello che aveva di fronte agli occhi.

Parte del suo stesso sangue, un membro della sua famiglia steso sulla fredda lastra di pietra, ormai agonizzante.

Gli occhi si posarono sui suoi, privi della luce, seppur malvagia, che li segnavano.

-E così sei qui- disse allo stremo delle forze –Sei l’ultima persona che voglio vedere in questo momento-

Kakashi si avvicinò al fratello, osservando lo squarcio presente sul petto causato dalle fauci di uno degli Yoro.

Il morso più letale conosciuto nei territori del clan, che se colpiva organi interni non ti dava alcuna possibilità di scampo.

-Non mi serve la compassione di nessuno- biascicò Gin a denti stretti –E sicuramente non la tua-

Tossì, del sangue uscì dalla bocca scendendo lungo il mento –Non mi pento di niente se è questo che speri-

Inspirò a fondo –Shiho si trova qui vero? –

Kakashi sobbalzò sfiorando il codolo della katana –è così allora … sono cof … tentato di guardarla un’ultima volta-

Kakashi sgranò gli occhi –Non penserai che te lo conceda vero? –

Lui ghignò, spostando lo sguardo alle spalle del fratello.

Il samurai si voltò notando la Kitsune appoggiata alla parete, lo sguardo a terra indifferente.

-Shiho- Kakashi la guardò allibito, per poi spostare lo sguardo su Gin, ormai spento del tutto, un rivolo di sangue che fuoriusciva dalla bocca scendendo a lato del viso macchiando i capelli argentati, gli arti fermi dalla morsa della morte.

Kakashi si appoggiò alla parete scendendo fino a toccare terra.

Sia lui che Shiho non parlarono, rimasero immobili ancora inconsapevoli del capitolo che si era appena concluso di fronte a loro.

**************************

-AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH-

Il lacerante urlo aveva attirato una folla di curiosi intorno alla capanna, mentre Takagi era seduto a terra e cercava di regolarizzare il respiro.

-Stai calmo, vedrai che andrà tutto bene- disse Agasa –pensa che stai per diventare padre-

L’uomo soffiava ripetutamente nel sacchetto di carta datogli da Mitsuhiko –Takagi –san abbi fiducia in Naeko e le altre, ce la faranno- gli disse il bambino, prima che l’ennesimo urlo riecheggiò nella notte.

-Forza Sato continua a spingere, riesco a vedere la testa- disse Naeko accovacciata di fronte alla donna.

Kazuha le inumidiva il volto mentre Yukiko la sorreggeva da dietro la schiena –Naeko sei veramente sicura che stia andando tutto bene? – chiese Sato mentre stringeva un cuscino ormai ridotto a un terzo della sua mole originaria.

-Fidati di noi- si intromise Yukiko –io ho partorito due gemelli e mi hanno fatta penare uno più dell’altro-

-Forza Sato continua, ci sei quasi- la spronò Naeko.

Seguirono minuti quasi infiniti, segnati dallo sforzo della donna e dalla concentrazione nella quale le tre ragazze la assistevano nel parto.

Le grida cessarono d’un colpo.

-Sato-san? – chiese Kazuha mollando il panno, l’espressione di dolore che segnava il viso della donna.

Naeko abbassò il capo, i muscoli rilassati mentre Yukiko si alzava trattenendo le lacrime.

-SATO-

Takagi entrò come una furia impallidendo, cadde sulle ginocchia biascicando un –Non … non ci credo-

Sua moglie era a letto esausta, sfinita dalla fatica del parto.

Naeko si voltò, allontanandosi dalla giara d’acqua e sorridente disse –congratulazioni, è un maschietto-

-Mi ritornano in mente Kaito e Shinichi da piccoli-  disse Yukiko trattenendo a stento i singhiozzi –scusate se mi sono commossa-

Kazuha sorrideva di fronte alla vita che era appena nata; Naeko diede il bambino in braccio a Takagi, mentre Mitsuhiko e Genta sbirciavano curiosi dalla porta di canne.

-Quanto è carino- esclamò Mitsuhiko

-Non dovreste dargli da mangiare? - Chiese Genta –mi sembra magro-

-Perché è nato prematuramente- spiegò Naeko.

Takagi si avvicinò a Sato, porgendole il figlio tra le braccia

–Come lo chiamate? – Chiese Mitsuhiko curioso.

-Masashi- rispose Sato –Il suo nome è Masashi-

**************************

Naruto si stropicciò gli occhi sbadigliando.

Intravide le prime luci dell’alba fare capolino, illuminando le rocce della grotta.

Ruotò la testa di lato notando che Sasuke non era presente, si alzò ancora frastornato uscendo dalla grotta.

Le orecchie ancora intorpidite dal sonno captarono uno stridio famigliare.

Si addentrò nella foresta notando, tra la vegetazione delle luci blu e verdi; scostò le fronde dei salici notando la giovane Hyuga appoggiata al tronco.

-Hinata-chan? Che succede? –

Lei si voltò, un dito sulle labbra a cenno di silenzio, Naruto la guardò ancora confuso per poi spostare l’occhio poco distante.

Sasuke e Sakura erano in piedi l’uno di fronte all’altra; le mani incrociate tra loro infuse di chakra e di aura demoniaca, le sopracciglia erano corrucciate concentrate e, la poca distanza tra loro, fondeva i due poteri costringendo Naruto a osservare minuziosamente per trovare i confini.

-Si stanno allenando da molto? – domandò lui.

-Da un’ora o più credo- spiegò Hinata –mi sono svegliata quando il sole non era ancora sorto e loro erano già lì-

-eeehh …Teme- ghignò lui

–Qualcosa non va? – domandò la miiko

-No niente, pensavo solo che è meglio essere onesti con sé stessi e verso gli altri- disse Naruto osservando i due amici.

-Naruto-kun-

Lui si voltò verso Hinata, lo sguardo basso, la leggera brezza le smosse i capelli corvini e, mentre le labbra si schiudevano Naruto sentì una fitta al cuore udendo quelle parole.

-Ti amo-

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Capitolo 39
*** Cap. 38 ***


Territori clan Toyama.

-Aaawww-

Sakura sbadigliò sonoramente stropicciandosi gli occhi.

-Accidenti; ho dormito pochissimo- sospirò affiancando Sasuke che camminava poco più avanti di lei.

-Se vogliamo imparare a primeggiare i nostri poteri combinati dobbiamo allenarci il più possibile -disse Sasuke senza battere ciglio -mio fratello ci ha dato questa opportunità e io non voglio sprecarla-

Sakura annuì.

Sapeva bene quanto profondo fosse il legame che li univa e, in cuor suo non voleva essere un peso.

Improvvisamente gli occhi chiari della ragazza scorsero delle increspature lontane -siamo arrivati al lago Oto, lo dobbiamo attraversare nuovamente? –

-Non saprei- disse Sasuke -non avendo un'imbarcazione possiamo camminare lungo la riva-

-Cosa ne pensi Hinata? Oh … Hinata? –

La ragazza sembrava distratta, camminava a capo chino senza prestare attenzione.

-Ehi, tutto bene? – domandò la giovane Haruno correndole incontro
-Eh? Si Sakura, sono solo un po' stanca-

Sasuke guardò le ragazze, per poi spostare lo sguardo su Naruto, stranamente silenzioso.

-Sasuke, possiamo fermarci solo un secondo? -

Lui annuì osservando Sakura che aiutava Hinata a sedersi su una roccia.

-Cinque code- disse poi indirizzandosi all'amico -mi spieghi cos' è successo? –

*******************

Gli occhi azzurri di Hinata scrutavano tristemente le acque del lago.

Sospirò.

-Ehi Hinata, forse hai usato il potere dei tuoi occhi troppo a lungo- ipotizzò Sakura.

-No, i miei occhi non c'entrano nulla- disse lei -solo … ecco-

Sakura la guardò preoccupata.

-Ho-

Strinse la veste bianca da sacerdotessa.

-Io ho-

Si morse il labbro inferiore titubante.

-Ho detto a-

Sakura notò le guance della giovane imporporarsi.

-A Naruto-kun-

-Naruto? –

Hinata annuì -Ho detto a Naruto-kun che lo amo! – disse lei tutto d'un fiato.

Rimasero ferme qualche istante, fino al “Eh?” che, colta di sorpresa, fuoriuscì dalla bocca di Sakura.

-Eh? Eh? Cioè, cosa? Hinata sei seria? –

Lei annuì.

-E lui? Cosa ti ha detto? –

Lei sospirò affranta rispondendo all'amica.

-Mi ha ringraziata e ha … ohi Sakura cosa c'è? –

All'improvviso Hinata vide Sakura contorcersi dal dolore, le mani strette sugli occhi.

-SHANNARO- Urlò lei tirando un pugno al malcapitato albero di fianco a lei -diavolo Itachi, avverti prima di entrare nella mia testa –

Hinata strabuzzò gli occhi incredula per poi vedere Sasuke e Naruto avvicinarsi, le spirali dello Sharingan impresse sulle iridi del demone corvo.

-Ohi, che vi succede? – domandò Naruto.

-Abbiamo un problema- disse Sakura.

-Mio fratello si trova a Suna- spiegò Sasuke.

-A Suna? E perché? – chiese Hinata.

-Il vulcano- continuò lui – sta per eruttare-

********************

Vulcano Suna.

Vedeva il livello del magma aumentare a dismisura, l’oleosa miscela incandescente, se non sarebbe stata bloccata avrebbe completamente sommerso il clan Hattori da lava e lapilli.

Il corvo di ombra planò vicino alla bocca del vulcano –Non è sicuramente naturale questo fenomeno- disse Heiji, aggrappato al collo del corvo creato da Itachi –la mia famiglia controlla la montagna da anni e non aveva dato segni di attività-

Il tengu volò vicino ad Heiji controllando la situazione –ho inviato Obito a fare rapporto nei clan umani, se non riuscissimo a bloccare l’eruzione devono tenersi pronti ad accogliere parecchia gente ma-

-Ma? – domandò Heiji.

-C’è un’altra cosa che mi preoccupa- spiegò Itachi –Ovvero la vicinanza del vulcano ai territori una volta appartenuti al clan Haruno-

-Hai ragione- ragionò Heiji –il nostro clan è a sud del confine-

Itachi annuì, non poteva essere una coincidenza.

********************

Ino era cresciuta in una famiglia di Samurai, unico clan in tutta Konoha ad avere esponenti solo femminili.

Le era stato insegnato che non esisteva la parola “sesso debole” e che dunque, brandire un pugnale o scoccare una freccia, lo poteva fare anche lei con l’adeguato insegnamento.

Era consapevole che, durante i suoi allenamenti, i samurai avevano cercato di rallentarla, metterla da parte in quanto donna.

Ma lei non si era mai data per vinta, sfruttando al massimo le capacitò del proprio clan per scoprire i punti deboli altrui, cercando sempre di primeggiare … ma questo qui era un caso a parte.

Era ormai passato un giorno da quando lei e Sai si erano messi in marcia, giungendo ora nei territori del clan Mori.

Doveva ammettere di averlo sottovalutato, il bonzo sapeva veramente come muoversi sul territorio; ma per il resto, quella faccia sempre sorridente riusciva a nascondere alla perfezione i suoi pensieri.

Persino ora, mentre lei faceva finta di ignorarlo sistemando le imbragature del suo cavallo, notava che scribacchiava su un foglio di carta che si era portato appresso, riservandole di tanto in tanto qualche occhiata.

No, non lo capiva proprio.

Infastidita si voltò verso di lui –Beh? –

Gli occhi neri del monaco si spostarono su di lei –beh cosa? –

Domandò da finto innocente facendola imbestialire ancora di più –Non fare il santarellino, sono ore che mi fissi, cosa stai complottando? –

-Oh- disse lui –avete un occhio attento, e non dovete preoccuparvi, le mie intenzioni non sono malvage-

Ino alzò un sopracciglio contrariata, sbuffando e sedendosi a terra –ci mancherebbe-

-Non mi credete? – domandò Sai.

-Non ho detto questo- ribatté lei.

-Solitamente non mostro un lavoro non finito, ma posso fare un’eccezione-

-Ah? Ti ho già detto che non-

-Ecco-

La ragazza rimase basita nel vedere cosa teneva in mano Sai.

Si trattava di un ritratto, una donna appoggiata al tronco di un albero con un fiore di loto tra i capelli mentre osservava il cielo, e si dà il caso che quella donna … fosse proprio lei.

-Devo ancora delineare bene i contorni e fare le sfumature, dopo potete averlo- rispose Sai.

-Per-

Ino era stupita –Perché? Io non ho nulla da darvi-

-Non devi- disse lui –Disegnare mi piace, mi aiuta a liberare la mente e poi è sempre ripagante osservare le espressioni felici di chi riceve un mio disegno.
Disegnare non è un gioco, è imprimere su carta un momento, un’espressione, un attimo che ci suscita felicità, non è semplice o scontato, è un connubio di tecnica e sperimentazione che crea qualcosa di unico.
Quindi non mi serve nulla, già disegnando per te mi rende appagato-

Ino restò a bocca aperta, non sapendo cosa dire, quando udì un fruscio dietro di lei.

Si alzò pronta a scagliare un kunai, ma si fermò notando la persona che aveva di fronte agli occhi.

-Kogoro Mori-

*******************

Montagna Uchiha

Ran scendeva le scale di pietra che portavano alla sala Tsuchikage reggendo un bicchiere di tè fumante, intravide la figura del fidanzato seduto su una poltrona, leggeva concentrato gli ideogrammi presenti sul libro nelle sue mani.

Le iridi blu fisse, immerse completamente nella lettura.

Sorrise.

Quando Shinichi leggeva si isolava dal resto del mondo.

Si avvicinò piano, appoggiando il bicchierino d’un lato, raggiunse le sue spalle e allungò le mani coprendogli gli occhi –Preso-

-Ran, cosa stai facendo? – domandò lui voltandosi.

-Sembravi troppo serio- le sorrise teneramente –Non sarebbe la prima volta che salti un pasto perché stai leggendo-

-È il libro di mio padre- disse lui –Non ho potuto leggerlo date le circostanze e Kaito me lo ha dato prima-

Ran afferrò il manoscritto leggendo il titolo scritto sulla copertina – “Il mistero del pozzo maledetto” Di cosa parla? – domandò curiosa.

-È particolare- spiegò lui –parla di un kitsune a nove code innamorato di una principessa, il loro amore è però contrastato da un Tengu costringendo il kitsune in un altro mondo.
L’unico collegamento con il regno dove abita la principessa è un pozzo, il protagonista riesce ad attraversarlo in determinate circostanze, ma una volta giunto dalla parte opposta, il suo corpo ritorna quello di un cucciolo seppur mantenendo le nove code e i poteri intatti-

-Ehh? Vuoi ritornare bambino per caso? – scherzò Ran.

-Eh, no grazie- sospirò Shinichi.

-Ti ho portato del tè- disse la ragazza tendendogli il bicchiere.

Shinichi ringraziò assaporando la bevanda –mmhh molto buono-

Ran si sedette vicino a lui appoggiando la testa sul suo petto, chiuse gli occhi ascoltando i battiti del cuore del ragazzo.

-Potrei restare qui per sempre- sospirò lei.

Shinichi le sorrise lasciandole un piccolo bacio sulla fronte, quando un’affannata Sonoko fece capolino dall’entrata della sala.

-Ragazzi, non volevo disturbare il vostro momento romantico ma … dovete seguirmi-

-Che è successo? – domandò Shinichi allarmato.

-Dobbiamo partire al più presto per il vulcano Suna-

*************************

Villaggio marino.

Yukiko legò il nodo al fagotto issandolo in spalla –Sicura di andare? Sato ha appena partorito-

-Si, non preoccuparti Hiroshi; Naeko basta e avanza per controllare la situazione-

-Agasa, Agasa, dov’è il bambino??? – chiese esultante Genta.

-Sta riposando insieme alla mamma, non dobbiamo disturbarlo-

-Eh? Ma è ora di pranzo- disse lui –deve mangiare se vuole crescere-

Yukiko ridacchiò –Io vado, statemi bene-

Agasa osservò la donna allontanarsi quando, d’un tratto percepì la stessa forte presenza che era venuta qualche giorno prima al villaggio.

*******************

Kazuha camminava lentamente per le immense sale del palazzo no Taisho.

Si sentiva in suggestione, sebbene fosse cresciuta in un palazzo, non aveva mai pensato di entrare in quello no Taisho … in tutta franchezza, un palazzo sospeso sulle nubi non era decisamente un palazzo normale.

Varcò un portone bordeaux con intarsi granata, sostenuto da pilastri decorati in ottone.

Si trovava in un giardino circondato da nubi, spalancò gli occhi nel vedere camminamenti e ponti in legno circondati da archi di siepi intricati da ramoscelli di rose.

Vide un gazebo alla fine del percorso, all’interno del quale scorse la presenza di Inu no Taisho e Sesshomaru.

-Oh, Kazuha che piacere averti qui; come stai? Ti sei ripresa dal rapimento? – chiese Inu

-Si- rispose lei –grazie per preoccuparsi per me-

-Di nulla cara; ora però, vorrei discutere con te di una questione allarmante- continuò il capo clan.

-Se ti ho fatta chiamare è per un’emergenza, in questo momento il vulcano Suna ha riscontrato segni di attività, temiamo possa eruttare da un momento all’altro-

-Ma è impossibile, la famiglia di Heiji-

-Esatto- si intromise Sesshomaru –per questo sei qui, conosci qualche modo per bloccare l’eruzione? –

Kazuha guardò Sesshomaru –so che l’attività magmatica del vulcano è controllata sa un sigillo imposto alla fine della guerra, è situato all’interno di un pozzo poco distante del monte Suna-

Inu strinse preoccupato gli occhi –Il pozzo Mangiaossa-

-Esatto- annuì lei –se il vulcano sta per eruttare, posso suggerire che qualcuno ha tolto, o peggio, distrutto il sigillo-

-Cosa è necessario per ristabilire il sigillo? – domandò Sesshomaru.

-Un oggetto tramandato da generazioni dalla famiglia Hattori, non ho idea di dove sia-

-Bene- disse Inu –non ci resta che andare al palazzo centrale e chiedere al clan di riposizionare il sigillo-

-Padre non credo sia così facile, altrimenti lo avrebbero già fatto- disse Sesshomaru –deve essere successo qualcosa che ha impedito ai membri del clan di placare l’ira del vulcano-

Inu si toccò le tempie ormai doloranti –Già-

-Inoltre- si intromise Kazuha –L’oggetto in questione non può essere maneggiato da voi demoni, per stabilizzare l’eruzione del vulcano una volta Heiji mi ha detto che è necessario il potere di una miiko-

-Uh? Come mai? – domandò Inu.

-Perché …- iniziò lei titubante –Il sigillo è un oggetto demoniaco-

Si ricordava bene di quando, una notte d’inverno, Heiji l’aveva accompagnata nella sala Kazekage.

Stretti sotto la medesima coperta di lana a sfogliare gli ingialliti volumi sul monte Suna.

Non lo avrebbe mai dimenticato quel disegno grottesco ingiallito dal tempo.

“Ti fa paura?” le aveva chiesto Heiji
“No, lo trovo solo strano”

“È un cimelio demoniaco tramandato da generazioni, è molto pericoloso e deve essere attivato solo in caso di estremo pericolo”

Si ricordava benissimo quelle frasi, così Kazuha le ripeté ai due demoni –Si stratta di un oggetto appartenuto alla specie più pericolosa di demoni: Gli Oni-

-Stai parlando della maschera rituale? – domandò Sesshomaru.

Lei annuì –Solo una miiko, che possiede un’aura opposta a quella di voi demoni, può posizionare la maschera nel pozzo mangiaossa … questo è tutto quello che so, mi dispiace di non poter essere più utile di così-

-Non preoccuparti cara- disse Inu –Ci hai aiutati tantissimo-

********************

Kagome camminava con lo sguardo perso per i corridoi del palazzo.

Aveva appena salutato Rin, intenta a leggere l’enorme mole di libri che Sesshomaru le aveva portato.

Per fortuna sembrava reagire all’aggressione subita.

Con la coda nell’occhio Kagome intravide Inuyasha, camminava con lo sguardo accigliato verso la propria camera –Inuya-

Si bloccò.

Voleva parlargli, ma al tempo stesso temeva che insistendo, il legame che avevano creato si sarebbe rotto del tutto.

-Sei preoccupata per mio figlio? –

Lei si girò incrociando i taglienti occhi ambrati di Rumiko, la sua pacata espressione non lasciava trapelare quali fossero le sue intenzioni.

Kagome annuì.

-Che cara- rispose lei.

-Si chiude in sé stesso e non permette a nessuno di aiutarlo, vuole fare tutto da solo senza ascoltare consigli-

-Centro, mi complimento per l’intuizione- disse Rumiko –lo hai notato anche prima no? Non è una cosa nuova-

Kagome sgranò incredula gli occhi.

-Mi definisce “vecchiaccia che è entrata in travaglio nel momento sbagliato” … che figlio ingrato- singhiozzò lei.

-Eh ecco … non so perché è così fissato sulla sua data di nascita-

-Oh, per una ragione concreta; hai visto il rosario che porta al collo? –

Kagome sobbalzò.

-Lo prenderò per un sì- continuò lei –ebbene, quel rosario serve per regolarizzare i poteri al suo interno.
Inuyasha è un demone completo, ma il suo status è molto simile a quello di un mezzo demone, i suoi poteri si scombussolano e non solo in una particolare notte dell’anno, ma per tutta la sua esistenza … quel rosario, è l’unico oggetto capace di dare un freno alla loro forza-

-È terribile- disse Kagome.

-Ormai ci ha fatto l’abitudine- disse Rumiko –ma come hai giustamente detto tu è così testardo che vuole risolvere tutto da solo-

-Ma- continuò la miiko –Perché? Perché lui ha-

-Non te lo ha detto? – chiese Rumiko –Pensavo foste in confidenza-

Kagome abbassò gli occhi –Ci ho provato ma non si apre mai del tutto … d’altronde non gliene faccio una colpa, anche io non gli ho detto molte cose-

Rumiko osservò la ragazza stringere la manica sinistra –Capisco … vuoi saperlo veramente? –

Kagome annuì.

-Il parto di Inuyasha non è stato per niente facile, è stato un vero miracolo che io sia sopravvissuta, perché quello scavezzacollo è nato durante una notte segnata dal più grande punto debole per un demone cane - fece una pausa guardando la ragazza dritta negli occhi –La luna nuova-

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Capitolo 40
*** Cap. 39 ***


Al di sotto del pozzo mangiaossa, nelle viscere pulsanti del clan Hattori, vi è un sigillo il quale scopo è regolare la forza demoniaca presente nel vulcano.

Fungendo da cimitero per antichi resti demoniaci, quel terreno è carico di un’aura maligna, è stata dunque creata una maschera rituale che, in caso il sigillo si spezzasse, lo avrebbe ricreato.

Basta porre l’oggetto sull’ideogramma scavato nella roccia e infonderlo di chakra.

Shinichi si ricordava di aver letto del rituale quando aveva fatto visita ad Heiji, suo amico di lunga data, d’altronde da quel fatto aveva preso ispirazione anche suo padre per il romanzo.

Entrò nella sala del trono insieme a Ran e Sonoko; qui vi trovò Akai parlare animatamente con Obito, personificazione dei Tengu.

Gli occhi verdi di Akai si spostarono su di loro –O, eccovi-

Shinichi si inginocchiò leggermente, per poi rivolgersi ad Akai –Cosa avete intenzione di fare? –

-Partiremo al più presto per il palazzo No Taisho, che al momento si trova nelle vicinanze del clan Hattori- spiegò Obito.

-Io e Akai vi faremo da guida mentre voi tre, Shiho e Gaara, ci seguirete col carro della nebbia- aggiunse poi.

-Kaito, Aoko e la nobile Fusae? – chiese Ran.

-Nel clan Hyuga si tramanda da generazioni l’arte del teletrasporto- iniziò a spiegare Akai –Tuttavia oltre alla sacerdotessa che recita l’incantesimo possono essere trasportate solamente altre due persone in direzione del proprio clan di appartenenza, Kanna invece resterà qui; ho chiesto ad alcuni tengu di prendersi cura di lei-

-Partiranno a breve- concluse Obito –preparatevi-

**********************

L’ombra corvo si dissolse permettendo ad Heiji di atterrare sul territorio del clan no Taisho, guardò stupito i propri piedi camminare su quello strano terreno –è difficile la prima volta, ma poi ci fai l’abitudine-

Heiji si voltò verso quella voce, inchinandosi nel riconoscere Inu No Taisho –oh suvvia, niente formalità giovane Hattori; prego entrate pure, dovrete spiegarci non poche cose anche se la tua fidanzata ci ha riassunto la situazione come poteva-

-La- la mia? –

-HEIJI-

La figura di Kazuha fece capolino dal colonnato, scendendo velocemente i gradini per poi correre verso il ragazzo, facendolo capitombolare a terra –KAZUHA? Cosa ci fai qui? –

-Non ha importanza, tu stai bene non sei ferito vero? – domandò lei preoccupata.

-Questo dovrei chiedertelo io, la gamba è guarita? –

-Um- annuì –non devi preoccuparti inutilmente-

-Cosa? Eh? Non è che sono preoccupato è solo che- Si bloccò incrociando gli sguardi dei due capi clan, quello molto compiaciuto di Inu mentre Itachi sfiorava le tempie cercando di guardare altrove.

-Piuttosto, ci conviene studiare un modo per entrare alle pendici del vulcano- si affrettò a dire Heiji.

-Concordo appieno- disse Itachi –e, per prima cosa, bisogna immediatamente localizzare la posizione della maschera-

-Aspettate, c’è ancora tanta gente che vive vicino al vulcano- si intromise Kazuha –se non riusciremo a fermare in tempo l’eruzione-

Degli sguardi bui si dipinsero sui volti dei capo clan –Non ci credo- bisbigliò lei.

-Ehi pelle abbronzata, dico a te! – tutti di girarono vedendo Inuyasha appoggiato ad una colonna, il piede destro piegato –Ti va un accordo? –

*********************

-AAAAAAHHHHHH, Ma sei sicuro che sei già salito su uno di questi cosi? –

Sakura era aggrappata a Naruto spaventata a morte.

Ricevuta la notizia del pericolo, Sasuke aveva creato due corvi d’ombra grandi a sufficienza per trasportare due persone ciascuno.

Data la situazione tra Naruto e Hinata, Sakura aveva deciso di salire sul corvo insieme al kitsune … ma ora non era più tanto sicura della sua scelta.

-Abbi un po’ di fede Sakura-chan! Non sarò Sasuke ma non per questo mi devi trattare così-

-Cosa c’entra adesso? Io temo per la mia incolumità, è la terza volta che rischi di farci sbattere contro un albero! Testa quadra di un kitsune! – sbottò lei.

-Ah Sakura-chan, non parlare come il Teme ora! –

Poco distante Sasuke e Hinata guardavano il litigio sconcertati –Ah- sospirò Sasuke –sono una causa persa-

Hinata sorrise timidamente, per poi captare una presenza poco lontana – Sasuke, Naruto-kun-

Il kitsune sobbalzò all’udire la voce della ragazza, voltandosi piano verso di lei –Atterrate da quella parte, dobbiamo proseguire a piedi-

-Eh? Come mai? – domandò Sakura.

-Fidatevi di me- ripose la ragazza.

I due ragazzi seguirono il consiglio della miiko, Sakura guardò di sottecchi Hinata, sguardo dritto e concentrato.

Si chiese se anche lei, come aveva fatto l’amica, sarebbe stata capace di rivelare le proprie emozioni a Sasuke.

Ripensò al loro bacio, quel leggero sfiorarsi di labbra che però, le aveva fatto palpitare il cuore come mai era successo.

Gli occhi si posarono su di lui –chissà cosa ha pensato il quel momento- pensò.

-Sakura-chan- la voce di Naruto la riportò alla realtà –Reggiti forte, si atterra! –

Le ombre si avvicinarono alla pineta sottostante sfiorando le fronde, le ali di ombra si aprirono –E ora salta! – esclamò Naruto poco prima che la consistenza nera sotto di loro svanisse.

-EH? AAAHHH! – Urlò Sakura atterrando sulla schiena del kitsune –Ahi, che male-

Hinata si alzò barcollante procedendo verso destra, scostò qualche ramo intravedendo una figura vestita di bianco –Felice di rivederti, fratello Neiji-

********************

Kagome era ancora scioccata dal dialogo avuto con Rumiko, non poteva immaginare che Inuyasha portasse quel peso enorme sulle spalle.

Camminava pensierosa, senza badare a dove mettesse i piedi, quando si scontrò con il soggetto dei suoi pensieri.

-Inuyasha? –

-Ohi Kagome stai attenta! – la rimproverò lui.

La ragazza alzò la testa, pronta a ribattere, ma qualsiasi frase di protesta potesse dirgli, scemò alla vista di quell’ambra chiaro.

-Cosa c’è? – domandò lui ingenuo.

-Niente- si affrettò a dire –Sono solo un po’ stanca-

-Se sei stanca vai a dormire- rispose Inuyasha –ormai è notte-

-Anche tu sei sveglio da molto, dovresti riposare-

-Non ho tempo- disse secco –Io e il giovane Hattori stiamo scendendo a terra-

-Come? E perché? – chiese lei

–Per evacuare le persone che abitano alle pendici del vulcano e no, tu non vai da nessuna parte- si affrettò a dire lui.

-Ma io voglio aiutare, se esiste solo una possibilità di salvare della gente voglio prestare il mio aiuto-

-No, tu non ti muovi di mezzo centimetro, c’è già Rin che sta litigando con Sesshomaru per lo stesso motivo, non ti ci mettere pure tu-

Kagome mise il broncio –Perché mi stai escludendo? Ti ho spiegato che voglio dare una mano, sicuramente i contadini si sentiranno rassicurati in presenza di una miiko, non ha senso il volermi escludere da-

Le parole le morirono in bocca quando avvertì le braccia del demone circondarla, la avvolsero in un caldo abbraccio spingendola contro il suo petto –Si che ha senso- disse lui.

-Inuyasha? – chiese lei stupita.

-Mi costa ammetterlo quindi ascoltami ok? Non farmi preoccupare-

La ragazza avvertì un brivido percorrerle la spina dorsale al suono di quelle parole, si allontanò leggermente guardandolo timidamente –Resta qui-

Le appoggiò una mano sulla testa, e fu in quel momento che Kagome spalancò gli occhi incredula, alla vista del preoccupato e bellissimo sorriso che Inuyasha le stava regalando.

*****************

Neiji fece scorrere lo shoji, i due demoni e le miiko varcarono l’ingresso.

Di fronte a loro, seduti sul tatami, vi erano Sai, Ino Aoyama e il padre di Ran, vicino ad una bambina.

-Ma che sta succedendo qui? –domandò Naruto molto confuso.

-Mettetevi comodi- disse Neiji –È una lunga storia.

*******************************

Palazzo Uzumaki.

Tooru varcò la soglia scendendo i gradini.

Avrebbe dovuto recarsi a piedi al clan Hattori –Ah, povero me- sospirò, consapevole, però, che lui fosse l’unico capace di viaggiare in fretta a piedi.

Mise la mano in tasca sentendo un leggere suono, estrasse l’oggetto guardandolo cupo –Non mi piace tenere una cosa del genere in tasca … ma se si dovesse veramente verificare quanto ha predetto Minato, è l’unica salvezza per lui-

Lo ripose al suo posto per poi sistemarsi lo zaino in spalla e proseguire il viaggio.

***********************

Lo strano gruppo sedeva di fronte alla maschera ora avvolta nel fagotto.

-Dunque è così- disse Sakura –sei stata veramente coraggiosa Ayumi-

-Grazie- disse la bambina –Quando Ayumi ha visto le luci dal vulcano ha corso veloce per venire qui.
Ayumi sapeva che delle sacerdotesse potevano aiutarla ma una brutta persona intralciava-

-Ti ricordi chi era? – domandò Ino.

-Un demone simile a lui- disse lei indicando Sasuke.

-Naraku- disse Kogoro preoccupato.

-Ho letto il messaggio di Temari- disse Neiji –Riguarda una futura gestione dei templi dedicati ai demoni, essendo stati sfruttati dall’Akatsuki, non sappiamo di preciso cosa ci sia nascosto, e la mia conoscenza in materia può aiutare-

-Neiji, sei sicuramente il più indicato per questo lavoro, hai imparato tutti i volumi della sala Mizukage a memoria- disse Hinata.

-Ragion per cui ho riconosciuto subito la maschera di Ayumi- continuò lui.

-Dunque se ho capito bene la dobbiamo piazzare all’interno del pozzo? – chiese Naruto.

-Esatto- disse Neiji –ma è necessario il potere di una miiko, è per questo che Ayumi l’ha portata qui-

Sakura guardò tristemente la maschera, non sarebbe stato per nulla facile risigillare il potere.

A quel punto sentì un frusciare di vesti, alzò lo sguardo notando che Hinata si era alzata.

-Lo farò io- disse ferma.

-Cosa? –Gridò Naruto.

-In quanto capo clan Hyuga è mio dovere proteggere la vita, inoltre- guardò Sakura –Non posso gravare un altro peso sulle tue spalle, e riesco sicuramente a maneggiare il chakra con più energia-

-Su questo concordo- disse lei leggermente colpevole.

-Aspettate, e quindi? Hinata lo sai che è pericoloso? –Chiese Naruto.

-Ovviamente- rispose lei –Ma è mio compito farlo-

Nessuno dei presenti riuscì ad obiettare, perché quello sguardo fiero avrebbe fatto desistere qualsiasi replica.

*********************

Sedeva sulle rocce con i vermigli occhi fissi sul magma.

Non era stato facile rompere quel sigillo millenario, ma ora, nel vedere quell’incandescente focolare salire piano, inglobando nella sua ardente morsa rocce e radici, si trovò costretto a sorridere.

-Vi aspetto-

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Capitolo 41
*** Cap. 40 ***


Palazzo no Taisho.

Sesshomaru indossò l’armatura costruita con le sue mani; mai come in quel momento sentiva il bisogno di essere protetto.

Aveva combattuto battaglie sempre a testa alta, consapevole che la morte era una delle tante possibilità … ma ora era diverso.

I lunghi capelli bianchi ricaddero a cascata sulla schiena, strinse in vita le fasce e il fodero di Tenseiga, quando avvertì la sua presenza.

Si girò, vedendola appoggiata al muro con lo sguardo triste fisso a terra.

-Stai andando? – domandò lei tristemente.

Non ricevette alcuna risposta –è pericoloso vero? –

Ancora silenzio.

Si strinse sconfortata su sé stessa, quando avvertì gli artigli del demone sotto il mento, le accarezzarono il collo affondando nei capelli.

Rin tremò a quel contatto inaspettato, avvicinandosi al demone abbracciandolo –Stai attento-

********************

-Sicuro che la strada è quella giusta? –

-Yumi-tan, abbi un po’ di fiducia- borbottò Shukichi.

Dopo aver sistemato il tempio Higurashi ed aver prestato le cure mediche necessarie, Yumi e Shukichi si erano incamminati verso il clan Hattori ma, a causa della scarsa luce e del pessimo senso dell’orientamento di entrambi, vagavano nella stessa foresta ormai da un’ora.

-Perfetto, ci siamo persi- sbuffò la giovane samurai sconsolata.

Shukichi aguzzò la vista, scrutando qualcosa tra gli alberi.

Si avvicinò cauto e, scostato un ramo –AH, UN DEMONE-

Yumi accorse subito, riuscendo solo a dire “Ah?” alla vista di Tooru, seduto a terra mentre sgranocchiava dei pezzi di carne essiccata.

-Oh, Yumi … da quanto tempo- disse lui.

-Tooru-san? Cosa ci fate qui in mezzo al nulla? –chiese lei. 

–Potrei porvi la stessa domanda; la verità è che mi sto recando dagli Hattori, Minato e Kushina mi hanno ordinato di incontrare al più presto Inuyasha- rispose lui.

-Inuyasha? – chiese Shukichi ancora tremante.

La sua indole pacifica lo spingeva a stare lontano da guerre e, soprattutto da demoni, ma molto probabilmente il fato si divertiva a giocare con lui, siccome si era innamorato di Yumi che era samurai.

Tooru annuì –Si tratta di un oggetto molto importante per lui, è costruito con perle nere estratte dalle grotte sommerse che si trovano nel nostro clan, insieme a denti di Inuyokai-

Yumi aveva sentito parlare di quelle grotte, presenti solo nel territorio Uzumaki, le grotte Musashi, e non rimase stupita nel vedere Tooru estrarre dalla tasca un rosario.

*********************

Sesshomaru raggiunse il cancello principale dove lo stavano aspettando suo padre e Itachi.

Loro avevano la missione più pericolosa.

Mentre Inuyasha ed Heiji avrebbero tratto in salvo i civili alle pendici di Suna, loro avevano il compito di introdursi all’interno del vulcano, cercando di capire la causa dell’improvvisa attività.

-Probabilmente incontreremo un membro dell’Akatsuki al suo interno- disse Itachi –E sono più che sicuro che quel membro sia Naraku-

Inu annuì -Possiamo andare-

**********************

Territori clan Nara.

Kakashi correva in sella al proprio cavallo, ormai mancava poco a giungere a destinazione.

Aveva dovuto calcolare bene i tempi e la localizzazione precisa ma ora, saltata una radice e oltrepassato un vecchio ponte che sovrastava un ruscello, vide il punto di incontro.

Fermò il cavallo riconoscendo i muri della casa che aveva costruito con le sue stesse mani, ora inglobata nel nero della notte.

Si ricordò dei passati giorni trascorsi con Sakura a mangiare, fare il bucato, insegnarle a combattere con i Kunai.

Aprì lo shoji ritrovandosi in cucina, la sala dove aveva incontrato Hinata prima di andare a palazzo.

Gli ingredienti per la zuppa, ormai marci, erano ancora lì; le verdure e i tagli di carne pieni di insetti.

Si diresse nella sala adiacente.

-Sei in ritardo Kakashi, ti stiamo aspettando da due ore- disse il primo visitatore. 

-Mi deludi vecchio mio, non ho trovato una singola goccia di Sakè in casa-

-Cos’è il sakè? Lo posso bere anche io? –

Kakashi sorrise riconoscendo i volti di Tsunade, JiraIya e Shippo seduti sui futon.

-No Shippo- disse la miiko –Non fare come questo ubriacone-

-Oh suvvia Tsunade, non sono sempre ubriaco-

Kakashi si avvicinò –Avete recapitato il messaggio a Temari? –

-Si- rispose Tsunade –Koga è stato velocissimo, è andato e tornato dal clan Yoro a quello Toyama in meno di 24 ore; degli esponenti di quel clan stanno per partire verso il clan Hattori-

- Bene, vorrà dire che li raggiungeremo-

*******************

Palazzo Toyama.

-Forza, non c’è un minuto da perdere- disse Temari facendo preparare i cavalli –Dovete giungere al clan Hattori il più in fretta possibile-

-Fidatevi di me- disse Miroku –adempirò a questo compito-

I servi portarono due cavalli, sui quali lui e Shikamaru avrebbero intrapreso il viaggio.

Sango si avvicinò al fratello –Se incontri Rin, salutamela tanto-

-Sarà fatto- disse lui abbracciando la sorella, prese delle sacche avvicinandosi al cavallo –Sbrigati Miroku-

Lui annuì.

-E così dobbiamo salutarci- disse Sango avvicinandosi, cogliendo di sorpresa il monaco.

-Si; devo ringraziarti per i bei momenti vissuti insieme Sango, non li dimenticherò mai- disse lui sincero.

La donna sorrise –Neanche io-

Shikamaru osservava confuso la scena, d’avvero non sapeva perché sua sorella stesse impiegando più tempo a salutare un estraneo piuttosto che suo fratello.

Poi, d’un tratto, mollò di colpo la bisaccia.

Sango aveva afferrato il colletto del kimono di Miroku e, abbassatolo alla sua altezza aveva premuto le sue labbra su quelle del monaco.

Miroku era basito, lo sguardo sognante e confuso.

-Questa- disse Sango allontanandosi –è la ricompensa per avermi aiutata-

Miroku sorrise –Oh Sango-

Si avvicinò ancora, ma una mano sulla sua spalla lo fermò, trascinandolo verso i cavalli –Muoviti subito- ruggì grave Shikamaru.

-Ahi, aspetta Shikamaru, non tirare-

Sango salutò compiaciuta i due con un sorrisetto in faccia –ehi- disse a quel punto Temari avvicinandosi

–Bella trovata-

Vedere l’espressone piena di panico di Shikamaru, era stato semplicemente senza prezzo.

*******************

Clan Hyuga

Sakura aprì lo shoji uscendo dalla pagoda insieme a Sasuke, Hinata e Naruto.

–Allora tutto chiaro? – domandò Sasuke –Grazie agli occhi di Hinata raggiungeremo il pozzo Mangiaossa-

-Secondo Ayumi ci sono dei cunicoli che conducono direttamente al vulcano- si intromise Neiji arrivando con la bambina –Percorreteli ed arriverete nei pressi della camera magmatica-

-Io, Sakura e Naruto raggiungeremo quella parte del vulcano cercando di rallentare il membro dell’Akatsuki che sarà sicuramente presente, mentre Hinata si fermerà al sigillo- continuò Sasuke.

Hinata annuì osservando il fagotto contenente la maschera rituale, ora nelle sue mani –Non preoccuparti Ayumi, starò attenta-

La bambina annuì, a quel punto Sasuke si avvicinò; spiegò le ali e, recuperata una piuma, la porse ad Ayumi –Se il demone che ti ha inseguita si presentasse qui, questa ti proteggerà-

Tutti i presenti rimasero al quanto stupiti alla vista di quel gesto non tanto da Sasuke, lei ringraziò contenta, salutando i ragazzi allontanarsi.

-Beh teme, hai un cuore anche tu allora- scherzò Naruto.

-Chiudi quella fogna- lo zittì lui per poi incrociare il viso sorridente di Sakura –Che c’è? –

-Niente, è stato un bel gesto-

Lui sospirò –so cosa significa venir attaccati e non avere i poteri necessari per difendersi; non voglio che le capiti qualcosa di male, così come è successo a Kanna … tutto qui-

Sakura sgranò gli occhi per poi continuare a seguire i suoi amici, consapevole di avere un sincero sorriso stampato in viso.

**********************

Palazzo no Taisho.

Kagome era appoggiata ad uno dei parapetti laterali della struttura.

Rin e Kazuha si erano chiuse negli archivi del palazzo in cerca di non so quale libro per provare un’idea che la giovane Nara aveva avuto.

Ma lei, sebbene avrebbe voluto aiutare, non riusciva a concentrarsi.

Nella sua testa continuava ad apparire il volto di Inuyasha, e quelle parole che aveva pronunciato prima di andarsene.

Sapeva che non avrebbe solo aiutato Heiji a mettere al sicuro le persone, ma appena avrebbe potuto sarebbe entrato nel vulcano per aiutare Itachi, Sesshomaru e il padre … e lei aveva paura.

Non era sicura a cosa alludesse Inuyasha con quelle parole, sapeva solo che lei non voleva che gli capitasse qualcosa di male.

Ripensò al volto del demone e a quello strano e triste sorriso che le aveva riservato “Non farmi preoccupare”.

Arrossì all’istante.

-Ah, Kagome sei una causa persa-

All’improvviso sentì un rumore, si voltò notando un demone drago a tre teste.

-E tu che ci fai qui? – chiese lei avvicinandosi –Tranquillo non voglio farti male-

Le accarezzò piano le teste facendolo tranquillizzare.

-Um, se non mi sbaglio Rin mi ha detto che questi demoni possono volare-

Guardò la bocca del vulcano poco distante, dopo di che si rivolse al demone –Senti … mi aiuti a fare una cosa? –

********************

Correva veloce in direzione del vulcano.

Poco prima il carro della nebbia era atterrato sul clan Hattori e ora, Shinichi, Ran e Shiho stavano aiutando Heiji ad evacuare le ultime persone, mentre Gaara e Akai si stavano recando al palazzo tra le nubi.

Inuyasha scansò alberi e saltò su alcune rocce, ritrovandosi poi davanti a Suna, aveva dovuto allontanarsi, perché il suo ego gli imponeva di combattere contro quel viscido verme.

*********************

Naraku era seduto sulle rocce della camera magmatica; mancava poco, tra non molto il vulcano avrebbe eruttato, coprendo di lava i clan Hattori, Hyuga e una parte del clan Kudo e, sicuramente avrebbe impedito a quella mocciosa dai capelli rosa di raggiungere il ciliegio.

Avvertì dei passi, i suoi vermigli occhi captarono la presenza di tre demoni sul versante opposto della cava.

-Ma tu guarda- ghignò osservando Inu, Sesshomaru e Itachi –Ho mobilitato la nobiltà-

Il capo clan Uchiha si avvicinò ad Inu –Non è una copia del Rinnegan … è il suo vero corpo-

Il tengu spiegò le ali indirizzando i vermigli occhi verso di loro –Allora, vogliamo cominciare? –

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Capitolo 42
*** Cap. 41 ***


Ayumi osservava il cielo terso, ormai completamente pieno di fumo, strinse forte tra le mani la piuma datole da Sasuke, sussurrando preoccupata –Buona fortuna, Onii-san-

*********************

Si addentrarono nella vegetazione, le nervature ai lati degli occhi di Hinata erano attive.

Sakura tossì, orami l’aria era irrespirabile –Ci siamo- disse Hinata.

Arrivarono in uno spiazzo erboso dove, riparato dall’ombra di due pini, vi era il pozzo.

Naruto si avvicinò titubante, delle assi incrociate a forma quadrata, scavato a fondo nel terreno –Dunque, come facciamo a scendere? Non credo queste assi reggeranno il nostro peso-

Sakura aprì la sacca che si era portata appresso, estraendovi una fune.

Ne legò un’estremità ad un tronco, dopo di che lanciò la corda sopra un ramo, facendola cadere dritta, dritta nel pozzo –Ecco fatto-

-A te l’onore- disse Sasuke spingendo il kitsune verso il pozzo.

Naruto scavalcò le assi in superficie afferrando la fune, iniziò a calarsi piano appoggiando i piedi sulle assi scricchiolanti, mano a mano che proseguiva la discesa, si accorse che le assi venivano sostituite da lastre di pietra; fino a quando toccò il fondo.

-Tutto bene Naruto? – chiese Sakura.

-Si, potete scendere- disse lui.

La miiko del ciliegio iniziò la discesa seguita da Hinata e Sasuke.

Una volta scesi iniziarono a camminare, il sentiero scavato nella roccia era uno solo, molto basso, tant’è che i ragazzi dovettero abbassarsi per evitare di pestare la testa.

Naruto faceva da guida, la mano destra illuminata dalle fiamme verdi, permettendo ai ragazzi di non inciampare nei sassi.

Hinata trattenne un grido alla vista dei topi che vivevano là sotto, mentre Naruto litigava con le ragnatele che continuavano ad infilarsi tra i suoi capelli –Che schifo- sentenziò il kitsune.

Sakura notò la presenza di incisioni sulle pareti, erano disegni che rappresentavano rituali e volti grotteschi –Sakura-

Sussultò sentendo la voce di Sasuke –Non distrarti- disse lui continuando a camminare.

Il gruppetto continuò ad avanzare, la temperatura era sempre più calda, segnale che si stavano avvicinando alla camera magmatica.

Le rocce erano friabili, lasciavano una leggera polverina rossastra al suolo e sulle pareti, sporcando la pelle e i tessuti dei kimono.

-Non c’è un briciolo di acqua nonostante sia un pozzo- disse Sakura.

-Mi pare naturale- rispose Naruto –Con il vulcano nelle vicinanze sarà evaporata tutta-

-Non è mai stato un pozzo normale- disse Sasuke –Questo posto è un luogo demoniaco, la leggenda dice che una volta qui vi era una fossa comune dove venivano gettate le spoglie dei morti in battaglia, da qua il nome di “Pozzo Mangiaossa” –

Gli occhi azzurri di Hinata percorsero tutto il cunicolo, fino a quando –eccolo-

Davanti a loro vi era una grotta scavata a circolo, fiamme arancioni demoniache bruciavano intorno a loro, le pareti erano più larghe e, sul soffitto, era disegnata una riproduzione della maschera rituale.

-Fa accapponare la pelle- commentò Naruto.

Davanti a loro notarono un ideogramma scavato, rocce e terra ai suoi piedi, insieme a quelli che sembravano essere pezzi di vetro.

-Deve essere questo il sigillo- disse Sakura, i suoi occhi si spostarono a destra, si avvicinò –Guardate, sono delle scale-

-Devono condurre al cuore del vulcano- ipotizzò il kitsune.

-Andate-

Si voltarono verso Hinata, aveva slegato il nodo del fagotto, ed ora era in piedi di fronte all’ideogramma con la maschera tra le mani –Qui ci penso io-

Sasuke annuì –Forza proseguiamo-

-Metticela tutta Hinata- disse Sakura seguendo Sasuke.

Naruto guardò Hinata avvicinarsi al sigillo, per poi voltarsi e dirigersi verso le scale.

-Naruto-kun-

Il kitsune si voltò verso di lei –Non scherzavo questa mattina-

Lo guardò sorridente –Ti amo veramente-

Naruto non sapeva cosa dirle, rimase impietrito davanti a lei come era successo la prima volta, incapace di tradurre i suoi pensieri in parole.

-Naruto muoviti-

La voce di Sasuke lo riportò alla realtà, notò che la miiko stava iniziando a infondere chakra alla maschera, dunque la guardò un’ultima volta prima di iniziare a salire le scale di pietra.

************************

-Rin-chan, è questo il volume che ti serve? – Kazuha scese piano la scaletta che affiancava il vasto scaffale reggendo un voluminoso libro dalla copertina ingiallita.

Rin spostò le iridi sulla ragazza –Si, grazie infinite Kazuha-

-Accidenti, chi se lo sarebbe immaginato che in questo archivio Inu conservasse volumi del genere- disse la giovane Toyama appoggiando il libro sulla scrivania.

La rilegatura era rovinata e sbiadita, alcune macchie erano segnate ai lati del volume, Kazuha aprì il libro notando la carta antica e gialla –Deve risalire alla quarta guerra- si disse tra sé.

Non sapeva per quale motivo Rin le avesse chiesto di cercare quel volume, si girò con l’intento di chiederglielo, ma –Ah-

Sgranò gli occhi notando un taglio apparire all’improvviso sotto l’occhio destro della ragazza, una leggera goccia di sangue scivolò lungo la guancia.

-Rin, che succede? –domandò allarmata tamponando la ferita con un fazzoletto.

A prima vista non era molto profonda, ma lo sguardo perso e impaurito della giovane umana, fece intuire a Kazuha che non era preoccupata per la sua gota, ma per quella di un’altra persona.

********************

L’artiglio recuperò la goccia ematica che colava dal taglio, le iridi ambrate luccicavano cariche d’ira, spostandosi sulla figura di fronte a sé.

-Ops, mi spiace- ghignò Naraku –Non preoccuparti, un taglio del genere guarisce in fretta per chi ha i poteri rigenerativi demoniaci-

Sesshomaru lo guardò carico di odio, aveva un’imminente necessità di affondargli la lama di Tenseiga nel petto.

Inu guardò il figlio preoccupato, Sesshomaru non perdeva facilmente la calma, ma in quel caso non poteva immaginare come avrebbe reagito.

Naraku alzò una mano proiettando tre copie di sé per le pareti della camera magmatica, pronte a scagliarsi contro i demoni ma una forte raffica ventosa le cancellò all’istante.

Il tengu alzò lo sguardo sorpreso, strinse gli occhi rossi bofonchiando a denti stretti –Inuyasha-

-Ti sei scelto l’avversario sbagliato feccia di demone, mio fratello è l’ultima persona al mondo da provocare- disse balzando sulla roccia di fianco al maggiore dei no Taisho.

-Tz, guastafeste- sussurrò Naraku osservando i demoni di fronte a lui.

Oltre a Itachi, i tre Inuyokai più potenti prostravano i fendenti demoniaci verso di lui: Tessaiga, Tenseiga e So’unga; lame antiche e potenti che simboleggiavano la vita stessa.

Creò una sfera di ombra con le mani, gli ologrammi del Rinnegan sarebbero serviti a ben poco contro di loro, questo significava dare il tutto e per tutto con la propria forza.

Spiegò le ali pronto al volo con un obiettivo ben saldo nella mente, gli occhi fissi sul suo simile pensando –Lo Sharingan sarà mio Itachi, ci puoi contare e dopo di te, mi prenderò una volta per tutte i poteri di Sasuke-

*********************

Naruto, Sakura e Sasuke correvano per i cunicoli del vulcano, le rocce scoscese e polverose limitavano i loro movimenti.

Quel luogo era un vero labirinto naturale.

Il Tengu faceva strada, salendo gradini, scostando massi cercando di mantenere l’equilibrio sui tratti in pendio.

Sakura lo seguiva allerta, attentissima a dove metteva i piedi; dietro di loro, tuttavia, Naruto non fiatava, lo sguardo a terra e la mente altrove.

Ripensava a quello che era successo con Hinata, a quelle semplici parole che la ragazza aveva avuto il coraggio di dirgli, al suo dolce viso arrossito e alle sue bellissime labbra che pronunciavano quella frase.

“Ti amo”

Già.

E lui? Lui cosa aveva fatto?

Niente.

Era rimasto fermo e zitto non sapendo cosa risponderle, iniziò pure a pensare che Hinata poteva aver frainteso, interpretando il suo silenzio come un rifiuto, fatto molto distante dalla verità.

In quel momento si sentiva un codardo, non era stato in grado di risponderle, la voce gli mancava e le gambe gli tremavano.

Per la prima volta in tutta la sua vita aveva sentito il bisogno di allontanarsi da tutti, ma non per tristezza … tutt’altro.

Quelle parole che continuavano a rimbombargli nella testa lo avevano reso la persona più felice al mondo, solo, non pensava le avrebbe più sentite.

E invece, poco prima, Hinata aveva confermato quel suo voto, quel sentimento che provava per lui.

Si bloccò di colpo arrestando la sua corsa.

-Ragazzi-

Sasuke e Sakura si voltarono preoccupati, vedendo l’amico fermo con lo sguardo a terra.

-Mi dispiace, ma io torno indietro-

-Cosa? Ma che ti succede? –domandò Sasuke.

-Non cercate di fermarmi, so che dobbiamo fermare l’Akatsuki ma … Hinata ha bisogno di me, non posso lasciarla da sola-

Sakura sgranò gli occhi udendo quelle parole, Sasuke fece per ribattere ma la giovane miiko lo interruppe –Va da lei Naruto, noi ce la caveremo-

Lui sorrise –Grazie Sakura-chan-

Dunque corse via.

Sasuke guardò la ragazza confuso –Fidati- disse lei –è giusto così-

**********************

Perlustrava la bocca del vulcano in groppa ad Ah-Un, la manica bianca del kimono, ormai sporca di fuliggine, era premuta sul suo viso.

Gli occhi nocciola di Kagome scrutavano attenta Suna cercando di captare qualsiasi indizio.

Con la coda nell’occhio notò una piccola grotta vicino al lato sud, si avvicinò ad una delle teste del demone drago –Ehi, riesci a planare fin lì? –

Il demone mosse le teste all’unisono, cercando di captare la direzione indicata dalla miiko.

Allargò gli artigli delle zampe mentre, con l’ausilio della coda, si spostava verso il fianco del vulcano.

Le unghie affilate stridettero sulle rocce, mitigando il brusco atterraggio.

Kagome restò stretta alla sella di Ah-Un fino a quando non lo sentì completamente fermo, dopo di che scese accarezzandogli le teste in segno di ringraziamento.

Si avvicinò al piccolo spiraglio, completamente buio, dal quale percepiva un penetrante odore di zolfo e terra bruciata.

Inspirò ed espirò piano facendosi mentalmente coraggio prima di entrare nell’apertura con un obiettivo fisso in testa.

-Inuyasha-

************************

Hinata sentiva il suo chakra esaurirsi.

Aveva infuso molta energia alla maschera, e ora, stava cercando di porla sul sigillo.

Fin da subito però, aveva notato una cosa, un’agghiacciante verità che si stava concretizzando nella sua mente.

Mentre infondeva di chakra la maschera, sentiva una strana forza nell’oggetto, una forza che stava risucchiando completamente il suo potere spirituale nell’oggetto.

Non era lei a dare chakra, ma piuttosto, era la maschera che se ne stava approfittando.

Un oggetto inanimato, ma pur sempre demoniaco.

Era stata ingenua, aveva sottovalutato la potenza di una reliquia millenaria.

Cercava con tutta sé stessa di non chiudere gli occhi, di restare in piedi, ma era sfinita.

-Avanti funziona- pensò stremata, cercando per l’ennesima volta di posizionare l’oggetto rituale sul sigillo.

Sentiva la forza venirle meno, e la vista iniziava ad essere annebbiata, il dipinto sopra di lei le sembrava dieci volte più spaventoso, le sopracciglia più inclinate e minacciose e gli occhi bruciavano di una strana luce rossa.

Si sentì cadere all’indietro, ma all’improvviso, percepì delle mani sfiorarle le braccia.

Gli occhi cristallini vagarono verso l’alto alla ricerca del possessore di quelle mani e, basita e stupita sussurrò –Naruto-kun? –

Il kitsune le sorrideva tristemente –Perdonami, ci ho messo un po’-

-Ma cosa ci fai qui? È pericoloso per te stare in questa stanza, ti prego allonta-

-Hinata- la zittì lui –grazie-

-Uh? –

-Grazie per quello che hai detto prima, so che il mio comportamento non è stato dei migliori nei tuoi confronti-

La ragazza boccheggiò sussurrando –Non preoccuparti ora, vai prima che-

-No, Hinata-chan ascoltami, so che non sono prefetto, so che combino un sacco di guai e che a volte, molto spesso a dire il vero, ci metto molto tempo per capire la cosa giusta da fare e quindi ti chiedo scusa per il mio silenzio.
Hinata, tu sei l’unica che non si arrabbia, che non mi insulta e che non perde le staffe quando agisco in modo sbagliato; posso sembrare sempre soprappensiero e ingenuo, posso compiere un sacco di sbagli e accorgermene tardi, so che a volte sembro superficiale e fin troppo allegro ma, Hinata, tu sei l’unica che ha accettato tutti i miei difetti-

Hinata sgranò incredula gli occhi.

-So che tu sei sempre buona e gentile, che nonostante hai dovuto gestire un clan potente come quello Hyuga fin da piccola non ti sei mai data per vinta, la tua gentilezza colpisce tutti e io stesso mi sorprendo nel cercare di capire come mai ti sei innamorata di uno come me, di un pasticcione e casinista … non per niente Sasuke mi chiama testa quadra-

Hinata sentì delle lacrime iniziare ad inumidirle gli occhi nel sentire quello che Naruto le stava dicendo.

-Ho sbagliato, continuo a sbagliare e sicuramente sbaglierò in futuro ma, Hinata-chan, quello che veramente volevo dirti è che … -

Fece una pausa respirando profondamente –Anche io ti amo-

Per poco la ragazza non cadde a terra, già debole dal rituale –Quindi, in quanto persona che tiene moltissimo a te e che non permetterà a nessun altro essere che sia demone, umano, miiko o smurai di farti del male ti dico: fidati di me-

Le afferrò le mani toccando insieme la maschera, liberò una quantità minima di fuoco blu, che ormai sapeva controllare grazia agli allenamenti di Jiraiya anche se a fatica, captando l’energia demoniaca della maschera –Fidati, questa missione la finiamo insieme … va bene? Hinata-chan? –

La ragazza strinse gli occhi umidi per le lacrime di gioia e, calmandosi rispose –Va bene, Naruto-kun-

Alzarono all’unisono le mani, la maschera rituale ormai infusa dal chakra di Hinata brillava di bianco; l’energia dei due spinse l’oggetto verso il sigillo, una maggiore quantità di luce si propagò da esso mentre un grande ideogramma che recitava la scritta “Oni” appariva su essa.

******************

Sakura e Sasuke seguitavano a correre a perdifiato, la fatica iniziava a salire.

Percepivano l’imminente eruzione a causa delle forti scosse provenienti da tutte le pareti dei cunicoli, quando d’un tratto la terra smise di tremare.

Sakura si fermò un istante –Sasuke, il vulcano-

-Si- annuì lui –A quanto pare Naruto e Hinata ce l’hanno fatta-

Contemporaneamente nella camera magmatica i demoni avevano smesso di combattere, stupiti.

-Ma che sta succedendo? – domandò Inuyasha –il livello del magma si è fermato-

-Già- concordò Inu –anche le scosse si sono arrestate-

-Non so come, e chi, ma qualcuno è riuscito a calmare l’eruzione- disse Itachi sollevato.

Naraku sgranava indignati gli occhi rossi –che quella pulce del clan Hattori sia riuscita a portare la maschera agli Hyuga? –

Un improvviso ticchettio attirò l’attenzione dei cinque demoni verso un cunicolo laterale, dal quale spuntarono Sakura e Sasuke.

Naraku digrignò indispettito la mandibola –Voi-

Itachi e Inu sgranarono gli occhi, increduli.

-Che ci fate qui? – sbottò Inuyasha confuso.

-Ne vuoi parlare veramente ora? – domandò Sasuke consapevole che i vermigli occhi di Naraku erano puntati su lui e Sakura.

-Uchiha Sasuke e Haruno Sakura- bofonchiò il tengu a denti stretti –Sto veramente iniziando a non sopportarvi più-

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Capitolo 43
*** Cap. 42 ***


Pozzo Mangiaossa

La bionda testa di Naruto fece capolino dalle sconnesse assi del pozzo.

Issò il proprio corpo al di fuori della costruzione grazie alla corda usata poco prima da Sakura e, dopo aver toccato il suolo, allungò una mano verso Hinata aiutandola ad uscire.

-Grazie Naruto-kun- disse lei stringendo la maschera tra le mani.

Le era sembrato quasi anormale ciò che era successo prima in quella stanzetta, ma per fortuna un nuovo sigillo era ormai stato creato, e il vulcano non avrebbe più eruttato.

Il kitsune annuì felice per poi spostare lo sguardo verso le pendici di Suna –Sasuke, Sakura-chan, speriamo stiano bene-

******************

Naraku fissava furente il duo appena arrivato, consapevole che se avessero creato l’attacco che gli avevano scagliato nei territori Yoro, non avrebbe avuto via di scampo.

-La soluzione è una sola- pensò mentre si apprestava a spiccare il volo –Separarli-

Fece per alzarsi in volo, ma qualcosa glielo impedì.

-Te ne sei accorto finalmente? –

Si voltò verso Inuyasha che lo stava squadrando con un vittorioso sorriso.

-Non per niente ci siamo scomodati a parlare con Heiji Hattori, custode del clan- continuò Itachi.

-Nel corso del tempo molti demoni bramosi di potere hanno provato a entrare in questo luogo con lo scopo di recuperare ossa di Oni, la famiglia Hattori ha giusto inventato qualche gingillo che frena l’energia demoniaca- spiegò Inuyasha indicando la caviglia del Tengu, dove ora vi era un giro di perline molto simili al suo rosario.
-Mentre eri impegnato a testare la pazienza di mio fratello che, ripeto, pessima mossa, mi sono permesso di infilartela a tua insaputa-

-Canaglia- bofonchiò lui.

Poco importava, non poteva volare? Avrebbe risolto la questione in un altro modo.

Generò delle sfere di ombra che scagliò all’interno del vulcano, lapilli incandescenti schizzarono verso i demoni cane, una sola goccia e i fendenti di Tessaiga e Tenseiga sarebbero colate come burro al sole … ma non So' unga.

Inu ghignò, al contrario di Tessaiga che sfrutta il vento, la sua lama sfruttava l’energia del fuoco, si trovò però costretto a soffocare il momento di vittoria quando capì le reali intenzioni del tengu.

Una lama d’ombra venne scagliata verso Sasuke e Sakura sgretolando il terreno sotto di loro.

Sasuke spiegò le ali cercando di afferrare il braccio della ragazza, ma Naraku continuava a scagliargli addosso lame d’ombra.

Gli occhi rossi del demone scrutarono le rocce, il segno dello Sharingan attivo nel tentativo di creare una comunicazione con lei e, fortunatamente ci riuscì.

La ragazza era seduta su uno spuntone roccioso, con il capo clan no Taisho al suo fianco.

-Tutto bene cara? – chiese Inu.

-Si grazie mille- rispose sincera.

Inuyasha si sporse dalla sua postazione urlando –Ehi, non vi muovete da-

D’un colpo si bloccò, il viso assunse un’espressione di terrore puro.

Naraku sogghignò soddisfatto –Bene, bene, bene, che cosa abbiamo qui? –

Inuyasha si voltò lentamente osservando stupito e pieno di paura la figura appena apparsa da una delle grotte laterali.

Kagome era in piedi, stretta nel suo abito da miiko, gli occhi nocciola cercavano un contatto visivo coi suoi.

-SCEMA, CHE CI FAI QUI? – Urlò il demone cane preoccupato.

-Inuyasha stai bene? Ero in pensiero- cercò di giustificarsi la miiko.

-Beh, ma che brava fidanzatina- scherzò Naraku –mi sono quasi emozionato-

Inuyasha lo guardò furente, capendo che voleva sfruttare l’arrivo di Kagome per i sui scopi.

-Sarebbe scortese per me non accogliere la nostra nuova amica con una bella ospitalità-

Detto ciò scagliò un attacco verso di lei.

-KAGOME-

L’urlo di Inuyasha echeggiò nella camera magmatica, Sakura fu costretta a serrare gli occhi a causa dell’ingente quantità di polvere sollevata dall’attacco.

Quando li riaprì notò Inuyasha con in braccio Kagome, il demone cane saltava sulle varie rocce, ma ad un certo punto si fermò.

-Figlio-

La ragazza notò del terrore dipinto negli occhi di Inu no Taisho, e ben presto ne capì il motivo.

Le perline rimbalzavano, rotolavano sulle rocce, la loro caduta continuava inarrestabile fino a venire inghiottite dal magma; l’urto dell’attacco aveva causato la rottura del rosario che il demone portava sempre al collo.

Sesshomaru cercò di avvicinarsi al fratello, consapevole che doveva portarlo via di lì il più in fretta possibile.

Kagome era ancora stretta al corpo di Inuyasha, sentì le perline scivolarle sul viso, percepì il respiro del demone sempre più pesante, la morsa del suo braccio attorno alla vita ferrea.

Alzò timidamente gli occhi nocciola notando il bagliore rosso presente nei suoi occhi, sembrava un riflesso dell’incandescente sostanza sotto i loro piedi.

-Sesshomaru, portala via –

Disse lui con voce grave aspettando che il fratello si avvicinasse.

-Inuyasha ma che dici? – Domandò lei.

-Senti, almeno per questa volta non contraddirmi- continuò il demone ansimante –Non sono in grado di calibrare la mia forza senza quel dannato rosario quindi- si fermò in secondo graffiando la parete con gli artigli più affilati –Almeno per questa volta ascoltami, e non fare di testa tua … vai con Sesshomaru-

-No, non ti lascio qui- protestò lei.

-Testona di un miiko, lo capisci che non posso agire se tu sei qui? – chiese lui cercando di captare la presenza del fratello, impegnato ad evitare gli attacchi di Naraku con l’aiuto di Sasuke e Itachi.

-Non- disse lui –non voglio che ti capiti niente-

Se non fosse stato per il fumo che le irritava gli occhi, Kagome sarebbe sicuramente scoppiata a piangere –Scemo- bisbigliò lei – ti ho già detto di non cercare di cambiare, di non agire contro la tua personalità-

-Kagome non riesco a litigare, non così-

La miiko percepì l’energia demoniaca di Inuyasha in modo più forte.

–Ahh, cocciuto, testone e impulsivo cagnaccio, perché dovevo proprio innamorarmi di uno come te? –

Inuyasha non fece in tempo a captare tutte le parole della frase, l’unica certezza in quel momento era che, dopo aver percepito una carezza alla gota destra, si era ritrovato le labbra della ragazza sulle sue.

D’un tratto sentì, grazie a quel gesto, la sua energia demoniaca stabilizzarsi.

Ancora con gli occhi sgranati guardò Kagome, la manica del suo kimono era scesa leggermente, permettendo al demone di capire.

Ora capiva perché la ragazza gli aveva fatto tutti quei discorsi, capiva perché cercava di parlare con lui, capiva perché non si sentiva da solo in sua presenza, capiva … perché Kagome era come lui.

Sul suo polso sinistro brillava la sfera rosa col nome di Pandora, una delle tre gemme della vita.

Percepì l’energia spirituale della miiko placare la sua forza demoniaca costantemente messa a dura prova dai cicli lunari, le morbide labbra della ragazza sulle sue erano un dolce sollievo per il suo animo straziato dalla solitudine.

Si allontanò leggermente sussurrando –K-Kagome? –

Lei schiuse gli occhi sorridendo, per poi svenire sul suo petto –Ehi, che hai che ti succede? –chiese allarmato.

-Inuyasha, vieni-

Alzò gli occhi notando il fratello maggiore, allungò il braccio stringendogli la mano –Ma cosa mi tocca fare- scherzò lui.

-Sta zitto o ti ammazzo- proclamò Sesshomaru mentre portava al sicuro lui e Kagome ancora svenuta.

Naraku ribolliva dalla rabbia, si voltò furente verso Sakura, Sasuke, Itachi e Inu, ora i soli rimasti a fronteggiarlo.

-Mi sto veramente stancando di tutti voi.

********************

-Prego da questa parte signora- Aoko assisteva un’anziana donna che abitava alle pendici di Suna.

-Grazie mille figliola, sei un vero angelo-

Aoko aiutò altre persone con l’assistenza di Ran, adocchiando divertita Shinichi e Kaito che cercavano con poco successo di tagliare le verdure per la zuppa.

-Curioso stile- li scherniva Sonoko notando le zucchine tagliate a fisarmonica.

-Non aggiungere mezza parola- bofonchiò Shinichi riponendo il coltello, troppo impegnato a non morire a causa delle occhiatacce che gli stava lanciando il padre di Ran.

-Aoko-

La miiko si voltò notando Neiji poco distante –Credo mi devi delle spiegazioni, non trovi? –

Lei sussultò e, guardato un’ulteriore volta Kaito disse –Si-

******************

-Chidori-

Il lampo di luce blu venne scagliato dalla Katana con violenza.

Naraku lo evitò grazie ad uno scudo di ombra, parando poi un attacco scagliatogli da Inu.

-Non potete fare un bel niente, io sono decisamente più forte di voi- disse il tengu –Nelle mie vene scorrono i poteri di tre membri del clan Uchiha, e sappiate che non mi fermerò … no, vi voglio piegare, voglio vedervi umiliati e in ginocchio al mio cospetto prima che i miei artigli vi strapperanno gli occhi-

Sakura rabbrividì disgustata, un tal odio … poteva provarlo solo una persona che non sapeva l’importanza della vita.

-Mi sei indifferente- disse ad un tratto lei.

Tutti si voltarono verso Sakura stupiti –dovrei odiarti per tutto quello che hai cercato di farmi, per aver ucciso mio padre ed aver ingannato i miei cari … dovrei odiarti-

-Eh- disse Naraku –si dovresti-

-Ma non lo farò-

Sakura alzò gli occhi macchiati dalle spirali dello Sharingan –Non ti odierò, ti tratterò come un demone qualsiasi, con indifferenza … perché ho capito che questa tua brama di potere detta la voglia di ottenere attenzione, vuoi essere riconosciuto per la tua forza-

-Io non ho bisogno di nessuno per sapere quanto sono forte-

-Eppure hai rubato poteri altrui e continui a pretenderne altri … la verità è che tu sei debole, non ti accontenti di quello che hai volendo inglobare tutti i poteri del clan per colmare quello stato di inadeguatezza che senti-

Naraku strinse i denti.

-Zitta-

-Ma a quanto vedo è tutto inutile- continuò Sakura.

-Zitta-

-Sakura, non provocarlo ulteriormente- le suggerì Itachi.

-E quindi mi comporterò di conseguenza- disse lei senza badare alle preghiere del demone –Tu vuoi attenzione, tu vuoi potere … allora io farò finta che tu sia la persona più insignificante di Konoha-

-Zitta-

-Un inetto-

-STAI ZITTA STREGA-

Fece per spiegare le ali, ma la cavigliera gli impedì di fare altri movimenti, Sakura ne approfittò, oltrepassò Sasuke ancora basito dal suo discorso e assestò un pugno infuso di chakra al suolo.

-SHANNAROO-

La terra tremò, una spaccatura si protese dal pugno di Sakura fino al tengu, frastagliandosi in linee che circondarono la sua figura, i massi si staccarono franando a causa del forte impatto.

-Vieni via-

Sasuke prese al volo la ragazza, accorgendosi che l’ingente energia dispersa le aveva fatto perdere i sensi, volando fuori dal vulcano mentre Naraku, impossibilitato al volo, precipitava nell’incandescente cuore di Suna.

Itachi distolse lo sguardo sospirando.

-Ne sei triste? – domandò Inu.

-Nonostante tutto era pur sempre un Uchiha- rispose lui –che nella morte cerchi di redimere quello che ha fatto-

*****************

Sesshomaru toccò il suolo, mollando il corpo del fratello di colpo.

-Ehi, un po’ meno violenza- protestò ancora scosso dalla rottura del rosario e, soprattutto, da ciò che ne era seguito.

-Non lagnarti e ringraziami piuttosto- disse lui avanzando con Kagome sulla spalla.

-Ohi, trattala bene non è un sacco di patate-

Sesshomaru alzò gli occhi al cielo, stendendo la ragazza a terra –è tutta tua- rispose cercando di controllarsi dalla voglia di tirare un forte e sano ceffone al fratello per quanta mancanza di materia grigia vi era nella sua testa.

Non attaccò brighe, però, perché in parte (anche se non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura) un po’ lo capiva.

Sfiorò il taglietto che era presente sulla sua gota, pensando che doveva assolutamente raggiungere il palazzo No Taisho il più in fretta possibile.

Inuyasha, nel frattempo, era seduto di fianco a Kagome.

Osservava i lineamenti assopiti dal sonno, il kimono sporco di fuliggine e Pandora che brillava di un’intensa luce rosa –Scema- sospirò affranto.

-Sarà anche scema, ma non aveva mai usato Pandora prima d’ora-

Il demone tremò alzando lo sguardo, notando la presenza di Kikyo poco distante o, come ribattezzata da lui, la Higurashi acida.

-Dovrà riposare un po’- continuò lei –ma questo gesto dimostra quanto tiene a te, quindi fanne tesoro e cerca di proteggerla-

Il demone strabuzzò gli occhi –Sembra come un padre che concede la mano della propria figlia- pensò incredulo.

Si limitò però ad annuire scostando una ciocca corvina dal viso della ragazza.

Forse aveva ragione, nel mondo non si è mai soli; e proprio in quel momento aveva capito perché sua madre l’aveva chiamata Kagome … perché ora le sembrava la stella più luminosa del firmamento.

*********************

Alba.

Dei timidi raggi di sole iniziavano a far capolino dalle nubi ancora cariche di fumo che sovrastavano la vetta di Suna.

Sakura schiuse piano gli occhi cercando di capire dove di trovasse, era ancora al vulcano questo era certo.

Notò una bruciatura sul braccio destro, come accidenti se l’era procurata? E soprattutto, chi l’aveva condotta al di fuori della camera magmatica?

-Hai ripreso conoscenza-

Sussultò sentendo la voce di Sasuke.

-il tuo colpi hanno schizzato del magma verso di noi, la bruciatura sul braccio è causata da quello, ma con le cure mediche adatte guarirà presto-

Si voltò verso di lui.

Era seduto su una roccia, il kimono nero sporco quanto il suo, completamente usurato dal combattimento.

Si apriva morbido lasciando intravedere i muscoli scolpiti del giovane tengu, mentre i lineamenti decisi erano fortificati dall’espressione leggermente accigliata che segnava il volto.

-Certo che ti piace improvvisare- commentò alzandosi –quando ti sei ripresa possiamo tornare al pozzo mangiaossa da Hinata e Naruto, quella testa quadra sarà senza ombra di dubbio in pensiero-

Lei si alzò, ancora barcollante –Riposa, ti ho detto mille volte di non fare azione avventate-

-Così non vale- pensò lei alzandosi del tutto, dando le spalle al demone.

Sasuke alzò stupito il sopracciglio avvicinandosi –Ehi, che hai? –

-Totalmente ingiusto- pensò nuovamente prima di dire –Sasuke, sto per dire qualcosa che, secondo i tuoi canoni, sarà senza senso e noiosa ma …- fece una pausa inspirando profondamente –Non arrabbiarti-

Lui era sempre più confuso, in quel lasso di tempo che avevano passato insieme aveva capito che la ragazza era imprevedibile, ragion per cui si era avvicinato di un ulteriore passo cercando di farla voltare verso di lui.

-Non- non interrompermi per favore- lui si bloccò.

-Ti ascolto- disse poi.

-Sasuke, io non so come reagire a tutto questo, a questa spirale che mi sta inglobando impedendomi di guardare oltre ma … sento che se me lo tengo ancora dentro prima o poi scoppio.
Per il tempo che ti ho conosciuto ho capito che sei una parte importante per la mia vita, come ti ho già detto ti considero come un membro della mia famiglia ma …-

-Ma? –

-Ora non più-

Lui sgranò gli occhi, stupito da quelle parole –Scu-

-Non scusarti, non devi … non ora.
Sasuke questa è una promessa.
Finché vivrò, finché l’aria non si estinguerà nel mio corpo, fin quando le forze non mi abbandoneranno io, lo giuro, ti prometto che questo cuore batterà unicamente per te.
Sasuke Uchiha; Ti amo-

Il tengu restò senza parole per la prima volta in tutta la sua vita.

-Sa-

Non gli diede il tempo di ribattere, voltandosi velocemente in punta di piedi; si avvicinò pericolosamente al volto del Tengu, stringendo fermamente le nocche sullo scuro tessuto del suo kimono.

Avvertì il solleticare delle ciocche di Sasuke sul suo viso, gli occhi rossi carichi di stupore.

Poi chiuse le palpebre, sigillando quella promessa con un profondo bacio.

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Capitolo 44
*** Cap. 43 ***


Itachi planò alle pendici del vulcano, notando la piccola folla che si era creata nella radura.

Vi scorse Naruto, Ran, Shinichi, Ino, Sonoko, Makoto, Kaito, Tsunade, Jiraya, Miroku, Sai, Kakashi, Kogoro, Shippo e la piccola Ayumi.

La vide stringere un oggetto tra le mani, sgranando incredulo gli occhi quando capì che si trattava di una piuma di Sasuke.

-Perché non tornano? – chiese Ran visibilmente preoccupata.

Inu no Taisho affiancò il capo clan Uchiha –i miei figli hanno già raggiunto il palazzo con l’aiuto di Akai, sarebbe un bene poter andarci tutti per capire che mosse adottare-

-Concordo- disse lui –Ma a quanto pare mio fratello e Sakura sono ancora al vulcano-

-Oni-chan- l’urlo di gioia di Ayumi attirò l’attenzione di tutti, riuscendo a scorgere tra il fumo le figure dei due ritardatari.

Camminavano in silenzio con lo sguardo perso e fisso a terra –SAKURA-CHAN- Urlò contento Naruto correndole incontro.

-Come stai? Tutto bene? Il Teme ti ha protetto vero? –

Un leggero rossore apparve sulle sue gote prima di annuire –Si Naruto tranquillo, ora sto bene … Hinata? –

-Oh, è dovuta tornare al suo clan insieme ad Aoko e Kikyo per medicare i feriti- spiegò lui.

-Sakura- Ran le corse in contro abbracciandola –Sono contenta che stai bene-

Lei ricambiò all’abbraccio, per poi sussultare leggermente quando la mano dell’amica le sfiorò il braccio ustionato –Ma cosa è successo? Devi curartelo subito- aggiunse la giovane Mori allarmata.

-Oh, non è niente mi passerà-

-Non è “Niente” –

Al suono di quella voce Sakura si voltò sorpresa, trovandosi costretta a distogliere lo sguardo imbarazzata quando capì che Sasuke le stava sfiorando l’epidermide tumefatta con i polpastrelli.

-Ran ha ragione, devi curarla al più presto-

-Ma le tue piume non funzionano anche da cicatrizzazione demoniaca o qualcosa del genere? –Chiese Naruto ricordandosi quando da cucciolo aveva scottato il proprio fondoschiena (ancora non riusciva a capire come) e le piume dell’amico avevano alleviato il dolore.

-Credi che non ci abbia già pensato? – domandò Sasuke –Ma è ancora troppo infiammata-

-Bene- si intromise a quel punto Inu –Credo sia meglio recarci a palazzo; Ayumi, tu torna pure al clan Hyuga … sarai più al sicuro-

*******************

Sesshomaru era inquieto.

Alzò lo sguardo ambrato verso il soffitto marmoreo, il vapore presente nella sala abbracciava la sua pelle chiara, ora segnata da piccole goccioline di acqua.

Si immerse nella vasca cercando di rilassare i muscoli contratti durante lo scontro con Naraku.

Le possenti braccia sfioravano l’addome semi coperto dal liquido bollente.

Chiuse gli occhi smuovendo la frangia umida, mentre sistemava come poteva i lunghi capelli candidi, ora raccolti in una morbida coda bassa.

Si soffermò sul taglietto presente sulla gota … doveva assolutamente trovare Rin.

In quanto umana, la ragazza non aveva i poteri di rigenerazione dei demoni, perciò fino a quando la sua ferita non guariva, anche i poteri demoniaci di Sesshomaru non funzionavano.

Non l’aveva trovata nei giardini del palazzo, apprendendo inseguito da sua madre che si era rinchiusa in biblioteca insieme a Kazuha, quindi doveva aspettare.

Sospirò.

Se c’era una cosa certa che tutti i gli abitanti di Konoha sapevano, era che Sesshomaru non amava particolarmente essere disturbato, e ancora meno odiava quando la sua pazienza veniva messa a dura prova.

Un’ondata improvvisa gli colpì i pettorali.

Guardò indispettito a sinistra, notando Naruto con un sorriso stampato in viso mentre Kaito gli tirava delle pacche sulle spalle.

-Ben fatto vecchia volpe! Quindi ora sei ufficialmente entrato nel club dei ragazzi accasati come mio fratello- scherzò il giovane Kudo.

Shinichi scosse la testa smuovendo le ciocche scure bagnate che colpivano i suoi occhi azzurro cielo, commentando –Sei sempre il solito-

Shikamaru sorrise ai ragazzi, notando poi Sasuke poco distante.

Era appoggiato al bordo della vasca, le braccia aperte e le ali ritirate.

Respirava lentamente mentre un asciugamano era posato sopra i suoi occhi, era immobile, non gli interessava ascoltare il vociare dei propri compagni, totalmente immerso nelle sue riflessioni.

-Noiosa e testarda- commentò mentalmente.

-Ohi, Teme-

La fastidiosa luce della sala termale gli colpì le iridi rosse a causa di Naruto che, senza chiedergli il permesso, aveva alzato l’asciugamano dai suoi occhi.

-Tutto bene? –

-Si testa quadra- sospirò lui afferrando il tessuto bianco per poi legarselo in vita e sedersi a bordo vasca, lasciando che le gocce di acqua percorressero  tutto il suo corpo.

Non voleva parlarne con lui, sebbene fosse il suo migliore amico, ma aveva un grande difetto … non riusciva a tenere la bocca chiusa.

Un vociare allegro aleggiò dalla parte opposta del muro a destra, facendo intuire ai ragazzi che lì si trovava il bagno femminile.

-Ohi, non so voi ma mi sembra quasi di spiarle- disse Shinichi preparandosi ad alzarsi per lasciare la sala.

-E dai, fratellino non sei curioso di sentire quello che ha da dire la tua Ran? –

-Non ho bisogno di origliare per sapere qualcosa da lei, caro fratellino- replicò secco uscendo insieme a Sesshomaru.

-Aspettate un secondo- disse a quel punto Sai –Dov’è Shippo? –

Il gruppetto si guardò intorno notando poi un’apertura che collegava le acque dei due bagni … apertura abbastanza grande da permettere ad un cucciolo della sua taglia di sgattaiolarci all’interno.

-Ma … che faccia tosta- sentenziò Miroku.

La conferma completa arrivò quando udirono la voce di Shiho chiamare il cucciolo.

-Forza Sakura muoviti- disse Sonoko –Non restare lì da sola, vieni in acqua con noi-

Sasuke guardò il muro marmoreo ascoltando tutti i rumori circostanti.

-Si, eccomi- la voce della miiko fu seguita dal leggero avanzare dei suoi piedi nudi sulle lastre fredde, seguito dal movimento delle acque mosse.

Il tengu quindi, decise di seguire l’esempio di Shinichi e Sesshomaru … uscendo senza spiaccicare parola dal bagno maschile.

Sakura si immerse nelle acque calde, inspirò il vapore che aleggiava nella sala legando i capelli rosa in uno chignon.

Era stanca, stanca e confusa.

Vedeva Sonoko prendere in giro Ran per la sua relazione con Shinichi causando, ovviamente, l’imbarazzo della ragazza; mentre Ino sistemava una cuffietta bianca sui capelli biondi per evitare di bagnarli ulteriormente.

Il piccolo Shippo sguazzava felice vicino a Shiho, poco distante da un bocchettone dell’acqua, completamente immerso nel suo mondo.

Decise dunque di imitarlo, chiudendo gli occhi e ripensando a quanto successo poco prima.

Si sentiva una completa idiota per il gesto impulsivo che aveva fatto, ancora non riusciva a spiegarsi come ne era stata capace.

Si toccò le labbra ripensando a quel momento, al contatto decisamente differente dall’incidente di qualche giorno prima.

Perché quel bacio era voluto.

Da entrambi.

Si, perché quando si era allontanata leggermente per cercare di dire qualcosa per tranquillizzarlo (e soprattutto tranquillizzare sé stessa) aveva avvertito la mano del Tengu sulla sua schiena e poi, facendola restare spiazzata e basita, Sasuke aveva ricambiato il gesto.

Aveva nuovamente posato quelle sue bellissime labbra sulle sue, e per qualche secondo Sakura aveva veramente pensato che il tempo si fosse fermato.

La sabbia nella clessidra pareva essersi cristallizzata, impedendo ai suoi grani dorati si scorrere … fino a quando l’idillio si era spezzato.

Sasuke l’aveva guardata, quei suoi occhi solitamente freddi e distaccati ora vagavano su di lei decisamente confusi “Dobbiamo andare dagli altri” era questo che le aveva detto.

E lei, ancora rossa dall’imbarazzo aveva annuito seguendolo, senza parlare ulteriormente.

Conclusione?

Era un vero casino.

Si coprì la faccia totalmente rossa immergendosi del tutto, lasciando le sue compagne di bagno a fissarla, stranite.

*****************

Kagome dormiva tranquilla nel letto di Inuyasha.

Il demone sedeva al suo fianco, attento al minimo cambiamento nel suo sonno.

-Scema- sussurrò dolcemente.

Toc-toc.

Sentì un lieve bussare sullo shoji, vedendo la figura di Tooru far capolino dalla porta lignea.

-Come sta? – chiese il Kitsune avvicinandosi.

-Dorme ancora, non so quando di sveglierà- spiegò lui preoccupato –Kikyo mi ha detto che è la prima volta che usa il potere della pietra, quindi non sa dirmi con esattezza quando le sue forze si stabilizzeranno-

-Capisco- annuì Tooru –Io invece ho una cosa da darti-

Dunque estrasse dalla tasca del kimono un rosario simile a quello che si era rotto nel vulcano.

-Come? Che? –

-Kushina ha sospettato che l’aura del rosario non avrebbe ancora retto molto dopo la luna nuova, quindi mi ha fatto venire fin qui per dartene uno nuovo … immagino che sia arrivato giusto in tempo-

-Si, grazie- disse Inuyasha mettendoselo al collo.

In quell’istante, il demone nato sotto una notte di luna nuova, sentì una forte morsa allo stomaco, lasciandogli poi una sensazione di stabilità interiore che non provava da quando Kagome lo aveva baciato.

-Ora vi lascio riposare tranquilli- disse Tooru –Tra mezz’ora tuo padre, Jiraiya, Tsunade e Itachi terranno una riunione straordinaria nella sala del trono … scommetto che non verrai-

L’Inuyokai annuì seguendo con lo sguardo Tooru, quando si richiuse lo shoji alle spalle tornò a fissare Kagome addormentata.

Era buffa e bella, le guance rosse e leggermente gonfie –Inuyasha-

Sentì una stretta al cuore quando capì che stava parlando nel sonno –Stupida, non vado da nessuna parte-

E dunque si sdraiò di fianco a lei, depositandole un leggero bacio sulla fronte.

*******************

Sakura camminava per i corridoi del palazzo; seriamente, quel posto era enorme, aveva sempre il timore di perdersi.

-Cerchi la sala del trono? –

Si voltò trovando il sorridente volto di Kakashi.

Lei annuì piano.

-Sto andando anche io, seguimi pure-

La ragazza seguì l’uomo, le faceva strano; insomma aveva vissuto con lui per 21 anni … eppure tutte le avventure vissute in quel mese le avevano scombussolato la routine, aprendole porte a lei ignote e facendole capire molte cose su chi lei fosse veramente.

-Ti vedo un po’ strana, sicura che non hai la febbre? – chiese il samurai constatando la temperatura con una mano sulla fronte.

-Non preoccuparti, ho appena fatto il bagno- disse lei –è normale che sembro un po’ accaldata-

-Eh no- disse Kakashi guardandola dritta negli occhi –qui c’è altro che bolle in pentola-

Lei lo guardò confusa –Ti riferisci al fatto che un mio pugno ha spedito Naraku a cuocere nel cuore di Suna? Non ho visto quel che è successo con esattezza con i miei occhi perché sono stupidamente svenuta, quindi non-

-È successo qualcosa con Sasuke? –

-CHE? - Esclamò lei colta alla sprovvista.

-L’ho incrociato prima per i corridoi e aveva lo stesso sguardo perso … quindi ho fatto centro- commentò lui.

-Sei venuto a cercarmi apposta solo per questo? – domandò esterrefatta.

-No, ma ho comunque confermato un dubbio-

Lei non rispose limitandosi a voltare lo sguardo, decisamente in imbarazzo, mentre si torturava il labbro inferiore con i denti.

-Beh ecco, diciamo che è … successo e-

Kakashi la guardava sorridendo, non sapeva cosa lei e quel Tengu avessero combinato, ma una cosa era certa –La mia bambina sta crescendo! – esclamò giulivo.

Sakura arrossì all’istante tirandogli un pugno sulla spalla –Ma vuoi essere serio per un secondo? Shannaro Kakashi! –

-Uh- si lamentò lui –Mi hai appena dislocato la scapola-

-SMETTILA-

-Ok, ok- rise lui massaggiandosi la spalla –Non devi dirmi nulla se non te la senti; mi sorprende solo che ci avete messo così tanto tempo a sistemare le cose tra di voi-

Voltarono l’angolo ritrovandosi nei giardini di fronte alla sala del trono –Infondo è giusto che iniziate ad aprirvi … vi conoscente da tempo ormai-

Sakura lo guardò confusa.

-Da tempo? Ma se l’ho incontrato alla montagna Uchiha per la prima volta-

Kakashi ammutolì –Non … non ti ha ancora detto niente? –

-Dirmi cosa? – chiese lei ancora più stupita.

Kakashi sospirò –Cavoli Sasuke-

-Ehi- disse Sakura –Mi vuoi spiegare cosa avrebbe dovuto-

Il discorso fu interrotto da Shikamaru che, avvicinandosi al duo, li informò dell’inizio della riunione.

La ragazza seguì dunque Kakashi all’interno della sala del trono.

Decorata in stile prettamente locale con rotoli di pergamena decorati con dell’inchiostro nero.

Le linee sbavate si intrecciavano raffigurando Kiba e delle figure demoniache legate al clan; sulla volta, invece, erano incise le varie fasi lunari, prova che i poteri dei No Taisho riuscivano a controllare con esattezza in quale stato si trovasse il satellite.

La giovane miiko si sedette di fianco a Ran, notando la presenza di Sasuke poco distante, intendo a parlottare con Naruto.

In quel momento i loro occhi si incrociarono … e Sakura non riuscì a sostenere quel penetrante sguardo rosso vivo.

Shiho era avvolta dalle sue code bianche appoggiata vicino ad Akai col piccolo Shippo sulle ginocchia, gli occhi chiari si spostarono verso il padre di Sesshomaru ed Inuyasha, ora seduto al trono e pronto a parlare –Allora- iniziò a dire- vi abbiamo riuniti qui perché intendiamo capire come agire nei confronti dell’Akatsuki-

-Ora come ora l’unico membro superstite è Kaguya- si intromise Itachi –e non abbiamo la più pallida idea di dove si trovi-

Sakura annuì sconfortata … avevano ragione, non possedevano il minimo indizio.

Notò una mano alzarsi, quella di Rin.

Sedeva vicino a Kazuha con un libro stretto in mano.

Sesshomaru la scrutò incuriosito, per fortuna sembrava non essere particolarmente scossa dalla ferita subita a causa sua, si domandava però, cosa volesse dire.

Purtroppo suo padre era impegnato a parlare, ed ancora parlare sulle diverse possibilità di nascondiglio, e dunque la piccola manina di Rin passò inosservata.

-Ecco, scusate? – niente da fare, il vociare nella sala copriva la fievole voce della ragazza.

Sesshomaru stava per intervenire quando vide Rin alzarsi e, a passo spedito, dirigersi verso il trono appoggiando con un sonoro botto il voluminoso libro sul tavolo.

Inu saltò letteralmente in aria, preso alla sprovvista, ritrovandosi un’imbronciata Rin di fronte –Signor no Taisho- disse lei scandendo bene le parole.

-S-si? – chiese leggermente impaurito.

-Mi ascolti-

La ragazza aprì il libro, attirando su di sé l‘attenzione di tutti, decisamente stupiti, e il leggero ghigno apparso sulle labbra di Sesshomaru.

-Io e Kazuha abbiamo trovato questo vecchio volume nella vostra biblioteca, so perfettamente che sapete di che libro si tratta quindi arriverò subito al punto- iniziò a spiegare decisa.

-Come abbiamo scoperto, durante la 4° guerra sono stati scavati dei cunicoli sotterranei come rifugio e possibilità di fuga; il conflitto è stato decisamente cruento, ossa di demoni venivano riutilizzate per forgiare nuove armi col solo scopo di uccidere con più facilità.
Sicuramente la paura era padrona di quegli abitanti ma, mi sono chiesta … dove portano quelle gallerie? Qual è il luogo che si trovava in fondo ai tunnel? Perché l’Akatsuki ha deciso di riutilizzarle? Perché erano piene di resti? Non solo-

Voltò una pagina mostrando una didascalia del ciliegio millenario –Il clan di Sakura e Tsunade, durante la guerra è stato l’unico neutrale, non si è mai schierato da nessuna parte, accogliendo i feriti e le persone disperate e stanche di vivere quegli orrori-

-So cosa è successo- disse Inu –Ma non riesco a capire cosa vuoi dirci-

-In- iniziò a dire lei venendo subito bloccata da Sesshomaru.

-Intende dire, che la nostra nemica e l’Akatsuki intero fino ad ora si sono sempre nascosti nel luogo che stiamo disperatamente cercando di raggiungere-

Rin annuì al demone –Esatto, signor No Taisho, Kaguya si trova al ciliegio dei quattro spiriti-

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Capitolo 45
*** Cap. 44 ***


La scioccante verità pronunciata da Rin aveva spinto Inu a indire una riunione tra i capi clan.

Se Kaguya si trovava veramente al ciliegio, la situazione sarebbe stata più difficile del previsto.

Rin sospirò avanzando per i corridoi, si sentiva inutile.

Ora come ora non poteva fare niente per aiutare, capiva che quella era una situazione di massima urgenza … tuttavia non voleva restare con le mani in mano.

Persa nei suoi pensieri non si accorse di un’ombra dietro di lei, finché –Rin-

Sobbalzò.

La mano di Sesshomaru le stava sfiorando il mento, spingendo il suo volto verso di lui.

-Sesshomaru come … come stai? –

-Come stai tu- rispose secco.

Lei annuì, aveva avuto molta paura quando il taglio si era aperto sulla sua guancia, perché quella era la prova che lui era stato ferito.

La sua vita, da ora in avanti, sarebbe sempre stata segnata da questa paura.

Il demone cane la osservò, il suo sguardo solitamente vispo e sorridente ora era cupo.

Dunque, la prese per mano.

-Sesshomaru dove mi stai portando? La camera è dalla parte opposta-

Domanda ingenua e superflua, pensò lei quando il demone aprì lo shoji dei suoi appartamenti privati.

-Em, Sesshoma-

La fece sedere sul letto afferrandole il viso nella mano destra.

Si sentì arrossire fin sopra le orecchie –Calmati- disse lui pacato mentre avvicinava il volto a quello di lei.

Rin strinse tra le mani le lenzuola rosse, serrò gli occhi, per poi sentire un tocco sul suo taglietto –Sesshomaru ma-

-Sshh- le sussurrò lui –ti ho detto di calmarti-

Dunque percorse tutta la ferita con la lingua e, in pochi secondi, si cicatrizzò del tutto.

Il demone si allontanò permettendo alla ragazza di toccarsi stupefatta la gota.

-Grazie ai miei poteri di rigenerazione posso controllare le ferite superficiali come questa- spiegò lui –ora cerca di calmarti e dormire, sei già stata di molto aiuto-

Prima ancora che lei potesse ribattere, la spinse sul materasso e la coprì –Riposa-

*********************

Sakura camminava avanti e indietro di fronte alla sala del trono, la testa era piena di interrogativi, dei forti dubbi la assillavano e voleva che Kakashi le desse delle risposte.

Lo shoji si aprì, e la ragazza scorse le figure di Tsunade e Kakashi.

-Itachi ha ragione Kakashi, l’agire via aerea potrebbe aiutare-

-Concordo ma non credo che basterebbe per far giungere Sakura al ciliegio il più in fretta possibile- commentò lui.

-KAKASHI-

I due si voltarono notando Sakura corrergli incontro ansimante –Devo parlarti-

-Vi lascio soli allora- disse Tsunade raggiungendo Jiraiya che stava controllando alcune carte insieme ad Heiji.

Il samurai si allontanò dalla sala del trono con la ragazza –allora, cosa volevi dirmi?-

-Raccontami tutto-

Lui la guardò confuso –Come? –

-Spiegami cosa intendevi prima, su me e Sasuke-

-Sakura, non credi sia meglio che lo senti da lui? – chiese Kakashi.

-No per favore, altrimenti impazzisco; Kakashi … sento questa strana sensazione ogni volta che lo vedo, il suo viso mi sembra estraneo e famigliare allo stesso tempo.
Nella sala Hokage ho trovato un maledettissimo pezzo di pergamena con scritto il suo cognome, “Uchiha” cosa sono loro per gli Haruno? Cosa sono io per lui? Ho troppe domande in testa … Io e Sasuke ci siamo già incontrati, vero? –

Lui serrò gli occhi, la mente viaggiava ad anni prima.

Sakura aveva ragione, seppure involontariamente avevano già incrociato le loro strade.

Lo ricordava come se fosse ieri, la giornata tempestosa, la pioggia che colpiva senza pietà la casa da lui costruita, la notte passata nell’ansia di non sapere dove Sakura fosse, e poi lui.

Ancora un cucciolo di Tengu, di mattina, aveva aperto l’uscio di casa.

Gli occhi scuri schivi e insicuri, il kimono fradicio e strappato; fissava il pavimento incurante delle gocce di pioggia che gli impregnavano capelli e vesti.

-Sasu-

-Sakura è al sicuro, si trova in una grotta poco distante, non devi preoccuparti-

I suoi occhi scuri si erano posati sul ginocchio del ragazzetto, vi era una medicazione al quanto rudimentale –Cosa hai fatto alla gamba? –

Lui non aveva risposto, limitandosi a distogliere lo sguardo, stringendo il pugno sinistro per poi spiccare il volo.

Si, se lo ricordava benissimo … e dall’espressione sconcertata che segnava gli occhi verdi di Sakura, capì che anche lei aveva, finalmente, intuito tutto.

-Rai? –

*****************

-Tchu-

Sasuke starnutì, infilando la mano nella tasca dei pantaloni per estrarre un fazzoletto.

Si fermò un istante, accorgendosi che, oltre al tessuto di stoffa aveva recuperato un fragile e piccolo petalo.

Strinse le palpebre affrettandosi a rimetterlo in tasca.

-Ohi, Teme-

Lo sguardo cremisi si posò sul suo amico –Cosa ci fai qua? Non dovevi assistere alla riunione? –

-È appena terminata- spiegò il kitsune –Itachi ti stava cercando-

-Lo so, ma … devo restare solo per qualche istante- rispose lui appoggiandosi ad una delle colonne.

-Stai per caso pensando a Sakura-chan? –

Il tengu non si mosse, la testa ancora ferma sulla colonna in marmo, gli occhi che fissavano il pavimento.

-Accidenti … scusa il gioco di parole ma che “Colpo di fulmine” che hai avuto-

Gli occhi del tengu si spostarono dal pavimento a Naruto, pronti a incenerirlo vivo.

-Permaloso- commentò l’amico -Dico sul serio Sasuke, è da quando siete tornati da Suna che fate a gara per chi è più silenzioso … se questo non mi stupisce per te beh, per quanto riguarda Sakura-chan mi sorprende eccome-

-Chiudi quella fogna cinque code-

-Ah no, questa volta no, so che hai molti tormenti … il tradimento di un membro della tua famiglia, questa assurda situazione con Sakura, il fatto che senti di aver tradito la tua stessa missione ma; DIAMINE TEME, non tenerti tutto dentro, sfogati-

-Ma si può sapere perché continui ad assillarmi sul farmi aiutare? –chiese Sasuke.

Naruto gli sorrise sincero –Perché sei mio amico; per quanto tu possa essere schivo, sempre incline al restare solo e tremendamente estenuante-

-Tz, grazie tante- commentò lui appoggiandosi nuovamente alla colonna.

Passarono qualche secondo in silenzio –Ohi- fu Sasuke a rompere il ghiaccio –Sarà una lunga storia-

Naruto sorrise sedendosi a gambe incrociate –Sputa il rospo dal becco tengu, di tempo ne ho quanto vuoi-

****************

Sesshomaru avanzava nel palazzo cercando di non prestare attenzione alle occhiate che gli lanciavano ancelle e demoni cane –Che seccatura-

Era conscio che un giorno avrebbe succeduto suo padre al trono e sua madre gli aveva riempito la testa parecchie volte sul volere che, in quanto figlio maggiore, avrebbe dovuto “Continuare la stirpe demoniaca”.

Parole che ora erano rivolte all’aria.

Non gli interessava quante demoni conoscesse, se fino a quel momento, provava ribrezzo al solo pensiero di avvicinarsi ad un territorio umano, non ci pensava … perché nulla aveva lo stesso valore della sua vita.

Una vita umana incatenata per sempre alla sua.

Voltò l’angolo notando di essere arrivato vicino agli appartamenti di Inuyasha.

Per quanto continuassero a litigare, gli costava ammettere che almeno in un punto, erano veramente fratelli.

******************

La sentiva, sentiva la forza di Pandora agire sui suoi poteri.

Il chakra era instabile, non era mai successo prima d’ora, perché fino a quel momento aveva fatto affidamento solo sulle sue forze senza utilizzare Pandora.

Il vedere Inuyasha in quello stato le aveva fatto capire che valeva la pena rischiare … perché lui era importante.

-Kagome-

Aprì piano gli occhi, la vista ancora annebbiata captò due pozze dorate osservarla teneramente.

-Kagome mi senti? –

-I- Inuyasha? -

Sentiva un dolore alla testa, cercò di alzarsi.

-Piano non sforzarti- disse il demone cane stendendola nuovamente per poi sdraiarsi vicino a lei.

Posò le labbra sulla sua fronte –Credo che hai la febbre, devi riposare-

-Io, cosa … che è successo? –

-Eh? Non ti ricordi nulla? – domandò titubante arrossendo all’istante.

-No intendo dire … perché sono qui? – domandò lei –E … come mai hai ancora il rosario? Stai bene ora? Ero preoccupata–

-Parla quella che ha usato una delle pietre della vita … quello preoccupato sono io, mi hai fatto spaventare a morte scema! –

Esclamò lui abbracciandola –E poi chiami me cagnaccio impulsivo … miiko dalla testa calda-

Kagome mise il broncio stringendosi a lui –Ti dovrei mettere a cuccia per quello che hai detto-

Lui rise appoggiando la fronte su quella della ragazza –Stupida … ora riposa-

-Inuyasha-

-Cosa c’è? –

-Grazie-

Lui le sfiorò una ciocca di capelli sfregando il suo naso contro quello di lei –Sei un caso disperato lo sai? Ma …-

-Ma? –

-Non andartene intesi? –

Lei sgranò incredula gli occhi, poi, con un sorriso stampato in viso depositò un leggero bacio sulla bocca del demone.

Lui sussultò, scaturendo una risatina da parte della miiko –Resta qui, ho bisogno di riposare-

-A me sembra che ti stai riprendendo- commentò Inuyasha ancora rosso.

-Forse sì … forse no-

L’Inuyokai sospirò abbracciandola forte –Ho avuto paura quando ti ho vista svenire, lo sai vero? –

Lei annuì –Mi dispiace-

Inuyasha capì che non era l’unico che aveva provato paura, anche lei lo aveva ammesso.

Entrambi provavano questo forte sentimento che li spingeva uno verso l’altro; Inuyasha faticava ancora a comprenderlo appieno, ma sapeva che era disposto a tutto, se la persona con cui lo avrebbe condiviso era Kagome.

-Dormi … Kagome-

*******************

Sakura avanzava senza una meta prefissa.

Sfiorava il braccio ferito tristemente, ripensando a tutto quello che era successo.

A quel punto, un’ombra entrò nel suo campo visivo.

Sasuke era appoggiato alla parete, la gamba destra piegata e le ali ritratte; il suo sguardo di fuoco si posò su di lei –Devo curarti la ferita-

Sakura si affrettò a velocizzare il passo cercando di superarlo –Non preoccuparti, ci penserà qualcun altro-

Gli passò di fianco, ma il tengu, con un rapido scatto, si staccò dal muro avvolgendole il bacino con braccio sinistro.

-Non amo ripetermi-

-Sasuke-

-Non ti muovere-

La voltò verso di lui mentre spiegava le ali e recuperava una delle piume, il solleticare della piuma fece tremare leggermente la ragazza quando toccò la ferita.

Una leggera scossa le invase l’arto, notava la piuma quasi fondersi con lei –Solitamente questo metodo viene usato esclusivamente tra demoni, tuttavia grazie allo scherzetto di Itachi con te non ci sono problemi … finché sono io ad applicare la piuma-

Lei non rispose, continuava a fissarlo.

-Rai-

Lo sentì sussultare leggermente.

-Eri tu vero? –

La luce nera che si era generata nella medicazione brillava leggermente, Sasuke estrasse una benda iniziando a legarla intorno alla ferita.

-Te lo ha detto Kakashi? –

-Non ti deve importare chi me lo ha detto, rispondimi e basta … eri tu? –

Si guardarono per qualche interminabile minuto senza parlare.

-Sasuke ti prego parla, io … ah, da quando mi controlli? -

Lui sospirò alzando la testa –Da quel giorno-

Sakura tremò … quindi era veramente lui.

-Come ti ho già detto, i nostri clan sono sempre stati legati e con la distruzione del bocciolo Tsunade ha chiesto a Itachi di vegliare sulla casa dove ti nascondevi con Kakashi-

-Quindi, quindi lui ha sempre saputo? – domandò la miiko del ciliegio.

Sasuke annuì –Lo ha sospettato fin da subito, ma ne ha avuto la conferma solamente quel giorno.

Itachi era impegnato con un lavoro qui, dai no Taisho e quindi mi ha obbligato a vegliare su di te.
Inizialmente non volevo, mi ero trasformato in corvo pensando di dare meno nell’occhio ma inavvertitamente sono caduto in quella trappola e il resto lo sai.
Da quell’istante, la mia nuova missione era quella di proteggerti-

Sakura sgranò incredula gli occhi, ormai umidi –Quindi è questo che sono per te? Una missione? Un inutile e noioso fardello da controllare? –

-Non ho detto questo- disse lui avanzando, costringendo la ragazza ad indietreggiare, presa alla sprovvista.

-Il fatto di restare al tuo fianco, nonostante tutto quello che è successo è stata una mia scelta.
So che non ho mai palesato la mia presenza e che, molto probabilmente, saresti stata più al sicuro se non ci fossimo mai conosciuti-

Lei deglutì al suono di quelle parole –Quel giorno, al pozzo … -

-Ero io- rispose Sasuke.

-Io e Akai dovevamo sbrigare un affare a palazzo Nara, ma non tutti gli umani sono a loro agio con i demoni perciò ci siamo camuffati da funzionari, quando ci siamo inoltrati nella foresta abbiamo visto Gin e la freccia che Akai ha scoccato mi ha offerto un’opportunità per metterti al sicuro-

Quindi era questa la verità, le sembrava così strano … l’essere legati senza avere un’interazione normale, collegati dalla distanza.

Capì perché quel biglietto era stato inserito nel libro che trattava del suo clan, capì che non aveva sbagliato niente perché quel sentimento era vero.

Rise.

-Lo trovi divertente? Dovresti solo odiarmi … invece-

-Perché dovrei odiarti Sasuke-kun? Per aver preso le distanze da me? Per agire in questo pragmatico modo che mi confonde? Non riuscirò mai ad odiarti, e lo sai-

Lui sospirò –Smettila-

Sakura scosse la testa –Non posso-

-Sakura, lo vuoi capire o no? Non ti merito … ho messo in pericolo la tua vita, non ho impedito a Gin e Naraku di ferirti e con il mio comportamento io stesso continuerò a ferirti; perché sei così cocciuta? –

-Perché ti amo … e quando una ragazza si innamora veramente i suoi sentimenti non cambiano facilmente-

Ormai le lacrime continuavano a scendere copiose sul volto della miiko –Non ti ho mai chiesto di amarmi-

Lei rise, persa nei singhiozzi –Che ironia … nonostante tu cerchi in tutti i modi di allontanarmi da te, io non riesco a staccarti gli occhi di dosso.
Sasuke-

-No, Sakura-

-Non puoi fermarmi, quello che ti ho detto è vero, io mio cuore è tuo … io non cambierà mai idea-

Sasuke, non sapendo che rispondere, appoggiò il braccio sinistro sul muro –Sei veramente noiosa-

Lei sorrise –Lo so … ma so che non lo diresti se una piccola parte di me non sarebbe presente qui-

Disse sfiorandole il petto dove batteva il suo cuore.

Lui alzò il volto, erano nuovamente vicinissimi.

-Non posso cambiare idea … non ci riuscirei neanche volendo- disse Sakura tra un singhiozzo e l’altro.

-Zitta-

-Io non posso … non-

-Zitta-

Fu inaspettato e improvviso, ma Sasuke Uchiha zittì il fiume di parole che Sakura stava pronunciando, permettendo alla ragazza di rinnovare nuovamente la sua promessa con un bacio.

********************

Kazuha osservava serena il cielo sopra di lei, passeggiando negli immensi cortili del palazzo.

Si diresse al gazebo dove, appoggiato ad esso scorse la figura di Heiji.

Il ragazzo dalla pelle abbronzata rivolse le iridi color blu notte su quelle verdi di lei.

Un silenzio imbarazzante regnava sovrano.

-Allora … Inu ha deciso come agire? – domandò lei.

Heiji annuì –Fra poco comunicherà lei sue intenzioni … in quanto capo clan Hattori non posso rivelarti nulla in anticipo-

-Non era mia intenzione approfittare del tuo stato … ti cercavo per un’altra ragione- rispose Kazuha.

-E sarebbe? –

La giovane Toyama inspirò a fondo prima di avvicinarsi –Di quello che ho chiesto alla venerabile Kaede-

Heiji alzò un sopracciglio sorpreso –Non era un segreto? –

-Perché stavo cercando le parole giuste per dirtelo … So che noi apparteniamo a due stirpi differenti, mia sorella Temari a breve dovrà sposarsi con Shikamaru diventando dunque futura capo clan Nara.
So che io o Makoto dovremo occupare il ruolo che lei ha svolto fino ad ora, ma io-

-Ti hanno combinato un matrimonio? –chiese Heiji non riuscendo a nascondere una punta di tristezza.

Sapeva che quel momento sarebbe potuto arrivare, solo non sperava così presto.

Quando l’Akatsuki l’aveva rapita, Heiji aveva capito che Kazuha era tutto per lui e non voleva che le succedesse qualcosa di male.

La giovane alzò gli occhi smeraldo verso di lui –Ho chiesto io di prendere marito-

Una fitta strinse il cuore di Heiji –Tu … cos? –

-Ho chiesto a Kaede se, in quanto Miiko, avrebbe potuto celebrare un matrimonio tra un’umana e un samurai-

Heiji restò impietrito a quelle parole –Cioè mi stai-

Annuì.

Il giovane Hattori sospirò –Sei veramente complicata lo sai? –

Kazuha voltò la faccia fingendosi arrabbiata –Umpf … e io che pensavo di averti risolto un problema caro il-

-Kazuha Hattori-

La ragazza sobbalzò guardando Heiji, ora vicinissimo a lei; sorrise teneramente alzandosi in punta di piedi fino a sfiorargli le labbra, quando-

-Uh? –

-Cosa c’è? – domandò il ragazzo stupito nel vedere la sua futura sposa allarmarsi.

-Nevica-

Heiji voltò lo sguardo verso il cielo, bianco e pieno di fiocchi ghiacciati che scendevano al suolo.

-Non … non è possibile-

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Capitolo 46
*** Cap. 45 ***


La pila di coperte sulle braccia di Hinata venne recuperata da Neiji, aiutandola a distribuirla alle varie persone rifugiate nel clan Hyuga.

-Svelta con la pala Aoko, dobbiamo levare la neve caduta dal cortile- disse il ragazzo.

-Questo clima non è normale, siamo in estate com’è possibile che nevichi? – chiese la giovane miiko allarmata.

-Non lo so … ma posso immaginare sia uno stratagemma usato da Kaguya- suggerì Hinata.

Neiji non rispose, avendo imparato a memoria ogni ideogramma presente sui rotoli della sala Mizukage, sapeva perfettamente che quel segnale simboleggiava un gravissimo rischio per il ciliegio e Konoha intera.

Gli occhi azzurri si posarono sulla gemella che, visibilmente preoccupata, scrutava il cielo biancastro con un pensiero fisso in testa.

-Naruto-kun-

*****************

Palazzo No Taisho.

Ino e Sonoko avevano raggiunto Heiji e Kazuha, fissando allarmati i fiocchi gelati che incorniciavano rose e siepi di quel cristallino colore.

-Maledizione- imprecò Ino – cosa accidenti avrà causato questo sbalzo termico? –

Sonoko si sfregò le mani sulle braccia, sentiva la fredda aria penetrarle all’interno del corpo –Sakura- disse poi vedendo la miiko del ciliegio precipitarsi nei giardini insieme a Sasuke.

-Come … come può essere possibile? – chiese lei incredula.

-È sicuramente opera di Kaguya- la voce di Tsunade arrivò alle loro spalle –Seguitemi nella sala imperiale, vi spiegheremo il da farsi-

*****************

Inu, Itachi, Naruto, Kakashi, Tsunade, Jiraiya, Kogoro e Shikamaru erano riuniti vicino al trono, reduci della straordinaria riunione.

Anche Inuyasha era presente, buttato giù dal letto dal fratello; costringendolo a lasciare Kagome da sola in camera.

-Allora-  disse Inu –come avrete capito la situazione è critica, Tsunade mi ha confermato che questo strano cambiamento climatico è dovuto alla prolungata assenza di bilancio nel ciliegio-

Tsunade annuì –la distruzione del bocciolo deve aver portato alla sfioritura completa dell’albero … temo si stia comportando come un normale albero privato dalla linfa vitale-

-Cioè, il ciliegio sta per morire? – domandò incredula Rin.

-Purtroppo si- confermò la capo clan Haruno.

Sakura sgranò incredula gli occhi verdi … non poteva essere vero.

-Ci stiamo dirigendo il più in fretta possibile sopra ai territori del clan Haruno; e qui agiremo in varie fasi- spiegò poi Inu cedendo la parola a Itachi.

-La prima squadra sarà composta da me, Sakura, Sasuke, Miroku, Akai, Gaara, Shiho e Sesshomaru; agiremo via aerea dirigendoci verso il ciliegio su ombre corvo create da noi Uchiha o, nel caso di Sesshomaru, sfruttando i propri poteri demoniaci- spiegò l’Uchiha.

-Invece il secondo gruppo agirà via terra- continuò Naruto –Con me verranno Ran, Kaito, Kakashi, Inuyasha, Heiji e Tooru-

-Infine- continuò Kogoro –Grazie alle mappature di Rin sappiamo che le gallerie sotterranee scorrono al di sotto del suolo del clan, quindi un terzo gruppo formato da Shikamaru, Sonoko, Sai e Ino, si addentrerà sotto terra per poi congiungersi col gruppo che agirà via terra-

-Scusate se mi intrometto- disse Ino –con che criterio avete deciso i gruppi? –

-Molto probabilmente Kaguya sta ancora utilizzando le forze demoniache rubate a Kanna e a Kagura, è quindi possibile che dovremmo combattere con ombre spirituali e demoniache- spiegò Kakashi. –Naruto possiede l’abilità di maneggiare il fuoco blu, e quindi può combattere le ombre spirituali, stessa cosa vale per Sesshomaru con Tenseiga-

Una serie di sguardi confusi si spostò sul demone cane –La sua spada, sebbene demoniaca, può ferire ombre fatte di chakra- spiegò Inu.

-Per quanto riguarda il terzo gruppo, siamo fiduciosi che le capacità di orientamento di Sai possano aiutare, combinate alla forza di due membri del clan Aoyama e al cervello di Shikamaru- disse Kogoro.

-Per concludere- si intromise Inu –sono arrivato ad un accordo con Kogoro e Itachi nel voler affidare una cosuccia a Ran-

-A me? – chiese confusa.

Gaara porse alla ragazza il fodero di una katana.

-Quella Katana è un’arma demoniaca mia cara- disse Inu –il suo nome è Bakusaiga-

-Ma … ma perché me la state affidando? – chiese sempre più confusa.

-I futa sacri appoggiati sul codolo dell’arma consentono solo ad un essere umano di poterla brandire- spiegò Jiraiya –tuttavia il fendente può mietere ombre e ferire demoni; affiancherai Inuyasha in quanto Tessaiga ha bisogno di tempo per scagliare attacchi potenti-

Ran fece mente locale, ricordandosi del giorno del torneo al Clan Nara, e in effetti Tessaiga aveva impiegato qualche minuto per scaraventare l’ingente flusso di vento sulle ombre create da Kagura.

-Il fuoco fatuo di Naruto dovrebbe anche aiutare a sciogliere la neve che si sta depositando a terra- ragionò Shiho –In questo modo potreste vedere con più facilità i tratti del terreno dove scorrono le gallerie-

-Esattamente- concordò Inu –inoltre Tooru può facilmente captare differenze di suoni e masse nel terreno grazie ai suoi poteri, e contemporaneamente combattere con kunai o foglie magiche-

-Per quanto riguarda Sakura –Disse Tsunade avvicinandosi a lei – non appena partirai col gruppo aereo, cerca di captare l’energia del ciliegio come ti ho insegnato, per ragioni di sicurezza ci andrai da sola con Sasuke dato il potere che vi accomuna-

Lei annuì, non accorgendosi delle occhiatine compiaciute che Naruto, Inu e soprattutto Kakashi lanciavano a lei e al giovane Uchiha.

-Scusate, ma come faremo con questo tempaccio? – chiese preoccupata Sonoko.

-A quello ci penserò io- disse Rumiko –non per niente ho la passione di collezionare kimono, ve li presterò volentieri-

-Molto bene- disse Inu –potete andare a prepararvi-

*********************

Ran si sistemò le protezioni su braccia e petto, ora occupata ad agganciare i pezzi inferiori della complicata armatura.

Sentì scorrere lo shoji, era evidente che fosse Shinichi.

-Sei pronta? – chiese il ragazzo.

Lei annuì finendo di legarsi i capelli, si voltò notando il fidanzato porgerle la katana demoniaca.

-Fa strano- disse lei scrutando le scritte di china sui vari futa sacri arrotolati saldamente sul codolo –Il poter maneggiare un’arma demoniaca quando fino ad un mese fa avevo quasi il timore di brandire un’arma contro qualcuno che non fosse mio padre-

Shinichi sorrise avvicinandosi, le sfiorò la guancia spingendola ad incontrare i suoi occhi –Qui tutti hanno capito quanto vali, già dal fatto che hai cocciutamente partecipato al torneo, o dall’aver accettato le responsabilità di proteggere Sakura e Shiho … sei più forte di quanto credi-

-Lo dici solo per non farmi preoccupare- disse lei.

-Questo non è vero, potrei facilmente morire per un tuo calcio … se ripenso al colpo che hai dato a Kaito- scherzò lui divertendosi nel vederla arrossire.

-Shinichi-

-Non preoccuparti- esclamò abbracciandola –Sai che sarò sempre capace di ritrovarti, anche se non sarò con te in battaglia, lì presente fisicamente; devi sapere che non ti abbandonerò mai-

Lei sorrise stringendolo forte –Lo so … ti amo-

-Anche io-

Dunque si scambiarono un veloce bacio prima di andare al portone principale.

I gruppi erano già stati divisi, Inuyasha tamburellava nervosamente i piedi al suolo vicino ad Heiji e Tooru.

-Sei troppo agitato- gli fece notare il samurai.

-Tz, quella megera ci ha creato un bel problema con questo tempaccio, con i kimono invernali i miei movimenti sono rallentati- si lamentò il demone cane.

-Vedi l’aspetto positivo, il vento freddo è più potente per gli attacchi di Tessaiga- disse Tooru cercando di calmarlo.

Lui mise il broncio seccato notando Ran che li raggiungeva insieme a Kaito –Dov’è Naruto? – domandò il giovane Kudo.

-A fare la predica a Sasuke di proteggere Sakura ovviamente- sbottò Inuyasha –è un miracolo se non lo ha ancora fatto fuori-

-Anche se non sembra sono molto legati- disse Ran.

Poco distante Rin finiva di spiegare le sue teorie al fratello –Segui le mie indicazioni alla lettera ok? –

-Non preoccuparti, e non usare quel tono … sono sempre tuo fratello maggiore-

-Ma l’orientamento non è il tuo forte siccome sei riuscito a perderti pure a casa-

-Pf … dice davvero? – chiese scherzosa Sonoko.

-Sono delle informazioni non rilevanti, ora raggiungiamo Sai e Ino-

Rin sospirò vedendo il fratello allontanarsi, per poi accorgersi della presenza di Sesshomaru poco distante.

Per l’ennesima volta l’oro incandescente delle sue iridi la fissò deciso –Sesshomaru io … ecco-

Sentì una mano sulla testa per qualche secondo per poi vedere il demone allontanarsi dicendole un semplice –Non preoccuparti-

Itachi creò tre ombre corvo, Sakura e Sasuke salirono su una, Gaara e Shiho sulla seconda e Miroku sull’ultima.

Il contro attacco era ormai pronto.

******************

Tempio principale Clan Hyuga.

La piccola Ayumi camminava per i corridoi del tempio con delle fiale zeppe di erbe.

Fusae le aveva chiesto di portarle il più in fretta possibile a Hinata per creare delle tisane.

Gli ospiti del Clan, infreddoliti e spaventati dai cambiamenti climatici, avevano bisogno di supporto e calore.

I piedini di Ayumi si avvicinarono in fretta alle camere della capo clan; shoji di carta immacolata contornati da pennellate blu e oggetti di vetro.

Udì il suono di una campanellina d’aria, un oggettino in vetro che suonava se mosso dal forte vento.

Ayumi seguì quel suono, proveniente dalla camera da letto di Hinata.

-Hinata-chan, ho le erbe che- fu costretta a non finire la frase, stretta su sé stessa dal pungente freddo che proveniva dallo shoji lasciato aperto.

La camera era in ordine, il futon chiuso e gli alambicchi vuoti, mentre pesanti libri erano appoggiati su tavolini e in ceste agli angoli della sala.

La piccola entrò cautamente scrutando la sala deserta, di Hinata non c’era traccia.

L’unica presenza volutamente lasciata dalla miiko, era una nuvola di chakra che contribuiva a mantenere freschi e radiosi i quattro girasoli posti nel vaso di colore blu al centro della camera.

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Capitolo 47
*** Cap. 46 ***


 

Si muovevano lentamente, ombre nere e trasparenti che avanzavano nella spessa coltre di neve caduta.

Ombre corvo alate o masse nere informi, visioni simili a globi d’acqua e serpi azzurre si alternavano tra cielo e terra.

-AAAHHHH- Le teste di due ombre demoniache capitolarono a terra per poi disintegrarsi del tutto, lasciando spazio ad un’arrabbiata Ran che brandiva fiera Bakusaiga.

Era passata circa un’ora da quando i vari gruppi si erano separati, e Kaguya li aveva insistentemente bombardati di visioni e ombre.

-Wo, ne hai di grinta cognata- commentò Kaito nel veder capitombolare l’ennesima ombra demoniaca.

-Pensa a parlare meno e a combattere di più, cognato- replicò lei assestando un calcio nello stomaco di un globo spirituale, facendolo finire dritto, dritto nelle fiamme blu di Naruto.

-Chissà come se la stanno cavando gli altri-  disse Naruto scrutando preoccupato il cielo.

-Non preoccupatevi ragazzi- disse Tooru –se la staranno cavando benissimo-

****************

Una fiammata arancione divampò nel cielo bruciando all’istante le ombre demoniache.

Gaara ritirò il fuoco fatuo, adocchiando Sesshomaru impiegato a scagliare attacchi con Tenseiga, lui e Miroku erano gli unici nel gruppo capaci di combattere entrambe le creature; demoniache e non.

-Maledizione, non finiscono mai- commentò Miroku scagliando l’ennesimo talismano che disintegrò all’istante una biscia spirituale.

Shiho, seduta sull’ombra corvo insieme a Gaara, adocchiò Itachi mentre controllava le ombre demoniache, con visioni scagliava inganni costringendo le ombre ad attaccarsi a vicenda, per poi venire disintegrate dalla lama di Tenseiga.

-Di questo passo non finiremo mai- si lamentò Gaara.

-Forza- disse Sasuke – continuiamo, dobbiamo permettere a Sakura di individuare l’ubicazione del ciliegio-

Gli altri annuirono tornando a scagliare attacchi.

-Senti qualcosa? – chiese Sasuke.

-Non ancora- rispose Sakura.

Era agitata, tremendamente agitata e impaurita … ma convinta che sarebbe andata fino in fondo.

******************

Territori clan Haruno.

Sai, Shikamaru, Ino e Sonoko pattugliavano attentamente il terreno seguendo le indicazioni date da Rin.

-Uff, non c’è niente qui … niente di niente- sbuffò Sonoko –e questa nevicata improvvisa non aiuta-

Ino scrutò la vallata –Ci sarebbe servito in potere di Tooru … non quest’accoppiata che non sa neanche decifrare una mappa-

-Sii un po’ più gentile Ino cara- disse Sai –secondo le coordinate di Rin dovremmo essere arrivati-

-Certo- disse Sonoko –tu vedi qualche galleria nelle vicinanze? Perché io non ne vedo cari mi- AAAHHH-

L’urlo improvviso della giovane samurai fece voltare i tre, al quanto sconcertati nel vedere Sonoko a terra insieme ad assi di legno che chiudevano l’inizio della galleria.

-Come stavo dicendo- disse Sai –siamo arrivati-

*********************

-AAAHHHH-

Ran aveva continuato a brandire Bakusaiga per ferire le ombre demoniache.

-Maledizione, Tooru a che distanza è il ciliegio? – domandò Heiji.

-Non dovrebbe mancare molto; tuttavia credo Kaguya abbia costruito una specie di barriera per oscurare la sua posizione … credo solo Sakura possa captare la sua presenza-

-Ran-

La ragazza si voltò verso Inuyasha –Tu e Kaito cercate di schierare il più possibile di ombre di fronte a me, che ci penso io a disintegrarli del tutto-

Ran annuì, impegnandosi al massimo insieme a Kaito per spingere il maggior numero di ombre al cospetto di Inuyasha.

Il gelido vento scaturito dall’insolita stagione iniziò a girare intorno a Tessaiga, l’arma demoniaca pulsava attirando l’aria in un circolo.

L’ingente energia venne scagliata sul gruppo di ombre, disintegrandole in un unico attacco.

Kaito ghignò compiaciuto mentre Naruto continuava a divampare le fiamme fatue blu.

-Attenta Ran, dietro di te- disse Tooru all’improvviso.

Una serie di ombre aveva iniziato ad avanzare verso di lei; uno dei globi spirituali le afferrò i capelli sciogliendoli.

Il nastro rosso cadde a terra, mentre Ran era trattenuta dalla visione; impugnò Bakusaiga e colpì il volto trasparente riuscendo a liberarsi.

La giovane Mori iniziò a fendere colpi abbattendo le ombre demoniache, mentre assestava decisi calci e pugni alle creazioni spirituali con l’aiuto di Heiji e Kaito.

Ad un certo punto, però, voltatasi con l’idea di decapitare l’ennesima visione; si fermò.

La lama era a vicinissima al collo dell’ombra, ma ferma.

Kaito si voltò stupito –Che succede Ran? –

Notò l’elsa tremare, lo sguardo agguerrito della ragazza era ora carico di paura, come se il suo peggior incubo si stesse manifestando di fronte a lei.

-Non è possibile-

La voce di Inuyasha attirò l’attenzione di Hattori e Tooru, scioccati quanto Ran.

La nebbia iniziò a diradarsi, e Kaito sgranò gli occhi nel vedere il volto del fratello di fronte a Ran.

Posò una mano sulla lama abbassando Bakusaiga.

Avanzò verso di lei, mentre la ragazza visibilmente impaurita indietreggiava.

-Ran, non può essere Shinichi, sarà una visione non farti inganna-

-Kaito-

Pietrificò all’istante voltandosi lentamente.

Davanti a lui vi era Aoko, le sue forme fasciate alla perfezione dall’abito degli Hyuga, la stessa voce, gli stessi occhi, lo stesso sorriso … lei in tutto e per tutto.

Anche Heiji, Inuyasha, Kakashi e Tooru erano vittime di visioni; fronteggiando le copie esatte di Kazuha, Kagome e gli ex capi clan Uzumaki.

-Ohi … pelle abbronzata- iniziò a dire Inuyasha balbettando –Che accidenti sta succedendo? –

Heiji tentennò.

Sapeva perfettamente che l’immagine di fronte a lui non era Kazuha, bensì un riflesso dei loro cari che le ombre spirituali e demoniache avevano assunto per metterli alla prova.

I loro nervi sarebbero rimasti saldi?
Avrebbero avuto il fegato necessario nel ferire o purificare a morte ombre identiche alle persone più importanti della loro vita?

Inuyasha digrignò i denti, a pensare che aveva cercato di sopprimere i sentimenti che stava provando per quella cocciuta miiko, e ora doveva far finta che tutte quelle emozioni provate non significassero nulla.
Doveva cancellare il suo sorriso dalla mente, doveva far finta che Kagome non esistesse, perché sapeva che era l’unico modo per togliersi da quella situazione.

Alzò gli occhi ambra verso l’ombra, quell’ombra con le fattezze della ragazza che amava.

-Ohi Naruto, colpiscila tu ti prego-

Disse tornando a fissare il suolo innevato –Non ce la faccio a ferirla-

Naruto non rispose, fermo e immobile a poca distanza dal demone cane.

-Ohi, mi hai sentito? Kitsune muoviti a-

Non completò la frase perché futa e kunai vennero scagliati alla velocità della luce sulle ombre che rappresentavano, Kushina, Minato, Kagome e Kazuha.

Inuyasha guardò in alto notando il fratello e Miroku brandire le armi.

-Potevano scagliare più Kunai- ragionò Tooru.

-No- rispose Inuyasha cercando di riprendersi –Se avessero toccato terra le illusioni avrebbero influenzato anche loro … e non so se sarebbero stati di molto aiuto-

Capiva perfettamente che lui e Sesshomaru, da quella strana avventura iniziata un mese prima, avevano ottenuto qualcosa che poteva essere considerata una debolezza … ma che non avrebbero mai rinnegato.

-Ohi Kitsune, riesci a bruciare le ombre rimanenti col-

Si bloccò preoccupato notando che i kunai scagliati dal fratello non avevano colpito tutte le visioni.

Ran bianca come un cencio di fronte alla figura del fidanzato, Kaito decisamene in difficoltà nel vedere il volto di Aoko e Naruto immobile con gli occhi sgranati nell’osservare l’illusione con le fattezze della miiko alla guida del clan Hyuga.

-Hi. Hinata? –

******************

Sesshomaru, Sasuke, Sakura, Itachi, Miroku, Akai, Shiho e Gaara guardavano preoccupati il combattimento ai loro piedi.

-Maledetta Kaguya sa come giocare le sue carte- bofonchiò Miroku a denti stretti.

-Ha sfruttato i sentimenti dei suoi avversari … questa non me l’aspettavo proprio- commentò Itachi preoccupato.

L’idea che quella donna potesse organizzare altri tranelli per impedire a Sakura di ripristinare il bocciolo era sempre più scontata, e detto sinceramente molto preoccupante.

Sakura osservava preoccupata i suoi amici, lo sguardo sconcertato di Ran, Kaito e Naruto … voleva aiutarli ma sapeva che non doveva distrarsi.

Il suo compito era quello di captare l’energia del ciliegio dei quattro spiriti, il suo clan, la sua vera casa.

Non capiva perché Kaito avesse subito una visione di Aoko, capiva però i sentimenti di Ran e Naruto e sapeva che se fosse stata nella stessa situazione, la sua visione avrebbe riprodotto il volto di Sasuke.

Scrutò l’orizzonte biancastro cercando di concentrare il chakra, il suo legame con il ciliegio avrebbe facilitato il suo collegamento.

La vista era messa a dura prova dal maltempo.

Ripensò alla visione di Itachi, un grande ciliegio completamente ricoperto da neve, a detta di Sasuke anche quello che aveva visto lui a causa dello Sharingan era un paesaggio simile.

Le loro case completamente avvolte dalla neve, che Itachi avesse predetto tutto?

Le sembrava impossibile.

Ad un tratto captò una traccia.

Un lieve richiamo.

Il simbolo delle Sharingan si attivò sulle iridi verdi e, tra la biancastra luce le parve di scorgere qualcosa.

-Sasuke- Disse a quel punto –Dirigi l’ombra corvo verso ovest-

-Hai sentito qualcosa? – domandò il demone.

-Si- annuì lei –Il ciliegio è vicino-

*****************

Inu, Jiraiya, Shinichi e Tsunade erano nella sala del trono carichi di preoccupazione.

Sapevano che la missione era estremamente difficile, avevano quasi pregato Rin e Kagome di non porre ulteriori domande su dove fossero Inuyasha e Sesshomaru o sulla pericolosità della spedizione.

-Kazuha sta trattenendo Kagome a fatica- disse Shinichi.

-E tu? Non sei preoccupato per Ran? – gli chiese Tsunade.

-Ovviamente- rispose lui –il saperla in pericolo mi rende nervoso e preoccupato, capisco come si sente Kagome perché vorrei anch’io scendere a terra e proteggerla; ma allo stesso tempo so che la metterei ancora di più in pericolo-

Alzò lo sguardo azzurro verso Tsunade dicendo –Ho fiducia in lei-

La miiko annuì serena, contenta della risposta, quando la porta di aprì rivelando il piccolo Shippo.

-Shippo che ci fai qui? – domandò stupito Jiraiya.

-Signor no Taisho, Signor Jiraiya, Shinichi-kun, Tsunade-San … c’è una miiko degli Hyuga che vi cerca-

Non appena il cucciolo finì di pronunciare quelle parole, una trafelata Aoko si catapultò all’interno della sala del trono.

-Aoko? Che succede? – chiese Shinichi.

La miiko stabilizzò il respiro squadrando i capi clan e Shinichi con una preoccupata espressione in viso.

-Hinata … Hinata è sparita-

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Capitolo 48
*** Cap. 47 ***


 

Gli zoccoli della giumenta affondavano nel soffice manto nevoso, correndo come poteva, cercando di sfidare le intemperie.

-Forza Mirai, ce la puoi fare-

Hinata incoraggiò la cavalla accarezzandole il manto bianco, le linee ai margini degli occhi attive, mentre concentrava il suo chakra per captare la presenza di Naruto.

Era preoccupata, voleva salvarlo.

Un’ombra spirituale le si parò dinnanzi, ombra che fu ben presto purificata grazie ad un futa sacro.

Hinata correva, in sella alla sua giumenta.

Non le interessava quante ombre avrebbe dovuto abbattere, perché lei doveva assolutamente recarsi da Naruto.

Quel demone volpe all’apparenza pasticcione, era stato il primo a credere in lei e ad aiutarla; ed ora non avrebbe esitato un secondo di più.

**********************

Anni prima.

Territori clan Hyuga.

-Così non va Hinata, devi cercare di concentrare il chakra sui palmi delle mani per purificare l’acqua-

La piccola deglutì, riposizionando le minute manine sul liquido trasparente, era tremendamente agitata.

Era consapevole che un giorno avrebbe preso il posto di sua madre in quanto capo clan, ma non credeva di esserne all’altezza.

Cercò di isolare la mente da ogni rumore, finché -Occhio voi altri! –

Hinata sgranò incredula gli occhi notando un geta volare alla velocità della luce verso di loro, finendo nella fonte di acqua sacra.

-Scusate, non ho fatto apposta-

Hinata smosse la frangetta umida voltato lo sguardo verso un cucciolo di Kitsune … o meglio, un Kitsune della stazza peculiare, siccome il corpo era al quanto minuscolo mentre la testa era di dimensioni normali.

Incrociò le dita ritornando a grandezza accettabile, per poi infilare la mano nella fonte e riprendersi il sandalo.

-Come osi demone? Non ti è permesso toccare l’acqua sacra- sbottò l’insegnante di Hinata scaraventando il cucciolo da un lato.

-Ehi che modi, sono qui perché mio padre deve parlare con il vostro capo clan e sto solo facendo un po’ di esercizio-

-Vedi di non farlo qui; Hinata, continueremo il nostro allenamento più tardi-

La bambina annuì, tornando poi a fissare incuriosita il kitsune.

-Che hai da fissare? Mi vuoi rimproverare anche tu? – domandò lui pulendo il viso sporco di terra.

Hinata saltò in aria indietreggiando.

-Allora? Che ti prende hai paura? O quella megera ti impedisce di parlare con noi demoni-

Hinata rimase in silenzio, arrotolando le maniche del kimono.

-Bah, che strana-

Lui si alzò avvicinandosi, recuperò un pezzo di stoffa e lo gettò sui capelli della bambina –Tieni, è colpa mia se sei bagnata-

La piccola rimase di sasso, accettando timidamente l’asciugamano e iniziando a strofinare i capelli.

-Bene, ci vediamo-

-E… ecco-

Il cucciolo di kitsune di voltò incrociando i cerulei occhi della piccola miiko.

-Grazie … mi, mi chiamo Hinata-

Lui sgranò gli occhi per poi sorridere –Allora sai parlare, dovresti farlo più spesso hai una bellissima voce-

-Eh? – arrossì.

-Naruto Uzumaki per servirti; prima ti stavi allenando giusto? –

Annuì col capo.

-Ma non sono molto brava-

Naruto sorrise –Allora siamo in due, Shiho direbbe che sono un disastro totale-

-Shiho? –

-Si, una mia amica- spiegò lui –Se ho capito bene devi purificare l’acqua gusto? A me sembra già limpida-

-Si lo è, ma è compito nostro continuare a mantenerla così-

Naruto ci pensò un po’ su e poi disse –Mi è venuta un’idea-

Con grande stupore Naruto la prese per mano trascinandola per il cortile, fino a giungere in un campo poco distante.

-Il campo dei girasoli? –

Naruto annuì –Con il caldo di fine estate iniziano ad appassire, è comunque un essere vivente, quindi contiene acqua-

-Vuoi che purifichi questi fiori? –

Naruto annuì.

-La nonnetta del tempio Higurashi mi aveva mostrato come permetteva ad alcune margherite di non sfiorire, persino in inverno, usando la sua energia spirituale-

Si abbassò cogliendo quattro girasoli –Provaci-

-Ma ecco, io potrei involontariamente colpirti-

-Ragion per cui devi stare attenta, forza provaci-

Hinata titubò un istante, posizionò le mani sui fiori ma loro restavano così, appassiti.

-Io ... non ci riesco-

-Era solo il primo tentativo, pensa a come sono a inizio estate, grandi e aperti; pensa alle loro corolle gialle rivolte verso il sole-

Hinata guardò il demone volpe, d’un tratto le apparvero le immagini di quei girasoli, i petali del medesimo colore dorato dei capelli di Naruto.

Alzò nuovamente le mani sulle corolle, infondendo il chakra.

Percepì la linfa vitale cominciare a scorrere, espandendosi in tutti i fiori.

-Wo, ce l’hai fatta- esclamò gioioso Naruto ammirando i quattro girasoli.

Hinata arrossì leggermente, felice di aver utilizzato nel modo giusto la sua energia.

-Tieni- disse Naruto –Questi te li regalo-

-Perché? –

-Perché possono tornare a vivere grazie a te, Hinata-chan- sorrise Naruto.

Il cuoricino di Hinata iniziò a battere forte, cosa le stava succedendo? Era la prima volta che sentiva quella sensazione.

Il kitsune la salutò allegro lasciandola ad ammirare quei quattro fiori con un dolce sorriso stampati in faccia.

*********************

Si strinse ancora di più nel mantello blu scuro, cercando di proteggersi dal vento freddo.

Naruto aveva creduto il lei, quel gesto l’aveva spinta ad innamorarsi di lui; il suo non gettare la spugna e il suo riconoscere i propri limiti cercando sempre di migliorarsi l’avevano attratta come un’ape sul miele.

Sentendo che anche lui ricambiava i suoi sentimenti, era stata la persona più felice di Konoha intera, e ora, intendeva restituirgli gli innumerevoli favori da lui fatti.

-Aspettami, Naruto-Kun-

*******************

-Etchi-

Sonoko starnutì, l’ingente quantità di terra intorno a lei le procurava un prurito fastidioso al naso.

-Ohi Nara, quanto ci manca all’arrivo? –

-Non chiederlo a me- rispose Shikamaru –La lunghezza di queste gallerie è sbalorditiva-

-Rin ha fatto un ottimo lavoro, seguendo i suoi schemi non dovremmo avere problemi nel giungere a destinazione- disse Sai.

Un tremolio improvviso fece fermare il quartetto, terra scese dalle assi sopra le loro teste.

-Oh, oh, temo queste vecchie vie cederanno da un momento all’altro- disse Ino –Sbrighiamoci, affrettiamo il passo-

-Credo siamo più vicini di quanto pensavamo- disse Sai –Non vorrei sbagliarmi, ma penso questi scombussolamenti siano creati dalla battaglia del gruppo capitanato da Naruto-

Infatti, in superficie, Heiji, Kakashi e Tooru avevano incessantemente combattuto contro le ombre.

-Maledizione, Ran, Kaito, Naruto cercate di riprendervi- urlò Inuyasha affettando una serpe con gli artigli.

Kaito fissava la mano dell’ombra muoversi verso di lui, il sorriso così simile alla miiko che amava.

La giovane Mori era completamente paralizzata, osservava l’ombra simile a Shinichi avanzare verso di lei; indietreggiò inciampando in un sasso, vedeva quel volto che tanto amava e sapeva che non era lui … o forse no?

L’ombra avanzava –Ran-

Anche la voce era la stessa, seguitava a camminare, calpestando la neve che li circondava, smuovendola con i piedi fino a colpire col tallone il nastro rosso sfilato dai capelli della ragazza.

Gli occhi lilla di Ran osservavano il tutto impotente, finché con una forza mai vista prima, eseguì una verticale calciando in pieno volto l’ombra demoniaca, scaraventandola addosso alla copia di Aoko.

A contatto l’una contro l’altra; le ombre esplosero come bolle d’acqua.

Kaito si voltò stranito, osservando Ran in piedi con i pugni serrati mentre espirava piano.

-Kaguya ha commesso un errore nel mutarvi la forma in Shinichi; perché per quanto mi sono potuta distrarre, lo conosco molto bene-

Si abbassò raccogliendo il nastro rosso, lo legò saldamente all’armatura e aggiunse –E non avrebbe mai potuto calpestare questo dono-

-Questo si chiama amore- pensò Tooru compiaciuto.

-Manca solo il cinque code, Naruto riprenditi- sbraitò Inuyasha.

Ran sguainò Bakusaiga tornando a scagliare attacchi sulle ombre mentre Kaito lanciava kunai con l’aiuto di Heiji.

-Naruto- gridava Tooru –Non cedere-

Il kitsune guardò preoccupato il suo capo clan, lo sguardo era assorto; l’ombra di Hinata gli stava sfiorando la guancia spingendolo in ginocchio.

-Naruto-kun-

Le palpebre del demone erano pensanti, le sentiva chiudersi.

-Reagisci- gli intimava Kaito.

-Naruto ascoltami, quell’ombra non è Hinata- gridò Ran.

-Inuyasha, non puoi eliminarla con Tessaiga? – domandò Kakashi.

-Si che potrei, ma fino a quando quel volpacchiotto resta lì abbindolato rischio di colpire anche lui, dovete allontanare quella feccia da Naruto o non posso agire-

Kaito e Ran continuarono a combattere schiena contro schiena, ma le ombre si paravano di fronte a loro cercando di ostruir loro la strada.

-Maledetta Kaguya e tutti i suoi dannati burattini- constatò Heiji –Non possiamo fare nulla contro le ombre spirituali, solo Naruto può-

Il kitsune era sdraiato a terra, l’ombra sopra di lui mentre continuava a chiamarlo per nome; gli accarezzò le palpebre chiudendogli gli occhi.

-Maledizione; NARUTO NON È HINATA- Urlò Inuyasha con tutto il fiato che aveva in gola.

A quel punto udirono un nitrito, un’ombra venne calpestata da zoccoli bianchi mentre dei talismani sacri venivano gettati contro le ombre spirituali, purificandole.

Ran, Kaito, Inuyasha, Kakashi, Tooru ed Heiji rimasero a bocca aperta nel vedere il cerchio spirituale aprirsi sopra di loro, purificando tutte le emanazioni di Kaguya.

-Hi … Hinata? – esclamò esterrefatto Kaito.

La ragazza scese da cavallo correndo nella neve.

-Naruto-kun, sono io … ascoltami Naruto-kun-

-Sembra in trance- disse Heiji preoccupato.

-Cosa posso fare? – pensò Hinata –Ti prego Naruto, svegliati, torna in te-

Lacrime iniziarono a riempire i grandi occhi della miiko, vedere il giovane mezzo coperto dalla neve e totalmente impotente faceva male.

Si accovacciò avvicinandosi e, senza indugiare, avvicinò le sue labbra a quelle del demone.

-Naruto-kun-

********************

L’ombra corvo continuava a volare sopra i territori Haruno.

Sakura concentrava l’energia del proprio chakra cercando di captare una traccia, quando …

–Sasuke-

Lo videro, videro un immenso albero stagliarsi di fronte a loro; la corteccia color argento ricoperta di brina, i rami secchi e fragili, le poche foglie ancor attaccate tremavano.

Una folata spinse un petalo verso il duo.

Sakura lo raccolse, percependolo freddo e privo di vita, a stento riuscì a trattenere le lacrime.

La sua terra … completamente secca.

Anche l’erba accanto al ciliegio era rada, sembrando un arido deserto non più fertile; poco lontano vi era il lago.

Kakashi le aveva spiegato che le sue acque erano purificate e piene di energia … ma ora era solo una desolata landa ghiacciata.

Sasuke diresse l’ombra corvo verso il terreno, le sue mani si mossero sul ventre di Sakura prendendola in braccio prima di atterrare.

Regnava il silenzio totale.

-Non posso crederci, questa è veramente casa mia? – si interrogò Sakura.

-Ma bene-

Una tagliente voce li fece voltare.

-Eccovi arrivati-

I due sgranarono gli occhi notando la figura poco distante.

Alta, i lunghi capelli bianchi ricadevano sul kimono del medesimo colore, pareva una bambola di porcellana … purtroppo la sua natura, constatò Sakura, era decisamente meno benevola.

-Kaguya-

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Capitolo 49
*** Cap. 48 ***


La donna seguitava a sorridere in modo agghiacciante al duo.

-Finalmente siete riusciti a giungere fin qui, non lo speravo più ormai-

-Ti prendi anche gioco di noi- disse Sasuke schifato.

Sakura era in silenzio, continuava a guardare la sua terra, il cuore del clan Haruno ridotto in quel misero modo.

-Perché hai fatto tutto questo? Hai distrutto il futuro per cosa, eh? Per cosa? –

-Io non ho distrutto il futuro Sakura, l’ho creato … anche Gin, Naraku e Kagura erano dalla mia parte, purtroppo non si sono dimostrati dei validi collaboratori-

Sakura era indignata –Li hai abbandonati quando hai capito che li stavamo per sconfiggere-

-Delle pedine inutili sono solo un intralcio, il mio vero scopo è un altro-

-Regnare su Konoha immagino- disse Sasuke.

-Esatto, creerò un nuovo regno, un nuovo stato forte e senza paura … sarò io stessa l’alba, il punto centrale.
Voi state solamente cercando di impedire questo sogno-

-Questo non è un sogno- disse Sakura –sono le farneticazioni di un’omicida-

-Se ti stai riferendo a Izayoi non l’ho uccisa io- disse lei –Potrei aver indirettamente contribuito alla sua morte, ma non era lei che volevo-

Sakura strinse un pugno –Volevi me-

-Già, e tu sei stata coì gentile da venire a trovarmi di persona … finalmente posso mettere una fine a ciò che ho iniziato anni fa-

Scagliò un attacco verso i due, ma Sakura riuscì a creare uno scudo di Chakra.

-Vedo che Tsunade ti ha insegnato qualche trucchetto, ma cara … non hai la minima idea con chi hai a che fare-

*********************

Era una sensazione strana, si sentiva come sospeso in uno strano spazio, completamente escluso da ciò che lo circondava.

L’ultimo ricordo era la battaglia, la forza impiegata nel distruggere le ombre di Kaguya … poi il nulla.

-Guardati, sei patetico-

Ancora quella voce, grave e petulante.

-Credo di aver compiuto un errore … tu capo clan? Non vali neanche un capello di tuo padre-

Schiuse gli occhi trovandosi in una grotta, una cancellata di metallo a dividerlo da un’imponente ombra.

-Credi sempre di essere forte … e guarda il risultato-

Naruto osservò l’essere che aveva appena pronunciato quella frase –Kurama? –

-Oh ti ricordi di me, è già un passo avanti- disse ironico.

-Perché questa gabbia? Chi ti ha messo lì? – chiese confuso.

-Sei stato tu mio caro-

-Io? –

-Il fuoco blu non è un giocattolo, ora sei capo clan e come tale hai delle responsabilità … certo, se basta una visione così mal fatta per farti crollare devo revisionare i miei pensieri-

-Cosa c’entra il fuoco blu con Hinata? –

-C’entra mio caro, secondo te perché Kaguya ha creato quelle ombre? Per mettervi alla prova.
Il combattimento è un’arte tanto antica quanto crudele perciò si dovrebbe sempre sapere per quale motivo si inizia una guerra- disse Kurama – Questo vale per gli umani come per i demoni … ogni azione ha una giustificazione, sempre-

Naruto ripensò al combattimento, aveva ragione … aveva permesso alle sue emozioni di sopraffarlo.

-Tu … io … hai ragione-

-Dimmi qualcosa che non so- rispose acido –perché stai combattendo questa battaglia? Perché ti sei lasciato intimorire dalla falsa Hinata? Perché hai paura-

Kurama si avvicinò alle sbarre –Senti mio caro, se rimani in questo stato pietoso non posso aiutarti, quindi vedi di darti una mossa e ritorna in te-

-Ma io-

-Naruto-kun-

Sentì un sussulto al cuore, una voce che lo chiamava, una voce famigliare.

-Hi … Hinata? –

-Oh, a quanto vedo le donzelle sono più forti d voi … devo considerare questo fatto nei miei calcoli-

-Ti prego Naruto-kun, svegliati torna in te-

-è preoccupata, vedi di aiutarla-

Naruto abbassò la testa –Ma, ne sarò in grado? –

-Se inizi a frignare in partenza no di certo- disse il kitsune –Alza lo sguardo, pensa alle motivazioni che hanno spinto te e altri a combattere-

-Motivazioni? –

-Lasciami dire un’ultima cosa, o meglio chiederti … Hai qualcosa da proteggere? –

-Eh? –

“Qualcosa da proteggere”

Si ricordava di vecchi combattimenti compiuti dal padre, screzi risolti senza armi … e lui non capiva.

-Padre, ma voi siete forte … potevate batterlo con le armi-

-Forse, ma vedi Naruto, io ho qualcuno da proteggere e farò quel che posso per evitare di mettere me e loro in pericolo-

“Qualcosa da proteggere”

La catena che sigillava il cancello iniziò a vibrare –Oh, a quanto pare ci sei arrivato-

-Kurama, io non so se la risposta è quella giusta, ammetto che sono un misero demone di cinque code che forse non aveva alcun diritto di diventare Capo Clan Uzumaki … ma ti prometto che cercherò di imparare, perché io ho qualcuno da proteggere-

Kurama ridacchiò –Bene-

*********************

Quando Hinata aveva baciato Naruto, in quel preciso istante, delle fiammate blu iniziarono a lambire le loro figure.

-Che accidenti succede? – domandò Kaito stupito.

La mano di Naruto si posizionò sulla spalla di Hinata, facendola mugugnare sorpresa.

-Naruto-kun? –

-Scusa, ci ho messo un po’ –

Si alzò abbracciandola –Grazie Hinata-chan-

-Certo che ne crei di problemi- sbottò Inuyasha –Ora vedi di aiutarci con le restanti ombre cinque co-

Aspetta … uno, due, tre …

-SEI CODE? – Esclamò Inuyasha preso alla sprovvista.

-Hai avanzato di livello, sono orgoglioso di voi capo clan- disse Tooru.

-Ma smettila, mi farai arrossire- disse Naruto.

-Sicuro che non lo sei per il bacio? – scherzò Kaito facendo diventare Naruto e Hinata paragonabili a peperoni viventi.

-Ehem, torniamo alla missione- disse Naruto alzandosi.

-Ci sono ancora molte ombre da purificare, quelle spirituali sono state completamente sconfitte dal cerchio mistico di Hinata, ma mancano quelle demoniache- fece notare Ran.

Naruto scrutò il cielo, adocchiando i globi neri che fluttuavano, fece un bel respiro e –Ohi tu! Fratello di Inuyasha! –

Il demone cane tremò –Ma sei scemo a chiamarlo così? Hai pensieri suicidi per caso? –

-Ohi, Sesshomaru, mi senti??? –

Il fratello maggiore del no Taisho riservò una penetrante e assassina occhiataccia al gruppo.

-Non finirà bene, me lo sento- pensò Inuyasha.

-Cerca di eliminare quei tre globi con Tenseiga, al resto ci penso io-

Sesshomaru guardò di fronte a sé notando i globi avanzare verso di loro, volò verso l’ombra corvo dove era seduto Miroku.

-Nobile Sesshomaru? –

-Monaco non muoverti se non vuoi che ti decapiti-

Miroku sentì un brivido percorrergli la colonna vertebrale, percepì l’aura del demone aumentare a dismisura e, visto il fendente far capolino dalla sua testa, chiuse gli occhi terrorizzato.

Sesshomaru lanciò un attacco verso i globi eliminandoli sul colpo; l’urto spinse le altre ombre all’indietro, radunandole in un unico punto dove vennero incenerite all’istante dalle fiammate blu del kitsune.

-Ombre demoniache brûlé, rivolgersi al capo clan Uzumaki per la ricetta-

-Non esaltarti tanto Naruto- disse Heiji –Dobbiamo seguire il piano-

Tooru smosse i cumuli di neve tastando il terreno –Percepisco uno sbalzo nel suolo … siamo vicini alle gallerie-

-Sicuro Kitsune? –chiese Inuyasha accovacciandosi –Come fai a- AH-

Un’asse di legno si alzò all’improvviso colpendo Inuyasha in pieno mento … col risultato di farlo atterrare a gambe all’aria.

-MA CHE DIAMINE? -

-Oh, scusa Inuyasha … non sapevo fossi proprio sopra l’uscita-

Il pacato viso di Sai spuntò dalla neve –ragazzi, ho incontrati i gruppi- disse il minore degli Haneda uscendo dal suolo seguito da Ino, Shikamaru e Sonoko.

-Uh, finalmente un po’ di luce- si lamentò Sonoko.

-Wow, i calcoli di Rin erano giusti allora –Disse Itachi atterrando insieme al resto del suo gruppo-

-Al 100%- concordò Sai.

-Piuttosto, dove sono Sakura e Sasuke? – domandò Ino.

-Si sono staccati poco fa- spiegò il capo clan Uchiha –Ora come ora, starano affrontando Kaguya-

-Non siamo lontani dal ciliegio- disse Tooru –Dobbiamo sbrigarci … potrebbero aver bisogno di noi-

**********************

-AAAHHH-

Il corpo di Sakura venne sballottato al suolo come un sacco di farina.

-Te lo concedo, sebbene sei una novellina sai il fatto tuo- Kaguya avanzò scagliando un colpo a Sasuke.

Il demone lo scansò appena, odiava sentirsi incapace di agire … ma in quanto demone non poteva nulla contro Kaguya.

La sacerdotessa scagliò un attacco contro il demone, tuttavia una zolla di terra si mosse ai piedi di Sasuke, spingendolo all’indietro.

L’attacco venne riflesso sulla lama di Chidori tornando dritto da Kaguya, colpendola ad un braccio.

La donna si voltò verso Sakura, artefice del colpo che, con un pugno piantato al suolo la guardava furente, le linee nere dipinte sul corpo.

-Bella mossa-

Constatò Kaguya strappando la manica rovinata –Vediamo se riesci a parare anche questo-

Dei lampi di luce fuoriuscirono dalle sue mani, costringendo Sakura a difendersi con scudi di Chakra; finché un colpo più forte la fece rotolare sopra il ghiaccio del lago.

Il contatto con la superficie gelata le aveva causato delle piccole escoriazioni su braccia e gambe; dalle mani gocciolava del sangue.

Sasuke cercò di avvicinarsi ma era messo a dura prova dagli attacchi della miiko, liberò le ali cercando di raggiungere la ragazza, quando notò con orrore le lastre ghiacciate.

-Sakura spostati in fretta-

Delle crepe iniziavano a frastagliare la superfice del lago, Sakura si alzò appena in tempo, atterrando su una lastra prima che quella dove era seduta sprofondasse nelle gelide acque.

-Vigliacca, non stai attaccando direttamente me-

-Chiamami vigliacca quanto vuoi tesoro, ma il tuo tempo è quasi esaurito-

Altri colpi.

Altri tagli del ghiaccio.

Sakura era in bilico tra due lastre, aggrappata a malapena, le mani livide e sporche di sangue macchiavano il ghiaccio di rosso.

Kaguya ghignò avvicinandosi al ciliegio –Mi dispiace dover mettere una parola fine a questo nostro incontro … è stato stimolante-

Toccò la corteccia dell’albero e, con un solo colpo vi strappò un pezzo non secco, rivelando il legno rosso.

Sakura sentì un colpo al cuore –Sei direttamente collegata con questo albero Sakura, con questa vicinanza tra voi non hai scampo-

Lanciò una lama di luce verso l’alto, tranciando di netto dei rami.

Sakura urlò, un urlo lacerante e pieno di dolore, che la portò a perdere i sensi cadendo nel lago.

-Sakura-

Sasuke volò in fretta verso di lei, notando che Kaguya stava rigenerando il ghiaccio.

Attivò lo Sharingan e, fulmineo, si trasformò in un corvo, tuffandosi prima che il ghiaccio ricoprisse tutta la superficie delle acque.

-Patetici-

Disse Kaguya allontanandosi.

Percorse qualche metro quando, alzata una mano, afferrò al volo un bastone sacro.

Rivolse le iridi a destra, notando tutti i suoi avversari.

-Kaguya-

-Hinata … mi è dispiaciuto non assistere alla tua elezione come capo Clan Hyuga, e pensare che una bambina piagnucolona come te è ritenuta una delle miiko più potenti al mondo-

-Piantala di parlare a vanvera- sbottò Naruto –Dove sono Sasuke e Sakura-

-Oh, ti riferisci a quei due che ho spedito a congelare lì sotto? – chiese ironica percependo il terrore sui volti degli abitanti di Konoha –Ebbene, temo siano deceduti-

-No … non può essere-

-Oh Kakashi, non ti avevo visto … non ti ho ancora fatto le condoglianze per Gin.

È stato un servo fedele … finché è durato-

Kakashi avanzò iracondo, ma venne bloccato da Itachi –Smettila di prenderci in giro, dove sono Sakura e mio fratello? –

-Itachi non ci senti? Sono morti, morti … ma non preoccuparti, ben presto farai la loro stessa fine-

Nel panico creatosi, Kaguya sogghignò, pronta a scagliare un definitivo attacco … fu in quell’istante però, che qualcosa cambiò.

Una luce, una tenue luce rosa iniziò a generarsi alle spalle della miiko.

Si voltò sconcertata –Non … non è possibile-

-Il … il ciliegio- disse Ran –Sta fiorendo-

Boccioli rosa, piccoli e fragili petali si generavano in continuazione dai rami spogli.

Hinata sorrise felice –Sakura, ce l’ha fatta-

Kakashi osservava quella nuvola rosa stagliarsi di fronte a lui, il ciliegio stava rinascendo.

*********************

I rumori intorno a lei erano ovattati, sentiva le sue forze ridotte a zero, non sapeva dove si trovava, non percepiva più nulla.

Sentiva l’aria mancare.

Annaspò nel tentativo di conservare dell’ossigeno … ma le forze erano ridotte al minimo.

-Io sto … per morire? – era quello il suo pensiero, perché capiva che solo un miracolo avrebbe potuto salvarla.

E così fu.

All’improvviso percepì un tepore sulle labbra, schiuse gli occhi notando la sua ancora di salvezza.

Sasuke.

Sentì il suo cuore tornare a battere grazie a quel bacio, perché per lei il demone era l’aria che le permetteva di vivere.

Si guardarono.

Iridi rosse contro iridi verdi, due colori complementari capaci di esaltarsi a vicenda; il simbolo dello Sharingan attivo e i loro poteri uniti.

Sul corpo di Sakura le linee avevano mutato colore, ora bianche; Sasuke si allontanò indicando con lo sguardo un punto dietro di Sakura.

La giovane si girò notando le radici del ciliegio immerse nell’acqua.

Guardò Sasuke come conferma e, allungate le mani verso di loro iniziò ad infondervi energia spirituale.

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Capitolo 50
*** Cap. 49 ***


Kaguya seguitava a fissare inorridita la luce rosa che si espandeva dall’albero –Come può essere possibile? Non ci credo-

-Poter assistere a questo momento storio è un grande onore- disse Miroku congiungendo le mani in preghiera.

-Ma dove sono Sakura e Sasuke? E come hanno fatto a far rinascere il ciliegio? – domandò Ino.

A quel punto udirono un rumore, uno scricchiolio sommesso provenire dal lago e, di colpo, la lama di Chidori spuntò dal ghiaccio.

Roteò staccando le lastre, generando scariche a sufficienza per creare un’apertura dalla quale fuoriuscirono entrambi, fradici.

Sakura tossì cercando di regolarizzare il respiro, i capelli bagnati, si strinse al tessuto nero del kimono di Sasuke, completamente pregno d’acqua.

Il demone piantò la katana nel ghiaccio, fece leva sui muscoli delle braccia uscendo dalle acque con Sakura in braccio.

I respiri di entrambi erano irregolari, i petti si muovevano velocemente lasciando intravedere i pezzi di pelle; Sakura si strizzò i capelli per poi gattonare sul ghiaccio.

Aveva ancora le mani segnate dal sangue e la ferita ottenuta al vulcano si era riaperta.

Sasuke smosse i capelli rivelando la fronte, goccioline d’acqua seguivano il profilo del viso, la cute segnata dalla pelle d’oca.

Sputò dell’acqua per poi rivolgere le iridi color fuoco verso Kaguya, frastagliate dalle ciocche d’ebano zuppe d’acqua e pezzi di ghiaccio.

-Kaguya-

Lei tremò alla vista di quello sguardo.

-Beh, non so quale sia la tua definizione di “Deceduti” Kaguya, ma a me sembrano abbastanza vivi- la schernì Inuyasha.

I due si allontanarono dalla superficie ghiacciata, cadendo esausti sulla neve.

-SAKURA-CHAN, TEME! -

Naruto gli corse incontro abbracciandoli di slancio –Che fortuna che state bene! Non sono mai stato così felice di vedermi in vita mia!!-

-Testa quadra non sono annegato o morto di ipotermia, vedi di non uccidermi per strangolamento- si lamentò il tengu.

Sakura, troppo sconvolta per reagire all’abbraccio di Naruto; sorrise contenta.

-Ferma-

Il gruppo si voltò notando Sesshomaru con la lama di Tenseiga sguainata verso Kaguya –Non muoverti-

-Cercare di svignarsela di nascosto, feccia fino alla fine- commentò Inuyasha.

Hinata si alzò –Sakura, so che ti sto chiedendo molto ma … devi aiutarmi a mettere fine a tutto ciò-

-Volete ucciderla? – chiese Sakura.

-Credimi non lo farei se non fosse strettamente necessario- rispose la miiko.

-Credete che mi sia arresa? - Chiese Kaguya –sono pur sempre la miiko più potente di Konoha-

Scagliò un attacco verso Sesshomaru che, però, lo bloccò con Tenseiga.

-Sesshomaru è l’unico che può ferirla di noi demoni- disse Inuyasha –Tenseiga è capace di ferire miiko o simili … ma per il Meido Zangetsuha-

-Meido Zangetsuha? – chiese Sakura.

-è un incantesimo estremo utilizzato da sacerdotesse e monaci che porta solo alla morte- spiegò Miroku –Tenseiga piò ferire ma non uccidere miiko maggiori come Kaguya … a meno che-

-A meno che? – chiese Ran.

-Non gli si aggiunga un’ingente energia spirituale- concluse Sai.

-Bel grattacapo- commentò Shiho –Noi demoni, samurai e umani siamo inutilizzabili-

-Il fuoco blu di Naruto la potrebbe indebolire però- ragionò Gaara.

-Non basta- disse Tooru osservando Hinata e Sesshomaru scagliare colpi alla miiko.

-Ascoltatemi tutti, Sai, Sakura, Miroku voi siete gli unici oltre ad Hinata a possedere energia spirituale, cercate di invocare incantesimi anche sfruttando la vicinanza al ciliegio; Naruto al mio segnale contorna la figura di Kaguya con le fiamme blu, in questo modo non potrà muoversi-

-Ricevuto Tooru- disse Naruto.

-Quando avete accumulato un’ingente energia, create un circolo sopra Hinata, così potrà aggiungervi la sua energia spirituale da infondere alla lama di Tenseiga, tutti gli altri … stiano da parte-

Sakura si avvicinò barcollante ai fratelli Haneda, prendendoli per mano –Non preoccuparti Sakura, se sei troppo debole puoi pure appoggiarti a noi- disse Sai.

Sakura annuì, avanzando lentamente verso di loro.

I due monaci iniziarono a recitare incantesimi mentre Sakura cercava un collegamento diretto col ciliegio; le loro figure si illuminarono di una luce verde, mossero le mani generando un circolo sopra la testa di Hinata.

Gli occhi di Hinata si illuminarono, unì le mani facendo apparire un futa bianco.

-Naruto, ora-

Seguendo le direttive di Tooru, il capo clan circondò Kaguya di fiamme blu

-Ah? Che sta succedendo? – chiese Kaguya presa dal panico.

Hinata avanzò –Anime dell’oltretomba vi invoco, marchiate di nero il vostro potere, purificate ciò che è corrotto e lasciategli trovare la pace.
Io vi chiamo Meido Zangetsuha-

Delle linee violacee simili a stelle apparvero sul futa, Hinata accartocciò il futa facendolo volare verso le fiamme –Sesshomaru ora-

Il demone lanciò Tenseiga che, colpito in pieno il globo generato da Hinata, trafisse in petto la figura di Kaguya.

Le urla che ne seguirono costrinsero Sakura a tapparsi le orecchie, finché il silenzio regnò.

Tutto quello che ne restava di Kaguya, era un cumulo di cenere con Tenseiga piantata in esso.

-è d’avvero finita? – chiese Sonoko.

-Sembra di sì- disse Akai tirando un sospiro di sollievo.

Itachi si avvicinò al fratello tendendogli una mano.

Sasuke lo guardò negli occhi –Bel lavoro fratellino-

Lui annuì accettando l’aiuto.

-Sakura-

Si voltarono sentendo Miroku pronunciare il nome della miiko, ora svenuta, esausta.

Inuyasha alzò lo sguardo verso il cielo –Venite, capto la presenza del palazzo di mio padre … ci conviene trasportarla al sicuro-

*******************

-Ran-

Kogoro varcò come un uragano la soglia delle sale adibite ad infermeria insieme a Shinichi.

-Oh Kogoro-san, non dovete preoccupavi- disse Inu –Vostra figlia gode di ottima salute-

Il padre sospirò, notando la ragazza con gli occhi sgranati, i capelli sciolti sopra il kimono sporco.

La vide singhiozzare e trattenere a stento le lacrime che riempivano gli occhioni viola.

Si alzò di colpo correndogli incontro, allargando le braccia e, con tutto il fiato che aveva in corpo urlare –SHINICHI-

Kogoro pietrificò, notando la ragazza sorpassarlo, per poi buttarsi addosso al fidanzato col risultato di farli finire entrambi a terra.

-Ran stai calma, sono qui-

-Stai bene vero? –

-Ehi, chi di noi due è andato in guerra? Non devi preoccuparti.
Tu piuttosto, non farmi preoccupare-

-Ma, sniff, ma-

Shinichi le slegò il nastro rosso –Tranquilla, ti ho detto che riusciremo sempre a ritrovarci vero? –

Lei annuì tornando ad abbracciarlo, non notando il padre, impegnato a piagnucolare sulla spalla di Inu.

-LA MIA BAMBINA-

-Suvvia, non fate così Mori-San … venite con me, abbiamo un cenone da organizzare-

Disse il capo clan dei demoni cane, uscendo dalla sala continuando a consolare Kogoro.

Poco distante Aoko era impegnata a purificare le ferite di Kaito.
-Hittai, fa piano Aoko-

-Sta fermo umano, e sii grato che mi sto prendendo cura di un deboluccio come te-

-Deboluccio? –

-Deboluccio e idiota- disse Aoko –Accidenti, sconvolgersi per un’ombra simile a me … che cretino-

Kaito gonfiò le guance –Beh scusa tanto se sei talmente importante per me che Kaguya ha deciso di usarti come esca eh? Scusa-

-Ma ti sembra una cosa da dire con questa leggerezza? – Sbraitò Aoko avvicinandosi.

-O perché? Volevi anche un bouquet di fiori? – incalzò lui.

-No, ma un bacio magari si-

Kaito non fece appena in tempo a chiedere cosa per ottenere ciò che Aoko richiedeva.

-E ora- disse Aoko rompendo il bacio –Vedi di non muoverti-

Hinata, poco distante, ridacchiò divertita … immaginando che presto avrebbe dovuto utilizzare il potere del Byakugan sulla ragazza.

Notò Naruto dormire esausto, intenerita da quella visione gli depositò un tenero bacio sulla guancia.

-Hinata-chan-

-Parla pure nel sonno mentre sbava ora- constatò Inuyasha schifato.

-INUYASHA-

Tremò sentendo quella voce famigliare, l'uscio si spalancò nuovamente rivelando la presenza di Kagome e Rin.

-Kagome vai piano, sarà stanco dalla battaglia-

-Lasciami Rin; INUYASHA STAI BENE?? –

Lui sospirò –Non urlare, noi demoni cane abbiamo un udito sensibile-

Rin sospirò vedendo il solito siparietto comico.

-Cosa ci fai qui? –

La ragazza si voltò di botto finendo per, come al solito, sbattere la testa sul petto di Sesshomaru.

-Ecco, io ero … venuta ad accompagnare Kagome e poi … ecco- alzò timidamente lo sguardo, cercando di non urlare perché il demone era a petto nudo –Stai bene? –

Sesshomaru sospirò abbassandosi quel giusto necessario per arrivare alla sua altezza –Hai ferite di qualsiasi genere sul corpo? –

-Eh? Perché me lo chiedi? –

-Rispondi, le hai? O vuoi che controlli io stesso? –

Rin avvampò all’istante –EH? Cosa? No … non ne ho-

Lui le appoggiò una mano sulla testa –E allora anche io sto bene-

-Ew, si sta rammollendo- constatò Shiho.

-Non essere acida- la rimproverò Akai –Come stanno le tue mani? Le hai bruciate? –

Shiho tornò a guardare i segni scarlatti sui palmi –Più o meno, devo ancora imparare come gestire il fuoco-

-Ce la farai sicuramente- la rincuorò il tengu.

-Sakura-

Tutti si voltarono notando Tsunade –Sapete dov’è? –

*******************

Si sentiva ancora infreddolita, nonostante le temperature estive avevano ricominciato a comparire.

Era dunque stretta nel kimono più pesante a disposizione di Rumiko aspettando l’ora del cenone.

Sentì bussare lentamente allo shoji –Avanti-

Fu Tsunade ad aprire –Posso? –

Sakura annuì.

La miiko si sedette sul letto accanto a lei –Sono orgogliosa di quello che hai fatto Sakura, grazie a te Konoha è nuovamente in pace-

-Non ce l’avrei mai fatta da sola, devo tutto ai miei amici-

Tsunade annuì –senti, sebbene questa battaglia sia terminata … credo saprai il tuo lavoro di miiko deve continuare-

-Me lo aspettavo- rispose Sakura –So che non potrò tornare a fare la vita che conducevo prima di quest’avventura-

-Questa non è un’avventura Sakura, è la tua vita; il ciliegio è rinato ma ha bisogno di noi, per un po’ di tempo non potremo allontanarci, ha bisogno di stabilità-

-Quanto tempo? –

-Un anno credo basti, inoltre devo insegnarti altri incantesimi e beh, far rinascere il clan-

Sakura annuì.

Aveva ragione, era suo compito in quanto membro del clan Haruno … era un dovere al quale non poteva sottrarsi.

**********************

La tavola era imbandita con le pietanze più disparate, Inu e i capi clan brindavano allegri assaggiando le luculliane cibarie preparate da Itachi e Kakashi.

-Uff, anche oggi non abbiamo potuto guardare sotto quella maschera nera- sospirò Kaito.

-Mi domando se non nasconda delle labbra a canotto- sbottò Inuyasha.

-Non abbiamo un briciolo di fortuna- commentò Naruto.

-Ma dico, siete scemi o cosa? – domandò Aoko alla visione dei tre, nuovamente sconfortati.

-Suvvia Naruto-kun, non è niente di grave- cercava di consolarlo Hinata.

Sesshomaru scosse la testa chiedendosi per l’ennesima volta perché non fosse figlio unico, mentre un trafelato Itachi continuava a trasportare pietanze al tavolo.

-Tieni Sasuke-

-Grazie Nii-san- disse lui afferrando un piatto stracolmo di zuppa di pomodori.

-Ma la festeggiata dov’è? – chiese Rumiko prima di tirare una ventagliata in fronte al marito per aver alzato troppo il gomito col sakè.

Sasuke si guardò intorno, cogliendo la presenza della ragazza sul balcone, i capelli rosa erano smossi dalla brezza e lo sguardo perso a scrutare il ciliegio poco distante.

Sasuke si avvicinò.

-Ehi-

-Sasuke-kun? Non ti ho sentito arrivare-

Sasuke guardò il panorama, il ciliegio ora in piena fioritura nella valle Hakurei.

-Sasuke-

Si voltò.

-Io … devo restare qui per un po’ di tempo; a detta di Tsunade il prossimo anno lo devo per forza passare nel mio clan.
Il monte Hakurei.
Il clan Haruno.
Il ciliegio.
D’ora in avanti saranno la mia casa-

-è il tuo compito in quanto miiko del clan Haruno Sakura, non puoi farne a meno-

-No, lo so solo che, io … te, Naruto, Hinata, Ran e tutti gli altri … io-

Sentì un’improvvisa pressione sulla fronte, si voltò notando Sasuke protendere le dita delle mani verso di lei –Tra un anno ci rivedremo-

Gli occhi di Sakura si inumidirono e annuì ponendo, a sua volta, i polpastrelli sulla fronte del demone.

-Um, ci rivedremo-

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Capitolo 51
*** Epilogo ***


Primavera.

La stagione della rinascita, la stagione che segnava una ventata di novità e di belle notizie.

Kakashi camminava fischiettando nel mercato del clan Nara, da quando Temari aveva sposato Shikamaru lo scorso inverno, avevano potenziato il commercio col clan Toyama, ora controllato da Makoto e Sonoko.

Per quanto riguardava l’eccessiva vivacità durante quel giorno, beh, la nobiltà intera di Konoha era in fermento per le nozze che avrebbero riunito i clan Kudo, Mori e Hyuga, considerando anche che Aoko aveva rinunciato alla longevità per stare con Kaito.

-AAAHHH, SHIPPO NON TIRARMI LE ORECCHIE-

Kakashi si voltò divertito verso la bancarella di frutta e verdura, notando Inuyasha alle prese col piccolo Kitsune.

-Ma voglio capire perché hai le orecchie diverse da Sesshomaru, volevo chiederlo a Rin ma tuo fratello è alquanto suscettibile quando tento di avvicinarmi-

-Perché è un cane iperprotettivo, e ti ho già spiegato che è una storia lunga- disse lui –Accidenti a Shiho che mi ha chiesto di fargli da Baby-sitter-

-Non potevamo rifiutare Inuyasha, d’altronde Shiho sta sostenendo gli esami per avanzare al quarto livello, ora che ha ottenuto un’altra coda-

–E tu Kagome, invece di divertirti a guardarmi soffrire non potresti aiutarmi? –

-Consideralo un allenamento mio caro, tra qualche mese non saranno le domande di Shippo che dovrai rispondere, ma quelle di tuo figlio- rispose pacata massaggiando la pancia.

-Sempre pieni di energia vedo-

-Oh Kakashi-san, cosa le posso offrire? – domandò la miiko.

-Mi servono sedano, carote e cipolle, di frutta invece delle pesche- rispose lui.

-SHIPPO NON ANCHE I CAPELLI-

Kagome soffocò una risatina –Non lo dovremmo aiutare? – domandò Kakashi.

-Niente affatto, è colpa sua se sembro un tacchino farcito e se mangio mochi alle tre di notte; quindi si, deve soffrire-

-Crudele Kagome-san-

-No Kakashi- disse lei tendendogli un cesto con i suoi ordini –Questo si chiama occhio per occhio-

Kakashi pagò il cibo e si incamminò verso casa, la sicurezza era migliorata nell’ultimo anno, grazie anche all’ascesa di Heiji e Kazuha come capi clan Hattori.

Aprì l’uscio di casa e, sgranando gli occhi, rimase di stucco nel vedere la ragazza di fianco al tavolo.

-Sakura, quando sei tornata? – domandò lui abbracciandola.

-Poco fa, giusto il tempo di fare rapporto a Shikamaru e salutare Sango … mi ha sorpresa la decisione di Miroku di diventare un monaco fisso a palazzo Nara-

-Per amore si fa questo e altro- disse lui –correggimi se sbaglio-

Sakura arrossì leggermente.

-Senti, vuoi aiutarmi a cucinare? Se non ti dispiace potresti andare a prendere l’acqua al-

-Già fatto- disse lei indicando il secchio colmo vicino ai fornelli.

-Sembra che sei di fretta, almeno resti a mangiare? – chiese lui seguendo la sua figura uscire dalla casa.

-Quello sì, ma non da sola-

Percorse i sentieri che conosceva a memoria, nostalgica della sua spensierata infanzia.

Si ricordava ogni pietra, ogni masso, ogni albero, ogni filamento d’erba che la separava dalla sua meta finale.

L’aveva captata all’improvviso mentre parlava con Kakashi, quella forte aura che avrebbe riconosciuto ovunque.

L’impronta demoniaca che lo contraddistingueva.

Sorpassò una collinetta ritrovandosi alla piccola grotta, si accucciò riuscendo ad entrarvi.

Tutto era rimasto uguale, i vasi di vetro con le primule e le viole, i suoi libri sui fiori, le bambole di pezza e il futon ormai sporco rintanato in un angolo.

Solo un oggetto mancava all’appello, quel sacchettino che aveva segnato la sua vita.

-Com’è che commetti crimini ora? –

Chiese uscendo lentamente, trovandosi costretta a spostarsi d’un lato per evitare di sbattere contro le gambe ricoperte dal tessuto nero.

-Sasuke? –

Sasuke si inginocchiò tendendogli il sacchetto di tela dentro il quale vi erano 20 petali sporchi di terra –Noiosa-

Lei assottigliò gli occhi estraendo dalla tasca del kimono un petalo fresco –Certo è un peccato che su ventidue anni di vita ho solo ventuno petali-

Il tengu e la miiko si guardarono negli occhi per poi lasciar cadere, contemporaneamente, due petali di ciliegi.

L’energia spirituale che Sakura aveva pazientemente imparato a maneggiare durante quell’anno, avvolse i ventidue petali di una luce bianca, ora risplendenti nel sacchettino.

I due si guardarono, finalmente insieme.

-Tadaima, Sakura-

-Okaeri, Sasuke-

Fine

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