Procreate

di katyastark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Genesis ***
Capitolo 2: *** Inception ***
Capitolo 3: *** Formation ***
Capitolo 4: *** Dawning ***
Capitolo 5: *** Big Bang ***
Capitolo 6: *** Beginning ***
Capitolo 7: *** Turning Point ***
Capitolo 8: *** Fruition ***
Capitolo 9: *** Fulfillment ***
Capitolo 10: *** Stopgaps ***
Capitolo 11: *** Catharsis ***
Capitolo 12: *** Burgeoning ***
Capitolo 13: *** Flourishing ***
Capitolo 14: *** Budding ***
Capitolo 15: *** Growth ***
Capitolo 16: *** Relief ***



Capitolo 1
*** Genesis ***


 

Buonasera a tutti!

Io sono Lele, la traduttrice di questa storia scritta dalla dolcissima katyastark. Ero al settimo cielo quando mi ha dato il permesso di tradurla, perché mi sono davvero innamorata del suo OC e del suo Katsuki (Io adoro Izuku ma qui il mio amore è tutto per lui ;o; ). Per questo ho deciso di portarla anche su EFP ; sulla traduzione posso dire che, ancora nel breve periodo, riuscirò probabilmente a postare con una certa frequenza, pensavo di postare un capitolo per settimana ma dopo potrei tardare un po' di più. Abbiate pazienza

Non credo di dover dare particolari avvertimenti, se non di fare un po' di attenzione al linguaggio scurrile di Kacchan (che poi qui è appena un assaggio”” ).

Non ho un/una beta, perciò cerco sempre di rileggere con attenzione ma se vedeste lo stesso errori vi prego non fatevi problemi a dirmeli!
Bene, vi auguro una buona lettura!

 

Link al primo capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52773769

 

 

 

Capitolo 1 - Genesis

 

Katsuki non vedeva Izuku da anni. Lo aveva visto una sola volta, per puro caso, in un supermercato (oppure era al mercato contadino... qualcosa del genere comunque) forse quattro anni prima. Ma prima di allora, non si erano più incontrati da quando avevano terminato le scuole medie. Perciò, quando lo rivide mentre -come suo solito- era di ronda per le strade della città, rimase un po' di stucco. Non perché Deku avesse un aspetto diverso – ma lo aveva, poco ma sicuro. Neanche perché ora vestiva meglio, o perché sembrasse in salute, in forma e felice.

Non era nemmeno dovuto a quella punta di terrore che vide nei suoi occhi quando incrociarono gli sguardi, sebbene la ritenesse ugualmente fuori luogo – anche quando Katsuki era stato meschino, violento e assolutamente spietato con lui, Deku non lo aveva mai guardato in quel modo. No, non era proprio niente di tutto quello. Era per quel bambino avvinghiato al suo fianco, un piccoletto con ginocchia scorticate e il volto coperto di lentiggini, dai ricci capelli biondi e penetranti occhi verdi. Somigliava un po' a-

No, Katsuki si fermò prima di terminare quel pensiero.

“Deku?” riuscì solo a dire. Incontrare di nuovo, per puro caso, il ragazzo dei suoi ricordi d'infanzia, ormai un uomo con una vita splendidamente estranea a quella di Katsuki -e un figlio incluso nel pacchetto-, lo fece sentire profondamente perso, abbandonato alle correnti del mare.

“Ciao, Kacchan,” lo salutò, girandosi palesemente in modo da bloccare a Katsuki la visuale di suo figlio, come se si aspettasse da un momento all'altro un'esplosione del biondo. La rabbia gli montò, giusto un po', sullo stomaco. Era un maledetto eroe. Deku non doveva avere paura di niente.

Eppure-

Katsuki scacciò via i ricordi del passato. Ricordi di esplosioni non trattenute, nudi lembi di pelle coperti di lentiggini e vestiti laceri, di occhi pieni di lacrime e fogli in fiamme.

“Papà, cos'è un Kacchan?” il bambino parlò, rompendo il silenzio, facendo capolino dalla spalla di Deku per osservarlo. Quando i suoi luminosi occhi verdi incontrarono quelli di Katsuki, sussultò. “Ground Zero!”

Katsuki fu colpito dalla somiglianza del bambino con Deku e dal fatto che il piccolo gremlin lo avesse chiamato papà. Katsuki non sapeva che tipo di futuro si era immaginato per Deku– non ci si era mai soffermato più a lungo del pensare non un eroe, non lo sarà mai – ma quello in cui lui faceva il padre non rientrava nelle opzioni. Anche solo l'idea che quel senza quirk di Deku potesse perdere la virginità era una fottuta realtà paradossale per Katsuki.

Il coso – bambino, infante, piccolo essere vivente – si agitò così tanto in braccio a Deku da costringerlo a metterlo giù, permettendo alla sua progenie di sgattaiolare furtivamente verso il biondo e strattonarlo per i pantaloni del suo costume da eroe, guardandolo fisso negli occhi, incurante della reputazione di eroe serio - ma tremendamente irritabile - che Katsuki si era fatto.

“Tu sei Ground Zero,” disse il bambino. “Conosci il mio papà?”

Deku rimase un secondo immobile per lo shock, prima di correre dietro al figlio per tentare di staccarlo dai pantaloni di Katsuki.

“Hisami, che cosa ho detto riguardo all'afferrare le persone?” chiese Deku, lievemente agitato.


“Qualcosa sulle barriere personali” rispose il piccolo, pronunciando piano le parole, come se non ne sapesse il significato.

Katsuki restò in silenzio per tutto il tempo, anche quando divenne una lotta far sì che il bambino mollasse la presa sui suoi pantaloni. Si risvegliò dal suo atipico mutismo poco dopo che la piccola mano avvinghiatasi a lui fu stretta al sicuro in quella del padre.

“Hai un figlio? Come cazz-”

Linguaggio!” il piccolo, che gli pareva Deku avesse chiamato Hisami, urlò. Deku sorrise, guardando con amore suo figlio senza fare caso allo sguardo inquisitore di Katsuki.

“Io sono Midoriya Hisami! Al mio papà tu non piaci!”

“Hisami!” protestò Deku, ripescando suo figlio per metterselo in braccio. Hisami fu tanto sfacciato da ridacchiare allo sgomento del padre.

“Io- noi dobbiamo andare,” gli disse, allontanandosi a passo di marcia da Katsuki, ancora tanto sotto shock per i fatti appena accaduti da non riuscire proprio fisicamente ad andargli dietro.

 

 

Katsuki non era davvero riuscito a smettere di pensare agli eventi della settimana scorsa. Non poteva dire di essere arrivato all'ossessione, o una cosa simile, ma aveva speso una quantità spropositata di tempo a ripensare a Deku e a quel bambino. Soffrì in silenzio con i suoi pensieri. Non è che poteva chiamare Kirishima e spiegargli che una conversazione di dieci minuti con un moccioso gli aveva occupato il cervello per un'intera settimana. Fu soltanto quando andò a fare visita ai suoi genitori che fece saltare fuori il discorso.

“Siete ancora in contatto con i Midoriya?” sputò fuori Katsuki mentre sua madre versava il the del pomeriggio. I suoi genitori lo guardarono con egual stupore, ma non dissero niente finché sua madre non fu seduta comodamente sul divano, una tazza di the tra le mani.

“Un po'. Inko se n'è andata dal vecchio appartamento e si è trasferita in una casa un po' più vicina alla nostra, perciò la vedo di tanto in tanto. Per pranzo e cose simili,” disse lei. Katsuki notò come non gli avesse chiesto il perché stesse facendo quella domanda. Suo padre per evitare di parlare, come faceva spesso, prese un sorso di the.

“Che mi dici di Deku?”

“Cosa c'è da dire?”

“Che cosa fa ultimamente?” chiese Katsuki, cercando di stare sul vago. Mandò giù qualche sorso di the, nella speranza di apparire il più disinteressato possibile.

“Credevo che non foste più amici?”

Katsuki fece del suo meglio per non brontolare platealmente. Sua madre non gli rendeva mai le cose facili.

“L'ho incontrato la scorsa settimana. Ha un-” per qualche motivo la parola gli andò di traverso in gola.

“Figlio? Lo sappiamo,” gli disse lei e suo padre finalmente parlò, con un piccolo sorriso in volto. “E' un tesoro.”

“Avete conosciuto quel coso?”

“Abbiamo conosciuto il bimbo. E' un essere umano, Katsuki, non un maledetto criceto.” Mitsuki roteò gli occhi.

“Come ti pare”, continuò il biondo, impaziente di avere altri dettagli. “Come diavolo è successo?”

“Katsuki... hai ventotto anni. Ormai dovresti sapere come funziona il processo,” gli rispose suo padre con una piccola risata nascosta dalla tazza da the. Katsuki lo fissò a occhi stretti. Suo padre era un uomo calmo, dall'indole pacifica, raramente si metteva a fare battute. Katsuki non apprezzò il suo tentativo di alleggerire gli animi in quel momento.

“Lo so come cazzo funzionano le cose!” strillò Katsuki, accaldato e in imbarazzo. “Intendevo... come- chi- perché Deku ha un fottuto bambino?”

Non era mai stato così tanto bravo ad esprimere le sue emozioni, ma -personalmente- ritenne che in quella occasione stesse davvero toccando i suoi minimi storici. Non aveva idea di come mettere a parole lo shock e lo stupore per il fatto che Deku non solo fosse responsabile abbastanza da avere un figlio, ma anche socialmente in grado di prendersi cura dello stesso. Sentiva come il bisogno di avere tra le mani una spiegazione dettagliata di come tutto era successo, passo dopo passo.

“Non ho idea di dove vuoi andare a parare, o del perché sembri così sconvolto dalla notizia, ma se sei davvero così curioso li incontreremo per pranzo la settimana prossima. Ti va di andare e sproloquiare lì?”

 

“Davvero, qualche volta penso che Hisami sia in grado di formulare frasi meglio di te.”

Il fatto che i suoi genitori parlassero così liberamente dell'esistenza dell'esserino che aveva brevemente incontrato la settimana prima lo lasciò frastornato.

“Quindi... Deku ha un fottuto bebè e a nessuno è venuta in mente l'idea di dirmelo?” era più arrabbiato di quanto avrebbe dovuto essere, più di quanto avesse il diritto di esserlo, in realtà.

Aveva accettato il rimorso per tutto quello che aveva fatto passare a Deku a causa delle sue insicurezze di quel tempo. Non si era mai scusato ma, d'altra parte, non aveva mai pensato in concreto che lo avrebbe mai rivisto. Per lui andava bene così, lasciarsi alle spalle l'immagine di Deku, in un mare di rimpianti e rinneghi.

"Ha tre anni. Perché te la prendi così tanto?"

"Perché..."cominciò, realizzando di non sapere come finire la frase e farla sembrare una di senso compiuto. Katsuki non ne capiva proprio il senso e neache di come una cosa così importante, accaduta ad una persona che la sua famiglia conosceva da una vita, fosse sfuggita alle sue orecchie. Aveva come l'ìmpressione che gi mancassero delle informazioni.

E poi... Poi cosa?

Che cosa c'era di così snervante in quel bambino , da costringere Katsuki a pensare a lui ininterrottamente?

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Capitolo 2
*** Inception ***


Ciao a tutti! Come state passando questo periodo? Io purtroppo sono rimasta completamente da sola in casa, i miei genitori non possono uscire dal Piemonte e le mie sorelle non mi possono raggiungere. Mi sento così sola sob :,(
Comunque spero che stiate tutti bene, facciamoci coraggio!
Non ho un/una beta, perciò cerco sempre di rileggere con attenzione ma se vedeste lo stesso errori vi prego non fatevi problemi a dirmeli!

Buona lettura!


Link al secondo capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52803364


Capitolo 2 – Inception



Katsuki era seduto al tavolo di un familiare ristorante per famiglie, non lontano dalla casa dei suoi genitori. Aveva ricordi nitidi dei tanti pranzi fatti lì con la famiglia Midoriya, sia di quando aveva partecipato con entusiasmo che di quando si era sentito più un prigioniero trascinato a forza. Suo padre era seduto alla sua sinistra mentre sua madre aveva preso posto dall'altra parte del tavolo. Nessuno disse una parola fino a quando Midoriya Inko non arrivò trafelata, con in spalla una borsa dai colori vivaci e un bimbo irrequieto al seguito. Dopo aver assicurato un seggiolino plastico alla sedia frontale rispetto a Katsuki, sollevò il bambino per metterlo seduto. Il biondo guardò con una smorfia l'esserino.

Le sue uniche esperienze con i bambini erano dovute agli incontri con i fan, agli inevitabili salvataggi e alle sue poche interazioni con i gemelli Todoroki. Quello che poteva dire dei bambini era che tutti risultavano essere sempre inevitabilmente appiccicosi, avevano sempre un odore strano - di Play Doh e di talco, nello specifico - e che nessuno di loro aveva un minimo di fottuto decoro. Hisami dimostrò palesemente di non essere una rara eccezione, quando si dimenò giù dal seggiolino per lanciarsi sul tavolo e prendere la faccia di Katsuki tra le sue manine sporche e paffute.


Signor Kacchan! I tuoi capelli somigliano a un'esplosione!”


Katsuki mugugnò disgustato, indietreggiando sulla sedia per allontanarsi da quelle piccole appendici.


Hisami! Che cosa direbbe tuo padre se sapesse che sei salito sul tavolo?” Inko, agitata e rossa in viso, afferrò quel selvaggio di suo nipote e lo fece sedere di nuovo, da bravo bimbo, nel seggiolino. Hisami si strofinò le guance coperte di lentiggini, come se sapesse che quel gesto lo avrebbe fatto sembrare più tenero, e rispose, “Papà direbbe Ti voglio bene, amore di papà1, perché io sono dolce dolce.”


Tremendamente dolce,” commentò sua madre con un tono così gentile da fargli venire la nausea, per poi fissarlo -tre secondi dopo- con occhi di ghiaccio. “Quando diavolo ti deciderai a darmi dei nipoti tu?”


Linguaggio,” pronunciarono solennemente sia Inko che Hisami.


Katsuki dovette reprimere l'istinto di strapparsi i capelli e urlare Sono un cazzo di gay, Mamma, perché quello non era né il luogo né il momento adatto per tale conversazione. Inko lo salvò dal dover rispondere alla domanda.


E' passato così tanto tempo, Katsuki. Ho saputo che hai già conosciuto Hisami.”


Il biondo annuì. Gli era sempre piaciuta Inko. Aveva tutto quello che si potesse desiderare in una mamma – la dolcezza, la premura, la comprensione.


Brevemente. Ero di pattuglia. Che ci faceva Deku in centro?”


La sua clinica si trova lì. Si è trasferito in centro qualche anno fa per stare più vicino.”


Nonna, cos'è una clinica?”


E' dove lavora papà,” spiegò lei pazientemente.


Lui-”


Scusatemi, sono in ritardo!” Deku comparve andando immediatamente a sedersi tra sua madre e suo figlio. Nel momento in cui il suo sguardo incrociò quello di Katsuki, i suoi occhi si spalancarono all'inverosimile e rimase a bocca aperta, come un pesce lesso. Katsuki trattenne un ghigno – era una persona migliore ora, ma Deku gli provocava una reazione così automatica sin dall'infanzia, che a stento riusciva a controllarsi.


Papà!” esultò Hisami, aggrappandosi alla manica del maglione di Deku.


Ciao tesoro,” mormorò dolcemente. “Hai passato una buona giornata?”


La migliore! La nonna mi ha lasciato giocare con gli sticker! Ho decorato il bagno.”


Oh, no. Mi dispiace, mamma.”


Katsuki osservò vagamente meravigliato lo scambio di battute. Il fatto che qualcuno potesse essere così rapito da un esserino di tre anni lo lasciava alquanto perplesso. Stavano tutti lì seduti, come ipnotizzati, mentre un mocciosetto teneva banco da un sedile rialzato. Erano tutti avvolti da una disgustosa atmosfera domestica. Katsuki non riusciva a immaginare il perché delle persone potessero decidere, volontariamente, di avere quel tipo di vita. Gli occhi verdi di Izuku che, a scatti, si soffermavano su di lui salvo poi spostarsi rapidi come fulmini cominciavano a dare sui nervi al biondo.


Allora, Deku,” cominciò, stanco di avere le orecchie piene del blaterare di un marmocchio. Non era venuto fino a lì per niente.


Cos'è Deku? Il nome del mio papà è Izuku!”


Hisami, voce interiore, per favore.”


Scusa papà” rispose, riducendo la sua voce a un sussurro, le mani piegate a coppa davanti alla bocca. Deku lo guardò sorridendo e poi allungò la mano dietro di sé per raccogliere qualcosa. Tirò fuori un quaderno -proprio identico a uno di quelli che era solito portarsi dietro a scuola- e una piccola scatola di pastelli. Hisami si lasciò catturare dalla loro visione e, trasformatosi in un bimbo calmo e obbediente, cominciò a scarabocchiare con un pastello arancione, la punta della lingua che spuntava fuori dalle labbra chiuse e il naso tremendamente vicino alla superficie del foglio.


Come ti vanno le cose, Kacchan?” gli chiese Deku, distogliendo finalmente lo sguardo dal bambino che -Katsuki doveva ammetterlo- poteva sembrare anche un po' carino, quando non era occupato ad urlare a pieni polmoni o ad aggrapparsi a lui.


Pieno di impegni. Punto ad essere l'eroe numero uno, come sempre" pronunció gonfiando il petto.


"Sono sicuro che ce la farai," gli rispose Deku educatamente, ma senza la minima traccia di quella venerazione per il biondo che lo caratterizzava da ragazzo.


"Tu invece? Tua mamma diceva che stai lavorando in una clinica."


Deku sembrò irrigidirsi di nuovo, a giudicare dalle spalle tese. Annuì, muovendo a scatti la testa. Un mmmmh gli uscì dalla bocca prima che cambiasse argomento.


"Ma di sicuro non ti interessa sentirmene parlare."


"Perché mai non vorrebbe? Il tuo è un lavoro importante, tesoro!"


Alle lodi di sua mamma Deku rispose con un sorriso tirato, e poi i genitori di Katsuki decisero di intervenire.


"Il tuo Quirk ha qualcosa di magico,” disse Masaru e Katsuki si sentì scoppiare un aneurisma in testa. Deku non aveva un Quirk.


Non avresti avuto Hisami senza il tuo Quirk. Sei l'uomo che fa miracoli.”


Io sono un miracolo,” mormorò Hisami, un pastello verde stretto nel pugno, con il tono di chi ha già sentito quelle parole un milione di volte nel corso della propria breve vita.


Di che state parlando? Hai un Quirk, Deku?”


Il Quirk del mio papà fa i bambini.”


Katsuki si strozzò con la sua stessa saliva. “Hah?”


Deku nascose il volto tra le mani, buttando fuori un lungo sospiro. Katsuki non comprese perché le parole Quirk magico e uomo che fa miracoli potessero causare una simile reazione. Deku sollevò il viso dalle mani e puntò uno sguardo imperturbabile dritto verso Katsuki, prima di spiegare tutto.


Il mio Quirk è comparso quando avevo 6 anni. E' un Quirk potente legato alla fertilità, chiamato Procreate. Mi hanno registrato come senza Quirk, perché in mani irresponsabili può diventare estremamente pericoloso. Posso creare figli biologici a partire da due essere umani, a prescindere dal loro sesso. Dirigo una clinica, siamo specializzati nella FIVET e in gravidanze surrogate, offriamo il supporto di ginecologi-ostetrici direttamente a casa. Ho la licenza per impiegare il mio Quirk su coppie consenzienti. Ora, possiamo per cortesia smetterla di parlare di lavoro?”


Katsuki inarcò un sopracciglio al sentire non solo quella marea di informazioni, ma anche la tensione che impregnava la voce dell'altro. Deku era sempre stato un tipo un po' strano e nervoso, ma mai l'aveva visto comportarsi come in quel momento. Non era sicuro se si trattasse di una sorta di retaggio dei loro turbolenti anni da adolescenti, o se Deku fosse semplicemente pazzo – con molta probabilità entrambe le cose. In ogni caso, si poteva dire che il suo mestiere aveva dato ottimi, impressionanti frutti. Guardò Hisami di nuovo, domandandosi chi diavolo potesse essere l'altro suo genitore. Qualcuno biondo, chiaramente.


Il cameriere arrivò finalmente a liberare tutti quanti dal loro supplizio, e Katsuki giurò quasi di aver sentito Deku mormorare un Cristo grazie velato da un pesante sospiro. Elencarono i loro ordini e Katsuki rise quando sentì sia Deku che Hisami ordinare un katsudon.


Assicuratevi che il suo sia bello carico, per favore. Non lo mangerà se non è abbastanza piccante,” si rivolse Deku al cameriere, lievemente terrorizzato all'idea di servire un piatto piccante “di livello tre”2 ad un caspita di bambino seduto sul seggiolino. Nonostante ciò, li accontentò. Katsuki si ricordò così di quando sua madre doveva abusare verbalmente il personale di sala perché gli servissero un ramen piccante abbastanza da farlo sudare. Accennò un sorriso, rivedendo un po' di se stesso nel bambino.


Hisami tirò il maglione di suo padre, invitandolo a chinarsi verso di lui perché gli potesse sussurrare nell'orecchio. Izuku annuì e spinse indietro la sua sedia.


Scusateci,” disse, mettendo Hisami a terra così che potessero sgattaiolare verso il bagno. Quando i due si furono allontanati, Katsuki si sentì un poco più rilassato. Sentimento condiviso apparentemente dal resto della tavolata.


Izuku si sente bene?” tentò Masaru, il primo come sempre a percepire la tensione imbarazzante delle situazioni.


Non lo so, ma sono abbastanza sicura che Katsuki sia il responsabile,” rispose sua madre sorseggiando il drink con la cannuccia.


Oi!” le urlò di rimando il biondo, anche se –in un certo senso- era cosciente che la donna avesse ragione. Pensò che tutta quella fosse una pessima idea e si domandò perché, in primo luogo, avesse deciso alla fine di partecipare all'uscita. Tralasciando giusto il desiderio di soddisfare la sua morbosa curiosità.





Papà, sei arrabbiato con me perché sono salito sul tavolo?” chiese Hisami, mentre asciugavano le mani nel bagno del ristorante.


Hai fatto cosa?”


Scusami papà. Per favore non essere più arrabbiato con me,” gli disse, alzando le mani umide in alto, nel gesto universale che significava prendimi in braccio. Izuku lo accontentò.


Non sono arrabbiato, tesoro3.” Izuku baciò la testa bionda e riccioluta di Hisami, sentendosi in colpa per il fatto che il suo turbamento interiore avesse fatto preoccupare suo figlio.


Sei arrabbiato con Mr. Kacchan?”


Non esattamente, ma sento come un brivido4 quando lo vedo.”


Paura! No, papà, non avere i brividi!” Hisami avvolse completamente la testa di Izuku tra le sue piccole braccia, nel tentativo di farlo stare meglio. Funzionò, effettivamente. Suo figlio era la sua sicurezza più solida e costante nella vita- non era una cosa un po' triste?


Okay tesoro, andiamo a mangiare.” disse, divincolandosi dal suo dispensatore di coccole per rimetterlo con i piedi per terra. Uscirono dal bagno mano nella mano, Izuku con un passo più lento per compensare la lentezza delle gambe più corte di suo figlio. Quando tornarono al tavolo, Hisami si prodigò in un nuovo siparietto, lasciando la mano di sua padre per portarsi poi il dorso della propria sulla fronte con un gesto melodrammatico, imitando una star del grande schermo in procinto di svenire.


Oh, papà, sto così male!” Hisami collassò a terra nel bel mezzo del ristorante, e Izuku dovette sinceramente fare del proprio meglio per non scoppiare a ridere e incoraggiarlo a continuare. Hisami stava chiaramente cercando di creargli una via di fuga e il pensiero gli fece scaldare il cuore. Era un bimbo davvero troppo sensibile per la sua età. Izuku si inginocchiò di fronte alla figura prona del figlio.


Stai male, huh? Così tanto da dover rinunciare a un buon katsudon piccante?”


Hisami si irrigidì. Chiaramente non aveva considerato le implicite conseguenze del suo fingersi malato per potersene andare via.


Sto bene, ora, papà,” sussurrò infine.


Come immaginavo.” Izuku rise e sollevò da sotto le braccia quel birbante di suo figlio. “Niente più soap opere per te quando sei dalla nonna.”


Kacchan osservò tutta la scena con occhi increduli, ma un sorriso gli sfuggì quando notò l'espressione imbarazzata sul volto di Hisami. Scoppiò in una risata che sorprese pure lui stesso e... Izuku non seppe come prendere la cosa.


Faceva male più di quanto avrebbe dovuto. Pensarci gli faceva ribollire l'intestino in un brodo di sensi di colpa e pentimenti. Il peso del segreto gli pesava sul cuore. Oltretutto, se era orribile tenerlo nascosto a Katsuki, esserne direttamente responsabile lo era ancora di più.



Note della Traduttrice:


Ora, non so voi, ma io ho dovuto sacrificare un polmone per le risate che mi sono fatta leggendo il ricco vocabolario che Katsuki usa per definire Hisami.
In inglese ci sono delle sfumature tanto particolari, ho cercato di riportare i toni comici di certi termini senza cadere nella volgarità, ditemi se ci sono riuscita <3

Prime impressioni sul piccolo Hisami?


Vi mando un caldo abbraccio

  • 1Izuku in inglese chiama suo figlio affettuosamente Button, che è letteralmente bottone in italiano lol … Per ora ho ripiegato sul classico tesoro, amore di papà perché scorreva nei dialoghi, vedrò se poi modificarlo quando (e se) mi verrà in mente altro :c

  • 2Piccante di livello tre : esiste una scala graduata per i cibi piccanti, dai più blandi a quelli più estremi, se Hisami a quest'età mangia un livello tre non oso immaginare da adulto

  • 3Izuku in inglese chiama suo figlio affettuosamente Button, che è letteralmente bottone in italiano lol … Per ora ho ripiegato sul classico tesoro, amore di papà perché scorreva nei dialoghi, vedrò se poi modificarlo quando (e se) mi verrà in mente altro :c

  • 4Dunque, qui ho dovuto ragionarci un po', perché in inglese Izuku dice “I feel icky” e icky vorrebbe più dire qualcosa come “mi sento come se mi stesse prudendo tutto” , che sinceramente non mi piaceva proprio. Ho risolto con “brividi” per rimanere nel tema “paura/spavento”, nel prossimo capitolo capirete anche perché!

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Capitolo 3
*** Formation ***


Ciao ragazzi! Rieccoci con un altro capitolo :) la verità viene un po' a galla!


Link al terzo capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52828897




Capitolo 3 – Formation



Riassumendo, alla fine il processo è identico a quello di una qualsiasi altra gravidanza. Si aspettano nove mesi, il parto è naturale e così via. Di conseguenza, dovremmo discutere l'opzione di un surrogato.”


La coppia di uomini seduta all'altro lato della scrivania di Izuku fece uno sforzo enorme per evitare di fissarlo come se si trovassero al cospetto di un genio della lampada, o una divinità caritatevole. Ciò nonostante, gli occhi spalancati e lievemente lucidi di entrambi tradivano le loro emozioni. Izuku provò un leggero imbarazzo di fronte ai due, ma proseguì con la spiegazione.


Raccomandiamo sempre di cercare la persona ideale tra le nostre candidate, ma se desiderate che sia qualcuno di cui vi fidate a portare avanti la gravidanza, per noi non c'è nessun problema. Faremo del nostro meglio per supportarvi fino alla fine e mettervi a vostro agio, in qualsiasi modo. Avete delle domande da farmi, prima che vi spieghi meglio le opzioni a vostra disposizione?”


Come per tutte le precedenti sedute, quello era sempre il momento in cui, alla sua domanda, seguiva un lungo silenzio e la conseguente realizzazione che l'impossibile era appena diventato un poco più concreto.


Perciò, uh… il bambino sarebbe biologicamente nostro?”

Izuku annuì mentre gli angoli delle labbra iniziavano a curvarsi in un sorriso. Era quasi sempre la prima curiosità da soddisfare.


Qual è la percentuale di successo?”


Del cento per cento, ad oggi. Non si procede come nella FIVET, qui non si rischia e non si perde, non tiriamo a sorte. Non possiedo alcun controllo sul modo in cui si manifesteranno i geni e gli altri fattori, perciò potrebbe insorgere qualche complicazione dopo che la fecondazione ha avuto inizio, come in una qualsiasi altra gravidanza, ma l’atto in sè è molto semplice. Si tratta di un Quirk e, come tutti i Quirk, sembra sfidare ogni logica e senso, ma funziona,” spiegò con cura Izuku, scrollando le spalle.


Per quanto riguarda il costo…” iniziò il maggiore dei due, corrugando un po’ la fronte. Il compagno, per confortarlo, prese a massaggiargli il dorso della mano col pollice. Erano entrambi vestiti in modo impeccabile e la maggior parte delle coppie non si prendeva nemmeno la briga di presentarsi alla seduta, se non era pronta a spendere - sfortunatamente, non era un mistero che tali pratiche fossero care, ma Izuku faceva del suo meglio per non lucrarci sopra. Tuttavia, aveva anche lui bollette da pagare e una bocca in più da sfamare.


É la stessa cifra che paghereste con la FIVET e, solitamente, le tariffe per un parto surrogato coprono sia le spese di sostentamento che quelle mediche, nel caso vi decidiate per quella soluzione.”


Izuku mostrò alla coppia un foglio laminato con elencati i soliti preventivi. Ben sottolineato vi era ciò che poteva essere coperto dall’assicurazione, dai finanziamenti federali e dalle donazioni dei gruppi d'interesse, oltre che una lista dettagliata di tutti i vantaggi in una gestione “in proprio” da parte dell'azienda. Restava comunque una cifra elevata, ma era una realtà con cui Izuku era sceso a patti da tanto tempo ormai.


Vi lascio qualche minuto perché possiate valutare tutte le opzioni” disse, alzandosi dalla sedia per allontanarsi e dare loro privacy. Andò nella zona ristoro per versarsi ancora un'altra tazza di caffè, la quarta di quel giorno. Era stato un incubo mettere a letto Hisami la sera prima e il latente senso di colpo risorto dopo aver rivisto Kacchan -dopo avergli fatto incontrare Hisami- lo aveva tenuto sveglio tutta la notte. Non sarebbe mai dovuto accadere. Sapeva che, statisticamente, imbattersi in lui era una possibilità molto concreta, ma non si sarebbe mai aspettato che il biondo gli volesse volontariamente rivolgere la parola, che si potesse sedere ad un tavolo di fronte a suo figlio e parlare con loro. Era una cosa… preoccupante.


L'aspetto più brutto della situazione era che ad Izuku non sarebbe assolutamente dispiaciuto riallacciare i ponti con Kacchan, ma la mera esistenza fisica di suo figlio peggiorava tutto a livelli estremi. Non aveva mai accettato che la loro amicizia fosse andata in frantumi, ma adesso, le cose erano incredibilmente complicate. Puramente per colpa di Izuku, la situazione era così critica da impedirgli persino di recuperare un semplice rapporto di reciproca conoscenza con il suo amico d'infanzia, e questo lo faceva stare profondamente male.


Bakugou Katsuki era il padre biologico di Hisami, ne era completamente all'oscuro e il solo pensiero che lo potesse scoprire faceva venire in mente ad Izuku gli scenari peggiori. Del tipo, scenari di guerra- scenari post apocalittici, finali così disastrosi da dover essere ricordati dagli annali di storia. E tutto si sarebbe potuto evitare, se solo Izuku non fosse stato così stupido.


Si sarebbe volentieri giustificato dicendo che quando aveva deciso di usare il suo Quirk sul suo amico, non era completamente padrone di sé, ma questo avrebbe fatto di lui un bugiardo, oltre che un pessimo esempio di essere umano. La verità era che Izuku stava cercando già da tanto tempo dei “donatori” (non sapeva come altro chiamarli), prima che un incontro fortuito non lo spingesse a prendere una decisione follemente egoista.


Si sentiva solo e, per quanto assurdo potesse suonare, avere un figlio sarebbe stato -per lui- di gran lunga più facile che imbarcarsi nella ricerca di un partner. Poi, di punto in bianco, si era trovato davanti un Kacchan sicuro di sé e forte proprio come quello visto alla tv e Izuku ne desiderò possedere un pezzo -un frammento piccino, microscopico. Non era così tanto ingenuo da negare che una cotta, da tempo sepolta nel suo cuore, e sentimenti mai chiariti avessero giocato un ruolo chiave nel suo decidersi ad utilizzare il Procreate sul suo amico di una vita, e aveva sufficiente buon senso e istinto di conservazione per riconoscere che aveva fatto un errore madornale nel tempo stesso in cui lo stava compiendo, nell’istante in cui camminò tanto vicino a Kacchan da sentirsi travolgere il cuore da quel lieve senso di tepore, segno che una vita era stata generata dal suo Quirk.


Quella stessa sera, stipulò un contratto con una delle madri surrogate associate alla clinica, appoggiando le mani sul suo ventre per trasferirvi la piccola vita non appena l’inchiostro sul foglio fu asciutto e, per nove mesi, fu in lotta con se stesso, tormentato dal peso dell’errore commesso, incapace di riposare, portato a lavorare fino allo sfinimento nel tentativo di auto-punirsi. Ma quando Hisami nacque e Izuku lo tenne in braccio per la prima volta, ogni senso di colpa svanì di fronte al viso del suo bel bimbo perfetto. E più Hisami cresceva, più gli eventi che avevano portato alla sua nascita si mescolavano fino a sembrare solo un incidente fortuito, una coincidenza, una piccola mano tesa dal destino perché gli venisse regalato qualcosa di meraviglioso.


Ultimamente poi, avendo trascorso più di un minuto in compagnia di Kacchan, gli erano saltate all’occhio le somiglianze tra lui e suo figlio. Pur essendo solo un bimbo di tre anni, Hisami possedeva già una personalità esplosiva e non era un’esagerazione affermare che il piccolo fosse un mix quasi perfetto di quelle peculiarità, che rendevano Izuku e Kacchan… Izuku e Kacchan.


La genetica era proprio una cosa bizzarra. Inizialmente Izuku aveva pensato che da Kacchan Hisami avesse preso solo i capelli biondi, ma più lo osservava, più continuava ad assomigliare a lui. Avevano lo stesso naso, lo stesso sorriso beffardo di quando si eccitavano per qualcosa. Persino il taglio fine e la forma dei suoi occhi erano come quelli di Kacchan.


Se Izuku avesse continuato a pensare a tutto quello, ne sarebbe uscito pazzo. Fece un respiro profondo, prima di ritornare nel suo ufficio. Magari la sua vita di lì a poco sarebbe anche crollata come un castello di carte, ma prima, avrebbe perlomeno reso felice la coppia che lo attendeva.





Katsuki non era abituato a provare la sensazione che qualcosa stesse sfuggendo dalle sue mani. Da buona persona estremamente competitiva e con un’intelligenza superiore alla media qual era, non c’era mai stato un mistero che non fosse riuscito a svelare o un problema che non fosse stato in grado di risolvere. E tuttavia, ogni volta che il suo sguardo cadeva su quel bambino, un grande, grosso punto interrogativo gli riempiva la testa. Erano passate due settimane da quello che -si poteva dire- esser stato il pranzo più ansioso del mondo, e Katsuki faticava a cancellarlo dalla sua memoria -tanto, se non di più del giorno stesso in cui si era tenuto-.


Quel giorno si era allontanato non appena i conti erano stati distribuiti -pagando tutto quanto, considerato che aveva più soldi di quanto sapesse che farsene. Si era immaginato che Deku avrebbe perlomeno tentato di protestare e, per un attimo, sembrò sul punto di farlo. Katsuki lo vide aprire la bocca, chiuderla, per poi ringraziarlo con un conciso, “Grazie, Kacchan.”


Deku fu altrettanto veloce ad andarsene, issandosi in spalla la borsa gigantesca e stringendo al petto come un pallone da football quel chiacchierone di suo figlio, volando praticamente fuori dal locale.


Sfortunatamente si erano incontrati di nuovo all’uscita, attraversando con un certo impaccio la doppia porta sfiorandosi le spalle. Izuku, ovviamente, era inciampato nel nulla e la dannata borsa colorata era volata per terra, lanciando ovunque biberon, pannolini e -imperdonabilmente- un pupazzo di Frostfire.


Cazzo,” sibilò Izuku, con suo figlio ancora appeso di traverso sotto il braccio.


Linguaggio!”


Sì tesoro, mi hai beccato. Scusami,” gli rispose, cacciando fuori un lungo sospiro.


Lascia che aiuti,” mormorò burbero Katsuki, leggermente a disagio.


Tienilo per un secondo, ti prego. Scapperebbe via nel momento in cui lo mettessi giù,” gli disse Deku, spingendo nello stesso istante suo figlio tra le braccia di un frastornato Katsuki. In vita sua il biondo non aveva mai tenuto in braccio un bambino e provò immediatamente una sensazione di panico così travolgente, che non avrebbe potuto nemmeno tentare di descriverla. Storse il naso, tenendo sollevato il piccolo Hisami da sotto le ascelle, il più lontano possibile dal suo corpo. Hisami guardò Katsuki a occhi stretti e diffidenti, le labbra piegate in un broncio già visto prima.


Sei spauroso,”1 sussurrò il bambino, stringendo gli occhi appena un po’ di più. Quella faccetta arrabbiata avrebbe anche potuto essere comica, se non gli fosse stata inquietantemente familiare a livelli indescrivibili. Aveva un qualcosa di quello sguardo determinato che Deku era solito rivolgergli quando se la prendeva con gli altri bambini a scuola, o di quel terrificante sguardo di rimprovero che sua madre usava con lui quando da piccolo faceva qualche capriccio in pubblico.


Spauroso,” ripeté lentamente Katsuki, come se si trattasse di una parola straniera di cui non conosceva il significato.


Il più spauroso! Mi stai facendo male alle braccia,” si lamentò il piccolo allungando quelle manine prensili neanche fossero state dei piccoli artigli minacciosi, aprendole e chiudendole come a dire tienimi nel modo giusto, scemo. Katsuki corrucciò il volto e sistemò il piccolo gremlin sul suo fianco mentre Deku richiudeva meticolosamente la borsa strabordante.


Hisami e la sua ben ridotta capacità d’attenzione decisero che quello era il momento giusto per un cambio di argomento.


Signor Spavento2, a te piacciono i cagnolini?” chiese, toccando la guancia di Katsuki per richiamare la sua attenzione su di lui.


No,” mormorò in risposta, desiderando ardentemente che Deku si desse una cazzo di mossa.


Io amo i cagnolini. Papà dice che non posso averne uno perché sono ergico.”


Katsuki ebbe bisogno di un minuto per capire che cosa diavolo intendesse Hisami, basandosi sul contesto. Le parlate infantili erano esasperanti.


Anche io sono allergico ai cani.”


In quello che immaginò potesse solo essere un moto di compassione, il bimbo appoggiò la testa sulla sua spalla e gli diede delle pacche leggere sul petto.


Che triste. Sono triste per te, signor Spavento.”


Deku fece un suono simile a quello di un gatto che annegava, tirandosi su di scatto con la borsa nuovamente serrata.


Okay, preso tutto! Hisami, è ora di andare.”


Hisami si allungò verso Deku che, prontamente, lo raccolse tra le braccia.


Grazie, Kacchan. Ciao!” gli sembrò anche più di fretta rispetto a prima, da come girò sui tacchi e camminò via in un baleno- andando nella direzione opposta a quella per la stazione, come minimo.


Ci si vede in giro, Deku,” mormorò tra sé e sé, sentendo uno strano calore nel punto in cui Hisami si era aggrappato pochi secondi prima.


Corri papà! Lui fa spavento e odora di caramella bruciacchiata!3


Hisami!”


Katsuki non riuscì a non ridere per quelle pagliacciate. Era un bimbo sfacciato e impertinente, ma anche dolce sotto qualche aspetto. In lui c’era tutta quella pacata gentilezza tipica di Deku, frammentata da qualcosa di grezzo.


C’era proprio qualcosa di particolare in quel bambino.







1In inglese dice “You're icky”, lo stesso termine di cui vi avevo parlato nell'altro capitolo. Anche qui l'ho reso con “spaventoso”, storpiandolo apposta per rendere la parlata infantile di Hisami

2In inglese dice “Icky-san” ed ecco perché ho deciso di restare nell'ambito della paura. Signor Spavento mi suona bene e secondo me è azzeccato da far dire a quel monello x”

3Ho tradotto così “burnt candy” perché non trovavo davvero niente al riguardo... ma esistono davvero le caramelle bruciacchiate?

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Capitolo 4
*** Dawning ***


Capitolo 4 – Dawning


Link al 4 capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52868422#workskin




Bro, a te piacciono i puzzles vero?”


Katsuki corrugò le sopracciglia confuso. Era amico di Kirishima da più di dieci anni ormai, ma ancora adesso faticava a comprendere che cosa passasse per quella sua scompigliata testa a punta.


Arriva al sodo, testa stramba.” Katsuki attraversò la strada in direzione del suo appartamento, sito in una raffinata palazzina di lusso a più piani, nella parte tranquilla della città. Aveva appena terminato il turno del mattino e, anziché sfruttare le docce dell'agenzia, aveva optato per un lungo bagno a mollo nella sua vasca. Col cazzo che Kirishima gli avrebbe rovinato i piani.


Mina ha comprato questa culla e ci sono così tanti pezzi da montare. Mi fa male il cervello e non ci capisco niente dalle istruzioni.”


Non è un po' troppo presto per montare queste boiate?”


Ashido doveva essere al massimo al quarto mese di gravidanza, difatti. Perché diamine stavano già -inutilmente- ordinando, scartando e montando cose per il bambino, così in anticipo sui tempi?


Siamo entusiasti! Tutti i libri sui neonati dicono che è come se stessimo costruendo un nido. Mina vuole che sia tutto pronto il più presto possibile, così possiamo goderci con calma il resto,” gli rispose l'altro, eccitato come un cucciolo. Katsuki poteva quasi sentirlo scodinzolare all'altro capo del telefono.


Non riesco ad immaginarmi voi due che leggete libri sui bambini,” disse, sperando di distrarre Kirishima a sufficienza dal fargli dimenticare che gli aveva chiesto una mano poco prima. Sorpassando l'androne, Katsuki sentì l'amico titubare dall'altra parte della linea. Il portiere, da dietro il bancone, lo salutò con un cenno.


Abbiamo preso gli audio libri, così da poterli ascoltare mentre giocavamo ai video games,” ammise.


Ecco, a questo ci riesco a credere,” gli rispose, con un sogghigno. “Sto per entrare in ascensore, probabilmente cadrà la linea.”


Il nostro ascensore? Sei volato qui?”


Quello di casa mia, cretino. Ho appena staccato dal lavoro.”


Ma verrai a darmi una mano, giusto?” Dalla voce pareva esausto e in sottofondo poteva quasi sentire Ashido urlare. Seguì il rumore del cellulare che veniva passato di mano e di punto in bianco le sue orecchie furono invase dalla voce di Ashido.


Bakugou, se entro i prossimi trenta minuti non sei qui a montare questa maledetta culla, ti verrò a cercare e userò i miei ormoni impazziti come scusante per cavarmela dopo aver commesso un crimine.”


Cristo... okay. Fammi fare una doccia e sarò lì più tardi.”


Falla qui e portami qualche takoyaki da quel chiosco che mi piace tanto.”


Lo sai no, che non sono io quello che ti ha ingravidata, e che quindi non mi puoi comandare come ti pare e piace? Ho dei diritti io.”


Hai dieci minuti,” replicò lei, buttandogli giù il telefono. Qualche volta, Katsuki rimpiangeva seriamente di aver voltato quella sua vecchia pagina di vita solitaria per potersi fare degli amici che non erano terrorizzati da lui. Lasciò la casa e si avviò verso il chiosco che stava sulla strada per l'appartamento della coppia.




Grazie a Dio,” esordì Kirishima quando aprì la porta di casa sua e fece passare dentro Katsuki. Da come era messo l'appartamento sembrava che avessero svaligiato un intero negozio per la prima infanzia: una piramide di scatole torreggiava in un angolo e, al centro della stanza degli ospiti -la nuova nursery-, sparsi per terra, quelli che il biondo supponeva fossero i pezzi della culla.


Ashido si materializzò dietro di lui per rubargli dalle mani i takoyaki unti, ancora prima di degnarsi di salutarlo.


Grazie, Baku. Darò il tuo nome a questo piccolo parassita.” Mina lo avvolse in un abbraccio, appoggiando per qualche secondo la testa sulla sua spalla. Il gesto gli ricordò Hisami.


Non dare il mio nome alla tua progenie aliena.”


Ti avverto, amico. Ultimamente sono sempre in preda a questi strani istinti paterni, se insulti di nuovo il mio piccolo dovremo fare a botte,” disse Kirishima, sventolandogli contro le istruzioni per l'assemblaggio. Katsuki si fece scappare una sonora risata, ma accettò il manuale e si sedette sul pavimento per cominciare a lavorare.


Allora, che mi dici di nuovo? Mi sembrano passate settimane dall'ultima volta che ti ho visto.”


Katsuki mugugnò e scosse le spalle, mentre identificava le viti giuste per la prima parte del montaggio.


Lavoro. Ho visto i miei genitori qualche settimana fa. Abbiamo pranzato con degli amici di famiglia.” Katsuki fu volutamente vago. Avrebbe mentito dicendo che non stava più pensando a quel pranzo. Deku e la sua esuberante progenie riuscivano a intrufolarsi spesso nei suoi pensieri.


Amici di famiglia, huh? Stiamo parlando di quell'amico di famiglia?”


Katsui palesò una smorfia. Aveva raccontato a Kirishima tutto riguardo a Deku durante il loro secondo anno, giusto quando aveva realizzato che razza di stronzo fosse veramente. In quell'anno era maturato molto, con Kirishima a fargli 'fastidiosamente' supporto.


Già, quello. Ha un figlio ora, ed è...” lasciò la frase in sospeso, più occupato a cercare un modo per esprimere ciò che sentiva senza mostrarsi debole. “Diciamo che mi sta fottendo il cervello.”


Kirishima, che fino a quel momento aveva fatto finta di dare una mano muovendo di tanto in tanto pezzi della culla per il pavimento, si immobilizzò. Guardò Katsuki con aria interrogativa.


Cos'ha di stranuccio?”


Ugh. Riformula la frase, ma senza parlare come un dannato marmocchio.”


Perché la cosa ti turba?”


Katsuki sapeva perché la cosa lo infastidiva -almeno, un po'- ma non sapeva come fare a spiegarlo a Kirishima. Sapeva di non avere alcun diritto di essere aggiornato su Deku e la sua vita, ma ciò non cambiava il fatto che si sentisse lo stesso un po' raggirato, essendo rimasto all'oscuro di qualcosa di così fondamentale per l'altro, per non parlare poi della faccenda del suo Quirk. Si sentiva tagliato fuori, dopo aver scoperto che i suoi genitori erano coinvolti nella vita di Deku e lui non ne era mai stato al corrente. Si domandava ora quante altre cose si fosse perso nel corso degli anni, consumato com'era dai suoi obiettivi.


E' solo che... è una grossa faccenda. Suo figlio poi, è strambo, ma non in modo così tanto tremendo. Mi fa ripensare a come eravamo io e lui a quell'età. Stavamo praticamente incollati l'uno all'altro, mentre ora...”


Ora, avete due vite completamente separate l'una dall'altra,” proseguì Kirishima, piegandosi all'indietro per appoggiarsi sulle mani.


E' una cosa stupida.”


Ma è la verità. Pensi che sia perché ti senti responsabile della distanza creatasi tra voi due?


Katsuki fu grato di essere occupato con i chiodi, le viti e gli sparsi pezzi di plastica che stava cercando di montare, perché questo significava poter non guardare in faccia Kirishima. Era sempre stato più facile parlare di se stesso quando qualcos'altro lo impegnava. Fece un gesto poco convinto con le spalle, ma tanto bastò perché il rosso lo prendesse come un riluttante assenso.


Beh, forse questa è l'occasione per ripartire da zero. Magari per chiedere finalmente scusa?”


All'idea di dover chiedere scusa a qualcuno, qualcosa dentro al biondo si contorceva in preda all'orrore. Il pensiero di doversi scusare con Deku –la sola persona della sua vita che, con ogni probabilità, meritava in assoluto delle sentite e sincere scuse- faceva salire la nausea a Katsuki. Tentò di cambiare discorso.


Dirige una clinica per donne, a quanto pare. Roba di ginecologia, FIVET, cose così. Suppongo che abbia usato una surrogata per suo figlio.”


Dopo essere rimasto fino a tarda notte su Google a cercare cose come clinica Midoriya Musutafu, era arrivato alla conclusione che chiamarla clinica fosse un po' fuorviante. Si trattava essenzialmente di una fabbrica sforna-bebè di alto livello, frequentata con ogni probabilità da gente molto ricca. Aveva sede in un gigantesco edificio con studi individuali, laboratori, uffici e alloggi per i loro surrogati e lo staff di turno. Katsuki realizzò di colpo che Deku doveva essere maledettamente ricco -molto probabilmente non quanto lui, ma davvero poche persone potevano arrivare ad avere uno stipendio come quello di un eroe professionista nella top ten.


Mina e io stiamo cercando una nuova ostetricia. Magari possiamo rivolgerci a lui?”

“E' il tuo feto. Fa quello che vuoi,” borbottò il biondo.


Sto cercando di darti un pretesto. Lo capisci, vero?”


Non ho bisogno di un pretesto e non ho decisamente bisogno di essere coinvolto nei tuoi cazzi. Questa stupida culla è già abbastanza straziante.”


Kirishima rise, facendo rotolare qualche vite sparsa per terra. I due, e per due Katsuki intendeva lui solo, lavorarono in silenzio, riuscendo a montare la base della culla prima che Kirishima la facesse finita di aiutare per finta e tirasse fuori il cellulare.


Ripeti un po', com'è che si chiama?” chiese il rosso, con sufficiente innocenza. Katsuki lo guardò con sospetto da sopra il manuale delle istruzioni.

Midoriya Izuku,” gli rispose, sapendo bene che Kirishima stava digitando il suo nome nella barra di ricerca dell'app di questo o quel social media.


Il suo account non è privato!”


Katsuki si sporse con più nonchalance possibile per dare un'occhiata al cellulare di Kirishima, ma la sua curiosità ebbe la meglio su di lui. Katsuki non aveva FaceSpace, era fermamente convinto che i social media rendessero le persone più stupide, questo in particolare poi era per vecchie persone lagnose, ma il profilo di Deku era piuttosto scarno, fatta eccezione per alcune foto sue, di sua mamma e di Hisami.


Quello è suo figlio, Hisami.”


E' adorabile.”


E' un piccola merda.”


Mi ricorda... un po' te. Gesù, è stata tua madre a donare l'ovulo?”

“Chiudi quella cazzo di bocca,” replicò, inorridito. Sentire Kirishima dar voce a quello che pensava costantemente ogni volta che si trovava a interagire con quel bambino lo turbava nel profondo. Prese il cellulare dell'amico per scorrere attraverso foto di compleanni, vacanze e una in cui un irritato Hisami mostrava alla fotocamera il suo braccio ingessato. Quello era lo stesso piccolo broncio di quando Katsuki lo aveva tenuto sollevato dopo il pranzo, e il modo in cui curvava la bocca ricordava all'inverosimile un piccolo Katsuki che teneva il muso.


Una strana sensazione lo assalì nel profondo dello stomaco. Raccolse nuovamente nella testa tutto ciò che sapeva di Hisami e sul Quirk di Deku. Aveva specificatamente detto che il suo Quirk funzionava su coppie dello stesso sesso e Hisami aveva tre anni... e... e-


E loro si erano incontrati poco più di quattro anni prima. Deku aveva accesso a surrogati. Era anche passato un po' troppo vicino a Katsuki al momento di salutarsi, e se il suo Quirk si attivava con il solo tocco, allora aveva avuto di sicuro un'opportunità.


Katsuki lasciò cadere il cellulare. Non poteva più guardare in faccia quel bambino. Se lo avesse fatto, gli sarebbero tornati alla mente il suo modo di fare, la forma dei suoi occhi, i suoi arruffati ricci biondi e il suo amore per il cibo piccante,


Porca puttana.” Le parole gli uscirono come un sibilo, appena udibili. Katsuki o stava avendo un attacco di cuore, o stava sperimentando una crisi esistenziale. Forse entrambe le cose.


Huh?” domandò Kirishima. Katsuki non poteva più toccare l'argomento. Non credeva nemmeno di poter più montare la culla, ma avrebbe tentato volentieri pur di distrarre la mente dalla sua nuova rivelazione.


Era una cosa da pazzi. Fottutamente fuori di testa; ma da un lato no, e quella era la cosa che lo spaventava.


Finiamo di montare questa culla. Ho delle cose da fare più tardi,” mormorò, immergendosi completamente nell'impresa. Doveva parlare con Deku -magari strozzarlo, anche.


Cazzo,” sussurrò, con il terrore che gli montava sullo stomaco.





Izuku controllò di nuovo l'ora, picchiettando con la suola della scarpa il pavimento in legno massiccio del suo ufficio. La sua ultima seduta era terminata circa un quarto d'ora prima e, probabilmente, da allora aveva guardato l'orologio ogni singolo minuto. Mancava ancora un'ora al termine del suo orario d'ufficio e doveva andare a casa di sua madre per prendere Hisami. Era passato più o meno un mese da quel disastroso pranzo di famiglia, e Izuku non riusciva a togliersi Kacchan dalla testa. Aveva cercato di trovare il coraggio e fargli una telefonata, ma per adesso era riuscito soltanto a chiedere a sua mamma il numero di cellulare.


Doveva fare la cosa giusta, ma farlo poteva letteralmente rovinargli la vita e, di conseguenza, anche quella di suo figlio. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire Kacchan. Gli sarebbe importato qualcosa? Si sarebbe sentito in dovere di far parte della vita di Hisami? Avrebbe mentito negando che non si era mai immaginato uno scenario di quel tipo nel corso degli anni, ma quella fantasia era meglio tenerla nascosta nei più profondi anfratti della sua mente. Lo scenario più plausibile prevedeva che il biondo andasse su tutte le furie, cosa che, sinceramente, non gli avrebbe potuto rimproverare per niente. Gli avrebbe probabilmente tirato un pugno, facendo risorgere l'ostilità dei tempi delle medie, e magari avrebbe reso la cosa pubblica, costringendo la clinica a chiudere e facendogli ritirare la licenza. Poteva sopportare tutto quello. Quello che non poteva sopportare era la possibilità di perdere suo figlio, e le chance che ciò accadesse erano più concrete di quello che gli sarebbe piaciuto ammettere. Era ciò che lo bloccava dal cercare l'altro e dire la verità. Sospirò pesantemente nascondendo il viso tra le mani.


La porta del suo ufficio si spalancò con una forza tale da picchiare contro il muro e, improvvisamente, come se Izuku fosse riuscito con il solo pensiero a evocarlo, si trovò faccia a faccia con un Kacchan in preda alla rabbia più nera, dopo di lui la sua receptionist trafelata.


Mi dispiace tantissimo, Midoriya. E' arrivato di colpo-”


Dobbiamo avere una cazzo di conversazione noi due,” gli disse e dalla voce sembrava che Kacchan si stesse aggrappando a fatica a quell'ultimo straccio di sanità mentale che gli restava. Tutto quello che Izuku riuscì a fare fu congedare velocemente la sua receptionist e chiudere dietro di lei la porta. Ecco cosa succedeva a rimandare le cose.




Note della Traduttrice:



Ci tenevo a ringraziare tanto le persone che stanno commentando la storia, tenendomi in contatto con l'autrice originale le sto facendo sapere come procede ed è davvero felice anche lei!

Se vi andasse di fare due chiacchiere in più, ho aggiunto il link al mio IG nella pagina del profilo. Mi farebbe davvero molto piacere poter interagire con altri fan di BNHA (e della Bakudeku, perché in verità conosco giusto UNA sola persona che la supporta ;; ).

Vi mando un abbraccio virtuale, alla prossima e Buona Pasqua!

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Capitolo 5
*** Big Bang ***


Capitolo 5 – Big Bang


Link al quinto capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52905886




Dopo aver congedato la sua receptionist Deku chiuse mestamente la porta dell'ufficio e Katsuki vide il terrore puro nei suoi occhi. Se quella non era già una conferma, allora non sapeva cos'altro poteva esserlo.


So perché sei qui, ti avrei telefonato,” disse, sperando forse così di calmare la rabbia dentro Katsuki. Deku aveva avuto modo di abituarsi alla sua furia, certo, ma aveva come il presentimento che in quel momento avesse toccato un livello del tutto nuovo. Se avesse potuto imbottigliarla, sarebbe bastata a dare energia a tutto il maledetto paese.


Tu credi,” e il biondo fece una pausa, completamente incredulo. “Che una chiamata sarebbe bastata? Una fottuta conversazione al telefono per spiegarmi che mi hai usato per creare un dannato bambino?”


Doveva essere solo il primo passo. Non volevo che le cose finissero così.” Deku gli sembrò così volubile e sincero in quel momento -ma dopotutto aveva sempre quell'aspetto-, e in ogni caso non importava quanto cercasse di farsi piccolo, niente avrebbe potuto calmare la tempesta che si stava scatenando nel petto di Katsuki.


In che altro modo potrebbe andare? Questo è-” Un respiro mozzato. “Non ho mai-” Un lamento gutturale. Stava cercando di controllarsi, ma si trovava tristemente impreparato ad avere una discussione di quel tipo. Deku aveva preso quella decisione senza di lui. Aveva avuto nove mesi per prepararsi ad essere un papà, e tre anni per fare pratica. A Katsuki sembrava che gli avessero fatto cadere tra le braccia una bomba formato bebè.


Come cazzo hai potuto farmi questo, Deku?” Mai si era permesso di mostrarsi così distrutto, spaventato e tradito come stava facendo in quel momento. Deku ebbe almeno la decenza di apparire afflitto per tutto quanto. Continuava a torcersi le mani nervosamente e, ad ogni movimento di Katsuki, trasaliva indietreggiando. Bene. Era quello che si meritava.


Io... davvero non ho scuse. Mi sentivo solo. Avevo già una mezza idea in testa quando ti ho incontrato per caso, così l'ho fatto e basta. Ho lasciato che accadesse. E non volevo sentirmi male per questo, perché c'era una buona possibilità che tu non lo avresti mai scoperto, e probabilmente anche che non te ne sarebbe importato niente. Non riesco a provare rimorso perché amo mio figlio più di quanto io non abbia mai amato nessun altro.” Vomitò così rapidamente quelle parole che Katsuki ebbe difficoltà a seguirlo. Non si era mai trovato così tanto a corto di parole.


Tu- maledetto-” Katsuki si sentì strozzare da un nodo alla gola, del tutto incapace di comprendere la gravità schiacciante di quello che l'altro aveva fatto. Esterrefatto dallo scoprire che Deku aveva così poca fiducia in lui, da credere davvero che non gli sarebbe importato dell'esistenza di Hisami. Era un cazzo di insulto e faceva male.


Mi dispiace. Farò qualsiasi cosa per tenere la cosa segreta. Lo so che sei incazzato con me, ma ti prego di pensare a come questo potrebbe influenzare Hisami.”


Katsuki si sfogò con un urlo strozzato. Era sua la colpa di tutto quello... e aveva ancora il coraggio di avanzare delle pretese? Sentiva il corpo freddo, intorpidito, e pensò che se ci fosse stato un forte vento, quello sarebbe stato in grado di farlo cadere, se soltanto la sua rabbia non lo avesse tenuti ancorato al suolo, estendendo come delle radici giù nel pavimento.


Dovresti essere in una cazzo di prigione tu. Dovresti perdere la licenza, o qualsiasi altra cosa sia quella che ti da il diritto di fare tutto questo.”


Il volto di Deku si contorse in una smorfia, mentre si mordeva il labbro. Non rispose nulla.


Come hai potuto farlo? Come hai osato?” Aveva già fatto quella domanda, lo sapeva, ma era proprio quell'interrogativo che gli continuava a rimbalzare contro.


Ti chiedo scusa per averti usato. Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo.”


Ti dispiace di essere stato scoperto, vorrai dire.”


L'altro scosse le spalle, come se non si trattasse di una situazione grave. Aveva gli occhi lucidi dalle lacrime, ma c'era anche una certa punta di determinazione in quei profondi pozzi verdi. Katsuki era furioso, così tanto che, per la prima volta nella sua vita, non aveva idea di che mossa fare. Un tempo davanti a lui si sarebbe trovato un cammino sicuro, perfettamente spianato, con segnali pronti a dirgli esattamente dove andare e cosa fare per riuscire a diventare l'eroe numero uno. Tutto il resto, le persone, i problemi, le distrazioni di qualsiasi tipo, automaticamente spinto ai lati della strada. Adesso, quel cammino era interrotto e si biforcava, senza alcun segnale che lo aiutasse a capire quale strada prendere. Katsuki scattò in avanti e ora un buco decorava il muro in carta da parati dell'ufficio di Deku. Quest'ultimo saltò, prevedendo certo che il prossimo ad essere colpito dal pugno sarebbe stato il suo viso. Katsuki stava valutando quella opzione.


Tu... che cosa hai intenzione di fare?” sussurrò Deku, con gli occhi pieni di paura. Katsuki sospirò.


Non ne ho una fottuta idea.”


Ci fu una lunga, asfissiante pausa mentre i due cercavano di capire come muoversi, qualcosa da dire. Nessuno nei due riusciva a guardare l'altro, vuoi per il senso di colpa, vuoi per il disgusto. Katsuki sentì la sua rabbia defluire, così. Sgorgò fuori dal suo corpo, goccia per goccia, lasciandolo esausto. Il cellulare di Deku emise un blip nella sua tasca e il ragazzo lo controllò.


Devo andare a prendere Hisami da mia mamma tra poco.”


Lei lo sa?” proruppe Katsuki, poi gli sovvenne un altro dubbio, spontaneo. “I miei genitori lo sanno?”


Per caso tutti tranne Katsuki sapevano che aveva un figlio?


Deku scosse la testa. “Ovviamente no. Non lo sa nessuno.”


Eccetto me,” gli disse, mentre la gravità della situazione lo opprimeva come se fosse stato circondato da una fitta nebbia. Katsuki aveva un cinquanta per cento di interessi nel bambino. Hisami era suo. E improvvisamente, seppe che la strada da prendere era una soltanto, nel breve periodo.


Lo voglio conoscere,” disse Katsuki, cercando di simulare con il tono di voce una calma che non provava davvero. “Voglio che lui mi conosca. Io sono... E' anche mio figlio e tu non sei esattamente nella posizione di dirmi di no.”


L'espressione di Deku era decisamente indescrivibile. Era quella forse incredulità, forse speranza, o forse il terrore più assoluto di dare a Katsuki l'accesso illimitato con un bambino. Prese un profondo, tremulo, respiro.


E' una questione di cui non facciamo in tempo a parlare al momento. Noi... devono esserci delle regole e delle restrizioni. Sei un'eroe, Kacchan. Questo fa di Hisami un bersaglio e... ti prego, non prenderla a male, ma ho il presentimento che tu non abbia alcuna nozione sui bambini.”


E di chi cazzo è la colpa? Non ho mai voluto un figlio.”


Deku indietreggiò come se avesse appena ricevuto uno schiaffo. Era stato lui a dire che non avevano tempo per parlare in quel momento, eppure eccoli li, a discuterne. Katsuki cercò di accantonare la sua rabbia, di placare il magma che gli ribolliva dentro, zampillante sotto la sua pelle. Cercò di fare il razionale, di convincersi che Deku non stesse tentando di tenerlo lontano da suo figlio. Provò lo strano istinto di voler proteggere un bambino che aveva conosciuto in totale due volte, un bimbo che, per quello che aveva appreso, non era poi così tanto affezionato a lui.


Devo davvero andare. Ti chiamo stasera dopo che lo avrò messo a letto e troveremo una soluzione.”


Non farai come ti pare e piace con me, Deku. Rovinarti la vita non mi farebbe né caldo né freddo, perciò non mettermi alla prova.”


Afferrato.” Deku controllò di nuovo l'orologio e sospirò. “Ti accompagno fuori.”


Non ti scomodare,” gli rispose rapido, scontrando Deku nel sorpassarlo per essere il primo ad uscire dalla stanza.


Katsuki vedeva tutto distorto da quanto era sconvolto. Per fortuna aveva preso la macchina, perché non si sentiva mentalmente in grado di salire su un treno insieme a degli estranei. Ground Zero non poteva permettersi di collassare davanti al pubblico, e Katsuki stava davvero per mollare. Fece appena in tempo ad entrare in macchina e accendere il motore prima di crollare come cartapesta bagnata, accartocciandosi su se stesso e singhiozzando per la frustrazione.


Katsuki non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione simile -essere gay e altamente responsabile in un certo senso precludevano la possibilità di una gravidanza non programmata. E ormai non si trattava neanche più di una gravidanza, ma di un essere umano, fatto e completo. Era indietro di tre anni e nessuna corsa disperata per colmare il distacco avrebbe fatto la differenza. Non era sicuro di cosa lo demoralizzasse di più, se l'aver perso tutto fino a quel momento, l'avere un figlio e basta, o avere un figlio e averlo con quel maledetto di Deku.


Katsuki era perso, confuso e si sentiva completamente solo. Per la prima volta in assoluto, la solitudine era soffocante.





Papà, guarda!” disse Hisami, correndo fuori nel giardino non appena Izuku aprì il cancello. Hisami, nel cercare di mostrargli le sue scarpe, accentuò la corsa con dei saltelli dinoccolati. La scarpa sinistra era rossa, quella destra bianca, entrambe con rifiniture blu e il logo di Frostfire. La venerazione per gli eroi era, evidentemente, un tratto di famiglia. Izuku si sentiva fisicamente prosciugato dai fatti recenti, ma gli fu impossibile non rispondere prontamente al sorriso solare di suo figlio. Era così contagioso.


Scarpe nuove?” chiese Izuku mentre Hisami gli saltava in braccio. Lo strinse forte, con qualche difficoltà visto il suo continuo dimenarsi, e gli lasciò un bacio umidiccio sulla guancia cosparsa di lentiggini.


La nonna ha detto che sono stato bravo oggi, perciò potevo prendere una cosa al centro commerciale e ho scelto queste!” Mentre Hisami raccontava delle sue avventure quel pomeriggio e dondolava i piedi avanti e indietro, Izuku percorse il vialetto che conduceva alla porta di casa. Riuscì a scorgere sua mamma osservarli dalla finestra della cucina.


La nonna ti vizia,” disse con dolcezza, attraversando la soglia.


La nonna dice che viziare e amare vogliono dire la stessa cosa,” 'cinguettò' il bimbo, con un sorriso auto compiaciuto sul faccino. Izuku rise. Era davvero troppo ricettivo.


Hey, mamma.”


Ciao, tesoro. Ti fermi a cena?”


Izuku si sentiva male a dirle di no, ma era così stressato e esausto che tutto quello che voleva fare era di andare a nascondersi nel suo appartamento. Sperava che Hisami, quella sera, non avrebbe fatto i capricci al momento del bagno e all'ora di andare a letto.


Non penso. E' stata una giornata lunga.”


Problemi a lavoro?”


No, nulla del genere.” Izuku si domandò quanto potesse rivelarle. Sua madre era piuttosto inarrestabile quando si trattava di spingerlo a parlare dei suoi problemi. “Uh, Kacchan è passato in ufficio oggi. Stiamo... cercando di far funzionare le cose.”


Sua madre e Hisami corrucciarono il volto allo stesso modo, ma fu solo il secondo a parlare.


Signor Spavento. Lo picchio.”


Hisami, no. Cielo, dove impari certe cose?”


Dagli show della nonna,” e gli sorrise. Izuku guardò sua mamma con aria incerta e lei scosse le spalle, cercando di nascondere dietro il palmo una risata appena trattenuta.


Okay, amore, è ora di andare a casa. Spero che tu abbia detto grazie per le scarpe nuove.”


L'ha fatto, almeno un migliaio di volte. E' un bravo bimbo.”


Si salutarono con baci e abbracci, promettendosi di sentirsi per telefono nel weekend.


La loro cena consistette in dell'economico cibo take away e Hisami era ancora abbastanza piccolo per vederlo come un “piatto da occasione speciale”. Andò in visibilio quando ricevette un pacchetto di figurine di Frostfire con il suo happy meal e Izuku comprese già che avrebbe grattato stickers via dai muri nei giorni a seguire.


Il momento doccia non fu, grazie al cielo, un problema dopo che ebbe tirato fuori la sua arma segreta: il bagnoschiuma con bolle. Hisami stava sguazzando con una perfetta barba da Babbo Natale sul volto quando Izuku decise di parlare di Kacchan.


Hey, tesoro. Devi comportarti bene con Kacchan quando verrà a casa, okay? Verrà a farci visita di tanto in tanto. Papà vorrebbe che fossimo tutti amici.”


Il cambiamento fu immediato. Anche con il volto coperto da bolle di sapone, quel broncio era inconfondibile.


Non voglio.”


Perché no?”


Quello ti fa spavento!”


Conosco Kacchan da quando avevamo la tua età. Lo sapevi questo?”


No,” sussurrò il bambino, cacciando via un po' di bolle dal viso. Izuku capì che suo figlio non era più in vena per quella conversazione quando velocizzò i tempi della doccia, decidendo di insaponarsi i capelli senza alcun incitamento.


Eravamo davvero buoni amici, vorrei che tornassimo ad esserlo di nuovo. E indovina un po'?”


Huh?”


Conosce Frostfire,” gli bisbigliò. Nemmeno Izuku si salvava dall'assecondare le voglie di suo figlio e corromperlo con le stesse. Era, sinceramente, la linfa vitale nella vita di un genitore. Hisami sussultò a bocca aperta, bloccandosi con le manine tra i ricci insaponati, guardandolo con gli occhi spalancati. Ce lo aveva in pugno -abboccato all'amo, pescato e messo nel sacco.


Cosa?” Sembrava quasi che Izuku gli avesse appena svelato il segreto dell'universo. Prima che potesse dire qualcosa, Hisami lanciò in aria le mani con fare drammatico -stava diventando sempre di più una sua posa tipica- e fece finta di svenire di nuovo. L'acqua schizzò oltre i bordi della vasca con il suo agitarsi, finendo con il bagnare i pantaloni buoni di Izuku che non riusciva a fermare le risate, intanto che tirava di nuovo su suo figlio per finire il bagno.


All'avvicinarsi dell'ora di andare a letto Hisami si fu stancato a dovere, e si addormentò piuttosto velocemente. Sembrava che l'universo sapesse che doveva avere una conversazione importante con Kacchan. Riuscì finalmente a trovare il coraggio di far partire la chiamata che avrebbe dovuto fare settimane prima -anni prima, in verità. Kacchan gli rispose dopo il primo squillo, come se avesse tenuto il telefono incollato alla mano tutta la notte in trepidante attesa.


Hey, Deku,” Katsuki parlò con tono greve e spossato. Il senso di colpa gli riempì di nuovo il petto. Izuku non aveva mai desiderato questo.


Hisami è completamente KO. Sono... sono tentato di scusarmi di nuovo, ma credo che se andiamo avanti così, non risolveremo mai niente.”


Gli rispose il silenzio dall'altro capo del telefono, ma sforzandosi abbastanza Izuku riusciva a sentire un respiro irregolare. Aspettò che Kacchan parlasse. Non aveva intenzione di litigare, sarebbe anzi stato il più accomodante possibile, tenendo comunque a mente ciò che era meglio in assoluto per Hisami.


Già.” Lo sentì così abbattuto, più afflitto di quanto Izuku avesse mai immaginato che l'eroe potesse essere.


Pensavo che forse la cosa migliore da fare sarebbe di introdurti a Hisami poco per volta. Qual è il tuo orario di lavoro?”


Non voglio discutere di questo per telefono, Deku,” gli rispose, schiarendosi la gola, come se avesse altro da dire. Izuku aspettò.


Mi puoi semplicemente... dire qualcosa su di lui?”


La domanda mandò il cuore di Izuku in minuscoli pezzettini. Non riusciva a credere di avere anche solo osato pensare che a Kacchan non sarebbe importato nulla del suo stesso figlio. Realizzò che quella era stata, probabilmente, una bugia detta a se stesso per giustificare le sue stesse decisioni egoiste. Si sentì un macigno in gola quando parlò.


S-sì, Kacchan. Ovviamente. Che cosa vorresti sapere?”





Note della Traduttrice:


E infine... Kaboom! Il capitolo si chiama Big Bang per un motivo ^^”

Grazie come sempre alle care persone che recensiscono.

Un abbraccio grande grande.

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Capitolo 6
*** Beginning ***


Capitolo 6 – Beginning


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52942723



Quando Katsuki raggiunse il garage del suo appartamento aveva ormai il viso macchiato e gli occhi che bruciavano, ma asciutti, ed erano stati nascosti dietro un paio di grossi occhiali da sole, benché il sole fosse calato già da un pezzo e il garage fosse illuminato da una luce fioca. Si rifiutò di auto-punirsi per aver pianto. Non era una cosa a cui si lasciava andare spesso, ma col passare degli anni aveva imparato che farsi travolgere dalle emozioni -specialmente in casi come questo- era una cosa normalissima, fintanto che, una volta passato l'attimo, si fosse ripreso completamente. Non lo avrebbe confessato a nessuno, ma poteva concederselo.


Fece del suo meglio per proseguire normalmente la giornata. Preparò la cena, diede da mangiare al suo terribile gatto solitario, e si lavò via con una doccia i momenti vissuti quel giorno. Cercò di distrarsi sfogliando casualmente una biografia di All Might, ma si fermò quando realizzò di star leggendo la stessa pagina per la terza volta e di non aver memorizzato proprio nulla. Già da un po' aveva lanciato occhiate alla sua scarna collezione di liquori e decise alla fine che un bicchiere non avrebbe fatto nient'altro che alleggerire la tensione, oltretutto il giorno dopo non avrebbe dovuto lavorare.


Si sedette al tavolo da lavoro con un bicchiere di whisky e finì con il digitare il nome di Deku nella barra di ricerca di FaceSpace, scorrendo una galleria di foto di suo figlio. Erano da poco passate le nove quando il suo cellulare squillò. L'aveva controllato ossessivamente per tutta la sera in attesa di quel momento, perciò lo lasciò suonare per soli tre secondi prima di rispondere.


Hey, Deku,” disse. La rabbia di prima era un ricordo lontano. Adesso, si sentiva svuotato di tutto, un guscio fatto di sangue, ossa e pelle, vuoto.


Hisami è completamente KO. Sono... sono tentato di scusarmi di nuovo, ma credo che se andiamo avanti così, non risolveremo mai niente.”


Una parte di Katsuki sapeva che Deku non aveva agito così per fargli del male, ma si sentiva comunque ferito. Per quello che credeva, si meritava una scusa da parte di Deku ogni giorno per il resto della sua vita, doppie scuse il giorno dei suoi compleanni e durante le vacanze, ma non importava quante volte potesse chiedergli scusa, niente avrebbe cambiato il fatto che oltre a loro due era coinvolto un bambino. Deku gli aveva chiesto a bruciapelo di pensare a Hisami e, in quel momento, gli era sembrata una strategia per manipolarlo, ma adesso che la rabbia aveva fatto spazio al pensiero razionale, aveva concluso che non poteva prendersela con un bimbo di tre anni. Sarebbe stato incazzato con Deku per sempre, ma rovinargli la vita voleva dire colpire Hisami e non avrebbe fatto del male a suo figlio. Perciò, sarebbe stato lui la persona migliore.


Già.”


Pensavo che forse la cosa migliore da fare sarebbe di introdurti a Hisami poco per volta. Qual è il tuo orario di lavoro?”


Katsuki sospirò e bevve un sorso di whisky. Rimandare quel discorso una volta in più di quanto non avessero già fatto era un'idea stupida, ma non aveva la forza per occuparsene ora.


Non voglio discutere di questo per telefono, Deku,” guardò lo schermo del desktop un'altra volta, una foto con Hisami che faceva del suo meglio per tenere su un cucciolo grande quanto lui, con il naso rosso e gocciolante per via dell'allergia, e Katsuki si sentì toccare le corde del cuore che non aveva mai saputo di possedere. “Mi puoi semplicemente... dire qualcosa su di lui?”


““S-sì, Kacchan. Ovviamente. Che cosa vorresti sapere?”


Tutto, pensò Katsuki, prendendo un altro sorso dal bicchiere e lasciando che il liquore pungente lo placasse.


Quand'è il suo compleanno?” Katsuki non si aspettava di provare quella punta di rabbia che emerse quando fu costretto a fare una simile domanda sul suo stesso figlio, ma la cosa aveva senso.


Il due di maggio,” gli rispose. “Io... ho tante foto, se le vuoi.”


Molto nel profondo, il biondo apprezzò il fatto che Deku stesse collaborando. Si domandò se Deku avesse sempre desiderato una dinamica tra loro come quella, ma lasciò scivolare quel pensiero via con un altro sorso di liquore. Non sarebbe riuscito a gestire anche quei pensieri.


Non mi perderò più alcun compleanno,” decise, e non gli interessava che cosa potesse dire Deku al riguardo, perciò proseguì con un'altra domanda. “Gli piacciono gli eroi?”


Principalmente un eroe. C'è un piccolo santuario per Frostfire nella sua camera.”


Mi prendi in giro?” Katsuki si tirò in piedi dalla sedia, improvvisamente indignato. “Quel maledetto di Half and Half1.”


Izuku rise a voce bassa. “Credo che abbia una granata cuscino di Ground Zero da qualche parte lì. E mi piange il cuore, ma non gliene potrebbe importare di meno di All Might.”


Nemmeno Katsuki riusciva a crederci ma, anche lui, rise. Riusciva a immaginarsi quel nerd di Deku nel tentativo di forzare Hisami a guardare un documentario di All Might e il piccolo mettere su un broncio di conseguenza.


Pare che sia un bambino piuttosto categorico.”


Non ne hai idea.”


Ma va, Deku. Ed è colpa tua. Katsuki stava per fare un'altra domanda, quando Deku ritornò indietro sui suoi passi per rimediare all'errore.


Mi dispiace. E' stata una cosa meschina da dire. Non intendevo in quel senso, Kacchan.” Deku qualche volta sembrava ancora un bimbo in grado di persuaderti con la sua dolcezza. Era sconvolgente che fosse riuscito a tirare su qualcuno con un carattere deciso come Hisami.


Lo so,” replicò, sospirando. Non importava quanto lo desiderasse, pareva proprio che non sarebbero stati in grado di evitare l'elefante nella stanza. “Deku, sappiamo entrambi che non è la migliore delle situazioni e se non fosse per lui, cazzo, ti distruggerei, ma non lo farò fintanto che potrò far parte della sua vita. Perciò, rilassati un po'.”


Lo apprezzo,” disse Deku e Katsuki sapeva che stava per aggiungere dell'altro. “Non voglio che tu ti senta obbligato, però.”


Io sono obbligato. E' mio figlio. La cosa non si discute. Sono totalmente coinvolto e non sono tipo da cose fatte alla cazzo. Lo dovresti sapere.”


Certo, lo so. Cercavo solo di... non so. Sto cercando di renderti le cose il più semplici possibili, per quanto io possa.”


Semplice sarebbe stato il non usarmi per fare un bambino, o il chiedermi il permesso, oppure cazzo, chiamarmi tre anni fa quando è nato.”


Mi pare giusto.” Sentì un sospiro enorme all'altro capo del telefono e fu bello sapere che Deku era teso tanto quanto lui.


Domani sono libero. Possiamo incontrarci per discutere un piano?”


Sì, mi organizzo. Vuoi passare qui e sondare il terreno con Hisami?”


Sondare, huh? Che c'è, mi odia o cosa?”


Odiarti è una parola forte, ma l'hai detto tu stesso, è molto categorico.”


Katsuki rise a quelle parole e in parte, forse, era per colpa dell'alcol, ma si sentì anche stranamente speranzoso all'idea di interagire con suo figlio.


A che ora?”


Mia mamma lo terrà per un paio di ore domani, mentre ho del lavoro da sbrigare, perciò passa per le quattro, magari? Possiamo parlare di alcune cose, poi lui ci raggiungerà per le sei circa. Potremmo cenare insieme?”

“Cucinerò io. Non mi fido a lasciarti la cucina.”


Sono stato in grado di sfamare nostro figlio per tre anni. Riconoscimi almeno questo!”


Nostro figlio. Quelle parole suonavano così maledettamente strane pronunciate dalla bocca di Deku, ma erano vere, e Katsuki si sentì quasi ai confini della realtà.


Come vuoi,” borbottò, scostante e a disagio. “Ci vediamo domani.”


Non attese nessuna gioiosa frase di saluto. Era stato al telefono con Deku a sufficienza per una vita intera, e comunque lo avrebbe rivisto il giorno dopo ugualmente, perciò aveva bisogno di tutto il tempo possibile per ricaricarsi. Si addormentò nell'esatto secondo in cui la sua testa toccò il cuscino.




L'idea era che Izuku avrebbe sfruttato il tempo in assenza di Hisami per svolgere qualche lavoro in casa, magari mettendo un po' in ordine approfittando del fatto che quel piccolo tornado di suo figlio non fosse in casa, pronto a stravolgerla da un lato all'altro come una catastrofe naturale. Niente di tutto ciò avvenne. La notte precedente Izuku non era riuscito a riposare dopo aver concluso la telefonata. Aveva sonnecchiato forse per tre ore dopo essere crollato, piegato sopra la scrivania, fino a quando Hisami non si era svegliato più o meno verso le cinque del mattino. Passò il pomeriggio collezionando ogni foto che aveva scattato Hisami nel corso di quei tre anni. Ogni ricordo, ogni piccolo video che racchiudeva momenti di una certa importanza. Trovò l'album su Hisami che sua mamma aveva costruito, e una copia del suo certificato di nascita, una decorazione da il mio primo Natale e quel famoso cuscino di Ground Zero. Stilò una lista spropositatamente lunga di tutte quelle piccole cose che ricordava piacessero e non piacessero a suo figlio, di informazioni rivelanti come le sue allergie e i numeri d'emergenza e opuscoli di tutte le scuole materne che aveva cominciato a valutare per l'anno successivo.


Dando un'occhiata alla montagna di fogli e foto, mentre attendeva l'arrivo di Kacchan, realizzò che, molto probabilmente, il solo vedere quell'ammontare di informazioni sarebbe stato travolgente.


Cazzo,” sibilò, grato che suo figlio non fosse in giro a sentirlo imprecare. Giusto quando si stava preparando a nascondere le prove di una nevrosi da notte insonne, il citofono suonò.


Gli aprì il portone, saltellando ansiosamente per tutto l'appartamento in attesa che gli bussasse alla porta di casa.


Com'era prevedibile, successe più presto di quanto gli sarebbe piaciuto.


Ciao,” lo salutò, cercando di identificare lo stato d'animo di Kacchan da quanto erano assottigliati i suoi occhi. “Entra pure.”


Kacchan annuì, le mani infilate nella tasca frontale della felpa che indossava. Scandagliò l'appartamento con occhio critico e Izuku desiderò penosamente di aver speso un po' di tempo a pulire.


Questo posto è un disastro.”


Già. Avrei dato una pulita, ma...” Izuku tentennò, incerto se accennare all'argomento riguardante il compendio su Hisami che troneggiava sul tavolo da pranzo.


Ma...” lo incitò Katsuki, inarcando le sopracciglia spazientito.


Ho raccolto un po' di cose, se le vuoi. Sono su Hisami.” e puntò lo sguardo verso l'incriminante montagna di documenti sul tavolo.


Cristo, Deku. Hai perlomeno dormito ieri sera?” Kacchan camminò in direzione della pila e prese un plico dalla cima. Aveva un titolo e tutto il resto.


No. Troppi sensi di colpa.


Un po'. Hisami però è un tipo mattiniero.”


Kacchan fece uno hmm con la gola, intanto che sfogliava documenti e foto.


Vuoi del the?”


Voglio sistemare questa cazzo di faccenda.”


Giusto. Anche io. Ti va di sederci?”


Come ti pare,” disse, e si gettò giù sul divano. Poi, tirò via una inaspettata action figure di Frostfire da sotto il sedere, guardandola con una smorfia.


Mi dispiace. Nasconde sempre delle cose in quel modo quando gli chiedo di mettere in ordine. Lo fa sentire come se l'avesse fatta franca.”


Piccola merdina dispettosa. Deve essere un lascito dei miei geni,” disse, sorridendo beffardo. Izuku dimenticò, giusto per un attimo, che Kacchan lo odiasse proprio in merito a quello. Gli rivolse un piccolo sorriso d'incoraggiamento.


Cosa cazzo mi sorridi in quel modo. Sono a cinque secondi dal farti scoppiare una bomba nucleare in casa.”


Comprensibile. Scusami.”


Allora, qual è il piano? Lo conosci meglio di me. Darebbe di matto se gli dicessi che è mio figlio?” Kacchan lanciò via l'action figure.


Ehm, questo ti farà incazzare, ma non penso che sia una buona idea dirglielo da subito.”


Kacchan lo guardò con occhi spenti ma arrabbiati, tuttavia restò in silenzio, presumibilmente per permettere a Izuku di spiegarsi.


Ha tre anni. Non riuscirà a comprendere tutta questa merda di situazione e le sfumature dei fatti -si chiederà dove sei stato.”


Allora tu gli potrai rispondere perché non sono stato presente.”


No, non posso. Non ti conosce bene abbastanza, e lo so che è colpa mia, ma devi dargli tempo perché si abitui a te,” confessò Izuku, sentendosi la nuca velata di sudore e nauseato per via dei sensi di colpa. “Anche tu hai bisogno di tempo per abituarti a lui. Non ho dubbi che riuscirai a farlo, e Hisami ne trarrà tutti i benefici, ma fare il padre è dura.”


Non trattarmi con condiscendenza, Deku” ringhiò il biondo. Izuku si diede mentalmente una pacca sulle spalle per non essere indietreggiato a quel suono minaccioso.


Non lo faccio. Sto cercando di dare una mano.”


Non ho bisogno del tuo cazzo di aiuto, Deku! Tutto quello che tocchi diventa merda. Io...” Stava tremando, le mani serrate in pugni contro le gambe. “Quanto cazzo ti odio.”


Izuku mandò giù il groppo che aveva in gola. Andava bene così. Era normale, e anche se quello non era il solito modo in cui le loro conversazioni erano solite andare, sapeva di meritarselo. Prese un lungo respiro e procedette.


Vado a preparare del the.” Si tirò su e camminò verso la cucina, cercando con mani tremanti le tazze e mettendo sul fuoco il bollitore. Izuku poteva reggere quella situazione, ma era sempre stato uno dalla lacrima facile, e patetiche goccioline cominciarono a sgorgare dagli angoli dei suoi occhi. Tra dieci secondi, comunque, si sarebbe asciugato il viso, e sarebbe stato meglio.


Non lo avrei dovuto dire.”


Izuku fece un salto al sentire la sua voce così vicina, strofinandosi velocemente il volto.


E' tutto okay. Non m'importa che mi odi. Lo capisco. So di aver detto che devono esserci delle restrizioni, ma non l'ho detto per impedirgli di conoscerti. E' per essere sicuri che tutto vada il più liscio possibile. Non sto cercando di litigare con te. Cerco di fare quello che è meglio per nostro figlio.”


Kacchan sembrò un po' colto alla sprovvista da quelle parole, come se le dovesse lentamente processare.


Lo so. Sono furioso, ma mi fido del tuo giudizio. Nemmeno io voglio litigare con te,” gli disse, guardandosi le scarpe, per poi roteare gli occhi, le labbra pronte a piegarsi in un piccolo ghigno. “Non così tanto, ad ogni modo.”


Izuku annuì, grato che la teiera avesse cominciato a fischiare, dandogli così un motivo per non rispondere. Si occupò versando il the e Kacchan portò con sé la propria tazza tornando al divano.


Perciò, non glielo diremo ancora. Voglio farlo, però, prima o poi. Pensi che dovrei semplicemente restare per la cena qualche volta alla settimana?”


Izuku annuì, sentendo un calore nel petto nel notare come Kacchan stesse chiaramente cercando di mettere da parte i loro dissapori per discutere della faccenda.


Penso che sia meglio continuare a incontrarci qui per un po'. E' dove si sente più a suo agio. Possiamo riflettere su come arrivare alle uscite insieme. Se tutto va bene, potrebbe magari passare un po' di tempo con te mentre sono al lavoro, anziché farlo controllare da mia mamma- qualunque cosa ti vada bene e si incastri meglio con il tuo orario.


Che cosa diremo alla gente?”


Credo che dovremmo evitare di dirlo ai nostri genitori prima che lo sappia Hisami. Lascio che sia tu a decidere che cosa dire ai tuoi amici o alla tua agenzia, ma vorrei tenere Hisami il più lontano possibile dai riflettori puntati su di te, per il momento.”


Kacchan annuì, tenendo conto molto probabilmente della sua fama e a tutti i pericoli che derivavano da essa.


Terrò il segreto. Non c'è motivo di complicare le cose più di quanto non lo siano già.”


C'è nient'altro di cui vorresti parlare? E' andato, uh, decisamente tutto più liscio del previsto.”


Katsuki rise fragorosamente e passò una mano giù per il viso. Lanciò uno sguardo al mucchio di foto e documenti che Izuku aveva raccolto la sera prima.


Pare che dovrò mettermi a studiare.”


Trascorsero l'ora seguente rivivendo anni passati attraverso le foto. Izuku gli raccontò i punti salienti e tutti i fatti buffi che ricordava. Katsuki fece una smorfia guardando la foto dove Hisami era appena nato.


Sembra una patata marcia.”


Tutti i bimbi hanno quell'aspetto appena nati! Ci vogliono alcuni giorni perché diventino più teneri. Ecco, questa è più bella, di una settimana dopo.”


Posso tenerle?” chiese Kacchan, con aria insolitamente dolce.


Sì, tutte quelle che vuoi. Ho doppioni di tutto.”


Il citofono suonò e Izuku si alzò per aprire a sua madre e Hisami.


Sai, dopo aver visto il tuo ufficio, mi aspettavo un appartamento più elegante,” disse Kacchan, squadrando il citofono, pensando probabilmente al fatto che quel palazzo non avesse nemmeno un ascensore. Izuku fece spallucce.


Tutti i miei soldi finiscono nei fondi per la scuola di Hisami. Al momento, le opzioni sono eroe, astronauta o pediatra -in ogni caso, sarà un futuro costoso.”


Posso dare una mano con quello. Ho così tanti soldi che mi escono dalle orecchie,” rispose Kacchan, spulciando ancora tra le foto di Hisami.


Arriviamo alla fine di questa giornata, prima.”


Come rispondendo a quelle parole, delle piccole mani bussarono alla porta, accompagnate dal silenzio dall'altra parte dell'uscio.





Note della Traduttrice:


Ho deciso di regalarvi in anticipo il capitolo, un po' più lungo degli altri ! Anche per non lasciarvi troppo in ansia visto il cliffhanger del precedente.


Un caldo abbraccio virtuale. (❁≧ω≦)♡



1Half and Half è nella versione inglese il soprannome che Katsuki ha dato a Todoroki Shoto, ho preferito mantenerlo al posto del nomignolo italiano “Bastardo a metà.”

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Capitolo 7
*** Turning Point ***


Capitolo 7 – Turning Point


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52973965



Nell'istante in cui Hisami si fiondò oltre la porta, Katsuki capì perfettamente perché l'appartamento fosse un disastro. Entrò saltando, strillando, lanciando scarpe e giacca ovunque gli capitasse, un piccolo tornado di urla e arti che si dimenavano. Katsuki restò seduto sul divano ad osservare la scena, domandandosi come avrebbe fatto a gestirlo per conto suo. Fu investito da una strana ondata di terrore all'idea di rendersi responsabile di Hisami. E se avesse mandato tutto a puttane? E se Hisami lo avesse odiato senza una buona ragione?


Papà, la nonna mi ha portato allo zoo. Sono riuscito a vedere un cucciolo di pinguino ed è ancora più cucciolo di me!”. Fece una rincorsa prima di saltare tra le braccia di Deku. Suo padre lo afferrò e lo tirò su al petto, come se fosse stata una abitudine di tutti i giorni. Probabilmente era così. Katsuki sentì la gelosia attorcigliarli lo stomaco. Hisami lo avrebbe mai guardato nello stesso modo? Si sarebbe mai fidato di lui abbastanza da fare un salto tra le sue braccia?


Inko restò sull'uscio, con ancora le scarpe ai piedi e un sacchetto tra le mani. Incrociò gli occhi con il biondo e, sebbene gli parve un po' diffidente, gli fece cordialmente un cenno col capo. Si alzò per darle un abbraccio e prenderle il sacchetto dalle mani, dato che era piuttosto evidente che non sarebbe rimasta.


Ciao, zia. Com'è andata allo zoo?”


Hisami ha pianto tre volte, una in meno di quanto pensassi, perciò è stata una bella giornata nel complesso.” Accettò prontamente l'abbraccio e gli accarezzò la guancia, nello stesso modo in cui faceva quando era un bimbo di tre anni come Hisami.


Per quale motivo ha pianto?”


Perché gli animali erano troppo dolci.” Faceva male guardare troppo a lungo il suo sorriso così amorevole. Katsuki rimarcò il concetto, ma non con cattiveria.


Tale padre, tale figlio, direi.”


Sono felice che stiate cercando di risolvere le vostre divergenze. So che significa tanto per Izuku. Non permettere a Hisami di darti del filo da torcere -è molto protettivo col suo papà.”


Katsuki non seppe cosa rispondere, perciò resto in silenzio. Si sforzò semplicemente di mostrarle goffamente un sorriso.


Ora vado, caro. Ci rivediamo Lunedì.”


Grazie, mamma. Ti voglio bene. Dì ciao alla nonna.”


Ti voglio più bene io nonna! Più che al cucciolo di pinguino!” proclamò allegramente Hisami, con la testolina riccia mezza nascosta contro il collo di Deku. Inko salutò tutti calorosamente e diede una pacca alla spalla di Katsuki prima di andarsene. Hisami stava farfugliando a bassa voce qualcosa nell'orecchio di Deku, il biondo riuscì soltanto a captare un terzo di tutto il discorso. Katsuki sbirciò all'interno del sacchetto regalo e ci trovò il peluche di un pinguino.


Ecco, tieni.” Passò il peluche a Hisami, che come prima cosa se lo strinse forte al petto.


Che cosa si dice, tesoro?” parlò dolcemente Deku, spostando gli occhi da Katsuki a Hisami.


Grazie, signor Spavento.”


Il sorriso di Deku si spense, di colpo insicuro della reazione di Katsuki al risentire quel soprannome. Il biondo fece del suo meglio per stamparsi in faccia un bel sorriso, ma non era sicuro che stesse funzionando -non sentiva di star facendo una smorfia, ma neanche tanto un ghigno.


Il mio nome è Katsuki,” parlò, cercando di usare un tono pacato, ma riuscì solamente a suonare burbero.


Il mio papà dice Kacchan,” rispose Hisami, accarezzando la guancia di Katsuki. Aveva le mani probabilmente sporche, ma calde.


Puoi chiamarmi Kacchan, allora,” disse, riluttante.


Signor Spavento Kacchan.”


Deku soffocò una risata contro la spalla di Hisami mentre il bambino lo guardava con un calmo sguardo di sfida.


Kacchan cucinerà per noi. Sei affamato?”


Voglio piccante,” disse con gioia.


Allora ti preparerò qualcosa di piccante, piccoletto. Vuoi darmi una mano?” Katsuki mostrò i palmi delle mani, pronto ad accogliere il bambino di tre anni, nel caso avesse accettato. Deku sorrise incoraggiante ad entrambi, come a segnalare che fosse la mossa giusta da fare. Hisami guardò verso suo padre per chiedere il permesso prima di allungarsi verso Katsuki. L'eroe sentì un certo tepore quando sistemò suo figlio contro il fianco e il suo cuore balzò fino alla testa da quanto era nervoso, disorientato e giusto un poco felice.


Ti aiuto, ma non posso toccare i fornelli perché sono piccolo, così ha detto papà,” disse Hisami, per poi punzecchiare il naso di Katsuki senza un apparente motivo, sottolineandolo con un piccolo boop. Deku si avvicinò a Katsuki per sussurrargli nell'orecchio distante dalla testa di Hisami.


Starai bene se vado a farmi una doccia?”


Katsuki annuì silenziosamente, issando Hisami più in alto sul fianco mentre lo stesso si dimenava di qua e di là.


Va bene. Niente coltelli.”


Cristo, Deku. Non faccio così tanto schifo con i bambini,” replicò in cagnesco. Anche se fosse stato così stupido, immaginare Hisami con un coltello era un pensiero anche troppo disturbante da fare. Deku ridacchiò e andò verso la porta chiusa in fondo al corridoio. Nell'istante in cui il ragazzo chiuse la porta dietro di sé, Hisami cambiò radicalmente d'atteggiamento. Piantò un ditino nello sterno di Katsuki, imbronciato.


Spauroso.”


Le cose stanno così allora, huh?” Ma non riuscì proprio ad evitarlo e rise. Suo figlio era proprio un piccolo stronzetto, ma sapeva che comportarsi in quel modo di fronte a Deku lo avrebbe messo nei guai.


Faremo a pugni” esordì, del tutto serio. Katsuki sistemò Hisami sul bancone -il più lontano possibile dai fornelli- e rise di nuovo, questa volta, senza trattenersi tanto. Stava cominciando a rilassarsi perché -anche se Hisami lo stava minacciando- perlomeno stavano parlando.


Sei fortunato ad essere tenero, piccoletto.”


Io non sono piccoletto, sono Hisami!” e colpì con il piccolo palmo della mano il bancone, evidentemente arrabbiato. Katsuki ignorò quella reazione e setacciò la cucina alla ricerca degli utensili.


Beh, io non sono spauroso, sono un eroe.” Trovò una pentola e un tagliere. Cominciò a tagliare le verdure. Hisami osservava, la bocca piegata in un broncio.


Sì, ma Frostfire è più bravo.”


Sto più in alto di lui secondo le classifiche.” Versò le verdure tagliuzzate nella pentola, aggiungendoci quella merda di curry in pasta comprato al supermercato. Non riusciva a credere che Deku nutrisse suo figlio con quella roba scadente. Hisami non sarebbe stato in grado di riconoscere quello che c'era nel piatto, una volta che avesse terminato di migliorarlo.


Lui ha due Quirk!”


Io posso volare,” disse, prima di indicare le spezie che aveva disposto sul bancone. “Passami quelle.”

“Non ha bisogno di volare lui! Scivola sul ghiaccio!” Hisami gli passò le spezie lentamente, osservando quelle cose rosse e gialle come se non le avesse mai viste prima. Decise di lasciar definitivamente cadere il discorso Frostfire.


Sai come lavare il riso?” Gli mise davanti un setaccio pieno di riso e Hisami lo raccolse. Prima di voltarsi verso il lavandino, fece un sorrisetto a Katsuki.


Vinco io. Frostfire è più bravo,” gli disse, tirando fuori la lingua. Si voltò e aprì il rubinetto. Con orrore di Katsuki, mise i piedi nel lavello mentre scuoteva il riso sotto il getto d'acqua.


Oi, non ti mettere a nuotare lì dentro,” lo ammonì, anche se lo trovò così dannatamente dolce da tirare fuori dalla tasca il cellulare, per scattare segretamente una foto. Hisami ridacchiò e scalciò sotto l'acqua corrente, facendo un disastro.


Deku ti ha mai insegnato un po' di disciplina?” Prese il setaccio dalle mani bagnate di Hisami e versò il contenuto nel cuoci-riso.


Non serve! Io sono un angelo.”


Finora non ho visto prove che lo confermino. Vieni fuori dal lavandino e assaggia. Dimmi se è abbastanza piccante per te.”


Hisami leccò il mestolo in legno nella mano di Katsuki senza preoccuparsi per i germi. Del curry gli scivolò giù per il mento e, nel tentativo di portarselo tutto in bocca, si macchiò la faccia intera. Se doveva prendere come metro di riferimento il modo in cui gli rubò dalla mano il mestolo per leccare via ogni traccia di curry, allora Katsuki concluse che gli piaceva.


Buono?”


Sì...” mormorò riluttante, mettendo su un piccolo broncio. Katsuki rise e pulì il viso di suo figlio con un panno umido, benché il bambino lo spingesse via ad ogni tentativo. Deku riemerse, tamponando i capelli umidi, con addosso una larga camicia bianca e dei pantaloni del pigiama di Frostfire. Katsuki storse il naso osservandoli. Hisami si allungò verso Deku non appena si trovò vicino abbastanza per prenderlo in braccio.


Come va con la cena? Aspetta, perché sei bagnato?”


Il signor Kacchan mi ha lasciato nuotare nel lavandino. Adesso, non ho più bisogno del bagno!”


Oi, non l'ho per niente fatto. Tuo figlio è un incubo,” brontolò Katsuki, mescolando un'ultima volta nella pentola prima di metterla a bollire.


Farai comunque un bagno, tesoro. Posso aiutare in qualche modo?”


Nah, deve soltanto cuocere per un po'.”


Deku annuì e mise a terra Hisami. Il bambino scattò via per andare a sedersi sul divano e tirare fuori giocattoli nascosti tra i cuscini, per poterli introdurre al suo nuovo pinguino.


Come sta andando?”


Lui è tremendo e mi odia, ma fa comunque tenerezza. Gli piace come cucino.”


Buono a sapersi. Come ti fa sentire tutto questo?” Deku aveva un'espressione così sofferente e incerta nel fare quella domanda, come se fosse stato conscio di aver gettato Katsuki nella tana del lupo.


Va bene così, Deku. Ce la posso fare.”


Okay, Kacchan. Davvero, fammi sapere cosa hai bisogno che io faccia per rendere tutto più semplice.”


Katsuki ci pensò su per qualche secondo, lanciando qualche occhiata a Hisami dall'altra parte della stanza. L'eroe non chiedeva spesso aiuto, ma se questa cosa doveva funzionare, allora doveva essere in grado di conversare liberamente con Deku.


Come posso fare a piacergli?” Sputò fuori quelle parole prima che si sentisse troppo strano per averle pensate. Deku gli sorrise con fare cospiratorio.


Corrompilo. Spudoratamente,” gli disse, senza la minima traccia di pentimento nella voce. Katsuki rise fragorosamente a sentirlo dire così, per poi andare a sedersi con suo figlio. Prima della cena, aveva fatto le presentazioni con tutte le ventisette action figures di Frostfire.


Quando la serata terminò, Hisami abbracciò con riluttanza la gamba di Katsuki prima che questi se ne andasse, sussurrando, “Grazie per il curry magico.”


Katsuki si sentì così stupidamente felice che sorrise per tutta la strada del ritorno.





Oi! Half and Half,” urlò Katsuki dall'altro lato dell'agenzia. Todoroki lo guardò con il suo solito sguardo spento.


Cosa c'è?” gli chiese con tono piatto. Katsuki lo tirò su, in piedi accanto a lui e sollevò il cellulare per scattare un selfie.


Fai come se non ci odiassimo a vicenda,” bofonchiò, dopodiché mostrò alla fotocamera il suo sorriso più smagliante. Riuscì a vedere l'espressione stoica di Todoroki tramutarsi in una di confuso terrore.


Ma che diavolo...?”


Fai un cazzo di sorriso! E' per un fan.”


Todoroki lo assecondò suo malgrado e Katsuki scattò un po' di foto, prima di riuscire ad avere qualcosa sufficientemente passabile per Hisami.


Adesso, firma questo,” e gli spinse al petto una penna e uno dei quaderni di Hisami.


Hai battuto la testa?” chiese Todoroki, con un che di sincera preoccupazione nella voce. Katsuki roteò gli occhi.


No. Firma quella dannata cosa e basta. E' per un bambino.”


Con quale bambino sei mai stato così gentile? C'è qualcosa di sospetto.”


Non vedo come questi siano affari tuoi.” Katsuki non aveva ancora detto a nessuno di Hisami -nemmeno a Kirishima o Ashido. A dire il vero, gli ultimi due li stava evitando perché non voleva mentire loro sul come stesse passando il suo tempo, non era ancora pronto a vuotare il sacco.


Erano passate davvero poche settimane dalla cena. Ancora non piaceva ad Hisami, ma il piccolo andava sciogliendosi sempre un po' di più ogni sera che passava mangiando ciò che gli cucinava e giocando insieme al lui agli eroi. Aveva già collezionato otto cene e ogni volta era sempre più difficile andarsene. Li salutava sempre intorno alle otto, prima che dessero inizio alla loro routine pre-bagno e pre-nanna. Quella sera avrebbe dovuto dare una mano con tutto quello, perciò aveva intenzione di accattivarsi Hisami abbastanza perché tollerasse la sua presenza in casa.


Non firmo se non mi spieghi,” disse Todoroki, incrociando le braccia. “Voglio dire, non mi sembra che tu debba nascondere un chissà quale figlio segreto o cose simili.”


Katsuki riuscì a malapena a non sobbalzare ascoltando quelle parole. Allontanò lo sguardo, accaldato e agitato.


E' per un amico di famiglia. Firma... firma questo cazzo di quaderno e basta. Per favore?” Non gli piaceva mentire riguardo a suo figlio, ma Todoroki era davvero l'ultima persona con la quale si sarebbe aperto. Todoroki assottigliò gli occhi, ma tolse il tappo alla penna e firmò. Nell'istante in cui la penna finì di imprimere l'inchiostro tirò via il quaderno e corse fuori dall'agenzia. Aveva ancora un'ora prima di dover andare da Deku – tempo in abbondanza per poter far stampare una foto e farla incorniciare.


Prego, Bakugou.”


Sì, sì, come ti pare. Grazie, Half and Half.”





La foto e l'autografo furono un successo. Quando li ricevette, Hisami fece finta di svenire, proprio come al ristorante. Katsuki si sentì così sollevato dall'essere sul punto di piangere, quando Hisami si tirò su da solo dal pavimento per abbracciarlo attorno al collo. Fu il contatto fisico più spontaneo che avessero mai avuto -decisamente un passo avanti. Deku sorrise calorosamente ad entrambi e Katsuki riuscì a vedere che aveva gli occhi lucidi per un principio di lacrime. Era confortante sapere che Deku supportasse tutto quello. Non parlavano di molto altro se non Hisami, continuavano ad esserci regolari battibecchi e un sacco di urla da parte di Katsuki, ma... non era male. Il loro accordo stava funzionando tanto quanto ci si poteva aspettare.


Stasera mi aiuterai a preparare la cena?”


Hisami annuì mestamente, ancora tra le braccia di Katsuki, e i suoi riccioli gli sfiorarono la guancia. Katsuki gli arruffò, per poi dare inizio alla preparazione del katsudon piccante. L' “aiuto” di Hisami consisteva per lo più nello stare seduto sul bancone e intralciarlo, ma gli faceva anche dei versetti teneri, gli farfugliava cose e battibeccavano , e Katsuki avrebbe mentito nel dire che quella non era la cosa più bella che gli fosse capitata nella settimana. Deku sgattaiolava sempre via quando i due si mettevano a cucinare, perciò il biondo aveva la totale attenzione di Hisami per sé. Non sapeva cosa andasse a fare di preciso -in verità, non era mai arrivato a percorrere il corridoio fino alle loro camere-, ma apprezzava che fosse disposto a stare in disparte.


Riesci a rompere un uovo senza fare danni?”


Duh,” ribatté sulla difensiva. Katsuki gli mise davanti una ciotola e tre uova.


Ci crederò quando lo vedrò,” gli disse, sfidandolo. Hisami non si tirava mai indietro. Nonostante non fosse cresciuto con lui, avevano una quantità allarmante di tratti in comune. Hisami ruppe le uova con attenzione, con un'espressione concentrata e quasi sofferente in volto, le sopracciglia corrugate e la lingua che spuntava tra le labbra chiuse.


Riuscì a romperle tutte creando davvero il minimo disordine, Katsuki dovette infatti tirare fuori un solo pezzo di guscio dalla ciotola.


Ottimo lavoro, Bubba2,” gli disse, lasciandosi scappare sovrappensiero il nomignolo che suo padre usava con lui a tre anni.


Che cos'è un Bubba?”


Sei tu. A meno che non ti piaccia.”


Hisami parve in imbarazzo per un attimo, mentre ripeteva la parola nella testa. Un sorriso distese quelle guance coperte di lentiggini.


Puoi chiamarmi Bubba, credo,” mormorò, chiaramente emozionato. Il cuore di Katsuki era così carico da essere pronto a detonare.


Cenarono con lo stesso trambusto che c'era di solito. Hisami si stancò di dover stare seduto con loro e alla fine scorrazzò via per andare a scarabocchiare sul suo quaderno.


Bubba, huh? Non ti chiamava così tuo padre?”


Katsuki annuì, improvvisamente imbarazzato per un qualche motivo.


E' tenero. Gli si addice. Sono contento che si stia abituando a te,” gli disse Deku, con la sincerità che lo contraddistingueva sempre. “Pensi di potertela cavare da solo con il bagno, mentre io mi occupo dei piatti?”


Katsuki esitò. Non aveva immaginato di doversene occupare in solitaria. Non aveva la più pallida idea di come procedere. Evidentemente Deku riuscì a leggere l'apprensione nei suoi occhi.


Andrà bene. Fa tutto per conto suo. Stai solo attento che non affoghi.”


Oh, okay. Sì, posso gestirmela.” e annuì con decisione.


Tesoro, preparati per il tuo bagnetto. Kacchan ti aiuterà mentre io pulisco qui, d'accordo?”


Hisami piagnucolò in risposta, ma andò comunque in camera sua con Deku per prendere il pigiama, mentre Katsuki faceva scorrere l'acqua per la vasca. Ricomparve pochi minuti dopo indossando un accappatoio di spugna blu, seguito da un Deku con le spalle tremolanti.


Sono pronto,” disse con fare altezzoso il bambino, per poi far cadere a terra l'accappatoio e svelare dei pantaloncini da bagno di Frostfire. Katsuki storse il naso e guardò Deku. Ma che cazzo? mimò con la bocca. Deku, ancora impegnato a non scoppiare a ridere, sussurrò nell'orecchio di Katsuki.


Dice che non vuole che tu gli veda il pistolino.”


Katsuki rise sguaiatamente. Hisami aveva decisamente una propensione alla drammaticità, ma scoprì anche che era un po' timido. Roteò gli occhi al cielo e mostrò a Deku due pollici in su, mentre questi andava a lavare i piatti.





Dopo tre mesi, Katsuki ammise finalmente a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per Hisami. Era distratto al lavoro, in palestra, persino a casa. Ogni volta che non stava con Hisami il suo pensiero andava a lui, si domandava cosa stesse facendo, se stesse facendo i capricci, se gli mancasse -come succedeva a lui. Katsuki aveva dovuto accettare qualche turno extra durante la settimana, perciò non vedeva Hisami da otto giorni. Nel grande schema delle cose, otto giorni erano una sciocchezza. Non si sarebbe dovuto sentire così non al passo con i tempi dopo solo otto giorni, ma eccolo lì. Aveva questa paura irrazionale che Hisami si potesse dimenticare di lui. In giro di pattuglia, entrò in un vicolo e tirò fuori il telefono, incapace di concentrarsi su qualsiasi altra cosa. Chiamò Deku.


Hey, Kacchan. Come va?”


E'...” fece una pausa e sospirò, conscio di quanto debole lo avrebbero fatto sembrare le successive parole. “E' normale che mi senta come se stessi per morire, perché non lo vedo da un po' di tempo?”


Ci fu una lunga pausa all'altro capo del telefono prima che Deku parlasse. Pareva avesse un leggerissimo nodo alla gola.


Sì. Mia mamma mi manda delle foto durante tutto il giorno. Te le inoltro.”


Grazie, Deku.”


Ma figurati. Gli sei mancato anche tu, tra parentesi. Gli vuoi parlare?”


E' lì con te adesso?”


Sì, dammi un secondo.” Ci fu del movimento dall'altra parte della linea. Se tendeva bene l'orecchio, Katsuki riusciva a sentire qualche piccolo stralcio di conversazione.


Signor Kacchan! Dove sei stato, signor. Tonto?” dalla voce Hisami sembrava essere agitato, eccitato e rattristato tanto quanto lo era stato Katsuki, e in un certo modo questo valeva come una conferma. Gli occhi del biondo bruciarono.


Hey, Bubba. Ho lavorato tanto. Tu... mi manchi.”


Katsuki si strofinò gli occhi, sporcandosi il braccio con del grasso. Non avrebbe dovuto telefonare quando era in servizio, ma non riusciva a forzarsi di buttare giù il telefono.


Manchi,” mormorò il piccolo e Katsuki lo conosceva abbastanza bene da sapere che probabilmente stava tenendo il broncio, seccato di mostrare quanto gli stesse a cuore -proprio come Katsuki alla sua età. “Quando tornerai?”


Molto presto. Lo prometto.”





Note della Traduttrice:


Due capitoli in una settimana? Ebbene sì (*˘˘*)..:*♡

Essendomi portata molto avanti con la traduzione, non vedo perché no.


Cari saluti a tutti <3




2Bubba è un termine americano affettuoso che si usa in famiglia spesso tra maschi, tra padre e figlio o talvolta i fratelli maggiori lo danno a quelli minori, per tradurlo avrei quindi dovuto trovare un equivalente termine affettuoso italiano, oppure far chiamare Katsuki “fratellino” suo figlio. Però ho anche scoperto che è un nome di persona, perciò ho deciso di tenerlo così, dato che tutto sommato è tenero e non suona male.

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Capitolo 8
*** Fruition ***


Capitolo 8 – Fruition


Link : https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53004685



Era noto a tutti che Ground Zero fosse uno stacanovista. Era famoso per essere un tipo tosto che non rifiutava mai un turno di lavoro. Era conosciuto per essere l'eterno single e quello con una quasi inesistente vita sociale. Perciò, quando c'era un picco del crimine nella sua città, finiva sempre per avere doppi turni. Era una cosa che non gli aveva mai dato fastidio prima. Non aveva mai avuto motivo per detestarla.


Il nono giorno senza alcun contatto con Hisami fu leggermente più vivibile. Proprio come aveva promesso, Deku cominciò a inviargli foto di Hisami. Katsuki controllava ossessivamente il suo cellulare ogni volta che riusciva a trovare un momento di pausa durante la ronda. La maggior parte delle foto erano di momenti quotidiani -Hisami che non faceva altro che scribacchiare sui suoi quaderni, che giocava con le sue action figures, o che faceva un pastrocchio con il suo pranzo. Un giorno qualunque, in ogni senso, ma ognuno di quegli scatti gli andava dritto al cuore, e dritto tra le sue foto preferite. Le ammirò per bene, poi infilò di nuovo il telefono nella tasca e fece dietro front verso la sua agenzia, dove lo aspettava un altro turno di notte sommerso da pile di scartoffie.


Verso le sei, Deku gli scrisse di nuovo.


Deku: se hai tempo questa sera, so che a Hisami piacerebbe molto se lo chiamassi prima di andare a dormire.


Katsuki: troverò il tempo.


Passò un minuto intero senza ricevere risposta, ma ne valse la pena. Deku gli inviò una foto di un Hisami raggiante che brandiva una action figure di Ground Zero, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. In didascalia, il messaggio gli ho appena detto che lo chiamerai. Katsuki non perse tempo e impostò quella foto come sfondo del telefono. Passarono altre due ore di meticoloso lavoro d'ufficio e archiviazione, prima che Deku lo chiamasse. Fece un saltò quando partì la suoneria e si girò a guardare le persone trafficare intorno. Kirishima era lì da qualche parte, non avrebbe rischiato che origliasse la conversazione -era un inguaribile ficcanaso. Perciò, Katsuki fece quello che chiunque avrebbe fatto: corse a chiudersi a chiave dentro un ripostiglio e si mise seduto a gambe incrociate nel buio totale.


Pronto?”


Signor Spavento Kacchan, sono Hisami!”


Perciò sono di nuovo spaventoso, huh?” Katsuki stava sorridendo così tanto da farsi male alle guance. Era stata una buona mossa quella di nascondersi nel ripostiglio.


Perché non mi visiti mai!” piagnucolò Hisami e l'eroe si immaginò nitidamente il suo tipico broncio.


Lo so. Sto cercando un modo per venire a vederti. Ci divertiremo tantissimo. Che cosa hai fatto oggi?”


Ho guardato gli show della nonna. Oh! Ho una nuova action figure.”


Un altro Frostfire?” gli domandò Katsuki come se fosse all'oscuro di tutto, auto-compiacendosi silenziosamente nel buio.


No. Frostifre aveva bisogno di un amico che lo aiutasse con i villain, perciò ho preso Ground Zero. L'ho scelto io ed è il più forte,” gli disse pieno d'emozione.


E' il tuo preferito?” Katsuki non riuscì a non andare a caccia di complimenti.


Forse,” borbottò Hisami, recalcitrante. “Possiamo giocare agli eroi domani?”


Quella punta di speranza nella sua voce mandò in frantumi il cuore di Katsuki. Per domani avrebbe dovuto fare un doppio turno al lavoro, ma...


Certo. Dormi tanto stasera e domani ci vedremo.”


Buonanotte, signor Spavento.”


Buonanotte, Bubba,” gli rispose Katsuki e preso da un attacco di affetto paterno, aggiunse, “Ti voglio bene.”


Lo disse un secondo troppo tardi, quando ormai il telefono era passato di nuovo in mano a Deku. Se aveva sentito quello che aveva detto, l'altro non lo commentò. Katsuki gliene fu grato. Restò in attesa, ascoltando dei buonanotte e ti voglio bene sussurrati, desiderando essere lì -sperando che Hisami sapesse quanto fosse importante per lui. Katsuki sentì una porta chiudersi e poi la voce di Deku gli sussurrò dall'altra parte della città:


Tutto bene, Kacchan?”


Mi manca,” disse, semplicemente e miseramente.


Lo so. Anche tu gli manchi. Non lo dice, ma lo vedo.”


Sì? Come?”


Per lo più si lamenta della mia cucina,” gli disse Deku con una risata. “Dice che non gioco a fare gli eroi nel modo giusto -cosa che trovo estremamente buffa, perché io e te siamo cresciuti giocando agli eroi insieme. Non vedo come lo possa star facendo in modo diverso.”


Katsuki sorrise, sapendo che nessuno lo poteva vedere nel buio.


Gli ho detto che domani ci saremmo visti.”


Hai il giorno libero?”


No, ma non potevo dirgli di no. Parlerò con il mio capo più tardi. Ho un casino di ferie accumulate e mi devono qualche favore.”


Domani lavorerò il giorno intero. Hisami dovrebbe restare con mia mamma, ma se riesci a liberarti, lo vorresti tenere tu?”


Sì,” rispose anche troppo velocemente. Deku ridacchiò e fu una risata calda e cristallina.


Okay. Fammi sapere se ti danno il giorno libero. Devo essere in ufficio alle otto. Buonanotte, Kacchan.”


Buonanotte,” gli disse, sospirando la parola. C'era qualcosa nell'oscurità che lo spingeva a parlare sottovoce. Aveva ancora il telefono incollato all'orecchio e un inconsapevole sorriso stampato in faccia, quando la porta si spalancò di colpo. La luce filtrò dentro bruciandogli le retine.


Oi!”


Bakugou, che diavolo ci fai qui dentro?” Kirishima, quel bastardo impiccione, guardò in basso verso Katsuki con eccessiva preoccupazione negli occhi.


Non sono affari tuoi, capelli di merda.” Si tirò su da terra, spolverandosi di dosso della polvere inesistente per poi sorpassarlo. Kirishima lo seguì, come un cucciolo fedele.


Eri al telefono?”


Katsuki non disse nulla. Era meglio stare zitti piuttosto che aprire il vaso di Pandora in quel momento. Doveva ancora parlare con Mirio prima che andasse via.


Andiamo, amico. Ci siamo scambiati appena due parole nei mesi scorsi. Sono preoccupato per te.”


Va tutto bene.”


Deve essere così se sgattaioli via per fare delle telefonate negli sgabuzzini.” Kirishima gli sorrise con fare malizioso. “Nuovo fidanzato?”


Assolutamente no.” A quel punto Katsuki stava praticamente per fare uno sprint e volare via. Kirishima, per bloccarlo, gli mise una mano pesantemente indurita dal suo quirk sulla spalla. Il biondo lo lasciò fare, ma dopo un po' se lo scrollò di dosso.


Stai sistemando le cose con Deku o roba simile?”


Roba simile.”


Bro. Parla con me.”


Katsuki non sapeva come. Non aveva idea di come fare a dire Ho un figlio, senza dover spiegare anche l'equivoca circostanza che si celava dietro. Lui stesso a malapena riusciva a riflettere sulle medesime circostanze.


Domani mi prendo un giorno di riposo per incontrare delle persone. Tutto qui.”


Da quando ci siamo diplomati non mi pare che tu ti sia mai preso un giorno libero. Nemmeno quando avevi l'influenza.”


Sì, beh, le cose cambiano.” Katsuki parlò fissando le proprie scarpe. “Devo parlare con Mirio prima che se ne vada.”


Mi dirai cosa sta succedendo, prima o poi,” affermò Kirishima.


Allora smettila di assillarmi.”


Katsuki scappò in quel momento, correndo spedito verso l'ampio e elegante ufficio dell'eroe numero uno Mirio. Il cellulare di Katsuki vibrò nella tasca esattamente un secondo prima che aprisse la porta, perciò lo controllò. La foto che Deku gli aveva mandato riportava la camera di Hisami fiocamente illuminata. Il piccolo era avvolto da lenzuola a tema Frostfire, con i ricci umidi e spettinati, e riposava su un cuscino a forma di granata di Ground Zero, con la sua action figure stretta nel pugnetto.


Per la seconda volta quel giorno, Katsuki cambiò lo sfondo del telefono. Entrò nell'ufficio di Mirio ancora più determinato. Si sarebbe preso pure una dannata settimana di riposo se Hisami glielo avesse chiesto.





Mirio fu stranamente disponibile a dargli il giorno libero. Non oppose alcun tipo di resistenza, constatando invece con quella voce perpetuamente gentile e suadente cose come lavori così duramente e tutti hanno diritto ad una pausa. Katsuki dovette fare appello a tutte le sue forze per non prendersela con Mirio che si era messo a fargli la paternale. Aveva ottenuto ciò che voleva, non c'era spazio per le lamentele.


Katsuki bussò piano alla porta di Deku, puntuale, alle sette. In buona fede, il ragazzo gli aveva dato la chiave magnetica per la porta principale del condominio, così che non fosse più costretto a citofonare. Mentre aspettava che la porta si aprisse, Katsuki sentì salire l'ansia -ansia perché avrebbe rivisto suo figlio, ma anche perché non aveva mai passato un giorno intero da solo con Hisami, prima.


Hey, Kacchan, entra pure.” Deku stava lottando con una cravatta mentre invitava il biondo dentro casa. Vestiva meglio del solito, con addosso un paio di pantaloni eleganti e una camicia a quadri stirata.


Stai davvero bene,” disse Katsuki, per poi fare una smorfia perché mai in vita sua aveva fatto un complimento a Deku.


Grazie! Ho appuntamenti tutto il giorno con gli investitori. Deve sembrare che abbia tutto sotto controllo.”


Dov'è Hisami?”


In camera mia che guarda i cartoni. Gli piace far credere che si alzi all'alba, ma è ancora mezzo addormentato. Solitamente non è mai completamente sveglio finché non sono le otto o le nove.”


Katsuki annuì, pensando a quanto adorabilmente cocciuto fosse Hisami. Seguì Deku nella cucina.


Dunque, tutti i numeri più importanti sono sul frigo. Sarò in riunione tutto il giorno, perciò sarà difficile contattarmi, ma mia mamma è sempre a portata di telefono e sa tutto del piccolo.” Deku smise di trafficare con i gemelli della camicia per studiare Katsuki. “Non vergognarti se senti di doverla chiamare, davvero. So come sei fatto, non è poi questo gran problema se hai bisogno di una mano.”


Andrà tutto bene, Deku.”


So che sarà così. Ci sai davvero fare con lui, e mi fido di te al cento per cento. E' così impaziente di vederti.”


Katsuki non riuscì a bloccare il sorriso sincero che gli occupò il volto. La fiducia di Deku significava molto per lui, se non altro perché era stato il solo protettore di Hisami per tre anni. Restavano ancora delle questioni spiacevoli e spinose tra i due, ma quello glielo doveva riconoscere.


Okay, allora dovrei andare a svegliarlo, o lasciarlo fare?”


Come ti senti meglio tu. Puoi andare a sdraiarti con lui se vuoi -è un gran coccolone, specialmente alla mattina. Le lenzuola sono per lo più pulite. Le ho cambiate ieri sera.” Deku gli rivolse un sorriso nervoso, prima di afferrare una giacca elegante dallo schienale di una sedia e muovere dei passi verso la porta. “Okay, io vado.”


Aspetta,” gli disse Katsuki, puntando gli occhi sulla sua cravatta completamente sfatta. “Hai ventotto anni, Deku, impara ad annodare una maledetta cravatta.”


La afferrò, riannodandola e aggiustandone la posizione. Deku rimase rigido e immobile, guardandolo con occhi spalancati, presumibilmente a disagio per quanto vicini si erano trovati in quella posizione. Katsuki vide il suo pomo d'Adamo tendersi su e giù contro il colletto.


Ehm, grazie, Kacchan.” Sembrava quasi a corto di fiato.


Stendili tutti. Noi saremo qui,” gli disse, dandogli una pacca sulla spalla e spingendolo leggermente verso la porta. Deku si riprese dal torpore e ubbidì.


La porta della camera di Deku era socchiusa e Katsuki si sentì un po' strano nell'entrare lì dentro. Era buio, fatta eccezione per la luce della Tv che tingeva la stanza di un blu pungente.


Hisami guardava la Tv ad occhi stretti, la soffice testolina bionda l'unica cosa ad apparire tra quel nido di cuscini e lenzuola - mezzo addormentato, proprio come aveva detto Deku.


Hey, Bubba. Ti va se ti faccio compagnia?” parlò a voce bassa, facendo del suo meglio per non destarlo. Assonnato, fece di sì con la testa mentre cominciava ad accennare un sorriso. Katsuki spostò alcuni cuscini per infilarsi sotto le coperte con lui. Per fortuna che aveva scelto di mettere una tuta invece dei jeans quel giorno.


Hisami si spostò velocemente, stringendosi contro il fianco di Katsuki come se fosse la cosa più naturale del mondo, usando il petto del biondo come un cuscino mentre questi gli avvolgeva un braccio attorno per abbracciarlo stretto. Hisami punzecchiò con un ditino la pancia di Katsuki.


Papà è più morbido,” mormorò, corrugando appena le sopracciglia, ma sistemandosi lo stesso su di lui. Katsuki ridacchiò.


Muscoli da eroe, piccoletto.”


No piccoletto, io sono Bubba.”


Sì, lo sei,” disse, con il cuore in gola che quasi lo strozzava e gli faceva pizzicare gli occhi. Scostò alcuni ricci biondi da un faccino d'angelo. “Il mio Bubba.”


Katsuki sentì addosso di colpo il peso di nove consecutivi giorni di lavoro - la stanchezza per aver lavorato tutti quei doppi turni, il dolore e la confusione per non aver potuto vedere suo figlio- e nel giro di pochi minuti, furono entrambi nel mondo dei sogni.

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Capitolo 9
*** Fulfillment ***


Capitolo 9 – Fulfillment


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53049208



Katsuki fu svegliato da un paio di manine paffute intente a schiaffeggiarli leggermente la guancia. Brontolò, dimenticandosi temporaneamente dove si trovasse e chi in quel momento stesse interrompendo la dormita migliore della sua vita.


Signor tonto, nutrimi.”


Hah?” Katsuki strizzò gli occhi nella luce fioca, squadrato da un paio di occhi verdi. Dopodiché, si ricordò che anziché fare il babysitter in quel momento si stava crogiolando nel letto di Deku. Scattò in avanti, completamente sveglio e all'erta, pronto ad essere un genitore con i contro fiocchi, anche se aveva iniziato in maniera discutibile.


Scusa, Bubba. Da quanto sei sveglio?”


Da una vita,” mugugnò il bambino, collassando drammaticamente sul letto, tenendosi lo stomaco. “Sto morendo.”


Questi teatrini potranno funzionare con Deku, ma non con me. Mi aiuti a preparare la colazione?”


Pranzo,” disse Hisami, accigliato.


Pranzo? Sono solo le-” Katsuki guardò i numeri rossi della sveglia. 11.30. “Merda.”


Linguaggio!” Hisami strillò e gli saltò addosso. I riflessi da eroe professionista di Katsuki gli permisero di afferrare al volo il suo piccolo vulcano di energia e caricarselo sulla spalla. Hisami si dimenò, scalciando e ridacchiando in risposta, e Katsuki si sentì al settimo cielo. Gli era mancato tutto quello.


Hey, Bubba, non dire a tuo padre che ho dormito sul posto di lavoro, okay?”


Hisami si piegò attorno al collo di Katsuki come una sciarpa, premendosi un dito contro le labbra. “Shh.”


Katsuki rise e copiò il gesto. Andava bene così. Quel giorno sarebbe stato tutto perfetto.





Izuku si sciolse la cravatta non appena il colloquiò terminò. Controllare rapporti finanziari e assecondare ricchi clienti tutto il giorno gli logorava l'anima, ma più soldi riusciva a spremere fuori, più alto era lo stipendio che avrebbe potuto dare ai suoi dipendenti, senza dover così mandare in bancarotta gli aspiranti futuri genitori. Era stanco morto, ma solo l'idea di poter tornare a casa ed essere accolto da suo figlio lo teneva in piedi. Era stato distratto tutto il giorno, domandandosi come Kacchan stesse vivendo quella giornata con Hisami. Non aveva dubbi che stesse andando tutto bene, almeno quanto ci si potesse aspettare per quanto riguardava Hisami, e la cosa lo faceva sentire al settimo cielo. Avrebbe voluto soltanto che le cose tra lui e Kacchan andassero meglio. Non aveva nessun altro da incolpare se non se stesso, eppure... avevano continuato ad evitare il discorso – e ad evitarsi a vicenda, per certi versi.


Quella mattina era stata diversa però. Izuku sapeva di star dando troppo peso a quel complimento che Kacchan gli aveva rivolto, così come al modo in cui lo aveva toccato. La sua vecchia cotta stava ritornando a galla, più forte di prima. Aveva visto un lato più dolce di Kacchan negli ultimi mesi, e anche quando non si comportava dolcemente -escludendo con Hisami- vedeva in lui una solida maturità e una capacità di giudizio che non si sarebbe mai immaginato da lui, nemmeno nei suoi più assurdi sogni ad occhi aperti.


Izuku doveva accantonare quei sentimenti. Il massimo che poteva sperare di ottenere da una 'relazione' con Kacchan era di fare con successo i genitori separati. Qualsiasi altra richiesta sarebbe stata eccessiva.


Tirò fuori dalla tasca il cellulare, per la prima volta quel giorno, e provò un misto di delusione e sollievo nel constatare che Kacchan non aveva provato né a chiamarlo né a scrivergli. Aprì la lista dei contatti e chiamò.


Hey,” rispose Kacchan, la voce impregnata di una punta di nervosismo. Poteva appena sentire Hisami in sottofondo, ma non riuscì a capire cosa stesse dicendo.


Com'è andata la giornata?”


Benissimo. Noi stiamo benissimo. E' tutto a posto.”


Davvero molto convincente, Kacchan. Cos'è successo?”


Ci fu una pausa. Izuku dovette trattenersi dal ridere, dopo aver immaginato Kacchan con un'espressione totalmente disorientata.


Hisami è completamente ricoperto di vernice. Non ho la più pallida idea di come sia successo, lo giuro.”


Ah, ci sono già passato. Non preoccuparti, è tutto lavabile.”


Menomale cazzo,” disse e Izuku udì l'inevitabile grido che seguì. “Linguaggio!”


Dovrei tornare a casa presto. Lascio l'ufficio adesso.”


Spero che per quando sarai tornato io sia riuscito a lavare il demonietto.”


Che la fortuna sia dalla tua, Kacchan. Uomini più coraggiosi hanno tentato invano.”


Non c'è nessuno più coraggioso di Ground Zero, nerd. Ci vediamo più tardi.”


Izuku si avviò verso casa, con il cuore leggero e la testa tra le nuvole per tutto il tempo.





La prima cosa che vide quando entrò nell'appartamento fu il sederino nudo di Hisami correre di qua e di là, e il birichino che ridacchiava nel frattempo. Aveva i ricci umidi e incrostati con pittura secca, un lato bianco e l'altro rosso. Gli sarebbe piaciuto poter dire che Hisami non si fosse mai comportato così prima, ma avrebbe mentito spudoratamente.


Sono Frostfire e non mi catturerai, villain!”


Anche gli eroi devono farsi il bagno, Hisami,” Kacchan, con la voce di chi non ne poteva più di fare il genitore, corse dietro alla loro prole demoniaca. Il biondo si fermò di colpo quando vide Izuku dalla porta, scivolando con le calze sul pavimento in legno.


Merda,” sibilò Kacchan, trascinando una mano giù per il viso. Ad Izuku scappò una risata nel vedere quello spettacolo. Non aveva mai visto l'eroe così sconvolto.


Perlomeno ha smesso di tenere il costume da bagno,” constatò Izuku, dimenticandosi di dire ciao.


Papà!” strillò Hisami, correndo -nudo e senza vergogna- verso Izuku. Suo padre lo afferrò con facilità.


Ciao, tesoro. Hai fatto il bravo con Kacchan?”


Hisami è stato un bravo bambino, ma Frostfire fa quello che vuole lui.”


Ma davvero? Beh, né Hisami né Frostfire potranno cenare fino a quando non avranno fatto il bagno. Puoi dirlo ad Hisami quando lo vedi?”


Hisami roteò gli occhi, una volta terminato il divertimento, e annuì. Kacchan lo fissò come se fosse stato un alieno, dopo che ebbe messo a terra Hisami, il quale corse spedito in camera sua a prendere dei vestiti.


L'ho rincorso dappertutto per un'ora. Come cazzo ci sei riuscito?”


Pratica. Ci arriverai anche tu.”


Il brontolio iniziale di Kacchan si trasformò presto in una risata incredula, sincera, meravigliosa e ipnotizzante.


Sono sicuro che sei andato alla grande oggi. Grazie per averlo tenuto.”


Migliorerò,” rispose Kacchan, con occhi brucianti di determinazione. Passato il corridoio, andò in bagno per preparare la vasca e Izuku sospirò.


Sei già perfetto così,” sussurrò, sicuro che nessuno lo avrebbe sentito.





Misero Hisami a letto e il bambino si addormentò abbastanza velocemente. Farsi rincorrere sconclusionatamente per otto ore era, evidentemente, stancante. Katsuki controllò il cellulare per la prima volta da quando Deku lo aveva chiamato, sprofondando nel divano, come se potesse di nuovo riposare dopo tempo. Tre chiamate perse -tutte da Kirishima, e il triplo di quelle in messaggi. Storse il naso, facendo slittare via le notifiche.


Tutto bene?” gli chiese Deku, sempre quello in grado di captare il minimo malessere e pronto a curarlo.


Sono giorni che i miei amici mi tartassano per sapere dove sono stato.”


Nascondere quel segreto ai suoi amici stava pesando più di quanto si sarebbe mai aspettato. Era solo che... non voleva dire nulla, finché non fosse realmente esistito qualcosa. Non voleva intaccare il fragile progresso che aveva fatto con Hisami, e per qualche motivo non poteva immaginare -o non desiderava ammettere- di non volere che i suoi amici finissero con l'odiare Deku per quello che aveva fatto. Aveva bisogno di analizzare quei pensieri per conto suo, prima di lanciare Deku nella tana del lupo.


Kacchan, lo so che tra noi corre ancora tanto cattivo sangue, e sono probabilmente l'ultima persona da cui vorresti supporto, ma fare il genitore può portare a isolarsi. Mi dispiacerebbe da morire se tu finissi con l'evitare i tuoi amici per via di tutto questo.” Deku gli offrì un bicchiere di vino e il biondo lo accettò, anche se non ne era in vena e non si era mai trattenuto a lungo nell'appartamento, dopo che Hisami era andato a dormire. Trascorrere la giornata con lui era stato fantastico, ma anche profondamente massacrante -qualsiasi tipo di alcolico sarebbe andato bene dopo una giornata come quella. Katsuki, però, ignorò le sue parole e si mise sulla difensiva.


Voglio passare il mio tempo con Hisami. Che c'è di male in questo?”


Niente! Anche lui ama passare del tempo con te. Dico solo che devi ricevere un po' di supporto, dovunque tu possa trovarlo.”


E chi supporta te, allora? Non ti sento mai parlare di amici.” Katsuki evitò di constatare che non aveva mai sentito Deku parlare di altro all'infuori di Hisami. Non cercavano mai di discuterne perché non erano amici.


Mia mamma, per lo più,” ammise, facendo ondeggiare il suo bicchiere di vino, quasi in imbarazzo. “Faccio anche parte di un gruppo di supporto per genitori single.”


Katsuki sghignazzò e Deku aggrottò la fronte, prendendo un sorso dal bicchiere.


E' di grande aiuto. Io non-” fece una pausa, di nuovo accigliato, “Sai che non sono bravo a farmi amici, ma sono stati gentili con me e Hisami riesce a sopportare gli altri bambini del gruppo.”


Katsuki non sapeva che Deku non fosse bravo a farsi amicizie. Sapeva di essersi lui stesso assicurato, alle medie, che il ragazzo non si facesse nuovi amici, esercitando tutto il suo potere sugli altri per tenere isolato Deku. Un senso di colpa, da tempo accantonato, si inasprì nel profondo del suo stomaco. Lo soffocò con un sorso di vino rosso. Katsuki sospirò e valutò di poter essere schietto.


Non so come raccontarlo ai miei amici. Riesco a malapena a parlarne con te, e tu sai tutto.”


Beh, allora dovremmo parlare. Mia mamma può tenere Hisami per qualche ora, così potrai urlare quanto vuoi.” Deku sorrise, con una sorta di malinconia negli occhi, prima di bere impacciato un sorso di vino.


Non urlo più in faccia alle persone. O meglio, non più così tanto, credo.”


Me lo merito, però. Solo perché vuoi bene a Hisami e le cose stanno andando bene, non significa che io abbia agito bene. Farei qualsiasi cosa per guadagnarmi il tuo perdono, Kacchan. Dico davvero.”


Odio quando fai così,” borbottò l'eroe.


Cosa?”


Quando fai il buono e il comprensivo e sei disposto a farti maltrattare. Mi rendi difficile l'essere incazzato con te.” Parlando, Katsuki non riuscì a guardare negli occhi Deku – quella poteva essere la cosa più vicina a una scusa che non si sentiva ancora in grado di concedergli.


Ho come l'impressione che non si stia più parlando soltanto della questione 'Hisami'”, notò Deku, fissandolo nervosamente da sopra il bordo del bicchiere. Katsuki scolò il contenuto del suo per darsi coraggio e parlare.


Dobbiamo parlare di tante cose,” ammise.


Solo se vuoi tu. Per me va bene lasciare il nostro passato nel passato.”


Lo stai facendo di nuovo.”


Merda, scusa. Fottiti, allora,” disse, e poi ridacchiò, incapace di reggere quella facciata.


Già. Fottiti pure tu, nerd.”


Brindarono con dei bicchieri vuoti, quasi come avrebbero fatto buoni amici, e non si sentirono per niente a disagio.





Note della Traduttrice:


Alzi la mano chi sarebbe andato nel panico a vedere il proprio figlio ricoperto di vernice? Katsuki siamo tutti con te (◎_◎;)

Un abbraccio a tutti!

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Capitolo 10
*** Stopgaps ***


Capitolo 10 – Stopgaps


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53114365



Ciao amore,” disse Deku dolcemente, con addosso un grembiule rosso che stonava stupidamente con il verde dei suoi capelli. Katsuki varcò la soglia del suo appartamento, sentendo lo stress di una lunga giornata scivolargli via di dosso ora che era arrivato a casa ed era in presenza della sua famiglia.


Papà!” Hisami gli corse incontro e Katsuki non perse tempo, stringendo suo figlio contro il fianco e baciandogli i ricci. Deku si avvicinò silenziosamente ai due, avvolgendo entrambi in un abbraccio -un ritratto di famiglia perfetto.


E' bello essere a casa.”


Ti amo,” disse Deku, con naturalezza e semplicità, come fosse una cosa che ripetevano ogni giorno. Si scambiarono un bacio, Hisami schiacciato tra i loro corpi, e-


E Katsuki si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere nel mezzo del suo vuoto letto a due piazze, nel suo vuoto appartamento da single, sudando il doppio del suo solito. Cristo.


Forse Deku aveva ragione. Forse gli serviva tornare in contatto con i suoi amici e smetterla di passare tutto il tempo libero a sua disposizione rinchiuso nell'appartamento di Deku. Cercò a tentoni nel buio il cellulare, ignorando il fatto che fossero le due del mattino. Aprì la chat con Kirishima, provando giusto un filo di rimorso per tutti i messaggi che aveva tralasciato in quei pochi giorni.


Kirishima: verrai al baby shower?? non hai più risposto


Kirishima: lo sai di essere sempre stato un po' acido e rude ma non ho mai pensato che potessi essere una merda di amico fino ad oggi


Kirishima: Mina si aspetta delle scuse e un regalo altamente costoso quando verrai al baby shower di cui non mi hai ancora fatto sapere nulla. Non sottovalutare l'ira di una donna incinta. Non finirà bene.


Kirishima: BRO MI CONOSCI. LO SAI CHE NON MI INCAZZO FACILMENTE. Detto ciò FANCULO. Rispondimi stronzo.


Katsuki: mi dispiace di essere scomparso. Verrò al baby shower e comprerò la cosa più costosa della vostra lista. Sei libero stasera? Ti dirò cos'è che mi stava tenendo occupato.


Katsuki: scusa se sono uno stronzo.


Katsuki collassò di nuovo sul letto, lamentando quella situazione. Ancora non sapeva come trattare l'argomento ma doveva provare. Kirishima e Ashido non meritavano di essere tagliati fuori.





La porta di casa di Kirishima si aprì e, prima che qualcuno potesse urlargli contro, tese una confezione di birra da sei al suo migliore amico, un'offerta di pace. Kirishima la prese senza dir nulla, tenendo il muso. Katsuki aveva messo appena un piede dentro quando Ashido cominciò a gridare.


Dove diavolo sei stato?”


Ci sarei arrivato,” borbottò Katsuki, fissando con aria colpevole le calze ai propri piedi. Ashido mostrava ormai un bel pancione, dimostrandogli fisicamente per quanto tempo li avesse evitati. “Come sta il parassita?”


Meglio, ora che lo zio Bakustronzo ci ha degnato della sua presenza.”


Vieni a sederti,” disse Kirishima, con la faccia più sgradevole e arrabbiata che il biondo gli avesse mai visto fare. Katsuki annuì e obbedì.


Allora, sputa il rospo. Cosa c'era di così importante da spingerti a ignorarci del tutto per quasi cinque mesi?”


Le parole si bloccarono nella gola di Katsuki. Decise che era meglio mostrarlo loro e basta. Tirò fuori il cellulare e fece vedere ai due una foto che Deku aveva scattato un pomeriggio -Katsuki e Hisami che dormivano insieme, seduti contro lo schienale del divano, con le teste piegate all'indietro e le bocche aperte.


Hisami pareva un perfetto ritratto di Katsuki da piccolo. Passò il telefono a Kirishima e Ashido si sporse per vedere bene.


Bakugo-” cominciò Kirishima, corrugando le sopracciglia. Katsuki lo fermò subito.


E' mio. Ho un figlio,” confessò rapido, e si sentì bene a dirlo ad alta voce e a qualcuno che non fosse Deku, dopo tutto quel tempo.


Questo è il figlio di Deku, giusto?”


Katsuki annuì e prese un respiro profondo, pronto a deliziare i suoi amici con ogni sordido singolo dettaglio. Raccontò loro del Quirk di Deku, dell'incontro casuale al mercato, della loro sperimentale collaborazione e, alla fine, di quanto amasse suo figlio.


E' proprio come me -uno stronzetto testardo, ma assomiglia tanto anche a Deku. Non dovrebbe funzionare, ma è così. In più, è tremendamente intelligente.”


Bakugo,” ripeté Kirishima, con aria stranamente addolorata. Il sorriso inconscio di Katsuki svanì dal suo volto.


Questa è una cosa da pazzi. Ma del tipo, pazzo da legare. Lo sai questo, vero?” gli domandò Ashido, senza timore e schietta anche senza l'aiuto degli ormoni della gravidanza. Tutto il suo corpo sembrava teso e pronto a balzare in sua difesa. Kirishima sembrava invece più sconvolto che altro. Katsuki incrociò le braccia al petto, sentendosi attaccato.


Lo so, ma non è che io possa fare chissà che cosa ora, senza rischiare di far del male ad Hisami.”


A chi importa di quel Midoriya. Prenditi la custodia e spedisci quel pazzo in prigione. Chi farebbe una cosa del genere? E' disgustoso,” che lo stesse facendo consciamente o no, Mina si coprì la pancia con le mani, in evidente angoscia.


Oi, non porterò via il figlio all'unico genitore che abbia mai avuto in questi tre anni. Non aiuterebbe in nessun modo. E' complicato.” Katsuki non riusciva a credere di essere finito nella condizione di difendere Deku, e che lo stesse facendo con tutto il cuore. Non era pronto per questo.


Bakugo, sei un eroe professionista. Sono sicuro che i giudici sarebbero dalla tua parte. Hai già un avvocato?” se Kirishima non si fosse tolto immediatamente quella smorfia compassionevole dalla faccia, Katsuki avrebbe urlato.


Non ho bisogno di un fottuto avvocato. E' proprio per questo che stavo evitando di parlare dell'argomento. Non lo capite. Hisami è fantastico, e non farò niente che lo possa far stare così tanto male.” Katsuki aveva una mezza idea di andarsene. Si sentiva male. “E Deku è stato molto disponibile. Stiamo tirando fuori il meglio da una situazione disastrata.”


Ovvio che sia accomodante. Probabilmente è ossessionato da te. Di sicuro non aspettava altro che usare tuo figlio contro di te e manipolarti perché entrassi nella sua vita,” Ashido parlò con voce carica di disgusto, e una vaga punta di preoccupazione. Kirishima stava in silenzio, ad osservarsi le mani. Katsuki arretrò col corpo, piegando il mento contro il collo -un moto di paura.


Fottiti,” ringhiò il biondo, offeso. Non per Deku -non poteva negare di non aver mai pensato le stesse cose che stavano dicendo i suoi amici, anche se solo per un fugace momento- ma per Hisami. Suo figlio non era un oggetto. Nessuno lo stava usando per nessun fine.


Hey,” lo avvisò Kirishima, con voce rabbiosa per la prima volta quella sera. “Non parlarle in quel modo.”


Non dite stronzate come quella su mio figlio, allora. Vuoi fare tanto il gigante forte e buono, protettore della famiglia, ma mi stai buttando addosso la stessa merda in questo momento. Fanculo.”


Si alzò per andarsene e Kirishima reagì mettendosi anche lui sulla difensiva, fronteggiandolo, come se il biondo fosse pronto ad attaccare o qualcosa di simile. Katsuki sapeva che i suoi amici non sarebbero stati felici di sentire quella storia, ma non avrebbe mai immaginato che potessero essere così crudeli.


Me ne vado. Andatevene tutti e due a fanculo,” si allontanò come una furia, dritto verso la porta.


Bakugo, aspetta un attimo.”


No. Voi dovreste essere miei amici. Sono fottutamente felice per la prima volta nella mia vita, tutto grazie ad Hisami, e l'unica cosa che riuscite a vedere è la merda che c'è intorno.” Katsuki stava tremando. Non si era mai incazzato così tanto dall'ultima volta che aveva litigato con Deku e, prima di quello, non riusciva a ricordarsi di un'incazzatura simile. “Pensate che non lo sappia? Credete che non ci abbia pensato mesi e mesi, mentre cercavo un modo per condividere questa storia -probabilmente la storia più intima che abbia mai condiviso- con voi? Dovreste conoscermi meglio di così.”


Se Katsuki si fosse trovato nella condizione mentale di degnarli di un cazzo di sguardo, avrebbe notato le facce profondamente distrutte e dispiaciute di Kirishima e di Ashido. Se ne andò, sbattendosi dietro la porta.


Camminò verso casa fumando di rabbia, miseramente di malumore, ripetendosi in loop nella mente tutte le brutte cose che i suoi amici avevano detto. Faceva male. Faceva forse più male perché avevano ragione, ma quanto era importante essere nel giusto e vincere quando il benessere di un bimbo di tre anni era a rischio?


Il telefono continuava a vibrare nella tasca dei pantaloni. Kirishima e Ashido facevano a turno per chiamarlo e mandargli messaggi, mandargli messaggi e chiamarlo, ma il biondo era furibondo e voleva soltanto togliersi di dosso quella sensazione.


Perciò, chiamò Deku, che era una cosa assurda da fare se ci pensava su bene. Stava cercando di distanziarsi proprio da Deku avvicinandosi ai suoi amici, provando a mettere un po' di distanza tra se stesso e la fonte del suo malessere.


Kacchan? Tutto bene?” gli rispose una voce preoccupata e Katsuki realizzò che erano le undici di notte nel fine settimana. Stava probabilmente dormendo e Katsuki non chiamava mai. Aveva senso che fosse preoccupato, ma quel tocco di solidale apprensione sgretolò il suo già precario autocontrollo.


L'ho detto ai miei amici.”


Sì? Sembra... sembra che non sia andata tanto bene.” Gli rispose con voce dolce e carezzevole. Una voce impastata dal sonno, di chi era a letto. Katsuki si infiammò per la rabbia ancora di più, in una collera inconsolabile.


Ma va, cazzo! Deku... è andato tutto a puttane. Come poteva esserci qualcuno felice per me? Come poteva esserci chi si preoccupava per mio figlio, quando il modo in cui è venuto al mondo sembra tirato fuori da una maledetta soap opera drammatica?”


Ti preoccupi tu di lui. E' una cosa che ti da fastidio?” Fu un sospiro affidato al vento, quasi impercettibile, e difficile da pronunciare. Stava facendo del male a Deku, e fargli del male era sempre stato facile, anche se non sempre sentiva di agire bene o nel modo giusto.


! No- non lo so, cazzo.”


Sto ascoltando, Kacchan. Puoi tirare tutto fuori.”


Lo fece. Passò più di un'ora al telefono, sibilando oscenità e qualsiasi titolo orrendo gli venisse in mente per descrivere Deku, e lui accettò tutto. Assorbì ogni parola tra tremanti, strozzati Lo so e Mi dispiace, perché era sempre stato più forte di Katsuki e sapeva che quella era tutta colpa sua.


Quando ebbe finito, quando si fu liberato di ogni peso che aveva dentro, si sentì esausto. Erano entrambi rimasti in silenzio per tre minuti interi, ma Deku era ancora lì, che respirava regolarmente e lo aspettava.


Ti senti meglio?”


Sì.” Poi tirò su col naso, seguito da un rumoroso, brutto singhiozzo che Deku non fece, coscienziosamente, notare. Dopo, considerato che una imprecazione a sorpresa era più facile da tirare fuori di una scusa, se ne uscì con un, “Fanculo.”


E' tutto okay, Kacchan. Hai bisogni di prenderti una pausa da noi? Da me?” Supplichevole e in grado di rasserenare lo spirito. Come faceva Deku a reggere tutto quello?


Katsuki scosse la testa, agitato solo al pensiero, poi si ricordò che Deku non era fisicamente lì. Non poteva vedere nulla, poteva solo ascoltare sussurri nell'oscurità.


Mai.”


Vieni da noi quando ti sentirai di farlo. Riposati. Buonanotte, Kacchan.”


Perché era così buono?





Note della Traduttrice:


Già avevo sofferto tantissimo leggendo per la prima volta l'originale, figuratevi ora che riassaporo ogni capitolo per tradurlo. Lacrimoni a gogò ;;

Doppio capitolo anche questa settimana!

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Capitolo 11
*** Catharsis ***


Capitolo 11 – Catharsis


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53129248



Katsuki si svegliò sentendosi prosciugato di ogni energia. Gli sembrò quasi di avere una sbornia -disidratato, esausto e rinsecchito com'era. Gli faceva male la gola da quanto aveva urlato al telefono, e subito si sentì insolitamente a disagio per il modo in cui si era comportato. Deku... non meritava di essere trattato così. Gli ci sarebbe voluto un bel po' di tempo prima di trovare qualcuno che si meritasse effettivamente tutto quello che aveva detto nel suo scatto d'ira. Cercò a tentoni, tra i suoi immaginari frammenti di dignità, il cellulare e lo trovò quasi completamente scarico, con più chiamate perse e messaggi di qualsiasi altra occasione. Scrollò via le chiamate perse e i messaggi in segreteria, scorrendo tra le notifiche degli sms.


Ashido: mi dispiace.


Ashido: avrei dovuto essere più delicata nel trattare la situazione. Non mi rimangio quello che ho detto ma Kiri e io ci fidiamo del tuo giudizio. Sono sicura che Hisami sia un bravo bimbo e che tu sia una padre fantastico.


Ashido: per favore richiama uno di noi due. Non vogliamo lasciare la questione indiscussa per altri quattro mesi. Ti vogliamo bene e vorremo bene a chiunque abbia metà del tuo DNA Baku


Kirishima: ti sosteniamo bro. Puoi parlare con noi. Vogliamo che tu sia felice. Ci farebbe davvero piacere incontrare Hisami. Anche Deku...


A seguire molti altri messaggi -venti come minimo che dicevano essenzialmente la stessa cosa- ma Katsuki non volle pensarci troppo in quel momento. Avrebbe lasciato la questione in sospeso . C'era un messaggio da parte di Deku che si sbrigò ad aprire, pesantemente oppresso da quel senso di colpa di prima.


Deku: oggi porto Hisami a uno zoo con recinti1, se ti va di venire. Puoi dire di no... non gli ho detto che potresti esserci, perciò non si aspetta nulla. Spero che tu stia bene.


Cazzo,” mormorò, passandosi una mano giù per il volto. Il messaggio era di una mezz'ora prima. Rifletté a malapena sul decidere se volesse andare o meno. Aveva un debole per Hisami -e pensava che l'accoppiata Hisami più cuccioli di animali fosse una combinazione fantastica- ma la domanda era: sarebbe dovuto andare sì o no, dopo i fatti della notte scorsa?


Katsuki: mi dispiace per ieri notte. Sei sicuro che vada bene se vengo anch'io?


Chiedere scusa per messaggio era più semplice che farlo a voce, ma avrebbero comunque dovuto parlare prima o poi. La risposta arrivò molto più in fretta di quanto si fosse aspettato.


Deku: ma certo. Vuoi incontrarci lì o andare insieme?


Katsuki: vi incontrerò lì. Grazie Deku.


L'altro gli rispose inviandogli soltanto l'indirizzo della fiera e l'ora in cui pensavano di arrivare. Katsuki si sentì sporco e a disagio mentre si preparava per la giornata -c'erano ancora troppe cose irrisolte, troppo opprimenti.





Mr. Kacchan!” strillò Hisami, riconoscendolo immediatamente, anche con il cappello da baseball e gli occhiali scuri che stava indossando per nascondersi dai fan fastidiosi. Farsi vedere in pubblico con Hisami lo rendeva nervoso – teso, al pensare che il valoroso Ground Zero potesse essere visto con un bambino indifeso, una sfruttabile debolezza. Quella era la prima volta che andavano fuori insieme, e Katsuki immaginò quasi che fosse una sorta di assurdo premio di consolazione a cui Deku aveva pensato per farlo stare meglio. Non si sarebbe dovuto prodigare per consolarlo, proprio per niente, dopo tutto quello che gli aveva vomitato contro, ma lo fece sentire comunque meglio.


Hisami gli saltò addosso e Katsuki lo tirò su automaticamente. Fare quello -tenere in braccio Hisami- stava diventando il suo passatempo preferito in tutto l'universo. Sentì la tensione che non sapeva nemmeno di star soffrendo sciogliersi del tutto in lui.


Hey, Bubba. Ti stai divertendo?”


Il viso coperto di lentiggini si rabbuiò e Katsuki si innervosì immediatamente, domandandosi cosa avesse fatto per rattristarlo così.


Ho dato da mangiare ad una capretta. Si è seduta su di me, mi ha leccato la mano e la adoro,” gemette, prima di scoppiare in un pianto senza freni. Katsuki cercò di non ridere di fronte al figlio dal cuore tenero e propenso alle lacrime, davvero, ma non riuscì ad evitarlo. Hisami non gli aveva mai ricordato così tanto Deku come in quel momento. Lo strinse più forte, premendo il volto contro i suoi ricci.


Non piangere, Bubba. Dovresti essere felice.”


Mi sto divertendo! Papà dice che piangere è normale,” rispose, imbarazzato e sulla difensiva, stringendo le manine in due pugni che avrebbero dovuto dargli un'aria minacciosa.


E' una cosa che direbbe, sì,” disse, ruotando gli occhi al cielo bonariamente. Hisami non gli fece caso e mise su un broncio.


Mettimi giù così posso accarezzare il coniglietto,” chiese, singhiozzando ancora un po', fissando un coniglio grigio. Katsuki ubbidì, ridacchiando, e Hisami trotterellò via scoordinatamente verso il coniglio più vicino.


Katsuki andò verso Deku, che sorrideva teneramente a suo figlio, con il telefono sollevato, pronto a scattare una foto.


Hey, Kacchan. Sono contento che tu ce l'abbia fatta,” gli disse quando il biondo gli fu accanto. Prima che potesse perdere il coraggio, chiese scusa.


Mi dispiace per ieri sera,” confessò, fissando una capra lì vicino, sicuro che sarebbe stato più facile guardare quegli occhi strani piuttosto che quelli di Deku.


Non dobbiamo discuterne,” gli disse con calma Deku, a voce bassa.


Sì, dobbiamo. Non voglio più essere quel tipo di persona. Ero incazzato con i miei amici e-”


Ed è più facile urlare in faccia a me che a loro. Meno danni collaterali. Lo capisco,” disse, con un'espressione estremamente apatica. Cercò di cambiare discorso. “Hai provato a parlare con loro oggi?”


Katsuki sospirò, seccato perché Deku era lo stronzo più misericordioso del pianeta. Meno danni collaterali aveva detto, e a Katsuki diede davvero fastidio che per Deku andasse perfettamente bene pensare che a lui non importasse dell'effetto che le sue parole potessero avere sull'altro.


Ci sono un casino di danni collaterali, Deku. Siamo entrambi nella stessa barca, e non ti dovrei trattare così, non importa quanto io sia incazzato. Accetta queste maledette scuse.”


Ti ho già detto che va bene così. Scuse accettate, come sempre. Sono più preoccupato per te e i tuoi amici,” gli rispose con freddezza, scattando foto a Hisami che correva dietro a dei pulcini, sorridendo placidamente. Katsuki scosse la testa incredulo. Come faceva ad essere così imperturbabile?


Come fai?”


A fare cosa?” Deku non lo stava nemmeno guardando. Scorreva le immagini del telefono, impassibile. Freddo come un dannatissimo baccalà.


A comportarti come se andasse tutto bene.”


Deku sbirciò nella sua direzione, con un sorriso un po' meno triste.


Ti arrabbierai,” gli disse, increspando le labbra un goccio di più, e il sorriso gli arrivò agli occhi, illuminandoli in quella grigia e fredda giornata.


Pensavo che la cosa non importasse?”


Sei libero di provare qualunque cosa tu voglia. Preferirei davvero non dover litigare di fronte a Hisami, però.”


Non lo farei mai. Dimmelo e basta.”


Deku rimase in silenzio per un po', rimuginando con ogni probabilità sulle parole da usare. Si lasciò sfuggire una risata leggera -somigliante più a un colpetto di tosse, in verità- prima di parlare.


Beh, tu e Hisami siete incredibilmente simili. E' difficile assistere a delle scenate, ma se mi altero anche io per le stesse cose, tutto si complica. E' sufficiente lasciarle fare il loro corso e aspettare che finiscano, così dopo è tutto sistemato. Nessun danno, nessun affanno.”


Una scenata,” ripeté inespressivo Katsuki, seccato che l'altro non avesse torto. Ridacchiò sotto i baffi.


Sei un bravo padre, Deku.”


Lo sei anche tu,” gli rispose genuinamente con un gran sorriso.


Per lui sono solo un babysitter,” ammise l'eroe amaramente.


Non per me. Non per lui. Sei un padre, e ho il vago sospetto che tu ami essere un padre.”


E' così,” ammise, sapendo comunque che lo era soltanto per poche ore, per alcuni giorni della settimana. Odiava ammetterlo, ma non era così sicuro sicuro di poterlo fare -facendolo poi alla grande- a tempo pieno. Il pensiero lo terrorizzava, ma ciò non significava che non avrebbe voluto provare. Si sarebbe fatto massacrare più e più volte per Hisami.


Vai a fare il papà, allora. Io resterò qui per un po',” lo incitò Deku con una leggera gomitata, facendogli segno con la testa verso il punto in cui stava Hisami. Il bambino era riuscito a trovare l'unica pozza di fango fra tutti i recinti dello zoo ed era ad un passo dal saltarci dentro.


Hisami, no.”


Un nodo di sensi di colpa gli serrava ancora le viscere -Deku era troppo gentile, troppo disposto a dargli il beneficio del dubbio, ma erano riusciti a fare tutti i progressi possibili in quel lasso di tempo, perciò andò dietro ad Hisami, sentendosi sempre meglio per ogni passo in più che lo avvicinava al bimbo.





Tornarono all'appartamento con Hisami mezzo addormentato sin da quando era iniziato il tragitto inverso. Deku lasciò che Katsuki se lo caricasse fin su per tutte le scale, il faccino assonnato nascosto contro il suo collo. Tuttavia, quando cercò di metterlo giù perché dormisse nel proprio letto, fece i capricci. Finì per addormentarsi, sdraiato tra i due sul divano. Deku mise su il canale delle news sugli eroi, il volume quasi allo zero, solo per dare ad entrambi qualcosa su cui concentrarsi. Katsuki si domandò se anche Deku, nel silenzio attorno a loro, si sentisse soffocare come lui. L'unica cosa che lo bloccava dal saltare in piedi e correre via era la figura dormiente di suo figlio, e il profondo impulso di non doverlo disturbare.


Perché ti assomiglia così tanto?” si domandò Katsuki ad alta voce, studiando il piccolo. Era una domanda stupida, davvero. Perché qualcuno finisce con l'assomigliare a qualcun altro? Gli vennero in mente Mendel, i geni recessivi e il quadrato di Punnet.


C'è anche così tanto di te in lui,” Deku parlò dolcemente, accarezzando dei ricci biondo chiaro. “Ha il tuo-”


Il mio naso. Lo so,” disse, interrompendo Deku. Pensò di aver riconosciuto tutte le tracce dei geni della famiglia Bakugou in Hisami il giorno che lo aveva visto per la prima volta -il naso aquilino, piegato appena all'insù, gli occhi dal taglio affilato sormontati da sopracciglia sottili, l'esatta sfumatura di biondo che caratterizzava sia lui che sua madre. Forse era per questo che era rimasto così sconvolto quando lo aveva visto. Forse lo aveva saputo ancora prima di saperlo.


Era ancora incazzato con Deku per tutto, per avergli tenuto segreto suo figlio per tre anni, per avergli negato le sue prime parole, i suoi passi incerti, le sue candeline di compleanno. Non sapeva se sarebbe mai stato in grado di perdonare quell'ingiustizia, ma era dura non amare Hisami. Era difficile non sentirsi inspiegabilmente connesso a Deku grazie a lui, quando erano tutti e due seduti nel silenzio di un appartamento, con loro figlio che sonnecchiava nel mezzo, la testa appoggiata sul ventre di Deku e i piedini nudi nascosti sotto la coscia di Katsuki.


Katsuki voleva più di qualche ora alla settimana. Voleva più di qualche clandestina, supervisionata sessione di giochi nell'appartamento dell'altro. Voleva più che sentire suo figlio chiamarlo Mr. Kacchan e che sapesse che entrambi i suoi genitori lo amavano. Voleva che il suo amore per quel piccolo esserino, per quella creatura perfetta -creata con parti sue e di Deku- potesse manifestarsi liberamente, a prescindere dalla distanza e svincolato dalle attente regole che avevano imposto.


Katsuki si spinse ad appoggiare delicatamente il palmo sulla schiena di suo figlio, disegnando con gentilezza dei cerchi lungo le piccole protuberanze della colonna. Hisami si mosse al suo tocco, stiracchiandosi un po'.


Papà,” mormorò con voce impastata dal sonno, prima di ricadere nel mondo dei sogni. Fu una cosa banale, una semplice parola mormorata e probabilmente intesa per Deku in ogni caso, ma ebbe un effetto su Katsuki. Gli si strinse il cuore e gli occhi gli bruciarono, mentre le sue certezze e le sue insicurezze si mescolavano nella testa.


Deku,” disse, con una voce insolitamente tremula. Si sentì il corpo andare in fiamme e percorso dai fremiti, ma non trovò la forza di sentirsene imbarazzato. “Voglio di più.”

“Kacchan,” sussurrò l'altro, piano e con titubanza, come se si stesse preparando ad un litigio. Katsuki non gliene avrebbe dato la possibilità.


Voglio che Hisami abbia tutto. Due genitori e una stanza nel mio appartamento e tutte le maledette action figures di Frostfire che posso permettermi con il mio stipendio schifosamente alto, anche se mi uccide il doverle comprare. Voglio anche che sappia che io sono il suo papà. Voglio l'affidamento congiunto, e-” si fermò, conscio di stare per lanciare una sfida. “Sono disposto a lottare con te per averlo.”


Deku si irrigidì, e qualunque sorta di legame soporifero fosse stato sul punto di crearsi tra loro svanì in un istante. La mano che stava accarezzando i capelli di Hisami si strinse impercettibilmente, per poi rilassarsi nuovamente.


Non deve per forza andare così, Kacchan. Non tutto deve diventare una lotta,” disse, sulla difensiva e guardingo. Diceva così, ma il suo tono di voce profondamente ferito parlava di più e dimostrava quanto fosse altrettanto pronto a lottare.


Mi darai la custodia, allora? Senza supervisione e nel mio appartamento?”


Credi che Hisami sia pronto per questo?”


Se andiamo avanti in questo modo, non lo sarà mai,” sbroccò il biondo. Da qualche parte nella mente, in un piccolo angolino buio, si ricordò di Kirishima che lo incoraggiava a trovare un avvocato.


Credi di essere pronto tu? Pronto a dirlo alla tua agenzia, a ridurti le ore di lavoro e rischiare il tuo titolo per lui?” Deku gli parlò come se sapesse già quale sarebbe stata la risposta, non importava cosa avrebbe detto Katsuki. Deku non sapeva però come si sentisse realmente l'eroe. In parte era perché Katsuki stesso non permetteva mai a nessuno di conoscerlo al cento per cento, ma una parte di lui soffriva perché Deku pensava davvero che non avrebbe messo da parte tutto per Hisami, che non avesse già stravolto la sua vita per lui. Ma dopotutto, Deku era cresciuto con lui. Senza dubbio si ricordava di quanto era stato ostinatamente concentrato a diventare il più grande degli eroi e della sua cinica considerazione dei legami emotivi. Aveva senso che Deku fosse diffidente, anche se era bravo a nasconderlo. Prese un respiro profondo, pronto a tirare fuori tutto in un fiato. Non poteva più evitare l'altro.


Farei qualsiasi cosa per lui. Tu ed io siamo complicati, ma non lascerei mai che niente si mettesse tra me e mio figlio, se soltanto tu glielo permettessi. E' mio figlio... e nonostante né io né te abbiamo mai veramente parlato del perché tu l'abbia fatto... hai scelto me.”


Non aveva programmato di dire quell'ultima parte. Una cosa così schietta e reale faceva sorgere talmente tante domande, ma Katsuki sapeva di aver fatto centro.


Gli sembrò che Deku lo guardasse con occhi nuovi, mentre Katsuki ricambiava con uno sguardo bruciante e risoluto, tutto per farlo cedere. Senza che ci dovesse pensare troppo a lungo, Deku mise una mano sulla spalla di Katsuki - non gli sembrò esattamente la cosa giusta da fare, ma non gli sembrò nemmeno una mossa inappropriata. Non aveva nemmeno realizzato che fossero seduti abbastanza vicino da rendere possibile un simile contatto fisico. Il biondo sentì il corpo abbandonarsi al contatto, appena un po', e per motivi arcani persino a lui non si ritrasse in fretta e furia. Con il pollice, Deku disegnò distrattamente la linea della clavicola di Katsuki da sopra la camicia.


Kacchan,” cominciò, e usò quasi lo stesso tono reverenziale con cui un tempo era solito pronunciare il suo nome. “Mettiamolo a letto, e poi iniziamo a studiare nuovi piani. Sono ancora... dubbioso, ma ho fiducia in te. Voglio anch'io quelle cose per Hisami.”


Lo amo così tanto,” disse, perché non sapeva cos'altro dire e rimase davvero molto spiazzato dalla sua stessa sincerità. Non aveva mai pensato a tutto quello -una famiglia, amore, affetto- come un potenziale elemento della sua stessa vita. E anche se continuava ad essere estremamente incazzato per le subdole circostanze che stavano alla base della nascita di Hisami, era comunque grato di averlo nella sua vita. Katsuki non era mai stato propenso a provare la solitudine, ma adesso sapeva che gli era sempre mancato qualcosa nella vita. La solitudine era in pratica il suo standard di vita quando non si trovava tra le mura della casa di Deku e Hisami. Desiderava ancora essere l'eroe numero uno, quello non sarebbe mai cambiato, ma per la prima volta, voleva anche qualcos'altro -qualcosa di più. Desiderava ogni cosa, e ciò includeva Hisami. Includeva Deku, anche se non era proprio pronto a fare i conti con quel pensiero.


Magari Deku non era la persona con cui si sarebbe immaginato di vivere quell'esperienza, ma senza di lui, Hisami non avrebbe avuto quelle lentiggini, o quei ricci, o quella specifica sfumatura di verde nei suoi grandi occhi curiosi. E non poteva negare che Deku fosse più di un semplice tutore competente -era un padre fantastico e non gli veniva in mente nessuno che potesse crescere Hisami meglio di così.


Katsuki strinse la mano a Deku, quella ancora appoggiata alla sua spalla, e si sentì scosso da tremori, indifeso e ridicolo mentre esalava un sincero e avvolgente “Grazie.”






1In inglese è 'petting zoo' , ovvero lo zoo dove ci si può avvicinare a dei recinti e accarezzare gli animali.

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Capitolo 12
*** Burgeoning ***


Capitolo 12 – Burgeoning


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53188975



Continuarono a fare piani fino a tarda notte. C'erano quasi fin troppe cose da considerare. Quando dirlo ai loro genitori, come dirlo ad Hisami, chi avrebbe tenuto Hisami in quali giorni, e quando dare inizio al piano. Izuku vedeva chiaramente quanto Katsuki fosse scombussolato, anche se era bravo a nasconderlo. Era buffo quanto fosse facile adesso leggergli dentro. Non era sicuro se fosse dovuto al fatto che Kacchan ora si lasciasse vedere per quello che era davvero, o perché fosse così simile ad Hisami. Era vero che, a primo impatto, Hisami assomigliava di più ad Izuku -i ricci, le lentiggini, la corporatura minuta, quasi aggraziata, ma quando lo si scomponeva in singole parti, era del tutto Kacchan. Izuku sapeva identificare lo stato d'animo di suo figlio dal modo in cui piegava le labbra, da come serrava la mandibola. Talvolta, gli capitava di vedere le stesse mimiche facciali su Kacchan, e restava completamente di sasso, così tanto che si doveva fisicamente scuotere per riprendersi dallo shock.


Ho qualcosa in faccia?”


Izuku sobbalzò e negò col capo, imbarazzato di essere mentalmente partito per la tangente. Si schiarì la gola.


Che cosa dirai alla tua agenzia?”


Quanto di meno possibile, cavandomela al tempo stesso. Gli addetti stampa però vorranno tutti i minimi dettagli, così da essere al passo con i pettegolezzi.”


Perciò... tu cosa dirai?”


Dio, Deku, non lo so. Come faresti tu a raccontare una storia del genere senza sembrare sospetto e inquietante? L'ultima cosa che voglio è che tu perda la tua clinica, o che il mio titolo finisca nel cesso.”


Izuku non riuscì ad evitare un sussulto. Kacchan sospirò a lungo.


Magari non mi nominare proprio per niente. Se riesci,” mormorò, incapace di incrociare gli occhi del biondo.


Potrei dire loro che sei il mio ragazzo, che era una cosa programmata da tutti e due, e che siamo semplicemente delle persone molto riservate.”


Kacchan, è-”


Una follia, già. Ma è anche la scusa più semplice e credibile.”


Non potrei chiederti di farlo.” Izuku sapeva di avere la faccia in fiamme, si poteva vedere anche dallo spazio per quanto era evidente, ma si augurò che Kacchan lo avrebbe interpretato come un rossore dovuto all'imbarazzo per la colpa, non come un sì, sarei felicissimo di far finta di essere il tuo ragazzo.


Non te lo sto chiedendo. E' quello che ho deciso di dire,” asserì con convinzione.


Penso che dovresti dire chiaro e tondo che vuoi proteggere la privacy di tutti e tre. Tutto quello che voglio è la sicurezza di Hisami.”


Concordo. Non ti devi preoccupare per quello, ma so che lo farai, perciò fidati di me quando dico che è la mia priorità assoluta.”


Mi fido di te.” Izuku si lasciò andare ad un dolce sorriso. Era un miracolo che potesse conversare con Kacchan in quel modo. Sapeva che non erano amici, nemmeno qualcosa di simile, ma talvolta riusciva quasi a far finta che lo fossero. Diceva sul serio quando ammetteva di fidarsi del biondo, implicitamente.


Domani sera ho un turno di lavoro. Metterò in chiaro le cose e mi assicurerò di avere degli orari più stabili, dopodiché potremmo discutere anche della parte notturna.”


Hai una camera per lui?”


Al momento è uno studio spoglio. Pensavo che lo avremmo potuto decorare insieme. Non so un cazzo di quello che hanno bisogno i bimbi. Mi devi aiutare a rendere tutto a prova di bambino.”


Izuku sorrise di più questa volta. Aveva in testa fantastici scenari sognanti di loro tre che passeggiavano per l'IKEA come una famiglia qualunque . Si sentì immediatamente in colpa per aver pensato desiderato così tanto che quella fosse la loro realtà.


Penso che gli farebbe piacere. Lo aiuterebbe a sentirsi a casa,” disse e poi, perché Kacchan non venisse preso alla sprovvista nel caso Hisami avesse rifiutato di stare con lui, aggiunse, “Non ha mai passato una notte senza di me da nessuna parte. Non voglio che tu te la prenda se non si sentirà a suo agio i primi tempi.”


Sono un adulto, Deku. Non me la prenderei con Hisami per questo,” brontolò, evidentemente contrariato.


Venir rifiutato dal proprio figlio fa male, anche solo per un secondo.”


Kacchan lo liquidò con un gesto della mano e Izuku lasciò stare.





Si erano quasi fatte le due del mattino quando terminarono gli argomenti di cui discutere. Katsuki stava sperimentando la stessa sensazione anestetizzante di quella volta che si era rotto il braccio sul lavoro ed era stato costretto a stare in ufficio tra le scartoffie per tutti i suoi turni, fino a quando non avesse terminato la fisioterapia: era annoiato, prossimo alla pazzia e sentiva che gli sarebbe scoppiata la testa se avesse dovuto pensare un secondo di più.


E' tardi. Me ne vado.”


Puoi restare qui, se vuoi. Il divano è piuttosto comodo una volta tolti i giocattoli da tutti gli anfratti.”


Non ti sei ancora stufato di me?” scherzò Katsuki con un sorrisetto. Era una proposta bislacca, ma non voleva necessariamente rifiutarla. Era tardi, era stanco e quel posto cominciava a sembrargli sempre più una casa, maggiore era il tempo che ci trascorreva dentro. Casa sua era dove si trovava suo figlio.


Sei sempre il benvenuto qui.” Non era una vera e propria risposta, ma Katsuki fece spallucce. Deku annuì col capo e andò verso un armadio della biancheria nel corridoio per cercare delle lenzuola e coperte.


Puoi prendere il mio letto. Io mi preparo questo,” gli disse Deku, l'ospite idiota sempre pronto a sacrificarsi.


Non andrò a dormire nel tuo letto, Deku.”


Ad essere sinceri, l'idea di dormire nel letto di Deku lo metteva esageratamente a disagio. Se lo ricordava estremamente comodo, ma ricordava anche di come era finito avvolto dal profumo di Deku, di quanto familiare l'avesse trovato, come se non fosse mutato da quando erano piccoli.


Ci hai già dormito. E' comodo, vero?”


Come fai a saperlo?”


Hisami mi ha detto che, in teoria, non avrebbe dovuto dirmi che avete dormito fino a saltare la colazione.” disse sorridendo.


Se può consolarti, era sinceramente dispiaciuto di aver vuotato il sacco.”


Quel piccolo topastro,” disse Katsuki, sorridendo affettuosamente mentre guardava la porta della camera di suo figlio.


Vai a letto, Kacchan. Ci vediamo domani mattina.”


Sì, va bene. Notte, Deku.”


Forse nemmeno dieci minuti dopo che si era sdraiato nel letto di Deku, si svegliò al sentire un paio di piedini strisciare sul pavimento in legno. Hisami si infilò sotto le coperte e si accoccolò proprio contro il biondo.


Tutto okay, Bubba?”


Dov'è papà?” dalla voce pareva un po' spaventato, non sapeva se perché avesse trovato Katsuki nel letto di suo padre, o perché fosse stato beccato a nascondercisi dentro.


Sul divano.”


Oh. Beh, io dormo qui. E' più comodo.”


Va bene, Bub. Sogni d'oro.”





Buongiorno!” Deku, vestito solo con i boxer, stava preparando dei pancakes a forma di cuore, tentando coraggiosamente -ma inutilmente- di non creare un macello in cucina. Katsuki sorrise e andò dove era giusto che stesse, dietro di lui, a stringere con le braccia il ventre nudo e piatto di Deku. L'altro si sciolse nell'abbraccio, dimenticandosi momentaneamente dei pancakes.


Hisami è già sveglio?” chiese Katsuki, accarezzandogli la curva dell'orecchio con le labbra. Sentì al tatto, più che vedere, Deku scuotere negativamente la testa.


Non perdiamo tempo, allora,” disse, la voce ridotta ad un irriconoscibile, primitivo e sensuale ringhio. Deku ruotò sul posto e lo strinse più stretto a lui, come se avessero potuto stringersi di più di quanto già non stessero facendo. Si baciarono, la mano di Katsuki viaggiò verso il basso, e-


Cazzo,” sibilò il biondo. Si svegliò di soprassalto, con un piedino piantato nel fondoschiena. Hisami era letteralmente sdraiato di traverso, a gambe e braccia divaricate, nel letto. Se non avesse provato quel fastidio, sarebbe stato tentato di credere che stava ancora sognando -un sogno nel sogno. Ma sapeva che, se quello fosse stato il caso, Deku si sarebbe trovato da qualche parte lì, fin troppo nelle vicinanze. Che cosa diavolo gli stava passando per la testa? Perché il suo subconscio era ossessionato dall'idea di toccare Deku nei suoi boxer corti e stretti? E perché era mezzo eccitato?


Cazzo,” sussurrò, più piano questa volta, più rassegnato. Lasciò Hisami alla sua lenta conquista del letto per andare al bagno principale connesso alla stanza, così da potersi dare una fottuta calmata. Aveva delle cose da fare quel giorno. Sarebbe stato ufficialmente un padre, oggi, e quello non era davvero il modo in cui aveva immaginato di cominciare la giornata.


Quando finalmente uscì dal bagno, sorpassando suo figlio che dormiva nella camera, fu tentato di tornare semplicemente a letto quando vide Deku.


Buongiorno!” Deku stava cucinando dei pancakes ed era tutto troppo surreale, troppo simile al suo sogno.


Cristo,” mormorò sottovoce. Perlomeno aveva i vestiti addosso.







Note :


Sì lo ammetto, sono una di quelle che ha pensato “dividetevi il letto che è così comodo, vi preeeeeegoooo”.
Un grazie a tutti i lettori/recensori.

Bacini <3

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Capitolo 13
*** Flourishing ***


Capitolo 13 – Flourishing


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53222650



Katsuki sembrava disorientato, ma Izuku ritenne che non fosse il caso di commentare. Probabilmente era solo nervoso al pensiero di dire la verità ad Hisami. Izuku non poteva negare di essere anche lui un po' teso. Hisami era, dopotutto, tremendamente imprevedibile, ma Izuku ci aveva fatto l'abitudine. La vita da genitore gli aveva insegnato a fare buon viso a cattivo gioco, a uscire incolume dai capricci, ad accettare il fatto che davvero poche cose andavano come erano state programmate. Anche Kacchan avrebbe dovuto imparare lo stesso, e nessun tipo di organizzazione teorica lo avrebbe preparato a ciò che sarebbe venuto dopo.


Izuku fece del suo meglio per concentrarsi e cucinare la colazione, ma riusciva a sentire gli occhi di Kacchan premergli contro la schiena. Ogni volta che azzardava uno sguardo nella sua direzione, quegli occhi rossi viravano sul bancone con fare quasi colpevole. Avrebbe giurato che Kacchan fosse imbarazzato, per qualche motivo.


Tutto okay?”


Sto bene,” replicò secco -il che voleva quasi certamente dire che non stava bene.


Sei nervoso per quello che dovrai dirgli?”


Un po'. E se non gli importasse?”


Gli importerà. Nella peggiore delle ipotesi, andremo avanti come abbiamo sempre fatto, fino a quando non si sarà abituato all'idea. I bambini hanno una mente elastica.”


Kacchan si lamentò platealmente, la testa tra le mani, e Izuku fece scivolare verso di lui un piatto con dei pancakes.


Andrà bene, Kacchan,” disse, dandogli una pacca di conforto sulla spalla mentre usciva dalla stanza. Il biondo si ritrasse, come se avesse appena sofferto una scottatura e Izuku biascicò un rapido e sorpreso “Scusa.”


Non riusciva ad immaginare che cosa mai avesse potuto mettere così sulle spine il biondo, ma non volle indagare, perciò andò in camera sua a svegliare Hisami per la colazione.





Le mattine erano sempre tranquille con Hisami. Era il momento della giornata con il suo massimo livello di calma. Il piccolo sbatté lentamente le palpebre di fronte ai suoi pancakes, in testa un groviglio di capelli.


Dovremmo dirglielo adesso?” sussurrò Kacchan, fissando guardingo loro figlio, ma con speranza negli occhi.


Meglio farlo quando è ancora docile,” replicò Izuku, scherzando solo in parte. “Vuoi che parli io?”


L'altro annuì, più nervoso di quanto non lo avesse mai visto. Il grande e intrepido Bakugo Katsuki, in ansia di fronte ad un bimbo di tre anni. Sbalorditivo.


Hey, tesoro. Prima della pappa Kacchan e io avremmo qualcosa da dirti.”


Prima dei pancakes?” si lamentò Hisami, meno indignato rispetto al suo solito per via della sonnolenza.


Sì, prima. Ricordi come funziona il mio Quirk?” Izuku valutò di poter cominciare da lì, per poi guidarlo lentamente verso la verità. Lasciare che la scoprisse da solo prima che gli venisse rivelata. Hisami annuì.


Fa i bambini.”


Esattamente. E io ti ho creato con quello, ma per farlo servono due persone.”


Arriva al punto papà. Ho fame.” Hisami ruotò gli occhi al cielo e Katsuki rise fragorosamente dietro ad Izuku. Questi lo fulminò con lo sguardo ma Hisami ridacchiò, evidentemente felice di aver fatto ridere l'eroe.


Va bene. Quello che sto cercando di dire, è che tu hai due papà. Anche Kacchan è tuo papà.”


Hisami si bloccò per qualche secondo, processando le parole, e i presenti nella stanza trattennero il fiato in ansia. Gli occhi stanchi del piccolo si posarono su Kacchan quando parlò.


Okay.” Picchiettò il posto accanto a lui e Izuku giurò di aver visto Kacchan quasi inciampare su se stesso, nel tentativo di mettere il sedere su quella sedia il più presto possibile. “Mi taglieresti i pancakes, papà?”


Izuku quasi rispose, spinto puramente dall'istinto, ma Kacchan lo batté sul tempo, rispondendo con la voce di chi sembrava avesse appena ricevuto un pugno nel plesso solare, per quanto era strozzata.


S-sì, Bub. Ci penso io.” Stava praticamente irradiando luce propria, e quasi sicuramente piangendo. Izuku guardò da un'altra parte per lasciarli vivere il momento.


La colazione passò rapidamente, ma Hisami si svegliò sempre un po' di più ad ogni morso di pancakes sciroppato che mandava giù. Quando ebbe finito, aveva la bocca e le mani ridotte ad un impiastro appiccicoso. Izuku si scambiò uno sguardo con Kacchan dall'altro lato del tavolo. Pareva piuttosto orgoglioso di se stesso, ancora in estasi per la meraviglia di aver ricevuto il titolo ufficiale di padre.


Divide et impera1?”


Io mi occupo dei piatti, tu del gremlin.”


Annuirono insieme e si misero all'opera. Era bello avere qualcuno con cui dividersi i compiti, un piccolo sollievo dopo anni passati a fare il genitore single. Izuku stava ancora grattando via dello sciroppo mezzo secco dal piatto, quando Hisami ricomparve, non più appiccicoso ma vestito con un completo che Kacchan gli aveva comprato poche settimane prima: dei graziosi pantaloni sportivi verde militare e una maglietta di Ground Zero. Persino le calze avevano il design di Ground Zero.


Hisami andò dritto a prendere uno dei suoi quaderni e cominciò a scribacchiarci sopra. Kacchan si avvicinò ad Izuku.


Penso che sia andata bene,” disse distrattamente, usando un panno per aiutarlo ad asciugare.


E' andata benissimo.” Sorrise, felice che Kacchan fosse felice. E poi, la voce di Hisami irruppe dall'altra parte della stanza.


Papà, verrai a vivere con noi adesso?”


Abbiamo parlato troppo presto,” mormorò Izuku. Sapeva che, prima o poi, Hisami avrebbe fatto delle domande, una volta che si fosse preso del tempo per riflettere sulle naturali conseguenze del nuovo titolo assegnato a Kacchan.


Uh, no. Io ho una casa tutta mia, ma puoi venire a stare da me qualche volta,” disse piano Kacchan, chiedendo aiuto con lo sguardo ad Izuku. L'altro gli fece solo un cenno d'incoraggiamento con la testa. Avrebbe dovuto imparare ad agire senza di lui. Kacchan voleva il suo proprio spazio, la sua propria vita con Hisami e, per quanto l'idea di rinunciare a così tanto del suo tempo in compagnia di Hisami spaventasse Izuku, era consapevole che sarebbe dovuto succedere - sapeva che Kacchan non voleva passare più del tempo strettamente necessario in sua compagnia. Anche se faceva male pensarci, giusto un po'.


Ma non con papà?”


Sarà come quando vai a stare dalla nonna, tesoro. Sarà divertente,” disse. Hisami storse il naso, all'apparenza un po' combattuto, ma accettò la risposta. E poi, se ne uscì con la peggiore delle domande possibili.


Vi amate? Volete fare altri bambini?”


Izuku fece cadere un piatto nel lavandino e Kacchan si strozzò con la sua stessa saliva. Izuku fece l'unica cosa possibile: cambiò il discorso.


Tu sei tutto quello di cui abbiamo bisogno, tesoro!” I nervi a fior di pelle lo fecero praticamente strillare. “Vuoi del gelato?” la voce gli si spezzò sull'ultima parola, come quella di un adolescente in età puberale.


Non è nemmeno ora di pranzo, papà,” notò Hisami, guardandolo con sguardo di disapprovazione. Era anche Novembre, e fuori faceva freddo, ma Izuku avrebbe preferito morire piuttosto che rispondere ad altre domande di suo figlio. Alla fine, si ritrovarono a cucinare biscotti, e Kacchan scappò via verso mezzogiorno. Fu contentissimo quando Hisami lo chiamò papà e lo salutò con un bacio sulla guancia.





Katsuki stava camminando per le corsie di un grande magazzino, sentendosi come perso in mezzo all'oceano. Da piccolo, quando aveva avuto circa cinque anni, era finito separato da sua madre in un posto come quello, e in qualche modo allora si era sentito molto più sicuro di sé. Setacciò le corsie alla ricerca di giocattoli che potessero piacere ad Hisami, mettendo già nel carrello lo stesso shampoo e bagnoschiuma a tema Frostfire che aveva visto a casa di Deku. Comprò uno spazzolino, una tazza di plastica e una vera moltitudine di pigiami, calze e mutande, una rete e un materasso e una piccola sedia dal design originale che pensò potesse piacergli.


Voleva che il temporaneo trasferimento di Hisami nel suo appartamento andasse il più liscio possibile. Aveva ordinato un armadio e una struttura letto la settimana precedente, in consegna programmata il giorno dopo. Deku si era offerto per aiutarlo a montare tutto, ma Katsuki stava cominciando a sentire la mancanza dei suoi momenti solitari e stava cercando disperatamente di tenere Deku il più alla larga possibile.


Quei fottuti sogni non ne volevano sapere di scomparire. Alle volte avevano tratti più domestici -con loro tre al parco a spingere Hisami sull'altalena, oppure i tre accoccolati sul divano- ma alcuni erano decisamente sconci. E ogni volta che si svegliava sudato ed agitato, le prime cose che gli venivano in mente erano le domande di Hisami: vi amate? Volete fare altri bambini? Katsuki avrebbe preferito non dormire mai più piuttosto che avere altri sogni erotici su Deku, ma erano persistenti e persuasivi, e non aveva idea di come farli smettere.


Distanziarsi era la migliore delle strade da prendere, decise. Ma in ogni caso, avevano stabilito di portare Hisami a comprare le decorazioni per la cameretta il suo prossimo giorno libero. Il punto era che non sarebbe stato mai più in grado di allontanarsi da Deku, perciò avrebbe solo dovuto sorridere e tenere duro. In tutta onestà, quando ancora non erano iniziati i sogni, non gli era dispiaciuto passare del tempo con Deku. Non l'aveva disprezzato per niente. Gli era anche parso che sarebbero potuti tornare ad essere amici, e adesso invece non riusciva nemmeno a guardarlo, non senza notare la curva delle cosce, o la lentiggine sul suo collo, proprio sotto all'orecchio, grande abbastanza da spiccare sulle altre. Passava molto tempo a venerare quella lentiggine in particolare, nei suoi sogni.


Il cellulare vibrò nella tasca, probabilmente una foto mandata da Deku, che adesso gli inviava scatti quasi ininterrottamente. Vibrò altre tre volte prima che lo controllasse. Era un video dai frame tremolanti -Hisami doveva lavorare sulle sue abilità con la videocamera.


Ciao papà! Mi manchi, ma ho qui con me il piccolo papà!” Brandì l'action figure di Ground Zero facendo uno whoosh con la voce più tremendamente dolce che Katsuki avesse mai sentito. Era seduto sulle gambe di Deku, piegato contro il suo petto, perciò l'altro rientrava completamente nell'inquadratura e il biondo riuscì a vedere di nuovo quella dannata lentiggine. Indossava anche degli occhiali, con l'aria più stanca che gli avesse mai visto in faccia. Sembrava invecchiato.


L'altro messaggio era chiaramente da parte di Hisami -una benedetta montagna di emoji a forma di cuoricino, esplosioni e -inspiegabilmente- un drago. Sotto, un messaggio da parte di Deku: stiamo entrambi per andare a letto. Voleva soltanto darti la buonanotte.


Katsuki non seppe cosa gli prese, ma non riuscì ad evitarsi di rispondere al messaggio.


Katsuki: Non sapevo che portassi gli occhiali.


Deku: Sono pieno di sorprese. Mi fanno sembrare più vecchio vero?


Katsuki: vecchio da morire. Come minimo un cinquantenne.


Katsuki: giornata dura?


Deku: IO NON SEMBRO UN CINQUANTENNE!!!!!


Deku: Hisami ha fatto una scenata perché non riusciva a trovare “il piccolo papà”. Dopo due ore di strilli e infinite ricerche l'ho trovato nell'asciugatrice. Invece di sentirmi dire “grazie papà ti voglio bene” ha risposto dicendo“papà l'avrebbe trovato prima.”


Deku: le gioie del fare il genitore


Katsuki rise ad alta voce nella corsia dei giocattoli. Deku sapeva essere divertente.


Katsuki: riposati un po'. Buonanotte Deku.


Deku:


Deku: E' STATO HISAMI


Deku: Buonanotte da tutti e due


Anche se involontariamente, aveva imparato così tante cose su Deku nel giro di qualche mese -nemmeno in metà di un anno. Deku portava gli occhiali e stava bene con addosso un completo elegante. Deku guadagnava una vagonata di soldi e viveva ancora in una merda di appartamento perché li metteva tutti da parte per il futuro di suo figlio. Deku aveva una lentiggine sotto l'orecchio e un sedere davvero niente male.


Cazzo,” mormorò, pensando di nuovo con quello che aveva sotto la cintura





Note della Traduttrice:


Aggiorno all' 01.30 perché non ho sonno lol.

Per puro scopo informativo, la storia originale è arrivata a 30 di 40 capitoli (a meno che l'autrice non aumenti all'improvviso il conto finale, cosa possibilissima) e io sto lavorando alla traduzione del 25esimo (ꈍ ꒳ ꈍ✿)

Ci faremo compagnia ancora per un po' !

Un abbraccio a tutti i lettori e recensori.




1Motto latino che significa letteralmente “Dividi e conquista”, link di Wikipedia se volete saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Divide_et_impera .

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Capitolo 14
*** Budding ***


Capitolo 14 – Budding


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53257111




Fare shopping con un bimbo piccolo al seguito era, detto semplicemente, un cazzo di incubo. Aveva fatto un sogno al riguardo la sera prima, in effetti, ma era stato di gran lunga più idilliaco della realtà dei fatti. Nel suo sogno Hisami restava seduto nel carrello, puntando le cose con l'indice mentre blaterava di quanto fosse eccitato per la nuova cameretta che avrebbe avuto e Katsuki e Deku gli ruotavano attorno prendendo oggetti dagli scaffali, mettendoli nel carrello -perfettamente oliato.


Nella realtà, Hisami era un incubo infernale, un piccolo tornado di manine prensili che urlava ordini a destra e manca.


Voglio questo qui,” disse, tirando giù da un piccolo espositore una lampada da comodino, brandendola come un'arma. Deku lo riprese per essersi arrampicato sopra l'espositore, prima di recuperare la stessa lampada che chiedeva, inscatolata, e depositarla nel carrello. Non fosse che Hisami, allontanandosi come un uragano, cambiò idea dieci secondi dopo adocchiando una nuova lampada più bella. Katsuki sospirò. Di quel passo sarebbero diventati vecchi, prima che Hisami si fosse deciso sulle cose che voleva.


Che colore ti piace, Bubba?” chiese Katsuki, nel tentativo di guidare Hisami verso una direzione univoca. Quando aveva detto di volere che fosse lui a scegliersi le cose per camera sua, non si era fermato a pensare alle conseguenze, o a quanto limitata fosse la capacità di concentrazione di suo figlio.


Mi piace il verde, come i capelli di papà, o l'arancione come papà Ground Zero,” disse, arrampicandosi sul carrello come una scimmietta decisa. Katsuki lo staccò dal lato del carrello e lo mise nel seggiolino per bimbi. Hisami s'imbronciò per essere stato confinato in quella prigione, cercando immediatamente di tirare fuori le gambe dalle piccole aperture.


Okay, allora vuoi una camera in stile Ground Zero?”


Hisami annuì, dimenandosi ancora nel carrello. La lampada momentaneamente separata nel carrello era di un giallo sgargiante, perciò lanciò indietro a Deku l'incriminato soprammobile e questi lo rimise a posto sull'espositore senza fiatare. Riusciva a vedere come Deku stesse cercando di non ridergli in faccia. Si era fatto ancora più indietro quel giorno -più del suo solito- felice di lasciare che Katsuki monitorasse il comportamento di Hisami.


Okay, ecco cosa faremo, Bub. Tu terrai il sederino nel carrello,” fece una pausa, e toccò i manici per enfatizzare. “E io mi assicurerò che tu abbia tutta la roba di Ground Zero più figa che ci sia. Ci stai?”


Ma tu hai detto che potevo scegliere!”


Certo che sceglierai tu. E' la tua camera -dovrai solo scegliere stando proprio qui,” disse, pigiando un dito nella pancia di Hisami per sottolinearlo. Il bimbo ridacchiò e si contorse, ma rimase al suo posto.


Okay, papà,” rispose imbarazzato il bimbo. Deku mostrò al biondo il pollice all'insù e un sorriso d'approvazione, prima di richiamare l'attenzione di Hisami sollevando due lampade, una verde e l'altra arancione.


Hey, tesoro. Questa o quest'altra?”


Quella lì!”





Una volta che furono riusciti a tenere Hisami in un unico posto, dandogli un mare di opzioni tra cui scegliere, le cose filarono molto più lisce. Katsuki non aveva idea che esistesse così tanta merce con il suo nome. Non ricordava di aver firmato lenzuola tappezzate di bombe stilizzate e esplosioni, o aver sponsorizzato coperte con la sua caratteristica X arancione, eppure eccole lì, e sarebbero finite nella camera di suo figlio perché lui le aveva scelte. Katsuki si illuminò al pensiero e beccò Deku ad osservarlo, le labbra distese in un piccolo sorriso.


Sta zitto,” disse preventivamente, prima che Deku se ne uscisse con chissà quale cazzata.


Sono contento che tu ti stia divertendo. Sei bravo a gestirlo, sai,” disse dolcemente, gli occhi puntati su Hisami. Stava impegnando un bel po' di tempo a scegliere una nuova luce notturna, ed era sorprendente quanto ci stesse mettendo. Katsuki poteva flebilmente sentirlo mormorare una lista di pro e contro, curvo su due scatole.


Sono un maledetto papà, Deku,” disse, un po' incredulo. Era una cosa stupida da dire, considerato che era già tecnicamente un padre da un po' di tempo. “E' ufficiale.”


Deku rise e la cosa non disturbò nemmeno Katsuki.


Vorresti un biglietto da visita? Bakugo Katsuki, Papà. Puoi darlo in giro così lo sapranno tutti.”


Va al diavolo,” mormorò, abbastanza sottovoce perché Hisami non lo sentisse. Non c'era veleno nelle sue parole, però. Era al settimo cielo e nemmeno Deku sarebbe riuscito a tirarlo giù.


C'è nient'altro che credi ci serva?” chiese Deku, percependo che Katsuki non era più dell'umore per le battute.


Pensi che gli piacerebbe dipingere la stanza?”


Penso che gli piacerebbe dipingere tutto tranne le pareti. Forse non è una buona idea.”


Katsuki fece mmh e decise di lasciar perdere. Invece, andò ad aiutare Hisami a decidersi con la luce notturna. Era pronto ad andare a casa -a mostrarla ad Hisami per la prima volta. Con un po' di fortuna il suo maledetto gatto non si sarebbe comportato male.





Il gatto non fu, grazie al cielo, un problema. Al contrario, sbucò fuori da uno dei suoi tanti nascondigli per fissare con occhi piccoli e luccicanti Hisami. Katsuki guardò l'animale a bocca aperta – sinceramente non vedeva il suo gatto da quando l'aveva portato a casa due anni fa. Era più brutto di quanto ricordasse. Con il pelo biondo malridotto e un'espressione imbronciata.


Un gattino!” strillò Hisami, ma si avvicinò lentamente, facendosi piccolo piccolo.


Uh, Bub, stai attento. Potrebbe non andare d'accordo con la gente.”


Potrebbe?” squittì Deku, i suoi sensi da genitore in fermento. Cominciò ad avanzare verso Hisami per salvarlo da un possibile gatto feroce. Nello stupore di tutti, il gatto spinse il suo brutto muso contro la mano tesa di Hisami. Il bimbo ridacchiò.


Papà, ti assomiglia.” Hisami sollevò lo stupido gatto al petto e immerse la faccia nella pelliccia.


Hah?”


Deku scoppiò a ridere e andò a sedersi accanto ad Hisami. Katsuki si sentì vendicato quando lo stupido gatto soffiò e cercò di graffiarlo.


Come si chiama?”


Non ha un nome.”


Hai un animale domestico e non gli hai mai dato un nome?” Deku sollevò un sopracciglio squadrandolo.


Oi, è semplicemente corso dentro al mio appartamento un giorno. Sta per conto suo.” Quella era una bugia bella e buona, ma Deku non doveva saperlo per forza.


E tu poi gli hai comprato del mangiare per gatti. Di conseguenza, è un animale domestico.”


Katsuki stava per ribattere quando Hisami gemette praticamente disperato, con le lacrime agli occhi, “Papà, glielo posso dare io un nome?”


Certo, Bub. Deku, aiutami con le scatole.”


Andarono nella sala per cinque minuti buoni e quando ritornarono, scatole in mano, Hisami era sdraiato sul pavimento con il gatto sulla pancia che lo osservava.


L'ho chiamato Cheeto,” disse con voce sognante.


Perché?”


Perché ho fame,” mormorò, facendo dei grattini al collo del gatto. “Papà, hai le Cheetos1?”


Katsuki si scambiò uno sguardo dubbioso con Deku. Lui fece spallucce, come se fosse una cosa perfettamente normale.


Col cazzo che lo chiamo Cheeto,” brontolò. Deku rise semplicemente. Si misero all'opera svuotando scatole, lavando lenzuola e i vestiti nuovi di Hisami.


Per tutto il tempo in cui lavorarono, Hisami restò sdraiato sul materasso spoglio, accoccolato a Cheeto. Alla fine si addormentò, e Katsuki continuò a lavorare al fianco di Deku in amichevole silenzio. Non poté fare a meno di sentirsi su di giri. Anche se Hisami non dimostrava tanto interesse per la camera, era nel suo appartamento. Aveva i suoi oggetti personali, i suoi mobili e una fiorente relazione con quel recluso del suo gatto. Perlomeno, si sentiva abbastanza a suo agio da addormentarsi.


Non era così stupido da pensare che a tutto quello non si sarebbe aggiunta tutta una serie di sfide ma, per adesso, poteva vederlo come un trionfo. Katsuki era un padre. Suo figlio era felice, per il momento. E aveva Deku, in qualche modo. Non erano realmente amici, non erano proprio niente di definito, ma sapeva di potersi fidare di lui. Forse un giorno avrebbero potuto essere più di semplici conoscenti che si destreggiavano goffamente in quel corso intensivo sul dividersi il ruolo di genitore, ma per il momento, andava bene così.


Se Katsuki non fosse stato così impegnato a festeggiare per tutte le cose che si era guadagnato, forse avrebbe notato quanto triste fosse il volto di Deku.





Note della Traduttrice:


Bello come, per tutto il capitolo, a uno cresca il sorriso a vedere i tre tutti insieme, come una famiglia felice … per poi leggere l'ultimissima frase e cadere nella disperazione totale ;___;


Un abbraccio a tutti!




1Forse lo sapete già, sono le famose patatine americane a tubetto.

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Capitolo 15
*** Growth ***


Capitolo 15 – Growth


Link: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53358421




Pronto tesoro?” domandò Izuku bussando alla porta di casa di Katsuki. Hisami annuì febbricitante. Era troppo emozionato per riuscire a parlare, saltellava prima su un piede poi sull'altro, in spalla il suo zainetto di Frostfire pieno dei suoi oggetti preferiti che sbatacchiavano di qua e di là. La porta si aprì e Hisami corse come un fulmine verso camera sua urlando, “Ciao papà! Dov'è Cheeto?”


Izuku rimase sul pianerottolo finché Kacchan non si fece da parte per lasciarlo entrare, con un po' di riluttanza. Izuku era altrettanto riluttante al restare un minuto di più. Adesso che avevano modificato i loro piani per la custodia, sapeva che Kacchan non era più obbligato a passare del tempo con lui, o a comportarsi amichevolmente. Cordialità e distanza sembravano essere ora i principi che aveva intenzione di seguire, perciò così avrebbero fatto. Tuttavia, non potevano evitare di parlarsi.


Uh, la tua agente mi ha chiamato,” disse, a mo' di saluto.


Merda... già, mi sono dimenticato di avvertirti. Sa essere un po'...”


Asfissiante?”


Stavo per dire una stronza, ma il rispetto per le donne prima di tutto.” lo disse con un mezzo sorriso e digrignando i denti, il ché portò Izuku a pensare che non fosse completamente serio. Gli rispose con un sorriso abbozzato. L'assalto di domande personali che gli aveva posto la sua agente lo aveva lasciato un po' a disagio -e si sentiva già di suo strano e a disagio per la giornata che sarebbe seguita. La prima notte di Hisami a casa di Kacchan sembrava significare, per lui, l'inizio di molte notti solitarie. Izuku non aveva idea di che cosa avrebbe fatto con così tanto tempo libero.


Ti ha torchiato per bene?” chiese Kacchan, riportandolo con la mente al presente. Fece spallucce, perché non aveva alcun diritto di lamentarsi con lui. Aveva già problemi a sufficienza di cui preoccuparsi, senza che un Deku piagnucoloso venisse da lui a frignare.


Nah, hai pensato ad una storia perfetta da raccontare,” disse, e lo pensava sul serio. Kacchan aveva ideato una storia convincente. Degli amici d'infanzia erano diventati amanti. Apparentemente, dopo le superiori si erano frequentati per qualche anno, si erano innamorati, avevano creduto di restare insieme per sempre, perciò avevano deciso di avere un bimbo -e poi la vita, il lavoro e il successo si erano messi di mezzo. Adesso, facevano amichevolmente entrambi i genitori e Kacchan voleva un ruolo maggiore nella vita di suo figlio, essendosi finalmente adeguato di più al lavoro da eroe. La sua agente non era parsa convinta -lo testimoniò il modo in cui pronunciò, con una punta di sospetto, parole come relazione, amore e bimbo. In sua difesa, nemmeno lui riusciva a immaginarsi Kacchan innamorato, ma fece del suo meglio per dare ancora più credito alla storia con così poco preavviso.


Sei emozionato per questo fine settimana?” chiese Izuku, cercando di fare del suo meglio nel mettere da parte tutti i pensieri sulla sua agente e la finta relazione.


Sempre che non dia di matto non appena tu vada via, sì. Come si è comportato questa mattina?”


Era eccitato all'idea di una notte a casa del suo papà. Sono sicuro che andrà tutto bene, ma chiamami per qualsiasi cosa. Io, uh,” fece una pausa e una risatina, più amareggiato e auto-ironico di quanto avesse voluto. “Sarò libero tutto il weekend.”


Vai a divertirti, Deku. Non preoccuparti per noi,” Kacchan lo disse molto alla leggera, quasi a volerlo confortare, ma lo lasciò invece vagamente stordito.


Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva fatto una qualsiasi cosa senza, o per il bene di, Hisami. Forse era andato ad un appuntamento un anno prima, ed era stato così orrendo da convincerlo a non volerci provare mai più. Magari sarebbe andato da qualche parte -un posto tranquillo dove non sarebbe mai potuto andare insieme ad un bimbo di tre anni.


Lo farò. Buona fortuna.”


Diede un bacio d'addio a suo figlio per il fine settimana, e ricevette in risposta un fiacco Ti voglio bene. Hisami era già impegnato con i suoi quaderni intanto che Cheeto giocava con i suoi pastelli sparsi a terra, il che voleva dire che non poteva più essere disturbato. Non era così egoista da desiderare davvero che suo figlio facesse i capricci prima di andare a letto senza di lui. Sperava davvero che andasse tutto per il meglio.





Katsuki non poteva essere più entusiasta per come stavano andando le cose. Quello poteva essere tranquillamente il giorno in cui Hisami si era comportato più educatamente in assoluto. Ripeterono la stessa routine che avevano a casa di Deku. Hisami fece quello che voleva fino a quando non fu l'ora di aiutarlo a preparare la cena, e lo aiutò tanto quanto glielo concesse Katsuki, blaterando intanto di questo e di quello.


Era ossessionato da Cheeto, e Cheeto sembrava ossessionato da lui. Non aveva mai visto quello stupido gatto in giro per la casa così tanto a lungo. All'inizio si era preoccupato che Hisami potesse essere allergico al gatto e finire con gli occhi che lacrimavano e il naso che colava. Poi però si ricordò che suo figlio era solo un piagnucolone tanto quanto lo era suo padre.


Sta facendo la pasta, papà,” bisbigliò, singhiozzando decisamente mentre Cheeto faceva le fusa e impastava sulle sue gambe mentre cenavano. Katsuki rise e mandò via il gatto così che Hisami potesse smetterla di sbrodolarsi nel suo curry.





Più tardi, dopo che la cena fu terminata e i piatti furono lavati, le sceneggiate di Hisami rifecero capolino. Si rotolò sul pavimento, lamentandosi come se il mondo stesse per finire.


Qual è il problema, Bub?”


Quando vado al bagno mi prude, ma amo troppo il curry,” piagnucolò, con un principio di lacrime negli occhi, preda di un conflitto fin troppo grande da vivere per chi aveva solo tre anni. Rotolò su se stesso per poi gattonare fino a Katsuki seduto su divano, in cerca di conforto. Katsuki scoppiò in una risata, si mise suo figlio sulle gambe e gli massaggiò il pancino.


Ne so qualcosa, Bubba,” disse, in sintonia con la sua condizione. “Permettimi di farti conoscere la Pepto Bismol1”.”


Hisami si riprese un po' attorno alle sette, dopo che il suo magico succo rosa fece effetto. Chiese a Katsuki di colorare con lui, offrendogli una manciata di pastelli e un libro da colorare di Frostfire. Katsuki ubbidì riluttante, mettendosi a colorare gli stupidi capelli di Todoroki mentre Hisami disegnava sul suo quaderno.


Hisami era così preso dal suo disegno da non notare Katsuki che dava una sbirciata al foglio. Hisami stava scrivendo il suo nome con un pastello viola, un kanji storto sopra una grossolana miniatura di se stesso. Nel disegno teneva la mano a due alti omini stilizzati che dovevano chiaramente rappresentare lui e Deku. Piegò le labbra in un gran sorriso, immaginando di appenderlo al frigorifero per ammirarlo ogni giorno e notte.


Sai come scrivere il nome del tuo papà?”


Hisami scosse la testa e gli offrì il pastello viola perché lo aiutasse.


Okay, ti faccio vedere una cosa davvero figa, Bub. Guarda qui.” prese il pastello e spostò il quaderno perché stesse in mezzo ai due. Scrisse metà del nome di Deku sopra il suo omino, l'ideogramma che condivideva con il nome di Hisami. Fece lo stesso con l'ideogramma nel suo nome sopra al suo omino. Hisami parve incredibilmente sconcertato e leggermente arrabbiato per il fatto che Katsuki avesse 'osato' rovinare il suo disegno.


Quello è il mio nome, signor Tonto,” brontolò, incrociando le braccia e mettendo il broncio. Il biondo aveva notato che ogni qualvolta Hisami si arrabbiava con lui, passava da Papà a Spauroso o Tonto in meno di cinque secondi.


Oi! Non ho ancora finito,” rispose Katsuki. L'impazienza era chiaramente una caratteristica innata quando si trattava di Hisami. Lo avrebbero potuto esibire come prova nel dibattito natura verso ambiente. Terminò le restanti parti dei kanji per entrambi i nomi. Hisami fissò il foglio per un momento, e Katsuki si domandò se avesse capito quello che stava cercando di mostrargli.


Il mio nome è il tuo nome e il tuo è quello del papà?”


Sì, Bubba. Diciamo che più o meno è così.” sorrise e arruffò i capelli di suo figlio. “Pronto per il bagno?”


Niente bagnetto, papà,” disse, colorando i capelli di Deku.


Sì, bagno. Niente discussioni. Puzzi come quel cazzo di gatto.”


Linguaggio! Può fare il bagno anche Cheeto?”


Katsuki rise, sentendosi leggero. Non aveva mai riso così liberamente, mai sorriso così tanto. Era beatamente felice ed era tutto merito del suo splendido e ridicolo figlio.






Note della Traduttrice:


Per chiarire magari un po' di più l'ultima scena, in pratica il nome di Hisami si scrive prendendo l'ultimo kanji di Izuku e l'ultimo kanji di Katsuki, come si vede qui:


- Izuku
- Katsuki
久 己 - Hisami




1 Subsalicilato di bismuto, è un farmaco usato per curare la nausea, la diarrea, il mal di stomaco etc etc. Se cercate sul web vedrete che in America ad esempio lo vendono in particolari flaconi rosa.

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Capitolo 16
*** Relief ***


Capitolo 16 – Relief


Link : https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/53399362




Vuoi andare a visitare la nonna e il nonno, oggi?” chiese Katsuki, e suo figlio lo guardò sbattendo le ciglia perplesso.


Nonno? Anche io ne ho uno?”


Sì. Mia madre e mio padre. Ti ricordi di zia Misaki e zio Masaru?”


Provò una piccola punta di dolore nel petto al sentire Hisami fare quella domanda. Era una delle altre cose che gli ricordava tutto ciò che gli era stato negato perché Deku aveva tenuto all'oscuro chiunque. I suoi genitori avevano il diritto di conoscere il loro nipote.


Nonna e nonno?” Hisami sembrava piuttosto felice, e forse anche un po' sorpreso dalla sua sempre crescente cerchia familiare. Si vestirono per la giornata e uscirono.


Gli occhi di Hisami brillarono come stelle quando entrarono nella casa dove l'eroe era cresciuto. Katsuki si sentì un po' giù sapendo di star per prendere i suoi genitori alla sprovvista, ma Deku era stato d'accordo nel lasciare che gestisse lui per contro proprio la faccenda, e Katsuki non era mai stato il tipo da conversazioni pianificate. I suoi genitori -o meglio, sua madre- non ne era ugualmente propensa, perciò pensò che fosse meglio andare semplicemente al sodo. Si augurava soltanto che non se la prendesse con Hisami. Mentre bussava alla porta, gli vennero in mente, col panico, dei flashback di quando lo aveva confessato a Kirishima ed Ashido, ma li allontanò con forza.


Suo padre rispose alla porta, e con orrore di Katsuki, Hisami si attaccò alla gamba di suo padre, con manine rapide ad aggrapparsi ai suoi pantaloni cachi, proclamando, “Lo sapevi che sei il mio nonnino?”


La risposta tranquilla e sincera che diede suo padre fu anche più sorprendente.


Lo sapevo. Vai a dire ciao alla nonna. E' nel salotto.” il sorriso di suo padre non faceva trapelare né confusione né shock, e Hisami volò via, con lo zainetto che sobbalzava ad ogni suo passo. Suo padre si voltò a guardare Katsuki, e un qualche residuo stralcio del se stesso bambino si fece piccolo piccolo dentro di lui, terrorizzato all'idea di deludere suo padre.


Sorpresa?” disse con voce debole.


Non proprio. Il bambino è la tua copia esatta. Furbo da parte tua comunque portarlo con te, nel caso tua madre perda le staffe.”


Già, l'idea era quella. Lei... anche lei lo sa?”


Parliamo dentro.”





Katsuki entrò nella sua vecchia casa sentendosi come un condannato al patibolo. Hisami era seduto sulle gambe di sua madre, intento a mostrarle gli scarabocchi nel suo quaderno. Sembrava abbastanza contenta, mentre massaggiava la schiena di suo nipote e lui puntava col dito i suoi disegni infantili. Quando vide Katsuki entrare nella stanza, lo fissò profondamente, ma non con tutta quella ostilità che si sarebbe immaginato da lei.


Adoro i tuoi disegni, Bubba,” disse lei, con la voce più dolce che avesse mai usato in tutta la sua vita, Katsuki ne era certo.


Papà mi chiama Bubba,” replicò Hisami, come se quel soprannome fosse in qualche modo unico.


Il tuo papà è stato il nostro Bubba da piccolo. Vuoi andare a fare casino nella sua stanza?”


Sì!” Hisami svicolò dal grembo di sua nonna e volò su per le scale. Katsuki si domandò che razza di casino si sarebbe trovato a fronteggiare dopo che i suoi genitori avessero finito di fargli una sana ramanzina. L'atmosfera si fece tesa e di ghiaccio una volta che Hisami andò via, ma Katsuki si disperò per non essere il primo a parlare.


Okay, marmocchio. Voglio sentirlo uscire dalla tua bocca.” Sua madre lo stava squadrando dall'alto in basso, mettendogli effettivamente addosso un terrore assurdo.


Hisami è biologicamente mio figlio e Deku ed io abbiamo trovato il compromesso della custodia condivisa,” tirò fuori il rospo in fretta, incapace di mantenere il sangue freddo. Sua madre imprecò e suo padre aveva quasi un'espressione compiaciuta sul volto. La donna uscì dalla stanza, sbuffando e fumando di rabbia, e Katsuki era sicuro che sarebbe tornata indietro con un qualche tipo di arma. Non fu così, e ritornò pochi secondi dopo rovistando dentro la sua borsa. Lanciò una mazzetta di yen a suo marito con estremo pregiudizio e l'uomo osservò serenamente le banconote svolazzargli addosso. Katsuki si sentì come all'interno di una realtà alternativa.


Lo sapevo,” disse suo padre, con un sorrisone.


Maledizione. Odio perdere.”


Non preoccuparti, cara. Ho perso anch'io. E' stata Inko a vincere l'intera scommessa. Cinque mesi a partire dal pranzo -precisa come un orologio.”


Katsuki li guardò a bocca aperta. Eccolo lì, convinto che suo padre avrebbe finito col singhiozzare e che sua madre avrebbe tirato in aria sedie in preda alla rabbia, mentre invece i due sapevano già tutto.


Davvero lo avete sempre saputo e non mi avete mai detto niente?”


No, solo da quando vi abbiamo visto al pranzo. E' stato piuttosto evidente una volta che ci siete capitati davanti insieme,” si lamentò sua madre, ritornando a sedersi sul divano e mettendo da parte la borsa.


E la cosa non vi turba?”


Ci siamo riuniti per discuterne, noi tre nonni. Sapere che Izuku potesse arrivare a fare una cosa simile ha alquanto sconvolto Inko, ma dopotutto voi due siete sempre stati stranamente ossessionati l'uno con l'altro,” disse lei, e il modo rigido con cui teneva le spalle fece capire a Katsuki che aveva già avuto la sua crisi riguardo alla storia, e si era già ripresa, proprio come era successo a lui.


Non sono mai stato stranamente ossessionato da Deku,” replicò stizzito, offeso da quella accusa.


Quando tornavi a casa da scuola passavi ore a straparlare di lui. Non provare a mentirmi, ragazzo.”


Katsuki si imbronciò. Era vero che un tempo Deku occupava una gran parte dei suoi pensieri, ma una volta entrato alla UA le cose erano cambiate. Lontano dagli occhi lontano dal cuore, per così dire. Forse tutti i sogni erotici che faceva su Deku erano dovuti ai sentimenti indesiderati e accantonati che provava per lui.


Ad ogni modo, noi amiamo quel bambino, e adesso non dovrò più aspettare che tu ti dia una cazzo di regolata e darci finalmente un nipote. Mi sembra che ci guadagniamo tutti così.”


Non vogliamo sembrarti insensibili. Sembra che la cosa ti renda felice, per questo abbiamo pensato di non commentare nulla. Avevi bisogno... di parlarne un po' più seriamente?”


Katsuki fece una pausa, pensando a tutto quello che avevano appena detto. Questo... questo non era per niente quello che si era immaginato. Sinceramente, era quello che avrebbe desiderato succedesse quando si era confessato con Kirishima e Ashido. Forse avrebbe dovuto richiamarli. L'ultima loro conversazione era stata imbarazzante e fin troppo formale, ma il baby shower era alle porte e non sarebbe stato un amico tanto pessimo dal perderselo.


No. Ho più o meno deciso di non essere più incazzato per tutta questa storia. Voglio bene ad Hisami.” Realizzò che quella era la verità solo quando la disse ad alta voce. Di quello, però, ne era sicuro. Non aveva idea di come riuscisse ad andare d'accordo con Deku, ma quando si parlava di Hisami era fin troppo facile decidersi. “Non avete dato di matto, sono sollevato.”


Farlo non avrebbe aiutato nessuno. Vogliamo sostenerti,” rispose suo padre. Sua madre stava in silenzio, e Katsuki si ricordò di quel vecchio detto che recitava “se non hai niente di carino da dire, non dire niente.”


Lo apprezzo molto,” disse il biondo, e quando lo fece, fu come se gli avessero tolto un macigno di dosso. I suoi amici potevano forse non essere così tanto entusiasti delle nuove aggiunte alla sua vita, ma perlomeno poteva contare sui suoi genitori.


Vuoi mangiare qualcosa, piccola peste?”


Notò che sua madre non la stava prendendo poi così tanto bene, perciò annuì e la lasciò fuggire nell'altra stanza. Gli occhi di suo padre si fissarono su Katsuki, come facevano sempre quando percepiva che suo figlio si trovasse, metaforicamente, sull'orlo di un precipizio. Suo padre aveva un modo tutto suo di trattare con lui e sua madre, era in grado di scalfire le loro ruvide corazze e arrivare dritto al centro, tenero e nascosto.


Come stai, veramente, Katsuki?”


Buttò fuori un grosso sospiro, e si afflosciò sul divano. Era andato tutto abbastanza bene, e questo era un sollievo, ma non era sicuro di riuscire a parlarne per davvero. Si era tenuto tutto dentro per così tanto, che ormai sopportare era la sua reazione spontanea.


Me la sto cavando. Questo è il nostro primo weekend nel mio appartamento, senza Deku, e sta andando bene. Sono fottutamente stanco, però. Non ho idea di come faccia lui.”


Come vanno le cose tra voi due?”


Bene quanto ci si poteva aspettare.”


Non mi stai dicendo nulla così. Sii sincero. Non riesco ad immaginare che tu ne sia stato felice sin dal primo istante.”


E' stato maledettamente difficile, papà. Non ho mai voluto una cosa come questa, e sicuramente non la volevo con Deku, ma adesso che ce l'ho...”


Suo padre attese, dandogli il tempo di trovare le parole. Sapeva bene quando era il caso di insistere e quando aspettare.


Non lo so. Continuo a pensare che Hisami non sarebbe Hisami, se in lui non ci fosse una parte di me e una parte di Deku. Non so come comportarmi riguardo a lui, ma quello che stiamo facendo adesso funziona, credo. E' un bravo padre.” Katsuki scosse le spalle perché non sapeva cosa dire. Ogni volta che provava a mettere a parole quello che sentiva per o nei riguardi di Deku, finiva col non farcela. Si accaldava, si arrabbiava e restava confuso. E i sogni non aiutavano.


Continuo ad avere sogni erotici su di lui, non so come prenderla.”


Uh,” disse suo padre e Katsuki inorridì. Non era quello il modo con cui intendeva fare coming out con suo padre. Odiò il fatto che fosse così semplice aprirsi con lui -motivo per cui evitava di farlo a tutti i costi. Diceva un mucchio di cazzate senza nemmeno riflettere.


Cristo,” disse, passandosi una mano giù per la faccia. “Dimentica che l'ho detto. Io e Deku stiamo bene. E' tutto.”


Ovviamente non è così. Stai cercando di dirmi che sei attratto da lui?”


No.” Katsuki scosse la testa con decisione, come se scuoterla forte abbastanza avrebbe cacciato via certi pensieri dalla sua testa. “E' solo che... cazzo.”


Appunto,” replicò suo padre, ridendo leggermente e prendendo un sorso da una tazza con del the ormai freddo. Katsuki roteò gli occhi, quando poi suo figlio comparve e non fu mai così tanto felice di rivederlo.


Papà, ho trovato dei pennarelli!”


Lo vedo,” disse ridendo. Hisami si era spogliato fino a restare con solo le sue mutande a tema Ground Zero ed era completamente ricoperto da scarabocchi fatti col pennarello. “Mi auguro che non fossero indelebili.”


Guarda, ho disegnato te, e papà, e ci sono anche tutte le mie nonne e il nonno,” disse, puntando col dito il ritratto di famiglia sulla sua pancia.


E questo cos'è?” Chiese, pigiando un dito contro il bicipite di Hisami.


Un tatuaggio! Proprio come quello di papà.”


Oh,” disse, perché stava avendo una mini crisi all'immaginarsi come sarebbero cambiati i suoi sogni ora che aveva scoperto del tatuaggio di Deku. Si domandò che aspetto avesse perché la massa informe sul braccio di Hisami era indecifrabile. Suo padre sembrò notare il suo momento di crisi, perciò intervenne.


Andiamo a pulirci, Bubba.”


Katsuki gli rivolse uno sguardo colmo di gratitudine, prima di dirigersi verso la cucina. Non voleva per forza controllare come stesse sua mamma, ma sentiva di doverlo fare. Mitsuki stava aggressivamente tagliando le verdure, brandendo un coltellaccio come una cuoca professionista.


Hey, Ma. Posso aiutare in qualche modo?”


Stai bene?” fu la sua replica immediata e Katsuki notò che aveva gli occhi velati. Nei suoi ventotto anni di vita, non aveva mai visto sua madre piangere.


Sto bene,” le rispose con tono piatto. Anche se non fosse stato così, avrebbe detto lo stesso. Si sentiva a disagio a vedere quanto tutta quella storia toccasse sua madre. “E' tutto a posto.”


Non riesco a credere che l'abbia fatto. E tu ne non sapevi niente. Tre anni persi della vita di tuo figlio e non li riavrai mai indietro!” Sventolava distrattamente il coltello mentre parlava. Alla fine, lo lasciò andare e quello si piantò dritto nel tagliere in legno. Katsuki sentì di poter respirare un po' più liberamente. “Non ne avevo idea, fino al momento in cui non vi ho visti insieme ed era così dannatamente ovvio che mi sono picchiata per non essermene accorta prima.”


Lo so. Non importa, in ogni caso.”


Gli tirerei un calcio nelle palle se sapessi che ti potrebbe far stare meglio, o potesse aiutare in qualche modo. Sembra che tu la stia prendendo bene.” sua madre piegò la testa sommessamente e forzò Katsuki ad un abbraccio. Questo non andava bene. Poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui sua madre lo aveva abbracciato negli ultimi vent'anni, ed erano tutte avvenute a seguito di attacchi dei villain, degenze in ospedale e disastri naturali. Il fatto che lo stesse abbracciando in quel momento significava mettere essenzialmente l'esistenza di Hisami sullo stesso piano di una esperienza quasi mortale.


Non piangere. E' stato uno shock, ma sono davvero felice. Amo quel piccoletto, e lo stesso vale per te,” disse con voce dolce. Erano anni che superava in altezza e in stazza sua madre. Mitsuki era sempre stata piccola, ma mai gli era sembrata fragile prima di quell'istante. Stava davvero sperimentando una realtà alternativa, una dove sua madre piangeva e Katsuki era il figlio che la consolava. Cercò di alleggerire la tensione.


Diamine, Ma. Non sapevo che fossi una tale piagnucolona. Tra te e Deku, finirà che affogherò prima che l'anno finisca.”


Non dire il suo nome. Sono così dannatamente incazzata con lui,” rispose lei, con il volto ancora nascosto contro il suo petto. La stoffa della sua maglietta stretta nei pugni di Mitsuki.


Non esserlo. Gli ho urlato già io a sufficienza per una vita intera. Stiamo cercando di far funzionare le cose.”


Stai davvero prendendo le difese del tuo auto-proclamato nemico mortale per impedirmi di non urlargli contro?” Sua madre lo schernì e Katsuki sperò che quello stesse a significare che sua madre cominciava a sentirsi meglio. Rise anche lui, a quel ricordo d'infanzia.


Sono abbastanza sicuro di essere stato uno stupido moccioso di otto anni quando ho deciso di chiamarlo così. Non è così male.”


Ancora una volta, era ricascato nella condizione di difendere Deku dalle persone che si sentivano oltraggiate, per solidarietà a Katsuki. Questa volta gli riuscì più semplice dell'ultima occasione. Si domandò se quella sarebbe stata una sua abitudine quotidiana da lì in avanti, quella di difendere Deku finché non fosse diventata una azione automatica. Si stupì nel notare quanto poco gli desse fastidio.


Alla fine, le acque si calmarono e sua madre si ricompose a sufficienza per asciugarsi gli occhi. Li distrasse la comparsa di Hisami e suo padre in cucina, e sua madre fu rapita dal suo adorabile chiacchiericcio e dai suoi tentativi di aiutarla a cucinare.


La famiglia Bakugou non aveva mai vissuto una giornata così piena di emozioni come quella. Era una sensazione positiva, invece che soffocante e bizzarra. Mangiarono il pranzo e Hisami cadde presto nel suo pisolino post-pappa sopra al suo letto. Proprio quando stava chiudendo la porta della camera, il telefono vibrò nella tasca.


Pronto?”


Bro! Ti prego vieni qui. Mina ed io abbiamo appena finito di sistemare le cose nella casa nuova, e ci piacerebbe davvero tanto che venissi a vederla.”


Cazzo, aveva dimenticato che si erano trasferiti. Li avrebbe dovuti aiutare a farlo. Era scioccante quanto gli mancassero i suoi amici, e quanto si fosse perso mentre era impegnato a giostrarsi con la propria vita. Era ancora un po' incazzato con loro per le cose che erano state dette l'ultima volta che si erano riuniti, ma voleva essere lì per loro ora che le loro vite stavano per cambiare drasticamente.


Uh, devo tenere Hisami questo weekend,” disse, invece che dare una risposta definitiva.


Portalo! Possiamo usarlo per esseri sicuri che la casa sia sufficientemente a prova di bimbo!”


Oi, mio figlio non è una specie di cavia,” replicò aggressivo, fomentato da un paterno istinto di protezione che gli salì nel petto.


Lo so, lo so. Troppo presto per gli scherzi. Colpa mia amico. Seriamente però, vieni da noi. Voglio davvero scusarmi di persona e lasciarci tutto alle spalle.”


Hisami è K.O. al momento. Vedrò se si sente di andare quando si sveglia, vi farò sapere.”







Note della Traduttrice:


Mi dispiace davvero tanto per il ritardo dell'aggiornamento, sono sommersa di impegni ;_; cerco di ricavarmi qualche spazio qui e là (╥﹏╥) ma questo capitolo è lunghetto


Baci

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