A tale of two schools

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

So perfettamente che il fandom è affollato di storie interattive e so anche che molte sono ambientate durante la generazione dei Malandrini, ma durante questo periodo di quarantena ho avuto un’idea e non sono proprio riuscita a togliermela dalla testa. Così mi ritrovo qui, nella speranza di riuscire a coinvolgere anche voi nel mio progetto.

La storia prende piede nell’anno accademico 1978/1979, ovvero dopo il diploma dei Malandrini. Ci troviamo, quindi, all’ultimo anno di Regulus. Ho pensato che potesse essere interessante vedere come era la situazione all’interno della scuola in quegli anni, specialmente perché dal 1979 che Minus comincia a passare informazioni sull’Ordine ai Mangiamorte. Insomma immagino che anche il clima a scuola non fosse dei migliori, perciò ho voluto provare a dare una chiave un po’ più introspettiva alla storia.

Spero in questo modo di riuscire a differenziarla dalle altre.

Detto ciò, vi lascio al prologo (e successivamente allo spazio autrice con tutte le indicazioni per partecipare).

 

 

 

 

 

 

30 agosto 1978

 

 

 

 

Il rumore delle onde che s’infrangevano contro le alte pareti rocciose, che attorniavano la piccola insenatura in cui si erano rifugiati, era incredibilmente rilassante. Il sole illuminava la sfumatura turchese dell’oceano e al contempo le accarezzava la pelle. La leggera brezza che si levava dall’Atlantico le scompigliava le ciocche corvine, che a causa della salinità dell’acqua si erano atteggiate in indomabili onde.

Rhaenyra adorava la Cornovaglia.

Sarebbe rimasta lì per sempre.

Non riusciva ancora a credere di essere riuscita a convincere suo padre, e ancor più il suo protettivo fratello, a permetterle di passare un intero mese in quella magnifica contea.

Gettò la testa all’indietro, socchiudendo le iridi color ghiaccio mentre il sole le illuminava il bel volto dagli zigomi alti, determinata a godersi ogni istante di quell’ultimo giorno.

Regulus si sporse verso di lei, invadendo il suo telo da mare, e le portò alle narici una curiosa combinazione di salsedine e crema abbronzante.

La sua pelle, solitamente chiara come l’alabastro, era tinta di un bel color miele e gli occhi grigi erano messi in risalto dall’abbronzatura.

Era persino più bello di quanto non fosse solitamente.

L’abbronzatura gli donava, stabilì Rhaenyra mentre si voltava a osservarlo.

Erano fidanzati ufficialmente dall’età di nove anni, da quando cioè Andromeda Black aveva mandato a monte il matrimonio con suo fratello per fuggire con quella feccia di Ted Tonks. Robert non l’aveva presa affatto bene, e il padre ancora meno, ma la compensazione per quel disastroso incidente non era tardata ad arrivare.

Anche se Andromeda Black si era rifiutata di sposare Robert Nott, era sicuro che un altro Black avrebbe rimediato prendendo in moglie sua sorella Rhaenyra.

La scelta sarebbe dovuta ricadere su Sirius, dopotutto era il primogenito di Walburga e Orion, ma la sua indole impulsiva e fuori dagli schemi aveva contribuito ad accantonarlo. Nessuno voleva rischiare l’imbarazzo di un nuovo contratto matrimoniale mandato a monte.

Così Robert aveva finito con lo sposare Dorothea Burke e il pacato e raffinato Regulus era stato legato indissolubilmente a lei.

Razionalmente sapeva che Regulus era una delle scelte migliori che potessero toccarle. Dopotutto lo conosceva da sempre, erano in completa sintonia, e con lui si sentiva a suo agio. Oltretutto avevano la stessa età, perciò non sarebbe stata costretta a ritrovarsi con un marito di quindici anni più grande di lei come era toccato a Lucille, una sua lontana cugina, che aveva finito con lo sposare l’ormai trentacinquenne Ludwig Selwyn.   

- A cosa stai pensando? – domandò, allungando una mano ad allontanare una ciocca ribelle dal suo viso.

Aveva un tocco gentile, la sfiorava sempre con tutta la delicatezza di cui quelle mani dalle dita da pianista erano capaci.

- A nulla – mentì, sporgendosi a depositargli un rapido bacio sulle labbra.

Anche baciarlo era piacevole.

Non aveva la brutta abitudine di lasciar vagare le mani su ogni centimetro del suo corpo, come aveva visto spesso fare da altri ragazzi, né si affannava nella sua bocca come se volesse ficcarle la lingua in gola.

Eppure non aveva mai sentito quell’attrazione smaniosa che era certa si dovesse provare per il proprio futuro marito. Certo, Regulus non aveva mai nemmeno provato a spingerla a fare più di quanto fosse considerato accettabile, ma lei d’altra parte non sentiva nemmeno di avere curiosità nel raggiungere un maggior grado d’intimità.

Dopotutto era certa che sarebbe stato dolce e delicato come in ogni cosa che faceva con lei, come un perfetto gentiluomo, e non era affatto sicura che fosse ciò che avrebbe voluto in un momento come quello.

- Rhae… -

Regulus continuava a fissarla con aria seria, segno che non si era minimamente bevuto le sue scuse.

Così si alzò in piedi, spolverandosi di dosso la sabbia, e recuperò la sua borsa da mare.

- Sarà il caso di rientrare, Bella ha detto che la cena sarebbe stata servita per le otto. –

Non lo disse, ma il messaggio arrivò forte e chiaro.

C’era stato un solo motivo se suo padre e suo fratello avevano acconsentito a farle passare un mese con Regulus, lontano da casa: la presenza di Bellatrix e di suo marito, Rodolphus Lestrange, nella residenza estiva di famiglia.

E quella sera tutte le alte gerarchie Purosangue sarebbero accorse per il banchetto di bentornato che Bellatrix aveva organizzato per il ritorno dalla luna di miele di sua sorella Narcissa.

Tutti, compresi il padre e Robert, perciò dovevano essere certi che nessuno potesse pensare che lei e Regulus avessero tardato perché appartati a fare qualcosa di sconveniente.

Il ragazzo non obiettò, aiutandola a ripiegare e mettere a posto tutto, poi infilò la sua camicia di lino.

Quando entrambi erano pronti, la prese per mano e insieme s’incamminarono lungo il sentiero che li avrebbe condotti al Manor.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci di nuovo qui.

Spero che questo prologo vi sia piaciuto. Introdurrò il resto dei personaggi che troverete qui sotto nel corso del prossimo capitolo (per così dire una sorta di prologo 2.0). Per partecipare ci sono poche regole da seguire:

- massimo 3 OC purchè di sesso e Casa diverso a testa;

- accetto OC che appartengano al VI o al VII anno;

- accetto OC imparentati tra loro (sorelle/fratelli/cugini) e con i personaggi secondari del Canon (quindi non con i Black, i Malfoy, i Potter e i Lestrange);

 - non accetto Mary Sue, Gary Stu, prestavolto comparsi nei film della saga, lupi mannari, Veela, Ibridi di qualsiasi genere, Animagus o Metamorphomagus;

- se desiderate avere una relazione con qualcuno dei miei OC chiedete pure e se possibile vi accontenterò;

- vi chiederei di farvi sentire almeno ogni 3 capitoli (se avete difficoltà particolari fatemi sapere e non ci saranno problemi) e di rispondere alle mie domande (tramite messaggio privato). Questo, ovviamente, nello spirito dell’interattiva;

- avete tempo per inviare le schede fino al 21 marzo (ma se riuscite a inviarle prima è anche meglio, così ci teniamo occupati con la lettura nel corso di questa quarantena, no?) e dovrete farlo solo ed esclusivamente tramite messaggio privato.

Qui sotto vi lascio i vari prestavolto, con piccola descrizione caratteriale dei personaggi a seguito, e il modello di scheda da utilizzare.

 

 

 

Scheda

 

Nome e Cognome:

Età e data di nascita:

Stato di sangue:

Casa e anno:

Orientamento sessuale:

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere:

Famiglia e rapporto con essa:

Storia personale (eventi più importanti):

Materie preferite/odiate:

Cosa pensa dei Mangiamorte e dell’Ordine della Fenice? Si schiererebbe (se sì da che parte e per quale motivo) o rimarrebbe neutrale?

Patronus (e ricordo felice associato):

Molliccio:

Paure/Fobie/Debolezze:

Bacchetta:

Amortentia:

Hobby/Passioni:

Cosa ama/odia:

Cosa vorrebbe fare dopo il diploma?

Ruolo (Quidditch, Prefetto, Caposcuola):

Club d’appartenenza (Scacchi, Giornale, Lumaclub):

Animale domestico (opzionale):

In che rapporti è con i personaggi che trovate qui sotto?

Amicizie (con che tipo di persone andrebbe d’accordo):

Inimicizie (che tipo di persone non sopporterebbe):

Amore (vuole una relazione? Se sì da che tipo di persona sarebbe attratto)?

Frase che lo rispecchia:

Altro:

 

 

 

 

Bartemius Crouch (PV Max Irons) – VII anno, Serpeverde. Caposcuola, Battitore, membro del Lumaclub e del Club degli Scacchi. Eterosessuale.

“But on good days I’m charming as fuck.”

Barty è ambizioso, abile nel manipolare le persone e capace di passare sopra tutto e tutti pur di ottenere quello che vuole. Malgrado cerchi di nasconderlo, ha un lato fragile ed è terrorizzato dall’idea di fallire e di non riuscire a soddisfare gli altissimi standard che gli sono sempre stati imposti dal padre.

 

Regulus Arcturus Black (PV Matthew Bell) – VII anno, Serpeverde. Capitano, Cercatore e membro del Lumaclub. Bisessuale.

“Si vis pacem, para bellum.”

Affascinante, ben educato, provvisto di un notevole charme, è il classico esempio di perfetto rampollo Purosangue. Regulus è tendenzialmente una persona aperta, che sa ascoltare e dare buoni consigli, ed è estremamente leale alle persone che ama.

 

 

Rhaenyra Nott (PV Kaya Scodelario) – VII anno, Serpeverde. Caposcuola, Cacciatrice, Presidentessa del Club degli Scacchi e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

“Even if a snake is not poisonous, it will always act as if it carries venom in its fangs.”


Rhaenyra è un vero e proprio enigma. Nessuno sembra mai capire esattamente cosa le passi per la testa. Difficilmente confida i suoi dubbi e le sue paure a chi la circonda ed in generale tende ad aprirsi poco, ad eccezione dei suoi migliori amici. È comunque un tipetto dalla lingua lunga e la risposta sarcastica sempre pronta.

 

Amelia Bones (PV Barbara Palvin) – VI anno, Tassorosso. Prefetto, Cacciatrice e membro del Lumaclub. Bisessuale.

Dogs celebrate on the corpses of lions, thinking they’ve won, but lions remain lions and dogs stay dogs.

Amelia potrebbe essere riassunta con due aggettivi: determinata e competitiva. Lei ha già ben chiaro il suo futuro, sa perfettamente cosa vuole, e non lascia che le distrazioni l’allontanino dal suo percorso. È risoluta, molto schietta e sincera, ed estremamente protettiva nei confronti dei suoi amici.

 

Marlene McKinnon (PV Freya Mavor) – VI anno, Corvonero. Direttrice della Gazzetta di Hogwarts e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

“A wise girl knows her limits, a smart girl knows  she has none.”

All’apparenza Marlene sembra una ragazza frivola, interessata solo ai pettegolezzi e ai ragazzi, ma in realtà c’è molto di più in lei. È una ragazza molto creativa, incredibilmente intuitiva, e capace di fiutare una bugia a chilometri di distanza. È solare e affettuosa, particolarmente incline ad abbracci spaccaossa, ed è sempre pronta a sollevare l’umore a chi le sta vicino.

 

Benjamin Fenwick (PV Toby Regbo) – VI anno, Corvonero. Membro del Club degli Scacchi. Omosessuale.

“You are always stronger than you think.”

Benjy è un classico caso di imbranato patologico. Probabilmente non c’è gradino di Hogwarts su cui non abbia inciampato o muro contro il quale sia sbattuto. È tendenzialmente timido e riservato, ma con i suoi amici riesce a sbloccarsi e talvolta anche a lasciarsi contagiare dall’umore festaiolo di chi lo circonda.

 

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Capitolo 2
*** Prologo 2.0 ***


Prologo 2.0

 

 

 

 

Come promesso, eccoci qui con il nuovo “secondo” prologo.

Spero che vi piaccia e invito chi lo desidera a iscriversi. C’è ancora posto, perciò non siate timidi e fatevi sotto ;)

 

 

 

 

 

 

30 agosto 1978,

Cornovaglia,

Residenza estiva dei Lestrange

 

 

 

 

Barty osservò il salone dei Lestrange, decorato in uno stile barocco che superava di gran lunga il semplice arredamento di casa sua, e storse appena il naso. Proprio non riusciva a capire perché si dovesse sprecare una tale quantità di Galeoni per un castello e tutti i fronzoli necessari a riempirlo.

E dire che i Lestrange passavano lì un solo mese all’anno.

Afferrò uno dei calici, portati dalla schiera di elfi domestici che si affaccendavano con vassoi di bevande e cibarie, e ne sorseggiò lentamente il contenuto.

Se non altro il vino elfico era di un’ottima annata, considerò cercando sua madre tra la folla d’invitati.

La trovò impegnata in una fitta conversazione con Druella Rosier e Walburga Black. Da quando suo marito era apparso come il più papabile futuro Primo Ministro, Celine Crouch era entrata nella cerchia più ristretta delle matrone Purosangue dell’alta società. Eppure aveva mantenuto quel suo modo di fare gioviale, sincero e affettuoso, che continuava a differenziarla. Anche in quel momento, immersa in chissà quale conversazione, risaltava come un candido fiore in mezzo a tutta quell’arrogante oscurità.

La vide sorridere mentre Druella Rosier accennava con il capo in direzione di Narcissa e Lucius.

La coppia felice continuava a stare l’uno vicino all’altra, quasi fossero indivisibili, e si destreggiavano tra un invitato e l’altro; sembrava, infatti, che non ci fosse nessuno in quel castello che non fosse smanioso di conoscere ogni dettaglio del loro emozionante viaggio di nozze in Oriente.

Si divertivano con poco, non c’era che dire.

Quanto a lui, aveva partecipato solo per fare da accompagnatore a sua madre e per avere l’occasione di rivedere i suoi compagni. Tuttavia, passare un po’ di tempo in tranquillità con Regulus si era rivelato quasi impossibile.

Theodosius Nott, infatti, aveva monopolizzato il futuro genero e non sembrava intenzionato a lasciarlo andare tanto presto.

Fece per prendere l’ennesimo sorso di vino, ma si accorse che il calice era già vuoto. Mosse rapidamente la mano verso uno degli elfi domestici, invitandolo ad avvicinarsi, e strinse le dita sottili sul fuso dell’ennesimo calice.

Stava per portarlo alle labbra quando venne interrotto.

- Dovresti andarci piano con quello, non vorrai finire con l’ubriacarti. –

La voce era condita da un pizzico di ironia e tremendamente familiare.

Si voltò verso la sua proprietaria, incontrando un paio di occhi color ghiaccio che scintillavano con un accenno di divertimento.

Rhaenyra gli si era avvicinata a passo felpato, sorprendendolo, e si era fermata accanto a lui.

Inclinò appena il capo verso di lei, le labbra stirate in un sorriso sardonico.

- Ti preoccupi della mia salute? Che pensiero gentile, Nott. –

- Non proprio -, lo corresse sottraendogli il calice e sorseggiandolo al posto suo, - ma non credo che sia saggio ubriacarsi a neanche metà della serata. –

Ritrovatosi ormai a mani vuote, non gli restò che incrociare le braccia al petto e inarcare un sopracciglio.

- Bartemius Crouch junior non si ubriacherebbe mai in pubblico -, replicò sfoggiando la migliore delle sue imitazioni paterne, - non metterebbe mai in imbarazzo la famiglia in un modo così sfrontato. –

- Bartemius Crouch junior dovrebbe smettere di parlare di sé in terza persona -, sorrise Rhaenyra, - perché comincia a sembrare leggermente pazzo. –

Proruppe in una risata bassa, prima di ammiccare: - Non lo siamo forse un po’ tutti? –

Rhaenyra finse di pensarci su per qualche secondo, poi increspò le labbra tinte di rosso in un sorriso sornione.

- Pazzi, intendi? Salazar, lo spero proprio, perché almeno giustificherebbe le nostre azioni. –

Barty non riuscì a capire a cosa si stesse riferendo con precisione, ma sospettava che non glielo avrebbe mai spiegato anche se le avesse chiesto di farlo.

Era tipico di lei, buttava in mezzo frasi all’apparenza indecifrabili e poi si chiudeva in una sorta di gelido mutismo.

Era difficile comprenderla, ma probabilmente anche quello era parte del suo fascino.

Rimasero in silenzio ad osservare la folla, studiando i ballerini che si affaccendavano sulla pista. Si muovevano tutti con un’armonia pressoché perfetta, come se fossero sincronizzati a ogni singola altra coppia presente.

La musica cambiò al termine dell’ultimo giro di pista, lasciando il posto ad un ritmo più incalzante e decisamente più giovanile.

Si arrischiò a guardare in direzione di Rhaenyra, trovandola a fissarlo a sua volta.

C’era un curioso mix di sarcasmo, impazienza e chissà cosa dipinto sul suo viso.

- Hai bisogno di un invito scritto per deciderti a chiedermi di ballare, Crouch? –

- Credevo volessi aspettare Regulus –, osservò di rimando, - e io non sono questo gran ballerino. –

Anzi, a onor del vero, evitava sempre di ballare per non rendersi ridicolo. Sapeva perfettamente di non possedere la grazia armoniosa di Regulus, al quale sembrava che danzare e fare il damerino riuscisse del tutto naturale; quando si muoveva lui sembrava di assistere al folle spettacolo di uno spaventapasseri ubriaco, qualcosa a cui nessuno avrebbe voluto prendere parte.

- Regulus è ostaggio di mio padre, dubito che riuscirò a ballare con lui. Perciò, fintantoché non mi pesti i piedi, credo proprio che ti toccherà farmi da cavaliere. –

Non gli piaceva proprio la direzione che stava prendendo quella conversazione. Non sapeva nemmeno come, ma a quanto sembrava lo stava incastrando.

- Potrei sempre rifiutarmi. –

- Certo, ma non credo che ti convenga. –

Rhaenyra aveva la tendenza a diventare pericolosamente impulsiva quando non otteneva ciò che si era messa in testa. Perciò, tutto sommato, Barty era d’accordo con la sua osservazione: indisporla non conveniva a nessuno.

Le porse il braccio, come il migliore dei cavalieri, e la condusse sulla pista. Fu Rhaenyra a imporre il ritmo in modo discreto, guidandolo quanto bastava a non fare una figuraccia, e al terzo giro di danza Barty cominciò a capire quanto bastava per arrischiarsi a muovere qualche passo in autonomia.

Rhaenyra parve capire ciò che gli stava passando per la testa, perché si aprì in un sorriso compiaciuto.

- Non è stata poi un’esperienza così tremenda, no? –

– No, ammetto che l’hai resa meno peggiore di quanto avessi temuto. –

Si separarono sul finire della canzone, individuando Regulus ai margini della pista. Li osservava, sorseggiando del vino, con un vago accenno di sorriso sul volto.

Barty non aveva alcun contratto matrimoniale siglato, suo padre non si era mai preoccupato d’ingraziarsi le altre Sacre Ventotto quanto bastava per assicurargli una futura moglie prestigiosa, ma non riusciva comunque a capire come Regulus potesse essere tanto rilassato nel vedere la propria fidanzata danzare con un altro.

Certo, lui e Regulus erano amici dal viaggio d’andata sull’Espresso del primo anno, ma era certo che lui al suo posto non sarebbe stato comunque tranquillo.

Forse dipendeva dal fatto che lui, al contrario di Barty, era sempre stato circondato dall’amore e dall’apprezzamento della sua famiglia. Barty senior, invece, si era sempre premurato di ricordare quanto le sue aspettative potessero essere deluse da un momento all’altro dal suo unico figlio.

Essere amati doveva dare una sicurezza tutta diversa.

- Non riesco a credere che tu sia riuscita davvero a convincerlo a ballare – disse Regulus, riportandolo alla realtà.

- Dovresti sapere che, se mi metto in testa qualcosa, riesco sempre a ottenerla – replicò disinvolta Rhaenyra.

- E pensi di avere ancora abbastanza energie per qualche altro giro di pista? –

- Sempre – asserì.

Regulus si voltò verso l’amico.

- Non ti dispiace se ti lasciamo di nuovo solo, vero? –

Barty accennò gruppo di ex Serpeverde dall’altro capo della sala. Rosier, Wilkes e Piton chiacchieravano fittamente insieme ai coniugi Lestrange. Dal modo da cospiratori che avevano, era evidente che stessero parlando di qualcosa che riguardava il Signore Oscuro. Il che accese immediatamente la sua curiosità.

- Andate pure -, assicurò, - credo di aver trovato un modo per occupare il tempo. –

Raggiunse il gruppetto, che si irrigidì nel veder avvicinarsi un estraneo. Messa a fuoco la sua identità, comunque, Wilkes battè una mano sulla sua spalla e asserì che si poteva continuare a discutere dei dettagli in un secondo momento.

Poi puntò le iridi blu oltremare in quelle di Barty e disse: - Sarà un anno particolarmente proficuo per te e i tuoi amici, Crouch. –

Non disse a cosa si riferiva, né fornì dettagli importanti, ma da come lo guardava Barty lo capì lo stesso.

Forse, finalmente, lui e Regulus avrebbero avuto un vero banco di prova.

 

 

 

*

 

 

 

31 agosto 1978,

Londra,

Diagon Alley

 

 

 

- Brian, giuro che ti uccido! –

Marlene scattò in avanti, rincorrendo suo fratello minore lungo tutta la strada che, a partire dalla Gringott, conduceva alla Gelateria di Fortebraccio.  

I suoi genitori erano impegnati nella ricerca della bacchetta adatta per Clarisse, che quell’anno avrebbe cominciato Hogwarts, e le avevano chiesto di tenere d’occhio quel piccolo scalmanato. Perché poi non l’avessero lasciato a casa con la nonna, era un mistero a dir poco insolubile per lei. Almeno quanto quello che li aveva spinti a decidere di affidarlo a lei.

Marlene non era esattamente la persona più paziente e, di sicuro, era una delle meno adatte a fare da babysitter a un moccioso insopportabile di nove anni. Rimpiangeva gli anni in cui si univano a loro anche i gemelli. Florian e Gregory, entrambi diplomatisi a Hogwarts due anni prima, erano gli unici a riuscire a convincere Brian a comportarsi come si doveva.

- Voglio solo un gelato -, protestò il ragazzino quando riuscì finalmente ad agguantarlo, - ma tu continui a fermarti fuori dalla vetrina di ogni singolo negozio. –

- Punto primo, non è affatto vero. Punto secondo… ehi, dove scappi di nuovo? –

Brian si districò dalla sua presa e scattò verso la coppia seduta al tavolo esterno della gelateria con un sorrisone gigantesco.

Si arrestò a un paio di metri da loro, sforzandosi di darsi un contegno, e disse: - Ciao, Amelia. –

Marlene si passò una mano sul viso, incredula davanti all’improvviso cambio di comportamento del fratellino.

Aveva una cotta per Amelia fin dalla prima volta che l’aveva vista e, a quanto sembrava, quell’estate si era convinto inspiegabilmente di poter avere qualche chance con lei.

- Ciao, Brian – gli sorrise, a sua volta, la Tassorosso.

Tuttavia il piccolo sembrava già essersi già adombrato, perché si era soffermato sul ragazzo seduto accanto a lei.

- E lui chi è? –

Il ragazzo si sporse verso di lui, tendendogli la mano.

- Benjamin Fenwick, sono un amico di Amelia e di tua sorella. –

Come illuminato da un’improvvisa consapevolezza, Brian gli strinse la mano allegramente.

- Certo, tu sei il compagno di Casa di Marley… quello che papà ha detto che è innocuo, perché non gli piacciono le ragazze. –

Se possibile, Marlene avrebbe voluto cucire la boccaccia di suo fratello con un qualche incantesimo sigillante impossibile da rimuovere.

Specialmente perché Benjy, solitamente timido e introverso, era diventato dello stesso colore di un pomodoro maturo.

- Brian! Questa volta giuro che… -

Non riuscì a finire la sua minaccia, perché il fratellino individuò Clarisse e i genitori a qualche metro di distanza. Si congedò, gridando che li avrebbe raggiunti, e la lasciò con un palmo di naso.

Desolata, sedette accanto a Benjy.

- Scusalo, mio fratello è davvero inopportuno, ha ripreso dai gemelli. –

- Nessun problema -, disse tornando a un colorito normale, - lui non è davvero un problema. Piuttosto, a quanto pare, anche Satana ama il gelato. –

Amelia e Marlene si sporsero verso di lui, aggrottando la fronte, decisamente perplesse dal suo commento.

Benjy aveva spiegato loro che, per i Babbani, si trattava dell’antitesi di Dio, ma non riuscivano proprio a capire a chi si stesse riferendo in quel momento.

Poi li videro.

Barty junior, con tanto di Black e Nott al seguito, puntava dritto verso l’ingresso della gelateria.

Regulus li oltrepassò senza degnarli di un’occhiata, quasi fossero invisibili, e Barty li guardò con sdegno prima di seguirlo a ruota. La Nott fu l’unica a rallentare la sua avanzata. Incrociò lo sguardo di Benjy e gli rivolse un lieve cenno del capo, poi seguì i compagni all’interno.

Rimasti soli, entrambe le ragazze chiesero all’unisono all’amico: - Cos’era quello? –

Benjy tentennò, tornando ad arrossire.

- Un comune saluto. Sapete che entrambi frequentiamo il Club degli Scacchi. –

Marlene continuava a essere sconcertata.

In tanti anni di scuola, Rhaenyra Nott non aveva mai dato il minimo accenno di voler intraprendere una conversazione con lei o Amelia. Figurarsi poi Benjamin che, in quanto Nato Babbano, rappresentava tutto quello che i membri delle Sacre Ventotto detestavano.

- Certo, ma… -

- Sono contenta che la Nott sia gentile con te -, intervenne Amelia, - potrebbe infondere un po’ di saggezza anche a quei trogloditi della sua Casa. –

- Su questo non ci giurerei -, ammise lui, - ma lei è… abbastanza piacevole, suppongo – concluse alla fine.

- Sono certa che lo sia – confermò la Tassorosso, conciliante, prima di alzarsi dalla sedia. – Vogliamo andare? Devo ancora comprare tutti i libri di quest’anno. –

Marlene e Benjy la seguirono, incamminandosi nel fitto dedalo di vie di Diagon Alley, fino a raggiungere il Ghirigoro.

Arrivati lì, l’incontro con i tre Serpeverde e la strana aria che si era respirata tra loro era già un ricordo lontano.

Mentre il commesso si occupava dei loro ordini, Marlene decise di dar sfogo alla sua indole da giornalista e mise sotto torchio il loro povero amico.

- Hai sentito Caradoc di recente, Benjy? –

Amelia sorrise davanti all’imbarazzo del ragazzo, intenerita, e rimbrottò la Corvonero: - Marley, smettila di dargli il tormento o non ci dirà più nulla. –

La bionda sgranò gli occhioni verdeazzurri, incredula, e spalancò la bocca.

- Questo non lo farebbe mai! –

- Oh, io non ne sarei così sicura – insinuò.

- Rispolvererei ogni mia tecnica d’interrogatorio giornalistico se si azzardasse anche solo a pensare di fare una cosa del genere. –

Resosi conto della direzione che stava prendendo quella conversazione, Benjamin si affrettò a correre ai ripari: - Ho incontrato Caradoc qualche volta durante le vacanze, ma era molto impegnato con i test d’ammissione all’Accademia Auror. –

- E? –

- E nulla. Siamo usciti per ferragosto -, rivelò tornando ad assumere il colorito rosso acceso di pochi minuti prima, - ma non è proprio il momento di pensare alle questioni amorose. Lui sarà impegnatissimo per i prossimi tre anni e io… devo concentrarmi su quest’anno e sul prossimo. –

Amelia annuì con convinzione, mormorando la sua approvazione.

- Assolutamente inaccettabile -, replicò invece Marlene, - farò in modo che Sirius e James gli stiano addosso tutto il tempo. Dovrà assolutamente raggiungerti alla prima uscita a Hogsmeade. –

- Lia… -

Il tono supplichevole del ragazzo la convinse ad intervenire.

Puntò un dito contro Marlene e sfoggiò tutta la sua autorità da Prefetto: - Non costringermi a intercettare la tua posta. Lasciali in pace, razza di Cupido da strapazzo. –

- Non lo faresti mai -, asserì, - lì ci sono tutte le confidenze che ricevo alla rubrica di cuori solitari della Gazzetta di Hogwarts. Devo garantire l’anonimato. –

Amelia inarcò un sopracciglio con aria di sfida.

- Ne sei sicura al punto da giocarti la tua credibilità giornalistica? –

Tentennò, poi sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

- Va bene, ma sappiate che siete veramente noiosi. Muoviamoci, quantomeno mi dovrete offrire il pranzo. –

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Selezione OC ***


Selezione OC

 

 

 

 

 

Salve!

Vorrei prendere qualche secondo per ringraziare quanti di voi hanno provato a partecipare a questa storia. Purtroppo non ho potuto prendere tutti gli OC, non volendo esagerare con la quantità (mi sono arrivate qualcosa tipo 30 schede) e dovendo fare i conti con un numero veramente notevole di Serpeverde e di ragazze; ho cercato di bilanciare come meglio ho potuto, selezionando allo stesso tempo i personaggi più adatti alla trama che ho in mente, e questo è ciò che ne è venuto fuori.

Spero quindi che nessuno se la prenda se il proprio OC non è tra i prescelti.

Detto ciò, vi lascio alla selezione, mentre il capitolo arriverà domani in giornata.

 

 

I ragazzi

Hector Macnair (PV Bill Skarsgård) – VI anno, Serpeverde. Membro del Lumaclub. Eterosessuale.

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre.

 

Alphard Shafiq (PV Jesse Williams) – VII anno, Serpeverde. Prefetto, Battitore e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

“When I say or do something, I do it. I don’t give a damn what you think. I’m doing this for me.”

 

Nathan Greengrass (PV William Moseley) – VII anno, Serpeverde. Membro del Lumaclub e del Club degli Scacchi. Eterosessuale.

Comprendere la vanità e il ridicolo delle cose del mondo è somma sapienza; riderne è somma forza.”

 

Antonin Dolohov (PV Tom Ellis) – VII anno, Corvonero. Battitore, membro del Lumaclub e del Club dei Duellanti. Eterosessuale.

“Baby, I’m the baddest, you are fucking with a savage.”

 

Alther Rosenroth (PV Russell Giardina) – VII anno, Corvonero. Cacciatore e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

Better to be known as a sinner than a hypocrite.

 

Leroy Cador Arkell Northwood Jr (PV Biel Juste) – VII anno, Grifondoro. Cacciatore e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

Impara ad essere calmo e sarai sempre felice.”

 

Adam Inglewood (PV Casey Cott) – VI anno, Tassorosso. Prefetto e membro del Lumaclub. Bisessuale.

There are no shortcuts to any place worth going.”

 

Le donzelle

Aletha Fay Prewett (PV Madelaine Petsch) – VII anno, Serpeverde. Cacciatrice, membro del Lumaclub e del Club degli Scacchi. Eterosessuale.

“A woman is like a tea bag – you can’t tell how strong she is until you put her in hot water.”

 

Valya Esmeralda Alvarez (PV Tashi Rodriguez) – VI anno, Serpeverde. Cacciatrice. Lesbica.

I am incapable of conceiving infinity, and yet I do not accept finity. I want this adventure that is the context of my life to go on without end.”

 

Lyra Selwyn (PV Vanessa Hudgens) – VII anno, Serpeverde. Cronista di Quidditch, membro del Lumaclub e del Club dei Duellanti. Eterosessuale.

Willst du alles oder nichts(Vuoi tutto o niente?) So bin ich(Io sono cosí), aber immer für dich da(Ma sempre qua per te).

 

Hestia Annabel Jones (PV Willa Holland) – VI anno, Corvonero. Prefetto, Cacciatrice, membro del Lumaclub e del Club d’Incantesimi. Eterosessuale.

Non arrenderti mai. Un vincente trova sempre una strada. Un perdente una scusa.”

 

Alys Travers (PV Lili Reinhart) – VI anno, Grifondoro. Capitano, Battitrice e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

I hope karma slaps you in the face before I do.”

 

Morgana Lancaster (PV Jade Weber) – VII anno, Grifondoro. Battitrice, membro del Club d’Incantesimi e del Club dei Duellanti. Eterosessuale.

La verità è per le persone che non hanno immaginazione.”

 

Audrey Ophelia Rowle (PV Abigail Cowen) – VII anno, Tassorosso. Portiere, giornalista per la Gazzetta di Hogwarts e membro del Lumaclub. Eterosessuale.

Be the one that rescues you.”

 

Shari Doyle (PV Ellen Page) – VI anno, Tassorosso. Eterosessuale.

Arrabbiarsi è sempre inutile, la rabbia oscura la mente e non ti fa pensare lucidamente.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

1 settembre 1978

Londra, Hogwarts Express

 

 

 

- Scrivici non appena arriverai a scuola, siamo curiosi di scoprire in che Casa finirai. Presta attenzione a quello che ti dice tua sorella e… -

Marlene alzò gli occhi al cielo, roteandoli al sentire le raccomandazioni con cui i suoi genitori stavano inondando le orecchie della povera Clarisse. Le sembrava quasi di essere tornata al primo anno, quando il discorso sul fare affidamento sui gemelli era toccato a lei. Come se poi i suoi fratelli, entrambi smistati a Grifondoro, l’avessero mai effettivamente tenuta d’occhio; questo salvo le poche volte in cui qualche ragazzo si era avvicinato a lei, ben inteso.

- Non stiamo partendo per la guerra -, sospirò alla fine, - perciò potete lasciarci prendere il treno senza alcuna preoccupazione. Clarisse starà benissimo, io e i miei amici vigileremo su di lei senza sosta, ora possiamo andare? –

Clarisse le rivolse un’occhiata preoccupata, mentre si facevano largo tra la folla di genitori intenti a salutare i figli, dirette verso la scaletta del treno.

- Vigilerai davvero su di me in continuazione? –

- Certo che no -, la rassicurò scompigliandole i capelli biondo rossicci, - ma dovevo pur dirlo se volevamo toglierci dai piedi mamma e papà, no? –

La sorellina annuì, sollevata, sorridendole mentre cercava di trascinare in avanti il suo baule.

Marlene si alzò in punta di piedi, alla ricerca di qualche faccia familiare. Finì con il perdere l’equilibrio, sbilanciandosi in avanti, e impattò contro una schiena alta e una folta chioma bionda.

Il ragazzo si voltò verso di lei, aprendosi in un sorriso smagliante quando la vide. L’imbarazzo, che inizialmente aveva assalito Marlene, svanì dal suo volto e in men che non si dica gettò le braccia attorno al collo del ragazzo e l’attirò a sé.

- Ciao, Arkell! –

Lo strinse in uno dei suoi celebri abbracci spaccaossa, ignorando le rimostranze di lui e le risatine di sua sorella.

- Ciao, Marley. Pensi che riuscirai a farmi tornare a respirare prima o poi? –

Sciolse la presa, continuando a sorridergli, poi gli indicò la sorella: - Lei è Clarisse, mia sorella, comincia il primo anno. –

Il Grifondoro le tese la mano, constatando il rossore che aveva preso possesso del volto leggermente paffuto dell’undicenne, - Piacere di conoscerti. –

Poi fece vagare lo sguardo sui loro bauli e aggiunse: - Permettete che vi dia una mano a portarli nello scompartimento? –

Mentre le due McKinnon annuivano, e il Grifondoro le precedeva facendo levitare i bagagli alla ricerca di uno scompartimento libero, Clarisse diede di gomito alla sorella.

- Marley… -

- Sì? –

- Tutti i ragazzi di Hogwarts sono belli come lui? –

Marlene proruppe nella sua solita risata imbarazzata e allontanò una ciocca dal volto: - Non tutti, Arkell è tra quelli che alzano decisamente la media. –

- Bene, allora spero di finire a Grifondoro come i gemelli. –

La Corvonero scosse il capo, ridendo della spontaneità del commento della più piccola, poi accompagnò Arkell fuori dallo scompartimento.

Rimase ferma sulla soglia, la porta scorrevole chiusa quasi del tutto, e sondò gli occhi castani del ragazzo: - Raggiungi il resto della tua squadra? –

- Già. Ti inviterei a trascorrere il viaggio con me, ma immagino che sarebbe un po’… -

- Strano? Già -, concluse per lui, - ma non preoccuparti. Amelia e Benjamin dovrebbero arrivare tra poco, immagino siano ancora impegnati nella ricerca di Hestia. –

Arkell tamburellò appena contro lo stipite della porta, poi si decide a domandarle: - Magari ci vediamo dopo il banchetto? –

Quella sì che era un’ottima idea, specialmente dato che avevano passato l’intera estate a scriversi e a uscire insieme ogni qualvolta fosse possibile. Non era nulla d’ufficiale, ma la sua indole curiosa moriva dalla voglia di essere soddisfatta e scoprire, finalmente, se tra lei e Arkell potesse esserci qualcosa di più.

- Mi sembra perfetto – assicurò.

Lo vide lanciare un’occhiata al corridoio, trovandolo vuoto, per poi chinarsi a sfiorarle le labbra con le sue.

- Ci vediamo dopo. –

 

 

 

Valya si lasciò ricadere su uno dei sedili dello scompartimento, che lei e i suoi amici avevano faticosamente conquistato, e lanciò un’occhiata incredula alla quantità di dolciumi che affollavano il tavolino posto al centro.

Riversati sulla superficie lignea, c’erano infatti dolci di ogni genere e sorta, sia comprati dal carrello che quelli portati da Adam e Shari. Guardandoli da fuori tutti si sarebbero domandanti cosa potesse accomunare due Serpeverde e due Tassorosso, specialmente se si considerava che non condividevano neppure il medesimo Stato di sangue, eppure quella quantità industriale di zuccheri era la risposta più ovvia.

Si erano incontrati per la prima volta durante il viaggio sull’Espresso del primo anno, quando si erano tutti accalcati attorno al carrello ed era nata una vera e propria diatriba per decidere a chi spettasse l’ultimo pacchetto di Cioccorane. Alla fine avevano deciso, di comune accordo e motivati perlopiù dall’enorme quantità di cibarie che avrebbero messo insieme se si fossero riuniti, di occupare il medesimo scompartimento.

Avevano passato il viaggio mangiucchiando dolci e conversare era venuto loro talmente naturale, che si erano accorti di cosa avessero fatto solo quando il fischiare dell’Espresso aveva annunciato loro di essere giunti in prossimità di Hogwarts. Il fatto che il Cappello Parlante li avesse smistati in coppia nelle rispettive Case, poi, aveva finito con il cementificare il rapporto che si era instaurato.

Così Shari e Adam avevano finito con il passare molto tempo insieme, approfittando del tempo libero per sgattaiolare nelle cucine di Tassorosso e mettersi ai fornelli per produrre leccornie dolci di ogni genere; lei ed Hector, invece, si erano avvicinati quando Valya aveva compreso esattamente che tipo di famiglia ci fosse alle spalle del ragazzo. Essendo una Nata Babbana, infatti, non aveva la minima idea di chi fossero i Macnair né di quale fosse la loro reputazione all’interno del mondo magico.

Le erano bastate poche insinuazioni per capire che erano ferventi sostenitori di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato.

Eppure Hector non aveva mai dato dimostrazione di essere troppo toccato dal suo essere una Sanguesporco, come l’avevano etichettata molti dei suoi compagni di Casa, e non si era scomposto minimamente quando il Cappello Parlante l’aveva assegnata a Serpeverde.

Probabilmente c’entrava il fatto che, tra i membri verde argento, entrambi venissero guardati di sottecchi: lui perché era una delusione, lei perché disonorava l’intera Casa con la sua sola presenza.

Sì, di sicuro era stato quello che li aveva spinti a cercare la compagnia reciproca e il fatto che Adam e Shari li accettassero senza pregiudizi aveva cementato automaticamente l’esistenza del quartetto.

Ed ora eccoli lì, alle prese con l’ennesima discussione dolciaria.

- Vi rendete conto che abbiamo cibo in abbondanza per tutto il treno, vero? –

Shari annuì, mangiucchiando una Cioccorana.

- Abbiamo ripulito la signora del carrello prima che arrivasse chiunque altro. –

- Quindi -, constatò lentamente la Serpeverde, - perché questi due testoni discutono su quei biscotti? –

Hector si voltò verso di lei, approfittando della sua rapidità per sottrarre l’ultimo rimasto da sotto il naso di Adam, e glielo mostrò: - Chiaramente non ti rendi conto di che razza di prelibatezza siano. –

- No -, ammise sorniona, - ma mi rendo perfettamente conto che se i Mangiamorte cominciassero a distribuire biscotti vi unireste subito a loro. –

Shari scoppiò a ridere davanti alle espressioni indignate dei due ragazzi, dandole man forte: - Sarebbero i primi della fila. –

- Insinuate forse che i dolciumi possano comprare la nostra morale? – chiese Adam, inarcando un sopracciglio, fintamente indignato.

Nello stesso momento, Hector prese un morso del biscotto, masticandolo lentamente per godersi il più possibile la sensazione burrosa della sua consistenza contro la lingua, e scherzò: - Stiamo parlando di biscotti in generale o di questi in particolare? –

- Biscotti in generale. –

- Ah… no, allora no. –

Le risate invasero lo scompartimento.

Tornare a Hogwarts era bello, considerò Valya, li aiutava a mantenere la mente lontana da tutto quello che stava accadendo fuori dalle alte mura del castello.

Dava loro qualche attimo di respiro dopo un’estate a dir poco infernale.

 

 

 

Quando Alys aprì la porta scorrevole dello scompartimento, annaspando sotto il peso della sua copia del Settimanale del Quidditch, il mantello ripiegato della divisa e la scorta di cibarie, trovò due dei suoi migliori amici stravaccati sui rispettivi sedili.

Condividevano un articolo sul nuovo set di mazze da Battitori, corredate di lucido per i pomelli d’ottone, panni e quant’altro; erano così presi dalla lettura che la degnarono di un’occhiata solo quando sbuffò.

- Comodi, mi raccomando, che non vi passi per la testa di darmi una mano. –

Alphard alzò lo sguardo dal giornale, sollevandosi quanto bastava per toglierle di mano i dolci, e la invitò ad accomodarsi davanti a loro.

- Grazie, a quanto pare c’è ancora qualcuno che possiede un minimo di galanteria. –

- Galanteria? Eppure sono sicuro di averti sentita ripetere, diverse volte quest’estate a onor del vero, che non sei una di quelle stupide ragazzine che non si prendono cura di se stesse perché temono di rompersi un’unghia. Se vuoi la parità dei sessi, bambolina, devi accettare sia il bello che il brutto della situazione – replicò, sentendosi chiamare in causa, condendo il tutto con il suo solito sorrisetto sornione.

Alys fece svettare in aria il medio, mimando un bacio a mezz’aria, cosa che fece scoppiare a ridere Alphard ed estese anche il sorrisetto di Antonin.

- Ma che gesti sconsiderati, bambolina. Una signorina come si deve non dovrebbe mai fare cose del genere; cosa direbbe tua madre se venisse a… -

Non riuscì a finire la frase, perché una Cioccorana lo centrò in piena fronte.

- La prossima volta ti tiro una scarpa – lo ammonì.

- Che minaccia scioccante. –

- Non la provocherei oltre -, intervenne Alphard, - perché sono sicuro che lo farebbe. –

Per nulla impressionato, Antonin si allungò sul tavolino e afferrò una manciata di liquirizie.

Mentre ne scartava una, Alphard lanciò un’occhiata al suo orologio da tasca.

- Come mai ci hai messo così tanto per prendere qualche dolce? –

Il bel volto di Alys si rabbuiò come se avesse fatto la domanda peggiore della sua vita. Eppure non riusciva a capire cosa ci fosse che non andava.

- Macnair e la sua banda di disadattati socialmente inetti hanno preso d’assalto il carrello dei dolci. Ci hanno messo una vita, così la fila è rallentata all’inverosimile – replicò, facendo schioccare la lingua con fare stizzito.

- Ah. –

Ed ecco anche spiegata l’assenza della consueta piuma di zucchero alla cannella, che Alys si gustava durante ogni singolo viaggio sull’Espresso, e di qui il suo conseguente malumore.

- Spero che diventino delle palle di brufoli e ciccia, dovrebbero rotolare in giro per il castello e io potrei prenderli a calci per i corridoi. Così sì che imparerebbero a non rubarmi… -

Antonin si alzò in piedi a metà del suo sproloquio, uscendo dallo scompartimento senza una parola.

I due si scambiarono un’occhiata perplessa, che venne ripagata quando il Corvonero fece ritorno poco dopo.

Stringeva in mano una Piuma di zucchero alla cannella.

La porse ad Alys, che lo guardò con tanto d’occhi.

- Ecco fatto. –

- Sei andato a rubargliela? Oppure li hai minacciati? – chiese, incredulo, Alphard.

- Ma per che razza di troglodita mi avete preso -, sbuffò Antonin di rimando, - gliel’ho semplicemente chiesta. Specificando che un’Alys sul piede di guerra per tutto il viaggio in treno avrebbe messo sul piede di guerra me. Hanno considerato l’eventualità e me l’hanno ceduta senza troppe storie. –

- Quindi sì -, considerò la ragazza, - li hai minacciati. –

- Mangia la tua stupida Piuma o la butto via. –

- Va bene -, succhiò la piuma assaporandone l’aroma di cannella, - ma posso fare una domanda che non riguarda né le minacce né te in particolare? –

- Dov’è Alther? –

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata complice, che ebbe il potere di far alzare le mani ad Alys.

- Come non detto, non lo voglio sapere, voglio vivere nella più beata ignoranza. –

 

 

 

Un urlo squarciò il silenzio del corridoio vicino al loro scompartimento. Era decisamente femminile e oltremodo furioso.

E davvero molto, sospettosamente, familiare.

Hestia rivolse un’occhiata eloquente all’indirizzo di Benjamin e Marlene.

- Sono io o quella era decisamente la voce di Amelia? –

- Difficile dirlo da qui -, considerò Marlene, - ma da come l’ultima parola ha preso un’inclinazione verso l’alto sembrerebbe proprio di sì. –

Benjamin si alzò, facendo scorrere la porta dello scompartimento e sporgendosi per vedere cosa stesse accadendo.

Vide che anche altri studenti, a pochi metri di distanza da loro, avevano fatto la stessa identica cosa.

Audrey e Jade incrociarono il suo sguardo, di ritorno dal bagno delle ragazze, e rallentarono fino a fermarsi alla sua altezza.

- Credo che Amelia stia per uccidere Rosenroth – asserì Jade, giocherellando disinvolta con una ciocca di lunghi capelli biondi.

- Il che, di per sé, non sarebbe questa gran perdita -, le venne dietro Audrey, - ma forse è meglio se provate a calmarla. Ci avrei parlato io, ma anche se siamo nella stessa Casa dubito di avere abbastanza ascendente da calmarla. –

Marlene fece capolino da dietro l’amico, domandando: - È davvero messa così male? –

- Fuori dalla grazia di Tosca -, confermò la rossa, - non credo di averla mai vista così. –

Prima ancora che potesse assicurare che ci avrebbero pensato loro, Hestia afferrò sia lei che Benjy per un braccio e li tirò con sé verso la direzione delle urla.

Non riusciva a sentire cosa stesse dicendo Rosenroth, ma conoscendolo era sicuramente qualche replica beffarda che contribuiva a mandare ancora più il sangue al cervello ad Amelia, ma in compenso sentì chiaramente quello che Jade disse all’amica: - Uffa, avremmo potuto fare finta di nulla, Amelia Bones che Schianta qualcuno non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni. –

 

 

 

Alther osservò il piccolo drappello in avvicinamento con un sorrisetto sfrontato sul viso. Hestia Jones guidava la delegazione, o per meglio dire trascinava gli altri due, con uno sguardo battagliero.

- Guarda, sta arrivando la cavalleria, Bones. –

- Te la do io la cavalleria, razza di deficiente – sbuffò Hestia, spintonandolo mentre si avvicinava all’amica.

Amelia aveva il bel viso rosso per la rabbia, teneva le mani strette a pugno, e sembrava davvero starsi facendo violenza pur di non mettere mano alla bacchetta e cancellare una volta per tutte quell’espressione dal volto del Corvonero.

Hestia le prese il volto tra le mani, costringendola a smettere di guardare verso Alther e focalizzarsi solo su di lei.

- Amy, che succede? –

- Succede che lo ammazzo –, decretò, - o me lo togli da davanti o lo faccio volare giù dal treno. –

Bene, a quanto sembrava Rosenroth aveva esagerato più del solito.

Lo fronteggiò a brutto muso, puntandogli contro un dito.

- Cosa le hai fatto? –

- Assolutamente nulla -, replicò sgranando gli occhi, - sono innocente. –

Certo, lui era innocente e lei era mago Merlino.

Parve leggerle nel pensiero, perché abbozzò un sorrisetto malandrino: - Cioè, magari non proprio innocente, ma in questo particolare caso non ho combinato nulla di male. –

A giudicare dallo stato dei suoi abiti, spiegazzati come se qualcuno si fosse ricomposto in fretta e furia, e dal rossetto che gli macchiava il collo dubitava seriamente che non avesse fatto nulla.

Questo, però, non giustificava la sparata di Amelia.

- Signor innocente dei miei stivali, levati dai piedi – decretò alla fine, prendendo sottobraccio Amelia e portandola via.

Quando furono abbastanza lontane da essere certe che nessun altro le ascoltasse, Hestia si arrischiò a chiedere: - Cosa è successo? –

- L’ho beccato con una Grifondoro del quinto anno, nell’anticamera del bagno delle ragazze del terzo scompartimento, e quando ho fatto valere la mia posizione di Prefetto abbiamo cominciato a discutere come al solito. Solo che poi lui… -

- Lui? –

- Mi ha chiesto se volessi rovinare il rientro a scuola anche a lui oltre che ad Alphard – ammise, a voce bassa, gli occhi azzurri improvvisamente lucidi.

Amelia e Alphard Shafiq erano usciti insieme per quasi tutto l’anno prima, avevano rotto un paio di giorni prima che finisse la scuola, e tutti e due erano usciti decisamente a pezzi dalla storia.

Non dubitava che Alphard ne soffrisse, specialmente perché la rottura non era dipesa da lui, ma sapeva che anche Amelia si sentiva uno schifo per come erano andate a finire le cose tra loro.

Insomma, Rosenroth aveva colpito sui tasti giusti per scuoterla.

- Ora capisco perché volevi buttarlo giù dal treno in corsa, probabilmente l’avrei fatto anche io. –

 

 

 

Nathan rientrò nello scompartimento, rispondendo alle mute domande negli occhi dei suoi compagni di Casa.

- Rosenroth e la Bones che discutevano come al solito – rivelò.

- Sai che novità. Mi domando ancora cosa abbia detto il cervello a Shafiq quando ha deciso di mettersi insieme a quella -, considerò Barty da sopra il tema di Storia della magia che stava finendo di ricontrollare, - ha delle manie da despota non indifferenti. –

Regulus replicò, inarcando un sopracciglio e sfoggiando il migliore dei suoi sorrisetti sghembi: - Senti da chi viene la predica. –

Barty sgranò gli occhi, palesemente indignato: - Io non sono un despota, diglielo Nat! –

- Per l’appunto… -

Nathan tossicchiò, soffocando una risata, guadagnandosi un’occhiataccia dal suo migliore amico.

- Beh, Regulus non ha certo tutti i torti. Insomma, non è che tu sia la persona più accomodante a Hogwarts… o sul resto della Terra, per quanto ne so. –

Mentre il ragazzo boccheggiava, all’evidente ricerca di una replica che ponesse fine a tutta quella storia, Regulus e Nathan continuarono a dare sfogo alla loro ilarità.

Alla fine si limitò a puntare un dito contro Nathan, agitandolo in un’imitazione che a tutti loro ricordò spaventosamente Bartemius Crouch senior: - Si può sapere da che parte stai? –

- Io sono neutrale, proprio come la Svizzera. –

- Non provarci nemmeno. E per quanto riguarda te, Reg… il despota rinuncia a correggerti il tema e da oggi entra in sciopero – concluse, abbandonando il foglio sulle gambe del giovane Black.

Questo bastò a cancellare le espressioni divertite dalle facce dei due Serpeverde. Barty seguiva dodici materie, tutte rigorosamente con il massimo dei voti, ed era solo merito suo se anche loro due avevano potuto mantenere una media alta anche nelle materie in cui di per sé non brillavano.

- Dai, Barty… non fare così – provò Regulus, conciliante.

Per tutta risposta, Crouch si lasciò ricadere contro lo schienale del suo sedile e incrociò le braccia al petto, guardandoli dall’alto in basso con supponenza.

Prima o poi li avrebbe davvero ricominciati ad aiutare, dopotutto erano i suoi migliori amici, ma vederli ingoiare l’orgoglio per un po’ sarebbe stato un toccasana per il suo ego.

Insomma, se la stava godendo un sacco.

- Ah, adesso vi appellate al mio buon cuore? Peccato, i despoti non ne hanno uno. –

- Lo sai che senza di te saremmo persi – gli diede man forte Nathan.

- Vedremo -, sentenziò alla fine, - adesso lasciatemi andare alla riunione. –

Uscì dallo scompartimento, ignorando le moine che quei due avevano preso a urlargli dietro per convincerlo del loro sincero pentimento, e bussò piano contro la vetrata di quello in cui si trovavano Rhaenyra e le sue amiche.

Quando gli venne accordato il permesso di entrare, Barty fece capolino e notò all’istante il silenzio in cui era precipitata Lyra Selwyn.

Per quale motivo quella ragazza, nell’arco dei vari anni di scuola, continuasse a fare delle scene come quelle tutte le volte in cui la incontrava non riusciva proprio a capirlo.

- Barty -, salutò Aletha allegramente, - come mai Regulus e Nathan ti urlano dietro cose tipo “mio signore e padrone” o “magnifico rampollo”? –

Liquidò il tutto con un gesto della mano.

- Perché tu e Rhae avete due cugini che hanno dei seri problemi mentali. –

Il sorriso sulle labbra di Aletha si allargò ancora di più: - E pensa che Regulus è l’erede che è venuto meglio. –

- Appunto, immaginati gli altri. –

Le ragazze vennero scosse dalle risate. Poi Rhaenyra si alzò in piedi e accennò all’ora.

- Vogliamo andare alla riunione? –

- Naturalmente. –

Barty si fece da parte, permettendole di uscire per prima e di precederlo lungo l’angusto corridoio.

Quando giunsero a metà corridoio si decise a domandare: - Posso chiederti una cosa, Rhae? –

La ragazza si fermò, voltandosi a guardarlo, incuriosita.

- Certo. –

- Come mai la Selwyn non apre bocca quando ci sono io? –

- Forse dovresti chiederlo a lei… ovviamente conosco il motivo, ma non credo che spetti a me dirtelo. –

Tipica sorellanza femminile, un muro praticamente impossibile da sfondare, specialmente se la detentrice del segreto era Rhaenyra.

Dopo aver ripreso a camminare, ormai in procinto di varcare l’ingresso della carrozza dei Prefetti e dei Caposcuola, tentò un altro approccio.

- Non mi dai nemmeno un indizio? –

Rhaenyra allungò una mano, risistemandogli il nodo della cravatta verde e argento, e si soffermò appena in corrispondenza del primo bottone della camicia.

La pressione della sua mano sul suo petto era gentile, ma la scintilla nelle sue iridi di ghiaccio era a dir poco malandrina.

- Sono sicura che ci arriverai, dopotutto sei tremendamente intelligente, no? –

Interruppe il contatto, voltandosi in una sventagliata di onde corvine che gli portarono il suo profumo alle narici, poi spalancò la porta e interruppe la loro conversazione.

Barty rimase a guardarla per un paio di secondi, interdetto, prima di seguirla all’interno.

Mah, ragazze… chi le capiva era bravo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Non ho dedicato moltissimo spazio a tutti gli OC, ma prometto che già dal prossimo capitolo dedicherò più tempo a chi in questo è apparso di meno. Per il resto, spero che il capitolo vi sia piaciuto.

A presto.

Baci,

Fiamma

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Capitolo 5
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

1 settembre 1978, ore 21.00,

Sala Comune di Serpeverde

 

 

 

Alphard era impegnato in una partita a Sparaschiocco contro Regulus quando accadde. Per un attimo si domandò se non se lo fosse semplicemente immaginato, ma dubitava seriamente che la sua mente potesse partorire un pensiero tanto agghiacciante in una tranquilla serata d’inizio anno come quella.

Così lanciò un’occhiata in direzione del resto dei suoi compagni, deciso ad appurare se fosse stato l’unico a percepire le avvisaglie o se fosse una condizione tristemente diffusa.

Hector e Valya se ne stavano in disparte nell’angolo opposto al loro e continuavano a far finta che non stesse accadendo nulla, ma questo non voleva dire nulla. Quei due erano sempre insieme e nessuno degli altri Serpeverde si era mai impegnato davvero affinchè le cose assumessero una piega diversa.

Si voltò verso il tavolino circolare in vetro dove Aletha e Nathan si sfidavano a suon di scacchi magici, sotto lo sguardo attento di Lyra che moderava la sfida in veste di arbitro. Forse era solo una sua impressione, ma l’erede dei Greengrass sembrava essersi improvvisamente irrigidito e dubitava che c’entrasse con il fatto che il cavallo della Prewett aveva appena divorato il suo alfiere.

Cercò lo sguardo di Regulus per avere una conferma ai suoi sospetti e, dal modo in cui i suoi occhi grigi guizzarono verso la rampa della scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile, capì di averci visto lungo.

Persino Barty, mollemente abbandonato sulla poltroncina vicino al camino, parve improvvisamente essere all’erta.

I segnali c’erano tutti, eppure l’inizio dell’Apocalisse sopraggiunse in modo inaspettato e repentino, cogliendo l’intera Casa di sorpresa. 

Rhaenyra uscì da dietro la porta in noce, l’espressione furiosa mentre agitava un rotolo di pergamena a mezz’aria, marciando dritta verso il cugino.

- Cuginetta – l’accolse Nathan, cercando di stemperare un po’ di quell’espressione battagliera con un sorrisone smagliante.

- Non provare nemmeno a chiamarmi cuginetta -, lo bloccò sbattendogli la pergamena davanti, - non prima che tu mi dica cos’è questo. Perché sono sicura che non possa essere il mio tema sugli Ippogrifi da cui volevi “prendere spunto”, vero? –

La faccia di Nathan era semplicemente uno spasso.

O almeno lo sarebbe stata se Alphard non avesse temuto che, mettendosi a ridere, le ire della Nott si sarebbero riversate su di lui.

Lo sguardo del biondo vagava dal cipiglio furibondo della cugina al rotolo e mezzo di pergamena, un tempo accuratamente scritto, sul quale faceva bella mostra di sé una macchia di inchiostro. Era ovvio che sì, quello era proprio l’ormai impresentabile tema di Rhaenyra.

- Potrebbe esserci stato un incidente di percorso –, ammise Nathan, - e per accidentali, e assolutamente non direttamente imputabili a me, circostanze… il tema ha avuto un piccolo danno collaterale. –

- La tua faccia avrà un piccolo danno collaterale, assolutamente non imputabile alla maledizione con la quale ti colpirò, se il mio tema non torna nelle condizioni originali entro la lezione di domani – replicò, imitandone il tono.

Una minaccia da non prendere sotto gamba visto che, cugino o meno, Rhaenyra non avrebbe mai faticato per riparare al danno infertole da un’altra persona.

- Nessun problema -, confermò Nathan tornando a sorridere davanti alla prospettiva di veder rinviata di qualche ora la sua esecuzione, - sono certo che Barty saprà aiutarmi. –

Il diretto interessato fece capolino da dietro lo schienale della poltrona, inarcando un sopracciglio.

Alphard era abbastanza sicuro che Crouch avrebbe mandato al diavolo l’amico, dichiarando di avere di meglio da fare del rimediare ai suoi pasticci, e invece rimane sorpreso per la seconda volta nel giro di pochi minuti.

Barty studiò appena la pergamena e poi cercò lo sguardo di Rhaenyra.

- Nessun problema -, le garantì, - posso sistemartela. –

Quello sì che era proprio un primo giorno strano, considerò quando la calma venne ripristinata e potè tornare alla sua partita, ma del resto quell’anno sembrava riservare novità rilevanti sia dentro che fuori Hogwarts.

 

 

 

Valya diede di gomito ad Hector, indicandogli con un cenno del capo il fratello minore del ragazzo. Orpheus era stato Smistato in Serpeverde appena un paio d’ore prima, ma a quanto sembrava aveva già individuato un paio di coetanei con cui passare il tempo.

- Sembra che non perda tempo – osservò.

Hector seguì il suo sguardo, soffermandosi sui volti di alcuni figli di personalità legate al Signore Oscuro, e s’incupì leggermente.

Se lui era considerato una delusione, una femminuccia delicata, dal padre allora era altrettanto vero che Orpheus aveva ereditato in pieno l’aggressiva spietatezza paterna.

- Almeno uno dei Macnair fa quello che la famiglia si aspetta da lui. –

L’amica gli sfiorò la mano, stringendola con delicatezza, e asserì: - Non devi mai vergognarti di non essere come ti vorrebbe lui. Sei meglio del prototipo di figlio a cui ambisce tuo padre, non è certo un disonore. E quanto a Orpheus… magari per lui c’è ancora tempo. Forse, lontano da casa, avrai modo di far valere un po’ la tua opinione. –

Scosse il capo, una smorfia amara impressa sulle labbra sottili.

Non c’era verso di riuscire a convincere il suo fratellino. Lui era davvero convinto che quello che usciva dalle labbra del padre fosse la verità assoluta.

E il fatto che Hector passasse tutto il suo tempo con due Tassorosso e con una Nata Babbana non faceva che renderlo meno degno di emulazione da parte del fratellino. Se poi avesse saputo che il Capello Parlante era stato seriamente tentato di mandarlo proprio a Tassorosso… beh, avrebbe avuto la conferma che ciò che diceva il padre fosse vero.

Era una femminuccia, non un modello da imitare.

- Vorrei che fosse così semplice, Valya, ma non credo che riuscirò a convincerlo. –

Sospirò, chiudendo il giornale che aveva sulle gambe, e fece per alzarsi dal divano.

- Credo che sia meglio se vado a dormire, domani si ricomincia con le lezioni e ho il sospetto che saranno più toste del solito. –

- Va bene -, mormorò lei di rimando facendo per alzarsi a sua volta, - credo che me ne andrò anche io. Dubito che qui sia rimasto molto da fare per me. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Sala Comune di Grifondoro, ore 22.00

 

 

 

Alys smise di far muovere le miniature dei giocatori sul piccolo campo da Quidditch portatile che aveva acquistato quell’estate e rivolse un’occhiata ai componenti in carne e ossa della sua squadra.

Arkell e Morgana erano concentrati, così come il loro Cercatore, ma l’ultimo membro della squadra d’attacco e il loro Portiere erano tutti presi dal commentare come l’estate fosse stata generosa con una Grifondoro del quinto anno.

La stessa, in effetti, che aveva attirato le attenzioni di Alther durante il viaggio in treno.

C’era poco da fare, gli adolescenti maschi erano un caso perso, completamente in balia degli ormoni; ci avrebbe pensato lei a rimetterli in riga.

Afferrò una boccetta d’inchiostro e la tirò contro i due malcapitati, facendo seguire subito dopo anche il calamaio.

I loro gemiti le annunciarono che entrambi i colpi erano andati a segno.

- Ahia -, protestò Johnson, - ma ti ha dato di volta il cervello? –

- Perché ci hai colpiti? – gli diede man forte Finnigan.

- Tanto per cominciare, se foste stati attenti, non vi avrei colpiti -, replicò guardandoli in cagnesco, - e poi, se vi foste allenati durante l’estate come vi avevo detto di fare, avreste potuto afferrarli… e invece avete i riflessi di una coppia di lumache cornute ubriache! –

- Ma… -

- Se provi a protestare ancora, Finnigan, ti giuro che al prossimo allenamento ti tiro un Bolide in testa. –

- Fossi in te le darei ascolto -, intervenne Arkell cercando di soffocare l’ilarità nella sua voce, - perché se perdiamo la prima partita di campionato potrebbe compiere una strage. –

- E io le darei man forte – aggiunse Morgana.

Le due bionde si scambiarono un cinque a mezz’aria, ignorando i lamenti del resto dei componenti della squadra.

Erano le uniche due ragazze della formazione, da quando l’anno precedente Mary MacDonald si era diplomata, e toccava a loro tenere in riga quel branco di disastrati adolescenti.

Quell’anno avrebbero anche dovuto condurre le selezioni per trovare un nuovo Cacciatore che occupasse il posto reso vacante da Mary, perché il loro sostituto copriva già la prima parte della stagione, che Arkell non avrebbe potuto disputare visto che ancora non si era ripreso dall’infortunio dello scorso giugno.

Insomma era tutto un gran casino, sospirò Alys, e ovviamente la McGranitt aveva pensato bene di lasciare a lei l’eredità di tutto quel casino.

- Ma è tardi, Alys… non puoi pretendere che seguiamo ogni parola. –

Certo, figurarsi se non provavano a buttarla sulla carta della pietà. Tuttavia avrebbe dovuto darsi una calmata o avrebbe fatto fuori metà squadra prima ancora del primo allenamento.

- Va bene, ne riparliamo domani -, decise alla fine, - alle quattro puntuali al campo da Quidditch. –

 

 

 

Morgana si lasciò ricadere sul letto a baldacchino, osservando i letti nell’angolo che erano rimasti deserti.

- Certo che è strano essere qui quando tanti altri non sono tornati a Hogwarts. –

Alys fece capolino dal pigiama rosso e oro, gettando indietro le onde bionde, puntando gli occhi chiari sulla compagna.

Quell’anno molti studenti avevano deciso di continuare a studiare a casa, sostenendo in futuro gli esami da privatisti, troppo spaventati all’idea di lasciare le loro famiglie.

- Sì, è strano, c’è molta più tranquillità… però è un silenzio surreale, che lascia intendere che ci sia qualcosa che non va. –

Morgana si tormentò nervosamente l’orlo di una manica, prima di decidersi a proseguire la conversazione.

Le cose erano cambiate in modo drastico nel corso degli ultimi anni, ma era assurdo pensare di doversi comportare in modo diverso con Alys.

- E le tue vacanze come sono andate? –

- Al solito -, replicò la Travers, - una noia mortale. Ho visto poco mio fratello. –

Il rapporto tra Alys ed Eric era sempre stato quantomeno controverso. Da un certo punto di vista erano legati come solo un fratello e una sorella avrebbero potuto essere, ma dall’altro erano diversi come il giorno e la notte.

I Travers erano una famiglia Purosangue piuttosto rispettabile, esattamente come i Lancaster, ma le idee di Eric erano decisamente orientate verso estremismi che nessuna delle due famiglie aveva abbracciato.

Ovviamente i genitori di Alys non avevano né condannato né appoggiato la scelta del figlio, si erano limitati ad accettarla, e questo aveva gettato delle ombre su quali fossero le loro posizioni.

Morgana, in tanti anni, non aveva nemmeno capito con chiarezza quali fossero le idee dell’amica.

Dopotutto la vedeva sempre insieme ad Antonin, Alther e Alphard, persone che all’apparenza avevano punti alquanto eterogenei sulla questione. Pertanto essere sicuri di quale parte avrebbe scelto dopo il diploma era quasi impossibile.

- Mi dispiace, so quanto siete legati. –

- Non offenderti, Morgana, ma non mi va di parlarne. Né di Eric né di quello che succede fuori dal castello – tagliò corto all’improvviso.

- Certo – mormorò, osservandola infilarsi sotto le coperte e sciogliere i legacci delle tende, - ti lascio tranquilla allora… buonanotte. –

- Notte. –

 

 

 

*

 

 

 

2 settembre 1978, ore 7.30,

Sala Comune di Corvonero

 

 

 

Hestia picchiettò contro la porta del loro bagno personale, sforzandosi di sovrastare il rumore infernale che Marlene, chiusa lì dentro da più di mezz’ora, stava facendo. Era una vera fortuna che lei fosse sempre la prima tra le due ad appropriarsi del bagno, perché se fosse dipeso dall’amica si poteva essere sicuri che non sarebbero mai riuscite ad arrivare in orario a una lezione.

- Marley, è tardi! –

- Cinque minuti. –

- Hai detto cinque minuti un quarto d’ora fa -, le ricordò, - e se mi perdo la colazione per colpa tua… -

Non riuscì a terminare la minaccia, perché la porta venne spalancata e Marlene fece la sua comparsa. La oltrepassò, sorridendole allegramente, e afferrò la tracolla che aveva abbandonato ai piedi del letto.

- Sono pronta, non serve minacciarmi. –

Personalmente Hestia dubitava seriamente che, se non le avesse messo fretta e avesse condito il tutto con qualche minaccia, Marlene si sarebbe davvero sbrigata; però decise di sorvolare e si limitò a seguirla giù per la rampa della scala a chiocciola, fino a raggiungere la Sala Comune di Corvonero.

Benjy era già lì ad aspettarle, appoggiato a una delle colonne di marmo, e s’illuminò quando le vide arrivare.

- Cominciavo a darvi per disperse. –

- Lo so, pulcino -, replicò Hestia scompigliandogli affettuosamente le sottili ciocche bionde, - ma prova a indovinare di chi sia la colpa. –

- Marlene ha monopolizzato il bagno come al solito? –

- Ovviamente, ho quasi dovuto buttare giù la porta a suon di Bombarda per convincerla a darsi una mossa. –

- Non è affatto vero -, protestò indignata la bionda, - smettetela di farmi passare per una ritardataria cronica. –

Hestia e Benjy si scambiarono un’occhiata complice, poi il ragazzo asserì: - Marley tu sei una ritardataria cronica, anni di scuola hanno abbondantemente confermato la cosa. –

Gonfiò le guance, ricordando un buffo criceto infuriato, e mise le mani sui fianchi con espressione seria.

- Benjamin Franklyn Fenwick, sappi che sono profondamente delusa da questo tuo atteggiamento. I biondi devono sempre essere coalizzati gli uni con gli altri, è una legge di natura! –

- Ma davvero -, rise, - e chi l’ha deciso? –

Alzò il mento, imitando una di quelle espressioni arroganti che aveva visto spesso sfoggiare da Antonin Dolohov o da Barty Crouch.

Peccato solo che, nel suo caso, non fosse minimamente convincente né tantomeno capace di intimorire nessuno.

- Io ovviamente. –

- Bene, signora della lega dei biondi, ma che ne dici se mentre tu e Benjy decidete il vostro statuto ci incamminiamo verso la Sala Grande? Avrei una certa fame. –

Benjamin annuì alle parole di Hestia, per poi prendere sottobraccio entrambe le amiche e indirizzarle fuori dal passaggio segreto e poi lungo le rampe di scale che li avrebbero condotti alla tanto agognata colazione.

 

 

 

Alther diede di gomito ad Antonin mentre abbandonavano la torre di Corvonero e s’incamminavano verso la rampa di scale.

Ancora assonnato, il ragazzo soffocò uno sbadiglio e si voltò verso la direzione che gli era stata indicata dall’amico.

Alys li attendeva, appoggiata alla balaustra, e aveva un’aria addormentata esattamente quanto lui.

- Ciao, scricciolo – la salutò Alther, ricevendo in cambio un bofonchio intraducibile.

Si voltò verso Antonin, perplesso: - Tu hai capito cosa ha detto? –

La scrollata di spalle di lui gli disse che no, non era stato il solo a non riuscire ad afferrare cosa l’amica avesse voluto comunicare con quel verso gutturale.

Roteò gli occhi al cielo.

- Certo che passare le prime ore del mattino in vostra compagnia è sempre elettrizzante e intellettualmente stimolante. –

Il pestone che ricevette sul piede dalla Grifondoro lo fece trasalire. Imprecò tra i denti, massaggiandosi il punto colpito, e le rivolse un’occhiataccia.

- Antonin, rimetti in riga il tuo cucciolo. –

Alys tentò di colpirlo di nuovo, ma questa volta se l’aspettava e riuscì ad evitare il buffetto dietro al collo.

Quella ragazza era sempre così maledettamente suscettibile e solo Antonin riusciva a convincerla a darsi una calmata e tornare nei ranghi.

Eppure in quel particolare frangente sembrava che non gli importasse particolarmente d’intervenire in suo aiuto.

- Antonin?! –

L’amico li osservò in silenzio per qualche secondo, per poi limitarsi a fare spallucce e pronunciare una sola parola.

- Caffè. –

Bene.

Finchè non avesse fatto il pieno di caffeina sarebbe stato del tutto inutile, pensò sconsolato, e pertanto gli toccava rassegnarsi a sopportare il malumore mattutino di Alys finchè non fossero arrivati in Sala Grande.

Accelerò il passo e, quando raggiunsero il pianterreno, quasi rischiò di impattare contro la figura alta e snella di Regulus Black.

Il Serpeverde era, infatti, appoggiato alla balaustra della rampa di scale e sembrava in attesa proprio di loro. Sorrise con fare indulgente, schivandolo all’ultimo istante.

La sua presenza parve riscuotere Antonin dal suo stato di torpore mattutino e persino Alys mormorò un saluto.

Regulus parve sondarli con quelle sue iridi grigio pallido, poi accennò con il capo in direzione del lato opposto del pianterreno.

C’era un corridoio stretto, decisamente riservato, dove nessuno avrebbe potuto interrompere la loro conversazione e tantomeno avrebbe potuto origliare senza che se ne accorgessero.

- Hai un minuto? –

- Anche due -, assicurò Antonin prima di voltarsi verso Alther, - ci vediamo più tardi. –

Lui e Alys li osservarono allontanarsi.

Vagamente seccato dall’idea di essere stato piantato in asso senza una spiegazione, Alther si rivolse alla ragazza.

- Qual è il super potere di Regulus, che gli permette di riuscire a svegliarvi e di convincervi a parlare in una lingua comprensibile al genere umano anche di lunedì mattina alle otto? –

- A parte il fatto che è un Black ed è oggettivamente molto sexy? –

- Dubito che Antonin lo consideri sexy – le fece notare.

- Lui magari no -, ammise ridendo, - ma ciò non toglie che lo sia. E poi so che si sono scritti parecchio durante l’estate… perché, Rosenroth, sei geloso? –

Geloso, lui?

Questa poi, come se avesse qualcosa da invidiare a Regulus Black.

Sbuffò incredulo.

- Ma fammi il favore. –

 

 

 

*

 

 

 

Storia della magia, ore 9.00

 

 

 

Lyra soffocò uno sbadiglio.

Storia della magia era sempre stata una delle materie più soporifere dell’intero percorso accademico di Hogwarts e le sembrava a dir poco illegale pensare di far iniziare un lunedì mattina con una doppia ora di Ruf.

Si voltò verso Aletha, che sonnecchiava con la testa poggiata su un braccio.

- Mi ricordi perché non abbiamo mollato questa stupida materia?

- Perché Rhae ha deciso di continuare a seguirla e, grazie al suo aiuto, riusciamo sempre a guadagnare degli ottimi voti con il minimo sforzo. –

In effetti c’era da dire che almeno due persone in quell’aula seguivano la lezione senza battere ciglio. Anzi, prendevano persino appunti in modo febbrile.

Seduti al banco davanti al loro, Rhaenyra e Barty tenevano la testa china sul foglio e la alzavano solo per dare uno sguardo agli appunti dell’una o dell’altro nel caso in cui si fossero persi qualcosa.

Dal canto suo, Lyra apprezzava quella lezione anche solo per il fatto che le dava la possibilità di osservare Crouch senza farsi notare da lui. Quella mattina, sotto la luce che filtrava dalle finestre, i suoi capelli solitamente castano chiaro apparivano decisamente più chiari; probabilmente era merito del sole estivo, che li aveva fatti schiarire e tendere al biondo e aveva messo in evidenza le chiarissime efelidi che gli decoravano il setto nasale e gli zigomi.

Fatto sta che le sembrava persino più attraente di quanto non fosse stato l’anno precedente.

- Se continui a fissarlo in quel modo lo consumerai. –

Il commento proveniente dal banco dietro al suo la fece sussultare.

Si voltò quanto bastava per osservare le iridi grigio chiaro di Regulus che brillavano per il divertimento.

Arrossì come un peperone.

- Non so di cosa tu stia parlando, Reg. –

- Ovviamente -, le sorrise accondiscendente, - allora immagino stessi guardando Ruf con quell’aria sognante. –

- Io… -

Fu Aletha a venire in suo soccorso, voltandosi per zittire il cugino.

- Reg smettila di cercare di metterla in imbarazzo – lo redarguì.

- Non era mia intenzione. Volevo solo esortarla a darsi una mossa, se le piace proprio così tanto, perché Rhae mi ha detto che si è reso conto del suo strano comportamento. –

Quelle parole la fecero avvampare ancora di più.

Era davvero così evidente?

- Tu e Nathan potreste rendervi utili per una buona volta e intercedere per lei -, insistè Aletha, - almeno saprebbe cosa aspettarsi prima di decidere se esporsi o meno. –

Regulus rivolse un’occhiata al compagno di banco.

- Che dici, ci imbarchiamo in questa impresa? –

Il sorriso complice di Nathan preannunciò la sua conferma: - Sarà un piacere fare da Cupido per miss Selwyn. –

A questo punto Lyra dubitava seriamente di essere mai stata più rossa di così in vita sua, roba da gareggiare tranquillamente con la chioma di Aletha.

- Non ce ne è proprio bisogno… - provò a protestare, ma venne tacitata dall’amica.

- Certo che ce ne è bisogno, almeno potrai metterti l’anima in pace una volta per tutte. –

 

 

 

Audrey rivolse un’occhiata incuriosita a Morgana, che aveva ormai rinunciato a seguire Ruf e si limitava a riassumere il capitolo del libro che aveva davanti.

- Di cosa credi che stiano parlottando quei quattro? –

La Grifondoro alzò appena lo sguardo, puntandolo sul gruppo di Serpeverde, e poi fece spallucce.

- Non ne ho idea. Teoricamente dovresti dirmelo tu, dopotutto sei tu quella che viene invitata ai loro eventi. –

Già, peccato solo che non avesse un gran rapporto con nessuno di loro.

Cioè, conosceva abbastanza bene Regulus ed era piacevole chiacchierare con lui durante quei noiosi ricevimenti, ma non si era mai avvicinata tanto da entrare nella sua cerchia di frequentazioni. Quel ruolo era spettato a Damon, suo fratello, che era pappa e ciccia con Rosier, Travers e Wilkes.

- Forse si tratta di Lyra -, disse alla fine, - e della sua cotta per Barty. –

Non che ne avesse mai avuto una conferma esplicita, ma la timida e riservata Serpeverde diventava ancora più chiusa e introversa quando si trovava ad essere nelle vicinanze di Crouch. Se non erano quelli i segnali di un interesse romantico allora Audrey non avrebbe proprio saputo dire quali fossero.

- Come possa piacerle Crouch rimane un mistero per me -, asserì Morgana, - quel borioso imbecille è sempre convinto di essere il migliore in tutto. –

La Tassorosso sorrise davanti all’ostilità nella voce dell’amica.

Solitamente Morgana non era un tipo conflittuale, tendeva ad andare abbastanza d’accordo con chi la circondava, ma fin dal loro primo anno era stato chiaro che la competizione tra lei e Barty sarebbe stata sempre accesa e oltremodo serrata.

Entrambi erano Purosangue, Battitori ed eccellenti studenti; Barty era riuscito a superarla solo nel farsi ammettere al Lumaclub e nel conquistare il titolo di Caposcuola.

A Morgana non era importato molto di nessuna delle due conquiste di per sé, ma l’idea che Crouch se ne andasse in giro come un galletto impettito le mandava il sangue al cervello.

- L’amore e i suoi misteri – sentenziò Audrey.

- Misteri incomprensibili. –

Si scambiarono un’occhiata complice prima di scoppiare a ridere.

 

 

 

*

 

 

 

Aula di Pozioni, ore 11.00

 

 

 

Adam scosse il capo davanti allo spettacolo desolante che era rimasto da ripulire. Aveva avuto la pessima idea di permettere a Shari di dare un apporto consistente alla pozione che avrebbero dovuto realizzare e, inutile dirlo, la ragazza aveva finito con il far esplodere il calderone.

Per un attimo aveva creduto che Alys Travers, seduta accanto a loro e raggiunta da alcuni schizzi, avrebbe finito con il mettere mano alla bacchetta e Schiantare entrambi, ma l’intervento di Lumacorno era stato decisivo per sedare la probabile rissa.

La Grifondoro era stata mandata a ripulirsi, provvista di una giustificazione che le avrebbe permesso di arrivare un po’ più tardi alla lezione di Incantesimi, e Adam e Shari erano stati costretti a trattenersi per ripulire tutto.

- Giuro che non ho la minima idea di cosa possa essere andato storto -, mormorò desolata l’amica, - io ho seguito passo passo tutto quello che c’era scritto sulla lavagna. –

- Lo so – le assicurò.

Sapendo delle difficoltà di Shari, Adam l’aveva seguita con attenzione e ne aveva studiato ogni singolo movimento.

Non riusciva nemmeno lui a capire cosa potesse essere andato storto.

- Deve essere una sorta di congiura contro di me -, continuò, - perché non è possibile che io faccia esplodere sempre tutto. –

La voce di Amelia, rientrata in aula per recuperare il libro che aveva dimenticato sul suo banco, giunse in loro soccorso: - Hai usato quel tagliere per poggiare la polvere di artiglio di drago? –

- Sì, perché? –

- C’è del pulviscolo in un angolo. Immagino che la polvere vi sia entrata in contatto. –

Adam esaminò il tagliere a sua volta, individuando ciò a cui faceva riferimento la ragazza.

Ne prelevò una piccola quantità e l’annusò con fare circospetto.

Polvere di ricciocorno schiattoso.

Altamente infiammabile se combinata all’artiglio di drago.

Era incredibile che una piccola particella di sostanza in più avesse combinato un tale disastro.

- Amelia ha ragione, ecco svelato il mistero. –

La Bones mise mano alla bacchetta e, sotto gli sguardi perplessi dei due, annunciò: - Vi darò una mano a ripulire. –

- Non preoccuparti… - fece per assicurare Shari, ma venne bellamente ignorata.

- Non possiamo rischiare che Tassorosso perda altri punti perché voi due siete arrivati in ritardo. Inoltre, risolvere tutto alla Babbana vi farà impiegare dieci volte il tempo che ci metteremmo con un semplice colpo di bacchetta. –

Come a voler dare loro una dimostrazione, puntò la bacchetta contro il pavimento: - Gratta e netta. –

Seguendone l’esempio, entrambi i ragazzi produssero a loro volta l’incanto e riuscirono finalmente a liberarsi di quella poltiglia assolutamente disgustosa.

Quando ebbero terminato e furono usciti dai sotterranei, Adam le rivolse un sorriso riconoscente.

- Grazie per l’aiuto. –

- Di nulla, tra compagni di Casa dobbiamo aiutarci. –

Poi li lasciò lì, allungando il passo per raggiungere in fretta e furia l’aula di Antiche Rune.

Voltò l’angolo e finì con lo scontrarsi con un fisico tonico e decisamente maschile. Barcollò indietro, venendo sorretta da una presa decisa, e si ritrovò a fissare gli occhi chiari di Alphard.

- Io… scusami – mormorò Amelia, per poi scappare via.

Doveva proprio mettere quanta più distanza possibile tra loro due.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate se ci ho messo un po’ per aggiornare, ma sono stata molto presa dalle video lezioni universitarie e questo capitolo mi ha impegnata parecchio (essendo formato da ben quattordici pagine di Word). Spero che ne sia valsa l’attesa. Inoltre vorrei porvi la prima domanda:

- in vista della prima partita di campionato, per chi tiferà il vostro OC: Serpeverde o Grifondoro?

Per ora è tutto.

Buon weekend.

Baci,

Fiamma

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