Second Chance

di Europa91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap.6 ***
Capitolo 7: *** Cap.7 ***
Capitolo 8: *** Cap.8 ***
Capitolo 9: *** Cap.9 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


Angolino spiegazioni: 

Ok allora riordinando i file sul pc ho trovato questa storia, una delle prime soukoku che ho scritto, la cui ultima modifica risaliva al lontano gennaio 2017, (quindi l’avevo scritta prima dell’uscita di Dead Apple e ovviamente della terza stagione; praticamente secoli fa)!! Visto che non ho niente di meglio da fare ho deciso di riprenderla tra le mani e “aggiornala” un po’, anche se alla fine ho modificato poche cose, più che altro qualche dettaglio sul primo incontro di Chuuya e Dazai, la loro prima missione insieme e cose così, giusto perché sono pignola e tutte le mie teorie fatte all’epoca sono andate a farsi benedire ^_^  quindi se ci fossero errori o imprecisioni sapete perché (l’avrò controllata mille volte ma qualcosa sfugge sempre). Per il resto non ho altro da dire; è un’idea semplice, quasi banale,  uno dei protagonisti perde la memoria ecc ecc magari qualcuno ha già avuto un’idea simile non so, sinceramente non ho controllato. I fatti si svolgono dopo l’Operazione Testa di Drago, Odasaku è ancora vivo e Dazai ancora mafioso. Anche se ho scritto un sacco di soukoku è la prima volta che pubblico qualcosa in questo fandom; quindi sono sempre aperta alle critiche o a suggerimenti (del tipo se la storia fa pena vorrei saperlo ecco, soprattutto anche se sono riuscita a mantenere IC i personaggi). Magari in futuro pubblicherò altro non so vediamo intanto come va questa storia!! Ora la smetto di annoiarvi, buona lettura!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Cap.1 

 

 

 

Una giornata di un mafioso non era mai uguale alla precedente, con quello stile di vita non si poteva avere una definizione di routine così come l’intendevano le persone normali; il giorno prima combattevi contro un’altra organizzazione dotata di poteri, (distruggendola completamente) e quello dopo ti ritrovavi a passeggiare tranquillamente per le vie di Yokohama, come un cittadino qualunque annoiato a morte. Era quello che stava pensando Chuuya in quel momento; qualche giorno prima lui e quel idiota fanatico dei suicidi del suo partner, avevano sgominato da soli un’intera organizzazione ed ora si trovava a non avere nulla da fare. Dopo aver detto addio ai sottoposti che aveva perso durante quell’operazione, aveva redatto un rapporto in tempo record e l’aveva consegnato al boss; dato ulteriori disposizioni ai sottoposti rimasti, ed ora si godeva un po’ di meritato riposo girovagando senza meta. Aveva accuratamente evitato d’incontrare Dazai in quei giorni, ora che ci pensava era dal termine dell’operazione che non vedeva quell’idiota; be’ meglio così, probabilmente era impegnato in qualche subdolo piano architettato insieme al boss o forse si era finalmente ammazzato. Rise da solo a quel pensiero, no, sarebbe stato troppo bello, troppo facile, se davvero quello spreco di bende fosse riuscito a mettere fine alla sua inutile esistenza. Perché cazzo continuasse a pensare a Dazai anche quando questi non era presente era un mistero sul quale aveva deciso di non soffermarsi più di tanto ad indagare. Già era costretto a passare gran parte delle sue giornate insieme all’altro, era intollerabile che ora la sua mente finisse per collegare ogni cosa a lui. Fottuto Dazai. Già dalla loro primissima missione insieme, anzi dal loro primo incontro, aveva capito di odiare quel ragazzo con tutto se stesso ma allo stesso tempo, aveva subito riposto cieca fiducia in lui e nelle sue capacità. Questo era stato l’errore di Chuuya e al tempo stesso la sua condanna.

Il fatto era che si fidava di quell’idiota, c’era poco da fare, a volte non se lo spiegava nemmeno lui da cosa fosse dettata quella cieca e assoluta fiducia, eppure; anche durante l’ultima missione insieme non aveva esitato, aveva messo la sua vita nelle mani di Dazai; come sempre del resto; conscio che l’altro non l’avrebbe abbandonato, che l’avrebbe riportato indietro. Per quanto fosse seccante ammetterlo (e mai l’avrebbe ammesso difronte al diretto interessato) i piani di Dazai funzionavano sempre, erano perfetti come loro erano perfetti insieme. Uno strano calore si impossessò di Chuuya, fino a colorargli leggermente le guance, no, non doveva pensare a quel cazzo di spreco di bende in quei termini, che diavolo gli era preso? Loro erano partner, solo quello, non erano amici, nemmeno conoscenti, sicuramente rivali, ma quel fottuto Dazai alla fine restava solo un collega di lavoro, un fastidioso e insopportabile collega amante dei suicidi. Chuuya aveva da sempre provato emozioni contrastanti verso Dazai: l’aveva odiato dal primo istante che l’aveva visto, anche se allora lo considerava solo un nemico. Col tempo le cose non era cambiate: aveva avuto modo di conoscerlo meglio, visto che per una serie di circostanze si erano trovati a dover collaborare, l’odio era rimasto ma era nato anche dell’altro; all’inizio stupore, e una leggera ammirazione nello scoprire le sue capacità e la sua intelligenza (erano doti innegabili che lo rendevano dannatamente fastidioso oltre che pericoloso); ma anche rabbia, nel vedere quel cinismo e totale disinteresse per la vita umana. Eppure, c’erano stati dei momenti in cui Chuuya era certo di aver scorto anche altro, come se ci fosse un altro Dazai sepolto sotto quelli strati d’odio e violenza: quando, durante la prima missione insieme avevano passato del tempo a sfidarsi in quella sala giochi come normali adolescenti; quando lo trovava addormentato nelle pose più disparate, quando durante un’operazione Dazai lo guardava e gli chiedeva di fidarsi di lui; era in quei momenti che gli era sembrato d’intravedere altro. Quanto lo odiava, succedeva ogni dannatissima volta, Dazai lo poneva di fronte ad un vicolo cieco, praticamente con le spalle al muro e gli chiedeva di fidarsi di lui, e Chuuya come poteva anche solo pensare di rifiutare? Non ne era capace, semplicemente non poteva. Così ogni fottutissima volta acconsentiva, metteva la sua vita in gioco, conscio del fatto che anche se si odiassero profondamente quel idiota di Dazai non lo avrebbe mai abbandonato. Di colpo, Chuuya si accorse di quanto potesse sembrare debole e patetico, così preso da un improvviso scatto d’ira diede un calcio ad un cartello stradale poco distante distruggendolo, attirando su di sé gli sguardi curiosi e sbigottiti dei passanti. Stupido Dazai e stupidi pensieri su Dazai. Era tutta colpa sua, come sempre. 

 

Per tutto il pomeriggio Chuuya aveva continuato a camminare tra la folla, le mani in tasca. Per prima cosa si era recato alla tomba di Rimbaud, ci andava spesso quando aveva voglia di riflettere da solo; gli raccontò dell’ultima missione, di Dazai, del loro nuovo soprannome e poi ancora di Dazai, inutile, per quanto si sforzasse finiva sempre col parlare di quel bastardo aspirante suicida. Intanto il sole stava tramontando, così dopo un po’ il rosso aveva deciso di ritornare alla sede principale della Port Mafia, sentiva proprio bisogno di bersi un bicchiere di vino, oppure una bottiglia, l’indomani avrebbe ricevuto nuovi ordini e quindi avrebbe dovuto rivedere anche l’idiota. Alla fine, quella era stata una giornata strana, durante la quale aveva pensato a quel fottuto Dazai più del solito. Non che gli mancasse la sua fastidiosa presenza, soltanto, era da un po’ che non passava così tanto tempo solo con se stesso senza avere quel idiota molesto intorno, che semplicemente non ci era abituato. All’improvviso si accorse di essere pedinato, non ci aveva fatto caso prima, troppo preso da quei viaggi mentali (ancora una volta era tutta colpa di quel idiota spreco di bende), ma ora ne era sicuro, qualcuno lo stava seguendo e da parecchio ormai.

 

“Nakahara Chuuya finalmente” era un uomo quello che si stava rivolgendo a lui ma il rosso non riusciva a capire chi fosse o intuire dove si trovasse; sentiva solo la sua voce, dannazione, tutta quella situazione era troppo sospetta. 

 

Non perse tempo e istintivamente provò ad attivare la sua abilità ma per qualche strana ragione non sembrava funzionare; non si era verificata nemmeno una piccola alterazione della gravità, come cazzo era possibile? Cosa significava? Che esistesse qualcun altro oltre a Dazai avesse la capacità d’annullare il suo potere? Neppure il tempo di riflettere che sentì qualcosa colpirlo violentemente alla testa, poi il vuoto.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


Cap. 2 

 

 

 

Quando Chuuya aprì gli occhi la prima cosa che avvertì fu un gran mal di testa, rimase qualche minuto ad osservare il soffitto bianco sopra di se’, mentre pian piano iniziava a mettere a fuoco anche l’ambiente circostante. Provò istintivamente ad alzarsi ma la stanza aveva improvvisamente preso a girare, stava per cadere dal letto quando sentì due braccia che prontamente l’afferrarono. Alzò lo sguardo, non si era minimante accorto che ci fosse qualcuno seduto accanto a lui. 

 

“Fa piano caro, hai una brutta ferita alla testa, non vorrei che ti si strappi qualche punto” le braccia che l’avevano sorretto appartenevano ad una donna, una donna molto bella dai capelli rossi, indossava un kimono rosa ampiamente decorato; era seduta su di una sedia alla sua destra e ora lo osservava con apprensione mista a sollievo. Chuuya la fissò per qualche minuto, doveva conoscerla, anzi era certo di conoscerla, eppure non riusciva a ricordare chi fosse, era sua madre? No, era troppo giovane per essere sua madre, forse era sua sorella; provò a parlare ma si accorse di aver la gola secca, la donna gli porse subito un bicchiere d’acqua e l’aiutò a bere. 

 

“Piccoli sorsi Chuuya, bravo” l’aveva chiamato Chuuya; già quello era il suo nome, ora lo ricordava lui era Nakahara Chuuya.

 

Quando ebbe finito si accomodò meglio contro lo schienale del letto, il giramento di testa era passato e anche la gola non gli faceva più così male.

 

“Come sono finito in ospedale?” Chiese. Ormai aveva capito di essere stato ricoverato ma non aveva idea di cosa fosse successo.

 

“Non ricordi nulla caro?” Lui scosse la testa 

 

“È un vero peccato Chuuya-kun, questa proprio non ci voleva, anche se avevo previsto uno scenario simile; dopotutto era l’ipotesi peggiore escludendo la tua morte; ma non ti preoccupare abbiamo inviato agenti per tutta Yokohama, troveremo il responsabile della tua aggressione e gliela faremo pagare. Non si può attaccare un membro della Port Mafia e sperare di farla franca” Chuuya voltò di poco la testa, era appena entrato nella stanza un uomo alto, magro, dai capelli neri, seguito da una bambina bionda che si era appena gettata sul suo letto.

 

“Piano Elise-chan” disse l’uomo sorridendo in direzione della piccola, Chuuya era sempre più confuso.

 

“Ehm aggressione? Port Mafia?” Non ci stava capendo nulla di tutta quella storia. L’uomo si avvicinò e lo fissò seriamente, Chuuya sentì un brivido freddo percorrergli tutta la spina dorsale, qualcosa dentro di lui lo stava mettendo in guardia su quell’individuo, era pericoloso non andava sottovalutato.

 

“Chuuya-kun qual è l’ultima cosa che ricordi?” Chiese guardandolo dritto negli occhi. Il rosso sembrò pensarci per qualche minuto, ma l’uomo prosegui prima che potesse formulare una qualche risposta; 

 

“Chuuya-kun riconosci qualcuno in questa stanza?” A quel punto il ragazzo scosse la testa imbarazzato.

 

“Mi dispiace, ricordo solo be’ il mio nome, sono Nakahara Chuuya; però nient’altro, non so nemmeno chi siate voi, siete forse la mia famiglia? Siamo parenti?” Chiese fissandoli uno alla volta. La donna sorrise tristemente prima di aprire un ventaglio e sventolarlo elegantemente fino a coprirsi il viso. L’uomo invece si limitò a sorridere;

 

“Chuuya-kun lascia che mi presenti, sono Mori Ougai attuale boss della Port Mafia, e questa è la mia adorabile Elise-chan” disse iniziando ad abbracciare la bambina. 

 

“Lei invece è Kouyou Ozaki. Un tempo eri sotto le sue direttive, anche lei è un nostro agente” disse indicando la donna col kimono e ritornando serio.

 

“Quindi sono un mafioso?” Chiese pensieroso Chuuya cercando di ricordare qualsiasi dettaglio della sua vecchia vita.

 

“Esatto, sei uno dei nostri agenti migliori Chuuya-kun, una settimana fa ti abbiamo trovato ferito e privo di sensi a qualche chilometro dal nostro Quartier Generale, eri ridotto veramente male, ma siamo comunque riusciti a salvarti, sei stato parecchi giorni in coma farmacologico, però a parte questa momentanea amnesia sembri star bene, abbiamo messo 10 punti di sutura per la ferita alla testa e altri per quel brutto taglio all’addome, qualche costola rotta....” Chuuya stava processando tutte quelle informazioni, quando improvvisamente la donna alla sua destra, quella Kouyou, riprese a parlare interrompendo Mori.

 

“Forse è meglio lasciarlo riposare, credo che Chuuya abbia bisogno di tempo per assimilare tutto, mentre noi dobbiamo concentrarci sulla ricerca del colpevole non crede?” Mori annuì pensieroso; 

 

“Hai ragione, Chuuya per il momento non può fornirci altre informazioni quindi dobbiamo solo aspettare che si riprenda, troveremo i colpevoli e mostreremo loro che non si scherza con la Port Mafia. Oh Elise-chan cosa? Si ora andiamo a comprare tutte le caramelle che vuoi” 

 

Chuuya osservò per qualche secondo quell’uomo allontanarsi mano nella mano con la bambina; non capiva proprio come potesse essere il leader di un’organizzazione mafiosa, poi si ricordò di quel brivido di terrore che aveva provato quando si era avvicinato a lui. Malgrado l’apparenza sentiva che Mori era pericoloso, non doveva sottovalutarlo. Si accorse che anche la donna stava per andarsene.

 

“Ora riposa Chuuya, e non preoccuparti sono sicura che la memoria ti tornerà presto” disse congedandosi educatamente con un inchino.

 

Una volta rimasto solo Chuuya si rimise a letto, continuava a pensare a ciò che era successo, lui era un membro della Port Mafia ed era stato aggredito, forse era un regolamento di conti? La testa tornò a fargli male, sentiva che c’era qualcosa che non tornava in tutta quella storia, come se mancasse un pezzo fondamentale per avere il quadro completo della situazione. Perso in quei ragionamenti si addormentò.

 

Si svegliò qualche ora dopo, sentendo un leggero spiffero d’aria lungo la schiena, eppure non gli sembrava che la finestra della sua stanza fosse stata lasciata aperta. Dopo qualche minuto si decise ad aprire gli occhi; la finestra era chiusa come si ricordava, e la stanza sembrava in ordine. C’era solo un particolare che stonava rispetto a prima: c’era un ragazzo addormentato seduto sulla sedia accanto al suo letto. 

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


Cap.3

 

 

 

Chuuya restò per qualche minuto ad osservare quel ragazzo chiedendosi mentalmente chi potesse essere. Era sicuro di non averlo mai visto prima; però ad essere sinceri non aveva riconosciuto nemmeno quella Kouyou o il boss.  Dannata amnesia. Che si conoscessero era abbastanza ovvio, o altrimenti non sarebbe venuto a trovarlo in ospedale. Però in quel momento Chuuya non sapeva come comportarsi, doveva forse svegliarlo? Oppure la cosa giusta era lasciarlo dormire? Infine decise di non fare nulla, sarebbe rimasto in silenzio ad osservarlo ancora un po’, cercando di studiarlo meglio. 

 

Nonostante ci avesse provato, alla fine Chuuya non era riuscito a vedere bene il volto del misterioso ragazzo, in quanto semi-coperto da una vistosa fasciatura. Quegli strani bendaggi proseguivano lungo il collo dell’altro, sparendo sotto i vestiti e ricomparendo sulle braccia fino ad interrompersi sui polsi. Il rosso si chiese se anche lui fosse un membro della Port Mafia, e se quelle ferite non fossero altro che il risultato di qualche pericolosa missione. Certo che ci voleva coraggio per andarsene in giro conciato in quel modo, sembrava quasi una mummia, pensò divertito. Nonostante tutto però, Chuuya era rimasto completamente incantato dalla vista di quelle bende, tanto che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso; distrattamente notò come si fossero di poco allentate all’altezza di uno dei polsi, forse complice la scomoda posizione in cui si era assopito l’altro. In quel momento, Chuuya desiderò solo poterlo toccare. Per prima cosa voleva sistemare quel pezzo di stoffa; la sola vista di quel lembo allentato gli provocava un certo fastidio; e poi voleva avvicinarsi di più a quel ragazzo, non sapeva nemmeno lui il perché. Sentiva che non poteva essere uno sconosciuto, che in qualche modo c’era un legame tra loro due, era una strana sensazione che non capiva e non poteva definire. Aveva appena allungato un braccio in direzione del giovane quando questi aprì di scatto un occhio; facendo arretrare e al tempo stesso sobbalzare il rosso per lo spavento. In quel momento Chuuya doveva ammettere di aver pure urlato in modo poco virile, ma aveva seriamente rischiato l’infarto. Sembrava la classica scena tratta da qualche film comico di serie B.

 

“Cosa stavi facendo?” Chiese sospettoso il ragazzo bendato mentre si stiracchiava come un gatto. Chuuya rimase bloccato per qualche secondo indeciso su come rispondere; in fondo non lo sapeva nemmeno lui cosa stava facendo di preciso, voleva solo toccarlo, arrossì di colpo, imbarazzato per quel suo stesso pensiero; 

 

“Avevi una benda allentata” rispose sperando di non sembrare un completo idiota indicando con una mano il braccio dell’altro; questi lo guardò pensieroso indeciso se accettare o meno quelle parole; lo stava studiando, era ovvio, Chuuya poteva sentire tutto il peso di quello sguardo indagatore su di sé. Il ragazzo rimise la benda apposto e poi gli sorrise machiavellico; 

 

“Oh e saresti stato così gentile da sistemarmela? Chuuya sono commosso, vuol forse dire che stai finalmente diventando un cagnolino fedele?!” Il rosso corrugò la fronte, 

 

“Cagnolino?” Domandò confuso,

 

“Si, cagnolino, ma che ti prende ora?” Il rosso non ci stava capendo nulla, quel tipo era più strano del previsto, ma non voleva essere maleducato; 

 

“Mi dispiace, io ecco..” provò a spiegare ma l’altro non lo fece finire

 

“Cioè di solito arrivati a questo punto della conversazione mi avresti già lanciato addosso un tavolo, un cuscino o qualsiasi cosa ci sia a disposizione. In condizioni normali avremmo già distrutto questa stanza. Non posso credere che ti abbiano ridotto così male, la botta in testa deve essere stata più forte del previsto, cioè, non mi stai nemmeno insultando” concluse divertito, sedendosi con un balzo sul letto accanto a lui per guardarlo meglio;

 

“Ehm ecco, come posso dire, tu chi saresti?” Dazai smise improvvisamente di respirare e ridere. 

 

“Stai scherzando vero?” Era incredulo, si sarebbe aspettato di tutto tranne quella risposta. Non aveva pensato ad uno scenario simile e quel tappetto era decisamente troppo stupido per prenderlo in giro in una situazione del genere. Infatti Chuuya scosse la testa abbassandola dispiaciuto,

 

“A quanto pare ho perso la memoria, amnesia. Questa mattina è passato il boss della Port Mafia con una donna in kimono e una bambina. Mi ha raccontato lui dell’aggressione ma io non ricordo nulla, non ho potuto neanche fornire un indizio o dettaglio utile.” Concluse con un’alzata di spalle. 

 

“Davvero non ricordi nulla?” Insistette Dazai, questa volta quasi emozionato. Era un’occasione più unica che rara, avrebbe potuto divertirsi un po’ a spese del rosso. La mente di Dazai iniziò subito a partorire una serie di scherzi però si bloccò nel vedere l’espressione affranta del più piccolo. Non aveva mai visto Chuuya in quello stato, sembrava così debole e indifeso, non sembrava il ragazzo che conosceva, il suo partner, quello stesso Chuuya che al loro primo incontro l’aveva spedito a terra con un potente calcio. Ora gli sembrava così fragile e umano.

 

“Mi dispiace, ricordo solo il mio nome. Eh be’ il boss mi ha informato che sono un agente della Port Mafia. Tu chi sei? Sei un mafioso anche tu? Se sei qui presumo che tu sia mio amico”

 

Dazai si bloccò, il suo cervello ebbe un momentaneo corto circuito, cosa poteva fare? Opzione 1: rivelare a Chuuya tutta la verità e magari fargli recuperare la memoria a suon di calci 

Opzione 2: fingere di essere suo amico e divertirsi a tormentare Chuuya fino a quando non avrebbe recuperato la memoria, sicuramente poi il rosso gliel’avrebbe fatta pagare e con gli interessi, ma di questo si sarebbe occupato a tempo debito. 

Non ebbe neanche un secondo d’esitazione;

 

“Oh scusami io sono Osamu Dazai. Certo sei il mio migliore amico” disse sorridendo serafico mentre la sua mente tornava a ideare le strategie più assurde per potersi divertire sfruttando quell’occasione.

 

Anche Chuuya sorrise; Dazai smise nuovamente di respirare, non ricordava di aver mai visto il suo partner fare un’espressione del genere, realizzò in quel momento di non averlo mai visto sorridere in due anni che si conoscevano. Sorrise a sua volta come un’idiota incapace di fare altro, non era decisamente preparato a quello.Nessuno poteva essere preparato a quello.

 

“Sai, mi sembra una situazione così assurda. Non ricordo nulla, vuoto totale. Eppure quando ti ho visto ho come sentito che ti conoscevo, che in qualche modo tu eri una persona importante per me” Chuuya si bloccò di colpo arrossendo per le sue stesse parole cercando di nascondere il volto per l’imbarazzo, mentre temeva ed attendeva di scoprire quale sarebbe stata la reazione di Dazai.

 

“Be’ hai preso una bella botta in testa, comunque penso si tratti di amnesia temporanea, non dovrebbe essere grave, prima o poi dovresti riacquistare i tuoi ricordi” disse, passando delicatamente una mano sopra la fasciatura sulla testa di Chuuya. Si stupirono entrambi per quel contatto intimo e delicato, ma non dissero nulla. Si limitarono ad osservarsi per quelli che sembrarono secondi interminabili.

 

“Tu invece come stai?” Domandò improvvisamente il rosso spezzando la strana atmosfera che si era venuta a creare; Dazai lo osservò inizialmente senza capire, arretrando di poco da quella posizione compromettente.

 

“Sei ricoperto di bende” specificò Chuuya. L’altro sorrise divertito.

 

“Oh queste sono il mio piccolo segreto. Sto benissimo comunque non preoccuparti”

 

“Segreto?” non capiva se l’altro lo stesse prendendo in giro o meno; c’era qualcosa nel atteggiamento di Dazai in quel momento che trovava così dannatamente irritante. Gli venne come l’istinto di strozzarlo ma cercò di ricomporsi, era un suo amico, anche se aveva voglia di picchiarlo fino a fargli perdere i sensi, doveva resistere.

 

“Esatto. Nessuno sa cosa nascondo sotto queste bende, fa tutto parte del mio fascino”

 

Chuuya scoppiò a ridere senza ritegno.

“Ma quale fascino? Sembri una mummia appena uscita da un museo! E io che mi ero pure preoccupato” Dazai era sempre più attonito, quel Chuuya era così simile e allo stesso tempo diverso da quello che conosceva, era cosi diretto e spontaneo eppure sembrava totalmente privo di quella rabbia che da sempre lo caratterizzava.

 

“Si può sapere a cosa stai pensando ora Dazai?” Gli chiese vedendolo perso nei suoi ragionamenti;

 

“A nulla. Sono davvero contento che tu stia bene” non seppe nemmeno lui da dove gli fosse uscita quella frase, aveva detto semplicemente la prima cosa che gli passava per la testa, aveva agito senza pensare. In fondo si, Dazai era contento che Chuuya stesse bene, era un valido membro della Port Mafia, se l’avessero perso la loro forza d’attacco si sarebbe notevolmente ridotta. Era un dato di fatto. Pura logica. Non c’erano altri motivi. Assolutamente.

 

“Allora mi spieghi la storia del cane?” Dazai sbatté le palpebre fingendo di non capire; in quel momento gli era totalmente passata la voglia di litigare con l’altro;

 

“No, anche quella è un segreto” concluse con un sorriso di scherno; Chuuya mise un adorabile broncio, simile all’espressione scocciata che Dazai conosceva benissimo e che in fondo segretamente adorava.

 

“Tra amici non dovrebbero esserci segreti” sentenziò serio il rosso, incrociando le braccia come faceva sempre quando era contrariato; anche quel gesto non era cambiato. Sembrava essere tornato il “Re delle Pecore”.

 

“Hai ragione. Dai te ne parlerò un’altra volta è una storia lunga e ora devo proprio andare, Mori-san si chiederà che fine ho fatto” disse avvicinandosi alla finestra per poi aprirla di colpo e mettere un piede fuori iniziando a riflettere:

 

“Siamo al quarto piano quindi se dovessi cadere potrei non morire sul colpo, probabilmente mi romperei una gamba, un braccio o forse entrambi, passerei mesi in agonia, no meglio evitare, se poi dovessi subire danni alla spina dorsale sarebbe troppo doloroso” concluse ad alta voce. Chuuya lo fissava leggermente confuso, ancora non capiva se Dazai lo stesse prendendo in giro o meno; quel ragazzo era veramente strano. Per un attimo gli tornò quell’irrefrenabile voglia di fargli del male, anche solo lanciargli addosso qualcosa per vedere se si sarebbe schiantato a terra. Scosse la testa; che pensieri assurdi, quello era il suo migliore amico;

 

“Perché ora stai pensando al suicidio? Se vuoi uscire perché non usi la porta come le persone normali?” Chiese, Dazai gli sorrise; un sorriso fastidioso che sapeva così tanto da presa in giro; utile solo ad irritare maggiormente il rosso,

 

“Sarebbe troppo banale Chuuya, come perdere la vita saltando da questa finestra, semplicemente banale, per non dire così poco appagante”.

 

“Sarà.. Quindi, verrai anche domani a trovarmi?” Domandò speranzoso dopo qualche minuto di silenzio; non sapeva perché glielo avesse chiesto, le parole gli erano scappate di bocca e non era riuscito a fermarle; Dazai stava per saltare ma in quel momento si fermò di colpo, tornando brevemente sui suoi passi; 

 

“Se lo desideri” concesse prima di lanciarsi fuori. Chuuya sorrise radioso e Dazai in quel momento pensò che forse poteva anche abituarsi a quel sorriso; 

 

“Si lo desidero”

 

“Allora a domani Chuuya” lo salutò da lontano; mentre nella sua mente si chiedeva come avesse potuto accettare. Dannato tappetto e dannato quel suo sorriso.

 

“A domani Dazai”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note autrice: Allora dovete sapere che questo capitolo non mi soddisfa ancora appieno, avrei voluto postarlo ieri mattina ma poi rileggendolo un’ultima volta c’era qualcosa che proprio non mi piaceva così l’ho riscritto da zero non cambiando nulla del contenuto ma solo l’impostazione. Il prossimo capitolo sarà uno dei miei preferiti e la storia inizierà finalmente ad ingranare non temete!! Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che stanno seguendo o semplicemente leggendo questa storia non mi aspettavo tanto successo visto che non lo reputo uno dei miei lavori migliori. Diciamo che sto facendo un po’ esperimenti in questo fandom e sto a vedere come vanno!! Alla prossima!!!

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Capitolo 4
*** Cap.4 ***


Cap.4 

 

 

 

Dopo la visita di Dazai, Chuuya si era nuovamente addormentato cullato dal pensiero del ragazzo. Non sapeva il motivo, ma dopo l’incontro con il moro si sentiva insolitamente felice; forse perché aveva trovato un amico, nonché un altro piccolo pezzo, utile per ricomporre quel puzzle oscuro che era ormai il suo passato. A dir la verità tutta quella situazione iniziava a stargli stretta; più passava il tempo e più Chuuya desiderava ricordare la sua vecchia vita, ma soprattutto scovare il colpevole e fargliela pagare. Non sopportava l’idea di essere stato messo al tappeto così facilmente, ora voleva solo rimettersi e vendicarsi. 

 

Di colpo si trovò a fissare la finestra dalla quale qualche ora prima Dazai se n’era andato; non vedeva l’ora che quell’ammasso di bende tornasse, incredibile. Alla fine quel ragazzo non era così male; anche se in un paio di occasioni aveva pensato di prenderlo a pugni; stava bene in sua compagnia. Si chiese improvvisamente cosa fosse quel senso di pace e tranquillità, che con la sua sola presenza, Dazai gli aveva conferito. Be’ era il suo migliore amico; era normale che con lui abbassasse tutte le difese, eppure Chuuya sentiva che c’era dell’altro. Ripensò a quel tocco delicato, la mano di Dazai appoggiata sulla sua testa, il suo sguardo. Ebbe una sensazione di déjà vu, ricordò la sua mano e quella di Dazai intrecciate. Non era la prima volta che si toccavano, e il suo corpo lo ricordava. Si sforzò di ricordare altro che non fossero semplici sensazioni ma la testa gli tornò a pulsare costringendolo a tornare a letto. Dannazione, possibile che non ci fosse un metodo immediato per recuperare la memoria? Lui voleva ricordare, voleva conoscere il suo passato, la sua vita, Dazai. Già, Dazai, si chiese cosa stesse facendo in quel momento, e che ruolo entrambi ricoprissero all’interno della Port Mafia; dopotutto quel ragazzo gli era sembrato tutto fuorché uno spietato assassino.

 

 

 

 

In quello stesso momento, vicino al porto di Yokohama

 

“Hai esattamente tre secondi di tempo prima di darci un nome, uno... due..”

 

Ma una pallottola lo raggiunse in pieno volto prima che l’uomo agli ordini di Hirotsu potesse terminare la minaccia. Dazai buttò la pistola ancora fumante a terra con fare annoiato per poi fissare il sottoposto più anziano.

 

“Era un pesce piccolo, inutile perdere altro tempo, non avrebbe parlato perché non sapeva nulla, anche questa pista si è rivelata un buco nell’acqua, non sono loro i responsabili dell’aggressione a Chuuya” spiegò con calma per poi voltarsi con l’intenzione di andarsene.

 

“Farò io rapporto al boss voi ripulite la scena e tornate subito al Quartier Generale, attendete lì altri ordini” concluse lapidario.

 

“Si signore”.

 

 

Così Dazai si trovò a passeggiare nuovamente solo fissando la distesa d’acqua davanti a sé. Scartò l’ipotesi di un salto nell’oceano soltanto perché la corrente in quella zona della baia era troppo forte, non voleva che il suo corpo andasse disperso. Prese un profondo respiro, avrebbe stanato i responsabili dell’agguato al suo partner e gliel’avrebbe fatta pagare. Troppe cose in quella storia non tornavano, Chuuya non era un principiante da cadere facilmente in una trappola, ok era sempre stato un tipo impulsivo e raramente usava il cervello prima di buttarsi in azione; però non era così debole o inesperto. Quando gli avevano riferito delle condizioni in cui versava il suo partner la sua prima reazione era stata l’incredulità, aveva riso per mezz’ora per poi scaraventare giù per le scale il povero subordinato che l’aveva informato, solo perché gli andava di farlo. Poi era passato alla negazione; doveva sicuramente trattarsi di un errore, uno scambio di persona, non poteva essere davvero Chuuya. Loro erano l’invincibile Soukoku, il fiore all’occhiello della Port Mafia. Il suo compagno era senza dubbio il miglior combattente nel corpo a corpo dell’intera organizzazione, come era possibile che fosse stato ridotto in quello stato? Perché non aveva usato la sua abilità? Cosa poteva averglielo impedito? Così si era recato fino all’appartamento del boss per avere conferma di quelle informazioni. Poi Dazai aveva aspettato, precisamente aveva atteso cinque giorni, non si era presentato in ospedale, era meglio così, non sapeva come avrebbe reagito alla vista di Chuuya privo di sensi in coma farmacologico. Inoltre aveva sempre odiato gli ospedali, troppe volte l’avevano salvato dalla morte, non gli andavano molto a genio. 

 

Quella mattina però le cose erano cambiate: era stato convocato con urgenza da Mori-san nel suo studio, nemmeno il tempo di entrare che il boss aveva parlato:

 

“È sveglio” non aveva aggiunto altro e a Dazai non serviva sapere altro. Così si era recato nell’ospedale affiliato alla Port Mafia in cui Chuuya era stato ricoverato. Era entrato dalla finestra, sperando di fare un ingresso in grande stile e spaventarlo, ma con sua somma sorpresa, al suo arrivo aveva trovato l’odiato partner addormentato. Aveva vagato per qualche minuto nella stanza e poi non avendo di meglio da fare, si era messo ad osservare Chuuya; a prima vista non sembrava messo troppo male, aveva un vistoso bendaggio in testa, probabilmente dove era stato colpito e qualche cerotto sparso qua e là, Dazai sapeva anche di una ferita non grave all’addome e qualche costola rotta ma nulla di troppo serio. Si sentì stranamente sollevato e non ne capì il motivo, pensò che forse non avrebbe mai perdonato quel nanetto se fosse morto prima di lui. In quel momento Chuuya borbottò qualcosa nel sonno e si girò su un fianco. Dazai sorrise. Mentre dormiva quel piccolo demonio sembrava un bambino, non l’aveva mai visto con un’espressione così serena in volto, sembrava addirittura più giovane di quello che era, di certo in quel momento non aveva l’aspetto di uno dei più forti agenti della Port Mafia. Notò una sedia accanto al letto e si buttò sopra. Rimase ancora qualche minuto ad osservare l’altro dormire, anche se a dir la verità aveva più volte resistito all’impulso di svegliarlo con qualche scherzo idiota, giusto per il gusto di farlo incazzare. Ma poi aveva convenuto che non fosse il caso, non poteva infierire su un ferito, anche se si trattava di Chuuya. In quel momento si accorse che in fondo gli era mancato; gli mancavano le sue urla isteriche mentre gli lanciava addosso di tutto, gli mancavano i suoi insulti, le sue frecciatine, gli mancava persino il modo in cui aggrottava la fronte quando lo minacciava di morte, o la sua voce mentre esternava quanto lo odiasse. Ovviamente non avrebbe mai ammesso queste cose neanche sotto tortura. Era solo stanco per la giornata, e arrabbiato perché non aveva ancora trovato una pista su cui indagare; doveva impegnarsi di più. 

 

Aveva pensato a tutto questo Dazai prima che Chuuya si svegliasse, prima che scoprisse dell’amnesia e conoscesse quel nuovo Chuuya così umano. Sospirò stancamente mentre faceva segno al barista di versare un altro bicchiere e lasciare la bottiglia. Aveva deciso di recarsi al solito locale, in quel momento desiderava solo potersi distrarre da tutti quei pensieri compromettenti. 

 

“Stiamo forse festeggiando qualcosa?” La voce di Oda gli arrivò distante ma lo fece lo stesso sobbalzare dalla sorpresa, non si era minimamente accorto del suo arrivo, stava perdendo colpi; 

 

“Ehi Odasaku, nulla stavo riflettendo” l’uomo si accomodò sul solito sgabello, ordinando da bere,

 

“Ho saputo del tuo partner, mi dispiace”

 

“Oh quel nanetto irascibile sta bene, non preoccuparti ci vuole ben altro per farlo fuori” rise da solo svuotando il bicchiere in un colpo;

 

“Allora perché mi sembra che TU non stia bene? Non ti ho mai visto così abbattuto che è successo?” dannato Odasaku e dannato il suo intuito.

 

“Ha perso la memoria”

 

“Oh”

 

“Già bel casino, amnesia temporanea, non ci può fornire nessun indizio sull’aggressione, in poche parole brancoliamo nel buio” Oda gli mise una mano sulla spalla obbligandolo a voltarsi verso di lui

 

“Non si ricorda nemmeno di te giusto?” Stramaledetto intuito di Odasaku;

 

“Ovviamente non si ricorda del fantastico sottoscritto ma non temere, ho già brillantemente risolto tutto” ammise il ragazzo sforzandosi di sorridere e riempiendosi nuovamente il bicchiere 

 

“A che gioco stai giocando Dazai?” Chiese, questa volta fissandolo dritto negli occhi; 

 

“Non so a cosa tu ti stia riferendo” si limitò a rispondere, tornando improvvisamente serio;

 

“Fa attenzione, stiamo parlando di Chuuya, non fare cose di cui potresti pentirti” 

 

“Ti ripeto; non so di cosa tu stia parlando Odasaku; dai ti offro da bere” concluse mettendogli in mano un bicchiere.

 

Quella sera Dazai preferì prendersi una sbronza epocale piuttosto che continuare a pensare a Chuuya, a Chuuya che lo chiamava amico, che gli sorrideva come mai aveva fatto prima, che sembrava così debole e indifeso in quel letto d’ospedale, che si preoccupava per lui. Si addormentò da solo nel suo appartamento con la mente sempre rivolta al suo partner e una morsa dolorosa al petto.

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


Cap.5 

 

 

 

Se qualcuno glielo avesse mai domandato avrebbe negato, non l’avrebbe ammesso neppure in punto di morte o sotto tortura, ma Chuuya aveva aspettato per tutto il giorno l’arrivo di Dazai; così come il giorno dopo, e quello dopo ancora. Quando lo vedeva entrare sempre da quella dannata finestra il suo cuore perdeva un battito, diventava improvvisamente felice e non capiva nemmeno lui il perché. Non facevano nulla di strano, Dazai passava praticamente ogni giorno e si intratteneva per un paio d’ore, parlavano di tutto, ma soprattutto delle missioni che avevano svolto in passato e della Port Mafia. Chuuya insisteva nel voler conoscere tutto, tutto ciò che aveva scordato e Dazai non poteva non accontentarlo; anche se alcune volte aveva preferito non rivelare al partner proprio tutta la verità; 

 

“Quindi noi ci siamo conosciuti lavorando a quel caso?”

 

“Esatto”

 

“E alla fine che ne è stato di Arahabaki? Si è scoperto da dove provenisse?” Dazai si trovò molto combattuto, a quel punto cosa doveva fare? Svuotare il sacco e raccontare tutto? Era tentato, davvero tentato, anche solo per assistere ad una possibile reazione di Chuuya, magari il rosso avrebbe finalmente riacquistato la memoria e distrutto lui insieme a mezzo ospedale; però, già, c’era un però, la verità era che a Dazai non stavano affatto dispiacendo quelle giornate trascorse in compagnia di quel Chuuya, aveva scoperto che il suo partner non era così male, l’aveva rivalutato; forse le cose tra loro sarebbero andate diversamente se si fossero incontrati in altre circostanze, forse quello era il vero Chuuya. Un ragazzo normale come lo sarebbe stato prima di incontrare le pecore, prima di diventare un assassino, prima di conoscere lui e la Port Mafia. Inoltre c’erano anche altri due importanti motivi che non andavano sottovalutati e si sommavano all’equazione; due grandi, enormi, occhi azzurri che in quel preciso momento lo stavano puntando seri in cerca di spiegazioni. Se prima Dazai non si era mai soffermato troppo sullo sguardo del suo partner ora che si trovavano così vicini, sia emotivamente che fisicamente, si era accorto di non farcela ad ignorare quegli occhi. O semplicemente, di non volerlo più fare.

 

“Ehi spreco di bende ci sei? Ti ho appena fatto una domanda!” A sentire quel nomignolo Dazai tornò al presente, seppur con una fitta di nostalgia; Chuuya restava sempre Chuuya era normale che avesse utilizzato quel soprannome, forse era segno che pian piano la memoria stesse tornando? Alzò le spalle divertito,

 

“Solo il boss conosce tutta la storia, al termine dell’operazione hanno recuperato la ricerca di Rimbaud ma solo i dirigenti della Port Mafia hanno accesso a quel tipo d’informazioni” era un compromesso, una mezza verità, andava bene così, per ora.

 

“A quanto ho capito tu sei il braccio destro del boss, potresti averla letta” sbuffò Chuuya

indispettito, cavolo, perché quel ragazzo doveva sempre essere così sospettoso, forse il fatto di non fidarsi di nessuno era un tratto caratteristico della sua personalità. Dazai sorrise, alzando le mani in segno di resa;

 

“Non posso rivelare informazioni top secret, nemmeno al mio partner” concluse; Chuuya gli tirò addosso un cuscino utilizzando la sua abilità, stava pian piano riacquistandone il controllo; 

 

“Sono il tuo partner solo quando ti conviene” rispose divertito, adoravano punzecchiarsi, quello non era cambiato;

 

“Non è vero e lo sai” ammise Dazai sedendosi meglio accanto a lui e guardandolo intensamente.

 

“So solo che vorrei tanto uscire finalmente da qui, vorrei aiutarti con le indagini, trovare il colpevole di questa storia e fargliela pagare” Dazai rise, quello era il Chuuya che conosceva, quel ragazzo non dimenticava mai un torto subito, era peggio di una donna e nessuno poteva saperlo meglio di lui, questo perché nessuno lo conosceva meglio di lui. 

 

“Allora usciamo” lo disse così, senza pensarci troppo. Il rosso lo guardò come se avesse detto la cosa più stupida del mondo.

 

“Mi dimettono tra tre giorni, posso aspettare non credi?” Dazai alzò le spalle

 

“Be’ tu resta pure qui altri tre giorni, io invece penso proprio che andrò a mangiarmi un gelato, tutto questo parlare mi ha proprio fatto venir voglia di un gelato, quali erano i tuoi gusti preferiti? Non ricordo cioccolato e.. Be’ vorrà dire che ne mangerò uno anche per te” un altro cuscino lo colpì in pieno viso, era stato un colpo più violento del precedente, Chuuya stava pian piano recuperando tutta la sua forza. Era stato Dazai a rivelargli della sua abilità, il secondo giorno che si era recato a trovarlo; all’inizio Chuuya non gli aveva creduto ma poi spinto dalle provocazioni dell’altro gli aveva lanciato addosso l’intero comodino e il suo contenuto. Il moro aveva riso per mezz’ora di fronte all’espressione spaventata del rosso, ma poi l’aveva rassicurato. Gli aveva spiegato che sebbene il suo potere di controllo sulla gravità fosse così pericoloso e devastante, lui ci sarebbe sempre stato e sarebbe sempre intervenuto per fermarlo. In quell’occasione gli aveva ancora stretto le mani tra le sue. Chuuya aveva chiuso  brevemente gli occhi, era vero, in qualche modo sapeva che Dazai c’era sempre stato per lui. Alla fine avevano deciso di limitare l’utilizzo delle abilità, il rosso avrebbe ripreso ad allenarsi una volta dimesso e solo con la supervisione di Dazai. Anche il boss aveva appoggiato quell’idea, non vedeva l’ora che l’incredibile Soukoku tornasse in azione. 

 

“Chuuyaaaaaa perché mi hai colpito ora?” Dazai si lamentò come un bambino, mentre l’altro si era alzato dal letto e si stava dirigendo verso l’armadio; 

 

“E ora cosa stai facendo?” Chiese, anche se temeva di conoscere già la risposta;

 

“Mi sembra ovvio idiota. Vengo con te a mangiare un gelato. Grazie per avermelo offerto Dazai” concluse in segno di sfida, aveva usato un tono che non ammetteva repliche, come quando impartiva ordini ai suoi sottoposti. Il moro alzò le spalle. 

 

“Hai detto tu che saresti stato dimesso tra tre giorni” sottolineò, giusto per dargli fastidio. 

 

“Mangiamo il gelato e rientriamo, vedrai non se ne accorgerà nessuno, ovviamente se QUALCUNO non farà la spia al boss o ad altri, vero braccio destro?” Dazai deglutì, Chuuya ora aveva impugnato una spazzola e lo stava sfidando, in quel momento lo trovò tremendamente buffo, carino e per nulla intimidatorio. Si riscosse subito, definire Nakahara Chuuya carino poteva essere troppo, si era decisamente troppo, come diavolo si era ficcato in quell’assurda e paradossale situazione ancora non lo capiva. Concluse che si sarebbe semplicemente lasciato trascinare dagli eventi e avrebbe osservato l’evolversi della vicenda.

 

 

Se un mese prima qualcuno glielo avesse raccontato, non ci avrebbe mai creduto, anzi forse l’avrebbe pure ammazzato. Mai, mai in vita sua avrebbe pensato di andare a mangiare un gelato con Chuuya, anzi offrire un gelato a Chuuya, il suo odiato partner che ora rideva e si comportava come un moccioso, semplicemente felice di fare, dopo tanto tempo, dei passi all’aria aperta.

 

C’era qualcosa di tremendamente sbagliato in tutta quella situazione eppure Dazai sentiva che in qualche modo era giusta. D’altronde come poteva restare indifferente notando il viso di Chuuya sporco di gelato al cioccolato? Anzi sarebbe stato più corretto chiedersi come aveva fatto a resistere alla tentazione di allungare una mano per pulirlo con un tovagliolo, forse era quella la cosa più preoccupante, sul quale ovviamente preferiva non indagare. Non era sicuro di voler sapere il vero motivo dietro il suo insolito comportamento. 

 

“Guarda stupido Dazai ci sono persino i cigni” Chuuya sembrava proprio un bambino, l’altro lo osservava a qualche metro di distanza mentre correva in direzione degli animali. Dazai pensò che non avevano mai vissuto una giornata come quella, una giornata così normale; non aveva ucciso nessuno, nemmeno pianificato un omicidio e soprattutto (avvenimento più unico che raro) lui stesso non aveva pensato al suicidio nemmeno una volta, ora che ci pensava era da qualche giorno che non pensava alla morte e la colpa era imputabile a quel nanerottolo dai capelli rossi che ora si stava sbracciando mentre gli urlava di raggiungerlo. Come era finito col fare da babysitter a Chuuya proprio non lo sapeva. O forse sì, forse inconsciamente aveva previsto già tutto quando aveva nominato la parola gelato.

 

“Ehi Dazai cosa ci fai tu qui? Devo preoccuparmi?” Una voce fin troppo conosciuta lo distolse dai suoi pensieri. Iniziò a sudare freddo.

 

“Odasaku, cosa ci fai TU qui?”

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Capitolo 6
*** Cap.6 ***


Cap. 6

 

 

 

“Odasaku cosa ci fai TU qui?” Dazai non sapeva come comportarsi, perché l’amico si trovava al parco? Poi notò un paio di bambini che stavano correndo intorno all’uomo.

 

“Era una giornata così bella che ho pensato di portare i piccoli a fare due passi. Devo preoccuparmi? Ci sarà forse una sparatoria a breve?” Chiese fissandolo serio. Il moro impiegò qualche minuto a processare la situazione, Oda non sospettava nulla, aveva pensato si trovasse li per lavoro, tirò un sospiro di sollievo. Forse poteva ancora cavarsela.

 

“Ehi stupido Dazai non mi hai sentito? Mi sono sbracciato a chiamarti per 10 minuti si può sapere che stai facendo?” Ecco, come non detto, Chuuya era arrivato davanti a loro e stava urlando come suo solito, era fregato, semplicemente fregato. Odasaku alzò lo sguardo confuso osservando i due ragazzi, ci mise qualche secondo per riconoscere Nakahara Chuuya. Forse perché non indossava il suo solito cappello e aveva un cerotto in testa. 

 

“Tu sei Chuuya-kun giusto?” Sentendosi chiamare l’altro si voltò, studiò Oda da cima a fondo prima di rispondere;

 

“Si e tu chi sei? Ci conosciamo forse? Cosa vuoi da Dazai?!” Per qualche secondo l’uomo rimase interdetto, stupito dal tono dell’altro, si voltò verso Dazai cercando aiuto;

 

“Chuuya scusa, ecco lui è Odasaku è mio amico”

 

“Amico?” Disse continuando a fissarlo minaccioso per poi spostare l’attenzione sui bambini

 

“Hai un amico che fa il babysitter?” Chiese con una punta d’ironia; si stava arrabbiando, pensò Dazai, doveva far qualcosa o la situazione sarebbe precipitata; col tempo aveva imparato a riconoscere i segnali che precedevano le sfuriate del suo partner e al momento quei segnali c’erano tutti; sembrava una bomba sul punto di esplodere, doveva inventarsi qualcosa al più presto;

 

“Ha adottato quei bambini. Sono orfani della guerre della Port Mafia. Anche lui è uno di noi. E oggi ci siamo incontrati per puro caso” Chuuya non smise un attimo di guardarli male entrambi, indeciso se continuare ad urlare o credere a quella spiegazione;

 

“Terrà la bocca chiusa?” Domandò sospettoso dopo interminabili secondi di silenzio in cui Dazai aveva iniziato a temere per le loro vite. Oda li guardò sempre più confuso; 

 

“Ufficialmente lui è ancora ricoverato in ospedale” sentì di dover precisare Dazai indicando il più piccolo;

 

“E ti saremmo grati se tenessi la cosa per te, amico. Tu non ci hai mai visto, non ci conosci.” Concluse Chuuya mettendosi in mezzo. Quasi non arrivava alle spalle di Oda eppure lo stava minacciando. Improvvisamente Odasaku scoppiò a ridere lasciando basiti i due ragazzi.

 

“Ok, ok, ho capito non dirò a nessuno del vostro appuntamento segreto” a quelle parole entrambi arrossirono furiosamente, incredibile aveva completamente frainteso la situazione!

 

“Odasaku non hai capito, c’è un errore” si mise a urlare Dazai. Chuuya invece aveva assunto un’espressione incredula, era sicuro di essere arrossito e di aver il viso della stessa tonalità dei suoi capelli. Quello non era un appuntamento, no, assolutamente non lo era, lui e Dazai erano amici, erano partner, non avevano quel tipo di rapporto, o forse sì? Dopotutto lui non se lo ricordava, non sapeva che tipo di rapporto avessero, forse davvero erano qualcosa di più. D’altro canto Chuuya sapeva che Dazai non gli aveva raccontato tutto, l’aveva sempre saputo, eppure aveva permesso che lo facesse, conscio che prima o poi avrebbe scoperto la verità; oppure semplicemente fiducioso che l’altro gliela avrebbe rivelata. Forse si era solo illuso, forse entrambi si erano illusi che quella situazione potesse durare per sempre. Invece era momentanea, come sarebbe stata quella amnesia. Stavano vivendo un’utopia, un sogno dal quale prima o poi avrebbero, entrambi, dovuto svegliarsi.

 

Oda se n’era andato poco dopo portando i bambini con sé, con la promessa di non dire a nessuno ciò che aveva visto quel pomeriggio, ma in fondo cosa aveva visto? Solo due agenti della Port Mafia che passavano del tempo libero insieme. Intanto i due ragazzi si erano seduti su una panchina ed ora osservavano le anatre nuotare nel piccolo stagno davanti a loro. Fu Chuuya il primo a rompere il silenzio; d’altronde era sempre stato quello impulsivo tra i due, 

 

“Cosa stiamo facendo Dazai?” Mormorò continuando a guardare davanti a sé; 

 

“Non so a cosa tu ti riferisca” rispose, anche se aveva capito perfettamente; 

 

“Noi non siamo così. Questi non siamo noi Dazai, lo so io e lo sai anche tu, quindi riformulo la domanda: cosa stiamo facendo?”

 

“Sinceramente non lo so Chuuya, sono sorpreso anche io della piega che ha preso la situazione”

 

“Allora era tutto un tuo piano? Cosa avevi in mente?” 

 

“Non era un piano. Cioè ok, forse all’inizio avevo un piano, ma poi le cose sono cambiate Chuuya” l’altro lo guardò male per nulla convinto di quelle parole 

 

“Voglio la verità per una volta, e la voglio ora, io lo so che noi due non siamo amici” disse avvicinandosi sempre di più, fissandolo deciso.

 

Dazai provò a resistere, ci provò con tutto se stesso; ma avere Chuuya così vicino gli stava provocando emozioni contrastanti. Non riusciva a ragionare lucidamente, non poteva ragionare lucidamente. Era una situazione insopportabile. Così fece la cosa che gli parve più naturale, sporse in avanti, catturando le labbra dell’altro.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eeeeeeeh aggiornamento anticipato!!! Oggi è il mio compleanno, il capitolo è corto e quindi faccio a tutti coloro che seguono la storia un regalo!!

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Capitolo 7
*** Cap.7 ***


Cap. 7

 

 

 

Si era aspettato di tutto Chuuya, davvero, si aspettava qualsiasi mossa da parte di Dazai, ormai aveva imparato quanto l’altro potesse essere imprevedibile ma mai, MAI si sarebbe aspettato che lo baciasse. Inizialmente il rosso non fece nulla, troppo sorpreso e sconvolto dall’intera situazione. Appena riacquistò un briciolo di lucidità decise di rispondere al bacio, cercando di far capire all’altro che non era un debole, non avrebbe passivamente subito quella situazione, e sopratutto che non era una ragazzina, Dazai doveva capire da subito chi comandava tra loro. Quando si staccarono qualche minuto dopo, entrambi avevano il fiato corto. Si studiarono per qualche istante in silenzio, poi Dazai riprese a baciarlo. Chuuya era completamente senza parole, aveva ragione, non erano semplici amici, lo sapeva, sapeva che quel idiota era una persona importante per lui, lo sentiva e ora ne stava avendo la conferma. Era felice, era stupidamente felice di tutto. Sorrise mentre le loro bocche erano ancora unite per poi interrompere quel contatto così dolce. Poteva percepire il respiro caldo di Dazai su di sé, si avvicinò a lui, facendosi pian piano spazio tra le sue braccia. L’altro lo strinse senza accorgersene; aveva baciato Chuuya, cazzo, era un uomo morto, una volta recuperato la memoria, Dazai era certo che il suo partner l’avrebbe ucciso, Chuuya gli avrebbe spaccato ogni osso, sarebbe stata una morte lenta e molto dolorosa, però non era affatto pentito, aveva baciato il rosso semplicemente perché in quel momento voleva farlo. Avrebbe accolto la morte più che volentieri, ora che aveva conosciuto la consistenza e il calore delle labbra dell’altro. Non c’era stato un secondo fine o una ragione dietro quel gesto. Era stato più forte di lui, Chuuya era così vicino che semplicemente non aveva resistito. Per il momento non era ancora morto, era già qualcosa, forse un indizio che anche l’altro ragazzo lo voleva. Quando poi, dopo quel secondo bacio, Chuuya si era stretto a lui, Dazai non aveva più avuto dubbi, aveva fatto la mossa giusta. Come sempre.

 

“Sai lo sapevo” disse Chuuya rompendo il flusso dei suoi pensieri e alzando il viso quel tanto che bastava per incontrare lo sguardo di Dazai.

 

“Cosa?”

 

“Che noi non eravamo amici. Sentivo che c’era qualcosa tra noi. E a quanto pare avevo ragione” in quel preciso momento qualcosa dentro Dazai si ruppe e fece insolitamente male. Come avrebbe potuto dire a Chuuya la verità? Che loro non si amavano bensì il contrario? Si fermò a riflettere; cosa aveva appena pensato? Amore? No, non era quello che provava per Chuuya. Eppure lo aveva baciato. La voce della sua coscienza (che in quel preciso momento sembrava dannatamente simile a quella di Odasaku) lo stava portando a fare i conti con la realtà, una realtà che ormai non poteva più essere ignorata. Aveva appena baciato Chuuya, il suo partner, ed ora lo teneva ancora abbracciato a sé, per un attimo faticò a riconoscersi. Che ne era stato del suo sogno di commettere un suicidio con una donna bellissima? Strinse di più il rosso, e realizzò che in quel momento non voleva essere insieme a nessun altro. Doveva fare qualcosa, e subito, le cose non potevano continuare così. Chuuya però si accorse subito che qualcosa non andava. 

 

“Ehi stupido Dazai che succede?” Chiese dolcemente avvicinando una mano al viso dell’altro ma venendo bloccato da una presa ferrea.

 

“Che stai facendo, Chuuya?” Il rosso lo fissò confuso, perché Dazai stava reagendo in quel modo ora? Che diamine gli era preso all’improvviso?!

 

“Volevo, solo” iniziò a dire ma l’altro si alzò di scatto abbandonandolo su quella panchina

 

“Non ti devi più avvicinare” disse freddamente mentre se lo scrollava di dosso.

 

“Ok, ho capito, sei impazzito” 

 

“Dico davvero Chuuya meglio che torni in ospedale ora, io devo andare” 

 

“No, tu non vai da nessuna parte hai capito? Non puoi baciarmi e poi comportarti come un pazzo, devi dirmi che sta succedendo Dazai”

 

“Se non te ne vai subito potrei ucciderti” 

 

“Devi anche solo provarci” quello sguardo. Dio solo sa quanto a Dazai fosse mancato quello sguardo, era quello il Chuuya che conosceva, doveva solo farlo uscire. Si avvicinò velocemente iniziando a colpirlo. Il rosso subì passivamente i primi due colpi, colto totalmente di sorpresa. Che cavolo stava succedendo ora? Prima lo baciava e ora lo prendeva a pugni, il comportamento di Dazai era incredibile, oltre che assurdo; tuttavia Chuuya aveva intuito che probabilmente c’era sotto altro, quel idiota non faceva mai nulla a caso; dannazione possibile che quando gli sembrava di aver capito tutto le carte in tavola cambiavano? Non ne poteva veramente più di tutta quella storia. Era stanco. Voleva ricordare. Schivò l’ennesimo calcio di Dazai e gliene rifilò uno in pieno petto. L’altro incassò il colpo indietreggiando.

 

“Sei sempre così manesco piccoletto ma non hai ancora riacquistato tutta la tua forza” lo schernì. 

 

“Forse mi sto solo trattenendo dall’ammazzarti”

 

“Un tempo non ti trattenevi, combattevi come se volessi davvero farmi fuori” Chuuya si stupì di quelle parole, fissandolo incredulo;

 

“Io non potrei mai volerti morto” concluse abbandonando lo scontro, per tornare a sedersi sulla panchina di poco prima. Dazai ne approfittò per sistemarsi le bende e darsi una ripulita ai vestiti, ma non lo perse di vista per un secondo; 

 

“Il vero Chuuya mi odia. È questa la verità, TU mi odi” il rosso lo guardò con astio;

 

“Non ci credo. Non è vero” Dazai sorrise voltandogli le spalle

 

“Tu mi odi, mi odi dalla prima volta che mi hai visto e ti odio anche io. Non ci sopportiamo, sinceramente non so nemmeno come facciamo a lavorare insieme” erano così fredde quelle parole, non sembravano provenire dalla bocca di Dazai, Chuuya non ci poteva credere, non ci voleva credere;

 

“Non avrò riacquistato la memoria ma qualcosa la so, queste sensazioni, queste cose che provo con te non le provo per nessuno”

 

“Smettila di comportarti come un moccioso o ti farai ammazzare”

 

“Mi hai baciato” concluse con rabbia. Dazai finalmente tornò a guardarlo, Chuuya sembrava sull’orlo delle lacrime, stava per scoppiare, aveva appena stretto i pugni, 

 

“Tu continui a ripetere di odiarmi eppure mi hai baciato. Sei venuto a trovarmi in ospedale, abbiamo passato tutto questo tempo insieme, che cazzo significa questo Dazai eh? Inoltre sei stato TU a baciarmi per primo”

 

“Era solo un bacio. Non dargli troppa importanza” Chuuya era congelato, non si aspettava tanta freddezza. Sentiva la rabbia crescere dentro di sé, in quel momento aveva paura che se fosse scoppiato, sarebbe finito davvero con l’uccidere Dazai. 

 

“TU non darti troppa importanza; non sei nessuno per me Chuuya mettitelo in testa” a quel punto, il rosso non riuscì più a controllarsi, Dazai sentì il terreno sprofondare sotto i suoi piedi. Il suo piano aveva funzionato, finalmente Chuuya aveva attivato Corruzione.

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Capitolo 8
*** Cap.8 ***


Cap. 8

 

 

 

Finalmente Chuuya aveva mostrato la sua vera abilità, la panchina sulla quale era seduto ormai era distrutta e anche gli alberi tutt’intorno stavano per essere sradicati dalla potenza della forza di gravità. Dazai aspettò un paio di minuti prima d’intervenire; si trovavano in un luogo abbastanza affollato, non poteva permettere che il suo partner si scatenasse in quel modo; che qualcuno lo vedesse o peggio, restasse ferito. Lo raggiunse e l’afferrò dolcemente per la vita, abbracciandolo da dietro. Vide Chuuya pian piano riacquistare padronanza di sé; per poi voltarsi a fissarlo; i suoi occhi non gli erano mai sembrati così grandi, così blu;

 

“Che cazzo stupido Dazai” l’altro sorrise, spostandogli un ciuffo ribelle di capelli che gli era caduto davanti agli occhi. Chuuya arrossì violentemente provando a divincolarsi dalla presa;

 

“Mollami razza di pervertito bendato, ti odio” entrambi si bloccarono guardandosi negli occhi;

 

“Vedo che hai riacquistato la memoria” concluse trionfante. Chuuya capì come quella fosse stata solo l’ennesima mossa di Dazai, aveva previsto tutto, quel bastardo, aveva deciso di provocarlo per fargli attivare Corruzione e riacquistare i ricordi. Improvvisamente si ricordò del bacio, eh be’ anche di tutto il resto. Si sentiva improvvisamente così debole, ogni muscolo gli faceva male, non riusciva a reggersi in piedi. Dazai lo prese in braccio dolcemente, aveva intuito tutto, come sempre del resto.

 

“Mollami non sono una fottuta principessa, è colpa tua se ora sono ridotto in questo stato”

 

“Hai ragione è colpa mia, ma grazie al mio piano ora ricordi tutto” Chuuya realizzò in quel momento cosa potesse significare. 

 

“Andiamo nel luogo dell’aggressione, so cosa è successo” Dazai però non sembrava condividere la sua opinione;

 

“Ora ti riporto in ospedale; si è fatto tardi, se non ti vedono avvertiranno il boss e sarebbero guai, per tutti e due” Chuuya lo fissò contrariato non smettendo di dimenarsi;

 

“Non mi hai sentito idiota? So chi mi ha aggredito dobbiamo fargliela pagare, dobbiamo..” ma Dazai intrappolò ogni altra protesta con un bacio. Chuuya lo lasciò fare, si sentiva completamente svuotato di ogni energia, in più, non aveva voglia di litigare con Dazai, in quel momento non aveva voglia di fare altro se non dormire. Sentiva le palpebre così pesanti. In più la bocca dell’altro era così calda, stava così bene.

 

“Bravo Chuuya riposa”. 

 

 

 

Il rosso era ancora addormentato tra le sue braccia. Dazai l’aveva nuovamente baciato per zittirlo e, quando si era staccato per controllare meglio la sua espressione l’aveva piacevolmente trovato assopito. Per fortuna che quel piano azzardato aveva funzionato, non ne era sicuro, aveva solo pensato che lo shock provocato dall’attivazione di Corruzione potesse sbloccare anche la memoria di Chuuya e per fortuna aveva indovinato. 

 

Dazai aveva pianificato il tutto in quei pochi minuti, aveva capito di provare qualcosa per il suo partner e una volta sceso più o meno a patti con quello, aveva realizzato che lui non voleva affatto quel partner; lui rivoleva il vecchio Chuuya, quello che lo minacciava di morte un giorno sì e l’altro pure. Quello che gli lanciava addosso oggetti e mobilia, che si ostinava a voler bere intere bottiglie di vino sebbene non reggesse l’alcool; che durante le operazioni gli copriva le spalle; quel Chuuya che metteva la sua vita nelle sue mani senza esitazione; che gli teneva testa e sembrasse essere l’unico individuo al mondo a intuire sempre i suoi piani. Lo rivoleva; Dazai era un cinico egoista, lo era sempre stato; semplicemente rivoleva il suo partner, si era stancato di quella storia, era durata fin troppo. Così aveva deciso di mettere in atto quel folle piano per provocarlo e c’era riuscito, fortunatamente sapeva quali tasti toccare per far perdere le staffe al rosso, un tempo quello era stato uno dei suoi hobby preferiti. Ed ora che finalmente aveva riavuto il SUO Chuuya, potevano vendicarsi.

 

Ad essere sinceri, Dazai aveva già scoperto il colpevole dell’aggressione eppure aveva deciso di non intervenire. Questo perché  sapeva quanto Chuuya ci tenesse a regolare i conti personalmente, quindi aveva concluso che avrebbe aspettato le dimissioni del rosso per poi godersi lo spettacolo; orgoglioso come era, doveva essere Chuuya a chiudere i conti con i propri assalitori. Alla fine le cose non erano andate esattamente come Dazai aveva previsto, però il rosso aveva recuperato la memoria, presto sarebbe stato dimesso e tutta quella storia sarebbe finalmente finita. 

 

Entrò in ospedale come solito dalla finestra, spogliò il partner nel cappotto e degli stivali e lo mise a letto facendo il più delicatamente possibile. In tutta quell’operazione Chuuya non si era mosso, l’utilizzo della sua abilità lo debilitava fortemente, inoltre non doveva essersi ancora del tutto ripreso dall’aggressione; per un istante Dazai si sentì in colpa, avrebbe preferito aspettare nel risvegliare i ricordi del suo partner ma in quel momento gli era sembrata la scelta più giusta. Sicuramente si sarebbe rivelata la mossa giusta per entrambi; non poteva permettere che Chuuya s’innamorasse di lui, cioè, non quel Chuuya almeno.

 

 

 

“Sinceramente io non ho notato nessuna differenza” 

 

Quella sera, Dazai era tornato a bere al solito bar, non fu sorpreso, una volta arrivato, di trovarvi anche Odasaku. Anzi, si era recato lì proprio perché sperava d’incontrare l’amico, sentiva inspiegabilmente il bisogno di sfogarsi con qualcuno, oltre che di bere. 

 

“Ti dicevo Dazai, io vi ho visto oggi, a me sembrava il solito Chuuya” il ragazzo lo guardò come se avesse detto un’idiozia;

 

“Odasaku, l’hai visto come sorrideva?” L’uomo sbuffò divertito 

 

“Io vi ho solo visto azzuffarvi come solito, eravate come sempre, cane e gatto”

 

“È lui che è il mio cane” Oda si fece serio;

 

“Dazai, vuoi dirmi per una buona volta che ti succede? Se non mi racconti tutto come posso aiutarti?” L’altro lo osservò per qualche minuto indeciso se fidarsi o meno, così alla fine svuotò il sacco; Oda ascoltò in silenzio aspettando che Dazai finisse prima di parlare.

 

“Sai, forse l’avevo intuito” concluse 

 

“Cosa?”

 

“Quello che provi per lui”

 

“Ma se nemmeno io so quello che provo per quel nano?” Odasaku sorrise comprensivo, come un genitore che si accinge a spiegare qualcosa al proprio figlio per la prima volta;

 

“Quando sei in compagnia di Chuuya diventi totalmente un’altra persona, non sei più un cinico assassino della Port Mafia, torni a comportarti come un ragazzino, tutte quelle provocazioni, frecciatine sono il vostro modo per comunicare, siete uno spasso; eppure nonostante professate di odiavi e di volervi ammazzare quando siete in missione nessuno può competere con voi”

 

“Chuuya è il mio partner, conosco ogni sua mossa, ogni suo pensiero, per questo riesco a creare strategie infallibili quando siamo insieme” ammise Dazai bevendo un sorso del suo drink;

 

“Ma non credi che questo valga anche per Chuuya? Penso che lui sia il solo all’interno della Port Mafia che riesca a prevedere i tuoi piani. Spesso nemmeno il Boss riesce a capire le tue intenzioni. Durante l’operazione Testa di Drago quando l’ho visto sfrecciare con quella moto, incredibile, ho pensato solo a quello, non vi avevo mai visto lavorare insieme prima ma ne sono rimasto incantato” 

 

“Da come ne parli Odasaku sembri tu ora quello innamorato di Chuuya” l’uomo sorrise beffardo

 

“Ne saresti geloso Dazai?” Il ragazzo si bloccò di colpo. Si immaginò Odasaku e Chuuya insieme. Odasaku che poggiava le sue labbra su quelle del rosso. Improvvisamente strinse la presa fino a rompere il bicchiere che teneva ancora in mano, versandone ovunque il contenuto e ferendosi leggermente con le schegge di vetro. Non disse nulla ma Oda aveva capito tutto. Prese il suo cappotto e pagò il conto per entrambi.

 

“Dovresti dire a Chuuya quello che provi e dovresti farlo in fretta” disse dandogli una pacca sulla spalla e lasciando il locale.

 

Dazai rimase seduto sullo sgabello ancora per qualche minuto. Decise che avrebbe aspettato le dimissioni dell’altro; si sarebbero vendicati e poi avrebbe confessato i suoi sentimenti a Chuuya.

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Capitolo 9
*** Cap.9 ***


Cap.9

 

 

 

Chuuya era incazzato nero, no anzi sarebbe stato più corretto dire che era furioso. Appena aveva ripreso conoscenza si era ritrovato in quello stupido ospedale, a letto e soprattutto solo. Non c’era traccia di quel idiota spreco di bende. Almeno l’aveva rimesso a letto, pensò soprappensiero, notando il cappotto ripiegato e gli stivali. No, cavolo, non doveva addolcirsi, lui era ancora arrabbiato e lo sarebbe rimasto fino a quando non avrebbe incontrato e preso finalmente a pugni Dazai. Dio quanto lo odiava in quel momento. Improvvisamente si sfiorò le labbra, il suo ultimo ricordo prima di perdere i sensi era proprio quello del partner che lo zittiva con un bacio. Avvampò a quel pensiero. Ora ricordava ogni cosa, ricordava l’aggressione ma anche i giorni successivi. Dazai che era venuto a trovarlo in ospedale, che gli aveva tenuto compagnia, che l’aveva inviato a mangiare un gelato e poi baciato. Chuuya era ancora furioso, quel idiota l’aveva preso in giro, si era spacciato per un suo amico, aveva approfittato del fatto che avesse perso la memoria per, per... si fermò di colpo, effettivamente Dazai non aveva fatto nulla di così grave, togliendo quella bugia sul fatto che fossero amici non si era preso gioco di lui, non gli aveva tirato qualche tiro strano dei suoi, sembrava assurdo, soprattutto non sembrava un comportamento da Dazai. Ripensò a quel pomeriggio al parco, si era così arrabbiato quando, voltandosi l’aveva visto in compagnia di Oda, in quel momento si era sentito tradito, per un attimo aveva voluto solo correre per andare a riprendersi Dazai; Chuuya aveva pensato che fosse solo suo e quel tipo non aveva il diritto di parlarci, nessuno doveva intromettersi tra loro. Alla fine perdere la memoria l’aveva portato a fare i conti con i propri sentimenti, paradossalmente ora vedeva le cose con più chiarezza. Lui si era innamorato di quell’idiota di Dazai. Quella consapevolezza lo colpì come una doccia fredda ma non lo sorprese più di tanto, forse dentro di sé l’aveva sempre saputo, quel calore che aveva provato quando le loro mani si erano intrecciate la prima volta, quella cieca e assoluta fiducia che riponeva in lui, ora tutto sembrava improvvisamente avere senso. La risposta era sempre stata davanti ai suoi occhi come aveva potuto non arrivarci? Si buttò sul letto, non andava bene, quella storia non andava affatto bene. Chuuya per un attimo ebbe paura, paura che il rapporto tra lui e Dazai fosse ormai irrimediabilmente compromesso, sapeva che non sarebbe stato più possibile tornare indietro e ne ebbe paura, si immaginò un futuro senza Dazai al suo fianco. Venne interrotto dal suono di qualcosa di grosso che aveva appena sbattuto contro la finestra. Corse ad aprire, trovando proprio l’oggetto dei suoi pensieri appollaiato sul cornicione a testa in giù; 

 

“Ehilà Chuuya, volevo entrare ma qualcuno ha chiuso la finestra” l’espressione del rosso in quel momento era indescrivibile;

 

“L’ho chiusa io razza d’idiota spreco di bende”

 

“Eh e perché l’hai fatto?” Chiese ferito con fare teatrale

 

“Non ti è passato per quella cavolo di testa bacata che forse non avevo voglia di vederti?!” Dazai sembrò rifletterci per qualche minuto

 

“No, tu hai voglia di vedermi” concluse prima di darsi una spinta e gettarsi verso di lui. Il rosso lo prese al volo ed entrambi finirono col cadere sul letto.  

 

“Visto? Sapevo che non mi avresti lasciato morire! Mi hai salvato Chuuya” disse abbracciandolo. Il più piccolo provò a scalciare e divincolarsi, ma la presa di Dazai era troppo salda; inoltre in quel modo non poteva utilizzare la sua abilità. Cazzo.

 

“Ehi mollami stronzo, ti ho detto di lasciami” 

 

“No” Chuuya alzò lo sguardo sorpreso dal tono di voce dell’altro. Conosceva bene quel timbro, era lo stesso che Dazai utilizzava quando faceva sul serio, sentì un brivido lungo la spina dorsale. Non stavano più giocando.

 

“Devo dirti una cosa importante Chuuya e voglio che tu ora..” ma non ebbe tempo di finire la frase che l’altro posò le labbra sulle sue. Dazai era sorpreso, quella era la prima volta che il più piccolo prendeva l’iniziativa e questa volta Chuuya era completamente in sé, era consapevole di ciò che stava facendo. Lo erano entrambi: decise di spegnere per un po’ il cervello e godersi quel contatto inaspettato approfondendolo sempre di più e stringendo il suo partner più vicino a sé.

 

“Ti odio” disse il rosso fulminandolo con lo sguardo non appena si staccarono;

 

“Ti odio così tanto, sei un completo idiota, un fottuto egoista, come hai potuto mentirmi? Come hai potuto dirmi che eravamo amici?” continuò iniziando a compirlo debolmente.

 

“Cosa potevo dire? Qual era la risposta giusta Chuuya? Che siamo solo partner?” 

 

“Non siamo solo partner dannazione, non lo siamo mai stati e lo sai anche tu” Dazai sbuffò 

 

“Tu cosa avresti fatto al mio posto? Ho dovuto mentirti, inoltre è tutta colpa tua, mi guardavi in quel modo” l’altro corrugò la fronte;

 

“Eh? In che modo ti avrei guardato?” Dazai sorrise tornando a stringerlo di più a sé; 

 

“Non volevo deluderti. Chuuya non ho mai voluto deluderti, sei stato già ferito troppe volte in vita tua, Arahabaki, le pecore, volevo essere una persona sulla quale tu potessi sempre contare” il rosso gli tirò uno schiaffo 

 

“Razza d’idiota, mi sono sempre fidato di te, non potrai MAI deludermi, cazzo, non ti accorgi che metto la mia vita nelle tue mani ogni volta?!”

 

“Ma quello non c’entra”

 

“Invece si, io non sarei nulla senza di te, stupido Dazai, morirei alla prima occasione, scatenerei Corruzione e mi autodistruggerei, se non ci fossi tu semplicemente io non potrei esistere, non potrei essere, l’essere umano che sono” nascose in viso nell’incavo del collo dell’altro, cazzo che cosa imbarazzante aveva appena detto, non avrebbe retto allo sguardo di Dazai, in quel momento si sentiva come una ragazzina alla sua prima cotta, fottuto idiota maniaco dei suicidi; tutta colpa sua e i sentimenti che la sua vicinanza gli provocava. Dazai non disse nulla, si limitò a stringerlo sempre di più a se’.

 

“Non preoccuparti Chuuya, non ti abbandonerò mai” e l’altro volle credergli.

 

Restarono così per qualche minuto, stesi su letto abbracciati a scambiarsi baci e carezze, erano entrambi ancora profondamente imbarazzati per come si era evoluta la situazione ma non erano assolutamente pentiti. Avevano scoperto che non era solo l’odio a legare l’invincibile Soukoku.

Improvvisamente Dazai si alzò come se si fosse ricordato solo in quel momento di una cosa importante;

 

“Oh giusto Chuuya il tuo aggressore, so chi è stato” ma l’altro gli mise un dito sulle labbra mentre con l’altra mano lo afferrava e costringeva a tornare a stendersi giù; 

 

“So anche io chi è stato, il capo della

Famiglia Dark, possiede l’abilità di copiare le abilità altrui, ci siamo scontrati contro di lui un paio di settimane fa, aveva giurato di vendicarsi e farcela pagare” Dazai fissò il partner senza parole; 

 

“Può acquisire un’abilità alla volta giusto? Aspettiamo che mi dimettano e poi andiamo a prenderlo” proseguì il rosso;

 

“Ahah come mai ora sei così calmo Chuuya? Credevo volessi vendicarti” Domandò sinceramente stupito Dazai; vedere quel tappetto accantonare i suoi proposti bellicosi era un evento più unico che raro;

 

“Voglio godermi questo momento ancora un po’, poi non solo mi vendicherò, ho deciso che li ucciderò tutti dal primo all’ultimo si pentiranno di essere na..” ma non finì la frase che Dazai catturò le sue labbra in un altro lungo e prepotente bacio. Stava iniziando a trovare piacevole quel metodo per zittire Chuuya, anche perché sembrava funzionare. Alla fine, il moro concluse mentalmente che forse avrebbe dovuto ringraziare quell’uomo prima di ucciderlo, dopotutto era grazie a quel individuo, che lui e Chuuya avevano potuto finalmente affrontare i loro sentimenti. Avrebbe anche dovuto offrire da bere a Odasaku, il suo amico poteva essere spaventoso, non andava sottovalutato. 

 

“Ehi Osamu smettila di pensare ad altro e torna a baciarmi, subito” era un ordine. Chuuya aveva appena allentato una delle bende che gli ricoprivano il volto e lo stava nuovamente tirando verso di sé. Dazai non poté fare a meno di sorridere emozionato, l’aveva forse chiamato per nome? Sorrise, 

 

“Ehi Chuuya, ricordi che ti avevo promesso che ti avrei mostrato cosa nascondevo sotto queste bende?”. 

 

 

 

 

 

[End]

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