Durgrimst

di meriadock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** ospite ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


I

Vi fu un tempo su questa terra, dove le montagne conoscevano il loro nome e ricordavano ancora la propria voce. Prima che arrivassimo noi; Figli del fabbro, come comunemente veniamo chiamati.Era un tempo dove non vi erano ancora i grandi regni o le rivalità tre clan. Dove ci si poteva spostare da montagna a montagna e da famiglia a famiglia liberamente. E non da meno ci si poteva impegnare con chi si voleva, nessuno all'ora avrebbe avuto qualcosa da ridire o da obiettare, fiducia e rispetto erano assoluti; Pure io ero cresciuto con questi valori e idee. Quanto ero giovane al tempo! Ricordo ancora avrò avuto 40 anni, ero pressappoco un ragazzetto quando partii verso Darak Gramir; Le lunghe vette, così chiamate al tempo dal nostro popolo. Molti nani come me del resto. stavano andando là per voglia di esser parte di qualcosa, per l'avventura e le meraviglie che avremmo potuto scovare. Anche se ancora non ci si conosceva fra di noi, vi si instauravano subito legami amichevoli, me ne potei render conto fin dal primo giorno che arrivai. Quando ancora spaesato cercavo l entrata per quella che sarebbe stata, aihmè la mia nuova casa. Dovevo trovare una sporgenza che mi avrebbe condotto a una leggera rientranza, lì avrei trovato l entrata. Ma diedi fin troppo poco conto a dove mettevo i piedi, da quanto ero intento a legger la mappa per capirci qualcosa; Tant'è che precipitai in una stretta gola, e solo grazie alla benevolenza del fabbro riuscii a farmi sentire da un gruppo di nani che stavano passando di là per la mia stessa ragione. Tutto sommato non andò malissimo, mi ruppi solamente una gamba e qualche costola, ma non potei fare nulla, a niente servirono le mie rimostranze, tanto meno con la mia testardaggine riuscii a convincere i miei salvatori, a lasciarmi proseguire il viaggio sulle mie gambe. Mi trasportarono su una lettiga improvvisata, verso la nuova "casa". All'inizio non era niente di che, alcuni nani armati controllavano il perimetro esterno, di quello che sarebbe dovuto essere il portone; una semplice apertura della roccia che stava pian piano prendendo forma, tramite alcuni nani che ne stavano delineando la forma a suon di martello e scalpello. Tutti ci stavano guardando. e tutti guardavano verso di me. Sentivo la vergogna assalirmi, mi sarei soffocato con la barba se solo fosse stata una trentina di centimetri più lunga, finì solo per sorridere e dir salve; Per lo meno questo era l intento, tutto ciò che ne uscì fu un verso strano e goffo, che fece sorridere e ridere a loro volta coloro che mi stavano guardando. Finalmente quell'imbarazzo cessò una volta varcato il "portone". Vi era una grande sala, anche se per quanto rudimentale aveva elementi che delineava fortemente il nostro popolo, come; Un grande pilastro esagonale con varie incisioni e intrecci di abbellimento.
Ci fermammo alcune volte per presentarsi e chiedere informazioni, in quel piccolo ma intricato labirinto rudimentale. Più volte tentai di andarmene a giro sulle mie gambe, ma ogni volta venivo fermato con più o meno cura nanica. Almeno fino a quando non mi lasciarono a così dire; Alle amorevoli cure di un nano, ormai mezzo cieco che si orientava per lo più con l olfatto e il tatto, non mi ispirava molto a prima impressione, tant'è che non mi piacque per niente quando esclamò al nostro arrivo: -ohhhh non ditemelo, lo sento dall'odore...mi avete portato il formaggio di caprone selvatico quello con la muffa da stagionatura decennale- Bene a quanto pareva odoravo di formaggio e mai nessuno me l'aveva detto. Non che mi dispiacesse ma mi preoccupava non poco dato che ogni tanto quando mi controllava a suo dire le ferite, mi frugava addosso alla ricerca di questo fantomatico formaggio, lo vedevo mentre si grattava la barba e scuoteva la testa poco convinto di non aver trovato nulla.
Dopo una ventina di giorni che ero costretto a stare a letto, arrivò un nano con un cappuccio che gli copriva la testa, era la prima compagnia diversa che vedevo al di fuori del mio curatore, nemmeno i miei salvatori riuscirono mai a farmi visita; Infatti appresi, che erano tornati indietro per aiutare il resto della loro famiglia, a fare il viaggio con "l'essenziale" così lo definirono alla vecchia talpa. Ma finalmente avevo compagnia! E per l aggiunta era una bellissima nana quando la guardai meglio, non volevo però che mi scoprissè, non mentre la fissavo. Così finsi di dormire, tenendo un occhio socchiuso e le orecchie ben tese verso di loro, ma erano troppo distanti, riuscii solamente a capire che necessitava di alcune medicazioni, perché si era ferita una mano durante uno scavo, ed è stata costretta dagli altri nani di venire a farsi medicare. E che a niente servirono le sue rimostranze dato che era anche lei lì, cosa che mi fece sorridere un poco. Ma più di tutto che mi fece beatamente sorridere era lei; Aveva una lunga barba rossa color fiamma accesa , con delle piccole trecce che ne formavano un motivo più grande, bloccate da alcune rune in punti precisi. Il naso piccolo ma a patata, era maculato da leggere macchioline su un rosso brunito, parevano scintille arse ma non ancora spente del tutto. Gli occhi invece erano risaltati da una leggera peluria intorno, ed erano come pietra prezziosa affonda nell'acqua, pensavo che non sarebbe mai potuta essere più bella di così, fin quando non abbassò il cappuccio rivelando una chiama anch'essa rossa, ma di un rosso a tratti tenuo e flebile, mentre a tratti talmente inteso e vivo che sembrava pervadesse di calore più del focalare stesso. E a tale vista sentii pervadere veramente del calore dentro di me, lo stomaco mi scintillava di non so quale formicolio, ma sentivo dentro di me che non avrei mai potuto dar sollievo a tale prurito e ne ero instintamente felice.

 

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Capitolo 2
*** ospite ***


II



Passarono altrettanti giorni, ma a poco servirono le domande al vecchio nano per conoscere l'identità della nana. L'unica cosa certa era che lavorava nei tunnel, cosa non semplice da scovare in una futura città dove c'erano tunnel ovunque. Sia d'ampliamento che per scovare i minerali preziosi. La faccenda non mi preoccupava troppo, sarei stato abbastanza testardo da riuscire a trovarla, il problema restava solamente il quando. Alla fine presi la mia roba e salutai il vecchio, sperando in cuor mio di non doverlo rincontrare più come suo paziente, al solo pensiero sentii un brivido lungo tutta la barba .Decisi di incamminarmi intanto, sorprendendomi man mano che camminavo di quanto in soli quaranta giorni si potesse costruire; le dimensioni della prima sala, quella dove si ergeva il portone si erano più che raddoppiate, altre colonne erano state issate, e vari terrapieni e corridoi stavano prendendo vita. Soprattutto l'aumento dell'afflusso dei nani aveva avuto un qualcosa di straordinario, se prima se ne poteva incontrare uno ogni centinaia di metri. Adesso, bisognava stare molto attenti a non pestare i piedi a qualcuno, ed a non farseli pestare a sua volta. La mia impresa di trovare la nana iniziava a farsi molti più difficile del previsto.

Nemmeno io sapevo bene dove stavo andando a quel punto, camminavo piano osservando i cambiamenti che erano stati fatti dal mio primo giorno, fin quando non mi sentii chiamare ripetutamente, mi guardai più volte attorno, fin quando non capii da dove provenisse. Erano i miei salvatori che mi stavano salutando, con il giusto slancio e fortuna riuscimmo ad incontrarci in un angolo della strada relativamente poco affollato, ero contento di rivedere facce amiche e che stessero bene. Venni a conoscenza che erano riusciti a portare la loro famiglia e che avrebbero avuto piacere di avermi come ospite per cena, per festeggiare la mia guarigione. Accettai di buon grado l'offerta, anche perché l'idea di un buon pasto mi allettava, dubitando che sarebbe mai potuto esser peggio di quella brodaglia che mi dava il vecchio nano. Dopo diverse chiacchiere, ci congedammo dicendo loro che avevo faccende da sbrigare e che ci saremmo visti la sera stessa. Dovevo ancora trovarmi un alloggio e un lavoro, soprattutto sull'ultimo non avevo dubbi, sarei andato a scavare per ritrovarla. Chiesi ad un nano in armatura, deducendo che fosse una sorta di guardia interna, capibile vedendo quanti nani ci fossero ora in "città" e quanto ci piacesse far scaramucce per passare allegramente il tempo, certo niente di male, ma in una situazione del genere con così tanto da fare non era il massimo. Mi disse che per lavorare nei tunnel, mi sarei dovuto presentare al secondo livello, lì avrei capito senza grosse spiegazioni con chi avrei dovuto parlare. Volevo delle spiegazioni migliori ma non appena provai ad aprire bocca, fui interrotto da un altro nano anch'esso guardia che lo stava chiamando per via di una rissa, vanificando il mio tentativo.

Decisi quindi di spostarmi ed avviarmi lentamente verso il luogo dell'appuntamento; in primis perché dovevo cercarlo, ed il casino non aiutava, in secondo luogo l'afflusso di nani era stranamente aumentato in tutte e due i sensi di marcia di quella strada. Chissà quanto tempo mi ci sarebbe occorso prima di giungere a destinazione vedendone la lentezza con cui scorreva. Feci un bel respiro, e mi tuffai in quella fiumana nanica, nella direzione che dovevo percorrere...Almeno dentro di me speravo di aver scelto bene, ciò che mi colpì molto in quel lento camminare erano i volti seri e guardinghi di molti nani, ben diversi da quelli iniziali di quando arrivai, di come alcuni si tenessero ben stretti i propri bagagli, quasi vi fosse timore che potessero scomparire sotto la loro barba. Ovviamente era un mio pensiero, ma c'era qualcosa di strano nell'ambiente, l'aria era di una serietà opprimente. Senza che me ne rendessi conto, ero riuscito ad arrivare miracolosamente al punto d'incontro. Non dovetti nemmen aspettar tanto, difatti da li a poco arrivarono anche gli altri, finiti i soliti convenevoli, ci dirigemmo verso la loro dimora.
Da fuori si presentava come un ammasso di fori e rocce che ne creavano quasi un alveare frettolosamente costruito, in molte di queste finestrelle si intravedeva una luce, ma nessuno però era per strada. Entrammo in casa, a primo sguardo accogliente, con qualche cassa in quercia e un grosso tavolo in noce al centro della sala, sulla mia destra due scale che andavano sia ad un piano superiore che verso un piano inferiore, i gradini in pietra erano molto irregolari tra loro, come se vi fosse stata necessità di far un lavoro estremamente veloce, senza curarsi molto dei dettagli. Per lo più era una casa molto spoglia, non capivo dentro di me, del perché dovettero tornare in dietro per trasportare la roba, quando mi lasciarono al vecchio, se non c'era praticamente niente. Non ebbi però il tempo di pensar molto alla questione, dato che venni preso d'assalto da un terremoto nanico; Da prima ci fu solo il frastuono, poi comparvero le barbe e infine fui circondato! Mi presentarono tutti e centosei parenti, nessuno escluso, fortunatamente avevano fatto il viaggio solo i parenti di primo grado di loro padre.
Dissi per gentilezza che era un peccato non poter conoscere i parenti materni, ma dentro di me ne ero ben sollevato fin quando la loro madre, mi promise che avrebbe trovato il modo per farmeli conoscere non appena possibile. La madre era una nana più bassa della media e più larga della stessa, aveva una riccioluta barba nera e due forti gote sporgenti, gli occhi color pece sembravano avvolgerti quasi come ad inghiottirti, se non fosse stato per il sorriso caldo e gentile. Era vestita con abiti di lana e cuoio, niente di stranamente diverso da dove provenivo come stile e colore, se non fosse stato per il grembiule in cotta di maglia e uno scialle con cappuccio anch'esso in cotta.
Alla fine mettemmo a tavola, dopo alcuni gong di una campana e diverse minacce per i più giovani,
le pietanze furono appoggiate sul tavolo, non erano tantissime ma era anche vero che non vi era molto spazio, quindi magari sarebbero state portate via via; Capii ben presto che non era così, ero l unico a mangiare, mi feci trasportare troppo dalla foga di un pasto decente, i piatti e le ciotole attorno a me erano vuote, tutti mi guardavano e guardavano il cibo in tavola; I loro sguardi però non erano disgustati di come stessi mangiando, erano gli occhi di chi teneva fame ma è troppo fiero per lasciare che le proprie pulsioni prendessero il sopravvento.
Bevvi una lunga sorsata di birra e sospirai come se fossi pieno, la verità era che avevo ancora fame, ma non avrebbero mai iniziato a mangiare finché non avessi finito. Mi dissero che avevo mangiato poco e si preoccuparono se fosse di mio gradimento, mi assicurai di rassicurarli dicendo che ero da poco uscito dalle cure, e che non avevo fatto altro che mangiare in quei giorni, dando poco tempo al mio stomaco di svuotarsi per bene. Dubbiosi mi chiesero un paio di volte se ne ero sicuro, al terzo si che stavo pronunciando, notai che molti sembravano pronti per andare in guerra, pure la madre che sedeva a pochi posti da me aveva un espressione diversa; Nella mano destra teneva un mattarello mentre nella sinistra una posata, stava indossando persino il cappuccio di maglia. Ebbi solamente il tempo di voltarmi dall'altro lato del tavolo, quando un tuono di urla e grida scoppiarono, si stavano dando letteralmente battaglia per il cibo, nessuno escluso. Vidi più volte la madre assestare diversi colpi con il mattarello ai poveri malcapitati, che incrociavano la forchetta su i soliti bocconi. Ringraziai dentro di me d'esser seduto abbastanza distante da non beccarmi un sua mattarellata anche per errore, per non parlare poi d'aver avuto la possibilità di non partecipare a quello scontro, senza esclusione di colpi.
Come era iniziato in un attimo, così finì il tutto una volta che il cibo era stato completamente mangiato, tutti erano tornati in assetto "civile" e cordiale. Mi spiegarono una volta rigovernato e sistemato il tutto, che la situazione era la stessa per molte famiglie, poiché l'assenza di minerali preziosi all'interno della montagna e l'immane quantità di nani presenti e quelli che ogni giorno arrivavano, stavano rendendo pian piano tutti poveri e affamati. I soldi per comprare il cibo, e il cibo stesso erano sempre più difficoltosi da reperire in questa situazione, a malincuore pure atti d'aggressione si erano verificati, per lo più da parte di giovani nani, ciò mi rese molto triste.
Speravano che al più presto sarebbero riusciti a trovare qualche filone minerario, anche del semplice ferro, così da poter forgiare degli attrezzi che avremmo potuto rivendere ai popoli vicini. Anche contrattare con questi "vicini", non era cosa semplice, per cominciare bisognava capire se potessero essere una minaccia, soprattutto per il fatto che si stava ancora costruendo e organizzando il tutto, e poi bisognava anche in qualche modo guadagnar la loro fiducia per poi aprire gli scambi commerciali. Al momento il grosso delle entrate della città erano grazie alle donazioni dei nuovi arrivati e da piccoli lavoretti come mercenari nelle valli sottostanti. Calò il silenzio non appena mi spiegarono tutta questa situazione, era uno di quei silenzi tristi, poveri ma ricchi di tanta vergogna e dispiacere per ciò che il nostro popolo doveva fare e subire per sopravvivere al momento. Silenzio che fu spezzato dalla madre, la quale comparve con delle coperte di pelliccia, dicendo che erano per me, poiché non mi avrebbe fatto andare a dormire fuori chissà dove dato che ancora non avevo un posto tutto mio.
Non osai contraddirla più di tanto, il deterrente maggiore fu il mattarello che sbucava da una tasca del grembiule. Ringraziai e salutai iniziando a sistemarmi su una panca, non era molto ma era meglio di niente, di certo non sarei morto per una nottata del genere. Non avrei potuto fare altrimenti, ovunque posassi lo sguardo c'era un nano che dormiva, a pensarci ero stato anche fin troppo fortunato. Spensi la candela e mi distesi, sentivo però qualcosa che mi premeva sulla schiena, mi alzai per controllare cosa fosse, tastai nel punto dove più o meno doveva essere, trovato! Era un qualcosa che sporgeva quasi incastrato nella panca, con le dita riuscii ad estrarlo, me lo passai tra esse e senza volerlo esclamai: Un dente!?, quel che mi fece tornare subito nel "letto" fu la felice risposta nel buio: E' mio grazie!.

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