Iron giant di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Alla ricerca di Megatron ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Mi ricordi qualcuno ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Come un padre burbero ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Al cimitero di Brooklyn ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Fumetti e robot ***
Capitolo 6: *** Cap.6 B e Tony Stark ***
Capitolo 7: *** Cap.7 I ricordi di B ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Lungo i binari abbandonati ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Il colosso di ferro torna a casa ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Alla ricerca di Megatron ***
Cap.1
Alla ricerca di Megatron
Steve
entrò dentro la stanza correndo, il petto gli alzava e
abbassava in modo irregolare.
"Stark,
mi serve il tuo aiuto!" chiamò.
Tony
si voltò, il viso era teso e leggermente grigiastro.
Allargò le braccia, accennò un sogghigno tirato
facendo risaltare le ossa del volto.
“Illuminami,
Capitano”.
Steve
regolò il respirò e chinò il capo.
"... È
da parecchio che non dormi, vero? Se non te la senti di venire con me,
lo capirò" sussurrò. Le iridi erano liquide e i
capelli gli ricadevano arruffati ai lati del viso.
Tony
lo guardò, sospirò sonoramente e gli
poggiò le mani sulle spalle.
“Io
sarò K.O. per il sonno, ma tu sembri uscito direttamente da
un incubo; Capiscle”
sussurrò.
Accennò
un sorriso, piegò il capo.
“Come
faccio a rifiutare una gita?”.
Steve
lo afferrò per un braccio e lo trascinò con
sé fuori dalla torre, fino al jet in laboratorio.
"Un
mio amico è nei guai. Mi ha avvertito Bucky"
spiegò.
Tony
si lasciò trascinare sul jet, inarcò un
sopracciglio.
“...
E perché non avvisi gli altri?” chiese. Sogghignò,
corrugando la fronte.
“Non
dirmi che è qualcosa di illegale!".
"Molto
illegale, Tony" ammise. Raggiunse il pannello di controllo e vi si
sedette, chiuse il portellone e lo fece partire, mentre si apriva
l'entrata.
"Quasi
come il fatto che tengo nascosto Winter Soldier.
Se ti siedi ti racconto" spiegò.
Tony
raggiunse il sedile accanto a quello del Capitano, si sedette e
poggiò il capo contro il sedile voltandolo.
“C'è
bisogno di me per cosa? Un'altra sperimentazione umana illegale in
tutti gli stati civili e non?” chiese.
"Stark è
una storia decisamente lunga. Per fartela breve... c'è un
super-robot arma assassina che ha attaccato una base militare"
spiegò Steve. Abbassò il capo, espirò
dalle narici e scosse il capo. "… Ed io voglio salvarlo".
Aggiunse.
Tony
strinse i braccioli del sedile ed inspirò.
“Sei
fortunato che io abbia l'armatura sul jet, o non ti sarei stato di
alcun aiuto” disse. Arricciò
il labbro, piegò il capo. “Però
non vedo la parte altamente illegale”.
Steve
incassò il capo tra le spalle.
"Te
l'ho detto. Voglio salvare quell'assassino" bisbigliò;
sentendo gli occhi pizzicare.
Tony
rise, allargò le gambe e sogghignò.
“Sei
fortunato. Le super-armi robot assassine sono esattamente la cosa in
cui sono più bravo”. Scherzò.
Steve
evitò una montagna e le orecchie gli divennero rosse. "Vuoi
sapere il resto della storia?" chiese.
Tony
chiuse gli occhi, annuì.
“Prego.
Il viaggio sembra lungo, e immagino tu abbia un piano ben preciso;
Capitano”
"Ho
sempre un piano, ma ne ho avuti di più precisi.
Le
comunicazioni si sono interrotte. Sono riuscito a capire dove lo
tenevano prigioniero. Non so perché, ma ha usato
una vecchia ricetrasmittente per avvertirmi" spiegò.
Schivò dei missili lanciati da un elicottero
super-tecnologico militare. "… E non armare i missili, quel
tizio non lo sa, ma siamo alleati". Aggiunse.
Tony
rise, scosse il capo e si batté la mano sulla gamba.
“Vuoi
dirmi che sei partito di gran carriera a salvare 'il cielo solo sa chi'
e non hai un’idea precisa di come farlo?”
chiese. Ghignò,
facendogli l'occhiolino. “Questo
sì che è fantastico”.
Steve
avvampò, il battito cardiaco accelerò.
"Stark,
io ti devo svelare un segreto. Non avevo intenzione di morire quel
giorno con l'aereo, ma di atterrare accanto a lui... Viene dallo
spazio, poteva portare a casa sua il Tesseract.
Solo che lo tenevano prigioniero sotto ghiaccio e mi hanno fatto fare
la stessa fine. Mi hanno scongelato solo perché pensano di
avermi cancellato il ricordo.
È
stata opera dell'S7, uno dei gruppi S.H.IE.L.D. corrotti"
raccontò. Fece girare su se stesso il jet,
raddrizzò il veivolo e
andò più in alto.
Tony
fece leva sui braccioli, sporgendosi.
“L'S7?
Uno dei gruppi super-segreti di cui si sa fin troppo? Quelli che hanno
lavorato all'eliminazione delle prove sui robottoni alieni?”
chiese.
Schioccò
la lingua, rise e scosse il capo.
“Vuoi
andare a salvare una potenziale minaccia aliena? Tu hai passato troppo
tempo con me, Capitano!”.
<
Dimentichi sempre troppo spesso che ho fatto un giro nei dati di Fury >
pensò.
"Stark,
io ho sempre combattuto l'Hydra...
Ed inoltre quel gruppo si divertiva a farmi esperimenti"
ribatté secco Steve. Il battito cardiaco era sempre
più irregolare ed il viso più vermiglio.
"… E voglio bene a quella minaccia aliena da quando ero
bambino" borbottò. Scansò dei laser provenienti
dal veicolo al loro inseguimento e da dei carro-armati che
li seguivano da terra.
Tony
strinse i pugni e arricciò il labbro.
“Se
si tratta di attaccare torturatori di capitano e di robot, sono l'uomo
per te” rispose.
Si
alzò in piedi, le placche dell'armatura uscirono dal vano
alle loro spalle aderendo al suo corpo e lui sogghignò,
abbassando l'elmo.
“Qualche
specifica?” domandò.
"È
grande, grosso e grigio.
È
difficile da spiegare. Hai mai visto robot alieni? Ai miei tempi ci fu
solo lui" spiegò Steve, mangiandosi le parole. Si
leccò le labbra arrossate, sentendole gonfie sotto la
lingua. Proseguirono sorvolando delle montagne.
Tony
inarcò un sopracciglio, raggiunse il sedile e si
accomodò nuovamente.
“Qualche
tempo fa c'è stata un'interferenza nei server militari. Il
codice era alieno. Ho localizzato la fonte, decifrato il messaggio e
visto parecchi robot mutaforma bio-meccanici”
ammise. Scosse
una mano in aria e sogghignò. “Ma avevo
troppo da fare per dargli retta”.
"La
prima volta che l'ho visto avevo sei anni" spiegò Steve.
Schivò dei colpi di cannone provenienti da gruppi di
militari sparsi nelle montagne.
I
soldati furono bombardati dai decepticon che
seguivano il jet.
"Ho
saputo che anche tu da bambino hai saltato qualche anno alle
elementari". Aggiunse.
Tony
accavallò le gambe, ondeggiando il piede metallico, e scosse
il capo.
“Tecnicamente,
le ho saltate tutte. Ho frequentato una settimana di prima elementare e
la quinta per intero”. Aggrottò
le sopracciglia e sogghignò, arricciando il naso.
“Perché
ti sei informato sulla mia infanzia?”.
Steve
negò e attivò una barriera arc intorno
al veivolo.
"L'hai
messa tu su youtube e
spesso girano notizie su di te su internet o in televisione. In ogni
caso io ho saltato la prima. Mi hanno mandato in seconda, anche
lì prendevo tutti dieci. Ha significato solo che questo
figlio di madre immigrata le prendesse di continuo" spiegò.
Tony
arricciò le sopracciglia.
“...
Ed io che pensavo tu vivessi ancora nel giurassico” disse.
Scrollò
le spalle, sogghignò e aderì con il capo al
sedile.
“Anche
io a sei anni, in quinta elementare, ero il migliore. Però
questo ha significato solo sentirmi dire che ero un
raccomandato” ammise.
Steve
si mordicchiò il labbro e corrugò la fronte.
<
Inutile fargli notare che non è sorprendente che lui sua un
genio, penso che ormai lo abbia dimostrato al mondo interno >
pensò.
"Mia
madre pensò che avessi bisogno di stimoli e per un'estate mi
portò al lago. Pagò la casetta lavorando come
infermiera all'ospedale del paese. Non la vedevo mai, come sempre"
spiegò. Digitò un numero sulla pulsantiera e lo
sentì suonare a vuoto. Espirò e socchiuse gli
occhi. "Tra un po' dobbiamo atterrare e andare a piedi. Si
disattiverà anche il jet come 'cosa elettronica' se ci
avviciniamo troppo" spiegò.
Tony
chiuse gli occhi e strinse le labbra.
“Non
credo che i miei avrebbero mai fatto qualcosa del genere”
sussurrò tra sé e sé.
Riapri
gli occhi, ghignò e si ticchettò sull'armatura.
“Ti
porto io. Questa non viene rilevata da niente”.
Steve
annuì e iniziò a far scendere il veivolo con
una serie di manovre. "Fatto 'sta che in quella cittadina, oltre l'uomo
che m’insegnò a fare arte, conobbi anche questo
robot. Tony, la prima regola con lui è non fargli vedere
armi. Attacca immediatamente per autodifesa... D'accordo che
probabilmente ci attaccherà a prescindere" spiegò.
Tony
sbuffò, roteò gli occhi e allargò le
braccia.
“Sono
il più grande esperto di tecnologia di questo pianeta, e con
tutta probabilità anche di tutti gli altri. Non mi servono
armi per mettere K.O. un robot alieno, portarlo a casa e proteggerlo
dai guai”.
''Quando
l'ho conosciuto aveva preso una botta in testa. Per questo era
amichevole'' spiegò Steve.
Atterrò
in uno spiazzo della montagna. Il vento carico di neve si
abbatté sui vetri.
Tony
si diresse verso l'uscita, sorridendogli.
“...
Mi sorprende fossi tu ‘amichevole’”
disse. Piegò
il capo all'indietro.
“In
ogni caso, se si tratta di basi militari e super-robot, io sono l'uomo
per te”.
Steve
aprì il portellone e lo indicò con la testa.
"Andiamo,
dovrai portarmi in volo. La loro cappa non funzionerà sulla
tua armatura solo perché funziona con il reattore arc"
spiegò. Uscì fuori seguito dal multimiliardario.
Tony
lo afferrò, stringendolo all’armatura e gli
chiese: “Altro da dirmi sul robot ex-amichevole?”.
"Gli
avevo salvato la vita. Stava andando in overdose a una centrale
elettrica e ho fatto spegnere tutto. Speriamo che questo valga ancora
qualcosa per lui" sussurrò.
Tony
lo afferrò, si sollevò in volo e socchiuse gli
occhi avanzando a bassa quota.
“Queste
cose non si dimenticano difficilmente” disse, guardandosi
intorno. “Qualche
indizio sul punto preciso dove devo portarti? Tra le montagne ci si
perde facilmente; esperienza personale”.
'Cerchiamo
una diga''
spiegò Steve,
stringendosi a lui con forza.
Tony
osservò i dati sul vetro della propria armatura,
volò velocemente a bassa quota dirigendosi verso l'acqua.
“Meglio
non entrare dalla porta principale. Sai trattenere il fiato?”.
Steve
annuì, chiuse gli occhi e appoggiò il viso contro
la sua armatura.
Tony
si diresse sott'acqua, la luce azzurra del reattore illuminava
lievemente il fondale. Prosegui seguendo la mappa olografica sul suo
schermo, fino a penetrare in un canale e risalì verso l'alto.
Steve
sentiva i vestiti impregnati d'acqua appesantirsi su di sé.
Iniziò a faticare a trattenere il fiato, mentre le orecchie
gli fischiavano.
<
Se non era per il siero, annegavo > pensò.
Tony
riemerse, lasciò Steve e alzò l'elmo
dell'armatura.
“Tutto
ok?” chiese.
Steve
ansimò, gli occhi gli bruciavano. Si voltò e
sparò ad un aggressore, si mise a correre e raggiunse una
scaletta della diga, la risalì e alzò il capo.
Optimus Prime
si trasformò e atterrò dietro di loro, sparando a Starscream.
''Umani,
qui non è sicuro!'' gridò.
Tony
alzò l'elmo dell'armatura e si sollevò in volo.
“Dimmi
chi cerchi, Cap!” ordinò. Sparò
verso alcuni aggressori e volò orizzontalmente.
"Grande
grosso robot grigio!" urlò Steve.
Tony
annuì. < Non penso che riuscirò a
strappargli un nome >. Abbassò il vetro dell'elmo e
volò più in alto, lanciando dei razzi auto
guidati verso gli obbiettivi che lo schermo olografico dell'armatura
indicava ostili, e si guardò intorno.
“JARVIS,
sentito? Localizza!” ordinò.
Un
robot giallo sfrecciò davanti a Tony, saltò e si
trasformò in una macchina. Si allontanò con
dentro un gruppo di uomini adulti: soldati, un ragazzino e una giovane
donna abbronzata al suo interno.
"J
sbrigati a localizzarlo e localizza anche gli altri.
Modalità festino. Vediamo di portarli a casa"
ordinò Stark.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Mi ricordi qualcuno ***
Cap.2
Mi ricordi qualcuno
Steve
incrociò le gambe, si appoggiò allo schienale del
divano e sospirò.
"Come
hai fatto a trasformare dei robottoni alieni
in esseri umani?" domandò. Guardò Tony bere una
tazza di caffè, osservò i suoi capelli castani
tirati all'indietro, il pizzetto e la barba. Espirò
vedendosi riflesso negli occhiali dalle lenti arancioni dell'altro e si
voltò.
"Accidenti
a come gli assomiglia" bisbigliò.
<
Se non fossi finito in questa storia probabilmente non me ne sarei mai
accorto. Era troppo facile paragonarlo ad Howard >
pensò.
Tony
alzò le spalle, poggiò la tazza sul bancone del
piano bar e afferrò la caraffa di caffè,
riempiendosi il bicchiere.
“Ci
sono poche cose che non posso fare, e attivare la scannerizzazione di
organismi bio-meccanici
non è tra quelle”.
"Allacciati
la cravatta" ribatte secco Steve, curvando le spalle.
Tony
sbuffò, si tolse la cravatta da attorno al collo e la
gettò alle sue spalle.
“Non
devo mica andare ad una fiera”. Sogghignò,
bevve un'altra tazza di caffè e piegò il
capo. “Mi
hai scambiato per papà?”.
Steve
sciolse le gambe, le tenne piegate, abbracciandole, e negò
col capo.
"No,
non mi ricordi lui" ammise.
Tony
aggrottò la fronte, arricciando il labbro e piegò
il capo di lato.
“Credo
tu sia il primo e l'unico nell'universo tutto”.
"È
il periodo, penso che lo vedrei in chiunque" rispose. Si
rialzò in piedi, raggiunse la cravatta in terra e si sporse,
porgendogliela.
Tony
sorrise appena.
“Chi?”
chiese.
Sbuffò,
afferrò la cravatta e la arrotolò attorno ai
polsi.
“Non
che conti molto per quel che dobbiamo fare”.
"Mettiti
quella cravatta!" sbottò Steve.
Chiuse gli occhi e si massaggiò la fronte.
Tony
rise, scosse in aria la cravatta e la gettò.
“Vorrei
sapere chi ti ricordo. Così, per
curiosità”. Si alzò, si
avvicinò al soldato e socchiuse gli occhi.
"Una
persona morta molti anni fa" spiegò Steve, recuperando la
cravatta un'altra volta. Gliela mise, allacciandogliela. "Mi fece bere
il caffè a sei anni".
Tony
se la slacciò, lasciandola penzolare lungo la camicia.
“La
prima volta che ho bevuto caffè avevo due anni e
mezzo” rispose. Sogghignò ed incrociò
le braccia. “Quindi
avevi un amico simile al sottoscritto? L'hai strangolato per troppa
irriverenza?”.
Steve
ridacchiò.
"Lui
si è sempre pentito di avermi dato quel caffè
forte arabica. L'ho ucciso di chiacchiere logorroiche"
spiegò. Gli riallacciò la cravatta.
Tony
la slacciò e se la mise in tasca.
“Io
preferisco il brasiliano. Lo mangerei a chicchi, ma berlo è
più veloce” disse, con tono divertito, passandosi
la mano tra i capelli. “Sai
essere logorroico? Dovrei darti anche io del caffè
forte!”.
"So
essere idiota. Gli chiesi se mi poteva tenere il mega robot... E
dovetti implorarlo tutta la notte per convincerlo" rispose Steve.
Sospirò, guardando la tasca di Tony.
Tony
ridacchiò e infilò gli occhiali da sole tra i
capelli.
“Io
avrei rifiutato per farti un dispetto, e poi l'avrei tenuto quando ti
eri stancato di dirlo”.
"No,
tu te lo stai tenendo ora che è realmente una minaccia"
rispose Steve, mettendo il viso davanti a quello dell'altro.
Tony
sogghignò alzando il capo, inarcò entrambe le
sopracciglia e allargò le braccia.
“...
E non è dannatamente divertente?”.
Steve
si allontanò e raggiunse la porta.
"Oh
sì" bisbigliò, uscendo.
Tony
lo sentì ridacchiare in lontananza e sorrise soddisfatto.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Come un padre burbero ***
Cap.3
Come un padre burbero
Nick Fury camminava
avanti e indietro davanti al divano dov'era accomodato Tony.
"Ricapitoliamo.
Hai lanciato tutte le tue armature, compresa l'Hulk Baster,
un'armatura gigantesca neanche collaudata contro una base dello
S.H.I.E.L.D. che tuo padre ha costruito sotto una diga insieme al
presidente". Iniziò, gridando.
La
Hill, accomodata su una poltroncina, accavallò le gambe.
"Signore,
Mr. Stark dice che l'S7, pur trattandosi di uno dei gruppi S.H.I.E.L.D.
più antichi, era stata corrotta dall'Hydra"
fece notare.
Fury dimenò
la mano davanti a sé e digrignò i denti.
"Non
ha nessuna prova se non dei ricordi che il capitano crede di avere.
Potrebbero semplicemente essere paranoie dovute a tutti quegli anni
sotto-ghiaccio" ringhiò.
Si
voltò vero Stark e lo guardò con l'unico occhio
sano, puntandogli contro l'indice.
"In
ogni caso hai sottratto un gruppo di robot alieni potenzialmente
assassini. Tra l'altro robot in guerra tra loro, che potrebbero
continuare la faida all'interno della tua abitazione! Per cosa? Per
poterli studiare? Per farci esperimenti? Vuoi creare una nuova arma?"
ringhiò.
"La
signorina Potts dice
che al momento sono stati tramutati in umani e si trovano in
stanze-celle di isolamento sicure". Cercò di rassicurarlo.
Tony
sollevò lo sguardo dal proprio cellulare, sciolse le gambe
accavallate e si sollevò gli occhiali da sole, che teneva
tra i capelli.
"Scusa
Nicky, non stavo ascoltando, hai già detto la parte che
m'interessa?" domandò.
La
Hill nascose la bocca con il block-notes e ridacchiò.
"Stark,
lo sapevo che non ci si può fidare di te. Io ti tengo
d'occhio" ringhiò Fury.
Tony
inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte, si sporse in
avanti e socchiuse gli occhi dalle iridi castano scuro.
"Punto
uno: voi non sapete neanche come si accende un tostapane, figurarsi
come gestire dei robot ipertecnologici provenienti dall'altra parte
della Galassia. Si dia il caso che io sappia farlo".
Poggiò
il cellulare sul tavolo, ticchettò sullo schermo e
piegò il capo di lato.
"Punto
due,
mio padre ha fondato lo S.H.I.E.L.D.
ed io lo finanzio; quindi se decido che una base o due non mi
piacciono, non sono problemi suoi. Tanto pago io".
Spinse
il cellulare verso la Hill, si alzò in piedi e si
sfilò gli occhiali da sole dai capelli.
"Terzo,
lì trova tutte le prove che le servono, crackate di fresco.
C'è altro?".
Maria
Hill si sporse e prese il cellulare.
"Temo
che i nuovi direttori dello S.H.I.E.L.D. le manderanno qualcuno a
controllare" disse.
"…
E vorranno fatti fuori i tuoi robottoni.
Quindi ti conviene risolvere in fretta" ringhiò. Hill si
sporse e avvicinò le labbra all'orecchio di Tony.
"Voleva
solo avvertirla, in realtà" bisbigliò.
Tony
roteò gli occhi con un sogghigno, infilò gli
occhiali da sole e sollevò la mano, dando le spalle ai due.
"A
stento Fury e
Cap messi insieme riescono a tenermi in riga. Figurarsi qualche altro
pagliaccio governativo". Infilò la mano in tasca
raggiungendo la porta. "Penso io al resto. Voi mettete sotto terra i
responsabili. Vivi o morti".
"Vedi
di non fermarti in ciambelle giganti sulla via" brontolò Fury.
Maria
Hill ridacchiò nuovamente.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Al cimitero di Brooklyn ***
Cap.4
Al cimitero di Brooklyn
Steve
si mise in ginocchio davanti alla tomba e appoggiò un
crisantemo in mezzo a dei crisantemi rinsecchiti. Abbassò lo
sguardo, le sue iridi erano liquide.
Udì
dei passi alle sue spalle e scrollò le spalle.
"Mi
hai triangolato, Stark?"
chiese.
"Beh,
mi sembra logico visto che Fury mi
ha fatto la ramanzina per una tua idea e io non ho neanche detto che
era tua!" esclamò Tony.
Gli
si affiancò, incrociò le braccia abbassando lo
sguardo sulla tomba; storse le labbra e guardò Steve.
"Pensavo
ti saresti precipitato dal tuo grande gigante buono, appena umano e
calmo".
Steve
si rizzò in piedi e si voltò verso Tony.
"Non
avresti dovuto prenderti una mia colpa. Mi hai già aiutato
abbastanza e...".
Abbassò
lo sguardo, le sue iridi azzurre divennero liquide.
"Sai,
un tempo era davvero un gigante buono, ma adesso non so quanto sia
rimasto" mormorò rauco. Strinse i pugni e sospirò.
"Non
lo conosco veramente e dopo tutti quegli anni di esperimenti
sarà cambiato ulteriormente". Aggiunse.
Tony
scrollò le spalle, infilò le mani in tasca e
indicò con il capo alle proprie spalle.
"Perché
non vieni a dare un'occhiata? Dopo tutta la fatica che ho fatto per
portarlo a casa me lo devi!".
Steve
gli mise una mano sulla spalla.
"Quello
lo avrei fatto sicuro". Indicò la tomba con l'altra mano.
"Però prima dovevo farmi dare un po' di supporto morale"
spiegò.
Tony
voltò il capo, sorrise leggermente e gli fece l'occhiolino.
"Conto
sul supporto dei vivi, ma credo sia un mio difetto" ammise.
Ticchettò
sulla mano di Steve, alzò le spalle.
"A
chi lo chiedevi, comunque?".
Steve
si allontanò e passò di fianco a un'altra serie
di tombe, alcune non avevano lapide e altre avevano una croce di legno.
"Ad
entrambi i miei genitori. Quello che resta di loro è nella
stessa bara" rispose, curvando la schiena in avanti.
Tony
strinse le labbra, prese gli occhiali da sole dalla tasca e li fece
indossare a Steve. Sogghignò, incrociò le braccia
e accelerò l'andatura.
"Si
dice siano in un posto migliore, no?".
Steve
incrociò le braccia dietro la schiena e
attraversò il cancello metallico.
"Bucky si
ricorda poco e niente, ma mia madre ce l'ha presente più di
me. Ho paura Stark,
paura di cosa abbia dimenticato e che tipo di cose abbia potuto fare
mentre era controllato" disse e la voce gli tremò.
Tony
gli afferrò il braccio stringendogli il muscolo, lo
trattenne accanto a sé e sollevò lo sguardo.
"Ascolta.
Quello che fai sotto ricatto, o sotto controllo, o in fin di vita; beh
... non conta proprio al 100%, okay?".
Steve
gli sorrise, gli occhi liquidi.
"Non
credevo che avrei potuto contare così tanto su di te,
grazie. Andiamo a parlarci insieme con i robot?" domandò.
Tony
scrollò le spalle, gli premette con forza i propri occhiali
sul naso e si voltò allontanandosi di qualche passo.
"Ti
farò pagare pegno" promise.
Voltò
il capo, sogghignò e gli fece l'occhiolino.
"…
E muoviamoci, dei robot ci attendono".
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Capitolo 5 *** Cap.5 Fumetti e robot ***
Un
uomo dai corti capelli grigi era seduto su un letto dalle coperte
verde-acqua. Digrignò i denti osservando i laser oltre la
porta finestra creati dai reattori arc.
Avvertì dei passi, si voltò e vide Tony avanzare.
"Umano,
come sei riuscito a imbrigliare delle anime?" domandò.
Tony
digitò su un pannello, i laser si disattivarono,
entrò e li attivò nuovamente con un fruscio.
"Cosa
ho imbrigliato 'sta volta?".
L'uomo
si aprì la giacca color argento che indossava, lasciandosi
il petto pallido scoperto. In mezzo ai muscoli c'era un cerchio di luce
azzurra.
"Queste
per noi sono anime" spiegò.
Assottigliò
gli occhi e vide un'ombra fuori dalla porta finestra.
"Ti
sei portato i rinforzi?" domandò.
Tony
si poggiò alla parete, tirò fuori dalla tasca una
bustina di noccioline e ne mangiò un paio, scrollando le
spalle.
"Quello
è Cap, e se ti servono anime ne faccio produzione di massa
da tipo due anni ormai".
Megatron richiuse
la giacca e assottigliò gli occhi.
"Della
nostra gente ne muoiono a centinaia ogni giorno. Suppongo valga anche
per le vostre guerre avere un così alto di vittime" disse.
Piegò di lato il capo.
"Come
faccio a sapere che non sei l'ennesimo che usa i cadaveri metallici per
creare il transformio e
anche quelle anime?" chiese.
Tony
mise in bocca altre noccioline masticando rumorosamente,
scrollò le spalle e piegò il capo di lato.
"Oh,
beh, perché quelle anime le ho create io da solo, non ho
alcun bisogno di fare esperimenti sulla gente per essere geniale".
Si
sfilò la maglietta, mostrando il reattore ARC sul petto.
"Vedi?
Ne ho fatta una per salvarmi e poi ho deciso che era opportuno avere il
ricambio nel caso facesse cortocircuito".
Megatron sgranò
gli occhi e la sfiorò con la punta delle dita.
"Non
sei un umano comune" sussurrò.
Tony
inarcò un sopracciglio sogghignando.
"Beh,
questo puoi dirlo forte".
Il
prigioniero abbassò la mano.
"Lascerai
fuori quello che hai condotto con te?" chiese.
Tony
guardò verso la finestra, alzò le spalle e arricciò il
labbro.
"Se
non entra, di certo non lo trascinerò. Sarebbe poco da film".
Megatron inarcò
un sopracciglio.
"Ci
sono i laser" gli ricordò.
Tony
sbuffò, roteò gli occhi e digitò
sull'orologio disattivando i laser.
"Voi
persone siete noiose".
Steve
entrò nella stanza.
Appoggiò
una busta di plastica sporca di polvere nel centro della stanza.
"Io
non mangio il vostro cibo" disse il capo dei Decepticon con
voce arrocchita.
"Io
sono Capitan America e quelli sono fumetti, non cibo" spiegò
con voce tremante.
Tony
si sistemò contro il muro, si infilò la maglietta
e prese nuovamente a mangiare le noccioline.
"Lo
sapevo che sarebbe andata così" borbottò.
Megatron inarcò
il labbro superiore e li guardò a turno un paio di volte.
"Sono
d'epoca. Sai ero un appassionato di fumetti di Superman.
Tra
quelli c'è pure il numero in cui stava per sposare Lori, ma
va tutto a monte perché è una sirena.
Certo
che era fissato solo con gente con la l" disse Steve velocemente.
Megatron si
grattò la testa.
"…
Ed io che credevo che il peggio fossero gli amichetti umani e famiglia
di Optimus.
Perché non riesco ad avere situazioni serie con voi umani?"
si lamentò.
Tony
si leccò le dita, si umettò le labbra e
sogghignò.
"Credimi,
è la storia della vita degli alieni che mi conoscono".
Megatron si
alzò dal letto e avanzò nella stanza.
"Avevo
sentito una voce digitale. Chi è?" s'informò.
Tony
mugugnò, accartocciò il sacchetto vuoto e
sbadigliò.
"La
mia AI. Intelligenza Artificiale. Parla, risponde alle domande, sa le
cose e ha un pessimo humor inglese. Perché?".
"Sembra
viva" rispose Megatron.
S'inginocchiò accanto alla busta e la scostò con
la mano, lentamente. Le sue iridi rosse brillarono di riflessi color
rubino mentre fissava i fumetti più in alto.
"Credo
che per Stark,
J sia un amico" disse Steve, osservando il prigioniero sfiorare il
primo dei fumetti.
"Andate
a parlare con il capo di quegli idioti degli Autobots.
Arrivate a un accordo con loro e poi potremo contrattare quello che
vogliamo noi Decepticon"
sibilò Megatron.
Tony
si scostò dalla parete.
"Fare
il contrario sarebbe troppo poco da film anni '80. Prima i buoni, poi i
cattivi, e niente fuori dal coro. Okay, cosa devo contrattare?".
Megatron prese
la busta e se la portò fino al letto.
"Quello
che vuole lui è affar suo.
Ciò che desidero io, ve lo dirò quando tornerete"
rispose secco.
Ansimò
un paio di volte con versi rochi.
Tony
roteò gli occhi, sospirò sonoramente e
disattivò i laser.
"Santa
pazienza, negoziare con i supercattivi della
tua epoca è stancante, Cap. Almeno Loki voleva
solo un drink" si lamentò.
Superò
la porta, voltò il capo.
"Divertitevi
a parlare dei film in bianco e nero. Io vedo cosa vogliono i bambini
che giocano ai pompieri".
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Capitolo 6 *** Cap.6 B e Tony Stark ***
Tony
camminava per il corridoio a passo svelto, mangiucchiando un bastoncino
di zucchero.
Bumblebee gli
si accostò e allungò la mano verso il suo braccio.
“Tony,
giusto? A-aspetta… Ti posso parlare?” chiese.
Tony
si fermò e gli prese la mano, si voltò a
guardarlo e sorrise.
"Soldato, sign...
A-aspetti. Scusi". Bumblebee si
passò la mano sul viso, i suoi occhi azzurri erano liquidi.
Tony
rise, facendo un cenno noncurante con la mano.
"Ci
sono abituato. Sputa il rospo".
Bumblebee annuì,
facendo ondeggiare i capelli biondi.
“Tu
sei un genio e… e non solo. Penso che tu ci possa riuscire.
Vedi il Capitano, tanti anni fa, da bambino, riuscì per un
attimo a far tornare il vecchio Megatron,
il coraggioso generale al cui fianco ho combattuto a lungo. Si
è perso a causa delle lunghe torture perpetrate su di lui
prima da suo fratello maggiore e poi sulla Terra, per mano di umani.
Però…”.
Si mordicchiò il labbro roseo fino a farlo arrossare.
<
In fondo ci ha reso uguali agli umani. Non pensavo fosse possibile, a
saperlo secoli fa >.
“C’è
molto che Optimus non
sa e troppo che Megatron nasconde.
Non potrete mai farli andare d’accordo, se prima non sapete
la storia... E tu puoi leggerla, come dei dati, dalla mia anima. Puoi
entrarci dentro e vedere la verità. Oppure, aiutarmi a
raccontartela. Non sono bravo con le storie”. Concluse, con
voce leggermente roca.
"Se
posso vederla sarebbe meglio, non sono un grande ascoltatore" ammise.
Si
passò la mano sul pizzetto, ingoiando un pezzo della
caramella.
"Comunque,
senza tutti i dati non posso aiutarvi a dovere, quindi devo comunque
raccoglierli".
Bumblebee si
sfilò la maglietta e indicò il petto, dove
brillava un cerchio azzurro.
"Fate
pure" disse, chiudendo gli occhi.
Tony
guardò il cerchio, Bumblebee e
ancora il cerchio. Sospirò, gli prese la mano e se la
portò al petto.
"Ne
ho uno anche io. Respira. Non voglio farti male".
Bumblebee socchiuse
gli occhi.
"N-non
che sarebbe un problema, è una cosa importante.
Puoi
chiamarmi B, se vuoi. Avevo dimenticato di presentarmi" disse.
Tony
gli fece ticchettare sul reattore ARC, a labbra
strette.
"Tony Stark.
Genio terrestre e definitivamente non credo tu voglia farmi guardare
nella tua preziosa anima".
Bumblebee si
grattò un sopracciglio dorato.
"Penso
sia solo paura di perderla. Lo so che per voi umani è solo
una fonte d'energia, ma... Ho rischiato sempre. Non c'è cosa
che non farei per la mia patria" ribatté.
Serrò
il pugno e conficcò le unghie nella carne.
"Se Optimus si
ricordasse chi è, potrebbe ridestare anche gli altri.
Non
c'è nessuno che gli disobbedirebbe...
Ti
prego, però, non dirgli che te l'ho detto io.
Anzi,
non dirgli che so ancora parlare. Ho fatto voto di silenzio e faccio
finta di essere rotto".
Tony
inarcò un sopracciglio, fece qualche passo indietro e si
lisciò la maglia.
"A
me sembra un ragazzino spaventato, ma ... posso andare direttamente da
lui".
Bumblebee piegò
di lato il capo.
"Mi
perdoni se le ho fatto perdere tempo" si scusò.
Tony
sospirò, gli diede una pacca sulla spalla.
"Senti,
soldato. Perché non vieni nel mio laboratorio, ti siedi e
trovo un modo di estrarre i dati che non ti causi traumi?".
"D'accordo,
signore" rispose il biondo, sorridendogli.
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Capitolo 7 *** Cap.7 I ricordi di B ***
Bumblebee si
stese sul lettino reclinato, muovendo su e giù i piedi,
guardandosi intorno.
"Mi
assicuri che non ci saranno scariche elettriche?" domandò
guardando gli ologrammi che aleggiavano nel laboratorio.
Tony
si mise seduto, prese un bicchiere di caffè e
annuì.
"Né
torture di sorta”. Annuì. “Sono
contrario alle torture di sorta" assicurò.
Bumblebee si
morse l'interno della guancia.
"Alle
volte voi umani 'curate' anche con le torture. Non
dimenticherò mai la Prima Guerra Mondiale in quel senso..."
si lamentò.
Tony
alzò gli occhi al cielo bevendo il caffè,
negò con il capo.
"Io
non torturo né per curare né per nessun motivo.
Useremo la tua anima come DVD e i miei macchinari come lettore, tutto
qui".
"D'accordo,
speriamo che il 'film' sia esaustivo" scherzò B.
Uno
degli schermi olografici si fece più grande, mentre gli
altri che mostravano dei dettagli giravano intorno a Tony.
Tony
prese delle pinzette, si infilò gli occhiali e prese a
lavorarci con due piccoli cacciaviti. Appena finito si alzò
e collegò le pinzette al 'cuore' dell'autobot.
Si sedette, accavallò le gambe e schioccò le dita.
Un'infinità
di luci illuminavano oltre le grandi finestre gli innumerevoli palazzi
neri, solcati da robots alati.
In
lontananza si udivano i ruggiti degli abitanti dalle fattezze
preistoriche.
"Hai
sentito cos'ho detto. Non torneremo sulla Terra. I nostri genitori e i
loro fratelli vi hanno trovato la morte, nostro zio la paralisi". La
voce cavernosa di Megatron risuonò
nella sala del trono.
Era
ritto in piedi dietro quest'ultimo, fatto di tubi.
"Se
la Terra vive e con lei Unicron noi
moriremo" spiegò l'altro Autobot.
Era
un camion blu e ricordava un'immensa pompa dei pompieri ritta in piedi.
"In
caso difenderesti gli umani? Lo so che come me pensi siano ancora
barbari, Maximus"
disse Megatron con
tono altero.
"Cybertron muore.
Tu tieni alle larve più di me. Nostra madre Sygma..."
ringhiò Maximus.
"Tu
e Sentinel volete
solo più potere. State assecondando Optimus in
questa follia di andare sulla Terra. solo per poterlo raggirare.
Fratelli
maggiori peggiori di voi non se ne potevano avere". Gli
parlò sopra Megatron.
"Siamo
tutti Prime. Non vedo il motivo di litigare".
S'inserì Optimus,
accomodato sul trono, lentamente, con voce profonda.
Tony
osservava gli schermi, prese altro caffè.
"…
Ma perché il Re è il minore? Tradizioni aliene?".
"Il
re è il più forte in battaglia.
Nella
generazione prima era il primogenito" rispose Bumblebee.
Sullo
schermo Megatron aveva
preso le fattezze di un drago di metallo a due teste, l'altro si era
corazzato con un'armatura blu scuro.
"Scenderete
sulla Terra. I terrestri sono un popolo giovane e impulsivo, ma non
eravamo diversi all'inizio della nostra storia.
Offrirete
loro un’alleanza di cavalierato in nome mio: Optimus Artù
Prime. Quando saranno pronti, vivremo insieme come un unico popolo e
uccideremo Unicron senza
distruggerlo, soltanto annullandone la senzienza" ordinò Optimus.
"Chi
andrà?" ruggì Megatron.
"Solo
voi e Bumblebee.
I miei fidati fratelli e il mio guerriero prediletto" rispose Optimus.
Maximus ghignò
sotto l'elmo.
"Porterò
con noi anche nostra madre con l'Arca. Così
controllerà" sussurrò.
Tony
si grattò il pizzetto.
<
Qualcosa mi dice che sono la cara ‘mammina’ e i
fratelli maggiori ad averli fatti litigare > pensò.
"Non
possono fare un duello al quasi ultimo sangue, vedere chi è
più forte e risolvere?".
"Maximus e Sentinel sono
morti, uccisi da Optimus.
Megatron è
stato tradito dagli umani.
Torturato
sin dell'Ottocento, fuggì quando io lo liberai negli anni
'30.
Fui
un folle a risparmiarlo.
Era
così confuso ed io ebbi pietà. Venne ricatturato
e nuovamente torturato.
Quando
riprese memoria di sè,
qualche anno fa, decise di distruggere gli umani.
Lo
so perché nello stesso periodo fui rinchiuso e torturato
anche io.
Cercavano
di strapparci l'anima e le carni per risorse diverse"
raccontò B.
Tony
fece girare la sedia.
B
rispose: “Ha tentato di controllare il re e lui, tornato in
sé, l’ha distrutta” spiegò.
"Optimus e Megatron possono
affrontarsi in un uno contro uno per vedere chi è il
più forte e finire la stupida guerra?" chiese nuovamente
Stark.
A Megatron ha
smesso d'importare la sua inferiorità fisica.
Pensa
che per essere re basti avere più uomini.
M-mi
perdoni. Apprezzo molto il suo tentativo di aiutarci"
sussurrò B.
"Quindi
anche venisse battuto non rispetterebbe le tradizioni di Saibertrone perché
gli importa solo di avere più uomini" borbottò.
Si
grattò il mento e bevve altro caffè.
"Invece
per quella alleanza robot-umani? Il tuo Artù
è ancora disponibile a vivere tutti insieme?".
"Se
un cavaliere riporterà Excalibur e si farà
simbolo della sua razza, il patto potrà essere ripristinato.
Optimus non
vi ha attaccato nemmeno mentre tentavate di crivellarlo di missili"
rispose Bumblebee.
Tony
afferrò il telefono, compose un numero e attese risposta.
"Cap?
Ciao, sì, ti telefono in casa. Ti va di prendere Excalibur e
farti simbolo della razza umana?".
"Va
bene, visto che ti ho trascinato in tutto questo...
E
credo di avere davanti Lancillotto" rispose Rogers dall’altro
capo dell’apparecchio.
"Fantastico.
Vedo se riesco a recuperare la locazione della spada e siamo operativi".
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Capitolo 8 *** Cap.8 Lungo i binari abbandonati ***
Scritto per: PROMPT DI SCORTA, WEEK
#3 (30/03 – 05/04)
Prompt: J3) Immagine;
https://imgur.com/Yf5Cfmm.
Cap.8 Lungo i binari abbandonati
La nebbiolina invadeva tutta la
campagna circostante, dando
vita ad un effetto pallido grigiastro.
Rogers camminava lungo i binari
abbandonati del treno, con
le braccia aperte.
“Non ti avevo minimamente
riconosciuto” ammise Megatron,
camminandogli dietro. Il vento freddo gli scompigliava i capelli grigi.
Le lunghe ombre scure, proiettate dai
rami illuminati dalla
pallida luce che filtrava attraverso la nebbia, si allungavano sul
terreno
coperto di humus e foglie.
Steven alzò lo sguardo,
rispondendogli: “Sono il primo che
non si riconosce”.
Megatron fece un sorriso storto.
“Ora assomigli parecchio a
Superman. Sei riuscito a
diventarlo” sussurrò.
Steven si grattò la
guancia.
“Non mi avevi detto che eri
un cavaliere! Insomma,
Lancillotto, non uno qualunque”.
Megatron bisbigliò:
“Il traditore di Re Artù”.
Steve lo raggiunse e gli prese la
mano nella propria,
guardandolo rabbrividire.
< Il giorno in cui
m’impedì di morire eravamo vicini a
una ferroviaria come questa. Un treno mi aveva anche colpito in pieno.
A stargli accanto è sempre
la stessa storia. Ritrovo un lato
di me che avevo perso.
Non voglio più essere una
semplice arma > pensò.
“Tu volevi solo salvare la
tua gente. Hai sbagliato, ma… Non
eri in te! Ora Stark ti aiuterà a stabilizzare la tua anima.
Questa volta non ho nessuna
intenzione di lasciarti solo ad
affrontare tutto quello che nascondi, i tuoi dolori e i tuoi
segreti” promise
Rogers.
Megatron gli ticchettò con
l’indice dell’altra mano sulla
fronte.
“Avrei dovuto immaginare
che saresti stato il simbolo dell’alleanza
tra la mia razza e la tua. Sei e resterai sempre un moccioso
insopportabile,
come Optimus”.
Steve socchiuse gli occhi,
lasciandogli andare la mano.
“Tu sei potentissimo,
eppure tutti dicono che quel ragazzino
è più forte di te. Non credi
esagerino?” domandò.
< Merlino si è
dimostrato potente come immaginavamo,
visto che la sua erede è Wanda. Però
Artù sembra davvero meno leggendario
rispetto a come le storie lo dipingono > pensò.
“Una volta ha decapitato
sei demoni meccanici con un solo
colpo di spada, senza fare alcuna fatica.
Non è semplicemente
più potente di me, è semplicemente
invincibile. La sua anima è pura. Niente può
contaminarlo.
Quando hanno cercato di possederlo
riprogrammandolo
interamente
Rogers sgranò gli occhi.
“Per non essergli fedele,
parli davvero bene di lui”
sussurrò.
Megatron gli diede le spalle.
“Umphf”
borbottò.
< In fondo è un
po’ come se fossero Thor e Loki, solo che
quello il maggiore grande e grosso è dalla parte cattiva, e
quello piccoletto e
potente è dalla parte dei buoni.
Se abbiamo fatto far pace a quei due
possiamo anche aiutare
questi due! > si ripromise Steve.
Megatron attivò uno
scanner nel suo occhio e l’osservò con
sguardo intenso.
“Senti, tra te e
quell’umano, quello Stark…
C’è lo stesso
rapporto che c’è tra Optimus e B?”
domandò.
Rogers inarcò un
sopracciglio.
“Nel senso che siamo
compagni di squadra?” domandò,
rabbrividendo.
Megatron ghignò.
“Intendevo qualcosa di
più intimo… ed io me ne intendo”
sussurrò.
Steven avvampò,
allontanandosi di un paio di passi.
Gli ricordò:
“Dovrebbero essere qui tra poco. Così puoi
finalmente dire a Stark cosa vuoi per mettere fine alla
guerra”.
Megatron scoppiò a ridere.
< Ho azzeccato! >
pensò.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Il colosso di ferro torna a casa ***
Scritta per: PROMPT DI SCORTA, WEEK #6
Prompt: F6) Ripicca
Cap.9 Il colosso di ferro torna a casa
Steven si sedette accanto a Tony,
davanti a ciò che rimaneva
di una casetta di legno in mezzo al bosco. Di fronte a loro
c’era un grande
lago in cui si rifletteva la luce del sole.
“Tu vivevi qui?”
domandò Stark.
Rogers annuì, incrociando
le gambe.
“Quella stalla era
già un rudere quando ci stavo io”
rispose. Chiuse gli occhi ed inspirò l’aria
estiva. “Non ci siamo stati a
lungo. Quando è iniziata la guerra eravamo di nuovo in
città. Mia madre era un’infermiera
in prima linea”.
< Hanno tutti la sindrome
dell’eroe in famiglia >
pensò Tony.
Gli domandò:
“Quando parli del fatto che ti piacerebbe
vivere in campagna, in una casetta con le rose, intendi qui?”.
Steve si grattò il collo.
“Già”.
“Sai, potresti
ricostruirla. Se hai bisogno di soldi per la
ristrutturazione, posso prestarteli io” propose Tony.
Steve si passò
l’indice sotto il naso.
“Ti devo già un
favore per avermi aiutato con quel ‘robot
gigante’”.
Tony rise.
“Quello è stato
gusto personale. Quando mi ricapita di poter
ridare linfa vitale ad un’intera specie aliena di macchine
senzienti? Per loro
sono stato un dio che ha ridato anima e vita…”.
Allargò le braccia e piegò le
labbra in un ghigno più marcato. “Inoltre ho
distrutto un gigantesco robot
assassino che si nascondeva come un demone nelle viscere del nostro
pianeta,
spacciandosi per la Terra stessa”.
Steven si passò
l’indice sul sopracciglio.
“Ho la vaga sensazione che
te ne vanterai parecchio con
Pepper nei prossimi giorni”.
Tony chiuse gli occhi ed
espirò dalle narici.
“Ci siamo lasciati. La mia
segretaria mi sta facendo una ripicca per
la mia decisione di continuare
a fare Iron-man”.
Steven ribatté:
“Penso che abbia solo paura di perderti. La
capisco. Anche io non vorrei perdere qualcuno come te”.
Tony lo guardò negli
occhi, sporgendosi in avanti e lo vide
arrossire.
“Per te non è un
problema che il grosso robot ha preso il
volo? In fondo era tuo amico”.
Steve strinse le labbra fino a farle
sbiancare, pensando:
< Ha finalmente fatto pace col suo re. Adesso potrà
crescere le sue larve e
riprendere il suo posto nell’universo.
Al contrario di me, che sono in un altro tempo e non so
bene cosa dovrei
fare della mia vita >.
“Lui starà bene.
Tu, piuttosto, come pensi di cavartela da
solo? Mi preoccupa saperti senza la signorina Potts”
mormorò Rogers.
Tony chiuse gli occhi e gli
posò la testa sulla spalla.
“Sai, credevo che anche tu
volessi fare una ripicca. Che mi
odiassi perché ti ricordavo mio padre. Quando hai iniziato
ad associarmi a quel
tuo ‘strano’ mentore hai acquistato punti,
Cap”.
< Ho imparato a conoscere lati
di te che non sono male,
anzi. Anche se amare i fumetti di Superman è proprio da
vecchi > pensò.
Steven gli sorrise, massaggiandogli
la schiena,
rispondendogli: “Io non ti odio,
tutt’altro”.
“Sai, non mi dispiacerebbe
rimettere in sesto questa casa e
viverci con te. La prossima volta che vorrai aiuto potrai trovarmi a
chilometro
zero” mormorò Stark.
Steve corrugò la fronte.
“Non dispiacerebbe neanche
a me”.
“Potremmo riempire il
giardino di animali. Con giardino
intendo questa porzione di bosco intorno alla casa. Mi piacerebbe
prendere un
alpaca e qualche lama” rifletté Tony.
Steve ridacchiò.
“Ci sto, ma voglio anche un
bel cane peloso da pastore”. Alzò
lo sguardo, iniziavano a vedersi le stelle.
< Lassù, tra
quelle, c’è anche Cybertron. Finalmente le
torture sono finite per entrambi, amico mio. Ora sei a casa >
pensò. Abbassò
lo sguardo su Tony. < Forse anche io ne sto finalmente trovando
una >.
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