Il leone, la strega e l'armadio (Rivisitata)

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-La guerra: ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-L'armadio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-Fiducia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4-Scuse ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Dalla parte sbagliata ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-La guerra: ***


La famiglia Pevensie era un gruppetto alquanto curioso.
Formata da 4 fratelli e una sorellastra, abitava a Londra da quasi 20 anni, ma da poco più di qualche anno erano stati costretti a vivere con la guerra in atto.
Quando suonava l’allarme dei bombardamenti, si nascondevano sempre al rifugio sotterraneo a pochi metri da casa.
C’era Susan, la sorella di mezzo: una di quelle ragazze coraggiose e che dentro di se sapeva che il suo dovere era quello di proteggere la famiglia.
Lunghi capelli neri, sulle guance qualche lentiggini, pelle bianco pallida e occhi azzurri.
Non appena sentii le sirene si alzò dal letto e in fretta in furia si mise le scarpe per uscire.
Dopo di lei, Edmund: lui era quello più birbante di tutti, non ascoltava mai a faceva sempre di testa sua.
Anche lui una chioma di capelli neri, lentiggini e occhi marroni scuro.
Successivamente, Lucy, la più piccola: una bambina dolce e ingenua, che pian piano stava crescendo.
Capelli marroni a caschetto e dentini a castoro.
Fu trascinata in veste da notte da Susan nel rifugio.
Il più grande invece era Peter: forte e coraggioso, ma non per scelta, ma perché era la colonna portante della famiglia e aveva preso il posto del padre soldato.
Capelli biondo cenere e due occhi azzurri lucenti.
Infine, Emily, la sorellastra: la sua era una triste storia, ma si era integrata abbastanza bene nella famiglia.
Lunghi capelli castani e occhi color ciano sul verde.
Peter fu il primo a svegliare tutti e insieme alla madre e ai fratelli corsero subito al rifugio, lasciandosi la porta alle spalle.
Emily per la paura si mise in un angolino, portandosi le gambe al petto e tremando come una fogliolina.
Solo Peter riusciva a calmarla in quelle situazioni.
La ragazza aveva sempre vissuto in un orfanotrofio, fino a che, dopo aver finalmente trovato una famiglia, i bombardamenti avevano distrutto la sua casa e ucciso i suoi genitori affidatari.
E fu proprio in uno di quei rifugi pubblici, che la famiglia Pevensie aveva trovato Emily e aveva deciso di prenderla con se.
***
Il mattino dopo, quando tutto fu cessato, la signora Pevensie decise che doveva allontanare i propri figli dalla guerra.
Tante madri stavano facendo partire i propri bambini per proteggerli.
C’era un via vai di persone e soldati in stazione.
Emily si abbottonò il cappotto, mentre la signora Pevensie mise il cappellino azzurro a Lucy, pronta a salutarli.
Peter distribuì i biglietti a tutti, mentre Emily non smetteva di stargli attaccata.
-Se papà fosse qui non ci lascerebbe partire.- borbottò Edmund.
-Se papà fosse qui la guerra sarebbe finita e non dovremmo partire.- commentò Peter.
-Promettimi che ascolterai tuo fratello.- continuò la donna, abbracciando poi Peter.- Proteggili, ti prego.-
-Certo mamma.-
Si diresse infine da Emily.- Sono felice che tu sia stata con noi.-
Emily le sorrise appena.- Anche io.- rispose abbracciandola.
Quando sentirono il fischio del treno vi salirono e mentre era in fase di partire cercarono un finestrino libero per salutare la madre da lontano.
Il treno era pieno e così trovarono uno scompartimento occupato da due fratellini.
Emily e Lucy si misero vicino al finestrino e guardarono fuori, mentre Edmund si estraenò dagli altri.
Era troppo orgoglioso per ammettere che fosse triste per la partenza.
Quando giunsero alla prima fermata, notarono che quei due bambini scesero e incontrarono un uomo e una donna, ma era come se non li conoscessero, come se fossero stati appena assegnati a loro.
-Sono come me?- domandò Emily, riferendosi all’adozione.
Peter le fece cenno di sì con la testa.
Tanti altri bambini sarebbero finiti così, tra cui anche i Pevensie.
La prossima fermata sarebbe stata la loro: erano diretti alla dimora del professor. Kirke che sarebbe stato il loro nuovo tutore.
Scesero dal treno con i loro bagagli, ma non videro nessuno ad aspettarli.
Si guardarono attorno spaesati, fin che non comparve una carrozza trainata da uno stupendo cavallo bianco e a bordo una signora con lo sguardo duro che scrutava i 5 fratelli.
-La signora Macready?- chiese Peter.
-Temo proprio di sì, salite.-
Attraverso un percorso di colline verdi, giunsero ad un enorme castello che sembrava antico e spazioso.
-Il professor. Kirke non è abituato ad avere bambini nella sua casa.- spiegò la donna, mentre i fratelli osservavano la casa.
Era enorme se aveva un bel po' di oggetti antichi.
-Qui non si urla, non si corre…-
Emily era annoiata da tutte queste regole e più curiosa di toccare una statua buffa senza naso.
-….NON si toccano gli oggetti antichi!- esclamò la Macready.
La ragazza sobbalzò e scoppiò a ridere sotto i baffi insieme a Peter.
-E soprattutto non si reca disturbo al professore.-
Quando si fece sera, dopo cena, i fratelli si recarono nelle proprie camere: Peter ed Edmund ne avevano una che condividevano con letti separati e lo stesso Lucy e Susan.
Emily invece aveva una stanza tutta sua e Peter le rimboccò le coperte.
-Sei sicura che vuoi stare qui da sola? Possiamo fare a cambio con Edmund.- le disse.
Emily arrossì.- Peter, so che vuoi prenderti cura di tutti noi, ma so badare a me stessa.-
-Non sei più a bambina di 3 anni fa.- commentò l’altro, sorridendo. -Va bene, ma attenta ai mostri nell’armadio!-
I due risero, ma Peter si accorse che era un po' malinconica.- Questo posto è enorme, vedrai che domani ci divertiremo.-
La ragazza annuì e si poggiò la testa sul cuscino.
Era da un po' di tempo che si sentiva diversa quando era in compagnia di Peter, qualcosa che non si dovrebbe provare con il proprio fratello.
Lo stesso valeva per Peter: Emily era una dolce ragazza da tenere sotto la propria ala, ed era abbastanza grande da capire che aveva un posto speciale nel suo cuore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-L'armadio ***


Nonostante credessero che avrebbero giocato il giorno dopo, si mise a piovere a dirotto.
Susan pensò bene di ripassare le lezioni della Macready, ma annoiava tutti. -Gastrovascolare?-
Peter sbuffò.- Viene dal latino…-
-E il latino significa il gioco più brutto mai inventato.- commentò Edmund.
-Perché invece non giochiamo a nascondino?- chiese Lucy.
-Ma no, non vedi che ci siamo già divertendo un mondo?- disse Peter, prendendo in giro la sorella studiosa.
-Avanti Peter, ti prego.-
Il maggiore guardò Emily come per cercare una sua approvazione.- Che ne dici?-
Lei sorrise annuì entusiasta.
-1…2….-
Non appena Peter iniziò a contare, tutti gli altri si affrettarono a nascondersi da qualche parte.
Sapevano che una delle regole principali era di non correre, perciò lo fecero molto silenziosamente.
Susan si nascose dentro una cassa, Edmund dietro una tenda, mentre Emily e Lucy trovarono una porta aperta di una stanza sconosciuta e vi entrarono.
Era una camera per la maggior parte vuota, se non fosse per qualcosa di alto coperto da un lenzuolo alla fine di essa.
Emily chiuse la porta prima che qualcuno si accorgesse che si trovavano là e poi Lucy tolse il velo, scoprendo un armadio guardaroba.
Era di legno lucido e con tante incisioni sopra.
-Nascondiamoci qui.- sussurrò Lucy entusiasta.
-Non so se possiamo.- ribatté l’altra.
Improvvisamente sentirono dei passi per il corridoio e velocemente entrarono nell’armadio prima di venire scoperte.
Era pieno di pellicce e le due camminarono all’indietro, sentendo i passi sempre più vicini.
Lucy sobbalzò però quando qualcosa di appuntito le toccò la mano.
Si voltò a guardare notò una lunga distesa di neve che non si vedeva dove finiva.
-Emily!-
L’altra si voltò e meravigliata si vide cadere della leggera neve suoi capelli.
Non sapevano dove fossero capitate, ma solo che l’armadio guardaroba era enorme.
-E’ impossibile.- commentò Emily, proseguendo in avanti: sembrava un vero e proprio mondo.
C’erano pini coperti di neve ed era tutto ghiacciato.
Anche con le calze e le gonne le due non sentivano freddo.
Giunsero fino ad un lampione acceso e lo osservarono curiose, fin che non sentirono dei passi nei cespugli lì vicino.
-Lucy, dovremmo tornare indietro ora..- sussurrò Emily, spaventata.
Ma quando fecero un passo verso l’armadio, trovarono il passo sbarrato da qualcuno.
Tutti e tre urlarono dallo spavento e si nascosero dietro gli alberi.
Lucy fece capolino per capire chi fosse, ma aveva l’aspetto del tutto diverso dal loro.
Aveva delle orecchie lunghe, della barbetta sul mento, al posto delle gambe aveva due zoccoli da pecora e gli erano anche cascati dei pacchetti.
La bambina si avvicinò per raccoglierli e ridarglieli senza paura.
-Se non sono indiscreta, posso chiederti cosa sei?- gli domandò timidamente.
-Io s-sono un fauno, ovviamente.- balbettò l’altro.
Anche Emily si avvicinò notando che quel tipo non fosse pericoloso.
-E v-voi siete una specie di nani senza barba?- domandò il fauno.
-No, sono una bambina.- ridacchiò Lucy.- E se vuoi saperlo anche la più alta della mia classe.-
-Vorresti dirmi che voi siete delle figlie di Eva? Umane..-
-Si, perché?- intervenne Emily.
-Che cosa ci fate qui?- Il fauno aveva l’aria un po' preoccupata.
-Beh, noi eravamo nella stanza vuota e abbiamo visto questo enorme armadio guardaroba..- iniziò a spiegare Emily.
-Guardaroba? Si trova a Narnia?-
Lei aggrottò le sopracciglia, non conosceva quel posto.- Cos’è Narnia?-
-Oh, ma cara ragazza, ci siete dentro! Ogni albero, fiocco di neve, pezzo di ghiaccio, fino ad est, su su al castello di Ker Paravel! Ogni cosa è Narnia.- esclamò l’animale. -Permettetemi di presentarmi, io sono Tumnus.-
-Piacere signor Tumnus, lei è Emily e io sono Lucy.- disse la bambina, porgendogli la mano.
Ma il fauno non sembrava sapere cose volesse dire.
-Oh, devi stringerla.- continuò Emily.
-P-Perché?-
-Non lo so, di solito la gente lo fa..-
Tumnus ridacchiò e strinse la mano alla ragazzina.- Allora, Emily e Lucy, provenienti dalla città di Guardaroba, mi chiedevo se vi andrebbe di prendere un tè da me.-
-Oh, mi dispiace, ma noi dobbiamo assolutamente tornare indietro ora.- rispose Emily.
-Oh avanti, non capita tutti i giorni di trovare delle amiche.- insistette l’altro.
-Per favore Em, solo 5 minuti.- disse Lucy.
Peter si sarebbe arrabbiato tantissimo se non le avesse trovate, ma come aveva detto la sera prima, Emily sapeva badare a se stessa.- Va bene, 5 minuti.-
Le due si aggrapparono al fauno che le condusse alla sua casetta sotto le montagne innevate.
Dentro era caldo e accogliente, così Emily e Lucy si misero sedute su delle poltrone accanto al fuoco.
La più piccola trovò il ritratto di un altro fauno.
-Quello è mio padre.- disse Tumnus.
-Ti somiglia molto. Mio padre è andato in guerra.-
-Anche il mio, ma è stato tanti anni fa, prima di questo orribile inverno.-
-Non è male, c’è la neve, il Natale.- intervenne Emily.
-Non a Narnia. Sempre inverno da 100 anni, ma mai Natale.- continuò il fauno, porgendo delle tazze ad entrambi.
-Neanche un regalo da 100 anni?- continuò Lucy, sorpresa.
-Si, ma non ti preoccupare, siamo tutti in armonia.- disse Tumnus.- Allora, conoscete qualche ninna nanna di Narnia?-
-Ehm, no..-
-Meglio così.- disse l’altro, prendendo un flauto da una scatolina.
Iniziò a suonare una melodia molto rilassante e mentre sorseggiavano il tè, le due sorelle osservarono il fuoco ardere nel camino.
Ad un certo punto il fuoco assunse la forma di un fauno, come per magia.
Lucy sobbalzò, ma il fauno le fece cenno con gli occhi di non avere paura e di continuare a guardare.
Apparvero altri fauni che iniziarono a danzare in circolo.
Ma più la melodia si faceva alta, più alle due bambine veniva sonno.
Emily sentì che doveva chiudere gli occhi e così fece, fino ad addormentarsi.
Poi, di colpo, un ruggito.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-Fiducia ***


Quel potente rumore fece spegnere tutte le candele intorno a loro, facendo entrare il buio che si era fatto fuori.
Emily fu la prima a svegliarsi e a notare che doveva essersi fatto tardi.
Scosse Lucy accanto a lei, non si era nemmeno accorta di essersi addormentata.- Lucy, dobbiamo andare.- le sussurrò e nel guardarsi intorno, vide il fauno rannicchiato in un angolino della casa.
-E’ troppo tardi per andare ormai.- mormorò tristemente.- Sono davvero un fauno cattivo.-
Lucy gli si avvicinò.- Ma no, sei il fauno più buono che abbia mai incontrato.-
-Allora si vede che ne hai conosciuti davvero pochi.- commentò l’altro, singhiozzando.
La bambina estrasse un fazzoletto di seta e glielo porse.- Cosa avrai fatto di tanto brutto?-
-Non parlo di una cosa che ho fatto, Lucy Pevensie.- continuò l’altro, asciugandosi le lacrime.- Ma di una cosa che sto per fare.-
Emily iniziò a spaventarsi alle sue parole.- E cosa stai per fare?-
-Io sto per rapirvi.- affermò Tumnus.
Di scatto la più grande strinse a se la più piccola.
-E’ la strega bianca! E’ colpa sua se è sempre inverno, sempre freddo. Lei ha emanato un ordine: se troviamo degli umani nel bosco dobbiamo per forza consegnarli a lei!- spiegò poi.
-Io ti credevo mio amico.- ribatté Lucy.
A quel punto gli occhi azzurri del fauno incrociarono quelli delle bambine e in un attimo le afferrò.- Svelte, dobbiamo sbrigarci!- esclamò, conducendole fuori.
Iniziarono a correre tra la neve, diretti al lampione.
-Forse sa già che siete qui, ha spie ovunque: perfino alcuni alberi stanno con lei!-
Tumnus sembrava intenzionato ad aiutarle e le condusse fino a dove si erano incontrati.
-Da qui sapete ritrovare la strada?-
-Si!-
Tumnus riprese a piangere per il senso di colpa ed Emily gli asciugò gli occhi.
-Mi dispiace tanto.- balbettò il fauno.
-Serve più a te.- disse Emily, porgendole il fazzoletto.
-Starai bene?- gli chiese Lucy.
-Non importa quello che succederà, io sono felice di avervi incontrato. Mi avete fatto sentire un calore che non sentivo da 100 anni.- commentò Tumnus.
Erano le parole più dolci che Emily avesse mai sentito, così d’istinto lo abbracciò.- Grazie.-
Poi prese Lucy e di corsa tornarono all’armadio, per poi uscirne.
-Peter, Susan! Siamo tornate!- gridò Emily.
A quel punto apparve Edmund da dietro la tenda.- Zitta, sta arrivando.-
Ecco poi Peter.- Ehi, che succede?- domandò stranito.
-Credo che non abbiano capito alcuni meccanismi del gioco.- sbuffò Edmund.
Nessuna delle due ragazze riusciva a capire: non si erano accorti della loro assenza per tutto quel tempo?
-Ma….Siamo sparite per delle ore.- continuò Emily.
Non ci volle molto a spiegare agli altri fratelli dell’armadio e di cosa fosse successo.
Susan controllò l’interno, mentre Edmund picchiettò sul legno per vedere se c’erano punti vuoti.
-Ragazze, qui gli unici alberi sono quelli usati per fabbricare l’armadio.- commentò Susan.
-Un gioco alla volta, non tutti hanno la vostra fantasia.- continuò Peter.
-Io vi credo.- intervenne Edmund.
-Davvero?-
-Certo: non vi ho parlato dei campi da calcio negli armadietti del bagno?-
Peter sbuffò.- Ma la vuoi smettere?-
-Perché dire una bugia così?- disse Emily.
-Senti, non so a che tipo di gioco fossi abituata da bambina, ma non è il momento di dire queste sciocchezze: siamo in guerra, te ne sei dimenticata?- sbottò Peter.
Per Emily fu un duro colpo sentirsi dire quelle parole, dato che i suoi genitori erano morti a causa della guerra.
-Smettila Peter! Credi di essere tuo padre, ma non lo sei!- esclamò lei, correndo via.
-Hai proprio usato l’argomento giusto.- commentò Susan.
***
Quando si fu fatta l’ora di andare a dormire, Emily non ci riusciva e così si mise su una poltrona in salotto a guardare fuori.
Peter la raggiunse con una candela.- Non riesci a dormire?-
La ragazza scosse la testa senza nemmeno guardarlo.
-Mi dispiace per quello che ho detto oggi.- continuò lui, affiancandola.
-Se vuoi saperlo non ricordo niente. Ho immagini sfocate dell’orfanotrofio e di voi..- spiegò, rannicchiandosi su se stessa.- Perché non mi hanno voluto?-
-Non so come qualcuno possa solo pensare di non volerti.- mormorò Peter, come se quel suo pensiero fosse un segreto.
Non dissero altro: Peter si limitò ad accarezzarle la guancia e  a guardarla intensamente negli occhi, fin che non si udì un urlo.
-Peter! Peter! Narnia esiste davvero!- gridò Lucy seguita da Edmund e Susan.
-Sarà stato un sogno, Lu.- sospirò Peter.
-No! Sono stata dal signor Tumnus di nuovo e questa volta Edmund è venuto con me!-
Tutti gli altri guardarono il fratello.
-Tu hai visto il fauno?- chiese Peter.
Edmund fece cenno di no con il capo.
-Beh, in realtà Edmund non è venuto con me…Lui..- continuò Lucy, confusa.- Che cosa stavi facendo Edmund?-
-Ho solo finto di stare al gioco. Scusami Peter, non avrei dovuto incoraggiarla. Ma sai come sono i bambini al giorno d’oggi, non la smettono con le fantasie.-
Per la frase del fratello Lucy scoppiò a piangere: la stava prendendo in giro.
La bambina corse via per il castello, inseguita dai fratelli.
Poi per caso, incrociò il professor Kirke: un uomo dalla barba bianca e un paio di occhiali tondi.
-Un'altra monelleria e voi bambini finite nella stalla a dormire!- gridò la Macready, quando si accorse del professore.- Oh, mi dispiace signore. Avevo detto ai ragazzi di non disturbarla.-
-Non si preoccupi signora Macready, credo che ci sia una spiegazione.- disse il vecchio.- Credo che a questa bambina serva una cioccolata calda.-
Successivamente, egli fece venire Susan, Peter ed Emily nel suo ufficio.
-Oh piccola Emily, quanto sei cresciuta.- commentò, guardando la ragazza dalla testa ai piedi.
Ella però non capiva.- Ci conosciamo?-
-Ovviamente eri troppo piccola per ricordare.- continuò, cambiando però subito argomento. -Allora, volete dirmi che sta succedendo?-
-E’ nostra sorella, signore. Crede di aver trovato un mondo magico all’interno dell’armadio.- rispose Susan.
-Io non lo credo, io l’ho visto.- intervenne Emily.
-Che cosa?- disse il professore sorpreso.- E li hai visti? Li hai rincontrati?-
Emily era ancora molto confusa. -Chi?-
-Lei le crede mi pare.- disse Peter.
-Certo! E voi no?-
-Beh, seguendo la logica è impossibile.- commentò la maggiore.
-E’ vostra sorella! Siete una famiglia! E dovreste comportarvi come tale!-
Emily sapeva cosa aveva visto, ma guardava quel professore in modo curioso: sembrava sapere qualcosa sulla propria vita alla quale Emily non era a conoscenza.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4-Scuse ***


Il mattino dopo, finalmente uscì il sole e i fratelli si misero in giardino a giocare a baseball.
Tranne la più piccola, che ferita se ne stava sotto un albero a leggere.
Emily aveva la mazza pronta, ma era ancora pensierosa riguardo il professore, tant’è che quando Peter le lanciò la palla, nemmeno ci fece caso.
-Emily! Sei con noi?- esclamò Peter.
La ragazza scosse la testa.- Si, scusami.-
Emily si preparò a battere, ma quando colpì la palla, essa volò fino a rompere una finestra.
Tutti andarono subito a vedere cosa fosse successo: Emily aveva rotto una finestra e fatto cadere alcuni oggetti antichi.
-Perfetto, siamo fritti.- commentò Peter.
Improvvisamente, ecco che sentirono le urla e i passi della Macready: dovevano subito nascondersi o probabilmente li avrebbero cacciati via.
I tacchi della professoressa risuonarono per tutto il castello, mentre i fratelli Pevensie entrarono nell’unica stanza aperta: quella dove c’era l’armadio.
Senza pensarci due volte, Peter l’aprì e fece entrare dentro tutti i fratelli, lasciandosi chiudere la porticina alle spalle.
Si ritrovarono l’uno appiccicato all’altro insieme alle pellicce.
-Non so come tu faccia a dire che questo posto sia enorme, a malapena respiro.- borbottò Peter ad Emily.
Emily sbuffò.- Ma davvero?-
Ormai erano lì ed Emily aveva finalmente l’occasione di dimostrare che aveva sempre avuto ragione.
Spinse Peter oltre le pellicce.- Ehi, ehi, ma che fai?!-
Il maggiore dei fratelli inciampò nei piedi di Susan ed entrambi caddero su un’alta distesa di neve.
Quando si alzarono e si guardarono intorno, non poterono crederci.
-Ma è impossibile.- commentò Susan.
Peter posò lo sguardo su Emily che a suo volta lo guardava con sopracciglia aggrottate e mani conserte.
-Credo che delle scuse non siano abbastanza.- commentò, rosso in viso per l’imbarazzo.
-No, infatti.- intervenne Lucy, lanciandogli poi una palla di neve.- Ma questo è meglio!-
Emily lasciò andare la rabbia e prese a fare palle di neve con i fratelli.
-Dovresti chiedere scusa a Lucy.- continuò Peter a Edmund.
-Neanche tu ci credevi.- ribatté l’altro.
-Chiedile scusa!- esclamò Peter.
-Va bene, mi scuso.-
-Non ti preoccupare, i bambini al giorno d’oggi non la smettono con le fantasie.- commentò la più piccola, prendendo in giro il fratello.
-Dovremmo tornare indietro adesso.- intervenne Susan.
-Perché non esploriamo un po'?- domandò Ed.
-Io credo che aspetti a Emily e Lucy decidere.- rispose Peter.
Le due ragazze con un solo sguardo fra loro capirono cosa era giusto fare.
-Noi vorremmo portarvi dal signor Tumnus.- disse Emily.
-Ma non possiamo camminare nella neve con questi vestiti..-
Peter prese le pellicce da dentro l’armadio.- Possiamo usare queste, credo che al professore non dispiaccia: dopotutto non le facciamo nemmeno uscire dal guardaroba.-
***
Così, una volta indossate le pellicce pesanti, Lucy ed Emily condussero gli altri fratelli alla casa del signor Tumnus.
Ma quando giunsero alla montagna, notarono che la porta era stata buttata giù.
All’interno era stato tutto distrutto.
-Chi può aver fatto una cosa del genere?- si chiese Lucy.
Peter notò che ad una colonna vi era attaccato una pergamena con un testo scritto sopra.- Il fauno Tumnus è accusato di alto tradimento verso Jadis, regina di Narnia. Per tanto è stato arrestato per aver accolto il nemico e fraternizzato con gli umani. Lunga vita alla regina.- lesse.
-Allora dovremmo tornare indietro subito.- intervenne Susan.
-Ma che si fa col signor Tumnus?- continuò la più piccola.
-Se è stato arrestato solo per aver parlato con un umano, non credo ci sia molto da fare.-
-Non capisci.- aggiunse Emily.- Siamo noi le umane: Jedis deve aver scoperto che ci ha aiutate.-
Proprio in quell’istante, si sentì qualcosa muoversi nella neve fuori.
I cinque si ritrovarono a pochi passi da un castoro grassottello.
Peter si avvicinò chiamandolo come un cagnolino e gli porse la mano per farsi annusare.
-Non voglio annusarla se è questo che ti aspetti.- disse il castoro.
Tutti sobbalzarono non appena lo sentirono parlare.
-Oh, scusa.- balbettò Peter.
-Lucy Pevensie?-
La piccolina si avvicinò all’animale ed esso gli diede un fazzoletto di seta che Lucy riconobbe subito. -E’ il fazzolettino che ho regalato al signor...-
-Tumnus, sì.- terminò egli. -Me lo ha dato prima che lo arrestassero.-
-Sta bene?-
-E’ meglio parlare in un posto più sicuro.- continuò il castoro, guardandosi intorno.
-Parla degli alberi.- aggiunse Emily, ricordandosi di quello che le aveva detto il fauno.
I fratelli Pevensie rimasero l’uno vicino all’altro mentre si faceva sera e seguivano il castoro.
Al tramonto giunsero ad una diga costruita in cerchio che al suo centro aveva una casetta dalla quale usciva fumo.
-Oh per bacco! La vecchia ha messo su il bollitore. Prenderemo una bella tazza di tè caldo.- esclamò l’animale.
A quel punto uscì una castorina in carne anche lei, sbraitando.- Castoro sei tu?! Se scopo che sei andato in giro ancora con Tasso te la vedrai con me!- disse ella, prima di accorgersi dei ragazzi.- Oh, ma questi non sono tassi..- mormorò tra se e se, sorpresa. -Non ci posso credere! Entrate, entrate! Stavo giusto cucinando la cena!-
I Pevensie si accomodarono ad un tavolino poco più basso di loro, dove gli venne servito un piatto di pesciolini e patatine fritte.
-Non c’è niente da fare per i signor Tumnus?- domandò Peter.
-Lo avranno portato al castello della strega e pochi ne sono usciti.- rispose il castoro.- Ma non dovete preoccuparvi, Aslan sta tornado ormai.-
-Chi è Aslan?- chiese Edmund.
Il castoro scoppiò a ridere come quella fosse una domanda sciocca, ma poi dalle loro facce capì che non sapevano proprio chi fosse.- Davvero non lo sapete?-
-Beh, non è che siamo qui da molto.- commentò il maggiore.
-E’ solo il sovrano di tutta la foresta. L’autorità massima. Il vero re di Narnia.-
-Lui è stato lontano per tanto tempo.- continuò la castora.
-Ma è ricomparso! E vi sta aspettando alla tavola di pietra!-
-E aspetta noi?- chiese Lucy.
-Che mi tocca sentire! Non sanno nemmeno dell’antica profezia!-
-Bene, quindi signor Castoro!-
-Quindi: Aslan che ritorna, Tumnus arrestato, tutto succede a causa vostra!- esclamò l’altro.
-Incolpa noi?- domandò Susan.
-No, non vi incolpa, vi sta ringraziando.-
-C’è una profezia.- aggiunse il castoro. – Quando di Adamo il discendente, sul trono di Ker Paravel siederà vincente, il tempo del male finirà all’istante.-
-Tanto tempo fa è stato predetto che 2 figli di Adamo e 2 figlie di Eva sarebbero arrivati a Narnia e portato la pace.- aggiunse lei.- Con, ehm, qualche aiuto.- continuò, riferendosi ad Emily.
Per lei non era nuova ad essere messa in disparte.- Non preoccupatevi, sono abituata.-
-Non credo si riferisca a noi.- commentò Peter.- Noi non siamo eroi, nostra madre ci ha mandato via proprio per allontanarci dalla guerra.-
-Ma cosa si fa con il signor Tumnus?- domandò Lucy.
-Noi non possiamo aiutarlo, dobbiamo tornare indietro.-
Peter si guardò intorno per cercare Edmund per andarsene, ma non lo trovò e la porta era spalancata.
-Ma io lo uccido.- esclamò il maggiore.
-Forse non ce ne sarà bisogno.- intervenne il castoro. -Edmund è già stato a Narnia prima d’ora?-
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- Dalla parte sbagliata ***


Secondo il castoro, Edmund aveva incontrato Jedis nella sua prima volta a Narnia e chissà cosa la strega lo aveva persuaso a fare.
Tra la neve e il buio, i fratelli corsero dietro al castoro che li stava conducendo al castello della strega.
Si trattava di un enorme palazzo fatto di ghiaccio appuntito ed Edmund vi sta entrando.
-Edmund!- gridò Lucy.
-Sssh, così ti sentono!- sussurrò l’animale, bloccando Peter prima che si precipitasse dentro. -Fermo! Così fai il suo gioco!-
-Quale gioco?- domandò Emily.
-Lui è l’esca! La strega vi vuole tutti e 4, per impedire che la profezia si avveri! Per uccidervi!-
Solo a sentire quella parola, ad Emily vennero i brividi.- Ma io non faccio parte della profezia.- affermò, facendo un passo avanti verso il castello.
-No!- esclamò Peter, afferrandola. -Non ti lascerò andare così!-
-Se il mio destino è la guerra, che sia così allora!- ribatté lei. -Non l’hai detto anche tu?- continuò, incrociando lo sguardo.
-Smettetela. Così non aiutiamo Edmund.- intervenne Lucy.
-Ha ragione: solo Aslan può aiutare vostro fratello ora.- aggiunse il castoro.
-Va bene, portaci da lui.-
Fu in quel momento che fuori dal castello ci fu del movimento: i fratelli videro qualcosa corrergli incontro e udirono l’ululato di un lupo.
Stavano arrivando per loro.
Tornarono immediatamente alla diga  e organizzarono un piano per scappare.
Il castoro condusse tutti in una galleria sotterranea, mentre Peter li guidava con una torcia.
-L’abbiamo costruita io e Tasso, sbuca a due passi da casa sua!-
Usciti dalla galleria con i lupi alle calcagna, notarono un gruppetto di animali che erano stati letteralmente ghiacciati, tra cui il Tasso.
-Era il mio migliore amico..-
-E’ questo quello che succede quando fai arrabbiare la regina.- disse una voce vicina: una volpe.
I Fratelli si nascosero dietro Peter, impauriti.
-Non preoccupatevi, io sono uno di quelli buoni.- continuò essa, anche se non aveva proprio lo sguardo di uno buono.
-Che cosa avevi intenzione di fare?- domandò Emily, sentendo i lupi vicinissimi.
La volpe fece arrampicare i Pevensie e i castori sopra un albero alto  lì vicino, quando arrivarono i cani e circondarono l’animale.
-Salve ragazzi, cercate qualcosa?-
-Non farmi perdere tempo, so da che parte stai.- gli disse uno del gruppo, probabilmente il capo branco.- Cerchiamo degli umani.-
-Umani? A Narnia? E’ una notizia nuova per me.- rispose la volpe, facendo la vaga.
Improvvisamente uno di loro lo azzannò alla schiena per fargli sputare il rospo.
-Dove sono andati gli umani?-
La volpa, ferita e dolorante però, non vuotò il sacco.- A Nord. Sono andati a Nord.- mentì.
Ma i lupi gli crebbero, così lo scaraventarono via e se ne andarono verso la direzione indicata.
Emily fu la prima a scendere dall’albero e ad andare in aiuto della volpe: dopotutto li aveva aiutati.
Gli tamponò la ferita con dell’acqua fredda, mentre gli altri accesero un fuoco.
-Vi ringrazio per le vostre cure, ma è tempo per me di andare.- disse la volpe, leccando una mano alla ragazza come per ringraziarla. -Aslan mi ha chiesto di reclutare altre truppe.-
-Tu hai visto Aslan?- domandò la castora, meravigliata.
-Si, è come ce lo hanno sempre raccontato.- commentò poi. -Non vi pentirete di averlo a fianco durante la guerra contro la regina.-
-Ma noi non vogliamo nessuna guerra.- esclamò Susan.
-Cosa? Ma, re Peter..-
-La guerra non si fa senza di voi.- aggiunse il castoro.
Peter ci pensò su, era titubante: non voleva mettere troppo in pericolo la sua famiglia.- Noi vogliamo solo riprenderci Edmund.-
***
Quando albeggiò il sole, il gruppo riprese a camminare attraverso colline innevate e solo allora si resero conto di quanto era enorme Narnia.
L’accampamento di Aslan si trovava al di là di due laghi completamente ghiacciati da ormai 100 anni.
La famiglia attraversò il primo con il castoro che li guidava.
-Andiamo umani, fin che siamo giovani!- esclamò egli, riferendosi alla loro lentezza.
-Se ci dice di nuovo che dobbiamo muoverci, lo riduco ad un cappello.- commentò Peter, ridacchiando.
Poi improvvisamente, si udì un suono dietro di loro e si accorsero che qualcosa li stava inseguendo.
-Correte, è lei, è la sua slitta!- gridò la castora.
La strega li stava inseguendo, così corsero il più veloce possibile per attraversare il lago e sbucare in una foresta.
Si nascosero dalla sua slitta dentro una piccola caverna.
Il suono tacque poco dopo.
-Magari se n’è andata.- sussurrò Lucy, stretta al fratello.
-Vado a controllare.- intervenne il castoro, uscendo lentamente.
Restò fin troppo tempo fuori e gli altri credettero che gli fosse successo qualcosa: Emily stringeva la mano di Peter come se ne dipendesse la sua vita.
Improvvisamente, il castoro fece capolino.- Uscite! Spero siate stati buoni, perché abbiamo visite.-
Allora gli altri sbucarono fuori e davanti a loro videro un uomo con una slitta trainata da renne, un enorme sacco e una folta barba bianca.
Sembrava proprio Babbo Natale.
-Buon Natale signore.- gli disse Lucy, avvicinandosi.
-Lo sarà di certo Lucy.- commentò lui. -Adesso che siete arrivati voi.-
-Credevamo che fosse la strega.- intervenne Peter.
-Lo so, mi scuso, ma io porto una slitta come questa da molto più tempo della strega.- spiegò egli.
-Credevo che non ci fosse il Natale a Narnia.- commentò Emily.
-E’ vero, ma con il vostro arrivo cambierà tutto. E sono sicuro che queste cose vi serviranno.- continuò l’uomo, afferrando la sua enorme sacca.
-Regali!- esclamò contenta Lucy.
Egli estrasse una fiala di liquido rosso.- Questa è per te, Lucy: è estratta dal fiore di fuoco. Una goccia appena e potrai guarire qualsiasi ferita.- le sussurrò, dandole poi un piccolo pugnale.- E questo spero che tu non lo debba mai usare.-
-Grazie signore.-
Poi, afferrò da dentro un arco con delle frecce.- Susan: fidati di questo arco e difficilmente fallirà.- le disse, proseguendo poi con un corno bianco a forma di testa di leone.- E, anche se non credo che tu abbia problemi nel farti sentire, prendi questo corno: soffiaci dentro e avrai un immediato appoggio.-
-Grazie mille.-
-Peter..- continuò il vecchio, con nella mano una spada e nell’altra uno scudo.- Il momento di usare questi è vicino. Sono strumenti, non giocattoli, fanno buon uso.-
Emily era affascinata dalle loro armi, ma dentro di se sapeva che per lei non ce ne erano.
Fino a che non sentì pronunciare il suo nome e l’uomo non le porse un astuccio di pugnali ad X.
-Io credevo che..- balbettò sorpresa.
-I bambini buoni ricevono regali, giusto?-
Emily sorrise entusiasta e afferrò i pugnali.
-Con questi sarai più sicura di te stessa.- le disse, dandole anche un enorme conchiglia che brillava alla luce del sole.- E se ti sentirai sola, usa questa e sarai nella mente di chi vorrai.-
-E’ bellissimo, grazie mille.-
Una volta finito il suo compito, l’uomo risalì sulla slitta.- L’inverno sta finendo ormai. Lunga vita ad Aslan e Buon Natale!- ridacchiò prima di partire.
Mentre guardava l’uomo andarsene verso l’orizzonte, Peter si rese conto di una cosa.- Avete sentito che ha detto? Che l’inverno è finito. Sapete cosa vuol dire? Niente più ghiaccio.-

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