Perché proprio papà Kidd?

di Pawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perché proprio papà Kidd? ***
Capitolo 2: *** Fortuna che aveva scelto Kidd ***



Capitolo 1
*** Perché proprio papà Kidd? ***


ATTENZIONE:


Questa storia è stata ingiustamente sospettata di essere stata ispirata a un'altra fiction.
Con l'autrice dell'altra fiction ho già chiarito tutto ed è emerso che si trattava di un fraintendimento:
abbiamo avuto idee più o meno simili (legate unicamente a tre dettagli relativi alle due bambine), concepite in anni diversi e pubblicate in momenti diversi (per l'esattezza io ho creato i miei personaggi nel 2016 2017, come testimoniano le chat di facebook che ho dovuto ricercare per dimostrare definitivamente la mia innocenza e lei ha pubblicato la sua storia verso la fine del 2017. Dopodiché io ho pubblicato un estratto della mia long nel 2020).


È dunque evidente che non c'è stata ispirazione da ambo le parti, ma si tratta di due diversi frutti delle nostre fantasie distinte.
Spero che questa nota abbia levato ogni dubbio a chi ne dovesse aver avuto uno e possiate quindi godervi la mia storia in totale serenità, consci di star leggendo un'altra fiction tanto originale quanto quella dell'altra ragazza.














Perché proprio papà Kidd?



 
"Papi?"


Non c'erano molte ragioni per le quali Law avrebbe distolto la propria attenzione da un saggio di medicina appena pubblicato, ma quei ciuffetti rossi che facevano capolino dal bordo della sua scrivania di mogano erano un motivo molto più che sufficiente.
Il dottore si era sporto alla propria destra, cercando il volto del proprio figlio di dieci anni.
Dietro di lui le gemelle si tenevano per mano e la curiosità era palese nei loro occhioni, mentre il piccolo Lawrence e l'ultimogenito, Wolverine, parevano aver seguito i fratelli per semplice abitudine, ignari di cosa volessero fare e sedevano ora ai loro piedi prestando attenzione a nulla in particolare.
Il pirata era tornato a guardare le iridi azzurre del più grande, iridi che erano identiche alle proprie e che parevano essere caratteristiche di tutti i propri bambini, ad eccezione della piccola Kira e dell'ultimo nato, che le avevano ambrate come l'altro genitore.


"Dimmi, Kaito. Avete bisogno di qualcosa?"


Il bimbo aveva scosso la testa ed aveva poi raggiunto la poltrona del padre, per poterlo guardare meglio in viso.


"Niente di che... volevamo solo farti una domanda un po' strana."


"Oh?" Law si era rilassato contro lo schienale della propria seduta, incuriosito dalle parole del figlio. "Ti ascolto."


"Perché hai scelto quel troglodita?"


Trafalgar Law aveva dovuto sbattere le palpebre un paio di volte, poi si era chinato verso il bambino.
"Come, scusa?"

"Intende dire..." Era intervenuta Lamy, lasciando la mano della sorella e prendendo, invece, quella del genitore. “... come mai hai preferito papà Kidd a tutti quelli che ti facevano il filo?”


Ancora una volta Law era rimasto di sasso.
La domanda in sé era impudente, ma il linguaggio usato era ciò che più lo aveva spiazzato.
Certamente non erano termini che avrebbe dovuto conoscere una bambina di appena otto anni.
Poi la realizzazione l'aveva colpito ed era tornato a guardare Kaito, assottigliando lo sguardo.
“È così che ti riferisci a tuo padre, signorino?”


Lui aveva gonfiato le guance ed incrociato le braccia.
“Lo accetto nella famiglia, ma non posso perdonargli quel che ti ha fatto.”


Law aveva sospirato.


Anche se la gente credeva che i suoi figli fossero nati grazie a qualche strambo frutto del diavolo, la verità era che lui poteva rimanere incinta e quando era successo la prima volta, quando aspettava Kaito, si era sentito come se il mondo fosse finito.
Tutte le sue certezze erano crollate, a partire da quella che riguardava la sua virilità.
E anche quando aveva capito che quell'assurdo e orrendo scherzo del destino era dovuto ad una mutazione del suo organismo, innescata dal Piombo Ambrato, non aveva avuto nulla a cui aggrapparsi per non diventare pazzo, se non la sua ciurma ed il suo fidanzato.
Ma questi, quando aveva scoperto cosa aveva sconvolto a tal punto il compagno, l'aveva ripudiato, insieme al bambino.


Eustass Kidd era stato orgoglioso e sicuramente non pronto a divenire padre, ma si era ben presto pentito di quanto aveva fatto.
Si era innamorato di Law, lo aveva capito, lo aveva ammesso ed aveva passato i due anni seguenti cercando di riconquistarlo.


Kaito era stato poco più di un neonato all'epoca, ma aveva ereditato l'intelligenza di Trafalgar ed aveva compreso ogni stato emotivo del proprio unico papà, ogni situazione difficile causata da quell'uomo spaventoso coi capelli rossi come i propri, tutti i sacrifici che Law aveva compiuto per il suo bene.
E ricordava ogni singolo episodio.


Infine le due supernova erano tornate insieme e poco dopo Law aveva dato alla luce Lamy e Kira, che parevano suggellare la riconciliazione della famiglia, ma Kaito non era riuscito a dimenticare che il suo nuovo genitore aveva fatto soffrire l'uomo che gli aveva dato la vita, che lo aveva amato nonostante tutte le crisi ed i dolori che la stessa esistenza di Kaito gli avevano provocato.
Per il piccolo Trafalgar, l'unico Trafalgar tra tutti e sette i figli della coppia, non esisteva persona più preziosa di papà Law e sarebbe sempre stato dalla sua parte.


Il capitano degli Hearts aveva poggiato una mano sulla testa del bambino, conscio che quell'ostilità nei confronti di Kidd sarebbe durata ancora per molti anni.
Forse solo con la maturità sarebbe scemata o si sarebbe affievolita.
Dopodiché aveva catturato lo sguardo della sua piccolina, trattenendo un ghigno e tentando, invece, di assumere un'espressione di rimprovero.
“E tu, dove hai imparato certi termini?”


“Da zia Ikkaku.”


Logico.


“E questa domanda che mi ponete è sorta chiacchierando con lei?”


“No...” si era aggiunta Kira “... con zia Nami e zia Robin.”


Ovviamente.


Il medico si era appuntato mentalmente di fare una ramanzina alle uniche donne delle tre ciurme alleate, Heart Pirates, Kidd Pirates e Mugiwara.


“Allora, perché?” Lawrence, che era parso distratto per tutto il breve discorso, si era voltato a guardare il padre, mentre continuava a battere le mani con il fratello minore, intrattenendolo con un qualche gioco che prevedeva anche la recita di una filastrocca, ma Wolvy, essendo muto dalla nascita, era lungi dal declamarla.


“Mh... non saprei.”


L'indignazione per quella risposta tanto vaga quanto priva di informazioni era stata palese nei versetti dei suoi figli.


“Eddai, papi” l'aveva ripreso Kaito “ti aspetti che accettiamo una spiegazione del genere da te? Non sei mica zio Rufy, tu le cose le sai sempre.”


L'unico adulto presente aveva alzato gli occhi al soffitto con fare divertito.
Per i suoi figli lui era un'enciclopedia vivente ed anche se, in effetti, la sua conoscenza in ogni materia di studio era incommensurabile e non aveva eguali, non poteva dire di avere una risposta pronta a domande che riguardavano i sentimenti.


Perché nonostante tutto, erano i sentimenti che lo avevano legato ad Eustass Capitano Kidd.


Sebbene ne fosse consapevole, esprimerlo a parole era tutt'altro che facile.
Inoltre, non ci aveva mai riflettuto approfonditamente.
Certo, poteva affermare di amare suo marito, ma cosa l'aveva portato a provare quell'immensa emozione per lui era, se non un mistero, almeno una faccenda piuttosto intricata.


Era tornato a guardare i propri pargoletti, come gli piaceva definirli quando non li chiamava “rospi”.
“Prima vorrei sapere una cosa... come mai questo interesse?”


Lamy e Kira si erano scambiate uno sguardo divertito, mentre Kaito si era limitato ad assumere un cipiglio terribilmente simile a quello del Chirurgo della Morte quando rifletteva.
“Le zie ci hanno detto che tu sei l'uomo più bello del mondo e che quando eri giovane eri ancora più bello. Avevi tantissime persone che ti volevano sposare, eppure sei finito con quello là.”


Law, nonostante l'irritazione crescente nei confronti delle tre donne, era grato che loro avessero usato espressioni come “sposare” per indicare quelli che erano stati intenti molto meno pudici e decisamente più volgari.
Ma poi aveva storto il naso.
“Quando ero giovane? Semmai quando ero più giovane. Non credo che le zie si siano riferite a me nel primo modo, giacché due su tre sono più grandi di me.”
E col cavolo che avrebbe detto “più anziane”.


Il maggiore dei suoi figli aveva sorriso in maniera piuttosto strafottente e Law non dubitava che quel bambino avesse ereditato fin troppo delle proprie caratteristiche.
“Beh, papi... trentacinque anni non sono pochi.”


Quasi trentacinque. E comunque, non sono nemmeno tanti.”


Kaito si era limitato a fare spallucce.
“Resta pur sempre più del triplo dei miei anni. Immagino dipenda dal punto di vista.”
Forse Law si sarebbe dovuto sentire offeso, ma provava solo un immenso orgoglio per quella piccola peste, che aveva i suoi occhi, la sua intelligenza e la sua tremenda lingua tagliente.
“Penso proprio che tu abbia ragione.”

Kaito gli aveva regalato un immenso sorriso.
Sapeva che il suo papà gli dava vinti la maggior parte dei loro innocui battibecchi e che se avesse voluto, avrebbe preso le redini del discorso facendo rimanere il figlio incapace di ribattere. Quindi Kaito gli era semplicemente grato per farlo sembrare in grado di competere con lui in una discussione, davanti ai suoi fratelli minori.


“È perché papà Kidd è bello?”
Lamy si era totalmente disinteressata della frecciatina all'età di suo padre ed aveva rincalzato l'argomento che davvero le premeva.


Il medico aveva soppesato la domanda solo per qualche istante, mentre si alzava per dirigersi in cucina, dopo aver preso in braccio Wolvy.


“Anche per quello, sì.”


Il resto della prole era al suo seguito.


“E quali sono le altre ragioni?”


I suoi bambini erano ormai le uniche persone al mondo, oltre a Mugiwara-ya ed ai Pirati del Cuore, che non si spazientivano per dovergli estrarre le informazioni.
D'altro canto Trafalgar Law non era un uomo granché loquace e quel discorso non lo metteva perfettamente a proprio agio, dunque era prossimo ad essere monosillabico.
Fortunatamente i giovani Eustass ed il mini Trafalgar non se ne curavano.


Giunto a destinazione, Law aveva ringraziato lo chef di bordo per la giornaliera merenda che preparava per i più piccoli membri dell'equipaggio ed aveva aiutato Wolvy a bere del succo di arancia appena spremuto.


“Allora?”

Aveva sperato che i biscotti al burro potessero distrarre i bambini dall'argomento, ma la cocciutaggine era tipica sia di Law sia di Kidd ed inevitabilmente era stata trasmessa ai loro figli.


Non era come se non volesse parlarne, come se stessero affrontando un tabù, ma semplicemente Law non era sicuro di cosa dire.
“Beh, per esempio....”
Aveva aperto bocca senza averci davvero ragionato su, ma poi si era bloccato sentendo delle grida provenire dal ponte.


Si era diretto senza fretta verso l'uscita con Wolvy in spalla, conscio, grazie all'haki, che non ci fosse alcun pericolo, ma la curiosità l'aveva spinto ad andare ad indagare.
Quando l'aria fresca e frizzante dell'oceano l'aveva colpito, non aveva potuto che sorridere e darsi dell'idiota.
Sì, perché sicuramente c'erano tanti motivi per i quali si era innamorato di Kidd e non erano poi così difficili da capire e individuare.


Quel cretino di suo marito stava sbraitando contro ad un gabbiano, per qualche ragione, e se non fosse stato per Killer e Franky, probabilmente, l'avrebbe già preso a pugni.
O a testate, conoscendolo.


Law aveva preso a ridacchiare, poi aveva giocosamente pizzicato la guancia di Kira.
“Per esempio,” aveva ripetuto “mi fa ridere. Mi ha sempre fatto ridere.”


Se ad ascoltarlo fossero stati bimbi qualunque, quella risposta sarebbe stata insignificante tanto quanto le precedenti che aveva dato o sarebbe parsa, addirittura, un insulto nei confronti del rosso, ma stava parlando con i suoi bambini e loro lo conoscevano bene.
Sapevano che il loro papà maturo aveva avuto una vita terribilmente complicata e che per questo non era affatto facile farlo ridere e sicuramente un estraneo non era in grado neanche di strappargli un sorriso.
Nonostante ciò, all'epoca anche papà Kidd era stato uno sconosciuto, eppure l'aveva fatto sinceramente ridere.
Lo aveva reso felice.


Kaito aveva sollevato le fini sopracciglia rosse, forse scettico o forse sorpreso, ma non aveva commentato. Fintanto che quello che per lui era il suo unico padre era felice, andava bene, non importava se di mezzo c'era anche quel citrullo di Eustass Kidd.
Lawrence aveva stretto il paffuto pugnetto sulla stoffa dei pantaloni del genitore, attirando l'attenzione di quest'ultimo. Law, ormai pratico delle abitudini del suo sesto figlio, aveva preso in braccio anche lui, conscio che di lì a qualche minuto si sarebbe addormentato.
Faceva sempre così.
Gli bastava il più misero pasto per farsi sopraffare dal sonno, caratteristica gentilmente ereditata dal genitore pirla. Soltanto la sera riusciva a resistere un po' di più, giusto il tempo per mettersi il pigiama e per dire una preghiera.
Talvolta Law o Penguin o Shachi lo trovavano addormentato ancora inginocchiato con le manine giunte sotto il crocifisso che il bimbo aveva voluto fosse appeso sopra il suo letto.
Non era un mistero che il giovane Eustass fosse tanto devoto alla religione, ma ogni volta che Trafalgar lo coglieva in quella circostanza, si stupiva che il suo rospo avesse dedicato le sue ultime energie per pregare piuttosto che per mettersi sotto le coperte.
D'altronde, però, la determinazione era tipica di famiglia.


“E poi?” La vocina di Kira aveva richiamato il chirurgo, che aveva dovuto velocemente rimembrare quale fosse il discorso per capire cosa desiderasse sapere la figlia. Da quando era diventato padre la sua immensa intelligenza e la sua concentrazione dovevano fare i conti con troppe distrazioni contemporaneamente e a volte si trovava ad invidiare il marito, da cui i loro bambini non si aspettavano mai troppa attenzione durante una chiacchierata.


Con disappunto della gemella, le parole del genitore maturo erano state immediatamente troncate ancor prima che uscissero dalle sue labbra.
“Dannato uccellaccio!”


L'imprecazione della più feroce delle Supernova aveva fatto sussultare il piccolo Lawrence contro il petto del padre, ma si era presto tranquillizzato ed aveva abbassato le palpebre, trattenendosi dall'abitudine di succhiarsi il pollice.


Law aveva roteato gli occhi voltandosi verso Kidd.
“Si può sapere cosa ti ha fatto quella povera creatura?”


Il rosso si era girato di scatto verso la propria famiglia, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza.
“Mi stava fissando male!”


Il medico, a quella giustificazione, non aveva saputo se chiedere aiuto ai pirati presenti, che però cercavano di non incrociare il suo sguardo ad eccezione di Shachi, il cui labiale diceva: “L'hai sposato tu, non io!” o se credere di aver per marito il più tonto bambino fuori taglia di tutti gli oceani.
Di sfuggita aveva adocchiato Kaito spalmarsi una mano sul viso e Law era piuttosto sicuro che quell'atteggiamento fosse la conseguenza di troppe ore insieme a zio Penguin.
Quel giorno avrebbe dovuto scambiare due parole anche con suo fratello.


Alla fine aveva optato per tentare di andare incontro al compagno.
“Kidd... come fai a dire che un gabbiano ti sta guardando male?”


L'altro l'aveva fissato con un'ingiustificata aria sarcastica ed aveva allargato l'unico braccio di carne rimastogli verso la balaustra del Polar Tang e verso il ponte della Victoria Punk.
“Ha scagazzato per tutta la mia nave e poi si è posato sul parapetto della tua lattina guardando nella mia direzione. L'ha fatto apposta!”


Il capitano degli Hearts si era morso il labbro inferiore a quel breve resoconto della malefatta del gabbiano, mentre il re dei pirati, con altrettanta delicatezza e buonsenso, era scoppiato a ridere senza alcun riguardo, provocando evidente tensione nel viso del rosso.
Law sperava solo che se quei due cretini avessero avuto intenzione di lottare, l'avrebbero fatto lontano dal suo adorato sommergibile o li avrebbe dissezionati ed avrebbe sparso i loro resti in mare.
Come l'ultima volta.


Una manna dal cielo o più precisamente il pugno della navigatrice dei Mugiwara aveva fatto scemare le risa del capitano e Law era tornato ad osservare il marito, accantonando l'idea di restare vedovo in giovane età e per mano propria.
Distrattamente si era reso conto che era qualcosa che si ritrovava spesso a pensare, seppur sempre con ilarità e mai seriamente, ma per quanto amasse Kidd aveva tentato di ammazzarlo lui stesso più di una volta, in momenti di rabbia cieca. Fortunatamente, anche se incazzato nero, non era mai stato davvero desideroso di farlo, anche se la volta in cui aveva buttato le gemelle nell'oceano e Kidd, come previsto, si era tuffato per recuperarle, forse aveva un tantino esagerato. Certo le bambine erano state colpevoli di aver giocato con uno dei cadaveri dei suoi esperimenti ed era stato Kidd a permettere loro di farlo, ma lo spavento che le sue piccole si erano prese era valso come punizione per almeno tre anni. Ovviamente Law le aveva tenute sotto controllo con la propria room mentre le lanciava come sacchi di patate in acqua, ma loro non se n'erano accorte, né tanto meno quell'idiota di Kidd, che aveva innanzitutto concesso a delle bambine innocenti di vedere e toccare un morto e poi di rovinare uno dei suoi studi.
Nonostante l'immaturità dimostrata da suo marito in quell'occasione, poche ore dopo non aveva esitato a gettarsi in mare tentando, anche se invano, di aiutare le figlie.
Era stato per l'ennesima volta impulsivo ed infinitamente stupido, ma Law aveva amato l'affetto e la protezione che riservava alla loro famiglia.


Riflettendoci, poteva essere quello un altro dei motivi per cui aveva scelto Kidd tra i tanti e le tante che lo avevano desiderato.


Quando quel bufalo rosso si affezionava a qualcuno gli dava tutto se stesso e non esitava un attimo pur di assicurarsi che questi fosse al sicuro.
Si parlava di una misera manciata di persone che comprendeva la loro famiglia, Killer e pochissimi altri della ciurma del rosso, ma Law era orgoglioso di farne parte e, lo sapeva, di essere al primo posto.


Si era ritrovato a sorridere con sorpresa di Kidd e curiosità da parte dei loro rospi. Per evitarsi scomode spiegazioni in pubblico, aveva poi deciso di battere in ritirata ed aveva catturato lo sguardo del marito, alludendo ai bambini che teneva in braccio.
“Aiutami con loro.” Pareva un ordine, ma era una richiesta e ormai Kidd conosceva bene il modo di fare del suo inquietantissimo consorte, quindi l'aveva raggiunto senza alcuna lamentela ed aveva preso Wolvy, ormai anche lui sonnolento seppur saldamente avvinghiato sulle spalle di Law.


Si erano diretti verso la loro cameretta con il resto dei piccoli al seguito ed il rosso non si era fatto troppe domande, giacché i loro bambini seguivano Law ovunque andasse, spesso anche contro la volontà dei genitori e finendo per mettersi in pericolo.
Inoltre Kidd non era proprio il tipo che si faceva domande.


“Papi, non mi hai più risposto!”


“Già, già, rispondile!”


Le lamentele delle gemelle erano state l'unica cosa che aveva fatto incuriosire il Capitano. Si era voltato per guardare il compagno, che si era chinato per posare Lawrence sotto le coperte e si sarebbe volentieri soffermato a fissargli il fondoschiena così gentilmente esposto, ma Law non tollerava certi atteggiamenti mentre erano circondati dai loro figli.
“Di che stavate parlando?”


“Di come si uccidono i gabbiani!” Era stata l'irrisoria risposta del loro primogenito, ma era stata perlopiù coperta dalle risa delle bambine e Kidd proprio non era riuscito a considerarla, non quando Law si era girato con un sorriso timido e gli occhi che facevano di tutto tranne che incrociare il proprio sguardo.


“Del perché il papi ti vuole bene!”


L'Eustass più grande aveva guardato con stupore Lamy, poi aveva lentamente ghignato, imitato dalle piccole. Si era affrettato a mettere a letto il più giovane della famiglia, poi si era buttato sul divanetto nella stanza che Penguin e qualche altro Pirata Heart usavano per rilassarsi mentre raccontavano delle storie ai nipoti ed aveva teso un braccio verso il marito.
Law, con troppa riluttanza e contro ogni speranza di Kaito, aveva accettato l'invito, afferrando la mano del rosso e lasciandosi trascinare sul suo grembo.
Le gemelle si erano immediatamente sedute alla destra del loro genitore immaturo, avvinghiandosi ad una gamba di papà Law, mentre Kaito si era premurato di stare a sinistra, cosicché fosse a contatto con la schiena del suo unico padre.
Kidd aveva cinto i fianchi del marito con il braccio metallico, mentre per afferragli il mento e girargli il capo verso di sé aveva usato il suo vero braccio, un'accortezza che difficilmente lo caratterizzava.


“Allora, non lasciare le bambine sulle spine. Possiamo sapere perché mi vuoi bene?” Ed il bastardo si era premurato di mettere fin troppa enfasi nelle ultime tre parole, giusto per sottolineare che non era semplice affetto, ma vero e proprio amore.


Law aveva ruotato il busto quel tanto che gli bastava per carezzare la nuca di Kaito, che in situazioni simili si sentiva sempre a disagio ad aveva cercato i suoi occhioni azzurri prima di rispondere al compagno, sorridendo con fare canzonatorio.
“Perché mi fa pena il tuo quoziente intellettivo ridicolmente basso.”


Il bambino aveva trattenuto una risata coprendosi la bocca con le manine e Law aveva soffocato un gemito quando, dopo le sue parole, Kidd gli aveva pizzicato il fianco.
Si era girato di scatto per rispondergli per le rime, ma al posto di incrociare lo sguardo di sfida dell'altro, aveva incontrato le sue labbra sulle proprie.


Kidd l'aveva baciato e subito si era ritratto con un ghigno che era sia beffardo sia dannatamente innamorato.
“Non mentire, non è di buon esempio come genitore.”


Il chirurgo aveva alzato gli occhi al cielo.
Suo marito era così infantile ed irritante, non gli dava mai tregua.
Non gli permetteva mai di annoiarsi.
Lo adorava.


C'erano fin troppi motivi per cui si era innamorato di quel decerebrato pieno di muscoli, ma sia lui sia i loro bambini non meritavano di conoscerli.
Almeno non tutti.


Gli aveva cinto il collo con le braccia, sfiorando la punta del suo naso col proprio e facendo sospirare sognante Lamy, che ogni che vedeva i suoi genitori coccolarsi sperava di trovare anche lei il proprio principe azzurro. Magari meno violento di papà Kidd e meno inquietante di papà Law, ma desiderava qualcosa di simile.


“Dovrai farmelo dire con la forza... oppure possiamo fare un po' per uno. Sentiamo, amore, perché hai scelto me?”


Kidd aveva sbattuto gli occhi senza riuscire a fare altro, poi aveva cercato aiuto nelle figlie, ma loro sembravano solo più emozionate all'idea di conoscere anche la sua versione.
Aveva pure tentato di rivolgersi a Kaito, ma questi si era limitato ad assottigliare lo sguardo e a minacciarlo silenziosamente di morte nel caso in cui avesse detto qualcosa che avrebbe potuto offendere Law.
Il Capitano aveva deglutito a vuoto, ma come era tornato a posare lo sguardo su Law, tutta la tensione era scemata.


Bello da mozzare il fiato, un tipo di bellezza che non sarebbe appassita neanche con gli anni. Spaventosamente intelligente, con un cuore troppo grande per essere un pirata, tanto che aveva fatto del suo sottomarino un ospedale ambulante aperto a tutti ed aveva perdonato Kidd nonostante la sua idiozia di un decennio prima.
La lista dei motivi per cui amava Law più di chiunque altro al mondo era troppo lunga, decisamente troppo imbarazzante e sarebbe stata fonte di ricatto per il medico per tutta la loro vita.
Col cavolo che gliela avrebbe rivelata.


Kidd aveva ghignato, nascondendo il proprio disagio e fingendo spavalderia e malizia.
“Sarà una piacevolissima lotta, allora.”


Aveva delicatamente afferrato Kaito con il braccio meccanico, che non percepiva i morsi ed i graffi del piccolo diavoletto, per sollevarlo e spostarlo sul lato del divano già occupato dalle sorelle, cosicché potesse spingere Law all'indietro per farlo sdraiare.
L'aveva subito sovrastato, torturandolo con un misto di baci, pizzicotti e solletico, che faceva ridere Law in un modo che pochissime persone al mondo avevano avuto il piacere di udire.
Le gemelle si erano messe a ridere a loro volta ed in qualche modo si erano intrufolate tra i corpi dei loro genitori, solo per aiutare papà Kidd nella sua dolce offensiva.
Alla fine, sentendo le risa del padre, perfino Kaito si era lasciato scappare un sorriso nonostante la presenza di Kidd.
Pareva che di spiegare i motivi per cui si erano innamorati se ne fossero dimenticati tutti quanti, ma in fondo al piccolo Trafalgar non importava.
Dubitava che avrebbe compreso le motivazioni di papà Law, perché lui in Kidd non vedeva davvero nulla di buono.
L'unica cosa importante era che quel troglodita rendeva felice il suo papà e, anche se doveva ancora compensare quasi due anni di assenza, lo stava facendo assurdamente bene.


“Sarà meglio che usi shambles e ci porti in camera tua.”


Kaito si era sporto per cercare i volti dei genitori nel trambusto che si era creato sul divano.
Aveva visto il padre guardare il marito con aria innocente e confusa, ancora frastornato da quel piccolo combattimento fatto di coccole.
“Perché?”


In qualche modo Kaito l'aveva visto distintamente e il vago pensiero positivo che aveva fatto un secondo prima su Kidd si era dissolto come fumo, mentre il rosso adulto ghignava mostrando tutti i denti.
“Credo che i ragazzi vogliano un fratellino.”


“Kidd!”



 
FINE





Aw, grazie per aver letto questa OS!

Allora, da dove partire...?

Innanzitutto spero che il disegno vi sia piaciuto! Fatemi sapere ♥
Se volete seguire i miei disegni, vi lascio il mio Instagram

https://www.instagram.com/pawa_art/

Questa storia fa parte di una molto più lunga e molto più intricata che sto scrivendo ormai da ANNI su Law, Kidd e prole.
Ho cercato molto brevemente di spiegare i fatti più importanti della storia originale in modo tale da presentarvi i vari personaggi e giustificare la loro esistenza, ma poiché la trama di questa fic non lo prevede, non mi sono dilungata molto.


Spero comunque che si sia capito qualcosa!

E se siete curiosi di saperne molto di più e di leggere le varie vicende attorno a questa stramba famigliola, fatemelo sapere!
Mi piacerebbe pubblicare la storia principale, ma volevo prima capire se potrebbe essere interessante oppure no.
Devo anche decidere se pubblicare il tutto come unica fiction o suddividerla in una raccolta di storie per ogni figlioletto... beh, questi dettagli saranno definiti se saprò che siete interessati a leggere la storia!


Per fare un po' di chiarezza, vi aggiungo qualche piccola informazione:


 
  • 1. Il motivo per cui Lawrence ha il nome tanto simile al padre maturo è spiegato nella storia originale, non è stata una scelta distratta.
     
  • 2. Lawrence prega e crede in Dio in seguito a vicissitudini dell'opera principale. Inoltre Law, a Flevance, era in stretti rapporti con una suora e, poiché il cristianesimo è stato accennato più volte in One Piece, è probabile che Law fosse cristiano e battezzato, quindi, anche se adesso (forse) non è più credente, certamente non è estraneo alla religione e quindi anche i suoi figli.
  •  
  • 3. Lamy è un nome d'obbligo se Law ha una figlia xD mentre per Kira mi è piaciuto il significato giapponese, che significa “killer”, come il vice di Kidd, e ai tempi guardavo Death Note... capitemi ;)
  •  
  • 4. Kaito (che significa “astri che discendono negli abissi”, un po' come il Polar Tang) ha sinceramente odiato Kidd, mentre all'epoca in cui è ambientata questa storia lo tollera solo per amore di papà Law. Il motivo dietro quest'odio ve l'ho accennato, ma come tutto il resto è meglio spiegato nella storia principale.
  •  
  • 5. Indovinate dove parlo del motivo per cui Wolverine è muto...? Giuro, vorrei dirvi di più, ma sarebbe spoiler! E vi prego di non pensare al Wolverine degli Xmen, perché sarebbe piuttosto inquietante x'D Per quanto io lo ami, essendo il mio eroe Marvel preferito, ma il mutante ed il figlio di Law hanno in comune solo il nome.
     
  • 6. Inoltre, avrete sicuramente notato che parlo di sette figli, ma se ne vedono solo cinque... gli altri due hanno storie piuttosto complicate. Non che sia per questo che sono assenti, ma negli anni in cui è ambientata la fic loro due non sono insieme alla famiglia.


  • Spero di avervi incuriositi abbastanza e mi auguro che la fiction vi sia piaciuta!


    Aspetto commenti e se avete domande, fate pure!


    Baci
    Pawa


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    Capitolo 2
    *** Fortuna che aveva scelto Kidd ***




    Perché proprio papà Kidd?

    - Fortuna che aveva scelto Kidd -



    ATTENZIONE:


    Questa storia è stata ingiustamente sospettata di essere stata ispirata a un'altra fiction.
    Con l'autrice dell'altra fiction ho già chiarito tutto ed è emerso che si trattava di un fraintendimento:
    abbiamo avuto idee più o meno simili (legate unicamente a tre dettagli relativi alle due bambine), concepite in anni diversi e pubblicate in momenti diversi (per l'esattezza io ho creato i miei personaggi nel 2016 e 2017, come testimoniano le chat di facebook che ho dovuto ricercare per dimostrare definitivamente la mia innocenza e lei ha pubblicato la sua storia verso la fine del 2017. Dopodiché io ho pubblicato un estratto della mia long nel 2020).


    È dunque evidente che non c'è stata ispirazione da ambo le parti, ma si tratta di due diversi frutti delle nostre fantasie distinte.
    Spero che questa nota abbia levato ogni dubbio a chi ne dovesse aver avuto uno e possiate quindi godervi la mia storia in totale serenità, consci di star leggendo un'altra fiction tanto originale quanto quella dell'altra ragazza.

     
    ***

    Il capitolo che segue è un estratto della mia long riadattato a OneShot.
    Cronologicamente è antecedente al primo capitolo di questa raccolta e vi spiega alcune cose sulla struttura di questa famiglia che nell'altra OneShot erano state lasciate in sospeso.
    I toni sono molto più tristi e tranquilli, ma capirete tutto leggendo ♥


    Spero molto che apprezzerete!
    Fatemi sapere ♥







     
    BUONA LETTURA








    Trafalgar Law aveva stretto a sé il proprio primogenito, respirando tremante contro i suoi fini capelli rossi.


    Era stato convinto di averlo abbracciato per consolarlo.
    Sapeva anche che il suo bambino, nonostante i quattro anni appena compiuti, era molto percettivo e intelligente e si era rannicchiato tra le braccia del genitore per tentare di dargli a sua volta conforto.
    A quel punto, il medico non era più certo di chi stesse dando manforte a chi.


    Aveva lanciato uno sguardo alle gemelle che dormivano serene nello stesso sacco a pelo, perlopiù appallottolato accanto al fuoco, ignare della tragedia che aveva colpito la loro grande famiglia, che comprendeva anche Pirati del Cuore, i Kidd Pirates e, ormai non era più restio ad ammetterlo, i Mugiwara.
    Erano ancora troppo piccole per capire certe situazioni e forse era meglio così.
    C'erano già tante spiegazioni scomode che il capitano degli Hearts, prima o poi, avrebbe dovuto dare alle sue principesse diaboliche sulla loro stessa nascita e ora non aveva l'intenzione né tanto meno la forza di raccontare loro che non avrebbero avuto alcuna sorellina, quella volta.


    Riluttante, ma allo stesso tempo con l'esigenza di farlo, un sentimento aggrovigliato e confuso, suscitato da una parte di lui che ancora non poteva accettare il fatto, che ancora non si sarebbe separata da quel corpicino, aveva guardato a pochi passi da dove era seduto poggiato contro un albero.


    Un groviglio di coperte insanguinate e stracci, completamente immobile, certamente freddo.
    Non un singolo gorgoglio si levava da esso, nemmeno un debole pianto.


    Era vagamente indecente lasciarlo così, esposto all'aria sferzante della notte appena calata su quella giungla perlopiù sconosciuta dell'isola che si era rivelata il luogo dell'ennesima pugnalata al cuore del più grande medico del mondo.
    Purtroppo non c'era stato tempo di dargli altra e più degna sistemazione e nemmeno qualcuno che potesse farlo.
    Law era stato lasciato con la sola compagnia dei propri figli in quel nascondiglio tra la natura e troppe avversità gli avevano impedito di fare qualcosa per quel fagottino.


    Aveva perso così tante persone nel corso della propria vita che aveva avuto la presunzione di non poter più correre quel rischio e che avrebbe fatto qualunque cosa per evitarlo. Si era illuso che il mondo non potesse accanirsi tanto contro la stessa persona e quindi poteva finalmente abbattere le mura che racchiudevano le propri emozioni e concedersi ancora una volta la possibilità di amare.
    Così aveva trovato Bepo, Shachi, Penguin e tutti gli altri membri del proprio equipaggio. Volente o no, era rimasto incastrato apparentemente per sempre con Cappello di Paglia-ya e la sua ciurma. Infine, dopo un'odissea di incomprensioni, si era riunito con Eustass Kidd.


    Forse sarebbe stato meglio se non avesse perdonato il rosso, dopo che questi l'aveva ripudiato quando avevano scoperto l'improbabile e inaspettata prima gravidanza di Law. Magari il suo presente sarebbe stato meno doloroso se avesse accettato le avance di altri uomini che gli si erano proposti. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata tornare a frequentare le donne, come sempre aveva fatto prima di conoscere il capitano dei Mari del Sud.
    Dunque non avrebbe mai avuto figli in quel modo tanto assurdo che ancora faticava a concepire e che tuttora non accettava totalmente.
    E così non ne avrebbe mai persi.


    Non per propria colpa, almeno, non senza combattere né perché, com'era accaduto, sarebbe rimasto troppo sopraffatto dal dolore fisico per poter pensare a cosa significava accasciarsi a terra senza il minimo riguardo per quello che il proprio corpo proteggeva.


    Sì, avere una donna o rimanere single sarebbero state le opzioni perfette.


    Perché diavolo aveva scelto Kidd?


    Un fruscio tra i cespugli gli aveva fatto sbattere le ciglia, che non si era reso conto fossero tanto inumidite, e si era voltato in attesa di sapere chi lo stesse raggiungendo. La sua guardia era tutt'altro che alta, ma sapeva che non c'erano nemici nei paraggi.
    Non più.


    “Come stai?” Eustass Capitano Kidd non brillava per intelligenza, ma la domanda che aveva posto non era banale o fuori luogo come poteva apparire. Conosceva ormai molto bene il proprio fidanzato e sapeva che tutto ciò che stava patendo aveva tante cause fisiche quante psicologiche.
    Quella domanda, in fondo, era più che giusta.


    Il medico aveva preso a giocare distrattamente con i capelli del figlio. Kaito non si era ancora addormentato e la presenza di Kidd lo metteva sempre a disagio. Fortunatamente, l'unico piccolo Trafalgar presente aveva ereditato lo stesso debole per le carezze tra i capelli del proprio unico vero padre, come il piccolo si riferiva a Law, dunque non si era mosso dalle braccia del genitore nonostante l'avanzata dell'altro rosso verso di loro.
    Law aveva sospirato, mentre il compagno si accomodava al suo fianco.
    “Forse peggio di te.”


    Aveva alluso perlopiù al proprio stato fisico, giacché quello emotivo era sicuramente incasinato quanto quello di Kidd. Questi, infatti, se in passato non aveva voluto riconoscere il loro primogenito, ora era un genitore più affettuoso di Law stesso. Doveva star soffrendo, anche se non lo dava a vedere.


    “Si è ricucita la ferita?”


    Il Pirata Heart non aveva nemmeno abbassato gli occhi azzurri sul proprio ventre. Lo squarcio che gli aveva portato via così tanto non era più visibile. Come sempre, seppur fosse stato medico e paziente al medesimo tempo, aveva eseguito un'operazione eccellente e non gli era rimasta nemmeno una cicatrice.
    Solo un acuto dolore silente era ancora lì che persisteva.
    “Tutto a posto. Anche i segni della gravidanza sono spariti.”


    “Bene, bel lavoro.”
    Kidd aveva preso a fissare il fuoco davanti a sé, ma poiché lo scoppiettio di alcuni trucioli lasciava indifferenti le sue pupille, forse non lo stava guardando davvero.
    Non era un gran pensatore. Era più il tipo che usava la testa solo per farla impattare contro il cranio di qualcun altro, senza nemmeno subire danni, ma per una volta stava riflettendo e a fondo.


    Non erano stati presi alla sprovvista.
    Certo, non si erano aspettati un accampamento di marines su quell'isoletta stranamente tranquilla del Nuovo Mondo, dove erano approdati per far riposare tutti, Law principalmente, ma erano nel bel mezzo della battaglia quand'era successo, il momento in cui tutti loro dovevano star avendo i riflessi più pronti che mai, l'haki della percezione al top delle sue potenzialità.
    Poi l'urlo di agonia di Law aveva lacerato l'aria.
    Mai Kidd l'aveva sentito gridare in quel modo, così come nessuno dei loro amici e alleati. Trafalgar Law non alzava la voce nemmeno quando era infuriato, quindi udirlo era stato uno shock minore solo a quello provato nel vederlo con le mani scosse da fremiti, che andavano ad appoggiarsi sul suo pancione nascosto da una felpa decisamente troppo grande per lui e la solita panciera, tentando invano di fermare il fiume di sangue scuro che si riversava a terra.
    Nessuno al di fuori della loro grande famiglia sapeva che Trafalgar era stato vittima di uno scherzo della natura, per cui poteva rimanere incinta, ma i soldati dovevano aver intuito qualcosa, giacché erano rimasti immobili a osservare sconcertati uno dei loro più grandi nemici crollare in ginocchio e poi sbattere il volto al suolo, mentre uno strano rigonfiamento si rivelava all'altezza del suo addome.


    Il viceammiraglio che l'aveva ferito era stato scaraventato contro una parete di roccia da un calcio di Penguin, mentre Shachi raggiungeva il fratello e Kidd si faceva l'argo tra i militari immobili per soccorrere l'amante.


    Se non fosse stato gravido di otto mesi quel fendente gli avrebbe squarciato troppi organi vitali tutti in una volta.
    Se non fosse stato incinta sicuramente avrebbe schivato quell'affondo letale.
    Se solo non avesse portato in grembo un bambino, poi non avrebbero dovuto piangerlo.


    Con il raziocinio che a stenti aveva superato il loro terrore, i pirati avevano immediatamente provveduto a coprire i due capitani, Chopper e i fratelli di Law, che avevano portato quest'ultimo lontano dal campo di battaglia, alla ricerca della prima radura nella foresta dove adagiarlo per aiutarlo col parto precoce e di fortuna.


    Se partorire significava dare alla luce una nuova vita, allora Trafalgar Law era sicuro che il taglio cesareo che avevano eseguito era consistito in una semplice esportazione di qualcosa dal suo organismo.
    Perché non aveva dato inizio a nessuna vita.


    La sua bambina era nata morta.


    Inizialmente nemmeno gli avevano permesso di guardarla. Kidd gli aveva confessato che l'offesa del marine aveva colpito il volto della piccola.
    Un volere forse masochistico del chirurgo aveva insistito e Law aveva guardato quella creaturina sfigurata e inerme, che si muoveva solo se mossa da altri.
    L'aveva osservata a lungo, con un'espressione indecifrabile, gli occhi quasi vitrei e le labbra serrate in una linea rigida.
    Qualcosa dentro di lui si era rotto o più presumibilmente si era risvegliato.
    Doveva aver rammentato vecchie vicende, simili nell'epilogo, anche se con cause e protagonisti differenti e tutte che prevedevano Law incapace di cambiare l'avvenire.
    Kidd ne era stato certo.


    Ora, di fianco a lui, si domandava cosa passasse per la mente del compagno.
    Eustass stesso si sentiva uno schifo, eppure non era stato colui che era stato ferito e che aveva cresciuto quella bambina dentro di sé per più di metà anno per poi perderla in modo così disastroso.
    Gli aveva cinto le spalle, distogliendo finalmente lo sguardo dal fuoco crepitante e notando gli occhietti azzurri e sonnolenti di Kaito che lo spiavano con sospetto, seminascosti contro al petto di Law.


    L'altro comandante non si era opposto e aveva lasciato riposare il capo sulla spalla muscolosa del fidanzato, tornando a guardare il fagottino esanime poco distante.
    “Non voglio darle un nome.”


    Era stato un annuncio inaspettato, ma Kidd poteva capirlo. Ormai lui e Law avevano menti affini, per quanto i livelli dei loro quozienti intellettivi fossero molto diversi.
    Un nome avrebbe significato un legame troppo profondo.


    Avevano la fortuna, probabilmente l'unica fortuna in quella situazione, di non essere persone comuni.
    Erano pirati, uomini duri e tutti d'un pezzo, talvolta spietati e sempre orgogliosi. Questo non significava che non erano in grado di amare, ma perlomeno riuscivano a gestire meglio le emozioni. Potevano affiancare all'affetto incondizionato la razionalità.
    Per avere un rapporto bisognava passare diverso tempo con un'altra persona, occorreva interagire con lei.
    Con quella bambina nessuno aveva mai avuto contatti. Solo Law e piuttosto inconsciamente. Otto mesi di relativa inattività erano troppo pochi per amarla così tanto da struggersi per lei.


    Questo era quello che entrambi i capitani stavano tacitamente concordando di raccontarsi.


    In parte era pure vero.


    Un'altra parte, però, ricordava ad entrambi che otto mesi erano più che sufficienti per abbandonarsi all'idea del quarto pargoletto. Avevano già sistemato la culla nella cabina dei bambini sul Polar Tang. Si erano già presi a pugni per chi dei due dovesse scegliere il nome, senza venirne a capo, e per quale fosse l'opzione migliore.
    Ma no, non gliene avrebbero dato uno.


    Qualunque altro genitore l'avrebbe chiamata in qualche maniera ed avrebbe passato il resto della vita a borbottare quel nome nel sonno e ad avere fitte al cuore quando qualche passante per strada avrebbe pronunciato il nome della bambina senza neanche saperlo.
    Loro erano avventurieri e combattenti, erano i protagonisti di un'epoca che stava sconvolgendo la storia del mondo e seppur avrebbero riportato una profonda cicatrice nell'animo per quella perdita e mai avrebbero scordato la loro piccolina, non si sarebbero resi deboli in alcun modo.


    Non potevano permetterselo.


    Il rosso aveva annuito senza tentennamento e Law era grato che non dovesse dilungarsi in spiegazioni difficoltose. Forse non era stata una cattiva mossa preferire Kidd a tutti colori che l'avevano desiderato, alla fine. Dubitava che avrebbe avuto la stessa sintonia con qualcun altro.


    Avevano lasciato che i soli rumori della foresta riempissero i minuti successivi.
    Non era stato un silenzio imbarazzante. Tra loro non ce n'era mai stato uno.
    Poi la supernova più spietata aveva inclinato il capo per guardarlo negli occhi.
    “Ti ho portato un regalo, sai?”


    Law aveva sollevato le sopracciglia, rimanendo in attesa che l'altro gli rivelasse qualcosa in più, premendo la propria guancia sulla sua spalla.


    Il rosso aveva cercato di raggiungere il proprio zaino, che aveva precedentemente gettato a terra con noncuranza, senza scomodare il compagno. Aveva raggiunto una spallina con lo stivale, quindi l'aveva attirato a sé con uno strattone. Aveva poi frugato al suo interno e immediatamente il medico aveva percepito l'odore pungente di sangue e carne ormai non più troppo fresca. Distrattamente si era ritrovato a pensare che presto la sua bambina avrebbe odorato in modo simile. Aveva serrato la presa su Kaito a quel futuro prossimo, sinistro ed inevitabile e aveva sperato che qualsiasi cosa Kidd stesse per estrarre, potesse almeno distrarlo un po'.


    Infine il compagno aveva presentato una serie di stracci, che aveva velocemente srotolato l'uno dall'altro e aveva regalato a Law la vista di un inconfondibile cuore umano, stretto tra le falangi.
    Il medico l'aveva fissato svuotando la mente per diversi istanti, incapace di trovare spiegazioni ed era sul punto di chiederle quando Eustass l'aveva anticipato.


    “So che avresti preferito strapparglielo tu per quello che ti ha fatto, ma immagino non fosse il tuo primo pensiero.”


    Ora era chiaro.
    Kidd reggeva in mano il compimento della loro vendetta.
    Una rivincita che inconsapevolmente Law aveva desiderato ardentemente e si era reso conto di volerla solo ora che la vedeva già realizzata, giacché fino a quel momento non aveva fatto altro che pensare a quanto era successo e non a chi l'avesse causato.
    Eustass Capitano Kidd aveva ucciso colui che era la causa dell'ennesimo trauma di Trafalgar Law. Il viceammiraglio che aveva portato via la vita della loro bambina ancor prima che lei potesse godersela.
    Law sapeva che quell'uomo non aveva avuto nulla di personale contro di loro e in questo senso non gli serbava rancore, ma quanto aveva fatto gli aveva sconvolto l'esistenza irrimediabilmente. Non c'erano parole di scuse che potessero compensare una perdita così grave e insensata al contempo e probabilmente il Chirurgo della Morte e il suo fidanzato non erano persone così magnanime che avrebbero potuto passare oltre.
    Forse erano la rabbia ancora vivida e l'incapacità di accettare l'accaduto che annebbiavano il loro giudizio, magari dopo diverso tempo Law avrebbe provato del dispiacere per quel soldato, ma in quel momento entrambi i pirati avevano sguardi soddisfatti e pressappoco più sereni mentre osservavano quell'organo malamente strappato dal petto di quel povero uomo.


    Law aveva portato una mano sulla nuca di Kaito per impedirgli di girare la testa e vedere a sua volta quel piccolo trofeo di famiglia. Aveva assistito già a tanti orrori nella sua breve esistenza, ma anche per un padre particolare come Trafalgar Law quello era uno spettacolo eccessivo da mostrare ad un bambino di appena quattro anni.
    Nel frattempo aveva sollevato l'altra mano e aveva toccato il cuore.


    Era una sensazione che conosceva molto bene, la superficie liscia e umida, solitamente calda. D'altronde si era fatto un nome come medico rubacuori e non nel senso romantico del termine.
    Stavolta, però, era stato investito da emozioni estranee. Era vagamente liberatorio, percepiva come se un peso gli venisse lentamente levato dal petto.


    Era una piccola soddisfazione aver stroncato quella vita e certo i due corsari non la reputavano abbastanza importante da poter bilanciare quella che loro avevano perduto, ma era un traguardo.


    Faceva bene e Law non avrebbe mai creduto di poter star bene neanche per un attimo quel giorno, non psicologicamente.


    Aveva sottratto il cuore dalla presa del compagno e l'aveva stritolato, sentendosi sempre meglio, imprimendo tutta la sua frustrazione.


    Se fosse stato più attento sua figlia sarebbe nata qualche settimana dopo. Se quel marine non l'avesse affrontato, sarebbe rimasto in vita.
    In fondo erano morti due innocenti.
    Il senso di colpa per l'omicidio commesso da Kidd era lontano dalla coscienza del medico, eppure il disagio, che gli causava il pensiero che in fondo il militare era stato una vittima come la sua bambina, era forte, secondo solo alla sofferenza per la scomparsa della propria piccola, ma Law aveva presto eliminato le negative sensazioni scagliando il cuore verso il fitto della foresta, così lontano che nemmeno l'aveva udito collidere contro l'ostacolo che ne aveva frenato il volo.


    Non si era accorto di star annaspando in cerca di aria.


    Sapeva solo che il suo, di cuore, era più leggero.


    “Grazie.” Aveva inspirato profondamente, cercando lo sguardo dell'amante con una luce diversa negli occhi. “Meglio del regalo che mi hai fatto lo scorso compleanno.”


    Kidd, che aveva assistito allo sfogo del fidanzato comprendendo e condividendo ogni sentimento, l'aveva guardato perplesso.
    “L'unica cosa che ho fatto al tuo compleanno è stato fare sesso con te.”


    Un ghigno, in parte maligno ed in parte finto, generato solo per non ricadere nella depressione, si era dispiegato sul bel viso dell'altro capitano.
    “Precisamente.”


    “Bastardo!”


    Il rosso gli aveva giocosamente tirato un pugno sul braccio, felice di vedere il proprio Doc leggermente più stabile rispetto a quando l'aveva trovato.
    Inoltre, Kidd stesso beneficiava dell'umore migliorato dell'altro.


    “Papi,” Entrambi avevano prestato la loro attenzione al piccolo Kaito, che come sempre si era rivolto unicamente a papà Law. “sei preoccupato?”


    Il genitore l'aveva guardato perplesso, domandandosi su cosa avesse rimuginato il suo bambino fin troppo sveglio durante il proprio scambio di battute col fidanzato.
    Forse aveva sentito il suo cuore battere sempre più veloce mentre stringeva fra le dita quello del marine e si era a sua volta impensierito?
    “Riguardo cosa?”


    Il bimbo aveva cambiato posizione così da poterlo guardare in volto.
    “Non vuoi che la gente sappia che puoi fare i bambini.”

    La formulazione della frase era vagamente comica per la sua innocenza. Ovviamente poteva avere figli. Era la seconda maniera in cui poteva averne, a differenza degli altri uomini, la sua ansia costante, ciò per cui avrebbe preferito morire piuttosto che renderlo pubblico. Proprio a questo Kaito si era riferito.
    Sensibile e sagace come sempre.
    Law avrebbe sorriso per le doti del suo bimbo se solo non gli avesse riportato alla memoria quel problema.


    I marines lo avevano visto. Avevano capito qualcosa, forse non tutto, perché l'idea che un uomo potesse rimanere gravido era surreale, ma solo il pensiero che potessero avere anche un minimo sospetto causava a Law un groppo alla gola.


    Aveva perso decisamente troppo quel giorno.
    Almeno la sua dignità doveva rimanere incolume.


    “State tranquilli,” I due Trafalgar si erano girati verso Kidd. “ho mandato gli altri ad acciuffare tutti quei cani del Governo. Qualsiasi cosa sappiano non uscirà da quest'isola e se davvero sanno qualcosa, scommetto che la scorderanno dopo un tranquillo e civile colloquio con me.”


    Law lo aveva fissato per un lungo momento senza dire una parola.
    Era stato brutalmente ferito, aveva perso una figlia e la sua reputazione era a rischio.
    Quindi perché si era ritrovato a ridere?
    Quel cretino di Kidd riusciva a dire cose che lo sconvolgevano positivamente.
    Forse non era tutto in sé psicologicamente, anzi, certamente non lo era, ma qualunque ragione ci fosse dietro, era stato Kidd a suscitare in lui quella risposta.
    Solo lui ne era capace.


    Figlio e fidanzato erano stati piuttosto sorpresi dalla sua reazione. Poi Kaito aveva serrato i pugnetti paffuti sulla sua felpa ed Eustass si era concesso di sorridere.


    La risata di Law era piuttosto isterica. Presentava senza dubbio tutto il groviglio di emozioni devastanti che aveva provato quel maledetto giorno, ma non nascondeva una nota di reale divertimento.


    Kidd lo aveva abbracciato senza neanche rendersene conto.
    Il corpo aveva agito di propria iniziativa senza dare ascolto al cervello. Cosa piuttosto comune per lui ed era certo che se il suo Doc fosse stato in forma, glielo avrebbe tranquillamente fatto notare.
    Il Capitano era stato grato che il loro cocciuto primogenito non avesse deciso di respingerlo come sempre faceva, rovinando così quel momento di cui entrambi gli adulti avevano bisogno. Fortunatamente Kaito, per quanto testardo, era anche maledettamente intelligente e doveva aver capito che per una volta poteva sopportare la presenza dell'altro rosso.
    O chissà, forse non gli dispiaceva quella situazione.


    Le risa di Law erano scemate dopo un po', insieme alle sue energie.
    Ormai esausto non aveva nemmeno la forza di piangere interiormente la bambina. Era una strana sensazione di vuoto quella che stava provando, ma forse per la presenza del figlio e del compagno, non era male.
    Già, tutto sommato si sentiva quasi sereno e qualcosa in lui gli suggeriva che non avrebbe affrontato quella situazione con altrettanti buoni e repentini risultati se non fosse intervenuto quel decerebrato del suo ragazzo.




    Eustass gli aveva baciato una tempia e Law aveva chiuso gli occhi.


    “Dobbiamo seppellirla.” Non pensava che sarebbe stato così poco doloroso sussurrare quelle parole.


    “O gettarla in mare, come si fa con noi pirati.”


    Law aveva girato stancamente la testa verso il viso del rosso, ma aveva tenuto le palpebre abbassate.
    “Perché, credi sarebbe diventata una pirata?”


    “Sarebbe diventata chiunque avrebbe desiderato diventare. Con qualità del genere, merita un funerale pirata.”


    Aveva senso. Tutti i loro figli avevano caratteristiche incredibili e anche quella bambina ne avrebbe possedute. Dovevano darle un addio all'altezza dei suoi pregi.


    “E cassa in mare sia.”


    Erano rimasti in silenzio per un po', entrambi tacitamente increduli che stessero affrontando quell'argomento con relativa tranquillità interiore. Certo la sofferenza non era sparita e la cicatrice sulle loro anime si era già formata, ma ora che avevano parlato, sfogandosi implicitamente, seduti vicini, abbracciati, era più facile discutere perfino di quelle cose.


    “Lo sai,” Era stato Kidd a interrompere per primo quella quiete, spaventando i pochi animali che li circondavano con la sua voce basse, ma tonante. “ne avremo altri. Non la sostituiranno e sarà sempre parte della famiglia. Ma se ne vorremo, possiamo averli.”


    Law aveva incatenato i loro sguardi. Non si aspettava che avrebbero parlato anche di quello, non così presto, almeno.


    “Lei era la prima che abbiamo entrambi deciso di concepire.”

    Ed era vero.
    Kaito non se l'era aspettato nessuno e a fatica Law stesso l'aveva accettato, per poi amarlo più della propria vita. Lamy e Kira erano state una supplica di Kidd, che aveva desiderato poter dimostrare la propria devozione di padre dal principio della gravidanza e che poi si era preso un calcio nelle parti basse quando si erano rivelate delle gemelle e non un semplice secondogenito.


    Quella bambina era stata il primo frutto della loro passione.
    Ne erano entrambi ben consapevoli.
    Era stata la loro prima figlia voluta, il primo segno che stavano costruendo una vera famiglia, quasi normale nella stravaganza dei personaggi che comprendeva.


    “È vero...” Aveva concordato il rosso, passando distrattamente due dita sul collo di Law, mentre era complice dei suoi stessi pensieri. L'aveva guardato con uno sguardo molto più intenso, avvicinando i loro volti fino a far sfiorare i nasi. “... ma la mia passione per te non si spegnerà mai.”


    Law si era lasciato trascinare nel bacio del compagno.
    Non si era rivelato molto dolce, ma neppure irruento come era tipico di Kidd. Era il giusto mix e il medico si era ritrovato ad adorarlo. Era probabilmente la cosa migliore di tutta quella giornata infernale.


    Ancora una volta aveva perduto una persona amata, ma a differenza di quando era stato un bambino non si era lasciato sopraffare dalla disperazione, non era crollato sotto il peso opprimente del dolore, della perdita e del senso di impotenza, non era soccombuto alla valanga di pensieri contorti e di rimorsi che gli attanagliavano la mente.


    E sapeva bene perché non era andata così.


    Si era sbagliato a supporre certe cose, quella sera.


    Era una fortuna.
    Già.


    Fortuna che aveva scelto Kidd.


     
    FINE 





    Ed eccoci alla fine!

    Ringrazio tutti coloro che sono arrivati sino a questo punto.
    Forse non vi aspettavate un capitolo tanto malinconico?
    Purtroppo la famiglia di Law affronta spesso e (mal)volentieri momenti difficili!


    Mi auguro che anche questo estratto vi abbia incuriositi ♥
    Ricordo che la storia originale verrà pubblicata dopo la fine dell'altra mia fiction “Il Mostro Bianco” e forse anche di “Lacrime D'Oro”, dipenderà da quanto tempo mi porterà via quella storia a bollino rosso xD
    E ovviamente dipenderà anche da voi, se siete interessati a leggerla.


    Confesso che in questo capitolo avevo intenzione di rendere la scena del cuore più cruenta, com'è nell'originale (anche se non di molto) ma ho infine preferito renderla più sbrigativa per trasmettere solo determinate sensazioni a voi lettori e spero che si sia capito tutto ciò che volevo far suscitare e non solo relativamente a questa scena.


    Aspetto i vostri pareri ♥
    Ovviamente, se volete farlo, sono molto ben accetti anche commenti al primo capitolo, direttamente là o qua, se preferite.


    A presto,
    Baci
    Pawa

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