Birth of Love

di Europa91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.

 

 

 

850 - Giorno prima della battaglia di Shinganshina 

 

 

“A cosa stai pensando?”

 

Chiese Erwin mentre con l’unico braccio disponibile distrattamente accarezzava il fianco scoperto del giovane uomo disteso sul letto accanto a lui. 

 

“Alla battaglia. A domani” rispose semplicemente corrugando la fronte. 

 

“So a cosa stai pensando Levi, non sarò un peso te l’ho promesso” disse sorridendo ma non smettendo di accarezzarlo, anzi avvicinandosi di più a lui. 

 

“Domani finalmente riconquisteremo il distretto di Trost, entreremo in quella cazzo di cantina, avrai tutte le risposte che vuoi Erwin” aggiunse voltandosi di scatto verso il biondo fissandolo dritto negli occhi 

 

“Non vedo l’ora che arrivi domani allora” il comandante azzerò le distanze e coinvolse il Levi in un bacio appassionato. Il ragazzo sorrise contro le sue labbra, erano ancora vicinissimi.

 

“Tu non vuoi veramente che arrivi domani” e il biondo non poté fare a meno di sorridere a sua volta 

 

“Da quando sei diventato così bravo a leggermi? Di solito questo ruolo spetta a me” 

 

Levi alzò un sopracciglio tornando ad indossare un’espressione seria così diversa da quella che aveva poco prima 

 

“Mi sembra che da tempo tra noi non ci sia più questa netta divisione dei ruoli o sbaglio?” Erwin non smise di sorridere prima di ribaciare il suo amante 

 

“Non sbagli, ora non sono il tuo comandante, non intendevo ruolo in quel senso lo sai” il giovane Ackerman storse il naso, sistemandosi meglio tra le lenzuola

 

“Domani ci aspetta una grande battaglia dovremmo riposare” ammise serio 

 

“Levi non cambiare argomento” seguì un’occhiata gelida 

 

“Non sto cambiando argomento, ho solo fatto il punto della situazione: tra qualche ora saremo entrambi in testa ad una delle operazioni più importanti della storia dell’umanità, dobbiamo essere riposati e pronti ad affrontare di tutto” Erwin sorrise genuinamente 

 

“Sei perfetto” concluse attirandolo nuovamente a sé per bacialo;

 

“semplicemente perfetto”. 

 

 

Non si ricordava nemmeno come fosse la sua vita prima di incontrare Levi, era felice? Domanda difficile, si può dire che la sua vita prima di incontrare il giovane Ackerman fosse semplicemente incolore, le giornate si susseguivano, ma erano monotone, sempre uguali. Partecipare a riunioni, addestrarsi, per poi avventurarsi in spedizioni fuori dalle mura e ritornare sempre in pochi, troppo pochi. Aveva incontrato Levi e semplicemente tutto era cambiato, era stato coinvolto in una giostra di emozioni e sentimenti che prima non si era mai accorto di poter provare. Per questo non sarebbe morto, avrebbe guidato anche quella spedizione, sarebbero sopravvissuti entrambi e finalmente avrebbe trovato quelle risposte che stava cercando da tutta una vita.

Levi in quel momento si agitò nel sonno borbottando qualcosa, e a Erwin fece troppa tenerezza; eccolo lì il soldato più forte dell’umanità dormire come un bambino, solo lui ora aveva il privilegio di vedere anche quel lato di Levi, quel lato così segreto, vulnerabile eppure così umano. 

 

Loro due si erano semplicemente trovati ad un punto delle loro vite, e si erano incastrati come pezzi di un puzzle, entrambi presi separatamente erano incompleti ma insieme, insieme potevano essere di tutto, fare di tutto. Ecco perché era certo del successo della missione, non potevano fallire, almeno non con Levi in campo. Il comandante sorrise da solo, ripensando alla prima volta che l’aveva visto volare, non aveva mai visto niente del genere. Era bellissimo, un talento naturale, come mai aveva avuto la fortuna d’incontrare.

 

 

 

844 - 6 anni prima

 

 

“Non ti sembra di star esagerando con la birra?” 

 

Chiese distrattamente mentre Nile Dawk si scolava l’ennesima pinta davanti a lui. 

 

“Ma sta zitto sopracciglia sono ufficialmente entrato nel corpo di gendarmeria ora”  

 

“Si, ed ancora non me lo piego” Nile lo osservò per qualche secondo prima di scoppiargli a ridere in faccia, era ormai visibilmente alticcio 

 

“Adesso la prossima mossa amico mio sarà chiedere a Marie di sposarmi!” 

 

Esordì alzandosi in piedi e urlandolo in modo che tutti i presenti nel locale si voltassero verso i due giovani soldati. Qualcuno fischiò, altri batterono le mani, Erwin mantenne un’espressione abbastanza scettica. 

 

“Andiamo dí qualcosa, non fare così” il biondo sbuffò 

 

“Spero solo che tu non decida di farle la proposta oggi” fu tutto quello che disse. 

Nile scoppiò ancora a ridere tornando a sedersi, 

 

“Cazzo hai bisogno di una donna amico mio, sei più freddo di un ghiacciolo, domani chiederò a Marie se per caso conosce...ehi dove stai andando?” 

 

Ma Erwin si era già alzato e dopo aver posato una manciata di monete sul tavolo si stava incamminando verso l’uscita del locale. Così Nile avrebbe chiesto a Marie di sposarlo, incredibile. Nile Dawk stava finalmente mettendo la testa apposto e si preparava ad avere una famiglia, ironicamente il suo amico aveva scelto di farlo con l’unica donna che gli fosse mai interessata. Marie era stata l’avventura di un’estate, leggera come una brezza, era entrata nella sua vita calda e luminosa come un raggio di sole e poi gli era scivolata via con altrettanta facilità. L’aveva amata? Forse, anzi certamente teneva ancora molto a lei, era così dolce, materna e apprensiva, proprio per questo tra loro non sarebbe mai potuta durare, semplicemente non poteva esserci futuro: lui cercava delle risposte, aveva una missione che si era autoimposto, non poteva crearsi una famiglia, non voleva dover lasciare una donna sulla soglia di casa ad aspettarlo preoccupata; avere dei figli per poi renderli orfani, perché, Erwin lo sapeva, prima o poi sarebbe morto, prima o poi i suoi ideali lo avrebbero inevitabilmente condannato, era solo questione di tempo. Una vita tranquilla all’interno delle mura era il meglio che poteva augurare a Nile e Marie, ma non faceva per lui.

 

Erwin in quel momento alzò gli occhi e fissò il cielo, tre colombe stavano volando sopra la sua testa e si apprestavano a lasciare le mura. Si chiese cosa provassero quegli uccelli, loro potevano andare e venire a loro piacimento, davanti agli occhi avevano solo un orizzonte sconfinato, erano liberi. Inspirò a pieni polmoni, invece la sua mattinata di libertà era appena conclusa, ora avrebbe ripreso servizio. Ripensò un’ultima volta a Nile e Marie, poi si diresse verso il quartier generale della Legione Esplorativa.

 

 

“Oh Smith, pensavo ti fossi perso oggi” 

 

“Buongiorno, comandante Shadis” l’uomo sorrise. 

 

“Allora ragazzo mio dove eri finito? Pensavo mi avresti lasciato andare tutto solo a quella noiosa riunione, e poi non volevi forse esporre il tuo nuovo progetto?” Erwin sorrise timidamente 

 

“Si volevo che lei mostrasse la mia nuova formazione, quella di cui le ho parlato, ci permetterebbe di ridurre le perdite di vite umane e” ma l’uomo lo interruppe con un cenno della mano;

 

“Non devi convincere me ragazzo e nemmeno Zacklay, lo sai chi ha il potere di prendere decisioni qui dentro” Erwin si fece serio di colpo 

 

“Lo so benissimo comandante” l’uomo sorrise orgoglioso in direzione del suo pupillo.

 

 

Poco dopo...

 

“Comandante è andata come avevamo previsto” si limitò a commentare Erwin, erano appena stati congedati dal comandante supremo Zacklay 

 

“Come abbiamo supposto, il leader della fazione anti-spedizioni è proprio Nicholas Lovof” ammise Shadis incrociando le braccia

 

“Secondo le informazioni in mio possesso Lovof ha delle amicizie nella Lang Company, la ditta che rifornisce il corpo di Gendarmeria, forse spera di poter girare li i fondi rimasti inutilizzati dopo aver abolito le spedizioni fuori dalle mura” concluse

 

“Possiamo fidarci di questa informazione?” Chiese Shadis sinceramente sorpreso, quando meno se lo aspettava Smith tornava a sorprenderlo, a volte quel ragazzo gli faceva paura, aveva una mente incredibile e il coraggio di spingersi là dove lui non aveva mai osato.

 

“Comandante, lascerete che mi occupi io di tutto?” Erwin glielo chiese tutto d’un fiato, aveva già in mente qualcosa, era un piano che andava perfezionato ma era sicuro che non avrebbe fallito. 

 

“Cosa stai cercando di fare?” Poteva vedere la preoccupazione negli occhi del comandante, non lo avrebbe deluso, gli mancava poco per completare il suo piano e mettere Lovof con le spalle al muro. 

 

“Lascerò tutto nelle tue mani. Non importa come ma dobbiamo portare avanti la nostra speranza per il futuro. Il consiglio si riunirà tra 5 giorni...” Era fatta.

 

 

Il giorno dopo

 

Erwin camminava per le vie di Mitras, era nervoso, doveva escogitare un piano perfetto, impeccabile, che gli permettesse di incastrare Lovof una volta per tutte; lo aveva promesso al comandante, doveva farcela in qualche modo, aveva conquistato la fiducia del suo superiore non poteva deluderlo. In realtà non aveva ancora un vero e proprio piano ma solo idee frammentate, sapeva che per il momento non sarebbero state sufficienti, serviva qualcosa di inoppugnabile, Lovof non andava sottovalutato. Inoltre, come se non avesse già abbastanza preoccupazioni, quella mattina aveva ricevuto un messaggio criptico da Nile, nel quale gli chiedeva urgentemente un incontro, che Marie l’avesse respinto? Per quanto l’ipotesi potesse sembrare assurda, Nile Dawk era la persona che in quel momento più si avvicinava ad un amico per lui e non avrebbe certo ignorato una richiesta da parte sua. Stava ancora camminando immerso nei suoi ragionamenti quando finì per urtare contro qualcuno. Alzò gli occhi da terra. Era un uomo poco più alto di lui, con un assurdo cappello e una faccia da schiaffi, che ora lo stava studiando da capo a piedi. Appena finito gli rifilò uno sguardo glaciale che gli provocò una serie di brividi lungo la schiena.

 

“Ehi ehi guarda dove cammini moccioso” disse ghignando per poi aggiungere

 

“Oh ma cosa ci fa un novellino della Legione Esplorativa nella capitale, ti sei forse perso biondino?” 

 

Erwin non sapeva come rispondere, non sapeva nemmeno chi fosse quell’individuo ma qualcosa gli disse che era meglio rimanere in silenzio. Inaspettatamente fu proprio Nile a salvarlo, arrivando in quel momento 

 

“Erwin vieni qui” disse prendendolo per un braccio e allontanandolo dall’uomo 

 

“Ci scusi Capitano, ce ne andiamo subito” mormorò in direzione dello strano individuo. 

 

L’uomo si limitò a ghignare divertito mormorando un “mocciosi del cazzo” prima di allontanarsi. 

 

“Capitano?” Chiese Erwin interrogativo, ma Nile sembrava intenzionato a non rispondere, voleva allontanarsi il più possibile da quel uomo. 

 

“Nile andiamo prendi fiato e dimmi che sta succedendo?” Insistette il biondo non appena si fermarono. Dawk prese un lungo respiro prima di parlare 

 

“Ma sei impazzito? Attaccar briga con il Capitano Ackerman?” Erwin sbatté le palpebre un paio di volte 

 

“QUEL Capitano Ackerman?” Chiese sorpreso 

 

“Perché ne esistono forse altri?” Suo malgrado sorrise;

 

“Se esistessero queste mura sarebbero troppo piccole per contenerli. Scusami ma non l’avevo mai incontrato prima, non di persona. È così forte come dicono?” L’uomo scrollò le spalle 

 

“È semplicemente un mostro, l’ho visto una sola volta in azione e ho ancora la pelle d’oca. Non ti augurerei mai di averlo come nemico. Non lo augurerei a nessuno. Cambiando argomento, la ragione per cui ti ho fatto chiamare!!” Erwin lo fissò negli occhi in attesa,

 

“Marie ha detto si, ci sposiamo, quindi ora andiamo a bere qualcosa offro io!!” E suo malgrado rise, rilassandosi; dopo gli ultimi avvenimenti un po’ di spensieratezza non gli avrebbe fatto male.

 

 

 

 

850 - Quartier Generale della Legione Esplorativa - 10 ore prima della battaglia di Shinganshina

 

 

“Ora si può sapere perché cazzo stai sorridendo?” Chiese Levi mentre si infilava i pantaloni. 

 

“Stavo pensando a tante cose. Mi è venuta in mente la prima volta che ho incontrato Kenny Ackerman”. 

 

Levi si bloccò di colpo ed Erwin si pentì di averlo nominato, forse era una cicatrice troppo recente e ancora non del tutto guarita per il suo compagno. 

 

“Spero sia stata un’esperienza divertente” fu tutto quello che disse. Il comandante si avvicinò a lui abbracciandolo da dietro. 

 

“Se vuoi saperlo è stato un totale disastro, gli sono praticamente inciampato addosso, se non fosse stato per Nile Dawk penso mi avrebbe ucciso e noi non ci saremmo mai incontrati” disse appoggiando il mento sulla sua spalla mentre Levi continuava a vestirsi lentamente senza allontanarlo. 

 

“E così hai incontrato prima lui di me” 

 

Era passato qualche secondo di silenzio ma Erwin sorrise a quella risposta, come sempre. C’era forse una nota di gelosia in quell’affermazione? 

 

“Resti il mio Capitano Ackerman preferito e lo sai” si limitò a dire baciandogli il collo. 

 

“È ancora nelle prigioni?” 

 

Domandò poco dopo. Erwin si allontanò quel tanto che bastava per poterlo vedere in faccia. 

 

“Lui, la donna suo braccio destro, e tutti quelli che abbiamo catturato si, non hanno ancora parlato, dopo la battaglia penseremo a cosa farne di loro, per ora sono sotto controllo” Levi fece un’espressione scettica che tuttavia il comandante non poté vedere 

 

“Sei un illuso se credi che potrai tenere Kenny Ackerman sotto controllo e lo sai, se sono ancora lì è perché VOGLIONO restare lì, già il fatto che si siano lasciati catturare con tanta facilità è sospetto” 

 

Erwin gli alzò il viso quel tanto che bastava per poter incontrare i suoi occhi 

 

“Promettimi solo che oggi non penserai a nulla solo alla battaglia” Levi gli spostò bruscamente la mano 

 

“Per chi cazzo mi hai preso? Ovvio che penserò alla battaglia, penserò a uccidere quel cazzo di gigante corazzato, colossale o chiunque mi si porrà davanti, tu piuttosto, pensa a te stesso e non crepare”.

 

Erwin era sorpreso, già qualche giorno prima Levi si era mostrato apertamente preoccupato per lui e per il fatto che avrebbe guidato anche quella spedizione; di solito il capitano non scopriva mai le sue carte, non diceva mai apertamente quello che provava, invece anche in quell’occasione aveva ribadito di essere preoccupato per la sua incolumità. Non sapendo come reggere quello sguardo magnetico, Erwin fece la prima cosa che gli passò per la mente, tirò Levi verso di sé e lo costrinse in un bacio violento e appassionato, al quale il capitano non si sottrasse, anzi si spinse sempre più vicino fino a far indietreggiare il biondo sul letto. Lo fece sedere e si mise a cavalcioni su di lui. 

 

“Guardami Erwin” disse staccandosi e prendendo il suo viso tra le mani, non smise un secondo di fissarlo 

 

“Non ti permetterò di morire. Non oggi. Non in questa battaglia.” 

 

“Agli ordini Capitano” disse afferrandolo e tirandolo nuovamente a sé.

 

In qualunque modo si sarebbe conclusa quella giornata voleva conservare più a lungo possibile il ricordo di Levi su di se. Avrebbero combattuto divisi sul campo di battaglia e sapevano entrambi che poteva accadere di tutto, con i nemici imprevedibili che si trovavano a fronteggiare ma ora, ora voleva dimenticarsi ancora per qualche istante del resto del mondo e godere del corpo di Levi. Il suo Levi. 

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

 

 

 

844 - Alloggi della Legione Esplorativa 

 

 

Erwin si alzò con un leggero cerchio alla testa; forse aveva esagerato con i festeggiamenti per il matrimonio di Nile. Non si ricordava molto della sera precedente; si erano recati in un locale e avevano ordinato un paio di giri; dopo qualche minuto si erano avvicinati loro altri compagni del corpo di Gendarmeria e aveva immediatamente perso il conto dei bicchieri e della quantità di birra ingerita. Di positivo c’era solo il fatto che per qualche ora si era completamente dimenticato di Lovof e del resto. Si alzò a fatica dal letto notando che la sera prima non aveva nemmeno perso tempo ad infilarsi sotto le lenzuola, doveva essere proprio ubriaco per essere collassato in quel modo. Fu il pensiero di un attimo, per una volta si era concesso una serata normale, insieme ai suoi coetanei e si era comportato come un normale ragazzo della sua età, grazie a Nile aveva smesso i panni di caposquadra della Legione Esplorativa per qualche ora. Si vergognò subito del suo comportamento, non era da lui, non poteva lasciarsi andare in quel modo. Non sarebbe ricapitato. Si diresse verso il bagno per lavarsi e rivestirsi. Intanto la sua mente cercava ancora di elaborare un piano per sistemare una volta per tutte Lovof, quello aveva la massima priorità, non gli restava molto tempo. 

 

Era appena uscito dai suoi appartamenti quando notò qualcosa di decisamente strano e preoccupante. Sul lato opposto della strada si trovava l’uomo che aveva urtato il giorno prima, il Capitano Ackerman, e cosa ancora più assurda sembrava stare aspettando proprio lui. Infatti, come per confermare quell’intuizione, appena l’uomo alzò lo sguardo e incrociò il suo gli sorrise, per poi incamminarsi a passo di marcia verso di lui. Erwin restò immobile, non sapendo bene che fare, sicuramente non sarebbe scappato, avrebbe ascoltato qualsiasi cosa il Capitano avesse da dirgli, e poi una parte di lui era curiosa di sapere cosa volesse. In un balzo Ackerman gli fu davanti, non avevano molti centimetri di differenza ma quell’uomo riusciva a metterlo in soggezione e farlo sentire quello che era, solo un ragazzino in confronto a lui. 

 

“Ehi ciao biondino ci si rivede” disse ghignando fissandolo come sempre dall’alto in basso. Erwin resse quello sguardo alla perfezione senza mostrare segni di turbamento, restò impassibile. 

 

“Capitano Ackerman” lo salutò con garbo. L’uomo lo guardò sorpreso non smettendo un attimo di sorridere

 

“Oh allora sai chi sono, complimenti moccioso” 

 

“Con tutto il rispetto signore posso sapere cosa volete da me?” Kenny lo fissò, si stava divertendo più del previsto;

 

“Mi piaci, dritto al punto senza giri di parole” disse dandogli una pacca sulla spalla e facendolo arretrare di un passo; Nile aveva ragione, quell’uomo non andava sottovalutato aveva una forza spaventosa. 

 

“Suvvia ti ho appena toccato, non ti facevo così deboluccio, sei così grande e grosso” Erwin lo guardò male; 

 

“Comunque biondino sono qui per fornirti un’informazione, sta a te decidere cosa farne, dopotutto è il mio lavoro no? Sapere cose. Be’ non ti annoierò coi dettagli ma so che in questo momento sei alla ricerca di qualcosa, anzi sarebbe più corretto dire che hai bisogno di qualcosa”.

 

Lasciò volutamente la frase in sospeso controllando se il giovane Smith stesse seguendo il suo ragionamento. Kenny sperava che quel ragazzo fosse sveglio come gli avevano raccontato. Erwin non deluse le aspettative. Lo guardò con decisione negli occhi e allo squartatore piacque quello che vide; era solo un moccioso, vero, ma non aveva timore di sfidarlo, aveva fegato, glielo concedeva; il caposquadra Smith si era brevemente conquistato il suo rispetto. 

 

“Allora biondino vedo che hai capito” 

 

“Avanti, mi dica quello che vuole dirmi, la vera ragione per cui è qui” Kenny rise di gusto, quel moccioso aveva le palle. 

 

“Va nella città sotterranea, li c’è qualcosa d’interessante che potrebbe fare al caso tuo”. 

 

Disse, per poi tornare sui suoi passi allontanandosi. Erwin vide con la coda dell’occhio una donna e un paio di altri soldati lasciare i loro nascondigli per andargli incontro. Allora non era stato un incontro casuale, il capitano Ackerman aveva studiato tutto, forse anche lo scontro del giorno prima non era stato un incindente, anzi ora ne aveva quasi la certezza, Kenny voleva parlare con lui, voleva passargli quell’informazione. Quell’uomo meritava davvero la sua fama, di colpo Erwin aveva trovato qualcuno che lo terrorizzasse forse più dei titani. Si diresse verso il quartier generale, avrebbe svolto qualche ricerca sulla città sotterranea, incuriosito dalle parole del capitano Ackerman. 

 

 

 

850 - 5 ore prima della battaglia di Shinganshina 

 

Erwin non andava spesso in quel luogo, anzi sarebbe più corretto dire che in tutta la sua carriera da comandante solo in un paio di occasioni era stata richiesta la sua presenza nelle prigioni della Legione Esplorativa. Per molti anni aveva persino dubitato della loro effettiva esistenza, in fondo a cosa servivano delle prigioni? Il loro intero mondo non era forse una prigione? Comunque aveva deciso di recarvisi per un motivo, aveva aspettato troppo e non poteva più permettersi di tergiversare, non quando mancava così poco alla battaglia finale. Le guardie poste a sorveglianza non dissero nulla, lo fecero passare senza problemi forse troppo incuriositi nel trovarsi difronte al proprio comandante. Quel posto era buio e umido, l’ideale per rinchiudervi qualche criminale. Andò diretto verso la cella più interna ed entrò, dopo aver congedato tutte le guardie presenti dando l’ordine di attendere fuori ulteriori istruzioni. Alzò con l’unico braccio disponibile la torcia davanti a se’ illuminando l’ambiente circostante. La prima cosa che udì fu una fragorosa risata. 

 

“Non mi aspettavo che tra tutti, venissi proprio tu biondino” la voce di Kenny Ackerman lo raggiunse poco dopo. 

 

“Capitano Ackerman” disse mantenendo il sangue freddo, non doveva abbassare la guardia, Kenny poteva anche essere un animale in gabbia ma restava un pericoloso animale in gabbia. 

 

“Capitano Ackerman, è così che ti rivolgi a Levi ora?” Erwin non colse la provocazione 

 

“Non sono venuto fino a qui per parlare di lui” Kenny si fece più vicino, per quanto le manette glielo permettessero. 

 

“Allora non vedo proprio perché tu sia qui moccioso, visto che Levi è l’unica cosa che noi due abbiamo in comune”. Erwin non poteva negarlo. 

 

“Oggi combatteremo per riconquistare i territori esterni, ripareremo la breccia nel Muro Maria” Kenny non lo lasciò finire di parlare 

 

“E quel moccioso di Eren potrà entrare finalmente nella sua cazzo di casetta per cercare, cosa il suo caro, pazzo genitore gli ha lasciato prima di trasformarlo in un mostro ed essere divorato?!” Erwin a suo malgrado non riuscì a nascondere un’espressione sorpresa. Ackerman se ne accorse e prese la palla al balzo.

 

“Ero lì. Ho sentito e visto tutto, e non sono un idiota. Non ci voleva un fottuto genio per intuire la vostra prossima mossa.” 

 

Erwin sospirò, non si era aspettato un confronto facile, avere a che fare con Kenneth Ackerman era peggio che trattare con Levi. Mentre sapeva bene come relazionarsi col secondo, con il primo aveva ancora problemi, forse per quel senso di soggezione che ancora gli trasmetteva dopo tutti quegli anni; e gli avvenimenti degli ultimi mesi non avevano certo aiutato. Su una cosa Nile aveva sempre avuto ragione: avere Kenny Ackerman come nemico era stato spaventoso, quell’uomo aveva dato del filo da torcere persino a Levi, e non era mai successo prima. Erwin stesso in quel momento pensava che fosse l’essere umano più pericoloso all’interno delle mura, non tanto per le sue eccezionali capacità fisiche, con quelle rivaleggiava tranquillamente con Levi o Mikasa; ma per ciò che ancora nascondeva e per i legami che sapeva avere con la vera famiglia reale. Ackerman era un personaggio troppo scomodo e tuttavia indispensabile per loro. Ecco perché lui si trovava lì.

 

“Dimmi cosa vuoi biondino” disse lo squartatore dopo qualche secondo di silenzio. 

 

“Capire il tuo piano, perché vi siete fatti catturare, perché di colpo hai deciso di consegnarci Rod Reiss su un piatto d’argento? Cosa diavolo è successo in quel posto? Cosa ti ha spinto ad agire così?” Kenny rise mettendosi comodamente a sedere per terra. 

 

“Perché credi che ci sia sotto un fottuto piano?!” Fu il turno di Erwin di sorridere sarcasticamente

 

“Perché so che non fai mai niente per niente, voglio capire cosa ci guadagni questa volta e so che sei in possesso d’informazioni utili per noi, per l’umanità”

 

Kenny non rispose, semplicemente si voltò dandogli le spalle, mostrando più interesse per la parete della cella che per il comandante. 

 

“Per quanto ancora pensi che potrai mantenere questo silenzio?” 

 

“Vattene biondino di merda. Riconquista Muro Maria, chiudi quella cazzo di breccia e scopri tutto ciò che c’è da sapere su quel moccioso e sui titani. Io oggi non ti dirò altro. Appena avrai delle risposte, se sarai ancora vivo, torna da me. Porta anche Levi mi raccomando. Forse finalmente potremmo fare una chiacchierata decente; perché ora mi sembra solo di sprecare tempo con un bambino”. 

 

Erwin non rispose, non c’era altro che potesse fare o dire in quel momento. Decise di andarsene e lasciarlo al buio della cella. Poteva sentire la sua risata accompagnare ogni passo che lo conduceva verso l’uscita.

 

Qualche mese prima, Kenny Ackerman dopo averli a lungo ostacolati, arrivando a rapire Eren ed Historia, si era improvvisamente arreso. Quando Levi, Hanji e il resto della loro squadra, lo avevano raggiunto nel punto più profondo della caverna dove si era rifugiato, avevano trovato Lord Reiss legato e imbavagliato come un salame, mentre Kenny e i suoi uomini si arrendevano e consegnavano spontaneamente a loro. Eren e Historia non avevano un graffio e sembravano sconvolti quanto lui per la piega inaspettata che aveva preso la situazione. Ad Erwin tutta quella storia puzzava; cosa poteva aver spinto Kenny ad agire in quel modo? Aveva forse visto qualcosa? Cosa sapeva quell’uomo? E soprattutto perché tradire Rod Reiss? Era questo il vero arcano, perché di colpo aveva voltato le spalle all’uomo che aveva servito fedelmente per così tanti anni? Tradire il sovrano?! Cosa nascondeva il Capitano Ackerman ma soprattutto cosa c’era nel suo passato e in quello di Levi che ancora non conosceva?

 

Dopo l’arresto, Kenny aveva chiesto solo una cosa: poter parlare con Levi, da soli. Il comandante aveva acconsentito; Erwin sapeva che anche il suo compagno in quel momento aveva bisogno di confrontarsi con quell’uomo. Sapeva, anzi sarebbe più corretto dire che aveva intuito dell’esistenza di un qualche legame tra quei due, di cui però ignorava la natura. In quell’ultimo periodo, Erwin era il primo a riconoscerlo, era stato troppo assente, si era mantenuto lontano da Levi, da Eren, da tutti loro, aveva preferito rimanere in ostaggio nella capitale, per cercare di scoprire sempre di più i segreti della famiglia reale e dei Reiss; così alla fine non aveva avuto occasione di parlare personalmente con Levi della questione Kenny e di cosa quell’uomo rappresentasse per lui. Però, dopo aver visto l’espressione del suo compagno di fronte alla cattura dello squartatore aveva iniziato a temere il peggio. 

 

Quella volta, i due Ackerman parlarono per circa un’ora, forse anche meno. Quando uscì dalla cella, Levi non disse una parola, indossava la sua solita espressione indecifrabile. Erwin sapeva che non avrebbe mai mostrato alcuna emozione in pubblico. Infatti; nonostante le numerose domande e l’insistenza di Hanji e di Eren, Levi restò in silenzio per tutta la sera.

 

Quando il comandante lo raggiunse nelle sue stanze, mentre il resto della loro squadra già dormiva, lo trovò ancora vestito, stava bevendo tranquillamente una tazza di the seduto alla scrivania, non sembrava sorpreso dell’intrusione di Erwin, come se se lo sapesse e lo stesse aspettando. 

 

“Il mio vero nome è Levi Ackerman” 

 

Furono queste le prime parole che gli rivolse non appena i loro sguardi s’incrociarono, ed Erwin non dimenticò l’esatto momento in cui vide tutta la confusione e il dolore negli occhi del più giovane. Infatti, dopo queste parole Levi lanciò in uno scatto d’ira la tazza contro la parete frantumandola in mille pezzi; rovesciandone il contenuto. Smith istintivamente si abbassò per raccogliere i cocci 

 

“Lascia perdere pulirò domani” 

 

Si bloccò di colpo; dopo quell’affermazione il comandante capí che la situazione era più grave del previsto. Si avvicinò lentamente sedendosi su di una poltrona, guardandolo allibito.

 

“Vuoi parlarne?” Chiese quasi titubante, forse avrebbe dovuto aspettare che Levi fosse pronto, forse era troppo presto. Non doveva fare quella mossa. 

 

“Gli ho fatto delle domande” iniziò a raccontare dopo qualche minuto di silenzio, stupendolo

 

“E quel bastardo, non ha risposto sinceramente a nessuna” fece una pausa, si fissarono a lungo

 

“Apparentemente non sa nulla dei titani o dei Reiss, lui faceva solo il lavoro sporco per loro” ancora una pausa, Erwin non disse nulla, semplicemente attese che Levi continuasse quella confessione, sarebbe stato li anche tutta la notte se si fosse reso necessario

 

“Poi a un certo punto se ne esce dicendo che il mio vero nome è Levi Ackerman, così l’ho colpito” 

 

Concluse interrompendo il contatto visivo con il comandante, iniziando a fissarsi nervosamente la mano. Erwin ora era decisamente sorpreso, questo risvolto non se lo aspettava. 

 

“Pensi che Kenny sia tuo padre?” Chiese d’impulso, vedendo che Levi non sembrava intenzionato a proseguire oltre 

 

“Non lo so cazzo, l’ho picchiato talmente forte e così tanto da farlo svenire, non ha più detto altro, così me ne sono andato”.

 

Il biondo decise di avvicinarsi, Levi in quel momento aveva l’aria di un bambino impaurito, gli sembrava così fragile, non l’aveva mai visto in quelle condizioni, nemmeno quando lo aveva raccolto dal fango della città sotterranea, nemmeno quando lo aveva visto disperarsi sotto la pioggia sui corpi senza vita dei suoi compagni, nemmeno allora Levi gli era parso così insicuro, così perso.

Se davvero Kenneth Ackerman era suo padre, si potevano spiegare molte cose, però in quel momento Erwin pensava solo alla salute del suo compagno, voleva stargli accanto, fargli in qualche modo sentire la sua presenza, la sua vicinanza, purtroppo però lui non era bravo in quel genere di cose, era un uomo, e prima ancora era un soldato, aveva perso i suoi genitori da bambino e nessuno gli aveva mai insegnato come comportarsi, come esprimere i propri sentimenti, poi aveva incontrato Levi, anche lui versava nella sua stessa situazione, per quello era stato così facile per loro trovarsi, capirsi, amarsi. Ora però sentiva che doveva fare di più, voleva fare di più. Levi venne in suo aiuto. 

 

“Erwin non c’è bisogno che tu faccia nulla” disse alzandosi dalla sedia per andargli incontro.

 

“Vorrei..” iniziò a dire prima di venir fermato dallo sguardo di ghiaccio del capitano 

 

“Davvero non è successo nulla, sono un Ackerman e allora? È solo un cazzo di nome non cambia ciò che sono giusto?” Erwin si rilassò e sorrise dolcemente 

 

“Domani interrogherò io Kenny” concluse semplicemente prendendogli la mano

 

“Se avrà ripreso conoscenza” fu la pronta risposta di Levi 

 

“L’hai picchiato così forte?” Era stupito 

 

“Ero arrabbiato, volevo fargli del male, molto male, mi sono sfogato” fece guardando altrove, Erwin però lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi verso li lui 

 

“Hai ancora voglia di sfogarti?” Gli domandò con una punta di malizia prima di tirarlo verso di se’ e baciarlo.

 

 

Nei successivi interrogatori Kenny non aveva aperto bocca. Ci avevano provato lui, Hanji e Moblit, ma lo squartatore non aveva più detto una parola, insisteva solo nel voler vedere Levi. Peccato che il suddetto capitano volesse evitarlo. Erwin sapeva che c’era sotto qualcosa, forse Kenny aveva confidato altro a Levi. Prima o poi sperava che il suo compagno gli raccontasse tutto del suo legame con il capitano Ackerman. Quello che sapeva l’aveva solo potuto intuire tra una conversazione e l’altra. Gli venne il dubbio che Levi non si fidasse ancora totalmente di lui. Questo pensiero gli fece male, molto male. Doveva riprendersi, tra qualche ora ci sarebbe stata la battaglia decisiva, sarebbe sopravvissuto e sarebbe tornato a cercare delle risposte. Se Kenny Ackerman sapeva qualcosa prima o poi lo avrebbe fatto parlare, per il bene di Levi e dell’umanità. 

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.

 

 

 

850 - 3 ore prima della Battaglia di Shinganshina 

 

 

“Si può sapere dove eri finito?”  

 

Chiese Levi non appena lo vide arrivare. Era già pronto per la battaglia e lo stava aspettando, chissà da quanto si era alzato ed accorto della sua assenza. Quando l’aveva lasciato stava ancora dormendo così profondamente che non se l’era sentita di svegliarlo. Ed ora era lì perfetto e impeccabile come sempre, come se non stessero per scendere in battaglia.

 

“Sono stato alle prigioni” si limitò a rispondere Erwin fissandolo negli occhi, sapeva che non servivano ulteriori spiegazioni. 

 

“Hai scoperto qualcosa almeno?” 

 

“No, ha detto che parlerà solo quando torneremo dalla battaglia, quando conosceremo la verità sui titani” Levi fece un’espressione indecifrabile 

 

“Ti stava prendendo per il culo” disse tranquillamente iniziando a sellare il suo cavallo

 

“E se invece sapesse veramente qualcosa?” Levi non mutò espressione continuando il suo lavoro 

 

“Ci credi veramente? Ogni parola che esce dalla bocca di quell’uomo è una stronzata Erwin! Ci sta prendendo tutti per il culo dal primo all’ultimo. Ti credevo più furbo” disse montando in sella e partendo al galoppo.

 

“Ti deve aver ferito profondamente per farti parlare cosi” aggiunse il comandante qualche minuto dopo averlo raggiunto 

 

“Mi ha semplicemente abbandonato Erwin, niente di più, ora però abbiamo una battaglia da vincere, siamo sempre più vicini alla resa dei conti, non voglio distrarmi anche per colpa di un fantasma del mio passato” Erwin cercò di sorridere 

 

“Ognuno di noi ha i propri fantasmi Levi, dobbiamo solo imparare a conviverci” si fissarono a lungo continuando a cavalcare, quando vennero interrotti dall’arrivo di Hanji 

 

“Allora amici miei siete pronti alla battaglia finale? I ragazzi ci stanno aspettando ero venuta a controllare che non vi foste persi per strada” 

 

Urlò la donna. Per Levi era fin troppo entusiasta, dopotutto non stavano partendo per una scampagnata ma per una missione fuori dalle mura, non riusciva proprio a capirla, però Hanji gli andava bene così, era sempre stata un po’ folle e in questo gli ricordava molto Isabel. Scacciò quel pensiero, non avrebbe perso nessuno dei suoi amici, e soprattutto non avrebbe perso Erwin, questa volta, le cose sarebbero andate diversamente.

 

Poco dopo l’intera Legione Esplorativa era sulla cima delle mura e stava venendo acclamata come mai prima d’ora. Erwin levò un grido alla folla, avrebbero vinto, l’avrebbero fatto per l’umanità, non li avrebbe delusi, quella era la loro battaglia finale.

 

 

 

844 - Quartier Generale della Legione Esplorativa

 

 

“Cosa sono tutti quei documenti?” 

 

Chiese il comandante Shadis osservando la pila di carte che stava occupando momentaneamente tutta la scrivania del caposquadra Smith.

 

“Sono i rapporti della Gendarmeria Centrale relativi alla città sotterranea” si limitò a rispondere 

 

“Questo posso vederlo anche io ragazzo, intendevo a cosa ti servono” Erwin finalmente alzò lo sguardo per incrociare quello del superiore davanti a lui

 

“Ho una pista che mi conduce proprio alla città sotterranea, li troverò ciò che mi serve per incastrare una volta per tutte Lovof”

 

Il comandante osservava il suo pupillo, sapeva che non sarebbe mai riuscito a comprendere appieno i ragionamenti di Smith, tuttavia lo rispettava e nutriva una cieca fiducia in lui, anche se,

 

“E se posso azzardare, questa pista da dove proviene?” Erwin si bloccò di colpo, continuando a fissare il superiore 

 

“So che ho detto che avrei lasciato tutto nelle tue mani Smith, e non intendo rimangiarmi nulla; però ti dirò solo una cosa: fa attenzione ragazzo; la pista che stai seguendo può rivelarsi un’arma a doppio taglio”

 

Erwin rimase per un attimo interdetto da quelle parole. Si chiese quanto sapesse veramente il comandante di tutta quella faccenda. A volte era ancora troppo ingenuo.

 

Aveva perso un altro giorno, ma aveva trovato qualcosa d’interessante: a quanto riportavano i rapporti della Gendarmeria, ultimamente la città sotterranea era tenuta sotto scacco da una banda di ragazzini. La cosa più curiosa e al contempo assurda dell’intera vicenda era che questi delinquenti sembravano essere abilissimi nell’utilizzo del dispositivo di manovra tridimensionale, tanto da eludere gli uomini dell’esercito inviati per arrestarli. La situazione stava diventando sempre più imbarazzante e la Gendarmeria stava faticando nel tenerla nascosta agli altri reparti. Erwin era sorpreso che il Capitano Ackerman fosse a conoscenza di una tale informazione, però come aveva detto lui stesso, faceva parte del suo lavoro aver accesso a determinate notizie. Si rese conto solo allora, di non sapere nello specifico di cosa si occupasse Ackerman; certo, era considerato alla stregua di una leggenda vivente, si era unito al corpo di Gendarmeria nonostante in gioventù si dicesse avesse ucciso più di 100 soldati. Però al momento Erwin non aveva la più pallida idea di come un ex criminale avesse potuto far carriera nella capitale e quali incarichi svolgesse. Era certo solo di una cosa: quell’uomo non andava assolutamente sottovalutato. L’aveva volutamente messo su quella strada, ora doveva capire il perché, forse voleva fare fuori Lovof e gli era sembrato più comodo utilizzare la Legione Esplorativa per raggiungere il suo scopo? Non ne era sicuro, ora doveva al più presto prendere con se una squadra e recarsi nella città sotterranea, avrebbe appurato personalmente se quei criminali fossero risultati meritevoli della sua attenzione. Se si fossero rivelati forti come sperava, avrebbe finalmente messo in atto il suo piano per sbarazzarsi di Lovof e salvare la Legione Esplorativa.

 

Tuttavia una parte di lui non la smetteva di metterlo in guardia dal capitano Ackerman. Quell’uomo era davvero così forte come Nile l’aveva descritto? Ad Erwin tutta quella storia sembrava ancora troppo strana o forse era semplicemente diventato paranoico. Magari aveva davvero bisogno di una compagna come l’amico gli aveva suggerito. Si trovò a ridere da solo per l’assurdità di quell’idea, avere una relazione sentimentale al momento era l’ultimo dei suoi pensieri. 

 

 

 

850 - 2 ore alla battaglia di Shinganshina 

 

“Erwin mi vuoi dire dove hai la testa?” Chiese Hanji muovendo una mano davanti agli occhi del comandante. Lui la fissò sorpreso 

 

“Stavo pensando, scusami” la donna rise; 

 

“Ti sei incantato da diversi minuti, dovevi essere veramente concentrato, oppure fissare Levi che sgrida i ragazzi ti diverte più del previsto?!” fece sorniona. 

 

Effettivamente stava guardando Levi, nello specifico, il capitano che stava dando le ultime disposizioni ad Eren, Mikasa e tutti gli altri ragazzi della sua squadra. Non l’aveva fatto apposta, gli veniva ormai naturale fissare il suo compagno e controllarne gli spostamenti, il suo corpo rispondeva quasi da solo, come attratto da una calamita. Hanji intanto continuava a sorridere alternando lo sguardo dall’uno all’altro 

 

“Andrà tutto bene Erwin rilassati, pensa solo a guidarci come il grande comandante che sei, lascia il resto a noi” disse battendo il pugno sul petto. 

 

L’uomo la fissò sinceramente grato “Grazie Hanji, comunque lo sai qualsiasi cosa accadrà oggi sarai tu il prossimo leader..” 

 

“No, no, no oggi non voglio sentire questo discorso, o devo forse chiamare Levi per farti rompere le gambe?” Erwin la fissò stupito 

 

“Ehm ecco, io ho origliato la vostra conversazione dell’altro giorno, scusa, so che non dovevo e non volevo, ma Levi mi ha sbattuta letteralmente fuori dalla porta ed ero troppo curiosa di sapere cosa si sarebbe inventato pur di non farti partecipare alla missione” ammise nervosamente iniziando a toccarsi i capelli e sistemarsi gli occhiali 

 

“Sai qualcosa?” Chiese 

 

“Non sapevo nulla Erwin, lo giuro! Sai benissimo che il nostro Levi non è tipo da confessare a chiunque i suoi sentimenti, ho solo pensato: come mi comporterei io al suo posto? Cioè se il mio ragazzo volesse seguirmi in una missione suicida..” 

 

“Hanji aspetta cosa hai detto?” La donna lo guardò confusa 

 

“Ho forse detto qualcosa di male?” Lui non rispose 

 

“Ma scusa tu e Levi non state insieme?” Ora era lei quella sorpresa; il comandante cercava di evitare il suo sguardo

 

“Be’ ecco, ma tu come?” Hanji rise 

 

“Ah l’ho notato subito, dalla prima volta che ho visto come lo guardavi e be’ come anche lui ti guardava, all’inizio volevate uccidervi a vicenda ti ricordi? Sembra una vita fa! Ma credimi si percepiva già allora tutta quella tensione sessuale che vi legava, penso vi siate messi insieme dopo quella missione vero? Quella dove sono morti gli amici di Levi?” L’uomo sospirò stancamente

 

“Sono veramente un libro aperto per te Hanji? No, comunque, ci siamo messi insieme poco dopo” la donna si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla;

 

“Andrà tutto viene Erwin, abbi fiducia nei tuoi uomini, oggi faremo la storia, grazie a te e grazie al nostro Levi”.

Sperò con tutto il cuore che avesse ragione.

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Capitolo 4
*** 4. ***


4.

 

 

 

844 - Mitras 

 

“Sai amico mio quando ho letto il tuo messaggio non ci potevo credere, sono veramente felice che tu sia qui con noi, davvero!” disse Nile abbracciato stretto a Marie. Lui indossava fieramente la sua nuova divisa del corpo di Gendarmeria e lei, be’ lei era semplicemente ancora più bella di come Erwin se la ricordava, occhi blu profondo, capelli dorati come spighe di grano e raccolti in dolci boccoli. Però doveva ammettere che anche la ragazza arrivata insieme a loro non era male. Alla fine quella sera, dopo aver perfezionato gli ultimi dettagli per l’incursione nella città sotterranea, che sarebbe avvenuta il giorno seguente; preso da una momentanea euforia aveva accettato l’ennesimo invito di Nile. Così aveva acconsentito a incontrare finalmente una delle famose amiche di Marie.

 

“Scusa non ho ancora capito come ti chiami” 

 

Chiese dopo qualche secondo d’imbarazzo alla ragazza seduta vicino a lui. Era minuta, dai graziosi capelli castani e indossava un vestito celeste dello stesso colore dei suoi occhi. Sembrava una bambola, era carina, ma ovviamente non come Marie, non reggeva nemmeno il confronto. Non aveva ancora aperto bocca, se non per salutarlo educatamente ad inizio serata, doveva essere timida.

 

“Mi chiamo Clara, e tu sei Erwin vero?” Chiese dolcemente tentando d’intavolare una conversazione. Lui le sorrise

 

“Già” 

 

“Marie mi ha parlato molto di te e ovviamente anche Nile, è vero che fai parte della Legione Esplorativa?” Domandò stupita avendo per la prima volta il coraggio di alzare il viso e guardarlo negli occhi. 

 

“Si, sono caposquadra” ammise lui, anche se era già preparato a quel possibile sviluppo della conversazione, tutte le donne con cui era uscito alla fine finivano col parlare del suo lavoro e di come fosse un onore essere state invitate al tavolo di Erwin Smith.

 

“Scusami ma non so cosa voglia dire, non ci capisco molto di gerarchie militari” 

 

Erwin la fissò questa volta senza parole, non sapeva se mettersi a ridere o meno; quella ragazza veramente non sapeva nulla di lui? Dove l’avevano trovata? Alla fine scoppiò davvero a riderle in faccia non riuscendo a trattenersi e ricevendo un’occhiata di rimprovero sia da Marie che da Nile. Vedendo che non accennava a calmarsi l’amico lo prese da parte tirandolo per un braccio 

 

“Ma che fai? Non ci si comporta così, diavolo Erwin cerca di essere più cortese, contieniti, ho capito che sono mesi che non esci con una donna ma” l’altro lo interruppe ancora con le lacrime agli occhi 

 

“Nile non capisci; ha appena detto che non sa cosa sia un caposquadra e che non conosce nulla dell’esercito, ma dove l’avete trovata?” Dawk lo fissò seriamente prima di passarsi una mano tra i capelli e sospirare

 

“Almeno la trovi carina? Ok, diciamo che Clara vive nel suo mondo e a volte può sembrare un po’ svampita però davvero, è una brava ragazza” 

 

“Appunto Nile, è una brava ragazza, perché me l’hai presentata?” Era serio, quasi arrabbiato 

 

“Non ti capisco” fu infatti la risposta di Dawk

 

“Sai come tratto le brave ragazze” 

ammise guardandolo negli occhi, poi si voltò in direzione di Marie. Nile capì subito quello che intendeva dire, non serviva aggiungere altro.

 

“Allora perché hai accettato il mio invito Smith?” Questa volta era lui ad avere alzato i toni 

 

“Sinceramente? Non lo so nemmeno io, domani ho una missione importante e non volevo passare la notte in bianco a pensare” confessò sedendosi per terra, Nile tornò a sorridergli e gli pose una birra prima di accovacciarsi accanto a lui 

 

“Missione difficile?” Si azzardò a domandare 

 

“No, questa volta sarò dentro le mura, anzi sotto le mura” confessò prima di bere un sorso 

 

“Hai sentito dei disordini della città sotterranea? Non credevo la notizia fosse già trapelata” fece il moro decisamente sorpreso 

 

“Tranquillo, ho indagato per conto mio, siete bravi ad insabbiare le notizie amico mio, i migliori” 

 

“Non mi dirai nulla di più sulla tua missione vero?” Azzardò divertito

 

“Ti ho già detto troppo” rispose abbozzando un sorriso 

 

“Sai Erwin, per quanto io ti conosca ormai da anni, non riesco mai ad intuire i tuoi pensieri, rimani ancora un completo mistero per me” ed era frustante, dopo tutto quello che avevano condiviso, dai banchi di scuola agli allenamenti per entrare nel corpo reclute, ancora non riuscivano a capirsi, Dawk era dispiaciuto, avrebbe davvero voluto aiutare Erwin, soprattutto quando lo vedeva così assorbito e dedito al lavoro da non pensare ad altro.

 

“Credimi non sono una persona così complessa, ho solo uno scopo nella mia vita e lo sai, l’hai sempre saputo, voglio provare che mio padre aveva ragione, e in qualche modo riscattarmi per la sua morte” 

 

Era sempre così deciso Erwin quando pronunciava quelle parole, quando ribadiva il suo sogno, Nile non poteva far altro che sorridere tristemente, in fondo lo sapeva, come lo sapeva chiunque avesse conosciuto abbastanza il caposquadra Erwin Smith tanto da diventarne amico. 

 

“Spero che un giorno tu possa trovare tutto quello che stai cercando, lo spero veramente ”. 

 

Disse alzando la sua birra in un muto invito a brindare insieme. Erwin non disse nulla alzò il boccale e lo fece scontrare con il suo.

 

 

 

850 - un’ora dopo la battaglia di Shinganshina 

 

 

Quando Erwin aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il cielo, non gli era mai sembrato così azzurro, così sereno, nemmeno una nuvola stava attraversando il suo campo visivo in quel momento; poi improvvisamente si ricordò, la battaglia, il Gigante Bestia, Levi che gli aveva impedito di guidare la carica, lui che non l’aveva ascoltato, la pioggia di pietre; poi il vuoto. 

 

“Vedo che finalmente ti sei svegliato” si voltò, era la voce di Hanji, accanto a lei si trovavano Connie e Jean. 

 

“Dov e’ Levi?” Chiese urgentemente provando al alzarsi, sentiva dolore ovunque, ad ogni movimento. Hanji sorrise comprensiva, 

 

“È laggiù che sta consolando Eren e Mikasa” fece indicando davanti a loro;

 

“Perché consolando?” Chiese, poi lo vide, il corpo carbonizzato di Armin, era poco distante da dove si trovavano i ragazzi e Levi. Gli si gelò per un attimo il sangue nelle vene; ebbe un brutto presentimento,

 

“Non dirmelo Hanji, avete usato il siero su di me?” Chiese anche se sapeva già la riposta, infatti come se se ne fosse accorto solo in quel momento notò che il suo braccio destro era tornato al suo posto, l’arto gli era ricresciuto e lui non se n’era reso conto. Provò ad alzarsi

 

“Ehi dove vuoi andare ora?” 

 

“Da Levi, da Eren, ho bisogno di andare da loro” la donna provò a trattenerlo ma senza successo. 

 

Quando li raggiunse Eren stava piangendo come un bambino, Mikasa era più composta e anche nel dolore manteneva un’espressione seria, quasi distante, come se non si rendesse ancora bene conto dell’accaduto, erano entrambi coperti di polvere e sangue, Levi non era da meno, tuttavia gli parve bellissimo. Si scambiarono una lunga occhiata, fu il comandante a parlare per primo. 

 

“Eren, mi dispiace..” il ragazzo alzò lo sguardo di colpo, quegli occhi dal colore impossibile incontrarono i suoi;

 

“Non lo dica signore, la prego, non dica che la morte di Armin era necessaria” 

 

“Non volevo dire questo, se avessi avuto possibilità di scelta, avrei preferito che il siero fosse dato ad Arlert, lui era giovane ed era una mente brillante, non un vecchio schiavo dei suoi sogni” ammise e lo fece guardando Levi, lo stava apertamente rimproverando per aver preso quella decisione, per avergli salvato la vita. Mikasa si avvicinò;

 

“Comandante Smith, il capitano Levi ha fatto la scelta più logica salvandole la vita, l’umanità ha ancora bisogno del leader della Legione Esplorativa, non di Armin” Disse per poi iniziare a piangere. Eren invece tremava, tuttavia abbracciò la sorella. Levi decise che quello fosse il momento giusto per lasciarli soli, se ne andò. Erwin lo seguì.

 

Quando furono sufficientemente lontani il comandante finalmente espresse tutta la sua frustrazione “Perché l’hai fatto Levi?” 

 

Il capitano distolse lo sguardo “Era la scelta più logica, è come ha detto la mocciosa, a questa cazzo di umanità servi tu, Erwin, non un moccioso come Arlert!” 

 

“Molte volte sono state le intuizioni di Arlert a salvarci, mentre le mie sono state azioni suicide, dovevi lasciarmi morire Levi” Disse provando ad accarezzargli la guancia con il ritrovato braccio destro, ma l’altro si scansò

 

“Avete affidato quel fottuto siero a me ed io ho deciso di salvare te, ormai è andata così, devi rispettare la mia decisione” concluse 

 

“Mi hai salvato solo perché era la scelta più logica?” Ora era incredulo;

 

“Che cazzo vuol dire Erwin?”

 

“Voglio dire che i tuoi sentimenti hanno influito sulla tua capacità di giudizio” urlò. Levi si mosse di scatto, prese una delle sue lame e gliela portò alla gola 

 

“Non osare dire mai più una cosa del genere chiaro? Non sono una cazzo di ragazzina innamorata Erwin, ho pensato prima di darti quel fottuto siero, e in ogni scenario possibile e immaginabile tu eri la scelta più giusta, più ovvia, eri l’unica scelta” questa volta era lui ad aver alzato i toni.

 

“Mi avresti salvato anche se non fossimo stati amanti?” Chiese, anche se sapeva già la riposta 

 

“Smettila di fare questi cazzo di giochetti Erwin, non puoi essere semplicemente contento di respirare ancora? Ora potrai entrare in quella fottuta cantina e avere tutte le risposte che cercavi” il comandante sgranò gli occhi, la cantina di Grisha Jaeger, non ci aveva ancora pensato, non aveva ancora pensato cosa significasse il fatto che avevano conquistato finalmente Shinganshina. Sorrise come un ebete e Levi se ne accorse. 

 

“Sei un idiota” Disse prima di abbassare la lama, che teneva ancora puntata alla gola dell’altro. Erwin sorrise dolcemente, alzando di nuovo il braccio per cercare una carezza, questa volta, il capitano non si mosse, lasciò semplicemente che la mano del comandante toccasse la sua pelle e si abbandonò ad un sospiro stanco. Non fece nulla nemmeno quando vide le labbra di Erwin avvicinarsi e posarsi sulle sue. Levi aveva paura ad ammetterlo anche a se stesso, ma se il comandante non fosse sopravvissuto, anche lui probabilmente non sarebbe stato in grado di andare avanti, improvvisamente pensò a Kenny, ecco, probabilmente senza Erwin al suo fianco, si sarebbe trasformato in un nuovo squartatore, se non peggio. Ricordò la furia cieca che si era impossessata di lui quando ormai credeva che per il biondo fosse finita; in quel momento non gli importava di nulla, voleva solo uccidere. Decise di non pensarci e stringersi sempre di più all’uomo davanti a lui. 

 

“Andrà tutto bene Levi, ora scopriremo la verità” Disse Smith quando si staccarono, il capitano non rispose, aveva un brutto presentimento ma non se la sentiva di rovinare l’entusiasmo di Erwin. Si limitò ad intrecciare la sua mano in quella del comandante.

 

 

 

 

Quello stesso giorno - prigioni della Legione Esplorativa 

 

“La battaglia è finita” 

 

“L’avevo intuito, quel biondino del cazzo se ne è andato ore fa”

 

“Gli ha iniettato il siero”

 

“Perché quel cazzo di tono sorpreso ora? Non è andato tutto ESATTAMENTE come avevi previsto?! Dovresti essere al settimo cielo” sbuffò Ackerman alzandosi in piedi e incamminandosi verso il suo interlocutore 

 

“Cioè voglio dire, era il tuo cazzo di piano: fatti catturare Kenny, dà il siero a Levi ecc ecc” aveva raggiunto le sbarre; l’uomo davanti a lui continuava a fissarlo;

 

“Solo perché l’avevo previsto non significa che non possa essere sorpreso del fatto che sia veramente accaduto”

 

“Stronzate”

 

“Kenny”

 

“Be’, sono in attesa, qual è la tua prossima mossa? Cosa dovrò dire ai mocciosi quando si presenteranno qui? Cosa dirò a quel microbo di Levi?” Domandò lo squartatore 

 

“È ancora presto per la verità”

 

“Quindi prima o poi gliela dirai? Veramente?!”

 

“Non essere così sorpreso”

 

“Eh lo ammetto, qualche fottuta volta ho ancora il potere di sorprendermi” l’altro sorrise

 

“Ora ti dirò cosa riferire al comandante Smith e cosa a Levi, promettimi solo che ci andrai piano non cui, non fare come tuo solito” lo ammonì seriamente con lo sguardo; Ackerman parve offeso 

 

“Cosa vorrebbe dire come mio solito? Che colpa ne ho io se quel nano del cazzo mi provoca” 

 

“Quel nano del cazzo, è tuo figlio Kenny, dovresti ricordartelo ogni tanto” sospirò stancamente, quante volte in passato avevano avuto una conversazione simile;

 

“Me ne ricordo ogni fottuta volta che mi guarda, grazie” l’altro sorrise

 

“Andrà tutto bene Kenny, te l’ho promesso”

 

“Vedremo”

 

“Tu segui il piano io farò il resto” concluse mettendosi il cappuccio in testa fino a coprirsi il volto e voltandosi verso l’uscita;

 

“Te ne vai di già? Così?” L’altro si bloccò di colpo e si voltò a fissarlo

 

“Cosa vuoi ora?” Anche se sapeva già cosa avrebbe risposto Ackerman, lo conosceva così bene;

 

“Un premio per il mio indispensabile aiuto!” L’uomo sbuffò stancamente, tuttavia si avvicinò alla cella, spostò il cappuccio e fece collidere le sue labbra con quelle del prigioniero. Kenny ghignò divertito, alla fine riusciva sempre ad ottenere quello che voleva.

 

“Ora fai il bravo” Disse allontanandosi

 

“Lo sono sempre; come ha detto quel maiale di Rod sono il tuo cagnolino”

 

“Tornerò presto Kenny”

 

“Non metterci troppo Uri”.

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** 5. ***


5.

 

 

 

844 - Città sotterranea  

 

Quella era la prima volta che il caposquadra Erwin Smith vi metteva piede: la città sotterranea, prima di allora ne aveva sentito parlare solo attraverso i racconti. Secondo quanto i documenti ufficiali riportavano, anni addietro il genere umano, nel tentativo di sfuggire ai giganti, aveva ideato quel progetto: un’intera città sviluppatasi al di sotto della capitale Mitras. Col tempo però, quella proposta venne scartata e le persone che vi si erano insediate vennero abbandonate al loro destino, persino quello stesso governo che li aveva condotti li se ne lavò le mani. La città era ormai diventata un luogo senza legge, dove anche il corpo di Gendarmeria esitava ad agire, i poveri sfortunati che nascevano in quel posto, spesso morivano senza aver mai visto la luce del sole o il colore del cielo. Erwin stava scendendo attraverso delle scale che lo avrebbero condotto in città, era emozionato, curioso, anche se doveva prestare molta attenzione, più di una volta, infatti, aveva rischiato di scivolare visto che la pavimentazione era irregolare, logora e consumata. Quel luogo si stava rivelando anche peggio di come se l’era immaginato; neanche nelle sue peggiori fantasie aveva pensato potesse esistere un posto del genere; ma soprattutto che il sovrano e il governo ne permettessero l’esistenza.

 

“Allora aggiornatemi sulla situazione” Disse una volta arrivato, rivolto a quello che doveva essere il responsabile incaricato della zona. L’uomo lo guardò annoiato, non doveva fargli troppo piacere aver ricevuto la visita della Legione Esplorativa; oppure gli dava semplicemente fastidio ricevere ordini da qualcuno più giovane.

 

“Avete trovato tutto nei documenti che ci avete richiesto caposquadra Smith, quei delinquenti sono guidati da un certo Levi, è lui che dovete fermare, catturate il loro capo e gli altri seguiranno” mormorò non cambiando minimamente atteggiamento.

 

“È vero che sono in grado di muoversi col dispositivo di manovra tridimensionale?” Chiese curioso Erwin, mostrando di non esserne per nulla turbato;

 

“Si, sono veramente in gamba, nessuno di noi riesce a stargli dietro”

 

“E come diavolo se lo sono procurato dei ragazzini?” Sbottò Turret Flagon, fino ad allora rimasto in silenzio dietro ad Erwin, facendo un passo in avanti e fronteggiando il gendarme. Fu Smith ad intervenire per calmare gli animi prima che la situazione potesse degenerare.

 

“Erwin non pensi che sia tutto molto sospetto?” Domandò nuovamente Flagon una volta soli. Erano entrambi caposquadra; ma era stato Smith ad insistere nel volerlo in quella missione nella città sotterranea; dopo anni trascorsi a combattere insieme, aveva piena fiducia nelle sue abilità e nel suo giudizio.

 

“A cosa ti riferisci?”

 

“Be’ sto ancora riflettendo su come abbiano fatto a mettere le mani sui dispositivi di manovra, oltre al fatto che dei ragazzini riescano a destreggiarsi in uno spazio chiuso come questa città, cioè senza un minimo di addestramento militare mi pare una cosa impossibile” ammise 

 

“Stai forse dicendo che tu non saresti in grado di muoverti in questa città?” Lo provocò divertito;

 

“No, dico solo che sono proprio curioso di vederli in azione”

 

“Ahah anche io, per questo siamo qui, se sono davvero così bravi ci saranno d’aiuto” Flagon a quelle parole ebbe un bruttissimo presentimento, ma decise di starsene zitto e di seguire Smith. Dopotutto il comandante Shadis gli aveva dato carta bianca nel gestire quell’operazione.

 

 

Erwin non avrebbe mai dimenticato la prima volta che i suoi occhi si posarono su Levi. Prima di allora; non aveva visto nessuno muoversi in quel modo, aveva un che di elegante, eppure selvaggio; mentre lo inseguiva per i vicoli della città sotterranea non poteva fare a meno di osservare ammirato come volava; Levi sembrava essere nato per quello, quel ragazzo misterioso era l’incarnazione vivente delle Ali della libertà, fu letteralmente un colpo di fulmine, anche se sarebbe arrivato a capirlo solo dopo; quel giorno, il giorno in cui si conobbero, Erwin Smith pensò solo di aver trovato un alleato prezioso per la sua causa; avrebbe usato quel incredibile talento per raggiungere il suo sogno, allora non poteva nemmeno immaginare quanto quel ragazzo sarebbe diventato importante per lui.

 

 

“L’hai preso Erwin?” Chiese Flagon avvicinandosi.

 

Il primo sguardo che Levi gli rivolse fu odio puro, poteva leggervi dentro tutto il disprezzo che provava verso di lui, e la rabbia per essere stato catturato. Il biondo caposquadra aveva in mente moltissime domande da rivolgergli, ma non sapendo da dove iniziare; optò per la cosa più ovvia,

 

“Dove avete preso questo?” Disse indicando il dispositivo di manovra tridimensionale. 

 

Nessuna risposta.

 

“Chi vi ha insegnato ad usarlo?” Ancora nessuna risposta. Si avvicinò a quello che aveva intuito essere Levi;

 

“Tu dovresti essere il leader dico bene? Hai ricevuto qualche addestramento militare?” Lo sguardo che ricevette fu impagabile; sorrise istintivamente,

 

“Hai la faccia di uno che vorrebbe uccidermi e poi fuggire”.

 

 

 

850 - Shinganshina 

 

“Ora si può sapere perché cazzo stai ridendo da solo? La pazzia non era indicata negli effetti collaterali di quel siero!” Levi si stava cambiando la camicia, dopo la battaglia e tutto quello che ne era seguito; avevano deciso di organizzare un piccolo punto di raccolta così da potersi dare una ripulita prima di procedere verso la cantina dei Jaeger. Inoltre, Hanji aveva convenuto che era meglio lasciare ai ragazzi, ma soprattutto ad Eren e Mikasa, la possibilità di trascorrere una notte completa di sonno, la perdita di Armin era ancora recente e tutti loro avevano bisogno di recuperare le forze dopo la battaglia. Così avevano occupato una villetta e l’avevano trasformata nella loro base. Ovviamente, anche Levi ed Erwin vennero spediti nelle loro stanze, anche se finirono con l’utilizzarne solo una, quella del capitano; Hanji sembrò la sola a notarlo ma non disse nulla, per una volta decise di rimanere in silenzio.

 

Levi quella sera non era riuscito a chiudere occhio, si era limitato a farsi una doccia e cambiarsi d’abito, sentiva solo il bisogno di scrollarsi di dosso tutto quel sangue e polvere. Erwin invece era crollato appena raggiunto il letto, si era svegliato da una mezz’ora e si era diretto in bagno, è li che il capitano l’aveva trovato a ridere da solo davanti allo specchio. Quando lo vide arrivare il sorriso del comandante si allargò;

 

“Scusa, ma ho sognato il nostro primo incontro” ammise allungando un braccio per tirarlo a sé. Levi fece un’espressione abbastanza scettica, tuttavia assecondò quel gesto;

 

“E allora?” Non capiva cosa ci fosse da ridere

 

“Stavo pensando al primo sguardo che mi hai lanciato, quando eri inginocchiato a terra, sai più ci penso ora, e più penso quanto fossi identico al capitano Ackerman in quel frangente” Levi si allontanò di scatto, era scocciato

 

“Dovevi proprio nominare quel coglione? Per un attimo mi ero dimenticato che fosse ancora vivo!” 

 

“Bugiardo, sai quanto me che quando torneremo nella capitale dovremo interrogarlo e dovremo farlo insieme” Levi sbuffò 

 

“So anche che non ti piace essere paragonato a lui” ammise Erwin tornando ad avvolgerlo tra le sue braccia

 

“Penso che sia inevitabile, quell’uomo mi ha cresciuto, è ovvio che gli somigli in qualche modo, anche se preferirei che non me lo facessi notare ogni cazzo di volta”

 

“Se non ti avessi trovato nella città sotterranea pensi che saresti diventato come lui?” Domandò Erwin, anche se poteva già intuire la risposta;

 

“Non lo so, probabile” fece provando a divincolarsi ma il comandante lo tenne stretto a sé.

 

“Mi dispiace per la mia reazione prima, ero arrabbiato perché mi avevi salvato la vita, quando al tuo posto probabilmente avrei fatto lo stesso”

 

“Non preoccuparti. Ho fatto ciò che ritenevo fosse giusto, la scelta che avrei rimpianto di meno” 

 

“Mi hanno detto che hai affrontato Eren e Mikasa” disse con una punta di rimprovero

 

“Quei mocciosi volevano salvare Arlert, erano disposti a tutto, sono loro che mi hanno sfidato, però ero pronto anche io, infatti ho vinto e tu sei qui” concluse.

 

“Spero davvero che tu abbia fatto la scelta giusta” fece Erwin. Levi non disse nulla, gli rifilò uno sguardo dei suoi per poi far collidere le sue labbra con quelle del comandante. 

 

“Sta a te non farmene pentire, Erwin”. Aggiunse allontanandosi ed uscendo dalla stanza. Il comandante ricadde sul letto, continuava a sorridere, non poteva farne a meno. Aveva veramente sognato il suo incontro con Levi, anni prima, come erano diverse le cose allora, come erano diversi anche loro. Non voleva paragonare Levi al capitano Ackerman ma più ci pensava e più vedeva nel Levi di sei anni prima una piccola copia dello squartatore; se non si fossero incontrati non immaginava cosa ne sarebbe stato di lui. Ebbe un’altra illuminazione; se non ricordava male era stato proprio Ackerman a suggerirgli la città sotterranea; forse quel uomo aveva pianificato tutto? No, impossibile, Kenny non avrebbe mai permesso a Levi di unirsi alla Legione Esplorativa; eppure, l’ipotesi che quell’uomo gli avesse volontariamente affidato Levi si insediò nella sua mente e non riuscì a scacciarla per il resto della giornata.

 

 

 

844 - Mitras - Palazzo Reale

 

Kenny Ackerman stava fischiettando allegramente mentre, senza meta, passeggiava per gli immensi giardini del palazzo, era una bellissima giornata di sole e lui non aveva di meglio da fare, si stava decisamente annoiando. In quel momento una domestica gli si avvicinò timorosa offrendogli un messaggio avvolto in una pergamena. Dopo qualche secondo d’incertezza, Ackerman prese il pezzo di carta dalle mani tremanti della donna, che una volta assolto il suo compito corse via spaventata. Riconobbe subito lo stemma impresso nella ceralacca. Ghignò soddisfatto; la giornata aveva preso una piega decisamente interessante.

 

 

Poco dopo - qualche chilometro dalla capitale

 

“Vedo che hai ricevuto il mio messaggio” 

 

“Già, altrimenti non sarei qui, ti trovo bene, per uno che dovrebbe essere morto” Kenny rise e l’uomo fece lo stesso. Controllò un ultima volta che fossero soli, poi si tolse il mantello che gli copriva le spalle e gran parte del volto, il sole illuminò quei capelli color biondo grano donandogli una sfumatura dorata. L’uomo misterioso sorrise e si avvicinò senza timore allo squartatore. 

 

“Mi sei mancato Kenny” disse prima di allacciare le braccia al suo collo e baciarlo. Ackerman non fece nulla, semplicemente rispose al bacio, approfondendo sempre di più quel contatto. Quando si staccarono qualche minuto dopo, Uri Reiss sorrideva ancora.

 

“Ci siamo visti solo qualche giorno fa” fu la risposta dello squartatore, non voleva essere troppo sentimentale ma con Uri in circolazione perdeva di colpo ogni capacità logica e pensiero razionale.

 

“Vero. Allora come è andato l’incontro? Come ti sembra Erwin Smith?” Chiese curioso l’ex sovrano dell’umanità, sedendosi sull’erba. Gli aveva dato appuntamento in riva ad un lago. Quello era da sempre il loro posto preferito e custode di tanti segreti. Kenny preferì restare piedi ma non si allontanò di molto dal biondo.

 

“Quel biondino del cazzo è sveglio” ammise controvoglia fissando il lago davanti a lui

 

“Solo questo?” Era quasi deluso;

 

“Che altro vuoi sapere?”

 

“Pensi che andrà veramente nella città sotterranea?”

 

“Ovvio, ha un disperato bisogno d’aiuto, poi che cazzo ti succede Uri? Non hai più fiducia nel TUO fottuto piano?!”

 

“Non è quello Kenny, è che continuo a domandarmi se Levi sia pronto, forse è troppo presto”. Ackerman lo guardò male, facendo una faccia incredula,

 

“Troppo presto? Quel nano del cazzo ormai è adulto, poi ti devo ricordare che è stato il sottoscritto a insegnargli come comportarsi?” Uri finalmente tornò a sorridere.

 

“Lo so ma non posso fare a meno di preoccuparmi” concluse voltandosi malinconicamente a fissare il lago.

 

“Al massimo verrà divorato dal primo Titano in circolazione”; dopo quella battuta fu costretto a rivolgere nuovamente tutta la sua attenzione su Ackerman;

 

“Non sei divertente Kenny” lo rimproverò 

 

“Scusa” sbottò prima di accovacciarsi accanto a lui sull’erba. Restarono qualche minuto in silenzio a fissare quella distesa d’acqua. Tutto era così tranquillo. Quasi irreale. Sembrò ad entrambi di essere tornati indietro nel tempo.

 

“Ti ricordi quando abbiamo portato Levi qui?” Disse Uri improvvisamente. Kenny si sistemò meglio il cappello in testa, coprendosi la visuale, prima di rispondere

 

“Era un cazzo di microbo urlante. Mi faceva venire sempre un gran mal di testa con quei dannati versi” il biondo sorrise, per nulla turbato

 

“Aveva pochissimi giorni, era così piccolo” continuò perso nei ricordi.

 

“Aveva già quel carattere di merda” fu allora che Uri si voltò completamente a guardarlo 

 

“Uhm e da chi pensi l’abbia ereditato?”

 

“Non sei divertente. Comunque sai una cosa; vorrei proprio esserci quando il biondino caposquadra del cazzo troverà quel moccioso”

 

“Già vorrei vederlo anche io. Però Kenny dimmi una cosa, la smetterai mai di trattare Levi così?” 

 

“Così come?” Era confuso

 

“Come se non te ne importasse nulla di lui, quando sappiamo entrambi che non è vero. Distruggeresti questo mondo se servisse a salvare Levi e lo sai.” Lo squartatore spostò lo sguardo altrove; odiava dovergli dare ragione, e odiava essere un libro aperto per Uri.

 

“Se il tuo fottuto piano avrà successo non dovrò distruggere questo cazzo di mondo per salvarlo” disse dopo qualche attimo di silenzio. Uri gli si avvicinò fino a stringersi al suo braccio. Lo lasciò fare, non aveva mai avuto la forza di fermarlo, ogni suo scontro contro il biondo finiva sempre allo stesso modo, con la sua totale ed assoluta sconfitta.

 

“Lo so, per questo lo sto facendo, per questo stiamo facendo tutto questo.” Kenny gli prese il viso tra le mani e lo costrinse ad alzare lo sguardo 

 

“Andrà tutto bene, poi ci sarò io a vegliare su di lui, il moccioso non sarà solo” 

 

“Già, non lo è mai stato” disse Uri prima che le labbra dell’altro lo raggiunsero.

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Capitolo 6
*** 6. ***


6.

 

 

 

850 - Shinganshina 

 

Erwin era senza parole, finalmente si trovavano nella famosa cantina del Dottor Jaeger. Lui, Levi, Hanji, Eren e Mikasa erano appena entrati in quella stanza, a prima vista sembrava essere tutto troppo normale, uno studio come tanti, libri di medicina sugli scaffali, strumenti da lavoro, non era quello che si era aspettato. Sperò ci fosse altro; aveva sacrificato troppe vite per essere lì, in più sapeva che Eren non gli avrebbe perdonato facilmente il fatto di essere ancora vivo; o forse non avrebbe perdonato Levi per aver utilizzato il siero per salvarlo. Inconsciamente tornò a fissare il capitano; come riuscisse sempre ad essere così impassibile e dannatamente sensuale in ogni cosa che faceva restava per lui un mistero, anche ora, mentre frugava tra le erbe medicinali era semplicemente bellissimo. Fu Mikasa la prima ad accorgersi di una strana serratura; poco prima infatti, la chiave in possesso di Eren, non era servita ad aprire la porta principale; così questa era stata distrutta da un calcio di Levi. Erwin ne era rimasto sorpreso, pensava che il suo compagno sarebbe rimasto come suo solito impassibile, invece la forza con cui aveva abbattuto quella porta indicava che anche lui era nervoso; be’ dopotutto stavano finalmente per ottenere delle risposte; nel caso specifico del comandante Smith, le risposte che stava cercando da una vita. Notarono subito che il cassetto conteneva un doppiofondo e una volta rimosso, vi trovarono conservati tre libri. Erwin era sempre più emozionato ma lasciò che fosse Eren a prendere ed aprire il primo volume, lui si limitò ad appoggiare la lampada sul tavolo e prendere posto accanto a Levi.

Restarono tutti senza parole quando trovarono quell’immagine; era troppo definita per essere un ritratto o per essere stata disegnata a mano. Eren lesse ad alta voce, mentre il cuore di Smith perse un battito: 

 

“L’umanità non è stata sterminata ne distrutta”

 

Il comandante si inginocchiò a terra, le lacrime iniziarono a scendere senza che potesse controllarsi. Levi acanto a lui gli strinse una spalla in un muto segno di vicinanza, non poteva lasciarsi andare anche lui in presenza dei mocciosi e della quattrocchi, anche se avrebbe voluto fare di più in quel momento per Erwin.

 

“Avevo ragione” mormorò dopo qualche secondo.

 

“Fuori dalle mura ci sono altri esseri umani” concluse Levi prendendo dalle mani di Eren quella fotografia per osservarla più da vicino.

 

 

 

 

844 - Quartier Generale della Legione Esplorativa

 

“Perché tra tutti avete scelto di affidarli proprio a me?” Sbottò Flagon una volta conclusa la presentazione delle nuove reclute al resto della Legione 

 

“Uhm perché sei affidabile?” Rispose divertito Erwin

 

“Credevo li volessi nella tua squadra” ammise seccato

 

“Non accetterebbero mai di seguire i miei ordini, non ora almeno, devono ancora farsi le ossa, ecco perché te li ho affidati, conto su di te per trasformarli in ottime reclute” disse strizzando l’occhio.

 

“La scusa che eri troppo occupato per accogliere nuove leve era una balla allora, dovevo immaginarlo, tuttavia se devo essere sincero devo ancora capire il tuo piano Erwin, spero solo che tutto questo ne valga la pena” il biondo si fermò ad osservare l’amico;

 

“Hai visto tu stesso di cosa è capace Levi”

 

“Oh lo chiami già per nome? Ti ricordo che quel ragazzo sta solo aspettando l’occasione giusta per farti fuori” Erwin rise di gusto

 

“Già, ha un bel caratterino ecco perché ti ho affidato il suo addestramento”

 

“Sii serio per una volta” 

 

“Lo sono. Tranquillo, ho tutto sotto controllo, Levi non è una minaccia e noi sfrutteremo il suo incredibile talento per la nostra causa; non vedo l’ora di vederlo in azione contro dei titani, sarà magnifico” Flagon non rispose, gli era bastato vedere l’espressione sul viso di Smith per sapere che non avrebbe mai cambiato idea; sperò nuovamente che avesse ragione e decise di fidarsi del suo giudizio.

 

 

 

Città sotterranea - quello stesso momento 

 

“Si, erano decisamente uomini della Legione Esplorativa ho riconosciuto lo stemma sui loro mantelli” disse il barista mentre gli versava l’ennesimo bicchiere.

 

“Hanno catturato Levi e due suoi amici quel Farlan e la mocciosa nuova, Isabel penso si chiami” concluse lasciando la bottiglia sul bancone accanto all’uomo.

 

“Ehi non ti ho chiesto la fottuta storia della tua vita, non me ne frega un cazzo di quegli altri mocciosi, ti ho solo chiesto di Levi” l’uomo dietro il bancone sorrise.

 

“Hanno faticato per prenderlo sai? Mi ha ricordato terribilmente te, per un attimo ho pensato che si sarebbe liberato e li avrebbe sterminati tutti, tirando fuori un coltello da chissà dove”. Kenny Ackerman si sistemò meglio il cappello sugli occhi mentre il barista lo osservava, gli venne il dubbio di aver parlato troppo.

 

“È ancora un moccioso, ne deve fare di strada prima di essere paragonato a me; non è ancora pronto per sterminare nessuno, comunque ti ringrazio per le informazioni vecchio mio” disse svuotando in un sorso il suo bicchiere per poi lasciare una manciata di monete sul tavolo. Il barista lo fissò per un attimo allibito per poi tornare a fare il suo lavoro.

 

 

 

850 - Shinganshina 

 

“Va tutto bene?” Chiese Levi avvicinandosi al comandante. Erano da poco rientrati dall’incursione nella cantina; ed Erwin aveva insistito per prendere in prestito il primo dei tre libri di Jaeger. Da quando erano tornati nelle loro stanze, non aveva fatto altro che leggerne una pagina dopo l’altra, anche ora se ne stava comodamente seduto su di una poltrona; accanto al letto, solo quando sentì la voce del capitano alzò la testa.

 

“È incredibile Levi, è una storia incredibile, devi leggerla assolutamente” disse incredulo ed emozionato. Sembrava un bambino.

 

“Lo farò. Domani dobbiamo rientrare al quartier generale e divulgare ciò che abbiamo scoperto da quei libri” Erwin lo guardò sinceramente sorpreso. 

 

“Vuoi renderne pubblico il contenuto?” 

 

“Certo. L’umanità deve sapere, credevo avresti fatto lo stesso, o forse ora che sai di aver sempre avuto ragione non ti importa più di altro?” Non c’era accusa nella sua voce, eppure il comandante si sentì come se l’altro lo stesse rimproverando.

 

“No, certo che no. Scusami Levi è che sono ancora scosso dalla portata di tutte queste informazioni” il capitano si avvicinò 

 

“Pensi che anche Kenny sappia la verità?” Chiese fissandolo dritto negli occhi. Ecco, a quello non ci aveva pensato; era impossibile che il capitano Ackerman sapesse cosa nascondeva la storia dell’isola di Paradise, era assurdo, tuttavia...

 

“Tu pensi che sappia qualcosa?” Domandò incerto; Levi gli si sedette letteralmente in braccio, facendogli posare finalmente quel libro in terra

 

“Sia chiaro, io non mi fido di ogni singola parola che possa uscire dalla bocca di quel bastardo, ma il suo cazzo di comportamento sembra nascondere qualcosa, anzi, sembra sapere qualcosa che a noi sfugge, e questo mi fa incazzare; è come se stesse giocando con noi, giocando ad una fottuta partita di cui solo lui conosce, al momento, le regole”. Erwin non disse nulla, si limitò ad abbracciarlo.

 

“Va tutto bene?” Chiese Levi dopo un po’ 

 

“In che senso?”

 

“Be’ il siero, hai notato qualcosa di strano, cioè ti senti strano da allora?” Disse accarezzandogli il braccio destro e giocando con la sua mano.

 

“No, mi sento benissimo. A cosa stai pensando ora?” Perché sapeva che dietro quelle domande c’era sotto qualcosa;

 

“Kenny mi ha affidato quel fottuto siero. Quando si è arreso, quando sono entrato con Hanji e i mocciosi in quella caverna, il bastardo era lì, mi aspettava. Quando ha deposto le armi, mi ha consegnato l’astuccio che lo contendeva” Erwin lo ascoltava, non voleva perdersi nessun dettaglio di quella confessione, lui era a conoscenza solo del fatto che Ackerman avesse dato a Levi il siero rubato poco prima a Rod Reiss, ma anche in quell’occasione, il suo compagno non si era sprecato in dettagli, ora invece gli stava spontaneamente raccontando tutto.

 

“Quanto mi fa incazzare quel suo comportamento di merda. Era li con quella sua faccia da schiaffi, contento di essere arrestato quando all’improvviso mi consegna quel fottuto pacchetto”

 

“E tu cosa hai fatto?” Chiese Erwin non riuscendo a trattenere la curiosità.

 

“Gli ho dato un pugno in faccia, almeno la smetteva di parlare, era irritante” il comandante sorrise.

 

“Perché, che ti ha detto?” Levi lo guardò male, tuttavia rispose;

 

“Ho preso questo dallo zaino di Rod poco fa, con un’iniezione ci si può trasformare in gigante, è un regalo, confido che lo userai nel modo corretto” scimmiottò, Erwin resistette nel ribadire per l’ennesima volta, quanto Levi che imitasse Kenny fosse pericolosamente simile all’originale, non voleva rovinare un altro bel momento d’intimità che stavano trascorrendo insieme.

 

“Solo questo?” Rispose invece, se Levi era arrivato a colpirlo; Ackerman doveva necessariamente aver aggiunto altro;

 

“Fai la cosa giusta moccioso, d’altronde l’hai sempre fatta, somigli tutto a tua madre in questo” concluse. Erwin era senza parole.

 

“Tua madre?” Chiese timoroso dopo qualche secondo d’incredulità.

 

“Ho pochissimi ricordi della mia infanzia” iniziò a raccontare Levi

 

“Ma nei miei primi ricordi c’è Kenny che mi prende con se’ dopo la morte di mia madre. Non ricordo nulla di lei, ne il suo viso, ne la sua voce. Ero un moccioso del cazzo allora, e Kenny mi ha praticamente allevato. Ho imparato tutto da lui, devo a quel bastardo il fatto che sono diventato adulto. Per quanto mi scoccia ammetterlo, sono sopravvissuto così a lungo in quel posto di merda solo grazie a lui” Erwin era ancora in silenzio, non lo credeva possibile, eppure finalmente Levi stava aprendo il suo cuore e lui stava iniziando a capire il suo rapporto con Kenny.

 

“A questo punto pensi che il capitano Ackerman sia tuo padre?” Aveva già posto al suo compagno quella domanda;

 

“So che doveva avere un qualche legame con lei, altrimenti non mi avrebbe trovato, ci ho pensato per anni, dopotutto io e quel bastardo ci somigliamo davvero a parte tutto” ammise passandosi una mano sui capelli tirandoseli indietro; Erwin lo strinse più a se’

 

“Lo sai vero che ora che conosciamo la verità dobbiamo andare da lui?” Chiese

 

“Preferirei evitare di vederlo” ammise Levi

 

“Perché?”

 

“Perché non sarei responsabile delle mie azioni. Lo odio Erwin, quell’uomo mi ha abbandonato” urlò quasi con le lacrime agli occhi. Il comandante era sorpreso, non lo aveva mai visto così sconvolto, nelle rare volte che aveva visto Levi in quello stato, in preda alle sue emozioni, Kenny Ackerman era sempre coinvolto, e la cosa non gli piaceva affatto. Si limitò a cullarlo dolcemente, Levi sembrava così piccolo tra le sue braccia, aveva sempre dimostrato meno anni di quelli che in realtà aveva, complice forse la statura minuta, però a lui non era mai importato, l’aveva sempre visto perfetto, e ai suoi occhi lo era.

 

“Vuoi raccontarmi tutto?” Chiese dolcemente una volta che l’altro aveva preso a calmarsi. Levi si alzò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, tuttavia era ancora seduto sulle sue gambe e non aveva intenzione di lasciare quella posizione.

 

“Be’ non c’è molto altro da dire, quel bastardo mi ha allevato, mi ha cresciuto e poi un giorno improvvisamente se n’è andato, così, dal nulla, non una parola, non una spiegazione, ho alzato lo sguardo ed era sparito. Ero ancora un moccioso allora, non capivo il suo comportamento e ti confesso che non lo capisco nemmeno ora; all’inizio pensavo fosse colpa mia, che se ne fosse andato per qualcosa che avevo fatto, per come mi ero comportato; poi ho pensato gli fosse successo qualcosa, altra ipotesi assurda visto che lo reputavo l’uomo più forte del mondo” si voltò Erwin sorrideva dolcemente mentre lo ascoltava;

 

“Non azzardarti a raccontarlo a nessuno o sei morto biondino del cazzo, ti faccio fuori davvero, gigante o no” il comandante rise di gusto

 

“Non oserei mai mettermi contro il soldato più forte dell’umanità, comunque è normale Levi, ogni bambino crede che il proprio genitore sia il migliore al mondo, il suo eroe” il capitano sbuffò 

 

“Non era il mio eroe, però si, devo ammettere che c’è stato un periodo della mia vita in cui volevo essere come lui” Erwin lo fece voltare prima di baciarlo. Fu un contatto dolce e inaspettato, nessuno di loro era abituato a quella tenerezza, c’era come una sorta d’intimità nuova, che prima di allora non avevano ancora sperimentato.

 

“Andrà tutto bene Levi. Interrogheremo Kenny insieme e otterremo altre risposte” concluse deciso il comandante.

 

“Lo spero” disse alzandosi di scatto dalle sue gambe dove era ancora accovacciato. Erwin lo guardò confuso, poi il capitano iniziò lentamente a slacciarsi la cintura. Si spogliò con cautela sempre mantenendo il contatto visivo con il comandante, prima si levò i pantaloni, poi la camicia, quando restò completamente nudo, al termine di quello strano e sensuale spogliarello allungò la mano verso Erwin in un chiaro invito. Come sempre non servivano parole inutili tra loro, il biondo si alzò velocemente dalla poltrona, fece attenzione a non calpestare il libro di Jeager ancora abbandonato a terra, e seguì Levi fino al letto. 

 

Per quella sera Kenny e il resto del mondo avrebbero aspettato. Levi voleva solo potersi abbandonare al calore di Erwin e non pensare ad altro.

 

 

 

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Capitolo 7
*** 7. ***


7.

 

 

 

844 - Quartier Generale della Legione Esplorativa 

 

“Tu, cos è quell’impugnatura?! Quella lama non è fatta per essere presa in quel modo. Vuoi forse morire appena metterai piede fuori dalle mura?!” 

 

Avevano appena iniziato con l’addestramento e Flagon stava già faticando a farsi rispettare da Levi. Nascosto dietro gli alberi, dove nessuno poteva accorgersi della sua presenza, Erwin osservava pensieroso lo scambio di battute tra i due. Inizialmente non voleva andare lì, si fidava di Flagon, l’aveva detto più volte anche al collega caposquadra, eppure non aveva resistito, era stato più forte di lui, voleva controllare che l’addestramento delle nuove reclute e in particolare di Levi, procedesse senza intoppi. Non sapeva nemmeno lui da dove proveniva quest’ansia, non aveva mai provato nulla di simile prima, pensò fosse solo la tensione, in fondo la cattura di Lovof sarebbe stata un grosso colpo, non dovevano esserci errori, non poteva permetterseli.

 

“Forse sarai tu a finire in quel modo” 

 

Erwin si trattenne dallo scoppiare a ridere, che Levi non avesse peli sulla lingua o rispetto verso i suoi superiori e dell’autorità in generale, l’aveva capito dal loro primo incontro nella città sotterranea, tuttavia vederlo rispondere per le rime a Flagon lo stava divertendo più del previsto.

 

“Basterà tagliare la nuca del gigante no? Perciò farò come voglio” concluse il ragazzo prima di azionare il dispositivo di manovra e partire all’attacco. Erwin scelse quel momento per uscire dal suo nascondiglio e palesare la sua presenza.

 

“Dovevo immaginarlo” fu l’unico commento del altro caposquadra nel vederlo; non era troppo felice forse perché ancora irritato per le parole e la mancanza di rispetto di Levi.

 

“Scusami ma non ho resistito, volevo assistere al suo primo volo con indosso le Ali della Libertà” 

 

“Hai sentito vero come si è rivolto a me? Quello che mi ha detto? Spero per lui che sia fottutamente bravo o giuro che non servirà scomodare i titani, ci penserò io a farlo fuori!” Erwin si avvicinò 

 

“Prego, seguilo e verifica tu stesso, ho cieca e assoluta fiducia nelle capacità di Levi” si limitò a dire. Flagon non rispose, azionò il suo dispositivo e partì all’inseguimento. Aveva un bruttissimo presentimento ma per l’ennesima volta non disse nulla.

 

 

 

850 - Distretto di Trost - 3 giorni dopo la battaglia di Shinganshina 

 

Come era prevedibile la notizia del successo della missione nella cantina di Jaeger era arrivata sino alla capitale. La giovane regina Historia e le più alte cariche di governo si erano personalmente recate nel distretto di Trost per gestire al meglio la situazione, dovevano essere prese molte importanti decisioni in quei giorni, decisioni dalle quali sarebbe dipeso il destino dell’umanità. Durante la riunione fu Erwin a riassumere ai presenti la situazione:

 

“Grazie al sacrificio di molti nostri compagni della Legione Esplorativa abbiamo finalmente riconquistato i territori di Muro Maria e sconfitto il gigante Colossale appropriandoci del suo potere” mormorò toccandosi inconsciamente il braccio destro. Non era necessario, tutti i presenti in quella sala sapevano cosa era ora il comandante Smith, tuttavia Levi si prese qualche secondo per scrutarli, voleva capire se qualcuno di loro avrebbe potuto essere una minaccia in futuro. Alla fine venne presa la decisione di divulgare al resto dell’umanità la verità; d’altronde tutti coloro che vivevano all’interno delle mura ora condividevano lo stesso destino. 

 

Qualche ora dopo...

 

“Dove sei stato?” Chiese Erwin distrattamente mentre Levi rincasava chiudendo frettolosamente la porta alle sue spalle.

 

“Con Hanji, a parlare coi giornalisti, volevo qualche cazzo di notizia, sapere se avevamo preso la decisione giusta” disse togliendosi la giacca restando solo con indosso la camicia. Erwin si perse qualche minuto a guardarlo; entrambi non erano abituati ad indossare abiti civili, così finiva per incantarsi ogni volta; ma d’altronde Levi gli era parso bellissimo anche ricoperto di sangue, fango e polvere; era con la divisa e le Ali della Libertà sulle spalle però, che dimostrava tutto il suo fascino.

 

“E non fissarmi sempre, sei inquietante” sbottò infatti il giovane Ackerman.

 

“Scusa, allora novità?” Disse offrendogli una tazza di the caldo.

 

“Come prevedibile c’è il caos, qualcuno ha accettato la storia così com’è, per qualcuno sono tutte stronzate, altri credono sia solo propaganda o teorie della cospirazione” ammise bevendo un sorso e sedendosi stancamente. 

 

“Quando hai intenzione di andare da Kenny?” Chiese di colpo il comandante; non voleva forzarlo, però sapeva che se non avesse insistito non avrebbero più affrontato quell’argomento. 

 

“Non ho voglia di parlare con lui ora, c’è altro da fare, dobbiamo organizzare anche il rito funebre per commemorare i caduti della battaglia” mormorò controvoglia. Erwin sbatté un pugno sul tavolo, facendolo sobbalzare, non se lo aspettava. Lo guardò male, ma Erwin non si pentì del suo gesto.

 

“Tu non hai un cazzo da fare Levi. Io sono ancora il tuo comandante e non ti ho dato ordini. Devi andare nelle prigioni e parlare con il capitano Ackerman, non puoi continuare a scappare” il capitano si alzò di scatto fronteggiandolo

 

“Non tirare fuori la carta del comandante quando ti fa comodo Erwin, non ho intenzione di sottostare ai giochetti di Kenny, e ora lasciami in pace cazzo” provò ad andarsene ma venne fermato dal biondo

 

“Levi per favore. Non chiuderti in te stesso. Cosa succede?” Tentò dolcemente. Credeva che dopo le confessioni di qualche giorno prima, il suo compagno avesse imparato a fidarsi di lui, evidentemente si sbagliava; Levi non voleva il suo sostegno, come al solito era convinto di dover combattere le sue battaglie da solo. Aveva paura di quel confronto con Kenny, questo Erwin l’aveva capito, tuttavia sapeva anche che non avrebbe potuto evitarlo in eterno. Ackerman poteva nascondere informazioni preziose per la loro causa; dovevano interrogarlo anche per questo, possibile che Levi non lo capisse? No, lo capiva benissimo, tuttavia non voleva cedere, era così testardo; ed Erwin sapeva benissimo che quando prendeva una decisione era quasi impossibile fargli cambiare idea. Bastò uno sguardo, poi il comandante si fece da parte; Levi non disse una parola, posò la tazza di the ancora tiepido sul tavolo, recuperò la sua giacca e se ne andò chiudendo la porta. Erwin lo vide allontanarsi dalla finestra; istintivamente si strinse il braccio destro, non voleva essere sopravvissuto solo per vedere Levi soffrire così, doveva fare qualcosa; per l’umanità e per il suo compagno. Prese il cappotto e si diresse verso le prigioni.

 

 

Quella sera...

 

Aveva cavalcato a lungo, senza meta, aveva solo bisogno di prendere aria e respirare. Il sole era da poco tramontato all’orizzonte; Levi capiva perfettamente cosa voleva dire Erwin, comprendeva la sua preoccupazione e i suoi sentimenti tuttavia si era sentito improvvisamente soffocare, la verità era che si sentiva sotto pressione da quando avevano riconquistato i territori di Muro Maria. Quella doveva essere la battaglia finale; ebbene non lo era stata, anzi, gli aveva mostrato uno scenario ancora più spaventoso e complicato; era tutto più facile quando credevano che i loro nemici fossero solo i giganti e non il resto del mondo. A complicare le cose c’era anche Kenny, quel bastardo che si era fatto catturare apposta, che volontariamente gli aveva consegnato quel siero e che, in un modo che ora completamente gli sfuggiva, era già al corrente di cosa sarebbe successo. Improvvisamente sentì l’impulso di spaccare qualcosa. Lui conosceva bene Kenny Ackerman per questo ne era certo; lo squartatore aveva un fottuto piano, lui aveva sempre saputo la verità sul loro mondo, ma allora perché non aveva mai parlato prima? Perché aveva aspettato tanto a tradire Rod Reiss? Non era lui che aveva sempre inseguito il potere? Con le informazioni di cui disponeva avrebbe potuto fare qualsiasi cosa anche un fottuto colpo di stato. Scese da cavallo, tirò fuori un coltello e lo lanciò verso l’albero più vicino. Era incazzato e il comportamento di Erwin l’aveva mandato ancora di più in bestia; si era confidato con lui, gli aveva raccontato il suo passato, il suo legame con Kenny; perché allora non capiva quanto fosse difficile per lui andare in quella cazzo di cella, vederlo e parlargli?!

 

“Prima o poi caverai un occhio a qualcuno se continui a lanciare oggetti cosi pericolosi” disse una voce uscendo da un cespuglio. Era un uomo biondo che Levi non conosceva, anche se aveva un qualcosa di familiare. Gli sorrise, poi si diresse verso l’albero e recuperò il coltello che aveva lanciato poco prima. Glielo restituì lanciandolo con la stessa energia, Levi non se lo aspettava, tuttavia lo prese al volo. 

 

“Hai ottimi riflessi” disse il biondo avvicinandosi

 

“Anche tu non sei male, hai una buona mira” quel tizio non la smetteva di sorridere

 

“Ho imparato dal migliore” ammise

 

“Basta con le stronzate. Dimmi chi sei e cosa vuoi, mi stavi forse spiando?” sbottò Levi preparandosi ad affrontarlo.

 

“Cavolo, sei proprio identico a tuo padre, subito sulla difensiva, non si può mai avere una conversazione tranquilla con voi Ackerman” ora aveva catturato tutta la sua attenzione.

 

“Chi cazzo sei? Chi ti manda?”

 

“Levi ora calmati, non mi manda nessuno. Sono qui di mia spontanea volontà” tuttavia questo mise ancora di più il capitano sull’attenti.

 

“Come sai il mio nome e come conosci mio padre? Nemmeno io so chi sia mio padre” l’uomo sospirò stancamente

 

“Pensavo fossi più intelligente di Kenny; ormai dovresti averlo capito chi è tuo padre, cavolo più cresci e più diventi simile a lui” Levi era senza parole, che cazzo stava insinuando quel tipo misterioso?! Lo osservò meglio, era leggermente più basso di lui e sembrava disarmato, se le cose si fossero complicate non avrebbe faticato a metterlo al tappeto. 

 

“Quindi è vero, Kenny Ackerman è mio padre” concluse 

 

L’uomo sorrise “Pensavo te lo avesse detto anni fa”

 

“Mai esplicitamente” si giustificò Levi, non sapeva perché, ma sentiva il bisogno di doverlo specificare 

 

“L’ho sempre detto che siete identici, due zucconi” stava ancora ridendo, e Levi si stava innervosendo sempre di più; 

 

“Come sai queste cose? Chi cazzo sei tu?” Già non glielo aveva ancora detto. Tirò nuovamente fuori il suo coltello. Il biondo non sembrò minimamente turbato.

 

“Conosco Kenny da molti anni sono un suo amico, sono stato anche a trovarlo poco fa, perché non sei ancora andato a parlare con lui? Non ti aveva forse detto di raggiungerlo dopo aver scoperto la verità su queste mura e sull’isola di Paradise, allora perché tu ed Erwin non siete ancora andati da lui?” Ora Levi non ci stava capendo più nulla, come faceva quel tipo a sapere tutte quelle cose? Come conosceva anche Erwin? Senza pensarci gli si scagliò addosso lanciandogli il coltello.

 

Uri lo parò col braccio, esattamente come anni prima aveva fatto con Kenny.

 

“Ripeto: sei identico a tuo padre”.

 

 

 

 

844 - Residenza estiva della famiglia Reiss

 

 

“I miei uomini mi hanno riferito che è entrato nella Legione Esplorativa” ammise quasi con disgusto; mentre si sedeva scompostamente sulla sedia messa a sua disposizione dal padrone di casa.

 

“Avresti preferito il Corpo di Gendarmeria?” 

 

“Non fare questi discorsi del cazzo con me Uri; non attaccano” l’altro sorrise.

 

“Hai iniziato tu a parlare di Levi. Sei tu che sei andato personalmente fino alla città sotterranea per verificare se il caposquadra Smith avesse seguito il consiglio. Eri preoccupato, non c’è nulla di male ad ammetterlo!” Se lo sguardo avesse potuto uccidere, Uri Reiss sarebbe molto in quel momento.

 

“Non ero, non sono preoccupato, dannazione Uri” sbottò alzandosi di colpo facendo cadere la sedia dietro di lui.

 

“Va bene così Kenny” disse l’altro avvicinandosi e sfiorandogli delicatamente il braccio per calmarlo. 

 

“Non è che non mi fidi del tuo piano, o del moccioso del cazzo” ammise il capitano Ackerman dopo un po’, cercando di evitare lo sguardo dell’ex sovrano.

 

“Non ti fidi di Smith vero? Credevo ti avesse fatto una buona impressione” Mormorò Uri pensieroso;

 

“È intelligente lo ammetto, forse troppo intelligente; si farà ammazzare, morirà giovane” il biondo scoppiò improvvisamente a ridere

 

“L’ho visto Kenny, Levi è destinato ad Erwin e non ci possiamo fare nulla, solo cercare di salvare il salvabile, lo sai, se ho ideato tutto questo è solo per proteggerlo” il sorriso era sparito di colpo dal suo volto. Kenny non disse una parola, si limitò a stringerlo tra le sue braccia.

 

“Lo so, ciò non toglie che quel biondino mi stia sul cazzo” Uri tornò a sorridere

 

“Abbiamo ancora tempo Kenny, non preoccuparti, ho pensato a tutto, finirà bene” concluse dandogli un veloce bacio a stampo.

 

“Dipende da cosa intendi per bene”.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** 8. ***


8.

 

 

 

850 - Prigioni della Legione Esplorativa 

 

Quel giorno, Kenny Ackerman era decisamente annoiato; all’inizio di tutta quella fottuta storia, quando Uri gli aveva spiegato il suo GRANDE piano gli era sembrata un’idea divertente quella farsi catturare; ed era stato pure lui a proporlo, ma ora, be’ stava iniziando a pentirsene. Erano passati già parecchi giorni, o almeno così gli pareva, dall’ultima visita del ex sovrano e non aveva ancora ricevuto notizie da quel moccioso di Levi e del suo cazzo di biondo comandante. In quella cella regnava l’oscurità, non c’erano finestre solo tanta umidità; l’unico essere vivente con il quale aveva contatti era il secondino incaricato di consegnargli i pasti, e non parlava per niente, si limitava a lasciargli il vassoio del cibo senza dire una parola. Uno strazio. Inizialmente i mocciosi della Legione Esplorativa avevano provato ad interrogarlo per estorcergli informazioni, quello sì che era stato uno spasso; ora però da quando avevano riconquistato i territori di Muro Maria non si era più fatto vivo nessuno. Si sentiva oltre che annoiato, abbandonato.

Era ancora immerso nei suoi pensieri quando la porta principale si aprì di colpo, mostrando l’imponente figura di Erwin Smith; lo squartatore si trovò improvvisamente a ghignare, finalmente, ora ci sarebbe stato da divertirsi. 

 

“Ehi ehi, piano o romperai quella porta, a cosa dobbiamo tale onore comandante Smith?!” Concluse beffardo portandosi fino alle sbarre per poterlo osservare meglio. Erwin aveva portato con se solo una candela ma bastava per illuminare l’ambiente circostante. Il comandante riprese fiato, dopo aver visto Levi allontanarsi, non aveva perso tempo e si era recato alle prigioni, voleva delle risposte e le voleva subito, ne aveva bisogno; questa volta non ci sarebbe stato spazio per la diplomazia. Avrebbe fatto parlare Ackerman, con le buone o con le cattive; in qualche modo ci sarebbe riuscito. Era preoccupato per Levi e per ciò che quell’uomo poteva ancora nascondere, se era una minaccia l’avrebbe scoperto. 

 

“Oh vedo che ti è spuntato qualcosa che l’ultima volta non c’era, ahah quel moccioso ne sarà contento” ovviamente alludeva al suo braccio destro; tuttavia non gli piacque per niente il riferimento a Levi ne il tono utilizzato, per non parlare del velato doppio senso. Erwin si ricompose un attimo o non sarebbe stato responsabile delle proprie azioni. Possibile che ogni volta che incontrava Kenny Ackerman gli venisse voglia di spaccargli la faccia? Sentiva già il venir meno dei propri buoni propositi, ed era lì solo da pochi minuti.

 

“Taci. Non ho tempo per queste cose, ora tu parlerai, e mi dirai tutto; ogni cosa” disse avvicinandosi minaccioso. Lo squartatore non arretrò di un passo, si fronteggiarono per interminabili secondi, come due leoni pronti a sbranarsi da un momento all’altro. 

 

“Non so proprio di cosa tu stia parlando, cosa potrei mai dirti?” Chiese Kenny mellifluo non smettendo di sogghignare. Erwin tirò un pugno alle sbarre, facendole vibrare. L’altro non si lasciò intimidire e non si scompose minimamente.

 

“Partiamo da Levi. Ora mi racconterai tutto. Sei suo padre vero?” Con quelle parole aveva catturato tutta l’attenzione dello squartatore. Kenny in quel momento pensò solo a quanto fosse incredibile Uri, aveva predetto anche quella conversazione, anche la reazione di quel biondino del cazzo era ESATTAMENTE come gliel’aveva descritta; 

 

“Se non ricordo male dovevate essere qua entrambi o non avrei parlato, erano questi gli accordi, dovevate conquistare Muro Maria, scoprire la verità e tornare da me. Ma non vedo quel moccioso, dove l’hai lasciato?”

 

“L’ho mandato in missione” mentì

 

“Stronzate. È scappato vero?” Erwin si maledisse internamente, come faceva quel vecchio a somigliare così tanto a Levi? Era troppo furbo e perspicace, era inutile provare a mentirgli; però non si sarebbe arreso, avrebbe ottenuto qualche risposta, questa volta non se ne sarebbe andato a mani vuote.

 

“Adesso non fingere che ti importi qualcosa di lui. L’hai abbandonato quando era solo un bambino, ora non giocare la carta del genitore amorevole” Erwin sorrise trionfante, l’espressione di Ackerman in quel momento era leggermente confusa, ma si riprese subito.

 

“Così te l’ha raccontato, non me lo aspettavo” ammise divertito grattandosi la nuca; questa rivelazione era stata una sorpresa, non se lo aspettava, Uri non aveva accennato a quello. Tuttavia tornò a sorridere; Kenny doveva ricordarsi più spesso che Levi non era solo suo figlio, ogni tanto anche i tratti in comune con la madre tornavano prepotentemente a galla; rendendo le cose ancor più problematiche.

 

“Allora Ackerman sto aspettando. Dimmi ogni cosa, abbiamo riconquistato i territori perduti, ora sappiamo la verità, conosciamo la storia di Eldia, adesso però voglio sapere cosa nascondi, come facevi a conoscere cosa avremmo trovato a Shinganshina, e cosa c’entra Levi in tutto questo?!” Il capitano lo fissò stancamente prima di sedersi per terra; invitò Erwin a fare lo stesso. Si massaggiò a lungo le tempie prima di iniziare a parlare.

 

“Ricordi cosa ho detto dopo la mia cattura? Che Levi è l’unica cosa che noi due abbiamo in comune, ora stammi bene a sentire biondino del cazzo, noi stiamo facendo tutto questo per Levi solo per quel fottuto moccioso ingrato e be’ indirettamente salvando lui salveremo anche l’umanità” Erwin non ci stava capendo nulla, pensò per una frazione di secondo che Ackerman fosse impazzito di colpo e quelli fossero solo i deliri di un folle.

 

“In che senso state facendo tutto questo per Levi? Poi perché hai parlato al plurale, chi altro sta tirando le fila? Perché tutta questa storia ovviamente non può essere solo opera tua” lo squartatore restò qualche secondo in silenzio prima di rispondere. Erwin era in attesa, sentiva che stava cedendo finalmente. O almeno lo sperava.

 

“Sai, sono offeso dal fatto che il tuo cervellino del cazzo non mi ritenga abbastanza intelligente da aver organizzato tutto questo.” Il comandante si avvicinò nuovamente alle sbarre, stava perdendo la pazienza.

 

“Basta con questi giochetti voglio la verità. Chi ha organizzato tutto questo? Voglio un nome”

 

Kenny sorrise.

 

“Torna a casa biondino. Se vuoi solo un nome te lo darò, ma non aggiungerò altro; per farmi parlare dovrai portare qui Levi.”

 

“Lui non vuole vederti” concluse lapidario, tuttavia Ackerman non la smetteva di ghignare, sembrava si stesse prendendo gioco di lui.

 

“Oh credimi, vorrà vedermi, lo conosco bene, conosco quel nano del cazzo da molto prima di te; ti ricordo che è mio figlio, non alzare la cresta solo perché te lo scopi, bel biondino” Erwin rimase immobile, non sapeva come controbattere. L’altro scoppio a ridere, faticando a controllarsi. 

 

“Uri Reiss” disse poco dopo, quando l’attacco di risa si era calmato. Il comandante lo fissò interdetto per qualche secondo;

 

“Cosa hai detto?” Era confuso

 

“Volevi un nome, te l’ho dato; Uri Reiss; è lui che ha ideato tutto questo.”

 

“Impossibile. Mi risulta che gli ultimi Reiss ancora in vita siano Historia e suo padre Lord Reiss. Non conosco nessun Uri, non ho mai sentito di nessuno che si chiamasse così” Kenny tornò a ridere.

 

“Non dirò altro bel biondino, salutami Levi quando lo vedi” disse prima di voltargli le spalle.

 

 

 

 

844 - Quartier Generale della Legione Esplorativa

 

“Spero solo che tu sappia cosa stai facendo” concluse Shadis fissando seriamente Erwin. Erano nell’ufficio del comandante, e il biondo caposquadra lo stava mettendo al corrente dei progressi fatti nell’ultimo periodo dalle nuove reclute provenienti dalla città sotterranea.

 

“Intendo farli partecipare alla prossima spedizione fuori dalle mura, ovviamente con il vostro permesso” l’uomo lo fissò a lungo prima di rispondere;

 

“Non hai bisogno del mio permesso, se credi che siano pronti mi fido del tuo giudizio Erwin. Però non sei venuto fino a qui solo per parlarmi di loro, dico bene? Allora, cosa ti turba ragazzo?” 

 

“Mi conosce bene signore. Ecco in realtà volevo condurre un’indagine ehm ufficiosa sul Corpo di Gendarmeria” Shadis lo guardò per un attimo sorpreso e allo stesso tempo allarmato

 

“Spiegati meglio, non riesco a capire, cosa stai cercando di dirmi?”

 

“Il capitano Ackerman” mormorò. Il comandante si sedette stancamente sulla sedia, prendendo a massaggiarsi nervosamente le tempie.

 

“Te lo sconsiglio. Kenneth Ackerman ha amicizie potenti, è praticamente intoccabile, indagare su di lui potrebbe mettere fine alla tua carriera. Ma che diavolo ti è venuto in mente? E poi come conosci Ackerman?”

 

“L’ho incontrato un paio di volte e...” ma venne interrotto dal suo superiore,

 

“Ackerman prende ordini direttamente dal sovrano e dalla sua cerchia di intimi. Non è di nostra competenza. Dimenticati di lui Erwin, lo dico per il tuo bene”

 

“Ma nessuno sa di cosa si occupa, cioè cosa fa di preciso?” Ritentò 

 

“Erwin, ragazzo mio, dico davvero, per il tuo bene scordati del Capitano e di questa storia, anche questa conversazione tra di noi non è mai avvenuta. Tu non hai mai incontrato Ackerman. È così Smith, non commettere gli errori del passato” bastò uno sguardo perché capisse. Non era sorpreso del fatto che il comandante sapesse di suo padre, doveva averlo letto in qualche sua scheda personale, era sorpreso solo da quella reazione, a suo avviso esagerata; chissà cosa nascondeva quel uomo per spaventare così tanto sia Nile che il comandante Shadis. Avrebbe seguito il consiglio e si sarebbe dimenticato di lui, c’era ancora la questione di Lovof da portare a termine, inoltre doveva organizzare la prossima spedizione fuori dalle mura; pensò improvvisamente a Levi. Senza rendersene conto era di nuovo al campo d’addestramento delle reclute. Lo vide calarsi per poi atterrare e toccare il dolcemente il suolo, sembrava un’uccello che aveva appena concluso il suo volo e ora ripiegava elegantemente le ali. Si era fermato a osservarlo completamente incantato. Fu Hanji a farglielo gentilente notare.

 

“Sai, puoi anche chiudere la bocca quando lo guardi. Sembri un maniaco” disse la donna dandogli una pacca sulla spalla, facendolo ritornare bruscamente alla realtà.

 

“Non stavo guardando nessuno. E non sono un maniaco” Hanji sorrise complice.

 

“Lo fissi incantato. Come se non avessi mai visto niente di più bello, e hai ragione, cioè quel ragazzino, quel Levi si muove veramente bene, non posso credere che abbia imparato da autodidatta a utilizzare il dispositivo di manovra tridimensionale, è un talento naturale” ma Erwin non l’ascoltava.

 

“Vorrei vederlo presto là fuori contro un vero gigante, hai notato come impugna la lama? Chissà che danni potrà infierire ad un titano..” Hanji continuava a parlare ma lui fissava Levi. Si stava liberando dall’imbracatura mentre conversava con i suoi inseparabili amici. Si stupì nel provare un leggero senso di fastidio; era assurdo, quei due ragazzi erano i compagni di Levi, perché ora non sopportava che lui stesse parlando con loro, o forse semplicemente non gli piaceva vederlo così a suo agio. Ricordava ancora la prima occhiata che gli aveva rivolto, e anche ora, quando le loro strade s’incrociavano, l’espressione di odio nei suoi occhi, ed una muta promessa; Erwin sapeva che la missione di Levi e dei suoi amici era quella di ucciderlo, sapeva ogni cosa, di come Lovof avesse promesso loro la libertà in cambio della sua morte; tuttavia, tuttavia era convinto che le cose non sarebbero andate in quel modo, avrebbe portato Levi dalla sua parte, avrebbero volato insieme. Quel ragazzo era l’incarnazione delle Ali della Libertà non lo avrebbe lasciato andare facilmente; avrebbe lottato per lui. 

 

 

“Fratellone, Smith ti sta ancora fissando” disse Isabel saltellando davanti a loro. Levi alzò un sopracciglio voltandosi completamente dal lato opposto facendo sorridere anche Farlan. 

 

“S’incanta come un ebete ogni volta che ti vede volare, fa quasi tenerezza” commentò il ragazzo. Levi decise di ignorare gli amici e proseguire fino alle loro stanze. Quando fu certo che fossero rimasti soli, chiuse la porta dietro di loro e si abbandonò ad un sospirò stanco.

 

“Se non ti conoscessi bene, direi che stavi scappando da lui” ammise Farlan. Bastò un occhiata per zittirlo.

 

“Levi, se hai per caso cambiato idea...”

 

“Zitto, ho detto che sarò io ad occuparmi di lui e lo farò, tu pensa a recuperare quei fottuti documenti” 

 

“E io cosa devo fare?” Chiese Isabel ingenuamente mettendosi in mezzo ai due. 

 

“Nulla, solo evitare di cacciarti nei guai. Non hai un superiore cotto di te, come ce l’ha il nostro Levi” concluse Farlan facendo urlare di gioia la ragazza, il diretto interessato invece si limitò ad arrossire, prima di borbottare “stronzate” ed uscire dalla stanza facendo attenzione a non incrociare lo sguardo dei suoi amici.

 

Farlan aveva esagerato con quella battuta, Erwin Smith cotto di lui; forse in una dimensione parallela o in una qualche realtà alternativa. Certo, doveva ammettere che si era accorto da tempo delle occhiate ammirate che gli lanciava quel biondino del cazzo, però da lì al dire che provava qualcosa per lui ne passava. Si stupì da solo dei suoi pensieri; lui aveva una missione; avrebbe ucciso Smith e recuperato quei documenti e poi sarebbero stati liberi; avrebbe guadagnato la libertà anche per Farlan e Isabel, non sarebbero più tornati alle loro vecchie vite. Ripensò di colpo alla sua infanzia; era da tanto che certi ricordi non tornavano a galla. Era da tanto che non pensava a Kenny, chissà se quel bastardo era ancora vivo, si immaginò la sua faccia se lo avesse visto ora, con le Ali della Libertà sulle spalle. Avrebbe fatto una qualche battuta del cazzo e avrebbe storto sicuramente il naso; si domandò cosa avrebbe fatto Kenny al suo posto, se avrebbe mai accettato l’offerta di Lovof; poi si ricordò di un particolare: Kenny non aveva amici, non aveva qualcuno a cui teneva come lui teneva a Farlan ed Isabel. Alzò lo sguardo per fissare la volta celeste, il cielo era sereno e pieno di stelle; non si sarebbe mai stancato di quella vista, non si accorse che qualcuno si stava avvicinando fino a quando sentì qualcosa sfiorargli il braccio. Si voltò di colpo, pugnale in mano. Erwin Smith gli sorrise, quei cazzo di occhi azzurri fissi su di lui;

 

“Scusa non volevo spaventarti. Fingerò di non aver visto quel pugnale, se non ricordo male non fa parte delle armi in dotazione alle reclute o sbaglio?” Levi lo fissò a lungo, poi decise di mettere via l’arma, non era l’occasione giusta; non poteva ancora uccidere Smith. Era troppo presto.

 

“Questo pugnale è prezioso per me” disse sperando di risultare convincente e facendo il possibile per non incrociare lo sguardo del biondo.

 

“Lo tieni nello stesso modo in cui impugni le lame durante l’addestramento” fece notare. Erwin si avvicinò piano a lui, Levi capì che il caposquadra stava cercando d’avere una conversazione civile; tuttavia non era disposto a lasciarlo vincere facilmente; gli bruciava ancora l’atteggiamento che aveva avuto nella città sotterranea, per non parlare della sua faccia finita nel fango. Gliel’avrebbe fatta pagare. Prima o poi avrebbe ucciso Erwin, questo però non gli vietava di giocare un po’ con lui. In quel preciso momento gli tornarono in mente le parole di Farlan. Arrossì di colpo, senza sapere nemmeno il perché.

 

“Mi hanno insegnato ad impugnare il coltello così, è un metodo molto più letale, ho solo immaginato che anche per le lame sarebbe stato uguale” ammise sempre cercando di evitare d’incrociare lo sguardo del caposquadra 

 

“Alla prossima spedizione fuori dalle mura verrete anche voi. Ho parlato oggi col comandante Shadis. Quando ucciderai il tuo primo gigante vedremo se davvero questa impugnatura funziona” Levi non rispose, preferì voltarsi per tornare a fissare la volta celeste. Si appoggiò ad un albero.

 

“So che sei ancora arrabbiato con me per quanto successo nella città sotterranea, non mi scuserò per quello. Tu e i tuoi amici eravate dei criminali e come tali vi ho trattato” fece una pausa, ora Levi lo fissava con astio, Erwin poteva comprendere i suoi sentimenti ma c’era altro in quel momento che avrebbe voluto capisse;

 

“Quando saremo là fuori e saremo insieme voglio sapere di poter contare su di voi, una volta fuori dalle mura saremo noi contro di loro, non ci sarà posto per le questioni personali, i giganti attaccano e uccidono tutti indiscriminatamente” 

 

“Non girarci troppo intorno, dimmi chiaramente cosa vuoi” 

 

“Voglio una tregua Levi. Voglio che tu ti fidi di me. Ho grandi aspettative sul tuo futuro, hai un grande talento..”

 

“Mettiamo in chiaro una cosa, ho accettato di unirmi alla Legione Esplorativa solo per i miei compagni” Erwin accennò un sorriso 

 

“Lo so perfettamente. So tutto Levi” a quelle parole il ragazzo ebbe un brivido, per un attimo pensò di essere stato scoperto, ma poi Smith riprese a parlare;

 

“Tuttavia vorrei che col tempo tu apprezzassi questa vita, questa libertà, non scherzo quando dico che hai un dono Levi, ho visto molte persone volare ma nessuno come te, potresti fare la differenza” l’altro scoppiò a ridere

 

“Ti prego, basta cazzate Erwin, mi vuoi là fuori ad ammazzare giganti? Allora ammazzerò giganti, farò il mio dovere, completerò ogni missione che mi verrà affidata” concluse, ora erano l’uno di fronte all’altro erano vicinissimi, Levi poteva sentire su di se il respiro del caposquadra. Si era creata di colpo una strana atmosfera.

 

“Fratelloneeeee dove sei finito, fratellone Leviiiii” furono le grida di Isabel a riportare entrambi alla realtà. Levi si allontanò velocemente da Erwin spintonandolo via e senza voltarsi o dire una parola corse verso la ragazza. Il caposquadra sospirò stancamente appoggiandosi alla pianta, poteva ancora percepire la presenza di Levi accanto a sé, si passò una mano sul volto, quel ragazzo era incredibile; lo incuriosiva ed attraeva come nessuno prima di allora aveva mai fatto.

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Capitolo 9
*** 9. ***


9.

 

 

 

844 - Territori esterni 

 

La loro prima missione fuori dalle mura per il momento si stava rivelando un completo quanto inaspettato successo: Levi e i suoi amici quel pomeriggio erano riusciti ad abbattere un gigante e poco importava se avevano agito di testa loro. Erano rimasti tutti così sorpresi che persino il caposquadra Flagon aveva deciso di rimandare la ramanzina, li avrebbe strigliati a dovere una volta compiuta la missione, quando sarebbero tornati al Quartier Generale. Erwin ovviamente era quello più emozionato, oltre che insopportabile, continuava infatti a decantare le gesta di Levi ad ogni povero malcapitato che incrociava il suo cammino. Nessuno l’aveva mai visto così felice, sembrava quasi l’avesse ucciso lui quel gigante. Intanto il sole stava pian piano tramontando e l’intera squadra aveva deciso di passare la notte tra le rovine di un antico castello; anche se si trovavano nei territori esterni sarebbero stati al sicuro, i giganti non si muovevano di notte. Avrebbero ripreso la missione il giorno successivo. 

 

“Sai non avrei mai immaginato che saremmo riusciti a sconfiggere un gigante così facilmente” ammise Farlan sedendosi a terra; si sentiva più stanco del previsto, essere un soldato non era facile. Levi invece era stranamente pensieroso, più taciturno del solito;

 

“Si muoveva più velocemente di quanto pensassi” ammise, entrambi lo guardarono senza parole; era incredibile, non solo aveva ucciso un gigante ma non aveva battuto ciglio per tutto il combattimento; come se ammazzare titani fosse una cosa normale, come se non avesse fatto altro in vita sua. Per qualche istante Farlan pensò che Smith avesse ragione, non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma Levi sembrava nato per volare, quelle ali erano fatte per lui; loro tre però avevano una missione da compiere, non aveva importanza cosa avrebbe deciso di fare Levi della sua vita, per ora dovevano sottostare alle richieste di Lovof.

 

“Pensi davvero che QUELLO abbia portato i documenti con sé?” Si riferiva ad Erwin, il biondo caposquadra era ormai diventato l’argomento principale delle loro conversazioni. Sia per stuzzicare Levi con la scusa delle occhiate che l’uomo sempre gratuitamente gli elargiva, sia per la loro missione; infatti sembrava tenere sempre con se i documenti di cui avevano bisogno. Farlan si era introdotto nelle sue stanze ma non aveva trovato nulla, era tutto molto sospetto, troppo, sembrava quasi che quell’uomo stesse giocando con loro.

 

Alla fine avevano elaborato un nuovo piano; Levi avrebbe montato di guardia mentre i suoi amici avrebbero cercato nuovamente quei fascicoli nelle stanze del Caposquadra. “Vedi di non combinare guai” gli aveva ripetuto Farlan poco prima; Levi sbuffò, come se facesse apposta, fosse dipeso da lui avrebbe evitato quel biondino del cazzo fino al momento in cui l’avrebbe dovuto far fuori. Tuttavia; be’ erano un paio di giorni che non riusciva a togliersi dalla mente l’ultima conversazione avuta con Smith e quando ci ripensava, sentiva crescere dentro di sé una rabbia incredibile; quella vicinanza improvvisa, quel calore sconosciuto, che cazzo aveva provato quella sera?! Si riscosse subito, che gli stava succedendo? Fantasticare su quel biondino del cazzo, doveva essere impazzito. Sentì dei passi, qualcuno si stava avvicinando. Fece appena in tempo ad avvertire i suoi amici che Erwin Smith comparve davanti a lui in carne e ossa. Non poteva scappare, cazzo, non ci voleva, era l’ultima persona che voleva avere tra i piedi in quel momento. Non aveva voglia di affrontarlo ne di vederlo.

 

“Che ci fai qui tutto solo? I tuoi uomini non sono con te?” Levi provò a fare di tutto per evitare il suo sguardo; aveva promesso a Farlan di fare il bravo, doveva trattenersi.

 

“Non sono i miei uomini” rispose seccamente guardando il pavimento

 

“Capisco” Erwin avrebbe voluto dire tante cose, parlare di ciò che era successo tra loro magari, invece finì solo per lodare le sue gesta e ripetergli quanto fosse stato perfetto nell’uccidere un gigante durante la sua prima spedizione. Si scambiarono una lunga occhiata, entrambi volevano parlare di quanto era successo QUELLA fatidica sera ma entrambi non sapevano da dove iniziare. 

 

La mente di Levi era in subbuglio, sapeva ciò che doveva fare, doveva trovare quei fottuti documenti, consegnarli a Lovof in cambio della libertà e uccidere Smith; già; aveva detto che se ne sarebbe occupato lui e l’avrebbe fatto. Erwin Smith era una SUA responsabilità, la sua missione finale. D’altro canto c’era stato l’episodio di quella sera, perché cazzo ci pensava ancora, e perché ogni volta che fissava il biondo negli occhi, come stava facendo in quel momento, il suo cuore perdeva un battito. Perché si sentiva così, in compagnia del caposquadra, che cazzo significava? Avrebbe voluto urlare o spaccare qualcosa, invece non fece nulla se non perdersi nello sguardo di Smith senza dire una parola.

 

Erwin non versava in condizioni migliori. Appena aveva visto Levi tutto solo aveva pensato fosse un’ottima occasione per continuare la loro ultima conversazione. Non che avesse problemi con Farlan e Isabel, ma quando era con loro Levi gli sembrava così diverso. Arrivato vicino al ragazzo però aveva improvvisamente perso le parole e aveva straparlato su come fosse stato bravo nel uccidere quel gigante. Ovviamente Levi aveva visto il suo sguardo ammirato e ovviamente i suoi complimenti non sarebbero serviti, tuttavia voleva insistere. Quel ragazzo era il soldato migliore che avesse mai visto, aveva un talento unico, ma soprattutto voleva volare al suo fianco; voleva conoscerlo, scoprire cosa si nascondeva dietro quell’atteggiamento così distaccato e insofferente agli ordini. Levi lo attraeva come una calamita, lo attraeva come nessuno prima di allora aveva mai fatto. Sentiva ancora il calore del suo respiro; si era nuovamente incantato, si stavano fissando da parecchi minuti, non lo sapeva, aveva perso ogni cognizione del tempo, vedeva solo il ghiaccio degli occhi di Levi, ed era tutto ciò che gli interessava in quel momento.

 

“Fratelloneee scusa se ci ho messo tanto, ho finito di cambiarmi” ancora una volta Isabel li aveva interrotti. Erwin non poté fare altro che osservare i due allontanarsi. Si passò stancamente una mano sul viso, non capiva nemmeno lui cosa era appena successo; per la prima volta si rese conto di provare qualcosa per Levi, qualcosa che andava oltre l’ammirazione e il lavoro, qualcosa che in quel momento non riusciva ancora a comprendere o definire.

 

 

 

 

 

850 - Residenza Estiva della famiglia Reiss - 4 giorni dopo la battaglia di Shinganshina 

 

Quando Levi aprì gli occhi ci mise qualche secondo a capire dove si trovata, era in un letto, in una stanza che non conosceva, aveva un leggero cerchio alla testa ma per il resto sembrava stare bene, non aveva tagli o ferite. Si alzò a fatica e raggiunse l’unica finestra presente; il sole era già alto, probabilmente era da poco passato mezzogiorno, non riconosceva nulla di quel paesaggio, non riusciva a capire dove fosse finito; sentì il rumore di passi, così tornò sotto le coperte, in quel momento la porta della stanza si aprì; sulla soglia comparve un uomo, non era molto alto, anzi sembrava essere più basso dello stesso Levi, aveva i capelli biondi e due occhi grandi di un azzurro chiaro, gli sorrise;

 

“Vedo che ti sei svegliato, allora come stai?” Chiese dolcemente 

 

“Non male, dove mi trovo? Tu chi diavolo sei?”

 

“Ti ho trovato svenuto a terra nel bosco, hai rischiato l’ipotermia, cosa ci facevi li da solo in piena notte?” Levi storse il naso prima di cambiare atteggiamento;

 

“Qui le domande le faccio io, te lo ripeto dove cazzo siamo?”

 

“Vicino a Wall Rose, se vuoi recarti al quartier generale della Legione Esplorativa sarai lì in meno di due ore” disse l’uomo entrando nella stanza per poi dirigersi verso la finestra ed aprirla, entrò una leggera brezza; non sembrò minimamente toccato dal tono o dai modi di Levi

 

“Come fai a sapere che appartengo alla Legione Esplorativa?” L’uomo si voltò e si limitò ad indicare una sedia poco distante.

 

“Quando ti ho trovato avevi indosso quel mantello, ho semplicemente riconosciuto lo stemma” Levi si sentì uno stupido

 

“È vero che avete riconquistato i territori di Wall Maria?” Chiese d’un tratto il suo misterioso salvatore. Il capitano lo guardò malissimo, riprendendo il suo atteggiamento scontroso 

 

“Non sono affari tuoi, se vuoi qualche notizia leggi i giornali. Ti ringrazio per l’aiuto ma ora devo proprio andare, mi staranno cercando” disse provando nuovamente ad alzarsi dal letto, ma un lieve capogiro lo fece barcollare. L’uomo gli fu subito accanto per sorreggerlo, quando si toccarono per Levi fu come prendere la scossa, si ritrasse di colpo,

 

“Tu chi cazzo sei?” Chiese improvvisamente spaventato fissandolo con astio e cercando il pugnale che solitamente teneva sempre nascosto alla cintura. L’altro sospirò prima di allontanarsi;

 

“Se cerchi il tuo coltello l’ho preso io, è laggiù vicino al mantello e gli stivali, insieme al resto delle tue cose. Santo cielo, possibile che non si possa mai avere una conversazione civile con voi Ackerman?!” Levi lo guardò senza parole.

 

“Allora cosa hai visto?” Chiese poi il biondo alzando gli occhi al cielo vedendo che non stava ricevendo alcuna risposta dall’altro.

 

“Ho rivisto cosa è successo realmente ieri sera, perché prima non me lo ricordavo? Che cazzo mi hai fatto, mi hai drogato? Si può sapere chi diavolo sei?” L’uomo si sedette sul letto accanto a lui;

 

“Sapevo che la manipolazione dei ricordi non avrebbe funzionato con te, sei un Ackerman dopotutto, anche se lo sei solo per metà” disse sempre sorridendo aggiustandosi una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio, per un attimo a Levi quel gesto parve così familiare;

 

“Senti, basta stronzate su mio padre, i miei genitori o quello che è, voglio solo capire che cazzo sta succedendo qui e cosa state tramando tu e quel bastardo di Kenny” Uri non si mosse, si limitò a guardarlo negli occhi.

 

“Tu non sai chi sono, non sai la mia storia né quella di Kenny, non sai ancora nulla; se fossi andato da tuo padre come ti aveva suggerito ci saremo evitati questa spiacevole conversazione” 

 

“Non puoi raccontarmi tutto tu?” Il biondo scoppiò a ridere

 

“È giusto che sia Kenny a dirti tutto, appena ti sarai ripreso andremo da lui insieme” 

 

“Cosa ti fa pensare che accetterò tutto questo? Potrei anche decidere farti fuori una volta ripreso!” Uri non smise per un attimo di sorridere anche se assunse un atteggiamento di sfida;

 

“Sono più forte di te Levi, ti ho messo al tappeto ieri sera e anche se per poco posso usare la mia manipolazione dei ricordi su di te, ti conviene fare il bravo bambino” il capitano si sentì per la prima volta dopo tanto tempo con le spalle al muro. Che situazione di merda. Il misterioso amico di Kenny si stava rivelando pericoloso come lui, se non di più, decise di stare al gioco, ma alle sue regole:

 

“Ok, farò quello che vuoi ma ad una condizione” propose. Il biondo sorrise

 

“Va bene, il capitano Erwin Smith verrà con noi, è giusto che anche lui conosca la verità” Levi restò nuovamente senza parole.

 

“Volevi chiedermi di lui no?” Annuì ancora incredulo, poi si voltò verso la finestra. Restarono per qualche minuto in silenzio.

 

“Sono già stato qui vero?” Chiese improvvisamente il capitano.

 

“Già, tanti anni fa” confermò Uri.

 

“È stato Kenny a portarmi qui?”

 

“Lui era riluttante, l’ho convinto io, erano i primi mesi dell’anno, fuori c’era la neve, così eravamo isolati dal resto del mondo, mi piaceva, d’inverno questo posto ha qualcosa di magico. Ma Kenny continuava a ripetere che saremmo morti congelati, senza cibo e a inventare altri mille scenari apocalittici, penso si sia troppo abituato alle comodità della capitale per tornare ad apprezzare l’ambiente rurale” Levi lo fissava, pesava ogni parola che usciva dalla sua bocca in cerca di informazioni utili; gli venne uno strano dubbio:

 

“Io ho sempre vissuto nella città sotterranea? Sono nato lì?” Uri tornò a sorridere malinconico senza staccare gli occhi dal paesaggio.

 

“Era una mattina d’inverno, aveva nevicato la sera prima, anzi c’era stata una vera e propria bufera di neve. Quando sei nato era appena sorto il sole, è stata una delle prime cose che hai visto, l’alba; hai vissuto nella città sotterranea solo dai 6 anni, quando Kenny si era messo in testa d’insegnarti tutto ciò che sapeva perché ormai eri diventato grande!” l’ex sovrano dell’umanità sorrideva ancora perso nei ricordi; il capitano Levi invece era tornato ad osservare il paesaggio;

 

“Quante volte hai manipolato i miei ricordi?”

 

“Le volte che si è reso necessario, ma come hai visto tu stesso poco fa basta un niente perché tu li riacquisti” 

 

“Potresti farmi ricordare ogni cosa?”

 

“Un giorno Levi, te lo prometto; ora però i tempi non sono ancora maturi, abbi fiducia, un giorno saprai ogni cosa” era la promessa più sincera che in quel momento poteva fargli.

 

 

 

Stesso giorno - Mitras

 

“Si può sapere cosa stiamo cercando Erwin?” Chiese Hanji sommersa da una pila di libri. Quando il comandante era tornato dalla sua visita alle prigioni aveva richiamato all’ordine la caposquadra ed i ragazzi della squadra di Levi; ed era partito alla volta della capitale. Non aveva fornito molte spiegazioni ma la donna aveva intuito centrasse con la misteriosa scomparsa del capitano Levi.

 

“Un nome Hanji te l’ho già detto. Uri Reiss, dobbiamo trovare informazioni su quest’uomo. Per questo motivo ho mandato i ragazzi dalla Regina Historia, questo Uri potrebbe essere un suo familiare magari ricorda qualcosa”

 

“Erwin a quella ragazza hanno fatto il lavaggio del cervello. Hai sentito cosa ha raccontato, le hanno modificato i ricordi con il potere del gigante progenitore. Ed è stata la sua stessa sorella a farlo!”

 

“Gli uomini reagiscono sempre in maniera imprevedibile per proteggere chi amano” ammise il comandante.

 

“È per questo che lo stiamo facendo? Per proteggere Levi?” L’uomo la guardò confuso;

 

“Non serve Erwin, non ho bisogno di inutili spiegazioni, se è per il bene di Levi controllerò volumi per tutta la notte se necessario” disse prendendo un tomo enorme dallo scaffale. Smith le sorrise grato.

 

 

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Capitolo 10
*** 10. ***


10.

 

 

 

844 - Quartier Generale della Legione Esplorativa

 

Era tutto finito. Farlan era morto. Isabel era morta. Anche il caposquadra Flagon era stato divorato. Se chiudeva gli occhi, Levi poteva ancora vedere i volti dei suoi migliori amici; sentiva le urla di Isabel e il suo sguardo implorante; Farlan che lo salutava con un cenno mentre, consapevole, andava incontro alla sua fine. Poi il nulla, aveva sentito crescere dentro di lui oltre alla cieca e semplice rabbia anche una forza sconosciuta, non si era inizialmente reso conto di quello che stava facendo, quando ritornò in se era ricoperto di sangue, mentre ai suoi piedi c’erano i resti dei giganti. Li aveva tagliuzzati, affettati, ridotti in mille pezzi, non si distingueva nulla, nemmeno gli arti, aveva fatto un vero e proprio massacro. Si ricordava poco anche del dialogo che aveva scambiato con Erwin, in quel momento era ancora sconvolto e sotto shock; tuttavia, quando aveva incrociato quegli occhi azzurri si era sentito a casa; aveva come improvvisamente capito che quello era il posto a cui apparteneva, d’altronde ora non possedeva altro, c’era solo Erwin Smith e la sua promessa, il suo sogno, avrebbe donato le sue ali e il suo talento alla Legione Esplorativa e avrebbe seguito quel cazzo di comandante; ma ovviamente, solo per essere presente nel momento in cui anche lui sarebbe crollato e i suoi sogni si sarebbero scontrati con la dura realtà. Era ancora troppo orgoglioso per ammettere di essere rimasto colpito da Erwin e dalle sue parole.

 

Smith era ancora dietro di lui mentre si dirigeva verso la stanza che aveva condiviso solo fino a qualche giorno prima con Farlan e Isabel. Non si erano più parlati, non servivano altre parole inutili o frasi di circostanza; Erwin conosceva bene il senso di colpa e impotenza che accompagnava sempre i sopravvissuti ad ogni missione; aveva negli anni perso amici e compagni, di molti non ricordava quasi i nomi, ma poteva ancora vedere i loro volti pieni di terrore nell’attimo prima della fine. Guardò Levi, per un istante gli sembrò così fragile, avrebbe voluto stringerlo a sé e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Pensò di essere completamente impazzito, tuttavia quando si trattava di Levi lui perdeva veramente il senno; quando aveva sentito in lontananza le urla e visto quei giganti avvicinarsi aveva subito temuto il peggio, aveva cavalcato il più velocemente possibile verso i suoi uomini; mentre la sua mente gli trasmetteva immagini del corpo senza vita del ragazzo. Quando lo vide, tutto intero, ergersi su quella pila di resti non poté evitare di sentirsi sollevato. Poi incrociò il suo sguardo. Era stato forse troppo duro in quel momento, troppo sincero, tuttavia non voleva che i suoi sentimenti per Levi cambiassero la situazione. Voleva che quel ragazzo capisse cosa fosse realmente successo quel giorno; che i suoi amici non erano morti invano, nessuno di loro sarebbe mai morto invano. 

 

Levi fece per aprire la porta della camera, allungò il braccio per poi ritrarsi subito come scottato. Erwin dietro di lui non disse nulla; gli mise semplicemente una mano sulla spalla. Se a Levi diede fastidio non lo fece notare, riprovò ad aprire, questa volta ci riuscì. Entrò seguito dal caposquadra, fece brevemente il giro della camera e poi si sedette sul letto a castello che fino a qualche giorno prima aveva diviso con Farlan, c’erano ancora le sue cose sparse per la stanza, il suo pigiama era ancora abbandonato per terra. Levi aveva solo una gran voglia di piangere in quel momento; eppure le lacrime non volevano saperne di uscire, se ci pensava non aveva pianto nemmeno quando Kenny lo aveva abbandonato, ed era solo un moccioso a quei tempi. Ora era di nuovo solo. Alzò lo sguardo, Erwin era ancora lì, aveva fatto solo qualche passo all’interno della stanza e poi si era fermato, era in attesa, stava aspettando qualcosa, forse il permesso di Levi. Il ragazzo sbuffò:

 

“Vuoi startene lì fermo come un idiota per tutto il giorno?” Erwin sorrise, almeno quel mutismo era finito

 

“Volevo lasciarti il tuo spazio” disse semplicemente

 

“Questa cazzo di stanza è vuota, ho tutto lo spazio che mi serve, anzi è fin troppo grande per me, voglio una nuova stanza più piccola” non voleva essere così scontroso ma proprio non era riuscito a controllarsi, quando c’era di mezzo Smith non ragionava mai lucidamente.

 

“Va bene Levi. Tutto quello che vuoi” il moro storse il naso; 

 

“Smettila subito Erwin. Smettila con questo cazzo d’atteggiamento accondiscendente. Non sono un moccioso” il caposquadra si avvicinò 

 

“Lo so benissimo. Però so come ti senti o perlomeno posso immaginarlo, se posso fare qualcosa qualsiasi cosa per aiutarti ecco” Levi alzò lo sguardo per incontrare quello del biondo. Smith si trovò improvvisamente in difficoltà, erano vicinissimi; 

 

“Ecco io, insomma..” il ragazzo tornò a sbuffare

 

“Rilassati cazzo, non voglio più ucciderti e ti ho detto che avrei continuato ad essere le vostre fottute Ali della Libertà, che problemi hai?!” Non riesco a toglierti dalla mia testa, avrebbe voluto rispondere il caposquadra invece si girò di colpo dandogli le spalle

 

“Ora riposa, domani ti trasferiremo in un’altra stanza” disse prima di andarsene lasciando Levi confuso, ancora seduto a letto.

 

 

Quella sera...

 

“Così hai battuto in ritirata?” Nile fece un’espressione divertita mentre si scolava l’ennesima birra; Erwin iniziò a pentirsi di essersi confidato con lui; tuttavia, a conti fatti era l’unico amico che aveva; mai avrebbe raccontato le sue pene d’amore ad Hanji o altri. Solo il pensiero di quella donna gli provocò un brivido lungo la schiena. Bevve un sorso dal suo boccale.

 

“Ha appena perso i suoi migliori amici, ora ha bisogno di tempo” aggiunse in sua difesa;

 

“Bah sarà; da quello che mi hai raccontato sembra solo il classico stronzetto pieno di sé, affascinante, bel culo, ma a parte questo, davvero Erwin devo capire cosa ti attragga tanto di lui” il biondo sospirò 

 

“Non lo so, ho cominciato a sentirmi strano la prima volta che l’ho visto volare, dovresti vederlo sembra nato per quello” Nile fece una faccia annoiata

 

“Ok, sa volare bene e a quanto pare ha un fottuto talento per il massacro di giganti su larga scala, carattere di merda, bassino, continuo a non trovarci nulla d’interessante; cioè ti ricordi l’amica di Marie che ti ho presentato tempo fa? Lei almeno aveva un bel davanzale!” Smith sorrise;

 

“Sai che non mi sono mai fermato all’apparenza” Nile fece spallucce

 

“So solo che ti conosco da anni eppure mi sembra di non conoscerti affatto” fece una pausa “allora porterai lui al matrimonio?” Erwin sputò la birra

 

“Matrimonio?!” Nile rise dandogli una pacca sulla spalla

 

“Al matrimonio mio e di Marie, mi aspetto di vederlo, mi raccomando Erwin, devi presentarcelo come si deve” fece ammiccante. Il caposquadra si passò una mano sulle tempie, per un attimo si era immaginato Levi vestito da sposo, stava veramente perdendo il senno.

 

 

 

850 - Mitras

 

Erwin aveva consultato ogni biblioteca ed archivio presente nella capitale e non c’era traccia di Uri Reiss, nessuno aveva mai sentito quel nome prima, non compariva in nessun registro ufficiale, apparentemente non esisteva nessun individuo con quel nome; possibile che Ackerman si fosse inventato tutto per prendersi gioco di lui e guadagnare tempo? Era un’ipotesi per quanto assurda da non sottovalutare. Nemmeno i ragazzi della squadra Levi avevano avuto fortuna con Historia, d’altronde quella ragazza conosceva così poco sulla sua vera famiglia oltre al fatto che avevano manipolato la sua mente. Per un attimo Erwin fu colpito da un’illuminazione, i ricordi di Historia erano stati riscritti, come era accaduto secoli prima con gli abitanti dell’isola di Paradise, era dunque possibile che qualcuno avesse cancellato anche l’esistenza di Uri Reiss? Quella storia stava diventando sempre più assurda; ma chi avrebbe mai potuto fare quello? E soprattutto, perché? Cosa nascondevano Ackerman e quell’individuo, cosa poteva mai essere così importante da arrivare a manipolare delle menti pur di nasconderlo?! Con la conquista di Shinganshina, Erwin aveva trovato delle risposte ma ora le domande aumentavano sempre di più, inoltre aveva il bruttissimo presentimento che Levi c’entrasse in qualche modo con tutta quella storia. Richiamò Hanji, sarebbero andati ad interrogare direttamente Rod Reiss.

 

 

 

Quella sera - Prigioni della Legione Esplorativa 

 

“Ho parlato con Levi”

 

“E io ho avuto una piacevole conversazione col biondino del cazzo, allora quale sarà la loro prossima mossa?” Chiese impaziente

 

“Erwin al momento avrà capito che ho il potere di manipolare i ricordi e che ho cancellato completamente la mia esistenza, è intelligente l’ho sempre detto.” Kenny fece un’espressione schifata e offesa

 

“Non fare il bambino” disse Uri avvicinandosi alle sbarre 

 

“A proposito di bambini; Levi?” Chiese fingendo disinteresse

 

“Sta dormendo. L’ho lasciato a casa, sai non è stata una giornata facile, è molto cocciuto” ammise rabbuiandosi di colpo

 

“Mi ricorda qualcuno” ghignò l’altro; ricevendo l’ennesima occhiataccia dal biondo

 

“Mi ha chiesto della sua nascita” aggiunse dopo qualche minuto l’ex sovrano. Kenny si allarmò 

 

“Cosa gli hai detto?”

 

“La verità: che era nato alle prime luci dell’alba e c’era la neve, non ha fatto altre domande, forse perché aveva intuito che per il momento non avrei detto altro” l’uomo non fece nulla 

 

“Ha accettato a parlare con te ma vuole che anche Smith sia presente” 

 

“E allora perché sei qui? Cioè sei venuto per farmi evadere o sbaglio?” Chiese lo squartatore divertito.

 

“Non ci resta molto tempo, ecco perché sono venuto a prenderti, ti farò uscire e tu andrai a caccia di Smith, quando l’avrai trovato lo porterai da me e Levi, racconteremo loro tutto e forse tutta questa storia avrà fine” Kenny allungò una mano fino ad accarezzargli il viso. 

 

“Andrà tutto bene. L’hai detto tu, ed io mi sono sempre fidato di te” Uri sorrise, era veramente felice di sentire queste parole; gli davano sicurezza

 

“Anche io mi fido di te Kenny, sei l’unico di cui mi fidi, questo vale ora come allora” si guardarono a lungo negli occhi, entrambi sapevano a cosa si stava riferendo. Appena Uri aprì la cella lo squartatore gli fu letteralmente addosso, sollevandolo di peso e baciandolo con passione facendo attenzione a non schiacciarlo contro la parete.

 

“Quanto tempo abbiamo?” Chiese il capitano Ackerman staccandosi controvoglia dalle labbra dell’altro. Uri sorrise malizioso 

 

“Tutto il tempo che vogliamo” disse prima di catturare le labbra del suo uomo. Gli era mancato da morire.

 

 

Il giorno dopo - Mitras 

 

Historia fissava il comandante Erwin. Era appena stata informata che la Legione Esplorativa voleva prendere in consegna suo padre per interrogarlo, e lei voleva essere presente.

 

“Verrò con voi comandante, anche io ho il diritto di sapere la verità o forse non lo ritiene necessario? Siete voi che mi avete messo su questo trono, io vi servo, inoltre mio padre potrebbe parlare in mia presenza, potrei esservi d’aiuto” la ragazza era irremovibile.

 

Così alla fine Erwin dovette acconsentire.

 

Lord Reiss era stato confinato per ragioni di sicurezza nelle sue stanze; quelli che un tempo erano i sontuosi appartamenti del sovrano erano diventati la sua prigione. Tutto questo dal momento in cui Ackerman aveva deciso di tradirlo; non se lo aspettava, quello era un cagnolino fedele, era stato da sempre al suo servizio, da quando aveva memoria. Restò sorpreso nel vedere sua figlia in compagnia dei suoi carcerieri,

 

“Avanti, cosa volete sapere? Parlerò, vi dirò ogni cosa” non era mai stato un uomo coraggioso, aveva sempre lasciato che altri combattessero le sue battaglie e anche ora si sentiva solo un povero vecchio; voleva solo che tutta quella storia finisse, voleva ritornare alla sua vecchia vita.

 

Erwin si avvicinò osservandolo bene, a prima vista sembrava innocuo ma sapeva per esperienza personale che nessuno andava sottovalutato. Il suo piano era semplice, avrebbero provato ad estorcere informazioni a Rod Reiss alla vecchia maniera, altrimenti sarebbero ricorsi ad Eren; quando erano in quella grotta, gli era bastato toccare Historia perché la ragazza ricordasse, forse sarebbe capitato lo stesso anche a suo padre, sempre che qualcuno avesse manipolato anche la sua di mente. Entrambe le soluzioni si rivelarono inutili, Reiss non sapeva nulla di questo Uri e nemmeno l’intervento di Eren aveva sbloccato la situazione. A complicare la situazione c’era anche il fatto che il giovane Jaeger non aveva ancora pienamente superato la scomparsa di Armin; ogni volta che si trovava a fianco di Smith, Eren non poteva fare a meno di provare rabbia e risentimento ma non verso l’uomo, bensì verso il capitano Levi; era lui che aveva preso la decisione finale quel giorno, era lui che aveva condannato Armin e salvato Erwin.

 

“Eren ascolta, ti posso parlare per qualche minuto?” Chiese il comandante una volta concluso l’interrogatorio; erano rimasti soli nella stanza

 

“Certo, mi dica”

 

“Una volta, subito dopo aver recuperato quei libri nella tua cantina mi hai detto di avere visto come dei ricordi di tuo padre, cioè cosa significa, pensi veramente di aver visto eventi del passato?” Eren lo fissò negli occhi

 

“Non lo so comandante è tutto così confuso ultimamente, ci sono dei momenti in cui fatico a distinguere i miei ricordi da quelli di mio padre o di Eren Kruger, fatico anche a distinguere passato, presente e futuro” ammise incerto.

 

“Futuro? Hai per caso visto eventi futuri?” Quella notizia lo esaltava e preoccupava allo stesso tempo;

 

“Penso di aver visto qualcosa” mormorò quasi dispiaciuto 

 

“Cosa hai visto Eren?” Il ragazzo scoppiò a piangere 

 

“Io che distruggevo il mondo, prendevo il controllo dei giganti che formano le mura e dichiaravo guerra ai nemici degli Eldiani; ero insieme a mio fratello, a Zeke, al gigante Bestia, combattevo insieme a lui” Erwin non poteva credere alle sue orecchie; Eren aveva visto tutto questo e non ne aveva parlato con nessuno; e lui era stato così preoccupato e preso da Levi di essersi completamente dimenticato del suo ruolo e dei suoi doveri. 

 

“Vieni con me Eren; non accadrà nulla, il futuro non è scritto su pietra può cambiare” disse cercando di sembrare convincente, in realtà credeva poco a quelle parole ma voleva essere di conforto, Eren gli serviva al massimo della forma, non poteva lasciare che si abbattesse così, doveva reagire. Il ragazzo sorrise tristemente

 

“So che può cambiare, è già cambiato” disse in un sussurro. Erwin lo fissò per qualche secondo attendendo spiegazioni 

 

“Ecco, dalla mia prima ehm visione sul futuro sono cambiate delle cose, all’inizio Armin era vivo, l’avevo visto nel futuro” spiegò abbassando di colpo lo sguardo.

 

“Eren è importante; dimmi da quando le cose hanno iniziato a cambiare secondo te?” Il ragazzo ci pensò per qualche secondo

 

“Penso da quando siamo ritornati da quella grotta, quando mesi fa il capitano Ackerman si è arreso e ha liberato me e Historia. Anche la battaglia di Shinganshina l’avevo sognata diversamente”

 

“Sognata?” Chiese Erwin sempre più sorpreso e curioso

 

“Ecco più che visioni sono sogni, a volte mi capita di sognare cose che si avverano; prima della battaglia avevo visto l’attacco di Reiner e Berthold e anche il sacrificio di Armin però in quel futuro cioè in quel mondo, il capitano Levi ha dato a lui il siero e non a lei” il comandante era senza parole

 

“Ho anche visto la morte di Ackerman” Erwin non sapeva più cosa dire, non si aspettava quello che stava accadendo, era tutto così assurdo 

 

“Come sarebbe morto quel bastardo?” Chiese senza curarsi di mostrare educazione o rispetto verso quell’uomo che si stava sempre più rivelando la causa di tutti i loro problemi.

 

“Rod Reiss si iniettava il siero ma qualcosa andava storto e si trasformava in un gigante anomalo, provocando il crollo della grotta ed Ackerman restava gravemente ferito e ustionato. Prima di morire però riusciva ugualmente a consegnare il siero al capitano Levi” Smith era senza parole; pensò che sarebbe stato un epilogo migliore con Ackerman fuori dai giochi; tuttavia era sorpreso dai dettagli, anche li Levi avrebbe avuto per le mani quel siero, in ogni futuro possibile la sua vita sarebbe stata nelle mani di quel ragazzo.

 

“Eren, ti dice qualcosa il nome di Uri Reiss?” Il ragazzo ci pensò qualche secondo.

 

“Nulla signore. Però mi ricordo che nel sogno Kenny Ackerman prima di morire continuava a chiedere perdono ad un certo Uri” Smith non ebbe più alcun dubbio

 

“Vieni con me Eren” disse deciso

 

“Dove signore?” 

 

“Torniamo alle prigioni, dobbiamo far parlare Ackerman”.

 

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Capitolo 11
*** 11. ***


11.

 

 

 

850 - Prigioni della Legione Esplorativa - qualche ora dopo

 

“Benvenuti vi stavamo aspettando” 

 

Erwin ed Eren erano appena smontati da cavallo quando davanti a loro comparve il capitano Ackerman, libero ed armato insieme ad un altro misterioso individuo che entrambi non conoscevano. Era stato lui ad andare verso di loro per accoglierli con un sorriso.

 

“Che diavolo sta succedendo qui, come sei evaso? Le guardie? Tieniti pronto Eren” disse il comandante, prendendo un’arma a sua volta; mentre il ragazzo si avvicinava una mano alla bocca.

 

“Fermi tutti. Non vogliamo che nessuno si faccia male. Ora abbassate le armi e venite con me” disse l’uomo misterioso levandosi il cappuccio che gli ricopriva il volto. Un paio di occhi chiari furono l’ultima cosa che Erwin ed Eren videro. 

 

 

 

845 - Quartier Generale della Legione Esplorativa 

 

Erano passati mesi da quel giorno, dalla morte di Farlan e Isabel, il caposquadra Smith stava preparando la prossima missione fuori dalle mura e Levi non sapeva che fare; aveva giurato fedeltà ad Erwin, sarebbe stato le sue ali, non avrebbe reso vano il sacrificio dei suoi amici, l’avrebbe seguito ed aiutato e lui manteneva sempre la sua parola; tuttavia, be’ una parte di Levi era terrorizzata all’idea di uscire nuovamente nei territori esterni, sapeva benissimo che era una cosa irrazionale; ma in realtà la faccenda era leggermente più complessa: lui non aveva paura di affrontare i giganti, no, aveva paura di vedere un giorno anche Erwin finire con l’essere ucciso dai giganti. Quando Levi aveva realizzato quella verità, si era spaventato, aveva iniziato ad interrogarsi su cosa volesse dire, quando in realtà la risposta era sempre stata davanti ai suoi occhi: si era innamorato di quel fottuto biondino di Smith, non sapeva neanche lui quando precisamente fosse successo, eppure era così, era semplicemente accaduto. Dopo la morte dei suoi amici il caposquadra aveva mantenuto la promessa, gli aveva donato una stanza più piccola tutta per se, da quel giorno le cose si erano fatte sempre più ambigue tra loro; si addestravano spesso volando insieme, pranzavano insieme ed ogni sera Erwin lo accompagnava fino alle sue stanze nonostante si trovassero praticamente nel lato opposto della caserma rispetto alle proprie. Levi non ci vedeva nulla di male, alla fine aveva scoperto che la compagnia del biondo non era affatto spiacevole, inoltre era l’unico del quale si fidasse. Non aveva voglia di stringere amicizia con gli altri cadetti, non voleva creare altri legami che poi si sarebbero dissolti; tutti loro sarebbero morti prima o poi, era un dato di fatto, ed ormai era abituato a rimanere solo: prima Kenny, poi Farlan e Isabel; ora gli era rimasto solo Smith, e giurò che avrebbe fatto il possibile per non perderlo, era il suo ultimo ed unico legame. Fu allora che realizzò di essere completamente fottuto; soprattutto quando una sera desiderò che il caposquadra non se ne andasse, anzi che lo seguisse anche dentro i suoi appartamenti. Quando chiuse la porta si vergognò dei suoi stessi sentimenti e della spudorata erezione che era comparsa dal nulla dopo che il biondo lo aveva salutato con un semplice abbraccio. Levi era quasi certo che anche Erwin provasse qualcosa per lui, non era uno stupido, anche se dopo quella famosa sera sotto le stelle non ne avevano mai parlato. Forse il caposquadra ci aveva ripensato, forse si era accorto che Levi non era così speciale come inizialmente aveva pensato, forse si era stancato di ammirarlo volare. Il ragazzo venne bruscamente interrotto dai suoi pensieri da un leggero bussare alla porta. Si era appena svegliato e non aveva ancora indossato la divisa. Andò pigramente ad aprire e per poco non gli prese un colpo quando vide Erwin Smith in carne ed ossa davanti a lui, aveva il fiatone come se avesse corso una maratona, tuttavia gli parve perfetto come suo solito.

 

“Che cazzo vuoi di prima mattina?” Non poté proprio evitare di essere il solito se stesso, nonostante fosse felice di vederlo. Il

biondo non ci fece caso e gli sorrise come sempre;

 

“Già scusa per l’orario ma dovevo chiederti una cosa importante; starò via per una settimana nella capitale, quindi se non te lo domandavo ora non avrei più avuto occasione di farlo” Il più piccolo alzò un sopracciglio annoiato come a volergli suggerire di farla breve

 

“Ecco Levi, vorresti venire con me al matrimonio di Nile Dawk?” Chiese infine fissandolo negli occhi. Il moro sbuffò 

 

“E chi cazzo sarebbe?” Il caposquadra non smise di sorridere; già non si conoscevano, non aveva mai raccontato di Nile a Levi ora che ci pensava, aveva sempre fatto l’opposto;

 

“È un mio amico, anzi l’unica persona che al momento possa considerare mio amico” a quelle parole Levi si rabbuiò di colpo prima di scattare 

 

“E io che cazzo sarei scusa?!” Ora era leggermente adirato oltre che offeso;

 

“Io non ti vedo come un amico Levi” ecco, l’aveva detto finalmente, aveva sganciato la bomba. Il ragazzo non disse nulla, sgranò gli occhi per una frazione di secondo per poi indietreggiare e chiudere la porta davanti a se. Erwin ci rimase di sasso. Tuttavia non si mosse. Aspettò pazientemente, ormai aveva imparato a conoscere il carattere di Levi.

 

“Quando cazzo sarà questo matrimonio?” Chiese infatti dopo qualche secondo di silenzio da dietro la porta. Erwin sorrise sempre di più 

 

“Tra due settimane”

 

“Ok ci sarò”.

 

 

 

850 - Residenza Estiva della famiglia Reiss

 

Levi era ancora nelle sue stanze, o meglio nelle stanze che il misterioso Uri Reiss gli aveva gentilmente concesso di occupare; quando si era svegliato, quel biondo nano del cazzo era già sparito, aveva pensato quindi di fuggire ma qualcosa gli impediva di lasciare l’abitazione; probabilmente un altro dei suoi fottuti trucchetti mentali. Ripensò all’assurdità di tutta quella situazione; se non avesse litigato con Erwin e avesse accettato subito di andare a parlare con Kenny... Rise da solo, no, non sarebbe cambiato nulla; forse avrebbe solo evitato d’incontrare Uri ma dubitava che avrebbe risolto qualcosa con il capitano Ackerman, anzi, con suo padre. Si trovò nuovamente a fissare fuori dalla finestra, pensando alle parole del misterioso Reiss. Lui e Kenny si conoscevano da prima della sua nascita, rifletté sul fatto che Uri potesse aver incontrato anche sua madre; no, sentiva che c’era qualcosa che non quadrava in tutta quella storia; quel fottuto nano biondo gli aveva rivelato che lui non era nato nella città sotterranea, possibile dunque che anche i ricordi relativi a sua madre non fossero reali? Provò un improvviso moto di rabbia; si alzò e colpì una sedia spaccandola; in quel momento sentì aprire la porta;

 

“Ehi ehi ti lasciamo da solo qualche minuto e tu rompi già tutto? Non sei cresciuto neanche un po’ in questi anni” urlò Kenny Ackerman entrando in pompa magna come suo solito

 

“Kenny prima di fare qualsiasi cosa potresti aiutarmi con questi due?” Era la voce di Uri, lo squartatore si fermò di colpo e tornò indietro, Levi era immobile, perse definitivamente le staffe quando lo vide arrivare insieme ad Erwin ed Eren; erano imbavagliati e legati ma sembravano stare bene, a parte il fatto che apparivano come in trance. Senza pensarci si scagliò su Ackerman

 

“Cosa gli avete fatto bastardi” disse prendendolo per il bavero della giacca.

 

“Levi fermati” era la voce di Uri. Di colpo, fu come se il suo corpo avesse smesso di rispondere, si fermò improvvisamente, come cazzo era possibile? Chi cazzo era quel fottuto nano biondo?! Perché ora il suo corpo non rispondeva più?

 

“Perché avete portato anche Erwin e il moccioso qui? A cosa vi servono? Parlate!!” Kenny ghignò, Uri lo fissò stancamente

 

“È giusto che anche Smith conosca la verità e perché sia successo tutto questo, inoltre il suo aiuto ci servirà, come anche quello del giovane Jaeger; speriamo di riuscire a salvare anche lui povero ragazzo” mormorò guardando Eren e sospirando

 

“Basta fare il sentimentale” lo ammonì Kenny. Il biondo sorrise. Poi tornò a fissarlo 

 

“Tranquillo Levi, non gli ho fatto nulla, in questo modo ci hanno seguito senza fare storie, ho solo facilitato le cose per tutti” disse mentre toglieva il bavero dalla bocca dei due

 

“Come le hai facilitate cancellando la mia memoria?” Urlò con rabbia

 

“Tutto quello che ho fatto l’ho fatto per una ragione, che tu ci creda o no” Uri lo guardava dritto negli occhi, Levi si sentì quasi a disagio per l’intensità di quello sguardo;

 

“Dai, sveglia i mocciosi così potremo dire loro tutto, sono così stanco, hai per caso qualcosa da mangiare?” Disse Kenny incamminandosi verso la cucina. A Levi non sfuggirono questi piccoli particolari, lo squartatore si muoveva sicuro in quella casa, come se la conoscesse, cercò ancora qualche indizio nei suoi ricordi ma la sua mente era un completo caos, inoltre non era più possibile per lui discernere i ricordi veri da quelli fasulli. Guardò Smith, sperò che almeno lui fosse reale.

 

“Si, i tuoi sentimenti per lui sono reali” confermò Uri avvicinandosi lentamente

 

“Mi stai leggendo nel pensiero ora?” Chiese dubbioso. L’ex sovrano sorrise mettendolo a sedere 

 

“No, tra tutti i poteri che posso avere questo ancora non lo possiedo” si mise accanto a lui.

 

“Svegliatevi” disse in direzione di Erwin ed Eren

 

La prima cosa che il comandante Smith vide furono gli occhi di Levi che lo fissavano preoccupati. Non l’aveva mai visto così, nemmeno quando era resuscitato diventando un titano, nemmeno allora gli era sembrato così fragile, così umano. Notò subito l’uomo accanto a lui, sorrideva nella loro direzione.

 

“Presumo tu sia il famoso Uri Reiss” disse recuperando un po’ di sangue freddo e arroganza

 

“Si sono io, mi scuso per poco fa, ma era necessario portarvi qui, ho bisogno di parlare con voi, così ho reso le cose più facili per tutti” 

 

“Tu sei pazzo” disse Eren fino ad allora in silenzio

 

“Taci moccioso” fece Kenny arrivando nella stanza con una birra in mano ed un cosciotto di pollo dall’altra. Uri lo guardò male, e per un attimo ad Erwin quello sguardo ricordò pericolosamente qualcuno, anche il modo di arricciare il naso era simile ora che ci pensava.

 

“Ehi avevo fame, ti ricordo che sono stato in prigione” sbuffò lo squartatore come per scusarsi.

 

“Stiamo per rivelare tutto, potresti rimandare lo spuntino a dopo? Tuo figlio sta aspettando di conoscere la verità” disse indicando Levi seduto ancora accanto a lui. Il ragazzo guardava tutti senza parole, avrebbe tanto voluto avere il suo coltello con sé o le sue lame, andava bene qualsiasi cosa, non gli interessava cosa avessero quei due di così importante da dire, voleva solo andarsene, prendere Erwin, quel moccioso di Eren e possibilmente uccidere Kenny, solo così si sarebbe liberato di lui una volta per tutte.

 

Lo squartatore posò quello che aveva in mano, alternò lo sguardo da Uri a Levi. 

 

“Bene ci siamo; allora ascoltami bene moccioso, non voglio essere interrotto nemmeno una volta e questo vale per tutti” aggiunse guardando anche Erwin ed Eren

 

“Che tu ci creda o no, tutto quello che io e Uri abbiamo fatto l’abbiamo fatto per te” ammise in direzione di Levi

 

“Stronzate” rispose il giovane capitano guardandolo con astio.

 

“Uri per favore puoi farlo stare zitto?” Il biondo fece come detto; Levi provò nuovamente a parlare ma senza successo; giurò che si sarebbe vendicato. Entrambi l’avrebbero pagata.

 

“Levi ti prego, ora è importante che tu comprenda, so che in questo momento probabilmente ci starai odiando con tutto te stesso; ma quando Kenny avrà finito di parlare ogni cosa avrà senso te lo prometto” concluse l’ex sovrano facendo un cenno allo squartatore 

 

“Da dove posso iniziare?” Chiese dubbioso

 

“Dall’inizio, parti dall’inizio di tutto, Kenny” mormorò Uri quasi sull’orlo delle lacrime. Erwin continuava a non capire, decise di rimanere in silenzio in attesa del racconto, che sperava avrebbe finalmente rivelato ogni cosa. Era rimasto sorpreso nel incontrare Uri Reiss, non se lo aspettava così, non era più un ragazzo, poteva tranquillamente essere coetaneo di Kenny, tuttavia non aveva l’aria machiavellica che si era immaginato; non somigliava nemmeno al Lord Reiss che conosceva; sperò di trovare presto delle risposte. Guardò Eren, era completamente paralizzato, forse per via del potere del biondo o forse per altro, non aveva più detto una parola, alternava lo sguardo tra Levi, Reiss e lo squartatore; era impossibile per il comandante cercare di carpirne i pensieri. 

 

“Ok, allora iniziamo dal principio” esordì Ackerman 

 

 

 

820 

 

Se ci pensava se la ricordava ancora benissimo quella sera, erano passati 25, no anzi, quasi 30 anni da allora; eppure lui avrebbe potuto descrivere ogni particolare di quel momento con assoluta certezza; era tutto impresso nella sua mente, come se quei fatti si fossero svolti solo il giorno prima. Uri era accanto a lui; stava ancora dormendo nel suo sontuoso letto a baldacchino degno del sovrano dell’umanità; le lenzuola che lo avvolgevano erano rosse, un colore insolito, tuttavia il contrasto con la pelle nivea e i capelli dorati del giovane creava un effetto perfetto, era così bello da sembrare un fottuto quadro. Ricordava persino che la stanza odorava di qualche stupido incenso, ed erano in primavera, altro dettaglio; sul tavolo posizionato al centro della sala c’erano fiori freschi appena sbocciati. Kenny era ancora nudo, e osservava completamente rapito il volto del compagno mentre dormiva accanto a sé; sembrava così sereno, in pace. Lo amava, amava quell’uomo come non aveva mai amato nessuno; ovviamente non l’aveva ancora detto ad Uri, e forse non l’avrebbe mai fatto; non era quel tipo di persona e in fondo il suo amante era il sovrano, un nobile, mentre Kenny era solo un’assassino; un Ackerman; avrebbero dovuto odiarsi e invece, invece si era innamorato del nemico, proprio lui; se ci pensava si sentiva così stupido, ma non aveva potuto farci nulla; Uri aveva quell’incredibile capacità di rigirarlo come meglio credeva, riusciva ad ottenere sempre quello che voleva; contro di lui il suo cervello dichiarava la resa. Era ancora totalmente perso nei suoi pensieri quando il viso di Uri iniziò a cambiare, il sovrano cominciò a mostrare segni di sofferenza, si spostò su un fianco, poi cambiò posizione, stava succedendo qualcosa. Kenny lo prese per le spalle e provò a scuoterlo; finalmente aprì gli occhi; era terrorizzato, guardò il suo compagno confuso poi scoppiò a piangere. Lo squartatore non disse nulla, si limitò a stringerlo a sé. Ci vollero diversi minuti prima che il biondo si calmasse.

 

“Mi vuoi dire che cazzo è successo? Un incubo?” Uri si asciugò le lacrime, prima di fissarlo con un’espressione sconvolta, non l’aveva mai visto in quelle condizioni e non sapeva come comportarsi;

 

“Ho visto la tua morte Kenny, ti ho visto morire” ammise il sovrano spaventato.

 

Lo squartatore lo fissò per qualche secondo per poi scoppiare a ridere.

 

“Ma dai Uri era solo un cazzo di sogno” ma vedendo che l’altro non sembrava calmarsi continuò “me lo vuoi raccontare? Dai secondo te come morirò?” Provò a scherzarci su, anche se era veramente curioso di sapere cosa avesse spaventato così tanto il biondo. Non l’aveva mai visto così vulnerabile, e la cosa non gli piaceva per niente. Dopo qualche minuto d’esitazione Uri finalmente parlò:

 

“Eri più vecchio di ora” Kenny sorrise “sono contento di avere ancora molti altri anni da vivere” seguì un’occhiata d’ammonimento che fece capire allo squartatore che sarebbe stato meglio aspettare la fine del racconto prima di perdersi in altri stupidi commenti.

 

“Dicevo, eri vecchio, ed eri tutto solo seduto a terra, appoggiato ad un albero; il tuo viso era coperto d’ustioni, avevi una bruttissima ferita all’addome. Continuavi a ripetere il mio nome.” Concluse sorridendo tristemente fissando il vuoto. Mentre descriveva quella scena era come se la vedesse ancora ripetersi davanti a lui.

 

“Evidentemente dovevo essere già morto, ti avevo lasciato solo” Uri sospirò, in fondo non era un mistero, sapeva che gli restavano pochi anni ancora da vivere; era la sua maledizione, il suo destino.

 

“Che altro hai visto?” Domandò Kenny, non poteva esserci solo questo.

 

“All’inizio eri solo, ma poi si è avvicinato un ragazzo” Ackerman non capiva,

 

“Era giovane e ti somigliava, aveva i tuoi stessi occhi; appena l’hai visto hai sorriso subito. Gli hai consegnato una siringa, dicendo di averla rubata a mio fratello Rod, minacciavi di farti l’iniezione e trasformati in Titano” Kenny sorrise

 

“È proprio un cazzo di sogno, io non potrò mai essere così stupido” 

 

“Quando hai capito che per te era finita hai consegnato il siero a quel giovane” concluse fissandolo intensamente 

 

“Che altro?”

 

“Quel ragazzo; qualcuno in lontananza l’ha chiamato Levi”. Nel udire quel nome Kenny smise improvvisamente di sorridere. 

 

“Conosci forse qualcuno che si chiama così?” Domandò Uri preoccupato dalla reazione del compagno.

 

“Mio nonno. Levi era il nome di quel vecchio bastardo che ha cresciuto me e Kuchel dopo la morte dei nostri genitori. Lord Levi Ackerman” spiegò incredulo.

 

“Cosa pensi voglia dire Kenny?” 

 

“Che ne so io, che fai dei sogni di merda” fece per alzarsi dal letto ma il sovrano gli prese il polso, costringendolo a restare seduto.

 

“Non era un semplice sogno e lo sai anche tu. Ho visto il tuo futuro, ho visto la tua morte. Non riesco a levarmi dalla mente l’immagine del tuo cadavere. Ti ho visto morire Kenny cerca di capire!!” Disse prima di scoppiare a piangere. Lo squartatore lo strinse nuovamente a sé.

 

“Non hai visto il futuro. È una cosa impossibile”

 

“Posso manipolare i ricordi dell’umanità, controllare i titani e trasformarmi io stesso, perché avere visioni del futuro ti sembra così assurdo?” Uri era furioso 

 

“Quel moccioso allora? Mi dici chi cazzo era?”

 

“Dimmelo tu. Lo conoscevi, e lui in qualche modo teneva a te. Per non parlare del fatto che si chiamava come tuo nonno”

 

“Stai forse insinuando qualcosa?” 

 

“Era tuo figlio Kenny” l’uomo rimase immobile per qualche secondo prima di scoppiare a ridere senza ritegno. Uri si offese.

 

“Che stronzata. È impossibile che io abbia dei mocciosi in giro, sei l’unico con cui scopo” ammise per poi pentirsene, il sovrano dopo quella rivelazione inaspettata stava sorridendo, era felice. Infatti gli si spalmò addosso facendolo cadere sulle lenzuola. Si baciarono con passione.

 

“Hai detto una cosa bellissima” disse tra un bacio e l’altro il biondo.

 

“Be’ la verità. Poi sinceramente non sono tagliato per fare il genitore. Ma tanto non avrò mai mocciosi per cui” a quell’affermazione Uri si bloccò di colpo, staccandosi da Kenny e mettendosi seduto nella sua parte di letto. Lo squartatore restò per qualche momento spaesato, improvvisamente privato del suo calore.

 

“Che cazzo ho detto ora?” Chiese con fare melodrammatico

 

“Tu non vuoi dei figli?” Uri glielo domandò freddamente, anche se era ben visibile la delusione nei suoi occhi;

 

“Che domanda del cazzo sarebbe? Non ci ho mai pensato, non mi vedo molto nei panni del genitore amorevole e poi sto con te. Perché tu vorresti dei figli?!” 

 

Seguirono interminabili minuti di silenzio.

 

“Io posso avere dei figli” disse solo questo Uri e lo fece guardandolo negli occhi. In quel momento Kenny smise di colpo di respirare, chiedendosi se avesse capito bene o stesse sognando.

 

“Che cazzo hai detto?” Non voleva essere così diretto ma voleva capire che stava succedendo;

 

“È sempre per via del mio potere. Chi eredita il potere di uno dei 9 giganti diventa ermafrodita”. 

 

“Continuo a non capire” rispose Ackerman, si sentiva un’idiota ma voleva essere sicuro di una cosa;

 

“Se un giorno volessi dei figli Kenny io potrei darteli” ammise guardandolo intensamente negli occhi. Lo squartatore non rispose, si fece largo tra quelle lenzuola rosse fino a raggiungere Uri, lo spinse sotto di se prima di iniziare a baciarlo. Era stata una conversazione assurda, tutto sembrava privo di senso e la sua mente era piena di mille pensieri, però era sicuro di una cosa: lui amava Uri e avrebbe amato quell’uomo fino al suo ultimo respiro. Non c’erano parole per descrivere quel sentimento tra loro quindi decise di lasciar parlare i fatti. 

 

 

Il mattino dopo...

 

“Quel moccioso del cazzo, quello che hai sognato, quel Levi, è nostro figlio vero?” Chiese Kenny mentre distrattamente giocava con una ciocca dei capelli di Uri

 

“Te l’ho detto, aveva i tuoi occhi” rispose.

 

“Ho paura Kenny, non voglio che la mia visione, non voglio che quel futuro si avveri” confessò prima di nascondere il viso affondandolo nel petto dello squartatore. 

 

“Hai detto che ero un fottuto vecchio no? Ciò significa che accadrà tra molti anni, abbiamo tempo possiamo cambiare le cose!” Uri però non sembrò convinto

 

“Userò il mio potere per avere altre visioni sul futuro, voglio capire che cosa succederà dopo la mia morte” Kenny era senza parole

 

“Non esagerare ora. Tu non morirai, io non morirò, le cose cambieranno” 

 

“Lo spero” 

 

“Cambieremo quel futuro Uri, creeremo un futuro diverso”

 

Da quel giorno il futuro avrebbe iniziato a cambiare.

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** 12. ***


 12.

 

 

 

820 

 

Uri aveva continuato ad avere sogni sul futuro; aveva visto la caduta di Shinganshina, prima ancora l’arrivo di Grisha Jaeger, le sue visioni non seguivano apparentemente una logica; un giorno vedeva Levi bambino e il giorno dopo lo ritrovava adulto volare con le Ali della Libertà sulle spalle. Vedeva anche uomini e donne che non conosceva, l’unico filo conduttore delle sue visioni era Levi, il loro Levi; figlio suo e di Kenny. Inizialmente, anche se non ne aveva mai fatto parola con il suo compagno, aveva avuto qualche dubbio sul fatto che quel ragazzo misterioso fosse veramente loro, ma  le cose erano velocemente cambiate.

 

La prima volta che Uri era svenuto non si era preoccupato più di tanto, era reduce da un periodo molto caotico, i suoi doveri da sovrano  segreto dell’umanità erano sempre più gravosi, inoltre sempre più spesso aveva a che fare con quelle visioni sul futuro, chissà cosa significavano, forse c’era una ragione precisa dietro, forse era la volontà di Ymir; liquidò presto la questione definendola solo stanchezza. La seconda volta, si era trovato a rimettere dopo una corsa in carrozza; cosi aveva dovuto rinunciare ad un impegno a corte; Kenny gli aveva urlato contro tutto il giorno successivo, ma lui ovviamente non l’aveva ascoltato ed aveva continuato ad esercitare i suoi doveri da sovrano. Quando dopo un paio di mesi, Uri aveva visto che la sua salute non accennava a migliorare si era deciso e aveva chiesto di poter consultare un medico. Ovviamente, lui aveva già intuito quale potesse essere la causa di quel malessere, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso, infatti, quando i suoi sospetti vennero confermati fu uno shock. Kenny la prese meglio di lui, iniziando a fantasticare su come insegnare al figlio a tirare coltelli, cacciare, cavalcare. Per un breve periodo anche Uri venne contagiato da quel buon umore. Poi la realtà tornò prepotentemente a bussare alla sua porta, ricordandogli chi era, non avrebbero potuto giocare alla famiglia felice in eterno; fu l’ennesima visione a cambiare le cose; ormai, col tempo aveva imparato a controllarle, anche se nulla lo avrebbe preparato a ciò che avrebbe visto quella volta.

 

Levi aveva appena qualche giorno di vita, era un bambino sano e paffuto, a prima vista identico al padre anche se aveva ereditato il naso all’insù tipico dei Reiss. Uri lo aveva appena messo a letto dopo l’ennesima notte passata insonne. Avevano deciso di darlo alla luce nella residenza estiva dei Reiss, un piccolo castello situato poco al di fuori dalla capitale, era una zona tranquilla, il loro posto segreto, si trovava vicino ad un lago, dove spesso lui e Kenny si erano dati appuntamento lontano dalla corte e da occhi indiscreti. In quel luogo potevano vivere completamente isolati dal resto del mondo e ad entrambi non dispiaceva, era bello potersi ritagliare un po’ di pace, lontano dai loro doveri. In quel posto erano liberi di amarsi ed essere una famiglia.

 

Il sovrano si era preso qualche minuto di meritato riposo, dopo aver passato la notte in bianco per via del loro piccolo erede; Kenny invece era andato a cacciare, fu in quel momento che ebbe QUELLA visione, quella che avrebbe cambiato ogni cosa e il futuro di tutti loro.

 

Levi era adulto ed era ricoperto di sangue, quasi non si riuscivano a distinguere i tratti del suo viso, aveva schegge ovunque; c’era anche una donna che lo teneva tra le braccia, era la sua caposquadra, quella Hanji Zoe. Uri aveva imparato a conoscerla grazie a tutte quelle visioni su suo figlio, sapeva che sarebbe stata un’ottima amica per lui, quasi una sorella, la sentì pronunciare solo poche parole:

 

“È morto” il suo cuore perse un battito. No non era possibile. 

 

Uri seguì il resto della scena totalmente incapace di distogliere lo sguardo, qualcuno, un certo Floch, voleva sparare a suo figlio per verificare se fosse realmente deceduto; poi vide un altro individuo avvicinarsi con fare minaccioso dopo essere stato letteralmente partorito da un gigante, quel biondino aveva un aspetto familiare ma non si ricordava chi fosse, solo che l’aveva già visto in qualche visione; Uri era certo solo di una cosa, era stato lui a ridurre Levi così, era il nemico. Si mise ad urlare, svegliando in questo modo anche il bambino che dormiva nella stanza accanto e allarmando Kenny, che si precipitò velocemente dentro casa pistole alla mano.

 

Quando lo squartatore arrivò trovò il sovrano mentre stringeva possessivamente Levi a sé, era corso nella stanza del piccolo e stava piangendo, come del resto anche il neonato. Quando finalmente Levi si calmò ed addormentò Kenny chiese spiegazioni al compagno. Si diressero verso la cucina, Uri lo guardava con gli occhi ancora arrossati e velati di lacrime.

 

“L’ho visto morire Kenny, esattamente come poco più di un anno fa ho visto la tua morte ho appena visto quella di Levi, quella di nostro figlio” ammise il biondo indicando la stanza dove riposava il piccolo.

 

“Non era vecchio, non morirà di vecchiaia o malattia; qualcuno lo ucciderà, finirà per farsi uccidere, dobbiamo salvarlo Kenny, non possiamo lasciare che nostro figlio muoia così” urlò tra le lacrime. Lo squartatore gli prese le mani tra le sue,

 

“Ok, ora calmati, da dove possiamo iniziare?” Uri non lo amò mai così tanto come in quel momento.

 

Così negli anni successivi il sovrano aveva dato ordine alle sue visioni, aveva ricostruito approssimativamente gli eventi che avrebbero portato prima alla morte di Kenny e poi a quella di Levi. 

 

 

“Mamma posso andare fuori a giocare? Ormai ha smesso di nevicare” Chiese il bambino, Uri sorrise aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e andando a recuperare un cappotto per poi vestire il piccolo.

 

“Ok ma sta attento mi raccomando”

 

Il sovrano osservava il figlio di quasi 6 anni attraverso la finestra, stava correndo libero e spensierato tra la neve, come avrebbe voluto che quei giorni durassero per sempre. Kenny si avvicinò e lo abbracciò da dietro;

 

“Tra poco dovrò condurlo nella città sotterranea, è abbastanza grande ormai, devo insegnargli come cavarsela, dobbiamo trasformarlo nel soldato più forte dell’umanità” Uri sorrise tristemente voltandosi nella sua direzione

 

“Già ci sono cose che non devono cambiare, Levi dovrà crescere senza di noi per poi incontrare Smith ed entrare nella Legione Esplorativa” a quelle parole Ackerman storse il naso sbuffando;

 

“Non possiamo proprio evitare la parte del biondo comandante del cazzo?”

 

“Sarà l’amore di nostro figlio. Ho visto molteplici scenari futuri, in tutti, loro si innamoravano, fattene una ragione Kenny” concluse.

 

“Allora siamo sicuri che il tuo piano funzionerà?” Chiese lo squartatore poco dopo. Uri tornò serio di colpo;

 

“Cambiando poche cose possiamo salvare la vita tua e di Levi, e forse salvare anche l’umanità dalla distruzione”

 

“A me non me ne fotte un cazzo se quel moccioso Titano e suo fratello sterminano la razza umana, o quello che accadrà a quegli idioti di Marley; a me interessa solo la sorte di Levi” disse Kenny d’impeto per poi calarsi il capello sugli occhi per nascondere la sua espressione. Uri sorrise dolcemente

 

“Sai che tra poco morirò, dovrai prenderti cura di lui”

 

“Stronzate. La storia dei 13 anni è solo una stronzata, non mi mollerai da solo con un moccioso da crescere, non ne sono in grado e lo sai; ci inventeremo qualcosa” il biondo sorrise, avrebbe cercato una soluzione anche per quello. Intanto il tempo marciava contro di loro e presto fu costretto a salutare per sempre Levi.

 

“Cosa stai facendo mamma?” Chiese ingenuamente il bambino guardandolo con gli occhi sgranati. Uri lo strinse a sé mettendogli le mani sulle tempie.

 

“Ora ti racconto una storia Levi. Tu hai sempre vissuto nella città sotterranea con tua madre. Però un giorno lei è morta così Kenny ti ha trovato e preso con sé” si scambiò un’occhiata con lo squartatore, poi abbracciò forte il figlio. “Non ti ricorderai nulla di me, né dei tuoi primi anni. Sappi solo che ti voglio bene più di qualsiasi altra cosa” fu il giorno più difficile della sua vita, quando per il suo bene dovette rinunciare a Levi. 

 

 

 

850 

 

Kenny aveva smesso di parlare, Uri aveva gli occhi lucidi e guardava Levi. Il ragazzo non parlava stava ancora osservando con astio i suoi genitori. Fu Erwin il primo a rompere il silenzio

 

“È una storia incredibile, ma che prove avete per sostenere tutto questo? Inoltre non ho ancora ben capito, chi diavolo saresti tu?” Chiese ad Uri

 

“Io sono il fratello minore di Rod Reiss, ero il precedente sovrano dell’umanità, prima di riscrivere le memorie di tutti, me ne sono andato quando ho scoperto di aspettare Levi, sono scappato con Kenny e mi sono nascosto per tutti questi anni per questo nessuno è al corrente della mia esistenza” ammise candidamente

 

“Quindi possiedi il potere del titano progenitore?” Fu Eren questa volta a parlare, sia il comandante che l’ex sovrano si voltarono a fissarlo senza parole;

 

“Già posseggo ancora il potere del titano progenitore, ho modificato anche i ricordi di tuo padre e quelli del suo titano, il titano d’attacco, possiede un potere curioso anche il tuo gigante, ma questo ormai dovresti averlo capito” Eren restò il silenzio per qualche minuto prima di rispondere; sia Erwin che Levi erano sempre più sorpresi

 

“Si, il mio gigante mi permette di vedere le vite dei miei predecessori o qualcosa del genere, tuttavia ero convinto che mio padre avesse rubato anche il vostro potere” rispose titubante “l’ho visto” continuò “l’ho visto al momento dell’incoronazione di Historia”.

Uri rise avvicinandosi a lui

 

“Te l’ho detto; ho usato la mia abilità su tuo padre e sul suo gigante, posso manipolare i ricordi di tutti, sono quasi come un Dio” 

 

“Stronzate” disse Levi. Tutti si voltarono sorpresi verso di lui. Stava pian piano riacquistando il controllo del suo corpo; Uri aveva ragione, il suo potere sul giovane capitano aveva poco effetto, era pur sempre un Ackerman. Si guardarono per interminabili minuti.

 

“Siete due stronzi egoisti. Tutte queste sono solo delle stronzate. Ammettiamo che siate veramente i miei genitori, mi avete abbandonato quando ero solo un moccioso!” Sfogò tutta la sua frustrazione, in quel momento Levi non sapeva cosa gli desse più fastidio, se l’atteggiamento dei due, la loro storia o il fatto che li avessero praticamente sequestrati.

 

“Hai sentito ciò che ho appena detto? Uri ha visto la tua morte cazzo, ha fatto l’impossibile per salvarti e ha salvato anche il tuo biondino di merda, mostra almeno un po’ di gratitudine”

Kenny era fuori di se e Levi non era da meno, entrambi ora si fissavano con la medesima espressione. Inaspettatamente fu Erwin ad intervenire prima che si sbranassero a vicenda;

 

“Uri, in che senso mi avresti salvato?” Chiese titubante

 

“Ho visto molte linee temporali grazie al mio potere; in quella diciamo corretta, Kenny sarebbe rimasto ucciso nel crollo della caverna, anche mio fratello Rod sarebbe stato eliminato dopo essersi trasformato in un gigante anomalo. Tuttavia, prima di morire, Kenny sarebbe riuscito a consegnare il siero per la trasformazione in titano a Levi. Durante la battaglia di Shinganshina lui però avrebbe salvato Armin, l’amico del giovane Jaeger e ti avrebbe lasciato morire. Quella linea temporale vi avrebbe poi condotto ad allearvi col governo di Marley, l’umanità fuori dalle mura, allearvi con persone che ora non conoscete, tuttavia questa scelta vi avrebbe portato alla morte, Levi non potevo permettere che un futuro così si avverasse.” 

 

Fu Eren a rispondere guardandolo con astio e arroganza “È veramente la tua volontà o è quella il primo sovrano?” Chiese provocatorio, Smith lo guardò sempre più sorpreso, Levi invece aveva assunto un’espressione neutra.

 

“Levi è mio figlio, farei qualsiasi cosa per salvarlo” rispose tranquillamente

 

“Perché non sei morto?” Chiese invece Erwin

 

“Se quanto abbiamo appreso da Grisha Jaeger corrisponde al vero, i possessori dei 9 giganti possono vivere per 13 anni dopo aver acquisito quel potere, perché tu sei ancora qui allora?”

 

“Ho fatto un patto col mio gigante e con la volontà del primo sovrano che risiede in lui, morirò una volta che avrò salvato Levi, appena adempiuta questa missione lascerò al giovane Jaeger il potere del mio gigante, si Eren, quando questa storia sarà finita potrai divorarmi” il ragazzo lo guardò senza parole, Uri invece era tranquillo

 

“È la verità?” Chiese Levi guardando Kenny, 

 

“Già; quando questa storia del cazzo sarà finita quel moccioso di Jaeger divorerà Uri” rispose pigramente.

 

“Perché? Come deve concludersi?” Questa volta fu Smith ad intervenire

 

“Abbiamo già cambiato molte cose, sia tu che Kenny siete vivi” iniziò a spiegare Uri “tuttavia il futuro è ancora incerto”

 

“Sono gli uomini gli artefici del loro destino, non si può prevedere tutto” disse Eren. L’ex sovrano sorrise

 

“Tu sei simile a me e quindi dovresti capire il mio punto di vista, dovresti capirmi più di tutti loro. Ascoltate, presto raggiungerete il mare ed incontrerete il resto del mondo, questo non posso cambiarlo, prima o poi era giustoche la nostra umanità sapesse dell’esistenza del mondo esterno; anche se profondamente corrotto e maligno” 

 

“Come puoi esserne sicuro?” Chiese Erwin

 

“Avete letto le memorie di mio padre” esordì Eren inaspettatamente “ci considerano dei demoni, dei mostri, solo perché abbiamo la possibilità di trasformarci in giganti, loro ci temono, hanno paura di noi, per questo hanno concesso al primo sovrano questo esilio, gli faceva comodo, credevano di controllarci” sia Levi che il comandante notarono quanto fosse vuoto lo sguardo del giovane Jaeger mentre pronunciava quelle parole. Anche Uri e Kenny lo notarono, tuttavia non dissero nulla.

 

“Prima credevo che il nemico fossero i giganti, ora so che il nemico è il resto del mondo” quelle parole fecero calare il gelo nella stanza.

 

“Sono questi pensieri che ti porteranno alla fine Eren” disse dopo qualche minuto Uri avvicinandosi “tu finirai con il distruggere il mondo solo per salvare i tuoi amici” il ragazzo alzò lo sguardo, era furente 

 

“Con tutto il rispetto, chi ha modificato i ricordi dell’umanità e cambiato il futuro solo per salvare suo figlio? Non sono molto diverso da voi in questo?” Kenny scoppiò a ridere 

 

“Ahah ti ha risposto a tono” bastò un occhiata di Uri perché la smettesse subito.

 

“Hai ragione, non siamo molto diversi, io ho cambiato il destino di molte persone, ma l’ho fatto per Levi”

 

“Se davvero distruggerò il resto del mondo sarà solo per salvare i miei amici e questa umanità, io non ho visto il futuro, non so cosa mi porterà ad agire in quel modo, ma se dovesse capitare, se davvero mi trasformerò un mostrodel genere, sarà solo per proteggere chi amo, esattamente come hai fatto tu” si scambiarono un lungo sguardo; fu il comandante Smith ad interrompere il momento,

 

“Allora Uri, in cosa consiste il tuo piano? Cosa dovremmo fare per evitare il peggio?”

 

 

 

845 

 

Quella mattina Levi era stato svegliato praticamente all’alba da un bussare insistente alla sua porta. Si era alzato pigramente dal letto ed era andato ad aprire già armato di buone intenzioni, ma quando davanti a lui comparve Erwin tutti i suoi propositi bellicosi finirono in fumo. Il giovane caposquadra gli sembrò bellissimo; mai prima di allora aveva pensato a quell’aggettivo o lo aveva accostato a qualcosa ma non sapeva come altro descrivere il biondo in quel momento. Non indossava la solita divisa delle ali della libertà con cui era solito vederlo, ma un bellissimo completo elegante nero, sotto una semplice camicia bianca, anche i capelli erano perfettamente in ordine; per un attimo Levi pensò addirittura di trovarsi dentro a un sogno, visti i pensieri poco casti che stava avendo in quel momento. Erwin sorrise

 

“Ehm potresti farmi accomodare?” Levi si spostò come un automa permettendogli di entrare

 

“Scusa se mi presento così presto, il matrimonio è tra un paio d’ore ma ho pensato ti servisse una mano per prepararti, inoltre, spero non ti offenda ma ti ho portato un regalo dalla capitale” disse mostrando al ragazzo un completo. Levi sbuffò guardandolo sospettoso, tuttavia internamente aveva apprezzato quel gesto da parte del biondo, non se lo aspettava.

 

“Credevi non avessi niente da mettermi?” Chiese con il suo solito fare neutro guardandolo poco convinto. Il sorriso di Smith se possibile si allargò 

 

“Appena l’ho visto ho pensato che su di te sarebbe stato perfetto, se vuoi indossarlo oggi mi farebbe piacere, se no puoi mettere altro” Levi non disse nulla, si limitò a rubargli il completo dalle mani per poi correre in bagno a provarselo. Quando uscì, dopo diversi minuti Erwin restò senza parole, Levi era semplicemente bellissimo; tanto che il caposquadra non riuscì a controllarsi

 

“Sei bellissimo” quelle parole uscirono dalla sua bocca senza nemmeno che se ne accorgesse. Il ragazzo arrossì di colpo distogliendo lo sguardo dal biondo mormorando “grazie” Smith non credeva alle sue orecchie, lo aveva veramente ringraziato? Si avvicinò a Levi, prendendolo per mano

 

“Allora? Vogliamo andare?” Chiese, erano vicini, forse troppo, il più piccolo non ricordava quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui Smith si fosse avvicinato tanto a lui, era completamente perso nell’azzurro dei suoi occhi. Levi sentiva solo che non era una sensazione spiacevole, non era male, stava bene quando si trovava in sua compagnia, ed anche quel semplice contatto, tenersi per mano non gli dispiaceva. Senza dire nulla intrecciò le dita alle sue ed uscirono dalla stanza.

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Capitolo 13
*** 13. ***


13.

 

 

 

850

 

“Allora Uri, in cosa consiste il tuo piano? Cosa dovremmo fare per evitare il peggio?” 

 

Erwin Smith lo fissava speranzoso, dopo aver scoperto finalmente cosa stavano tramando quei due era in attesa della prossima mossa. In quel momento il biondo provava una serie di emozioni contrastanti; da un lato sentiva che doveva essere in qualche modo grato ad Uri Reiss, non solo gli aveva salvato la vita, ma stava facendo tutto quello per Levi, per salvarlo. Dall’altro si sentiva usato e manipolato; poteva solo immaginare cosa provasse il suo compagno in quel momento, non era certo che il capitano avesse accettato di buon grado tutte quelle informazioni, lo spiò con la coda dell’occhio, Levi si stava rivelando più silenzioso e inespressivo del solito e la cosa lo preoccupava. Si voltò per poterlo osservare meglio, il viso del giovane Ackerman era rivolto in direzione di Kenny, lo guardava con un astio che Erwin in quel momento non avrebbe saputo interpretare, poi si girò di scatto verso Uri ancora posizionato a fianco di Eren, anche l’ex sovrano non venne risparmiato dalla sua ira. Inaspettatamente iniziò a parlare, la sua voce nonostante tutto era calma e pacata; 

 

“Non ci serve il suo cazzo di piano, risolveremo questa storia da soli. Come ha detto il moccioso poco fa, sono gli esseri umani a scegliersi il proprio destino, sono stanco di essere una marionetta nelle vostre mani” disse alzandosi di colpo. Kenny si mise in posizione difensiva mentre Uri non si mosse; 

 

“Piccolo moccioso ingrato” ringhiò lo squartatore ma venne fermato dal compagno 

 

“Non sei una marionetta Levi, non lo sei mai stato” concluse guardandolo negli occhi

 

“Siete due fottuti egoisti ed egocentrici, avete manipolato la mia mente, avete modificato gli eventi, ora mi sta scoppiando la testa” confessò urlando. Uri si alzò avvicinandosi a lui, Levi prese un utensile a caso e provò a ferirlo, tuttavia il biondo riuscì ugualmente a raggiungerlo ed abbracciarlo.

 

“Te li restituisco Levi, perdonami” disse. In pochi secondi il giovane Ackerman rivide tutto: erano suoi primi anni di vita, abitavano tutti insieme in quella casa, erano così felici, durante l’inverno lui correva per quei prati innevati, rivide Uri prendersi cura di lui ed amarlo, si era dimenticato di tutto quello, come aveva potuto? Come avevano potuto privarlo dei ricordi dei suoi genitori? Della sua infanzia?! Aveva vissuto per anni con la convinzione di essere solo al mondo, sentendosi abbandonato da tutti, aveva trovato la pace solo dopo aver incontrato Erwin. Almeno lui era stato reale, l’unica cosa positiva di tutta quella storia era che il suo compagno fosse ancora vivo, non importava se titano, non importava se Erwin avesse vissuto solo per altri 13 anni, gli sarebbero bastati. Non si accorse di essere caduto in ginocchio. Uri si staccò da lui poi concesse anche ad Erwin di muoversi. Il comandante corse subito al capezzale di Levi, lo prese dolcemente tra le sue braccia stringendolo a sé; Kenny ripose le armi sbuffando e si avvicinò invece ad Uri. 

 

“Te lo affido biondino del cazzo non farmene pentire” quelle parole suonarono come un’addio. Smith alzò lo sguardo confuso;

 

“Cosa, che diavolo significa? Dovete ancora svelarci come risolvere la situazione, qual è la prossima mossa Uri? Cosa dobbiamo fare per evitare la distruzione?!” Il sovrano sorrise enigmatico

 

“Semplicemente dovete imparare a fidarvi gli uni degli altri, ho visto molti scenari e futuri possibili, ma ora la scelta spetta a voi, Erwin, non sono stato io a salvarti dalla morte, la scelta di darti quel siero è sempre stata di Levi, è stata una scelta sua e sua soltanto, non so perché in altri futuri lui abbia preferito lasciarti morire, non posso sapere cosa si cela nel cuore di mio figlio, però so che ti ama, non dubitare mai di questo. Ora hai ereditato il potere di uno dei 9 giganti, so che userai queste tue abilità con coscienza e so che lo proteggerai sempre; sfrutta a pieno questi anni che vi restano” poi si voltò verso Levi, abbassandosi per poterlo fissare negli occhi 

 

“Mi dispiace per tutto, non sono stato un buon genitore, ho fatto cose orribili. Sai Levi, sono stato cresciuto ed educato per essere un sovrano e guidare l’umanità, ho sempre avuto dei doveri e degli obblighi eppure ho rinunciato a tutto per te, senza pensarci due volte o pentirmene. Ho pensato che se non potevo cambiare il mondo almeno avrei cambiato il tuo. Ho sempre saputo che tutto questo prima o poi avrebbe avuto una fine, ma quando l’ho vista quella fine non ho potuto accettarlo. Volevo creare un paradiso e non ne sono stato in grado, allora ho deciso di fare quanto possibile per salvare te, perché almeno tu potessi vedere la conclusione di tutto questo.”

Levi alzò un sopracciglio “conclusione?”

 

“Presto come ho detto raggiungerete il mare, incontrerete gli abitanti di Marley, scoprirete il mondo, ma in egual misura il mondo scoprirà voi, secoli di odio e attriti non possono venir magicamente cancellati, evitati o riscritti. Non si può cambiare completamente la storia, mi sono scontrato anche io con questo limite. Ho salvato Smith, Kenny, tuttavia non ho potuto evitare la caduta di Shinganshina” Eren si voltò a fissarlo con odio improvvisamente ridestato da quelle parole;

 

“Giusto, tu sapevi che quel giorno ci avrebbero attaccato, sapevi tutto, mia madre è morta, tu potevi evitarlo, perché non hai fatto nulla?!” Anche Levi fu colto da una rivelazione

 

“Avevi visto anche Farlan e Isabel? Li hai lasciati morire vero? In modo che io diventassi quelle cazzo di Ali della libertà?”

 

Uri non negò nulla. Si limitò a rispondere freddamente “Shinganshina DOVEVA cadere, in modo che Eren si arruolasse nella legione Esplorativa, so che può sembrare assurdo ma siete collegati, siete come pezzi di una scacchiera, ci sono mosse che si possono fare ed altre no, se avessi evitato Shinganshina cosa sarebbe successo? Le vostre vite sarebbero cambiate completamente, in un certo senso quello è stato l’evento scatenante, è iniziato tutto quel giorno” 

 

“Sei un mostro” disse Levi guardandolo con astio. Eren tremava. Sia il capitano che Smith non avevano dubbi sul fatto che se non fosse stato ancora bloccato, il ragazzo si sarebbe già trasformato e scagliato contro Uri.

 

“La scelta che rimpiangieremo meno Levi. La mia è stata questa; ho scelto di sacrificare molte vite per salvare la tua, non pretendo che tu possa capire, non ancora almeno, forse se avrai dei figli. Mi hai chiesto se sapevo di Farlan e Isabel, si lo sapevo, sapevo tutto di loro, non sai quante volte Kenny s’intrufolava di nascosto nella città sotterranea per controllarvi, chi credi vi abbia fatto trovare i primi dispositivi per la manovra tridimensionale? Anzi chi credi ti abbia insegnato a volare?” Per un attimo Levi si rivide bambino mentre Kenny gli mostrava come infilare l’imbracatura correttamente, erano già nella città sotterranea, un altro frammento del suo passato che era stato cancellato o modificato.

 

“Ricordo che fu il capitano Ackerman a darmi l’idea di andare nella città sotterranea. Siete stati voi anche quella volta? Avevate pianificato anche il nostro incontro vero?”

Chiese improvvisamente Erwin. Kenny ghignò 

 

“Vi sareste incontrati comunque. Abbiamo solo dato una spintarella agli eventi quella volta.” Ammise lo squartatore incrociando le braccia dietro la testa

 

“Avresti avuto dal tuo amico Nile una soffiata dei disordini nella città sotterranea, avresti indagato per conto tuo e così avresti finito per trovare Levi. Come ho già detto in ogni futuro possibile eravate destinati a stare insieme” precisò Uri. Erwin non sembrò convinto 

 

“Quindi tu hai avuto la possibilità di cambiare delle parti del futuro ma non hai il potere assoluto, se ci sono cose che malgrado tutto restano immutabili cosa ti dà la certezza di essere riuscito a salvare Levi? Magari lui finirà col morire comunque!” Concluse 

 

“Hai ragione, non posso essere assoluto anche se sono vicino ad avere i poteri di una divinità. C’è sempre un margine d’errore, un imprevisto, è il libero arbitrio, quello non posso controllarlo. Come ho già spiegato in una diversa realtà Levi ti lasciava morire, in questo mondo invece ti ha salvato, quella decisone non è stata opera mia, è vero, poco fa ho affermato che io e Kenny ti abbiamo salvato la vita ma in realtà abbiamo solo fornito a Levi il mezzo per salvarti. La decisone finale è sempre stata sua. Anche ora, abbiamo parlato con voi, Eren, confido che in futuro quando si presenterà l’occasione farai la scelta migliore, spero la farete tutti”

 

“La scelta migliore per chi? Per noi? Per l’umanità?” Domandò il giovane Jaeger

 

“Dovremo fare la scelta che rimpiangeremo di meno” concluse Levi alzandosi in piedi e fronteggiando Uri. Il biondo sorrise

 

“Vedo che hai capito” in quel momento Erwin pensò che si somigliassero molto;

 

“Io non vi perdonerò mai. Sappi che non scorderò mai ciò che mi avete fatto. Io vi odio” fece una pausa, fissando anche Kenny.

 

“Anche se sento che forse dovrei ringraziarvi, d’ora in avanti non voglio più avere a che fare con voi” Uri non disse nulla, si voltò verso Kenny. 

 

“Sai cosa ci aspetta vero?” Chiese, poi si rivolse a Smith

 

“Ora ce ne andremo, porteremo Eren con noi, mi farò divorare da lui, scusate se non lo faccio qui ma vorrei vedere il sole un’ultima volta” ammise tristemente 

 

“Che ne sarà di Kenny?” Chiese Levi inaspettatamente. L’uomo alzò le spalle voltandosi in direzione del figlio;

 

“Senza Uri io non sono niente, la mia vita non ha più uno scopo moccioso, quindi mi farò divorare anche io”

 

“Non deve per forza finire così!” Urlò Erwin, si sentiva impotente; una parte di lui gli suggeriva che non era l’epilogo che Levi si era aspettato. Non era sicuro di come il suo compagno avrebbe reagito con la morte di Ackerman, soprattutto dopo le rivelazioni di quel giorno; è vero aveva appena affermato di odiare quei due, ma non era lucido, sapeva che un giorno si sarebbe pentito di quelle parole.

 

“Andrà tutto bene Smith” fu Uri ad interrompere il fiume dei suoi pensieri.

“È il giusto epilogo. Sia io che Kenny non siamo destinati a vedere la fine di questa storia. Non abbiamo più nulla da offrire a questo mondo, la nostra parte l’abbiamo fatta, abbiamo regalato all’umanità il suo soldato più forte; e l’abbiamo reso tale. Il resto spetta a voi, voi tre ora dovrete costruire il futuro, un futuro migliore di quello che ho visto. Erwin ti affido Levi, so che sarà in buone mani. Proteggilo sempre anche se mi rendo conto non sia un compito facile. Levi non serve che ti dica nulla, spero che un giorno potrai perdonarci per tutto ed Eren, a te affiderò il mio gigante e il mio potere, quando incontrerai Ymir so che farai la scelta giusta.” 

 

Al tramonto di quel giorno Kenny Ackerman e Uri Reiss morirono. Quando uscirono dall’abitazione Levi ed Erwin trovarono Eren svenuto a terra provato dalla trasformazione in gigante. La superficie del lago era calma, rifletteva gli ultimi raggi solari; regnava uno strano senso di pace. Levi si inginocchiò vicino a Jaeger, prima che potesse accorgersene stava piangendo. Lui non aveva mai pianto prima, non l’aveva fatto quando Kenny l’aveva abbandonato, nemmeno quando erano morti Farlan e Isabel, ora invece, aveva appena perso i suoi genitori; li aveva ritrovati e persi tutto in un solo giorno. Erwin si chinò e lo strinse a se. Non servirono parole o frasi inutili.

 

Decisero di tornare al quartier generale senza rivelare nulla; in fondo grazie al potere di Uri l’umanità all’interno delle mura già credeva che Eren fosse il possessore del titano progenitore.

 

 

 

Qualche giorno dopo...

 

“Come sta Eren?” Chiese Levi quando il comandante rientrò nelle loro stanze.

 

“Sta ancora riposando, quando si sveglierà vedremo cosa ricorda” ammise sedendosi sul bordo del letto. “Tu come stai?” Domandò dopo qualche secondo

 

“Sto bene. Ho riacquistato le memorie della mia infanzia. Ho incontrato i miei genitori, li ho lasciati morire senza fare nulla. Sto una meraviglia” 

 

“Ne vuoi parlare?”

 

“No, ora no, magari un giorno, forse quando avremo salvato l’umanità. Ora dobbiamo finire di pianificare la spedizione per il mare” concluse. Già nei mesi successivi sarebbero partiti alla ricerca del mare. Avrebbero raggiunto il luogo dove le navi provenienti da Marley attraccavano per condurre i loro prigionieri sull’isola. Per quello sarebbe stato indispensabile l’aiuto di Eren.

 

“Ok” rispose Erwin per nulla convinto. 

 

“Come sta andando col tuo gigante? Stai imparando a trasformarti?” Chiese poco dopo Levi; ovviamente cercava di cambiare argomento, Smith lo lasciò fare, 

 

“Sinceramente non ci ho ancora provato, anche se Hanji mi sta dando il tormento, magari domani proverò a fare qualche tentativo in sua presenza” Ammise divertito;

 

“La quattrocchi non aspetta altro”

 

“Già” si guardarono per poi scoppiare a ridere. Ad entrambi era mancata quell’intimità tra loro.

 

“Non mi importa chi siano i tuoi genitori, sarò sempre grato a loro per averti messo al mondo” ammise Smith a qualche centimetro dalle sue labbra 

 

“Non essere il solito smielato del cazzo”

 

“Non ci posso fare niente se ti amo” Levi sgranò gli occhi, non se lo aspettava. Decise semplicemente di chinarsi in avanti fino a far collidere le sue labbra con quelle del comandante. Erwin non si lasciò scappare l’occasione, iniziò ad allungare le mani sotto la maglietta dell’altro avvicinandolo sempre più a se. Quando si staccarono si fissarono per interminabili minuti; 

 

“Anche io” disse solo questo Levi prima di chinarsi nuovamente sulle labbra del comandante. In quel momento non importava cosa riservasse loro il futuro, si sentivano felici ed in pace. Erano ancora vivi ed erano insieme. Il giorno seguente sarebbero ritornati ai loro doveri, sarebbero tornati ad essere il comandante della Legione Esplorativa e il soldato più forte dell’umanità ma in quel momento non importava. Si amavano e avrebbero affrontato qualsiasi minaccia futura insieme.

 

 

 

845

 

“È stato un bel matrimonio vero?” Concluse Smith mentre lo stava riaccompagnando a casa

 

“Non male” concesse Levi “la sposa era molto bella” ammise dopo qualche istante di silenzio 

 

“Una volta uscivo con Marie” se ne uscì Erwin all‘improvviso non avendo il coraggio di fissarlo negli occhi.

 

“Lo so, me l’hanno detto” il biondo fece una faccia sorpresa, non se lo aspettava

 

“Ma chi?” Chiese preoccupato 

 

“Oh praticamente tutti. Il tuo amico con la barbetta, cioè lo sposo, è stata una delle prime cose che mi ha detto; poi me l’ha confermato la sposa, anche la quattrocchi e altri tuoi amici o conoscenti, non so sembrava divertente il fatto che il tuo unico AMICO avesse sposato la tua unica FIDANZATA” Erwin arrossì 

 

“Non siamo mai stati fidanzati” non sapeva che altro dire;

 

“Non mi importa. È una bella donna non devi giustificarti”

 

“Non mi sto giustificando” 

 

“Bene” 

 

“Bene”

 

Seguirono minuti di silenzio durante i quali camminarono a fianco a fianco, ogni tanto le loro mani si sfioravano ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio d’intrecciare le loro dita come era avvenuto quella mattina.

Senza accorgersene erano arrivati agli appartamenti di Levi 

 

“Ti ringrazio per avermi invitato non è stato male” ammise il giovane Ackerman 

 

“Grazie a te per aver accettato l’invito” Erwin si sentiva un idiota, non sapeva che altro dire o fare, l’unica cosa certa in quel momento era che desiderava ardentemente baciare Levi, lo voleva così tanto, ma non sapeva come fare, da dove iniziare. Inaspettatamente fu l’altro a toglierlo da quell’impaccio.

 

“Vuoi entrare?” Il caposquadra lo fissò come un ebete per qualche minuto avendo paura di non aver capito bene.

 

“Ti ho chiesto se vuoi entrare, stai bene Erwin?” Dopo aver sentito quelle parole Smith preso da un’improvviso entusiasmo non resistette e appoggiò le labbra su quelle di Levi, che rimase immobile per la sorpresa. Fu un contatto leggero. Quando si rese conto del suo gesto il biondo caposquadra si ritrasse subito imbarazzato. Fu Levi a prenderlo per un polso per evitare che si allontanasse troppo, lo guardò per qualche istante prima di alzarsi sulle punte ed unire nuovamente le loro labbra, questa volta fu un vero bacio, le loro lingue si incontrarono assaggiandosi per la prima volta. Durò qualche minuto e quando si staccarono entrambi erano completamente senza fiato;

 

“Allora biondino del cazzo vuoi entrare o no, sappi che non te lo chiederò un’altra volta” Erwin sorrise prima di prenderlo per mano e seguirlo nella stanza. 

 

Quello fu l’inizio di tutto.

 

 

 

 

854 - Marley

 

“È morto Levi, non c’è più nulla che possiamo fare” Hanji stava ancora parlando ma il capitano non voleva ascoltarla, continuava a fissare il corpo dell’uomo davanti a lui, non poteva essere finita, non ora, non così. Non lo avrebbe mai permesso.

 

“Li ucciderò, ucciderò entrambi, Zeke, Eren, quei fottuti Jaeger hanno passato il limite” Si passò stancamente una mano sui capelli. 

 

“Erwin non è ancora morto va bene? Portatelo subito al quartier generale svelti respira ancora!” Ordinò rialzandosi e prendendo un fucile. La donna lo fissava allibita. Sapeva che non sarebbe riuscita a trattenerlo, ci provò ugualmente;

 

“Cerca di ragionare Levi, siamo in minoranza, ci uccideranno tutti, dobbiamo ritirarci” l’uomo la guardò intensamente, Hanji si spaventò, non aveva mai visto sul viso del capitano quell’espressione prima; non sembrava lui,

 

“I miei genitori hanno dato la loro vita per salvare questa cazzo di umanità, guarda come hanno ridotto Erwin; non permetterò a quel moccioso del cazzo e al suo fratello idiota di proseguire con il loro folle piano” 

 

Detto questo si lanciò alla carica. 

 

 

Quando Erwin riprese conoscenza qualche giorno dopo, avevano perso la battaglia e il capitano Levi Ackerman risultava disperso. Non era questo il futuro che avevano immaginato. Tutti loro avevano fallito.

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