The Outsiders

di cdm05
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Condannato 5436 ***
Capitolo 2: *** 2. Porta rossa ***



Capitolo 1
*** 1. Condannato 5436 ***


 

Un'anno prima 

Il freddo della cella gli penetrava nelle ossa, dalla piccola finestra entrava uno spiraglio di luce talmente debole da non riuscire ad illuminare nemmeno la misera stanza in cui si trovava. Nemo si guardò intorno e sospirò, stava vivendo il giorno decisivo che avrebbe portato un cambiamento radicale nella sua vita. Le sbarre di fronte a lui si aprirono e la solita voce forte della guardia sollecitarono il ragazzo ad alzarsi e a scostare la manica della tuta arancione dal braccio mostrando il tatuaggio che lo aveva condannato ad una vita miserabile. L'uomo esaminò il disegno e lesse ad alta voce il codice impresso sulla pelle di Nemo.

-Condannato 5436.-

Con un gesto brusco il ragazzo scostò il braccio dalle sudice mani della guardia e con sguardo freddo si fece strada fuori dalla cella. Attraversarono il corridoio tra le urla straziate degli altri condannati fino a che non si fermarono difronte ad una porta rossa.

-Sai cosa dovrai fare.- Nemo* lo guardò e con un ghigno sorrise. -Ci rivedremo all'inferno, stronzo.-

 Il ragazzo cercò di ambientarsi nel buio della stanza, sospirò rassegnato e passò due dita sul tatuaggio, il quale, iniziò a mutare trasformandosi in un cerchio scuro. Gli occhi di Nemo si illuminarono ed improvvisamente credette che sarebbe riuscito a sopravvivere. Prese un lungo respiro e si diresse verso la sedia che sapeva essere al centro della stanza, con difficoltà si sedette, si concentrò sull'inchiostro scuro della sua pelle, poi successe qualcosa, una donna apparve ai suoi occhi, era chiaramente un ologramma.

-Condannato 5436, se hai attraverasato la porta rossa vuol dire che qualcuno ti ha ritenuto degno di per poter uscire e vivere nella civiltà che hai tanto osservato dalla finestra della tua cella. Ti stiamo dando l'opportunità di vivere veramente il tempo che ti rimane. Dovrai solo ingoiare la pillola che è sul tavolino di fronte a te, la vedrai appena si accenderanno le luci. E ricorda, la vera sfida non è quella che hai vissuto qui dentro ma quella che vivrai lì fuori.-

La donna sorrise falsamente e poi scomparve nel nulla, pochi secondi dopo una luce si accese illuminando il  tavolino con sopra la pillola e un bicchiere d'acqua. Nemo fisso il contenuto del tavolo davanti a se e si pentì di quello che stava per fare, sapeva cosa sarebbe successo se avesse preso quella pillola ma non c'era molto da fare.

***

Nemo sbatté le palpebre e si guardò intorno senza capire dove si trovasse, si guardò il braccio e notò che era rimasto il cerchio quindi si alzò spaventato, non aveva funzionato, la pillola non aveva fatto effetto, avrebbe dovuto dimenticarsi di tutto e perdere i suoi poteri diventando una persona normale ma non era accaduto. Si guardò intorno e capì di essere solo, ma non per molto, chiuse gli occhi e ragionò, si coprì il braccio con la manica della felpa che, con stupore, scoprì di avere addosso e cercò di assumere un atteggiamento totalmente sereno e distaccato. La ragazza che entrò nella stanza lo squadrò da capo a piedi e lo guardò con fare scocciato.

-Su vieni qui, mostrami il braccio, non fare quella faccia innocente muoviti.-

Nemo si disperò, come aveva fatto a credere che se la sarebbe scampata nascondendo il marchio sotto la felpa? Il cuore aveva iniziato a battere forte, il respiro era diventato affannato e la testa aveva iniziato a girare, ci fu un secondo, anzi un millesimo di secondo in cui Nemo non vide nulla se non un cerchio che si trasformava nuovamente in un codice con su scritto 5436 e poi quando fu costretto a mostrare il braccio alla ragazza s non c'era nulla, eppure giurava di averlo visto prima. Nemo si riscosse dai pensieri e cercò di rilassarsi ma non servì a nulla. la ragazza lo esaminò ancora e poi sospirò.

-E' normale sentirsi confuso, compila questi moduli ed esci da qui.-

Nemo annuì e si abbassò la manica della felpa ma solo quando, finalmente, poté uscire da lì riuscì a buttare fuori tutta l'aria e tornare a respirare regolarmente. Pensò di essere libero ma subito una guardia gli si parò d'avanti e l'ansia lo assalì di nuovo.

-Seguimi.-

Il ragazzo non fece storie e seguì l'uomo fino ad un'altra struttura, camminando si godette la sensazione del sole sulla pelle, sorrise per la prima volta in vita sua pensando che non gli sarebbe importato ciò che stava per succedere, gli bastava aver visto almeno una volta il sole completamente senza avere sbarre ad oscurarlo. Entrarono in una stanza e lo fecero stendere su un letto accanto ad un altro ragazzo.

-Come ti chiami?-

-Nemo*.-

-Dimmi il vero nome.-

-Nemo*.-

-Non farmi incazzare ragazzino.-

-Non so come mi chiamo davvero, quindi sono Nemo, nessuno. Non ci vuole tanto a capirlo genio.-

-Ti va di giocare ragazzino? Perché se è così te la stai prendendo con la persona sbagliata.-

-Io voglio solo uscire da qui, quindi scriva quello che vuole.-

-Rimani qui, non ti muovere, me la sbrigo io, ma se pensi di scappare ti farò talmente tanto male che non ti riconoscerai neanche allo specchio.-

Nemo sbuffò e si voltò verso il ragazzo sull'altro letto, i loro occhi si incrociarono e per un'attimo quelli dell'altro si illuminarono.

Il ragazzo chiuse in fretta gli occhi spaventato.

-Ti prego non dirlo a nessuno, ti prego io..io.-

Nemo si era alzato e stava stringendo il braccio destro del ragazzo mentre gli alzava la manica per avere la dimostrazione di ciò che pensava, il ragazzo continuava a farfugliare ma Nemo si alzò a sua volta la manica e avvicino il suo tatuaggio a quello dell'altro che solo a quel punto si zittì.
La porta della stanza si riaprì e Nemo veloce tornò dov'era. 

-Bene, queste sono le vostre cose, oggi dormirete qui poi domani sarete spostati nell'istituto di Brooklyn, dove starete per i primi mesi, poi vi troveranno una casa e un lavoro e se sarete in grado continuerete gli studi. A prescindere da tutto dovrete venire qui una volta al mese per dei controlli, tutto chiaro?-

-Io in realtà avrei una marea di domande.- rispose il ragazzo senza nome.

-Tienile per te fino a quando non arriverai all'istituto ti spiegheranno tutto lì.-

-La sua gentilezza mi sorprende.- ribatte di nuovo il ragazzo con tono ironico.

-Come ho già detto prima al tuo amico, non sono la persona adatta con cui giocare.-

-Beh, ma io non stava affatto scherzando.-

La guardia che si stava ormai incamminando verso la porta tornò indietro e furioso si avvicinò al ragazzo prendendolo dal colletto e sbattendolo al muro.

-Senti ragazzino se non vuoi farti ammazzare ti consiglio di tenere la bocca chiusa.-

-E io ti consiglio di togliermi le mani di dosso.- rispose il ragazzo spingendo con forza l'uomo che per l'urto perse quasi l'equilibrio e dovette quindi lasciare la presa sulla felpa dell'altro.

-Non ho tempo da perdere con dei mocciosi come voi.- disse infine la guardia uscendo.

Il ragazzo scoppiò a ridere e Nemo lo guardò sconcertato. 

-Hai intenzione di farci scoprire?!-

-Oh andiamo, è stato divertente ammettilo.-

Nemo guardò il ragazzo di fronte a lui ridere e a sua volta sul viso gli spuntò un piccolo sorriso.

-Sai già qual è il mio nome, io però non conosco il tuo.-

-Sean Donovan, piacere.-

La notte passò infretta, era da talmente tanto tempo che non dormiva in un letto vero che a Nemo sembrò di essere finito in paradiso, dormì talmente bene che non sentì neanche le urla disperate di Sean.

La mattina dopo quando Nemo si svegliò scoprì che al suo fianco non c'era nessuno, inizialmente pensò che fosse andato in bagno o da qualche altra parte ma quando non lo vide tornare neanche dopo mezz'ora iniziò a preoccuparsi. Una donna che non aveva mai visto prima entrò nella stanza.

-Seguimi.- disse soltanto.

-Dov'è il ragazzo che era in stanza con me?-

La donna non rispose scortandolo solo in una macchina nera dove lo fece sedere insieme ad altri ragazzi tra i quali incontrò lo sguardo di Sean, che però abbassò subito lo sguardo. Qualcosa dentro Nemo si rilassò vedendo il ragazzo ma un'altra parte rimase delusa da come l'altro aveva abbassato lo sguardo ignorandolo.

Piano si fece spazio tra gli altri ragazzi per avvicinarsi a Sean e solo quando fu vicino a lui noto dei lividi sul volto. 

-Cos'è successo?- chiese toccando delicatamente i lividi.

-Ieri sera quello stronzo che faceva la guardia mi ha pestato fino a farmi perdere i sensi.-

-Ma non ho sentito niente.-

-Dormivi come un'angioletto, mi è passato per la testa che fossi anche morto.-

-Scusa.-

-Lasciamo stare.-

Nemo sospirò sconfitto, perché non poteva essere come gli altri?

Il viaggio passò nel silenzio più totale, nessuno dei due aveva osato parlare di nuovo. Quando arrivarono vennero divisi in due camere singole nello stesso corridoio, gli vennero date le chiavi e gli dissero di farsi trovare con la divisa fuori dalla loro camera entro dieci minuti. I due ragazzi si divisero entrando in camera dove, sul letto, trovarono un completo formato da un pantalone nero, una maglia a maniche corte porpora e una felpa del medesimo colore. Dieci minuti dopo erano tutti davanti alla porta della loro camera con addosso tutti le stesse cose.  A Nemo sembrò di ritrovarsi di nuovo in quella specie di carcere dove lo avevano tenuto, tutti uguali ad aspettare ordini, guardò alla sua destra e trovò Sean a fissarlo, si guardarono rimanendo impassibili, però, capendo che entrambi stavano pensando alla stessa cosa.

Gli fu ordinato di seguire in fila un uomo sulla mezza età che li avrebbe condotti in una specie di aula magna dove gli sarebbe stato detto cosa fare. Quando arrivarono Nemo prese posto accanto a Sean e rassicurati dalla presenza l'uno dell'altro ascoltarono quello che veniva detto.

-Allora ragazzi, come ben sapete i vostri genitori vi hanno inscritto a questo istituto per entrare a far parte della società che ci circonda...- Ah, quindi era questa la bugia che avevano inserito nelle teste di tutti quei ragazzi. -...Nei prossimi giorni seguirete dei corsi che verranno scelti da voi da un elenco che vi sarà dato alla fine della conferenza insieme ad un altro foglio dove ci saranno gli orari della mensa, della biblioteca, della palestra e quant'altro.  Spero che la permanenza qui sarà di vostro gradimento. Alle 18:00 si terrà la cena, quindi affrettatevi e buona serata.-

-Okay, è molto inquietante il fatto che credano di essere in una specie di università non credi?-

-In effetti si, ma in questo momento sto morendo di fame quindi andiamo in mensa.-

Nemo scosse la testa sorridendo e si alzò dalla sedia seguendo Sean fuori dall'aula. Camminando per i corridoi scelsero i corsi che avrebbero seguito e cercarono di capire come si sarebbero dovuti comportare per evitare di essere scoperti. Arrivati alla sala adibita a  mensa, presero il cibo e si sedettero ad un tavolo vuoto. Stavano parlando delle loro esperienze e Nemo era curioso di scoprire come avesse fatto Sean a non far vedere il tatuaggio quando un urlo attirò la loro attenzione. Si voltarono verso l'origine del rumore e videro una ragazza che stava scappando con gli occhi illuminati di un viola acceso come era successo a Sean prima di arrivare lì.

-E' come noi.- sussurrò il ragazzo in questione.

-Shh.- lo zittì Nemo senza staccare la scena che stava avvenendo davanti ai suoi occhi ma qualcuno già li aveva sentiti. 

Videro la ragazza venir portata via dopo averle fatto perdere i sensi venendo poi distratti da quattro ragazzi che si erano appena seduti al loro tavolo.

-Scusa, tizio nuovo, in che senso come noi?-

I corpi di entrambi i ragazzi iniziarono a tremare all'idea di essere stati scoperti.  Sean balbettò qualcosa mostrandosi come una femminuccia, mentre i ragazzi intorno a loro scoppiarono a ridere. Una dei quattro si alzò e si avvicinò a i due sussurrando al loro orecchio: - Siamo anche noi come lei. La conoscevamo.- 

Gli occhi dei due si spalancarono.

-Davvero?!-

-Si ma non urlare novellino. Vediamoci alle 22:00 nell'aula d'addestramento.-

-C'è un'aula d'addestramento?-

-Si novellino, è alla fine del corridoio del dormitorio maschile, girate a destra e la terza porta è quella dove dovrete andare, è identica a quella rossa del carcere.-

I due annuirono e alzandosi si diressero verso le loro stanze, l'immagine della ragazza portata via impressa nella loro mente e la paura di essere scoperti impressa nelle loro vene.

*Nemo. Il nome è di origine latina e proviene dal sostantivo nemo, "nessuno". Nemo n

Spazio me:

Hola ragazzuoli,

questo è il primo capitolo della storia, spero vi sia piaciuto, fatemelo sapere con qualche stellina e qualche commento. 

Ci sentiamo sabato prossimo,

-blue

 

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Capitolo 2
*** 2. Porta rossa ***


Lo scocco delle 22:00 aveva fatto alzare di scatto Nemo, il quale senza pensarci due volte aveva bussato alla porta di Sean trovandolo perfettamente sveglio ed in piedi come se lo stesse aspettando.

-Sei sicuro di voler andare?-

-Si.-

-Non sappiamo neanche se sono davvero come noi, potrebbe essere una trappola.-

-Beh, lo scopriremo.-

-Dio mio, speriamo che ci vada bene.-

I due poco convinti si diressero verso la stanza. -Tatuaggio.- ordinò una voce da dietro alla porta semi-aperta.

Nemo e Sean si guardarono introno, nessuno, poi incrociarono i loro sguardi e alzarono la mani mostrando il cerchio nero impresso sulla pelle. La porta rossa si aprì mostrando la combriccola di amici alla quale avevano affidato il loro segreto, i quattro erano indaffarati ad alzarsi tutti le maniche come se avessero sentito l'incertezza dei due. C'era una cosa diversa però nel loro tatuaggio, sotto il cerchio era presente un'altra scritta "The outsiders"  .

-Cosa vuol dire quella scritta?- chiese Sean avendo riacquistato il coraggio.

-E' il nome del nostro gruppo, eravamo di più di quattro, in ambulatorio saremmo stati una ventina ma ce ne sono ancora altri, in altre città ed istituti, tutti hanno questa scritta sotto il cerchio così da poterci riconoscere. Dovrete farlo anche voi se volete, ma fatevi dire una cosa, senza un gruppo morirete qui dentro, avete bisogno di qualcuno e quel qualcuno siamo noi, gli outsiders.-

-Bel discorso complimenti, proprio un bel biglietto da visita, ma cosa implicherà far parte di questo gruppo?- chiese Nemo, aveva già sentito parlare degli outsiders in carcere ma di certo non erano belle le cose che si dicevano su di loro.

-Basterà che giurate sul fatto che non lascerete mai nessuno di noi indietro, che da ora in poi saremo come una famiglia, o tutti o nessuno, senza eccezioni, le cose si decidono insieme e si affrontano insieme, nessuno fa nulla senza dirlo agli altri chiaro? Non è nulla di complicato, novellino.-

-Va bene, basta che smetti di chiamarci novellini, io sono Nemo, lui è Sean.-

-Senza offesa amico ma hai un nome di merda.-

Nemo alzò gli occhi al cielo e Sean rise ricordandosi dell'incontro con la guardia del giorno prima.

-Okay, su muovetevi, datemi il braccio.-

-Scusa, sei consapevole che non hai ne inchiostro ne macchinari per fare il tatuaggio?-

-Non ne ho bisogno.- rispose la ragazza. -Ora dammi il braccio.-

Sean perplesso allungò il braccio verso di lei, la quale punto il dito e chiuse gli occhi per poi riaprirli e mostrarli in tutto il loro spettacolare viola, stava attivando i suoi  poteri. Dopo pochi secondi sul braccio del ragazzo era comparsa la scritta, sembra che fosse lì da sempre, poi fu il turno di Nemo e accadde la stessa identica cosa, dal nulla sul braccio apparve la scritta.

-Okay, è arrivato il momento delle presentazioni. Io sono Alyssa, lui è Oliver, lei è Riley e l'ultimo ma non meno importante Noah.-

-Non penso di riuscirli a ricordare.- sospirò Sean provocando una risata generale.

-Bene, allora ci vediamo domani mattina in mensa, così vediamo a che corsi volete inscrivervi e poi vi portiamo a fare il giro dell'istituto.-

I due annuirono, salutarono il resto dei ragazzi e uscirono dalla stanza.

-Beh, non è stato tanto male.-

-Sono simpatici infondo.-

-Anche se all'inizio mettevano un po' ti paura.-

-Ora ne metteremo anche noi, siamo gli Outsiders.-

Nemo rise e spinse Sean in modo scherzoso.

-Tu in realtà non fai paura neanche con quel tatuaggio.-

-Simpatico.- rispose ironicamente Sean, poi Nemo si fece improvvisamente serio e allungò una mano verso il viso dell'altro toccando i lividi.

-Dobbiamo metterci una pomata su queste ferite.-

-Non fa nulla, sto bene e poi non credo che ce ne siano in camera.-

-Da me ho visto il kit di pronto soccorso in bagno, vieni.-

-Okay.-

I due ragazzi si diressero in camera di Nemo e mentre Sean si sedeva sul letto, l'altro era andato in bagno a prendere il necessario per medicarlo.

-Okay, forse avevi ragione, pomate non ce n'erano ma puoi metterci un po' di ghiaccio, era nel mini-frigo.- disse Nemo porgendo il ghiaccio a Sean.

-Grazie, allora vado.- rispose il ragazzo avviandosi verso la porta.

-Sean...-

-Si?-

-Nulla.-

Sean allora sorrise confuso e uscì definitivamente dalla camera lasciando solo Nemo. Il ragazzo andò in bagno si sciacquò la faccia e si guardò allo specchio, aveva avuto poche volte la possibilità di poter guardare il suo viso, ogni volta che osservava il riflesso di se stesso rimaneva sorpreso di non ricordarsi mai come veramente fosse. La rabbia monto dentro di lui, in realtà non sapeva chi fosse, sapeva solo di essersi risvegliato sedicenne in una specie di carcere per poi uscirne ventenne con solo quattro anni di vita tra i ricordi. Stanco di se stesso decise che era arrivato il momento di mettersi a dormire, si tolse di dosso la divisa e apri l'armadio grigio presente nella stanza estraendone un pantalone di tuta, richiuse l'armadio e si stese a letto sperando di prendere sonno il prima possibile.

Sfortunatamente quella notte non fu come la precedente, nella sua testa si crearono immagini sfocate di una guerra, sangue e urla disperate, occhi viola che si illuminavano e tatuaggi che mutavano. Nemo si destò dal letto madido di sudore e tremante, si alzò e andò in bagno sciacquandosi nuovamente il volto, alzò lo sguardo verso lo specchio e, stavolta, non resistette alla rabbia colpendo con forza la lastra di vetro difronte a lui macchiandola di un rosso scarlatto.

Nemo guardò la sua mano e tentò di fasciarsela ma non ci riuscì, così fu costretto a bussare alla stanza accanto alla sua. Pensò che avrebbe dovuto bussare più volte presumendo che l'altro dormisse ma, invece, bastò un semplice tocco contro la porta e subito si ritrovò all'interno della stanza.

-Che hai fatto alla mano?-

-Uno scatto di rabbia, non riuscivo a dormire.-

-Neanche io, vieni.-

Sean si scostò facendo entrare Nemo che si andò a sedere sul letto, subito dopo al suo fianco si sedette anche l'altro ragazzo.

-Tu cos'hai sognato?-

-Come fai a sapere che ho avuto un incubo?-

-Dai, io ha visto guerra e distruzione, occhi viola e roba simile. Tu?-

-Stessa identica cosa, il che è molto strano.-

-Beh, in effetti.-

-Forse in due riusciamo a dormire. Domani la sveglia è alle 6:00.- rispose Sean stendendosi sul letto sfatto e infilandosi sotto le coperte.

-Uhm basta che giuri di non stuprarmi.-

-Lo giuro, parola di scout.-

-Tu non sei uno scout.-

-Si ma dovrai fidarti lo stesso.-

-Mi sai che hai ragione.- disse Nemo stendendosi accanto al ragazzo che si mosse nella sua direzione. -Non osare toccarmi, chiaro?-

-Mi stavo solo sistemando, a riposo soldato.- rise Sean aggiustando il cuscino sotto di lui. -Dio, che bello avere un materasso vero su cui dormire.- continuò sospirando.

Nemo annuì e chiuse gli occhi rilassandosi e beandosi del calore che emanava un'altro corpo accanto al suo e abbandonandosi al sonno che ormai lo stava dominando.

***

La mattina seguente si svegliò da solo sul letto e con il rumore dell'acqua proveniente dal quello che presumeva fosse un bagno. Si alzò e sporgendosi verso la porta urlò: - Sean io torno in camera, ci vediamo alle 7:00 in corridoio.-

-Okay.-

Nemo rientrò in camera sua, si diede una ripulita e dieci minuti dopo erano di nuovo l'uno difronte all'altro. Si avviarono silenziosi verso la mensa, si accomodarono al tavolo della sera prima e attesero fremendo l'arrivo del loro gruppo. Quando i quattro entrarono nella stanza sembrò quasi che il tempo fosse rallentato e che tutti si fossero ammutoliti, gli occhi di chiunque in quella stanza erano fissi sui quattro ragazzi, la tensione era alle stelle, sembrava quasi che tutti sapessero. Nemo si costrinse a calmarsi, mosse la gamba in modo da toccare quella di Sean cercando conforto dal compagno, l'altro parve anche lui confortato dal contatto tanto da lasciarsi sfuggire un sospiro. Poco dopo erano tutti seduti al tavolo sgranocchiando la colazione che nessuno avrebbe terminato.

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