Memorie di una principessa triste

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il buio e l'ora della nanna ***
Capitolo 2: *** Il cavallo rosso dell'asilo ***
Capitolo 3: *** Di grembiuli e pareti verdi ***
Capitolo 4: *** Luc e Paul ***
Capitolo 5: *** Lily invisibile, ma solo per poco ***



Capitolo 1
*** Il buio e l'ora della nanna ***


Quand’ero bambina, vivevo tutto come una prigione, non capivo che anche il dolore più grande, potesse essere una scuola di Vita.
Desideravo solo non andarci più a scuola.
È stato così fin da quando andavo all’asilo.
Non mi sono mai divertita come tanti bambini dicono di essersi divertiti.

Nessuno voleva giocare con me, perché io ero quella strana, quella goffa, quella “diversa.”
Non ero particolarmente attraente, ero distratta, troppo, ero sbadata e avevo dei grossi difetti di concentrazione.
Ero smemorata e troppo con la testa tra le nuvole.
Ma ero intelligente.
Oh sì, se lo ero.
Ero così tanto intelligente che io stessa potevo rendermene conto, anche se avevo solo cinque anni.
Un’intelligenza che riesco a conservare ancora adesso, anche se sono cresciuta.
Per esempio..se vi chiedessi di dirmi che cosa pensavate quando non eravate ancora in grado di leggere, che cosa mi direste?
Ricordate in che modo guardavate le lettere, cosa significavano per voi quando ancora non conoscevate l’alfabeto?
Non sapete rispondere, vero?
Ma io lo ricordo.
 
Vivevo in quella mia vecchia casa, ricordo il cortile, ricordo che chiedevo a mio padre di leggermi i fumetti di Paperino.
Ma lui non sempre aveva voglia, anzi quasi mai, allora io mi sforzavo, anche se ancora non conoscevo l’alfabeto, perché ancora non sapevo leggere né scrivere, mi sforzai di guardare il fumetto e di “leggere.”
Fu impossibile.

I caratteri erano troppo piccoli, mi ricordo che pensai che fossero una specie di..scarabocchi, come se fossero disegni troppo piccoli e stilizzati. Non conoscevo il significato di una C, o di una D  o una R, non sapevo che significato davano, metterle insieme, come facessero a formare una PAROLA. Come si leggesse.
Ora che so leggere, fa strano pensare a cosa pensavo quando non ci riuscivo.
Mi chiedo però quanti di noi riescono a ricordare come si sentivano, quando non erano capaci ancora di fare qualcosa.
Ricordo anche il mio primo giorno di scuola.
Ma non è ancora tempo di raccontarlo.
Prima voglio raccontare un episodio ancora di quando andavo all’asilo.
Non ricordo molti episodi dell’asilo, ricordo solo quelli che mi hanno colpito di più e spesso sono ricordi tristi.
 

Ricordo in particolare che ci facevano dormire di pomeriggio.
Ora non saprei dire perché le maestre lo facevano. Insomma, non ha nessun senso, i bambini non dovrebbero dormire di SERA? Eppure sembravano assolutamente convinte le maestre, che ad una certa ora, i bambini dovessero DORMIRE.
Io ho sempre detestato gli obblighi e per me quello era l’ennesimo da rispettare per forza.
Ci spegnevano la luce e noi dovevamo addormentarci. Rimanevo sempre sbalordita di come molti ci riuscivano, di scatto.n A me ci volevano ore e spesso neanche ci riuscivo, restavo solo lì a guardare il buio, a guardare gli altri bambini addormentati, sperando che finisse presto.
Mi ricordo una volta di un episodio spiacevole. Una bambina mi stava prendendo in giro, non ricordo più cosa mi disse, ma fu molto cattiva, rideva di me! Non che fosse una novità. Non ricordo più su cosa ma fu…cattiva, mi misi a piangere, ma ricordo che era talmente tanta la rabbia che non riuscivo a dormire. È incredibile come a cinque anni si possa impazzire già così dalla rabbia.
Ricordo che la maestra mi disse che se volevo, potevo andare con lei a prendere una camomilla.
 O era un tè?

Comunque io fui contenta di poter scampare alla camera nera e andare a farmi un giro.
 
Camminare di notte era affascinante, proprio come nei film e nei cartoni.
Tutto di notte, appare diverso.
Anche una scuola.

Ma non era sera, è solo che a me appariva così, perché chiudevano tutte le persiane per far dormire i bambini.
Mi ricordo il fascino di andare nella cucina adibita alle maestre, io non l’avevo mai vista. E mentre guardavo il bollitore, una cosa imbarazzantissima, mi prese all’improvviso.
Dovevo andare a fare la pipì!
Solo che non ne avevo il coraggio.
Avrei dovuto attraversare il corridoio, TUTTO il corridoio da sola, con il buio? Non ne avevo il coraggio.
E quindi cercai di tenermela ma fallii miseramente.

La maestra mi chiese che cos’era tutta quell’acqua, io cercai di fare finta di niente.
“Niente!” dissi, ma la maestra insistette e mi scoprii subito ovviamente.
Sono morta dall’imbarazzo. La maestra invece fu gentilissima e chissà come, riuscii a sistemare la situazione. Non mi ricordo più come feci a cambiarmi, se mi diede dei vestiti puliti..so che poi mi chiese perché non le dissi subito che dovevo andare al bagno, che mi avrebbe accompagnato lei.
Ovviamente dissero tutto a mia madre e a quel punto il disagio fu completo. Per fortuna non infierì, ma mi sembra di ricordare che lei invece mi chiese perché non pensai di accendere la luce.
Che cosa risposi? Che non sapevo dove fosse e che sarebbe stato più semplice andare al buio ma avevo paura.
Io pensavo davvero che sarei stata sgridata malissimo dalla maestra per quell’episodio, invece a quanto pareva, ero piccola e quindi giustificata.
Però io credevo di essere già grande e che farsi la pipì addosso a cinque anni fosse un fatto gravissimo.
Di certo era stata la cosa più imbarazzante della mia vita. Neanche quando ero più piccola mi sono mai fatta la pipì addosso, almeno stando a quanto mi hanno detto i miei genitori.
 
 
Un’altra volta, mi fu dato il permesso di chiamare la mia mamma, visto che non riuscivo proprio ad addormentarmi. La chiamai al telefono, fece un po' di storie, ma poi decise di venire.
Dopo un tempo interminabile!

Oramai stavo cascando dal sonno, cosa stranissima per me. Quando finalmente arrivò e mi chiamò, io dissi insonnolita che non avevo voglia di alzarmi.
Sembrò perplessa, ma non insistette. Forse era perfino divertita. Ma anche un po' seccata di essere stata chiamata per niente.
Riuscivo nel dormiveglia intanto, a pensare solo due cose.
La prima, era che alla fine le maestre dovevano essere un po' compiaciute del fatto che mi stavo comportando alla fine come una bambina normale.
La seconda era che così facendo, convincevo sempre di più i miei genitori, che ero inaffidabile, non ci si poteva fidare delle mie parole, mi sabotavo da sola. Facevo io da sola in modo che qualunque cosa avessi mai detto in futuro, non mi avrebbero più creduto.






















Note dell'autrice: eccomi qua, dopo averci tanto pensato, non mi sembra vero che la sto pubblicando. So che sembra una storia clichè come tante altre, ma credetemi non lo è xd
vi avviso che sarà una storia molto particolare, forse all'inizio per i primi capitoli ci saranno pochissimi dialoghi, quasi inesistenti.
Volevo anche dirvi che una cosa che spero prendiate come un gioco LOL
allora, siccome io sto durante questa quaantena, continuando a ingrassare e non riesco a frenare la salita, mi sono decisa a fare una scommessa psicologoca con me stessa xd
ogni giorno devo calare di qualche etto, altrimenti non posterò il captolo segiuente, se continuo a tenere il ritmo, potrò postare la storia ogni giorno.
è un giochino psicologico, devo perdere almeno 7/9 chili, non vi dico quanto peso per evitare polemiche inutli e sciocche, almeno non sapete quanto peso e nessuno può accusarmi di star diventando anoressica o di istigare in tal senso xd (non si sa mai ) .
L'unica cosa che farò, sarà quella di scrivere nelle note, se ho perso un etto, due, 5.
è una cosa che faccio per me, perchè ho capito che se devi farlo per te, non ci riesci, se qualcuno sa invece che stai seguendo una dieta, ti senti quasi costretto a seguirla, per non fare un abrutta figura xd e qusto ti da un aforte motivazione xd

Alla prossima e non preoccupatevi, è da quando vado alle medie che combatto con il peso dello yo yo, ora ho più di 30 anni, se dovevo ammalarmi, sarebbe già successo :)) mi voglio troppo bene per smettere di mangiare. E infatti continuo a ingrassare X_X

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Capitolo 2
*** Il cavallo rosso dell'asilo ***


Ero all’asilo e vedevo la mia amica dell’asilo Elyon, giocare su una di quelle attrezzature per bambini, che somigliano ai cavalli, non saprei spiegare ora cosa fossero.
Ricordo che mi sorrideva e che pensai che fosse strano. Come se quell’immagine avesse voluto dirmi qualcosa. Ma non sapevo cosa.

Decisi di ignorarla, qualunque cosa fosse, anche se sembrava una cosa angosciante. Forse mi chiese se volessi salirci anche io. O forse è uno scherzo della mia memoria.
Mi rimase impresso quel ricordo. Ancora adesso non so dire cosa significava per me.

Forse l’innocenza che se ne stava andando.
Di lì a poco avremmo iniziato la prima elementare. Il primo via libero per abbandonare l’infanzia.
Tanti bambini vivono l’infanzia fino alla fine delle elementari, a volte fino alla fine della scuola.

Per me non è mai stato così.
Per me l’infanzia finì quando salutai per sempre la scuola materna.

Ripensai spesso a quella specie di dondolo.
Avrei voluto tornarci indietro per salirci.
Di nuovo. Ancora solo una volta.



















Note dell'autrice: ho perso 4 etti xd
cmq scusate il capitolo corto..cercherò di impegnarmi di più!

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Capitolo 3
*** Di grembiuli e pareti verdi ***


Il mio primo giorno di scuola. me lo ricordo come fossi ieri.
Avevo il vizio di svegliarmi prestissimo, anche quando non dovevo andare a scuola.
Mi svegliai alle 7:00, continuavo a giocare a Super Mario, si sveglia mia mamma e mi chiede come mai non sono ancora pronta per andare a scuola.

Mi metto a ridere. Dentro di me SPERAVO che si dimenticassero, ma come avrebbero potuto??
 
Salivo le scale della mia scuola. La mia scuola era suddivisa così: al piano terra c’era la scuola materna, al piano superiore, a cui non eravamo mai saliti, le elementari.

È incredibile pensare a come, quando sei bambino, le cose ti sembrano sempre più intense.
Ai tempi, quell’unica rampa di scale mi sembrava quella di una scalinata di un castello, che chissà cosa nascondeva.

Mia madre mi accompagnava e ricordo che avevamo avuto una brutta litigata nei giorni scorsi, ci eravamo tenuti il muso. Mi promise che non avremmo mai più litigato. Le chiesi di promettere davvero perché anche un’altra volta aveva rotto la promessa.
Lei sembrò scocciata da questo, come se fosse colpa mia.

Sapevo che l’avrebbe rotta anche stavolta ma quando sei piccola, non so perché, ma una promessa infranta non sembra più così terribile.
Sai che la persona con ogni probabilità non la rispetterà, ma il solo fatto che ci proverà, ti sembra splendido.
Forse è vero che è meglio quando sei bambino.
Rimasi un po' delusa, quando arrivai al piano.

Non c’era davvero niente di speciale, ma forse le apparenze ingannavano.
 
Entrammo nella classe e cominciarono ad assegnarci i posti.
Pretendevano di dirci dove dovevamo sederci, mi ricordo che trovai la cosa ingiusta e senza senso. Perchè non potevamo sederci dove volevamo?
Non volevo che mia madre se ne andasse, ma era così che doveva andare, i genitori se ne dovevano andare.

Una ragazzina che era stata sempre con la sua amica si mise a piangere all’idea di venire separata da lei, per mettersi seduta vicino a me.
Mi sforzai di non sembrare offesa.
 
Dovevamo portare tutti i grembiuli. Io li odiavo.

Non so perché li odiavo, ai tempi mi sembrava che non mi facessero sentire libera, un po' come una manica di soldatini tutti uguali.
Ora invece mi piacerebbe tornare a portarli. Sono belle le divise.
Ma ai tempi mi pareva come se ti nascondessero e in un certo senso era così.
E siccome io mi sentivo già invisibile, non era il massimo portare pure il grembiule.

Neanche una settimana dall’inizio della scuola, ma che dico, appena due giorni dopo, ero riuscita a rompere il fiocchetto del grembiule. Non l’avevo fatto apposta, ma è che..con me ha funzionato sempre così, quando una cosa mi provocava disagio o imbarazzo, io..combinavo disastri.
Non l’avevo neanche toccato, ma..si era rotto!
Mia madre aveva scosso la testa, si era un po' arrabbiata ma poi aveva lasciato perdere la questione.

A me dispiaceva, avrei voluto che si rompesse il grembiulino, non il fiocco, che tra l’altro  a me piaceva.
 
Ero ossessionata dalle pareti. Mi chiedevo se fossero tutte così quelle della scuola. Qualcosa mi diceva che non era così.

Erano VERDI, e avevano una consistenza come di ghiaia, ci lasciavo passare sempre le mani. Era una consistenza ruvida, non gentile, eppure ne ero ossessionata. Poi ad un certo punto si interrompeva il verde e c’era solo il bianco normale. il muro normale, senza ghiaia.
Mi fermavo sempre a riflettere e a chiedermi perché avessero sentito il bisogno di separare i due strati. Era inspiegabile. Era come un mistero che non riuscivo a capire.

Le mie giornate a scuola spesso erano fonte di malessere e non so perché, quando tornavo nell’aula, passare le mani sullo strato verde, mi rilassava quasi.
Spesso pensavo a quando non le avrei riviste più, mi sarei scordata quelle pareti, probabilmente.
E invece le ricordo ancora.






















Note dell'autrice: ciao!!! Mi dispiace per il capitolo corto. Davvero. Cercherò di rimediare xd nel frattempo, secondo voi cosa rappresenta per Lily, quel muro verde??
Voglio ringraziare nel frattempo Abby e Team, davvero, non mi aspettavo neanche che questa storia avesse delle rec xd
vi rispondo appena posso <333 
nel prossimo dovremmo già parlare di Lily e di alcune cotte che ha avuto xd

ps ho perso altri 5 etti xd ma il guaio è non riprenderli xd

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Capitolo 4
*** Luc e Paul ***


Ho avuto anche io i miei flirt, dei ragazzi che prima mi hanno preso in giro, poi si sono infatuati di me, ma io non ricambiavo, e poi quelle stesse cotte sono scivolate via, come se non fossero mai esistite, lasciandomi più sola e confusa di prima.
A dire il vero, tutti i miei compagni di scuola, si sono impegnati così tanto nel farmi sentire inadeguata e insignificante, che ho faticato a capire come è possibile che da un giorno all’altro si riscoprissero persi di me.

Non parliamo di un semplice “tu mi piaci” ma di parolone importanti. Quando eravamo ancora bambini.
Eppure io non ero precisamente la bambina più bella della scuola, quindi mi chiedevo cosa attirasse in me, alcuni ragazzi.
Magari la mia bontà?
Per esempio, ero l’unica, credo, a preoccuparmi del fatto che in cortile, milioni di formiche potessero morire, schiacciati dalle scarpe di tutti. Mi ricordo di aver espresso questa mia preoccupazione alle maestre, che mi hanno detto che era inevitabile e di non pensarci.

Ma io per un bel po sono rimasta a fissare il terreno, per essere sicura che non accadesse.
Poi ho smesso di farlo.
Troppa sensibilità è un male, finisce per distruggerti prima o poi, specialmente se si parla di cose che non possiamo evitare.
 
La mia prima cotta credo sia stata per Luc.
Era un bambino con i capelli biondi, lisci, di seta quasi.

Ma solo alcune volte, a volte era spettinato, con i capelli che facevano un po' quello che volevano.
Era uno dei pochissimi che non mi prendevano in giro, ogni tanto lo guardavo. Era il ragazzino più carino della nostra classe.
A onor del vero, a essere sincera, sono stata sempre più presa di mira dalle femmine, piuttosto che dai maschi. Anche i maschi a volte ridevano, ma era una presa in giro bonaria, non era proprio fatto con cativeria.

Invece le FEMMINE ci mettevano la cattiveria. Non a caso piangevo spesso a causa loro.
Ma parlando di Luc, mi ricordo che fu l’unico che forse non mi ha lasciato particolarmente sorpresa quando mi rivelò che gli piacevo.
 
Era una mattina come tante altre e Lily stava salendo le scale della scuola, insieme al suo compagno di classe, Luc. Le loro mamme sono rimaste a parlare sull’uscio del portone e Lily si ritrova a fare un pensiero assurdo.

Pensa che ora che sono soli, Luc potrebbe anche fargli una dichiarazione, come si aspettava lei da giorni.
Non sa perché pensava questo. Era come una sensazione. Come se quello fosse un momento perfetto. A dire il vero, Luc non aveva mai dato neanche un segnale che facesse capire a Lily che gli piaceva, ma lei ebbe lo stesso questa sensazione.
Non sapeva da dove arrivasse.

Ma accadde esattamente così. La chiamò e si appartarono da soli, Lily lo seguì, avendo di nuovo quella sensazione , ma non si aspettava un biglietto consegnato a mano.
“Ecco, tieni, leggilo dopo, quando sei sola.” Le disse, raccomandandosi di non farlo vedere a nessuno.
Lily rimase un attimo basita, ma annuì, ancora incredula.
Nonostante le sue sensazioni, non pensava davvero che Luc potesse essere cotto di lei.
 
Nel biglietto c’erano scritte delle cose carinissime, dove lui diceva che lei gli piaceva tantissimo e che era bellissima (oddio, a questo Lily non credeva) e che era buona e gli chiedeva se voleva essere la sua fidanzata.
Si, no,  un classico.

Ma Lily non sapeva cosa scegliere, cosa dirgli. L’amore era una cosa seria e lo sapeva perfino lei che era ancora piccola. Avrebbe voluto qualcosa di diverso. Avrebbe voluto essere convinta. Avrebbe voluto essere corteggiata. Non sapeva neanche lei cosa avrebbe voluto.
Luc gli piaceva, ma come poteva dare una risposta, quando non sapeva neanche lei cosa voleva?
Quindi gli disse che aveva bisogno di tempo.

Luc le disse che andava bene, ma già l’indomani, Lily si trovò davanti una scena che aveva dell’irreale.
 
Luc era circondato da tutte le bambine, mentre lui sembrava piangente, Lily si ghiacciò subito, soprattutto quando capì che era per colpa sua.
Una delle bambine si avvicinò a lei, sembrava molto arrabbiata.

“Luc sta così per colpa tua, sei tu che l’hai fatto star male, sei cattiva, cattiva.”
Cattiva? Fatto star male? Non era quello che lei voleva. E poi Luc le aveva detto che poteva pensarci e non ricordava che la sua risposta fosse stata NO. Voleva solo pensarci e lui le aveva detto che andava bene, per poi..reagire così?
Non si aspettava una reazione così forte.

“Lasciatela stare, non ha fatto niente di male, non è colpa sua.” Disse Luc.
Lily gli sorrise. Era stato gentile ed era buono in fondo.
 
Passarono i giorni, ma Lily non si decideva, era comunque passato poco tempo, si diceva, aveva bisogno ancora di tempo, un giorno, in pullman, guardò Luc, che era seduto lontano da lei, desiderò di vederlo avvicinarsi, e dopo un po' accadde davvero.

“Allora, Lily, hai deciso?”
Lily sapeva che gliel’avrebbe chiesto ma dovette deluderlo. “Ancora no.”
Le dispiaceva darle un dolore, ma era così. Aveva bisogno di tempo.
 
Un altro giorno, erano seduti vicini e Lily aveva quelle penne colorate per cui andava matta e con un pensiero improvviso, decise di fare una carineria, disse a Luc che poteva usare una delle sue.
Pensava sarebbe stato contento, ma lui reagì con voce funerea.
“Grazie, Lily, tu sei sempre gentile, se solo volessi stare con me...tranquilla, l'ho capito che non vuoi.”

Lily non seppe bene cosa rispondere. Si ghiacciò. Lei aveva voluto fare una cosa carina, pensava che lui sarebbe stato felice e invece era più triste di prima. Perché sbagliava sempre tutto?
E poi perché si era arreso così velocemente?
 
Successe che pochissimo tempo dopo, Luc si “fidanzò” con un’altra bambina. Ally, si chiamava. Lily non sapeva cosa facevano. Si scambiavano baci? In fondo i bambini di questa età non credeva facessero poi chissà cosa, chissà cosa signficava per loro “fidanzarsi”. Però a lei sarebbe piaciuto fidanzarsi con Luc.
Però anche lui si era piuttosto consolato in fretta.
 
Nonostante tutto, Luc continuò ad avere piccole attenzioni per Lily, anche se la cotta sembrò passargli.

Un giorno, alla festa di compleanno di Lily, Luc faceva il principe Aladdin e Lily avrebbe dovuto fare la principessa, ma era rimasta ancora una bambina lì, Moona, che disse “No! la voglio fare io la principessa!!”
Lily a quel punto si impuntò per la prima volta.
“No! sono io la festeggiata. La farò io.”
Credeva che questo bastasse per risolvere la questione, ma sorprendentemente la bambina puntò i piedi.

“Va bene, va bene, facciamo così, facciamo che siete due sorelle. Due principesse.”
Lily rimase molto delusa da questo, ma non ci fu altra soluzione.
Quindi cominciarono la scena. Essendo che avevano un letto a castello, dove c’era anche una scaletta , dove ti potevi arrampicare sopra, Luc arrivò fino al letto sopra e buttò la piccola lampada sopra il letto in basso, mentre le due fingevano di dormire.

I bambini non stettero a farsi troppe domande sulla storyline, né com’era possibile che Aladdin fosse nella camera della principessa e facesse cadere la lampada, a dire il vero Lily trovava la cosa strana e voleva fare delle domande, ma voleva anche giocare, così lasciò perdere.
Purtroppo non finirono mai di girare la scena, visto che a quel punto vennero le mamme dei bambini, a chiamarli.
Boom. Una bolla di sapone.

Lily si mise a pensare se Luc le avrebbe dato anche un bacio con la scusa del film, ma non ebbe avuto modo di vedere se sarebbe successo.
 
La parte più sorprendente però, accade un giorno, in classe, quando l’amico di Luc, prendeva in giro Lily, facendole il verso e dicendo apposta ad alta voce “Guarda, Luc, guarda..come fa Lily..” e si mise in bocca la cerniera della felpa.
“E allora? Anche io lo faccio.” Disse lui, lasciando Lily basita.

L’amico sembrò in difficoltà. “Si, ma cioè..” Lily non capì niente, solo che era l’ennesima scusa per prenderla in giro. Un sacco di bambini succhiavano la cerniera della felpa.
 
L’ultimo dei ricordi che Lily ebbe di questo Luc, era quando si era incavolato perché portava il tamagotchi a scuola..

“Adesso lo tengo io.” Disse e glielo confiscò veramente. Poi la minacciò di prenderglielo di nuovo, se l’avesse portato ancora.
Poi si scusò in seguito, ma lo faceva perché le maestre non volevano che li portassero e non voleva che finisse nei guai.
Lily capì il ragionamento di Luc ma non sopportava di essere comandata o obbligata a fare qualcosa che non voleva fare.

Lasciò perdere, anche se si sentiva lusingata dal suo intresse, anche se, si era arrabbiato davvero quella volta, capì che la stava vedendo già in modo diverso da prima.
Non era più gentile, né dolce con lei, anzi prima di quell'episodio non l'aveva considerata più per molto tempo, infatti le era sembrata strana quell'arrabbiatura.
 
 
 
Paul invece, l’aveva sempre presa in giro, insulti anche pesanti. “Mongola, deficiente, scema.” Quindi al contrario di Luc, non se l’aspettava proprio quando entrò in classe e lui le fece vedere il biglietto.
“è uno scherzo? Non ci casco.” Disse lei e se ne andò.
Il bambino un po' grassottello, si mise a parlare con le ragazze, che in trotto, andarono subito da lei, assicurandole che non era uno scherzo, che pensava a lei tutti i giorni.
Lily stavolta non aveva proprio nessun dubbio. Luc era carino..ma Paul..non gli piaceva e l’aveva anche offesa più volte.

Per fortuna non sembrò insistere più di tanto,anche se.. ci rimase un pochino male, quando dopo pochi giorni, in sala mensa, si avvicinò per dirle che le piaceva... "Sta tranquilla, non sono qui a dirti che mi piaci te, adesso mi piace Elyon." La migliore amica di Lily.

A quanto pare doveva restare un segreto, ma poi poco tempo dopo, Elyon andò da lei a dirgli che tanto lo sapeva cosa le aveva detto, lo sapeva già. Lily si chiese se non fossero tutti pazzi. E poi chissà come cavolo faceca a saperlo.

Passò non molto tempo che Paul si avvicinò ancora a Lily, a mensa, dicendole che era la sua confidente, che si fidava di lei, che stava con Elyon ma che le piaceva anche un'altra bambina ma la pregava di non dirlo a Elyon.

“Lily, Lily, però non andare a dire a Elyon..mi raccomando eh.”
Lily non ricordava più che cosa doveva promettere di non dirle. Magari che facesse il cretino con un’altra bambina? “D’accordo, non glielo dico.” Era troppo piccola per capire il concetto stesso di “tradimento” aveva un’idea ma niente di più, per lei non era comunque un dramma, anche se gli piaceva un’altra bambina.

Successivamente andò a chiederle, quasi ad accusarla, dicendole “Non gliel’hai detto vero? No, perché è strana. Sembra arrabbiata.”
Lily non sapeva più che dire per convincerlo.No, non aveva detto niente a Elyon. Oltretutto non le sembrava una cosa chissà quanto interessante. Lui non sapeva se crederci ma non sembrava neanche poi tanto arrabbiato. Certo che la gente era strana.
 
 
Nel frattempo una figura nell’ombra la guardava sorridendo tristemente.

Ah, Lily,Lily..non hai idea di quanto tu sia speciale..e di quanto confondi le persone che ti stanno accanto..all’inizio rimangono tutti abbagliati dalla tua bellezza interiore, come api con il miele, ma poi tu sei troppo intensa..capisci troppo..sei troppo retta, onesta, incorruttibile, e una cosa simile fa spavento..per questo poi prendono ogni scusa per allontanarsi..da te..e tu dentro di te, il tuo spirito lo sa, riconosce la falsità..riconosce che nessuno di loro è degno di te, e anche se non lo capisci, inconsciamente sei tu che li allontani..anche se poi ti penti, e vorresti tornare indietro, ma non vuoi..c’è poi la maledizione che ti accompagna..che accompagna tutte le persone diverse da te. E questo è solo l’inizio. Mi dispiace, Lily.






















Note dell'autrice: ciao ragazzi! Certo che questa Lily è proprio strana ahha non fa mai quello che vorrebbe xd
e giusto x castigarla, non solo non ne imbrocca una, ma la relegano pure a "amica-confidente" ahhah pure la beffa xd
nel frattempo, ho perso un altro etto xd

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Capitolo 5
*** Lily invisibile, ma solo per poco ***


“Mamma, perché non mi date un fratellino o una sorellina?”
“Sei grande ormai e poi hai i tuoi cuginetti, che sono come dei fratellini.”

Adoravo i miei cuginetti ma non era esattamente come avere dei fratelli, non fosse altro per il fatto che poi dopo, viviamo in case separate.

Non capivo proprio perché non volessero darmi un fratello. Molti miei compagni avevano fratellini più piccoli, li avevo visti e sembrava quasi come toccare l’apice della felicità, vederli insieme.
Avere un complice grazie al quale non sei mai solo..
Lily, non tutti i fratelli vivono insieme, ma questo per te è ancora difficile da capire. Anche per me lo è. Vorrei solo che non fosse così. Anche per me è difficile da comprendere che fratelli e sorelle debbano vivere separati…
 
Non avrei mai pensato che questi miei pensieri potessero far accadere qualcosa…
Lily stava giocando con una sua compagna nel salone della scuola, le batteva con le dita sulla spalla, e poi quando lei si girava, fingeva di non esser stata lei.
Francine, si scocciò dopo un po', ma all’ennesima volta, strabuzzò gli occhi e disse:
“Ma chi è stato? Sei stato tu?” rivolta a un altro bambino.
“Ma chi è? Chi è?”
“Dai su, lo so che sai che sono io. Smettila di fare così.” Intervenne Lily.
“Lily? Sei tu? Ma dove sei? Non ti vedo. Sei invisibile?”
“Pensi che io ci creda?” e Lily continuava a provocarla.
 
Strano…

Mi accorsi solo dopo un po' che in effetti un alone luminescente come se fosse l’aura di Lily, si stagliava intorno alla sua figura.

MI spaventai a morte. Caddi per terra. Ma che cosa era successo? Ero stato io?

Mi resi conto dopo un po' che forse il desiderio mio che fosse davvero invisibile, per non esser vista dalla bambina, l’aveva trasformato in realtà.
Appena mi accorsi di questa realizzazione, Lily tornò invisibile.
Stava ancora camminando all’indietro nel cortile della scuola, quando ad un tratto, Francine disse..

“Ohh ecco, finalmente ti vedo! Ma come avevi fatto  diventare invisibile?”
 
Trasecolai. L’avevo assecondata per capire dove volevo arrivare.
Non esiste la magia e di sicuro se esiste, io non posso praticarla.
Francine mi stava solamente prendendo in giro.
Eppure il modo in cui sembrava davvero sincera, mi mise i brividi. Soprattutto quando ad un certo punto mi resi conto che avrei desiderato esserlo davvero, invisibile. Invisibile davvero però e non per pochi secondi.
Oh, davvero, parola mia, che cosa darei per costringere le persone a dirmi la verità.
 
Non desiderarlo, Lily, non desiderarlo, ti prego.
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ragazziiiii, pensavate che non avrei mai più aggiornato? E invece eccomi qui, Lol il peso era andato a put...avete capito no? xd con grande fatica sono riuscita a riperdere quello che avevo perso, ma ora ho deciso di svelarvi l'arcano peso. 56, 6 stamattina, ma già domani temo che saràò ahimè già un etto in più. Ma l'importante è che ce l'ho fatt, no? mi augiuro il capitolo non sia troppo scialbo xd

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