Intrigo internazionale

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La dolcezza di una nipote ***
Capitolo 2: *** Presunte slealtà ***
Capitolo 3: *** La scomparsa di Gastone ***
Capitolo 4: *** Un viaggio movimentato ***
Capitolo 5: *** Un nemico al castello ***
Capitolo 6: *** Cacciati malamente ***
Capitolo 7: *** Gli occhi della debolezza ***
Capitolo 8: *** L'aiuto di Paperina ***
Capitolo 9: *** Passione malvagia ***
Capitolo 10: *** L'insurrezione oscura (quando tutto ebbe inizio) ***
Capitolo 11: *** Occhio non vede, cuore non duole ***
Capitolo 12: *** Verso la salvezza ***
Capitolo 13: *** Sul punto di morte ***
Capitolo 14: *** Una rete di bugie e intrighi ***
Capitolo 15: *** Per il bene familiare ***



Capitolo 1
*** La dolcezza di una nipote ***


Paperon de Paperoni, oltre ad essere un papero molto saggio e con un forte senso per gli affari, non sopportava stare alla larga dal suo denaro.
I suoi soldi erano tenuti sotto controllo dai suoi investitori più fidati e in una camera blindata segretissima che solo lui conosceva il codice d’accesso e la sua esatta posizione.
Negli ultimi tempi il papero più ricco del mondo non riusciva a fidarsi di nessuno.
I malintenzionati e i “poveracci” che se la passavano molto peggio di lui erano sempre pronti per tendergli una trappola o ad aggirarlo per cercare di conquistare anche una piccola parte della sua fortuna.
Ma anche se Paperone era molto vecchio, non era così stupido come si poteva credere e come se non bastasse, riusciva ad anticipare tutte le mosse dei suoi nemici.
“Non riesco mai a stare tranquillo. Ma riuscirò a tenere duro fino alla fine. A costo di portarmi tutti i miei soldi nella tomba… Non me ne frega niente di quello che la gente pensa di me. Io sono solido come una roccia e cattivo nel momento del bisogno. Devo curarmi di me stesso e degli altri. Per questo non ho mai un attimo di tregua.”
Negli ultimi tempi, Paperone passava le sue giornate immerso nei suoi più grandi pensieri e nei suoi alloggi privati dove nessuno aveva la possibilità, almeno se non per il suo consenso, di passarvi liberamente, tranne che per la sua nipotina preferita che giocava in maniera innocente in mezzo ai corridoi.
“Adesso chi è che mi sta disturbando?”
con fare guardingo e molto arrabbiato, Paperone aprì la porta del suo ufficio per controllare chi davvero potesse disturbarlo.
Ma appena vide di chi si trattava, chiamò i suoi nipoti, nonché fratelli della piccola Gaia a portarla fuori dai suoi alloggi.
< Ragazzi, vi ho già detto che i corridoi che portano alle mie stanze sono proibite. Vostra sorella bazzica come se niente fosse e mi dispiacerebbe molto fargli una bella ramanzina. Non se lo merita. >
< Ma Zio Paperone, se si trova nei tuoi alloggi provati è perché vuole giocare con te > fece Qui.
< Sì, zione. E non puoi sottrarti. > replicò Quo.
<  Avanti zio, non vorrai mica far soffrire la tua nipote preferita spero > mormorò invece Qua.
Sentendo quelle parole, Zio Paperone non poté avere altra scelta.
< Va bene. Vedrò cosa posso fare > disse infine il papero riagganciando la chiamata.
Ma appena aprì di nuovo la porta del suo ufficio, vide che la sua nipotina non c’era più.
< Gaia, dove sei? Gaia? >
 Ma niente, la paperella non rispondeva al suo richiamo.
“Adesso dove si sarà cacciata?=”
Ma appena girò lo sguardo, vide che la sua nipotina era nella sua poltrona dinanzi al fuoco caldo che riscaldava la stanza intenta a parlare con la sua bambola.
< Gaia, ma cosa ci fai qua? >
< Ciao, zietto. Avevo bisogno di vederti. Ultimamente sono molti giorni che non ti fai più vivo. >
< Gaia, ho avuto molte cose da fare. Mi dispiace non avere tempo per i miei nipoti. >
< Ma cos’hai da fare di così tanto urgente belle tue stanze? >
< Ecco, è troppo complicato da spiegare. >
Paperone non aveva nessuna intenzione di confessare le sue reali intenzioni e paure.
La fobia di perdere tutto il suo denaro era più forte di qualsiasi altra cosa.
Soprattutto quando il vecchio papero nascondeva un terribile segreto che lo stava mettendo in soggezione.
< Comunque adesso che sei qui, possiamo prendere il té insieme. Hai fatto merenda? >
< No. Nonna Papera è molto impegnata a preparare la cena per stasera ed è anche per questo che sono riuscita a giungere fin qui. Le tue guardie del corpo non fanno passare nessuno per nessun motivo… Oh, scusa il gioco di parole, zio. >
< Non ti preoccupare, piccola mia. Tu sei sempre la benvenuta nelle mie stanze private. >
< Comunque sarei davvero felice di prendere il té insieme a te. >
< Molto bene. Chiamo subito nonna Papera e… >
< Possiamo prenderlo senza l’aiuto di Nonna. L’ho appena preparato per la mia bambola. >
“Ah, quindi devo solo giocare…”
< Molto bene… Allora perché non mi presenti la tua amichetta? >
< In verità non so come si chiama… Dopo molti anni ho ricominciato oggi a rigiocarci, ho un sacco di giochi inutilizzati nella mia stanza. >
< Spero tanto che tu la tenga sempre in ordine la tua stanza. >
< Ovvio che sì. Nonna Papera quando non è in cucina mi insegna a prendermi cura della mia camera. >
< Brava. Sono molto orgoglioso di voi. >
< Vorresti venire a vederla? >
< Adesso dici? >
< Certo. E quando sennò? >
< Ho un appuntamento importante tra pochi minuti, Gaia. Mi dispiace ma dobbiamo rimandare > mentì spudoratamente Paperone.
< Va bene, sarà per un’altra volta… Per quanto tempo posso rimanere qui con te? >
< Fino a quando non finiremo il té, ok? >
< Allora abbiamo ancora un po’ di tempo! Vuoi versare tu per primo? >
< Certo. Sono sempre pronto per fare il gentiluomo. >
< E tu sei il gentiluomo più gentile del mondo, zietto. >
< Ancora un gioco di parole, Gaia. Devi stare molto attenta. >
< Hai ragione. Di solito a scuola sono molto brava in tutto questo. >
< Lo credo bene. >
Appena suonarono le sei del pomeriggio, Paperone invitò Gaia ad uscire dalla sua stanza.
< Sono già le sei? È tardissimo! Devo finire i compiti! >
< Davvero? Perché non ti fai aiutare dai tuoi fratelli? >
< Che cosa? non ci penso nemmeno, zio, quei tre non fanno altro che giocare ai videogiochi e non sono per niente bravi in matematica. >
< Devi risolver alcune operazioni? >
< Sì. Non dovrebbero essere difficili, ma non riesco a risolverle da sole. E non c’è nessuno che possa aiutarmi. >
Con il cuore che gli piangeva per la gentilezza mancata, Paperone si offrì volontario nell’aiutarla appena prima che potessero andare a cena.
< Davvero? Faresti questo per me? >
< Certo, tesoro mio. Aspettami nella tua stanza per le sette in punto. Devo fare una telefonata e incontrarmi con alcuni miei investitori poi ti raggiungo immediatamente. >
< Grazie mille, zio! Sei davvero il papero più buono del mondo. >
< E tu sei la bambina più carina del pianeta. A dopo > rispose Paperone dandogli un bacio sulla fronte prima di rimanere completamente solo.
“Bene. È giunta l’ora di tenermi alla larga dai guai… E nel farlo ho bisogno delle protezioni giuste. Per questo devo avvertire Jet McQuak. È la mia guardia del corpo principale nonché il papero di cui mi fido ciecamente. Senza di lui non mi sentirei così protetto. Meglio avvertirlo di quello che sta succedendo.”

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Capitolo 2
*** Presunte slealtà ***


Paperon De Paperoni stava diventando sempre più impaziente.
Jet McQuack non si presentava al suo cospetto, il che rendeva il padrone del castello alquanto irascibile.
“Non sopporterò un’insolenza del genere. Appena rivedrò Jet…”
< Paperone, eccomi arrivato > fece il papero senza nemmeno bussare alla porta.
< Sei in ritardo. È da più di venti minuti che ti sto chiamando. Dove diavolo eri finito? >
< A coordinare il perimetro del castello. Sa meglio di me quanto la sua tenuta… >
< Non ti ho chiamato per questo, Jet > fece il papero con tono duro < Voglio solo capire se la situazione è tutta sotto controllo. >
< Certo che sì. Perché non dovrebbe esserlo? >
< Perché questa notte un servitore che sto ancora cercando mi ha fatto recapitare questa lettera minatoria nella mia stanza… Ora magari posso sembrare esagerato, ma le minacce contenute in questa lettera non mi fanno stare tranquillo. >
< Posso vederla? >
< Devi farlo. E già che ci sei, perché non la leggi a voce alta? >
Aprendo la busta contenente la lettera, Jet McQuack fu subito sorpreso dalle parole che stava leggendo con la mente.
< Ti ho detto di leggerla a voce alta, Jet. >
< Mi scusi, Paperone. È solo che… Come ha fatto questa lettera ad arrivare nelle sue mani senza prima passare da me? >
< E’ quello che mi sto domandando da ieri notte a questa parte > rispose il papero con tono ovvio < Mi dici dove ti trovavi ieri notte? >
< Ero nella mia stanza, signore. >
< E chi può confermarlo? >
< Credo nessuno. >
< Nemmeno la servitù? >
< Ecco, sono rimasto rinchiuso nella mia stanza tutto il giorno, ieri. Non credo che molti di loro possono confermare la mia verità sul fatto. >
< E non ti senti preoccupato ben sapendo che nessuno ti può proteggere? >
< Proteggermi da cosa? non capisco. >
< Jet McQuack, la faccenda è molto grave: sei accusato di presunto tradimento nei miei confronti. Essendo la persona più importante di questa regione, non ci penserei due volte a cacciarti dalle mie terre o peggio ancora rinchiuderti nelle mie segrete. >
< Paperone, le giuro sul mio onore… >
< Non ho bisogno di giuramenti, ma di verità: trova chi ha scritto questa lettera e portalo da me. Interroga tutta la servitù se vuoi, ma entro domani sera prima di cena voglio avere delle risposte, altrimenti prenderò le dovute precauzioni irreversibili. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Sì, Paperone. Nessun problema. >
< Da molti anni i miei nemici vogliono appropriarsi del mio denaro illecitamente… Ma addirittura arrivare a minacciarmi di morte… La situazione deve essere risolta prima che ti preoccupi. Non voglio ripeterlo di nuovo. >
< Sì, Paperone. Ho capito perfettamente. >
< Allora vedi di entrare in azione, amico mio. Il tempo passa e la tua vita è appesa ad un filo > rispose Paperone fissando l’orologio.
< Se posso chiederle un favore signore, sarebbe meglio che lei rimanesse nelle sue stanze private. >
< Non questa sera, Jet. Ho promesso che avrei aiutato mia nipote Gaia nei compiti… E poi sono convinto che il mio nemico non si farà vivo questa sera. Non metterà a repentaglio la sua vita stupidamente dopo che ho fatto alzare il livello di sorveglianza. >
< Signore, perché non ne sapevo niente? >
< Perché ami gingillare con i tuoi stupidi aerei e con le tue armi a disposizione invece che proteggere la mia vita! > lo sgridò Paperone < Adesso che la mia pazienza è finita, non ti conviene farmi arrabbiare. Mi hai capito? >
< Sissignore. Adesso non si deve preoccupare. Troverò il suo uomo. >
< Non sono io che mi devo preoccupare, ma lo devi fare tu. Adesso fuori dalla mia stanza. Non voglio ricevere più nessuno. >
< Come vuole lei, paperone. >
Con la testa china verso la lettera minatoria, Jet si sentiva il cuore in gola per la paura.
Trovandosi nei corridoi privati, il papero aviatore dovette anche assorbirsi le lamentele e i pregiudizi di Gastone Paperone mentre era intento a portare al sicuro alcuni lingotti d’oro.
< Che cosa stai facendo da queste parti, Jet? >
< Niente, Signor Paperone. Ero in compagnia del Signor De Paperoni. Ma ora sto tornando nell’ala accessibile a tutti del castello. >
Mentre Gastone lo stava fissando in maniera seria e rabbiosa, Jet non ‘poteva far altro che fissare quello che Gastone teneva in mano.
< Che cosa stai guardando? >
< Io? Niente. >
< Smettila di dire niente e gu8ardami in faccia quando ti parlo. >
< Mi scusi, signore. Non capiterà mai più. >
< Ascoltami bene, Jet: tu non mi sei mai piaciuto, ma mio zio Paperone ha voluto tenerti lo stesso come membro importante della sua sicurezza e di tutta la nostra famiglia… Ma come se non bastasse, la vita di mio zio è messa a dura prova a causa di alcune minacce, vero? >
< E lei come fa a saperlo? >
< Le notizie volano molto veloci a Schwerin… Ti conviene guardarti bene le spalle, Jet. Il primo a rimetterci potresti essere davvero tu. >
< Non capisco di cosa sta parlando, Signore. >
< Vedi, quando fai un torto a mio zio, è difficile ripagare la sua riconoscenza… E poi in fondo, abbiamo bisogno di un capro espiatorio. Anche se non saresti tu colui che ha scritto quella lettera che porti in mano, sarò ben lieto di annunciare a mio zio che la sicurezza del castello e della sua persona è talmente scarsa e inutile che possiamo fare a meno di te… E tu sai bene in che modo. >
< Signore, farò di tutto per portare alla luce questa situazione… >
< Ne va della tua incolumità, caro mio… Ma adesso basta perdere del tempo. Peccato che questa sera non avrai nemmeno tempo per cenare con la servitù. Gli hai detto se ti lasceranno un piatto di minestra in brodo da parte? >
< Non occorre, signore. Stasera non ho fame. >
< Eppure un papero forte e vigoroso come te avrebbe bisogno di mangiare… Ma non sono affari che mi riguardano. Spero che domani tu possa ancora prestare servizio nel mio castello. Mi dispiacerebbe venire a trovarti nelle segrete. >
< Verrebbe lo stesso, signore? Si scomoderebbe per me? >
< Certo… Giusto per vedere dove sei finito, Jet McQuack. A presto. >
In quel momento Jet gliele avrebbe cantate quattro ad uno dei suoi padroni, ma visto che la sua situazione era già compromessa, decise ancora di tacere.
“Presto capiranno di che pasta sono fatto e la faccenda di questa lettera sarà un lontano ricordo.”
< Che cosa stai leggendo, Jet? > gli domandò Paperino mentre passava per il salone del castello.
< Questa? Sono solo alcuni ordini impartiti dal Capofamiglia. Niente che le deve riguardare. >
< Davvero? Da quando in qua mio zio scrive su un foglio i suoi ordini? >
< Da questo momento. >
Capendo che Jet stava nascondendo qualcosa, Paperino gli domandò se aveva bisogno del suo aiuto.
< Non credo di averne bisogno, Paperino… Pensa che io sia diventato un inutile inetto che sta cercando di mandare all’aria questa famiglia dopo tutti questi anni? Ebbene, riuscirò a provare la mia innocenza. Costi quel che costi. >
< Ma io veramente Jet… >
< Sai cosa devo fare? Non fidarmi di nessuno. Tanto i ricchi sono tutti uguali.>
< Come, prego? >
< Perdoni la mia franchezza, Paperino. Mi sono dovuto sfogare > rispose Jet dopo essere ritornato calmo < Adesso, se vuole scusarmi, devo tornare a dirigere i sorveglianti di questo castello per farmi spiegare la situazione. A presto. >
Paperino, ancora scosso per l’insolenza ricevuta, dovette chiedere a suo zio Paperone cosa stava succedendo alla sorveglianza. >
< Non è niente di preoccupante, Paperino > mentì Paperone < Jet è stressato dal troppo lavoro. Mi dispiace che ti abbia mancato di rispetto. >
< I servitori non dovrebbero mai comportarsi così. >
< Lo so bene, Paperino. Dopo vedrò di dargli una bella lavata di capo… Ora, che cosa mi dici della tua Paperina? Ho sentito che da alcune settimane non fate altro che vedervi in giro come due innamorati. >
< Di solito passeggiamo nei bellissimi giardini del castello. Anche se lei non è ricca come me, mi vuole molto bene e farebbe qualsiasi cosa per me. >
< Paperino, da sempre ti ho consigliato di trovarti un buon partito dopo la mia dipartita… Ma se quella giovane paperella ci si può fidare, allora non sono nessuno per impedire la tua felicità. >
< Zio, sentirti pronunciare queste parole mi riempiono il cuore di gioia > rispose Paperino abbracciandolo.
< Adesso però non mi saltare addosso. Devo andare da mia nipote Gaia e sono già in ritardo. >
< Ok, vai pure. E grazie ancora per la tua benedizione, Zio. >
< Vedi però di comportarti bene e di non rovinare tutto come fai di solito. Intesi? >
< Questa volta farò innamorare la mia amata di me. E non ci sarà nessuno che mi metterà i bastoni fra le ruote. >
< Speriamo in bene, allora. >
 
 
Prima che Jet McQuack potesse raggiungere la sua postazione di vigilante all’infuori del castello, il suo cellulare cominciò a squillare incessantemente.
< Pronto? >
< Hai ricevuto la lettera da Paperone? > fece la voce sconosciuta dall’altra parte.
< Chi parla? >
< Adesso non ha minimamente importanza, Jet McQuack… La tua situazione è molto compromessa. E come farà prima che diventi irrimediabile? >
< Sei stato t a scrivere quella lettera? >
< Qui le domande le faccio io, Jet… Vuoi essere aiutato oppure no? >
Sentendo quelle parole, Jet rimase alcuni secondi in silenzio.
< Credo che tu non sai cosa devi fare… O mi sbaglio? >
< Mi hai in castrato bene bene, razza di farabutto. Ancora non ho letto la lettera in questione, ma con le mie doti di spionaggio riuscirò a capire che l’ha scritta. >
< Davvero? Hai seguito un corso di dattilografia? Perché la ma lettera l’ho scritta al computer. >
Stringendo il becco dalla vergogna, Jet era pronto per riagganciare la chiamata.
< Dimmi cosa vuoi o altrimenti riattacco subito. Non ho tempo da perdere. >
< Nemmeno, io, Jet. Devi ancora rispondere alla mia domanda: vuoi essere aiutato oppure no? >
< Se accetto il tuo aiuto, che cosa vorresti in cambio? >
< Voglio che tu ti avvicini ai misteriosi investitori che controllano il patrimonio di quel riccone di Paperone. Ho bisogno che tu entri nelle sue grazie il prima possibile e che tu diventi uno dei suoi paperi più fidati? >
< E come dovrei fare? La mia vita è appesa ad un filo per colpa tua. Non riuscirò mai a riconquistare la fiducia del signore del castello. >
< Non ancora, Jet… Adesso dobbiamo trovare un capro espiatorio… Paperone si è circondato da molti nemici, soprattutto uno in particolare: Cuordipietra Faredoro. >
< Non l’ho mai sentito nominare. >
< E’ un individuo molto pericoloso che alloggia in uno dei castelli più belli di Francia… Se la notizia della minaccia del suo acerrimo nemico dovesse arrivare alle sue orecchie, farebbe di tutto per tirarsi indietro e nascondersi come un ratto di fogna come ha fatto in tutti questi anni… Invece dobbiamo colpirlo quando meno se l’aspetta. Per questo devi recarti in Francia immediatamente. >
< E come dovrei fare? Devo dargli il colpevole domani prima di cena. Non riuscirei mai a portare quell’individuo qui in Germania in così poco tempo. >
< Chiedi una proroga convincendo Paperone. E’ l’unico modo. >
< E come? Non mi ascolterebbe mai. >
< Hai bisogno di prove… Perché non metti la lettera su una candela sul fondo della lettera? >
< Perché? Che cosa vuoi fare? >
< Tu fallo. >
Ascoltando la richiesta dell’individuo misterioso, Jet vide che era firmato con il sigillo della famiglia Faredoro.
< Ingegnoso. Davvero ingegnoso. >
< Sono molto intelligente di quello che credi, Jet. Fai vedere quella prova a Paperone e avrai salva la vita. >
< D’accordo, farò così. >
< Ci risentiamo quando ti troverai in Francia. A presto > disse infine l’individuo misterioso riagganciando la chiamata e lasciando Jet alquanto pensieroso.

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Capitolo 3
*** La scomparsa di Gastone ***


Quando Paperon De Paperoni rimaneva in compagnia dei suoi nipoti, diventava un papero molto più amorevole di quello che conoscevano gli altri servitori.
< Devi risolvere questa operazione e spostare i numeri da questa parte. Proprio così. >
< Hai ragione, zio. Non ci avevo pensato. Grazie davvero. >
< Figurati. Modesti a parte, in matematica sono sempre stato molto bravo. >
< Certo. Bisogna essere portati per contare i propri soldi. >
Sentendo la voce di Gastone Paperone, Paperon De Paperoni si scusò con sua nipote dicendogli se poteva continuare da solo.
< Vai pure, zietto. Ormai ho definitivamente capito. >
< Brava la mia Gaia. Sono fiero di te > rispose il papero dandogli un bacio sulla fronte.
Lasciando la stanza della nipote, Paperone fu molto adirato per il disturbo di Gastone.
< Che cosa vuoi? quando sono in compagnia dei miei nipoti, non voglio essere disturbato per nessun motivo. >
< Scusami, Paperone. Era molto importante. >
< E poi la tua battuta infelice sui soldi che conto potevi pure risparmiartela. >
< Gaia non capirebbe mai. È ancora molto piccola e innocente. Fortunatamente… >
< Spero che la faccenda di cui mi vuoi parlare non riguardi mia nipote. i piccoli della famiglia devono stare alla larga dai miei affari. Ne avevamo già parlato. >
< Tranquillo, sono venuto qui per parlare del tuo capo della sicurezza: Jet McQuack. >
< Adesso che ha combinato quel buono a nulla? >
< Paperone, devi allontanarlo all’istante dalla nostra famiglia. I suoi modi di fare e la sua inettitudine, ci stanno portando in una mare di guai. >
< Che cosa vuoi dire? >
< E’ troppo sospettoso e si comporta in maniera molto ambigua. Secondo me ci nasconde qualcosa. >
< Lo credo anch’io, Gastone. Ma finché non avremmo le prove necessarie, non posso farlo fuori come dici tu. Bisogna essere molto cauti. >
< Ma per quanto? E se poi fosse troppo tardi? >
< La situazione attuale è totalmente sotto controllo. I soldi della nostra famiglia sono al sicuro. Ieri ho parlato con i miei investitori e mi hanno assicurato che il patrimonio non corre nessun rischio… A proposito degli investitori, da quanto tempo è che non ti rechi in banca? >
< Da alcuni giorni… Perché mi fai questa domanda? >
< Cosa avevi da fare di così urgente da sottrarti ai tuoi doveri? >
< Niente, Paperone. Sono tornato da un viaggio in Francia. Per questo non ero presente qui al castello. >
< In Francia? Ecco dov’eri finito… Spero che tu non sia andato a trovare uno dei miei acerrimi nemici nel suo castello di Carcassonne. Sarebbe molto imperdonabile da parte tua. >
< Non frequento quel ramo della nostra famiglia da molto tempo, Paperone > rispose Gastone adirato < E mi dispiace molto nel sentirti dire che non credi della mie intenzioni. >
< L’hai appena detto tu: dobbiamo stare molto attenti. >
< Guardati le spalle da Jet. È la mia unica richiesta > rispose Gastone prima di recarsi in sala da pranzo per la cena.
“Gastone Paperone. Hai fatto un errore a mettermi contro di me.”
 
 
Guardando l’orologio, Paperone vide che erano le sette e mezzo passate.
< Gaia, dobbiamo andare a cena. A che punto sono i tuoi compiti? >
< Ho quasi finito, Paperone. Tu vai pure. Io ti raggiung0o presto. >
< Non ti preoccupare. Ti aspetterò volentieri. >
< Adoro quando sei gentile con me. >
< Grazie, tesoro. Non per altro sei la mia nipotina preferita. >
Ma mentre stava coccolando la piccoletta, Paperone venne disturbato ancora una volta.
“Adesso chi potrebbe mai essere?2
< Finisci pure i tuoi compiti, Gaia. Arrivo subito. >
Aprendo la porta della stanza di Gaia, Paperone fu molto inorriditi di trovarsi dinanzi Jet.
< Mi scusi signore per il disturbo, ma ho bisogno di parlarle. >
< Spero che sia importante… Hai scoperto il colpevole di quella lettera? >
< Non ancora. Però ho una pista che mi conduce ad un individuo della sua famiglia. >
< Di chi parli? >
< Colui che ha scritto questa lettera minacciosa, l’ha firmata con un sigillo che lei conosce molto bene. >
Mettendo la lettera sotto una candela, Jet fece lo stesso gioco che aveva fatto in precedenza quando era al telefono con l’individuo misterioso.
< Il sigillo dei Faredoro… >
< Adesso abbiamo la prova inconfutabile che non sono stato io, signore. >
< Frena le tue supposizioni, Jet > lo interruppe Paperone < Chi mi assicura che tu non abbia architettato tutto questo? >
< Ma signore, io non mi sono mai recato in Francia. L’ultima volta che l’ho fatto ero insieme a lei qualche anno fa’. >
< Sì, hai ragione. Scusami… Ma allora… >
Nel ripensare che fu proprio Gastone quello della famiglia ad essere andato in Francia ultimamente, i sospetti di Paperone divennero sempre più limpidi.
< Raggiungiamo Gastone in sala da pranzo. Voglio vedere cosa ha da dirmi al riguardo. >
 
 
Dopo aver richiamato sua nipote che era tempo di cena, Paperone suggerì a Gaia di recarsi in cucina ad aiutare Nonna Papera.
< Va bene, zietto. Vedrò cosa posso fare. >

< Va bene, nessun problema. >
< Appena Paperone si ritrovò da solo con Jet, i due si recarono in sala da pranzo per scovare Gastone.
< Non c’è nessuno in sala da pranzo > fece Paperone < Eppure Gastone mi aveva detto… >
< La cena è in tavola > disse a gran voce Nonna Papera mentre tutta la famiglia si stava riunendo.
< Zietto, siamo tutti pronti per cenare. Anche i miei fratelli > rispose Gaia con felicità.
< Brava, tesoro. Sei stata in gamba. >
Ma le preoccupazioni non potevano concludersi per Paperone, chiedendo a tutti i presenti se avevano visto Gastone.
< L’ultima volta che ho visto Gastone si aggirava nelle stanze dei piccoli > fece Archimede Pitagorico < Forse cercava te, zio. >
< Ebbe sì, ci ho parlato poco fa > confessò Paperone < Ma mi aveva detto che sarebbe arrivato qui in sala da pranzo. Ma vedo che non c’è… >
< Nessuno di noi l’ha visto, paperone > mormorò Paperino.
< E se fosse andato via senza che ce ne potessimo accorgere? > fece Jet McQuack.
< No, non credo. Le telecamere di sorveglianza avrebbero registrato tutto e cosa ancora più importante almeno uno di noi lo avrebbe visto. >
< A meno che non abbia preso un passaggio segreto > fece Archimede.
Nel sentire quelle parole, Paperone si accese come una lampadina.
< Magari ha preso il suo piccolo jet privato e… >
Nel controllare l’immenso garage del castello, Paperone fu seguito da tutti i membri della sua famiglia.
< Come pensavo: il jet di Gastone non è qui. >
Vedendo Paperone perplesso, Jet gli domandò se era ancora a rischio radiazione.
< No, Jet. Per ora puoi rimanere. Dobbiamo ritrovare Gastone  immediatamente. La sua fuga improvvisa lo mette in prima fila dei sospettati. >
< E come faremo a trovarlo? >
< Credo che Cuordipietra Faredoro mi dovrà dare alcune motivazioni al riguardo. Per questo dovremmo recarci in Francia. Immediatamente. >
< Paperone, almeno mangia qualcosa > fece Nonna Papera.
< Mangerò qualcosa sull’aereo. Non ho tempo da perdere. >
< Zio Paperone, possiamo venire con te? > gli domandarono in coro Qui, Quo e Qua.
< No, ragazzi miei. Voi dovete badare alla piccola Gaia. E soprattutto guardatevi bene le spalle. Qualcuno potrebbe anche conquistare il castello nel momento che io e Jet siamo via per la Francia. >
< State molto attenti voi due. E fateci sapere l’andamento della situazione. >
< Non ti preoccupare, Archimede. Torneremo il più presto possibile.
Mettendo in modo il jet privato di Paperone, Jet fu pronto a partire sotto gli occhi tristi della famiglia del suo padrone.
< Paperone, non so se davvero abbiamo fatto bene ad andarcene. >
< Perché dici questo? >
< Veda la situazione: se fosse tutto un espediente per allontanarci? La sua famiglia sarebbe in grave pericolo. >
< Sanno badare a loro stessi, non ti preoccupare. Anche se sono molto preoccupato, credo che arriveremo in fondo a questa storia molto presto. >
< Spero che lei abbia ragione. >

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Capitolo 4
*** Un viaggio movimentato ***


Mentre Paperon De Paperoni e Jet McQuack erano ancora sull’aereo che li avrebbe portati a Carcassonne, il vecchio papero non riusciva lo stesso a stare in compagnia del suo sorvegliante personale.
I suoi modi di fare e la presunta voglia di non arrivare mai al castello, stavano rendendo Paperone molto nervoso.
< A quest’ora dovremmo essere già arrivati da un bel pezzo, Jet > mormorò Paperone spazientito < Si può sapere cosa stai facendo? >
< Il tempo è molto brutta sopra lo stato francese, signore. Devo andare molto piano se vogliamo non correre rischi. >
< Dobbiamo giungere al più presto in quel dannato castello per imputare Cuordipietra Faredoro. E tu vai paino come se fosse un volo di piacere? >
< E’ per la nostra incolumità, signore. >
< Tu non m’incanti, Jet! Cosa mi stai nascondendo? >
< Signore, io non le sto nascondendo proprio niente… >
< Se arriverò a sapere che tu sei uno dei traditori minatori che vogliono farmi fuori, non avrò pietà assoluta per te. Mi sono allontanato dal mio castello solo per andare alla ricerca della verità… Ma forse era meglio non essere mai partiti. Adesso che ci penso come mai un mio nemico dovrebbe scomodarsi da così lontano solo per scrivermi una lettera? Secondo me tutto questo è stato un espediente per lasciare Schwerin. Perché non ci ho pensato prima? >
< Signore, ormai è troppo tardi per tornare indietro. >
< Fai silenzio. Se vorrò tornare al mio castello, lo farò anche senza i tuoi consigli… Quanto manca per arrivare? Non ce la faccio più a rimanere rinchiuso in questo aereo. >
< Mancano pochi minuti e finalmente saremo arrivati. Ancora un po’ di pazienza, signore. >
< Pazienza… La mia pazienza si è esaurita da un bel pezzo. >
Ma mentre Jet e Paperone stavano sorvolando i boschi di Cacassonne, l’aereo cominciò ad avere problemi.
< Jet, che sta succedendo? >
< Non lo so, Paperone. C’è qualche problema al primo motore. >
< Che significa qualche problema? >
< Ha smesso improvvisamente di funzionare… Oh no! Sta prendendo fuoco! >
Mentre l’aereo stava perdendo potenza e precipitando ad una velocità considerevole, Paperone si stava preoccupando se a bordo aveva qualche paracadute che l’avrebbe potuto salvare.
< Qui c’è ogni genere di lusso, ma niente che possa salvarmi! Dove sono i paracadute, Jet? >
< Non lo so, signore. >
< Questo è l’aereo che dovevi controllare prima di partire Perché non hai visto se ci fosse tutto l’occorrente?! >
< Non ne ho avuto il tempo, signore. Dovevamo partire alla svelta. >
< Stupide scuse! Adesso è grazie a te se moriremo precipitando. >
< Ancora tutto non è perduto… Posso fare un atterraggio di fortuna. >
< E come pensi di fare? >
Cercando di riprendere il controllo, Jet abbassò la velocità dell’aereo cercando di farlo risollevare.
< E’ tutto inutile. Dobbiamo buttarci. >
< E come faremo, signore? Non ci sono i paracadute? >
< Se fossimo in un’altra era, saresti tu che dovevi sacrificarti per me… Fortunatamente sotto di noi c’è un lago che potrebbe attutire la nostra caduta. Dobbiamo solo aspettare di essere più vicini. >
Ascoltando la richiesta di Paperone, Jet abbandonò i comandi per poi gettarsi subito dopo insieme al vecchio papero nelle fredde acque di un lago vicino al castello mentre l’aereo si era schiantato in mezzo alla foresta causando svariati danni.>
I due paperi non tornarono in superficie molto presto, vagando a galla completamente svenuti credendo in cuor loro di essere morti in quel fatale incidente.
 
 
Gaia non faceva altro che attendere una lettera da sua zio Paperon all’arrivo nel castello di Carcassonne.
< Gaia, non so se nostro zio potrà scriverti > fece Qui andando incontro a sua sorella < E’ in terra nemica. Dovrà stare molto attento se non vuole rischiare la sua vita. >
< Ma deve scrivermi. Me l’ha promesso. >
< Non penso proprio che ne abbia avuto il tempo, Gaia > disse invece Quo < Mettiti l’animo in pace e cerca di stare tranquilla, ok? Ormai è molto tardi e noi quattro dovremmo essere a dormire. >
< Chi ha voglia di dormire tra di voi? > domandò Qua < Adesso che non c’è nostro zio vorrei divertirmi un po’ scorrazzando nelle sue stanze private. >
< Non dire sciocchezze, Qua. Lo sai che non possiamo farlo > lo redarguì Gaia < Dobbiamo fare i bravi in sua assenza e aiutare Nonna Papera nelle faccende domestiche. >
< Nonna Papera ha la servitù a suo seguito. Non ha bisogno del nostro aiuto. >
< Fa lo stesso. Noi l’aiuteremo volentieri. >
< Parla per te, Gaia. Noi non siamo fatti per le faccende domestiche > ribatté Qui disgustato < I nostri videogiochi ci attendono. Se non vuoi venire nelle stanze private di Paperone, vorrà dire che ci andremo da soli stando molto attenti a non venire beccati. >
< Non la passerete liscia. Io farò la spia. >
< Oseresti davvero tradirci? Lo sai che possiamo renderti la vita impossibile se vogliamo? >
Ma Gaia non fu per niente intimorita dalle parole dei suoi tre fratelli, rimanendo lo stesso sui suoi passi.
< Che cosa sta succedendo qui? > fece Paperino andando incontro ai suoi nipoti.
< Zio Paperino, stavamo giocando a nascondino con Gaia. Adesso toccava a lei fare la conta > fece Qua.
< A quest’ora? È molto tardi ragazzi e voi dovreste essere già a letto. >
< Lo sappiamo, ma è più divertente giocare a nascondino nel buio della notte invece che di giorno. E soprattutto dopo che la servitù è andata a dormire. >
< No ragazzi, non se ne parla nemmeno. Voi andrete nelle vostre rispettive camere e ci rimarrete fino a domattina. E se vi sorprenderò scorrazzare senza permesso nei corridoi del castello, rimarrete rinchiusi nelle vostre stanze per una settimana almeno. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Uffa! Perché tutti vogliono rovinarci il divertimento? >
< Perché non è il momento di giocare. Anche se Paperone non c’è, dovete lo stesso tenere un contegno adatto alla vostra posizione. Smettetela di fare i bambini viziati. >
< Ma noi siamo bambini viziati! > protestò Qui.
< Adesso basta discutere e filate a letto > fece Paperino senza sentire altre lamentela da parte dei suoi tre nipoti.
< Che noia! Di solito nostro zio è in compagnia di Paperina. Perché stasera vuole dare fastidio a noi? > si domandò Qua.
< Forse perché quella bella papera l’ha mollato definitivamente. >
< Guarda che ti ho sentito, Quo > fece Paperino con tono risoluto < E mi dispiace per te, ma la vostra futura zia non mi ha mollato affatto. Adesso tornate nelle vostre camere prima che vi prenda a calci. >
Rimanendo da solo con Gaia, la piccolina non poteva farsi sfuggire l’occasione di parlare con suo zio della sua nuova fiamma.
< Zio paperino, davvero sei innamorata di Paperina? >
< Ecco beh, per ora ci stiamo frequentando > rispose il papero diventando rosso < Poi vedremo cosa succede. >
< L’ho vista solo una volta, ma devo dire che mi ha colpito in quanto a bellezza. Saresti un papero fortunato se riuscissi a sposarla. >
< Gaia! È troppo presto per parlare di matrimonio? >
< E perché? Ormai sei giunto all’età giusta per sposarti. >
< Lo vedremo con il tempo… Tornando a te, i tuoi fratelli ti stanno dando fastidio? >
< No… Anche se volevano entrare nelle stanze private di Paperone. Conoscendo nostro zio, non sarebbe affatto contento se qui tre monellacci potessero fare una cosa del genere. >
< Dirò alla servitù di tenerli d’occhio… Tu piuttosto, hai ricevuto notizie da Paperone? >
< Purtroppo no. A quest’ora dovrebbe essere arrivato a Carcassonne, ma non mi ha ancora fatto sapere niente. Sinceramente mi sto preoccupando molto. >
< Purtroppo non posso avvertire il ramo della sua famiglia dicendogli che gli avrebbe fatto visita. Sarebbe un errore stupido e scatenerei solo l’ira di Cuoridipietra Faredoro. >
< Lo so, infatti devi lasciar perdere. Aspetterò due giorni e se non avrò nessuna notizia di lui, cercherò di avvertire un membro di quella famiglia che non ce l’abbia con noi. >
< Non credo che ci sia, Gaia. I membri di Carcassonne ci odiano tutti. >
< Non ti pensar, Paperino. Una volta Paperone mi ha fatto vedere una lista con scritto tutti coloro di cui ci si può fidare e altri membri nemici che vogliono distruggere la nostra famiglia. La nostra fortuna è che nella lista ci fosse una vecchia fiamma di Paperone che nostro zio non ha mai dimenticato: Doretta Doremì. >
< Non ne ho mai sentita parlare. Fa parte di quella famiglia? >
< Credo di sì. Paperone mi ha raccontato che quando si sono lasciati a causa delle diatribe che li aveva colpiti, si erano ripromessi di tenersi sempre in contatto. Ma con il passare degli anni i due non si sono più scritti e credo fermamente che Doretta Doremì farebbe di tutto per sapere che fine ha fatto il suo amante. >
< Quindi se Paperone è giunto al castello di Faredoro, vuol dire che si incontreranno. >
< Non è detto. Doretta Doremì abita in un castello in Italia che adesso mi sfugge il nome. Però in alcuni mesi dell’anno fa visita alla famiglia Faredoro. Spero solo di potermi mettere in contatto con lei grazie anche alla servitù. >
< E se la servitù fosse tutta fedele a Cuordipietra? >
< E’ impossibile. Ho imparato che nelle case nobiliari c’è sempre qualcuno che cerca un attimo di rivalsa contro il suo padrone. E sarà lì che dovremmo fare man forte. >
< Gaia, è troppo pericoloso. Potremmo finire in guai molto seri. >
< Vedremmo cosa faremo al momento opportuno, ok? >
< Sì. Adesso meglio dormire sogni tranquilli > fece Paperino una volta giunti dinanzi la stanza della piccola Gaia < Vuoi che ti legga una storia prima di metterti a letto? >
< No. Sono già abbastanza stanca. Grazie lo stesso, zio Paperino. >
< Figurati. Buonanotte, piccola Gaia. >
< Notte e sogni d’oro anche a te, Paperino… Ah, posso farti un’ultima richiesta? >
< Dimmi, Gaia. >
< Quando ti rincontrerai con la tua amata, potresti presentarmela? >
< Ecco, io… >
In quel momento Paperino fu molto imbarazzato alla richiesta fatta di sua nipote, ma come poteva dirgli di no?
< Scusami, zio. Ti ho fatto diventare ancora paonazzo per l’imbarazzo. >
< Nessun problema. È solo che quando parlo di Paperino, il cuore mi batte all’impazzata… Sarò davvero lieto di presentartela, Gaia. >
< Davvero? Grazie, zio. Sei davvero molto buono con me > rispose la paperella abbracciandolo.
< Adesso però a dormire. O vuoi che ti brontoli come i tuoi fratelli? >
< Recepito il messaggio. Ci vediamo domani. >
< A domani, piccolina. >

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Capitolo 5
*** Un nemico al castello ***


Appena Paperon De Paperoni e Jet McQuack uscirono dalle fredde acque del lago della città infreddoliti e con poche energie, si apprestavano a camminare verso il castello dove il vecchio papero era cosciente di venire deriso da tutta la nobiltà francese.
< Dannazione, Jet! Dovevi far atterrare l’aereo molto prima che fossimo a rischio carburante. >
< Signore, ho dovuto fare il giro più lungo perché dinanzi a noi c’era una perturbazione non indifferente. >
< Sciocchezze! Tu non hai fatto il rifornimento necessario per arrivare a Carcassonne sani e salvi. >
< Signore, poteva andarci molto peggio… >
< Sì, potevamo essere morti… Ma guarda te che razza di situazione stiamo passando! >
Paperone non riusciva a stare tranquillo in nessun modo, continuando ad inveire contro il capo della sua sicurezza in maniera indegna.
< Prima di fermarci al castello ho bisogno di abiti asciutti e puliti. Senza contare che devo rifocillarmi dopo un lungo viaggio come questo. >
< La stessa cosa vale per me, Signore. >
< Non credo che in questo paese troveremo abiti della tua grandezza, Jet. Ti toccherà portarti appresso quelli bagnati. >
Con il morale sotto i piedi, Jet si stava domandando chi davvero poteva aiutarli in quel frangente.
< Accidenti. Come se non bastasse, non ho il denaro qui con me. Deve essere precipitato e bruciato insieme ai resti dell’aereo. >
< Signore, una volta arrivati alle porte di Carcassonne, crede che la popolazione ci aiuterebbe? >
< Certo. Perché non dovrebbe farlo? >
< Non lo so. Visto che la giurisdizione è completamente sotto il controllo di Faredoro. La gente potrebbe essere intimorita se il loro padrone verrà a sapere che saremo aiutati proprio da loro. >
< Può darsi che tu abbia ragione, Jet… Ma noi non siamo tenuti a rivelare la nostra vera identità. >
< Ci riconoscerebbero subito, signore. >
< Questo non è detto… Adesso vedi di camminare. Le nostre parole e perdite di tempo non asciugano i nostri vestiti. >
 
 
Intanto al castello di Carcassonne, la servitù e la nobiltà francese erano allarmati per il presunto scoppio avvenuto nelle colline circostanti.
Visto che nessuno aveva visto che la colpa era data dal jet privato di Paperone, molti credevano che si stava preparando un attacco nei loro confronti.
Per riportare la calma a corte, ci volle il pugno duro di Cuordipietra Faredoro che non amava assolutamente il panico e le prese di posizione nei suoi confronti.
< Cerca di fermare questa rivolta e paura inutile. Mi hai sentito? >
< Sissignore. Provvederò immediatamente. >
Rinchiudendosi in biblioteca dove aveva fatto ricevere un suo vecchio amico tedesco, Cuordipietra era estremamente incuriosito dalla visita del suo parente.
< Gastone Paperone, che cosa ti porta qui tra le mie mura? >
< Ecco signore, non potevo certo rivelare la sua devozione in quanto avrei corso un grande pericolo… E per giunta sono scappato dal castello di Schwerin per giungere fino a qui. >
< Notizie del mio parente Paperone? >
< Sì. Una lettera minatoria ha colpito il suo stato d’animo e credo che molto presto colpiranno i suoi interessi… Quindi mi piacerebbe sapere se lei… >
< Gastone, secondo te con tutto quello che devo pensare i avrei dovuto scrivere una lettera intimidatoria a quell’impiastro? Ho altri mezzi per fargli paura. >
< Qualcuno pensa che voglia minare le sue finanze. Ed è per questo che sono qui: ho paura che in un modo o nell’altro possano arrivare a me e ai nostri segreti più oscuri. >
< Spero per la tua incolumità che tu non abbia spifferato niente. >
< Ovvio che no, signore. Il nostro segreto è al sicuro. >
Fissando gli occhi spaventati di Gastone, Cuordipietra capì in un primo momento che non stava mentendo.
Ma il suo nervosismo era palese e il padrone di Carcassonne non riusciva a fidarsi pienamente delle sue parole.
< Ora che tu ho dato la risposta che cercavi, hai intenzione di tornare a Schwerin e continuare la tua vita come se niente fosse? >
< In verità sono scappato come un volgare ladro in quel castello… Credo che in questo momento Paperone e la sua sicurezza mi stiano cercando. >
< Quindi non ci metteranno molto a portarli fin qui, giusto? Oltre ad essere un fifone senza cervello, sei il più stupido investitore con cui mi potevo alleare. >
< La prego signore, ho bisogno di protezione. >
< L’avrai, Gastone… Ma dovrai fare qualcosa per me. >
< Tutto quello che vuole. >
< In città girano alcune voci che ci possano essere degli attacchi verso il castello e la mia persona… Il tuo compito sarà sedare tutte queste dicerie e a riportare la situazione assolutamente sotto il mio controllo. È da molti mesi che non esco dal mio castello e non lo farò finché il nostro piano di prenderci ogni singolo centesimo di Paperone sarà ultimato. Molti miei nemici non aspettano altro che farmi fuori e i traditori sono all’ordine del giorno. Non posso dargli questa soddisfazione, capisci? >
< Perfettamente, signore. >
< Sarai i miei occhi fino a quando la situazione non si sarà placata. Adesso vai. Voglio tutti i resoconti prima di questa sera. Sono stato chiaro? >
< Certo. Però ho bisogno di vestiti adatti per muovermi tra la gente povera di Carcassonne. >
< Non ho abiti adatti alla situazione. Tu non hai la possibilità di cambiarti? >
< Ho tutti abiti molto costosi. >
< Allora vedi di guardarti bene le spalle, Gastone: la povera gente di Carcassonne non aspetterà altro che strapparti tutte le ricchezze di dosso. Ma fortunatamente avrai tutte le armi necessarie che potresti avere bisogno. >
< Ma io non so maneggiare nessuna arma, signore. >
< Questo è un tuo problema > gli sussurrò Cuordipietra < Adesso vai a fare quello che ti ho detto, o sarai tu il mio capro espiatorio. >
Con la paura che gli si leggeva in faccia, Gastone si mobilitò il prima possibile mentre le guardie del castello gli concedevano tutte le armi necessarie che poteva aver bisogno.
< Che cosa sono questi? > domandò Gastone.
< Le vostre armi, signore. >
< Io pensavo di ricevere, spade, archi con frecce o fucili… Questi sono degli inutili coltelli smussati che non farebbero male a nessuno. >
< Mi dispiace, ma ultimamente non siamo molto coperti quando si tratta di armi. Dovrà prendere questi se vuole difendersi. >
Pensando che fosse un atto contro la sua persona, Gastone decise di difendersi senza armi.
< Non ho bisogno di essere deriso da voi e dal padrone del castello. Se morirò, mi avrete sulla coscienza. >
Prima che uscisse dal castello, alcune delle guardie continuarono a prenderlo in giro.
< Se lei morirà signore, il mio padrone avrà molti più soldi dai furti causati da Paperone. Non ha ancora capito che sta facendo di tutto per toglierla di mezzo? Appena arriverà in città, preghi subito di rimanere in vita fino alla fine della giornata. La gente ha molta fame e potrebbero essere atti al cannibalismo. Stia molto attento. >
< Certo. Lo farò > disse infine Gastone prima di uscire dalle mura del castello cercando di trattenere la sua paura.
 
 
Vedendo come erano conciati, Paperone e Jet non ci misero molto a trovare aiuto dalla povera gente di Carcassonne.
I due paperi furono accolti da un umile famiglia di pescatori che aveva la sua residenza sulle sponde del lago dove erano precipitati poco fa’
< Grazie per la vostra cortese accoglienza > fece Jet < Io e il mio padrone… >
< Fa silenzio, per diana!> lo rimbeccò Paperone < Meno parli, meglio è per tutti e due. >
< Spero che quello che ho pescato sia di vostro gradimento > fece il padrone di casa.
< Moltissimo. Non ho mangiato un pesce così buono in tutta la mia vita > rispose Paperone.
< Ne sono lieto… Si può sapere che cosa ci fa degli estranei come voi qui a Carcassonne? >
< Dobbiamo avere udienza con Cuordipietra Faredoro. È lui il motivo della visita in questa città. >
Sentendo pronunciare il tiranno di Carcassonne, tutta la famiglia di pescatori divenne scura in volto.
< Abbiamo forse detto qualcosa di male? >
< Non vi conviene ricevere udienza da quel maledetto > spiegò il pescatore < E’ molto probabile che non ne uscireste vivi. >
< Perché? Il padrone di quel castello è così terribile? > domandò Paperone facendo finta di non conoscerlo.
< Sì. Una volta, quando non avevamo niente da mangiare, cercammo aiuto dal signore di quel castello e sdai cosa abbiamo avuto in cambio? Nuove tasse e minacce atte a farci morire di fame. >
< E dopo che cosa avete fatto? >
< Io e altri contadini ci siamo ribellati alla sua tirannia e chiunque abbia sposato la nostra causa, se n’è andato dalle mura del castello senza mai metterci più piede.
< Quindi voi abitate in maniera indipendente dal signore del castello. >
< Esatto… Almeno finché il padrone del castello non deciderà di riprendersi i territori fuori dalle mura di sua proprietà. >
< Non credo che resisteremo per molto > fece la moglie del pescatore < Infatti stiamo cercando un modo per lasciare questa città insieme ai nostri bambini, ma non è per niente facile. >
Pentendosi di quell’umile cena che i pescatori avevano preparato per Paperone e Jet, i due ospiti gli promisero che l’avrebbero aiutati anche a costo della loro vita.
< No lasciate perdere. Questa non è la vostra battaglia > rispose il pescatore scuotendo la testa.
< Adesso lo è diventata, amico mio. Io e il mio capo – sorvegliante parleremo con il padrone di Carcassonne, intimandoli di lasciarvi in pace facendovi vivere le vostre vite. >
< Non credo che funzionerà. Morireste in maniera indegna. >
< Non credo proprio. Noi siamo di ossatura molto forte. Vero, Jet? >
< Verissimo, Signore. Abbiamo solo bisogno di vestiti puliti. Oppure un qualcosa che possa farci asciugare i nostri. >
< Prendete intanto le nostre vesti > fece il capofamiglia porgendogli alcuni vestiti malandati ma puliti < In attesa che asciughiamo i vostri. >
< Non vorremmo approfittarci della vostra bontà… >
< Nessun approfitto. Dateci i vostri indumenti. Qui dinanzi al fuoco torneranno asciutti come prima. >
< Vi dobbiamo la vita. Davvero. >
< E noi vi dobbiamo il barlume di speranza che avete riacceso nei nostri cuori. >
 
 
Mentre nel castello di Schwerin la tranquillità procedeva come una noia mortale, Gaia continuava ad essere preoccupata per suo zio Paperone.
< Nonna Papera, hai avuto qualche notizia da Paperone? >
< Purtroppo no, piccola mia. Sembra scomparso nel nulla. >
< Che ne dici se provo a scrivere qualcosa a Cuordipietra Faredoro. Forse lui potrebbe darci qualche risposta. >
< No. Quell’ingrato avido di denaro sarebbe contento nel sapere che un suo acerrimo nemico fosse scomparso chissà dove. Dobbiamo mantenere l’anonimato e cercarlo con le nostre sole energie. >
< Ma come possiamo fare? Non sappiamo nemmeno da dove partire? >
< Lascia fare a Nonna Papera, ok? >
< Va bene > fece Gaia strizzando l’occhio.
Ma la felicità e la tranquillità a Schwerin furono scossi dall’arrivo di un altro familiare per niente gradito.
< Ma cosa… T come hai fatto ad entrare qui dentro? >
< Lascia stare, Nonna Papera. E dai il benvenuto alla nuova signora del castello. >

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Capitolo 6
*** Cacciati malamente ***


< Amelia… E’ da molto tempo che non ci vediamo > fece Nonna Papera.
< Felice di rivedermi, cara nonna? Come stanno i tuoi nipoti? >
< Molto bene > rispose la vecchia a denti stretti < Che cosa vuoi da noi? >
< Oh, io niente… Ma ora che Paperone si è tolto di mezzo dal suo castello, sono io che lo sostituirò: per sempre. >
< Nonna, chi è questa donna? > domandò Gaia spaventata.
< Nessuno, tesoro. La signora se ne stava andando. >
< Non credo proprio. Siete voi che toglierete il disturbo immediatamente, o le mie arti magiche vi faranno pentire della vostra resistenza. >
< C’è una bambina in tua presenza: non spaventarla! >
< Tesoro, perché non mi lasci da sola con tua nonna? Dobbiamo parlare dei nostri fatti passati. Oppure di quando Zio Paperone mi ha fatto bandire facendomi rinchiudere in una speciale prigione posta in mezzo al mare… Ma per sua sfortuna io sono tornata. Dovevate farmi fuori quando ne avevate l’occasione. Adesso è troppo tardi. >
< Gaia, raduna i tuoi fratelli e uscite subito dal castello insieme alla vigilanza. È importante. >
< Esatto, Nonna Papera… La vigilanza ormai è sotto la mia supervisione. Scorterà la tua famiglia fuori di qui in pochi minuti. >
< Non c’è bisogno che tu faccia la rude. Abbiamo capito che non abbiamo nessuna possibilità contro di te… Ma quando tornerà Paperone… >
< Ecco! È qui che volevo arrivare! Vi devo dare una brutta notizia sul papero più ricco del mondo. Mentre si stava dirigendo insieme al suo capo vigilante, il suo aereo è precipitato malamente nelle fredde acqua vicino a Carcassonne. Temo che per lui e per la sua guardia del corpo non ci sia stato niente da fare. >
< No, non è vero. Tu menti! >
< Ne sei sicura? Hai letto le prime pagine dei giornali di stamani? Ecco a te > fece Amelia lanciando l’oggetto con fare malefico.
Leggendo accuratamente come gli aveva consigliato la papera, Nonna Papera rimase sconvolta da quelle parole.
< Nonna, che succede? Dov’è Paperone? >
< In un luogo migliore di questo, mia cara > fece Amelia rispondendo al posto della vecchia < Ormai mettetevi l’animo in pace: non potete fare niente al riguardo e come sua erede, rivendicherò il castello e molto presto tutti i suoi finanziamenti. >
< Non finché io sarò in vita! > gridò Nonna Papera.
Vedendo come la situazione si stava evolvendo in maniera molto grave, la povera Nonna Papera cadde a terra malamente per un attacco di cuore.
< Nonna, che cos’hai stai male? >
< Non ti preoccupare, Gaia. Mi sento solo mancare le forze > rispose la vecchia con tono flebile < Ma andrà tutto bene. Tu fai come ti dice Amelia e vedrai che non ti succederà niente di male. >
< Che cosa sta succedendo qui in cucina? > domandò Paperino irrompendo con i suoi tre nipoti.
< Nonna! Che cosa fai? > domandò Qua accorrendo verso di lei.
< E’ tutta colpa di questa estranea > rispose Gaia indicando verso Amelia < Vuole cacciarci tutti dal castello, ma non glielo permetterò mai. >
< E come pensi di fare? Sei suolo una paperella inutile come tutti i presenti. >
< Bada a come parli a mia nipote, Amelia. >
< Paperino… Vedo che il tuo coraggio è aumentato nel corso degli anni. Ma non so se potrà servirti in questo frangente… Allora, non ve lo ripeterò una seconda volta: o ve ne andate con le buone, o il vostro vecchio corpo di sicurezza ci metterà pochissimo tempo a cacciarvi tutti malamente. A voi la scelta. >
< Non hai nessun diritto di reclamare le proprietà di Paperone. Tu non fai parte della famiglia! >
< E’ vero, ma la mia influenza di maga recita il contrario… Caro Paperino, non vorrai mica che i tuoi piccoli nipoti possano incorrere in qualche grave incidente, spero. Mi sono allenata molto durante il periodo del mio isolamento e non ti conviene scherzare con me. >
Non sapendo cosa fare, Paperino issò bandiera bianca dicendo che se ne sarebbe andato insieme alla sua famiglia molto presto.
< Avete solo mezz’ora per sgomberare tutte le vostre cose. Vi consiglio di muovervi. >
Paperino, sconsolato e preoccupato per le sorti di Nonna Papera, chiese se la vecchia signora del castello potesse essere condotta in ospedale.
< Se la caverà. Non è niente di male. E adesso, fuori di qui! >
< Paperino, perché non la cacciamo prima noi? > domandò Gaia con tono coraggioso.
< Sì, nostra sorella ha ragione. Quella donna non ha nessun diritto di passarla liscia. >
< Come hai detto, piccoletto? >
< Avanti, perché non mi fai vedere le tue arti magiche > rispose Qui facendo arrabbiare visibilmente la loro nemica < O forse non sei quello che dici di essere? >
< Molto bene: hai scatenato la mia furia dentro di me e tutta la tua famiglia ne pagherà le conseguenze. >
Con le sue arti psichiche, Amelia cacciò malamente una volta per tutte tutti i membri della sua famiglia oltre il giardino del castello mentre la sorveglianza stava per fare il resto.
< Ma cos’è successo? Io non ci capisco niente. >
< Bella mossa, Qui. Adesso ce ne siamo andati senza le nostre cose > rispose Quo inorridito.
< Invece di pensare alle vostre cose materiali, Nonna Papera ha assolutamente bisogno di aiuto. >
< Portiamola subito in ospedale. Lì ci sarà Paperina che potrà curarla. >
< Cosa? la tua fidanzata è un’infermiera, zio? >
< Sì. Fortunatamente sì. >
 
 
Mentre Paperon De Paperoni e Jet McQuack stavano preparando la resistenza contro il signore di Carcassonne, il suo sguardo furbo e lesto intravide Gastone Paperone avvicinarsi verso la dimora dei contadini.
< Che cosa ci fa Gastone in mezzo alla povera gente di Carcassonne? > domandò Jet.
< Non lo so Jet, ma qualcosa qui mi puzza. E non sono io… Meglio seguirlo. >
< Paperone, noi intanto che cosa dovremmo afre? > domandò il capo famiglia.
< Raduna tutte le persone che sposeranno la nostra causa. Dovete tornare ad appropriarvi delle vostre terre oltre le mura del castello. >
< D’accordo. Faremo come ha detto lei. >
< Chiamami Paperone. In questo momento non amo le formalità. >
< Come vuoi tu, Paperone. >
Mentre Paperone era partito all’inseguimento sotto copertura di Gastone, Jet stava cercando di ricostruire l’intera situazione.
< Signore, e se fosse lui il traditore che stiamo cercando con tanta difficoltà? >
< Ma quale difficoltà? Con la caduta dell’aereo, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di indagare come si deve. Quindi, occhi bene aperti. >
< Signore, secondo me abbiamo il nostro papero: è lui il traditore. >
< Fai silenzio! Dobbiamo seguirlo e basta! >
Mentre Gastone si muoveva tra i vicoli della città, la gente non faceva altro che fissarlo malamente.
< Secondo me è una spia del signore di Carcassonne > sussurravano alcuni abitanti mentre Gastone gli passava vicino.
< Che cosa volete dalla mia persona? > domandò Gastone inorridito < Un papero non può circolare come se niente fosse in una città francese? >
< Le sue intenzioni non ci piacciono per niente > fece un contadino avvicinandosi con il forcone < Dite immediatamente chi è e forse gli risparmieremo la vita. >
< Non accetterei le vostre minacce > rispose duramente il papero < E abbassa immediatamente il tuo forcone. Qualcuno potrebbe farsi del male. >
< Certo… E sari tu che ti farai del male in maniera molto grave se non rispondi alla domanda. >
Mentre una folla inferocita si stava avvicinando verso Gastone e il contadino, nell’aria si stava sentendo aria di sfida.
Carcassonne non era abituata a vedere in una lotta senza esclusioni di colpi i paperi della nobiltà contro i poveri abitanti che avevano poco per vivere.
< Allora papero da strapazzo, come ti difenderai? >
< Che cosa? Io non ho intenzione di combattere con nessuno di voi. >
< Allora dicci immediatamente che cosa fa qui, altrimenti… >
< Ma è naturale, amici miei > fece Paperone andando incontro al suo parente < Il nostro papero qui presente non è altro che una spia di Faredoro. >
< Paperone, ma cosa diavolo stai dicendo? >
< Ora non puoi più nasconderti, mio caro… Portami immediatamente dal padrone della città e più tardi discuteremo della tua posizione. >
< Io non devo discutere niente con te > gli sussurrò Gastone prima di venire preso per il collo da Paperone.
< Devo ancora spiegare il perchè sei fuggito da Schwerin come un volgare ladro… >
< Ok ok, stai tranquillo. Ti spiegherò tutte le mie intenzioni… Ma puoi per favore salvarmi da questa banda inferocita? Ho paura che vogliono tagliare la mia povera testa regale. >
< E non sarai solo, papero da strapazzo: anche il tuo amico farà una brutta fine. >
< Gastone, sarebbe meglio che tu cominciassi a correre verso il castello… Jet! Salvaci! >
Mentre i tre paperi stavano incorrendo verso il castello di Carcassonne, riuscirono ad addentrarsi dentro le mura prima che la folla inferocita potesse appiccare l’incendio intorno alle torri.
La furia della folla fu appianata dall’arrivo dei soldati di Faredoro che subito dopo scortarono i tre paperi verso la sala del trono.
< Bravo Paperone, ci hai salvati tutti. Adesso sei pronto per rivedere una tua vecchia conoscenza? >
< Non aspettavo altro, Gastone… Poi mi dovrai dire perchè ti sei alleato con il mio peggior nemico. >
< Io non mi sono alleato con nessuno > protestò Gastone.
< Ne discuteremo più tardi. Ora meno parliamo meglio è. >
Mentre il cuore gli batteva all’impazzata, Paperone non poteva immaginare che un giorno sarebbe tornato in quel maestoso castello.
< Paperone… Finalmente ci rivediamo > fece Cuordipietra Faredoro vedendo entrare i suoi tre ospiti più importanti.
< Faredoro… La nostra ennesima resa dei conti sta per cominciare. >

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Capitolo 7
*** Gli occhi della debolezza ***


Cuoridpietra Faredoro e Paperon De Paperoni si fissavano l’un l’altro con sguardo accigliato.
< Non avrei mai pensato di rivederti dopo tutto quello che hai fatto alla mia famiglia. >
< Gli affari sono affari, paperone. Ed io volevo solo giocare un po’ con te. >
< Hai giocato abbastanza… Di sicuro non scorderò mai quella notte di cinque anni fa’ quando hai cercato di rubarmi le mie terre con il suo denaro. >
< Il complotto stava per avere successo… Se non fosse per Archimede Pitagorico che ha scoperto tutto prima della fine del mio piano e ha mandato tutto a monte. Accidenti a lui, alla sua vena matematica e alla sua furbizia. >
< Chi l’avrebbe mai detto, vero? Archimede è molto più furbo di quanto si può immaginare anche a causa del suo sovrappeso. >
< Signore, mi vuole forse dire… >
< Sì, Jet. Archimede ha sbrogliato la situazione mentre tu e tutti gli inetti dei tuoi colleghi ve ne stavate a zonzo per il castello senza fare niente. >
< Quella notte non ho intravisto nessun tipo di difficoltà. >
< Immagino. Purtroppo non è la prima volta che succedeva, vero? Vuoi che ti ricordi quando i miei antenati Ortensia e Matilda stavano cercando di sottrarmi tutto sotto il mio naso? Tu cosa stavi facendo? >
< Stavo rendendo il loro soggiorno impagabile e perfetto. >
< Invece di proteggermi! Stupido che non sei altro!... Ma adesso non è questo il problema principale… Sono venuto qui dinanzi al cospetto di Faredoro per sbrogliare una situazione che negli ultimi giorni attanaglia la mia persona: questa dannata lettera è firmata con il tuo sigillo, Faredoro. Come la spieghi? >
< Non so di cosa stai parlando, Paperone. Io non ho mai scritto una lettera minacciosa verso di te e la tua famiglia. >
< Certo, come no. E tu pensi che io ti creda? >
< Puoi fare benissimo quello che vuoi. Non sono stato io e non troverai nessuna prova al riguardo. >
< Mettiamo caso che sia vero: adesso Gastone dovrai spiegarmi tu il motivo della tua fuga repentina da Schwerin. >
< Ho le mie motivazioni personali, zio. >
< Ah sì? Allora dimmele. Oppure dovrei sospettare di te? >
< Lo stava già facendo, signore. >
< Tu taci, Jet. La tua posizione è ancora compromessa… Allora Gastone, non hai niente da dire al riguardo? >
Mentre Gastone rimaneva in silenzio e la paura attanagliava la sua persona, stava cercando una qualsiasi scusa che l’avrebbe potuto scagionare.
< Gastone, non ho tutto il giorno. Parla immediatamente, dannazione! >
< E va bene! Sono stato io a scrivere quella lettera! >
La confessione di Gastone lasciò interdetti tutti i presenti.
Cuordipietra Faredoro, che era uno dei suoi stretti complici, doveva farlo tacere al più presto prima che il papero potesse fare il suo nome.
< E hai pensato di condurre Paperone fino a qui? Con quale pretesto?! >
< Volevo fuggire da lui. Ne avevo abbastanza di stare sotto i suoi ordini. Anche se ero molto influente e ricco nella regione tedesca, non riuscivo ad essere libero e me stesso. Dovevo sempre dipendere da lui e dai suoi soldi… Dopo tutti questi anni passati ad essere il suo finanziare, ho deciso che i suoi soldi dovevano appartenermi in qualche modo, pensando che scrivendogli una lettera del genere lo avrebbe intimorito. >
< Bravo, hai pensato bene > rispose Paperone digrignando il becco < Ma non hai pensato a tutto quello che ho fatto per te in tutti questi anni? Io ti ho amato come un figlio. E questo è il ringraziamento?! >
< Mi hai solo sfruttato, zio. Non cambiare le carte in tavo0la. >
< Accidenti! Se fossimo nel mio castello, ti ucciderei con le mie stesse mani. >
< Non so se ce la faresti: sei molto invecchiato rispetto a qualche anno fa’- non tiri i pugni quando0 eri ancora giovane. >
< Questo lo dici tu, Gastone. Mi sono allenato abbastanza e posso farti fuori in questo momento. >
< Non credo che accadrà in nessun modo, Paperone > intervenne Cuordipietra < Il papero è sotto la mia protezione, e se tu sei contro di lui, sei anche contro di me. >
< Sono contro di voi in qualunque caso! Mi avete fatto lasciare la mia dimora solo per giungere in questo insulso castello! Spero per te Gastone che tu non abbia un secondo fine, altrimenti… >
< Gastone no, ma io sì. >
< Che cosa vuoi dire, Faredoro? >
< La tua famiglia è stata deposta giusto qualche ora fa’ dall’insistenza e dalla furia magica di una tua vecchia conoscenza: Amelia. >
< Come? Amelia si trova a Schwerin? Ma io credevo che fosse in isolamento. >
< Le mie influenze sono riuscite a liberarla, caro il mio Paperone. E adesso è la nuova padrona di Schwerin. >
< E la mia famiglia? Che ne è di loro? >
< Credo che siano in mezzo ad una strada a fare l’elemosina… Sai quanto me ne può fregare? >
< Che tu sia dannato, Faredoro! Non la passerai liscia! >
Prima che Paperone potesse infliggergli un colpo mortale con il suo bastone che si era trasformato in un’arma appuntita, le guardie di Faredoro lo protessero all’istante prima che la situazione diventasse tragica.
< Un soggiorno nelle segrete del mio castello servirà a schiarirti le idee… Ah, e dimentica la tua fortuna di magnate riccone di Germania: presto tutti i tuoi averi saranno in mano mia. >
< Non oserai mai! >
< Mi dispiace per te, ma aspetto questo momento da molto tempo. È giunta l’ora di prendere il toro per le corna e diventare il papero più ricco del mondo. >
< Non accadrà mai! >
Mentre un rumore assordante rimbombò nella sala del trono, Paperone si ricordò che gli abitanti di Carcassonne erano insorti contro il signore della città.
< Faredoro, credo che dovrai guardarti bene dai tuoi sudditi prima di rubare il mio denaro. >
Mentre il popolo di Carcassonne si stava facendo largo tra le mura, Cuoridpietra dovette radunare alla svelta tutto il suo esercito ordinandogli di fermare la rivolta prima che fossero entrati nel castello.
< Io rimarrò nella torre più alta del castello finché tutto questo non sarà finito. Mi sono piegato? >
< Come volete voi, mio signore… Ma cosa facciamo dei due paperi? >
< Non ho tempo di pensare al loro futuro prossimo. Uccideteli immediatamente. >
Ma approfittando della situazione che si era venuta a creare, Paperone e Jet McQuack fuggirono all’istante mentre la popolazione di Carcassonne aveva sfondato il portone principale del castello.
< Adesso come faremo ad uscire di qui? > domandò Jet con tono arrendevole.
< Non ti preoccupare, Jet. Non tutto è perduto. >
La rivolta dei cittadini si stava riversando in ogni angolo del castello mentre i soldati di Faredoro stavano per bloccarli e ricostituire la pace contro la loro volontà.
< Gli insorti non ce la faranno mai. I soldati sono molto di più e attrezzati più di loro. >
< A questo punto dobbiamo aiutarli, Paperone. Non possiamo lasciarli al loro destino. >
< Sì, hai ragione. >
Guidando la rivolta dei contadini, Paperone gli consigliò di lasciare il castello prima che i soldati potessero mettere mani all’armeria pesante e all’imprigionamento di massa.
< Ma lei ci ha detto… >
< Ricordo cosa ho detto, ma è meglio ritirarci finché siamo in tempo. Avete fatto sentire abbastanza la vostra voce grossa, amici miei. Il signore della città non vi darà più nessun fastidio. Promesso. >
< Non possiamo ritirarci ora. Abbiamo il castello in pugno. >
Mentre i soldati si stavano organizzando, molti dei popolani insorti stavano venendo uccisi o catturati.
< No, non è così. Perderemo la nostra battaglia se rimarremo qui. Ritiriamoci e basta. >
Ascoltando le parole sagge di Paperone, i rivoltosi riuscirono a salvarsi solamente la metà di quelli che avevano attaccato la cinta muraria e il castello.
La situazione era molto nefasta e tutta la povera gente sopravvissuta se la prese con il povero Paperone.
< Dovevamo rimanere nelle nostre case. A cosa è servito ribellarci? A perdere vite umane inutilmente. >
< No, non è così. Adesso  che vi siete fatti sentire, Cuordipietra Faredoro vi lascerà in pace una volta per tutte. Date retta a me. >
< Non dovevamo fidarci di un papero come te, soprattutto ben sapendo chi sei veramente. >
< E con ciò? Anche se non sono un poveraccio come voi, vi volevo aiutare molto volentieri. >
< Hai peggiorato la situazione. Ora che siamo definitivamente deboli, il signore della città non aspetterà molto prima di catturarci tutti e ucciderci. È solo questione di tempo. Meglio lasciare la città prima che sia troppo tardi. >
< No, non fatelo. Ancora tutto non è perduto. >
Mentre Paperone e Jet venivano colpiti da frutta e verdura marce, dovettero allo0ntanarsi dalla folla inferocita se non volevano venire massacrati.
Correndo oltre la città, i due paperi si rifugiarono sulle sponde del lago dove poco più in là era precipitato il loro aereo.
< Paperone, credo che il nostro soggiorno sia finito in questo luogo. Dobbiamo tornare a Schwerin e alla svelta. >
< E come pensi di fare? Non abbiamo nessun mezzo di trasporto che possa aiutarci in qualche modo. >
< Sì, ha ragione. Non ci avevo pensato. >
< Caro Jet, se vogliamo andarcene da qui come eroi, dobbiamo aiutare quel branco di bifolchi a fidarsi di noi e a far sì che Cuordipietra Faredoro non sia più un problema per nessuno… Però non posso nemmeno dimenticare la mia famiglia. Spero davvero che stiano tutti bene. >
 
 
Mentre i soldati di Carcassonne erano impegnati a spegnere gli incendi appiccati dai loro sudditi, la rabbia di Faredoro stava diventando implacabile.
< Quei bifolchi hanno visto me, il loro signore della città, come un papero debole e indifeso! E questo non posso sopportarlo! >
< Signore, avete represso la loro furia grazie all’organizzazione del vostro esercito. Adesso che sono decimati, non saranno più un grave problema. >
< Sì, forse hai ragione… Ma finché ci sarà quel papero da strapazzo con il suo sorvegliante, hanno ancora una possibilità di prendere il mio castello e tutto quello che mi appartiene! >
< Non se scendo in campo io. >
Una voce femminile dolce e soave risuonò nelle orecchie dei due paperi.
< Doretta Doremì, quando sei arrivata dal tuo Castello del Valentino? >
< Pochi minuti fa’… Ho creduto saggio farti visita dopo tutti questi anni e finalmente eccoti qua. >
< Spero che il tuo viaggio non sia stato movimentato come quello di Paperone > rispose Cuordipietra facendogli il baciamano < Ho sentito dire che il mezzo di trasporto volante di quel riccone è andato in mille pezzi. >
< Paperone è qui? >
< Purtroppo sì, mia cara. Però si è schierato dalla parte dei sudditi di questa città e sono convinto che stanno cercando un modo per sottrarmi il castello e le mie terre. >
Negli occhi di Doretta Doremì si illuminò qualcosa che non passò inosservato a Gastone.
< Doretta… Ho sentito molto parlare di te: tu sei stata la vecchia fiamma di mio zio Paperone. >
< Con chi ho il piacere di parlare? >
< Con un suo cugino: Gastone Paperone. Lieta di servirla > replicò il papero anch’egli facendo il baciamano.
< Ma se è davvero così, abbiamo con noi un altro nemico di Paperone. Guardie! >
< Non si disturbi, Faredoro. Non sono venuto qui per Paperone, ma per lei. >
< Che vuole dirmi? >
< La ragazza ha ragione, Faredoro: abbiamo trovato una degna alleata che ci servirà per distrugger per sempre l’animo di papero innamorato del nostro acerrimo nemico. >
< Spiegatevi meglio. Non capisco. >
< E’ semplice: farò innamorare Paperone di me ancora una volta e sarò letale come non mai. Se gli abitanti di Carcassonne si fidano di lui, non avranno più un condottiero quando lo toglierò di mezzo con le mie mani uccidendolo nel sonno. >
< Il vostro piano è davvero molto efficace e ben elaborato > rispose Faredoro con ghigno malefico < Non vedo l’ora di squartare quel dannato papero e mangiarmelo per cena. Sono nelle vostre mani, Doretta Doremì. >
< Perché parla al plurale? >
< Perché l’aiuterai anche tu, Gastone… O preferisci svignartela? >
< Ma io… >
< Meglio che tu accetti se non vuoi essere rinchiuso nelle segrete del castello. >
Senza via d’uscita, Gastone dovette allearsi con una perfetta sconosciuta di cui non si fidava minimamente.
< Molto bene. Quando pensate di entrare in azione? >
< Questa notte stessa > rispose Doretta sfoggiando tutto il suo fascino e la sua crudele bellezza. >

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Capitolo 8
*** L'aiuto di Paperina ***


Nel mentre la famiglia di Paperone vagava per le strade della Germania come degli umili poveracci a cui non era rimasta nemmeno la dignità, a Paperino venne in mente un’idea che avrebbe potuto salvare sia lui che tutti i membri della famiglia.
< Devo avvertire immediatamente Paperina di tutto quello che è successo. >
< E come pensi di fare? Non abbiamo nessun mezzo per metterci in contatto con lei. >
< Lo so bene… Per questo devo tornare alla svelta al castello di Schwerin. Lì potrò scrivergli una lettera a mandarla grazie ad uno dei messaggeri che è rimasto fedele alla nostra famiglia. >
< No zio, è troppo pericoloso > fece Gaia.
< Ha ragione nostra sorella. Così Amelia avrà un pretesto per ucciderti. >
< Che lo faccia pure. Io non ho paura di lei > ribatté coraggiosamente Paperino.
< Cerchiamo di usare la ragione > replicò Nonna Papera < Paperino, è bello che tu cerchi di salvarci in tutti i modi, ma la vita è una sola e non puoi sprecarla in questo modo. >
< Se non facciamo qualcosa alla svelta, moriremo di freddo e di fare. Non lo capisci, Nonna? >
< Se solo Paperone o Archimede Pitagorico fosse qui… >
Nel dire il suo nome, Qui e tutti gli altri non si erano resi conto che mancava all’appello proprio un membro della sua famiglia.
< Archimede Pitagorico! Ma dove diavolo è finito? >
< Non è qui con noi > fece Gaia < E se fosse rimasto nel castello? >
< Oh no. Dobbiamo andarlo a salvare immediatamente > fece Paperino muovendosi per tornare subito al castello.
< Paperino, aspetta! Veniamo con te! > fecero i suoi nipoti.
< No, ragazzi. Voi dovete badare a vostra sorella e a vostra nonna. Io ce la farò da solo. >
< Ne sei sicuro? >
< Fidatevi almeno una volta di me: ce la farò. >
Dopo aver salutato la sua famiglia, Paperino riuscì a tornare alle pendici del castello di Schwerin mentre il fiato stava per mancargli a causa della lunga corsa che aveva fatto.
Muovendosi con circospezione nelle mura del castello, Paperino riusciva a ricordare tutti i passaggi segreti che costituivano l’edificio e che usava per sfuggire alle sgridate di sua nonna o di suo zio Paperone.
“Passando di qua arriverò dritto al salone principale… E’ davvero strano vedere il castello così vuoto e buio. Non c’è una guardia nelle vicinanze. E se fossero in una parte del castello nascosti? Non posso pensarci in questo momento.”
Vedendo l’entrata principale di Schwerin, Paperino adocchiò la carrozza di Paperina che stava per arrivare a palazzo.
“Oh no! Questa non ci voleva!”
Con la paura che imperversava nelle sue piume, decise di seguire Paperina all’interno del castello.
“Perché non c’è nessuna guardia all’entrata del castello? Che sta succedendo?”
< Paperina, perché il castello è così buio? > domandò la sua dama di compagnia.
< Non lo so… Forse la famiglia di Paperino non si trova presente a corte… Però tutto questo buio non mi convince per niente. >
Nel mentre l’aria stava diventando più fredda e pesante, la dama di compagnia di Paperina decise che era venuto il momento di darsela a gambe.
< Paperina, questo potrebbe essere una trappola. >
Vedendo una sagoma oscura accorrere verso di loro, Paperina emise un grido strozzato.
< Ssh, fate silenzio. Sono Archimede Pitagorico, un parente di Paperino. >
< Come, scusi? >
< Purtroppo non ci siamo mai presentati. Fidatevi di me e ascoltate le mie parole: Amelia, una vecchia nemica della nostra famiglia, si è impossessata del castello cacciando Paperino e tutta la sua famiglia. Vi pregherei di lasciare immediatamente questo posto prima che tutti noi veniamo scoperti da quella strega. >
< Eccovi tutti riuniti qua! >
La voce perentoria di Amelia risuonò nell’aria come un giudizio.
< Pensavate davvero di non venire scoperti? Archimede, non ho pensato a t quando ho cacciato tutta la tua famiglia. Mi dispiace… Ma possiamo rimediare in questo momento. >
< E lei chi è? Dove si trova Paperino? >
< E cosa vuoi che ne sappi, bellina? Questa non è più la dimora della famiglia dei paperi più potente d’Europa. Io e altri compari ci stiamo appropriando delle sue ricchezze mentre il capo di tutta la famiglia non c’è. >
< Ditemi subito dove si trova Paperino, altrimenti… >
< Carina, non sei nelle condizioni di minacciarmi. Adesso lascia immediatamente questo posto prima che la mia furia diventi incontenibile. >
< Non me ne andrò finché non saprò… >
< Signorina, la prego. Faccia come dice Amelia. Ne va della nostra incolumità. >
< Ascolta quel grassone matematico. Sta dicendo delle parole molto sagge che salveranno la tua inutile vita. >
< No… Io non mi arrenderò in questo modo. >
Prima che la situazione diventasse irrimediabilmente problematica, Paperino uscì allo scoperto.
< Paperina! Sono qui! >
Vedendo il suo amato accorrere verso di lei, paperina tirò un sospiro di sollievo.
< Paperino, che cosa significa tutto questo? >
< Ti spiegherò più tardi. >
< Paperino, sono contento di vedere che stai bene > mormorò Archimede stringendolo come una polpetta.
< Adesso però lasciami, Archimede. Dobbiamo riunirci alla nostra famiglia. >
< Ma che bel quadretto familiare > fece Amelia con ghigno malefico < Lasciate che interrompa la vostra felicità. Sarei molto più contenta di ora. >
Mentre le nuvole oscure diventavano minacciose sopra le loro teste, Paperina fece montare la sua dama di compagnia e gli altri due paperi sulla sua carrozza per sfuggire alle intemperie di Amelia.
< Ahahah e questo è solo l’inizio. Presto io e gli altri nemici di Paperone potremmo regnare incontrastati sui suoi terreni e sulle sue ricchezze. >
 
 
Una volta in salvo, Paperina si radunò insieme a tutta la famiglia di Paperino molto lontano da Schwerin.
< Qui saremo al sicuro > replicò Paperina tirando un sospiro di sollievo.
< Finalmente stai bene, Archimede. Ho temuto molto per la tua salute > fece Nonna Papera < Anche se inizialmente non avevo notato che non c’eri. >
< Nessun problema, nonna… E poi lo sapevi che non potevo rimanere lontano dalla tua cucina. >
< Mi dispiace caro, ma dovrai rimanerci lontano per un bel po’… Non abbiamo scorte per sopravvivere alcuni giorni e tu dovrai mangiare molto meno. >
< Oh no! Non dirmelo. >
< Purtroppo Nonna Papera ha ragione: nessuno può ospitarci e proteggere in qualche modo. Siamo obbligati a morire di freddo di fame. >
< Mi duole sapere che non hai pensato a me, Paperino > replicò adirata Paperino < In fondo sono la tua fidanzata, e posso aiutarti grazie ai miei possedimenti e ai miei beni. Ricordi del mio castello di Dover? >
< Paperina, non pensavo… >
< Già, è il tuo primo problema: non pensare. Tu e tutta la tua famiglia rimarrete nella mia dimora fino a quando tutta questa situazione n0on si sarà sistemata. >
< Davvero? Ne sei sicura? >
< Mai stata più sicura prima d’ora, tesoro mio. >
Nel sentire le parole di Paperina, la famiglia di Paperone non poté che essere grata alla loro benefattrice.
< Che dio ti benedica, mia cara > rispose Nonna Papera a nome di tutti.
< Sapevo che Paperino aveva scelto una giovane ragazza tanto buona quanto bella > fece Gaia con il suo sorriso dolce.
< Paperina, io non so davvero come sdebitarmi… >
< Aiutami con i vostri bagagli. Fortunatamente viaggio sempre con la carrozza più grande che io disponga, altrimenti sarebbe stato un brutto guaio. Muoviamoci alla svelta: arrivare a Dover sarà più difficile di quanto posiamo immaginare. >
Nel mentre stavano sistemando i loro bagagli, una spia immersa nell’ombra aveva assistito a tutta la loro conversazione.
< Mia Signora, la famiglia di Paperone sta per partire alla volta di Dover, la residenza di Paperina. >
< Grazie mille… Adesso puoi andare > replicò Amelia con tono grave < Ebbene Paperino e la sua famiglia pensavano di fuggire e di nascondersi in un angolo di paradiso come Dover? Allora forse non conoscono le mie arti magiche: appena arriveranno sulle coste dei Paesi Bassi, onde altre più di cinque metri gli impedirà il loro accesso verso il mare aperto, bloccandoli contro il loro volere. Non riusciranno mai a salvarsi e le mie spie saranno sempre pronti ad attentare contro la loro vita. Una volta per tutte…
La stirpe dei paperi reali finirà molto presto.
Ho atteso questo momento da tanti anni e finalmente la mia vendetta e quella della resistenza che per an ni abbiamo vagato nel buio della debolezza e dell’infamia di essere rinnegati, presto tornerà a splendere definitivamente… Spia! >
< Mi ha fatto richiamare, mia signora? >
< Non perder di vista Paperino e la sua famiglia. Voglio essere aggiornata mediante tutti i suoi spostamenti. >
< Scriverò una lettera ogni volta che avanzeranno verso una terra straniera. >
< Avvertimi quando arriveranno sulle coste dei Paesi Bassi. Sono stata chiara? >
< Perfettamente, mia Signora. >
< Adesso puoi andare e vedi di non deludermi. Ho piena fiducia in tutta la tua squadra. Adesso che fate parte del mio volere, voglio testare la vostra fedeltà. >
< Non se ne pentirà, mia signora. Parola mia. >
Una volta rimasta da sola, Amelia continuò ad inveire contro la famiglia dei paperi e ad avvertire Cuordipietra Faredoro della sua stabilità a Schwerin scrivendogli una lettera.
La situazione a Schwerin è in totale sotto controllo.
Spero che anche lei e gli altri nostri compagni stiate movendo i passi per l’inizio del nostro impero.
Ci rivedremo una volta che il piano A sarà concluso.
Amelia

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Capitolo 9
*** Passione malvagia ***


Mentre il silenzio della notte rendeva l’aria di Carcassonne molto meno pesante, Paperon De Paperoni e Jet McQuack si apprestavano ad andare a dormire.
< Sono molto scomodi questi letti di paglia > protestò Paperone.
< Meglio che dormire in mezzo ai pesci, signore. >
< Non me lo ricordare, Jet. Sono ancora arrabbiato con te per questa storia. Se fossimo atterrati molto prima, tutto questo non sarebbe mai successo. >
< Se fossimo passati in mezzo alla turbolenza, è molto probabile che non saremo qui a discuterne ancora. >
< Come osi ribellarti alle mie parole e ai miei pensieri? Taci e ascolta le mie lamentele. Sei pagato nel fare tutto questo. >
< Preferisco non essere pagato e dire la mia opinione piuttosto che stare ad ascoltare i suoi inutili piagnistei, signore. Meglio che cercate di dormire, altrimenti domani sarà un giorno molto pesante per tutti noi. Dobbiamo prepararci alla rivolta. >
< Questo dovevo farlo io. >
< Mi dispiace averla anticipata. Adesso possiamo metterci a dormire? >
< In verità cercavo di farlo anche adesso, ma le tue lagne mi hanno fatto passare il sonno. >
< Stupendo. Così sarà lei a fare la guardia ad eventuali assalitori. >
< Credi davvero che ci attaccheranno? >
< Perché no? È una possibilità da non escludere, signore, quindi se non ha sonno, le chiederei gentilmente di tenere la vista bene acuta sulla nostra porta. Siamo noi due i principali bersagli che Faredoro non si farà sfuggire in nessun modo. >
< Ti prego di non ricordarmelo. Rimanere qui al freddo senza il calore della mia famiglia e del mio castello, stanno rendendo il mio soggiorno insopportabile. >
< Signore, deve capire che questa non è più una gita di piacere. Adesso veda di rilassarsi, ok? Buonanotte. >
< Certo che è una gita di piacere! > protestò Paperone inorridito < Così almeno posso far finta di trovarmi in un luogo molto meno squallido di questo. >
< Faccia pure come vuole. Io intanto dormo. >
Ma mentre Jet credeva che Paperone non potesse prendere sonno a causa dei suoi oscuri pensieri e delle sue paure, fu il primo tra i due ad iniziare a russare.
“Adesso come diavolo farò a prendere sonno con questo rumore? È fastidiosissimo.”
Girandosi e rigirandosi nel suo letto di paglia, alla fine Jet dovette andare fuori la sua tenda per cercare di ritrovare la pace.
Fumando una sigaretta e cercando di distrarsi dai pensieri, Jet pensava alla famiglia di Paperone e ai marmocchi con cui si divertiva nelle sue ore di pausa.
“Avanti ragazzo, passa la palla.”
Non poteva mai dimenticare i momenti trascorsi con i nipoti del suo padrone intenti a giocare un calcio due contro due.
“Perché non invitiamo a giocare anche Gaia?”
“E perché dovremmo farlo, Jet? È una bambina” protestò Qua.
“E con ciò? Abbiamo bisogno di un arbitro equo per fare in modo che il gioco non diventi scorretto.”
“Lascia perdere. Non accetterà mai.”
“Provo lo stesso a domandarglielo”
Quella volta, quando lasciò il campo da calcio, Jet non aveva mai intuito come Gaia si sentisse triste a giocare da sola con la sua bambola.
“Gaia, perché stai piangendo?”
“Jet… Non credevo che tu mi stessi spiando.”
“Infatti non lo stavo facendo. Ti stavo cercando per domandarti se volevi venire a giocare a pallone con i tuoi fratelli. Potresti fare l’arbitro se ti piace.”
“Non credo che sia una buona idea. È un gioco per maschi. Io non sarei adatta ad un simile ruolo.”
“E questo chi l’ha detto? Ci sono molte ragazze che giocano a calcio e per di più sono anche molto brave! Avanti Gaia, non farti pregare.”
“Io… non lo so…”
“Ascoltami bene: ora che so che ti senti molto sola, non declinare la mia offerta. Vedrai che dopo aver giocato insieme a noi ti sentirai molto bene. Che ne dici di provare?”
Senza farselo ripetere due volte, Gaia si asciugò le lacrime agli occhi e corse a giocare con i suoi fratelli.
Dopo la fine della partita che ha visto vincere Jet insieme a Qui per 4 a 0, Gaia non poteva immaginare che si fosse divertita un mondo
“Jet, avevi ragione tu. E’ molto meglio che giocare da sola con le bambole.”
“Che ti avevo detto? Nel mio prossimo turno libero giocheremo ancora tutti insieme. Va bene, ragazzi?”
“Certo. Anche perché io e Quo vogliamo la rivincita.”
“Ci potte scommettere.”
Quei bei tempi sembravano un lontano ricordo a causa della loro nefasta avventura.
La vita di Jet e di Paperone era appesa ad un filo, come quella della famiglia del papero più ricco del mondo.
“Credo di aver fumato abbastanza. Spero che Paperone non continui a russare come una locomotiva, altrimenti sarò io che questa notte non riuscirò a dormire.”
Ma i problemi di Jet e di Paperone erano solo all’inizio.
Appena Jet lasciò la spiaggia per tornare verso l’accampamento, un individuo misterioso si avvicinò a lui con fare minaccioso.
< E tu chi sei? > domandò Jet.
Senza ricevere risposta e alquanto spaventato, Jet prese a correre appena vide che era minacciato con una pistola.
L’individuo misterioso invece di sparare con la sua arma, riuscì a raggiungerlo a corsa e a fermarlo prima che potesse continuare a gridare e a svegliare tutto l’accampamento.
< Ti conviene tacere. Per il tuo bene. >
< Chi diavolo sei? Ti prego di non uccidermi. >
< Non lo farò. Ma in cambio dovrai portarmi dal tuo padrone. Adesso. >
Non sapendo cosa mai potesse volere da Paperone, Jet ubbidì senza fare nessuna domanda.
La sua paura e il suo timore erano fondati, ben sapendo che quell’individuo poteva uccidere tutti coloro che dormivano nell’accampamento.
< Paperone! Signore! Si svegli subito! > gridò sottovoce Jet cercando di chiamarlo.
< Jet, che succede? È già ora di alzarci? >
< Sì, mio signore. Qualcuno la desidera immediatamente. >
< Chi mi vuole? È pronta la colazione? Aspetta ancora un po’, Jet. Ho molto sonno. >
Ma nel vedere che non si stava alzando, Jet usò le maniere forti trascinandolo fuori dalla sua tenda e portarlo così al cospetto dell’individuo misterioso.
< Richiama all’rodine tutti i rivoltosi e digli di lasciare immediatamente questa spiaggia, altrimenti i soldati di Faredoro vi uccideranno senza pietà. >
< Ma non so se ascolteranno le mie parole. >
< Dovranno farlo, oppure sarai tu il primo a morire. >
< Che sta succedendo? > domandò Paperone aprendo gli occhi alquanto assonnato.
< Signore, stia molto attento. Quell’uomo… >
< Sono una donna, stupido! Non al senti la mia voce femminile? >
< Certo. M - mi scusi… Faccio subito quello che mi ha detto, Signora. >
< Bene. Così io e Paperone avremmo tempo per parlare da soli. >
Una volta che Jet tolse il disturbo, l’individuo poté togliersi il mantello che ricopriva il suo corpo e il cappuccio che ricopriva invece il suo viso.
Appena Paperone vide chi si trovava dinanzi a lui, sentì come il suo cuore fermarsi.
< Non è possibile… Non puoi essere tu… >
< Paperone. Come stai? >
< Doretta, tu qui? >
Anche se erano passati molti anni, Paperone non poteva sottrarsi alla sua bellezza che era rimasta immutevole.
I suoi pensieri furono completamente annebbiati dalla sua persona e la voglia di rivalsa del popolo di Carcassone e la sua prossima fuga da quella città per tornare a Schwerin passò in secondo piano.
< Mi sei mancata moltissimo, Doretta > replicò il papero stringendola a sé < Ma dove sei stata per tutto questo tempo? Ti ho cercata dappertutto? >
< Forse non abbastanza visto che non sei riuscito a trovarmi. Le tue finanze non hanno fatto in modo di arrivare fino a me? Dovresti avere delle spie e una sorveglianza all’avanguardia, invece hai preferito rimanere nel tuo immenso castello a contare tutti i tuoi soldi. >
< Lo so Doretta, ma purtroppo sono fatto così… Ma ora qui in tua presenza sarà tutto diverso. >
Paperone non riusciva a staccarsi dall’abbraccio di quella donna, senza notare che la sua dolce amata era cambiata repentinamente.
< Paperone, forse sarebbe meglio conoscerci di più-. Che ne dici di un breve soggiorno nel mio bellissimo Castello del Valentino a Torino? Sono sicura che ci aiuterà a riavvicinarci ancora di più. >
< Oh Doretta, allora era a Torino che ti nascondevi… Mi piacerebbe tanto, ma devo pensare alla mia famiglia. Una mia grande nemica mi ha soffiato tutte le mie terre e credo presto che arriverà anche ai miei tesori nascosti nel castello. Quindi… >
< Posso capire i tuoi timori, Paperone > gli sussurrò la donna < Ed è per questo che posso aiutarti in questo frangente. >
< Davvero? E come? >
< Tu lascia fare a me. Le mie influenze serviranno molto per portare in salvo la tua famiglia. Dammi retta. >
Completamente al settimo cielo, paperone non poté che piombare addosso al suo viso dolce e baciarla con passione.
< Paperone, datti un po’ di contegno. Non vorrai mica farmi cambiare idea, spero. Sai quanto sono molto volubile. >
< Oh, certo che no. >
< Adesso devo tornare al castello. Cuordipietra Faredoro dovrà ascoltarmi se vuole mantenere la pace con il suo popolo. >
< Faredoro? Che cosa centra lui in questo frangente? >
Per paura di lasciar trapelare qualcosa di segreto che l’0avrebbe messa in una brutta posizione, Doretta decise di non parlare oltre.
< Devo fare in modo che quel papero appiani le divergenze con il popolo. Così tu potrai partire subito con me. >
< Ma come pensi di fare? >
< Ho le abilità necessarie per farmi ascoltare. Tu parla ai tuoi guerrieri e destituiscili dalla voglia di attaccare il castello. Ne va del nostro futuro. >
< Va bene, Doretta. Vedrò cosa possa fare. >
< Bravo. È così che ti voglio, mio bel papero. >
Nel sentire quelle parole piene d’amore, Paperone non fece nessuna domanda al riguardo.
< Doretta, rimani a dormire nella mia tenda. Ho bisogno della tua vicinanza. >
< Non ora, piccolo Papero. Avremmo tutto il tempo necessario quando ci ritroveremo nel mio castello. Promesso… Adesso devo andare. Ci vediamo domani mattina alla luce del sole. >
Nel vedere scomparire Doretta nel buio della notte, Paperone non riuscì a dormire per tutto il resto della nottata.
< Signore, ma si può sapere chi era quella papera? >
< Lascia perdere, Jet > rispose Paperone con tono estasiato < Non capirai mai. >
 
 
Tornando al castello, Doretta Doremi ebbe la facoltà e la capacità di svegliare Faredoro nel bel mezzo della notte scatenando tutte le sue intemperie.
< Ma che cavolo… Doretta! Sei forse impazzita?! >
< Hai ricevuto notizie da Amelia? >
< Sì. È riuscita a prendere il castello di Schwerin e che attende le nostre prossime mosse. >
< E la famiglia di paperone? Che cosa gli è accaduto? >
< Non lo so. Non me l’ha detto. >
< Scrivigli immediatamente dicendole di lasciarla in pace. Abbiamo bisogno che Paperone rimanga tranquillo e distratto in modo che pensi solo a me. >
< Sei riuscita a far breccia nel cuore di quel dannato? >

< Va bene, vedrò cosa posso fare. Adesso poso tornare a dormire? >
< Sì’, pelandrone… Ah un’ultima cosa: appena il tuo regno sarà al sicuro dai rivoltosi, io e Paperone partiremo per il mio castello e sarà lì che la mia vendetta verrà consumata. >
< Bene. Tutto sta andando come avevamo previsto. Non vedo l’ora di sapere che quel papero non sarà più un problema. >
< Stai sereno, Cuordipietra. Ogni cosa a suo tempo. Dormi pure sogni tranquilli. La nostra vittoria è vicina. >

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Capitolo 10
*** L'insurrezione oscura (quando tutto ebbe inizio) ***


Per Paperone doveva essere una serata che non avrebbe mai potuto dimenticare nella sua vita.
Tutti i suoi familiari e gli amici più stretti stavano per mettere piede nella sua dimora privata per festeggiare il suo compleanno.
Il papero più ricco del mondo non stava più nella pelle e non vedeva l’ora che la sua serata perfetta potesse cominciare.
Per fare in modo che tutto andasse come voleva proprio il papero, Nonna Papera aveva preparato un menù con i fiocchi talmente lungo da tenere a tavola gli ospiti per quasi tre ore.
Sebbene Paperone credeva che la sua festa piena di orgoglio e felicità non potesse avere alcun intoppo, dovette ricredersi con l’arrivo di uno dei suoi parenti: Gastone Paperone.
< Gastone, sei qui. Entra pure, amico mio. >
Gastone non aveva mai visto Paperone così felice prima d’ora.
Ma sarebbe stato contento anche dopo avergli rivelato la brutta notizia.
< Sono quasi pronto per scendere… Tu invece stai benissimo. Ti sei messo in ghingheri per me? >
< Certo. D’altronde questa è una festa molto importante. Dovevo essere impeccabile. >
< Bravo. Così mi piaci! Devi dirmi qualcosa di molto importante se sei venuto fin qui in camera mia? >
Gastone doveva trovare le parole giuste per iniziare il suo discorso.
< Spero che i miei investimenti siano protetti come ti avevo chiesto. Anche se mi fido molto dei miei parenti, questo non vuol dire che io debba abbassare la guardia. >
< No, gli investimenti vanno bene > rispose con tono lieve Gastone senza convincere minimamente Paperone.
< Che cos’hai, Gastone? Sembra che ti abbiano ucciso qualcuno. Tutto bene? >
< Certo, io sto bene > rispose frettolosamente il papero < Se sono venuto fin qui in camera tua è per parlare della tua situazione sentimentale con Doretta. >
Nel sentire quel nome, Paperone si rabbuiò all’istante.
< Ormai è acqua passata se è questo quello che vuoi saper, Gastone… Non capisco perché te ne interessi? >
< Giusto. Mi preoccupavo solo per te, Paperone. Ultimamente non ti abbiamo visto in banca. >
< Anche se lasciare la mia amata Doretta è stato un grande sacrificio, vedrò di riconquistarla più avanti. Non posso dimenticare mai il suo profumo e la sua dolcezza. >
< Per non parlare quanto ti stava attaccata ai tuoi soldi, paperone. >
< Che cosa vuoi dire con questo? >
< Come non ti sei fidata di lei, io eviterei di fidarmi anche degli altri membri che sono qui invitati a cena. Soprattutto a Cuordipietra. >
< Cuordipietra è qui? Chi l’ha invitato?! >
< Nonna Papera. Questa sera dovevano essere tutti presenti al giorno più importante della tua vita. >
< Veramente ne facevo anche a meno della loro presenza > rispose freddamente Paperone < Adesso sì che dovrò guardarmi bene le spalle da quel tizio. Gastone, spero che non abbia tentato di attaccare i miei affari speculando contro i miei soldi. >
< In verità ha cercato di fare di peggio: alcuni ladri si sono intrufolati nella tua banca cercando di prendere tutto il denaro contenuto… Ma fortunatamente è andato tutto per il meglio e sono stati arrestati. >
< E dunque? Perché quel maledetto è ancora a piede libero? Dovrebbe essere arrestato per associazione a delinquere. Oppure non è più un reato? >
< Cuordipietra è un papero molto potente. È molto difficile che la polizia possa incarcerarlo per un crimine molto grave. >
< E certo. Quel dannato non fa altro che comprare tutti con i suoi soldi da delinquente. Ma non sarà così questa sera. Lo rispedirò malamente a Carcassonne e farò in modo che ci rimanga. >
< Paperone, cerca di ragionare… >
< Ho già fatto abbastanza > rispose duramente il papero < Non voglio che nel giorno del mio compleanno ci siano nemici come quel tipo. O se ne va fuori con le buone, o lo caccerò con le cattive. Parola mia > disse infine Paperone prima di sbattere la sua porta di camera < Che cosa stai facendo qui dentro? Esci immediatamente. Stanno aspettando anche te alla mia festa. >
< Certo. Arrivo subito. >
 
 
Appena Paperone arrivò accompagnato da Gastone nel salone principale, non faceva altro che fissare tutti gli invitati che Nonna Papera aveva pensato per la festa.
< E come se non bastasse, ci sono pure le mie due sorelle: Ortensia e Matilda. >
< Perbacco, sono invecchiate moltissimo > fece Gastone senza farsi sfuggire niente di poco carino < Hai visto come si sono ridotte? >
< Già. Sono due cadaveri. Ma questo non è quello che mi interessa. Portami subito da Cuordipietra Faredoro. >
< Sì, paperone. >
Mentre il ricco papero cercava di tenersi alla larga da tutti i suoi parenti e conoscenti, vide che il suo acerrimo nemico era impegnato in una conversazione con Amelia, la presunta strega nonché sua sorellastra.
< Che ci fa quella donna nel mio castello? >
< Paperone, io non l’ho invitata… >
< Staranno confabulando alle mie spalle. Questo è sicuro. >
Rimanendo a distanza di sicurezza, Gastone e Paperone poterono sentire tutto quello che Amelia e Cuodipietra avevano da dirsi.
< Adesso che alla nostra causa si sono unite anche le sorelle di Paperone, questa notte faremo il grande colpo di rubare tutti i suoi soldi e tutti i suoi possedimenti grazie all’aiuto insperato di una donna che per molto tempo è stato vicino a quello spilorcio. >
< Già. La biondina in questione è un’ottima pedina per la riuscita del nostro piano. Dopo i nostri ripetuti fallimenti, è giunta l’ora che quel papero si scavi la fossa da solo senza neppure un centesimo. >
Sentendo con quale astio stavano parlando di lui, Paperone non ce la faceva più a rimanere da parte, cogliendo nel sacco i due criminali.
< Buonasera a tutti voi > fece paperone con tono serio cercando di tenere a freno la sua rabbia < Allora, non mi fate gli auguri di buon compleanno? >
< Paperone… Non ti aspettavamo in questo piccolo salotto. Pensavamo che eri insieme agli altri invitati > fece Amelia smorzando un sorriso.
< Hai pensato male, mia cara… Di cosa stavate parlando di bello? >
< Oh, niente. Parlavamo di quanto fosse bello il Vesuvio e tutta la città di Napoli. Se non ci sei mai stato, te lo consiglio vivamente, Paperone. >
< Peccato non averne tempo, Amelia… Soprattutto quando devo vedermi le spalle da due traditori succhiasoldi come voi. >
< Come, prego? >
< Pensavate davvero che non avrei mai scoperto i vostri subdoli piani? E adesso ditemi: chi sarebbe così vicino a me da conoscermi appieno? >
Nel sentire la domanda, Amelia e Cuordipietra rimasero in silenzio mentre il loro viso diventava sempre più pallido.
< Allora?! Rispondete! >
< Paperone, allora sei qui > fece Ortensia piombando nel salone all’improvviso < Ti abbiamo cercato ovunque io e Matilda. >
< Sì. Dammi un bacio, fratello mio. >
Mentre le due sorelle tenevano occupato Paperone, Amelia e Cuordipietra colsero l’opportunità per fuggire.
< Sei un vile traditore, Gastone… Credi davvero che io non sappia che dietro tutto questo ci sei tu? sarai pure un abile doppiogiochista, ma ancora non sai contro chi ti sei messo > fece Faredoro con tono rude < Dovrai sdebitarti enormemente se non vorrai che la tua vita sia appesa ad un filo. Mi sono spiegato? >
< Lasciami andare, maledetto > rispose Gastone liberandosi della stretta < Tra poco le guardie del castello saranno qui e tu Amelia sarete solo un lontano ricordo. >
< Non credo proprio, mio caro. Torneremo qui prima o poi… e lo faremo da vincitori. >
Una volta che Paperone si liberò della stretta delle due sorelle, si precipitò verso Gastone inveendo contro di lui per non aver fermato quei malviventi.
< Non saranno più un problema, Paperone. Te lo prometto… Adesso che hanno lasciato definitivamente il castello possiamo tornare alla tua festa. Come se niente fosse successo. >
< Non credo che finirà così, Gastone. La devono pagare. In un modo o nell’altro. >
Ma Paperone non poté fare niente al riguardo a causa della loro scomparsa improvvisa.
Amelia e Cuordipietra Faredoro avevano tagliato tutti i loro conti con lui, e il complice misterioso doveva lavorare bene nell’ombra se volevano avere una possibilità per arrivare al loro denaro.
< Gastone ci ha traditi impunemente > fece Cuordipietra < Quel maledetto… >
< Non dovevamo fidarci di lui > disse invece Amelia < Il suo sgarbo non deve rimanere impunito. >
< E non succederà, Amelia > mormorò il complice misterioso < Lasciate fare a me. Mi metterò in contatto con quell’inetto e cercherò di tenerlo sotto scacco contro la sua volontà. Con le sue influenze, arriveremo ai soldi e ai possedimenti di Paperone, anche se ci dovesse volere molto tempo.
Da questo momento il nostro piano riparte da zero e dovremmo lavorare nell’ombra se vogliamo che il nostro piano abbia successo. >
< Come abbiamo fatto finora > fece Amelia sbuffando.
< Dovremmo essere molto più bravi di adesso, altrimenti saremo tutti spacciati. Qualche domanda? >
< No… Nessuna. >
< Bene. Tornate alle vostre vite di sempre. Vedrò di mettermi in contatto con Gastone in modo da fargli perdere la testa… letteralmente. >

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Capitolo 11
*** Occhio non vede, cuore non duole ***


Il mattino dopo, Paperone si svegliò con il sorriso stampato sul suo becco mentre i rivoltosi di Carcassonne non riuscivano a capire cosa dovevano fare.
Appena il ricco papero li vidi dispiegarsi con addosso armi e oggetti di ogni genere, la sua collera si riversò verso Jet.
< Jet, che significa ciò? Ti avevo detto di dire a questa massa di contadini e pescatori di ritornare alle loro vite precedenti. Non devono attaccare in nessun modo il castello. >
< Perché no? Per il motivo che dietro tutto questo c’è una vostra vecchia fiamma? >
< Che cosa vuoi insinuare? >
< Signore, lei è innamorata di quell’impostore, ne sono certo. Ha provato a minacciarmi puntandomi un coltello alla gola e da quel momento non avevo capito che la mia vita era appesa un filo… Quindi la prego di non ascoltare le sue parole e di dare una speranza a tutti questi lavoratori che da anni sono sotto la schiavitù e il volere di quel dannato Faredoro che sta tramando nell’ombra per rubare il resto delle vostre terre e tutti i suoi soldi. >
< Jet, le tue accuse sono infondate > fece Paperone con tono stizzito < Hai ragione ha dirmi che devo guardarmi le spalle da Cuordipietra, ma Doretta non mio tradirà mai in nessuna occasione. Noi due ci amiamo molto e adesso che ci siamo riavvicinati, possiamo coronare il nostro segno d’amore. >
< Signore, lei sta sbagliando tutto… >
< Jet, o convinci quegli uomini a non combattere, oppure questo pomeriggio dovremmo fare la conta dei morti. Sai meglio di me che non riusciranno mai in questa impresa. >
< Non è così, Paperone. >
< Evita di insistere e fai subito quello che ti ho ordinato, altrimenti ti considererò come il mio principale traditore. >
Con le spalle al muro, Jet non poté altro che acconsentire al volere del suo padrone, mentre Paperone si stava muovendo verso il castello di Carcassonne senza curarsi dei pericoli che le guardie potevano causargli.
< Non ha nessun diritto di avanzare oltre > gli fece una delle guardie.
< Devo vedere Doretta Doremi e alloggia in questo castello. Fatemi passare, altrimenti… >
< Lasciatelo andare. Lui è con me > fece la giovane amante di Paperone.
< Doretta… mi sei mancata moltissimo questa notte > mormorò il papero baciandola.
< Siamo stati lontani solo un paio d’ore. >
< Lo so. Ma queste ore mi parevano infinite senza di te. >
Onorata dalle parole di Paperone, la giovane amante non poté che sorridere.
< I contadini e i rivoltosi non saranno più un problema. Adesso potremmo coronare il nostro sogno d’amore nel tuo castello. A meno che tu non abbia cambiato idea. >
< Come potrei tirarmi indietro proprio adesso? Partiremo insieme questo pomeriggio alla volta di Genova e risaliremo l’Italia fino a Torino. Non vedo l’ora di rimanere per sempre insieme a te. >
< Però prima c’è un mio ultimo desiderio che vorrei esaudire. >
< Di quale desiderio stai parlando? >
< Vorrei sapere se la mia famiglia è al sicuro. Se non fosse così, dovrei tornare immediatamente in Germania e mettermi sulle loro ricerche. Capisci che non posso lasciarli da soli. >
< Capisco perfettamente, Paperone. Ecco perché parlerò con chi di dovere prima che tu possa partire tranquillo… Ma credo proprio che non ci saranno problemi di ogni tipo. >
< Allora ti aspetto alla spiaggia questo pomeriggio. >
< Esatto. Ci vediamo più tardi > disse infine Doretta prima di tornare al cospetto di Faredoro.
< Ho svariate notizie da darti, Doretta. >
< La stessa cosa vale per me, Cuordipietra. >
< Le due sorelle di Paperone si riuniranno proprio nel tuo castello per l’assalto finale. Quando avrai imprigionato, torturato e ucciso quel papero, le sue ricchezze passeranno in mano nostra. >
< Molto bene… Amelia ha risposto alla sua lettera? >
< Non ho mandato nessuna lettera. >
< Che cosa? ma doveva lasciare passare verso La Manica la famiglia di Paperone. >
< Non m’interessa cosa quella strega ha pensato per loro… Paperone non verrà mai a sapere che cosa gli è accaduto perché sarà già morto. Non è forse così, Doretta? >
< Sì… esatto… >
Nel fissare quegli occhi pieni di dispiacere, Cuordipietra capì che Doretta si stava davvero innamorando di quel papero.
< Doretta, ti vorrei dire che quel Paperone non ha fatto altro che farti soffrire. Non ricadere nella sua trappola. Dobbiamo essere forti se vogliamo vincere questa dannata battaglia. Ho aspettato per molti anni e la mia pazienza si sta esaurendo. Se vengo a sapere che proverai a tradirmi, non ci penserò due volte a giustiziarti. Ti ho avvertito. >
Ma Doretta non fu per niente spaventata dalla parole di Faredoro.
< Lasciami in pace. Ho tutto sotto controllo > rispose la papera con le lacrime agli occhi.
< Lo spero bene… Per quanto riguarda i rivoltosi che vogliono assalire il mio castello? >
< Non attaccheranno mai. Paperone ha fatto in modo che si ritirassero definitivamente. >
< Questa cosa però non mi fa stare tranquilla in nessun modo… Vorrà dire che le mie guardie scenderanno verso il castello per eliminare il problema alla radice… Naturalmente quando tu, il papero riccone e Jet sarete partiti dalle mie terre. >
< Fai pure quello che vuoi. Non m’interessa minimamente del loro futuro. >
< Brava. È così che parla una papera senza scrupoli… Adesso puoi tornare dal tuo Paperone. Il suo cuore non può stare lontano dal tuo. >
< Smettila di prendermi in giro. >
< Ahahah mi fai molta pena. Nl vederti piangere, ho paura che la tua debolezza possa essere un ostacolo alla nostra vittoria. Tieni davvero a quel papero? >
Doretta non rispose subito alla domanda di Faredoro, facendo finta di niente cercando di pensare a tutt’altro.
< Il tuo silenzio mi fa capire che ho colto nel segno. >
< No. io e quel papero non siamo veramente innamorati… Almeno per quanto riguarda me. >
< Non m’interessa. L’unica cosa che mi interessa è la nostra riuscita definitiva… Ah, spero che tu non te ne vada senza aver salutato prima Gastone. Ultimamente siete molto legati, giusto? >
< La devi smettere di spiarci. >
< Io faccio quello che voglio. Soprattutto se sono nel mio castello. Hai capito bene? >
< Me ne andrò di qui immediatamente… Ne ho abbastanza di vedere la tua bruta faccia. >
< Brava, vai via dai tuoi problemi. Non è così che risolverai la questione! >
Mentre Doretta era distrutta dagli ultimi avvenimenti, cercò di fuggire dal castello per raggiungere Paperone.
Ma l’arrivo tempestivo di Gastone vitò che fuggisse come una volgare ladra.
< Doretta, te ne andavi senza salutarmi? >
< Gastone… Non credevo che tu fossi qui. >
< Perché stai piangendo? È stato Cuordipietra ha ridurti così? >
< No, lascia perdere. È solo che sono in una posizione molto compromettente e non so bene cosa fare. >
< Il tuo cuore che cosa dice? >
< Non lo so, Gastone. Sono molto confusa. >
< E dopo questo bacio? >
Senza nemmeno accorgersene, il becco di Gastone si ritrovò su quello di Doretta mentre la giovane papera stava cercando di ritrovare la tranquillità perduta.
< Doretta, ti prego di non tradirmi. Io tengo veramente a te. Non quel papero. >
< Gastone… Adesso devo andare > disse infine Doretta prima di correre verso Paperone.
 
 
Mentre la nave di Doretta che l’aveva condotta fino a Carcassonne, era pronta per salpare alla volta dell’Italia.
Ad attendere il suo arrivo c’era Paperone e l’irascibile Jet McQuack.
< Jet, forse sarebbe meglio che tu tornassi dalla mia famiglia. Giusto per farmi sapere se è al sicuro. >
< Ma come? Non è la sua Doretta portatrice di notizie? >
< Sì, è così. Ma mi fido anche di quello che mi dici tu. >
< Davvero? Da quando in qua? Non perché ultimamente non ascolta niente dei miei consigli. >
< Perché sono richieste inadatte. Doretta non proverà mai a tradirmi. Punto e basta. >
< Certo, come no… Scappate pure lontano. Se questo vi farà sentire meglio… >
< Jet, hai intenzione di durare ancora per molto? >
< Sto cercando di farle capire… >
< Io non ho bisogno di capire un bel niente > sbraitò Paperone < Quindi, o sei con me o poi andartene benissimo via da qui. Non ho bisogno dei tuoi lamenti e dei tuoi piagnistei. >
< Molto bene. Se non ha più bisogno di me, tolgo il disturbo definitivamente. >
< Splendido. Buon rientro a casa, Jet. >
< Sperando di avere sempre una casa… Oh, che sbadato. I suoi più grandi nemici non aspettano altro che rubarle tutto sotto il suo naso mentre lei non fa niente al riguardo. >
< Sei ancora qui? Ti ho detto di andartene! >
< Certo. Me ne vado… La sua famiglia sarà indignata per questo suo comportamento. Spero che non sarà troppo tardi per riuscire a capirlo e spero vivamente che un giorno di questi ci potremmo rivedere. >
< Tutto dipende da te… Mi farai sapere della mia famiglia? >
< Perché si preoccupa così tanto? Adesso ha Doretta con lei. >
< Eccomi, Paperone. Sono arrivata > fece la giovane papera correndo verso il suo amato.
< Va bene, lascia perdere Jet. Me la caverò da solo come ho sempre fatto. >
< Ne dubito fortemente… Addio, Paperone > disse infine il suo sorvegliante prima di sparire definitivamente dalla sua vista.
< Paperone, qualcosa non va? >
< No, mia cara. Va tutto splendidamente… E la mia famiglia? >
< Stanno bene. Sono a Dover, nella residenza di Paperina. >
< Meno male che mio nipote si è legato con una nobile buona e ricca di bontà… Adesso sì che possiamo partire tranquilli. >
< Sì. Sarà un viaggio che non dimenticheremo mai > rispose Doretta senza alludere minimamente alla trappola che aveva in serbo per Paperone.

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Capitolo 12
*** Verso la salvezza ***


Paperina e la famiglia di Paperone erano riusciti ad arrivare sulle coste dei Paesi Bassi dove li stava attendendo una nave che li avrebbe portati dritti al castello di Dover.
Ma una tra tutti, ovvero Nonna Papera, non si fidava minimamente a montare su quella nave che agli occhi di tutti poteva sembrare sicura.
In lontananza, alcuni nuvoloni neri stavano predicendo che un brutto temporale si sarebbe abbattuto durante il loro viaggio e le mareggiate sarebbero state talmente pericolose da far naufragare la nave.
< Nonna Papera, che ti succede? > gli domandò Gaia.
< Niente piccolina. E’ solo che mi dispiace molto fuggire come una volgare ladra. >
< Purtroppo non possiamo fare altrimenti. Finché Paperone non tornerà da noi, non potremmo riappropriarci del castello. Fortuna che Paperina ci ospiterà nella sua bellissima dimora. Ho fatto alcune ricerche sul castello di Dover e sono convinta che non ci troveremo per niente male. >
< Sempre che ci arriveremo… >
< Come hai detto, nonna? >
< Oh, niente tesoro. Sono solo preoccupata per Paperone. Non abbiamo più notizie di lui da molto tempo. >
< Lo so, anch’io sono preoccupata. Ma sono convinta che sta facendo di tutto per tornare da noi. >
“Lo spero tanto.”
Appena furono tutti a bordo, i timori di Nonna Papera divennero talmente insostenibili da ritardare la loro partenza.
< Non posso partire. Non ce la faccio > fece la vecchia Signora.
< Nonna, che cosa ti sta succedendo? >
< paperino, convinci la tua amata a non partire. Ho paura che questo viaggio ci porterà dritti alla morte. >
< Ma cosa dici? Anche se è brutto tempo, non vuol dire che rischieremo la vita. >
< Purtroppo credo che sia davvero così, Paperino. >
< Nonna Papera, qualcosa non va’? >
< Mia cara, meglio non partire. Questo viaggio potrebbe essere la nostra fine. Ti prego di darmi ascolto. >
< Nonna Papera, capisco perfettamente i tuoi timori, ma non possiamo ritardare ancora per molto. Da alcune mie fonti vicine, sono venuta a sapere che alcuni individui capeggiati da Amelia ci stanno alle costole. Non possiamo ritardare il nostro viaggio. Dobbiamo recarci subito in un luogo sicuro. >
< Ma il mare? Sarà sicuro come il tuo castello? Mi dispiace, ma dovrete andare senza di me. >
< Nonna Papera, non fare così. Ti promettiamo che andrà tutto bene. >
< Non riesco a fidarmi! Questo è tutto un tranello di quella strega! >
Nel vedere che la situazione stava degenerando, Paperino e Archimede rinchiusero la povera Nonna Papera nello scantinato della nave per poi dare inizio alla loro partenza.
< No! Non fatelo! Andremo incontro alla morte! Perché non riuscite a capire?! >
ma purtroppo era troppo tardi.
La nave di paperina si stava dirigendo a gran velocità verso le coste inglesi mentre il mare in burrasca diventava sempre più minaccioso.
Ad un’ora dalla partenza, toccò a Paperino cercare di calmare l’ira e l’ansia di Nonna Papera.
< Nonna, posso entrare? >
Completamente scossa, la vecchia signora non disse niente.
< Ti ho portato qualcosa da mangiare. >
< Non ho fame, Paperino. >
< Almeno vedi di sforzarti. Dobbiamo essere in forza se vogliamo superare questo viaggio. >
< Non so se riusciremo a farlo. Non arriveremo mai a Dover. Me lo sento sulla mia vecchia pelle. >
< Ora bevi almeno un po’ d’acqua e non ci pensare oltre, d’accordo? Ecco qua > fece Paperino porgendogli il bicchiere.
< Di al capitano di questa nave di tornare subito indietro. Per il nostro bene. >
< Nonna, non ti preoccupare. La situazione è sotto controllo. >
< Tu e tutti gli altri non volete capire. Perché andare in mezzo ad una tempesta rischiando la vita? Tanto vale rimanere sulla terra ferma, per diana! >
< I seguaci di Amelia erano sulle nostre tracce. Hai sentito Paperina. >
< E tu ti fidi di lei? >
< Certo che mi fido! Senza il suo aiuto saremmo morti di fame e di freddo non lontano da quella che era la nostra dimora. Cerca di pensare prima di parlare contro di lei. E’ il nostro angelo venuto dal cielo. >
< Sì, scusami… Però non dovevamo partire lo stesso. >
< Adesso devo ritornare insieme agli altri. Bevi un po’ d’acqua così che dopo ti sentirai meglio. >
Una volta lasciata da sola Nonna Papera, Paperino la vide sorseggiare la bevanda e vederla crollare subito dopo in un sonno profondo.
“Il sonnifero servirà per calmarla definitivamente… Mi dispiace Nonna, ma non ho potuto fare altrimenti.”
E se Paperino aveva eliminato un problema, la tempesta che si stava abbattendo sulla Manica stava diventando più furiosa e pericolosa.
< Paperino, mettiti al riparo. Siamo nel bel mezzo di una tempesta > lo avvertì Archimede mentre stava portando al riparo i suoi nipoti.
< E Paperina? Dove si trova? >
< Sotto coperta al sicuro. Io da solo dovrò guidare questa nave evitando che possa naufragare. >
< Allora permettimi di aiutarti. Non puo0i fare tutto da solo. >
< Va bene, accetto il tuo aiuto. Intanto vai al timone. Io ti raggiungo presto. >
 
 
Se nel mentre la famiglia di Paperone stava attraversando il mare in tempesta rischiando la loro stessa vita, Jet cercava di tornare verso Schwerin con i pochi mezzi di cui poteva disporre.
“Non ho un mezzo volante o addirittura una macchina che possa portarmi almeno per un pezzo del mio viaggio... forse era meglio se mi fossi unito a quel traditore di paperone… Ma come posso dire una cosa del genere? Andare con quella traditrice. È diventato più stupido di quello che pensavo.”
Ma i problemi di Jet furono solo all’inizio.
Cercando di lasciare la spiaggia di Carcassone dopo aver ringraziato la famiglia che lo aveva ospitato, le guardie capeggiate da Cuordipietra circondarono tutto il villaggio arrestando tutti i suoi abitanti.
< Cuordipietra… Che significa? > domandò Jet.
< Significa che tu e questa plebaglia siete definitivamente in arresto. Credevate davvero che non avrei fatto niente contro di noi? avete cercato di attaccare il mio castello e quest’azione non poteva rimanere impunita. >
< Avevamo promesso… >
< Non so cosa farmene delle vostre promesse. Ora tu e tutta questa gente verrete rinchiusa e torturata per placare il mio divertimento. Almeno finché anche Paperone non farà una brutta fine come voi. Prendeteli. >
Nel mentre Jet cercava di fuggire dalle angherie di Faredoro, fu bloccato pochi passi dopo da Gaston ein persona che inavvertitamente gli fece uno sgambetto.
< Gastone! Che cosa significa? >
< Ordini di Cuordipietra Faredoro. Io non posso farci nulla. >
< Pensavi di svignartela, Jet’ molto bene. Sarai il primo fra tutti ad essere torturato nelle segrete del mio castello. Adesso via dalla mia vista! >
< No! lasciatemi! >
Il povero Jet cercava di inveire contro i suoi nemici, ma la trappola ordita da Faredoro lo fece tacere subito dopo.
< Notizie dai nostri alleati? >
< Ancora no, Gastone. Doretta arriverà a Torino solo tra alcuni giorni. Il tempo necessario per torturare quei poveri cristi che hanno cercato di ribellarsi a me. >
< Un ottimo passatempo. Che cosa facevi quando non potevi divertirti in questo modo? >
< Facevo quello che mi riusciva meglio: rubare ai poveri per sfamare il ricco della città. I poveri contadini erano sommersi di tasse e avevano quello di poco c’era da vivere. Ma adesso che ho rinchiuso una gran parte, mi divertirò torturandoli. E naturalmente sei invitato anche tu, Gastone. >
Ma il giovane papero non riusciva a togliersi dalla mente il vispo angelico della sua amata Doretta.
< Gastone, a cosa stai pensando? Pensi ancora a lei? >

< Dimenticala fin ché sei in tempo e pensa al denaro come faccio io. Le donne non fanno altro che portarci problemi. Ricordatelo. >
< Cercherò di distrarmi in qualche modo. >
< Bravo. È questo lo spirito giusto! >
 
 
Una volta che Paperone e Doretta arrivarono al Castello di Valentino, il vecchio papero poté riassaporare tutto quel lusso e quella bramosia che da alcuni giorni a questa parte aveva dimenticato.
< E’ davvero un castello bellissimo > fece Paperone < E tu abiti qui tutta sola? >
< La servitù e alcuni miei amici stretti mi tengono compagnia. Non mi sento mai sola… Soprattutto adesso che ci sei anche tu. >
< Doretta, non ti lascerò mai più. Non permetterò che il nostro amore si interrompa bruscamente come l’ultima volta… >
< Paperone, ci siamo appena ritrovati. Io non farei promesse azzardate. >
< Ma è la verità. Siamo destinati a rimanere insieme tutta la vita. Perché non vuoi crederlo pure tu? >
< Perché il destino mi ha insegnato che può succedere tutto nella vita. E poi non credo che tu rimarrai qui per sempre. I tuoi soldi e i tuoi investimenti presto ti reclameranno. Non farai la vita da innamorato folle nel mio castello per molto tempo. Ormai ti conosco pienamente. >
< E’ qui che ti sbagli, Doretta > rispose Paperone indignato < Ora che ho ritrovato te, non m’importa più dei soldi e dei miei possedimenti. L’importante è rimanerti accanto. E n0on vedo l’ora di incominciare da questa notte. >
< Cerca di calmarti, Paperone > rispose Doretta bloccandogli il becco mentre lo stava baciando < Stai correndo troppo. Siamo appena tornati e io ho bisogno di un buon bagno caldo. Naturalmente dopo possiamo cenare e rilassarci definitivamente. >
< D’accordo, come vuoi tu. Aspetterò questa sera per averti tutta per me nel tuo letto. >
Senza rispondere al suo desidero, Doretta disse al suo nuovo ospite che per la sua stanza doveva seguire il gruppo della servitù che lo stava attendendo.
< E tu dove te ne vai? >
< Mi ritiro nella mia stanza. Ci vediamo questa sera a cena. >
< Conterò i momenti che mi separano da te > disse infine Paperone baciando la mano della sua amata prima di seguire la sua servitù.
< Signora, bentornata nel suo castello > fece la capo – domestica.
< Grazie, Lisa. Hai alcune notizie da darmi? >
< Sì. Da ieri sono arrivare le sorelle di Paperone e desiderano vederla al più presto. >
< Come? Ortensia e Matilda sono già qui? >
< Sì, mia signora. Vogliono sapere se loro fratello sarà ancora una minaccia per il vostro… piano. >
< Lisa, mi raccomando: non voglio che quelle due megere incontrino in nessun caso paperone. Non voglio che il mio ospite si faccia tutte le domande del caso. >
< Come vuol lei, mia signora. Le due sorelle sono sistemate nell’ala opposta del castello e quindi sarà molto difficile che si incontrino. >
< Difficile, ma non impossibile.. Mentre quelle due megere mangeranno nella sala da pranzo, dì agli altri servitori che io e Paperone mangeremo in camera mia. Non voglio essere disturbata in nessun caso, chiaro? Quando Paperone avrà sistemato tutta la sua roba, portatelo dritto nella mia stanza. Dobbiamo evitare ogni possibile contatto con la sua famiglia. >
< Come vuole lei, signora… Prego. Il suo bagno intanto la sta aspettando. >

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Capitolo 13
*** Sul punto di morte ***


Appena Paperone arrivò nella sua stanza, il lusso e la bellezza di cui poteva essere immerso gli ricordava i bei momenti che aveva passato quando era a Schwerin.
“Vedo che io e Doretta ci capiamo al volo. La sua bellezza e la sua ricchezza è uguale al mio volere. Ma se sono innamorato di lei, lo devo solo alla sua bellezza.”
Mentre il papero più ricco del mondo era immerso nei suoi pensieri, non si era accorto che la servitù della sua amata rimase immobile a fissarlo in ogni suo movimento.
< Posso fare qualcosa per voi? > domandò Paperone cercando di mantenere la calma.
< Signore, Doretta ci ha ordinato di aspettarla fino a quando non si sarà sistemato. La sta attendendo nella sua camera. >
< Ma poco fa’ mi aveva detto… >
< Dimentichi le parole che vi ha detto la padrone. Nel mentre lei si sta facendo un bagno caldo, lei dovrà seguirci nella sua stanza. Cenerete da soli senza che nessuno vi possa disturbare. >
A quella notizia, Paperone esplose in una gioia incontenibile.
< Devo dire che il soggiorno qui al Castello di Valentino sarà più bello di quanto possa immaginare… Ho finito di cambiarmi. Possiamo andare nella camera della signora Doretta. >
< Bene. Seguitemi. >
Nel mentre Paperone stava godendo come un riccio all’evolversi delle situazioni, Doretta era pronta a riceverlo.
Se non fosse…
< Mia Signora, Ortensia e Matilda desiderano parlare con lei. >
< Non adesso. Digli che sono molto stanca dal viaggio e che le riceverò domani mattina quando tutto sarà finito. >
< Non credo che potremmo aspettare così tanto tempo. >
< Senza il permesso di Doretta, Matilda e Ortensia entrarono nella camera della donna come se fossero loro le padrone del castello.
< Ma come osate? >
< Adesso fai in modo di rimanere sole. Dobbiamo parlare di affari. >
Facendo segno alla sua serva, Doretta doveva fare di tutto per cercare di mantenere la calma.
< Almeno potevate aspettare che io mi rivestissi. >
< Non c’è tempo. Tra poco vedrai Paperone e non vogliamo che ci trovi qui insieme a te, vero? Altrimenti farà presto a pensare che c’è dietro una congiura su di lui > spiegò Matilda < Spero che quel papero avido non sospetti niente di te e di Faredoro. >
< Faredoro è viscido come sempre, infatti stava per guidare una rivolta di contadini verso il castello di Carcassonne insieme alla sua guardia del corpo. Ma con le mie insistenze ho fatto in modo che il nostro papero non ci lasciasse le penne. Sapete come sia spietato Faredoro quando qualcuno lo attacca. >
< E Amelia? Sì è insediata a Schwerin? >
< Da quello che so da Faredoro, sì. >
< Molto bene. Adesso tocca a te la fine del nostro piano A. dopo che hai fatto fuori il papero… >
< Sì, so cosa devo fare. Vi prego di non ricordarmelo ogni volta. È già abbastanza snervante avere due amanti. >
< Che cosa vuoi dire? > domandò Ortensia < Ne avevamo già parlato. O sbaglio? >
< Dovevi mollare quell’inetto di Gastone per concentrarti su nostro fratello. Perché non l’hai fatto? >
< Perché forse amo troppo gli uomini che mi ronzano attorno? E poi il problema non sussiste. Paperone non scoprirà mai che ho un amante, come non scoprirà tutto questo. >
< Quindi hai tutta la faccenda sotto controllo? Molto bene. Allora credo che possiamo togliere il disturbo. >
< Mangeremo e dormiremo senza che possiamo disturbarti in nessuna maniera, così che tu porti a compimento il lavoro per cui sei stata incaricata. >
< Molto bene… Siete ancora qui? Vi chiedo di andarvene. Oppure volete farvi scoprire da vostro fratello? >
< Ovvio che no. Ce ne andiamo subito… Io e mia sorella Matilda siamo convinte che in queste stanze ci sono alcuni passaggi segreti che possano salvare il nostro incontro da nostro fratello. Allora? >
< Proseguite dritto in fondo alla stanza ed entrate nel mio guardaroba. Il passaggio segreto vi porterà fuori il castello… Siete contente adesso? >
< Non potevamo chiedere di meglio > rispose Ortensia prima di fare l’occhiolino e togliere il disturbo insieme a sua sorella.
Adesso che Doretta era rimasta da sola, fece un respiro di sollievo e richiamò le sue servitrici.
< Sistemami il vestito. Devo essere impeccabile questa sera. >
< Mia Signora, Paperone sta per arrivare e non abbiamo ancora cominciato con il trucco. >
< Lascia stare. Per lui sono apposto così. >
< Molto bene. >
< Mia Signora, Paperon De Paperoni è qui > fece un’altra servitrice.
< Lasciatelo passare e lasciateci da soli. Portateci le pietanze di questa sera che lo chef aveva intenzione di servire. Mi raccomando massima discrezione. Paperone non deve sapere niente. >
< Come vuole lei, Signora. >
Appena Doretta fu pronta per ricevere Paperone, il papero più ricco del mondo fu estasiato dai suoi gioielli e dal bel vestito che contornava quel corpo esile della sua amata.
< Doretta… sei bellissima > fece Paperone rimanendo a bocca aperta.
< Grazie. E non ho nemmeno avuto il tempo di truccarmi. >
< Oh, ma tu non ne hai bisogno. Sei splendida così come sei. >
< Nel mentre aspettiamo la cena, che ne dici di conoscerci meglio? >
Con una rapidità fulminante, Doretta si tolse il vestito rimanendo nuda dinanzi al suo amante mentre Paperone fece lo stesso subito dopo.
< Doretta, aspettavo questo momento da un sacco di anni. E adesso che sei tutta mia, non ci sarà niente che potrà portarmi via questo istante. >
< Fammi tua, Paperone. Come se fossi il tuo denaro in persona. >
 
 
Nel mentre sul versante della Manica Paperino e Archimede stavano facendo di tutto per non fare affondare la nave, la tempesta diventava ogni minuto sempre più forte.
< Paperino! Non so se potremmo resistere per molto! La nave sta facendo molta fatica a rimanere a galla. >
< Dobbiamo provarci, Archimede! Non possiamo affondare! >
Alzando lo sguardo però, Paperino notò che a pochi chilometri di distanza aveva intravisto le onde infrangersi su alcuni scogli.
< Terra, Archimede! Davanti a noi! >
< Cosa?! ne sei sicuro? >
< Mai stato più sicuro prima d’ora. Prendi il timone e portaci verso nord! Ora! >
Sfidando la tempesta e la loro stessa vita, alla fine Archimede riuscì a raggiungere gli scogli dell’Inghilterra mente la nave si fermò poco dopo incagliandosi.
< Dobbiamo andarcene subito di qui. Io prendo i ragazzi mentre tu Paperino pensa alla tua amata e a Nonna Papera. >
< Paperino, ma cosa sta succedendo? >
< Siamo molto vicini alla salvezza, mia amata. Però devi seguire Archimede. Io intanto devo recuperare Nonna Papera. >
< Ma nessuno l’ha più vista da alcune ore. >
< Solo io so dove si trova. Non ti preoccupare. >
< Vedi di fare alla svelta o le onde distruggeranno questa nave. >
< Hai fiducia in me, paperina? >
< Più di chiunque altro > replicò la giovane papera dando un rapido bacio al suo amato.
< Tu vai avanti, d’accordo? Farò prestissimo. >
Lasciando la sua amata, Paperino andò fino sotto coperta dove Nonna Papera era ancora addormentata a causa del potente sonnifero che Paperino gli aveva fatto ingerire.
< Nonna, cerca di resistere. Vedrai che andrà tutto bene. >
< Ma cosa succede? Siamo arrivati? > domandò la vecchia assonnata.
< Quasi. Devi solo non perdere la presa da me e… >
Alzando lo sguardo però, Paperino vide che un fulmine aveva colpito il tronco principale della nave, aprendo in due la flotta e scatenando un pericoloso incendio.
< Resta sveglia, nonna! Non mollare! >
Con la forza della disperazione, Paperino e Nonna Papera riuscirono a raggiungere gli altri sulla costa inglese prima che la nave potesse essere incenerita.
Per lo sforzo causato, Paperino si accasciò a terra svenuto mentre paperina lo stava soccorrendo con tutte le dovute precauzioni.
< Portiamolo al mio castello. Non è molto lontano da qui. Ma dovremmo muoverci se vogliamo salvarlo. >
< Paperina, credi che nostro zio… >
< Se la caverà, ma ha bisogno di riposo. Se rimaniamo qui non facciamo altro che peggiorare la sua situazione. Adesso andiamo. Non c’è un minuto da perdere. >
 
 
Paperone non si sentiva così ringiovanito dopo il momento di passione passato con Doretta da moltissimo tempo.
Nemmeno i momenti passati con sua nipote Gaia gli potevano ricordare una simile giovinezza.
Era all’apice dell’apoteosi e in quell’istante non immaginava ai problemi che si susseguivano subito dopo.
Voleva pensare solo alla sua Doretta e basta.
< Siamo arrivati al dessert. Un po’ di fragole di stagione. Ne vuoi un po’? >
< Ti ringrazio Doretta, ma sono apposto così. Perché non te ne torni a letto?  Sento freddo se non sei vicino a me. >
< Tesoro, dovrai ancora pazientare ancora un po’. Devo andare a sistemarmi i capelli. Non posso passare una notte insieme a te conciata così. Sembro una barbona. >
< Ma quale barbona. Sei stupenda. >
< Pazienta, amore mio. E conta i secondi che ci separano, d’accordo? >
Senza pensare a cosa potesse avere in mente, Paperone acconsentì alla sua richiesta.
Appena Doretta si ritrovò in bagno, spiò Paperone aspettando il momento in cui si sarebbe addormentato.
“I sonniferi che ho fatto mettere dai miei servi nel cibo di Paperone faranno addormentare quel buono a nulla, così da poterlo uccidere a tradimento.”
Infatti, Doretta non dovette attendere molto prima che il suo amato si addormentasse.
“Molto bene. Ci siamo”
Crollato e sfinito dinanzi ai suoi occhi, Doretta tirò fuori dal suo comodino un tagliacarte che gli sarebbe servito per finire il lavoro.
Il suo cuore batteva all’impazzata nel vedere Paperone respirare tranquillamente.
Il momento della verità era giunto.
Un colpo alla gola e la vita del papero più ricco del mondo sarebbe finita.
“Addio, Paperone. Ti ho amato veramente… Ma la volontà dei tuoi nemici è più grande della nostra felicità.”
Mentre Doretta si apprestava a dargli il colpo di grazia, qualcosa nel suo piano andò storto.
Non riuscì a infliggergli la punizione che meritava e gli occhi pieni di sorpresa si dipinsero sui suoi occhi.
< Non è possibile. Tu dovevi… >
< Ebbene Doretta, adesso dovrai spiegarmi un sacco di cose. Butta giù la tua arma e parliamo da paperi civili. >

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Capitolo 14
*** Una rete di bugie e intrighi ***


< Come facevi ad avere una pistola? > domandò Doretta.
< Cara paperella, devi sapere che anch’io sono un papero dalle mille sorprese. Ho nascosto la pistola in un punto che non saresti mai andata a controllare… Ma lasciando stare questo, dimmi perché tentavi di uccidermi. Per i miei soldi? Per il mio potere? Per cosa?! >
< Sì, Paperone. Per tutte queste cose. >
< E dimmi, la rete di malvagità che ha creato tutto questo? È Cuordipietra? >
< Sì. >
< Doretta, perché mi hai tradito? Credevo che tu mi amassi per quello che sono e non per la mia influenza e per i miei soldi. Il tuo alto tradimento verrà pagato a caro prezzo! >
Doretta, non riuscendo a controbattere, cominciò a pi9angere dalla disperazione mettendosi in ginocchio dinanzi a lui.
< Paperone, ti prego di perdonarmi. Io non volevo farlo… Cuordipietra Faredoro mi ha imposto di far parte di questo piano malsano. Dopo che avevo perduto tutti i miei soldi, il Castello del Valentino è l’unica proprietà che mi era rimasta.
Negli ultimi tempi mi sono fatta prestare soldi dalle tue sorelle, altrimenti sarei morta di fame. >
< Le mie sorelle… Centrano anche loro in questa storia! Dove sono?! >
< Nelle loro stanze. Ti prego di non urlare. >
< Portami da loro. Subito! >
< Prima però dovrò rivestirmi. >
< Vedi però di fare in fretta. Non ho tempo da perdere. >
Ma nel mentre si stava mettendo il suo vestito da notte, Doretta cercava di elaborare un piano veloce per sfuggire alle angherie del suo amato.
< Potresti girarti dall’altra parte. Il tuo sguardo sopra di me mi rende molto nervosa. >
< Non ci pensar nemmeno, tesoro mio. Tu ti vestirai sotto il mio sguardo attento. Non posso permettere di abbassare la guardia su di te. Adesso sbrigati! >
Dopo essersi rivestita, Doretta portò Paperone nelle camere di Ortensia e Matilda dove le due papere stavano riposando.
< Mi dispiace interrompere il vostro sonno ristoratore ma voglio che mi guardiate dritto negli occhi mentre punisco questa traditrice. >
< Doretta… Paperone… Che sta succedendo? >
< Ortensia, evita di fare la finta tonta. So che stavate complottando alle mie spalle. E per cosa? per prendere i miei possedimenti e i miei soldi? Ebbene preferisco morire dando tutto il matrimonio in beneficenza piuttosto che darlo a voi. >
< Abbassa la pistola. È inutile che tu ci spaventi > fece Matilda.
< Ah, giusto. Il coraggio non ti manca nemmeno in questo frangente, Matilda. E se fossi tu la prima a cadere? >
< No, Paperone. Abbi pietà di noi! >
< Voi avete avuto pietà della mia famiglia?! Mi avete tolto tutto, anche la mia dignità. Ma riprenderò la mia felicità facendovi fuori questa notte stessa per poi recarmi da Cuordipietra e Amelia per finire il lavoro. >
Paperone sembrava impazzito con in pugno la sua pistola.
Era sul punto di sparare in qualsiasi momento, rendendo la situazione alquanto com0plicata.
< Adesso torniamo a te, Doretta. Credi davvero che non avrei mai scoperto i tuoi meccanismi contro di me? Io mi fidavo ciecamente, ma tu mi hai tradito fin dall’inizio. Dovevo immaginarlo che dentro di te c’era del marcio… Per non parlare di Gastone. Mi hai fatto cornuto un sacco di volte, ma adesso è l’ora di finirla. Pagherete tutti. Questo è certo. >
< Paperone, abbassa la pistola. Te ne prego. >
< Ortensia, meglio che tu taccia. Non mi sei mai andata a genio, soprattutto quando complottavi dietro alle mie spalle. Ti devo ricordare la prima volta che hai tentato di rubare la mia eredità spacciandoti per me? Quello sì che è stato un colpo da maestro… E adesso cosa volevi fare? Tu e tua sorella spettavate che Doretta facesse il lavoro sporco così che voi sareste rimaste impunite. È così? >
< Doretta era la papera più vicino a te > spiegò Ortensia < E’ naturale che toccava a lei farti fuori. Chissà quale sorpresa se fossimo state noi al suo posto… In effetti la tua dipartita è stato sempre il mio principale pensiero. Ma dovevo aspettare il corso delle cose e anche quel momento sarebbe arrivato. >
< Ahahah peccato che non verrà mai. >
< Ne sei sicuro, Paperone? >
Improvvisamente, un’orda di guardie circondarono il castello per salvare la loro padrone e le sue due ospiti.
< Arrenditi, Paperone. Non riuscirai mai a vincere contro di noi > fece Doretta con tono malefico.
< Che tu sia maledetta. >
< Maledetta o no, ci rivediamo all’inferno. >
Prima che fosse definitivamente in trappola, paperone riuscì a scappare dalla finestra calandosi nei giardini del Castello.
< Guardie! È giù in giardino! >
Correndo come un forsennato, paperone riuscì a nascondersi l’intera nottata nella città torinese mentre le guardie di Doretta controllavano tutta la zona.
“Devo riuscire a mettermi in contatto con la mia famiglia. Se solo sapessi dove si trovano…”
Paperone si sentiva solo al mondo.
Come poteva tornare al potere senza un valido alleato che lo avrebbe potuto aiutare.
“Un momento! Ricordo che nella città torinese abita un grande amico di mio nipote Paperino!”
Ricordandosi dove potesse abitare, Paperone non poté fare altro che svegliarlo nel cuore della notte entrando dalla sua finestra di camera.
< Chi è là?! > tuonò Paperoga.
Accendendo un lumino nelle vicinanze, Paperoga fu talmente spaventato da tirare un grido che si sentì in lontananza.
< Sssh, Paperoga. Sono io, Paperone. >
< Ma che diavolo significa tutto questo? Sto forse sognando? >
< No, purtroppo è tutto vero… Mi devi aiutare. >
Paperoga non riusciva a capire cosa stesse succedendo in quel momento e come se non bastasse, i suoi pensieri furono interrotti dal bussare della porta.
< Sono le guardie di Diretta Doremi. Mi stanno cercando. >
< Per quale motivo? >
< Per arrestarmi. Quella vipera vuole impossessarsi del mio patrimonio insieme alle mie due sorelle e a Cuordipietra Faredoro. Ti prego Paperoga, aiutami! >
Capendo che Paperone stava dicendo la verità, alla fine si fece coraggio decidendo di proteggerlo.
< Posso fare qualcosa per voi, guardie? >
< Siamo sulle tracce di Paperon De Paperoni, il papero più ricco del mondo. Lei l’ha visto? >
< Signori, come avrei potuto vederlo? Stavo riposando nella mia camera. >
< Eppure abbiamo sentito un urlo indifferente provenire proprio da qui. >
< Stavo sognando. Purtroppo alcune volte ho talmente die brutti incubi che non posso fare a meno di urlare. Mi dispiace avervi dato una simile incombenza, ma qui Paperone non c’è. Vi do la mia parola. >
Non indagando oltre, alla fine le guardie di Doretta Doremì lo lasciarono in pace.
< Molto bene. Se ne sono andati > fece Paperoga tornando nel suo alloggio.
< Ti ringrazio, amico mio. Ti devo la vita. >
< Allora Paperone, come posso aiutarti in questo frangente? >
< Se non ricordo male, tu dovresti essere un grande amico di Paperino. Quand’è l’ultima volta che l’hai sentito? >
< Proprio oggi. Mi è arrivata una lettera con scritto che aveva avuto giorni migliori e che Amelia, una nemica della vostra famiglia si era impossessata di Schwerin. Se non ricordo male è la tua dimora, vero Paperone? >
< Quella maledetta. La pagherà molto cara… Paperoga, sai da dove ha scritto Paperino? >
< Dal castello di Dover, se non ricordo male. È lì che abita la sua amata Paperina. >
Pensando alle sue prossime mosse, Paperone gli venne in mente un’idea brillante per riunire la sua famiglia e distruggere per sempre i suoi nemici.
< Paperoga, dobbiamo scrivere a mio nipote di trovarsi tra tre giorni a Carcassonne dinanzi alle mura del castello di Faredoro. Sarà lì che comincerà la nostra riscossa per riprendermi ciò che è mio. >
< Spiegati meglio. >
< Naturalmente non posso farcela da solo nello sconfiggere lui, Doretta e le mie due sorelle. Dopo che si saranno riunite al castello, li deporremo e li isoleremo per sempre. >
< Paperone, che cosa ti dice che Doretta e le due sorelle possano andare da Faredoro. Non si trovano qui? >
< Si riuniranno per discutere il loro piano per poter riprovare ad uccidermi. E sarà lì che li prenderemo tutti con le mani nel sacco. Però ho bisogno dell’aiuto di Paperino e delle guardie di Paperina, sperando che la giovane papera possa avere al suo seguito dei valorosi soldati. >
< Questo non lo so. Possiamo provar a chiederglielo in questa lettera. >
< Purtroppo non abbiamo tempo di farlo. Dobbiamo scrivere alla mia famiglia dicendogli di arrivare a Carcassonne tra tre giorni con tutti gli alleati disponibili. È l’unico modo. >
< Va bene, quindi dovranno partire subito? >
< Certo. Proprio come noi. >
< Perché? Cosa centro io? >
< Paperoga, senza il mio sorvegliante, non me la sento di viaggiare da solo. E poi un aiuto è sempre ben accetto in questa situazione nefasta. Ti prego di non voltarmi le spalle. Mi hai salvato una volta e sono convinto che puoi farlo anche una seconda, sperando però che non succeda niente di grave alla mia persona. >
< Ma io non sono mai uscito da Torino! Il mio aiuto… >
< Non ti preoccupare. Ci guarderemo le spalle a vicenda, d’accordo? Non dirmi di no. >
< E come pensi di arrivare a Carcassonne? Non abbiamo nessun mezzo a disposizione. >
< Compreremo qualche macchina, nave o altri mezzi di trasporto che ci permetteranno di arrivare nella città francese. Fortunatamente porto sempre qualche soldo con me > rispose Paperone facendogli vedere un sacco di monete d’oro.
< Accidenti, non avrei mai pensato di ritrovarmi in una simile situazione. E per di più è molto meglio dei sogni che faccio la notte. >
< Vedrai Paperoga, se riusciremo a vincere contro i miei nemici, potrai venire a stare al castello di Schwerin, nominandoti cavaliere. >
< Davvero? È sempre stato il mio sogno! Allora non c’è nessun motivo per non accettare. E poi sarò molto felice di rivedere il mio amico Paperino. L’ultima volta che ci siamo visti lui non era ancora fidanzato. >
< Allora coraggio, non abbiamo tempo da perdere. Viaggeremo questa notte stessa per arrivare a Carcassonne in tempo. >
< E come faremo con la lettera da recapitare a Paperino? Ci vorranno giorni per ricevere la risposta… A meno che non mi faccia aiutare dal mio professore. >
< Quale professore? >
< Paperone, dobbiamo ritardare la partenza di almeno mezza giornata. Domani mattina andremo nella mia università e ci faremo aiutare dal mio professore di tecnologia Pico De Paperis. >
< E in che modo un tuo professore può aiutarci? >
< Il mio professore ha sempre un asso nella manica. Lui sì che sa sempre cosa fare e con le sue tecnologie sarà molto utile in questa missione. >
< Molto bene. Affare fatto allora! >

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Capitolo 15
*** Per il bene familiare ***


Appena spuntata l’alba, Paperoga e Paperone si ritrovarono dinanzi all’ufficio del professore Pico De Paperis.
Quel giorno di metà primavera poteva essere l’inizio della loro rivalsa.
< Professor De Paperis, posso parlarle un attimo? >
< Certo, Paperoga. Entra pure. >
< Ho con me un parente del mio amico Paperino. Si ricorda di paperino? >
< Certo che mi ricordo. Il papero nipote di Paperone. Fai entrare pure il tuo amico. >
Ma Quando De Paperis vide che si trattava di paperone in persona, la sua sorpresa divenne palese.
< Come? Hai portato Paperon De Paperoni? Il papero più ricco del mondo nel mio ufficio? Che gradita sorpresa! >
< Professore, purtroppo non abbiamo molto tempo. Dobbiamo subito recapitare questa lettera a Dover, dove la famiglia di Paperino deve sapere per raggiungerci verso Carcassonne. Lei ci potrebbe aiutare? >
< Non saprei come, ragazzo. >
< Professore, non ha con sé una sorta di invenzione per la spedizione di lettere? >
< No, Signor Paperone… Scusate se sono indiscreto, ma perché dovreste andare a Carcassonne? >
< Lì si riuniranno tra qualche giorno tutti i miei nemici. Ed è per questo che ho bisogno di fedeli alleati. >
< Ora capisco… Forse non vi potrò aiutare con la lettera, ma credo di avere qualcosa che fa al caso vostro. >
Seguendo il professor De Paperis, Paperoga e Paperone poterono vedere che il genio della tecnologia aveva un laboratorio segreto.
< Sono molti anni che sto dietro a queste creature e credo finalmente che un esercito robot farà al caso vostro. Guardate attentamente cosa riescono a fare. >
Mediante alcuni comandi, i robot inventati da Pico De Paperis ubbidivano ad ogni singolo movimento.
< E volete sapere quale è la cosa più importante? È che sono indistruttibile. Cari amici miei, voi non avete bisogno dell’aiuto della famiglia, ma di robot che possono proteggervi e farvi vincere la vostra battaglia una volta per tutte. >
< In realtà sarebbe molto meglio del piano che abbiamo pensato > fece Paperoga < Tu cosa ne pensi, Paperone? >
< Idea sublime, non c’è che dire. Ma come faremo a portarceli dietro. >
< Per vostra grande fortuna, questi robot possono anche trasformarsi in piccoli aerei. Vedrete che grande sorpresa sarà per i vostri nemici quando vi vedranno arrivare. >
< Davvero? E come si trasformeranno? >
< Basterà seguire questo semplice manuale d’istruzione. Ecco qua > rispose il professore porgendo a Paperoga un volume alquanto pesante.
< Non badate alla grandezza del libro. Questi robot sono talmente efficenti che vi stupiranno in qualunque occasione. >
< Ci pensi, paperone? Grazie all’aiuto del professore, potremmo anche riprenderci Schwerin. >
< Ogni cosa a suo tempo, Paperoga. Prima dobbiamo pensar ai nostri nemici… Ora che ho saputo che la mia famiglia è al sicuro, niente e nessuno mi potrà fermare… Professor De Paperis, grazie mille per il suo aiuto. Non so come avremmo fatto senza di lei. >
< Nessun problema. Sono sempre molto felice di aiutare i paperi in difficoltà. >
 
 
Nel mentre Paperoga e Paperone stavano volando per raggiungere Carcassonne, il povero Jet McQuack doveva assorbirsi tutta la crudeltà di Cuordipietra Faredoro e di Gastone Paperone mediante le loro cruente torture.
< Lasciami andare! Vi prego! >
< Così impari ad essere il sorvegliante del nostro peggior nemico > aveva detto Faredoro < E’ solo questione di tempo e presto diventerò il principale proprietario di tutti i beni di paperoni. >
< Volevi dire diventeremo > lo corresse Gastone.
< Sì, può darsi… E poi tu sei già abbastanza ricco. >
< Ma cosa dici? Paperone non mi ha mai fatto toccare niente del suo patrimonio. Solo sorvegliarlo. >
< Comunque sono convinto che ti basta solo il denaro per vivere una vita dignitosa insieme a Doretta Doremì nel suo castello a Torino. >
< Sì, forse è vero. Ma prima dovremmo sposarci. >
< Avrai i soldi necessari per fare anche questo. >
< Già, non vedo l’ora… Faredoro mi annoia molto rimanere ui al buoi tetro delle tue segrete per torturare il sorvegliante di Paperone. No si potrebbe fare qualcosa di più divertente? >
< Certo. Torturare gli altri contadini. Dirò alla guardia di portarli al nostro cospetto. >
< Non senza di me. Ho bisogno di una boccata d’aria. >
< Va bene, fai pure. >
Ma prima che Gastone potesse lasciare da solo Faredoro, una guardia reale che controllava del mura del castello gli diede una notizia inaspettata.
< Mio Signore, Doretta Doremì e le sorelle di paperone sono qui al castello. >
< Davvero? Magnifico! > esclamò Gastone al settimo cielo.
< Sì. Forse vogliono dirci personalmente che Paperone non è più un problema. Andiamo, Gastone. >
Ma quando tutti si ritrovarono nella sala del trono, Faredoro capì che c’era qualcosa che non andava.
< Ebbene? Che cosa sono quei becchi lunghi? Spero che siate portatori di buone notizie. >
< Mia amata Doretta. Sono davvero contento di rivederti > fece Gastone baciando la sua amata.
< Risparmia le smancerie per dopo Gastone. Le tre signore devono darci i risultati che attendiamo da tanti anni. Allora? Cosa mi dite di Paperone? L’avete fatto fuori come avevamo concordato? >
< Avanti Doretta, sta a te parlare > fece Matilda.
< Già. Non aspettare troppo. Se siamo qui è per ricevere il benestare e la protezione da Faredoro. >
< Quale protezione? Cosa state dicendo? Parlate! >
< Ecco Cuordipietra, purtroppo il nostro papero è riuscito a fuggire. >
< Come, scusa? ve lo siete fatto sfuggire da sotto il becco? >
< E’ stata Doretta > disse frettolosamente Matilda < E’ lei che si è fatta scoprire impunemente. Proprio prima di accoltellarlo. >
< Doretta, è vero quello che sta dicendo… >
< Sì, è tutto vero! > gridò Doretta esasperata < Ancora non riesco a capire come sia stato possibile, ma è la verità. >
< Quindi il nostro papero ha scoperto tutto > mormorò Cuordipietra toccandosi il mento < Oppure tu non l’hai voluto uccidere perché ne sei profondamente innamorata. >
< No, certo che no… >
< Vedi di non mentirmi! La mia pazienza si sta esaurendo molto velocemente. >
< Giuro su quello che ho di più caro al mondo che non è come hai detto tu. >
< Va bene, facciamo che sia vero… Che cosa potremmo fare in questo frangente? >
< Abbiamo il timore che Paperone non si trovi più nel capoluogo piemontese e che stia tornando verso Schwerin per riprendersi tutto. >
< Sarebbe un vero sciocco pensando di riuscire a sconfiggere Amelia e le sue arti magiche… Dobbiamo trovarlo anche in capo al mondo. Non attenderò oltre il dovuto… Non deve tornare all’attacco. >
< Ebbene caro Faredoro, purtroppo per te sono già qui. >
Sentendo la voce dirompente di Paperone, Faredoro e i suoi alleati si voltarono piano piano.
Vedendo il loro acerrimo nemico protetto da una schiera di soldati dall’aspetto robotico, la loro resa era solo questione di tempo.
< Ti conviene arrenderti, Faredoro. Io e i miei soldati robotici abbiamo circondato tutto il castello. >
< No. non è possibile… >
< Guarda tu stesso dalla finestra. >
Vedendo che le guardie di Carcassonne non potevano fare niente contro la loro forza, la loro resa fu inevitabile.
< E c’è dell’altro > mormorò ancora il papero < Ho scoperto che tenete il mio capo – sorvegliante nelle segrete. Ebbene anche quei poveri contadini che mi hanno aiutato nel momento del bisogno torneranno in libertà e saranno loro i nuovi padroni di Carcassonne. >
Non avendo nessun mezzo per controbattere, Faredoro squadrò malamente i suoi alleati facendogli capire che era finita.
< Bravo Paperone, i miei complimenti… Stavolta mi hai sorpreso con il tuo arrivo. Vedo che le tue risorse sono talmente infinite da sbalordire chiunque… Ebbene, non credevo di dirlo mai, ma mi arrendo al tuo volere. >
< Faredoro, non possiamo… >
< Zitto Gastone e inginocchiati al vincitore. È inutile continuare una gurra che avremmo perso tutti insieme. >
Non credendo a quello che stava vedendo, paperone lì punì esiliandoli in un’isola deserta dove non avrebbero mai fatto ritorno.
< Paperone… >
Sentendo la voce di Doretta, Paperone cercò di non distrarsi.
< Hai firmato la tua condanna, Doretta. Io non posso fare niente. >
< Ricordati però che sarai sempre nel mio cuore. >
< E tu non farai mai più parte di esso > rispose Paperone sprezzante di rabbia < Via! Portateli via! >
Ma quando il papero più ricco del mondo vide che i suoi prigionieri si erano riversati nella sala del trono del castello per ringraziarlo, vide che Jet era in condizioni molto critiche.
< Ha bisogno subito di un medico, paperoga. >
< Tranquillo. So quello che devo fare. >
< Purtroppo non posso rimanere qui più del dovuto. Devo tornare a Schwerin per riprendere i miei possedimenti e sconfiggere Amelia. >
< Vai pure. Io e Jet ce la caveremo comunque. >
< Paperone… >
< Dimmi, Jet. >
< Sono contento di rivederla, Signore. Lei è meglio di un gatto a nove vite. È inossidabile. >
< Jet, mi dispiace averti trattato male. Avrei dovuto ascoltarti. >
< Lascia stare. Ormai è acqua passata. Cerchi di vincere la sua guerra. Lo faccia per la sua famiglia. >
< Non ti preoccupare, Jet. È quello che farò. >
< Paperone? >
< Cosa c’è, Paperoga? >
< Visto che dovrai batterti contro una strega, questa specie di pozione che ho prepòarato insieme al mio professore di scienze sarà più utile a te. annullerà i poteri della tua nemica rendendola inofensiva. >
< Sei grande, Paperoga. Grazie a te hai salvato me e la mia famiglia. >
< Spero di rivederrci nle tuo castello per brindare alla vittoria. >
< Fidati. Sarà così. >
 
 
Anch’essi con un esercito al loro seguito, Paperino e la sua famiglia erano tornati dinanzi alle mura di Schwerin in cerca di una vendetta.
< Paperina, credi che i tuoi uomini… >
< Almeno non saremo da soli, Paperino. Questa è la tua casa e devi riprendertela con la forza. >
< Sì, hai ragione. >
Richiamando a gran voce la strega Amelia, Paperino si sentiva stranamente coraggioso.
< Chi entra nel mio dominio? >
< Io, Amelia. Sono venuto a riprendere quello che hai sottratto alla mia famiglia e non me ne andrò mai senza combattere. >
< Povero sciocco. Credi davvero che un piccolo esercito riuscirà a fermare le mie arti oscure? Avrete tutti un brusco risveglio… Peccato che la mareggiata della Manica non vi abbia fermati, ma alla fine sarò io a vincere. >
< Questo è tutto da vedere. >
Vedendo dinanzi ai suoi occhi sorpresi paperone, Amelia si stava chiedendo come avesse fatto ad entrare.
< Sono o non sono il padrone di questo castello? Conosco tutti i passaggi segreti del caso. Passaggi che mi hanno portato a te, Amelia. >
< E con ciò? Non tiserviranno a nulla. Come tuo nipote, anche tu hai firmato la tua condanna a morte. >
< Lo vedremo. >
Schivando tutti i suoi colpi mortali, Paperone riuscì a far ingerire la pozione datagli da Paperoga per annullare i suoi effetti magici.
< Non è possibile. Mi sento molto stanca… >

< No! non doveva finire così! >
< Guardie, portatela via > ordinò Paperino appena si ritrovò con suo zio.
Appena l’ultima loro minaccia fu definitivamente sconfitta, poterono dare inizio alle loro feste che si sarebbero propagate per molti giorni riunendo la famiglia più ricca del mondo e consolidando il loro potere e la loro bontà, ponendo fine per sempre all’intrigo internazionale dei suoi acerrimi nemici.

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