Pokémon: memorie di nessuno

di TheBrainStealer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Prologo: routine ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1: Evelyn ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2: stessa merda, altro giorno ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3: approdati ad Hoenn ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4: la scintilla ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5: ritorno di fiamma ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6: rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7: la grande riunione ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8: il re dei rottami ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9: cemento e acciao ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10: nel buio più nero ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11: posta in gioco ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12: brama di potere ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13: alta marea ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Salve a tutti. 

Metto queste premesse per avvisarvi sul fatto che questa fanfiction racconta una storia che potrebbe mescolare elementi sia del gioco che dell'anime in un mondo pokémon che quindi potrebbe non essere fedele alla lore originale.

detto questo...questa è solo la seconda storia che pubblico (e la prima storia su pokémon), quindi cercate di essere buoni  ^__^ , senza dimenticare di lasciare dei commenti (sia belli ma anche brutti, basta siano costruttivi...).

Detto questo, godetevi la fanfiction, spero vi piaccia.

TheBrainStealer.

 

 

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Capitolo 2
*** Prologo: routine ***


PROLOGO: ROUTINE


<< abc >> = dialogo

" abc " = pensiero

* abc * = telepatia

_____________

Regione di Hoenn, appena fuori da Petalipoli, mattino.

Una forte fitta di dolore, dei sogni confusi e la loro conversione in un incubo...

Ci vollero queste tre cose per svegliarlo.

Il ragazzo si aprì gli occhi...

"è sempre lì...sempre lo stesso sogno che mi tormenta...adesso però basta Adam, vedi di piantarla e alzati..."

Si mise lentamente a sedere sul letto e dette un ultimo sguardo a camera sua, come se stesse ancora cercando di capire se fosse uscito da quel brutto sogno e se quella che aveva intorno era la stessa realtà di sempre.

Lo stesso letto matrimoniale, lo stesso armadio a porte scorrevoli e lo stesso posto occupato accanto al suo.

Si passò una mano tra i capelli schiacciati dal cuscino, sfilò i piedi da sotto le coperte e li infilò nelle pantofole.

Prima di alzarsi, dette un'occhiata al bastone da passeggio che era appoggiato accanto al suo comodino.

Contemplò il manico leggermente incurvato, le venature del suo legno scuro e al gommino posto nella parte finale.

Avrebbe voluto provare ad usarlo, ma quel giorno il dolore alla gamba era stato così forte da svegliarlo addirittura nel sonno.

Per quanto avesse preso la pillola antidolorifica la sera prima, l'effetto era svanito un paio di ore prima, facendo sì che una fitta dolorosissima lo svegliasse di prima mattina.

Sbuffò per poi aprire il primo cassetto del mobiletto: dentro c'era un tutore composto da due parti che erano aperte come un libro

Lo afferrò sbuffando per poi iniziare a montarlo sulla sua gamba destra: quell'affare era fatto appositamente per tenere ben saldo l'arto e fare in modo che il dolore, sempre con l'aiuto degli antidolorifici, diminuisse in buona parte.

Chiuse a scatto il dispositivo attorno a una zona che si estendeva dal polpaccio alla zona situata sopra al ginocchio.

Ora, a causa di quella morsa d'acciaio, il poveretto poteva a malapena muoversi...

Quando si alzò in piedi e sentì che quella tortura stava lievemente diminuendo di intensità provò a sollevarsi. Tuttavia, non gli piaceva l'idea che dei pezzi di ferro intrecciati tra loro stessero sopra il suo pigiama, anche perché in quel modo era costretto a vedere la testimonianza del suo handicap, mentre col bastone avrebbe potuto almeno appoggiarlo da qualche parte in modo da apparire, almeno temporaneamente, un ragazzo qualunque con la gamba sana.

Quello però era un lusso che non poteva permettersi tutti i giorni: i medici gli avevano detto che la via verso uno stadio più decente della sua situazione sarebbe arrivato nell'arco di moltissimo tempo e il dolore avrebbe potuto presentarsi, seppur in maniera sporadica, in modo totalmente imprevedibile.

A un certo punto, decise di non starci più a pensare e si avviò verso il salotto di casa sua, zoppicando e imprecando tra sé e sé ogni volta che appoggiava il piede a terra in maniera errata.

La saletta non era molto grande, però era abbastanza estesa da ospitare un divano piuttosto voluminoso, un tavolino di legno che arrivava all'altezza degli stinchi e un camino attaccato al muro, il tutto sopra ad un tappeto di tessuto grigio chiaro.

Adam si appoggiò ad un muro composto da mattonelle di ardesia per aiutarsi a spostarsi verso l'invitante sofà color nocciola e sedersi sopra di esso.

"beh, per adesso non ho fatto un viaggio molto lungo, ma credo che debba ancora far svegliare questa povera gamba", pensò il tale immerso nella sua malinconia mattutina.

Girò la testa e contemplò il mondo esterno attraverso la finestra che sovrastava il soggiorno. Da lì, poteva vedere il cottage del signor marino che se ne stava appollaiato sulla riva del mare, come se lo stesso edificio fosse dotato di vita propria al solo scopo di poter godere della spuma del mare che si spiaggiava sulla spiaggia colpita dal sole situata a pochi passi da Petalipoli.

Sull'orizzonte, qualche barca solcava le placide acque più lontane dalla costa, sollevando piccole onde appena visibili attorno agli scafi.

Davanti a quel panorama, il ragazzo si accasciò sul divano: la vista del mare gli aveva sempre donato una leggera serenità.

Se ne stette lì per minuti interi, immerso nei suoi pensieri, come se aspettasse qualcosa che in realtà non sarebbe mai potuta esistere o accadere.

Improvvisamente, un rumore proveniente dal corridoio che portava alla sua camera da letto attirò la sua attenzione

Adam si rimise a sedere...

"maledizione, credo che il flusso dei miei pensieri l'abbia svegliata"

Si allungò un poco oltre lo schienale della poltrona per vedere il luogo dal quale provenivano i suoni per poi trasformare i suoi dubbi in delle certezze.

Osservò la figura levitare per il corridoio fino ad arrivare all'interno della sala.

quella che era arrivata non era un Pokémon qualunque...

* ciao Evelyn...vedo che ti sei svegliata... *

La gardevoir lo fissò rimanendo in silenzio per alcuni secondi, poi continuò ad avanzare per andare a sedersi accanto al suo allenatore.

* hai avuto un incubo, non è vero? *, chiese lei preoccupata.

* si...sempre lo stesso. In ogni caso scusami, non volevo svegliarti *

i due ormai si conoscevano da così tanto tempo che avevano sviluppato un legame mentale che quasi nessun umano era mai riuscito a sviluppare con un pokémon. Di conseguenza, il ragazzo non aveva nemmeno più bisogno di parlare: era riuscito a gestire la cosa in maniera così efficace da riuscire a rispondere ad Evelyn attraverso il contatto telepatico che lei stessa creava, cosa che riuscivano a fare davvero in pochi. Per quanto fosse incredibile, qualche abitante di Petalipoli pensava che loro fossero due strani individui, fermandosi all'apparenza fornita da un allenatore e il suo pokémon che non parlavano mai. E invece parlavano eccome...la sola differenza tra loro e gli altri era che per conversare non avevano bisogno di suoni, ma come ben sappiamo, la gente che si differenzia dalla massa non è sempre vista in modo positivo.

* non devi sentirti in errore per avermi svegliata: lo sai che riusciamo a sentire l'una i pensieri dell'altro e questa non è colpa di nessuno, anzi...questa è una cosa bella, giusto? *, rispose lei accennando un sorriso e mettendogli una mano sulla spalla.

* penso che tu abbia ragione *, replicò l'altro posando il capo sullo schienale.

* e poi, ad esser sincera mi sono svegliata per un altro motivo *

Lui si girò nuovamente verso il Pokémon.

* ovvero? *

Evelyn appoggiò la testa sulla sua spalla del suo allenatore.

<< buon compleanno Adam >>, sussurrò dolcemente la gardevoir.

L'allenatore si era completamente dimenticato che il 24/08 di ventiquattro anni fa, che era esattamente in quel giorno, suo madre lo aveva portato alla luce. Malgrado per lui il compleanno fosse un giorno come un altro, lei ogni volta glielo ricordava sempre allo stesso modo in modo che quella giornata, in un modo o nell'altro, acquisisse importanza...con un sussurro di prima mattina.

E quel sussurro era infatti rimbombato dentro la testa di Adam, il quale la ringraziò accarezzandole la curiosa capigliatura verde che si trovava sopra la testa della sua amica.

Sentire parlare quella figura raffinata era strano per fino per lui che le aveva insegnato il linguaggio umano durante il trascorrere degli anni e questo lei lo sapeva, anche perché i due di solito parlavano telepaticamente, facendo sì che un osservatore esterno avrebbe trovato in quella casa un luogo fatto di apparente silenzio con un'atmosfera piuttosto particolare.

poco dopo essere stati in quella posizione, quella si girò verso di lui per poi tornare a parlare attraverso i poteri psichici.

* Adam, oggi cosa vuoi fare? Non vorrai trascorrere questa giornata come gli ultimi compleanni... *

Lui sapeva a cosa si stesse riferendo e con quella frase gli venne in mente che da ormai due anni passava il giorno della sua nascita in totale solitudine con quella che era la sua squadra.

Sapeva che in qualche modo era sbagliato, ma una parte della sua mente aveva ormai fatto nascere in lui l'irrefrenabile istinto di allontanarsi dagli altri.

Mentre pensava a queste cose sentì un impulso scandagliare la sua mente come il sonar di un sottomarino: Evelyn stava ancora ascoltando i suoi pensieri.

Il ragazzo tornò a guardare la sua gamba per poi rispondere mentalmente al pokémon con tristezza.

* una volta non era così... *

Continua...

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 1: Evelyn ***


CAPITOLO UNO: EVELYN.
 
Ferruggipoli, 14 anni prima…
-DRIIIN-
Il suono della campanella si propagò per la grande aula della scuola per allenatori, annunciando solennemente la fine di quella giornata scolastica.
I bambini si alzarono tutti insieme, andando di corsa verso l’uscita oltre la quale i genitori li aspettavano.
Ridevano standosene in piccoli gruppetti, godendo dell’immensa quantità di energia che la giovinezza donava loro ogni secondo e parlando tra loro durante gli ultimi secondi che avrebbero passato all’interno della sala prima di uscirne fuori, tutti tranne uno.
Un bambino, infatti, se ne stava ancora seduto in maniera composta sulla sua sedia, ammaliato dai libri enciclopedici sui pokémon che stava consultando.
Stava praticamente sognando ad occhi aperti, incantato dal mondo immaginario che la sua mente infantile stava creando grazie all’aiuto di quelle pagine.
Il maestro non se ne accorse subito: quell’uomo che ormai stava andando verso i settant’anni si era fermato a leggere con aria indaffarata le ultime cose sul registro da aggiornare, intrecciandosi la barba bianca con le dita durante l’operazione.
Passarono cinque minuti in cui non volò neanche una mosca, fino a quando l’insegnante non sentì uno strano fruscio.
Guardò se per caso aveva strusciato il gomito sopra una delle pagine del registro scolastico ancora aperto o se avesse fatto cadere qualche foglio.
Niente…
Guardò poi oltre la cattedra per vedere finalmente cosa avesse catturato la sua attenzione: un ragazzino era rimasto in classe a leggere dei libri illustrati sui pokémon.
L’uomo alzò il sopracciglio, sorpreso dal fatto che un giovane studente era rimasto lì dentro anche dopo il suono della campanella.
Di solito, quelli si alzavano immediatamente e fuggivano dall’aula il più velocemente possibile per evitare di sprecare anche la più piccola goccia di tempo libero che si presentava davanti a loro dopo le ore di lezione.
Eppure, il piccoletto era ancora lì a sfogliare le pagine senza curarsi del fatto che era praticamente rimasto da solo.
Il maestro si alzò goffamente dalla sedia per poi avviarsi lentamente verso quello strano bambino.
 Mentre avanzava, continuò a vederlo guardare il libro con gli occhi spalancati. Dentro di essi, poteva vedere le iridi verdi militare con un anello bruno attorno alla pupilla.
Sembrava che il mondo attorno a lui non esistesse, come se quel piccoletto si fosse rinchiuso in un mondo tutto suo in modo da isolarsi da tutto il resto.
Non era la prima volta che notava questa cosa: spesso, quel piccolo scolaro dai capelli mori tendeva a isolarsi dagli altri per qualche ragione.
Il docente si appoggiò al banco del giovane e lo squadrò con aria un poco confusa.
<< Adam, sei ancora in classe vedo >>
Quello alzò la testa sorpreso, come se fino a un attimo prima fosse convinto di essere da solo.
<< ehm...si maestro Cristopher. Di solito mamma e papà arrivano un poco più tardi e quindi ho deciso di starmene un altro po’ a leggere >>
<< beh, oggi hai preso un ottimo voto all’interrogazione sui tipi dei pokémon e ti sei comportato bene come al solito, quindi direi che oggi hai già fatto molto qui dentro. La lezione è ormai finita da un pezzo, perché non vai a giocare con i tuoi amici? >>, gli disse l’uomo con voce rassicurante.
Adam provava profonda ammirazione per lui. Era sempre stato affascinato dall’idea di diventare un allenatore e il suo maestro era sempre stato una fonte di conoscenza insostituibile. Infatti, al contrario di altri bambini, il ragazzino dai capelli scuri era quello che altri coetanei avrebbero definito un secchione, anche se, almeno in parte, a lui non importava cosa gli altri pensassero di lui e se ne stava ad ascoltare con le orecchie ben tese ciò che l’uomo dai capelli bianchi avesse da dire durante la lezione del giorno.
Tuttavia, andare a giocare coi propri amici era piuttosto complicato per lui, anche perché per farlo avrebbe dovuto averne almeno uno.
<< no grazie maestro, preferisco stare a leggere questo libro >>
“che triste frase, detta da un bambino… “, pensò Cristopher. Da quando aveva visto quell’alunno entrare per la prima volta nella sua aula, sapeva che in lui c’era qualcosa di diverso rispetto agli altri ragazzini. Non era uno che faceva lo sbruffone o se ne stava a dire cose da mocciosi: lui osservava. Pareva che, in un certo senso, sembrasse più interessato ai pokémon che alle persone, tendendo quindi a starsene lontano da quest’ultime.
<< sono contento che ti piaccia leggere, ma fossi in te proverei a passare un po’ di tempo coi tuoi compagni di classe >>
<< loro…non mi piacciono molto. Dicono delle cose brutte… >>
L’insegnante prese una sedia, l’appoggiò vicino accanto al bambino e vi sedette sopra.
<< ascolta Adam, so che può sembrare difficile, ma sono convinto che provando a parlare con gli altri puoi stringere dei legami e farti nuovi amici. Sei un ragazzo brillante e sicuramente puoi farcela >>
L’altro sorrise, anche se in parte sapeva che quello che diceva il maestro non gli sembrava possibile. Tra qualche giorno avrebbe compiuto dieci anni, età in cui si può finalmente ritirare il proprio starter dal professor Birch.
Adam ormai aveva una sola cosa in testa: ottenere il suo primo pokémon. Per lui era la cosa più importante che ci fosse. In quel modo, avrebbe potuto finalmente iniziare ad inseguire davvero il suo sogno di diventare un allenatore e, soprattutto, avrebbe avuto qualcuno con cui passare del tempo insieme, un amico…
Dopo aver sentito le parole di Cristopher, si girò istintivamente verso la porta ancora aperta dell’aula appena dopo aver sentito un rumore: sua madre era arrivata per prenderlo da scuola.
 Il maestro si voltò a sua volta per poi notare l’alta donna dei capelli mori che si era fermata proprio sull’uscio.
<< Adam, allora sei qui! Sono dieci minuti che ti aspetto fuori >>, disse questa dopo aver percorso un paio di passi all’interno della sala ed essersi appoggiata di schiena sul muro.
Il figlio sembrava sorpreso dalla sua apparizione: di solito gli pareva che arrivasse un poco più tardi, anche se la capacità di calcolo di un bambino di dieci anni lavorava più con la fantasia che coi ricordi, almeno di solito…
Malgrado avesse scoperto che sua madre lo aspettava a vuoto da un po’ di tempo, Adam non riuscì a vedere neanche un poco di collera o nervosismo in lei. Gli occhi verdi della donna stavano ancora mostrando la solita gioia che una brava mamma dimostra di avere ogni volta che vede il proprio figlio.
Quegli smeraldi dallo sguardo allegro della trentasettenne sembravano infatti scintillare, dando alla sua espressione un’aria estremamente pacifica.
<< signora Kaitlyn, è un piacere vederla >>, disse il vecchio insegnante.
<< salve professor Christopher, mi scusi il disturbo: sono venuta a prendere mio figlio Adam >>, rispose la signora.
Il maestro sorrise.
<< non si preoccupi. Sa, suo figlio ha fatto una buona interrogazione quest’oggi >>
Kaitlyn si avvicinò a Adam e gli accarezzò i capelli. Per farlo però si dovette abbassare alla sua altezza: era una donna molto alta rispetto alla media.
<< davvero? Bravo il mio ometto >> disse lei mentre sorrideva.
<< la ringrazio per la pazienza professore >>, continuò poi rivolgendosi all’anziano.
<< non mi deve ringraziare: queste cose fanno parte del mio lavoro e io amo il mio lavoro… >> rispose ridendo l’insegnante.
<< capisco. Ehi Adam…che ne dici, andiamo a casa? Dai, che per pranzo ti preparo un bel piatto a base di pesce! >>


A quelle parole, il bambino si alzò felice e abbracciò sua madre, sotto gli occhi raggianti di Christopher.
“beh, sicuramente ha una brava madre che lo sostiene”, pensò il signore accarezzandosi la barba.
I due si tennero per mano e, una volta salutato il maestro, uscirono dall’aula e si avviarono verso casa.
 
Durante il tragitto a piedi, Kaitlyn contemplò il silenzioso ragazzino accanto a lei. Sapeva che suo figlio non parlava molto e spesso era lei che doveva cominciare a fare delle domande in modo tale da trasformare quella situazione in quella che poteva essere considerata una conversazione. Quel giorno però, aveva voluto vedere se non cominciando avrebbe avuto una possibilità di far uscire qualche suono dalla bocca del suo piccolo grande eroe. La donna non lo dava a vedere, ma spesso si preoccupava per lui: durante l’ultimo colloquio con l’insegnante della scuola per allenatori, le avevano parlato della tendenza ad isolarsi manifestata spesso da Adam. Conosceva bene suo figlio e aveva sempre saputo che era un ambino molto sensibile e che quindi aveva difficoltà ad aprirsi con gli altri. Tuttavia, anche se non aveva un buonissimo rapporto coi compagni di classe, non si era mai fatto troppi problemi a parlare con lei e il resto della famiglia.
Adesso però, le serviva una piccola conferma personale per vedere se, almeno con lei, avesse mantenuto quel rapporto che li aveva sempre contraddistinti. Le bastava poco, giusto per vedere che suo figlio non avrebbe prima o poi chiuso i rubinetti della fiducia anche con lei.
Mentre quella si perdeva nei suoi pensieri, ad un certo punto Adam aprì bocca.
<< sai mamma, penso che il professor Christopher sia un bravo maestro… >>
Lei si girò verso di lui e gli rispose con un’espressione amorevole: aveva appena avuto la conferma che tanto aspettava ancor prima di quanto si aspettasse.
<< beh, se me lo dici tu allora ti credo >>, dichiarò quella facendo l’occhiolino.
<< a proposito >>, continuò lei, << com’è andata oggi a scuola? il maestro ha detto che hai fatto una buona interrogazione.
Il ragazzino si mise a riflettere per qualche attimo: quel giorno a scuola non lo avevano preso in giro un gran ché, a parte i soliti bulletti della zona che terrorizzavano tutta la classe senza distinzioni. Quelli non avevano un obiettivo specifico e quindi il piccoletto, malgrado il timore che provava nei loro confronti, non si sentiva particolarmente preso di mira, compreso quel giorno in cui addirittura non gli avevano detto o fatto niente.
<< a scuola tutto bene, ho preso un buonissimo voto all’interrogazione sui tipi di pokémon che si trovano nella nostra regione. Alla fine, mi ha chiesto quali sono i più numerosi e ho detto tipo acqua… >>
<< bravo tesoro mio, di quelli ce ne sono un sacco qui ad Hoenn >>, replicò la madre.
Adam sorrise, pensando al fatto che la sua mamma riuscisse sempre a fargli tornare il buon umore qualunque cosa fosse accaduta durante la giornata.
Dopo pochi minuti di cammino, entrambi arrivarono nella via dove era situata la loro casa.
Era praticamente nei bassifondi di Ferruggipoli, dove la parte povera della popolazione viveva praticamente alla giornata, cercando di arrivare a tentoni a fine mese con i pochi soldi che guadagnavano.
La famiglia di Adam non faceva eccezione: per quanto tutti cercavano di sforzarsi al massimo facendo la loro parte, gli stipendi dei genitori del ragazzo riuscivano a malapena a permettersi di abitare nel piccolo e vecchio appartamento in cui stavano.
mentre percorrevano la strada, ogni tanto il piccoletto poteva vedere un poochyena e uno skitty randagi rincorrersi per la strada per poi finire in un vicolo più isolato.
Mentre le casette scorrevano ai loro fianchi, i due restarono in silenzio, almeno fino a quando non arrivarono all’abitazione nella quale vivevano.
Un piccolo vialetto portava al vecchio condominio che sembrava reggersi in piedi per qualche strano miracolo. Percorsero il viottolo che portava all’ingresso contornato da alcune piantine da ornamento.
Una volta arrivati all’interno, Kaitlyn prese lo zaino del figlio per far sì che questo non dovesse farsi tre piani di scale a piedi con quel pesante affare sulle spalle.
“oggi ha fatto davvero un bel lavoro a scuola, un piccolo aiuto se lo merita. Però accidenti quanto pesa! Quanta roba si porta? non credo che questi siano tutti libri del giorno…”, pensò la donna mentre sfilava dalle spalle del figlio quello che sembrava un container pieno zeppo di libri di studio, ma anche dizionari vari che lui leggeva malgrado non fosse richiesto dal programma scolastico della scuola per allenatori.
Finalmente riuscirono ad entrare in casa…
Questa non era molto grande: appena si varcava la soglia dell’ingresso, si poteva vedere un piccolo salotto che poteva contenere a malapena una poltroncina rossa dove potevano al massimo sedersi due persone, seguita da un vecchio televisore a tubo catodico davvero minuto che nessuno sapeva come fosse ancora in grado di accendersi e funzionare correttamente.
Accanto alla prima saletta, ci si trovava direttamente davanti un’altra piccola stanza dove potevano starci a malapena un piano cottura, un tavolo in legno perfettamente quadrato e un frigorifero: quel piccolo posticino era la loro cucina.
<< Adam, io preparo da mangiare, perché intanto tu non vai ad appoggiare le tue cose in cameretta? Appena è pronto ti chiamo >>, disse Kaitlyn sorridendo.
<< ma papà e Zoey? >>
<< lui e tua sorella faranno un poco più tardi oggi ma non preoccuparti, arriveranno tra un paio di orette >>
<< d’accordo >>
il piccoletto andò nella camera che condivideva con la propria sorella: se qualcuno avesse visto quel posto non avrebbe mai creduto che potessero conviverci in due, per quanto fossero bambini. La stanza era davvero minuscola, dando spazio solamente ad una misera cassettiera ed un letto a castello attaccati al muro. In corrispondenza della brandina di Adam, che era quella posta più in alto, decine di poster sui pokémon erano attaccati alla parete e uno di questi rappresentava Rocco Petri, campione della lega di Hoenn.
Non di meno era dalla parte di Zoey: anche in quella zona, altri riquadri delle varie zone della regione erano appesi poco sopra le lenzuola rosa: quelli erano i posti che la sorellina avrebbe voluto esplorare. Lei era infatti una bambina col grande sogno di diventare una famosa ricercatrice di pokémon, magari la persona che avrebbe scoperto delle nuove specie.
Dopo aver dato un’occhiata a quel mosaico composto da lui e la sorella, Adam sfilò un opuscolo che aveva trovato in giro per la scuola e andò a leggerlo sul proprio letto.
Quella brochure parlava proprio dei pokémon che il professor Birch offriva agli aspiranti allenatori.
La lesse attentamente, sognando intanto quale starter avrebbe scelto da lì a poco: del resto, tra due giorni avrebbe compiuto dieci anni.
“mmm…mudkip non è male…però penso che sceglierò treecko, ho letto che è davvero veloce…”
Non poteva sbagliare quella scelta: era quello a cui puntava da sempre e ormai da tempo aveva giurato a sé stesso che avrebbe trattato il suo nuovo amico nel migliore dei modi.
Già si immaginava di varcare la soglia di casa per mettersi in viaggio insieme a lui e passare insieme le ore all’aperto.
Qualcosa però lo ricondusse alla realtà.
<< Adam è pronto! Vieni a tavola >>
“sarà meglio continuare dopo…”
Un’oretta e mezzo circa dopo che Adam ebbe finito di mangiare, questo sentì dei rumori provenire dalla serratura: erano finalmente arrivati gli altri due membri della famiglia.
appena la porta si aprì, un alto uomo dai capelli e barba rossicce e una bambina dai capelli dello stesso colore si introdussero in casa.
Lui aveva una semplice maglietta a righe e teneva il cappotto sulla spalla, mentre l’altro braccio era occupato a far si che la mano del padre e della bambina dagli occhi castani si tenessero come se niente al mondo avrebbe mai potuto separarle.
<< papà! Sorellina! >> esclamò il piccolo Adam mentre andava ad abbracciare Zoey.
quella ricambiò subito l’abbraccio: aveva due anni in meno dell’altro bambino e vedeva suo fratello maggiore come il suo più grande eroe.
Lui era quello che condivideva con lei le sue passioni per i pokémon, le insegnava tutto quello che sapeva su di loro e che di lì a poco avrebbe compiuto dieci anni. Di sera, con lui guardava i programmi televisivi che mostravano le lotte tra i migliori allenatori della regione, contemplava i poster che avevano nella loro (talvolta scambiandoseli come se fossero figurine), ma soprattutto, assieme a lui poteva sognare: ore ed ore passate assieme a sognare su come potesse essere bella la vita passata costantemente in viaggio assieme agli amici più fidati. Del resto, non avevano molto, ma a loro quel poco bastava e avanzava.
Dentro di sé sapeva che presto o tardi suo fratello avrebbe iniziato a viaggiare e lei sarebbe rimasta a casa ad aspettare altri due anni per il suo pokémon, tuttavia lei restava tranquilla, anche perché l’altro le aveva sempre assicurato che appena si fosse messa in viaggio, si sarebbero incontrati di nuovo.
Per lei, Adam era un idolo e lui ricambiava con tutto l’amore che il corpo e lo spirito di un ragazzino potevano offrire ad un’altra persona: per quanto potesse sentirsi isolato dal mondo, lui sapeva che con lei non sarebbe mai stato solo e questa era una cosa reciproca.
Subito dopo aver stretto a sé la sorella, il bambino si specchiò negli amorevoli occhi marroni del padre, il quale lo prese in collo e lo salutò arruffandogli i capelli mentre rideva.
Zoey mangiò subito qualche boccone per poi andare in cameretta a giocare assieme a suo fratello.
 --------
Poche ore dopo…
Era scesa la sera, e la famiglia si stava per riunire attorno al tavolo in modo da poter finalmente cenare.
Mentre i figli se ne stavano in cameretta a giocare, i genitori parlavano mentre preparavano la tavola.
<< ehi tesoro, com’è andata la ricerca del lavoro oggi? >> disse l’uomo dai capelli rossi.
<< non male, ho fatto un colloquio per farmi assumere come cameriera al ristorante vicino alla Devon S.P.A. e mi hanno detto che ho fatto una buona impressione. Con un po’ di fortuna, il prossimo mese torneremo ad avere due stipendi per mandare avanti la baracca. Te invece? Come vanno le cose lì alla palestra? >>
<< questa è una buona notizia! Comunque, dalle mie parti tutto ok: finché Petra avrà degli avversari potrò sempre ripulire il casino che combinano nell’area di combattimento, e Petra avrà sempre qualche avversario che sporcherà ciò che devo pulire dopo… >>, rispose l’uomo tenendo lo sguardo basso.
<< Malcolm… >>
<< tranquilla, sto bene. è solo che…a volte mi chiedo se avrei potuto combinare qualcosa di più, anche per te e per i bambini… >>


<< tesoro, tu non sei un uomo…sei un eroe! Nostro figlio oggi ha preso un altro bellissimo voto a scuola e Zoey è una bambina splendida! So che pensi che il tuo lavoro ti renda una persona indegna di tutto questo, ma ascolta…quello che fai ogni giorno lo fai per far si che i nostri bellissimi figli crescano! Sì, è vero, abbiamo alcune difficoltà: i soldi scarseggiano e Adam si isola sempre dai compagni ma insieme ce la faremo! A proposito, al colloquio il maestro Christopher ci ha perfino regalato una pokéball >>
<< che gentile! Deve vedere di buon occhio il nostro ragazzo. Il problema è…come faremo a dirgli che per il suo compleanno… >>
La madre si girò verso il marito e gli diede un bacio sulla fronte.
<< dovrà aspettare un altro anno, lui è un ragazzo intelligente e capirà, vedrai… >>
Pochi minuti dopo, i genitori chiamarono Adam e Zoey dalla loro cameretta. Arrivarono in pochissimo tempo, scorrazzando con ancora sulla testa dei cappellini a forma di pokémon: lui ne aveva uno a forma di treecko, l’altra a forma di mudkip.
<< vedo che vi siete vestiti a tema stasera >>, disse la donna dai capelli mori sfoggiando un sorriso.
Il figlio iniziò a scorrazzare attorno al tavolo, facendo preoccupare non poco gli altri che temevano potesse far cadere tutto ciò che avevano appoggiato sopra di esso da un momento all’altro.
<< esatto! Treecko è il mio pokémon prediletto! Appena avrò fatto dieci anni io e il mio amico partiremo per mille avventure >>
Il cuore della madre saltò un battito: quello che stava per fare era una delle cose più difficili da fare per un genitore.
Del resto, quanto può essere distruttivo per un adulto stroncare i sogni del proprio bambino?
<< Adam… >>, lo fermò lei con lo sguardo serio.
Gli occhioni verdi e marroni del piccoletto si fermarono improvvisamente su di lei.
<< si mamma? >>
Malcolm si avvicinò ai due ragazzini.
<< ragazzi, perché non vi sedete un attimo? >>, disse l’uomo posando le sue mani sulle loro spalle.
Questi fecero come richiesto e si misero ad ascoltare quello che gli adulti avevano da dire.
Kaitlyn si schiarì la gola ed iniziò a parlare.
<< Adam, so che avere il tuo primo pokémon è una cosa importante per te ma…tempo che dovrai aspettare un altro anno. Io e papà abbiamo usato tutti i soldi che potevamo per mandare te e tua sorella alla scuola per allenatori. Mi dispiace tanto tesoro mio… >>
Quello spalancò gli occhi senza nemmeno sapere che cosa pensare. Sperava che da un secondo a un altro, la sua mamma gli avrebbe detto che in realtà era tutto uno scherzo e che non avrebbe dovuto preoccuparsi: tutte le oppressioni date dalla sua insicurezza, tutte le volte in cui ha provato a parlare con qualcun altro ma ha sempre sentito uno strano nodo alla gola, le altre in cui invece era stato umiliato da chi aveva già ottenuto il suo primo pokémon.
Sì, uno scherzo, niente di più…e il suo nuovo e potentissimo amico gli avrebbe concesso la libertà di agire contro la sfiducia in sé stesso e i dubbi.
Tuttavia, man mano che i secondi di silenzio tuonavano in quella stanza, Adam realizzava sempre di più che le amare lacrime della realizzazione sfioravano le sue guance in maniera sempre più frequente.
Quello non disse niente: non se la sarebbe mai presa coi suoi genitori per una cosa del genere. Era un bambino molto intelligente per la sua età e aveva sempre saputo che sua madre e suo padre facevano i salti mortali pur di dargli quello che potevano.
L’unica cosa che però non era riuscito a comprendere era contro chi fosse tutta la rabbia che aveva in corpo.
il caso? La sfortuna? O per il fatto che a scuola non avrebbe potuto mostrare il proprio pokémon malgrado avesse già compiuto dieci anni?
Poco importava…il risultato sarebbe stato lo stesso…
Si alzò dalla sedia e, senza nemmeno mangiare un boccone, si avviò verso camera sua lasciando dietro di sé una scia di tristezza e silenzio.
<< Adam! Aspetta! >> urlò Zoey correndogli dietro.
La madre provò a chiamarlo, ma una mano si poggiò sulla sua spalla.
<< Kaitlyn, tesoro…aspetta che elabori la cosa, non facciamo niente di avventato >>
<< forse hai ragione… >>
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Scuola per allenatori, cinque giorni dopo.
-DRIIIN-
La campanella segnò la fine di un altro strano giorno di scuola del piccolo Adam. Il giorno prima aveva passato il suo compleanno da solo con la propria famiglia, ricevendo come regalo una semplice pokéball. Non era stato un dono così brutto, anche se non sapeva che i genitori avevano ricevuto quella sfera come regalo da parte del maestro Christopher. In ogni caso, quello che al momento stava passando per la testa del bambino era la situazione che aveva con i suoi compagni di classe.
Malgrado non parlasse molto con loro, qualcuno sapeva che il suo compleanno era già passato e che lui si era comunque presentato senza il suo pokémon iniziale.
Qualcuno, incuriosito com’era, aveva provato subito ad avvicinarsi, ma Adam rispondeva sempre cambiando argomento, terminando in quel modo quelle scomode conversazioni.
Gli unici che lo assillavano in maniera concreta, era il solito gruppetto di bulletti che si aggiravano per l’aula e per il cortile della scuola durante la ricreazione.
Adam vedeva quelli come quattro idioti che non hanno futuro: lui gli odiava, anche perché non riusciva a capire la logica nascosta dietro a dei semplici e quotidiani gesti di cattiveria nei confronti degli altri.
Tuttavia, finalmente anche quel giorno era finito. Il bambino sapeva che, prima o poi, gli altri gli avrebbero smesso di fare quelle domande e i bulletti avrebbero smesso di tormentarlo.
“tra una settimana al massimo gli altri smetteranno di trattarmi male. Prima o poi si stancheranno…” pensava quello mentre sfogliava la sua enciclopedia sui pokémon esattamente come qualche giorno prima.
Delle voci rimbombarono tra le pareti dell’aula.
<< ehi Adam, ho saputo che il tuo papà raccoglie lo sporco degli altri alla palestra di Petra! Quando andrò a sfidare la capopalestra voglio vedere se pulisce anche le mie schifezze >>, disse uno.
<< ehi Adam, dov’è il tuo pokémon? Scommetto che non te l’hanno dato perché sei uno sfigato >>, si aggiunse un altro
Come eco, ci furono delle risate: quelli erano i bulli che il ragazzino non riusciva a sopportare.
Un altro si alzò per poi lanciare la sua pokéball e far uscire il suo mudkip.
Dopo un ordine dato in fretta e furia, quello lanciò un pistolacqua verso Adam, inzuppandogli completamente la testa.
Le risate continuavano e in quel momento l’insegnante non c’era.
Il bambino prese i suoi libri e uscì dall’aula, con l’unica consolazione che, non essendoci stato nessuno oltre e lui e quei prepotenti, almeno non aveva avuto l’umiliazione di subire il tutto davanti a tutta la classe.
Appena fu fuori dalla stanzona, contemplò il cielo grigio che contrastava con il terreno di mattonelle gialle e grigie della città in cui viveva.
Improvvisamente, udì una voce alle sue spalle.
<< ehi sfigato, dove credi di andare? >>
Quando Adam si voltò, gli si gelò il sangue.
Quelli lo avevano seguito anche fuori e adesso anche gli altri tre avevano tirato i loro pokémon dalle sfere: un altro mudkip, un torchic e un treecko.
“accidenti! Ma dovè mia madre? Non posso restare qui!”, pensò il ragazzo.
Il bulletto che aveva lo starter di tipo fuoco gli puntò il dito contro.
<< forza torchic, facciamogli sentire un po’ di caldo con braciere! >>
Il piccolo pulcino iniziò a sputare una serie di piccoli lapilli che vennero proiettati verso il sedere del malcapitato.
Adam riuscì a schivarlo quasi in tempo, sentendo male per alcune piccole braci che gli avevano scottato il fondoschiena.
Il bambino strinse e denti e iniziò a correre senza una meta precisa.
<< inseguiamolo! >>, sentì gridare alle proprie spalle.
“ maledizione! Se quelli mi prendono mi fanno passare un brutto quarto d’ora! ”
Continuò a correre verso la parte alta della città, provando a seminare i quattro manigoldi svolando da un vicolo all’altro.
Ogni tanto, altri attacchi dei pokémon dei bulli gli sfrecciavano accanto.
Un pistolacqua del solito mudkip lo colpì alle caviglie, facendogli perdere l’equilibrio e cadere in avanti direttamente sulle grandi mattonelle di cemento quadrate della stradina isolata.
Dopo un forte dolore sentito al piede, si rialzò subito dopo per ricominciare subito a scappare.
“cavoli, quelli non mollano, ma che altro vogliono?”
arrivato a nord della città, l’inseguimento continuò verso il percorso 116, strada immersa nella boscaglia che porta al tunnel Menferro.
Quando Adam smise di vedere le mattonelle scorrere sotto ai suoi piedi per lasciare il proprio posto all’erba e alla campagna, quello iniziò a preoccuparsi seriamente: al contrario dei suoi inseguitori, lui non aveva nessun pokémon che lo avrebbe protetto dalle creature selvatiche.
Improvvisamente, vide qualcosa passare al suo fianco per poi conficcarsi in un albero: un attacco foglielama lanciato dal treecko di uno dei bulli gli era appena sfrecciato vicino alla sua spalla.
Non avendo quasi più forze, il bambino smise di stare attento a dove metteva i piedi per fare una cosa di cui sapeva si sarebbe pentito dopo.
Improvvisamente, nelle vicinanze del tunnel Menferro, Adam andò verso i confini del percorso per poi varcare la soglia di alberi che lo delimitavano.
Quelli probabilmente lo avrebbero seguito, ma quando sentirono il cielo tuonare si fermarono indecisi sul da farsi.
<< che facciamo? >>, disse il ragazzo che possedeva il treecko
 << non saprei, forse potremmo continuare per un po’ e mag- >>
BOOM.
Un fulmine cascò proprio vicino a loro, illuminando l’atmosfera grigia come un secondo sole piombato dal cielo.
Quando sentirono i loro petti vibrare a causa della potenza della saetta, i quattro partirono a gambe levate verso la città.
L’unico che era rimasto da solo era proprio Adam, in balia della pioggia che cadeva incessantemente su tutto e su tutti.
Malgrado stesse iniziando ad infradiciarsi completamente, quello continuò a correre per un paio di minuti, anche perché non sapeva se quei diabolici compagni di classe erano ancora nei dintorni o meno.
I vestiti erano inzuppati, le scarpe infangate e il suo corpo infreddolito dall’acquazzone.
“cavolo! E adesso che faccio? Perché tutto questo deve succedere proprio a me?”
Il bambino non poteva vedere le lacrime scendere lungo le sue gote e mescolarsi con la pioggia, ma sicuramente si sentiva col morale a terra.
Inoltre, aveva una paura matta che qualche pokémon selvatico lo attaccasse di punto in bianco.
Continuò a camminare con la caviglia dolorante cercando di tornare indietro, anche se la visuale diminuita dalla pioggia fittissima che stava cadendo in quel momento non aiutava di certo.
Quella infatti, cadeva così velocemente che Adam avrebbe quasi giurato di sentir male ogni volta che l’acqua entrava a contatto con la sua testa, come se quelle gocce fossero in realtà dei massi venuti dal cielo.
Ad un certo punto, il bambino inciampò su una radice sporgente e cadde con la faccia nel fango.
Non si fece moto male, però lo spavento fu grande.
Alzò subito la testa, credendo inizialmente che era caduto a causa dell’attacco improvviso di qualche pokémon.
“uff, per fortuna non c’è nessuno pokémon nei dint-“
Mentre si guardava attorno, il suo sguardo si fermò improvvisamente.
La pioggia continuava a scrosciare senza pietà e, mentre Adam la subiva a pieno, qualcun altro era spaventato allo stesso modo, standosene sotto una larga foglia per provare a ripararsi come poteva da quella spaventosa tempesta di gocce d’acqua che stava martoriando tutta la zona.
Tuttavia, quella non era una persona, bensì un pokémon…
Se ne stava chino sotto la pianta, rannicchiandosi più che poteva e tenendosi stretta la parte del corpo che sembrava più un minuscolo vestitino bianco con uno dei suoi piccoli bracci, mentre con l’altro arto cercava invano di proteggere la testa dalla pioggia.
La creaturina lo osservava spaventata e se ne stava nel suo piccolo riparo, senza poter far niente.
“un ralts? Nel percorso 116? Eppure, avevo letto che vivevano nelle zone tra Petalipoli e Solarosa. Che ci fa quaggiù Tutto solo?”
Era un’immagine abbastanza triste da vedere e il bambino si ritrovava perfettamente in quel pokémon: solo sotto la pioggia e spaventato.
Mentre sentiva la fanghiglia penetrare nei tessuti del suo vestiario di seconda mano, il ragazzino iniziò a sentire una strana sensazione alla testa.
Era come se qualcuno fosse nella sua mente, anzi…più in profondità…era come se qualcuno gli stesse scrutando l’anima. Lui non aveva mai provato niente di simile e per un qualche attimo ne rimase spaventato.
<< s-sei tu? >>, chiese il ragazzino in preda al pianto al pokémon.
 Questo si ritrasse un poco più indietro, ancora spaventato dalla presenza umana di fronte a sé.
<< aspetta, non voglio farti del male… >>, disse Adam allungando lentamente la mano.
Gli occhi della creatura rimasero a guardare da dietro il caschetto di capelli verdi la mano umana poggiarsi lentamente sulla sua testa, in prossimità di quelle strane antenne rosse dalla forma un poco stondata.
Appena il palmo arrivò a destinazione, il ragazzino sentì un impulso ancora più forte attraversargli la testa, come se un sonar di un sottomarino fosse stato utilizzato per scandagliare il suo cervello.
Rimasero lì, a guardarsi per un minuto che ad entrambi pareva interminabile.
Il bimbo però, ebbe tempo di vedere delle cose che non facevano parte della sua memoria.
Sotto quella pioggia struggente, vide i ricordi di quel curioso essere.
Li vedeva come immagini sfocate che sparivano e apparivano in modo confuso: una famiglia in libertà nella foresta, una fuga attraverso la selva, il piccoletto che si perdeva e poi niente…solo vegetazione e solitudine.
Adam, malgrado avesse visto in maniera un po’ confusionaria e veloce, capì che quello era solo un povero Ralts spaventato.
Si avvicinò a lui con le lacrime che ancora si univano nella danza creata dalla pioggia e del fango smosso dai movimenti del suo corpo.
Una volta seduto accanto a lui, prese il pokémon e se lo mise in collo, cercando di coprirlo dalla pioggia col suo corpo.
Il ralts stavolta non fece niente, lasciandosi prendere dal ragazzino come se fosse un neonato.
<< non preoccuparti, non sei più solo…adesso starò con te… >>, disse Adam cercando di rassicurare la sfollata creaturina, la quale tremava incessantemente a causa del freddo portato dall’acquazzone.
Incredibilmente, il ragazzino riusciva in qualche modo a capire quello che provava l’esserino che aveva in braccio, come se questo continuasse a condividere le sue sensazioni.
Aveva letto che i ralts erano pokémon che avevano dei poteri telepatici, ma non avendone mai incontrato uno prima non sapeva bene come ci si dovesse comportare o come doveva essere avere una sorta di scanner nella propria testa.
I minuti passavano, ma la pioggia non voleva saperne di diminuire, provocando un rumore continuo che tormentava le orecchie dei due poveri sfollati.
“maledizione, questo ralts continua a tremare. Così rischierà di ammalarsi! Però non so se posso portarlo al centro pokémon, lì non so se accettano di curare chi non appartiene a un allenatore…”
Mentre pensava sul da farsi, una sensazione lo trapassò da parta a parte: paura, paura di rimanere da solo.
Tuttavia, quel sentimento non era suo, ma era il ralts che, in qualche modo, lo pregava di non abbandonarlo da solo da qualche parte.
Adam si alzò in piedi e lo prese in collo, riuscendo finalmente vedere gli occhi spaventati del piccolo pokémon.
<< so che significa stare da soli…non lascerò che tu rimanga senza nessuno, te lo prometto >>
Strinse a sé il piccolino e iniziò a correre a più non posso per tornare verso casa.
“i miei mi uccideranno…”, pensò il ragazzo sfrecciando nel mare di gocce che cadevano dal cielo…
---
 Venti minuti dopo, casa di Adam.
Adam aprì lentamente la porta, sperando di non ritrovarsi a prendere le botte da dei genitori arrabbiati e impauriti allo stesso tempo.
Sicuramente, la madre era corsa ad avvisare il marito appena aveva notato che suo figlio non era né a scuola né nei dintorni.
Appena varcò la soglia, vide proprio sua madre girarsi verso l’uscio. Era al telefono, a parlare con qualcuno del fatto che fosse preoccupata per suo figlio.
Kaitlyn lasciò cadere il cellulare.
<< ADAM! TESORO! >>
Poggiò saldamente le mani sulle spalle del bambino, per poi vedere come fosse ridotto.
Completamente fradicio, pantaloni pieni di fango e maglietta così distrutta che era praticamente da buttare.
<< dove sei stato?!  Ci hai fatto prendere uno spavento, lo sai? Tuo padre è ancora a cercarti per la città e Zoey è disperata…si rifiuta di uscire da camera sua… >>
appena però vide che cosa avesse in braccio il suo bambino, indietreggiò sorpresa di un passo.
<< Adam, ma quello? >>
Lui cominciò a piangere
<< mamma m-mi dispiace. Oggi dei compagni di classe mi hanno inseguito coi loro pokémon e mi sono nascosto nella f-foresta. Lo so che n-non potevo m-ma non a-avevo scelta. Ho trovato q-questo pokémon e ho pensato p-portarlo qui… >>
La donna si aggiustò i lunghi capelli mori e gli accarezzò la testa.
<< ok tesoro mio, adesso vediamo che cosa possiamo fare…ora ti porto un asciugamano per te e il pokémon, poi ti preparo il bagno per darti una bella lavata. Ora però fammi avvisare tua sorella e chiamare tuo padre, altrimenti finiranno per impazzire. Ah, e non preoccuparti, parlo io con papà, non verrai sgridato…hai già avuto abbastanza guai per oggi, non è vero? >>, concluse Kaitlyn facendo l’occhiolino.
Adam si tranquillizzò e, una volta ottenuto il suo asciugamano, si mise ad asciugare la sua faccia e quella del piccolo Ralts.
<< so che adesso sei confuso, ma qui è dove vivo io. come promesso…adesso non sei più solo >>, disse con voce flebile il ragazzino guardando il pokémon negli occhi.
Quest’ultimo, dopo essersi preso alcuni secondi per tranquillizzarsi, si accoccolò teneramente, addormentandosi in braccio al bambino, il quale si sentì pervaso dalla serenità del piccolo esserino che aveva tra le mani.
“sembra che non voglia proprio lasciarmi andare. Vorrei tanto tenerlo…”
Guardò la pokéball appoggiata sulla mensola vicino alla cucina…
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* Adam…Adam… *
Il ragazzo si risvegliò dal flashback micidiale che stava vivendo per poi guardare in direzione di Evelyn.
<< Evelyn… >>
* stavi pensando alla prima volta che ci siamo incontrati, vero? *
* sì Eve…eravamo così piccoli…in ogni caso hai ragione… *
* su cosa? *
* non posso passare un altro compleanno in questo modo…credo di aver avuto un’idea… *
 
Continua…
 
 
 
 
 
  
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 2: stessa merda, altro giorno ***


<< abc >> = dialogo.
“abc“ = pensiero
* abc * = dialogo telepatico

CAPITOLO 2: STESSA MERDA, ALTRO GIORNO.
La luce del giorno entrava inclinata dalla finestra del salotto, illuminando l’intera saletta con una luce soffusa che andava a creare un’atmosfera rilassante.
Adam era ancora lì, che fissava la sua gamba mentre il suo pokémon lo osservava con aria apprensiva.
Il ragazzo sospirò un paio di volte e passò qualche attimo a contemplare il pulviscolo che danzava attraverso i raggi luminosi che attraversavano il vetro che lo divideva dal mondo esterno.
Dopo aver respirato la pesante aria carica di noia e apatia, guardò la gardevoir che era seduta accanto a lui, scrutando con attenzione i suoi occhioni rossi.
Il ragazzo riuscì e vedere nello sguardo della sua amica una miriade di elementi.
In lei notava preoccupazione, felicità, malinconia e apprensione nello stesso momento. Quanti sentimenti contrastanti possono coesistere nella mente di un pokémon?
Questa era una domanda che in presenza di Evelyn era inutile farsi, anche perché oramai la sua psiche era troppo più simile a quella di una persona piuttosto che a quella di un pokémon.
Inutile sì…ma per Adam lei contava troppo e questo lo portava a riflettere anche nei più piccoli dettagli che poteva notare in lei e adesso, oltre che a sentire i suoi sentimenti attraverso la loro fusione mentale, poteva vedere ciò che lei provava attraverso l’incrocio dei loro sguardi.
L’esistenza del giovane era così: non poteva più muoversi (e forse non aveva neanche più la volontà di farlo). La sua vita era composta dai dettagli dati dalla quotidianità che lui stesso si era costruito.
“mmm…maledetta gamba…”, pensò prima di provare ad alzarsi.
L’altra lo osservò mentre provava goffamente a mettersi in piedi, tenendosi costantemente sintonizzata con la mente del proprio allenatore. Loro due parlavano telepaticamente e a lei quel loro silenzio intimo piaceva. Infatti, per quanto al cospetto di loro due si potesse assistere ad una totale assenza di rumori, loro erano tutt’altro che in silenzio, anzi…
Tuttavia, per quanto il flusso di pensieri di Adam fosse costante, nei momenti in cui non si rivolgeva direttamente a lei e se ne stava a pensare per i fatti suoi in maniera costante, lei si preoccupava sempre.
Osservò il ragazzo dopo che questo era riuscito ad alzarsi tra un’imprecazione causata dal dolore e l’altra.
Malgrado potesse essere considerato uno storpio, quello superava di gran lunga il metro e ottanta, cosa che spesso gli conferiva un’immagine che metteva abbastanza in soggezione gli estranei, anche perché contornata da dettagli poco belli da vedere come la postura rovinata dal dolore fisico e lo sguardo serio.
Dopo un altro paio di secondi passati senza proferir parola, quello si girò verso di lei.
* Ehi Eve *
Lei lo guardò curiosa: malgrado l’aspetto malconcio e frustrato, per un attimo avrebbe giurato di sentire nella sua voce mentale una nota di curiosità e qualcosa simile alla felicità.
* dimmi Adam *
* che me dici se andiamo a Petalipoli a farci una colazione al bar? Del resto, è pur sempre un giorno da festeggiare… *
* credo che tu abbia ragione. Sicuro di voler andare stamattina? Se vuoi possiamo andare dopo pranzo…del resto non sei mica costretto a fare troppi sforzi *
lui si stirò un po’ la schiena e sbadigliò.
* non preoccuparti, ce la faccio. E poi non possiamo andare questo pomeriggio *
* come mai? *, rispose lei curiosa?
Lui si puntò un dito sulla testa e le fece l’occhiolino.
* ti piacerebbe scoprirlo non è vero? Mi spiace, ti è andata male: ci ho messo giorni interi a preparare un’idea leggibile solo per me *, replicò con un tono di divertimento appena percettibile.
Evelyn inclinò la testa confusa.
* e..da quando saresti in grado di farlo? *, disse con aria incredula.
* da quando lo sai fare anche tu *, dichiarò mentre si allo stesso tempo zoppicava affannosamente verso la sua stanza.
Lei arrossì violentemente.
“merda! Spero non abbia scoperto cos-“
<< tranquilla Eve, non ho scoperto niente. Sono solo un po’ curioso >>, disse lui con un risolino e chiudendo dietro di sé la porta della loro camera.
Silenzio…
Appena si ritrovò da solo all’interno della camera da letto, l’allenatore torno di nuovo con lo sguardo serio.
Ancora in pigiama, si incamminò per il posto, passando accanto alla finestra coperta da delle lunghe tende color verde scuro.
Lui ancora si ricordava il perché di quel colore: le aveva scelte per il colore dei capelli di Evelyn.
Circolò attorno al letto matrimoniale con le coperte color marrone rimesse perfettamente a posto dalla gardevoir che viveva con lui in quella casa.
Infine, arrivò all’angolo opposto della camera quadrata, contemplando una cassettiera che, al contrario degli altri mobili, sembrava molto più vecchio e dal colore grigiastro.
Una volta arrivato davanti ad esso, aprì proprio il primo cassetto e una piccola nube di polvere ne uscì fuori.
Adam starnuti per poi iniziare ad osservare tutto quello che c’era lì dentro. Tutte le cianfrusaglie erano state disposte in maniera perfettamente ordinata, seppur il tempo e la mancanza di cura avevano fatto sì che sopra di esse ci trovasse ancora uno strato di pulviscolo, oltre a far ingiallire alcuni fogli che si trovavano dentro. Guardò ancora una volta tutta quella roba per poi richiudere con sgarbo il cassetto: del resto, per lui quelli erano degli inutili pezzi di ferraglia e degli stupidi attestati che per lui avevano ormai perso qualsiasi valore: l’unico scopo di quegli oggetti era ormai rappresentare il passato.
Adesso le cose erano cambiate completamente…
“ho provato a camminare senza bastone per vedere se riesco a sopportare il dolore…non ce la faccio, sarà meglio sedersi un attimo sul letto"
Si sedette e si guardò allo specchio.
I suoi capelli mori erano lunghissimi: anche se ai lati erano rasati, quelli nella zona più centrale arrivavano perfino alle spalle, arrivandosi così a nascondersi dietro ad un viso dotato di splendidi occhi verdi e marroni con una corta barbetta scura appena visibile.
“sarà meglio mettersi i vestiti…”
---
Evelyn era intanto seduta sul divano ad attendere che il suo allenatore uscisse fuori.
Stava aspettando ormai da almeno un quarto d’ora, ma lei sapeva e accettava il fatto che il suo amico avesse bisogno di tempi più lunghi della media.
Dal momento che durante l’attesa non c’era niente da fare, quella stava usando i suoi poteri psichici per far levitare alcuni oggetti a giro per il salotto, facendo roteare a mezz’aria un vaso di fiori e un paio di libri assieme al tavolo da salotto.
A causa del tempo che sembrava non scorrere mai, quelle che stava facendo stavano ormai diventando azioni monotone e noiose, a tal punto da diventare meccaniche.
Faceva alzare il tavolo quasi fino al soffitto, per poi starsene a guardare i libri e il vaso che orbitavano a grande velocità attorno ad esso. Subito dopo, riappoggiava il tutto a terra, per poi ripetere tutto il procedimento qualche secondo dopo.
“Adam…”, pensava ogni tanto quella.
Non voleva far passare per la propria testa troppi pensieri, anche perché sapeva benissimo che il ragazzo l’avrebbe sentita, accorgendosi così della preoccupazione che provava nei suoi confronti.
Di certo, l’ultima cosa che voleva era farlo sentire in colpa.
A un certo punto, la gardevoir lo vide uscire dalla propria stanza, contemplando la figura maestosa che componeva il suo amico.
Era davvero elegante, con un lungo cappotto marrone lasciato aperto che lasciava spazio a degli interni e un contorno del cappuccio di pelliccia sintetica bianca, mentre le gambe calzavano un paio di jeans grigi scuri. Al di sopra di questi, il tutore alla gamba destra sovrastava l’arto del poveretto, affiancato dal bastone da passeggio di legno che era da sempre il suo compagno di torture di Adam. Per quanto lei provasse un affetto sconfinato per quel ragazzo, Evelyn dovette ammettere a sé stessa che quell’immagine sarebbe apparsa per chiunque non lo conoscesse tanto maestosa ed elegante quanto strana.
Lo salutò con un sorriso, sperando di vedere nell’altro la stessa reazione che, seppur in maniera appena visibile, arrivò.
* d’accoro Eve…pronti a partire? *, chiese quello telepaticamente.
Si limitò a rispondere facendo cenno di sì con la testa per poi alzarsi dal divano e iniziare a fluttuare vicino a lui.
* ehi Adam, riesco a percepire il dolore alla tua gamba…sei sicuro di potercela fare? *
Lui le mise delicatamente una mano sulla spalla per rassicurarla.
* tranquilla…il dolore è aumentato perché stamani ho provato a prendere una pillola antidolorifica in meno, ce la posso fare… *
*e perché lo hai fatto? *
* per vedere se ce la posso fare… *
* capisco… *
Detto ciò, uscirono entrambi dall’abitazione.
Il sole era ancora alto e le poche cose che si potevano distinguere nel cielo limpido erano le poche nuvole che si facevano avanti timidamente in quella bella distesa azzurra.
I due attraversarono lentamente il vialetto di casa, mentre il bastone di Adam affondava goffamente nella ghiaia per sostenere il suo peso.
Lei lo sentiva affannare in modo quasi impercettibile, come se lui non volesse causarle ulteriori preoccupazioni attraverso il suo difetto fisico, anche se non riusciva del tutto a sopportare il dolore in maniera del tutto silenziosa.
Passarono vicini alla costa, notando che il signor Marino stava lavorando a preparare degli ormeggi, cosa che di solito non si vedeva fare, almeno non di quella larghezza.
Quel vecchio marinaio era una delle poche persone con cui il giovane andava d’accordo. Del resto, ricordava ancora i suoi primi passi all’interno dell’imbarcazione che lo portò verso Bluruvia.
Le onde del mare e il vento sulla faccia erano dei bellissimi ricordi, ma ogni volta che attraversavano la mente del ragazzo gli facevano venire in mente che, in quel momento, a malapena sarebbe riuscito a reggersi in piedi da solo…tantomeno al di sopra di uno scafo.
Continuarono a camminare in direzione dell’entrata per Petalipoli, seguendo il vialetto che si affacciava al di sopra della spiaggia in balia dei rumori creati da terra e mare.
Il percorso 104 era così: appena si usciva da Petalipoli in direzione della casa di Adam ci si ritrovava in un viottolo che si inoltrava in un luogo che sembrava il punto di riunione di più biomi.
La stradina sterrata guidava tra i prati verdi che fiancheggiavano i boschetti sulla destra, mentre sulla sinistra una scogliera cadeva a strapiombo su una spiaggia.
mare e terra: era da sempre il contrasto che animava e rendeva unica Hoenn.
Malgrado quello fosse uno spettacolo che avrebbe trattenuto per decine di minuti chiunque, per Adam ormai quello era l’ennesimo elemento della vita quotidiana da affrontare: ciò che agli occhi degli altri pareva un piccolo paradiso percorribile, per lui era solo una strada sterrata da dover percorrere zoppicando dolorosamente.
Attraversarono il percorso nel verso opposto, dirigendosi proprio verso Petalipoli a passo più o meno d’uomo.
Durante il piccolo viaggio, i minuti passarono in maniera piuttosto silenziosa, fino a quando qualcosa non attirò l’attenzione dei due.
Quando posarono lo sguardo sul piccolo appezzamento di erba alta situato poco al di fuori di Petalipoli, videro un bambino scorrazzare nel mare di fili verdi con un sorriso sulla bocca. Non stava facendo nulla di particolare, correndo come un matto a giocare con il suo mudkip. Il piccoletto lo teneva in collo durante la corsa, mentre il pokémon creava una gran quantità di bolle in modo tale da lasciare una lunga scia di sferette traslucide.
 Mentre tutto questo accadeva, Adam si era fermato di colpo per poi continuare a guardarlo con lo sguardo perso nel vuoto, senza mostrare un sentimento preciso e senza emettere un singolo suono.
Era lì…semplicemente a guardare quel marmocchio che rideva e rotolava per terra col pokémon fangopesce.
Dopo un po’, Evelyn si avvicinò a lui per poi sfiorargli la spalla con le dita.
* Adam…stai bene? *
Il ragazzo ci mise alcuni secondi per rispondere.
* si…andiamo *
Si rimisero in cammino, anche se ormai Petalipoli era letteralmente dietro l’angolo.
… … …
Petalipoli, mattino…
Quando i due arrivarono in città, potettero assistere alla vita dei cittadini che lentamente prendeva il sopravvento man mano che le ore scorrevano e gli impegni di tutti iniziavano a farsi sentire. Petalipoli non era mai stata una città eccessivamente grande, ma il numero di abitanti era abbastanza alto, anche grazie al fatto che quella era una città costiera e le rotte commerciali con le altre regioni consentivano uno sviluppo prospero della comunità.
Adesso Adam e la sua amica erano arrivati alla piazzetta centrale della città. Contemplarono la fontana nel centro dell’ubicazione per poi guardarsi intorno: era molto che non andavano a passare del tempo in città e la cosa donava ad entrambi la stessa strana sensazione.
Si guardarono per qualche secondo mentre la folla si muoveva attorno a loro come se il ragazzo e il suo pokémon fossero il perno attorno al quale la massa ruota senza sosta.
Alla fine, decisero di avviarsi in fretta e furia verso i bar, come se per loro la situazione attuale fosse particolarmente scomoda.
Arrivarono finalmente davanti al bar per poi entrare al suo interno. Una volta oltrepassato l’ingresso, si ritrovarono davanti ad una stretta scalinata. Adam la guardò per poi sbuffare subito dopo: per ovvi motivi, le scale erano per lui un grosso problema.
* ce la fai Adam? *, chiese Evelyn preoccupata.
* tranquilla, ce la faccio…*
Improvvisamente, il ragazzo si sentì tastare la spalla, sentendo tuttavia che quello non era il tocco della sua amica.
Quando si girò, si ritrovò infatti davanti una faccia sconosciuta. Era una ragazza di statura media che rimaneva piuttosto bassa rispetto a lui, ma che riusciva comunque a comunicare la volontà di dare una mano attraverso lo sguardo generato dai suoi occhioni azzurri.
Quella si aggiustò i lunghi capelli marroni disposti in due lunghe ciocche disposte sui lati della testa. Sembrava piuttosto afflitta, ma malgrado questo riusciva a far capire a chi la guardava che le sue intenzioni erano buone.
<< mi scusi…serve una mano? >>, chiese timidamente la giovane.
Adam si voltò per poi penetrarla con lo sguardo. Gli era bastato sentire la voce tremante e la sua visione per capire che quella non stava molto bene. Tuttavia, non gli andava certo di esser trattato come un povero storpio che ha bisogno di una mano per qualsiasi cosa.
<< non mi serve una mano… >>, rispose freddamente il ragazzo.
Quella rimase immobile per un attimo, come se non avesse capito se avesse fatto un danno o meno a essere stata gentile con lui.
<< ehm…chiedo scusa…vi dispiace se passo? >>
<< passa pure, non c’è problema… >>
Quella passò il più lontano possibile dai due e si avviò per la stretta scalinata che portava i clienti alla terrazza che forniva una vista sul mare e sul resto della città.
Adam dette un’ultima occhiata alla camicia rossa della ragazza prima che questa scomparisse definitivamente dal campo visivo dei due.
Dopo alcuni minuti, il ragazzo era finalmente riuscito ad arrivare al grande balcone dove era ambientato il locale. Quello era uno dei posti più belli di Petalipoli dove poter passare il tempo. quel luogo era così ben fatto che era passato nella testa perfino a uno come Adam, il quale non era certo un tipo che amava stare in mezzo alle persone.
Sopra il pavimento di parquet, i tavolini in legno erano disposti vicino al muretto oltre al quale si poteva vedere tutta Petalipoli e il mare al di là di essa, mentre un lento movimento Jazz andava a scaldare gli animi dei pochi clienti che si potevano trovare a quell’ora. Per quanto non fosse un posto molto frequentato, era sicuramente un piccolo gioiello.
Adam ed Evelyn si guardarono attorno fino a quando non videro un tavolo un poco più isolato dagli altri. Non era molto distante dagli altri clienti, ma era sempre meglio di niente.
I due si sedettero, per poi iniziare ad osservare silenziosamente le altre persone dentro il locale. Quella più vicino a loro era un vecchio signore seduto a leggere il giornale mentre accarezzava lo Slakoth che se ne stava accoccolato sulle sue gambe. Sulla prima pagina del quotidiano c’era scritto “strani fenomeni di pokémon gigamax nella regione di Galar: indagini ancora aperte da parte dell’ultrapattuglia”.
“spero che il mondo non rischi ancora una volta di andare a puttane: è già abbastanza fastidioso così”, pensò il ragazzo.
* di un po’ Eve…hai già deciso cosa prendere? *
* credo di sì, anche se non ho mai ordinato in questo bar, spero non vada come nell’altro *
Dopo un po’, una cameriera passò nei dintorni e vide quello strano duo.
Si avvicinò ad Adam con un sorriso.
<< buongiorno! Benvenuto alla terrazza di Swablu, vuole ordinare dal tavolo? >>, disse con tono gentile la cameriera.
<< si grazie >>
<< molto bene, è già pronto o passo tra un paio di minuti? >>
<< non c’è bisogno. Sappiamo già cosa vogliamo prendere >>
<< mi scusi…ha detto “sappiamo”? >>, chiese poi quella confusa.
<< si…perché? >>
<< intende il suo Gardevoir? >>
<< è una lei…comunque sì. C’è qualche problema? >>
<< no, beh…ecco…non so se è possibile prendere ordini per un pokémon, sa…non si sa cosa può accadere e poi… >>
Adam non rispose subito: afferrò silenziosamente il bastone e si alzò in piedi.
<< signorina…sono uno storpio, non un idiota. Siamo in un bar e non in una rosticceria e poi non sa nemmeno cosa ordina. Non dirmi che non volete servire ai pokémon >>
<< purtroppo…il mio capo mi ha dato delle direttive precise… >>, rispose la cameriera. Sembrava piuttosto a disagio in quella situazione, mentre l’altro sembrava calmo e immobilizzato dalla sua stessa freddezza.
<< prendile l’ordine santo cielo, non dà fastidio a nessuno. Può sempre dire al suo stupido capo che la roba che mi sta portando è tutta per me. In ogni caso prendiamo un cappuccino e una brioche, grazie >>, disse il ragazzo mentre si rimetteva pian piano a sedere.
Quella annuì ed emise un risolino nervoso mentre si guardava attorno: le persone avevano notato la scena che, seppur non troppo rumorosa, era pur sempre qualcosa che causava imbarazzo.
<< ehm, va bene…dunque un cappuccino ed una brioche. Vado >>, concluse prima di avviarsi in fretta e furia.
“cazzarola…è incredibile come le persone possano essere così mentalmente chiuse”, pensò intanto il ragazzo mentre emetteva un sospiro.
* grazie Adam *, ringraziò subito dopo Evelyn.
*  non devi ringraziarmi: è il minimo. Tutti devono avere lo stesso diritto di ordinare “
Nel frattempo, l’uomo che stava leggendo il giornale aveva seguito tutta la scena da dietro di esso. Dopo un poco che il giovane sentiva il suo sguardo su di sé, si voltò e si rivolse al signore.
<< scusi, si può sapere che cosa c’è da guardare? Mi dà fastidio che lei ed altri ci guardiate per tutto il tempo>>, dichiarò il ragazzo con aria piuttosto scocciata. Aveva sentito l’imbarazzo crescere dentro di lui ed era sicuro che non fosse il suo: gli sguardi su di loro stavano mettendo in imbarazzo Evelyn.
<< sa…non ho potuto fare a meno di notare la sua “chiacchierata” con la cameriera. Sa, so che può essere fastidioso vedere qualcuno che non dà le stesse attenzioni che si può dare ai propri pokémon, però deve anche capire che non si vede tutti i giorni una gardevoir che ordina al tavolo >>, rispose il tale con tono molto pacato subito prima di leccarsi il dito e sfogliare un'altra pagina.
<< non mi importa cosa pensa…lei ha il mio stesso diritto di prendere qualcosa e comunque non sono affari che la riguardano >>, ringhiò l’altro.
<< può darsi…in ogni caso ero solo curioso. Si goda la sua colazione >>, concluse l’uomo con un sorriso beffardo sulla bocca.
Subito dopo che quella breve conversazione ebbe fine, le altre persone tornarono frettolosamente a farsi gli affari propri.
Poco dopo, i rumori dei passi della cameriera tonarono a farsi sentire, fino a quando quella non comparve di nuovo davanti ai due.
<< ecco il cornetto e il cappuccino >>, disse nel modo più solare possibile prima di porgere i piattini.
<< grazie mille… >>
Adam iniziò a consumare lentamente il suo cappuccino, cercando di godersi al meglio la vista che la terrazza dava su tutta Petalipoli, mentre Evelyn faceva lo stesso e masticava contemporaneamente un piccolo morso della sua brioche.
 
Poco dopo, iniziarono a scordarsi l’accaduto con la signorina che serviva ai tavoli e iniziarono a concentrarsi su quello che avevano davanti.
Il sole colava a picco tra le casette dai tetti tipici della zona, mentre in lontananza le onde del mare facevano da specchio per la luce, sembrando così una grande distesa di cristalli luminosi.
* ehi Adam, ma quella non è la ragazza che abbiamo incrociato prima? *, chiese curiosa Evelyn.
Ancora prima che avesse finito la frase, il suo allenatore aveva sentito i suoi pensieri in contemporanea e si era voltato nella stessa direzione, notando così la giovane seduta al banco.
Aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto da poco. Inoltre, con la mano destra stringeva con forza il manico di un boccale che avrà contenuto almeno una pinta di birra.
* si…è proprio lei. Ma che fa? È da pazzi bere così tanta birra a quest’ora del mattino *, commentò il ragazzo
* magari lo fa perché è triste… *
* vero…ma è anche vero che una birra non le risolverà le cose… *
* vuoi andare a parlare con lei? *, chiese preoccupato il pokémon.
* no, anche perché non ho il minimo interesse a stare con altre persone. al momento voglio starmene al tavolo con te a godermi il mio compleanno *
* hai ragione: per oggi godiamoci questa giornata *, rispose lei sorridendo.
Quel giorno era il compleanno di Adam. Erano solo in due, anche perché il festeggiato non ricordava nemmeno se in quel momento avesse qualche amico o amica, anche se dopotutto non avrebbe avuto importanza. Del resto, lui stava bene in questo modo: solo con Evelyn. Lei era l’unica che riusciva a capirlo e infatti eccola lì, accanto a lui nel giorno del suo compleanno e in tutti gli altri giorni dell’anno. I due avevano un legame incredibile e le menti erano strettamente fuse tra loro. Infatti, proprio in quei momenti una sensazione di rilassamento e il buon umore iniziarono a scaturire entrambi, mescolando i propri sentimenti a vicenda e rendendoli di entrambi nello stesso istante in cui erano nati.
Adam non aveva bisogno di nessun altro: lui odiava la gente.
Ad un certo punto, Evelyn iniziò a sentire qualcosa di più: una strana sensazione di completo rilassamento le pervase il fisico e iniziò a salire nella parte della nuca.
Sospettosa, si voltò verso il suo allenatore per poi dare subito conferma alle proprie supposizioni: il suo amico aveva appena iniziato a fumare la sigaretta elettronica.
* Adam…lo sai cosa penso di quella porcheria… *
lui nascose un sorriso.
* suvvia Eve, oggi è il mio compleanno…lasciami fare un po’ di vapore. E poi…tu puoi sentire esattamente ciò che sento io senza assumere direttamente la nicotina…che vuoi di più dalla vita? *
* e va bene…ma solo perché te oggi sei il festeggiato *
rimasero seduti uno davanti all’altra, fino a quando lei non spostò accanto a lui sé stessa e la sedia sulla quale era seduta.
Lui la guardò accennando un altro dei suoi sorrisi percettibili solo da lei.
* giusto, quasi dimenticavo…*
* che cosa? *, chiese lui.
La gardevoir posò dolcemente la testa sulla sua spalla.
* buon compleanno Adam *, disse lei mentre girava un poco il capo e nascondendo la faccia tra le braccia del ragazzo.
Adam le mise una mano sopra la testa e le accarezzò i capelli verdastri.
* so che te l’ho già detto stamani e che per te questo è un giorno come un altro…ma io continuerò a ricordartelo in modo tale che tu possa continuare a ricordare… *, continuò lei.
Lui attese un paio di secondi e sospirò.
* Evelyn…io non smetterò mai di ricordare… *
Stettero lì un altro po’ a godersi la colazione, fino a quando non notarono entrambi che a momenti sarebbero dovuti ritornare a casa.
“ oh merda…sarà meglio sbrigarsi! “, pensò turbato lui.
Entrambi si alzarono per poi pagare il conto. Durante la loro uscita dal bar, notarono con la coda dell’occhio la ragazza che stava buttando giù un altro sorso di birra.
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Tarda mattinata, percorso 104.
Il sole si era levato più in alto e finalmente faceva un poco più caldo di prima. Adam ed Evelyn avevano parlato di molte cose durante il loro rientro, fino a quando non si erano fermati.
Infatti, invece di rientrare in casa, si erano immobilizzati ad osservare ancora una volta in quella giornata il piccolo cottage del signor Marino.
Tuttavia, se quel molo avesse potuto essere considerato piccolo, l’imbarcazione che vi si stava avvicinando era tutto fuori che piccina.
Infatti, lo Yacht che era entrato nel loro campo visivo era gigantesco. Aveva almeno tre piani, ognuno dei quali ospitava numerosi oblò. A prima vista, sembrava un’imbarcazione che avrebbe potuto permettersi solo chi da tutta la vita si era sempre trovato nel lusso più sfrenato.
Adam non era uno che si lasciava prendere dallo stupore o da altri sentimenti di quel tipo, ma in quel momento dovette ammettere che non si sarebbe mai aspettato che un mezzo del genere potesse anche solo avvicinarsi al cottage Marino, tantomeno attraccarvici.
Quando subito dopo vide il vecchio marinaio sul molo ad aspettare con una cima in mano, iniziò a zoppicare verso di lui, attraversando la terra battuta del percorso per poi avviarsi sul piccolo pontile in legno.
Durante quel “veloce” spostamento, udì sempre di meno i rumori delle persone che camminavano da quelle parti in modo da lasciar spazio allo scrosciare delle onde sulla costa.
Finalmente, arrivò davanti all’anziano. Era vestito con il suo classico giubbottone da marinaio color arancione, tanto lucido quanto la sua testa calva, il tutto ben proporzionato ai grossi sopraccigli, la barba e i baffi bianchi.
Quando questo lo vide, alzò lo sguardo e fece spazio agli occhi sorpresi.
<<
Adam! Ma guarda un po’ chi si vede! E c’è anche Evelyn >>
<< salve signor marino, vedo che è preso dal lavoro… >>, disse Adam salutandolo con un cenno della mano mentre Evelyn sfoggiò un lieve sorriso.
<< anche se ho ottantadue anni, non vuol dire mica che devo battere la fiacca! Te piuttosto? Quando pensi di ritornare a fare il tuo lavoro? Ricordo ancora quando eri un ragazzino. A me sembra ieri…>>, disse il vecchio prima di emettere una risata rauca.
<< meglio di no… >>, rispose timidamente il ragazzo, prima di iniziare nuovamente a parlare dopo alcuni secondi.
<< mi può spiegare che cos’è quella? È enorme… >>, richiamò puntando l’imbarcazione con un cenno della testa mentre Evelyn seguiva curiosa la conversazione.
<< bella vero? È una delle barche più grosse che si sia mai avvicinata a questo molto. Da quel che ho capito, quello è lo yacht che ospiterà le persone che partecipano al tour per la visita al parco lotta di Hoenn >>
Quando il Sig. Marino enunciò quelle parole, Evelyn sentì dentro di sé una forte sensazione di disagio dentro di lei: era quello che proveniva dal suo allenatore.
<< ha detto…tour di visita al parco lotta? >>, ripeté incredulo il giovane.
<< si esatto…non sei contento? >>
<< io…grazie mille signor Marino. Ci vediamo… >>, concluse in fretta e furia il ragazzo.
L’altro lo guardò un po’ stranito per poi tornare in sé e iniziare nuovamente a pensare alle cime e agli ormeggi, mentre Peeko se ne stava appollaiata su un paletto a sonnecchiare.
Una volta soli, Evelyn si avvicinò al suo amico.
* Adam…stai bene? *
Nessuna risposta…
<< Adam… >>, disse con la sua vera voce.
Quello sembrò risvegliarsi da un sogno.
<< sì…io…maledizione… >>
* come ti senti? *
* bene credo. Sai, con tutte le persone che ci sono…forse il signor Marino è una delle poche che sopporto. Lui è uno dei pochi che si ricorda chi siamo davvero… *
* in effetti è così Adam. Non so te, ma ogni volta che lo guardo mi viene in mente di come passa veloce il tempo. quando lo abbiamo conosciuto io stavo per diventare una Kirlia *
* già…ricordo quel giorno...in ogni caso tra poco quella barca si sarà attraccata al molo e a me sinceramente non va di vedere tutti quegli allenatori che scendono e si mettono a blaterare cose stupide tra di loro…che ne dici di rientrare in casa? *
* d’accordo, rientriamo… *
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Casa di Adam, due ore dopo...
I due avevano appena finito di mangiare ed Evelyn si stava pulendo la bocca col tovagliolo. Intanto Adam continuava a fissare nel vuoto da alcuni minuti. Lei sapeva che per lui il compleanno era uno “stupido giorno come gli altri”, ma malgrado ciò, tutti gli anni aveva sempre cercato di rendere quella giornata un poco più speciale delle altre, soprattutto negli ultimi due anni.
Improvvisamente, il ragazzo si alzò e si spostò goffamente verso la finestra per provare ad aprirla.  attraverso la vetrata, il sole cadeva a picco nella cucina e la luce veniva riflessa in ogni direzione, rendendo luminosa ogni parte della stanza. Tuttavia, ancora prima che quello riuscisse ad arrivare a destinazione, il pokémon lo fermò.
* dove credi di andare? *
Adam sbuffò e si girò verso l’amica.
* io e te abbiamo le menti fuse...lo sai benissimo che voglio fumare la sigaretta elettronica. Suvvia, ne abbiamo già parlato prima al bar *
Lei gli rispose con un sorriso.
* a me non importa se fumi o meno...potrai farlo dopo *
Quello si fermò sul posto.
* non capisco.... *
La gardevoir emise un risolino e iniziò ad avviarsi verso il frigorifero.
* sai...del resto non puoi...ci ho impiegato un sacco di tempo per creare una sacca mentale dove contenere dei pensieri che potessi sentire esclusivamente io. Dal momento che io e te abbiamo una mente condivisa, ammetto che non mi è stato affatto facile *, disse mentre apriva lo sportello.
L'allenatore non potette credere ai propri occhi: attraverso la telecinesi, la gardevoir stava facendo levitare una torta di compleanno alla crema fuori dal frigo, per poi posarla delicatamente sulla tavola. Sopra di essa, c’erano due candeline che formavano il numero ventiquattro. Posato su un fianco, c’era un bigliettino con scritto “tanti auguri Adam”.
Tutto ciò era incredibile e questo l’allenatore lo sapeva bene: del resto, quanti possono dire di aver ricevuto una torta di compleanno preparata dal proprio pokémon?
La cosa che rischiava di stupire ancora di più il giovane, era che la sua amica aveva continuato a sopportarlo per tutto quel tempo anche dopo l’incidente. Il suo carattere era cambiato radicalmente e gli eventi che avevano dato uno scossone alla sua vita lo avevano distrutto sia nel corpo che nella mente. Malgrado ciò, lei era sempre rimasta accanto a quel burbero allenatore cinico e non solo...adesso gli aveva pure preparato una torta di compleanno.
Adesso era lì, immobile e senza sapere cosa dire. Nel frattempo, la sua amica stava percependo in tempo reale tutte le sue emozioni: gratitudine, gioia, dolore, emozione e un’altra miriade di sfumature che solo lei avrebbe potuto comprendere al momento.
<< Evelyn...io.... >>
<< non c’è bisogno che mi ringrazi. Sono io che ti ringrazio >>, disse il pokémon prima di stringerlo in un abbraccio.
A lei piaceva abbracciare il suo allenatore. Per quanto non facesse certe cose in pubblico (soprattutto per questioni di timidezza), sapeva benissimo che il suo amico si faceva stringere solo da lei, rendendo quell’esclusiva ancora più bella.
<< non ho nessuno se no te e gli altri della squadra... >>, continuò l’essere dai capelli verdi con voce flebile.
<< vale la stessa cosa anche per me... >>, rispose l’altro.
Dopo un po’, al giovane venne in mente una cosa.
* cavolo Eve anche gli altri devono vedere questa cosa! Non accade mica tutti i giorni, giusto? E poi devono ancora mangiare...mica possiamo farli morire di fame*
* certo! Falli uscire dalle loro pokéball *
In quel momento, Adam si alzò di scatto per poi sentire una fitta di dolore alla gamba. Tuttavia, l’entusiasmo aveva attutito il dolore e quello era ormai arrivato nella camera da letto per prendere le pokéball che contenevano il resto dei suoi pokémon.
Quando arrivò, lanciò piano piano le sfere verso il suolo, chiamando i nomi dei suoi compagni.
<< Horus, Coraline, avanti venite fuori! >>
Adam osservò i suoi amici una volta che questi apparvero in cucina.
Horus era un metagross.  Era un esemplare grande persino per quella specie, cosa che lo faceva sembrare più un carro armato piuttosto che un pokémon.
Quello si ergeva sulle possenti zampe d’acciaio che sbucavano dal massiccio corpo centrale, mentre sotto la X color grigio i due occhi rossi e neri scrutavano l’ambiente circostante. Quando vide il suo allenatore però, quella che sembrava una spietata macchina da guerra spalancò la bocca e iniziò a far oscillare il corpo semi azzurro a destra e a sinistra come se stesse scodinzolando.
L'allenatore iniziò a passare la mano sulla testa di quel lucidissimo costrutto di metallo: era una vera faticaccia lucidare tutto quel metagross, ma quando si andava ad ammirarlo era tutta un'altra cosa rispetto a come molte persone tendevano a tenere altri esemplari.
Subito dopo aver finito di fare i grattini a quel bestione metallico, il ragazzo si concentrò sulla milotic che se ne stava adagiata accanto ad esso.
Coraline era davvero magnifica: il suo lungo corpo serpentiforme faceva da ospite per le scaglie variopinte che componevano la parte finale del suo fisico e i lunghi capelli le scendevano lungo i fianchi, formando così un’immagine davvero bella ed elegante.
Per quanto potesse sembrare fine e vulnerabile, quel serpente marino lungo più di sei metri aveva una muscolatura davvero potente. Le accarezzò delicatamente il collo, mentre quella chiuse gli occhi per la gioia di vederlo.
Lei era una femmina, mentre Horus, per quanto fosse difficile definire il sesso dei metagross, era un maschio.
Il ragazzo attirò l’attenzione dei due pokémon sulla torta di compleanno indicandola col dito.
<< ragazzi, guardate che roba! Evelyn ha fatto questa per il mio compleanno! Suvvia, adesso vi do da mangiare, dopodiché ce ne mangiamo un pezzo tutti assieme. So che non dovrei darvi la stessa cosa che mangiamo io e Eve, però per stavolta faremo un’eccezione >>, dichiarò lui.
Mentre quello interagiva con la sua squadra, Evelyn lo osservava mentre un senso di nostalgia pervadeva entrambi, come se i ricordi facenti parte di molteplici anni avessero colto di sorpresa tutti e due senza che questi avessero tempo o modo di reagire.
Da lì stettero un po’ tutti insieme e finalmente Adam potette trascorrere del tempo al di là della sua quotidianità monotona e deprimente, in una piccola parte di giornata dove per una buona volta il protagonista era il buon umore.
Circa un’ora e mezzo dopo, il sorriso sul viso del ragazzo andò piano piano a scemarsi, lasciando il posto alla solita espressione neutra tipica di lui. In quel momento ormai il pomeriggio era arrivato, lasciando spazio ad una temperatura un poco più alta e a un tempo ancor migliore.
Improvvisamente, si alzò dalla sedia sotto lo sguardo incuriosito dei suoi pokémon.
tutto a un tratto, l’allenatore ruppe il silenzio.
<< Evelyn…mi hai fatto una bellissima sorpresa…adesso è arrivata l’ora che io vi dica cosa ho in serbo per voi oggi. Qualche giorno fa, mi sono reso conto che non ha senso farvi stare in casa tutto il tempo solo perché sono uno zoppo >>
<< Adam… >>, bisbigliò la gardevoir.
<< quindi mi sembrava giusto andare fino al bosco Petalo per allenarci insieme…come una volta… >>, finì lui in modo più silenzioso.
I suoi compari apprezzarono molto la cosa, anche se Evelyn sembrava tanto contenta di andare a fare una piccola gita quanto titubante nel voler andare a fare un allenamento.
Tuttavia, sorrise e mise una mano sulla spalla del suo amico.
Adam fece rientrare Horus e Coraline nelle sfere per poi avviarsi goffamente a mettersi il cappotto.
* Adam, davvero lo vuoi fare? *
* si…senza dubbio. Lo devo fare: non posso farvi stare in casa tutto il tempo. capisco che per voi è deprimente *
* non devi sentirti in colpa: tu non esci molto di casa perché hai quel problema alla gamba *
* Eve. Sappiamo entrambi che non è così. Dai, andiamo a goderci questa scarpinata *
Appena sentì il pensiero del proprio allenatore, Evelyn si alzò dal divano per andare a prendere il bastone da passeggio per il proprio allenatore.
Adam la vedeva volteggiare per aria senza toccare terra mentre il suo “vestito” bianco continuava a volteggiare assieme a lei. Le era molto grato per quello che faceva ogni giorno per lui e, dato che erano ormai due anni che non facevano altro che starsene in casa senza avere un gran ché di contatti umani, si chiedeva come quella riuscisse ancora a sopportarlo. Eppure, era lì sempre pronta ad aiutarlo non appena aveva bisogno, facendolo quasi sentire in difficoltà data la grandissima disponibilità che dimostrava avere ogni giorno nei suoi confronti.
La gardevoir arrivò meno di un minuto dopo e, con un lieve inchino, porse in maniera elegante il bastone di legno al ragazzo.
Lui le sorrise per poi afferrarlo e iniziare provare ad alzarsi. Appena ebbe fatto i primi passi, una fitta di dolore si propagò in un istante per l’intera gamba. L’altra, vedendolo sbilanciarsi, stava già andando a sostenere ma quello alzò lievemente la mano facendole cenno di aspettare.
* Adam, posso percepire il tuo dolore…sei sicuro di potercela fare? *
* non preoccuparti mia cara, ce la posso fare *
Iniziò lentamente ad appoggiare il piede destro sul pavimento di parquet provando ad aiutarsi col bastone. Man mano che passava il tempo, le fitte diminuivano e camminare risultava a poco a poco sempre più possibile.
Quando Adam ebbe finito quel processo di riduzione del dolore, si voltò verso il suo pokémon.
* d’accordo, il peggio sembra essere passato, ma penso che prenderò un altro paio di queste *, disse lui prima di prendere il flaconcino degli antidolorifici, lasciarsi scivolare un paio di pillole sulla mano e ingurgitarle tutte assieme: ormai, per lui quei gesti erano naturali come respirare.
Una volta usciti di casa, l’allenatore si presentò al mondo esterno col suo elegante cappotto e il borsone messo a tracolla. Improvvisamente però ebbe una strana sensazione. Non erano molte le persone che passavano vicino alla loro abitazione. Del resto, abitare sulla strada che porta da Petalipoli al bosco Petalo consentiva di starsene in santa pace senza molta gente intorno e questo per Adam rappresentava una sorta di paradiso. Tuttavia, quando qualche passante era nei dintorni, la prima cosa che faceva era osservare lo strano ragazzo storpio fissare costantemente la gardevoir accanto a sé. Ovviamente, questo ad Adam non piaceva.
Da quando aveva incontrato Evelyn per la prima volta, Adam l’aveva trattata più come una persona piuttosto che come una creatura appena catturata. Infatti, per il ragazzo lei era diversa da qualsiasi pokémon che si fosse mai visto, ovvero con un carattere decisamente troppo umano. Lei era sensibile, elegante nei modi e altruista e, fin dal primo momento, portò Adam a prendersi cura di lei come se fosse una bambina, almeno fino a quando non si evolse nella sua ultima forma. Era piuttosto alta per essere una gardevoir, sfiorando addirittura la vetta del metro e settantacinque e, dal momento che stava sempre fuori dalla propria sfera e accanto al proprio allenatore, la gente li guardava in modo strano, anche perché quelli non parlavano mai ad alta voce. Addirittura, alcune persone guardavano di malocchio il ragazzo per lo “strano rapporto che avesse con il pokémon che si portava appresso”.
Ad Adam però non importava della gente, tantomeno delle loro sciocche opinioni. Sapeva che nessuno avrebbe mai creduto alla fusione psichica che connetteva la sua mente con quella di Evelyn. Era decisamente un evento troppo anormale per essere considerato credibile: quello che pensa e prova uno viene percepito allo stesso tempo dall’altra e viceversa…semplicemente troppo inverosimile per essere accettato dalla gente, la quale si limitava solo a bisbigliare cose oscene sul loro rapporto.
Nella mente del ragazzo però, non era mai neanche passato il pensiero di toccarla, anche perché lui la considerava praticamente come un angelo: pura, perfetta e troppo preziosa per essere oltraggiata in quel modo.
Eppure, anche in quel momento di vita privata, qualcuno si era fermato a guardare lui ed Evelyn, incuriosito probabilmente dalla protesi e dal bastone da passeggio che lui indossava.
Il sorriso sulla bocca di Adam si spense improvvisamente e nella mente di entrambi iniziò a sgorgare nello stesso istante una sensazione di fastidio mista a imbarazzo.
“possibile che ci sia sempre qualche idiota che non si fa mai i ca-“
* Adam, non preoccuparti…andiamo * le disse telepaticamente Evelyn.
Lui si mise a riflettere per un attimo, per poi risponderle con tono naturale.
<< d’accordo Eve, in marcia >> rispose Adam con la propria voce mentre dava un’occhiataccia all’uomo che si era fermato a guardarli per alcuni interminabili secondi. Subito dopo, il tizio guardò subito da un'altra parte e se ne andò per la sua strada.
Adam ed Evelyn fecero lo stesso, dirigendosi così verso il bosco Petalo standosene l’uno accanto all’altra.
Quelli si godevano il panorama, scambiandosi i pensieri e, quando erano soli, si mettevano anche a parlare. Alla gardevoir piaceva parlare il linguaggio umano: secondo lei, conversare usando la propria voce metteva in mostra in maniera concreta una parte di sé stessi, ovvero i suoni emessi da dentro di noi.
Intanto, il ragazzo cercava di avanzare al meglio che poteva mentre era sorretto nello stesso momento dal proprio bastone, emettendo ad ogni passo un secco rumore metallico proveniente dal tutore.
Intanto, sul percorso passavano quei pochi allenatori alle prime armi che andavano verso una delle mete più famose per andare a catturare i primi pokémon da mettere nella propria squadra, lo stesso posto dove stavano andando proprio Adam e la sua amica.
Il ragazzo evitò i loro sguardi, come se nei loro occhi ci fosse qualcosa che potesse fare del male a lui o al suo pokémon.
Finalmente, si addentrarono dentro il bosco Petalo…
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Bosco Petalo, tarda mattinata.
il posto era davvero bello da vedere.
Se si tendeva l’orecchio, si poteva ancora sentire il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla spiaggia davanti a Petalipoli, mentre allo stesso tempo centinaia di pokémon selvatici emettevano il proprio verso in mezzo agli alberi secolari che facevano da guardia al percorso ben delimitato che si inoltrava nella boscaglia.
Per quanto i due stessero andando a fare una sorta di allenamento nel bosco, non erano affatto preoccupati di incontrare qualche nincada o ninjask selvatico oppure incrociare lo sguardo con qualche allenatore voglioso di fare una lotta, anche perché il ragazzo, ormai da un po’ di tempo, aveva scoperto un passaggio che dava accesso ad un’area del bosco dove nessuno si inoltrava a causa del fatto che si trovava al di fuori del percorso delimitato: il luogo perfetto per chi vuole farsi gli affari propri in totale serenità.
* Ehi Adam, ricordi quando siamo passati qui per la prima volta? *
* lo ricordo bene, eravamo così giovani. Ci eravamo conosciuti da poco e tu eri ancora una ralts, mi stavi ancora in braccio… *
Adam si appoggiò sul bastone e si girò intorno fino a quando non vide due alberi che stavano in una disposizione diversa da tutti gli altri: mentre gli altri tronchi se ne stavano verticalmente uno accanto all’altro, quei due si intrecciavano l’uno sull’altro come se si stessero abbracciando, formando allo stesso tempo una sorta di passaggio sotto di loro.
Si addentrarono là dove nessuno passava mai. Infatti, non c’erano percorsi tracciati dall’uomo o cartelli che segnalavano la direzione da seguire per raggiungere questo o quel luogo: qui c’erano solo alte sterpaglie o pokémon che non osavano avvicinarsi a causa del segnale psichico che la gardevoir emetteva vicino a sé in modo da comunicare il desiderio di essere lasciati in pace per interesse sia loro che dei passanti.
Man mano che avanzavano verso la meta, Evelyn sentiva crescere dentro di sé una strana sensazione di serenità mista a nostalgia: non sapeva se quello che stava provando fossero i suoi sentimenti, quelli del suo allenatore o di entrambi, ma era consapevole che quel luogo era molto importante per tutti e due: forse, quello era l’unico posto in cui Adam potesse sentirsi libero da quando la sua gamba era ridotta in quel modo.
Dopo qualche minuto di cammino, arrivarono finalmente nella loro piccola oasi di serenità.
Gli ultimi alberi offrivano un piccolo riparo prima del piccolo spiazzo dove l’erba cresceva inesorabile al di sotto della luce del sole che cadeva in picchiata su di essa come per magia. In tutto questo, un torrentino attraversava l’ambiente esattamente nel mezzo e si poteva attraversare da una parte all’altra solo attraverso un piccolo sentiero naturale fatto di sassi che portava da una sponda all’altra del corso d’acqua.
Adam osservò il contrastante azzurro del riflesso del fiumiciattolo all’interno dello sguardo penetrante proveniente dagli occhi rossi di Evelyn.
Subito dopo aver contemplato quella visione, il ragazzo sfilò un piccolo oggetto cilindrico di colore nero dalla propria tasca, se lo portò alla bocca e premette l’interruttore che si trovava sopra di esso.
Evelyn, che era girata da un’altra parte, sentì improvvisamente uno strano senso di rilassamento propagarsi all’interno della sua testa e nel resto del corpo.
Quando si girò verso il proprio allenatore e vide la fonte di quella sensazione e fece una faccia un poco scocciata, anche se stavolta decise di non dire niente
Adam soffiò via un’altra nuvola di vapore dalla bocca mentre si godeva il rilassante rumore dello scorrere dell’acqua. Infine, tirò fuori dal suo borsone un paio di pokéball.
<< e va bene…venite fuori… >>, disse Adam prima di lanciarle entrambe.
 Quando le sfere toccarono terra, i due pokémon celato al loro interno uscirono fuori.
<< ciao ragazzi…iniziamo l’allenamento? >>
Gli bastò vedere lo sguardo proveniente dai membri della sua squadra per capire le loro intenzioni.
Fece risuonare il bastone in terra per poi girarsi verso il fiumiciattolo.
<< d’accordo…vediamo se sappiamo ancora mordere… >>

Continua…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 3: approdati ad Hoenn ***


CAPITOLO TRE: APPRODATI AD HOENN…
 
Mattino, stesso giorno, vicino Petalipoli…
Nella camera regnava il silenzio, attraverso le tendine il sole sembrava appena visibile e una luce soffusa riempiva la stanza, creando uno strano alone giallo pallido.
In quel momento regnava il silenzio in quella che sembrava una saletta dove pareva fosse appena esplosa una bomba.
Infatti, il disordine era totale: i vestiti spiegazzati erano sparsi per il letto e sul pavimento, mentre i loro simili giacevano a terra come se fossero soldati appena morti sul campo di battaglia. Assieme a loro, varie paia di calzini e mutande usate erano immobili sui due o tre mobiletti che si trovavano nelle vicinanze del giaciglio. L’unica cosa rimasta perfettamente in ordine era uno zaino da viaggio appoggiato vicino alla porta di ingresso, in piedi ad osservare il panorama distrutto da quel caos dovuto alla mancanza di disciplina.
In quel silenzioso e pittoresco panorama, improvvisamente il telefono iniziò a suonare, emettendo dei fastidiosissimi trilli che fungevano da sveglia. Da sotto le coperte, una mano emerse tremante alla ricerca di ciò che aveva interrotto il sonno dell’addormentato. Quando finalmente trovò l’aggeggio, lo afferrò e o portò in quelli che sembravano gli abissi al di sotto della distesa di plaid imbottito, per poi iniziare a muovere le dita in modo da far smettere quell’affare fastidiosissimo.
Dopo un altro minuto di silenzio di tomba, qualcosa iniziò finalmente a muoversi.  Finalmente, il ragazzo cominciò a svegliarsi lentamente, iniziando a stirarsi la schiena e a stropicciarsi gli occhi, emergendo dal mare di vestiti e cianfrusaglie sparse per l’ambiente in cui si trovava.
Era sveglio, anche se la voglia di alzarsi e di darsi da fare era poca, poiché sentiva ancora la stanchezza del viaggio: aveva sempre detestato i tragitti via mare…
“merda…è già mattino...”
Tuttavia, non era un tipo da darsi per vinto. In poco tempo prese le vesti sgualcite vicino a lui e si cambiò in fretta. Inoltre, dopo tutto quel viaggio, la curiosità di vedere una nuova regione lo entusiasmava troppo, anche perché gli ricordava i tempi in cui viaggiava continuamente insieme alla sua squadra. Ricordava quel periodo come se fosse ieri, ma la sua indole e i suoi successi avevano fatto in modo che in realtà, sotto quei capelli mori, ci fosse ancora in parte la testa di un bambino che non era mai riuscito a crescere del tutto, e adesso la nostalgia dei vecchi tempi era salita dentro di lui.
Una volta seduto, guardò la pokéball appoggiata sul mobiletto situato accanto al suo letto, per poi afferrarla e passarsela tra le mani.
“porca vacca…certo che il tempo vola. Quanti anni saranno passati? Dieci? Ormai ho perso il conto…”
Di anni ne erano passati, ma erano ancora lì insieme: lui e il suo compagno più fedele ancora chiuso nella stessa pokéball da ben dodici anni, ovvero da quando lui era ancora un ragazzino di dieci anni.
Malgrado fosse passato tutto quel tempo, si sentiva ancora lo stesso ragazzino pieno di sé.
“ho una certa fame e scommetto che neanche la mia squadra voglia stare a stomaco vuoto”, pensò
Si alzò di scatto in piedi e attraversò quell’odissea di cianfrusaglie sparse a giro per prendere lo zaino.
Mise la sfera dentro di esso e se lo mise sulle spalle, per poi uscire dalla sua cabina.
Non ebbe il tempo di passare dalla sua stanza al corridoio che un pensiero gli attraversò la testa.
“MERDA! LA CHIAVE DELLA CABINA!”
Appena prima che la porta si fosse chiusa dietro le sue spalle, con un gesto della mano dell’ultimo secondo impedì la sua chiusura, per poi prendere la tesserina magnetica attaccata dall’altro lato della maniglia e riporla in tasca.
“maledizione, oggi non ci sono con la testa…”
Una volta evitato di rimanere chiuso fuori e rifare un’altra figuraccia con la reception, si avviò per il lungo corridoio.
Ormai il ragazzo aveva imparato a gestire il mar di mare: nei primi giorni era rimasto nella sua cabina a distanza di sicurezza dal bagno in modo da evitare di sentirsi male e creare spiacevoli situazioni per tutta l’imbarcazione, ma nel tempo la cosa si era assopita fino al punto in cui, oramai, nei corridoi non sentiva neanche più la sensazione di ondeggiare a destra e a sinistra.
I percorsi non sembravano nemmeno quelli all’interno di uno Yacht: i lunghi tappeti di moquette viola li ricoprivano del tutto e delle luci poste nel soffitto lo illuminavano perfettamente, mentre le pareti di legno scuro davano l’ultimo tocco di classe.
Una volta uscito da quel tunnel con la mente un poco più sgombra, il giovane si ritrovò nella sala bar.
Era ancora mattino presto e, a parte poche persone e i camerieri, le uniche altre cose che riusciva a vedere erano delle sedie vuote.
Quando notò che i tavoli vicino all’oblò avevano dei divanetti annessi non esitò ad andarci. Una volta rilassato sul morbido sofà color lilla, aprì lo zaino e dispose una pokéball sul tavolo.
Fatto questo, si mise ad aspettare sbadigliando fino a quando uno degli inservienti non lo notò per poi avvicinarsi al tavolo.
<< Buongiorno, desidera qualcosa? >>, chiese il lavoratore sorridendo.
<< Salve! Sì, in effetti avrei un po’ di fame e voglio proprio fare colazione. Avete uova e bacon? >>, chiese il ragazzo rispondendo con la stessa espressione allegra.
<< in effetti le abbiamo, le faccio portare direttamente al tavolo. Vedo che ha una pokéball con sé: vuole che le portiamo anche qualcosa anche per il suo pokémon? >>
<< di solito non mangia a quest’ora. In ogni caso grazie mille >>
Il cameriere fece un lieve inchino e se ne andò verso la cucina a comunicare l’ordine, mentre il giovane faceva uscire il suo pokémon.
Dopo che un lampo di luce si accese, una figura colossale apparì accanto a lui: era un typhlosion dalle dimensioni enormi. Apparve vicino al suo allenatore in piedi sulle zampe posteriori, creando così un’immagine che sarà stata anche un metro e ottanta. La muscolatura era possente e, ad ogni movimento, il pokémon sembrava liberare una gran quantità di energia. Intanto, qualcuno dal lato opposto della sala sembrava incuriosito dall’esemplare, sbirciando di tanto in tanto girandosi un poco dallo schienale della sua sedia. Tuttavia, il proprietario non sembrava disturbato, piuttosto si limitò a fare un gran sorriso e ad accarezzare con gran forza quel colosso.
<< buongiorno amico mio. Cerchiamo di non fare troppo rumore, va bene? >>, disse il ragazzo mentre faceva l’occhiolino.
La creatura in tutta risposta abbassò la testa per farsi accarezzare la fronte. Ormai, i due si conoscevano praticamente da tutta la vita e potevano tranquillamente essere considerati inseparabili.
Mentre quello accontentava le richieste del bestione, ad un certo punto vide posare sul proprio tavolo un grosso piatto di uova e bacon.
“cazzo sì, finalmente si mangia…non ne potevo più!”, pensò lui mentre posava il suo berretto sulla testa del pokémon.
Mentre si ingozzava senza masticare, ad un certo punto gli venne un’idea.
<< ehi bello, perché non ne provi un po’? magari non facciamoci vedere: non credo che si possa fare… >>, sussurrò al suo compare.
Quando il typhlosion provò quell’intruglio di cibo umano, masticò per un po’ per poi ingurgitare e fare una faccia strana.
Il suo allenatore si mise a ridere e gli dette una pacca sulla spalla possente.
<< hehe, non credo che questa roba ti piaccia, ma perlomeno puoi dire di averla provata. Dai…per pranzo tu e gli altri avrete il vostro cibo. In ogni caso questo posto non ti sembra una figata? Abbiamo un intero yacht a disposizione e possiamo fare tutto quello che vogliamo, più o meno… >>
Dopo un po’, man mano che il tempo passava, la stanza si era lentamente riempita di persone e pokémon fino a quando non si era riempita completamente e quel tipo era davvero contento di trovarsi lì. Anche se il lusso sfrenato non gli era mai piaciuto moltissimo, era la presenza di altri la vera cosa che lo metteva a proprio agio. Non gli serviva molto per stare bene: bastava la compagnia e qualcosa da fare.
Una volta finito di mangiare, si alzò in piedi e fece un cenno al suo compagno di viaggi.
 << che ne dici se dopo pranzo andiamo? Non sono mai stato ad Hoenn e questa sosta alla spiaggia di Petalipoli mi sembra una bella occasione per goderci un po’ la giornata.
Il typhlosion emise come risposta un piccolo ruggito.
<< questo è lo spirito giusto! Chi ci potrebbe mai fermare? >>
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Alcune ore dopo, spiaggia di Petalipoli…
In quel momento, il cielo era un’immensa distesa azzurra al centro della quale il sole pareva incastonato, mentre la sua luce faceva scintillare l’intera distesa di granelli di sabbia che iniziava subito dopo il pontile di legno che costituiva il molo.
Appena sceso dall’imbarcazione, il ragazzo si fermò un attimo ad ammirare il panorama.
<< cazzarola, se questa è Hoenn…direi che si comincia bene. Ehi Exbo…abbiamo portato la crema solare? >>, pensò ad alta voce mentre Guardava il bestione che si portava appresso.
Quello come risposta emise un piccolo sbuffo, anche se a guardarlo bene pareva fosse piuttosto felice di approdare subito in una bella spiaggia.
A un certo punto, un vecchino si avvicinò ai due.
<< salve ragazzi. Io sono il signor Marino, vi do un caloroso benvenuto a Hoenn! >>
<< salve! Grazie mille. Mi dica un po’…questo non è il parco lotta, giusto? >>
<< dici bene ragazzo, hehe >>, rispose l’anziano con un sorriso beffardo.
<< beh, poco importa: mi piace qui, anche se non capisco cosa c’entri con la meta di questa barca >>, replicò il giovane allenatore.
<< beh, se non ho visto male il programma che mi ha fatto leggere il capitano del vostro yacht, questa è una tappa bonus dove vi fermerete per un po’ in modo da godervi un poco di più la vacanza…non hai letto la brochure? >>, chiese divertito il marinaio.
<< a dire il vero…no. In ogni caso grazie mille delle informazioni. Adesso devo andare, ci vediamo! >>, concluse allegramente.
Quando mise piede sulla sabbia calda, non potette fare a meno di notare l’enorme quantità di persone e pokèmon nelle vicinanze.
“a quanto pare quasi tutti i passeggeri sono scesi per godersi la spiaggia. Saranno almeno un centinaio! Tanto meglio! Non vedo l’ora di confrontarmi con qualcuno. Del resto, se i passeggeri sono potuti salire a bordo è perché tutti hanno almeno battuto otto palestre…voglio proprio vedere di che cosa sono in grado di fare… “
Mentre passava in mezzo alla gente, si rendeva conto che ogni tanto qualcuno gli scambiava un’occhiata particolare, come se lo riconoscessero. La cosa gli faceva piacere: del resto, di passeggeri provenienti dalla sua stessa regione non erano molti e, per quanto fosse un allenatore di alto livello, era riconosciuto da pochi, malgrado avesse accanto a sé il suo gigantesco typhlosion.
Camminarono per un po’, osservando allegramente vari gruppetti di allenatori che parlavano o lottavano tra loro.
Lotte singole, lotte in doppio, piccoli tornei amatoriali organizzati sul momento e confronti di gruppo: quello era uno dei più grandi raduni di allenatori che avesse mai visto.
Ad un certo punto, quello si sentì appoggiare una mano sulla spalla.
<< ehi ragazzo, vedo che stai girovagando da un po’ senza fare niente di particolare…che ne dici se ci mettiamo a fare una lotta? >>.
Appena si voltò per vedere chi gli avesse rivolto parola, si ritrovò davanti a sé un uomo poco più alto di lui. Era veramente muscoloso e la capigliatura un poco stempiata color castano dava spazio per la visione dei suoi occhi marroni. Osservò per un attimo la maglietta a maniche corte verde militare e i jeans che gli arrivavano poco sotto le ginocchia per poi rispondere alla richiesta.
<< beh, a me va bene, tanto non ho niente da fare. In ogni caso mettiamoci un poco più distanti se possibile: con quei pettorali rischi di farmi ombra >>, rispose in modo provocatorio il ragazzo.
Si posizionarono a circa venti metri di distanza sulla sabbia rovente, mentre la folla man mano si disponeva attorno a loro incuriosita dall’incontro che stava per avvenire.
<< e va bene, vediamo cosa sai fare! Voglio proprio vedere se sei capace di lottare come sei capace di riempirti di muscoli! >>, disse il giovane che aveva ricevuto la sfida.
<< e va bene, come vuoi. Vediamo se questa lotta ti accorcerà un po’ la lingua…vai pidgeot! >>
Detto questo, l’uomo mise in campo il suo pokémon. Una volta apparso, la prima cosa che si vide era la sua bellissima cresta a strisce arancioni dalla forma lunghissima. Il grandissimo uccello emise un grido per poi spiegare le possenti ali dalle piume marroni e mettersi a volare a pochi metri dal suolo. Intanto, la gente sussurrava commenti sulla bestia alata che si ergeva a pochi passi da loro.
“questo idiota vuole battermi con un uccellaccio…e va bene, per stasera…ali di pidgeot fritte!”
<< d’accordo…io mando in campo Exbo! >>, disse il ragazzo mentre osservava il typhlosion che avanzava sulla sabbia. Ad ogni passo, il pokémon sembrava così pesante che pareva dovesse affondare nella distesa marrone chiaro.
Una volta in posizione, l’uomo ringhiò.
<< e va bene allora…avanti iniziamo! attacco d’ala! >>
Appena dato l’ordine, il pidgeot prese quota per poi lanciarsi rapidamente in picchiata verso il suo avversario, mentre il fischio dell’aria tagliata dalle sue ali riecheggiava in tutta l’area. Piuttosto che un animale, pareva invece un jet che volava a mezzo metro da terra.
“merda, quell’affare è veloce…ma credo di avere un piano…”
<< Exbo, vedi di assorbire il colpo! >>, disse il giovane allenatore in fretta e furia.
Arrivato a pochi metri dal typhlosion, il pennuto sentì un altro ordine dal proprio allenatore.
<< Adesso! >>
Appena udita la direttiva del padrone, quello si fermò frenandosi con le ali, per poi iniziare a batterle violentemente vicino al livello del suolo. Il risultato fu un enorme nube di sabbia che stava investendo l’avversario mentre la folla esultava per via dell’incontro.
Il pokémon di tipo fuoco iniziò a ruggire e a dimenarsi in modo da togliersi di dosso i fastidiosi granelli che lo stavano graffiando senza pietà da tutte le parti.
In quel macello di sabbia che vorticava e urla, un ordine sfondò il caos.
<< Expo, eruzione! >>.
Sentita la richiesta, il pokémon vulcano si mise su quattro zampe per poi emettere un ruggito ancora più forte. Subito dopo, dalla sua schiena partì quella che pareva essere un’imponente esplosione di fiamme che iniziarono a roteare attorno a lui. Le pareti di fuoco erano alte almeno quattro metri e il pidgeot, dopo aver emesso un verso stridulo, dovette allontanarsi per via del dolore: il calore vicino a quell’inferno era insopportabile.
Il turbine di sabbia terminò poco prima di quello di fuoco e, come risultato, si tornò a vedere un Exbo al centro di un cratere bollente e ancora rosso composto da sabbia vetrificata dal calore. Sulla schiena del pokémon, le fiamme erano ancora accese.
Nel frattempo, la folla era in delirio: quella serie di mosse e ordini svolte dai contendenti era avvenuta tutta in pochi secondi.
<< pensavi di fregarci con un paio di granelli di sabbia? >>, disse in modo provocatorio il ragazzo inclinando la visiera del suo berretto.
<< smettila di blaterare e continuiamo la lotta! >>, rispose l’altro mentre osservava il suo pidgeot osservare con aria nervosa il bestione infuocato dal quale era stato costretto ad allontanarsi.
<< come vuoi…Exbo, accendilo con lanciafiamme! >>.
Nell’immediato, le fiaccole sulla schiena del typhlosion aumentarono di volume e subito dopo quello si alzò sulle zampe posteriori e aprì la bocca. Da questa, un fiume rovente color cremisi si diresse a tutta velocità contro il pennuto.
<< evitalo e poi trafiggilo con alacciaio! >>
Il volatile eseguì una piroetta perfetta ed evitò il flusso incandescente. In seguito, si diresse verso il suo avversario evitando il getto bollente he veniva continuamente direzionato verso di lui.
“una mossa di tipo acciaio contro un typhlosion? Anche se in effetti a certi livelli può comunque fare molto male…in ogni caso sta facendo esattamente quello che volevo”
<< non ancora… >>, sussurrò il ragazzo.
L’ala del pidgeot iniziò a cambiare da un color brunito a un colore tendente all’argenteo, mentre le piume iniziavano a cambiare conformazione e ad indurirsi. Intanto, si avvicinava sempre di più all’altro pokémon.
<< non ancora… >>, continuò mentre il grandissimo uccello continuava a volare a velocità così alta da sollevare una scia di sabbia durante il suo passaggio.
Ormai la bestia alata era vicinissima e le persone attorno sembravano quasi spaventate alla vista dell’attacco lanciafiamme che veniva puntato da tutte le parti.
<< tuonopugno! >>, gridò in fretta il giovane.
Appena Exbo vide a meno di un paio di metri da sé l’ala dell’altro animale, sollevò la zampa posteriore destra e mirò dritto al cranio dell’avversario. Dopo un lampo accecante, tutti i presenti sentirono un tonfo fortissimo. Quando le persone tornarono a posare lo sguardo sullo scontro, l’unica cosa che videro era il pennuto accasciato a terra e con gli occhi chiusi, mentre il typhlosion davanti a lui respirava in modo lievemente affannato con il pugno ancora ben stretto: l’incontro era finito.
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Nello stesso momento, nello stesso luogo…
In quella spiaggia accaldata e piena di gente, qualcuno aveva cercato di osservare tutto il tempo la lotta pokémon con un entusiasmo non inferiore a quello di tutto il resto della folla. Era lì, con aria ancora incredula sulla riva del mare, con le piccole onde che ancora gli accarezzavano i piedi scalzi. Ai suoi occhi, quello era stato uno degli scontri più belli mai visti e quel vortice di sabbia sostituito subito dopo dalla colonna di fuoco lo aveva mandato completamente in visibilio, anche se non aveva neanche notato il silenzio dell’allenatore sconfitto che guardava le piume bruciate del suo pidgeot sparse per ogni dove prima che fossero trasportate via dal vento.
<< ehi amico, hai visto che roba? Sono stati incredibili! Il nostro viaggio è iniziato alla grande! >> disse il piccoletto guardando il suo pokémon che si era appena messo a sguazzare nell’acqua bassa.
Il piccolo animaletto tornò velocemente sulla sua spalla, per poi emettere un verso in segno di approvazione.
<< voglio parlare con quello che ha vinto, non posso perdermi l’occasione di conoscerlo! >>
Detto questo, si allontanò velocemente dalla riva per immettersi nella folla. Le altre persone sul posto erano tutte di età maggiore della sua e la loro maggiore altezza aveva fatto in modo che non vedesse molto bene la maggior parte dell’incontro, anche se le esplosioni di fiamme e i versi striduli e minacciosi del volatile gli erano sicuramente bastati. Quando finalmente riuscì a vedere i contendenti poco distanti da lui, li osservò parlare tra loro.
<< dopotutto non sei andato male: te e il tuo pidgeot sembrate molto attaccati. Sembra piuttosto malconcio. Tieni…ecco una ricarica totale, dovrebbe farlo sentire molto meglio >>, stava dicendo il vincitore mentre estraeva dallo zaino una fiala.
<< beh, anche se all’inizio ti trovavo un po’ fastidioso devo ammettere che siete stati davvero forti, vi faccio i miei complimenti >>, rispose l’altro che stava applicando il medicinale al suo amico.
Una volta finita quella conversazione, il ragazzo diede una pacca sulla schiena del suo typhlosion per poi girarsi e continuare per la sua strada. Tuttavia, appena si voltò si trovò davanti un marmocchio che lo guardava con un’aria di profonda ammirazione.
<< accidenti sei stato grandioso! Tu e il tuo pokémon li avete stesi in pochissimo tempo! >>, disse il bambino in preda all’euforia.
L’altro si abbassò un poco e gli scompigliò i capelli.
<< ehi grazie! In effetti è stata una lotta divertente. Breve…ma intensa. Ti invece chi sei? Sei anche tu uno dei passeggeri dello yacht? >>
<< in effetti è così. Mi chiamo Ash Ketchum e vengo da Biancavilla! >>
<< cavoli, sei molto giovane per essere stato ammesso al tour al parco lotta di Hoenn. Io invece mi chiam- >>
<< ehi ragazzo! Voglio lottare con te! se vinci ti offro una birra! >>, li interruppe una ragazza che aveva assistito alla lotta.
<< arrivo subito bellezza! >>, rispose l’allenatore con un sorrisetto stampato sulle labbra, per poi girarsi nuovamente verso il bimbo.
<< scusa ragazzino, ma adesso devo andare a fare un'altra lotta. Ci becchiamo, va bene? sembri simpatico >>, concluse prima di incamminarsi verso la tipa carina che lo aveva invitato per una lotta.
Ash rimase lì, indeciso se chiedergli di nuovo il nome oppure avviarsi a sua volta per la sua strada.
Tuttavia, non era molto interessato a rimanere per troppo tempo in quel posto: erano praticamente tutti più grandi di lui e non gli importava di starsene tutto il giorno sulla spiaggia a guardare gli altri bere birra o cose del genere. Di conseguenza, prese l’asciugamano dal suo zainetto, si cambiò il vestiario, si mise le scarpe e si avviò al di fuori della graziosa distesa di sabbia.
Era moltissimo tempo che non tornava ad Hoenn, ma il percorso 104 era esattamente uguale a come se lo ricordava, esattamente come il cottage del signor marino e le distese di prati che circondavano il viottolo principale.
Guardò il pikachu ancora appoggiato sulla sua spalla per poi sorridergli.
<< ehi pikachu, che ne dici se andiamo al bosco Petalo? Magari lì troviamo qualcosa di interessante! >>
Quando il suo amichetto si strusciò sulla sua guancia in segno di approvazione, i due si avviarono per il percorso mentre continuavano ad osservare la spiaggia sotto di loro: il ragazzo che avevano incontrato prima si stava ancora confrontando in una lotta con l’altra e il trambusto della folla si sentiva anche da quella distanza.
Dopo un po’ di tempo, arrivarono finalmente davanti all’entrata del bosco Petalo…
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Pochi minuti dopo, bosco Petalo…
Dentro quella boscaglia, la luce entrava a malapena, soffocata dalle foglie attaccate alla rete di rami intricati che si era manifestata sopra la testa dei due. Appena entrati nel bosco, si poteva vedere il magnifico gioco di colonne di luce infiltrarsi tra le fronde. Assieme a quel fenomeno, l’udito faceva la sua parte facendo sentire il verso dei pokémon coleottero e delle altre creature disposte sugli alberi e nell’erba alta.
<< eccoci arrivati al bosco Petalo. Devo ammettere che il posto non è cambiato molto dall’ultima volta che lo abbiamo visto, non trovi? >>, disse Ash mentre si guardava attorno. La cosa curiosa era che, per quanto ci fosse quasi sempre qualche allenatore pigliamosche, in quel momento non c’era assolutamente nessuno: solo natura e creature.
“strano…dove sono tutti?”
Iniziarono ad inoltrarsi nei percorsi segnati all’interno della boscaglia, cercando con lo sguardo qualsiasi cosa potesse ricondurli a una presenza umana, continuando per qualche minuto a camminare.
“niente…questo posto è vuoto, e anche di pokémon non ne vedo moltissimi: solo qualche nincada e alcuni slakoth appesi ai rami. Sembra quasi che siano tutti andati via, ma perché?”
Continuarono a camminare senza successo: l’esplorazione stava andando piuttosto bene e camminare per il bosco non era affatto male. Tuttavia, ad Ash sarebbe piaciuto sicuramente di più riuscire a trovare qualcuno con cui fare due chiacchiere oppure fare una lotta amichevole.
Una lieve alitata di vento sfiorò il viso del bambino. Subito dopo, un boato rituonò per tutta la zona, facendo sobbalzare il pikachu sulla sua spalla e spaventando alcuni pokémon selvatici nei dintorni che scapparono subito dopo.
Quello restò sul posto per qualche secondo, cercando di capire cosa fosse appena accaduto. Per quanto non fosse così assordante, riuscì a capire che veniva da una zona del bosco piuttosto lontana e che si fosse trovato nei paraggi della fonte del rumore sarebbe stato decisamente meno piacevole. Inoltre, per un attimo avrebbe giurato di sentire la terra tremare.
<< caspita! Hai sentito che roba? Dici che è stato un pokémon selvatico? Forse è stato lui a spaventare tutti quanti >>, disse rivolgendosi al suo pikachu.
In tutta risposta, il topino elettrico scosse un po’ la testa in segno di confusione.
<< io dico di andare a vedere, non possiamo perdercelo! Magari riusciamo anche a catturarlo e ad avere un membro in più per la nostra squadra! >>
Senza perdersi d’animo, iniziò a correre per la foresta, mentre sia lui che il pikachu guardavano da tutte le parti in modo da poter scorgere la fonte di quel rumore.
I vestiti si strusciavano ai rami le scarpe si sporcavano di terra, ma a lui non importava affatto: l’idea di trovare un pokémon così potente lo aveva messo in uno stato di euforia pura.
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Qualche minuto dopo, bosco Petalo…
Adam osservò silenzioso la fila di alberi sradicati davanti a sé, contemplando i segni sui tronchi dovuti alla potenza devastante con la quale erano stati completamente abbattuti.
Dopo aver fatto rientrare Horus e Coraline nelle loro sfere, riaccese la sigaretta elettronica e se la portò alla bocca: se quella che stava provando sia lui che la sua amica era una lieve soddisfazione, avrebbe fatto sì che fosse amplificata dalla nicotina.
Mentre le nuvole di vapore uscivano dalle sue labbra, si godette per un paio di secondi la brezza che il mare ormai lontano portava per poi girarsi verso la sua amica.
* sappiamo ancora mordere…e tu sei stata incredibile *, disse telepaticamente mentre continuava a fumare.
*direi di sì…e tu sai ancora fare benissimo il tuo lavoro! *, rispose lei diffondendo un senso di gratitudine in entrambi.
* che cavolo…la gamba ha ricominciato a farmi male. Che dici, torniamo a casa? Del resto…ormai siamo qui da parecchio tempo. Spero che a te e alla squadra sia piaciuta questa sorpresa *
Lei lo guardò dritto negli occhi sfoggiando un sorriso.
* certo che ci è piaciuta! Prima che li rimettessi nelle sfere, giurerei di aver sentito la soddisfazione di tutti! È stato davvero una bella idea! In ogni caso sarà meglio tornare, non sia mai che la tua gamba ti causi troppo dolore… *
Scambiatosi queste parole, Adam rimise tutte le pokéball nel suo borsone a tracolla che si era portato appresso, per poi mettersi assieme alla gardevoir sulla via del ritorno.
Entrambi, almeno per quella giornata, avevano rivissuto un poco il passato che, per quanto potesse sembrare lontano, inevitabilmente era costantemente nei loro pensieri.
Tornarono sui loro passi, ripercorrendo il sentiero al di là dei percorsi prestabiliti del bosco Petalo per poi reintrodursi nella via principale.
Quando attorno non trovò né persone né pokémon rimase tutto fuori che sorpreso.
“ottimo…li schianti hanno fatto andare via praticamente tutti. Per una buona volta non devo convincere qualche fastidioso allenatore pigliamosche che sono solo un invalido sulla strada di casa”, pensò il ragazzo mentre reggeva il proprio peso sul bastone. Infatti, quando passava tra quegli alberi, i ragazzini non si curavano affatto dell’asta che usava per poter camminare, tantomeno al tutore agganciato alla sua gamba destra.
Tuttavia, quel giorno avuto quello che considerava un bellissimo regalo di compleanno: l’assenza totale di persone sulla via di ritorno. In quel modo, avrebbe concluso la giornata in modo perfetto.
Ad un certo punto, i due iniziarono a sentire dei rumori strani. Tra i suoni delle fronde che ondeggiavano e dei loro passi, il loro orecchio stava distinguendo qualcosa…qualcosa che si stava avvicinando a loro.
Adam si fermò e prese tra le mani il bastone da passeggio, brandendolo come se fosse un’arma. Intanto, Evelyn teneva sott’occhio tutto l’ambiente circostante.
“chi cavolo scorrazza in questo modo da queste parti? A qualche idiota sta fuggendo il pokémon da catturare?”, pensava intanto lui.
Il rumore aumentava di intensità in maniera sempre più veloce, fino a quando qualcosa non sbucò fuori dal cespuglio dietro di loro.
Il tutto fu così veloce a tal punto da non far neanche rendere conto ai due di cosa fosse successo. In un attimo, l’allenatore e la gardevoir si erano ritrovati al loro fianco un ragazzino completamente spalmato sul terreno.
Un attimo prima era davanti a loro e, immediatamente dopo, era steso al suolo con la faccia completamente interrata. La maglietta era ormai completamente riempita di graffi e di buchi causati dai rami, le scarpe erano da buttare e i pantaloni erano semplicemente non commentabili. Forse, l’unica cosa che poteva essere salvata in quel mortorio di sporcizia era il berretto che indossava. Intanto, il pikachu che gli stava sulla spalla era riuscito a scendere in tempo per evitare di farsi male. Adesso era accanto al suo padrone e con la zampetta gli punzecchiava la nuca per assicurarsi che stesse bene, in mezzo al pulviscolo causato dalla caduta
Ci furono alcuni secondi di silenzio in cui Adam lo squadrò dall’alto verso il basso senza dire una sola parola.
Alla fine, quando il bambino iniziò a mettersi a sedere a terra e a cercare di pulirsi il volto come meglio poteva, decise di rompere la quiete.
<< ehm…stai bene ragazzino? >>, disse con aria confusa lo zoppo.
Quello alzò la testa verso di lui, rivelando un ciuffo moro appena sopra un viso che in quel momento, a causa della polvere e della terra, aveva lo stesso color marrone degli occhi. rispetto a lui, quel ragazzone alto anche più di un metro e ottanta lo sovrastava in maniera abbastanza inquietante.
<< si…sto bene grazie…cavoli che botta! >>, rispose l’accidentato prima di rimettersi in piedi senza che nessuno gli avesse ancora offerto una mano.
<< bene… >>, concluse secco il ragazzo più grande prima di iniziare ad andarsene via.
Il bambino lo guardò incredulo, come se non riuscisse a capire come mai quello strano tipo se ne fosse andato senza neanche salutare.
Iniziò quindi a seguirlo, chiedendo spiegazioni come solo un bambino sa fare.
<< ehi aspetta! Ma dove vai? >>
Udite quelle parole, Adam iniziò ad avanzare più velocemente nella vegetazione, arrancando ad ogni falcata seguita dal rintocco del bastone sulla terra battuta.
“ti prego…fa che se ne vada…”
<< perché mai dovrei dirti dove vado? >>, rispose scocciato.
Il ragazzino, in quanto tale, non riuscì minimamente ad intuire la voglia di essere lasciato solo dell’altro, continuando quindi a fargli domande.
<< io e il mio amico pikachu abbiamo sentito dei rumori fortissimi! Per caso eravate voi? Ne sapete qualcosa? penso che i botti venissero più o meno da questa zona… >>
A quel punto, Adam si fermò di colpo e si voltò, ritrovandosi di nuovo davanti quella che aveva già inquadrato come una scocciatura semovente.
<< secondo te siamo stati noi? Guardami…ma ci vedi? >>, rispose nervosamente picchiettandosi il tutore metallico con l’asta che usava per sostenere il suo peso.
<< io…non saprei…in ogni caso il mio nome è Ash Ketchum. Vengo da biancavilla e questo è il mio amico pikachu! >>, disse con aria contenta il piccoletto.
Silenzio…
<< …sono felice per te… >>, disse Adam voltandogli le spalle per poi incamminarsi di nuovo verso casa seguito da Evelyn.
Il piccolo allenatore e pikachu inclinarono simultaneamente la testa, incuriositi dal comportamento strano della persona che avevano appena incontrato. Si aggiustò quindi il berretto sulla testa e partì all’inseguimento del ragazzo.
<< aspetta! Dove vai? Non mi hai detto come ti chiami >>, gli continuava a dire.
Quello intanto lo ignorava, cercando di aumentare il passo al meglio che poteva: erano passati un paio di minuti, la sua pazienza stava già finendo e ormai era disposto anche a sentire il dolore accoltellargli la gamba pur di allontanarsi da quel marmocchio che però, allo stesso tempo, lo stava inseguendo senza la minima intenzione di andarsene.
<< che ti importa di come mi chiamo? Ragazzino…probabilmente non mi rivedrai mai più… >>
<< ma a me piace fare amicizia. Piace anche a pikachu, non è vero amico mio? >>, rispose Ash mantenendo la sua andatura.
<< pikaa! >>, lo segui il suo pokémon.
“non ricordavo che il bosco Petalo fosse un fottuto covo di matti”, pensava intanto il ragazzo più grande.
Nel tempo, le fitte aumentarono, fino a quando Evelyn non irruppe nella testa del suo amico.
* Adam, lo so che non riesci a sopportare i bambini…ma temo che non sarà mai possibile allontanarsi sa lui se… *
* sono d’accordo: accontentiamo le sue stupide richieste e poi tanti saluti… *
Alla fine, davanti l’uscita del bosco Petalo che portava al percorso 104, sia il ragazzo che l’elegante pokémon si fermarono per poi girarsi ancora una volta verso Ash, il quale non li aveva persi di vista neanche per un momento.
<< uff…menomale vi siete fermati, la corsa di prima mi ha veramente stancato >>, disse affannando il marmocchio.
“vedo che per darci fastidio l’energia non ti manca ragazzino…”
Quando riuscì a trovarsi più vicino al pokémon di Adam, il piccolo allenatore rimase sbalordito.
<< caspita! Non ho mai visto una gardevoir così alta! >>
La diretta interessata rimase immobile a guardare l’osservatore. Intanto, Adam sentiva in tempo reale l’imbarazzo della sua amica, la quale non era affatto abituata ad essere osservata e giudicata come un animale da compagnia, tantomeno vedere qualcuno fare commenti sul suo aspetto fisico fuori dal comune: cose del genere la mettevano profondamente a disagio, anche perché ormai aveva accanto a sé un allenatore che la trattava da anni come un essere umano.
Osservando il pikachu sulla spalla di Ash, Evelyn si sentì come la cosa più diversa che potesse esistere: rispetto a quel pikachu, lei si sedeva a tavola per mangiare assieme al suo allenatore, sapeva leggere e scrivere e dormiva sotto le coperte. Essere paragonata ad un animale non la facevano affatto stare bene.
Il topino elettrico andò a salutare Evelyn da vicino, alzando il piccolo braccio destro e facendo un cenno di saluto con la zampetta, al quale lei rispose con un lieve cenno della testa.
 Il giovane allenatore trovava comunque strano avere a che fare con una gardevoir così alta, cosa che lo metteva lievemente in difficoltà. Inoltre, quando fissava il suo sguardo o quello di Adam per più di qualche secondo, aveva la sensazione che i loro occhi comunicassero qualcosa che non riusciva a comprendere. Malgrado ciò, Ash si convinse che quella poteva soltanto essere una sensazione che provava sul momento, anzi: a lui quei due tipi, per quanto potessero essere strani, gli stavano simpatici.
Pikachu fece una faccetta felice e tornò sulla spalla del suo allenatore.
<< senti ragazzino, io ed Evelyn adesso vorremo tornare a casa… >>, disse Adam in modo da tagliare corto.
<< mi chiamo Ash. Comunque… >>, rispose il bambino prima di vedere protesi agganciata alla gamba del ragazzo e provare un gran senso di dispiacere.
<<…potremmo accompagnarvi fino a casa, tanto anche io e pikachu dobbiamo prendere la stessa strada che prendete voi >>
“che noia! Perché non mi lascia semplicemente in pace? Non voglio che ci tormenti ancora, soprattutto a Evelyn”, pensava intanto lo zoppo.
 << non abbiamo bisogno di essere accompagnati, grazie lo stesso piccolo uomo… >>
<< Ash! Mi chiamo Ash! >>
<< sì ecco, quello… >>, concluse secco Adam prima di varcare l’uscita dal bosco Petalo.
Il ragazzino non capiva il perché quel tipo si comportasse in quel modo. Tuttavia, in ogni caso anche lui doveva seguire quel percorso.
<< Petalipoli si trova poco dopo aver preso questa uscita…andiamo amico? >>
l’animaletto giallo annuì contento e i due uscirono dalla boscaglia.
----
Percorso 104, qualche minuto dopo…
Dopo essere stati tutto quel tempo nella foresta, al ragazzo e alla sua amica ci volle un po’ di tempo prima che i loro occhi tornassero ad abituarsi alla forte luce solare che veniva mandata dal sole a quell’ora del pomeriggio. L’allenamento aveva messo in evidenza sia il livello delle loro capacità che quelle del resto della squadra e, malgrado il fastidioso incontro col ragazzino di Biancavilla, i due si ritennero abbastanza soddisfatti.
* certo che quel moccioso era strano, non è vero? *, continuò il ragazzo mentre avanzava reggendosi sul bastone.
* diciamo che era pane per i nostri denti, soprattutto per i tuoi *, rispose il pokémon dando una leggera gomitata provocatoria al suo allenatore.
* meno male che quando gli ho detto che non eravamo stati noi a fare quel casino non ci ha creduto: non sia mai che qualcuno ci chieda una lotta di prima mattina. E poi… *
L’altra si girò verso di lui e gli mise delicatamente la mano sulla spalla.
* Adam…non sentirti in colpa per quello che è successo… *
* lo so…ma è difficile… *
* lo so…lo è anche per me… *
Poco dopo, Adam tirò fuori dalla tasca del giubbotto il flaconcino delle pillole antidolorifiche. Ne tirò fuori due e in un sol colpo le ingurgitò entrambe.
Fatto questo, si rimisero in cammino. La terra battuta che costituiva il percorso 104 era decisamente più confortevole da percorrere rispetto all’intricata boscaglia che formava il bosco Petalo, soprattutto per uno zoppo. Ad un certo punto però, all’allenatore venne l’impulso istintivo di sbriciare alle proprie spalle.
Come temeva, il piccolo diavolo e il suo topino elettrico erano a circa venti metri di distanza tra loro.
<< ehi ragazzi >>, si udì nell’aria.
“qualcuno mi uccida…”.
Il ragazzo cercò di ignorare quella che ormai era diventata ufficialmente la sua fonte principale di fastidio e di riprendere il suo cammino, quando improvvisamente una fortissima fitta di dolore si propagò per la gamba del ragazzo.
<< merda! >>, esclamò a bassa voce lo zoppo. Nello stesso momento perse la presa dal bastone per poi stramazzare a terra. Mentre cercava di riprendere il prima possibile l’asta di legno che era rotolata a qualche passo di distanza, il borsone gli era intanto scivolato, lasciando così cadere a giro le altre due pokéball che l’allenatore portava con sé.
Una voce riecheggiò nell’aria.
<< va tutto bene laggiù? >>
Dal momento che era sulla stessa strada, Ash li aveva intravisti dal lontano e aveva assistito alla caduta del ragazzo.
<< oh ma certo, va tutto bene. mi ero fatto cadere di proposito per sedermi un poco. Sai…mi annoiavo… >>, ringhiò Adam con ironia mentre cercava di trattenere al meglio che poteva le imprecazioni che il dolore gli stava suggerendo, anche se in qualche modo finivano tutte nella testa di Evelyn, la quale le sentiva inevitabilmente.
<< cavoli, aspetta che ti aiuto io! >>
<< lascia stare! Me la cavo benissimo da solo… >>
In quel momento, anche la gardevoir stette al suo posto: in quei momenti, il suo allenatore aveva bisogno di rialzarsi da solo. Erano piccole accortezze, ma se per altri potevano essere delle piccolezze, a lui invece salvavano in buca d’angolo il suo orgoglio.
<< un momento…ma quelle sono pokéball >>, sussurrò il ragazzino notando le sfere in mezzo al contenuto rovesciato a terra del borsone.
<< wow, che occhio… >>
mentre quello si rialzava dal suo pokéterramon, Ash prese le pokéball e le rimise nella tracolla che porse con garbo al proprietario.
<< ecco qua… >>
<< grazie… >>
Quello si rimise la borsa a tracolla e ripartì a passo “svelto” verso casa sua che ormai era a cinque minuti di cammino.
<< ehi un momento, aspettate! >> gridò il bambino.
<< e adesso che vuoi? >>
<< volevo solo chiedere se avete bisogno di una mano >>
Adam guardò lo sguardo di Ash puntato sul suo tutore.
<< non abbiamo bisogno del tuo aiuto >>, rispose digrignando i denti e rimettendosi in cammino.
L’altro lo restò a guardare mentre si allontanava, non capendo il perché di tanta freddezza.
Poco dopo, i due videro nuovamente la spiaggia. Se nella stessa mattina avevano visto l’enorme Yacht attraccare al molo del signor Marino, adesso riuscivano a scorgere un numero esagerato di allenatori e pokémon sulla spiaggia accanto ad esso. C’erano alcuni gruppi ad osservare le lotte che erano in corso, mentre la folla delirava ad ogni movimento dei concorrenti con una birra in mano.
“questa spiaggia è sempre stata un’oasi di pace…è terribile vederla sommersa dalla spazzatura e il caos…”, pensò Adam mentre riviveva le memorie di quando era più giovane, quando era ancora un bambino che stava muovendo i primi passi verso il piccolo molo in modo da imbarcarsi verso Bluruvia.
Ne era passato di tempo, ma prima dell’arrivo di quella gigantesca balena d’acciaio, quella era sempre rimasta una spiaggia dove regnavano il silenzio e la spuma del mare. Per il ragazzo, vederla in quello stato era davvero un colpo al cuore.
Tuttavia, si fermò un attimo sulla scogliera che sovrastava la costa dall’alto per vedere un po’ meglio la situazione.
In quel momento, si concentrò sulla lotta attorno alla quale ruotavano e impazzivano più spettatori: quei pokémon stavano facendo faville.
* ehi Eve, hai visto che roba? Quelli non sono degli idioti qualunque…a livello di lotte di pokémon ovviamente. In ogni caso, dal momento che lo yacht porta a far visita al parco lotta, vuol dire che ha trasportato fin qui allenatori di gran classe da tutto il mondo, quindi non devo sorprendermi più di tanto… *
* che cosa intendi fare? *, chiese lei curiosa.
* non ho alcuna intenzione di confrontarmi con loro… *
* capisco… *
*che ne dici se torniamo a casa? oggi abbiamo ottenuto dei risultati davvero inaspettati da quell’allenamento mia cara… *
* concordo! *
Nel frattempo, Ash decise di provare a salutare lo strano ragazzo e il suo pokémon prima di tornare alla spiaggia. Quando vide che non ricevette risposta, si illuse che non lo avessero sentito. Li osservò per un po’ mentre avanzavano verso chissà dove contemplando le nuvole emesse dalla sigaretta elettronica dello storpio. Non sapeva perché Adam si comportasse in quel modo: del resto, era solo un bambino e in quanto tale era solo curioso di conoscere la sua squadra e chissà…magari fare anche una bella lotta.
 Alla fine, si avviò verso il sentiero che lo avrebbe portato al di sotto dalla scogliera, sperando che avvicinandosi alla riva avrebbe potuto incontrare ancora una volta lo straordinario allenatore che aveva incontrato molte ore prima subito dopo quella violenta lotta pokémon avvenuta sulla sabbia.
 “spero solo di incontrarlo di nuovo…lui magari farà una lotta anche con me e pikachu…”, pensò tra sé e sé il ragazzino mentre la brezza di mare lo colpiva in volto.
Il pokémon sulla sua spalla lo guardò curioso, sperando di capire cosa avesse in mente il suo allenatore. Quei due avevano viaggiato in lungo e in largo per parecchie regioni e Hoenn era una meta che ormai avevano già visitato. Tuttavia, per loro il tour di visita al parco lotta era una cosa completamente nuova: per quanto Ash e il suo pikachu fossero un duo dalle mille risorse, non avevano mai avuto l’occasione per avvicinarsi tanto a uno dei luoghi dove gli allenatori più forti si confrontavano con dei veri e propri assi.
Mentre scendevano le scalinate che scorrevano per le rocce, il bambino dette un’ultima occhiata alla folla che si stava radunando attorno a due persone: una di loro era sempre l’energico individuo col typhlosion: in quella spiaggia la festa non si fermava mai.
<< coraggio pikachu, andiamo! >>.
Continua…
NOTE DEL BRAINSTEALER: ecco concluso anche il capitolo tre. Che ve ne pare? Spero che per adesso la storia vi piaccia e che non vi stia annoiando :D
Se lasciaste qualche commento, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, in modo da capire anche dove potrei migliorare e cosa dovrei aggiustare.
Un saluto dal BrainStealer…

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Capitolo 6
*** Capitolo 4: la scintilla ***


Bassifondi di Ferruggipoli, casa della famiglia di Adam, quattordici anni prima...  

Adam era ancora bagnato e l'asciugamano che teneva addosso per asciugarsi un minimo dall'acqua piovana che le era caduta addosso per ore si stava man mano inzuppando nel tempo.

Il bambino era distrutto dalla fatica: aveva corso a perdifiato per scappare dai bulletti che lo avevano perseguitato e al ritorno aveva fatto altrettanto, stavolta però in funzione di portare il più velocemente possibile il piccolo trovatello in un luogo sicuro.

In quel momento aveva ancora il respiro affannato, anche se lo stress stava lentamente andando via, come se il canovaccio lo stesse drenando via insieme all'acqua.

Si guardava ancora attorno spaesato, col fisico distrutto dagli sforzi che lo faceva irrimediabilmente barcollare in modo leggero sul posto.

Intanto, il piccoletto se ne stava ancora accasciato tra le sue braccia, con gli occhi chiusi e altrettanto stanco dalla pesantissima giornata: in quel momento, stava finalmente riuscendo ad avere quella che pareva essere una briciola di serenità.

Adam era distrutto e avrebbe giurato di sentirsi mancare. Tuttavia, ricordò la promessa che aveva fatto al ralts: non sarebbe stato più solo. Non avrebbe mollato la presa neanche un momento, anche a costo di prosciugare il suo corpo da tutte le forze che rimanevano, soprattutto adesso che quell'affarino si era addormentato.

La testa continuava a girare e a girare, come se la stanza, la casa e tutto il mondo gli stesse orbitando attorno.

Guardò ancora una volta il pokémon, ricordandosi della strana sensazione provata al loro primo contatto fisico. Era stato come un impulso fortissimo che aveva invaso la sua testa. Era stata un'esperienza piuttosto strana per il ragazzino, anche perché era decisamente qualcosa di nuovo per lui. Malgrado ciò, non l'aveva trovata spiacevole. Contemplò con sguardo rasserenato la posizione fetale nella quale si era accoccolato. Dal momento che le sue dimensioni erano piuttosto ridotte, non ci era voluto molto per asciugarlo e adesso i suoi buffi capelli verdi a caschetto davano spazio ai due buffi corni stondati posti in linea retta sulla testa.

Nel frattempo, sua madre gli sfregava energicamente l'asciugamano addosso, sperando costantemente che suo figlio non si beccasse un raffreddore per tutta quell'acqua che si era preso quel giorno, fino a quando la porta della cameretta dei bambini non si aprì lentamente, donando un lieve cigolio a tutti gli ascoltatori.

Da lì, un paio di occhietti marroni vennero fuori per poi, dopo qualche secondo, dar spazio anche a qualche ciuffo appartenente alla folta chioma rossa della sorella.

Una flebile voce tagliò timidamente il silenzio vellutato di quella stanza.

<< A-Adam... >>, sussurrò Zoey.

Da quando le era giunta voce che suo fratello maggiore era sparito, si era chiusa in camera senza la minima intenzione di uscire. Nella paura di non poterlo rivedere, era convinta che, se fosse rimasta permanentemente nella sua stanza, sarebbe rimasta per sempre isolata dalla realtà dove Adam era il bambino scomparso, anche se dopo poco la sua fantasia aveva lasciato gentilmente il posto alle lacrime.

Tuttavia, quando lo vide un sorriso splendente apparve sulla sua bocca. Stava per urlare il suo nome e correrlo ad abbracciarlo quando Kaitlyn le fece un gesto con la mano, in modo da farle capire che c'era un ottimo motivo per il quale era meglio fare silenzio.

Quando infatti la rossa guardò meglio vide, sotto ai tessuti dell'asciugamano, un piccolo fagotto avvolto e in collo a Adam. Si avvicinò quindi al suo eroe più grande, cercando di contenere la voglia di stringerlo a sé più forte che poteva. Dopodiché, quando gli fu praticamente accanto, vide finalmente cosa era fuggito alla sua vista.

Gli occhi sembrarono quasi saltarle dalle orbite.

<< un...pokémon?! >>, bisbigliò.

Non era certo l'unica ad essere sorpresa: nella casa di quella famiglia, a causa delle grosse difficoltà economiche, era stato difficile anche mandare entrambi i figli alla scuola per allenatori di Ferruggipoli, per non parlare del fatto che, per pagarla, sia Kaitlyn che Malcolm avevano fatto i salti mortali in modo da non rimanere indietro con le bollette, le quali arrivavano costantemente a fine mese con la violenza di un Gyarados.

In quel contesto, un pokémon era decisamente troppo costoso per tutti quanti, molto al di là della barriera economica che divideva quel gruppetto di sopravvissuti dalla presenza di un qualunque pokémon all'interno della loro abitazione.

Averne uno sembrava un'utopia, qualcosa di irraggiungibile. Eppure, suo fratello ne stava tenendo in braccio uno in quell'esatto momento.

Lo vide addormentato e sereno, cosa che le fece venire in mente un pensiero...

<< fratellone...questo è il tuo pokémon? >>

Quello, dopo un paio di affanni, rispose.

<< No, l'ho trovato che era solo soletto vicino al tunnel Menferro. Pioveva fortissimo e ho pensato...che non doveva stare da solo... >>

La sorella sorrise di nuovo, abbracciando delicatamente Adam in modo da non svegliare il ralts.

<< penso che allora dovremmo tenerlo >>, disse felicemente.

Lo sguardo di suo fratello si incupì.

<< Non saprei: non l'ho catturato con una sfera e poi...non posso fargli lasciare la sua famiglia...forse se riesco a ritrovarla... >>

<< ah...capisco >>

A quel punto, la madre si mise a sedere vicino ai figli.

<< Ehi ragazzi, ho un'idea: che ne dite se domani andate al centro pokémon? Così inizierete a capire per bene cosa avete tra le mani. Nel caso la vostra risposta sia un sì, sappiate che non vi accompagnerò: ormai Adam è entrato nella maggiore età e sta diventando un uomo e credo che sia perfettamente in grado di badare a sua sorella, non è vero? >>, dichiarò facendo l'occhiolino.

Lo sguardo del figlio divenne più determinato, come se una scintilla si fosse accesa nei suoi occhi: ormai la fuga dai bulletti della scuola e la scarica di acqua piovana stavano diventando un brutto ricordo.

La donna riuscì a vedere questo dettaglio. Lo aveva visto entrare esausto nel salotto dopo mezza giornata di corsa sotto la pioggia e si era fatta raccontare tutto l'accaduto mentre lo asciugava. Mentre succedevano queste cose, suo figlio non aveva mollato neanche per un secondo il ralts. Conosceva troppo bene il suo bambino e aveva capito che, grazie al piccolo nuovo arrivato, suo figlio avrebbe finalmente tirato fuori la grinta che era celata dentro di lui da sempre.

<< certo mamma! Porterò questo ralts al centro pokémon! E tranquilla: ci penso io a mia sorella! >>, dichiarò lui in maniera orgogliosa.

Lei si limitò a sorridere: sapeva di essere una delle poche madri al mondo a potersi fidare di certe parole anche con un figlio di tale età.

--------

Poche ore dopo...

In quella giornata, la pioggia stava lentamente andando a scemare, esattamente come la luce del giorno stava cedendo il passo alla sera. In quel momento, dopo un turbolento ritorno a casa del padre, l'intera famiglia era radunata intorno ad una tavola apparecchiata. Per quanto potesse sembrare una delle tante cene avvenute in quell'abitazione, un nuovo ospite era seduto sulle ginocchia di Adam. Il bambino non se l'era sentita di lasciar solo quel piccolo ralts sul letto di camera sua. Infatti, dopo che si era svegliato da poco, il pokémon sembrava avere, oltre allo sguardo un po' perso, la tendenza ad un rifiuto nei confronti della solitudine.

Malcolm diede un rapido sguardo alla povera cena che se stava accasciata al di sopra del tavolo: in quella giornata, di tempo per fare acquisti al mercato durante la giornata dei saldi non c'era stato e in quel momento si stava chiedendo come quelle porzioni avrebbero potuto effettivamente sfamare quattro persone.

Ad un certo punto, vide cosa stava accadendo sul piatto del proprio figlio. Il marmocchio aveva infatti attentamente suddiviso lo spezzatino di verdure nei suoi singoli componenti. Adesso, quello che prima poteva essere visto come una portata di cibo per poveri, aveva assunto in seguito l'aspetto di una microscopica azienda agricola. Questo gli fece venire per un attimo in mente il ricordo del suo colloquio di lavoro in un'azienda agricola poco fuori Ferruggipoli, dove si era offerto addirittura di svolgere i lavori più umili, come la manutenzione degli slaking che avrebbero dovuto trascinare gli aratri, anche se non gli avevano fatto avere una risposta nei mesi successivi. Aveva cercato in lungo e in largo un lavoro ma, malgrado la sua determinazione, in quel momento della sua vita si era ritrovato a pulire le tracce lasciate dagli allenatori emergenti nella palestra della loro città. Infatti, in quel momento, si sentiva colpevole di non poter offrire a sua moglie e ai suoi figli una vita migliore a causa del suo fallimento nel fatto di trovare un lavoro.

Tuttavia, la cosa che in quel momento non riusciva a capire era il motivo che aveva spinto il piccolo Adam a suddividere in maniera così minuziosa le varie verdure nel suo piatto, che aveva addirittura privato di quel poco brodo che era stato versato al suo interno da Caitlyn.

Alzò quindi lievemente la testa, puntando lo sguardo sul suo primogenito.

<< ehi ragazzo...che cosa...stai facendo? Non mangi? >>

"immagino che pochi mangerebbero una cosa del genere figliolo...ma purtroppo per adesso è tutto ciò che abbiamo", pensò allo stesso tempo.

Il ragazzino rispose con uno sguardo curioso, come se ancora si dovesse svegliare da una sorta di trance: sembrava davvero concentrato nel suo strano e piccolo lavoro.

<< si papà...è solo che voglio dare un po' della mia cena a questo pokémon...altrimenti non avrà niente da mangiare... >>, rispose per poi tornare frettolosamente a fare quello che aveva appena interrotto.

Appena pronunciate quelle parole, Zoey si voltò verso si lui con uno sguardo di ammirazione.

<< ehi fratellone, se vuoi posso offrire anche un po' della mia cena: dopo una giornataccia avrà molta fame >>, disse allegramente.

Kaitlyn li guardò curiosa: non li vedeva così contenti da quando lei e il marito avevano spiegato al figlio che non potevano permettersi il suo pokémon starter.

<< grazie sorellina, ma penso che vada bene anche così: tu mangia pure, tanto io non ho molta fame >>, rispose lui sorridendo.

Per quanto potesse sembrare una scusa, la fame era andata effettivamente via dal suo corpo. Quello era così concentrato sull'accudimento del ralts che non pensava letteralmente ad altro. era come se tutto il suo mondo si fosse improvvisamente concentrato su quel visetto pallido con quegli occhioni rossi.

Di conseguenza, il ragazzino quella sera mangiò poco o niente, limitandosi ad alzarsi da tavola per poi avviarsi verso camera sua, con il ralts tenuto in collo su un braccio, mentre con l'altra mano teneva ancora il piatto pieno di verdure coperto da un paio di tovaglioli, seguito a ruota dalla sorellina.

Poco dopo, i due erano seduti sul letto di Adam, mentre contemplavano l'esserino seduto e spaesato tra loro due.

Quello si girò attorno: era la prima volta che vedeva la loro cameretta e un ambiente nuovo doveva essere studiato a dovere, per quanto di pericoli pareva non ce ne fossero da quando era stato portato in quel posto delimitato da mura.

Il suo sguardo cadde alla fine verso il piatto ancora fumante di verdure: l'umano le aveva conservate.

<< ora gli darai da mangiare? >>, chiese entusiasta Zoey.

<< proprio così: in ogni caso non dire a nessuno che gli abbiamo dato questa roba: ho letto su alcune riviste sui pokémon che a loro va dato il cibo fatto apposta e che quello che mangiamo noi spesso non va bene. ecco perché ho preso ogni singola verdura di questo piatto...voglio vedere cosa può piacere a questo ralts facendo scegliere a lui... >>, disse lui.

Detto ciò, prese i tovaglioli che coprivano il piatto sopra la coperta, per poi poggiarci sopra un pezzettino di carota, uno di sedato, uno di patata e infine uno di cipolla.

Una volta preparato il tutto davanti al pokémon, quest'ultimo guardò prima i due osservatori per poi avviarsi verso il cibo. Per l'animaletto sembrava ancora strano trovarsi davanti qualcosa di commestibile e allo stesso tempo caldo e quando fu abbastanza vicino sembrò quasi esitare.

Adam lo notò...

<< non preoccuparti piccoletto, non devi temere niente: è tutto buono... >>, disse sorridendo, per poi iniziare a soffiare per un po' sul tutto in modo da raffreddarlo.

Poco dopo, il ralts scelse un pezzetto di carota e se lo porto alla bocca. I bambini lo videro masticare per un po' per poi fare una faccia un poco disgustata.

Per quanto fosse un risultato plausibile, le infantili e deluse aspettative dei due li fece rimanere un po' male. proprio in quel momento, Adam sentì ancora una volta quella strana sensazione alla testa.

Nello stesso istante, la sorella minore si girò verso di lui.

<< Adam, fratellone...mi sento strana... >>, disse un po' preoccupata.

Nel frattempo, lui non riusciva a risponderle: era ancora una volta bloccato in una sensazione dove sentiva una sorta di scanner analizzargli tutta la testa da cima a fondo. Per un attimo, solo per un attimo, avrebbe giurato di sentire le sue stesse emozioni un poco amplificate: delusione, affetto, sicurezza e volontà, anche se per una mente di bambino era difficile da capire cosa stesse accadendo. Quando il tutto finì, lui guardò Zoey, per poi capire che, molto probabilmente, aveva anche lei subito quello strano processo da parte del pokémon.

<< Z-Zoey...da quello che ho letto, i ralts hanno la capacità di percepire i sentimenti degli altri: quindi mi sa che ha appena fatto questa cosa con noi... >>

Lei per un attimo sembrò sorpresa e incredula allo stesso tempo.

<< non pensavo che esistessero pokémon in grado di farlo! >>, disse poi guardando il suo idolo, che sui pokémon ne sapeva e come.

Una volta finita quella breve ma intensa conversazione, quelli tornarono a fissare il ralts, il quale si era appena finito un piccolo pezzo di patata bollita.

Era davvero curioso notare come un pokémon potesse reagire al cibo umano. Fortunatamente, non c'erano adulti che potessero dire loro cosa fosse giusto fare o non fare. Le uniche altre persone presenti in casa erano i genitori, i quali se ne stavano invece in salotto, consapevoli del fatto che non avrebbero potuto dire niente ai ragazzi sulla faccenda, dal momento che in casa non era mai stato presente neanche per un secondo un sacchettino contenente del cibo creato appositamente per i pokémon.

Continuarono a guardare curiosi il ralts che masticava con la piccola bocca un boccone per volta. In quel momento, quell'affarino era di una tenerezza incredibile e, per quanto Adam fosse consapevole di non poter prendere un pokémon con sé di punto in bianco, sentiva dentro di lui il desiderio di tenerlo. In quella giornata, quando lo aveva tenuto in braccio mentre cercava di asciugare entrambi, aveva provato un senso di protezione che fino a quel momento aveva riservato solo per la sorella. Ovviamente, le cose erano diverse: un conto era un pokémon appena ritrovato e un altro era la sorellina minore. Quando però il figliolo finì di formulare quei pensieri, la creatura sembrò accorgersene in qualche modo, anche perché i due la videro appoggiare il pezzetto di cibo che stava finendo per poi andare piano piano verso quello che ormai era stato ufficialmente il suo salvatore. Erano tutti bambini: Adam, Zoey e il nuovo arrivato...tutti con una mente che ragiona in maniera più o meno semplice, seppur con grande efficacia e profondità d'animo. Per quanto avesse solo dieci anni, Adam sentiva dentro di sé questa consapevolezza, seppur non riuscisse a formularla a modo a causa della sua giovane età. Tuttavia, quella semplicità dei tre sembrava facesse in modo che le loro menti si incastrassero bene come degli ingranaggi. Infatti, se i due provavano qualcosa, ecco che i corni sulla testa del ralts iniziavano ad illuminarsi in maniera appena visibile, segno che stava usando i poteri psichici per percepire le sensazioni che volavano attorno a lui come un mucchio di taillow.

Il cibo che gli avevano offerto non gli era piaciuto e la cosa era evidente: per quanto fosse stato carino vederlo mangiare, era chiaro che avesse fatto degli sforzi per nutrirsi, anche perché a quanto pare quel giorno non aveva ancora messo nulla sotto i denti e, come per ogni essere vivente che potesse esistere, la fame aveva iniziato a farsi sentire in maniera piuttosto pesante.

Ora che però si era riempito la pancia con quel che gli era stato offerto (cosa non da poco per un pokémon selvatico portato in un'abitazione), si era di nuovo accucciato sulle gambe di Adam per rimettersi a dormire. Prima che chiudesse gli occhi, i due sentirono nuovamente quella strana sensazione alla testa, anche se però non si allarmarono. Infatti, il ralts aveva sigillato le palpebre in modo da concedersi un altro po' di riposo.

<< ahhh, è davvero così carino mentre dorme >>, dichiarò la sorella sottovoce.

<< già, e la cosa che mi stupisce di più è che questo è un pokémon selvatico...eppure si comporta come se fosse già mio. Cose del genere non le ho viste fare nemmeno ai pokémon dei miei compagni di classe >>, rispose il fratello cercando di tenere basso il volume della voce.

<< io continuo a dire che dovresti tenerlo. Dopotutto...per compleanno hai ricevuto una sfera, giusto? >>, continuò lei introducendo di nuovo l'argomento.

Lui restò un attimo a contemplare quella piccola vita che aveva appoggiata sopra le sue gambe. Sembrava che un alito di vento la potesse portare via senza il minimo sforzo e il senso di responsabilità nei suoi confronti stava diventando nel tempo sempre più forte. Adam però era un ragazzino molto intelligente per la sua età e sapeva che non avrebbe potuto portare via un pokémon dal suo habitat naturale. Non era un classico ragazzetto che voleva diventare il più grande allenatore di tutti i tempi con decine di servitori: non gli piaceva l'idea di catturare un pokémon contro la sua volontà e "costringerlo a fare amicizia con lui" per poi farsi seguire ovunque. Quando aveva avuto quel primo e potente contatto sotto la pioggia, aveva visto nelle sue memorie la famiglia che correva nel bosco, per poi vedere come il microscopico esserino si era perso. Nessuno era tornato a cercarlo...ma per Adam questo non voleva per forza dire che lo avevano abbandona to per sempre.

<< mmm...vediamo cosa dicono domani al centro pokémon, va bene? penso che adesso dovremmo dormire sorellina >>, rispose infine con un lieve sorrisetto sulla bocca.

Una volta che tutti furono sotto le proprie coperte e la luce fu spenta, degli ultimi bisbigli vennero sentiti nella stanza

<< d'accordo. Allora buonanotte fratellone >>

<< buonanotte... >>

------

Il giorno dopo, tarda mattinata, centro pokémon di Ferruggipoli.

Adam e Zoey erano appena appena arrivati davanti al centro pokémon di Ferruggipoli. Lui era con la creatura in braccio e lei si era offerta di accompagnare suo fratello nella sua prima avventura fuori casa (senza contare la scuola per allenatori) che avesse a che fare con una di quelle creature. Per quanto fossero entrambi entusiasti di avere un motivo per entrare in un edificio del genere, la cosa un po' li spaventava. Erano entrambi molto timidi e non sapevano cosa avrebbero dovuto dire all'infermiera che li avrebbe accolti, tantomeno come avrebbero dovuto comportarsi. I loro genitori stavolta non c'erano e se la sarebbero dovuta cavare da soli: nel mondo pokémon si diventava adulti fin da piccoli: arrivavi a dieci anni che già dovevi andare a destra e a manca senza il supporto degli adulti.

Malgrado il timore iniziale, Adam fece uno sforzo e, dopo aver preso per mano la sorella, fece guida all'interno del centro.

La porta automatica scorrevole si aprì...

Quello che si ritrovarono davanti era molto simile ad una sorta di ospedale in miniatura. Esattamente davanti a loro, in fondo alla grande sala che comprendeva tutto il pian terreno, era situato il bancone dietro al quale un'infermiera se ne stava a fare il suo lavoro, occupandosi di tutti i clienti disposti in una lingua fila.

Intanto, sia a destra che a sinistra c'erano tavolini e sedie ovunque, mentre una musica rilassante, probabilmente mandata allo scopo di rilassare costantemente chi entrava, faceva da sottofondo allo sfondo composto da mattonelle giallognole.

Per quanto i ragazzini si stessero abituando piuttosto bene a quell'ambiente, il pokémon in braccio a Adam sembrava ancora piuttosto confuso. Non c'era da stupirsi: Da un giorno a un altro si era ritrovato solo nella boscaglia per poi finire in un'abitazione e adesso era in centro ospedaliero pieno di persone.

Adam cercò di accarezzargli la testa per rassicurarlo: quella mattina, se lo era ritrovato tranquillo e beato sotto le sue stesse coperte e non aveva alcuna intenzione di tenerlo in una situazione stressante per molto tempo.

Le buone intenzioni c'erano, peccato che in quel momento la fila non sembrava scorrere mai: quello era il primo ostacolo da superare.

"tanto ci sarà da aspettare per un po'..."

<< ehi sorellina... >>

Quella si girò, lasciando che i suoi capelli rossi svolazzassero a mezz'aria.

<< si dimmi >>

Il fratello allungò le mani verso di lei, porgendole nel modo più delicato possibile il pokémon avvolto da una copertina di lana.

<< perché non provi a tenerlo un po' in braccio? >>

A quelle parole, gli parve di vedere negli occhi della bambina una luce di entusiasmo bella da vedere tanto quanto le stelle.

<< posso farlo davvero?! >>, rispose lei entusiasta.

<< sicuro...sei la mia eroina e di te mi fido >>

<< che bello! >>

Si prese un paio di secondi per far calmare le mani, le quali avevano iniziato a tremare per l'eccitazione. Quando fu abbastanza calma, prese con cura il piccolo essere e iniziò a tenerlo come se fosse un neonato.

In quel momento, sentendolo su di sé, le parve di tenere in mano un pezzo di cristallo, come se qualsiasi cosa in quel momento avrebbe potuto frantumarlo in mille pezzi anche al solo contatto, cosa che fece scaturire in lei, malgrado la tenera età, un incredibile istinto materno.

L'altro si divertì a vedere come sua sorella fosse portata per quel genere di cose: era sempre stata una tipa affettuosa e adesso sembrava tenere quel ralts come se fosse suo figlio. Di una cosa era certo: per quanto la propria insicurezza gli faceva spesso dei dubbi, era sicuro sul fatto che Zoey sarebbe diventata una bravissima allenatrice, cosa che lo istigava costantemente a insegnarle tutto ciò che sapeva.

Dopo un po', quella porse di nuovo il pokémon al "legittimo proprietario". Fortunatamente, la fila era scorsa in modo più o meno regolare e dopo poco si ritrovarono faccia a faccia con l'infermiera, la quale li squadrò dall'alto verso il basso da dietro il bancone.

Adam e Zoey erano piuttosto imbarazzati: non avevano mai avuto a che fare con una lavoratrice di un centro (anche perché era la prima volta che entravano in un posto come quello) e, a causa di non essersi preparato un discorso, il ragazzino finì per starsene in silenzio per alcuni secondi.

La paramedica iniziò col guardarli un poco stranita. Di solito, chi si presentava da lei sapeva esattamente cosa dire, per non parlare dei casi in cui alcuni allenatori le avevano portato dei pokémon in delle condizioni davvero disastrose. Quelli invece se ne stavano zitti, finendo per farle capire che se avesse voluto far scorrere la fila, avrebbe dovuto rompere lei quello strano silenzio.

<< salve, come posso aiutarvi? >>, disse infine sfoggiando un sorriso.

I due la osservarono mentre si aggiustava i capelli dalla sfumatura quasi rosata, guardandola dritta negli occhi azzurri.

<< io...noi...avremmo trovato questo pokémon mentre se ne stava da solo sotto la pioggia. Sembrava messo male... >>, riuscì a malapena a sibilare Adam mentre sollevava il piccoletto in modo da farlo vedere.

<< capisco...quindi non siete i suoi rispettivi allenatori. Per caso ha passato del tempo con voi >>, rifletté l'adulta.

I bambini sembravano non capire: che importanza aveva se si era i proprietari o meno? in un centro pokémon non si curano semplicemente?

<< è stato con noi solo stanotte...non abbiamo fatto nulla di che... >>

L'infermiera cambiò espressione, diventando lievemente più seria.

<< capisco: ve l'ho chiesto perché se ha passato del tempo con voi dobbiamo capire cosa potrebbe essere successo >>.

La mente dei due giovani non poteva capire. Erano ancora troppo innocenti per comprendere ciò che quella donna cercava di comunicare. Non potevano immaginare che tipo di persone ci fossero a giro e cosa facevano ai loro stessi pokémon: c'era chi li maltrattava perché estremamente severo e perverso, chi li sfruttava per lavori forzati e chi semplicemente li spacciava a giro come se fossero pacchi pieni di droghe pesanti. in quel momento, non avevano ancora avuto la possibilità di conoscere il lato legale e penale legato all'essere degli allenatori.

Tuttavia, guardandoli per un po', all'infermiera venne l'idea che due ragazzini come loro forse non avevano avuto modo di fare del male a quel ralts. Inoltre, a prima vista sembrava semplicemente una povera creatura tanto stanca quanto spaventata, anche se da come se ne stava attaccata a quel marmocchio sembrava avere una sorta di fiducia nei suoi confronti.

"sono solo un paio di ragazzini. Dopo vent'anni che faccio questo lavoro penso di essere in grado di capire il tipo di situazione alla quale sono davanti. E va bene..."

<< d'accordo, seguitemi pure >>, disse infine la lavoratrice mentre tornava ad avere un aspetto molto più gentile.

Si alzò e sollevò un piccolo sportello che liberò un passaggio nel balcone, per poi invitare i due giovani a seguirla.

Prima di andare, Adam diede un ultimo sguardo agli allenatori seduti ai tavoli del centro pokémon: erano molti quelli che si fermavano ad una tappa come Ferrugipoli e gli parve che ognuno di loro avesse molte storie da raccontare.

"un giorno sarò come loro..." pensò sognando.

Iniziarono a camminare per i corridoi del centro, seguendo sia l'infermiera che il rumore proveniente dai corti tacchi delle sue scarpe, oltre che il volteggiare della sua uniforme bianca.

Durante il tragitto, le camere scorrevano e i bimbi potettero vedere vari pokémon e allenatori sia dentro di esse che nelle sedie vicine alle varie entrate.

Ad un certo punto, Adam e Zoey avrebbero giurato di sentir piangere qualcuno.

Fu una questione di attimi: mentre passavano davanti ad una sala con la porta aperta, videro con la coda dell'occhio un uomo disperato in ginocchio davanti ad un lettino da sala operatoria, sopra il quale giaceva un mightyena che se ne stava immobile, al contrario delle lacrime dl suo allenatore che, con la tasta ancora inclinata verso il pavimento, accarezzava lentamente il pelo del suo compagno fidato che ormai non poteva più reagire né a quelle attenzioni, tantomeno a qualsiasi altra cosa. Nello stesso momento, un'infermiera uguale a quella che loro due stavano seguendo nel corridoio se ne stava in silenzio nella sala, con i guanti ancora sporchi di sangue e le mani congiunte in segno di rispetto nei confronti di chi aveva appena subito un lutto.

Fu sconvolgente da vedere, ma quando Adam sentì di nuovo quella strana e invadente sensazione alla testa e vide il ralts che stava iniziando a stringersi a lui in maniera molto più forte, prese la mano della sorellina e iniziò ad accelerare il passo, in modo da allontanarsi da quella fonte di ulteriore stress.

Alla fine, arrivarono alla stanzetta assieme alla donna che li stava accompagnando.

Era praticamente tutta bianca, con vari mobiletti e cassettiere in metallo sulle quali erano appoggiati ogni tipo di arnese che rendeva il centro pokémon un luogo veramente efficiente.

Al centro di quell'ambiente, era posizionato un lettino con sopra della carta che aveva la funzione di igienizzare la superficie.

La tizia si fermò di colpo davanti ad un distributore di guanti di lattice e se ne mise un paio.

<< molto bene, adesso potete appoggiare quel ralts sul lettino: vedrò di dirvi tutto quello che c'è da sapere >>

Adam diede quindi una carezza alla creaturina per poi iniziare ad appoggiarla sul lettino, anche se per un attimo avrebbe giurato di non voler assolutamente separarsene.

La paramedica iniziò ad avvicinarsi ad esso e a guardarlo un po' dappertutto. Toccò quindi delicatamente i corni rossi che aveva sulla testa, mentre il diretto interessato se ne stava immobile a causa del fatto che non sapeva assolutamente a come reagire ad una situazione così nuova.

<< ottimo: gli apparati sulla testa sembrano essere messi bene: adesso vediamo un po' il resto >>

Lentamente, fece scivolare la mano sulle strane vesti bianche che sovrastavano quel corpo così minuto, controllando anche con la vista se ci fossero strappi e cose simili. Agli occhi dei bambini, quelle sembravano così leggere da essere fatte di cartapesta.

<< anche le vesti organiche sembrano andare benone... >>

In seguito, prese uno e lo posò sul petto del pokémon.

<< battito regolare...altrettanto per il respiro. Direi che sembra tutto a posto...dov'è che lo avete trovato? >>

<< vicino al tunnel Menferro... >>, rispose timidamente Adam.

Quella sfoggiò un sorriso.

<< e va bene, ora c'è un'ultima cosa da controllare >>, disse l'infermiera prima di sollevare lievemente la parte bassa della veste e dare un'occhiata al di sotto, mentre il ralts pareva avere una buffa sensazione di disagio.

<< ma guarda un po'... >>, disse sorridendo l'infermiera.

I bambini si scambiarono uno sguardo.

<< è successo qualcosa? >>, chiese la bimba.

La paramedica riabbassò la vestaglia.

<< niente affatto, sta benone...è solo che non sapevate che questo ralts è una femmina >>

Adam strabuzzò gli occhi.

<< una...femmina? >>

L'infermiera riprese il pokémon in braccio e si incamminò verso il bambino.

<< proprio così. In ogni caso sembra stare benone e non ci sono segni di cattiva salute. ora ditemi ragazzi, com'è che l'avete trovata? >>, chiese poi curiosa l'adulta.

<< diciamo che c'era tanta pioggia e sembrava molto sola e spaventata. Semplicemente è stata portata a casa in attesa di ritrovare la sua famiglia. Era vicina al tunnel Menferro >>, rispose prontamente il ragazzino.

<< il mio fratellone è stato molto coraggioso! Non l'ha lasciata un attimo e sembrava che anche il pokémon non volesse staccarsi da lui nemmeno per un secondo >>, aggiunse Zoey.

Quella li squadrò dall'alto in basso: non poteva essere certa che stessero dicendo la verità e ,per quanto poteva saperne, potevano averla catturata con la forza o con qualche trucchetto che solo due marmocchi della loro età avrebbero potuto escogitare.

"vicino al tunnel Menferro? Un ralts?", pensò un po' stranita la signora.

Alla fine, pensò di dover avere un'altra prova, in modo da potergli credere in un modo lievemente più definitivo.

Porse quindi il pokémon al bambino, per vedere in modo più accurato quale potesse essere la reazione della creatura.

Quando Adam tornò ad avere la ralts tra le braccia, sentì nuovamente la testa come se si fosse riempita, per poi vederla accoccolarsi di nuovo tra le sue braccia e addormentarsi dolcemente.

"caspita...e io che pensavo fosse un maschio. Ora che ci penso non credo proprio che i modi per scoprire il sesso di un pokémon siano scritti nelle mie enciclopedie..."

Mentre i ragazzini tenevano gli occhi puntati solo sul quella sorta di neonato che se ne stava in mezzo a loro, l'infermiera li aveva guardati tutto il tempo: aveva avuto ciò di cui aveva bisogno e adesso poteva essere un poco più certa sulla veridicità di quello che le era stato raccontato.

Alla fine, si schiarì la gola per attirare la loro attenzione.

<< ragazzi, devo però ricordarvi che questo è un pokémon selvatico. La questione è semplice: o la riportate nel suo habitat naturale oppure la tenete con voi. Nel caso scegliate di tenerla, devo però dirvi delle cose importanti >>

Adam tese molto bene le orecchie: sapeva che i consigli dati dagli adulti potevano spesso essere una fonte incredibile di conoscenza.

<< questo, oltre ad essere un tipo psico, è anche un pokémon sensazione: percepisce le emozioni degli altri e reagisce di conseguenza. Nel momento in cui si evolverà nelle due forme successive, avrà una mente sempre più complessa e proverà quindi sentimenti sempre più complessi. Il suo stato d'animo sarà sempre di vitale importanza e tutto questo dipenderà soprattutto dallo stato d'animo del proprio allenatore. È una grossa responsabilità: ve la sentite? So che è strano da sentirselo dire, ma in quanto dipendente di una struttura per pokémon approvata dallo stato ho il dovere di informarvi di certe cose >>.

Il bambino restò un po' a pensarci...

<< avevo pensato di tornare a cercare la sua famiglia in modo da poterla riportare a loro...però non ho la minima idea di dove siano... >>, dichiarò Adam.

<< beh, hai detto di averla trovata vicino al tunnel Menferro. È una zona molto insolita per questa specie e se non hai visto nessun gardevoir o gallade nelle vicinanze, allora probabilmente sarà molto difficile che riusciate a ritrovarli: sono pokémon estremamente riservati e vivono in luoghi che davvero in pochi riescono a trovare >>.

Il bambino tornò a guardare amorevolmente la creaturina che se la dormiva beatamente tra le sue braccia.

"forse dovrei davvero tenerla..."

<< d'accordo, grazie mille per le informazioni signora... >>

<< Evelyn, il mio nome è Evelyn >>, disse l'infermiera.

<< è un bel nome... >>, rispose d'istinto il marmocchio sguainando i suoi occhioni verdi e marroni.

La donna a quelle parole sorrise per poi far cenno ai due di seguirla verso l'uscita.

Mentre marciavano per il lungo corridoio dove erano passati anche prima, sia Adam che Zoey guardarono istintivamente nella sala dove prima avevano visto un uomo piangere davanti al corpo morto del suo pokémon. Tuttavia, stavolta non c'era nessuno.

"il tempo scorre, tutto passa..."

"...la gente viene...la gente va..."
"...esattamente come i pokémon..."

Poco dopo, casa della famiglia di Adam....

"ma dove saranno andati? Tra poco si inizia a pranzare. Speriamo che n-"

La donna sentì qualcuno bussare alla porta.

La luce del sole era davvero forte quel giorno e Kaitlyn poteva vederla entrare con prepotenza dalla finestra, come se il vetro venisse costantemente trapassato e frantumato dai fasci luminosi in entrata.

Attraversando il pulviscolo illuminato che se ne stava annoiatamente a mezz'aria, andò ad aprire per ritrovarsi davanti i suoi figli assieme al pokémon.

Quando aveva visto Adam uscire, lo aveva visto col pokémon in braccio. Ora che era tornato assieme a Zoey, aveva sempre quel piccolo esserino tra le braccia.

"ma lo avrà posato almeno per un secondo?", pensò divertita.

<< ehi ragazzi! Bentornati! Com'è andato il vostro primo giretto in completa indipendenza? >>, chiese poi con sguardo complice guardandoli negli occhi.

<< abbiamo scoperto che il pokémon sta bene e che è una femmina! >>, rispose euforica la figlia, scordandosi ovviamente della parte più scomoda e impegnativa che l'infermiera aveva spiegato loro per quanto riguarda l'allevamento di un pokémon emozione.

<< ah beh, allora direi che è andata benone! Allora Adam, che hai deciso cosa fare di questo pokémon? La tua scelta può cambiarli la vita >>, replicò la donna.

Il bambino credette a malapena di sentire quelle parole. Da sempre, era sempre stato educato ed era rimasto al suo posto per quanto riguarda le condizioni economiche della famiglia, soprattutto da quando gli era stato detto che per il suo compleanno non avrebbe potuto ricevere il pokémon starter che tanto desiderava. Sapeva che tale acquisto era molto al di fuori dalla portata dei suoi genitori e, di conseguenza, aveva anche capito che mantenere una creatura di quel genere sarebbe stato ancora più costoso, soprattutto se si trattava di una con uno o (peggio ancora), più stadi evolutivi.

<< dici che dovrei tenerlo mamma? Posso davvero? Pensavo che per il mio compleanno... >>

Quella lo interruppe prima che potesse continuare.

<< Adam, ascolta: sei un ragazzo davvero in gamba e sono fiero di essere tua madre. So che per te è stato un duro colpo non poter ricevere il tuo primo pokémon per compleanno e che ci tenevi molto alla cosa, eppure non hai nemmeno fatto un capriccio. È vero, ancora non possiamo permetterci di comprartene uno, ma quello che hai tra le braccia cambia tutto. Per mantenerlo, troveremo un modo >>

Lui era davvero felice di sentirsi dire queste cose dalla propria mamma. Per quanto avesse voglia di rispondere con un "grazie" ed un abbraccio, la sua irrefrenabile voglia di essere sincero con lei gli fece pronunciare parole differenti.

<< grazie mamma, ma l'infermiera ci ha spiegato che per vari motivi non è semplice allevare un ralts e che se è possibile ritrovare la sua famiglia...sarebbe cosa buona riportarlo indietro, anche se non è una cosa semplice >>.

Kaitlyn restò in piedi, guardando i ragazzini dall'alto con lo sguardo divertito composto dai suoi bellissimi occhi verdi.

<< l'infermiera Evelyn mi ha detto tutto su questa faccenda... >>, rispose mentre rideva.

Adam e Zoey spalancarono i loro occhioni, creando una schiera di fanali castani e verdi misti a marrone.

<< sai tutto? >>, chiese la sorellina.

La madre fece finta di portarsi una mano alla bocca per l'imbarazzo.

<< scusate...non ho saputo resistere...in ogni caso mi ha detto ogni cosa e poi sono piuttosto informata sui pokémon e ne ero certa già da prima della vostra partenza da casa, ma volevo che lo scopriste da soli. Adam...prima di trasferirmi qui con vostro padre ho lavorato tanto coi pokémon e con la loro ricerca e fidatevi, poche volte ne ho visto uno che si fosse affezionato così tanto a una persona e in così poco tempo: da quando hai portato a casa questa piccola ralts, non si è mai staccata da te...penso che adesso non ci sia più bisogno di cercare la sua famiglia per i boschi di tutta Hoenn, perché adesso di famiglia ne ha già una e quella sei tu. So che può spaventare la responsabilità di allevare un pokémon emozione, ma quando io e Malcolm abbiamo parlato di questa faccenda mentre non eravate in casa siamo rimasti d'accordo sul fatto che puoi tranquillamente farcela: tu hai una dedizione per queste cose che pochi bambini della tua età hanno per davvero... >>.

Il bambino in tutta risposta sorrise: era molto maturo per la sua età e sapeva che non c'era bisogno di risposta.

Guardò quindi amorevolmente il ralts che si stava stringendo al suo braccio sinistro assieme a quella strana sensazione alla testa: doveva ancora abituarsi ai poteri psichici del pokémon.

<< d'accordo...farò del mio meglio >>, concluse il giovane sorridendo per il fatto di essere finalmente riuscito a fare una scelta.

Anche Zoey sembrava contenta e già si immaginava di prendersi cura della nuova arrivata assieme al fratello.

Improvvisamente, quest'ultimo alzò la testa, puntando lo sguardo verso la madre.

<< mamma, ma ancora non l'abbiamo catturata >>.

Quella rise.

<< beh, per compleanno non ti avremo dato un pokémon ma... >>.

<< cavolo è vero! La pokéball! >>

La soluzione era più che semplice, solo che guardando in giro non era ancora riuscito a vederla.

<< mamma, per caso l'hai vista? >>, chiese curioso il marmocchio.

<< mmm, mi sa che papà deve ancora arrivare a casa >>, rispose Kaitlyn dubbiosa.

Zoey la guardò incuriosita.

<< papà? Che cosa c'entra con la pokéball di mio fratello? >>

<< aspettate e vedrete >>.

----

Circa 30 minuti dopo...

Adam e Zoey erano in camera loro, a far trascorrere il tempo con la nuova arrivata. Essendo poveri, i genitori non avevano potuto neanche comprare chissà quali giocattoli e la maggior parte dei gingilli che avevano quei ragazzini era principalmente artigianale e fatto con ferraglie trovate a giro, cosa che faceva sembrare quel posto una tana di Trubbish piuttosto che una stanzetta. Quella creaturina era lì da meno di un paio di giorni, ma i due provavano per lei un affetto già a dir poco incredibile e, per quanto fosse piccolo l'ambiente, l'atmosfera familiare che si stava creando nella maniera più lenta possibile tra i tre era davvero grande.

Ad un certo punto, il bambino si fermò e si mise a sedere con le gambe incrociate sulle coperte, contemplando l'esemplare dalle piccole vesti bianche che si trovava tra lui e sua sorella.

<< ehi Zoey, non ci avevo pensato... >>

<< che cosa? >>, chiese lei curiosa.

<< questo è un pokémon psico...chissà che cos'è in grado di fare... >>

La curiosità lo stava uccidendo: con tutte le enciclopedie illustrate e non che aveva letto e che aveva meticolosamente ripetuto ad alta voce a Zoey (la quale restava sempre ad ascoltarlo meravigliata), aveva sempre desiderato di poter vedere coi propri occhi un pokémon che mostrasse le sue abilità; non importava quanto fosse potente: per il ragazzino ogni cosa poteva essere qualcosa di interessante da vedere e raccontare.

Ora che quella ralts era lì, era curioso anche solo di vedere se fosse dotata di qualche particolare abilità che non avevano ancora scoperto.

<< beh, sicuramente sa percepire che cosa proviamo. Mi hai sempre raccontato che i tipo psico sono dotati di poteri telepatici, giusto? >>, disse lei sorridendo e sperando ancora una volta di trovare una guida nello sguardo profondo di suo fratello.

<< dici bene sorellina! Vediamo un po'...magari potremmo farle sollevare qualcosa oppure... >>.

<< ragazzi! Vostro padre è tornato! >>, gridò Kaitlyn dalla cucina.

Appena udite quelle parole, Adam si alzò dal letto e guardò la ralts che aveva di fronte e ancora sulle coperte del suo letto, notando con stupore che aveva alzato le piccolissime braccia bianche verso di lui, come se avesse intuito dove il bambino volesse andare e non volesse essere lasciata sola.

La prese in collo con delicatezza, notando per la prima volta quanto fosse leggera.

Mentre era tra le sue braccia, sembrava ancora un poco disorientata al contatto umano e talvolta addirittura poco fiduciosa. Tuttavia, qualcosa le impediva di avere paura di quello strano bambino che, solo come lei, l'aveva trovata in quella terribile giornata di pioggia temporalesca.

Quella si ritrovò in collo a Adam, ritrovando il suo viso a pochi palmi dal suo.

<< certo che sei davvero incredibile... >>, le disse sussurrando il ragazzino.

<< dai Adam andiamo! Papà è tornato! >>, disse Zoey subito prima di sfrecciare fuori dalla stanza.

"certo che ha tanta energia da vendere", pensò divertito il fratello.

Una volta che anche lui fu in cucina. Si ritrovò davanti suo padre, il quale lo guardava dall'alto con la sua corporatura da armadio, con una busta in una mano e la sorellina nell'altra, che tra l'altro se la rideva di gusto mentre Malcolm la scuoteva in su e in giù come se fosse un sacco di patate.

<< ciao papà! >>, disse raggiante Adam mentre lo raggiungeva.

<< ciao ragazzo! Come andiamo? Indovina cosa ha portato a casa vostro padre >>.

La bambina che se ne stava a mezz'aria sul suo braccio possente lo guardò curiosa, assieme all'altro che, con ancora il pokémon tra le braccia, guardava incuriosito la busta che il padre stava portando appresso.

Quando quest'ultimo vide che non avrebbe avuto risposta, decise di dare lui stesso una svolta.

"a quanto pare la curiosità li ha ammutoliti", rifletté l'uomo.

Posò la figlia a terra senza il minimo sforzo per poi avviarsi sul tavolo che stava in mezzo alla cucina, posò la busta sopra di esso e tornò a guardare i marmocchi. Alla fine, diede un bacio affettuoso sulle labbra della moglie, la quale lo stava aspettando con un sorriso sulla bocca e le braccia incrociate.

Quando ebbero finito di salutarsi, i genitori tornarono a guardare i propri figli, la cui curiosità rimaneva ancora insoddisfatta, continuando così a sguazzare sui loro giovani volti come un magikarp che usa splash.

<< tesoro, non hai idea della fila che ho trovato al centro pokémon >>, disse Malcolm alla moglie.

I bambini sussultarono.

<< cooosa?! Centro pokémon? >>, esclamarono all'unisono.

Lui si girò verso di loro.

<< proprio così. Non so se avete notato che la pokéball di Adam in casa non c'era: sono stato al centro pokémon per farla registrare >>, rispose prima di tirare fuori dalla busta l'oggetto in questione e posarlo sul tavolo.

Adam non capiva.

<< non capisco, hai detto registrare? >>, chiese pensieroso: parole come "registrare" e simili sembravano sempre cose complicate da adulti.

<< esatto: quando qualcuno riceve il suo primo pokémon al laboratorio di ricerca, il tutto viene registrato negli archivi, soprattutto la pokéball. Dal momento che non sei potuto andare a ritirare lì il tuo primo starter, non potevi certo infilare la tua nuova amichetta in una sfera non registrata >>, concluse il padre facendo l'occhiolino.

"i miei genitori...hanno fatto tutto questo per me..."

<< grazie mille, vi voglio bene... >>, disse infine il bambino mentre il pokémon che gli stava in braccio aveva iniziato a scandagliarli la testa, seppur in modo molto debole.

Adam appoggiò la ralts sul tavolino e iniziò a guardarla negli occhi. A quel punto, Kaitlyn attirò silenziosamente l'attenzione degli altri membri della famiglia indicando il salotto: in quel momento, era necessario dare un poco di privacy al ragazzino che si sentiva la persona più fortunata del mondo.

Quella di Adam era la mente di un bambino. Tuttavia, le linee di pensiero che nascevano nella sua testa erano tutto fuori che sciocche o superflue, anzi...erano pensieri profondi, nati nel pozzo di solitudine dove da sempre lui era rintanato, un posto talmente silenzioso che prima o poi la sua intelligenza aveva trovato il tempo e l'allenamento per fare l'unica cosa che un bambino isolato dagli altri riusciva a fare nel suo contesto: pensare.

E così aveva fatto, senza mai abbandonare le speranze, anche grazie all'aiuto dei suoi genitori e, soprattutto, di sua sorella, la quale lo faceva sentire il più grande eroe di tutta Hoenn, anzi...del mondo.

E adesso era lì, ad approcciarsi a qualcuno che non fosse Zoey, un genitore o addirittura il suo insegnante della scuola da allenatori.

Quella ralts aveva alzato la testa, puntando gli occhioni rossi in quelli marroni e verdi di Adam, il quale posò la pokéball davanti a lei e iniziò finalmente a parlarle.

<< se entri dentro questa sfera, a questo punto tu sarai il mio primo pokémon e saremo inseparabili fino alla fine. Sotto la pioggia, ti ho promesso che non saresti più stata sola e ho intenzione di mantenere la mia promessa per sempre. Io però non voglio costringerti a farlo...magari molti miei compagni di classe ti avrebbero catturata senza farti tante domande, ma io voglio lasciarti la scelta se stare con me o meno, anche perché non mi sembra giusto catturarti e rinchiuderti qui dentro anche se non ti va bene. Forse non capisci bene quello che sto dicendo, ma forse...riesci a capire quello che sento, credo... >>.

Ci fu qualche secondo di silenzio, nel quale il bambino non riusciva a pensare a niente. alla fine, iniziò a sentire delle pulsazioni fortissime alla testa che sembravano provenire proprio da colei alla quale aveva rivolto parola.

Non era come le altre volte: era decisamente qualcosa di più forte e invasivo, come se la sua testa si fosse improvvisamente riempita e stesse per esplodere.

Era un poco spaventato, ma in quel momento decise di fidarsi dell'essere appoggiato davanti a lui.

Per qualche attimo, giurò di sentire nuovamente tutte le emozioni che aveva appena provato quando le aveva fatto quel discorso qualche secondo prima, come se il suo cervello fosse dotato di un nastro che si era riavvolto.

Quando quella sensazione terribile alla testa ebbe finalmente fine, vide il pokémon abbassare lievemente la testa.

"sembra che stia riflettendo su tutto questo", cercò di capire Adam.

Alla fine, vide la ralts guardarlo di nuovo negli occhi col quello sguardo penetrante. Poco dopo, si diresse passetto dopo passetto verso quella sfera rossa e bianca che non aveva mai visto nel suo habitat naturale.

Aveva capito tutto: esattamente come la mente di quello strano ragazzino umano che la stava fissando, anche la sua era quella che poteva somigliare ad una bambina. Tuttavia, come il "gigante" che le aveva appena parlato, anche lei sembrava riflettere molto sulle cose. Forse l'unica persona che avrebbe potuto capire in modo più profondo un pokémon tanto sensibile quanto introverso era proprio il bambino che le aveva promesso di restarle vicino per sempre. Alla fine, Adam la vide tastare delicatamente la pokéball, come se volesse interagire con essa, anche se per ovvi motivi non aveva la minima idea di come attivarla.

<< vuoi restare allora...d'accordo... >>, sussurrò Adam in preda all'emozione.

Appoggiò quindi la mano sulla sfera e premette il bottone al centro di essa.

* click *

Un lampo di luce rossa abbagliò la cucina...

Continua...

Note del BrainStelaer: salve...spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Lo so, per adesso non si sono viste molte lotte nella storia, ma volevo sviluppare la trama in un altro modo. Che ne pensate? Nel caso fatemi sapere con un commento.

Un saluto dal BrainStealer 😉

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 5: ritorno di fiamma ***


LEGENDA:
<< abc >> = dialogo.
“abc” = pensiero.
* abc * = telepatia.
CAPITOLO 5: NOME DA TROVARE.
Casa di Adam, presente, il giorno dopo l’arrivo dello Yacht.
Adam continuava a starsene seduto sul suo letto, accarezzato dai raggi di sole che sfarfallavano per tutta la stanza, come se l’alba si fosse estesa anche in quelle quattro mura, attraversando anche le splendide iridi verdi e marroni del ragazzo.
Con la mano destra teneva delicatamente tra le dita la sua fidata sigaretta elettronica, che ormai da tempo lo accompagnava ovunque andasse, mentre con la sinistra stringeva una pokéball.
Era vecchia, polverosa e con numerosi graffi. Tuttavia, da come la stava tenendo il ragazzo, sembrava essere fatta di cristallo.
Un altro respiro preso attraverso il tubo d’acciaio, un'altra nuvola di vapore che si disperde per tutta la camera e un'altra sensazione di lieve sollievo data dalla nicotina.
“porca puttana, mi piace troppo…non penso che riuscirò a smettere di svapare questa porcheria…”
Per quanto fossero quelle le parole che gli saltavano in mente, in realtà stava fissando il centro della sfera: il giorno prima era stato il suo compleanno e, esattamente il giorno prima di quattordici anni addietro, aveva sentito il primo click dato da quel congegno, prendendo finalmente Evelyn con sé. Sembrava ormai passata una vita.
“quanti allenatori che ci sono là fuori…quanto fastidio…”, continuava a pensare.
Non riusciva ancora ad ammettere la situazione che si stava creando poco vicino alla sua abitazione: una grandissima imbarcazione piena di allenatori di pokémon si era appena attraccata al molo del signor Marino e adesso quella che per lui era la sua piccola oasi di pace si era trasformata in un baccano infernale con un mucchio di deficienti che se ne stavano a bere birre e far massacrare di botte i propri pokémon tra loro.
Infatti, gli era bastato andare a fare un giretto assieme alla sua amica e il resto della sua squadra che si era ritrovato un marmocchio fastidioso tra i piedi.
Si portò ancora una volta l’imboccatura della fonte della sua dipendenza alla bocca.
“com’è che si chiamava quel piccolo stronzetto? A.…e qualcosa…il suo nome iniziava sicuramente per a. Come se me ne importasse qualcosa. Del resto, se non me lo ricordo io non se lo ricorda neanche Evelyn”, rifletté prima di sogghignare e sbuffare fuori un’altra piccola condensa all’aroma di tabacco scuro.
Sospirò ancora una volta, anche se stavolta non era per la sigaretta elettronica: noia.
Si guardò la gamba, contemplando l’affare metallico che teneva sia il ginocchio che buona parte delle zone sovra e sottostante strette in una morsa.
“che palle…essere zoppi non è affatto divertente. Inoltre, oggi non sono potuto andare alla spiaggia per far nuotare un po’ Coraline: se non faccio muovere un po’ quella milotic alla fine finirà per avere un esaurimento nervoso…”
Guardò un attimo dall’altra parte del letto matrimoniale: Evelyn stava ancora dormendo.
Lui sorrise per poi far cadere di nuovo l’occhio sulla pokéball.
“se qualcuno ci vedesse ci prenderebbe quasi per marito e moglie. Non mi sorprende: la gente è idiota”
Le dette una lieve carezza sulla capigliatura verdognola, per poi posare l’oggetto sferico sul comodino e afferrare subito dopo il flaconcino delle pillole antidolorifiche.
“un paio di queste mi impediranno di imprecare da subito. Del resto, si sa: il mattino ha l’oro in bocca. Sì certo, come no…”
Dovette far attenzione a non fare rumore, oltre che non addensare troppo il flusso di pensieri che creava con la propria mente, anche perché altrimenti avrebbe svegliato la gardevoir che se ne stava appisolata sotto le coperte, di nuovo…
Si avviò quindi verso il salotto, accompagnato ovviamente dal suo fidato bastone da passeggio.
Una volta seduto per l’ennesima volta nella sua esistenza sul sofà del salotto, si mise a guardare fuori dalla finestra. Da lì poteva vedere come al solito al di sotto della scogliera, fino a contemplare la spuma delle onde del mare che si abbattevano dolcemente sulla spiaggia di prima mattina.
“che bello il mare: le onde, il sole e…ma che ca…chi sono quei due? A quale persona sana di mente salterebbe in testa l’idea di lottare di prima mattina? Adesso che ci penso mi sono svegliato per colpa di alcuni rumori. Ma che cazzo…adesso non mi lasciano in pace neanche di prima mattina?”
Strinse fortemente i pugni: quella era una cosa che lo mandava fuori di testa.
“meglio non pensarci…”
Così continuava a ripetersi, anche se da una parte sapeva benissimo che non avrebbe retto a lungo dal momento che per lui il mantenimento della sua quiete personale era qualcosa di sacro, seppur quei due allenatori non stessero affatto nei pressi di casa sua.
“devo stare tranquillo: non sarebbe la prima volta che sveglio Eve solo perché mi girano…sarà meglio darsi una calmata e provare a d-“
Non ebbe il tempo di finire quel pensiero che un lampo di luce arancione provenne dalla baia, arrivando pure in parte nel soggiorno di casa.
Era troppo: Adam odiava le lotte con tutto sé stesso.
“ma porca vacca! Prima il dolore alla gamba e ora questo! È troppo!”
Quando sentì alla testa l’altra metà della sua mente comparire, si voltò istintivamente, ritrovandosi davanti una Evelyn piuttosto stordita dal risveglio e con l’aria preoccupata.
* buongiorno Adam, ti vedo nervoso. È successo qualcosa? *
Lui abbassò la testa, provando un poco di vergogna.
* scusami Eve ti ho svegliata un’altra volta: a volte mi chiedo come fai a sopportarmi… *, le comunicò mentre le metteva una mano sulla spalla.
* non dire così, lo sai che non è così. Piuttosto…sbaglio o non riesci a stare tranquillo con quella gente alla spiaggia? *, dichiarò la figura femminea mentre si passava una mano tra i capelli.
Adam rispose con un sorriso amaro.
* non sbagli…tu non puoi sbagliare. Sai già cosa farò… *
* beh, direi che allora è arrivato il momento di andare *.
---
Quando percepì nella sua mente quelle ultime parole, il ragazzo andò a prepararsi in camera sua, chiudendosi come al solito la porta alle spalle mentre la gardevoir lo aspettava seduta sul sofà del salotto.
Mentre era da solo nella loro stanza, gli volavano mille pensieri nella testa.
“cavolo…dopo tutto questo tempo in cui sono riuscito a stare lontano dagli allenatori e alle lotte, di punto in bianco mi ritrovo a dovermi confrontare con loro…è così strano avere ancora una volta a che fare con gente del genere, eppure una volta…adesso cosa sono?”


Scosse subito la testa per scacciare quelle malinconie, prese altre due pillole antidolorifiche ed iniziò a vestirsi.
Una volta nel corridoio di casa, bastò un cenno scambiato tra i due prima di avviarsi verso la porta d’ingresso.
---
Quel giorno, il cielo era davvero nuvoloso, perfettamente a tono con l’umore del ragazzo. Tuttavia, a quest’ultimo non dispiacevano un paio di nuvole: vedere come il mare e la terra confinante con esso interagivano durante i diversi tempi atmosferici era una cosa che lo affascinava da sempre.
Il mare, la terra e…i viaggi?
Quelli per lui sembravano una cosa ormai molto lontana, cosa che lo induceva a sostituire i vari eventi del suo passato con le attuali “spedizioni” su scala microscopica.
Adesso contemplava il suo cappottino leggero, notando come l’estate era ormai arrivata e che presto o tardi avrebbe dovuto per forza rinunciare al suo vestiario pesante.
“come ho fatto ieri ad indossare un cappotto? Vai a sapere…”
Guardò per un attimo la sua amica prima che i due si incamminassero pian piano dalla loro abitazione verso il percorso 104, il quale li avrebbe infine condotti alla spiaggia.
La gardevoir guardò il proprio allenatore.
* mi fa piacere che tu abbia portato anche gli altri membri della squadra. Coraline è un po’ che non nuota e scommetto che anche Horus ha voglia di stare un altro po’ all’aria aperta * comunicò sorridendo, anche se da una parte era preoccupata per come volesse rivolgersi agli allenatori che stavano combattendo sulla distesa di sabbia.
Non fece in tempo a fare questo ragionamento che lo vide tirar fuori dal taschino interno del suo cappotto la sua fidata sigaretta elettronica, la quale iniziò a sbuffare vapore in maniera piuttosto scocciata.
<< ehi Eve, da quanto è che non tornavamo alla spiaggia per passare un poco di tempo lì? >>, chiese lui per distrarsi dal fastidio inculcato dalla presenza di allenatori.
Il pokémon si guardò attorno in modo da vedere se ci fossero dei passanti.
Nessuno…
<< beh, direi che è passato un bel po’…in effetti mi fa piacere che ci torniamo >>, rispose sorridendo.
<< immagino: lo percepisco >>
Continuarono a camminare, quasi scordandosi nel tempo uno dei principali motivi che aveva trascinato quei due fuori da casa loro.
Del resto, non c’era da stupirsi: a loro due non importava molto della gente e il bel tempo atmosferico che si era presentato quel giorno era una buona fonte di relax (ovviamente a patto di aver assunto un paio di pillole antidolorifiche per la gamba).
Erano ormai arrivati alla strada principale del percorso 104 e, durante il cammino, la gardevoir si girò nuovamente verso il suo amico.
* ehi Adam…cos’è che hai visto di preciso stamani? *
* saranno state le sette del mattino ed ero seduto sul divano e guardavo fuori dalla finestra, quando all’improvviso una forte luce si è propagata per il salotto, anzi…più di una. Quello unito ai rumori causati dalla lotta che ho visto fare sulla spiaggia…che fastidio! Comunque, non voglio degnare troppo tempo a quelle persone: gliene dico quattro e poi ci rilassiamo sulla sabbia, così avremo un attimo di tranquillità prima che inizi ad essere tarda mattinata e altri scemi inizino ad invadere la spiaggia e ad infastidirci con delle lotte pokémon *
* sai che hai avuto una bella idea? *, gli sorrise lei.
Ad un certo punto, quando stavano avanzando verso la scalinata che conduceva giù dalla scogliera, i due videro qualcuno avanzare verso di loro.
Era ancora abbastanza lontano ma sembrava avanzare con andatura veloce e, unita alla sua bassa statura, faceva sì che fosse ancora poco riconoscibile.
Evelyn percepì le sensazioni del suo allenatore.
* ehi…va tutto bene? *
Quello intanto sentiva l’amaro in bocca: non sapeva cosa gli fosse successo, ma aveva una brutta sensazione. Per quanto quel tizio fosse “lontano” dal punto di vista visivo, c’era da ricordarsi che Adam era uno storpio, cosa che gli impediva di allontanarsi in fretta e furia da eventuali scocciatori.
Poco dopo, la sagoma iniziò infatti ad essere più dettagliata nel suo insieme.
“un momento…ma quello…”
Non ebbe in tempo di finire di pensare che sia lui che Evelyn sentirono il senso di disagio crescere immensamente dentro di loro: avevano appena capito di chi si trattava.
“non posso crederci…qualcuno mi uccida! E adesso dove accidenti vado? Con questa gamba posso fare al massimo due passi prima che ci raggiunga”, pensò il ragazzo.
Una voce riecheggiò nell’aria.
<< Adam! Evelyn! Siete voi! Che mi venga un colpo! >>
Era chiaramente la voce di un bambino, cosa che diede solo conferma della seccatura vagante che avrebbero dovuto sopportare i due.
“se adesso potesse venire a me un colpo sarebbe invece perfetto…”, pensò subito dopo lo zoppo
Il piccoletto si fermò davanti a loro, mostrando tutto il suo entusiasmo nel rivedere due individui che in realtà avrebbero preferito non incontrarlo.
Era piuttosto sudato e sporco, come se si fosse rotolato nello schifo più totale.
Adam lo squadrò dall’alto in basso, vittima di una scomoda intuizione.
<< ehi ragazzino…chi non muore si rivede… >>, disse infine sforzandosi di non essere troppo freddo in modo inutile: doveva risparmiarsi per gli allenatori sulla spiaggia.
<< mi chiamo Ash! ancora non te lo ricordi eh? >>, rispose lui ridacchiando.
<< così sembrerebbe… >>
<< è bello rivedervi! Hoenn è un luogo fantastico: ci sono il mare, le spiagge e il bosco Petalo…>>
“merda…ma non la smette mai di parlare?”
<<…è anche pieno zeppo di avversari per le lotte pokémon! >>, terminò Ash entusiasta.
<< si beh…di lotte pokémon ce ne sono anche troppe ultimamente… >>, rispose Adam seccato mentre riprendeva a fumare la sigaretta elettronica.
L’altro lo guardò divertito e iniziò a grattarsi la testa.
<< beh, in effetti vengo proprio da una lotta pokémon appena finita, hehe >>
Il ragazzo più grande sputò fuori tutto il vapore che aveva appena accumulato nei polmoni, tossendo come un dannato.
<< c-cosa?! Eri tu?! >>, chiese al fastidio fatto persona.
Ash sembrava non capire.
<< non guardarmi in quel modo! Se sono qui è perché tu e l’altro pazzoide mi avete infastidito a morte! Si sentiva i rumori dei vostri attacchi fino a casa mia! Per non parlare del fulmine del tuo pikachu…grazie…quel lampo di luce mi ha svegliato per bene. Mettiamo in chiaro una cosa A…ragazzino… >>
<< mi chiamo Ash… >>


<< si, quello che è…in ogni caso non voglio che mi diate fastidio! >>
Il bambino sorrise.
<< hehe, in effetti quando si combatte vicino allo yacht che ci ospita ci facciamo prendere dall’entusiasmo. Infatti, ero così contento di aver fatto quello scontro che stavo venendo da queste parti per vedere se potevo trovare qualcuno in zona per fare una bella lotta >>
Adam rimase scocciato.
“aspetta…questo idiota è uno dei passeggeri dell’imbarcazione? Ma non era un tour di visita al parco lotta?”
<< ok ok frena: mettendo per un attimo da parte il fatto che saresti venuto ancora più vicino nella mia zona a far casino…tu saresti uno dei passeggeri per il tour di visita al parco lotta? >>
Ash lo guardò confuso.
<< sì…lo sono >>
<< tu… >>
<< sì, è quello che ho detto. Perché? >>, continuò perplesso il marmocchio.
<< il parco lotta è un luogo esclusivo riservato solo ad allenatori di alto livello che hanno ricevuto delle onorificenze ufficiali grazie alla vittoria in palestre, leghe o simili in un numero che superi almeno una certa soglia. Se ti va bene, ti faranno a malapena entrare. Per non parlare della lega: almeno lo sai che per andare a sfidare i superquattro devi aver sconfitto tutti i capopalestra?! >>
“santo cielo questo qui è una causa persa”, pensò il ragazzo più grande.
<< in realtà, sono già fornito >>
“?!”
<< come sarebbe? >>
Il piccoletto tirò fuori un astuccio dalla tasca del suo zainetto.
Quando lo aprì, Adam si ritrovò a contemplare delle medaglie.
“medaglia pietra, dinamo, piuma…non ne manca nemmeno una…merda! Allora è vero!”
Evelyn sentì i suoi pensieri.
* forse questo ragazzino non è poi così male… *, disse lei telepaticamente.
* santo cielo, questo vuol dire che ce lo dovremo sorbire per non so quanto alla spiaggia vicino casa nostra! Non posso crederci… *
<< vedete, sono già stato in questa regione e ho già battuto tutte le palestre. Quando sono andato a sentire se potessi unirmi al tour ho mostrato le varie medaglie che avevo, ma alla fine sono bastate quelle consegnate dai capipalestra di Hoenn per concedermi un posto sullo yacht >>
Adam era abbastanza incredulo a quello che stava vedendo.
<< comunque vedo che sei informato. Scommetto che anche tu non sei male! >>, disse Ash con uno sguardo di complicità (ovviamente non ricambiato).
<< ho letto un paio di libri…in ogni caso dov’è quel malato del tuo “compagno di lotte mattutine”? >>, cercò di tagliare corto lo zoppo.
<< non saprei, penso sia rientrato nello yacht: e pensare che ancora non ci siamo neanche presentati… >>, rispose divagando il ragazzo.
“ma almeno le sente le offese che gli arrivano contro? Vabbè…in ogni caso adesso voglio proprio andare alla spiaggia”
<< senti, ehm…Ash giusto? Ora se non ti dispiace vorrei dileguarmi per un po’… >>
l’altro lo guardò.
<< si, mi chiamo Ash. comunque, dove dovete andare? >>
“porca miseria almeno la smettesse un po’ di sorridere, è davvero fastidioso…”
<< in giro… >> concluse il ragazzo più grande prima di incamminarsi verso la sua meta senza fare neanche un cenno di saluto.
Pochi minuti dopo, sia lui che la sua amica erano finalmente riusciti ad ottenere uno stato di quiete senza doversi per forza preoccupare delle domande o dei fastidiosi discorsi del ragazzino.
Tuttavia, Adam non riusciva a smettere di pensare a quello che aveva sentito prima.
“è buffo vedere come ormai gli allenatori ottengano già dei buoni risultati da un’età sempre più giovane…chissà se è una cosa buona. Per quanto non mi importi di lui, sono costretto ad ammettere che otto medaglie siano un buon risultato e poche volte ho visto dei piccoletti cavarsela ai suoi tempi: ne è un buon esempio il caro e viziato Brandon, che riuscì a battere tutte le palestre di Hoenn ad un’età simile e oramai ha preso il posto di campione da alcuni anni. Povero Rocco Petri…lui sì che era un allenatore di gran classe…”
Non sapeva se quelli fossero pensieri nostalgici dati dall’avanzare del tempo, ma ad ogni rintocco del bastone che risuonava ad ogni passo, un nuovo ricordo riaffiorava nella mente del giovane che ormai era un poco meno giovane di altri. Se prima avrebbe potuto sentirsi anche per un solo attimo in sintonia con le nuove e giovani promesse, adesso si vedeva come una persona di età troppo avanzata per scambiare delle chiacchiere con dei ragazzini. A quel punto, dopo tutto quel tempo, persino ad Evelyn faceva strano parlare con dei pokémon che non fossero i membri della squadra.
Ovviamente, tutto questo senza considerare che a lui ormai non piaceva parlare più con nessuno…
Nel frattempo, non si accorse di essere arrivato assieme all’amica sulla scalinata cha partiva dall’alto della scogliera per arrivare a picco sulla distesa sabbiosa accanto al cottage del sig. Marino.
Era ancora mattino e il cielo velato faceva sì che il caldo eccessivo non prendesse il sopravvento su chi volesse passare il tempo all’aria aperta: perfetto per rilassarsi e starsene in santa pace davanti all’abbraccio materno che forniva il mare ai suoi visitatori più attenti.
dopo aver passato un lungo periodo a zoppicare lentamente tra uno scalino all’altro, finalmente Adam arrivò assieme alla gardevoir sulla spiaggia per poi camminare pian piano fino alla riva.
Si sfilò il borsone che si era portato appresso per poi posarlo sulla sabbia soffice, ne tirò fuori un asciugamano da spiaggia vi si posò sopra. Una volta seduto, tirò fuori anche le pokéball e fece uscire gli altri due membri della sua squadra, sfoggiando un sorriso alla loro apparizione.
<< Horus, Coraline…guardate un po’ dove vi ho portati >>, disse loro con tono paterno mentre Evelyn guardava amorevolmente tutto il gruppo: per lei, quella era la sua famiglia.
La milotic sembrava davvero contenta di essere a riva e si mise a guardare il suo allenatore in preda alla gioia, mantenendo tuttavia allo stesso tempo un atteggiamento molto calmo.
Il ragazzo la guardò.
<< Coraline, non c’è bisogno che mi chiedi il permesso: vai pure a divertirti >>, disse lui sogghignando subito prima che quella spiccasse un balzo con il corpo snello e possente e finire nell’acqua cristallina con un tuffo molto elegante, con l’allenatore ed Evelyn che la guardavano soddisfatti.
Horus si avvicinò ai due rimasti sulla terraferma, ricevendo come sperava qualche grattino sulla testa metallica e lucida.
<< ehi ragazzone, come andiamo? >>, chiedeva intanto Adam.
L’ora successiva la passarono insieme, rilassandosi sulla sabbia e a salutare Coraline quando questa sbucava fuori dall’acqua vicina alla riva per poi ritornare subito sotto la superficie.
Mentre quello fumava la sigaretta elettronica ammaliato dalle piccole onde che si infrangevano sulla sabbia, un rumore lo distrasse.
Quando si girò vide ancora una volta il piccolo Ash camminare sulla stessa distesa dorata su cui stava passando il tempo assieme alla sua squadra, anche se stavolta sembrò quasi non notare lo zoppo: aveva infatti visto i due membri della squadra dell’altro ragazzo.
Infatti, Evelyn vide il marmocchio iniziare improvvisamente a correre, alzando piccole zolle di sabbia ad ogni falcata.
Lo storpio fece roteare gli occhi: avrebbe quasi giurato di farsi il callo per quella seccatura.
<< wow! Ma allora hai anche un metagross! Cavolo quanto è grande! >>, disse il bambino prima di avvicinarsi in fretta e furia verso la grande bestia metallica. Quest’ultima si congelò sul posto, indecisa sul da farsi e in apparente disagio.
<< ehi bello, mica voglio farti male, hehe >>, disse Ash in maniera rassicurante.
<< ad Horus non piacciono molto le carezze…>>, rispose Adam al posto del pokémon, senza specificare che quel carro armato semovente si faceva in realtà accarezzare solo dal suo padrone.
Il diretto interessato continuò a stare immobile fino a quando l’attenzione del marmocchio non si concentrò di nuovo su Evelyn.
Quella lo fissava mentre se ne stava posata sull’asciugamano assieme al suo allenatore in una posa maledettamente umana mentre cercava di rilassarsi. Accanto a lei, un libro giaceva ancora aperto sul piccolo spiazzo di tessuto.
<< ehi Evelyn! È bello rivederti. Adam ti stava leggendo una storia? >>, disse quello cercando inutilmente di essere amichevole lei.
“in realtà quel libro lo stavo leggendo io, ma penso che sia meglio non specificarlo: è già abbastanza inusuale come lo ha detto lui…”, pensò intanto la gardevoir.
Il piccoletto si girò alla fine verso Adam, il quale lo osservava con l’attenzione di un agente di polizia: per quanto fosse silenzioso, teneva moltissimo ai membri della sua squadra e un rompiscatole qualunque che si avvicinava a loro come se fossero del qualunque animaletti da compagnia non gli piaceva molto…
<< ehi Adam, posso accarezzarla? >>, disse infine.
Quella era una domanda che tra allenatori era in realtà piuttosto comune, soprattutto quando due viaggiatori si mostravano a vicenda le squadre.
Peccato però che quello che Ash aveva davanti non era un viaggiatore e i pokémon che stavano con lui erano tutto fuori che normali.
Inoltre, Evelyn era sicuramente la più atipica della squadra. Ormai, era rimasta così tanto fuori dalla sfera che non sapeva neanche più come fosse starci dentro, oltre al fatto che vivendo costantemente in questa condizione si era abituata nel tempo ad una vita completamente diversa a quella di un pokémon: conduceva la propria vita quotidiana col suo allenatore, mangiava con lui cibo umano e aveva affinato il senso del gusto proprio grazie a questa scelta. Inoltre, Adam le aveva insegnato anche il linguaggio umano da moltissimo tempo e, malgrado non lo facesse in pubblico, parlare con la propria voce la faceva sentire al di fuori dei vincoli che impediscono a molti esseri viventi di passare ad un livello superiore. queste e altre abitudini avevano ormai fatto nascere in lei un atteggiamento umano e non più quello di un pokémon.
Quando Adam sentì Ash fare quella domanda, sentì allo stesso tempo l’enorme imbarazzo di Evelyn che si stava propagando per tutto il corpo.
“merda, ma che ha in mente questo piccolo scemo? Evelyn non è mica una cazzo di skitty!”, pensò.
 
L’elegante figura femminile decise alla fine di alzarsi e di andare verso l’allenatore giovanissimo. Quando fu davanti a lui, notò ancora una volta quanto lo sovrastava in altezza.
Incrociò il suo sguardo con i suoi occhioni rossi penetranti per poi allungare la mano verso la sua.
Alla fine, il tutto si concluse con una bizzarra stretta di mano.
Ash sembrò davvero stranito da quel gesto così poco comune, ma sorrise comunque per ringraziarla.
Alla fine, arrivò anche Coraline con un grande balzo al di fuori dell’acqua, suscitando di nuovo lo stupore del ragazzo.
Quei pokémon erano decisamente poco comuni e questo il bambino lo sapeva, anche grazie all’esperienza accumulata durante i suoi numerosi viaggi.
<< cavolo Adam, i tuoi pokémon sono fantastici! Ma dov’è il resto della tua squadra? >>
Lo zoppo sembrava non capire e si girò verso di lui.
<< il…resto della squadra? >>
<< sì esatto: di solito una squadra al completo è composta da sei membri. Per caso gli hai lasciati a casa? oppure gli hai depositati in qualche pensione pokémon? >>
<< in realtà, la mia squadra è tutta qui… >>, rispose Adam sbuffando.
Ash sembrò piuttosto sorpreso da quella affermazione.
<< ma come, solo tre? E come fai a lottare contro allenatori che ne hanno più di te? >>
Il ragazzo più grande si era fatto serio.
<< guarda, non mi servono sei pokémon: mi sono affezionato a questi e non vedo perché dovrei prenderne altri con me. E poi…non sono uno che lotta. Comunque, è anche piuttosto strano detto da uno che si porta appresso solo il suo pikachu… >>
<< beh, in effetti è l’unico pokémon che ho portato assieme a me in questo viaggio >>, disse l’infante grattandosi la testa.
<< aspetta…cosa? >>
<< sì esatto: ogni volta che inizio una nuova avventura lascio tutti i miei pokémon al centro di ricerca di Biancavilla prima di partire. In questo modo ogni volta posso farmi una nuova squadra da zero. Sai come si dice no? “acchiappali tutti!” >>, dichiarò lui fieramente.
“oh, cazzo…questo qui è un idiota totale! Quanto potenziale ha buttato? E poi in che senso…acchiappali tutti? Credo che non si senta bene…”
<< non ho mai sentito quel detto… >>
Il piccoletto si sedette vicino a lui, appena fuori dall’asciugamano.
<< e comunque questi pokémon sono sicuramente fortissimi! Non gli ho quasi mai visti assieme a degli allenatori e tantomeno in giro! scommetto che tu e la tua squadra siete davvero grandi! >>
“maledizione, questo è proprio una seccatura: se potesse arrivare un’onda anomala per trascinarlo via sarebbe il massimo. Inoltre, ho come l’impressione che il suo discorso stia per andare in una brutta direzione…”, pensò lo storpio mentre prendeva dalla tasca il flaconcino delle pillole antidolorifiche.
Il moccioso le notò per poi indicarle col dito.
<< ehi Adam, ti senti male? a cosa servono quelle? >>
<< se non mi sentissi male non dovrei prenderle, non trovi? >>, rispose secco l’altro.
<< si beh, in effetti ha un senso. Comunque, stavo dicendo…ti va di fare una lotta? >>
“evviva…”, pensò l’altro
<< te lo ripeto, non sono uno che lotta e tantomeno sono intenzionato a farlo. Quello è lo yacht che ti ospita, giusto? Presto o tardi arriverà qualche allenatore di talento da infastidire, quindi non devi preoccuparti: di gente che ha tempo da perdere non manca. E poi…da me non impareresti nulla… >>
Malgrado quel ragazzino non stesse facendo nulla di così assurdo, Adam era davvero stufo di averlo accanto e, malgrado il suo iniziale desiderio di non avere altri intorno, da una parte adesso sperava che arrivasse qualcuno dall’imbarcazione per far sì che andasse a chiedere di lottare a quella seccatura.
<< guarda che ogni persona può essere un degno avversario e si può sempre imparare qualcosa di nuovo da tutti quanti! Che ti costa fare una prova? >>, rispose Ash pieno di gioia.
<< quanto entusiasmo… >>
<< allora? La vogliamo fare questa sfida? Ai pokémon piace lottare assieme ai loro allenatori! >>
<< ciò non implica che siano costretti a farlo… >>
<< che c’è? Hai paura? >>, disse poi Ash con atteggiamento provocatorio.
“cos’ha detto?”
<< cosa hai detto? >>
Adam era tanto incredulo quanto infastidito da quell’individuo: per quanto provasse a scacciarlo via come si fa con una mosca, quello rimaneva sempre di buon umore, come non sentisse le brutte cose che gli stava dicendo.
Adam appoggiò tutto il suo peso sul bastone e si alzò in piedi, imprecando per il dolore un paio di volte mentre Evelyn percepiva in tempo reale l’immediato cambiamento di umore del suo amico.
<< ascoltami Ash: stai giocando con il fuoco…smettila subito, o a forza di buttarci benzina sopra ti becchi un ritorno di fiamma, quindi vedi di lasciar perdere >>, dichiarò Adam con voce minacciosa.
Ash sembrò non capire il senso di quelle parole: come ogni bambino che si rispetti, prese quel discorso più come una sfida che come una minaccia vera e propria.
<< beh, in questo caso…vediamo cosa succede a giocare con il fuoco >>, dichiarò solennemente il ragazzino di Biancavilla aggiustandosi il cappello.
L’altro affondò il bastone in terra con violenza.
<< ma hai capito quello che ho detto?! >>
<< certo che l’ho capito! Ed io e pikachu non ci tiriamo mai indietro davanti a una sfida! >>
<< PIKA! >>, fece eco il pokémon elettro sulla sua spalla.
<< non era una sfida, ti sto intimando di andartene! Sono al limite! >>
<< non ho paura! Il mio sogno è di diventare maestro pokémon e non mi arrenderò davanti a niente! >>
<< che cosa accidenti sarebbe un maestro pokémon?! >> disse esasperato Adam sull’orlo di mettersi ad urlargli contro.
La gardevoir si girò verso di lui: non lo vedeva così furioso da molto tempo, per non parlare del fatto che la persona che stava parlando con lui fosse così ingenuo da non distinguere una sfida da una vera e propria minaccia. In quel momento, i due allenatori e i loro rispettivi pokémon erano così concentrati sulla situazione che nessuno si era accorto che qualcuno stava osservando l’intero spettacolo dall’oblò dell’imbarcazione.
<< quindi hai paura! >>, disse Ash in maniera davvero irritante.
Fu l’ultima goccia: Adam prese un respiro profondo in modo da mandar via la voglia di prendere a bastonate quel piccolo diavolo che, inconsapevolmente, aveva detto delle parole che nessuno avrebbe mai dovuto dirgli.
<< dunque ti piace lottare, non è vero? … >>, sussurrò. La sua voce si era ormai ridotta ad un profondo sibilo che sprizzava rabbia da tutti i pori.
<< proprio così! >>, disse l’altro continuando a mettere in mostra il suo atteggiamento di sfida.
<< e va bene…vuol dire che oggi ti darò una lezione di vita… >>
<< che intendi dire? >>
<< intendo dire che accetto la tua sfida! Avanti! Posizioniamoci! >>, disse Adam alzando la voce.
Ash lo percepiva come un ragazzo che aveva appena trovato l’energia di combattere, anche se in realtà era solo arrabbiato al dì là di ogni limite.
“ora basta, ne ho le palle piene! Questa carogna semovente ha bisogno di una lezione!”
* Adam, sei sicuro? *, chiese Evelyn preoccupata.
* assolutamente: questo idiota deve capire una volta per tutte che deve stare a distanza di sicurezza dal sottoscritto! *.
Scambiatosi quei pensieri, entrambi videro poi l’avversario di bassa statura ad una trentina di metri, pronto a combattere e col dito puntato contro di loro.
<< va bene Adam! Io manderò in campo il mio pokémon: vai Pikachu! >>
“ma che bisogno c’è di dichiarare il pokémon che manda in campo? Ne ha solo uno…”.
<< ok, nel mio caso… >>, disse Adam prima di spostarsi di lato e, con un piccolo inchino, fare spazio ad Evelyn, la quale andò a posizionarsi sulla sabbia.
<>, ringhiò Adam.
<< e va bene…vai Pikachu! Inizia con attacco rapido! >>.
Appena udì l’ordine, il topino elettrico scattò in avanti per poi iniziare a correre a zig-zag in modo tremendamente veloce, riuscendo a rendersi addirittura a malapena visibile.
Sembrava sprigionare la stessa energia che aveva il suo allenatore, sfrecciando come un missile verso la gardevoir, la quale stava restando invece perfettamente immobile.
Era ormai sempre più vicino e Ash era ormai sicuro di avere la vittoria in pugno: se a quello non fosse piaciuto lottare, forse sarebbe stato effettivamente uno che non avrebbe saputo dare delle indicazioni al suo pokémon in modo adeguato.
Ormai, i due pokémon erano circa a un paio di metri l’uno dall’altro.
<< Adesso pikachu, colp- >>
- BOOOOOOOOM -


Un boato assordante colpì in pieno i timpani dello sfidante e, in meno di un battito di ciglia, pikachu sembrava essere sparito.
Al suo posto, vicinissimo ad Evelyn, un solco nella sabbia che sarà stato profondo anche mezzo metro partiva dove un secondo prima c’era il pokémon di Ash. La gardevoir, intanto, se ne stava esattamente nella posizione in cui stava fin dall’inizio della lotta, con la sua caratteristica veste che svolazzava a causa del vento che si era appena generato.
<< Pikachu! >>
Ash vide davanti ai suoi piedi la fine della spaccatura lunga anche quindici metri. Incastonata dentro di essa, il suo amico giaceva con gli occhi chiusi.
<< PIKACHU! Stai bene?! >>, urlò il giovane in preda al panico.
Malgrado i richiami dell’allenatore, il piccolo amico non rispondeva, facendo sì che il giovane andasse ancora più nel panico di quanto non lo fosse già.
Stava per prendere il braccio il suo compagno più fedele quando dei rumori attirarono la sua attenzione: era il bastone di Adam che affondava sulla sabbia ad ogni passo assieme al secco rumore metallico della protesi attaccata alla sua gamba.
Il ragazzo più grande si avvicinò verso quello più piccolo.
<< la lotta è finita…sei soddisfatto?! >>, disse freddamente lo zoppo.
<< tu… >>
<< io cosa?! Sei venuto a tormentarmi per una lotta e adesso l’hai avuta! Hai viaggiato fino ad Hoenn per partecipare alle stupide sfide del parco lotta e a sfidare la lega pensando di farlo con una squadra costruita sul momento! Cosa credi che accada nelle sale dove si combattono i superquattro? Che facciano una lotta amichevole? Laggiù le persone e i pokémon si fanno del male! E non parlo dell’essere messi K.O. da un pokémon come quello di un capopalestra: quando i livelli si alzano fino a quel punto si va al di là dei semplici rischi delle lotte classiche! Non si arriva al campione della lega con un paio di frasi fatte e la gioia di scontrarsi con il primo che capita! Se vuoi fare davvero strada, smettila di infastidire i primi idioti che incontri per strada, aggiungi un poco di disciplina a quello che fai e vedi di crescere! Ecco…questi sono un revitalizzante e una ricarica totale. L’attacco che ha ricevuto il tuo pikachu è troppo potente per essere rimesso sul momento e ad occhio e croce si sarà rotto tutte le costole, quindi attento a come lo maneggi per l’amor del cielo. Questi rimedi ti aiuteranno al massimo a farlo arrivare al centro pokémon di Petalipoli. Ecco la lezione che ti dovevo, ora addio… >>
Adam prese le medicazioni e le lasciò vicino ad Ash. dopodiché, se ne torno lentamente sul suo asciugamano, seguito da Evelyn che, dopo aver fatto un inchino, seguì a ruota il suo allenatore.
Dopo aver raccattato i rimedi forniti dall’altro, Ash prese in braccio pikachu e iniziò a correre a perdifiato verso Petalipoli senza dire una parola.
I due, rimasti da soli (o così pensavano), rimasero a godersi il tramonto e Adam tirò fuori ancora una volta la sigaretta elettronica per poi iniziare a fumare.
Quella lotta era stata frutto di un susseguirsi di seccature nei suoi confronti iniziate dal giorno prima e, data la scarsa (se non minima) tolleranza del ragazzo, aveva fatto sì che quelle ore di sopportazione dessero vita ad uno scontro durato invece solo alcuni secondi: Evelyn aveva letteralmente spazzato via il piccolo avversario.
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Stesso momento, percorso 104…
Ash stava correndo così forte da poter giurare a sé stesso di poter consumare all’istante la suola sotto le sue scarpe.
Aveva la testa quasi completamente priva di pensieri, come se la sua mente stesse ancora cercando di elaborare cosa fosse appena successo.
“Pikachu…povero Pikachu! Cosa è successo? Un attimo prima era davanti a Evelyn e poi? È successo un casino! Che cosa aveva in mente Adam? Non sono neanche riuscito a vedere cosa ha combinato il suo pokémon…è stato troppo veloce…”
Questi e altri pensieri si annidavano nella mente dello sconfitto, il quale era ormai troppo immerso nell’ansia di dover aiutare il suo migliore amico per portarlo in tempo al centro pokémon in modo che le infermiere potessero rimetterlo in sesto, oltre al fatto che doveva stare attento a non scuoterlo troppo, anche perché una cosa quel giorno l’aveva imparata: Adam non mente mai e questo voleva dire che Pikachu poteva davvero avere praticamente tutte le costole rotte.
Tuttavia, il motivo per il quale il suo avversario avesse agito in quel modo non gli era chiaro: a quanto pare quella era davvero una minaccia, ma il fatto che qualcuno si dichiarasse poco portato per la lotta per poi spezzare mezzo sterno al pokémon avversario con tanta freddezza e velocità era qualcosa per la quale non aveva ancora trovato risposta.
Tuttavia, in quel momento non aveva tempo per fermarsi a pensare. Ignorò quindi il dolore alla milza causato dalla sfrenata  e continuò a macinare la strada sterrata che conduceva alla città.
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Spiaggia del percorso 104…
* ehi Eve…bel colpo… *, comunicò in silenzio Adam.
* grazie. Certo che quel Pikachu ha preso una bella botta, dici che se la caverà? *
* non preoccuparti mia cara, quella piccola seccatura non è mica come me: corre più veloce di un linoone, sono sicuro che quel pikachu si riprenderà e Ash avrà finalmente capito che non deve darmi fastidio *, rispose infine il ragazzo mentre sbuffava un'altra nuvola di vapore.
* forse hai ragione *, concluse sogghignando l’amica mentre cercava di aggiustarsi la capigliatura scossa dall’onda d’urto della lotta appena conclusa.
Stettero lì a parlare, con Horus poggiato beatamente sulla sabbia tiepida e Coraline acciambellata accanto al proprio allenatore, che pensavano alla velocità incredibile con la quale Ash e il suo pokémon erano stati sconfitti.
“certo che gli attacchi che riusciamo a fare…” pensava ogni tanto il ragazzo.
In quella situazione di semi-relax, qualcuno si era avvicinato al gruppo che era ormai da tempo a contemplare il mare, fino a quando non arrivò proprio dietro alla buffa combriccola di tizi seduti su quell’asciugamano.
 << porca puttana! Quell’attacco era così devastante che sono riuscito a sentirlo dalla mia cabina e vi posso assicurare che non sono cose che si vedono tutti i giorni!  >>, disse l’individuo in preda all’esaltazione più totale
A quelle parole, i due si girarono confusi.
<< che cosa c’è di divertente in quello che hai visto? Non c’è niente di bello in quel che è successo: quel pikachu ha le costole tutte rotte e anche io mi ero rotto le palle di quella seccatura...In ogni caso si può sapere chi sei? >>, rispose scocciato Adam senza nemmeno girarsi a vedere chi stava cercando di attirare la sua attenzione.
L’altro sorrise.
<< il mio nome è Gold >>
Continua…
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Note del BrainSteaer: salve, come vanno le cose?
Lo so, ci ho messo veramente tanto a pubblicare questo capitolo ed è anche più corto degli altri.
In ogni caso, spero davvero che vi piaccia e che la storia, malgrado sia introspettiva, riesca comunque a scorrere abbastanza ed essere allo stesso tempo un poco divertente.
Se vi va, potete lasciare un commento…mi farebbe davvero piacere :D
Un saluto dal BrainStealer 😉
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 6: rivelazioni ***


CAPITOLO 6: RIVELAZIONI.
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<< abc >> = dialogo.
“abc” = pensiero.
* abc * = telepatia.
In quel momento era quasi mezzogiorno, anche se a causa del tempo nuvoloso era piuttosto difficile capire che ore fossero. Intanto, sulla spiaggia che bagnava i pressi di Petalipoli, i due continuavano a guardarsi, come se non capissero chi avesse la responsabilità di rompere quel silenzio e di continuare la conversazione.
Gold era appena sceso dalla cabina, impaziente di conoscere lo strano individuo che aveva spazzato via il pokémon di uno dei passeggeri del suo stesso yacht.
Si era appena presentato ai due, ma ancora non aveva ricevuto risposta: quello si era girato ad osservare il mare standosene a fare le nuvole di vapore con la sigaretta elettronica.
Restò un minuto ad osservarli, facendosi distrarre di tanto in tanto dal riflesso creato dalla luce del sole che riusciva a far capolino tra le nuvole per poi andare a schiantarsi sul tutore metallico posto sulla gamba del ragazzo.
Il suo pokémon, per quanto riguarda i comportamenti, sembrava identico a lui.
“che strani tipi. Ammetto però che la lotta che ho visto poco fa mi ha incuriosito. E poi non ho niente da fare…”, pensò il ragazzo mentre si aggiustava il cappello nero e giallo su quell’ammasso scompigliato di capelli mori.
Prima ancora di aver possibilità di interagire con loro, Adam lo anticipò aprendo la bocca per primo.
<< vuoi continuare a guardarmi per molto? >>, disse riponendo la sigaretta nella tasca del suo giubbotto, continuando intanto a fissarlo infastidito mentre i suoi pokémon continuavano a starsene beatamente sulla sabbia piuttosto lontani dal proprio allenatore, in modo da non farsi troppo notare da chi era a parlare con lui, ad eccezione di Evelyn che fissava a sua volta il nuovo arrivato.
<< beh? Vuoi continuare a fissarmi un altro po’ >>, disse infine lo zoppo.
Gold lo guardò stranito.
<< che dire…ti ho appena detto il mio nome e pensavo che almeno mi avresti educatamente detto il tuo >>, disse poi con tono allegro.
<< non capisco perché tu dia per scontate certe cose. In ogni caso, se proprio ci tieni, il mio nome è Adam. Lei invece si chiama Evelyn >>, rispose l’altro mentre l’amica faceva un cenno di saluto con la mano.
<< è un piacere conoscervi. In ogni caso volevo farvi i miei complimenti! La lotta che ho appena visto è stata pazzesca! >>
C’era un tono di divertimento ed entusiasmo in quella frase.
Lo storpio si girò, contemplando il suo giacchetto rosso e i pantaloni che, assieme al berretto nero e dorato, andavano a formare un look davvero sportivo.
“carino, peccato che non abbia un minimo di eleganza…”
<< per quanto mi riguarda, quella lotta mi ha abbastanza annoiato, per non parlare del fatto che ho combattuto con quel ragazzino solo per fargli capire che non deve farmi incazzare. In ogni caso ti ho già visto lottare ieri pomeriggio proprio su questa spiaggia. Sbaglio o sei anche tu uno di quegli allenatori venuti per il tour al parco lotta? >>, chiese poi in modo lievemente accusatorio.
<< proprio così. In ogni caso, ho visto che ti sei avvicinato al ragazzino prima che se ne andasse…cos’è che gli hai detto di preciso? >>
<< gli ho smontato alcune idee idiote e insegnato un po’ di educazione e disciplina >>
Il ragazzo di Johto alzò le spracciglia.
<< è fuggito via in lacrime: non credi di essere stato un po’ troppo duro con lui? >>
<< no… >>
ci fu un momento di pausa.
<< capisco, capisco…e tu Adam? Anche tu sei qui per visitare Hoenn? >>
<< assolutamente no: le lotte non fanno per me… >>, rispose seccamente Adam.
L’altro gli sorrise.
<< sarà, ma da quel che ho visto non te la cavi affatto male, hai stracciato quel ragazzino in maniera esemplare! >>
<< dico ma lo hai visto? Il suo pikachu è svenuto per la potenza dell’impatto e quel marmocchio fastidioso se n’è dovuto andare di corsa al centro pokémon e adesso quell’affare giallo starà stringendo i denti per il dolore. Ti sembra che sia stata una bella lotta? >>
Gold si avvicinò a lui e si chinò vicino al suo asciugamano.
<< secondo me ti prendi troppo sul serio amico: queste cose fanno parte del gioco, vedrai che poi starà meglio >>, gli disse poi facendo l’occhiolino.
<< io e te non siamo amici… >>, rispose freddamente Adam.
L’altro si rialzò in piedi con un risolino.
<< suscettibile eh? >>, disse poi divertito.
<< diciamo che per oggi ne ho avute abbastanza >>
Quello si aggiustò il cappello e iniziò a riflettere per qualche secondo.
<< beh, come vuoi. In ogni caso è stato un piacere conoscerti: dal momento che non hai voglia di parlare, vado al centro pokémon di Petalipoli a parlare con quello strano bambino >>, concluse Gold sorridendo prima di incamminarsi verso l’uscita della spiaggia.
Evelyn e il suo allenatore lo guardarono avviarsi con passo svelto ed energico.
* sai Eve, non mi aspettavo di conoscere un’altra volta un allenatore del suo calibro * disse al pokémon telepaticamente.
* sai una cosa? Nemmeno io… *, rispose lei sorridendo.
* ha detto che andava al centro pokémon, giusto? *
* già…vuoi seguirlo? Ti sento dubbioso *
* non saprei Eve, forse dovremmo andare a vedere quel pikachu: gli abbiamo dato una bella strigliata. Non dico che mi sento in colpa, ma giusto per verificare di non aver fatto troppi danni. *
* capisco cosa intendi. Beh, abbiamo pensato di atterrarlo e così è stato e certe cose in una lotta pokémon sono lecite: non vedo niente di sbagliato sia nell’andarci che nel non andarci *
* su questo siamo d’accordo. In ogni caso non abbiamo niente da fare, giusto mia cara? *
* no, oggi non abbiamo niente da fare *, disse lei con un sorriso mentre si stiracchiava sull’asciugamano accanto a lui.
Adam ridacchiò con lei.
* ho capito: che ne dici se ci godiamo un’altra mezz’oretta e poi andiamo? Credo che anche Horus voglia stare un altro po’ sulla spiaggia e Coraline vorrà sicuramente nuotare ancora per alcuni minuti *
Lei lo guardò.
* non avrei saputo fare scelta migliore *
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Intanto, l’altro ragazzo era già arrivato al percorso 104 e si stava dirigendo verso la città. Adam si era rivelato un tipo davvero strano e, malgrado gli avesse suscitato un poco di curiosità, si era rivelato un tipo decisamente poco propenso a socializzare.
Calpestava la terra battuta della strada, osservando come per certi versi la regione di Hoenn era piuttosto diversa dal suo luogo di origine, sia per gli ambienti che per il clima.
“certo che quel ragazzone e il suo pokémon erano davvero strani, anche se sono troppo curioso di sapere un poco di più su quel ragazzino: lo avevo già incontrato ieri ed è anche uno dei passeggeri dello yacht: questo vuol dire che per avere la sua età ha comunque un bel talento. Com’è che uno storpio lo ha battuto in pochi secondi? Quella gardevoir non ha nemmeno battuto ciglio, anche se penso proprio che quel pikachu si riprenderà”, pensava durante il tragitto.
Poco dopo, arrivò finalmente al centro abitato. Non aveva mai visto Petalipoli e dovette ammettere che non era affatto un brutto posto: anche se il sole era completamente velato dalle nuvole, l’ambiente sembrava comunque luminoso e pieno di vita, con una moltitudine di persone e pokémon che andavano avanti e indietro, in mezzo a bar, balconate dove gli abitanti si affacciavano e alcuni mercati di strada, con molte viuzze dall’aspetto antico che davano un caratteristico tocco medievale a tutta la cittadina.
Ad un certo punto, il ragazzo si rese conto che stava camminando a vuoto: era così curioso di vedere il paese che non aveva pensato al fatto che non conoscesse il posto. Si guardò quindi attorno per chiedere indicazioni e proprio in quel momento incrociò un anziano.
Era più o meno sull’ottantina e portava un paio di occhiali dalle lenti rotonde. Mentre camminava senza fretta con un bastone da passeggio dal legno rugoso almeno quanto le sue membra, accanto a lui un whismur lo seguiva passo passo.
“sembra Adam da vecchio…penso possa ansare bene”, pensò il giovane.
<< mi scusi signore… >>
Nessuna risposta…
<< ehm…mi scusi >>, provò di nuovo alzando la voce.
Stavolta, il pokémon sussurro emise un rumore per poi toccare la gamba del proprio allenatore.
Il vecchio abbassò lo sguardo verso la creaturina, la quale gli indicò la direzione di Gold.
Quello si girò per poi abbassare un poco quei vetrini che si portava sugli occhi.
<< ehm, sì? >>
<< sono alla ricerca del centro pokémon, saprebbe dirmi dov’è? >>
Il vecchino fece un risolino.
<< perdonami ragazzo, ma sai com’è: con la vecchiaia l’udito va un po’ a farsi benedire e se non fosse per il mio whismur sarebbe ancora peggio >>
Gold gli rispose con un sorriso.
<< in ogni caso, hai camminato dalla parte opposta del centro pokémon, ma non preoccuparti non è lontano. Vedi…basta che cammini per quella via e vai a destra dopo due isolati. Lo troverai subito dopo, non puoi sbagliare. In ogni caso scommetto che non sei del posto, dico bene? >>
“merda, ho camminato dalla parte sbagliata. Vabbè che mi importa: così è più divertente”
<< a dire il vero no. Vengo dalla regione di Johto >>, dichiarò solennemente il ragazzo.
<< Johto? Certo che vieni da lontano! Che ti porta fin qui? >>, chiese sorpreso l’anziano.
<< sono in visita per vedere il parco lotta >>
<< ah capisco, capisco. In effetti in città si è sparsa la voce di una grossa barca che ha attraccato al molo del signor Marino. Sai, una volta ero un allenatore anche io e non me la cavavo neanche male…pensa che ho addirittura vinto la medaglia della palestra di questa città! Ah, quelli sì che erano bei tempi: quando io e Norman abbiamo combattuto eravamo molto giovani…e con tutti i capelli! Hehe. Beh, che dire…buona fortuna figliolo >>
<< grazie mille signore! Buona giornata! >>
Gold seguì quindi le indicazioni date dal vecchio, stavolta percorrendo un percorso dotato di un certo ordine, notando quanto la gente del posto fosse alla mano e anche molto disponibile.
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Pochi minuti dopo…
La luce al neon del centro pokémon si specchiava sul pavimento di mattonelle arancioni, creando un gioco di colori accesi che adornava la sala.
Ash Ketchum se ne stava in uno dei posti a sedere riservati agli allenatori che aspettavano che il proprio pokémon ricevesse le cure appropriate. Date le ferite che aveva riportato il suo pikachu, aveva avuto una sorta di semi priorità, in modo tale da saltare una buona parte della fila composta da casi molto meno urgenti.
Aveva lo sguardo perso e le parole dello strano ragazzo gli risuonavano in testa e, come se non bastasse, il suo amico era ridotto davvero male: le infermiere gli avevano comunicato il ritrovamento di numerose lesioni interne e fratture e che avrebbe dovuto passare la notte al centro pokémon per assicurare un recupero della salute ottimale.
Il piccolo allenatore si era reso conto troppo tardi che le parole pronunciate dall’allenatore storpio non erano affatto una sfida, bensì a un’incitazione a smetterla di rischiare.
“com’è potuto accadere? Non mi sono nemmeno reso conto di quello che è successo ed è stato troppo veloce anche per Pikachu. Un attimo prima era davanti alla gardevoir…e poi?”
Aprì la tasca principale del suo zaino e tirò fuori una vaschetta di plastica sigillata contenente del cibo: era ormai lì da poco più di un’ora e al momento era meglio mettere qualcosa sotto i denti, anche se al momento non aveva per niente appetito.
Mentre masticava lentamente ogni singolo boccone, qualcuno entrò dall’ingresso principale. Gold si guardò attorno, fino a quando non riuscì a intravedere il marmocchio che se ne stava tristemente a cercare di mandar giù qualche pezzo di spezzatino di carne malgrado la malinconia.
“poveraccio, quello storpio gli ha fatto il culo a strisce. Vediamo come sta e magari…riesco a scoprire qualcosa di più…”
Del resto, lui era sempre stato una persona che non si faceva problemi a interagire con gli altri. Anzi, questa sua caratteristica lo aveva sempre portato ad essere fin troppo aperto con le persone cosa che, se da una parte è un bene, dall’altra la sua lingua lunga aveva finito spesso per infilarlo in guai che potevano essere tranquillamente evitati, anche se lui in un modo o nell’altro aveva sempre trovato il modo di uscirne.
In quel caso però, in quel momento non c’era certo bisogno di stare in guardia: del resto, quello era solo un bambino sconsolato.
Si avvicinò al tavolo e gli sorrise.
<< ciao ragazzino, guarda un po’ chi si rivede! Senti, ti dispiace se mi siedo qui? >>
Ash sembrava sorpreso nel ritrovarsi davanti quel ragazzo: lo aveva incontrato il giorno prima sulla spiaggia subito dopo aver visto la sua lotta. Anche se non sapeva ancora il suo nome, provava molta ammirazione nei suoi confronti.
In risposta, gli fece un sorriso amaro: aveva ancora il morale a terra.
<< ehi ciao. Non c’è problema siediti pure >>
Gold gli sorrise.
<< sai, ho visto la lotta che hai fatto sulla spiaggia e devo ammettere che è stata davvero interessante >>, gli disse poi facendo l’occhiolino.
Il bambino abbassò o sguardo.
<< a me non è sembrata un granché: ho perso e adesso il mio pikachu sta ancora là dentro >>
<< ehi, perché quella faccia? Non preoccuparti, il tuo pokémon starà benone! >>
<< non è solo per quello. Il ragazzo con cui ho lottato me ne ha dette di tutti i colori… >>, disse l’altro sconsolato.
Il ragazzo di Johto storse il labbro.
<< mi dispiace per il tuo pokémon. Dimmi un po’… si sente meglio? >>
<< adesso sta meglio grazie, anche se le infermiere mi hanno detto che dovrà passare almeno la notte qui per colpa delle ferite che si è fatto >>
<< mi dispiace. In ogni caso non devi ascoltare quel tipo: hai dato il meglio di te e non c’è niente di male nel mostrare il proprio entusiasmo in quello che si fa. Comunque, devo ammettere che hai grinta ragazzino! Come ti chiami? >>
<< ora che ci penso ieri non ci siamo presentati. Io mi chiamo Ash, tu invece? >>
<< molto piacere! Io mi chiamo Gold. Certo che per essere uno dei passeggeri dello yacht sei molto giovane! Devi essere molto forte per la tua età! Dimmi un po’…da dove vieni? >>
in quelle parole, il morale di Ash riprese in po’ di forza e le sue labbra tornarono finalmente a formare un sorriso.
<< io vengo da Biancavilla, dalla regione di Kanto >>
<< ma senti un po’, quindi vieni da Kanto. Io invece vengo da Borgo Foglianova, hai presente Johto? >>
<< certo che sì! Mi sono divertito molto a esplorarla! >>, rispose in ragazzino in preda ai ricordi: era contento di aver trovato qualcuno che partecipasse al suo stesso tour di visita al parco lotta.
<< se partecipi vuol dire che hai almeno tutte le medaglie di una regione, giusto? >>, chiese Gold con curiosità.
<< sì esatto: tempo fa ho battuto tutti i capopalestra di Hoenn. Tu invece? >>
“dunque, avevo ragione: Ash non è affatto male in fatto di lotte…ancora non mi spiego come sia potuta durare così poco la sua lotta di prima…”
<< diciamo che non me la cavo male >>, rispose Gold malizioso. << se vuoi, quando il tuo pikachu si sarà ripreso faremo una bella lotta, che ne dici? Ovviamente se ne hai voglia >>.
<< certo che accetto la sfida! Sono sicuro che ne sarà felice anche pikachu! Appena starà bene ti faremo vedere di che pasta siamo fatti! >>
Il ragazzo di Johto lo guardò divertito.
“beh, essendo un ragazzino non è stato difficile sollevargli il morale. Sono contento che adesso sia un poco più tranquillo”
Passarono i minuti successivi a parlare tra loro e fare amicizia, raccontandosi a vicenda le loro varie avventure e scorribande tra le regioni. Per quanto Gold fosse spesso sbruffone e volgare, con i più piccoli ci sapeva davvero fare, anche perché un tempo lui era esattamente come loro…come tutti quei piccoletti in cerca di avventure che inseguono i propri sogni con un entusiasmo gigantesco. Infatti, il ragazzo non poteva fare a meno di rispecchiare il sé stesso bambino in Ash, provando inevitabilmente un piacevole senso di nostalgia.
Ad un certo punto, le porte automatiche del centro pokémon iniziarono a scorrere, liberando così il passaggio ad una figura malconcia accompagnata dalla sua compagna più fedele.
I due seduti al tavolo li riconobbero subito: erano Adam ed Evelyn.
Li vedevano girarsi attorno con sguardo confuso e spaesato, come se quelli non entrassero in un posto del genere da molto tempo. Per quanto avessero dimostrato una certa potenza durante la lotta di quello stesso giorno, adesso si muovevano come se non conoscessero le basi dell’allenamento dei pokémon, compreso quindi il tipo di edificio in cui adesso si stavano muovendo.
<< ehi, quelli sono Adam ed Evelyn >>, disse Ash sorpreso
<< eh sì. Guarda come sono confusi. Magari non se ne intendono molto di centri pokémon o cose del genere… >>, gli fece eco Gold. << Adam! Evelyn! Siamo qui… >>, continuò.
Quelli si girarono verso di lui, trovando finalmente le persone che stavano cercando.
Il ragazzo avanzò lentamente verso di loro, facendo udire ad ogni passo il rintoccare del suo bastone e il tintinnare del tutore avvinghiato al suo arto.
<< allora eravate qui… >>, disse lo zoppo dopo aver raggiunto il tavolo.
<< sapevo che alla fine saresti venuto! >>, lo stuzzicò il ragazzo dagli occhi dorati mentre dava una gomitata amichevole al ragazzino seduto accanto a lui.
<< sono…siamo venuti per vedere come sta il pokémon del marmocchio. Dunque, com’è ridotto? >>
Mentre pronunciava quelle parole, vide il bambino abbassare lo sguardo
<< anche se deve passare la notte qui, si riprenderà. In ogni caso mi dispiace di averti forzato a lottare >>
<< quello che adesso conta è che il tuo pokémon non abbia subito danni permanenti. E comunque…avevo già combattuto una volta contro un allenatore che aveva un pikachu: in un certo senso…per quanto siate diversi per molti aspetti, tu e la tua smania per i pokémon, almeno in piccola parte, me lo ricordate un po’ alla lontana… >>.
Gold si girò ad osservare la maestosa Evelyn accanto al proprio allenatore. Quest’ultima, poco dopo se ne accorse e, quando si girò verso di lui, quello ebbe la sensazione che lo sguardo del pokémon gli stesse penetrando l’anima. Inoltre, avrebbe giurato di riconoscere parte dello sguardo di Adam in quell’assurdo cosmo rossastro.
Un brivido lo percorse lungo la schiena.
“cazzo…questi tizi sono un poco inquietanti”
Tuttavia, tornò quasi subito a concentrarsi su quello che voleva dire al tizio che se ne stava in piedi davanti al suo tavolo.
<< ehi Adam, allora non sei così bastardo come sembrerebbe, non è vero? >>, gli disse in modo provocatorio. Aveva una certa curiosità nel stuzzicarlo per vedere come reagiva.
Il diretto interessato si girò in tutta risposta con lo sguardo serio.
“certo che questo qui se ne prende di confidenza. È come se avesse un talento naturale per infastidirmi…”
<< nel caso non te ne fossi accorto, c’è un bambino qui, quindi vedi di moderare i termini >>
<< ah certo: per caso sarebbe meglio rompere le costole al suo pikachu solo perché mi girano? >>, rispose il moro con un sorriso beffardo sulla bocca.
Adam lo squadrò dall’alto in basso.
<< guarda che sono io quello che dovrei fare le domande qui. Ad esempio: che accidenti ci fa il campione della lega di Johto da queste parti!? Ti importa davvero così tanto di andare a vedere il parco lotta? >>
Ash sgranò gli occhi. Sembrava stesse per impazzire.
<< COOSA?!!! TU SEI IL CAMPIONE DELLA LEGA DI JOHTO? >>, esclamò subito dopo in un attacco di estasi. Il ragazzo di Biancavilla, dopo aver sentito le parole di Adam e aver scoperto di avere un allenatore di quel calibro accanto a sé, iniziò a bombardare Gold di domande.
“ecco, questo lo dovrebbe tenere occupato per un po’”, pensava intanto lo zoppo che osservava quello strafottente travolto dallo tsunami di entusiasmo del bimbetto seduto accanto a lui. Subito dopo aver applicato il suo diversivo, fece un cenno di saluto con la mano che nessuno in quel momento avrebbe potuto vedere per poi avviarsi silenziosamente verso l’uscita del centro pokémon.
Il ragazzo dagli occhi dorati lo vide andarsene con la coda dell’occhio e lo guardò con lo sguardo confuso, mentre Ash continuava a tormentarlo con i suoi quesiti.
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Il giorno dopo, tarda mattinata, spiaggia vicino a Petalipoli.
Sogni…
Ancora una volta, le stesse immagini che arrivavano a tormentarlo ogni notte restavano fino al mattino, donandogli una sensazione di essere vittima dei suoi incubi da un tempo ormai immemore.
Era intrappolato lì, in quel limbo che ormai sembrava stesse diventando lentamente la sua tomba.
Realtà...
A cosa serve dare una definizione a questa parola se poi i frutti della tua mente vengono a tormentarla? A cosa servono tutti gli sforzi?
Queste e tante altre domande sfrecciavano nella vita quotidiana di Adam, il quale però era al momento occupato a contemplare terrorizzato quello che la sua psiche gli stava mostrando.
Nel frattempo che lui sognava, qualcuno stava facendo da spettatore senza che lui potesse dedicarsi alla cosa.
Evelyn infatti era lì a guardare ogni minimo particolare dei ricordi del suo allenatore, cercando di capire se in tutto quel caos potesse trovare finalmente una soluzione.
Niente…ogni volta era come ricominciare da capo.
La gardevoir aprì gli occhi, distogliendo la concentrazione da quello spettacolo straziante.
Anche se era una creatura dagli incredibili poteri psichici, il dispiacere che provava faceva sì che non riuscisse ad osservare quelle visioni come era invece riusciva a farlo il legittimo proprietario dei sogni.
Eppure, quello che aveva appena visto nel suo sogno condiviso era proprio accanto a lui con l’espressione crucciata nel sonno.
Era sudato e teso: quasi si potevano notare i nervi a fior di pelle che apparivano in tensione come cavi d’acciaio.
Con una smorfia di compassione sul viso, gli mise delicatamente una mano sulla fronte per poi iniziare a concentrarsi. Nel tempo, vide l’altro calmarsi lentamente e muoversi lievemente nel sonno.
Si tolse delicatamente le coperte di dosso e, più silenziosamente che poteva, gli diede una carezza e si alzò dal letto per avviarsi verso la cucina: adesso che il suo amico aveva finalmente ritrovato un poco di pace durante il sonno, di certo non sarebbe stata una gran cosa svegliarlo.
Arrivò finalmente nella stanza e chiusa la porta dietro di sé.
Aveva temporaneamente regolato il flusso psichico con Adam, sperando di poter in qualche modo id impedire di farlo alzare a causa di qualche pensiero che potesse irrompere nella sua testa.
Con uno sbadiglio, prese un piattino e una forchetta, aprì il frigo e si servì una piccola fetta di torta.
Stava per mettersi il primo boccone in bocca quando improvvisamente una sensazione la avvolse. Era come se due entità ormai a lei note si stessero incontrando di nuovo.
Non era certo la prima volta che delle sensazioni del genere permeavano il suo corpo. Del resto, lei era una gardevoir e, in quanto tale, aveva l’incredibile abilità di prevedere il futuro, anche se, al contrario di quello che dicevano i luoghi comuni, era “soltanto” in grado di provare sensazioni e presentimenti sul tempo avvenire.
Infatti, in quel momento, era come se il suo istinto la dovesse mandare in un luogo preciso, come se in quel modo si sarebbe scatenata una strana catena di eventi di chissà quale tipo.
certe sensazioni erano tanto rare quanto difficili da percepire, ed Evelyn era indecisa sul da farsi: per quanto non sentisse la negatività nell’aria, prendere una decisione a riguardo non era un’impresa facile, dal momento che non sapeva che tipo di responsabilità avrebbe dovuto assumersi se avesse deciso di assecondare tali percezioni, anche se assieme ad esse una spiccata curiosità aveva invaso il suo corpo.
“mmm…in questo momento Adam dorme, quindi di qualunque cosa si tratti è difficile. In ogni caso, sono piuttosto curiosa: vado lì e vedo di cosa si tratta senza alcuna azione diretta, così lascio che gli eventi accadano in modo naturale, lasciando perciò il libero arbitrio sia a Adam che a me”
Una volta formulato la sua decisione, si alzò dalla sedia e iniziò a concentrarsi per alcuni secondi per poi scomparire improvvisamente dalla cucina, senza fare neanche il minimo rumore.
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Circa nello stesso momento, spiaggia vicino a Petalipoli (percorso 104).
Dato che era prima mattina, la temperatura era lievemente più bassa del solito, lasciando una piacevole sensazione di fresco a chi si trovava a zonzo per tutta la zona.
Sulla riva, le onde si appoggiavano pigramente sul bagnasciuga, come se a quell’ora il mare si dovesse svegliare, forse anche a causa del cielo che ancora era deciso a rimanere pieno zeppo di nuvoloni.
Il giorno prima, Ash e Gold erano stati a parlare tutto il tempo dentro al centro pokémon di Petalipoli, finendo così per fare amicizia. Infatti, il più grande aveva ormai iniziato a sviluppare un senso di simpatia e di protezione fraterni nei confronti del piccolo allenatore di Biancavilla.
Il campione dai capelli mori era rimasto perfino a dormire dentro ai dormitori dell’edificio per aspettare assieme al bambino fino a quando il pikachu di quest’ultimo fosse dimesso dalle infermiere. Quelle infatti avevano dichiarato che, seppur potesse finalmente muoversi all’aria aperta, la piccola creatura avrebbe dovuto evitare per un paio di giorni le lotte contro gli sfidanti, oltre che concedersi al massimo degli allenamenti che riducessero al minimo degli sforzi fisici.
Adesso, i due erano sulla fresca spiaggia mattutina con l’intento di far conoscere tra loro Exbo e Pikachu.
Mentre i pokémon interagivano curiosamente tra loro, Ash e Gold parlavano tra loro, chiacchierando su quanto fosse divertente la differenza tra i loro compagni fedeli e raccontandosi la prima volta che si sono trovati davanti il loro starter.
Il ragazzo di Johto era davvero incuriosito dal fatto che lo starter del più piccolo fosse un pikachu. Infatti, ricordava chiaramente che i primi compagni d’avventure che si potevano scegliere nel laboratorio di ricerca di Kanto fossero chiaramente di tipo diverso.
Mentre continuavano a pettegolare tra loro, improvvisamente Gold vide una sagoma distante da loro, seduta su dei resti di un vecchio ceppo inaridito e mezzo sommerso dalla sabbia.
“cosa? Evelyn? Quando siamo arrivati sulla spiaggia non c’era nessuno con noi…e quella da dove sbuca? Non l’abbiamo nemmeno sentita arrivare”, pensò subito prima prima di appoggiare istintivamente lo sguardo sulla forchetta appoggiata sul piattino che quella si portava appresso.
“che pokémon strano…”
quando lo comunicò al suo amico, entrambi si incamminarono verso di lei.
<< ehi, tu sei Evelyn…giusto? >> disse Gold prima di girarsi verso Ash, il quale ricambiò con lo stesso sguardo confuso mentre pikachu ed Exbo calpestavano la sabbia vicino a loro, altrettanto incuriositi da quell’improvvisa presenza del pokémon.
Quando furono vicini a lei, rimasero per qualche secondo a guardarla: del resto, non si vede tutti i giorni una gardevoir che mangia un pezzo di torta con una forchettina da dessert.
Questa finì pazientemente l’ultimo pezzo del dolce per poi iniziare a far levitare l’argenteria attorno a lei.
Subito dopo, si alzò e fece cenno di sì con la testa per rispondere alla domanda che le era stata posta, concludendo il tutto con un lieve inchino.
<< che ci fai qui? >>, chiese il bambino incuriosito e un po’ intimorito: quel pokémon, una volta alzato, superava in altezza entrambi gli allenatori.
Quella indicò pikachu col dito per poi avvicinarsi a lui.
Data l’esperienza derivante dal loro ultimo incontro, il topo elettrico sembrò sentirsi un poco a disagio.
L’elegante figura femminea iniziò a sollevarlo a mezz’aria con l’uso della telepatia, tenendolo sospeso a poco più di un metro da terra e facendolo girare lentamente su sé stesso. Nel frattempo, lo osservava attentamente in ogni parte del corpo.
Alla fine, il ragazzino capì.
<< aspetta…non dirmi che sei venuta per vedere come sta pikachu >>
Evelyn arrossì impercettibilmente e rispose con un cenno della testa e un sorriso mentre continuava l’operazione, con l’altro pokémon che aveva sulla faccia un’espressione perplessa. Alla fine, dopo qualche altro giro, lo riappoggiò delicatamente sulla sabbia.
<< sai, io ed Ash non ci aspettavamo che arrivassi qui, non ti abbiamo sentito arrivare >>, commentò Gold.
Evelyn si mise una mano sulla bocca per simulare una risata ironica: per quanto non avesse molta voglia di scherzare con loro, alla fine era andata lì per fare una cosa carina: non poteva certo comportarsi in modo troppo distaccato.
Ash si mise davanti a lei.
<< sai Evelyn, devo ammettere che sei davvero forte. Sappi prima o poi io e il mio amico pikachu ti rilanceremo una sfida! >>, replicò il bimbetto.
Il ragazzo di Johto vide in quel momento le pupille della gardevoir dilatarsi e, contemporaneamente, l’altro allenatore entrare in una sorta di trance.
In quel lasso di tempo durato meno di due secondi, il marmocchio era rimasto in silenzio a guardare il pokémon negli occhi, come se fosse completamente paralizzato e non potesse fare altro.
Quando tutto tornò alla normalità, Ash si riprese subito e iniziò a massaggiarsi le tempie.
<< che diamine è successo? >>, chiese confuso Gold.
<< Evelyn mi ha fatto rivedere l’ultima volta che io e pikachu abbiamo lottato contro di lei. Era tutto così dettagliato…penso sia un modo per dirmi che non dobbiamo riprovarci >>
Evelyn annuì.
<< come pensavo. Ora però mi fa un po’ male la testa… >>, continuò il ragazzino di Biancavilla.
<< penso che tu non sia abituato ad avere un contatto mentale con un pokémon psico >>, replicò l’altro.
<< a proposito >>, continuò quest’ultimo, << dov’è Adam? Non è con te? >>
Lei si girò verso la parte opposta della spiaggia, subito prima che una voce si presentasse al trio.
<< sono qui… >>
Quando i tre si girarono, videro l’alta figura di Adam in tutta la sua maestosità: anche se camminava col bastone e indossava un tutore alla gamba, il suo aspetto fisico, la sua altezza e i vestiti eleganti che indossava lo facevano distinguere subito.
La gardevoir iniziò a levitare e a raggiungere il suo allenatore: sembrava davvero contenta di vederlo.
Questo avanzò goffamente arrancando ad ogni passo, finendo poi per metterle una mano sulla spalla per salutarla. Gli altri due li raggiunsero e si fermarono vicino a loro.
<< sapevo di trovarti qui cara. A proposito, che ci fai da queste parti? >>, disse il ragazzo mentre appoggiava una mano sulla fronte dell’amica mentre con l’altra reggeva la sigaretta elettronica.
<< capisco, beh…hai fatto bene e si…non mi dispiace saperlo… >>, continuò senza che i due potessero capire di cosa stessero parlando.
* ho percepito il fatto che saresti arrivato quando ho sentito la sensazione della nicotina pervadermi la testa… *, continuò Evelyn telepaticamente.
* beh…beata te che ne senti gli effetti senza diventarne dipendente: quando si ha il piacere della nicotina in maniera telepatica è tutta un'altra cosa, vero? *
* sei il solito coglione *, gli rispose lei dandogli una piccola spinta in maniera scherzosa, facendolo quasi cadere sotto gli occhi curiosi degli altri due.
<< ciao Adam, che ci fai anche tu da queste parti? >>, chiese Gold.
<< diciamo che il mio intuito mi ha portato qui… >>
* ehi Eve, hai bisogno di qualcosa? *
* no, tranquillo. Qui ho finito *
<< molto bene, ci vediamo… >>, disse Adam prima di andarsene per la sua strada.
<< ma dove vai? >>, domandò Ash.
<< vado a controllare la posta… >>
<< capisco. Spero che un giorno tu mi conceda la rivincita >>, continuò mentre il suo pikachu saliva sulla spalla per fare un cenno di saluto.
Lo zoppo si fermò sul posto e si girò verso il ragazzino.
<< come ho già detto, ho già avuto a che fare con un allenatore che aveva un pikachu. anche se i ricordi di alcuni dettagli inutili sono ormai un poco sbiaditi, sicuramente era più forte di te, oltre che più silenzioso…anche se devo ammettere che quando apriva bocca faceva dei discorsi di tutto rispetto. Ma si sa…non tutti i possessori di un pikachu che vengono da Kanto possono uscire col buco, giusto? >>
<< lo vedremo Adam! >>, rispose il bambino con orgoglio. << d’accordo Gold, io adesso torno sulla barca a riposare un po’ nella mia cabina. Vieni anche tu? >>
<< si certam- >>
Un tuono rimbombò nel cielo e, nello stesso momento, un fulmine sembrò schiantarsi nel pieno centro della mente del ragazzo dagli occhi dorati.
Un’illuminazione: era stato investito da un dubbio così potente che a momenti gli faceva cadere il berretto.
<< ehm…tu vai Ash, ti raggiungo dopo, va bene? A proposito…dov’è che abita Adam? >>
<< nessun problema. Comunque, non lo so di preciso: l’ho incontrato una volta vicino al percorso 104 ed era su una stradina che andava verso il bosco Petalo. Mi dispiace, non so altro >>
<< perfetto, allora a dopo hehe >>
Quello si avviò verso lo Yacht, lasciando Gold solo con i suoi pensieri.
“no, aspetta un secondo…non è la prima volta che Adam parla di un ragazzo con un pikachu. un tipo silenzioso…che proviene da Kanto. No! non può essere! Porca troia non può star parlando di…”
Guardò subito nella direzione dove l’ultima volta aveva visto Adam, ma stavolta l’unica cosa che stava facendo compagnia al ragazzo erano il rumore del vento e delle onde che si infrangevano sulla spiaggia resa grigia dal cielo nuvoloso.
Iniziò quindi a correre a perdifiato, ansimando e sperando di trovare il ragazzo storpio in tempo prima che questo si allontanasse troppo per essere ritrovato.
“no…il monte Argento, lo scontro finale. Chi cazzo è Adam? Non può essere un idiota qualunque! Lui lo ha visto! Lo avrà anche affrontato? Se sì, lo ha battuto? È troppo assurdo. DEVO SAPERE! Devo sapere se è quello che penso!”
Percorse l’intera spiaggia in pochissimo tempo, sollevando la sabbia ad ogni falcata. Un fulmine squarciò il cielo e, dopo qualche secondo, un altro tuono fortissimo fece vibrare la cassa toracica del ragazzo. durante la sua avanzata, Gold iniziò a sentire la pioggia che iniziava a cadere, diventando sempre più intensa per ogni secondo che passava.
Arrivò alla rampa di scale che passava per la scogliera fino al sentiero di terra battuta posto più in alto che formava il percorso 104. Malgrado Adam avrebbe dovuto impiegarci moltissimo tempo per salirla tutta, dell’allenatore non vi era nemmeno la traccia.
“merda, non lo vedo! Come ha fatto a sparire così? Ridotto com’è sarebbe potuto al massimo uscire dalla spiaggia…saranno passati al massimo cinque minuti! E adesso ci mancava solo che arrivasse questo acquazzone spaventoso! Fanculo la pioggia: voglio delle risposte prima di subito, altrimenti non avrò pace!”, pensò prima di correre su per i gradini.
Una volta arrivato sulla strada che sovrastava la spiaggia, continuò la sua corsa a perdifiato tra il fango e il freddo continuando a non vedere l’altro allenatore. In quel momento, veniva giù così tanta acqua che la visibilità era ridotta tanto quanto l’intensità della luce.
Adesso era nella parte del percorso 104 vicina all’entrata per il bosco Petalo. Secondo Gold, non aveva senso che Adam fosse andato lì dentro anche perché, malgrado le indicazioni di Ash, non poteva concepire come potesse esserci una qualunque abitazione all’interno della fitta boscaglia.
Un altro fulmine illuminò l’orizzonte per poi essere seguito dal boato del tuono.
“maledizione! Qui non c’è niente! un momento…quello è…”
Vicino all’entrata per la selva, un altro viottolino che partiva dal sentiero originale se ne andava in salita in un'altra direzione. Seguendolo in tutta la sua lunghezza con lo sguardo, riuscì a vedere una casa di legno. Non si vedevano bene i dettagli, anzi, a dirla tutta pioveva così tanto che si potevano solo notare le luci provenienti dalle finestre.
Gold iniziò a correre di nuovo, percorrendo il vialetto in poco tempo mentre le scarpe gli affondavano nella ghiaia bagnata mescolata con la melma.
 “ecco, finalmente ci sono”, pensò Gold prima una volta arrivato davanti alla porta di ingresso. Per un attimo ebbe un dubbio: voleva davvero avere di nuovo a che fare con lui? Del resto, Adam non si era comportato benissimo durante i loro primi minuti di interazione…né con lui né con Ash. Tuttavia, quei pensieri andarono via dalla sua testa in pochi istanti: dopo tutto il casino che aveva fatto per raggiungere quella che era casa sua (o almeno così sperava, dal momento che l’aveva trovata solo tramite delle vaghe indicazioni date da Ash la sera prima durante le loro conversazioni). bussò rapidamente alla porta, provocando dei rumori secchi e frequenti.
“cazzarola, da quanto si è scurito tutto non sembra neanche più l’ora di pranzo…piuttosto sembra quella di cena! Maledizione Adam! Adesso ti sei scordato anche come si zoppica? Sbrigati ad aprire!”
Qualche secondo dopo, l’uscio si aprì, rivelando un Adam abbastanza colpito.
<< Gold…che ci fai qui? Attualmente starei pranzando >>, disse Adam con voce calme mentre Evelyn se ne stava a guardare da dietro di lui.
Se ne stavano entrambi in silenzio. Lo storpio se ne stava all’asciutto mentre osservava con attenzione Gold, il quale respirava affannosamente sotto l’acquazzone coi vestiti completamente zuppi.
“che cosa vorrà adesso? Perché ha fatto tutta questa strada sotto la pioggia per parlare con me? E poi come ha fatto a trovarmi? Sicuramente Ash gli avrà detto qual è casa mia…”
Improvvisamente, Gold iniziò a parlare.
<< tu lo hai visto, non è vero? Voglio delle risposte adesso! >>, disse ad alta voce il ragazzo di Johto per sovrastare il rumore della pioggia
Adam scrutò l’acqua scolare dalla visiera del suo berretto.
<< di che cavolo stai parlando? >>, chiese poi squadrandolo dall’alto in basso mentre si appoggiava al bastone.
<< l’allenatore con il pikachu per la miseria! Tu lo hai incontrato! >>
<< è probabile… >>
 
<< all’inizio non lo avevo capito, ma poi ho riflettuto e la memoria mi ha riportato molti anni addietro…ma adesso non importa quello che ho visto io…tu piuttosto…tu hai conosciuto Red! >> urlò Gold.
<< è stato molto tempo fa… >>, rispose l’altro mantenendo il tono di voce basso e pacato.
Ricordava il suo incontro con quello strano allenatore. Per quanto fosse accaduto solo una volta, ammetteva che in quel ragazzo si nascondeva una forza impressionante. I ricordi iniziarono a squassargli il cranio, a tal punto che dovette mettersi l mano libera sulla tempia e massaggiarla delicatamente, mentre la pioggia batteva incessantemente sul terreno dilaniandolo senza pietà.
<< chi cavolo sei Adam? Come ci sei riuscito?! >>, disse poi Gold interrompendo i suoi pensieri.
Adam si mise a riflettere un paio di secondi per poi guardare Evelyn.
Sbuffò, per poi guardare di nuovo il ragazzo fradicio.
<< vuoi startene un altro po’ a goderti la pioggia oppure entri? >>, chiese scocciato.
<< penso di essermi abbastanza rotto le palle di starmene sotto la pioggia… >>, rispose serio Gold prima di entrare nell’uscio.
Adam era nervoso: era moltissimo tempo che qualcuno non entrava in casa sua. Di solito, se ne stava da solo coi suoi pokémon senza vedere nessun essere umano. Le uniche occasioni nelle quali scambiava due parole con qualcuno erano quelle in cui se ne andava a Petalipoli a fare degli acquisti. Del resto, secondo lui (e anche Evelyn), avere un poco di privacy non era certo una cosa sbagliata, anche perché le sue abitudini e quelle dei suoi compagni erano un poco particolari rispetto alla norma. In quel momento però, decise di pazientare un po’ più del solito e far entrare qualcuno dentro la sua abitazione: del resto, quel ragazzo non era stato troppo fastidioso con lui (anche se in certi momenti gli pareva si fosse preso troppe confidenze) e l’argomento che aveva tirato fuori era molto valido.
Red…l’unico per il quale ha provato davvero la stima dopo tanto tempo…l’unica e vera fonte di rispetto…
Il ragazzo di Johto ammirò il salottino che si era parato davanti ai suoi occhi: il camino era acceso e la luce del fuoco aiutava i lampadari dalla luce soffusa ad illuminare la stanza con una calda luce che creava un’atmosfera molto accogliente, cosa che si discostava fortemente dal solito comportamento di Adam.
<< vieni…ti prendo un asciugamano >>, disse l’altro mentre chiudeva la porta d’ingresso alle sue spalle.
<< ehm…grazie… >>
Il proprietario di casa percorse a “passo svelto” il corridoio di parquet, facendo risuonare il bastone sul pavimento. Quando tornò, aveva un asciugamano appoggiato sul braccio e delle pillole in mano.
Porse lo straccio al suo bizzarro ospite, il quale iniziò ad asciugarsi come poteva e a mettere via il suo cappello, rivelando una buffa e scompigliata capigliatura mora.
<< grazie dell’asciugamano, anche se delle pillole ne farei a meno >>
<< non sono per te, ma per me… >>
Gold lo vide sedersi sul divano e rantolare per il dolore. Dopodiché, notò il veloce gesto della mano che portò tutte le medicine nella sua bocca il un sol colpo.
La lice del camino si rifletteva sul metallo del tutore, esattamente come i pensieri di Gold si riflettevano all’interno della sua testa.
<< è per la gamba non è vero? Che hai combinato? >>
<< che delicatezza…comunque non siamo qui per parlare di questo. Non è così lingua lunga?  In ogni caso io e i miei pokémon stavamo pranzando. Quindi ti chiedo gentilmente di non disturbarli >>
<< hai degli altri pokémon oltre ad EVelynP >>
<< sì… >>
<< e che pokémon sono? Sono curioso! >>
<< quanto entusiasmo. Sono un metagross e una milotic. Non andarli a disturbare… >>
<< ok, capisco >>, rispose Gold un po’ deluso mentre contemplava la figura di Adam sul divano.
“peccato, mi sarebbe piaciuto vederli. Certo che con tutto il casino che ho fatto per arrivare fin qui poteva almeno farmi dare una sbirciatina! Ma in ogni caso non sono qu iper questo”
<< dunque >>, iniziò lo storpio puntando il bastone verso di lui. << perché sei qui, campione di Johto? Che vorresti mai sapere da uno come me? >>, continuò con tono secco e lo sguardo torvo.
<< e me lo chiedi? Lo sai…voglio sapere di Red… >>
<< perché? >>, chiese Adam quasi divertito da quella richiesta.
<< c’è bisogno di chiedere anche questo? Perché quel tizio è formidabile! tempo addietro sono diventato campione di Johto e poi ho pure battuto tutte le palestre di Kanto. Alla fine, sul monte Argento l’ho incontrato e malgrado tutta la strada che avevo fatto come allenatore e i risultati che avevo avuto, ho perso… >>
<< lo so cosa è successo tra te e Red… >>, rispose calmo l’altro mentre si aggiustava i lunghi capelli neri.
L’ospite sbarrò i suoi occhi dorati.
<< come cazzo fai a sapere cosa è successo laggiù?! >>
<< molto semplice ragazzo…me lo ha raccontato lui… >>
Gold adesso era ancora più sorpreso.
“cazzo…allora è vero! Si sono parlati! Ha incontrato la leggenda ed è riuscito a farla parlare. La cosa è strana, eppure…Adam non ha motivo di mentirmi, che cosa ci guadagnerebbe? No…sta dicendo la verità”
<< lui…ti ha parlato? >>
<< sì…cosa c’è di tanto stupefacente? È un essere umano dopotutto…anche lui è in grado di parlare, cosa credi? >>
Gold era così incredulo che quasi percepì quelle parole come uno scherzo.
<< cazzate! Lui non parla con nessuno! >>, rispose mentre rimaneva sempre più atterrito dalle dichiarazioni dell’altro.
Adam rivelò un sorriso amaro per poi iniziare a giochicchiare col bastone da passeggio che aveva con sé, poggiando la punta a terra e facendolo ruotare sul proprio asse.
Subito dopo, una musica iniziò a riecheggiare per la casa: un lento motivetto jazz dal ritmo calmo e rilassante.
L’ospite sembrava confuso e la situazione all’interno di quella casa gli sembrava piuttosto delirante
“arrivo repentino sotto la pioggia, domande con risposte tanto incredibili quanto vere, altre domande senza risposta e musica jazz. Qualcuno mi spiega dove cazzo sono finito?”
<< io…scusa…non pensavo che ci fosse qualcun altro qui dentro… >>
Lo zoppo lo guardò confuso.
<< che intendi dire? Non c’è nessun altro qui: solo noi due e i miei pokémon >>
Gold si guardò attorno per poi notare il pianoforte vicino al camino: davanti ad esso, seduta sul sedile, Evelyn stava elegantemente suonando lo strumento in modo da creare quella strana atmosfera che stava caratterizzando quel contesto singolare.
<< p-porca putt… >>, riuscì a malapena a pronunciare il nuovo arrivato.
“questa gardevoir è pazzesca! Ammetto però che sembra così umana da inquietarmi”
Poco dopo, Adam iniziò a sentir crescere dentro di lui un forte senso di imbarazzo, anche se in realtà la fonte non era esattamente lui.
<< ehi ragazzo, non guardarla in quel modo…la stai mettendo in difficoltà >>
<< io ehm…scusa >>
<< in ogni caso, non ho molto da dirti su Red: dopo che l’ho incontrato, non ho più avuto molte notizie su di lui. So solo che poco dopo è tornato a casa e ha ritrovato finalmente un po’ di pace, ma queste sono solo voci che mi sono arrivate. In ogni caso non sono riuscito ad informarmi a modo. Sai, ero occupato con altro >>, dichiarò il proprietario di casa mentre col bastone picchiettava delicatamente il tutore agganciato alla sua gamba.
Lo storpio sapeva di non essere sceso nei dettagli: il legame stretto con Red era al di là di una semplice sfida tra allenatori e nel tempo, loro due erano diventati addirittura amici.
Un legame…il legame con l’unica persona che riusciva a capirlo…
Adesso però non era certo il caso di aprirsi: Adam era un tipo diffidente e, se non rivelava i suoi segreti alle persone che conosceva, figuriamoci a uno che lui definiva “lingua lunga”.
<< beh Gold, ho risposto alle tue domande. Non so quante cose volevi sapere ma adesso capisci che vorrei pranzare in santa pace? >>
<< tu non sei molto ospitale, non è vero? >>
<< giudica tu stesso… >>, replicò il ragazzo col bastone mentre con un cenno della tesa gli indicava l’uscita.
<< ancora non mi hai detto chi sei in realtà >>, rispose Gold.
<< di che stai parlando? >>
<< mi credi un idiota? Non credo che tu sia solo uno zoppo facilmente irritabile, ma a questo punto dubito fortemente che tu voglia parlarne, dico bene? >>
<< … >>
Mentre Adam si stava alzando, qualcosa uscì dalla cucina per avvicinarsi a lui.
Era il suo metagross, il quale andò velocemente a strusciarsi su di lui in maniera affettuosa. In certi momenti, produceva dei rantolii metallici profondissimi che, in quel contesto, sembravano essere delle fusa, cosa più unica che rara da parte di un pokémon di quella specie.
Gold lo guardò divertito, scordandosi momentaneamente della situazione attuale e concentrandosi su di esso. Per quanto fosse strano il suo comportamento, quello era un esemplare davvero magnifico. La corazza sembrava davvero ben messa e molto lucida, come se qualcuno si mettesse a lucidarla molto spesso (cosa che gli fece immaginare un eventuale lavoro giornaliero che occupasse parecchio tempo) e, dal maestoso corpo metallico, partivano delle zampe davvero robuste. Per quanto però fosse così grande da riuscire a malapena a starsene in salotto senza rompere niente, quello sembrava più un pokémon da compagnia che una mortale fortezza semovente.
Adam diede due carezze al capo della creatura, la quale si gongolò tra esse. Subito dopo, accompagnò Gold alla porta.
<< ah giusto, già che ci siamo: Evelyn, potresti per favore portare qui la posta? Prima ci siamo scordati di prenderla >>
Lo storpio aprì la mano libera e la gardevoir si concentrò. Dopo meno di un secondo, si sentì un rumore provenire dalla cassetta delle lettere al di fuori della casa e, contemporaneamente, apparvero delle buste da lettera nella mano che qualche secondo prima era vuota.
“meglio che me ne vada”, pensò Gold mentre con la mano salutava i due.
Dopo aver chiuso la porta dietro di sé, il ragazzo si sedette sul tavolo della cucina e salutò i suoi pokémon.
<< scusate se vi ho lasciato mangiare da soli, ma quel ragazzo non se ne sarebbe mai andato se non avessi risposto anche solo vagamente alle sue domande >>, disse loro sorridendo.
Dopo aver mangiato qualche boccone, quello prese un coltello e tagliò la prima busta per vedere la lettera al suo interno.
Quando vide cosa c’era scritto nel messaggio, il suo cuore mancò un battito all’unisono di quello di Evelyn.
---
Stesso giorno (tarda notte), cabina di Gold sullo yacht dedicato al tour.
“maledizione, non riesco a dormire. Da quando ho parlato di Red con Adam non riesco a pensare ad altro. il monte Argento, la lotta contro di lui, la sua espressione...faceva quasi paura. Per quanto quella volta abbia provato a interagire con lui, quello non mi ha mai rivolto parola. Quando incrociai il suo sguardo, ci fu solo silenzio, il silenzio prima di una battaglia epocale. È passato così tanto tempo da quel giorno…e lui voleva solo lottare…ma perché? E soprattutto…come ha fatto Adam a parlarci? Che ci abbia anche combattuto? In ogni caso, c’è qualcosa in quello zoppo che non mi convince e poi non mi ha risposto neanche in maniera dettagliata. Purtroppo, anche se avessi insistito non avrei ottenuto nulla, poco ma sicuro…”
Questi erano i pensieri che sfrecciavano nella mente sfacciata di Gold, il quale se ne stava disteso sul letto della sua cabina, con la luce del suo mobiletto che rappresentava l’unica forma di compagnia che gli era concessa a quell’ora della notte. Di solito lui non era così inquieto: in ventuno anni di età, non aveva praticamente mai avuto dei momenti di debolezza vera e propria. Tuttavia, l’incontro con Red sulla cima del monte Argento gli aveva insegnato che anche lui poteva perdere davvero, anche se era già diventato campione della lega di Johto. La freddezza del leggendario asso di Kanto, la sua competenza estrema con i pokémon e la potenza della sua squadra avevano avuto la meglio su di lui.
Malgrado ciò, il ragazzo con gli occhi dorati non si era mai arreso e aveva continuato ad allenarsi e a mantenere il suo titolo di campione fino ad adesso, il giorno in cui si era reso conto di aver conosciuto una persona che era riuscita a conquistare la fiducia del misterioso allenatore solitario.
E infatti adesso se ne stava lì, con molte domande e poche risposte ad osservare il soffitto della cabina situata nel lussuoso yacht dedito al tour di visita al parco lotta di Hoenn.
Tutto a un tratto però, Gold sentì qualcuno bussare alla porta.
Quello si alzò di scatto per lo spavento.
“cazzarola, sono le due di notte! Chi cavolo sarà mai?!”
Istintivamente, prese la pokéball nel primo cassetto del mobiletto e la tenne con sé mentre si avvicinava alla porta.
Quando l’aprì di scatto, vide qualcuno che non si aspettava di trovarsi davanti proprio a quell’ora della notte.
<< porca puttana Adam! Che ci fai qui?! Mi hai fatto prendere un colpo! E come hai fatto ad accedere allo yacht?! >>, esclamò Gold sottovoce.
<< smettila di comportarti da idiota e ascoltami. Come sono entrato non ha importanza: domani pomeriggio vieni a casa mia: dobbiamo parlare… >>, disse quello prima di incamminarsi nel corridoio senza neanche fornire all’altro la possibilità di controbattere.
Gold rimase mezzo minuto in piedi con la mano che ancora stringeva la maniglia della porta prima di chiuderla dietro di sé.
“ecco, adesso col cazzo che mi addormento…”
Continua…
Note del BrainStealer: ecco finalmente il sesto capitolo! So che è passato molto tempo, ma finalmente ce l’ho fatta!
Che ve ne pare? La trama finalmente sta iniziando a partire a modino e spero davvero che la storia vi stia piacendo ^_^
Che dire? Mi piacerebbe moltissimo vedere qualche commento, sia positivo che non: entrambi potrebbero insenarmi molto e farmi capire come ottimizzare la mia scrittura.
Un saluto Dal BrainStealer 😉
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 7: la grande riunione ***


CAPITOLO 7: LA GRANDE RIUNIONE.
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<< abc >> = dialogo.
“abc” = pensiero.
* abc * = telepatia
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Per quanto il mattino avesse finalmente raggiunto le finestrelle della cabina di Gold, quest’ultimo non ne era affatto contento. Infatti, quella notte non l’aveva certo passata a dormire bene.
La sua mente era assonnata quanto lui e anche i pensieri erano piuttosto annebbiati. Era ancora seminudo sotto le sue coperte a contemplare la luce del sole che filtrava attraverso il vetro dell’oblò sperando allo stesso tempo di ottenere delle risposte alle proprie domande, ovviamente senza riuscire ad avere risposta dal momento che guardando il suo volto si capiva perfettamente lo stato confusionario in cui si trovava.
 “cazzarola, che nottataccia…”, pensò cercando di capirci qualcosa.
Si chiedeva ancora il motivo per il quale Adam era andato da lui. Voleva parlare…ma di cosa?
C’erano troppe variabili di mezzo: la conversazione che aveva avuto con lui il giorno prima non aveva fatto altro che sollevare altri dubbi, anche perché, piuttosto che dare delle spiegazioni chiare, quello era rimasto molto sulle sue, aveva fornito informazioni vaghe che facevano nascere ancora più dubbi sulla questione.
E se le incertezze erano il fuoco che stava ardendo dentro di lui, le parole dello storpio erano state come benzina…
“com’è che adesso vuole parlare con me? ha fatto di tutto per evitarmi e ora mi viene a cercare. Che bastardo…sa che non rifiuterò: Red gli ha raccontato della nostra lotta e della mia esperienza nel duello contro di lui, quindi se volesse parlarmi della stessa persona allora non potrei tirarmi indietro. Non può certo trattarsi di un altro argomento. Del resto, non ha altri motivi per rivolgermi la parola se non questo…”
Il ragazzo non era intimorito da Adam: Gold era sempre stato molto sicuro di sé e di certo non era un povero zoppo a metterlo nell’angolo. Piuttosto, la cosa che lo stava infastidendo era che lo strano allenatore solitario incontrato sul monte Argento ancora una volta era tornato nella sua vita attraverso le strane voci di un ragazzo di Hoenn sbucato dal nulla.
Era andato in quella regione per andare a visitare il parco lotta e poter sfidare allenatori di grande talento, ma adesso i fatti che stavano saltando fuori erano sempre più grossi e ben al di sopra di un edificio dove lottare con “altri concorrenti”.
Sicuramente, lui e Adam sarebbero stati d’accordo almeno su una cosa (seppur in modo differente): ci sono cose più importanti del parco lotta.
Alla fine, si arrese al giorno, levandosi le coperte di dosso e imprecando tra sé e sé mentre gli occhi ruotavano lentamente destra e a sinistra per cercare dei vestiti più o meno puliti nel mare di cianfrusaglie che lo circondava (per quanto l’impresa non fosse affatto facile).
In ogni caso, alla fine riuscì a vestirsi, uscendo piano piano dalla cabina e portandosi appresso le sue pokéball e la sua stanchezza.
“spero che con qualcosa sotto i denti la cosa migliori: stanotte non ho dormito un cazzo”
---
Una volta uscito dalla cabina, si avviò in tutta lentezza verso la sala dove avrebbe trovato il bar. Sicuramente, un caffè lo avrebbe rimesso al mondo.
Mentre avanzava, pensava se avrebbe dovuto dirlo ad Ash. Per qualche motivo, ormai stavano legando davvero molto negli ultimi giorni e si erano già raccontati un sacco di cose. Di sicuro, per Gold quel ragazzino era davvero un prodigio in proporzione alla sua età: non capita di vedere un bamboccio di 12 anni con otto medaglie della regione che sta visitando. Tuttavia, il ragazzo di Johto sapeva anche che quello aveva visitato anche regioni (oltre a Kanto e Hoenn si intende), senza però avere certezze sull’eventuale vittoria di altre medaglie.
“mmm…che faccio, glielo dico? No, aspettiamo un secondo: non so neanche certo di cosa mi parlerà Adam, quindi al massimo gli dico che quel buffo ragazzo col tutore mi vuole parlare: non voglio certo fare dell’allarmismo inutile”
Alla fine, arrivò finalmente al bar dello yacht pronto per fare colazione, ovviamente in compagnia dei suoi pokémon.
Quando notò uno dei tavoli più grossi situato vicino al fondo della sala, lo raggiunse e sistemò la sua roba sulle sedie libere per poi tirar fuori i suoi compagni di viaggio dalle sfere.
Il primo ad uscire fu Exbo, il quale si guardò attorno per vedere dove si trovava. Subito dopo, fu seguito da Aibo.
Quell’ambipom iniziò subito ad usare le sue code per arrampicarsi sul tavolo e giocherellare con l’argenteria. L’allenatore sapeva che sarebbe successo, cosa che lo spinse infatti ad afferrarlo per le mani poste sulle estremità di quelle strane appendici.
<< ciao Aibo…vediamo di non fare casini anche di prima mattina… >>, gli disse scherzosamente Gold prima di posarlo a terra.
Quella bizzarra scimmietta con due code munite di mani era una vera e propria malizia semovente e non c’era momento in cui non volesse fare degli scherzi o combinare qualche guaio. Fortunatamente però, quando il suo allenatore pretendeva un minimo di ubbidienza, alla fine si dava una calmata (per quanto, spesso e volentieri, in certe situazioni era piuttosto il suo padrone ad avere bisogno di un poco di disciplina).
Alla fine, dalla terza pokéball uscì Togepo, ovvero il togekiss di Gold. Era un esemplare elegante e maestoso e allo stesso tempo il suo corpo dalla forma ovale dava spazio a delle grosse e candide ali a delta. Tra i tre, era sicuramente il più tranquillo e pacato della squadra.
<< buongiorno ragazzi. Che dite, mangiamo qualcosa? non so voi ma io ne ho assolutamente bisogno: ho avuto una notte davvero schifosa… >>
Detto questo, vide un cameriere avvicinarsi al suo tavolo. Non era lo stesso dell’altra volta, ma con quel caschetto di capelli castani e quella divisa verde e viola sembrava altrettanto simpatico.
“cazzarola, quello l’ho già visto oppure è nuovo? Sono davvero pessimo con queste cose”
<< buongiorno, lei e i suoi pokémon gradite qualcosa? >>
Gold si sforzò per produrre un sorriso con la faccia assonnata che si ritrovava.
<< si grazie: a loro può portare un pasto leggero per colazione e a me basta un caffè >>
<< perfetto: vado subito a portare il suo ordine. Tra poco arriverà tutto >>, disse quello andandosene per la sua strada.
<< grazie mille >>
Passarono i minuti nei quali Gold si riprese un poco grazie alla caffeina. La cosa non gli aveva certo ridato tutte le ore di riposo che aveva perso quella notte, anche se comunque adesso andava decisamente meglio.
Dopo che anche la sua squadra finì il proprio pasto, il ragazzo stava iniziando a prendere le proprie cose per liberare i posti, quando improvvisamente notò qualcosa di familiare qualche tavolo poco più in là.
Era un berretto a visiera, simile al suo nella forma ma non nei colori. Sotto di esso, giaceva una scompigliato ammasso di capelli neri.
“ma guarda un po’ chi si vede: non credo che faccia spesso colazione a quest’ora del mattino…”
Si avviò verso la fonte delle sue attenzioni, sedendosi proprio accanto al ragazzino che stava ormai diventando un suo caro amico.
<< ciao Ash! vedo che stamani ti sei messo a fare colazione molto presto >>
Quello si girò per poi sfoggiare un sorriso.
<< buongiorno Gold! Sì, è vero: io e pikachu stiamo mangiando qualche boccone per iniziare al meglio a giornata! Di solito non ci alziamo a quest’ora ma per oggi abbiamo voluto fare un’eccezione. Stanotte abbiamo dormito come ghiri e sarebbe un peccato non sfruttare tutta questa energia, non trovi? A proposito, noi due andiamo ad allenarci tra un’oretta. Ti unisci a noi? >>
Il ragazzo di Johto sogghignò.
<< vedi, mi piacerebbe molto, ma purtroppo stanotte non ho chiuso occhio e ho una cosa un po’ noiosa da fare oggi… >>
Lo sguardo di Ash cambiò in un misto tra comprensione e preoccupazione.
<< stanotte non hai dormito? E come mai? E poi che devi fare oggi? >>
Gold si prese qualche secondo per pensare ad una risposta adeguata: sapeva cosa lo aveva tenuto sveglio durante le ore notturne ed era anche consapevole del suo impegno preso con Adam. Quello che non sapeva era cosa aspettarsi di preciso.
<< purtroppo stanotte mi sono venuti in mente alcuni pensieri che hanno un po’ rubato il sonno. Comunque, oggi devo andare da Adam >>, rispose infine.
Quello rimase piuttosto sorpreso dalla notizia, anche se dal sorrisetto sembrava quasi divertito dalla cosa.
<< da Adam? E perché ci vai? >>
<< beh, ti sembrerà strano ma vuole parlarmi e non so nemmeno che vuole di preciso >>, replicò l’altro ricambiando il risolino.
Il ragazzino sembrava stranito. Lui e Gold avevano parlato di lui e, per quanto si sapesse poco sul suo conto, erano sicuri che fosse una persona che avrebbe fatto di tutto pur di evitare la gente.
<< in effetti è molto strano. Hai qualche idea? >>
L’allenatore più grande si fermò un attimo.
<< in realtà una certa idea la avrei, però vedi…è complicato e non so se questa sia una storia che possa interessarti >>, rispose infine con tono cupo.
“di solito Gold non è così strano. Che cosa sta succedendo?”
<< dai Gold, racconta! >>, disse Ash che, in quanto bambino, era inconsciamente certo che sapere qual era l’inghippo in cui era intrappolato il suo nuovo amico lo avrebbe tranquillizzato.
Gold si schiarì la gola.
<< ok…dunque…hai mai sentito parlare di Red? >>
Ash e pikachu inclinarono la testa contemporaneamente.
<< mi dispiace ma non so chi sia >>
<< nessun problema. Vedi, alcuni anni fa, poco dopo essere diventato il campione della lega di Johto, andai a Kanto per esplorare una regione diversa dalla mia. Riuscii a battere perfino tutte le otto palestre del territorio, fino ad arrivare nella città di Biancavilla >>
<< ma è proprio la città da dove vengo! >>
<< proprio così. Una volta arrivato lì, andai a visitare il laboratorio di ricerca pokémon e parlai col professor Oak, il quale mi raccontò del fatto che la lega di Kanto aveva smarrito il suo campione, ovvero un ragazzo di Biancavilla di nome Red che non aveva mai fatto ritorno. Quella storia mi incuriosii, quindi girovagai per molto tempo nella cittadina per cercare la vecchia casa dell’allenatore scomparso.
Quando la trovai, bussai alla porta e mi aprì una donna: era sua madre. Quando le dissi perché ero lì, mi fece entrare in casa, anche se le uniche cose che mi riuscì a dire furono la storia di suo figlio e che non era mai riuscita a sapere dove si trovasse dopo la sua scomparsa, mostrandomi anche una foto del ragazzo durante i suoi racconti. Alla fine, mi resi conto di non poter fare nulla per questa storia: non avevo niente da cui partire. Ripresi quindi il mio viaggio per tornarmene finalmente a casa e decisi di passare dal monte Argento, dato che ero un allenatore di un certo livello e avevo l’accesso libero alla zona, oltre al fatto che quel picco si trova esattamente tra la regione di Kanto e quella di Johto. Passo dopo passo, sfida dopo sfida, arrivai finalmente alla vetta innevata. È proprio lì che accadde… >>
<< cosa accadde?! >>, chiese Ash che era ormai ipnotizzato dalla storia di Gold.
<< lo vidi. Vidi il ragazzo della foto…il ragazzo che non aveva mai fatto ritorno e che non aveva mai fatto avere sue notizie alla madre. Mi ritrovai davanti l’allenatore misterioso chiamato Red. Quando mi avvicinai a lui mi sembrò quasi di essere in un sogno. Provai a parlargli, ma non ci fu nessuna risposta. Da quel momento non ci furono più parole e, con un solo sguardo, la lotta tra noi due ebbe inizio. Fu uno scontro epocale: non avevo mai dovuto lottare in quel modo e tantomeno avevo mai incontrato un avversario così potente, ma soprattutto…quegli occhi…Red aveva uno sguardo gelido come il ghiaccio che si trovava sulla vetta del monte sopra la quale stavamo facendo combattere i nostri pokémon al massimo. Mentre io e la mia squadra lottavamo, pensavo a tutti i momenti della mia vita da allenatore, da quando ricevetti Exbo dal professor Elm, passando per tutte le esperienze vissute fino al momento in cui mi trovavo adesso, faccia a faccia con l’allenatore più gelido e devastante che avessi mai visto in tutta la mia vita. Alla fine, malgrado la mia carriera da campione della lega di Johto e tutta la mia esperienza nelle lotte, persi lo scontro: Red e la sua incredibile squadra avevano avuto la meglio senza che quel ragazzo dicesse una parola tutto il tempo, né a me né ai suoi pokémon. Dopo lo scontro, il misterioso allenatore mi guardò con i suoi occhi rossi un’ultima volta prima di sparire per sempre dalla mia vista. È stata un’esperienza che non dimenticherò mai… >>
Il ragazzino non credeva alle sue orecchie: com’è che un allenatore così forte non avesse fatto notizia? La cosa per lui era strana.
<< caspita! Questa storia è incredibile! Però non capisco: cosa c’entra tutto questo con Adam? >>, chiese infine l’allenatore più piccolo.
<< pensavo di essere l’unico ad aver incontrato Red. Ieri però, dopo averlo incontrato sulla spiaggia, ha detto delle cose che hanno fatto riaffiorare i miei ricordi. Quando sono arrivato a casa sua, mi ha detto di aver incontrato Red. La cosa mi ha turbato, ma nulla in confronto a quando si è presentato alla mia cabina stanotte dicendomi che voleva vedermi proprio oggi. Anche se non mi ha spiegato di cosa voleva parlare, penso che riguardo proprio Red >>, spiego con calma Gold.
Quando il ragazzo di Johto finì di raccontare quella storia, si rese subito conto che era qualcosa che non aveva mai detto a nessuno. Ash era sveglio ed era un tipetto in gamba, oltre che ad avere un cuore d’oro, ma rimaneva pur sempre un bambino, cosa che gli faceva venire il dubbio sulle sue capacità di capire fino in fondo la questione.
<< sai Gold, è stata davvero una cosa incredibile. Non credevo ci fosse qualcuno di così forte là fuori. Com’è che Adam lo conosce? >>
<< questa è una cosa che ancora non ho capito. Quando ci ho parlato non mi ha detto quasi nulla. Oggi spero di scoprire un po’ di più… >>
Il piccolo allenatore di Kanto se ne stette qualche secondo in silenzio.
<< sai Gold…sto imparando un sacco di cose da te e ti ringrazio davvero >>, disse poi in modo sincero: provava una grande stima per lui.
<< anche tu sei davvero in gamba. Ormai pare proprio che ci stia prendendo gusto ad insegnarti più cose possibile. sembra che tu sia da un po’ di tempo sotto la mia ala. Ti prometto che fino alla fine ci penserò io a te >>, rispose l’altro facendo l’occhiolino sotto gli occhi estasiati del bambino.
Continuarono a parlare, senza rendersi conto di come la mattinata stesse scorrendo in fretta…
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primo pomeriggio, casa di Adam…
 
<< che dici Eve…è stata la scelta giusta? >>
Adam ed Evelyn avevano appena pranzato senza parlare molto. Quel giorno il ragazzo e il pokémon erano piuttosto nervosi e adesso stavano parlando delle scelte prese nelle ultime ventiquattro ore.
L’allenatore pensava alle ultime cose successe nell’arco del giorno prima e in quel momento era dubbioso sulle decisioni che aveva preso.
<< penso che sia una delle scelte che potrebbero essere giuste, seppur scomode >>, rispose l’amica.
<< mi sa che potresti avere ragione…e so anche che ne abbiamo già parlato per tutto ieri pomeriggio, ma ancora non riesco ad accettare il fatto che molto probabilmente potremmo avere bisogno del suo aiuto: solo l’idea mi fa venire il ripudio a tutto questo >>, continuò l’altro sbuffando una piccola nuvola di vapore dalla sigaretta elettronica.
I dubbi stavano volteggiando sopra le teste dei due, senza che questi potessero fare qualcosa per reagire al meglio: si erano ritrovati in una situazione inaspettata senza preavviso per poi vedere come arrangiarsi con i pochi mezzi di cui disponevano.
Aspettavano riluttanti che Gold arrivasse a casa loro per poter soddisfare la strana richiesta di Adam e poter parlare faccia a faccia di una questione ancora sconosciuta al ragazzo di Johto.
Lo zoppo ancora non credeva che si fosse davvero rivolto a lui per una conversazione e fino al giorno prima non ne avrebbe immaginato neanche la possibilità.
Eppure, ancora una volta nella sua vita gli era stato dimostrato che tutto, in un modo o nell’altro, può accadere anche contro la tua volontà.
I minuti passarono, fino a quando qualcuno bussò finalmente alla porta.
Si aiutò col bastone da passeggio per alzarsi dal divano per poi camminare a fatica per il corridoio. Arrivato davanti all’ingresso, prese il flacone degli antidolorifici e ingoiò una pillola subito prima di aprire al nuovo arrivato.
Per quanto fossero due persone con dei caratteri posti agli antipodi, in quel momento la loro espressione sembrava piuttosto simile: uno scocciato perché non aveva dormito e l’altro irritato perché doveva parlare con quello che non aveva chiuso occhio.
Dopo alcuni istanti di silenzio imbarazzante, alla fine il padrone di casa proferì finalmente parola.
<< alla fine sei venuto… >>, disse freddamente al ragazzo dagli occhi dorati.
<< sapevi che sarebbe successo >> rispose l’altro prontamente.
Lo storpio gli fece un cenno con la mano per poi fargli strada verso l’interno dell’abitazione, mentre colui che lo seguiva continuava a pensare a quanto trovasse inquietante l’idea di trovarsi per la seconda volta in due giorni in quel posto.
Lo guidò lentamente nel corridoio, facendo ritrovare ancora una volta Gold nel bel salotto che aveva visto giusto in tarda mattinata del giorno prima.
Il fuoco del camino si stava lentamente spegnendo e la brace aveva ancora quel piacevole rosso vermiglio che risplende nella penombra del comignolo, mentre si sentiva i rumori causati dai compagni di squadra di Adam provenire dalla cucina che il ragazzo non aveva ancora mai visto per bene.
Il ragazzo col tutore si fermò vicino al tappeto grigio chiaro e così fece l’ospite di conseguenza.
Alla fine, quello decise di prendere un po’ le redini della conversazione mentre notava Evelyn che raggiungeva il proprio allenatore e mettersi di fianco a lui, levitando a qualche decina di centimetri dal pavimento.
<< dunque…mi spieghi perché di punto in bianco mi inviti a casa tua? >>
Sul volto del padrone di casa si formò uno sguardo torvo.
<< non credere che ti abbia “invitato” perché mi stai simpatico…questa è una cosa ben diversa >>
<< lo avevo capito… >>
<< Gold…tu credi nel destino? >>
Quello spalancò gli occhi in maniera impercettibile.
<< cosa? >>
<< hai sentito bene… >>
<< perché me lo chiedi? >>
in tutta risposta, Adam andò verso la cucina, seguito da Gold che già si stava facendo un’idea di che tipo di conversazione sarebbe stata.
Non ebbe il tempo di ammirare quel piccolo gioiello che era quella stanza che l’altro puntò il bastone sopra il tavolo di legno color crema posto al centro dell’ambiente.
Quando il ragazzo di Johto guardò nella stessa direzione, vide una lettera piuttosto sgualcita.
<< dunque, che dovrei fare? Ancora non capisco questa cosa del destino >>
Come risposta, vide l’asta punzecchiare il foglietto di carta.
<< e va bene ho capito… >> disse infine in una resa simbolica.
La afferrò e la rigirò tra le mani per vedere un po’ di cosa si trattasse.
<< mmm…non conosco il nome della mittente >>
Detto questo, sfilò il foglio dalla busta di carta già aperta e iniziò a leggerne il contenuto. Dalla calligrafia, sembrava che il messaggio fosse stato scritto in fretta e furia, con scritte traballanti e poco leggibili.
- Caro Adam.
Quella che leggi è la lettera di una madre disperata che non ti ha mai conosciuto se non per le poche storie che le sono state raccontate dal proprio figlio. Non è la sfrontatezza che mi fa scrivere direttamente a te, tantomeno la confidenza, bensì le speranze e la disperazione di una donna che non riesce ad accettare la realtà dei fatti. Ricordo il mio bambino che lasciò casa, non tornando per mesi senza che io arrivassi ad avere anche solo una sua notizia, per poi vederlo di nuovo alla mia porta dopo anni. Era cambiato in molte cose e, malgrado fosse drasticamente cambiato per molti aspetti, riuscivo ancora a vedere in lui il bambino che tenevo in braccio quando era ancora in fasce. Fu dopo il suo ritorno che mi raccontò di te e di come eri riuscito a far tornare in lui quel briciolo di umanità che gli aveva permesso di tornare a dare un abbraccio alla sua mamma dopo tutto quel tempo in cui si era convinto di voler sparire. Ero felice…ero fiera del piccolo grande eroe che era il mio piccolo ormai diventato uomo: un campione della lega pokémon, ma soprattutto…una persona maturata e di buon cuore.
Forse sono le mie illusioni che mi hanno distrutta in quest’ultimo periodo…l’illusione che fosse davvero tornato a casa, ma mi sbagliavo. Non è mai tornato davvero e solo ora ho capito troppo tardi che nel tempo la sua mania della solitudine coi pokémon e il suo mutismo stavano ricrescendo dentro di lui, facendo in modo che fosse con me solo fisicamente, mentre la sua mante vagava nei meandri di luoghi a me sconosciuti.
Ti scrivo questa lettera poiché adesso mio figlio è scomparso di nuovo e le uniche cose di cui parlava prima di svanire fosse la regione di Hoenn…la regione in cui ha detto che abitavi tu, dove vive il ragazzo che per un attimo fece tornare a casa il mio amato bambino.
Il tempo passa e con la vecchiaia l’unica cosa che rimane ad una vedova di mezz’età è l’amore che ha per suo figlio. Il dolore che si prova davanti alla sparizione della cosa più bella che si è fatto nella vita è indescrivibile e adesso non ho la minima idea di dove si trovi.
Ho paura…ho paura per lui e, stavolta, di averlo davvero perso per sempre.
Per questo ti chiedo disperatamente aiuto con tutta me stessa. Per favore, riporta a casa il mio piccolo, riporta a casa il bebè che tanto ho amato, con cui ho giocato, riso e che ho visto crescere…riporta a casa il mio Red –


<< Gold…Gold… >>
Il ragazzo aveva finito di leggere la lettera da un pezzo. Eppure, stava continuando a riguardarla più e più volte con uno sguardo sconvolto in faccia.
<< Gold! >>
Quello tornò alla realtà, posando delicatamente la lettera sul tavolo e tornando a guardare gli occhi verdi e marroni di Adam.
<< questa lettera…è dalla madre di Red! >>
<< adesso capisci perché ti ho detto di venire qui? Per questo ti ho chiesto se credessi nel destino: tra le lettere che mi hai visto prendere ieri dalla posta c’era anche questa…non abbiamo fatto in tempo a parlare di lui che è sbucato questo messaggio dal maledetto niente… >>
<< di cosa parla nel messaggio? Cosa cavolo è successo con lui?! >>
<< ogni cosa ha suo tempo ragazzo… >>
<< come vuoi, ma adesso che cavolo dovrei fare? Perché hai chiamato proprio me? tu mi detesti e con ti sei comportato da stronzo da quando ci siamo incontrati la prima volta! E ora mi mostri una lettera mandata dalla madre di Red…è pazzesco! >>
<< dimmi qualcosa che non so lingua lunga! In ogni caso, ti ho chiamato proprio perché sei l’unico che per quanto ne so ha avuto a che fare con quel ragazzo e sia io che te vogliamo delle risposte >>
Adam stava parlando con un tono totalmente gelido. Tuttavia, Gold riconobbe in quella sfumatura glaciale l’importanza che il ragazzo stava dando alla questione.
<< dove vorresti arrivare? >>
<< noi due…dobbiamo trovare Red… >>, disse infine lo zoppo con un sospiro.
“che cazzo sta succedendo qui? Non ci credo, è una follia! Red…”, pensava il campione di Johto mentre allo stesso tempo ricordava tutti gli inquietanti eventi legati al monte Argento.
<< noi due? >>
<< proprio così: per quanto odi ammetterlo…non posso farcela senza di te >>
Gold sogghignò in preda allo stupore e al nervosismo.
<< non so se sorprendermi per il fatto che chiedi il mio aiuto o per questa tuo improvviso interesse nei confronti di qualcuno che non sia te…da quando ti importa della gente?! Che risposte vuoi da Red? >>
Adam rintoccò il bastone a terra.
<< bada a come parli! Cosa voglio sapere non ti riguarda! >>, disse poi arrabbiato. << sappi che io partirò con o senza di te, fai la tua scelta… >>, disse infine sospirando ancora una volta.
“al diavolo…”


Tempo dopo, il ragazzo era uscito dall’abitazione per tornare finalmente allo Yacht. Sapeva che la conversazione con Adam avrebbe potuto essere singolare, ma non immaginava che il tutto fosse in grado di arrivare a certi livelli.
Le questioni sulle quali riflettere erano molte e le variabili in questione erano davvero tante.
“porca puttana…ma cosa è appena successo là dentro? Possibile che ogni volta che si esce da quella casa si viene sommersi dai dubbi? In ogni caso non è questo il problema: il fatto è che quel pazzoide di Adam mi ha davvero chiesto aiuto per trovare Red…che diavolo faccio? Non so se mi interessa davvero trovarlo, anche se però ho come la sensazione che la riuscita di questa cosa mi libererebbe davvero da alcuni dubbi. Ma il parco lotta? Sono arrivato fin qui perché avevo l’occasione di vedere coi miei occhi uno dei posti più incredibili che siano mai stati costruiti, ma adesso non so più quanto possa importarmi…e quel maledetto storpio ha saputo dove andare a parare con me. Sapeva che mi avrebbe incollato nella sua parlantina con un argomento del genere, anche se ancora stento a credere che la madre di Red abbia mandato una lettera proprio a lui…come mai per lei Adam ha così tanta importanza? Deve essere successo qualcosa quando lo stramboide di Kanto e quello zoppo si sono incontrati, ma quello lì non ha intenzione di dirmi niente anche se ha chiesto il mio aiuto! Meno male che gli abitanti di Hoenn non sono tutti così. Aspetta, ora che ci penso…cosa dirò ad Ash? gli ho promesso che sarei stato la sua guida, che gli avrei insegnato quello che so e tenermelo sotto la mia ala…l’ala del campione della lega di Johto. Tante domande e poche risposte e l’unica cosa certa è che dovrò fare alcune scelte in modo da sistemare il prima possibile questo bordello”, pensava immerso tra i suoi pensieri.
Il sole stava calando e un tramonto simbolico mostrava il sole che stava fiondandosi a picco sul mare, come se Gold dovesse a sua volta piombarsi nelle scelte importanti sulle quali stava appunto riflettendo.
“penso che debba parlare con Ash di questa faccenda…”, concluse il giovane prima di fare gli ultimi passi sulla sabbia fresca.
..
Hall principale dell’imbarcazione per il tour di visita al parco lotta…
<< Ehi Gold! Alla fine sei tornato. Certo che ce ne hai messo di tempo! >>, disse divertito Ash.
<< in effetti Adam mi ha trattenuto veramente un casino >>, rispose Gold levandosi il cappello e grattandosi la nuca.
<< a proposito >>, continuò il ragazzino. << tra due giorni la barca ripartirà per la tappa finale! Arriveremo finalmente al parco lotta! >>
Il piccolo allenatore di Biancavilla era davvero entusiasta di arrivare finalmente alla meta per la quale era partito, anche perché era risaputo che in quel luogo si aveva l’occasione di incontrare veri e propri assi delle lotte pokémon.
Lo sguardo del ragazzo di Johto si spense.
<< vedi Ash, ecco…a proposito del parco lotta… >>, disse un po’ malinconico sotto lo sguardo preoccupato all’altro.
<< che succede Gold? >>
<< io…devo andare via…non potrò venire al parco lotta con te. mi dispiace davvero tanto… >>
Al piccoletto si era appena infranto il sogno di poter andare laggiù assieme al suo nuovo amico.
<< come…come mai? Che è successo? >>, chiese poi con voce tremolante.
Lui non sapeva come rispondere a modo: se lo avesse ammesso subito a sé stesso, non avrebbe dovuto attendere fino all’ultimo momento per capire che in realtà aveva scelto di aiutare Adam non appena era uscito da casa sua. Tuttavia, dall’altra parte aveva un senso di colpa incommensurabile nel comprendere che avrebbe dovuto rompere la promessa fatta ad un bambino coi sogni ancora più grandi della sua voglia di vivere le sue esperienze.
<< è successo un vero casino. Non so neanche come spiegare… >>, rispose poi guardando a malincuore lo sguardo deluso del piccolo prodigio che aveva di fronte.
<< per favore…dimmi cosa è capitato da Adam. È per colpa sua non è vero? >>, continuò Ash implorando.
“cazzarola…non posso lasciarlo così: gli devo una spiegazione, anche perché è il minimo che possa fare. Ma capirà davvero fino in fondo? Dopotutto è un bambino e io non voglio appesantirlo troppo con queste storie assurde”
Subito dopo però, si rese conto di quanto fosse sbagliato il suo ragionamento. Del resto, anche lui in età più giovane di cose ne aveva viste e come: dai crimini commessi dal team Rocket alle vicende legate a Lugia e Ho—Oh e se era riuscito lui in imprese del genere, forse poteva farlo anche la persona che aveva davanti.
<< non è esattamente colpa sua. Ti ricordi la storia che ti ho raccontato stamani? >>
<< si, me la ricordo. Perché? >>
<< perché avevo ragione: Adam voleva infatti parlarmi di Red. Quando però mi ha mostrato una lettera scritta dalla madre non potevo crederci. Quel ragazzo è scomparso Ash e, per qualche motivo che non conosco ancora, Adam vuole mettersi sulle sue tracce e provare a ritrovarlo. Quando allora non riuscii a scovarlo e a riportarlo a casa dalla madre, iniziai a sentirmi un po’ in debito con lui e a pensarci quelle sensazioni mi vengono a trovare tutt’ora ogni volta che mi passa per la testa che cosa è successo in cima al monte Argento. Vedi Ash, io voglio provare a rimediare e a provare a capire qualcosa di più su l’unica persona che è riuscita a battermi dopo che sono diventato il campione della lega di Johto. Capisci ora? È per questo che non posso rimanere… >>
Quello che aveva davanti era solo un ragazzino che aveva appena sentito un discorso da adulti. Eppure, Gold avrebbe giurato di vedere una nota di comprensione nel suo sguardo, come se il gran cuore contenuto il quel piccolo corpo avesse capito anche in parte l’importanza effettiva di questi eventi piombati di punto in bianco sul proprio compagno di viaggi.
<< capisco Gold, capisco. Però tu mi avevi promesso che fino alla fine avresti pensato tu a me… >>, disse quello con un lieve broncio sulle labbra.
Al ragazzo si strinse il cuore.
<< non hai idea di quanto mi dispiaccia deluderti. Tu sei grande Ash e questa cosa non te la meritavi >>
<< no, non hai capito: io voglio venire con te! >>, replicò il bambino.
“aspetta…cos’ho sentito?”
<< un momento Ash…che intendi dire? >>
Gli occhi dorati del ragazzo sembravano quasi esser diventati più luminosi per lo stupore.
<< hai capito bene. Vedi, ne ho visti molti di posti e quando oggi mi hai raccontato quella storia è stato fantastico! Sì, è vero, il parco lotta sembra figo…ma tutto questo lo sembra ancora di più! Per favore fammi venire con te! dopotutto mi hai fatto una promessa e poi da questa cosa forse potrei imparare molte più cose rispetto ad ora! >>
Quello se ne stava incredulo a sentire i discorsi del marmocchio: aveva previsto una direzione molto più triste per quel dialogo.
“non so se è una buona idea…non so neanche quanto è rischiosa l’impresa!”
<< Ash, questa è roba pericolosa e non sappiamo cosa aspettarci. Non si tratta di trovare una persona qualunque e poi…non sappiamo neanche se sta bene… >>
<< io non ho paura! E non preoccuparti io non vi rallenterò, te lo prometto! Non posso stare qui con le mani in mano mentre un mio amico ha bisogno di aiuto! >>
“mmm…ammetto che Ash mi ha davvero sorpreso. Questo piccoletto ha grinta da vendere. Non so…l’impresa non è per qualcuno della sua età, però è davvero in gamba e poi…io gli ho fatto una promessa…”
<< ho capito Ash e penso di aver raggiunto una conclusione…d’accordo! Tu verrai con me! una promessa è una promessa e penso che questa possa essere un’esperienza che ti insegnerà molto di più di una visita al parco lotta >>
Gli occhi del più piccolo brillarono di gioia.
<< davvero?! Fantastico! Sarò felicissimo di aiutarvi! >>
“beh, meglio parlare con Adam…penso che avrà sicuramente qualcosa da dire a riguardo…”, pensò Gold mentre storceva il naso.
---
Circa due ore dopo, casa di Adam.
La squadra di Adam si stava godendo il proprio pasto sotto gli occhi compiaciuti del loro allenatore. Infatti, quello gli aveva preparato del cibo pokémon appositamente per l’occasione, fornendo così il cibo preferito dai suoi compari.
Nel frattempo, lui ed Evelyn se ne stavano appollaiati sulle sedie per godersi un po’ i momenti che vengono subito dopo aver finito di mangiare, parlando un poco tra loro.
<< Ehi Adam, riflessivo come al solito, non è vero? >>
In quel momento la gardevoir stava parlando con la sua vera e propria voce, accentuando il momento di sacra privacy di tutti i membri di quella singolare famiglia al di fuori degli sguardi spesso sorpresi delle altre persone.
<< “riflessivi come al solito” vorrai dire >>, rispose l’amico sogghignando.
<< sai, mi sei piaciuto molto mentre parlavi con Gold: gli hai esposto quel discorso in maniera perfetta! >>
<< beh…diciamo che sapevo che una tale situazione lo avrebbe sconvolto un po’. Tuttavia…per quanto detesti ammetterlo, comprendo la sua reazione: ricordi che faccia abbiamo fatto quando abbiamo letto la lettera? Tutto questo sembra quasi non avere senso… >>
<< eh sì…ci dispiace molto per quello che è accaduto a Red… >>
<< già: per di più non sappiamo se stia bene o…se sia ancora vivo. Spero di sì: lui ci capisce… >>
- Knock knock –
Quando qualcuno fu sentito bussare alla porta, i due si ammutolirono lasciando il posto ad un silenzio imbarazzante, mentre Horus e Coraline continuavano a mangiare come se nulla fosse.
Evelyn e l’amico si guardarono.
* la conversazione è rinviata mia cara… *
* concordo… *
Con un piccolo sforzo, lui si alzò dalla sedia per poi percorrere il soggiorno fino all’ingresso. Quando guardò attraverso l’occhiello e vide chi era, uno dei suoi sopraccigli si inarcò.
<< questa poi…sinceramente mi era bastato vederlo per il pomeriggio… >>, si lamentò mentre si aggiustava i lunghissimi capelli scuri, i quali andarono a posarsi sulla sua spalla destra.
aprì la porta e si ritrovò faccia a faccia col berretto di Gold, il quale ricambio il suo sguardo fuori posto schiarendosi la gola.
<< Gold… >>, fu l’unica parola uscita dallo zoppo che per quella giornata aveva dedicato tutta la sua pazienza e anche di più.
<< Ascoltami bene: ho fatto la mia scelta >>
<< capisco. Dunque, che cosa f- aspetta un attimo… >>
Non aveva neanche finito per bene la frase che il ragazzo dagli occhi verdi e marroni stava notando un piccolo berretto bianco e rosso muoversi dietro al ragazzo di Johto.
<< Ash? >>
Gold attirò di nuovo la sua attenzione.
 << sì: l’ho portato con me >>
<< che ci fa lui qui? >>, chiese lo storpio in maniera minacciosa.
<< vuoi continuare a blaterare ancora un po’ oppure mi ascolti? Sto cercando di dirti che, per quanto tu sia la persona meno simpatica e socievole che abbia mai incontrato, sono disposto ad aiutarti! >>, disse poi il giovane dagli occhi dorati.
L’altro digrignò i denti: non gli piaceva il suo comportamento.
<< ok, questa almeno è una buona notizia, credo…ma che c’entra Ash? >>, continuò subito dopo.
<< è questo il punto e te lo ripeterò una volta sola: lui viene con noi >>
* Evelyn io questo lo uccido… *
* immagino: ma questo ripudio proviene da te o da me? forse da entrambi *, rispose telepaticamente l’amica in quel piccolissimo frangente di tempo.
<< cosa ne sa lui di questa storia? E comunque sei cieco? È un bambino! E poi - >>
<< sì, sì abbiamo capito! Non lo sopporti…ma tu non sopporti nessuno, giusto? Non ti vado a genio neanche io. Forse soprattutto io… >>, lo interruppe Gold con un risolino.
<< tu lo sai cosa ne penso: lo sapevi ancora prima di venire qui… >>
<< sì, lo sapevo. Ma c’è una cosa che tu non sai >>
<< cosa?... >>
<< o viene anche lui…o partirai da solo >>
Adam non poteva credere alle sue orecchie.
“bastardo! Non posso partire veramente da solo! Che sia maledetto!”
<< sei un infame Gold: sai che non posso rifiutare… >>
<< esattamente come tu mi hai messo in condizione di non poter prendere altre scelte. Ho solo ripagato con la stessa moneta Adam. Io gli ho promesso che sarei stato accanto a lui fino alla fine e così farò: non hai alternative >>, rispose Gold in modo ferreo.
“che promessa idiota…”
<< come vuoi. Domani fatevi trovare alle due del pomeriggio al percorso 104, vicino al cottage del Signor Marino con tutto il necessario per partire: dovremo fare provviste e non voglio che nessuno rallenti nessuno, capito? >>, dichiarò infine lo storpio prima di squadrare Ash.
Detto questo, chiuse la porta dietro di sé sparendo all’interno di casa sua, senza che i due avessero una minima chance di rispondere.
<< che modi… >>, sussurrò il ragazzo tra sé e sé.
Subito dopo, sorrise al ragazzino.
<< hai visto Ash? alla fine abbiamo risolto anche questa >>, gli disse in modo incoraggiante.
<< ehi Gold… >>
<< dimmi tutto >>
<< Adam non sembra affatto contento che venga con voi. Sapevo che non mi aveva invitato perché è una faccenda che non mi riguarda, però… >>
Il piccoletto aveva uno sguardo triste sul volto e all’allenatore dagli occhi dorati venne in mente che avrebbe dovuto pensare all’idea di farlo aspettare un poco più in là in modo da non sentire le parole sgradevoli dell’altro ragazzo, anche perché Adam non si era fatto minimamente scrupolo di dire cose poco carine malgrado il diretto interessato fosse proprio tra loro.
Il ragazzo più grande si abbassò alla sua altezza e gli mise una mano sulla spalla.
<< ehi campione, non preoccuparti: a me non importa di cosa pensa e credimi, non deve importare neanche a te. Non la prendere sul personale: da quel che vedo, pare proprio che quel tipetto non gradisca nessuno in generale e quindi tu non c’entri nulla. Forse lui non avrà molta fiducia in te…ma io ne ho molta! >>, gli spiegò con un sorriso.
L’espressione malinconica del più piccolo scomparve e al suo posto tornò ad esserci un volto decisamente più raggiante.
<< grazie Gold! Non ti deluderò, te lo prometto! >>
<< ne sono sicuro, hehe. Coraggio, torniamo alla nostra cabina: del resto, questa potrebbe essere l’ultima volta che dormiremo sopra ad un materasso comodo >>
<< l’idea non mi preoccupa affatto, anzi… >>
<< questo è lo spirito giusto! >>
……
 
Il giorno dopo, percorso 104.
 
Il mal tempo degli ultimi giorni era temporaneamente scomparso e il sole faceva capolino dalle poche nuvole rimaste a zonzo per il cielo.
Finalmente, l’ora dell’incontro era arrivata e i due, come richiesto da Adam, si erano presentati (più o meno) in orario nell’ubicazione prefissata.
Avevano a malapena avuto la notte per prepararsi a modo e avevano dovuto assicurarsi di non aver lasciato nulla nelle loro cabine, anche perché lo Yacht che li stava trasportando per il tour di visita al parco lotta di Hoenn sarebbe partito sicuramente anche senza di loro. Infatti, era bastato un avviso a chi di dovere e una firma su un modulo per far sì che nessuno si prendesse la responsabilità su coloro che ufficialmente non erano più dei passeggeri a bordo.
Il ragazzo dagli occhi dorati era con il suo solito vestiario sportivo fatto da una giacchetta rossa e da pantaloncini neri (il tutto accompagnato dal suo immancabile berretto nero e oro), mentre l’altro da una felpa a zip bianca e blu e pantaloni scuri (anche lui con un cappello a visiera, seppur rosso e bianco)
Quando però i due erano arrivati lì, lo zoppo era stato incredibilmente puntuale: probabilmente li stava già aspettando da cinque o dieci minuti.
“e io che pensavo di poter contare sul ritardo causato dalla gambaccia di Adam”, pensò Gold sogghignando.
<< sai Gold, ancora non riesco a crederci che stiamo intraprendendo un’avventura assieme! >>, disse Ash entusiasta,
<< nemmeno io. E mi sembra più incredibile che questa sia stata un’idea di Adam… >>, rispose l’altro prima che entrambi si fermassero proprio davanti al diretto interessato.
Lui li guardò squadrandoli a modo.
“ma portano sempre gli stessi vestiti oppure hanno un armadio pieno di cose tutte uguali? Poi questa mania di portare quei berretti…io proprio non la capisco”, pensò prima di passarsi una mano sui lunghi capelli smossi dal vento.
C’era un po’ di imbarazzo tra i tre: da quando si erano incontrati per la prima volta non erano riusciti ad avere una conversazione gradevole neanche una volta, eppure erano lì, pronti a partire per un viaggio potenzialmente molto lungo.
<< eccovi qui… >>, disse infine per rompere quel maledetto silenzio che se la rideva alla faccia loro.
<< ciao Adam >>, risposero i due all’unisono.
* chissà chi è il vero bambino tra i due. Beh, suppongo che lo scopriremo, vero Eve? *
* stà buono Adam che se ci mandi questi pensieri di punto in bianco rischio di ridergli in faccia *, rispose il pokémon girandosi per un momento da un’altra parte.
<< dunque: la prima cosa che dobbiamo fare sono le provviste, quindi pensavo di andare a Petalipoli a prendere roba sia per noi che per i nostri pokémon, anche perché non ho la minima idea di quanto durerà il viaggio >>, dichiarò lo zoppo.
<< dunque andiamo >>, rispose Gold sorridendo e dando una pacca sulla spalla di Ash.
Nel tragitto verso la città si potevano intanto udire i cinguettii di alcuni taillow che svolazzavano sopra le loro teste, sfoggiando il loro bel piumaggio bianco-blu e il loro collare di piume rosse. Mentre lo stormo si dimenava a mezz’aria, uno degli esemplari andò ad appollaiarsi sulla staccionata vicino ai tre allenatori, nel punto proprio accanto a Adam. Subito dopo che il pokémon gli fece un verso per attirare la sua attenzione, il ragazzo si girò verso quella creatura.
Piano piano, mise una mano sulla testa del volatile per poi sorridergli.
“sei venuta a salutarmi, mia cara. Sì, lo ammetto: sono spaventato all’idea di dover intraprendere un viaggio ancora una volta e ancora una volta dovrò avere a che fare con questo tipo di mondo e, anche se ho paura di non riuscire ad arrivare una volta per tutte ai miei obbiettivi, prometto che cercherò di andare fino in fondo…per te”
Dopo qualche secondo di silenzio, la creatura si librò in aria per raggiungere i propri compagni, mentre Adam notava che gli altri due, mentre erano persi nelle loro conversazioni a base di strategie di lotte pokémon, lo avevano superato senza accorgersi minimamente dell’accaduto.
“meglio così”, pensò prima di raggiungerli e proseguire.
Il percorso 104 non era un granché di lunghezza e quindi non ci volle troppo tempo per arrivare alla cittadina.
Il primo posto che visitarono fu il pokémarket dove i tre, dato che non sapevano cosa avrebbero potuto trovare durante il loro cammino, avrebbero dovuto acquistare prodotti come revitalizzanti e articoli curativi, oltre che a cibarie varie sia per loro che per i loro compagni di squadra.
<< mmm…beh, penso che dovrò acquistare un mucchio di roba: sullo yacht ogni pasto era servito, hehe >>, dichiarò Gold mentre girava per gli scaffali.
<< non penso sia un problema per il tuo portafoglio, giusto…campione di Johto? >>, rispose sottovoce Adam con tono provocatorio.
<< vuoi che ti faccia la carità? >>
<< grazie ad Arceus non ne ho bisogno… >>, concluse lo zoppo rimanendo accovacciato rovistando tra le marche di cibo per pokémon negli scompartimenti in basso.
Ash intanto cercava prodotti per il suo pikachu.
Stava acquistando dei revitalizzanti e delle ricariche totali per pikachu. Data la scorta indecente di bacche e altre cose che aveva portato in viaggio prima di imbarcarsi per Hoenn, saltò del tutto il reparto dei mangimi.
“era tanto che non visitavo questo negozio e devo ammettere che mi fa piacere tornare qui”, pensava intanto immerso nei suoi sogni.
Ad un certo punto però, si fermò di colpo quando vide Evelyn che stava curiosando tra i distributori di barrette energetiche.
il dodicenne si avvicinò a lei mentre quella stava inserendo delle monete nella fessura del dispenser e le rivolse parola senza preavviso, facendola quasi sobbalzare.
<< ehi ciao Evelyn, che ci fai qui? Quelle barrette sono per esseri umani, hehe. Se vuoi del cibo per te devi andare da quella parte >>
Lei rimase rigida sul posto, arrossendo in maniera indecente.
“santo cielo che imbarazzo…qualcuno mi uccida per favore…”, pensò lei nell’esatto momento in cui una delle barrette cadde nell’imboccatura per ritirare i prodotti con un lieve ronfo metallico.
Nello stesso momento, Gold vide Adam alzare la testa e girarsi attorno.
<< ehi…tutto bene? >>, chiese stranito il ragazzo.
Passarono alcuni secondi prima che l’altro ricominciasse a parlare.
<< sì…la cosa si è risolta da sola… >>, dichiarò poco prima che il ragazzo di Johto vedesse Evelyn andare verso il proprio allenatore con una barretta stretta nella sua mano.
“ma di cosa sta parlando? Mmm…c’è qualcosa di strano…”, pensò l’allenatore dagli occhi aurei.
 Lo vedeva zoppicare per i piccoli corridoi del negozio, pensando a come uno come lui potesse pretendere di non avere nessuno attorno che lo rallentasse durante il viaggio.
Eppure, allo stesso tempo sentiva che in quel ragazzo c’era qualcosa di strano che non riusciva ancora a decodificare.
Il gruppo ci mise circa venti minuti per prendere tutto il necessario: del resto, lo storpio si era fatto un’idea ben precisa ancora prima di partire e gli altri due erano ormai allenatori che sapevano bene come affrontare un viaggio.
Dopo che Adam ebbe preso un paio di pillole antidolorifiche e tutti ebbero pagato e salutato la commessa, uscirono tutti dal pokémarket.
<< ora che abbiamo preso tutto quello che ci serviva, possiamo finalmente partire… >>
<< bene Adam. Ora avrei una domanda: c’è una tappa particolare da dove iniziare? Non abbiamo neanche parlato del percorso che dobbiamo seguire >>
<< in effetti dovremmo pensarci! >>, fece eco Ash.
Lo zoppo si passò una mano tra i capelli.
<< ti ricordo che non sappiamo neanche dove si trova Red. In ogni caso, avevo pensato di iniziare da Ferruggipoli: è una città molto importante ed è uno snodo dove una parte di turisti e stranieri arrivano attraverso i trasporti proprio in quel luogo >>
Gold inarcò il sopracciglio.
<< un momento: sulla brochure dello yacht che ho letto in ritardo ho visto degli scali portuali importanti in questa regione, ma non ho mai visto Ferruggipoli segnata. A meno che… >>
<< vedo che inizi a capire Gold: se vogliamo avere anche solo una possibilità di trovare Red dobbiamo provare a pensare come lui… >>, disse il ragazzo dai capelli lunghi.
<< e cercare nei luoghi dove passerebbe una persona che non vuole essere trovata… >>, continuò il campione di Johto.
<< esattamente… >>
* sai Eve…forse c’è una vaga speranza che questo ragazzone abbia qualche utilità… *
* forse… *, rispose lei con un ghigno.
Mentre parlavano, la loro presenza attirò l’attenzione di qualcuno che stava passando di lì.
Infatti, poco dopo i tre videro una ragazza camminare vicino a loro con uno zaino in spalla mentre gli osservava durante il passaggio, senza che i diretti interessati se ne accorgessero a causa dei loro ragionamenti.
“sembra che abbiano qualche problema…”, pensò la giovane.
Ad un certo punto, Adam, Gold e Ash sentirono una voce femminile.
<< ciao ragazzi! Sembrate un po’ disorientati. Vi serve una mano? >>
Lo zoppo aveva preso in mano la sigaretta elettronica. Quando sbuffò una nuvola fuori dalla bocca, sembrava che nel vapore fossero disperse anche le sue riflessioni.
Osservò la tipa e i suoi pantaloncini neri e bianchi abbinati alla giacchetta rossa a maniche corte, il tutto accompagnato dagli occhioni azzurri che si portava appresso e i lunghi capelli castani coperti in cima da una bandana cremisi e disposti in due lunghe ciocche che cadevano ai lati del viso.
Quando ebbe finito di osservarla, sia a lui che ad Evelyn riaffiorarono dei ricordi recenti.
<< un momento… >>, disse. << tu sei la ragazza che ho visto l’altro giorno alla terrazza di swablu… >>
Quella lo guardò curiosa, cercando di ricordare a sua volta. Quando vide il suo bastone da passeggio e il tutore agganciato alla gamba capì finalmente chi avesse di fronte.
<< per la miseria, hai memoria! Non torno in quel bar dalla scorsa settimana! Comunque, ora che ci penso ti riconosco anch’io, anche se non ci siamo presentati. Loro chi sono? I tuoi amici? In ogni caso il mio nome è May ed è un piacere conoscervi! >>, disse allegramente.
Adam la guardò stranito.
“suppongo non sia così difficile riconoscermi. Com’è che pensa che siano miei amici? La gente è proprio strana…”, pensò subito dopo.
<< voi come vi chiamate? >>, ricalcò May curiosa.
<< il mio nome è Adam e lei è Evelyn. Quello sbruffone si chiama Gold e il ragazzino che ci portiamo dietro è Ash >>
Lei sorrise, pensando erroneamente di aver appena sentito una battuta dall’umorismo cinico.
<< haha, sei simpatico! È un piacere conoscervi! >>
<< piacere nostro! >>, dissero gli altri due all’unisono.
Lei ricambiò con un sorriso sincero.
<< comunque poco fa vi ho sentiti spaesati. Cosa è successo? Ho sentito parlare di Ferruggipoli, mi sbaglio? >>
Ash si fece avanti col suo solito ed incontenibile entusiasmo.
<< giustissimo! Io e i miei amici ci stiamo dirigendo lì! >>
May indicò lo zaino che portava sulle spalle.
<< vedete…io lavoro al laboratorio di Albanova e adesso sto proprio andando a Ferruggipoli a consegnare un pacco per conto del professor Birch. Se volete possiamo andarci assieme >>, propose allegramente.
Lo zoppo provò a dire qualcosa a riguardo.
<< in realtà sappiamo già la s- >>
<< volentieri! >>, rispose Gold coprendo la voce dell’altro.
<< perfetto allora! Se siete già pronti possiamo partire! >>, dichiarò la ragazza seguita dal ragazzo di Johto e dal bambino di Biancavilla.
Adam ed Evelyn si guardarono.
“tutti pieni di entusiasmo vedo…”
Mentre camminavano con la ragazza di Hoenn in cima alla fila, Gold si avvicinò al giovane allenatore costantemente accompagnato dalla sua gardevoir.
<< ehi Adam, allora ad Hoenn non siete tutti così freddi e cupi. Visto? Ho anche trovato una nuova compagna di viaggio fino a Ferruggipoli! >>, gli disse sottovoce.
<< chiudi il becco Gold! >>, rispose Adam a voce bassa. << non scordiamoci perché siamo qui! Abbiamo un ragazzo disperso da ritrovare! >>, continuò.
<< suvvia, non preoccuparti! La tappa che abbiamo è lo stesso posto dove deve andare lei! E poi…è anche carina! >>
<< sei il solito idiota! >>
“com’è che da essere in due adesso siamo in quattro? Arceus dammi la forza! Adesso dovrò sopportare tre di loro contemporaneamente…speriamo che tutto vada per il meglio. Red…sto arrivando…”
Continua…
Note del BrainStealer: Finalmente ho finito il capitolo 7! Lo volevo fare da tempo, anche perché da qui finalmente la trama inizia a partire! Spero che vi sia piaciuto! Se vi va, lasciate qualche commento per dirmi la vostra: a me fa sempre piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e ricevere un parere su cosa va bene e su dove invece posso migliorare.
Un saluto dal BrainStealer 😉

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Capitolo 10
*** Capitolo 8: il re dei rottami ***


CAPITOLO 8: IL RE DEI ROTTAMI.
14 anni prima, discarica di Ferruggipoli, sei mesi dopo l’arrivo di Evelyn.
<< caspita Evelyn, oggi sei stata bravissima! >>
Il piccolo Adam era davvero entusiasta e quel giorno la sua amica aveva fatto dei grandi progressi durante l’allenamento.
Lei se ne stava sulle sue spalle, portata in giro come se fosse una neonata. In tutta risposta, si accoccolò sulla sua testa stringendosi un poco più forte.
Per il bambino era ancora molto strano: spesso sentiva delle pulsazioni attraversare la sua testa e, in contemporanea, delle sensazioni attraversarlo per qualche istante per poi svanire subito dopo.
Sapeva che questa era sicuramente opera del suo pokémon.
“i ralts sono pokémon sensazione…”, rifletteva.
I due stavano camminando per Ferruggipoli e, dato che finalmente possedeva uno starter (seppur atipico) registrano legalmente a suo nome, il ragazzino poteva vagare liberamente dove voleva.
I bassifondi dove girovagava di solito brulicavano abbastanza di vita, anche perché in quella città industrializzata vi era una grande fetta di abitanti poveri tutti ammassati in pochi ma grossi quartieri costruiti appositamente per edificare case popolari a basso costo. Ovviamente, quelli non erano posti molto adatti ai visitatori e ai forestieri e la malavita, come sempre, si aggirava in quelle zone dove scarsa disponibilità economica e fame regnavano incontrastate. Adam però non si preoccupava molto della questione, anche perché, sia col tempo che grazie ai consigli dei genitori, aveva imparato a riconoscere le persone poco affidabili e le situazioni dove l’aria era tesa ed era quindi meglio starne lontani.
In quel momento si stava infatti incamminando verso la discarica della città, sperando come al solito di trovare qualche pezzo di ferraglia o rifiuto in modo da costruire qualche giocattolo per lui e per la sorella, alla quale avrebbe sicuramente raccontato le sue piccole grandi avventure al suo ritorno.
Per quanto lui e la sua famiglia fossero molto legati, tutti loro non contrastavano certo con l’ambiente in cui vivevano e l’assenza di grandi beni economici aveva fatto sì che i due figli avessero imparato egregiamente ad arrangiarsi con quello che trovavano. I genitori puntualmente capivano e non facevano certo storie per una statuetta di un treecko fatta intagliando delle vecchie lattine trovate chissà dove.
“mmm…chissà cosa troveremo oggi. In realtà, del rame sarebbe perfetto…”
Il pokémon psico continuava a starsene beatamente sulle spalle di Adam, accoccolato e con gli occhi semichiusi durante il cammino.
Quando arrivarono a destinazione erano appena le quattro del pomeriggio e faceva piuttosto caldo: ormai l’estate era iniziata e l’anno scolastico sarebbe finito a breve.
Con la sua maglietta a righe e i suoi pantaloni di seconda mano, il bambino passò in un punto della recinzione dove quest’ultima era squarciata. Ormai quello era un passaggio che molti altri abitanti dei bassifondi della sua età conoscevano bene: la discarica era per tutti loro una fonte inestimabile di rottami e cianfrusaglie da usare in ogni modo.
Il luogo era davvero enorme: era una zona immensa che doveva contenere tutti i rifiuti di Ferruggipoli, città industriale di Hoenn, nonché uno dei centri abitati più grandi della regione 
Lui e la ralts iniziarono a cercare in giro, passando per le distese di immondizia e per i cumuli di spazzatura metallica che facevano sembrare il posto un ambiente lunare.
L’odore era poco gradevole, ma i due col tempo ci avevano fatto l’abitudine esattamente come gli altri bambini della zona.
Erano entrambi di buon umore e la ricerca stava andando piuttosto bene. infatti, in circa un’ora, avevano trovato una decina di fili di rame, il quale era un bene prezioso tra i piccoli ricercatori di rottami sia per i suoi numerosi utilizzi, ma soprattutto per il suo valore economico per il quale potesse essere scambiato con qualche commerciante poco affine alla legalità stanziato nel ghetto.
<< ancora un'altra dozzina e potrò finalmente procurarmi abbastanza soldi per il regalo che compreremo a Zoey! >>, disse Adam entusiasta al suo pokémon.
Stettero a cercare per circa un’ora, fino a quando non sentirono delle voci in lontananza.
I due si guardarono per poi avanzare lentamente verso le fonti di quei rumori, cercando di evitare (se possibile) di non essere visti.
Infatti, quella era una timbro vocale che a loro suonava familiare…
Ad un certo punto, arrivati vicinissimi, Adam tirò giù Evelyn dalle sue spalle e se la mise in braccio, in modo da mantenere un profilo più basso e poter sbirciare da dietro la montagnola di spazzatura sulla quale si era arrampicato.
Per un attimo gli venne anche l’istinto di prendere in mano la sua pokéball e farla rientrare, ma poi ricordò subito dopo l’ultima volta che era successa una cosa simile, lasciandola così fuori dalla sfera.
Quando si affacciarono dalla piccola altura per osservare di nascosto per vedere chi stesse facendo quei rumori, rimanendo atterriti dalla visione.
infatti, coloro che stavano spiando altro non erano che i quattro bulli della sua stessa classe, gli stessi che tormentavano sia lui che altri bambini.
erano in mezzo ad uno spiazzo di plastica e acciaio arrugginito e due di loro erano disposti uno di fronte all’altro, con i loro pokémon poco distanti tra loro: era proprio quella che sembrava una lotta pokémon.
Adam era abbastanza lontano e non riusciva a distinguere bene i concorrenti. Uno di loro sembrava essere il treecko che aveva partecipato al suo inseguimento nel giorno del ritrovamento di Evelyn. Come tutti i pokémon di quel quartetto di furfanti, era aggressivo e anche ben allenato poiché, dato che i proprietari erano più grandi di un anno, avevano iniziato ad esercitarli molto prima dei compagni della classe in cui si erano ritrovati assieme a causa della loro bocciatura.
Malgrado Adam sapesse tutte queste cose, non riusciva ancora a distinguere l’avversario del pokémon legnogeco.
“mmm…sembra un pokémon abbastanza piccolo e dall’aspetto…metallico? Accidenti, da qui non si vede niente! menomale che si sono fermati un attimo. Un momento…ora che ci penso quello mi ricorda un…no, è impossibile! Che ci fa un beldum da queste parti?”
Il bambino era davvero sorpreso di quell’avvistamento: dato che i pokémon acciaio erano un argomento piuttosto avanzato nella sua scuola per allenatori, il ragazzino se li era studiati da solo in una delle sue enciclopedie illustrate. Al momento l’adrenalina gli impediva di ricordarsi a modo l’argomento, ma una cosa non era andata via dalla sua testa: quello era una specie molto rara e difficile da trovare, soprattutto in posti come questi, dove era quasi impossibile.
“incredibile! Pensavo che si potessero trovare o nei luoghi rocciosi o nelle fabbriche abbandonate! Qui c’è un baccano infernale…dove lo ha trovato?”, continuava a pensare.
Improvvisamente però, riecheggiò un grido indirizzato al pokémon ferrosfera.
<< avanti! Possibile che tu non riesca a fare altro? mi avevano detto che sei un pokémon fortissimo! >>
Quella era la voce di quello che poteva essere chiamato il “leader” del quartetto: Dennis.
La lotta riprese e i due pokémon continuarono ad azzuffarsi tra loro.
Adam li vedeva muoversi tra le ferraglie adagiate sul suolo e provare ad attaccarsi a vicenda.
In qualche secondo, notò come il treecko del “sottoposto”, fosse molto più agile e forte del beldum del suo capo.
il tipo acciaio provava costantemente ad usare la mossa riduttore per schiantarsi con tutto il suo peso contro l’avversario, mentre quest’ultimo evitava facilmente gli attacchi con degli agili balzi per poi contrattaccare con delle mosse decisamente più avanzate come attacco rapido e megassorbimento.
Lo scontro continuò per circa un minuto fino a quando, dopo un altro attacco non andato a segno da parte del beldum, il treecko lo assalì con un agile balzo e lo finì con megassorbimento, drenandogli così buona parte delle energie e metterlo K.O.
“cavolo, Dennis ha perso…chissà come tratterà quel povero pokémon. A proposito…dov’è il suo mudkip?”, pensò Adam mentre si manteneva nascosto nel suo nascondiglio temporaneo.
Vide il vincitore andare verso il suo amico e far tornare il proprio pokémon nella rispettiva sfera. Subito dopo, Dennis si girò dall’altra parte per orgoglio e rimproverò la creatura metallica.
<< sei inutile! Non sai fare altro che riduttore? Dopo tutto il casino che ho combinato per catturarti alla vecchia fabbrica abbandonata mi ritrovo solo un catorcio! >>
Quello continuava ad imprecare, mentre il piccoletto che subiva il tutto levitava a un metro e mezzo dal suolo, fissando il proprio allenatore dritto negli occhi, senza emettere un suono o reagire in alcun modo.
<< vattene via! non mi servi! Adesso farò un incontro col mio mudkip. Lui sì che è forte! Non è debole come te! >>, finì il bullo prima di indicargli la direzione da prendere.
Adam non era affatto sorpreso dal modo in cui il tipo si era comportato male con il suo pokémon, ma era comunque dispiaciuto per il poveretto che aveva subito tutti quegli insulti.
“povero piccolino. Dennis non capisce che i beldum provano sentimenti anche se spesso non fanno mai espressioni o tantomeno suoni. Quella bestiolina le ha prese di santa ragione…non gli dà una pozione?”, pensava intanto. Tuttavia, la creatura venne esclusa dal gruppo senza esser fatta rientrare nella sfera o curata in nessun modo.
Lui continuava a riflettere mentre il beldum sembrava non capire a fondo, rimanendo sul posto senza fare niente.
<< ma allora non hai capito?! Vattene via! sei inutile! >>, disse Dennis prima di prendere in mano la pokéball del diretto interessato e gettarla vicino a lui con forza.
Quando il dispositivo si schiantò a terra, si aprì ed emise un paio di scintille: un evidente segno di malfunzionamento e di rottura.
Il pokémon non fece altro che guardare il congegno bianco e rosso rimbalzare vicino a lui per poi rimanere immobile. Aveva capito fin dall’inizio, ma evidentemente era rimasto immobile perché adesso non sapeva cosa fare e dove andare: tutto questo era causato dell’orribile sensazione che dà l’abbandono a chi lo subisce.
“come fa a trattarlo così? Non deve perm- “
Adam non ebbe nemmeno il tempo di finire quella frase nella sua testa che il suo piede si poggiò male su una delle sporgenze dell’ammasso e la lamiera che sosteneva parte del suo corpo di piegò, facendo sì che lo sfortunato ragazzino e il suo pokémon rotolassero giù da quell’ammasso sozzo, rivelandosi così all’intero gruppo di bulli.
La caduta era stata davvero dolorosa e Adam, pur di proteggere la piccola ralts che le stava in braccio, l’aveva istintivamente stretta più forte a sé per far sì che tutti i cavi sporgenti e i rifiuti metallici di ogni tipo graffiassero facessero del male solo a lui.
Quando arrivarono in fondo, quello si rialzò assieme ad Evelyn.
<< stai bene? >>, chiese preoccupato.
Quando quella sorrise di rimando, capì che per lei non era più necessario preoccuparsi di lei, così si guardò addosso.
“mmm…fortuna che non ho niente di rotto: solo qualche graffio e sbucciatura”, pensò mentre si guardava una sbucciatura su un ginocchio da dove stava uscendo del sangue.
Peccato che, in tutto questo, non si era ancora reso conto di quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
quando i due udirono dei passi alle proprie spalle, la realizzazione colpì sia lui che il pokémon sensazione.
<< ehi ragazzi! Guardate un po’ chi si vede… >>, disse il bulletto che aveva usato treecko poco prima.
Adam provò a indietreggiare, ma con la sua amica in braccio non poteva andarsene abbastanza in fretta. Così, mentre era incerto sul da farsi, tutto il resto del gruppo si unì alla festa.
Dennis si fece avanti.
Era più grande di Adam, e con quella maglietta nera firmata, quei pantaloncini di jeans abbinato ai capelli biondi e gli occhi marroni del ragazzo lo distinguevano subito dalla massa.
<< ehi moscerino, che ci fai da queste parti? Stavi forse provando a guardarci da lassù con la tua amichetta del cuore? >>, disse sbeffeggiandoli mentre gli altri ridevano a crepapelle e lo deridevano.
<< dai Evelyn, andiamo a casa… >>, sussurrò Adam prima di provare a indietreggiare un altro po’.
Appena udite quelle parole, il gruppetto di mocciosi lo circondò senza lasciare vie di fuga.
<< dove credi di andare? Ma guardati…porti in giro quell’affare come se fosse un bambino >>, continuò il capetto ridendo di gusto mentre i restanti imitavano il pianto di un neonato.
<< lei è una femmina! >>, disse il prigioniero mentre il panico lo assaliva: se non si fosse trattenuto, avrebbe sicuramente pianto e le cose sarebbero sicuramente peggiorate.
In tutta risposta, l’altro si prese gioco di lui ancora una volta.
<< ma senti: il pokémon di Adam è una femminuccia…proprio come te! >>.
Le risate aumentarono di nuovo, mentre Evelyn tremava per la paura tra le braccia del suo allenatore.
Ad un certo punto, Adam vide oltre i bulli il beldum che se ne stava ancora nello stesso punto di prima, ancora a fissare immobile la sfera che fino a poco prima era stata la sua dimora.
Dennis se ne accorse e si girò anche lui.
<< ancora lì? Quando avrò finito con questo marmocchio anche lui se la vedrà con me >>, grugnì poi.
<< smettila di trattarci male! e lascia stare quel beldum! >>
Il bullo sogghignò.
<< altrimenti che fai, femminuccia? E comunque quel rottame fa proprio schifo: è in tinta con questa discarica >>
Adam aveva le lacrime agli occhi: era molto impaurito per la situazione in cui si trovava e non voleva che a Evelyn succedesse qualcosa, ma in lui c’era anche la rabbia causata dalla visione di maltrattamento nei confronti della creaturina metallica. Tutto questo era stato come vedere un bambino viziato che butta via il giocattolo che ha iniziato ad annoiarlo.
<< ma non capisci? I beldum si evolvono e diventano fortissimi! E poi come fai a trattarlo in questo modo? Stai ferendo i suoi sentimenti! >>, urlò Adam.
<< sembri il maestro Cristopher quando parli! Sei proprio un secchione. E comunque, non credo proprio che quel coso si sia offeso: è fatto di metallo, sei ceco oppure sei solo stupido? >>, ribatté Dennis.
<< tutti hanno dei sentimenti, anche se fuori sono fatti di acciaio! E poi non lo sai che i beldum non fanno espressioni? Leggi qualche libro brutto idiota! >>
Quelle parole gli erano uscite con rabbia, ma quando vide il capo della piccola gang rimanere in silenzio e guardarlo dritto negli occhi con lo sguardo furioso, sentì venirgli un nodo alla gola.
<< come mi hai chiamato? >>, chiese sibilando.
Il ragazzino tenuto in ostaggio non disse niente e provò a indietreggiare con gli occhi sgranati, ma venne bloccato dagli altri bulletti e venne immobilizzato sul posto.
Dennis avanzò velocemente e tirò un pugno sulla faccia del poveretto immobilizzato, senza che questo potesse fare anche il più piccolo movimento.
Mentre quello incassava il colpo e se ne stava sull’orlo del pianto, Dennis parlava.
<< guardate come frigna la femminuccia! Così impari a darmi dell’idiota! E poi detto da uno che si veste con questi stracci fa davvero ridere! Aspetta un momento…ma quello è rame? >>
Sentite quelle parole, gli altri ragazzini iniziarono a guardare le tasche gonfie di Adam, notando con stupore i cavi che sbucavano fuori.
<< questa roba la prendo io >>, disse il capo del gruppo mentre gli sfilava via il frutto dei suoi sforzi, lo stesso rame che doveva essere venduto per procurarsi abbastanza soldi da poter comprare un regalo da dare alla sorellina.
<< n-non…prenderlo… >>
Era l’unico rantolo che Adam riuscì ad emettere. Doveva ancora riprendersi dal dolore e, inoltre, era ancora immobilizzato dagli altri tre.
<< facciamo così: anche se sei stato un insolente, voglio darti una chance. Se riesci a battere il mio mudkip ti darò indietro questa roba >>
L’atmosfera era molto tesa e a quelle parole gli amici di quell’individuo ridevano già all’idea di vedere Adam e la sua ralts messi al tappeto dal pokémon del loro leader.
Adam non stava facendo in tempo a riprendersi che gli erano già arrivate altre brutte notizie.
“aspetta…una lotta pokémon contro Dennis? Non so se Evelyn sia pronta per una cosa del genere…”
<< forza sfigato! >> urlarono gli altri prima di spintonarlo verso lo spiazzo dove c’era stato l’incontro precedente.
Stanco e mal ridotto, quello procedeva a fatica cercando di non inciampare tra i rottami e la spazzatura pregni del nauseabondo odore della discarica.
Dennis arrivò dall’altro lato dell’arena fatta di rifiuti.
adesso che era più vicina, la vittima di quel bullismo di gruppo notò che, quello che da lontano sembrava un ammasso informe di scarti, era in realtà una sorta di piccola arena improvvisata con i materiali a disposizioni nei dintorni.
Ad un certo punto, passò davanti al beldum, il quale guardò negli occhi il giovane allenatore appena arrivato. Stava levitando all’altezza del suo viso, apparentemente incuriosito da quello che stava accadendo e del tizio che non aveva ancora visto, seppur avesse solo un singolo bulbo oculare incastonato in un corpo privo di espressività.
Adam ricambiò lo sguardo, perdendosi in qualche attimo in quell’occhio nero e rosso.
“poverino…se solo potessi prenderlo e farlo scappare via di qui sarebbe fantastico! Peccato che le vie di uscita siano bloccate da quei maledetti. E adesso che faccio? Non voglio lottare con quel bestione!”, pensò.
Dennis iniziò a parlargli dall’altro lato dell’area.
<< ehi scemo! Perdi tempo con quel beldum? Tanto è un completo incapace! Posso anche battervi entrambi. Adesso ti faccio passare un brutto quarto d’ora >>, dichiarò prima di farsi una grassa risata.
L’altro iniziò a pensare.
“aspetta, entrambi? Se posso usare questo beldum…forse ho una minima possibilità di vincere”, pensò.
Si avvicinò al pokémon ferrosfera, prese la sua pokéball da terra e iniziò a parlargli sottovoce.
<< povero piccolo. Nessuno si merita di essere trattato in quel modo! Mi dispiace tanto e immagino che, anche se era un padrone cattivo, essere abbandonati fa comunque stare malissimo. Ascolta, non so se riesci a capirmi, ma se ci aiutiamo a vicenda possiamo vincere questa lotta! Ci stai? >>, disse con una voce dolce e appena udibile.
Quando vide la creatura avvicinarsi ancora a lui capì che, seppur temporaneamente, aveva ottenuto un alleato.
<< fantastico. Ora ascolta…l’unica cosa che puoi fare adesso è usare riduttore, giusto? Facciamo così: rimani in disparte e avvicinati pian piano senza farti vedere: non hai quasi più forze e non voglio che ti venga fatto altro male. Quando ti do il via gli facciamo una bella sorpresa, va bene? >>
<< beh? Quanto tempo ci metti? >>, ruggì lo sfidante.
Adam deglutì per poi lentamente mettere Evelyn a terra.
Anche la ralts era tesa e nessuno dei due sapeva esattamente come fare.
In quei tre mesi, l’allenatore aveva fatto sì che la sua amica si allenasse in un modo piuttosto singolare rispetto alla massa: piuttosto che lottare i primi avversari con pokémon altrettanto inesperti, avevano fatto pratica con dei bersagli fatti con quello che trovavano in modo da fare cose molto dettagliate, in modo da sviluppare la telecinesi e praticare tecniche poco di moda tra i giovani. Avevano anche provato ad allenare la psiche di Evelyn per vedere in quanto tempo riusciva ad addormentare qualche pokémon trovato in giro.
La cosa in cui avevano però speso più tempo, era le numerosissime prove in cui collaudavano la capacità del tipo psico di comunicare concetti semplici attraverso la telepatia, anche se in buona parte dei tentativi Adam aveva ottenuto solo un gran mal di testa e poco altro.
In tutto questo però, non vi era mai stato nessun vero e proprio avversario: la prima lotta di Adam sarebbe iniziata proprio in quel momento, nella discarica più grande di tutta Hoenn, contro un avversario tanto cattivo quanto allenato.
<< d’accordo Evelyn, facciamo questa cosa! Sono sicuro che in un modo o nell’altro ne usciremo… >>
<< ok, finalmente iniziamo! certo che ne uscirete! Soprattutto tu, magari con un occhio nero! Mando in campo mudkip! >>, dichiarò sogghignando.
Il pokémon fangopesce apparì, emettendo un verso stridulo verso i suoi avversari. Adam notò subito la quantità di graffi già presenti sul volto e sulla pinna posta sulla testa della creatura.
“non deve portarlo spesso al centro pokémon. E poi lottare in posti come questo è pericoloso”.
<< fallo nero Dennis! >>, gridavano intanto tutti gli altri ragazzi, i quali si erano intanto disposti su dei cucuzzoli di immondizia vicini all’arena.
<< vai mudkip, facciamogli del male! parti con azione, presto! >>
Il pokémon iniziò subito a correre verso la ralts, alzando ad ogni passo spazzatura e polvere.
I due non avevano mai visto un mudkip così aggressivo: dovevano agire in fretta.
<< Evelyn, prova a sollevare i rifiuti e farti una barriera! >>
Mentre l’amica eseguiva gli ordini, l’avversario aveva già guadagnato terreno. Così spiccò un balzo e, quando fu vicino a lei, andò a sbattere contro un mucchio di schifezze sollevate da terra con la telecinesi.
l’anfibio però non si era fatto neanche un graffio e iniziò a sibilare mentre continuava a sbattere la testa contro la parete di rottami in modo da sfondarla.
“accidenti, quel pokémon è matto! Dobbiamo resistere e pensare ad un modo per indebolirlo un po’…” pensava intanto Adam.
<< Evelyn resisti! Non dobbiamo farlo passare! >>
Quella era intimorita dalla situazione e l’unica cosa che effettivamente la tranquillizzava un minimo era la voce del suo allenatore. Iniziò quindi a concentrarsi e ad attirare più cianfrusaglie che poteva per tenere lontano quella creatura così aggressiva. Quando questa provava ad aggirare l’ostacolo, lei prontamente la spostava per rimetterglielo davanti.
<< mudkip, spaccaroccia! >>
Il tipo acqua uso la parete di rottami come rampa di lancio per saltare in alto. Subito dopo, eseguì una piroetta e colpì con un tonfo la barriera costruita da Evelyn.
La ralts sbalzò all’indietro e in aria volarono pezzi di plastica e metallo.
<< Evelyn, stai bene?! >>, urlo Adam preoccupato.
Quella si rialzò: la barriera aveva fatto da paraurti e lei non aveva subito danni gravi.
Dennis riprese subito a far lottare il suo pokémon.
<< forza mudkip, colpiscila con sassata! Non avere pietà! >>
“cosa? Quell’affare conosce già quella mossa?”, pensò Adam intimorito.
In quel momento, il bullo sprizzava rabbia e arroganza da tutti i pori e persino i suoi amici non lo vedevano così furioso da tempo.
Quello afferrò una lamiera d’acciaio che un tempo era lo sportello di un freezer e la scagliò con tutta la sua potenza verso la ralts. Con quelle cianfrusaglie in giro da poter usare, quell’attacco era ancora più pericoloso di quanto non lo fosse già di solito.
<< Evelyn, via di lì! >>
Malgrado l’oggetto fosse molto ingombrante e quindi il lancio impreciso, era ormai troppo tardi e il grosso pezzo metallico andò a schiantarsi vicino ai piedi di Evelyn, facendola volare all’indietro.
<< NO! >>
<< che c’è femminuccia? Adesso piangi? >>, lo provocò il bullo.
“la mia Evelyn!”, pensò esasperato Adam.
In quel momento però, il bambino sentì una strana sensazione alla testa. Era tanto fastidiosa quanto familiare e non ci volle molto per capire che quella era il disagio e il fastidio che il suo pokémon provava.
“non posso continuare a combattere con la paura. Dobbiamo contrattaccare…”
<< mudkip, continua a colpirla con pistolacqua! >>
<< Evelyn, rialzati e devia il getto! >>
Uno spruzzo di acqua ad alta pressione uscì dalla bocca del mudkip. In tutta risposta, il tipo psico si concentrò sul flusso di liquido e riuscì a deviarlo all’ultimo momento con uno sforzo immenso: gli allenamenti, a modo loro, avevano dato i loro frutti. Tuttavia, quella mossa le era costata quasi tutte le sue energie.
Quando vide che la sua ultima mossa era inutile, il tipo acqua sentì nuovamente darsi l’ordine di usare spaccaroccia sul proprio avversario.
Il pokémon ricominciò quindi a correre subito verso l’avversaria.
<< Eve, confusione: mira alle zampe! >>
Lei eseguì l’ordine e, come risultato, l’essere acquatico iniziò a vacillare fino a perdere l’equilibrio durante quella corsa sfrenata. Come risultato, iniziò a ruzzolare rovinosamente tra i rottami, graffiandosi tutto e finendo in bellezza battendo la testa sull’asta metallica di un lampadario che era rimasto impalato dentro la spazzatura.
Quando si rialzò, un piccolo rigolo di sangue scorreva vicino alla tempia. Nel mentre, l’altro concorrente si era allontanato a debita distanza.
Adam si fermò.
<< cavolo! Dennis dobbiamo fermarci! Il tuo mudkip si è fatto molto male! >>
Lui grugnì.
<< fermo dove sei! Non si è fatto male! non è una schiappa come il tuo pokémon. Avanti mudkip, continuiamo! >>
Il pokémon si era ripreso dallo stordimento e adesso sembrava più furioso che mai. Mentre sibilava dalla bocca aperta, il sangue e la saliva si mescolavano per poi colare dal labbro inferiore.
<< vai di nuovo con spaccaroccia! Finiamo quella ralts! >>
Quello partì alla carica con una furia ceca, guardando a malapena dove andava. Evelyn stava in piedi a guardarlo caricare verso di lei e puntandole contro la pinna che aveva sulla testa come se fosse un’alabarda.
<< Evelyn concentrati come ci siamo accordati! >>, urlò Adam a sua volta.
“speriamo che funzioni. Se sbagliamo perderemo l’incontro e le cose si metteranno davvero male…”, pensò subito dopo preoccupato.
Quando fu a pochi metri da lei, si sentì un ordine inaspettato.
<< adesso Evelyn, confusione! Avvicinalo a te! >>
Il bullo lo guardò divertito.
<< il mio mudkip non si farà fregare di nuovo! >>
<< ma noi non vogliamo farlo inciampare… >>
Evelyn usò tutte le forze che erano rimaste per sollevare il pokémon fangopesce e attirarlo più velocemente verso di lei.
In tutta risposta, sul muso del tipo acqua apparve uno sguardo confuso, mai però quanto quello del suo allenatore, il quale vide l’altro concorrente aiutare il suo pokémon ad essere colpito.
Il mudkip prendeva velocità verso l’avversaria e l’ordine eseguito dal tipo psico sembrava apparentemente insensato, fino a quando un altro comando inatteso riecheggiò nell’aria.
<< ADESSO BELDUM, RIDUTTORE! >>
Mentre l’anfibio cercava invano di usare lo slancio di Evelyn per arrivare a lei, il beldum uscì da sotto la distesa di rifiuti facendo volare a giro vari frammenti di ferraglie, sfrecciando a tutta velocità contro il pokémon del bullo per poi schiantarsi nel suo ventre con tutto il suo peso.
Si sentì un suono metallico causato dall’impatto, come se qualcuno avesse sferrato un colpo con una spranga. Subito dopo si vide l’avversario ruzzolare per terra e smettere di muoversi per qualche secondo.
Lo schiamazzare dei ragazzini si placò e nell’arena della discarica era calato il silenzio, accompagnato solo dai rumori che i vari lavoratori facevano in lontananza attraverso le loro mansioni.
La creatura sconfitta si riprese dallo svenimento e riaprì gli occhi, rimanendo comunque accasciata a terra ed emettendo dei lamenti.
“non ci credo…ha funzionato! Abbiamo vinto!”
Adam aveva appena vinto la sua prima lotta pokémon, ma se da una parte era contento del successo che aveva avuto la sua strategia, dall’altra non sapeva cosa sarebbe potuto accadere da lì a poco.
Vide Dennis tacere mentre camminava verso il suo pokémon. Quando arrivò lì, prese la sua pokéball e lo fece rientrare nella sfera senza troppe cerimonie con lo sguardo cupo sul volto.
Intanto, tutti gli altri erano arrivati vicino ai due allenatori, sgomentati dalla sconfitta del proprio capo contro un ragazzino più piccolo che avevano preso in giro fino al minuto prima.
Nessuno, nemmeno Adam, aveva il coraggio di dire qualcosa. Alla fine, però, qualcuno ruppe il silenzio parlando quasi sottovoce a causa della tensione che c’era nell’aria.
<< noi…abbiamo vinto. hai promesso di ridarmi il rame che hai rubato prima… >>
Dennis si girò furioso.
<< piccolo bastardo! Non te lo ridò il rame, mi hai battuto con l’inganno e hai avuto solo fortuna! hai usato all’ultimo momento quello stupido ferro vecchio! >>, Urlò il bullo prima di prendere da terra una piccola barra di ferro e scagliarla contro il beldum.
Per fortuna, quest’ultimo venne mancato in pieno e il pokémon andò a levitare vicino al vincitore.
<< adesso devo fare una scarpinata fino al centro pokémon, sei contento?! >>, continuò.
<< mi hai chiesto tu di lottare! Io non volevo farlo! Adesso ridammi i fili, sono miei! >>, rispose l’altro ancora pieno di ansia.
<< me li tengo io piccolo stronzetto! Oggi sei stato fortunato, ma lunedì ci rivedremo a scuola! >>, concluse il bullo prima di montare sulla propria bici ed iniziare ad andarsene, seguito a ruota dai suoi amici.
Adam riprese istintivamente Evelyn in braccio, la quale si strinse a lui più forte che poteva.
<< come stai piccolina? Sei stata bravissima. Ecco qui una pozione: tornerai a stare bene >>
“menomale che la scorsa volta ho trovato questa cura tra i rifiuti. Mi chiedo perché la gente butti via certe cose…”
Una volta che rimasero da soli, il bambino realizzò che il tipo acciaio era ancora vicino a lui.
si girò verso di lui e gli sorrise.
<< grazie mille. Senza di te, io ed Evelyn non ce l’avremmo mai fatta >>, disse prima di tirar fuori la pokéball rotta che aveva raccolto prima.
<< questa si è rotta quando Dennis ha deciso di abbandonarti. Questo vuol dire che adesso sei libero e nessuno potrà trattarti più in quel modo. Adesso puoi andare. Io devo tornare a casa, ma non scorderò mai il tuo aiuto >>, continuò sorridendo mentre la creatura metallica lo osservava dall’unico occhio che aveva.
Il ragazzino si girò e iniziò a camminare verso la sua destinazione.
“sicuramente avrò qualcosa da raccontare alla mia sorellina…”, pensava intanto.
Dopo aver camminato circa per un paio di minuti ed essere arrivato vicino allo squarcio della recinzione, si girò e si ritrovò di nuovo davanti quello strano pokémon acciaio/psico.
Era come se lo avesse seguito ancora, senza emettere il minimo rumore.
Adam guardò curioso quello sguardo inespressivo, senza sapere cosa fare di preciso.
<< beh, adesso sei libero: non devi più darmi una mano. Da ora in poi non sarai più costretto ad obbedire nessuno. Adesso però devo andare e non credo che la mamma voglia avere dei pokémon selvatici in casa. Prenditi cura di te >>, gli disse sorridendo di nuovo e iniziare a passare al di sotto della rete arrugginita.
Appena lui ed Evelyn superarono l’ostacolo, si sentirono come se la discarica fosse ormai lontana un miglio, anche se qualcosa da essa non voleva smettere di seguirli.
Infatti, per quanto potessero camminare, il beldum continuava silenziosamente a seguirli, senza che il bambino sapesse cosa fare a riguardo.
<< tu vuoi proprio stare con noi, dico bene? Adesso però sei libero e credo che sia una cosa fantastica… >>
Per quanto non ci fosse stata nessuna risposta, sapeva bene che la risposta a tale domanda fosse ovvia.
<< credo di aver capito: non sai più dove andare e la tua vecchia casa è troppo lontana. Sei un povero esserino sperduto e molto solo. Mi piacerebbe molto prenderti con me, ma la tua pokéball è rotta e i miei genitori non se la possono permettere >>, continuò poi con tono più malinconico.
Ad un certo punto però, un’idea sfrecciò nella sua testa.
<< aspetta un momento. Anche se mamma e papà non possono comprare una pokéball…forse possono ripararla! >>
Si chiese inoltre se l’essere metallico potesse effettivamente capire quello che stava dicendo.
Tuttavia, in quel momento la risposta era irrilevante e non aveva molto tempo per guardare tutti i dettagli.
“non so se i miei la prenderanno bene, ma devo rischiare”
Prese Evelyn e la mise sulle spalle per poi iniziare a correre verso casa.
Come immaginava, il pokémon continuava a seguirlo come al solito, stando al passo e levitando ad un paio di metri da terra.
“questa cosa è un po’ inquitante”, pensava il ragazzino ormai stanco di quella giornata piena di avvenimenti fin troppo adrenalinici.
Man mano però che il tempo scorreva, la realizzazione di aver vinto la lotta iniziò ad oscurare le minacce che Dennis gli aveva detto per il lunedì successivo.
Lui ed Evelyn avevano avuto la loro prima vittoria, per non parlare del fatto che fosse proprio contro il capetto di quei bulli che tormentavano lui e gli altri bambini alla stessa scuola.
La sensazione era indescrivibile e sicuramente la sua ralts, in quanto tale, percepiva le emozioni che partivano dalla mente del giovane, condividendole in buona parte.
Dopo un’ultima corsa, finalmente arrivarono a casa assieme al nuovo arrivato.

Malcolm se ne stava sul divano a godersi il suo caffè.
Per quanto il sabato fosse una giornata di riposo per molti lavoratori, la palestra di Ferruggipoli era aperta anche il fine settimana e quindi, per estensione, anche lo spazzino della medesima.
Era tornato a casa da poco e in quel momento l’unica cosa che desiderava era un poco di relax guardando la televisione.
Sua moglie era andata fuori a prendere alcune provviste per la cena e nella piccola casa regnava solo il silenzio.
“Kaitlyn, tesoro mio…anche tu, come me, ti fai in quattro per mandare avanti questa famiglia, senza che nessuno dei due lo faccia mai pesare all’altra. Non potevo desiderare una moglie più forte e meravigliosa come te…”, pensava mentre le sue povere membra sprofondavano nel vecchio tessuto del divano.
Man mano che i programmi e le pubblicità scorrevano, i suoi occhi lentamente si chiudevano, mostrando a lui delle fessure sul mondo esterno sempre più fini e sfocate, mentre sul comodino di legno consumato la bevanda si raffreddava. Quando finalmente tutto divenne buio, il rumore improvviso del campanello lo fece sobbalzare sul colpo.
“cazzo, che spavento!”
Per quanto tutti i suoi arti lo implorassero di rimanere ancorato alla sua fonte di riposo, l’uomo si alzò e andò ad aprire la porta.
Appena vide chi e cosa aveva davanti la sua mente si svegliò immediatamente in modo definitivo.
“beh, sicuramente dalle nostre parti non ci si annoia mai…”
Adam aveva i vestiti completamente sbranati, con un rivolo di sangue sul ginocchio e coperto di polvere e sporcizia da cima a fondo. Il suo pokémon sembrava stare bene, anche se in quanto a pulizia poteva tranquillamente competere col proprio allenatore.
<< Figliolo! Che ti è successo? Guarda come sei ridotto! State bene? >>
Adam abbassò lo sguardo con un po’ di imbarazzo.
<< sì, stiamo tutti bene… >>
Malcolm sorrise.
<< beh, direi che questa è la cosa più importante. Avanti entra dentro: tu ed Evelyn avete bisogno di una ripulita. E poi così potrai raccontarmi che hai combinato >>
Subito dopo, vide dietro al figlio un pezzo di ferro che galleggiava in aria.
“credo che alla palestra mi stiano facendo lavorare un po’ troppo…ho le traveggole?”
Nei primi istanti avrebbe giurato che si trattasse di un’allucinazione, ma quando vide lo strato di polvere e sporco che stava addosso a quello strano pokémon, tutti i suoi dubbi vennero cancellati dall’esistenza.
Con una buffa espressione sul volto indicò la bizzarra creatura.
<< e…quello cos’è? >>
Il figlio stette un attimo in silenzio per elaborare un discorso.
<< ecco vedi…lo abbiamo trovato alla discarica mentre il suo vecchio allenatore lo abbandonava. Lo abbiamo aiutato e adesso non fa che seguirmi. Ti prometto che poi spiegherò tutto… >>, disse infine il bambino.
L’altro si accarezzò la barba.
<< penso che lui sia ancora più sporco di voi due. Fallo entrare e vedi di farlo comportare bene. Quando la mamma tornerà a casa, ci parlerò io >>, dichiarò infine mentre faceva spazio all’ingresso per farli entrare.
Una volta entrati, Malcolm osservò il beldum per vedere come si comportava. Per quanto fosse un essere davvero strano e (da quello che aveva capito) di nuovo selvatico, sembrava essere un piccolo automa che non avrebbe potuto fare dal male nemmeno a un volbeat.
Sentendo i rumori e le parole, Zoey uscì da camera sua, vedendo così tutti gli elementi nel salotto di casa.
<< Adam! Evelyn! Siete qui! Siete tutti sporchi, ma che avete combinato? E quello cos’è? >>
Entusiasmo e tanto domande venivano fuori da quella bambina, la quale era così piena di vita che quasi si poteva vedere straripare tutta quella gioia dai suoi occhioni castani. Quando aveva visto suo fratello e i due pokémon erano ormai le sei e mezzo di pomeriggio e il sole stava iniziando il suo lento viaggio verso la linea del tramonto.
<< ciao sorellina. Siamo stati a raccogliere dei pezzi e non hai idea di cos’è successo >>, disse Adam con un grande sorriso. << questo è un beldum smarrito che mi ha seguito fin qui. Ha bisogno di una bella lavata. Mi aiuterai? >>, continuò.
<< certo che ti aiuto! Non vedo l’ora! Ma cosa è successo laggiù? >>
<< dopo ti racconto >>
Malcolm intanto rifletteva sugli eventi che stavano avvenendo in quella casa, standosene appoggiato alla parete per via della stanchezza.
“certo che è buffo. Io e Kait non abbiamo potuto permetterci di comprargli uno starter il giorno del suo decimo compleanno e adesso nostro figlio è circondato da questi piccoletti. Il tempo scorre…e mi sembra ancora ieri che Adam avanzasse per le stanze di casa gattonando…”
Il figlio si girò verso di lui.
<< ehi papà, penserò a tutto io. però…volevo chiedere un favore a te e alla mamma… >>, disse abbassando lo sguardo.
Gli occhi marroni del padre cercarono di incrociare quelli del ragazzino.
<< dimmi Adam, cosa succede? >>
<< quel beldum è stato abbandonato e ho trovato la sua pokéball, ma purtroppo non funziona più >>
L’uomo sembrava un poco sorpreso da quella affermazione.
<< sei sicuro che non sia stato smarrito? >>
<< ho visto tutto: è stato Dennis >>
<< mi dispiace molto. Se quel ragazzino fa una cosa del genere alla sua età deve essere un tipo più smarrito del pokémon che ha abbandonato. Che cosa ti serve? >>
Adam tirò fuori la sfera dalla sua tasca e la porse alla figura paterna.
<< tu e mamma potete ripararla? Per favore… >>
quello prese il dispositivo tra le mani, provando ad aprirlo e ad ispezionarne l’interno.
“mmm…questo affare è ridotto male. sarà dura, ma credo che io e Kayt potremmo farcela”
Sapeva che poteva contare su sua moglie e, con il suo aiuto, avrebbe potuto sistemare la pokéball in un tempo minore.
Kaitlyn un tempo era una ricercatrice per la Devon S.P.A. e lavorava nell’ambito della biologia dei pokémon applicata alla loro compatibilità con le sfere.
Fu proprio in quella azienda che la donna conobbe Malcolm, del quale si innamorò pochi mesi dopo. Quello che molti spazzini della palestra di Ferruggipoli che lavorano con lui non sanno è che, tempo addietro, l’uomo era un pezzo grosso della società. Egli, infatti, era un importante ingegnere dedito alla progettazione delle pokéball, noto per aver ideato tipologie di sfere come la timer ball, e la bis ball. Dopo anni di carriera in quell’ambiente, gli esponenti più alti dell’azienda lo elessero come caporeparto di ingegneria della Devon, dandogli il compito di supervisionare tutti i dipendenti di quel reparto, in modo da assicurarsi che tutti gli operai specializzati assemblassero in modo corretto tutti i componenti. Quella buona situazione economica durò alcuni anni, fino a quando la tecnologia non consentì l’adozione di una moltitudine di macchine automatizzate da parte dell’azienda, le quali andarono presto a sostituire gli operai supervisionati da Malcolm (malgrado quest’ultimo avesse lottato fino in fondo per evitarlo), causando così un gran numero di licenziamenti, con tanto di guadagnato dalla società. Senza più nessuno da revisionare, ben presto l’uomo non potette più svolgere il suo incarico, motivo per cui venne licenziato poco dopo. con questa grande rivoluzione nella scrematura di dipendenti, nei mesi successivi vennero ritoccati anche gli altri reparti, tra cui quello in cui lavorava anche Kaitlyn. Infatti, per una presunzione dei co-proprietari della Devon, all’azienda non servivano più così tanti ricercatori, dal momento che i risultati ottenuti dalla tecnologia erano ormai sufficienti per tenere a bada la concorrenza per un bel po’ e tenere ancora così tanti ricercatori da stipendiare era uno spreco di denaro (ovviamente, queste erano tutte supposizioni provenienti dai piani alti).
Adesso, Malcolm lavorava come spazzino alla palestra della città e Kaitlyn era stata da poco assunta in un bar vicino al loro quartiere.
Entrambi erano passati da persone di alto rango di un’importante società a lavoratori più umili scaricati dai precedenti datori di lavoro.
Solo due cose non erano cambiate in questo passaggio lavoratvo: l’umiltà che li faceva distinguere e la loro grande competenza nell’ambito scientifico.
Tutti questi ricordi erano affiorati nella mente del padre al solo tocco di quella pokéball, la categoria di oggetto alla quale ha dedicato tutta la vita per far sì che un giorno le generazioni successive come i suoi figli potessero sognare e vivere quelle avventure che tanto desideravano fin da piccoli, esattamente come lottava adesso assieme alla moglie per portare lo stipendio a casa e arrivare a fine mese, sempre in funzione di dare ai propri figli una vita migliore possibile: la vita che meritavano.
In quel momento, vedere quella pokéball in certe condizioni era come se qualcuno avesse sputato in faccia ai suoi sforzi durati anni.
<< beh figliolo…certo che te la riparo! Quando la mamma torna a casa le parlerò anche di questo, ok? >>
<< grazie papà! >>, rispose il figlio stringendosi a lui.
Subito dopo però, ruppe quell’abbraccio, ricordando di essere completamente pregno degli odori e della sporcizia della discarica.
<< va bene, allora io ed Evelyn andiamo a lavarci, ci vediamo dopo! >>, concluse Adam saltellando verso il bagno.
Malcolm gli sorrise e, quando il bambino girò l’angolo e sparì dal salotto, andò di nuovo sul divanetto e si lasciò andare su di esso.
“penso che stanotte io e Kait staremo tutto il tempo a lavorare su quell’arnese. Temo che domani mi addormenterò in mezzo all’arena della palestra quando andrò al lavoro…”

Alcune ore dopo…
Quella sera, la cena era stata un evento più veloce e meno importante del solito. Infatti, sia Adam che Zoey si erano seduti a tavola solo per mangiare velocemente i loro pasti per poi sparire in camera loro, dal momento che i due non avevano la minima intenzione di lasciare incustodito il pokémon selvatico all’interno della loro stanza poiché, malgrado fosse mite, era stato richiesta una certa sorveglianza da parte dei genitori.
Quando Kaitlyn era arrivata a casa, suo marito non aveva perso tempo e le aveva parlato sia del beldum che del favore richiesto dal loro figlio. Come aveva dedotto Malcolm, lei aveva accettato di aiutarlo e la cosa gli aveva dato un poco di sollievo.
<< grazie tesoro. In due potremmo metterci meno tempo. in ogni caso, domani mi farò spiegare da Adam tutti i dettagli: voglio capire dove è stato di preciso e cosa è successo laggiù. Si sa, la discarica è un luogo molto frequentato… >>
Lei lo guardò con affetto.
<< certo che ti aiuto, non dirlo nemmeno…del resto si tratta di aiutare uno dei nostri figli, giusto? Comunque, non mi preoccuperei troppo, anche perché stanno tutti bene e quel beldum non sembra pericoloso >>, disse la donna con tono rassicurante.
<< si hai ragione, forse mi faccio troppo prendere dalle situazioni. Sarà per la stanchezza del lavoro. Adesso però non ci pensiamo: prepara il tavolo della cucina, lo useremo come banco da lavoro. Io vado a prendere la scatola degli attrezzi >>
Intanto, i bambini erano in cameretta a parlare tra loro. Erano seduti in terra ed Evelyn se ne stava sulle gambe del proprio allenatore ad ascoltare la conversazione.
<< non ci credo, lo hai fatto davvero? >>
Adam aveva raccontato cos’era successo quel giorno alla sorellina, la quale era rimasta estasiata nel sentirlo parlare della sua prima vittoria.
<< giuro! Ancora non ci credo nemmeno io! >>
Zoey incrociò le braccia.
<< quello lì se l’è meritato, è davvero cattivo e nessuno deve permettersi di toccare il mio fratellone! >>
il beldum cercava intanto di mangiare gli avanzi della cena che i due gli avevano gentilmente offerto.
Dalla voracità con la quale si era avventato sulla ciotola, si poteva dedurre che quello era il pasto più decente che aveva avuto da giorni, malgrado stesse ingurgitando cibo umano.
Inoltre, adesso era finalmente pulito: quei ragazzini erano stati più di un ora a ripulirlo dalla sporcizia della discarica per poi lucidarlo. Adesso, sembrava più un pregiato pezzo d’artigianato semovente piuttosto che un pokémon.
La sorella minore lo indicò col dito.
<< se ne sta sempre zitto… >>
<< beh, i beldum emettono raramente dei versi, però provano comunque emozioni: Dennis non avrebbe mai dovuto abbandonarlo >>, rispose cupo il bambino.
<< come si può fare una cosa del genere? >>
<< non lo so Zoey… >>
Dopo quale secondo di silenzio, sul viso di Zoey riapparse istantaneamente un sorriso misto accompagnato da uno sguardo curioso.
<< che cosa intendi fare con lui? Nel senso…non possiamo mica lasciarlo da solo, giusto? >>
<< mi piacerebbe tenerlo, ma non è semplice, anche perché la sua pokéball è stata rotta da Dennis. Dipende tutto da cosa riescono a fare mamma e papà: se la riparano, allora avremo una sfera dove rimetterlo. Purtroppo, non abbiamo i soldi per comprarne una e se non riescono allora dovremo lasciarlo andare… >>
<< sono sicura che ce la faranno! Sono i migliori! >>
<< lo penso anch’io sorellina. Comunque, stanotte beldum resterà da noi in modo che possa stare in una casa. Tanto sembra che a Evelyn stia simpatico e un po’ di compagnia non gli farà certo male >>, concluse Adam con un sorriso mentre accarezzava la testa della ralts.
In tutto questo, il pokémon ferrosfera levitava silenziosamente per tutta la stanza, come se fosse incuriosito dal nuovo ambiente che si era presentato davanti a lui. Per entrambi i bimbi, avere una creatura così rara a giro per la loro cameretta era come un sogno che si avverava. Zoey vide tutto questo come un'altra prova che il fratello era il suo più grande maestro il quale, oltre a insegnarle nel tempo tutto ciò che sapeva, adesso le portava pure dei pokémon rari a casa!
Quella notte però non riuscirono bene a dormire (Evelyn compresa, la quale percepiva le sensazioni che impedivano al suo allenatore di addormentarsi). Le ore passavano e quei due piccoletti non riuscivano a togliersi dalla testa la pokéball del nuovo arrivato da riparare. A quell’ora della notte, avrebbero voluto andare in cucina a vedere come procedeva il lavoro svolto dai genitori, ma ogni volta frenavano quel desiderio, ricordandosi che, almeno in teoria, dovevano essere a sotto le coperte da un bel po’.
Se ne stettero quindi in silenzio, sperando che qualcuno prima o poi entrasse nella loro stanza a posare il congegno riparato sul comodino. Ad un certo punto però, il sonno prese il sopravvento ed entrambi si addormentarono sfiniti, assieme ai due pokémon che, per quel giorno, ne avevano avute abbastanza.
Improvvisamente però un cigolio li riportò alla realtà, facendoli svegliare in pochi secondi e spalancare quei fanali che avevano come occhi verso l’entrata. Si presentarono davano a loro Malcolm e Kaitlyn, anche loro con una grandissima voglia di dormire.
La donna fece un passo avanti e, sentendo i rumori, accese la luce.
<< ragazzi, siete ancora svegli? Dovreste essere già a letto… >>
In quel momento però era così stanca che nel suo tono di voce non riuscì a mettere nemmeno un briciolo di severità.
<< scusa mamma… >>, risposero all’unisono.
Il papà andò davanti al letto a castello dei figli, nascondendo qualcosa tra le sue mani.
<< beh, ormai che siete svegli potete guardare un po’ qua… >>, disse sogghignando mentre liberava la vista.
Adam schizzò fuori dalle coperte, seguito subito dalla sorellina e dai pokémon.
<< l’avete riparata! Grazie davvero! >>, disse prima di avventarsi su di loro e abbracciarli.
<< Adesso puoi prenderlo con te e andare al centro pokémon per registrarlo a tuo nome >>, disse la madre facendo l’occhiolino.
Il figlio prese la sfera tra le mani e guardò il beldum il quale, alla vista della sfera, levitò subito vicino al bambino.
<< è quello che vuoi da quando ci siamo incontrati suppongo. Beh, adesso mi prenderò io curo di te e d’ora in avanti nessuno ti tratterà male, te lo prometto! >>
La creatura metallica andò a toccare il pulsante al centro del dispositivo, il quale si aprì e lo trascinò dentro.
Senza nemmeno un movimento, il meccanismo si bloccò subito: adesso quel beldum era suo.
Malcolm mise una mano sulla spalla di Adam.
<< bravo figliolo, io e la mamma siamo fieri di te! dicci ora…gli darai un nome? >>
Quello vacillò un secondo.
<< un nome? Non ci avevo pensato. Comunque, penso che potrei chiamarlo Horus >>
<< è fantastico! >>, disse la sorella.
Anche Kaitlyn si avvicinò, notando Evelyn ancora sulle ginocchia del suo allenatore.
<< ehi Adam…com’è che non la metti mai nella sfera? >>, chiese indicando la diretta interessata.
Il bimbo guardò la sua ralts.
<< non so perché, ma ogni volta che tiro fuori la sua pokéball sembra sempre che non voglia entrarci, nemmeno dopo gli allenamenti per riposarsi un po’. Vuole sempre stare fuori e passare il tempo con me e Zoey e non ci va nemmeno per andare a dormire. Se però a lei va bene così…allora va benissimo anche a me >>, rispose alzando le spalle e accarezzando la capigliatura verde di Evelyn,
i genitori salutarono tutti con un bacio sulla fronte e, finalmente, andarono a godersi il loro più che meritato riposo.
Una volta che se ne furono andati, Adam fece uscire il nuovo membro della sua squadra dal dispositivo e lo guardò dritto nell’occhio nero e rosso.
<< benvenuto in famiglia…Horus… >>
Continua…
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 9: cemento e acciao ***


<< abc >> = dialogo.
“abc” = pensiero.
* abc * = telepatia.
CAPITOLO 9: CEMENTO E ACCIAIO.
Ferruggipoli, presente…
I fumi della discarica e delle industrie di Ferruggipoli si innalzavano alto nel cielo, creando una strana nube che faceva sembrare quella calda giornata estiva ad uno strano bagliore simile ad un tramonto permanente molto più luminoso del solito, anche se in quel momento il sole era appena calato.
Erano tutti davanti alla recinzione: erano passati davanti a quel posto per puro caso, una normale tappa raggiunta per prima durante l’arrivo alla città industriale. Sembrava un posto altamente inquinante che si estendeva per chilometri, con alte ciminiere e scarichi ovunque. Del resto però, ogni regione aveva almeno una città completamente dedicata alle industrie pesanti, dove la maggior parte delle aziende e fabbriche del territorio erano ammassate per far sì che le altre città potessero usufruire di un’aria più pulita e una natura più incontaminata.
Nella tappa da Petalipoli fino alla posizione attuale non vi erano stati eventi particolari, se non per il fatto che buona parte del quartetto aveva parlato per conoscersi meglio, eccetto Adam che, ovviamente, non aveva molto interesse a fare nuove amicizie. Una camminata di mezza giornata, una notte passata nelle proprie tende e, dopo esser ripartiti, ecco che la città si era presentata davanti a loro in tarda mattinata, nulla di più e nulla di meno. Tuttavia, il ragazzo zoppo e la sua amica avevano ascoltato tutte le conversazioni, capendo alcune cose su quegli improbabili compagni di viaggio, soprattutto sulla nuova arrivata. Lavorava al laboratorio di ricerca pokémon di Albanova, città dove di solito i giovani allenatori si registrano per ricevere il loro primo starter da accudire. Ormai erano anni che si faceva in quattro tra quelle mura e adesso altro non era che la spalla destra del professor Birch, e quindi una brava ricercatrice.
Questo gli aveva fatto tornare in mente molti ricordi, anche se adesso continuava a guardare l’immensa discarica che si estendeva davanti al gruppo.
<< ehi Adam, continuiamo? >>, gli disse Gold notando che quello si era fermato davanti alla recinzione di ferraglia.
Il ragazzo non lo ascoltò nemmeno e, dopo aver tirato fuori una pokéball, fece uscire Horus, il quale apparve subito dopo accanto a lui.
Il metagross si guardò attorno per poi girarsi verso Adam.
<< ehi Horus, guarda un po’ dove siamo… >>, pronunciò il suo allenatore.
Il pokémon ferrarto guardò nella direzione indicata, vedendo il luogo dove quattordici anni prima lui e il suo amato padrone si erano incontrati la prima volta, nonché il posto in cui Dennis lo abbandonò.
<< come vedi ho mantenuto la mia promessa… >>, continuò lo storpio poggiandogli una mano sulla testa.
Horus sembrava sia felice che malinconico allo stesso tempo, ma aveva perfettamente capito ciò che gli era appena stato detto. Si strusciò quindi alla gamba buona del ragazzo mentre Gold li guardava curioso.
Alla fine, Adam lo fece rientrare nella sfera per poi incamminarsi insieme agli altri verso la zona centrale della città.
<< che significa? >>, domandò Gold curioso mentre dava un’occhiata ad Ash e May che chiacchieravano allegramente davanti a loro.
<< niente, è una cosa che sappiamo io e Horus >>
<< dunque è così che si chiama >>. Aveva finalmente visto per bene il secondo membro della squadra di quello strano individuo e ora ne sapeva anche il nome. Notò quanto fosse difficile ottenere informazioni sul ragazzo e i suoi pokémon.
“perché vuole trovare Red a tutti i costi? Chissà cosa lo spinge davvero ad inoltrarsi così in là…”, pensava il campione di Johto. quello che vedeva come un tipo freddo e sociopatico non gli aveva spiegato praticamente nulla sui dettagli, e questo già gli faceva venire in mente strani dubbi.
<< Ash e May sembrano davvero andare d’accordo >>, disse poi cercando di cambiare argomento e indicando avanti a loro di una decina di metri.
<< buon per loro, del resto se non litigano ci saranno meno scocciature per il viaggio… >>
“che stronzo…rispondesse almeno una volta senza farti venire voglia di colpirlo col suo stesso bastone…”
Continuarono tutti a camminare fino ad arrivare nella zona centrale della città.
Tutti erano stati almeno una volta a Ferruggipoli eccetto Gold, il quale osservò colpito quanta vita girasse per quelle strade. Per quanto fosse una città industriale, i larghi marciapiedi e le piazze erano completamente pavimentati con larghe piastrelle gialle e marrone chiaro, il tutto cosparso di una quantità spaventosa di gente che andava in ogni direzione, chi con uno zaino in spalla, chi con uno smoking e una valigetta da lavoro in pelle pregiata.
<< cazzarola, questa città è davvero enorme! Pensavo fosse un ammasso di smog e invece guarda che roba! Ehi bello, vieni fuori a vedere!>>, disse Gold durante il cammino mentre faceva uscire Exbo dalla sfera.
<< suppongo che tu non abbia mai visto la parte Est della città: là sì che avresti pane per i tuoi denti >>, rispose Adam con un mezzo ghigno sulla bocca.
Era la prima volta che vedeva da vicino il typhlosion di Gold. Per quanto sia lui che l’amica rimasero impassibile alla sua vista, dovettero ammettere che era un esemplare davvero magnifico.
* non ci sorprende che sia il campione di Johto… *, sussurrò Evelyn con la telepatia.
May si girò verso lo zoppo con un’aria di curiosità sul viso.
<< sei stato nella zona ad est della città? Dicono che sia un luogo malfamato pieno di criminali, i bassifondi per essere precisi. Io non ci sono mai stata >>, affermò curiosa.
Lui la guardò, squadrandola per mezzo secondo.
<< com’è che ci sei stato? >>, continuò la ragazza.
<< io…sono nato e cresciuto qui. Conosco bene Ferruggipoli >>, concluse l’altro in modo secco.
<< ah, ma senti un po’… >>
Ash andò accanto a lui, cinguettando come al solito con la sua voce allegra e innocente.
<< dunque sei di Ferruggipoli. Chi lo avrebbe mai detto! Anche a me piace questo posto! >>, disse con un sorriso.
Evelyn dette una pacca sulla spalla al proprio allenatore, ricordando assieme a lui i momenti passati girovagando assieme nelle zone più malfamate della zona urbana. Era un vero squallore, ma era pur sempre casa loro.
Non sapendo cosa rispondere, Adam continuò silenziosamente a camminare.
“mmm…non ho proprio voglia di condividere la nostra infanzia con questi tizi. Eppure, sembra quasi che il passato venga a tormentare continuamente sia me che Eve”, pensava intanto.
Infatti, era inevitabile che, mentre camminavano insieme agli altri, i due vedessero moltissimi posti dove molti anni addietro erano stati quando erano alti la metà di quanto lo fossero in quel momento, seppur fossero ben lontani dai bassifondi, zona dove avevano trascorso decisamente più tempo nei primi mesi assieme, dato che era l’area più vicina a casa.
Man mano che camminavano nel tempo, si vide sempre di più un edificio gigantesco. Mentre i palazzi e le fabbriche scorrevano, quelle sembravano dei miseri moscerini rispetto al palazzo verso il quale i quattro si stavano dirigendo. Col suo colore scuro e le finestre che sembravano più alle vetrate di una chiesa, quello era decisamente qualcosa da ricordare. Per quanto fosse lontano, era così immenso che Gold avrebbe giurato che fosse a qualche passo da lui.
May si fermò davanti a tutti e sfoggiò un sorriso.
<< quella laggiù è la Devon S.P.A.: è lì che devo consegnare il pacco >>
Adam guardò attraverso gli occhioni azzurri della ragazza, concentrandosi sull’azienda che svettava su tutto e su tutti, ricordando cos’era successo ai suoi genitori.
Lui odiava quel posto.
Improvvisamente però, qualcosa scattò sia nella sua mente che in quella del suo pokémon, allontanando i loro pensieri dalla Devon per concentrarsi su altro.
Iniziarono a guardarsi nervosamente attorno, come se avessero la sensazione di essere seguiti o osservati.
Mentre camminavano, Ash notò lo strano comportamento dei due, cosa che lo spinse ad avvicinarsi mentre May e Gold lo osservavano curiosare nei dintorni della persona più antipatica della compagnia ed il suo pokémon.
<< ehi ragazzi, state bene? qualcosa non va? >>
Evelyn gli fece cenno di no, senza il bisogno che l’amico rispondesse.
<< d’accordo allora, in marcia! >>, concluse il bambino prima di continuare.
“pfff…”
Si godettero i colori della città, ovvero un mix di gialli e marroni che costruivano attorno a loro una tavolozza di piacevoli colori caldi.
May si girò verso il ragazzo di Petalipoli.
<< Ehi Adam, dì un po’: dov’è che abitavi? >>
<< stavo…nella parte opposta della città, vicino alla periferia… >>
Adam si vergognava un po’ di quella risposta, ma non perché ripudiasse casa sua. Piuttosto, non era detto che la gente reagisse sempre bene a certe affermazioni.
Quella si portò delicatamente una mano sulla bocca.
<< un momento…quindi vieni proprio dalla zona est? >>.
<< sì: quando ero un bambino stavo in un piccolo condominio con i miei, fino a quando non mi sono trasferito >>, affermò il ragazzo a bassa voce.
<< scusa, non lo sapevo, prima ho parlato dei bassifondi e - >>
<< non fa niente, non sei la prima che lo dice, e credo neanche l’ultima. Per me non è un problema... >>, concluse prima che tutti continuassero il loro percorso.
Andarono dritti per la via centrale della città e, con gran gioia di gran parte dei presenti, videro un sacco di negozi che offrivano prodotti ben diversi da quelli che ci si aspetterebbe da una città industriale.
Malgrado ciò, Gold storse le labbra.
“so che Adam è un rompicoglioni di prima categoria, ma su una cosa, per quanto possa odiare ammetterlo, ha ragione: non dobbiamo scordarci perché siamo qui…”
Fece quindi un cenno alla persona in questione, la quale rallentò il “passo” per far sì che i due potessero isolarsi un poco dagli altri.
<< dimmi Adam…da dove cominciamo a cercare? La città è davvero grande e non conosco bene la zona. Comunque, devo ammettere che non mi aspettavo tu avessi un passo così svelto anche con quel simpatico bastoncino da passeggio: da quando siamo partiti da Petalipoli, non ci siamo dovuti neanche fermare una volta per fare il riposino >>
L’altro lo guardò alzando un sopracciglio.
<< non so se, nel passare dalla serietà ad un’aria da coglione in mezzo secondo, tu sia un genio o qualcos’altro. Comunque, non ho un’idea precisa di dove cominciare: non sappiamo ancora se è passato effettivamente da qui, ma dobbiamo comunque tentare >>.
<< dici che alla Devon potremmo trovare delle risposte? >>
<< penso di sì: quella è una delle aziende più grosse di Hoenn e da qualche anno ha espanso i propri averi, comprando anche parecchie agenzie di trasporti e di viaggi. Prima di arrivare però, penso sia meglio dare un’occhiata a giro e vedere cosa riusciamo a trovare >>
Il campione di Johto sembrò poco convinto.
<< quindi…andiamo in giro a casaccio? Hai visto quanto è grosso questo posto? >>
Il bastone da passeggiò rintoccò per terra.
<< dobbiamo provarle tutte Gold. Dividiamoci e cerchiamo qualunque traccia possa aver lasciato Red anche se, conoscendolo, non credo sia uno che possa lasciarne. Prova nei punti più importanti della città. Se Quel ragazzo è passato per Ferruggipoli, da qualche parte deve essere stato per forza >>
L’altro gli mise una mano sulla spalla.
<< aspetta un secondo, te dove vai? E che facciamo con Ash? >>
<< io vado a fare un giro di perlustrazione. Conosco bene il posto e so dove dare qualche occhiata in caso di bisogno. Comunque, non credo che sia un problema mandarti da un’altra parte. Del resto, non sei uno che si fa problemi ad infastidire la gente, dico bene? Chiedi in giro. Per quanto riguarda Ash…penso che se la caverà con la sua nuova e non richiesta amichetta… >>, disse poi alzando il bastone per indicare il bimbo e la ragazza che entravano assieme in un negozio di articoli per pokémon. Prima di varcare la soglia, May vide i due e li salutò con un cenno.
<< ehi ragazzi, a me è rimasto un altro po’ di tempo e sono in perfetto orario per il mio appuntamento alla Devon. Non so cosa dobbiate fare qua, ma se non vi dispiace io ed Ash facciamo un giro in questo negozio, va bene? >>
<< va bene May, nessun problema >>, rispose Gold salutandoli con la mano.
Quando si voltò di nuovo, Adam lo aveva già lasciato lì dov’era per incamminarsi per i fatti suoi, senza aspettare neanche un secondo.
<< ehi Adam, dimmi un po’… >>
Il ragazzo si fermò senza voltarsi.
<< perché cavolo cerchi Red? Va bene, la madre ti ha inviato una lettera…ma questa storia non mi convince: avresti potuto fregartene come fai con tutti gli altri, ma con lui è diverso, perché? Vuoi dirmi che cosa vuoi da lui? >>
Lo zoppo si aggiustò il vestito elegante, cercando di aggiustarsi le maniche a modo mentre Evelyn guardava l’interlocutore dritto negli occhi.
<< perché ti interessa? Tu hai i tuoi motivi per trovarlo, che differenza potrebbe mai fare se ti dicessi cosa voglio io? >>.
Gold allargò le braccia, sintomo di evidente nervosismo dato da quella risposta.
<< sai, dato che mi hai chiesto una mano una persona probabilmente morta senza neanche uno straccio di pista, mi piacerebbe sapere almeno sapere cosa ti ha spinto a fare tutto questo casino. Sai…se ti ho inquadrato bene, devi avere un buon motivo per fare una cosa del genere: non credo che tu sia partito per cazzeggiare per tutta Hoenn >>.
<< beh, per adesso ti basti sapere che dobbiamo trovarlo. Non sono certo obbligato a dirti le mie ragioni e non ho la minima intenzione di farlo. Comunque, su una cosa hai ragione… >>
<< su cosa?! >>
<< non siamo qui per cazzeggiare, muoviamoci >>, concluse secco prima di andarsene per la sua strada.
“fanculo! Andiamo in giro a vedere cosa posso scoprire e basta”, pensò Gold mentre sopprimeva la voglia di prendere a bastonate quel tizio.
“se penso che ho accettato per averlo come compagno di viaggio, potrei quasi dargli ragione sul fatto che sono un coglione”

Pochi minuti dopo…
Poco dopo che Adam ed Evelyn si erano allontanati dal resto del gruppo, ebbero finalmente un po’ di tempo per stare da soli e pensare.
Dov’era Red? Perché aveva deciso di sparire un’altra volta? Era in pericolo?
Queste e tante altre domande perforavano la mente dei due, i quali si aggiravano per la città passando tra i vicoli più stretti e piccoli che collegavano i palazzi, chiaramente una vecchia abitudine che era risaltata fuori dopo chissà quanti anni.
Stavano per cambiare direzione, quando all’improvviso videro un posto che conoscevano fin troppo bene.
Dopo tutti quegli anni, sembrava non fosse cambiato neanche un po’.
* ehi guarda Adam…sembra quasi che sia stato il nostro inconscio a guidarci fin qui *
* così sembrerebbe, mia cara… *
La scuola era al centro della piazzola dove non tornavano da anni, lo stesso edificio dove Adam studiava da prima che avesse dieci anni e gli stessi spiazzi vicino alla strada dove tutti i bambini giocavano col loro primo pokémon o con quello degli altri. Da quanti ricordi gli suscitava quel posto, sembrava non potesse guardarlo direttamente per più di tre secondi per il rischio di sovraccaricare la psiche. Si avvicinarono curiosi verso l’edificio, notando che, essendo ormai nettamente più alti rispetto ai loro io di tenera età, tutto adesso sembrava molto più piccolo.
* che dici Adam, entriamo? *, chiese Evelyn curiosa.
Adam prese un paio di pillole antidolorifiche, prese per la mano la sua amica e le fece un piccolo sorriso.
* perché no *
Varcata la soglia dell’ingresso, videro dopo un tempo smisurato la vecchia sala principale della scuola, dalla quale partivano corridoi e scalinate.
Era una semplice scuola pubblica per allenatori, non certo un’accademia privata per giovani, ma era comunque la sua scuola.
Senza neanche bisogno di restare a pensarci su, girò istintivamente verso uno dei corridoi posti al piano terra, contemplando curiosamente assieme al suo pokémon tutti i piccoletti che scorrazzavano entusiasti a destra e a manca. Da come si muovevano e dal trambusto che c’era, doveva essere la ricreazione.
* cazzo Eve: ammetto che non li sopporto più di tanto…quanto chiasso fanno? *
Lei emise un risolino, ignorando del tutto i bambini che la guardavano sorpresa: del resto, quanto incredibile può essere il passaggio di una gardevoir per dei marmocchi che non sono neanche alle prime armi?
Alla fine, arrivarono davanti a una porta già aperta. La vernice giallognola era stata ormai frammentata dal tempo, ma era lo stesso colore che i due ricordavano.
Quando guardò dentro, Adam vide la sua vecchia aula…la stessa dove un tempo ascoltava ammaliato le lezioni del professor Christopher.
“lui sì che è un brav’uomo…chissà dove si trova in questo momento…”
Dentro c’erano pochi bambini, al contrario dei loro disegni e dei lavori di gruppo su carta, i quali se ne stavano schierati a decine appesi sulle pareti. Sul pavimento di mattonelle grigie, dei vecchi banchi di legno se ne stavano appoggiati pigramente, ospitando i pochi scolari che se ne stavano in classe durante la ricreazione seduti sopra di essi piuttosto che sulle sedie. Tutto questo si parò di fronte a loro, facendo detonare un grande senso di nostalgia.
Entrarono, guardando a giro curiosi per vedere se ci fosse l’insegnante di turno, fino a quando non videro un uomo di mezza età seduto alla scrivania.
Aveva una lieve stempiatura sui capelli castani e attraverso gli occhiali cercava di leggere alcuni fascicoli sulla cattedra alla quale era seduto, mentre di tanto in tanto si aggiustava i suoi vestiti, semplici, ma allo stesso tempo abbastanza eleganti da stare ad insegnare in una classe d’elementari.
Evelyn si divertì nel vedere dopo tanto tempo il suo amico così incuriosito da qualcosa.
Si avvicinarono all’uomo, alzando un dito e richiamando la sua attenzione.
<< ehm, mi scusi…è lei l’insegnante di quest’aula, giusto? >>
Quello sorrise.
<< sì, sono io. come posso aiutarvi? >>
<< il mio nome è Adam e questa è Evelyn. Sa…un tempo venivo a fare lezioni in questa scuola >>
L’uomo si aggiustò gli occhiali e si alzò in piedi per andare vicino ai due.
<< ah sì? >>
<< sì: venivo proprio in quest’aula. A proposito, per caso lei sa qualcosa sul professor Christopher? Era il mio maestro e non ho più sue notizie da quando mi sono trasferito altrove >>
<< beh, questa sì che è una buffa coincidenza. Deve sapere che io sono il nipote del professor Christopher, nonché figlio di sua sorella. Mio zio non lavora più qui ed è in pensione da ormai qualche anno. Si sa…quando si ha ottantaquattro anni, hehe. In ogni caso, il mio nome è Mortimer >>
Adam fu dispiaciuto di non poter vedere il suo vecchio insegnante, ma era comunque molto sorpreso di avere a che fare proprio col nipote.
<< Molto piacere. Accidenti, non immaginavo. Ha ragione, è davvero una bella coincidenza. Sa, anche Evelyn è venuta spesso qua in classe quando eravamo più piccoli. Suo zio è stato davvero un grande insegnante: davvero un brav’uomo… >>
Mortimer sospirò.
<< eh sì, mio zio ci ha sempre saputo fare coi ragazzini. È stato proprio lui a farmi appassionare all’arte dell’insegnare ai più giovani e bastava uno sguardo per vedere quanto amasse il suo lavoro. Quando poi sono venuto qui a far da maestro, mi sono reso conto di tutto quello che mi diceva ogni volta che mi parlava delle sue giornate a scuola >>
Il ragazzo sorrise a quelle parole, pensando a quanto avesse ragione Mortimer. Per quanto gli riguardava, aveva già una buona opinione sull’uomo e sicuramente era un buon successore del suo vecchio maestro.
<< sa, mi ha fatto piacere incontrarla. Christopher sarebbe stato davvero felice di vederla: ha sempre amato i momenti in cui i suoi vecchi allievi lo vanno a visitare >>
Lo zoppo sorrise.
<< anche a me ha fatto davvero piacere incontrarla. Se può farmi il favore, porti i miei saluti a Christopher e gli dica che lo ringrazio, per tutto… >>, disse Adam prima di avviarsi verso la porta.
<< arrivederci ragazzi, passate una buona giornata >>
Adam però non aveva neanche fatto due passi che notò qualcosa che fece fermare di colpo sia lui che la gardevoir.
A uno dei banchi più vicini alla cattedra, un ragazzino stava seduto a leggere.
Non c’era quasi nessuno nella stanza e, silenziosamente, il piccoletto se ne stava a guardare alcuni libri senza che nessuno lo notasse, come se fosse una delle tante ombre nel gioco di luci dentro l’ambiente.
Osservarono cauti il bambino, come se non volessero disturbare in nessun modo la sua attività taciturna, nella quale quegli occhi color ghiaccio, nascosti dietro ad un ciuffo castano scuro, osservavano minuziosamente le pagine di un libro.
Sicuramente, quello non era un ragazzino con una famigli troppo benestante. Lo si poteva tranquillamente vedere anche dal vestiario e dal suo comportamento: trattava quell’ammasso di fogli ingialliti come se fosse la cosa più preziosa al mondo, cosa che può fare solo chi non ha quasi nulla.
Evelyn guardò sia il marmocchio seduto al banco che il suo allenatore, ricordando le storie sull’infanzia di Adam prima che la prendesse con sé.
Lo storpio, che superava quell’affarino in altezza in maniera piuttosto spropositata, appoggiò le mani sullo stesso banco dove il libro veniva tenuto appoggiato, sorridendo poi a quell’alunno così isolato e quieto.
<< ciao, ragazzino >>, disse provando a sfoggiare una sorta di sorriso.
Quello alzò un po’ lo sguardo, mostrandosi un poco sorpreso da quella strana visita. Sicuramente, aveva osservato il ragazzo più grande quando era entrato nella sua classe, ma poco dopo, vedendolo più che altro interessato al maestro, si era rimesso a leggere il suo libro.
<< ciao… >>, rispose timidamente, quasi intimorito dalla stazza del tizio arrivato poco prima.
<< io mi chiamo Adam e lei è Evelyn, la mia amica >>, continuò mentre il pokémon sfoggiava un piccolo sorriso.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
<< wow, quella è una gardevoir! >>
Il tono di voce era davvero basso per via della timidezza, al contrario però dello stupore che invece era davvero alto.
<< proprio così. Che cosa leggi di bello? >>
Il piccoletto chiuse il libro e mostrò la sua fonte di interessi al ragazzo. Sulla copertina sgualcita, erano stati cuciti artigianalmente e in modo piuttosto approssimativo i tre pokémon starter di Hoenn, colorati attraverso una sorta di punto-croce molto disordinato.
- racconti e leggende sugli allenatori di pokémon della regione di Hoenn -, recitava il titolo del manoscritto.
<< deve essere un libro interessante. Dì un po’…lo leggi spesso insieme a qualcuno? >>
L’infante abbassò un poco lo sguardo.
<< no, preferisco leggerlo da solo… >>, disse infine. Quasi si poteva leggere una punta di vergogna nella sua risposta.
<< sai, quando avevo la tua età venivo in questa scuola. anche a me piaceva molto leggere e ti assicuro che è una bella cosa. Magari potresti far vedere il tuo libro a qualche compagno di classe >>, incitava lo zoppo. 
Il bimbo non sapeva perché quel ragazzone con la gardevoir fosse tanto interessato a lui, ma allo stesso tempo era curioso.
<< non saprei… >>
Adam si rese subito conto dell’aria che tirava: quattordici anni prima, era proprio lui quello che se ne stava nella stessa parte di quel piccoletto, isolato a leggere dei libri che non condivideva con nessuno mentre il professor Christopher lo incitava ad aprirsi con gli altri bambini per farsi degli amici. Quattordici anni dopo, era in piedi sullo stesso lato del suo ex insegnante, cercando di entrare nella testa del bambino che se ne stava tutto solo a godersi il libro tirato fuori da chissà qualche polverosa cantina.
Qualunque cosa significasse, una cosa era certa: il tempo volava, e sia lui che Evelyn a malapena si erano resi conto di quanti anni erano passati da quando uno era un alunno che sognava con le sue enciclopedie e l’altra era una piccola ralts trovata da sola sotto la pioggia battente.
<< come ti chiami? >>
<< Joshua… >>
<< ehi Joshua, so che sembra difficile, ma alla fine non è troppo complicato farsi nuovi amici. Prova a parlare con qualcuno, magari puoi raccontargli qualcosa: sembri un tipetto in gamba e sono sicuro che i tuoi racconti piaceranno un sacco. Del resto…a tutti qua dentro piacciono i pokémon, giusto? >>, riprese Adam sogghignando in modo benevolo.
Lo scolaro rise in risposta, mostrandosi lievemente più aperto.
<< prometti che ci proverai? >>
<< d’accordo Adam, te lo prometto >>
Il ragazzo più grande sorrise, per poi rialzarsi in piedi.
<< bene… >>
Prontamente, il bambino indicò con un dito il bastone da passeggio.
<< cos’hai fatto? è successo qualcosa? >>, chiese curioso.
Lo storpio si guardò la gamba, osservando la luce del sole riflessa dal suo tutore.
<< beh, è successo molto tempo fa… >>
<< mi dispiace >>, continuò l’allievo con una smorfia.
<< beh, sono cose che a volte capitano. In ogni caso, adesso devo andare: devo tornare da alcune persone. sembri un tipo in gamba Joshua, scommetto che ne farai di strada. Ci vediamo >>, Concluse Adam sorridendo assieme a Evelyn.
<< grazie Adam, ciao anche a te Evelyn! >>, concluse quello cinguettando.
I due decisero di tornare dagli altri, magari cercando qualche indizio su Red nella via del ritorno.
---
Circa mezz’ora dopo, negozio di articoli per pokémon sulla via centrale di Ferruggipoli.
Ash e May si stavano davvero divertendo molto assieme e il bambino era rimasto piacevolmente sorpreso di quanto fosse aperta e simpatica la ragazza.
Nel negozio, stavano ancora facendo assieme alcuni acquisti per i loro pokémon, parlando un po’ tra loro nel mentre.
<< dunque Ash, quindi vieni da Biancavilla. Hai visitato altre regioni oltre ad Hoenn? >>
<< beh sì, sono stato a Johto, a Sinnoh e Unima. Dopo che avrò finito qui ad Hoenn, penso che partirò per Kalos >>
La ragazza rimase di stucco.
<< cavolo, certo che ne hai visti di posti per l’età che hai. Dì un po’, ti piace Hoenn? >>
<< si, mi piace davvero tanto! mi ha fatto molto piacere ritornarci! >>
<< perché, ci sei già stato? >>
<< proprio così: sono tornato a Hoenn con lo yacht per il tour al parco lotta, non so se lo conosci >>
<< sì, lo conosco bene: è stato il signor Petri a finanziare l’evento. Aspetta…quindi te hai battuto almeno otto palestre? Sei davvero forte! Le lotte pokémon devono piacerti molto >>
<< Grazie May! Altro che se mi piacciono! Beh, in effetti ho battuto le palestre delle regioni che ti ho appena detto, hehe. E a te? piacciono le lotte? >>
La ragazza gli sorrise.
<< come dire…diciamo che mi ha sempre appassionato la ricerca, quindi non mi dedico molto ai combattimenti. Comunque, ho battuto le otto palestre di Hoenn. Per essere una ricercatrice...posso ritenermi più che soddisfatta >>
<< niente male May! >>
<< grazie Ash. A proposito, com’è che hai conosciuto Gold e Adam? >>, chiese l’altra mentre si accingeva a bere un sorso dalla sua borraccia.
<< Gold l’ho conosciuto sullo yacht. Da lui ho imparato davvero tanto e dice che vuole continuare a insegnarmi tutto quello che sa. Sono davvero felice di essere in viaggio col campione della lega di Jotho! >>
Quella si sentì l’acqua andarle di traverso, iniziando così a tossire in modo imbarazzante.
<< aspetta…Gold è il campione della lega di Johto?! Dici sul serio? >>
<< sì, è davvero lui, mi ha mostrato anche il suo attestato, sembra proprio che lo porti sempre con sé. Comunque, ho anche lottato con lui e devo ammettere che gli avrei creduto anche senza quel foglio. Ancora non sono in grado di batterlo, ma sono sicuro che prima o poi riuscirò a tenergli testa! >>, rispose Ash estasiato, come del resto lo era ogni volta che parlava di Gold.
“cavoli, Ash è accompagnato da un asso delle lotte”
<< immagino…e Adam? Anche lui sulla barca? >>, chiese May per cambiare argomento.
<< in realtà l’ho conosciuto poco prima di Gold al percorso 104. Abita vicino a Petalipoli >>
<< ho visto che ha dei pokémon. È anche lui un allenatore professionista come voi? >>
Il bimbo fece una smorfia.
<< lui dice sempre che odia le lotte pokémon e non le vuole mai fare. infatti, ho lottato contro di lui solo una volta >>
Lei rise.
<< beh, suppongo che tu lo abbia battuto in poco tempo. Del resto, sarai anche giovane ma sembra proprio che tu abbia una bella carriera alle spalle >>
<< beh… >>, sospirò. << mi ha battuto quasi subito, non ho capito come…in ogni caso penso di essermi distratto! Nel caso un giorno dovesse concedermi una rivincita ne uscirò sicuramente vittorioso! >>
<< bravo Ash, questo è lo spirito giusto! In ogni caso quel ragazzo non parla molto. Gold invece sembra molto più aperto, anche se non mi sorprende: quando si diventa campioni della lega vuol dire che si è già parlato con un sacco di gente >>, osservò la ragazza.
<< già… >>
In quel momento, Gold irruppe nel negozio, ritrovandosi finalmente con parte del gruppo.
<< ehi ragazzi, siete ancora qui, ne siete stati di tempo a fare acquisti, hehe >>, disse in modo scherzoso.
Ash si voltò sorpreso: non aveva minimamente percepito il trascorrere del tempo.
<< Gold! Non mi ero reso conto >>
<< Ash mi stava raccontando un po’ di voi >>, aggiunse May.
<< ah. Che vi ha detto? >>
Gold sembrava divertito.
<< mi ha spiegato che…sei il campione della lega di Johto >>
<< in effetti è così >>
Adesso sì che era divertente.
<< cavolo, non pensavo proprio. Scusa, non sapevo che eri tu. È un piacere averti con noi >>, continuò sorridendo.
<< ehi è ok, nessun problema. Spesso quando la gente lo scopre comincia a parlarmi in modo diverso per la carica che ricopro, ma a me sinceramente non frega niente di queste stupide formalità, quindi fa come se fossi una persona qualunque, anche perché…del resto lo sono, campione o meno >>, disse Gold scherzosamente.
May rise a quelle parole.
<< farò del mio meglio. Adam non è con te? non eravate insieme? >>
<< a dire il vero no: l’ho aspettato per quaranta minuti fuori dal negozio, ma non è ancora arrivato >>
<< ah capisco. Che facciamo dunque? >>
<< per quanto sappia di lui, non credo sia uno che possa fare ritardo…è una cosa un po’ strana >>
La ragazza sembrava curiosa.
<< sai, devo ammettere che siete uno strano trio. Quando vi ho visto insieme a Petalipoli pensavo vi conosceste bene, invece Ash mi ha schiarito le idee. Comunque penso sia giusto aspettarlo un altro po’, magari…ha bisogno di un po’ più di tempo per tornare da noi… >>
“per quanto ne valga la pena aspettarlo…”, ringhiò tra sé e sé il campione.
<< parli del bastone? Sembrerà strano, ma pare che Adam non abbia problemi a stare al passo. Anche quando siamo partiti da Petalipoli, non l’ho visto in difficoltà >>
<< tu sai cosa gli è successo? >>, sussurrò la ragazza.
<< no, e se devo dirla tutta non so quasi nulla di lui: so solo che se ne va a giro insieme a Evelyn senza dire una parola. È un tipo davvero strano >>
Ash pensò alla sua totale sconfitta sulla spiaggia del percorso 104 causata dalla gardevoir.
Poco dopo, Adam arrivò nel punto vendita, notando subito i suoi improbabili compagni di viaggio.
Dopo qualche rintocco del suo bastone sul pavimento, il ragazzo fu da loro.
<< cavolo Adam, dov’eri finito? Ti ho aspettato per un sacco di tempo! >>
<< scusate per il ritardo ragazzi, io ed Evelyn abbiamo avuto un contrattempo. In ogni caso, se tutti abbiamo finito, possiamo andare alla Devon >>
<< beh…mi sembra già tanto che ti sei scusato, quindi per me è ok >>, continuò il giovane dagli occhi dorati dandogli una leggera gomitata scherzosa.
<< noi qui abbiamo finito, non ci sono problemi >>, concluse Ash sorridendo.
Quando tornarono fuori, il cammino riprese e alla Devon S.P.A. non mancava molto.
I due ragazzi rallentarono di nuovo il passo, parlando ancora una volta sottovoce.
<< allora…hai scoperto qualcosa? >>, chiese lo zoppo tagliando corto.
<< no Adam: sono stato in molti posti, ma per quanto abbia controllato e chiesto in giro, nessuno ha saputo dirmi niente su Red. Te? trovato niente? >>
<< no, niente… >>
<< sai Adam, ho come la sensazione che, se qualcuno sapesse qualcosa…non ce lo direbbe. Ad ogni modo, penso che andare a giro senza una meta precisa sia stata una mossa un tantino azzardata >>
<< lo so, ma per adesso è l’unica cosa che abbiamo potuto fare. Adesso, l’unica alternativa che abbiamo per trovare qualche indizio a Ferruggipoli è la Devon, purtroppo… >>
<< perhé “purtroppo”? >>
<< niente Gold, niente… >>
La ricerca del ragazzo scomparso non stava andando bene e, al momento, neanche una città grande come Ferruggipoli poteva fornire informazioni troppo precise.
<< certo che quel ragazzo ha un certo talento per sparire nel nulla >>, osservò Gold.
<< sai, per una volta sono d’accordo con te… >>
---
Ferruggipoli, Devon S.P.A., tardo pomeriggio.
Il palazzo principale dell’azienda era composto da un edificio a più piani che si ergeva nel pieno centro della città di Ferruggipoli, in un grande spiazzo appositamente dedicato. Era stata la prima sede ad essere fondata, prima che con la gran quantità di denaro guadagnato negli anni la Devon costruisse altre fabbriche nella zona, oltre che a comprare numerose agenzie di viaggi e trasporti della regione di Hoenn. Non era una società: era un impero. Del resto, avevano investito nell’ambito pokémon (uno dei più redditizi) e in tutte le sue specializzazioni e branche.
Gold non sapeva perché Adam fosse così poco propenso ad andarci, ma a lui tutta questa storia pareva affascinante. Entrarono dall’ingresso principale, facendosi spazio nella hall centrale dove un sacco di persone girovagavano per sbrigare i propri compiti lavorativi. Il moro proveniente da Johto non osò pensare neanche per un secondo a quanto fosse difficile gestire l’amministrazione di un mostro del genere.
<< ok May, siamo arrivati. Dove dobbiamo andare? >>, chiese Adam che aveva già voglia di girare i tacchi.
La ragazza fece cenno di seguirla.
<< devo consegnare il pacco nell’ufficio del signor Petri >>
Lui sembrò divertito.
<< aspetta, hai detto…al signor Petri in persona? Beh, ammetto che hai delle conoscenze davvero in alto >>
Gold e Ash non capivano.
<< scusa…ma chi è il signor Petri? >>, chiese curioso il bambino.
<< è il proprietario di quest’azienda >>, rispose cautamente May.
<< cosa?! Un uomo solo ha tutta questa roba? >>, il campione stentava quasi a crederci.
<< non esattamente: lui sarà anche il proprietario, ma è circondato da persone poco sotto di lui che gestiscono per conto suo sezioni intere della Devon. Gli girano intorno come avvoltoi. Non oso immaginare cosa accadrà quando tirerà le cuoia, suppongo una guerra per il controllo. In ogni caso, diciamola tutta: il signor Petri è anche il padre dell’ex campione, Rocco Petri >>, spiegò Adam senza sbilanciarsi neanche un po’.
Le cose per gli altri due erano più chiare adesso.
<< certo che ne sai di cose su questo posto, anche sul suo proprietario direi… >>, affermò la ragazza incuriosita.
<< diciamo che è cosa buona e giusta informarsi su cosa accade nella propria città. Non che mi importi particolarmente… >>
Dopo l’ennesima risposta gelata del ragazzo, si avviarono tutti all’ufficio del signor Petri, ritrovandosi davanti a una porta formata da una vetrata e una scritta a pennello su di essa, come si faceva una volta.
“ufficio del signor Petri, proprietario della Devon S.P.A.”
May bussò un paio di volte, fino a quando una voce roca non rispose.
<< avanti… >>
<< venite anche voi, a lui non dà fastidio: è molto meno fiscale di quanto si possa credere >>, sorrise la ragazza.
<< hai sentito Adam? Lui NON è fiscale. Potresti provare anche tu >>, disse sottovoce Gold mentre tratteneva una risata.
Lo zoppo sbuffò per poi entrare, seguito dal suo sbeffeggiatore e dal ragazzino di Kanto.
Videro un uomo piuttosto anziano, con i capelli ormai bianchi ed una stempiatura al centro della nuca. Se ne stava seduto dietro a una grande scrivania, in un ufficio molto ben arredato e palesemente di lusso.
<< May! È sempre bello rivederti! Come stai? >>
<< salve signor Petri, anche io sono felice di rivederla. Va tutto bene grazie, spero che le cose stiano andando per il verso giusto anche a lei >>
<< suvvia: te l’ho detto un sacco di volte che puoi darmi del tu, ormai vieni a fare le consegne direttamente a me da un sacco di tempo. Beh, che dire…per essere un uomo della mia età, direi che non posso porprio lamentarmi, hehe. Fino a quando c’è la salute, non ho motivo di preoccuparmi. Loro chi sono? >>
<< sono stati così gentili da accompagnarmi fino qui da Petalipoli >>
<< ah ma senti…dei gentiluomini insomma. Beh, meglio così. Dunque, tutto ok con la merce? Spero non sia stata dura portarla fin qua. Ancora non capisco perché tu venga a piedi fino a Ferruggipoli: Albanova non è proprio dietro l’angolo >>
<< i tempi che ho col lavoro mi permettono di avere abbastanza tempo da godermi un viaggio come facevo una volta. La merce comunque è arrivata intatta: ecco qui i nuovi progetti. A proposito, il professor Birch la saluta >>
<< ah il caro e vecchio Birch. Grazie mille May, sei stata di grande aiuto. Giusto, prima che mi dimentichi: devo pagarvi il pacco… >>, disse il signore prima di tirare fuori un tablet da un cassetto.
La mente di Adam ed Evelyn fu attraversata da un’idea.
Mentre May e il signor Petri facevano il loro bonifico, lui andò dietro la ragazza per osservare i dati che scorrevano sullo schermo. Intanto, il vecchino cercava in modo maldestro di completare l’operazione.
<< questa tecnologia…senti May, non è che potresti farmi un favore? Aiuta questo povero vecchio >>
Mentre lei sistemava gli ultimi dati, lo storpio vide nell’angolo in basso a destra del pad la lista dei bonifichi bancari delle ultime settimane. Non si intendeva troppo di quella roba, ma ad un certo punto vide un codice che era davvero diverso da tutti gli altri: non aveva mai visto delle sigle di quel tipo. Non era certo una cosa da fare, ma un’occhiata in più non avrebbe fatto male.
<< sembra che non riesca a caricare… >>, dichiarò a un certo punto la giovane.
<< lascia che vi aiuti… >>, rispose prontamente Adam.
<< d’accordo ragazzo: se riuscissi a sbloccarlo sarebbe magnifico >>, disse scherzosamente il signor Petri.
Una volta che ebbe tra le mani quell’affare, ignorò completamente la richiesta d’aiuto. Senza che nessuno si accorgesse di nulla, iniziò a smanettare nella lista che aveva visto subito prima.
<< ci stai capendo qualcosa? >> chiese curiosa May.
<< sto controllando le impostazioni… >>
Quando trovò quella strana stringa di informazioni, ci cliccò sopra per vederne i dettagli. Quello che vide lo incuriosì non poco.
“va bene, ho tutto quello che mi serve…”
Subito dopo, abbassò quella finestrella con l’elenco, esattamente come l’aveva trovata. Iniziò quindi a vedere se ci fosse effettivamente qualcosa che non andava.
<< May ha ragione: quest’affare non…aspetta un secondo…sembra che sia ripartito: aveva solo bisogno di un po’ di tempo per caricare >>.
Quando restituì il dispositivo al legittimo proprietario, sullo schermo apparve la scritta “transazione eseguita”, con tanto di dati corretti.
<< grazie ragazzo >>, disse il signor Petri con la sua voce profonda.
<< si figuri… >>
Quando lui e la gardevoir tornarono vicino ad Ash e Gold, quest’ultimo iniziò a bisbigliargli qualcosa.
<< da quando aiuti qualcuno? Lo fai per farti notare dalla bella ragazza? Allora hai un cuore anche t- >>
<< smettila di fare il coglione: ho scoperto qualcosa…forse qualcosa di grosso >>
Il bambino accanto a loro, incuriosito, provò a immettersi nella conversazione.
<< ehi ragazzi…che succede? >>
<< non or- >>
Gold sembrò fulminarlo con lo sguardo, come se volesse dirgli “non ti azzardare a parlargli in quel modo proprio qui e adesso”, col solo uso degli occhi.
<< credo di aver trovato un indizio su dove possa essere passato Red >>
I due furono davvero sorpresi.
<< come sarebbe? >>, chiese Gold.
<< dopo vi spiego… >>
<< beh, spero sia un indizio giusto. Comunque io pensavo che ci stessi provando con May… >>
<< sei serio Gold? O è uno dei tuoi soliti scherzi idioti >>
<< mmm…non saprei. Facciamo cinquanta e cinquanta >>
<< perché? A Adam piace May? >>, chiese curioso il bambino.
<< se il pokémon primevo è davvero lassù, uccidimi, per favore >>, finì Adam.
“già uno dei due preso singolarmente è una gran rottura di palle. Quando uniscono le forze è davvero apocalittico…”
La voce del proprietario della Devon riecheggiò per l’ufficio.
<< bene ragazzi, qui abbiamo finito. Grazie ancora per il favore May, sei davvero un angelo >>
<< si figuri, per me è sempre un piacere >>
<< salutami tanto il professor Birch e Brendon da parte mia: da quando quel ragazzo ha preso il titolo di campione a mio figlio, Rocco si è liberato davvero da un grosso peso: la responsabilità della lega pokémon lo stava davvero travolgendo e adesso può vivere una vita tranquilla e viaggiare per portare avanti le sue amate ricerche >>
Lo sguardo della ragazza si incupì.
<< io e Brandon…non stiamo più insieme… >>
L’anziano si portò le mani alla bocca.
<< scusami tanto May, davvero non lo sapevo, sono mortificato >>
Lei sforzò un sorriso.
<< non si preoccupi. In ogni caso sono contenta per suo figlio, forse alla fine è meglio se si gode un po’ di meritato relax >>
<< grazie, apprezzo molto. Comunque, non preoccuparti mia cara, sono sicuro che avrai di nuovo un fidanzato: sei una ragazza bella, brillante e con un cuore d’oro.  Cerca di stare serena, va bene? >>
<< grazie signor Petri, lo sarò >>, replicò lei prima di andare dritta verso la porta.
“fatemi capire: sono in un ufficio assieme a un bambino, uno stronzo che zoppica, una ricercatrice ex fidanzata del campione della lega pokémon di Hoenn e il padre dell’ex leader dei super quattro della regione, capo di un’azienda multimilionaria…se non multimiliardaria, e tutto perché siamo partiti da Petalipoli e abbiamo trovato per caso questa ragazza che abbiamo accompagnato fin qui…ma che cazzo succede nella mia vita?”, pensò Gold prima di salutare l’anziano e avviarsi con gli altri verso l’uscita.
Mentre oltrepassavano la porta, Gold si aggiustò il cappello per poi andare vicino al ragazzo dai capelli lunghi.
<< Adam…vuoi dirmi cos’hai scoperto? >>
<< quando ho preso quel tablet ho visto una lista con le transazioni bancarie delle ultime settimane: veniva da Kanto >>
Gli occhi dorati dell’altro sembrarono schizzare fuori dalle orbite.
<< ma sei fuori?! È un reato! >>
<< e allora? >>
<< e allora…era forse l’unica alternativa che avevamo. Dimmi di più >>
<< il pagamento è partito dalla banca di Kanto dritta per il grand Hotel di Ciclamipoli: penso che quella sia la nostra prossima tappa >>
<< mmm…capisco. Come fai ad essere sicuro che si tratti proprio di Red? >>
<< guardando bene, ho notato che l’ente che ha pagato altro non è che la banca che copre tutto il sud della regione. Se non sbaglio, quella è la zona dove si trova Biancavilla, la città dove abitava il nostro uomo. E poi…era l’unico pagamento proveniente da lì in una fascia di un mese. Dobbiamo tentare, è la nostra unica speranza >>
Uscirono fuori tirando dritto verso l’uscita, senza perdere tempo in chiacchiere o tappe superflue. Una volta fuori, gli altri videro la faccia di May suscitare una tristezza piuttosto evidente.
<< May…va tutto bene? >>, chiese Ash con tono più dolce possibile.
La ragazza si girò verso il gruppo.
<< beh, diciamo di sì. Scusate, tra un po’ mi riprendo: diciamo che Brandon mi ha lasciata da poco e ancora devo superare la cosa. Stavamo insieme da parecchi anni >>
<< mi dispiace tanto >>, aggiunse Gold senza perdere tempo. Per lui era strano vederla così triste dopo averla vista energica per tutta la giornata. La luce del tramonto cadde su tutti loro, evidenziando in modo quasi beffardo le loro facce con una bizzarra sfumatura di arancione.
<< a me no, dopo tutto…era un poco di buono >>
<< ah, capisco. Comunque mi sembri una brava persona, a occhio direi che ci ha perso lui >>, continuò il ragazzo dagli occhi dorati.
Lei sorrise.
<< beh è probabile: forse uno come lui da importanza ad altre cose piuttosto che alle relazioni. Comunque, grazie… >>
Adam quasi poteva rivedersi in cosa era successo: anche lui non dava molto spazio agli altri per entrare nella sua vita, però sembrava davvero strano che una persona lasciasse la propria ragazza di punto in bianco.
Lo zoppo azzardò una risposta.
<< suppongo che il potere gli abbia dato alla testa. È molto giovane per essere un campione >>
May crucciò il viso.
<< dici bene, altroché se hai ragione. Quel maledetto mi ha detto che lo rallentavo, che doveva concentrarsi nella sua nuova carriera da campione della lega… >>
La voce di Evelyn rimbombò nella testa del suo allenatore.
* come immaginavamo *
Ash era ancora un po’ piccolo per comprendere a pieno certi discorsi, ma se una cosa l’aveva capita, quella era che sicuramente quel Brandon non aveva fatto una buona azione.
<< quello sì che non è un uomo >>, proseguì Gold. << meriti di meglio, non credo tu abbia bisogno di lui >>
<< questo è certo. Mi ci vorrà un po’, ma sapete come si dice: il tempo è la miglior medicina. Scusate, non so perché vi abbia detto tutto questo, ma ormai è andata. In ogni caso…avrei una domanda per Adam >>
Il diretto interessato guardò Evelyn per poi girarsi verso May: che cosa poteva volere da uno come lui?
<< vorrei sapere che cosa hai combinato col tablet del signor Petri. Non penserai che non abbia visto la tua ricerca… >>
* cazzo. Come lo ha visto? Ero lì accanto a te, non hai commesso errori *
* non lo so Eve, penso che mentre stava finendo la transazione abbia ricontrollato tutte le azioni. Dovevamo immaginarlo che quel maledetto affare registrasse tutte le attività che avvengono su schermo. Il signor Petri è un vecchio, ma questa ragazza è più sveglia di quello che ci è sembrato *
* beh Adam, è tanto che non andiamo da qualche parte, penso sia normale fare un errore dopotutto. Ma adesso? *
* non lo so, sto cercando di pensare… *
Gold e Ash si erano fermati sul posto: nessuno voleva dire il vero motivo della loro partenza, ma in quel momento non avevano scusanti: avevano puntato tutto sul fatto che non dovessero dirlo a nessuno e di non dare troppo nell’occhio, ma non avevano visto le cose in prospettiva quando avevano fatto unire May al gruppo.
“porca puttana…dai Adam, dì qualcosa!”, pensava Gold nel frattempo.
<< nulla che intacchi la tua attività o quella di qualcun altro. in ogni caso non te lo posso dire, desolato May… >>. la voce di Adam non era affatto dispiaciuta, anzi, sembrava piuttosto risoluta.
Il campione di Johto spalancò gli occhi.
“davvero?! È questa la sua risposta? Era meglio se non diceva niente. Basta: facciamola finita qui e adesso”
<< noi cerchiamo qualcuno >>, disse poi deciso.
Lo zoppo si girò verso di lui.
<< Gold! Chiedi quella bocca! >>
<< se ci denuncia per aver osservato dati sensibili di un’azienda come la Devon siamo spacciati, non lo capisci? Tanto vale dirle la verità e non avere altri guai! >>, spiegò ferreo. << diciamo le cose come stanno: che scusa avremmo mai potuto inventarci? Abbiamo irrotto nella privacy di un cliente osservando i suoi dati sensibili…non possiamo permetterci di mentire >>, spiegò poi. Anche se non era stata un’idea sua, si era preso comunque metà della colpa.
<< quel “cliente” probabilmente non sarà ritrovato neanche tra due ere geologiche, maledetto idiota! >>, ruggì Adam in tutta risposta.
May, che era stata quella che aveva avviato quella scomoda conversazione, si ritrovò inaspettatamente tagliata fuori a fissare i due ragazzi che litigavano, mentre Ash non sapeva cosa fare.
<< smettetela voi due! Volete spiegarmi di che accidenti state parlando?! Cos’è tutta questa storia?! >>
ci furono alcuni secondi di silenzio che sembrarono interminabili.
Alla fine, lo storpio volle prendere la situazione in mano.
<< d’accordo, andiamo al centro pokémon e prendiamoci il nostro tempo: ti racconteremo tutto lì… >>
Continua…
NOTE DEL BRAINSTEALER: lo so, in questo capitolo non c’è molta azione, però ci sono dei passaggi davvero importanti che non potevo assolutamente saltare. In ogni caso, siamo arrivati già al capitolo nove, un punto abbastanza in là della storia. Non mi aspettavo di scrivere così tanto e arrivare fin qui, ma spero in ogni caso che il racconto vi stia piacendo.
Un saluto dal BrainStealer.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 10: nel buio più nero ***


CAPITOLO 10: NEL BUIO PIÙ NERO.
<< abc >>= dialogo.
“abc” = pensiero.
* abc * = telepatia.
Tramonto, centro pokémon di Ferruggipoli.
I cinque se ne stavano nel centro pokémon seduti attorno a un tavolo. May era stata ad ascoltare quell’assurda storia raccontata da Adam, Gold (e in parte Ash) per almeno mezz’ora, uscendone con una faccia a dir poco sorpresa. Non sapeva ancora se dovesse sentirsi presa in giro oppure il contrario, anche perché alla fine aveva guidato uno strano trio che in realtà, grazie alla guida dello strano ragazzo con la gardevoir, sapeva esattamente dove andare. In ogni caso, la vicenda sul ragazzo scomparso l’aveva davvero turbata, malgrado non avesse la minima idea di chi fosse l’allenatore proveniente da Biancavilla.
Il pavimento di mattonelle arancioni continuava a riflettere la luce dei neon che se ne stavano appollaiati sul soffitto come degli zubat, mentre il tessuto colorato delle poltroncine sulle quali tutti erano adagiati cercava invano di rilassare le loro povere membra.
<< ragazzi questa storia mette i brividi. Ma perché non me lo avete detto subito? >>
Assieme a quelle parole, da May pareva partire anche un forte disagio, mescolato forse a una buona dose di fastidio. 
Evelyn si girò verso il suo amico il quale, appoggiando il bastone da passeggio con cui stava giochicchiando, si concentrò sugli occhioni azzurri della ragazza.
<< tu cosa avresti fatto al posto nostro? Non ti pare strano che dei ragazzi qualunque se ne vadano a giro a menzionare un poveraccio scomparso? Ti abbiamo raccontato questa storia solo perché ormai non c’era altra via, ma nessuno qui può negare che si tratti di una faccenda delicata, nemmeno Gold… >>

Il diretto interessato si girò verso lo zoppo. Notò come in quel momento non sembrava affatto aver voglia di rispondere con antipatia o col cinismo che lo distingueva da tutti. In quel momento Adam gli sembrava davvero stanco e poco voglioso di “fare lo spiritoso”. Seppur infastidito, dovette ammettere a sé stesso che aveva ragione: quella missione di salvataggio non era certo qualcosa da prendere alla leggera.
La bruna li squadrò.
<< ma voi non siete dei ragazzi qualunque, giusto? E se ho capito bene…questo Red pare essere una vera e propria leggenda vivente. In ogni caso come posso essere sicura che non mi stiate dicendo stronzate? Ops, scusa Ash >>, continuò prima di mettersi una mano sulla bocca.
<< tranquilla May, ho viaggiato molto e di certo non vado nel panico per certe cose >>, sorrise il bambino.
Ash era comprensivo e in quel momento riuscì a capire lo stato di difficoltà della sua amica.
Gold si fece avanti nella conversazione.
<< May, io stesso mi metto in una posizione scomoda a parlarti di questa storia. Sono il campione della lega di Johto e se tu adesso ti mettessi a raccontare in giro cosa stiamo combinando potrebbero dire qualsiasi cosa su di me. non mi importa di cosa pensa la gente sul mio conto, ma che immagine darei alla mia regione e alla mia lega? >>
<< non sarei in viaggio con loro se non fosse per questa emergenza, te lo posso assicurare… >>, aggiunse Adam.
Il ragazzo di Johto strinse i pugni.
<< fidati May, dice la verità. Fammi capire Adam, ma ti pagano per rompere così tanto il c- >>
<< ma come, pensavo che foste amici, anche se vi siete conosciuti da poco >>, li interruppe l’altra.
<< lo siamo! >>, sorrise Ash.
<< lo siamo!? >>, chiese lo zoppo seccato.
<< è complicato… >>, concluse Gold.
<< siete un gruppetto davvero strano. Ma in ogni caso concentriamoci su questa storia assurda. Non mi importa sapere come mai siete partiti insieme, voglio sapere che cosa pensate di fare adesso...cosa farete con questo Red… >>, replicò ancora la ragazza.
Quelli si guardarono tra loro, cercando di capire se convenisse rivelare altro su le loro intenzioni oppure finire quella conversazione nel modo più veloce e netto possibile.
<< non serve che rispondiate per forza. In ogni caso, se non dovesse dispiacervi, mi piacerebbe venire con voi… >>, affermò decisa.
Se prima il resto del gruppo era confuso, adesso lo era ancora di più.
* ma questa ragazza è arrabbiata oppure…non capisco *, comunicò Evelyn nella testa dello storpio.
* non lo so Eve, valla a capire… *
Gli occhi di Ash sembrarono illuminarsi ancora più dei neon che illuminavano il posto.
Adam cercò invece di capirci qualcosa in più.
<< non capisco. Fino a un secondo fa sembravi davvero arrabbiata, com’è che adesso vuoi venire con noi? >>
Lei sorrise.
<< vedi Adam, per quanto tu abbia messo a dura prova la mia pazienza usando il mio tablet, voi tutti state cercando di fare una buona azione. Voglio provare a fidarmi di nuovo di voi e dare una mano a quel povero ragazzo, oltre che a sua madre. E poi, da quando mi sono lasciata col mio ragazzo, ho un grande bisogno di vivere di nuovo a modo mio e penso proprio che un’esperienza come questa possa farmi solo bene. in ogni caso, se pensate non sia il caso che venga, lo capisco: non sono nessuno per giudicarvi su questo >>
“se le dico di no andrò contro a tutti gli altri e andrà a finire che io e Evelyn saremo gli unici a percorrere questo viaggio”
 Gold squadrò Adam per poi girarsi verso la ragazza.
<< penso proprio che ci piacerebbe a tutti averti come compagna di viaggio >>, affermò il campione di Johto.
“evviva…”
Lei si alzò in piedi e sorrise.
<< grazie ragazzi! Sarò molto felice di dare una mano! Allora, da dove iniziamo? >>
Il giovane dai lunghi capelli si passò la mano sul tutore: la gamba aveva di nuovo iniziato a fargli male.
Prese quindi la boccetta delle pillole antidolorifiche e ne assunse un paio come se nulla fosse, dopodiché si rimise il flacone in tasca e si voltò verso la ragazza.
<< il bonifico che ho analizzato sul tuo tablet è l’unico che è partito dalla zona sud di Kanto ed è finito dritto nel conto del resort di Ciclamipoli. Pensiamo che Red sia passato di lì… >>, concluse secco il ragazzo.
Ash fece capolino tra i ragazzi più grandi.
<< che cosa stiamo aspettando allora? Partiamo! >>
Gold girò lo sguardo verso Adam e May.
<< non guardate me, io non sono del posto. Piuttosto…voi due da dove passereste? >>
<< ci sono due modi per arrivare a Ciclamipoli: il primo è tornare indietro e imbarcarsi per porto Selcepoli per poi incamminarsi dritti verso la città, mentre il secondo è più breve, ma è attraverso il tunnel Menferro >>, disse prima il ragazzo.
L’altra lo guardò un po’ sbigottita.
<< pensavo che il tunnel Menferro fosse temporaneamente chiuso per le indagini che stanno facendo sul posto. Non possiamo passare di lì >>.
<< perché? Cosa è successo? >>, chiese il bambino preoccupato.
<< delle persone molto poco raccomandabili hanno fatto delle cose terribili ai passanti che usavano il traforo nella montagna per un sacco di tempo. tutt’ora si nascondono tra le diramazioni sotterranee non accessibili al pubblico >>, continuò.
Gold sorrise.
<< beh…se fossi qualcuno che non vuole essere trovato è proprio lì che passerei: perché lasciare tracce spendendo soldi per un traghetto in bella vista? Red non si fermerebbe certo davanti a dei teppisti che si nascondono tra le rocce >>, osservò divertito.
<< Gold ha ragione: se il nostro uomo dovesse aver lasciato tracce, forse lo ha fatto laggiù >>, fece eco Adam.
<< “Gold ha ragione”? questa frase la incornicio sai? >>, sogghignò compiaciuto il moro dagli occhi dorati.
<< fa un po’ come ti pare… >>
La ragazza ancora non capiva: avrebbero dovuto infrangere la legge e mettersi in pericolo in delle zone probabilmente ancora frequentate da dei criminali?
<< non so se è cosa buona andare in quel posto e poi abbiamo Ash con noi: non possiamo metterlo in pericolo >>. May stava cercando invano di sottolineare la natura controversa delle loro idee.
Lo zoppo si schiarì la gola.
<< a proposito di questo…come te la cavi con i tuoi pokémon? >>
Lei arrossì lievemente sulle guance.
<< in che senso? Intendi dire…con le lotte? >>
<< in una qualunque altra occasione ti avrei detto di sì, ma in questo caso si tratta di vera e propria autodifesa: non sappiamo chi possiamo trovare laggiù… >>
Ash si alzò in piedi, cercando di sfruttare al meglio la sua statura per svettare su tutto il gruppo. Agli occhi di tutti avrebbe potuto tranquillamente essere una scena spassosa.
<< se qualche manigoldo prova a fermarci ci penserò io! gli farò vedere cosa siamo in grado di fare io e il mio pikachu! >>
Gold gli mise una mano sulla spalla.
<< Ash…purtroppo in situazioni come queste non va esattamente in questo modo >>
<< in che senso? >>
<< nel senso che… >>
<< nel senso che stiamo parlando di persone che vogliono farti del male, non di allenatori che cercano una sfida, tienilo sempre a mente Ash. in ogni caso…cosa riesci a fare May? >>, li interruppe Adam.
La castana si aggiustò i capelli.
<< anche se faccio la ricercatrice a tempo pieno non me la cavo male con queste cose. Sapete, ho viaggiato molto anche io e ho vinto le medaglie di tutte le palestre di Hoenn >>

il bastone da passeggio rintoccò sul pavimento piastrellato
<< ottimo allora. Ormai è scesa la sera e non possiamo certo partire di notte. Direi che sarebbe meglio passare la notte qua al centro pokémon per poi partire domattina >>.
Tutti erano d’accordo, così si alzarono.
<< voi andate pure alla reception, io chiamo un secondo il professor Birch per avvisarlo del fatto che prendo le ferie per questo periodo >>, disse cinguettando la ragazza.
* ehi Adam…tutto bene? *
* credo di sì. Fino a quando la teniamo con noi, le informazioni su Red e la sua scomparsa non verranno divulgate. Se qualcuno scopre che stiamo indagando per conto nostro sulla sparizione di qualcuno senza contemplare le forze dell’ordine finiamo tutti nella merda… *
--
Poche ore dopo, sera, centro pokémon di Ferruggipoli, camera di May.
La ragazza se ne stava seduta sulle lenzuola del letto, cercando di ammazzare il tempo e di dare un’occhiata alle chat sul suo telefono.
Ogni tanto si guardava attorno, notando quanto tempo fosse passato dall’ultima volta in cui era stata in una di quelle stanze fornite gratuitamente dai centri pokémon agli allenatori di passaggio.
L’ultima volta ci era stata con Brandon parecchi anni prima, ma provò temporaneamente a non pensare a quel dettaglio. Da quando era diventata ufficialmente una ricercatrice a tempo pieno in collaborazione col professor Birch, aveva abbandonato i suoi viaggi alla “vecchia maniera”, dandosi ad una vita più dedita alla ricerca, con qualche viaggio di lavoro e ricerche sul campo che davano un senso di avventura decisamente diverso dai viaggi di esplorazione nei panni di un’allenatrice.
Si allungò per prendere lo zainò e lo avvicinò vicino a lei, prendendo da dentro la pokéball che conteneva il suo blaziken.
“è molto che non lottiamo, non è vero?”
A quel pensiero sorrise: si era scordata del fascino di viaggiare in gruppo verso una meta ancora da stabilire.
Tornò subito dopo a guardare il cellulare.
C’era qualche amica che chiedeva come stava e un augurio di buone ferie da parte del professor Birch.
“penso proprio di aver fatto bene a non dirgli che cosa faccio durante i miei giorni liberi…”
L’occhio le fuggì su una chat in particolare.
Si vedeva l’anteprima dei suoi ultimi messaggi col suo ex-fidanzato.
- ci vediamo domani amore -, erano le ultime parole scambiate online prima che il ragazzo decidesse di vederla giusto per scaricarla.
Aveva capito il motivo per cui lo aveva fatto, ma May non riusciva ancora a concepire come Brandon avesse potuto buttare via anni di relazione per concentrarsi solo sulla carriera.
“tu mi rallenti, adesso ho una carriera da campione della lega alla quale devo star dietro, non posso spendere energie anche per te, mi rallenteresti!”
Quelle erano le ultime parole che le aveva detto di persona, e quelle sì che se le ricordava bene.
“non lo avrei mai rallentato: quando mi disse che era diventato campione ero fiera di lui…e lui mi ha gettato via come fosse niente. Credo che sia anche inutile continuare a pensarci, tanto ormai è andata così. E poi…non mi rimetterei per nulla al mondo con un verme del genere”
Era una ragazza forte, ma di certo non avrebbe potuto riprendersi come se nulla fosse successo. Serviva tempo e questo lei lo sapeva.
Ad un certo punto, la bruna sentì bussare alla porta.
<< chi è? >>, chiese cercando di uscire dalle sue riflessioni.
<< ehi May, sono Ash, posso entrare? >>
<< Ash! certo entra pure >>
Il ragazzino fece capolino per poi entrare timidamente nella stanza. La ricercatrice di Albanova non riusciva a capire il perché di tale visita.
<< scusa se ti disturbo >>, continuò Ash col suo pikachu sulla spalla che faceva un cenno di saluto con la zampetta.
<< ma figurati, anzi è una bella sorpresa. Dimmi tutto >>
<< io e pikachu volevamo solo sapere come stai. Ti abbiamo vista molto giù di corda oggi >>
May sembrava sorpresa: quello era davvero un gesto davvero brillante per un ragazzino della sua età, anche se difficilmente avrebbe potuto sfogarsi con lui di certi argomenti.
<< grazie davvero ragazzi. Non preoccupatevi sto bene, devo solo…metabolizzare un paio di cose. È tanto che non riparto come allenatrice >>
<< capisco. Sai, ho viaggiato molto e pensavo che questa faccenda fosse un po’ come tutte le altre, ma ogni volta che Gold e Adam parlano poi mi ricordo che è una cosa nuova per me >>, rispose il bimbo.
May fece uno sguardo premuroso.
<< non preoccuparti Ash, anche per me questa è una cosa nuova. Non sono mai dovuta andare a cercare una specie di leggenda scomparsa, tantomeno infrangere la legge per farlo. È normale che tu sia spaventato >>
<< suppongo di sì. Sai May, a me e a pikachu sembri una tipa molto simpatica. Sono contento di viaggiare con te, Gold e Adam >>
Lei pensò a quello che aveva detto l’altro.
“beh, in effetti sembra molto affezionato a Gold…ma Adam? Non li ho mai visti parlare molto…quel ragazzo è così strano”
<< grazie Ash, anche tu e pikachu mi state simpatici! Da quello che ho capito Gold ti sta già dando molti consigli sulle lotte di pokémon >>
<< altroché! >>
<< e che mi dici di Adam? >>
Ash sembrava non sapere che cosa dire.
<< Adam? >>
<< sì, nel senso…non avete mai parlato? >>, continuò May curiosa.
<< in realtà solo una volta, ma è stato quando mi ha sgridato… >>
<< che vuoi dire? Ti ha sgridato? E per cosa? >>
Quello sembrò un po’ tentennare al ricordo di quella lotta sulla spiaggia.
<< l’ho fatto innervosire perché ho insistito troppo nel voler lottare con lui. Alla fine, mi ha affrontato con Evelyn ed è successo un casino >>
La ragazza crucciò la faccia.
<< ovvero? Con me puoi parlarne >>
<< il mio pikachu è stato sbalzato via ancor prima di raggiungere Evelyn. Si è alzato un gran polverone, poi ho visto il mio amico davanti ai miei piedi svenuto. A quel punto Adam mi ha raggiunto e mi ha sgridato, dicendo che dovevo crescere. Mi ha buttato accanto una ricarica totale e mi ha fatto correre al centro pokémon per guarire pikachu >>
<< non è bastata la ricarica totale? >>
<< purtroppo no: era ridotto troppo male e ha dovuto passare la notte al centro pokémon per riprendersi del tutto >>
<< cavolo, certo che avrebbe potuto essere più gentile con te! gli hai chiesto solo una lotta! E poi non è un allenatore anche lui? >>
<< è quello che ho pensato anch’io, ma poi mi ha detto che odia le lotte pokémon >>
“tutto questo non ha senso…come mai un ragazzo adulto e vaccinato come Adam riduce in quel modo un povero pikachu?”
<< capisco. Beh, io in ogni caso sono una ricercatrice, quindi quando tu o il tuo pikachu avete bisogno di qualcosa potete venire benissimo da me, d’accordo? >>
<< grazie mille, lo faremo! Ehi May… >>
<< dimmi >>
<< tu dici che domani sarà rischioso? Intendo dire…il tunnel Menferro… >>
<< Ash, non preoccuparti: staremo tutti insieme, quindi non possono farci nulla. E poi…abbiamo Gold con noi, giusto? Inoltre, penso proprio che anche Adam sarà utile. Se quello che mi hai raccontato è vero, non deve essere così scarso come dice. Comunque, su una cosa puoi stare tranquillo: non permetterò che rimetta K.O. il tuo amico, altrimenti andrò a dirgliene quattro >>, finì facendo l’occhiolino.
Entrambi risero per poi darsi la buonanotte.
---
Nel frattempo, nel corridoio più vicino…
Gold non riusciva a dormire: non sopportava l’idea di non poter prendere sonno, ma ormai in quei giorni ci stava facendo il callo.
“fanculo…”, era l’unica cosa a cui riusciva a pensare.
Camminava in ciabatte per il corridoio, notando con curiosità la differenza tra le strutture dei centri pokémon di Hoenn rispetto a quelle di Johto.
Non gli mancava casa sua, anche perché era sempre stato uno spirito libero, desideroso di viaggiare e, soprattutto, di mettersi in gioco.
Tra i pensieri che ronzavano nella sua testa c’era la madre di Red: lei e la sua lettera stropicciata.
“penso che quando tornerò a Johto farò visita a mia madre…”
Riuscì finalmente ad arrivare a destinazione.
Ancora una volta, una porta lo divideva da Adam e il suo strano pokémon e, ancora una volta, non capiva se volesse davvero parlare con lui.
“non sono sicuro, ma non possiamo continuare a viaggiare in questo modo. E poi…stavolta non si tratta di me…”
Stava per bussare, quando però vide l’entrata lievemente aperta, come se qualcuno si fosse distrattamente dimenticato di chiuderla.
Le luci della camera erano accese e avrebbe giurato di sentire la televisione fare da sottofondo all’ambiente.
Un poco stranito, provò a capire se ci fosse dentro qualcuno o se i due fossero usciti per qualche attimo.
<< ehm…c’è nessuno? >>, provò a chiedere Gold.
Quando non udì alcuna risposta, spinse delicatamente la porta per aprirla per poi entrare.
Notò quanto il corridoio fosse maledettamente ordinato, come se nessuno avesse mai occupato la camera.
Quando superò il piccolo passaggio, vide finalmente il letto matrimoniale, con i due seduti a gambe incrociate sopra di esso.
“non mi hanno neanche sentito. Un momento…che stanno facendo?!”
i due erano attorno a una scacchiera ed Evelyn stava muovendo attentamente uno dei pezzi mentre sorrideva al suo avversario temporaneo.
Intanto, Adam si accarezzava la barbetta appena visibile, ruotando gli occhi verdi e marroni sul campo di battaglia per prevedere le future probabili mosse della sua amica.
<< cazzarola Eve, se continui così rischio di perdere, ma non montarti la testa hehe >>
Lui sembrava davvero diverso dal solito e Gold sembrava quasi incuriosito dalla scena. Avrebbe giurato di vedere Evelyn prendere il respiro, come se dovesse emettere una sorta di verso, quando tutto a un tratto però perse l’equilibrio e cadde rovinosamente sul pavimento.
Adam si girò di scatto verso l’angolo della stanzetta, mentre Evelyn sussultò, facendo arrivare la sua prima testimonianza sonora alle orecchie dello sventurato ancora disteso a terra che si stava massaggiando la testa tra un’imprecazione e un’altra.
<< Gold! Che cazzo stai facendo?! Ci hai fatto prendere un colpo! >>, disse lo zoppo mentre raccattava i pezzi dalla scacchiera per poterla rimettere a posto.
Il ragazzo di Johto si rialzò con la testa che ancora pulsava.
“maledizione…questa sì che è una bella figura di merda…”, pensò.
Aveva sicuramente interrotto un qualche momento di intimità tra l’allenatore e il suo pokémon, ma ancora sentiva troppo dolore per curarsene davvero.
<< ehm…ciao ragazzi. Scusate se vi ho spaventato, non volevo! Ho visto la porta aperta e non riuscivo a capire se foste dentro o meno. Non sapevo che Evelyn sapesse giocare a scacchi, non pensavo nemmeno che un pokémon fosse in grado di farlo. Non dovevate interrompere, davvero >>, disse poi con la massima tranquillità.
La gardevoir era rossa come un peperone e Adam non era da meno.
<< sappiamo a memoria dove stavano i pezzi, quindi riprenderemo un’altra volta. In ogni caso…che cosa vuoi? Mi sono semplicemente dimenticato di lasciare la porta aperta… >>, disse quest’ultimo irritato.
<< volevo parlarti, ma a questo punto suppongo che tu mi voglia fuori di qui il prima possibile.
Quello alzò un sopracciglio.
<< beh, ormai il disturbo lo hai creato, quindi se è una cosa importante dilla adesso >>
Gold sbuffò.
<< senti, lo so che ho fatto una cazzata e mi dispiace m- >>
<< aspetta…ti dispiace? >>, chiese divertito lo zoppo. << adesso sono io che ho una frase da incorniciare >>.
<< vedi un po’ tu Adam. In ogni caso non possiamo continuare così… >>
<< così come? >>
<< so che ti sto sulle palle: non ci vuole un genio per capirlo e tu me lo hai fatto intendere in modo abbastanza evidente. Mi hai chiesto una mano per ritrovare Red e sto facendo del mio meglio, ma non possiamo continuare questo viaggio assieme se continuiamo a discutere continuamente su ogni cagata >>
<< tu…stai cercando di essere carino con me? >>, chiese l’altro.
<< no, nel senso…sto cercando di rendere il tutto un po’ più…pacifico ecco, quindi te lo dico e basta: non mi va di sorbire tutte le freddure che fornisci a me e ad Ash, che cavolo ma che ti avremo mai fatto? perché fai così con tutti? mi stupisce che ancora non abbia detto qualcosa di sgarbato a May… >>
<< lei ancora non mi ha infastidito in alcun modo, e poi che te lo spiego a fare? >>
<< non mi importa del perché lo fai: io ti ho detto cosa penso, poi vedrai tu cosa fare. in ogni caso non sono qui per questo >>
A quel punto Adam provò ad alzarsi in piedi, quando però il suo piede destro tocco terra, in contemporanea vide il suo tutore appoggiato sul comodino.
“cazzo, sono in pigiama e senza tutore, cosa credo di fare?”
Gold lo vide riappoggiarsi sul letto sconfitto per poi aprir bocca di nuovo.
<< quindi tutta la tiritera che hai fatto non è il motivo per il quale sei venuto qui…e allora cos’hai di tanto importante da dirmi? >>


<< volevo dirti che oggi probabilmente ho fatto una stronzata con May. Non credo che avrei dovuto acconsentire a nome di tutti quando ha detto di voler venire con noi >>
<< hai preso la scelta migliore tra quelle disponibili Gold… >>, rispose l’altro mentre continuava a disporre i pezzi degli scacchi nella scatola in modo molto elegante, come se ogni movimento della mano avesse un senso ben preciso.
<< ovvero? >>
<< nel senso che l’unico modo che avevamo per tenerla d’occhio e assicurarci che la segretezza della missione rimanesse al sicuro era farla venire con noi. Per quanto mi duole dirlo è così. Per fortuna non sapevi cosa hanno combinato quei criminali nei tunnel, altrimenti non l’avresti mai fatta venire con noi >>
<< non lo avrei fatto? perché è una ricercatrice che non ne sa nulla di queste cose? A me lei sembra una in gamba… >>
Lo sguardo di Adam diventò torvo.
<< no…perché è una ragazza… >>
<< capisco…in ogni caso la questione era questa. >>
<< dunque: prima mi dai del bastardo e poi mi dici che probabilmente hai fatto male a decidere anche per il bastardo…non è che prima mi hai dato contro per pararti il culo per dopo? >>
Il ragazzo dagli occhi dorati non sapeva se quello fosse ironico o meno, ma per lui era irrilevante.
<< no, nessuna paraculata: era semplicemente quello che penso. In ogni caso scusate il disturbo, buona notte >>, disse Gold prima di avviarsi verso l’uscita.
<< passa una buona notte Gold, che forse domani ne vedremo delle belle >>
La risposta fu il click della porta della stanza che si chiudeva.
Il silenzio cadde sul posto per qualche secondo, fino a quando il ragazzo non guardò negli occhi il suo pokémon.
* Gold… *, fu l’unica cosa che riuscì a comunicare.
* Sai Adam, non so se sarebbe in grado di capirci… *, rispose lei abbassando lo sguardo.
* no, non potrebbe: non credo che qualcuno in generale possa capirci… *
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La mattina dopo, percorso 116.
I quattro erano appena arrivati al percorso 116, poco a est di Ferruggipoli.
Avevano tutti dormito bene ed erano abbastanza pronti per la giornata, anche grazie a qualche acquisto di sicurezza fatto ai market della città.
Stavano calpestando l’erba della zona, godendosi il sole che stava innalzandosi nel cielo.
In quel momento, regnava una pace così bella che quasi nessun pokémon selvatico si azzardava a rompere quel silenzio soave col proprio verso.
Mentre avanzavano, Adam vide un taillow starsene ad osservare il gruppo che avanzava verso la meta. Sorrise, prima che il volatile si librasse in aria per poi andarsene chissà dove.
“giusto, quasi dimenticavo”
<< ehi ragazzi, per quanto ne sappiamo, potremmo avere bisogno di queste >>, disse il ragazzo.
Mentre gli altri lo guardavano incuriositi, estrasse delle torce dalla tracolla che se ne stava aderente al suo corpo.
Tutti annuirono, chiedendosi come avrebbe potuto essere illuminato il tunnel Menferro, se dalla polizia, oppure pattugliato costantemente dai criminali rifugiati al suo interno.
<< grazie Adam… >>, gli disse May. Lei era ancora poco convinta di passare per quella zona e la cosa era piuttosto evidente.
<< di niente, non c’è problema >> rispose cupo.
* so cosa pensi… * irruppe Evelyn nella sua mente.
* sai Eve, la cosa inizia a farsi seria. C’è sempre stato un motivo per cui volevo partire solo con Gold. Non sono preoccupato per noi due, tantomeno per il campione di Johto che ci cammina accanto. Sappiamo cavarcela abbastanza bene per uscirne senza problemi. Ma May ed Ash…dovremo occuparci anche di loro… *
* proprio così Adam, credo che faremmo meglio a prendere uno di loro da tenere d’occhio e far stare l’altra persona vicino a Gold *
* ottima idea Eve*
<< Gold… >>, richiamò lo zoppo.
Quello si girò verso di lui.
<< vieni, devo dirti una cosa… >>
May si girò verso loro due.
<< va tutto bene ragazzi? >>, chiese May con curiosità.
<< non preoccuparti May, è una cosa da niente >>, rispose composto lo storpio.
Il giovane dagli occhi dorati si ritrovò vicino al tipo coi lunghi capelli mori che se ne stava a zoppicare poco prima del resto del gruppo.
<< dimmi Adam, cosa c’è? >>
<< ascolta Gold, so benissimo che te la puoi cavare senza alcun problema: per te dei cazzoni che si nascondono in delle gallerie sotterranee non dovrebbero essere un problema >>
<< è esatto. Dunque…qual è il problema? >>
Adam indicò gli altri due col bastone senza farsi vedere.
<< loro ce la possono fare? Ash non è male, ma è ancora un bambino e ci sono cose sul mondo dei grandi che ancora deve imparare. Per quanto riguarda May…non ho la minima idea del suo livello >>
<< vuoi tenerli d’occhio? Non è che poi diventi troppo altruista? >>, replicò Gold.
<< semplicemente non li voglio sulla coscienza…perché tu non stai vicino ad uno dei due e io all’altra persona? Ovviamente non gli stiamo attaccati come parassiti. È solo per sicurezza. Non c’è neanche bisogno che lo spieghiamo a loro >>
<< non li vuoi sulla coscienza eh? Non pensavo che ne avessi una, hehe. In ogni caso non penso che sia una brutta idea. Io ho promesso ad Ash che sarei stato la sua guida, quindi lo terrò d’occhio esattamente come ho sempre fatto >>
<< allora io penso a May, puoi andare… >>
<< non ti è piaciuta la battuta sulla coscienza? >>
<< evapora Gold… >>
Quest’ultimo rise e raggiunse di nuovo il resto del gruppo.
Continuarono a camminare, notando finalmente la parete occidentale del Tunnel Menferro: una delle uniche parti in contatto diretto con la superficie.
<< ecco, siamo quasi arrivati >>, dichiarò May.
<< ehi Ash, ci sei mai passato per il tunnel Menferro? >>, continuò.
<< sì, molto tempo fa. È cambiato molto negli ultimi tempi? >>
<< sì, molto: Oltre che a espandere il percorso percorribile a piedi, hanno anche aggiunto qualche sbocco per le miniere. È una zona molto particolare dove far passare anche i cittadini >>


Poco dopo, si ritrovarono davanti alla parete della montagna, accanto alla quale vi era una piccola locanda di legno con soli due piani.
Una volta arrivati nei pressi di quella vecchia casetta, la prima cosa che notò Gold furono i grossi striscioni gialli fluorescente legati alla palizzata attorno all’edificio che andavano a sbarrare l’entrata, oltre ad altre fasce spesse di nastro adesivo messo sulle finestre e altre parti particolari.
<< ma che cavolo è successo qui? >>, pensò ad alta voce mentre gli altri si fermavano vicino a lui.
<< il primo crimine commesso da quei tizi del sottosuolo è stato fatto qui >>, rispose May.
<< e cosa è successo? >>, chiese Ash.
<< qua ci dormono i minatori che lavorano al tunnel e alle miniere annesse. Hanno picchiato uno dei lavoratori, lo hanno derubato e hanno sfasciato tutti gli interni di questa locanda. Inoltre… >>, replicò Adam puntando il bastone contro la zona più vicina alla grotta.
Il gruppo una serie di inferriate alte circa tre metri poste attorno all’ingresso del tunnel Menferro.
Sopra di esse, una rete metallica impediva qualunque accesso dall’alto.
<< …hanno chiuso l’accesso al pubblico, esattamente come aveva detto May >>, concluse.
Stettero qualche attimo ad osservare quello scheletro di cavi d’acciaio che impediva l’accesso al tunnel Menferro.
In quel momento, più che un passaggio sotterraneo sembrava un bunker impenetrabile.
<< e adesso come facciamo ad oltrepassarlo? >>, chiese il ragazzino col pikachu ancora sulla sua spalla.
<< non possiamo sfondarlo o attraversarlo direttamente: ci sono delle telecamere >>, osservò Gold.
<< e se ci becca la polizia siamo rovinati… >>, continuò May.
<< dobbiamo trovare un modo per aggirare la recinzione. Non possiamo mandare in tilt le telecamere, altrimenti qualche sbirro verrebbe a controllare per risolvere il problema. Dobbiamo fare in modo diverso >>, dichiarò Adam sfilando la sua fidata sigaretta elettronica e iniziando a far nuvole di vapore.
Il ragazzo di Johto sembrò innervosirsi.
<< da quanto va avanti questa storia? Certo che ad Hoenn dovete fare per forza le cose in grande… >>
<< va avanti da una settimana circa… >>
Cercarono una soluzione, camminando attorno alla recinzione in modo che i passi li aiutassero a riflettere.
Ash aveva lasciato il suo pikachu a zonzo, in modo tale da lasciarlo svagare un po’ intanto che tutti ragionavano su un eventuale risposta al problema. Poco dopo, il piccolo pokémon elettro tornò dal proprio allenatore.
<< ehi pikachu, sei tornato! Cosa c’è? >>
Il ragazzino era molto incuriosito dal suo amichetto, dato che quest’ultimo zompettava a destra e a manca per attirare l’attenzione su di sé.
<< vuoi che ti seguiamo? >>, continuò il piccolo allenatore di Biancavilla.
Il resto del gruppo cominciò a notare la cosa e si avvicinò al topo elettrico.
<< che succede? >>, chiese Gold.
<< sembra che il pikachu di Ash abbia notato qualcosa che lo incuriosisce: è un comportamento abbastanza comune per questa specie, anche se da come si atteggia sembra che sia qualcosa di importante >>, osservò May.
<< in effetti spesso fa così quando è contento per qualcosa… >>, rispose il bambino.
<< beh, direi che invece di starcene qui a fare supposizioni potremmo direttamente tradurre, anche perché non vorrei rischiare di seguirlo per una causa inutile: dobbiamo trovare una soluzione per la recinzione… >>, disse poi Adam.
Gold si girò verso di lui.
<< che intendi dire? Non abbiamo mica un vocabolario per tradurre quello che pensa >>
<< no, non lo abbiamo. In compenso abbiamo qualcuno di meglio >>, continuò lo zoppo.
*Eve, mia cara…puoi farlo tu per favore? Non serve che ti canalizzi attraverso di me: puoi riferirmelo tranquillamente dopo *
Gli altri osservavano Il ragazzo e la sua gardevoir che si guardavano. Il pokémon subito dopo annuì e si diresse verso il pikachu.
Si chinò e lo guardò direttamente negli occhi.
Bastò qualche secondo prima che l’allenatore del tipo psico si rivolgesse al resto del gruppo.
<< forse pikachu ha trovato un’entrata. A questo punto direi di seguirlo… >>, dichiarò freddamente.
<< aspetta…Evelyn lo ha capito da pikachu e lo ha detto a te in così poco tempo? >>, chiese May sorpresa.
<< un’ottima domanda per un altro momento. Seguiamo il pikachu di Ash >>
Il pikachu partì a passo svelto, girandosi di tanto in tanto per vedere se il gruppo stesse al suo passo.
“se continuo così dovrò prendere il doppio di pillole antidolorifiche”, pensava intanto Adam.
Alla fine, arrivarono tutti in una zona più isolata, dove la recinzione comunque continuava.
Tuttavia, in essa era presente un piccolo squarcio dalla forma irregolare.
<< ma porc…qualcuno è passato attraverso. Nessuno se n’è accorto? >>, esclamò il campione di Johto.
<< state lontani! >>, seguì subito lo storpio.
Questo prese la bottiglia d’acqua dalla tracolla e si bagnò le mani. Subito dopo, con un rapido scatto delle dita schizzò d’acqua la recinzione. Quando il liquido entrò in contatto col metallo, iniziò subito a sfrigolare.
<< la recinzione è elettrificata. Hanno fatto in modo che i criminali non escano. Vogliono prenderli per sfinimento… >> continuò.
<< cavoli, andiamo sul pensante. In ogni caso il foro nella recinzione sembra sia stato fatto col calore. Chiunque sia passato di qui ha letteralmente liquefatto il metallo per creare il passaggio senza toccare niente >>, osservò il ragazzo dagli occhi dorati.
<< il tuo Typhlosion può fare una cosa del genere? >>
<< beh, incenerire un bersaglio è una cosa, ma fondere l’acciaio è un’altra. Ce la potrebbe fare, ma non con pochi sforzi >>
<< se è così, la persona che è entrata doveva saperne abbastanza di queste cose, oltre ad avere un pokémon di tipo fuoco davvero potente >>.
<< beh Adam, anche tu pare abbia parecchia esperienza. In ogni caso...perché qui? Le telecamere non hanno visto l’intrusione? >>
<< ho solo letto un paio di libri…comunque se non è scoppiato un casino vuol dire che questo è uno dei pochi punti cechi della videosorveglianza, se non l’unico… >>
Ash e May osservarono curiosi uno dei pochi momenti in cui i due stavano collaborando.
<< dunque…entriamo per di qua? >>, chiese May.
<< se non sei convinta…non ti obblighiamo a seguirci. Posso capirlo May…È una decisione che posso rispettare... >> rispose Adam.
<< no: ho detto che avrei dato una mano e così farò >>
<< bene, allora andiamo… >>
Una volta scavalcata la recinzione, i cinque raggirarono facilmente le vie principali per arrivare finalmente davanti all’entrata del tunnel Menferro.
<< ehi Ash, è merito del tuo pikachu se abbiamo trovato il modo di entrare. Se quel pokémon è così furbo scommetto che è anche grazie al tempo che ha passato con te. Sei stato in gamba >>, disse Gold al ragazzino scompigliandogli i capelli.
La ragazza si avvicinò allo zoppo mentre si dirigeva assieme al gruppo all’entrata per il sottosuolo.
<< ehi Adam. Sai, probabilmente gli altri non lo hanno notato, ma essendo una ricercatrice ho potuto vedere quanto sia stata brava la tua gardevoir. Dì un po’, usate la telecinesi? In ogni caso, se non vi dispiace, vorrei fare un paio di ricerche su di lei. Ovviamente se la cosa non vi disturba >>
Evelyn si girò verso il suo amico, arrossendo in maniera piuttosto evidente.
May osservò curiosa la reazione dell’allenatore, la quale sembrava essere la medesima.
<< beh, non capisco cosa ci sia di così intrigante in una semplice telecinesi: sicuramente sai meglio di me che i pokémon psico hanno capacità simili >>
<< certamente. Solo che…siete stati davvero molto veloci. Non è una cosa che vedo spesso >>
<< capisco. Tuttavia, mi dispiace, ma non credo che Evelyn voglia sottoporsi a un qualunque tipo di test, quindi… >>
 Per quanto lui non fosse arrabbiato, sembrava che le domande e i complimenti della ricercatrice non lo rendessero neanche troppo contento.
Tuttavia, May gli rispose raggiante.
<< non preoccuparti, è ok >>
<< ottimo. Adesso dovrò chiederti di stare molto attenta: anche tu sai dove stiamo entrando e non sappiamo chi possiamo incontrare >>
<< certamente >>
Lo zoppo fece un cenno anche al resto del gruppo.
<< ragazzi, non accendiamo subito le torce. Meno ci facciamo notare, minori sono le possibilità di fare brutti incontri… >>

Tunnel Menferro, sottosuolo.
 
Subito appena aver abbandonato la luce del mondo esterno, il gruppo si ritrovò davanti alla gigantesca fila di luci artificiali che illuminavano il tunnel Menferro.
Per quanto ci fosse un impianto di illuminazione davvero degno di nota, metà delle lampade erano spente, forse proprio a causa delle indagini che stavano svolgendo nel grande traforo.
C’erano striscioni della polizia ovunque e i cinque avrebbero dovuto togliersi di torno in fretta, in modo da evitare di incontrare eventuali ronde nel tunnel principale che avrebbe dovuto essere percorribile ai civili.
<< dunque ragazzi, da dove passiamo? Questo posto non mi piace un gran ché >>, sussurrò Gold.
<< se non ricordo male, da quando hanno iniziato ad ampliare la struttura sotterranea hanno creato un accesso principale alle altre zone, quelle non dedicate a quelli come noi per intenderci… >>, rispose Adam.
<< dove portano? >>, chiese Ash.
<< dal momento che non sono collegate all’uscita principale, sicuramente portano all’esterno >>, disse May.
<< Red è sicuramente passato di lì, ne sono certo… >>, commentò il ragazzo di Johto in modo sicuro.
Si avviarono nel modo più veloce possibile nel condotto che portava nelle zone inferiori.
Poco dopo, si ritrovarono infatti ad un portone di ferro con una fioca luce al neon sopra di essa. Il tutto, assieme alle pareti di cemento armato integrate con la roccia circostante all’ingresso, andava a formare un’atmosfera davvero tetra.
<< che facciamo con gli striscioni della polizia? >>, chiese May.
Il campione si girò verso di lei facendo l’occhiolino.
<< non credo che a qualcuno dispiacerà se per una volta li togliamo di mezzo >>
Questo prese un coltellino dal suo zainetto, tagliando minuziosamente i nastri gialli.
<< fai in fretta Gold. Non credo che sarebbe bello incontrare proprio adesso qualche sbirro… >>, lo incitò lo zoppo.
<< lo so, lo so. Ecco fatto, questo era l’ultimo… >>
Aprirono lentamente la porta, che in risposta li accolse con un lento e lieve cigolio raccapricciante.
Subito dopo aver attraversato la soglia, si ricordarono ancora una volta perché questa fosse bloccata dalle forze dell’ordine: quella era sicuramente la zona dove vi erano stati più avvistamenti.
Stavolta però, non riuscivano a vedere nemmeno a un metro di distanza.
<< qui è tutto buio… >>, disse Ash.
<< ragazzi, penso che stavolta siamo costretti ad usare le torce, altrimenti non riusciremo a fare neanche un passo. Stiamo vicini… >>, disse Adam subito dopo.
Come si era accordato con Gold, quest’ultimo stette vicino al ragazzino mentre lui alla ragazza.
Quando le torce furono accese, il gruppo si ritrovò davanti ad un panorama che sembrava davvero surreale.
<< ma che cavolo è successo? Non mi avevate detto che il tunnel Menferro avesse tutte queste diramazioni. Saranno a decine! >> il ragazzo dagli occhi dorati sembrava davvero sorpreso.
<< infatti non c’erano, sono state scavate… >>, rispose Adam.
<< credo che questi tizi abbiano usato degli onix o degli steelix. Ovviamente sono tutte gallerie scavate sul momento, quindi non abbiamo neanche la certezza che il soffitto rimanga stabile >>, osservò la ragazza.
* merda Eve, hai visto che roba? Teniamoci pronti in caso di bisogno *
<< se quello che dice May è vero, allora manteniamoci sul condotto principale. Tirate tutti fuori i vostri pokémon: è meglio tenersi pronti in questi casi >>, dichiarò lo storpio.
Gold fece uscire Exbo, il quale si ritrovò a contemplare l’oscurità del sottosuolo infilzata dai fasci di luce delle torce.
<< ehi bello, non preoccuparti. Cerchiamo di non fare rumore >>, gli disse il suo allenatore mentre poggiava una mano sulla sua spalla.
La ragazza prese una pokéball dalla sua cintura e fece schiudere il meccanismo. Subito dopo, un blaziken uscì dal marchingegno.
Era la prima volta che tutti vedevano il pokémon di May, ma quello non era certo il momento per fare commenti.
Iniziarono ad avanzare, cercando di tenere le orecchie ben tese e osservando l’entrata di ogni tunnel artigianale che vedevano passarsi ai fianchi.
Continuarono per qualche minuto, senza che però nessuno si palesasse.
<< non è che sono andati tutti quanti via? siamo sicuri che quei vandali siano ancora nascosti nel sottosuolo? >>, chiese Ash sottovoce a quello che considerava il proprio maestro.
<< difficile a dirsi, ma non credo che lascerebbero questo postaccio dopo tutto il casino che hanno fatto per scavare queste gallerie. Non mi stupisce che la polizia non li abbia ancora trovati: per loro ormai questo labirinto è come una casa >>
Subito dopo aver pronunciato quella frase, Adam fece un cenno al resto del gruppo.
<< credo di aver sentito qualcosa… >>
Si fermarono tutti sul posto, girandosi attorno come un ossesso mentre cercavano di illuminare le zone nei dintorni, come se volessero scacciare in qualche modo la densissima oscurità che ingoiava il sottosuolo.
All’improvviso, dal soffitto roccioso che stava nelle loro vicinanze si aprì uno squarcio, dal quale uscì un grosso arto artigliato, sul quale tutti stavano puntando nervosamente le torce.
<< e quello cos’è?! >>, chiese Ash. Non lo avrebbe mai ammesso ma, per quanto avesse vissuto molte avventure col suo pikachu, in quel momento aveva l’adrenalina a mille e la paura stava iniziando a pulsare attraverso le sue arterie.
Nello stesso momento, si udì delle risate provenire dalla zona del tunnel dietro di loro, seguita da una voce roca e inquietante.
<< bravo aggron…hai trovato i nostri ospiti >>
Altre risate iniziarono ad aggiungersi a quella iniziale, cosa che fece capire ai cinque di essere praticamente circondati.
Adam, senza perdere tempo, prese in mano la pokéball di Horus e lo fece uscire.
<< forza, via di qui! >>, urlò mentre saliva in groppa al suo pokémon, indicando col bastone uno dei tunnel davanti a loro.
<< che cavolo ti passa per la testa? Queste schifezze le hanno scavate loro! E se li incontriamo là dentro? >>, cercò di controbattere Gold.
qualcosa, probabilmente l’attacco di un pokémon, sfiorò la testa di quest’ultimo per andare a schiantarsi proprio vicino ai suoi piedi, sollevando un gran polverone e facendo schizzare schegge di pietra taglienti dappertutto.
<< non abbiamo alternative, via! >>.
Si introdussero nella galleria a gambe levate, eccetto Adam che, a causa del suo Handicap, era costretto a stare sul suo metagross. Oltre che per lui, c’era rimasto posto solo per Evelyn.
Iniziarono a correre a gambe levate brancolando nella semioscurità totale, sentendo qualcosa muoversi alle loro spalle mentre le scoppiettate dei colpi faceva perdere a chiunque la voglia di fermarsi.
<< cazzo, ci stanno addosso! >>, urlò May.
Una voce dal buio che stava alle loro calcagna si fece sentire.
<< avete sentito? C’è anche una ragazza! Stasera si festeggia a modo! >>
A quella si gelò il sangue.
<< dobbiamo rallentarli, altrimenti di qui non ne usciamo vivi! >>, disse Gold.
<< Exbo, crea un muro di fuoco, presto! >>, continuò.
Il pokémon non se lo fece ripetere due volte. Iniziò a correre lievemente dietro al gruppo prima di iniziare a sputare fuoco e fiamme dalla sua schiena. Come risultato, la zona del tunnel precedente ai cinque si incendiò per parecchi metri, illuminando temporaneamente parecchi metri di cunicolo.
Si sentirono anche delle grida disumane: Il typhlosion aveva dato fuoco ai corpi di alcuni sfortunati che malgrado avessero sentito gli ordini del ragazzo dati al suo compare, avevano stupidamente continuato ad avanzare.
<< figli di puttana! >>, si sentì dire dopo che le fiamme si spensero sulla roccia lasciando spazio ai vapori.
La roccia che formava il piccolo traforo tremava e i tutti continuavano la loro folle corsa per la sopravvivenza.
<< May, stai vicina a me! Gold, non perdere mai d’occhio Ash! questa stramaledetta struttura potrebbe crollarci addosso da un momento all’altro >>, disse Adam mentre Horus percorreva insieme agli altri il percorso con grosse falcate.
* non preoccuparti Eve, ne usciremo, in qualche modo… *
Improvvisamente, il percorso nel quale stavano camminando si interruppe, mostrando un incrocio che andava in due direzioni opposte.
<< dove andiamo? Non abbiamo tempo! >>, disse Ash.
<< andiamo a sinistra, se non mi sbaglio dovrebbe essere la parallela del percorso principale >>, disse Gold subito dopo.
Girarono velocemente e continuarono a correre in quello che stava diventando lentamente un labirinto sotterraneo.
Dalla parte opposta dell’incrocio, si udirono altri passi, come se un altro branco di folli si fosse unito all’inseguimento assieme a quelli di prima.
Non ebbero tempo di pensare alla cosa che videro davanti a loro l’aggron che avevano cercato di evitare poco addietro.
Era illuminato dalle torce durante la corsa e in quei pochi attimi di luce sfarfallante Adam riuscì a vedere l’allenatore del quale il bestione metallico seguiva gli ordini.
Pareva avesse la faccia sconvolta e i vestiti logori, come se la pazzia fosse l’unica cosa rimasta nella mente di quel criminale.
Si fermarono tutti un secondo, non sapendo più che direzione prendere.
<< ehilà stronzetti, che ne dite se ci divertiamo un po’ insieme? >>, disse il tale tirando fuori un coltello.
Ash sembrava quello più impaurito, anche se May avrebbe potuto ammettere che non si era mai ritrovata in una situazione del genere,
<< vaffanculo maledetto schizzato! >>, ringhiò Adam prima di dare un paio di colpetti sulla testa del suo metagross.
Quest’ultimo partì alla carica, andando incontro a quell’inquietante duo senza la minima intenzione di fermarsi.
<< via corriamo! >>, disse Gold che aveva già capito cosa intendesse fare il suo compagno di viaggio.
Il pokémon ferrarto travolse l’aggron e il suo allenatore in corsa, facendolo ruzzolare sotto le sue zampe i due disgraziati.
Gli altri passarono lontani dai due, i quali dovevano ancora riprendersi dalla valanga d’acciaio che li aveva investiti.
Tuttavia, più andavano avanti, più diramazioni si formavano. Infatti, non passò molto prima che si accorgessero di star andando alla ceca.
Come se la cosa non bastasse, più inoltravano, più altri pazzoidi si univano alla festa.
Li sentivano ridere e gridare nei tunnel e negli sbocchi vicini a loro: pareva fossero anche nei muri.
Due teppisti uscirono fuori da una delle entrate laterali assieme ai loro pokémon dagli occhi irrorati di sangue proprio accanto a May.
La ragazza si nascose dietro al suo blaziken, il quale colpì uno dei due uomini con un centripugno dritto in faccia.
Quello volò all’indietro e si schiantò sulla parete mentre una scia di sangue lo seguiva, macchiando anche le vesti della ricercatrice.
Sembrava un incubo ad occhi aperti: correvano, si guardavano indietro senza vedere nulla e prendevano un altro sbocco nell’oscuro labirinto nel sottosuolo.
Il pikachu avanzava assieme al suo padrone, quando improvvisamente sentì la terra tremare.
Saltò in corsa sulla spalla del bambino, cercando di avvisarlo per qualcosa di cui nemmeno lui era del tutto certo. Quando il moccioso se ne accorse non ebbe tuttavia neanche il tempo di provare a capire: dal pavimento del cunicolo sbuco fuori un onix che si pose davanti al gruppo.
 Spalancò la bocca ed emise un grido quanto roco e profondo quanto assordante. Nel frattempo, dietro ai cinque, un numero indefinibile di criminali stava a pochi metri di distanza.
Tutto tremò di nuovo e dei ciottoli cominciarono a piovere dal soffitto.
<< cazzo, se ci raggiungono siamo tutti morti! >> urlò Gold.
<< non è quello il problema, sta crollando tutto! Qualcuno distragga quei bastardi mentre mi occupo di quell’onix! >>
Ash, che stava dietro a gold, fece andare pikachu vicino ad Exbo. Il typhlosion, sotto ordine del suo allenatore, sputò una vampata incandescente dalla sua bocca. Il topo elettrico lo seguì usando fulmine.
Gli attacchi furono così potenti che nessuno ci capì più niente: alcuni dei criminali si gettarono d’istinto nei tunnel a fianco attraverso i passaggi, altri meno sfortunati erano proprio davanti ai due pokémon, andando così a formare un mucchio di persone ustionate a morte e folgorate.
Ash non guardava: non aveva mai visto qualcuno ridursi in quel modo e di certo non avrebbe cominciato a farlo adesso.
In tutto questo, Adam ed Evelyn agivano in contemporanea.
La gardevoir puntò un braccio verso la colossale serpe di roccia e il suo allenatore. Subito dopo, si sentì un grido subito prima che quelli venissero scaraventati via nell’oscurità del tunnel, creando un polverone pazzesco.
Subito dopo, sentì il caldo insopportabile causato proprio dal pokémon di Gold.
<< via di qui, usiamo questo passaggio! Davanti a noi la strada è ancora bloccata! >>, urlò subito dopo il suo allenatore.  
Nessuno se lo fece ripetere due volte, seguendo lo zoppo ed Evelyn che erano in groppa ad Horus.
Corsero tutti cercando di far luce con le torce, fino a quando rotolarono tutti per terra assieme alle loro uniche fonti di luce.
Era caduti da qualche parte, facendo un volo di qualche metro. Per pura fortuna, nessuno aveva subito grossi danni, se non qualche sbucciatura.
I rumori dei loro inseguitori si interruppe di colpo, lasciando perplessi e dubbiosi tutti quanti.
L’ansia però non era certo sparita e in momenti come questi non può far altro che uscire fuori.
<< adesso dove siamo? Cosa facciamo? >>, cominciò a chiedere Ash in preda al panico.
<< non lo so Ash, ma troveremo una soluzione. Sta tranquillo: insieme ce la possiamo fare >>, rispose Gold mentre cercava di vedere qualcosa.
<< ci siamo tutti? Ditemi che ci siamo tutti! >>, disse poco dopo May.
<< siamo tutti vivi…quello che non capisco è dove accidenti siamo finiti. Il terreno sembra improvvisamente diventato molto liscio… >>, rispose lo zoppo.
Improvvisamente, il gruppo venne accecato da una serie di lampade alogene che si accesero all’unisono.
Ci vollero una decina di secondi prima che gli occhi si abituassero alla luce, anche se in certo casi probabilmente sarebbe stato meglio non vedere nulla.
Infatti, erano finiti in una grossa camerata in cemento armato, circondati da ogni lato da individui in condizioni così pessime da sembrare animali. Assieme a loro, parecchi pokémon di tipo roccia, spettro e acciaio se ne stavano imbambolati con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta.
“cazzo, sembra che siamo finiti nel loro covo…forse è un deposito abbandonato dai minatori “, pensò il ragazzo di Johto.
Rimasero tutti in silenzio, fino a quando non vennero costretti a mettersi in ginocchio tutti in fila.
Uno di quei pazzi si avvicinò al gruppo assieme al suo sableye.
<< dove credevate di andare? Dovente ancora pagarla per come avete ridotto i nostri compari. Che dite ragazzi, gli diamo fuoco o gli mettiamo degli elettrodi nelle parti basse? >>
In risposta partì un coro di risate e urla.
Ash era terrorizzato e gli stavano per venire i lacrimoni agli occhi.
 << vaffanculo… >>, rispose Gold sputando in direzione di quello che sembrava una sorta di leader.
<< goditi il tuo tempo finché te ne rimane, arrogante del cazzo >>, rispose quello mentre guardava il prigioniero ancora in ginocchio.
Subito dopo, il boss guardò in direzione di May, la quale se ne stava a testa bassa.
<< ehi ragazzi, penso che per un po’ avremo del buon materiale per divertirci >>, disse girandosi verso gli altri delinquenti, i quali iniziarono a fischiare più forte che potevano mentre la bruna rimaneva immobile con gli occhi sbarrati.
<< tu, scendi dal tuo metagross e portala qui: voglio vedere in faccia quella puttana! >>, continuò quello mentre indicava Adam.
<< faremo quello che volete, ma non toccate la ragazza >>, rispose lo zoppo mentre andava ad inginocchiarsi accanto al suo compagno di sventure. In quei momenti poteva notare la testa dell’individuo mezza ustionata e i pochi capelli rossastri mezzi assenti a causa delle fiammate ricevute nei cunicoli.
In uno dei lati del magazzino, vedeva un’uscita di emergenza.
<< ho detto portala qua! >>
<< vi daremo tutto ciò che abbiamo, anche i soldi… >>
<< questo lo so, adesso portala qua! >>
Lo storpio si guardò attorno per poi posare lo sguardo su Gold, il quale cercava un’intesa per trovare il modo di uscire da quella situazione apparentemente senza uscita.
<< Gold, hai visto quanti sono? Dobbiamo sbarazzarci del leader e di tutti gli altri. Al mio segnale crea un diversivo. Dì ad Ash di chiudere gli occhi… >>
L’allenatore col sableye si inferocì.
<< che cazzo confabulate voi due? E se te non ti sbrighi a portare da me quella stronzetta vi facciamo saltare la testa! >>
<< Adesso Gold! >>
Exbo si alzò in piedi e si scaraventò sul pokémon spettro-buio, atterrandolo e finendolo con un tuonopugno dritto in mezzo agli occhi. Nello stesso momento, Horus colpì il pavimento in modo così violento da creare un piccolo sisma concentrato nell’area.
Il pavimento iniziò a crettarsi subito prima di crollare in una pioggia di roccia e cemento.
* adesso Eve… *
La gardevoir guardò verso l’alto, stese un braccio e aprì la mano. Mentre il resto dell’intero deposito veniva travolto dalle macerie, i cinque videro i detriti sospesi pochi metri sopra di loro.
Le luci andarono in cortocircuito e, dopo un fracasso infernale di materiale che si schiantava al suolo mixato a urla, il silenzio e l’oscurità tornarono a regnare in quel posto.
<< state tutti bene? >>, disse Adam nel buio più nero.
Quando si sentirono tutte le voci della combriccola, si resero conto di cosa fossa appena successo: il soffitto era crollato su tutti i criminali che li stavano circondando e nessuno sapeva quanti di loro si erano feriti gravemente o addirittura morti.
<< bene… >>, continuò lo zoppo. << … se passiamo dai punti giusti possiamo ancora raggiungere l’uscita dall’altra parte della stanza, non credo che ci daranno ancora molto fastidio. Gold, riesci a far illuminare la strada a Exbo? Ormai le torce sono andate >>
<< si, subito >>
Il typhlosion si mise su quattro zampe e fece uscire delle fiammelle dalla sua schiena, la quali andarono ad illuminare quel panorama post-apocalittico. Erano già arrivati a un buon punto e stavano per lasciare la stanza, quando videro qualcuno cercare di strisciare via da loro.
Era il capo di quelli che ormai erano degli psicopatici intrappolati dalle macerie. Aveva la paura in volto e cercava in tutti i modi di andarsene.
Quando vide Gold andare verso di lui, provò inutilmente a scappare più velocemente.
Il ragazzo di Johto gli mise un piede sopra la testa.
<< aspetta, no! vi prego! Vi ha mandati quel ragazzo? >>
<< di che cazzo stai parlando?! Quale ragazzo? Parla maledetto bastardo! >>
Il campione era fuori di sé. Ardeva così tanto di rabbia che, se i suoi occhi fossero stati fatti davvero di oro, il metallo si sarebbe fuso e gli sarebbe colato dalle orbite. Intanto, il fuoco faceva danzare luci ed ombre sui loro volti.
<< un ragazzo è passato di qui tempo fa >>
<< chi era? >>
<< non lo so, lo giuro! >>
<< parla dannazione! >>
<< era un pazzo! un maledetto pazzo ti dico! È arrivato tra le nostre gallerie e ha combinato un casino. Voleva solo passare e quando abbiamo provato a prenderlo ci ha completamente spazzati via! >>, finì il malvivente in tono disperato.
<< hai provato a far loro del male! >> rispose God indicando Ash e May. Aspetta di vedere quello che sto per farti io! >>, finì stringendo il pugno.
<< Gold ti prego, non farlo! È già abbastanza quello che è successo… >>, urlò May in preda al pianto.
<< sei fortunato stronzetto. Non ti farò altro, ma nessuno di noi è tenuto a portarti fuori di qui… >>, disse il ragazzo sottovoce prima di lasciarlo andare.  
Il gruppo uscì dal magazzino e si ritrovò in un cunicolo, stavolta però ben formato, decisamente troppo per essere scavato sul momento da qualche pokémon.
<< questo tunnel è stato sicuramente scavato dai minatori, ma come sappiamo a capire dove porta? >>, disse Adam.
Nello stesso momento, il pikachu di Ash iniziò ad annusare l’aria. Qualche secondo dopo, iniziò a scodinzolare e a correre via.
<< ehi ma che cavolo gli prende? >>, continuò lo storpio.
<< se fa così non può che aver trovato l’uscita, alcuni pokémon hanno un fiuto micidiale! >>, rispose May piena di gioia.
<< se lo dice la ricercatrice allora ci credo… >>, fece eco Gold con un sorriso.
Seguirono la strada per parecchi minuti, fino a quando si ritrovarono davanti ad un portone metallico semiaperto.
<< ecco da dove entravano e uscivano… >>, disse Adam.
<< che intendi dire? >>, chiese il ragazzino.
<< se la polizia non è mai riuscita a trovare quei balordi, probabilmente il motivo è questa uscita nascosta nei livelli più bassi del tunnel Menferro. In ogni caso, penso che adesso le forze dell’ordine avranno molti meno problemi nel trovare i loro ricercati >>
Aprirono il passaggio e, finalmente, la luce del giorno investi il gruppo.
Le prime cose che videro l’allenatore e la sua gardevoir furono il verde dei prati, le chiome degli alberi e un taillow che li scrutava attentamente da un ramo prima di andarsene.
Continua…
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Note del BrainStealer: sì lo so, è passato davvero molto dall’ultima pubblicazione, però sto cercando di essere più costante possibile nella qualità dei capitoli.
Spero davvero che questi sforzi siano stati utili e che la storia vi stia piacendo.
Un saluto dal BrainStealer…

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Capitolo 13
*** Capitolo 11: posta in gioco ***


Ciclamipoli, davanti alla palestra di Walter, 13 anni prima.

Adam se ne stava ad ascoltare l'uomo che gli stava davanti con gli occhi che luccicavano dall'emozione.

<< sai ragazzino, ne ho visti passare di giovani dalle mie parti, ma non credo di aver mai visto uno con la tua grinta, hai fatto davvero un gran numero là dentro >>, gli stava dicendo l'adulto che ormai era a metà tra i settanta e gli ottant'anni. Se ne stava lì con quei pochi capelli bianchi rimasti un po' scompigliati e la barba dello stesso colore che stava ancorata al mento.

<< grazie signor Walter, è gentile da parte sua >>, rispose il ragazzino un po' timidamente.

Quello che gli stava di fronte, altro non era che il capopalestra di Ciclamipoli, nonché uno dei più grandi esperti di pokémon elettro di tutta Hoenn, o forse anche oltre.

<< non ringraziarmi, è un complimento meritato! Di solito quando qualcuno mi lancia una sfida per la sua seconda medaglia arriva con almeno tre o quattro pokémon: tu sei riuscito a battermi con una squadra composta da soli due membri. In ogni caso puoi darmi del tu figliolo >>, continuò il vecchio ridendo.

Al piccoletto venne in mente il giorno in cui gli era stata consegnata la sua prima medaglia. Per lui quel momento era stato certamente tanto importante quanto indimenticabile, anche se l'allenatrice Petra era stata un poco più fiscale nei comportamenti. Il signore che in quel momento gli stava parlando invece, al contrario, era decisamente più amichevole e confidenziale.

<< sai, ormai ho settantadue anni e inizio a invecchiare, ma vedere una giovane promessa come te mi dà la voglia di continuare a fare questo splendido lavoro >>

Adam non si aspettava tutte quei complimenti da un uomo del suo calibro, ma quell'ottimismo unito all'espressione sempre allegra gli ispirava davvero fiducia: malgrado molta gente lo vedesse come un vecchio stravagante che andava in giro con un giubbottino marrone rattoppato e dei buffi pantaloni gialli, per lui era un vero esempio da seguire in quanto a bontà d'animo.

<< dì un po' ragazzo, adesso cosa farai? Adesso hai due medaglie >>

La sua seconda vittoria gli aveva fornito un discreto premio in denaro che andava ad aggiungersi a quello precedente. Tuttavia, non aveva nessuna intenzione di usarli se non per lo stretto necessario che gli consentisse di continuare il viaggio.

Dette un'altra occhiata alla medaglia che stringeva tra le mani. Per lui, quello non erano solo uno dei trofei da esporre, ma una chiave d'accesso ad uno stile di vite migliore rispetto a quello che aveva prima della sua partenza dai bassifondi di Ferruggipoli. Avrebbe usato i suoi guadagni con parsimonia, in modo tale da poter un giorno tornare a casa a pensare alla sua famiglia e dar finalmente loro la possibilità di uscire da quella brutta zona di periferia malfamata. Avrebbe fatto tutto questo per loro, soprattutto per la sorella.

<< penso che continuerò il mio viaggio per vedere sia questa che le altre città. Sai, mia sorella vuole diventare una ricercatrice. Penso che quando avrò finito tornerò a casa e le insegnerò tutto ciò che so... >>, rispose finalmente il piccoletto.

<< sei un bravo ragazzo Adam, penso che mi ricorderò di te. adesso devo proprio andare: tra poco ho un appuntamento fissato da un altro sfidante e devo preparare la mia palestra. In ogni caso è stato davvero un piacere conoscerti. Ricorda, sei ancora giovane e hai ancora tutta la vita davanti, quindi goditela e fai quello che ti fa stare bene, non c'è niente di più bello! E non credo che debba darti qualche consiglio sulla responsabilità: da quello che vedo ne hai da vendere >>, disse Walter prima di salutarlo e avviarsi all'interno della palestra.

Quello era stato davvero un incontro piacevole, ma incrociare gente nuova era una delle cose belle di partire in viaggio per la regione.

Adam salutò l'uomo di rimando per poi incamminarsi per la sua strada. A parte la zona intorno alla palestra, era la prima volta che visitava Ciclamipoli. Al contrario della sua città natale, essa pareva essere molto meno rumorosa e allo stesso tempo più ordinata, anche a causa delle sue dimensioni più piccole.

Le strade erano di un piacevole color grigio chiaro e spesso ai lati dei viali una schiera di alberi faceva compagnia ai passanti. Camminò assieme ad Evelyn per le vie e le piazzette, notando con piacere la grande quantità di verde che si integrava con la città.

Ad un certo punto, i due videro un piccolo negozietto che se ne stava acquattato in un angolo di un giardinetto recintato. Non c'erano molte persone attorno, ma alcuni individui se ne stavano proprio vicino al punto vendita. L'insegna "Bici Clelio".

Provò ad avvicinarsi alla vetrina. Per quanto non ci fosse niente di male in quello che stava facendo, le sue origini e la sua crescita in un ambiente piuttosto malfamato lo avevano abituato ad osservare senza farsi notare, cosa che non gli fece venire l'istinto di nascondersi dietro al vetro per osservare cosa ci fosse al suo interno, seguito nelle azioni dalla sua kirlia. Vide un ragazzo giovane dai capelli castani che indossava un vestito verde molto appariscente attorno al quale molte biciclette erano poste in degli appostiti scompartimenti sparsi per tutto il negozio. Per quanto piccolo, era un posto piuttosto fornito.

Il ragazzino pensò a quanto potesse essere bello poter viaggiare assieme ai suoi compagni di squadra per tutta la regione con una bicicletta, magari con un modello dotato di cestello per farci stare Evelyn al suo interno. In quel modo avrebbero potuto vagare per tutta Hoenn in maniera molto più comoda. In risposta a questi pensieri, vide il pokémon posare una mano sulla sua con un piccolo sorriso sulla bocca. Il piccolo allenatore si stupì molto a quella reazione: quello era il gesto più umano e spontaneo che l'amica gli avesse mai mostrato. Gli sorrise di rimando in modo sano e istintivo: avere un pokémon emozione era davvero una grande responsabilità e allevare un pokémon che basa il suo umore sul tuo stato d'animo era davvero una cosa per pochi, soprattutto per un ragazzino della sua età.

<< l'idea piace anche a te, vero? Tanto vale che diamo un'occhiata. Magari hanno qualcosa che ci possiamo permettere >>, gli disse poi Adam prima di entrare insieme a lei.

Entrarono all'interno, facendosi notare dal negoziante.

<< salve, io sono Clelio. Benvenuti nel mio negozio! >>, disse allegramente.

<< ehm, salve. Sono venuto qui per vedere se avevate qualche bici che potessi comprare. Sto cercando qualcosa a basso prezzo >>, rispose Adam timidamente.

"giuro che se riesco a comprarmi davvero una biciletta al mio ritorno porto sia Zoey che Evelyn a fare un giro tutti i giorni per il bosco Petalo", pensava intanto.

<< beh, credo di poter avere qualcosa che fa al caso vostro >>, fu la risposta.

Il ragazzo iniziò a guidarli tra le postazioni dove si potevano vedere vari modelli di bicilette. Tuttavia, man mano che scorrevano i prezzi, il piccoletto non riuscì a vederne neanche uno che fosse abbordabile.

<< come vedete qui siamo nella sezione economica. Magari non saranno belle e performanti come quelle più costose, ma fanno comunque il loro lavoro >>, continuava il negoziante.

<< maledizione! In teoria riuscirei anche a comprarne una, ma brucerei gran parte di quello che sono riuscito a racimolare. Per non parlare dei soldi che mi servono per le provviste e altro >>

Fu sconsolato da tale conclusione: l'idea di viaggiare su ruote assieme alla sua amica era stata stroncata sul nascere. Si promise comunque che un giorno, quando avrebbe avuto abbastanza soldi, sarebbe tornato a prendere una bella bici da usare insieme al suo pokémon e alla sorellina.

Fece finta di rifletterci un po' per poi aprir bocca.

<< beh, mi sembrano dei buoni prezzi. Va bene se ci penso? Quando avrò deciso quale modello comprare tornerò qui >>

<< nessun problema, tanto mi troverete sempre nel solito posto >>, dichiarò Clelio alzando un pollice.

I due uscirono dal negozio e si guardarono.

<< mi dispiace Evelyn, penso che dovremo rimandare >>

In risposta ci fu un lieve senso di serenità che gli pervase la mente dall'esterno. A lei non importava se non riuscivano ad avere un mezzo: bastava viaggiare insieme.

Dopo uno scambio di sorrisi, tornarono a camminare verso il centro della piccola cittadina. Per quanto non fosse il centro abitato più grosso della regione, man mano che si avvicinavano alla zona centrale il ragazzino e il suo pokémon vedevano sempre più cantieri dedicati ai lavori. La città si stava lentamente espandendo e si potevano vedere operai ovunque. La cosa che incuriosì Adam fu la concentrazione di nuove costruzioni ancora da finire attorno a un edificio che invece era già bello che completo. Sembrava avere più piani ed era veramente grande, secondo solo alla sede centrale della Devon S.P.A. a Ferruggipoli.

Si guardò attorno, poi vide un muratore che stava stuccando un muro.

<< mi scusi, cosa si trova in quel grosso edificio? >>

Quello si passò la mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.

<< ciao ragazzino. Quello è il casinò di Ciclamipoli. Come vedi, qua stiamo costruendo una delle tante strutture che accoglieranno i turisti e stiamo concentrando tutto proprio intorno ad esso. Cosa c'è là dentro? Di tutto e di più! Non so se in altre regioni ci sia un casinò così grande >>, rispose mentre continuava a lavorare sotto il sole.

<< capisco. È un luogo solo per adulti o posso entrare anche io? >>

<< ti sembrerà strano, ma puoi entrare anche tu: il fondatore Walter ha insistito per far si che fosse accessibile ad ogni singola persona. Alcuni hanno preso bene la cosa, ma ho sentito molti lamentarsi del fatto che il casinò non sia un luogo per marmocchi >>

<< un secondo...Walter ha fondato questa città?! >>

<< eh sì, il nostro capopalestra è un tipo in gamba >>

<< grazie mille per le informazioni, buon lavoro! >>, concluse Adam prima di avviarsi verso la grande struttura.

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Poco dopo, interno del casinò di Ciclamipoli.

Lusso, il lusso più sfrenato...

Questo fu ciò che apparve davanti ai due piccoli viaggiatori che entrarono all'interno dell'edificio. Adam, vissuto da sempre nella povertà, non era mai neanche riuscito a immaginare un posto del genere.

Le pareti erano dipinte di blu, con delle nuvole dipinte così bene che parevano degli affreschi originali di qualche antico artista. Sul soffitto scolpito erano appesi dei lampadari che si diramavano elegantemente in ogni direzione, andando a illuminare i muri e la moquette rossa che donava una sensazione rilassante al di sotto delle suole delle scarpe. Inoltre, la sala era davvero enorme, così tanto che a momento il ragazzino avrebbe giurato di non riuscire a vedere la parete in fondo.

"questo...è soltanto il pian terreno...", pensò sorpreso.

Vedeva intorno a sé un discreto numero di persone. chi a provare le slot machines, chi puntava dei soldi alla roulette, chi invece se ne stava in gruppo a giocare a carte intorno ai maestosi tavoli verdi. dato che i centri turistici attorno al casinò non erano ancora stati ultimati, gli unici che riuscivano a visitare la struttura erano gli abitanti della città o i passanti. Adam però non osò pensare alla quantità industriale di persone che avrebbe potuto trovare lì dentro a lavori finiti.

"caspita, hai visto che roba?", si chiese il piccoletto tra sé e sé.

Notò curiosamente la kirlia accanto a lui annuire senza emettere suoni. Si chinò sorpreso verso di lei.

<< Tu...mi hai letto nel pensiero? >>

Il tipo psico arrossì un po', guardando lievemente verso il basso. Pareva che fosse sorpresa almeno quanto lui.

<< cavolo ma è fantastico! Siamo veramente a un buon punto! Che ne dici se diamo un'occhiata in giro e ci godiamo lo spettacolo per festeggiare? Poi quando torniamo fuori ci cerchiamo un posticino tranquillo per riflettere a modo su questa cosa >>, disse allegramente l'allenatore.

Evelyn sorrise e approvò di gran gusto.

Si incamminarono quindi all'interno della sala, cercando di non farsi ubriacare dalla bellezza dei colori vivaci e ricordandosi sempre che scommettere ciò che avevano appena guadagnato non sarebbe mai stata una buona idea.

Dopo alcuni minuti che curiosavano, Adam vide un tavolo più isolato degli altri.

Attorno ad esso, vi erano riuniti dei signori che parevano esser vestiti un po' tutti uguali, con un elegante smoking e una bombetta sulla testa. uno di loro fumava il sigaro mentre guardava le carte che aveva in mano, mentre altri giochicchiavano con le fiches con le dita.

A entrambi venne l'istinto di mettersi in disparte ad osservare quel curioso spettacolo: ne aveva viste di persone giocare d'azzardo nelle bettole dei bassifondi di Ferruggipoli, ma non lo aveva mai visto fare da delle persone con tanta classe in un posto di lusso.

"dalle nostre parti, a volte farsi gli affari propri può farti evitare delle brutte situazioni"

I genitori gli avevano detto più volte quella frase, ma in quel momento la curiosità lo stava uccidendo: era come se il contesto attorno a quel tavolo nascondesse un fascino tutto suo, qualcosa che lo attirava inevitabilmente a sé.

Passarono i minuti, fino a quando uno dei tizi si girò proprio verso di lui.

Il sangue di Adam si gelò dentro le arterie, facendolo immobilizzare sul posto per qualche attimo prima di indietreggiare e fare finta di niente.

"maledizione...", pensò.

L'imbarazzo era sicuramente passato dalle sue parti, ma il timore di aver infastidito le persone sbagliate lo aveva colpito come un pugno tirato dritto contro lo stomaco.

Per quanto fosse pieno di gente, era come se in quel momento le uniche persone rimaste al mondo fossero lui e loro. Si nascose assieme ad Evelyn dietro a un angolo che vi era tra la sua sezione di sala e quella degli uomini misteriosi.

Sentì dei passi proprio provenienti da lì, che man mano si avvicinavano a lui.

"altro che Dennis! Questi mi fanno nero!", rifletté in preda al panico.

<< ehi piccoletto, che ci fai nascosto lì dietro? Ho visto che ci guardavi da qui. Perché te ne stai acquattato? Non ti faccio niente sai >>

Il nascondiglio del ragazzino non aveva funzionato neanche per un secondo. Questo guardò l'adulto davanti a sé, scrutando il suo smoking grigio molto elegante perfettamente abbinato al cappello. Parlava con uno strano accento, caratteristica evidente di chi è straniero. Per quanto fosse un po' timoroso, l'espressione amichevole del tizio lo faceva sembrare sincero.

<< chiedo scusa. Non volevo disturbare, avrei dovuto farmi gli affari miei... >>, rispose Adam sconsolato e allo stesso tempo un po' sorpreso per la reazione pacifica dell'individuo.

<< ma figurati, io e i miei amici stiamo solo facendo una partita a pokér, mica ci disturbi. Perché non vieni a farci compagnia al tavolo? Magari te e la tua kirlia volete vedere le cose più da vicino >>

<< davvero? Grazie mille! >>

<< com'è che ti chiami? >>

<< io sono Adam e lei è la mia amica Evelyn >>

Il tale gli scompigliò amorevolmente i capelli.

<< sono davvero dei bei nomi! Io sono Vinny. Dai andiamo, così ti faccio vedere un po' come funziona >>

I due si rialzarono e lo seguirono fino ad arrivare al tavolo verde. Attorno ad esso, altre quattro persone erano sedute con ancora le loro carte in mano ma, al contrario di tutti gli altri clienti, non avevano accanto un mazziere ufficiale del casinò che guidasse la partita.

Agli occhi dell'allenatore e del suo pokémon, sembravano vestiti tutti allo stesso modo di Vinny, come se fossero cloni che fanno esattamente le stesse azioni.

<< ragazzi, ho visto questo simpatico marmocchio e il suo pokémon che si godevano la partita e ho deciso di portarli qua. Lui è Adam e la sua amichetta qui si chiama Evelyn. Adam, quello che fuma il sigaro è Frank, quello che non riesce a stare un minuto senza smettere di giocare con le fiches è Jonny. Quello che ha il gruzzolo più grosso di tutti è Daniel e quello che sta sudando freddo per il tris d'assi che gli ho rifilato poco fa è Vito, vero Vito? >>

<< vai al diavolo Vinny >>

<< questo è lo spirito giusto! >>

Vinny si sedette al suo posto e fece stare i due nuovi arrivati accanto a sé.

<< mi raccomando, qualunque cosa vediate non dite niente, altrimenti è come barare, hai capito Frank?! E non far finta di non sentirmi, altrimenti ti taglio in due quel sigaro >>, dichiarò l'uomo scherzosamente.

Adam era incredulo nel vedere come i tali stessero maneggiando il loro denaro. Lui capiva bene quanto anche una sola moneta potesse salvarti la giornata con un tozzo di pane in più. Qui invece, vedeva piccole montagnette di fiches spostate al centro del tavolo solo per aprire il turno di gioco. A forza di vederlo dalle sue parti, ormai aveva lievemente capito come funzionasse il poker ma, per le cifre che stava vedendo in quel momento, le persone nelle bettole che aveva incontrato si sarebbero azzuffate ancor prima di cominciare.

Per quanto quei tizi fossero tutti uguali nel vestiario, ognuno sembrava reagire ai vari turni del gioco in modo diverso. Il ragazzino poteva vedere Frank dare una boccata al suo sigaro ogni volta che una mano andava bene, mentre lo appoggiava al posacenere ogni volta che invece perdeva dei soldi. in entrambi i casi, non smetteva mai di avere quell'espressione gelida ed antipatica sul grugno dotato di doppio mento e gli occhi spenti, di un colore molto simile al fumo del tabacco. Jonny era molto più giovane e aveva invece una faccia molto più ansiosa, che si abbinava perfettamente con le mani che maneggiavano ossessivamente i gettoni che fungevano da valuta. Era come se non si volesse distaccare dai suoi soldi per nessun motivo al mondo, in modo da non perdere neanche un centesimo.

"magari ha avuto delle belle vincite, ma uno così ansioso deve aver perso anche molte partite. Quando può spingerti oltre il limite il gioco d'azzardo?", pensò Adam mentre cercava ancora di capire come mai una persona dovrebbe mettere a repentaglio i suoi averi solo per svago.

Si girò poi verso Daniel. Lui sembrava un po' più vecchio degli altri, sulla buona strada per i settanta. Aveva un'espressione molto tranquilla e osservava la montagna di fiches che aveva davanti in modo amorevole e distaccato allo stesso tempo. pareva uno molto bravo a giocare a poker, oltre che qualcuno che di soldi ne aveva veramente da buttare. Pareva avesse un bel gruzzoletto per ogni capello bianco in testa e per ogni ruga sulla faccia. Infine, c'era Vito. Quello sudava freddo per la grossa perdita di denaro causata da una mano molto azzardata. Il modo in cui stringeva saldamente le carte in mano faceva notare i nervi a fior di pelle che si stava portando appresso. Infine, c'era Vinny, il buffo signore che, inaspettatamente, si era dimostrato davvero gentile e questo per Adam era davvero inaspettato. Infatti, più guardava quell'inquietante cerchia di persone dallo strano accento e più si convinceva che non potevano essere delle persone pulite dal punto di vista legale. Eppure, l'uomo che lo aveva accompagnato al tavolo era stato particolarmente simpatico se non, addirittura, quasi paterno.

<< ehi ragazzo... >>

Le parole di Frank sfondarono di netto quel lieve sottofondo che si era creato durante la partita.

<< ehm...sì? >>

Quello teneva il sigaro tra le dita giochicchiandoci un po': pareva che per lui fosse un gesto naturale come respirare. Quell'affare stava emettendo così tanto fumo da far puzzare l'intero ambiente.

<< quella è la tua kirlia, giusto? >>

<< sì, è esatto... >>

<< ci sei molto affezionato suppongo >>

<< beh sì. Io ed Evelyn ci vogliamo molto bene >>

<< sai...le kirlia valgono una fortuna dalle mie parti... >>, continuò inamovibile il signore.

<< in che senso? >>

<< nel senso che se vuoi parlarne un po'... >>

Adam sentiva un profondo disagio. Non sapeva esattamente cosa volesse il giocatore d'azzardo, ma per esperienza già sapeva che non era nulla di buono.

Vinny irruppe nel discorso.

<< Frank! So dove vuoi arrivare. È solo un ragazzino per la miseria, lascialo in pace! >>

<< fatti gli affari tuoi, non sto parlando con te, ma con lui >>

<< non mi importa. Lascia stare Adam: il suo pokémon non è in vendita >>

Il fumatore si rimise pazientemente il sigaro in bocca senza scomporsi neanche un po'.

Subito dopo, un fruscio attirò l'attenzione di tutti i presenti verso la postazione di Daniel.

<< perché non iniziamo a parlare di affari seri? >>, disse quest'ultimo mentre tirava fuori una pokéball dalla sua giacca ancora ancorata alla sedia.

"una pokéball? Ma che vuole fare? ", si chiese il giovane mentre teneva istintivamente Evelyn attaccata a sé.

Mise la sfera sul tavolo, usandola come una vera e propria moneta di scambio.

<< io apro e questa è la posta in gioco per giocare >>, dichiarò subito dopo.

<< che cosa contiene? Non vorrai mica rifilarci una pokéball vuota >>, chiese scettico Vito.

Ci fu una sorta di attesa nella parte della sala a luci soffuse che comprendeva il loro tavolo.

<< contiene un feebas. Sapete tutti quanto può valere. Questa è una femmina ed è un buon esemplare. Quando si evolvono il loro valore è inestimabile, soprattutto per certe categorie di persone che conosciamo >>, sogghignò il proprietario del dispositivo.

<< dove lo hai preso? Di certo non si trova una feebas dietro l'angolo >>, domandò Vinny.

<< ehi, ehi, quante domande...non starete prendendo tempo per riflettere. Non avrete paura... >>, sorrise Daniel di nuovo.

"stanno scommettendo un pokémon? Chissà da dove viene. E che fine farà quando la partita sarà finita? Non capisco come possa essere finito sopra a un tavolo da pokér"

Le domande scorrevano nella mente di Adam come se fossero sopra un nastro trasportatore industriale. Poteva perfino sentire un certo dispiacere da parte della sua kirlia.

<< fanculo, io questa mano me la vengo a giocare >>, disse Frank dal nulla.

<< mmm...me la gioco anch'io >>, lo seguì Vito.

<< non voglio perdere i miei soldi per questa fregatura... >>, si sentì dire prima che Jonny mettesse istintivamente le mani sopra le sue fiches.

<< e tu Vinny? Cosa farai? >>

<< ti dirò Danny...questa non me la voglio perdere. Voglio togliermi la soddisfazione di far sparire quel sorrisetto dalla faccia >>, rispose questo.

<< sta a vedere Adam, adesso mi prendo quel feebas >>, disse subito dopo a voce bassa cercando uno sguardo d'intesa col piccoletto.

Il giovane non era molto a favore della cosa. Per lui era come "smerciare vita" ai tavoli da gioco, scommettendola come se fosse un soprammobile o un mucchio di monete sporche di malaffari: una vera e propria offesa nei confronti dell'etica di un allenatore.

"se Walter fosse qui morirebbe di crepacuore. Oppure scatenerebbe la sua squadra contro di loro...", pensava mentre faceva finta di nulla.

<< e va bene. se venite a giocarvi questo turno, allora dovrete mettere una cifra con lo stesso valore della mia feebas >>, disse Daniel agli altri.

<< e come raggiungo quella somma? Io ho quasi perso tutto per colpa di quello stramaledetto tris che mi ha rifilato Vinny >>, replicò Vito. << fammi un po' vedere...questo dovrebbe andar bene. Vedi di fartelo bastare >>, continuò sfilandosi dal polso un orologio ornato.

Il ragazzino, anche solo a prima vista, capì che quell'affare valeva così tanto che, se il proprietario lo avesse indossato nella zona sbagliata di Ferruggipoli, sicuramente sarebbe arrivato un gruppetto di poveracci a strapparglielo via insieme all'intero braccio.

Frank prese una boccata dal sigaro per poi spingere un grosso mucchio di gettoni colorati verso il centro del tavolo.

<< a occhio e croce dovrebbe andar bene... >>, furono le sue uniche parole.

<< dai Vinny, tocca a te >>, incitò Daniel.

<< d'accordo Danny, ho capito >>, sbuffò lui. << vediamo cosa posso fare... >>

Guardò per un attimo le carte che aveva in mano.

Per quanto avesse vinto una buona parte dei soldi di Jonny, quella somma non bastava a coprire la quota necessaria a partecipare. Si frugò nella tasca posteriore dei pantaloni, alzandosi lievemente dalla sedia.

<< ma porc...e va bene, e sia >>, concluse prima di lanciare una chiave al centro del tavolo.

<< questa è la chiave della mia auto... >>

Una montagna di fiches, una pokéball, un orologio da polso e le chiavi di un'auto erano appoggiate su un tavolo verde. Là sopra giaceva un piatto dal valore così alto che molta gente avrebbe ucciso senza problemi pur di averla.

"se i miei genitori riunissero tutti gli stipendi che hanno guadagnato negli ultimi anni, non riuscirebbero comunque ad ammucchiare così tanti soldi", rifletté il giovane.

Tra uno sguardo e un altro, tutti scartarono alcune carte dalla mano per ripescarne altre. L'unico che aveva saltato questo processo era proprio Vinny, che si era schiarito la gola per dichiararsi "servito".

Dopo tali passaggi, tutti quanti alzarono almeno una volta la posta in gioco, mettendo sul tavolo altre fiches o dei propri oggetti di valore, finendo per raddoppiare la quota già immensa che c'era all'inizio del turno.

Per quanto Daniel potesse sembrare un uomo tutto di un pezzo, perfino lui pareva sorpreso (e anche un poco preoccupato): nemmeno lui si sarebbe aspettato un finale come questo. Adesso non si trattava più del pokémon che c'era in palio: quello ormai era solo una scusa per gonfiare la scommessa, una delle tante monete di scambio utilizzabili tra di loro.

Una bella cameriera arrivò dal gruppo, portando via i bicchieri vuoti per sostituirli con degli alcolici freschi. Escludendo Adam, fino a quel momento quella era l'unica persona che si era avvicinata al loro tavolo. Per Adam questa era un'altra prova che metteva in chiaro la poca affidabilità della cerchia di persona in cui stava in mezzo. Rimase comunque accanto a Vinny: a quel punto, voleva sapere come sarebbe andata a finire.

<< grazie Coraline >>. L'avevano ringraziata all'unisono senza neanche girarsi, come se la bellezza e l'innocenza della donna vestita così bene fosse irrilevante: erano così concentrati sulla situazione e sugli sguardi altrui che parevano immobili.

<< beh, credo che a questo punto non ci rimanga altro che mostrare i punti >>, disse Frank col suo solito tono indifferente dopo che il silenzio aveva riempito quella stanza per almeno due minuti.

<< ammetto che non mi aspettavo un piatto del genere, sono davvero tanti soldi >>, aggiunse Daniel.

<< ehi Danny, hai paura? >>, lo schernì Vinny.

<< assolutamente no. Ho aperto io, quindi devo mostrare la mia mano per primo >>

Daniel fece calare la sua mano in tavola, mostrando una scala. Un punto niente male.

Il fumatore tolse il sigaro dalla bocca e lo posò scocciato sul posacenere.

<< vaffanculo Daniel >>, borbottò seccato calando un punto più basso.

<< pare che qualcuno abbia perso questa mano >>, ridacchio quello che ancora era il proprietario della pokéball.

<< adesso tocca a me farvi vedere il punto >>, sorrise Vinny. << guardate e piangete >>, disse solennemente prima di lanciare le proprie carte sul tavolo. Quello che era apparso agli occhi del giocatore erano un tris di jack e una coppia di otto: un full coi fiocchi.

<< cazzo! >>, esclamò Daniel lanciando le carte con rabbia: aveva appena perso la sua sfera e la quantità di soldi che aveva scommesso.

Sul tavolo verde c'era il delirio. A momenti pareva che i giocatori si lanciassero delle piccole accuse, come uno scambio di una carta dalla mano con una della pila degli scarti oppure una sbirciatina di troppo a quello che avevano gli altri, ma perfino Adam sapeva che con un piatto così grande nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di farsi beccare durante un gesto del genere, il che significava solo che il turno di gioco era stato giocato regolarmente.

<< fermi tutti e nessuno si azzardi a poggiare anche solo una mano su quella montagna di soldi! >>, esclamò Vito.

Con calma, fece calare le sue cinque carte sul tavolo, una per volta. Man mano che quelle scorrevano davanti agli altri, parevano solo figure senza alcuna correlazione tra loro. Quando però mostrò l'ultima, si resero tutti conto che erano tutte dello stesso seme. Vito aveva con sé la mano vincente: un colore composto da cinque carte tutte di fiori, un punto che in quella variante di poker batteva anche il micidiale full di Vinny.

Il sorriso di quest'ultimo si spense.

<< porca puttana! Ci ero arrivato così vicino! E adesso ho perso tutto >>, disse poi sbattendo i pugni sul tavolo, spaventando anche Adam ed Evelyn, i quali sobbalzarono un poco sul posto.

Il vincitore si alzò fieramente dalla sedia, spingendo verso di sé il gigantesco bottino che aveva appena ottenuto. I ruoli si erano ribaltati: da essere uno dei concorrenti più al verde, ora era decisamente quello nella situazione migliore.

Il ragazzetto si chiese quanti danni avesse fatto da solo quest'ultimo giro di poker alla maggior parte dei concorrenti. Non aveva mai visto una somma del genere in tutta la sua vita e anche se ogni singolo giocatore aveva perso solo una fetta del piatto, il premio in questione era così alto che anche perdere dalle proprie tasche una piccola frazione di questo poteva equivalere ad un vero e proprio disastro economico per la maggior parte della gente.

La cosa che però gli faceva provare più dispiacere era la faccia terribile che aveva Vinny. Era sicuro di vincere fin dall'inizio. Di certo non lo biasimava: quante persone avrebbero avuto paura di perdere con un full servito? Ma del resto sapeva anche che a poker nulla può essere considerato certo.

"cosa farà ora che ha perso tutti questi soldi e la usa auto? Ha una moglie e dei figli che lo aspettano a casa? se sì, lo uccideranno dopo aver scoperto che ha combinato qui", pensò mentre una parte di stima nei suoi confronti se ne andava per sempre.

<< devo ammetterlo Vito, mi hai fregato. E non penso di esser stato fottuto solo io... >>, disse Daniel sospirando.

<< sono cose che capitano. Vedo che il tuo sorrisetto da riccone se n'è andato. Vinny, non sei contento? >>

<< chiudi quella boccaccia Vito... >>

Poco dopo, Adam iniziò a sentirsi osservato, come se qualcosa di strano fosse in quella sala stesse per accadere qualcosa di strano.

Si girò verso il suo pokémon in modo istintivo, notando lo sguardo preoccupato.

<< Evelyn, tutto a posto? >>, bisbigliò senza farsi sentire dagli altri, i quali erano troppo occupati a discutere su ciò che era appena accaduto.

In risposta, la kirlia storse il labbro e l'allenatore sentì aggiungere alla sua mente altro senso di inquietudine, immesso dall'esterno dai poteri di Evelyn.

"qualcosa la preoccupa..."

Guardò subito dopo nella direzione in cui l'aveva vista guardare qualche attimo prima. Un gruppo di uomini vestiti di nero stava avanzando verso il tavolo da gioco.

Questo fece rabbrividire il ragazzo: altre persone inaffidabili in arrivo.

Non sapeva se avvisare Vinny del loro arrivo, anche perché non era certo se quelli sarebbero venuti proprio da loro, anche se la loro direzione non mentiva.

Quando però si voltò verso l'uomo che stava accanto a lui, i suoi dubbi se ne andarono di corsa, anche perché questo si era fermato a guardare il gruppo sospetto senza farsi intravedere ancor prima che lui lo notasse.

Dopo alcuni secondi interminabili, la combriccola arrivò finalmente a destinazione con ancora gli occhiali da sole addosso, standosene seduti davanti agli uomini già seduti senza proferire una parola.

Poco dopo, Frank emise una nuvola di fumo verso di loro.

<< ci conosciamo? non capisco che avete da guardare >>, chiese seccato dando un colpetto al sigaro per rimuovere la cenere in eccesso.

Qualche attimo dopo, uno dei tali si fece avanti rispetto agli altri, togliendosi le lenti scure dagli occhi e rivelando il volto.

Pareva essere sulla cinquantina, con alcuni capelli bianchi sul ciuffo davanti che contrastavano con gli altri rimasti neri, il tutto su una capigliatura tirata all'indietro con del gel che passava intorno alle stempiature.

Quello sospirò, rivelandosi piuttosto tranquillo, al contrario di Vito, Vinny, Johnny e Frank, i quali stavano iniziando a mostrare dei lievi sintomi di agitazione. Per quanto rimanessero comunque composti, Daniel invece era quello che pareva non volesse incontrare quei misteriosi individui per nessuna ragione al mondo.

<< mi dispiace interrompere la vostra partita a carte, ma vedete...il signor Aniello ha detto che uno di voi ha a che fare con della merce scomparsa. Sapete com'è fatto...sta iniziando a preoccuparsi >>, disse con una voce che aveva lo stesso strano accento dei giocatori di carte.

Adam non poteva saperlo, ma il signor Aniello era uno dei più grandi contrabbandieri di pokémon dell'intera regione, se non il più grande. Era specializzato nel trovare creature esotiche per poi smerciarle in altre parti del mondo oppure nella stessa Hoenn. Allo stesso tempo, era un boss mafioso estremamente famoso tra i suoi "colleghi", nonché capo di una delle famiglie criminali più pericolose e senza scrupoli in circolazione. Tutt'ora, la polizia non era mai riuscita ad incastrarlo, sia per la sua abilità che per la rete di poliziotti corrotti sparsa per i vari distretti del territorio.

Vinny si schiarì la gola.

<< sentite, qui non abbiamo niente che appartenga al vostro capo, quindi non vi dispiace se adesso vorremmo goderci la vostra partita a poker in santa pace >>

L'altro si avvicinò alla sedia e gli dette una pacca sulla spalla.

<< ah Vinny, Vinny. Sei sempre stato un tipo molto collaborativo, ma lo sai che a me e a questi ragazzi non piace quando ci dite una cazzata. A proposito, chi è questo bambino? >>

Il giovane allenatore in questione si bloccò sul posto.

<< lui non è con noi. Passava di qui ed è restato a guardare la partita. Lo sapete come funziona: i ragazzini sono curiosi >>

<< bene, stavolta confido nella tua sincerità. In ogni caso siamo qui per riprenderci la merce che avete rubato. Aniello avrebbe giurato di aver fatto affari con Daniel l'ultima volta che ha avuto a che fare con voi >>

Tutti i presenti si girarono verso Danny, il quale se ne stette lì senza dire una parola.

<< state dicendo che Danny ha preso qualcosa al signor Aniello? È una follia! >>, esclamò Vito.

L'uomo misterioso andò sulla sedia di quello che era stato additato come colpevole, si tolse il cappello e lo posò davanti a lui.

<< il nostro capo doveva vendere un feebas ad un cliente di Sinnoh e adesso non riesce a trovarlo per colpa vostra. Noi siamo sempre stati gentili con voi, e voi ci ripagate così? Avete mancato di rispetto a noi e al signor Aniello e non possiamo accettare un affronto del genere alla nostra famiglia. Ora, vorrei ripetervelo un'ultima volta: ridateci il feebas. Non peggiorate le cose, qualcuno ci ha già fatto una soffiata, quindi vediamo di non prenderci per il culo >>, continuò prima di mettersi una mano nella tasca interna della sua giacca.

Frank sbottò.

<< cazzo Danny, ma cosa ti è saltato in mente? >>

<< non sapevo che appartenesse a loro! >>, replicò Daniel.

<< ci hai fatto finire in un mucchio di merda! >>. Subito dopo, spense il sigaro nel posacenere e guardò in direzione di Vito.

<< avanti Vito, dagli la sfera... >>

Questo sfilò il dispositivo dal mucchio di fiches in cui ormai era sommerso per poi metterla al centro del tavolo, accontentando la richiesta dello strano signore che, in poco tempo, aveva messo a repentaglio la serata (e non solo) di tutto il gruppo di giocatori d'azzardo con l'ausilio di poche ed efficaci parole.

<< ecco qua. Vi assicuriamo che noi altri non sapevamo di questa storia... >>, disse subito dopo.

Per quanto la tensione fosse così densa da poter essere afferrata a mani nude, quella parte della sala era così isolata che nessun altro cliente in tutto il casinò avrebbe potuto notare quella bolla che si era creata intorno a tutti quei criminali.

<< ne sono sicuro... >>

<< ehi, c'è un bambino qui. Non facciamo scherzi... >>, cercò di far notare Vinny mentre alzava lievemente le mani in cenno di resa.

<< io di bambini ne vedo cinque, tutti a cazzeggiare attorno ad un tavolo verde >>, rispose l'uomo che si stava riprendendo il cappello.

<< ehi, sentite ragazzi, qua abbiamo un tizio spiritoso... >>, rispose vito mentre guardava i suoi compari.

<< ...Vaffanculo! >>, finì poi contro il tizio.

Quest'ultimo sospirò.

<< il signor Aniello vi manda i suoi saluti >>, dichiarò poi subito prima che lui e gli scagnozzi alle sue spalle tirassero fuori delle pistole da sotto gli abiti.

<< andate a fare in culo, figli di puttana! >>, urlò Frank prima di afferrare tra le mani la sua rivoltella.

Vinny spinse via Adam ed Evelyn per allontanarli da lì. Poi, assieme a Jonny, Daniel e Vito, si unì all'amico nella sparatoria.

In alcuni istanti, quello che era il pian terreno di un edificio dedicato allo svago si trasformò in una vera e propria zona di guerra.

Il tavolo verde venne rovesciato, facendo volare in aria una quantità indescrivibile di fisches, drink vuoti e gli altri oggetti scommessi a poker precedentemente, riempendo il pavimento di ricchezze di ogni genere.

La superficie di legno che poco prima era il terreno di gioco era utilizzata da Frank e Daniel come riparo dalle pallottole degli aggressori, mentre Vito, Jonny e Vinny si erano messi dietro a dei divanetti rossi che spruzzavano imbottitura a giro come se fossero dei corpi umani feriti.

Nel frattempo, in tutto il casinò c'era il caos e la gente urlava mentre nella zona più calda volavano proiettili e offese a non finire.

Quella era decisamente la sparatoria più grande e terrificante alla quale Adam aveva mai assistito. Nemmeno la sicurezza del posto avrebbe potuto fare qualcosa a riguardo, se non chiamare le forze dell'ordine.

Per quanto Vinny avesse spintonato via sia lui che il suo pokémon, erano entrambi ancora a pochi metri dal tavolo rischiando di venire colpiti tanto quanto i mafiosi. I due ci avevano messo qualche attimo a realizzare cosa stesse succedendo, anche perché il tutto era cominciato così velocemente che se ne erano resi conto a malapena.

Vide il gruppo degli aggressori che aveva il vantaggio numerico: per gli altri sarebbe finita male.

"porca putt...tutto questo casino per un feebas? In ogni caso devo portare via Evelyn da qui! Devo proteggerla a tutti i costi. E poi...presto questo posto sarà pieno di sbirri e non voglio certo essere qui quando accadrà"

L'unico motivo per il quale aveva avuto il tempo per pensare a tutte quelle cose era il fatto che non riuscisse a trovare la forza di spostarsi di lì, anche perché fischiavano colpi di pistola ovunque.

Improvvisamente, sentì uno schioppo secco proprio accanto a sé. Quando si girò, notò con orrore che lo schienale della sedia che si era rovesciata di fianco a lui aveva un buco proprio al centro.

A quel punto, aveva così tanta adrenalina in corpo che trovò la forza di prendere l'amica in braccio e darsela a gambe

La voce di Vinny sfondò il frastuono delle armi da fuoco.

<< Adam, attento! >>, urlò quello prima di sparare dei colpi per coprire la fuga del ragazzino.

Nel processo, il giovane allenatore vide uno degli uomini di Aniello gridare per poi cadere a terra, notando anche il buco nella sua pancia, dal quale schizzava così tanto sangue che in pochissimo tempo il vestito elegante dello sfortunato si tinse in gran parte di rosso.

Un altro grido stridente si aggiunse a quella sinfonia mortale.

<< cazzo! Quei bastardi hanno preso Jonny! >>, sbraitò Frank.

Adam e il tipo psico avevano percorso solo pochi metri, ma finalmente potevano dichiararsi fuori dalla linea di tiro dei criminali. Stavano per andarsene via in maniera definitiva, quando videro entrambi una cosa che attirò molto la loro attenzione.

La pokéball del feebas era proprio davanti a loro, sotto a una sedia ancora intatta fuori dalla vista di tutti quegli uomini che erano ancora troppo occupati ad ammazzarsi a vicenda per potersi preoccupare dell'oggetto in questione. La sfera era rotolata lontana da loro quando Frank aveva rovesciato il tavolo da gioco per crearsi un riparo in fretta e furia.

"mamma e papà mi hanno sempre insegnato a non rubare...", pensò inizialmente Adam. Tuttavia, un dubbio lo assalì: cosa sarebbe successo a quel pokémon se lo avesse lasciato lì? Sarebbe tornato nelle mani di questo "signor Aniello"? oppure sarebbe finito uno scompartimento nel reparto di polizia di Hoenn per poi essere analizzato come una prova qualsiasi? In entrambi i casi, il destino di quella sventurata creatura non sarebbe stato poco spregevole.

"...ma mi hanno anche insegnato a fare la cosa giusta"

E, mentre finiva quel pensiero, finalmente afferrò il congegno per poi nasconderlo frettolosamente nello zaino. Ancora non poteva credere che nessuno degli uomini armati avesse fatto caso alla scomparsa della loro preziosa "merce". Del resto, però, quando si è in mezzo a una sparatoria non ci si può certo distrarre.

Scappò via da quel posto infernale, usando il suo sguardo per cercare Vinny un'ultima volta. Lo poteva vedere ancora dietro al suo riparo, cercando di piazzare qualche colpo ben assestato per salvarsi la vita.

Senza voltarsi più indietro, uscì finalmente dal casinò.

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Percorso 117, a est di Ciclamipoli, un'ora dopo...

Il ragazzo aveva corso fuori dall'edificio per allontanarsi il più possibile da esso. Subito dopo, aveva camminato senza troppa furia in modo da non farsi notare troppo dalla folla e da eventuali poliziotti che stessero arrivando nel luogo dove vi era la sparatoria (o forse, dove essa era ormai finita, irrimediabilmente con dei cadaveri da portare via in un sacco di plastica nero).

Era nel percorso che collegava Ciclamipoli a Mentania. Era un posto davvero tranquillo e sia l'allenatore che il suo pokémon non avrebbero potuto chiedere di meglio per calmarsi un po'.

Si avvicinarono a uno dei due laghetti situati poco al di fuori dei lati del vialetto principale.

<< per fortuna che almeno Horus era nella sua sfera... >>, disse Adam tra sé e sé.

Strinse poi la kirlia in un abbraccio: pareva che anche lei fosse molto stressata dall'accaduto e le creature della sua specie risentono molto di queste cose, sia a causa di quello che provano loro, sia per quello che sentono gli altri.

Tirò fuori la pokéball del secondo membro della squadra e lo fece uscire.

Questo si guardò attorno con sguardo curioso e poi se ne stette immobile a mezzo metro da terra ad osservare Adam.

<< ciao horus, ti sei perso un po' di cosette, ma credo proprio che per te sia meglio >>

Ormai era diventato un metang, molto più grosso e potente della sua forma evolutiva. Inoltre, la sua nuova forma possedeva degli arti, cosa non da poco rispetto a prima.

Subito dopo, frugò ancora nel suo zainetto e prese una busta di plastica.

<< ho preso queste per pranzare. Sono riuscito a comprarci qualcosa di buono per oggi. In teoria doveva essere il premio per la vittoria alla palestra di Walter o quello di consolazione per la sconfitta, ma credo proprio che ce lo gusteremo per festeggiare la nostra sopravvivenza al casinò... >>, disse alla squadra storcendo un po' la bocca.

Quella stessa mattina, prima di passare dal capopalestra per lanciargli la sfida, era infatti passato dal macellaio della città a comprare un po' cibarie, in modo da festeggiare quello che doveva essere un giorno speciale.

Speciale era rimasto, ma per ben altri motivi...

Data la sua situazione economica, non si era potuto permettere di comprare le carni più pregiate del mondo, ma comunque il negoziante gli aveva concesso alcune piccole parti che avrebbe dovuto scartare e il cibo precotto avanzato dal giorno prima. Per quanto ne sapeva, Adam era comunque convinto che gli era andata comunque piuttosto bene.

Dette la carne cruda a Horus. Si ricordò di aver visto del cibo per i tipo acciaio al pokémarket di Ciclamipoli, ma gli tornò in mente anche il prezzo piuttosto salato per una singola scatoletta.

"i metang sono comunque una specie carnivora, non credo proprio gli farà male"

Un po' meno sicuro era sull'alimentazione di Evelyn la quale, al contrario del suo amico metallico, non aveva mai mangiato in vita sua del cibo per pokémon (e ormai non aveva nessuna intenzione di farlo) a causa della povertà di Adam che, dal primo periodo passato con lei in casa, le aveva sempre offerto tutto ciò che poteva, ovvero parte del cibo proveniente dalla sua tavola.

<< ehi Evelyn per noi ho preso delle polpettine di carne, spero ti piacciano >>

Mentre la creatura metallica mangiava di gran gusto il suo pasto e la kirlia teneva graziosamente in mano la polpettina di carne, Adam cenava con loro, pensando a quello che era successo. Si guardò anche attorno per vedere se ci fosse qualcuno nei dintorni e poi, mentre con una mano teneva la forchettina di viaggio che si era portato da casa, con l'altra stringeva la pokéball del feebas che aveva rubato ai mafiosi.

"come starà Vinny? Non so perché, ma malgrado tutto non mi stava antipatico. Forse non avrò mai neanche la possibilità di ringraziarlo per avermi aiutato a scappare. È stato l'unico gentile con me. Certo che quella gente era davvero strana: si è addirittura sparata addosso per questa. Ne avevo viste di cose a Ferruggipoli, ma non credevo che la gente si spingesse così tanto oltre per dei soldi scommessi e per una sfera soffiata da sotto il naso. Il sole adesso sta per tramontare. Quanto tempo saremo stati là dentro? Pare proprio che in certi posti si perda proprio la testa. Penso proprio che rimarrò sulla strada che ho sempre percorso...lontano dal gioco d'azzardo e dalle scommesse sporche..."

Una volta finito di mangiare, il ragazzino prese l'unica enciclopedia che si era portato dietro durante il viaggio. Era un po' meno dettagliata rispetto ad altre che possedeva, ma sicuramente quella che copriva più argomenti.

Andò sulla pagina dedicata proprio a feebas. A vederlo, non era certo un pokémon molto carino: quella pelle marrone con sopra qualche chiazza scura qua e là e la e lo sguardo perso, con tanto di pinne bli molto poco azzeccate, gli donavano un aspetto davvero poco elegante. Tuttavia, nel libretto c'era anche scritto che erano estremamente difficili da trovare e la loro forma evoluta fosse quanto bella (e ancora più rara) quanto potente, seppur il loro processo di evoluzione richiedesse una dose massiccia di tempo e parsimonia.

<< a quanto pare ti si può trovare solo in un fiume specifico della nostra regione... >>, disse rivolgendosi al dispositivo.

Premette il pulsante al centro e fece uscire nell'acqua del laghetto il pesce.

Questo stette fermo per qualche secondo per poi iniziare a nuotare in cerchio. Anche se quello sguardo era in teoria tipico della sua razza, pareva comunque molto confuso.

Adam guardò il resto del suo team.

<< non è più nel suo abitat e non sappiamo nemmeno per quanto è rimasta dentro questa pokéball. Questa poveretta deve essere parecchio confusa. Cosa accadrà se la lasciamo qui? Se la gente vedrà un pokémon del genere in un posto così accessibile punteranno tutti il loro amo da pesca contro questa poveretta. Alla fine, morirà di crepacuore povera sventurata! >>

Prese qualche pezzettino di carne che era rimasto nella sua vaschetta di plastica e lo buttò in acqua. Qualche secondo dopo, la pinna dorsale azzurra sbucò sopra la superficie, facendo notare il pesce che mangiava avidamente. Nel frattempo, Horus fluttuava sopra lo specchio d'acqua mentre osservava curioso la nuova arrivata.

<< mmm...non credo che si siano occupati molto di lei durante i suoi viaggi tra una mano di un criminale e l'altra. Però non sembra messa male. credo che siamo riusciti a salvarla prima che subisse danni permanenti da denutrizione, che fortuna... >>

Aveva appoggiato la sfera accanto a lui e stava riflettendo sul da farsi.

Portarla nel suo abitat originale non sembrava neanche una scelta molto saggia, anche perché era molto più a nord di dove si trovava adesso e non poteva permettersi un viaggio del genere in poco tempo.

Cederla alla polizia sarebbe stato ancora peggio, anche perché prima di rimetterla in libertà sarebbe stata letteralmente archiviata assieme a tutte le altre cianfrusaglie come prova.

Alla fine, vide Evelyn salire sulle sue ginocchia con un piccolo sorriso. Gli stava porgendo il dispositivo con un'idea chiara in testa.

<< vuoi che la teniamo? >>, chiese Adam curioso.

"se facciamo questa cosa, dovremo allontanarci il prima possibile da Ciclamipoli: dopo quello che è successo, sia i criminali che la polizia vorranno mettere le mani su questa feebas..."

<< hai ragione, non può finire così, la porteremo via da tutto questo. Magari, viaggiando con noi potrà avere un riscatto tutto suo >>

Preparò le sue cose e fece rientrare Horus nella sfera.

Guardò infine un'ultima volta la feebas prima di premere il pulsante centrale della pokéball. Improvvisamente, le venne in mente la persona più innocente che aveva visto al casinò.

<< come si chiamava quella cameriera? Sembrava l'unica brava persona in quel posto...ah giusto, Coraline! Ecco come si chiamava. È un bellissimo nome...penso proprio che ti chiamerò così! >>, disse prima di allontanarsi definitivamente da Ciclamipoli.

Continua...

Note del BrainStealer: capisco che è passato davvero molto tempo dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa, ma tra complicazioni, esami da dare e una temporanea mancanza di ispirazione per questo capitolo (almeno all'inizio) alla fine ho dovuto ritardare il tutto.

Tuttavia, devo ammettere che, dopo aver superato le prime difficoltà, scrivere questa parte di storia è stato davvero bello, anche perché tratta dei temi che trovo piuttosto importanti. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi sia venuta la voglia di lasciare un commento. Detto questo, vi saluto.

TheBrainStealer. 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 12: brama di potere ***


<< abc >> = dialogo.
"abc" = pensiero.
* abc * = telepatia

CAPITOLO 12: BRAMA DI POTERE

Ciclamipoli, davanti alla palestra di Walter, 13 anni prima.

Adam se ne stava ad ascoltare l'uomo che gli stava davanti con gli occhi che luccicavano dall'emozione.

<< sai ragazzino, ne ho visti passare di giovani dalle mie parti, ma non credo di aver mai visto uno con la tua grinta, hai fatto davvero un gran numero là dentro >>, gli stava dicendo l'adulto che ormai era a metà tra i settanta e gli ottant'anni. Se ne stava lì con quei pochi capelli bianchi rimasti un po' scompigliati e la barba dello stesso colore che stava ancorata al mento.

<< grazie signor Walter, è gentile da parte sua >>, rispose il ragazzino un po' timidamente.

Quello che gli stava di fronte, altro non era che il capopalestra di Ciclamipoli, nonché uno dei più grandi esperti di pokémon elettro di tutta Hoenn, o forse anche oltre.

<< non ringraziarmi, è un complimento meritato! Di solito quando qualcuno mi lancia una sfida per la sua seconda medaglia arriva con almeno tre o quattro pokémon: tu sei riuscito a battermi con una squadra composta da soli due membri. In ogni caso puoi darmi del tu figliolo >>, continuò il vecchio ridendo.

Al piccoletto venne in mente il giorno in cui gli era stata consegnata la sua prima medaglia. Per lui quel momento era stato certamente tanto importante quanto indimenticabile, anche se l'allenatrice Petra era stata un poco più fiscale nei comportamenti. Il signore che in quel momento gli stava parlando invece, al contrario, era decisamente più amichevole e confidenziale.

<< sai, ormai ho settantadue anni e inizio a invecchiare, ma vedere una giovane promessa come te mi dà la voglia di continuare a fare questo splendido lavoro >>

Adam non si aspettava tutte quei complimenti da un uomo del suo calibro, ma quell'ottimismo unito all'espressione sempre allegra gli ispirava davvero fiducia: malgrado molta gente lo vedesse come un vecchio stravagante che andava in giro con un giubbottino marrone rattoppato e dei buffi pantaloni gialli, per lui era un vero esempio da seguire in quanto a bontà d'animo.

<< dì un po' ragazzo, adesso cosa farai? Adesso hai due medaglie >>

La sua seconda vittoria gli aveva fornito un discreto premio in denaro che andava ad aggiungersi a quello precedente. Tuttavia, non aveva nessuna intenzione di usarli se non per lo stretto necessario che gli consentisse di continuare il viaggio.

Dette un'altra occhiata alla medaglia che stringeva tra le mani. Per lui, quello non erano solo uno dei trofei da esporre, ma una chiave d'accesso ad uno stile di vite migliore rispetto a quello che aveva prima della sua partenza dai bassifondi di Ferruggipoli. Avrebbe usato i suoi guadagni con parsimonia, in modo tale da poter un giorno tornare a casa a pensare alla sua famiglia e dar finalmente loro la possibilità di uscire da quella brutta zona di periferia malfamata. Avrebbe fatto tutto questo per loro, soprattutto per la sorella.

<< penso che continuerò il mio viaggio per vedere sia questa che le altre città. Sai, mia sorella vuole diventare una ricercatrice. Penso che quando avrò finito tornerò a casa e le insegnerò tutto ciò che so... >>, rispose finalmente il piccoletto.

<< sei un bravo ragazzo Adam, penso che mi ricorderò di te. adesso devo proprio andare: tra poco ho un appuntamento fissato da un altro sfidante e devo preparare la mia palestra. In ogni caso è stato davvero un piacere conoscerti. Ricorda, sei ancora giovane e hai ancora tutta la vita davanti, quindi goditela e fai quello che ti fa stare bene, non c'è niente di più bello! E non credo che debba darti qualche consiglio sulla responsabilità: da quello che vedo ne hai da vendere >>, disse Walter prima di salutarlo e avviarsi all'interno della palestra.

Quello era stato davvero un incontro piacevole, ma incrociare gente nuova era una delle cose belle di partire in viaggio per la regione.

Adam salutò l'uomo di rimando per poi incamminarsi per la sua strada. A parte la zona intorno alla palestra, era la prima volta che visitava Ciclamipoli. Al contrario della sua città natale, essa pareva essere molto meno rumorosa e allo stesso tempo più ordinata, anche a causa delle sue dimensioni più piccole.

Le strade erano di un piacevole color grigio chiaro e spesso ai lati dei viali una schiera di alberi faceva compagnia ai passanti. Camminò assieme ad Evelyn per le vie e le piazzette, notando con piacere la grande quantità di verde che si integrava con la città.

Ad un certo punto, i due videro un piccolo negozietto che se ne stava acquattato in un angolo di un giardinetto recintato. Non c'erano molte persone attorno, ma alcuni individui se ne stavano proprio vicino al punto vendita. L'insegna "Bici Clelio".

Provò ad avvicinarsi alla vetrina. Per quanto non ci fosse niente di male in quello che stava facendo, le sue origini e la sua crescita in un ambiente piuttosto malfamato lo avevano abituato ad osservare senza farsi notare, cosa che non gli fece venire l'istinto di nascondersi dietro al vetro per osservare cosa ci fosse al suo interno, seguito nelle azioni dalla sua kirlia. Vide un ragazzo giovane dai capelli castani che indossava un vestito verde molto appariscente attorno al quale molte biciclette erano poste in degli appostiti scompartimenti sparsi per tutto il negozio. Per quanto piccolo, era un posto piuttosto fornito.

Il ragazzino pensò a quanto potesse essere bello poter viaggiare assieme ai suoi compagni di squadra per tutta la regione con una bicicletta, magari con un modello dotato di cestello per farci stare Evelyn al suo interno. In quel modo avrebbero potuto vagare per tutta Hoenn in maniera molto più comoda. In risposta a questi pensieri, vide il pokémon posare una mano sulla sua con un piccolo sorriso sulla bocca. Il piccolo allenatore si stupì molto a quella reazione: quello era il gesto più umano e spontaneo che l'amica gli avesse mai mostrato. Gli sorrise di rimando in modo sano e istintivo: avere un pokémon emozione era davvero una grande responsabilità e allevare un pokémon che basa il suo umore sul tuo stato d'animo era davvero una cosa per pochi, soprattutto per un ragazzino della sua età.

<< l'idea piace anche a te, vero? Tanto vale che diamo un'occhiata. Magari hanno qualcosa che ci possiamo permettere >>, gli disse poi Adam prima di entrare insieme a lei.

Entrarono all'interno, facendosi notare dal negoziante.

<< salve, io sono Clelio. Benvenuti nel mio negozio! >>, disse allegramente.

<< ehm, salve. Sono venuto qui per vedere se avevate qualche bici che potessi comprare. Sto cercando qualcosa a basso prezzo >>, rispose Adam timidamente.

"giuro che se riesco a comprarmi davvero una biciletta al mio ritorno porto sia Zoey che Evelyn a fare un giro tutti i giorni per il bosco Petalo", pensava intanto.

<< beh, credo di poter avere qualcosa che fa al caso vostro >>, fu la risposta.

Il ragazzo iniziò a guidarli tra le postazioni dove si potevano vedere vari modelli di bicilette. Tuttavia, man mano che scorrevano i prezzi, il piccoletto non riuscì a vederne neanche uno che fosse abbordabile.

<< come vedete qui siamo nella sezione economica. Magari non saranno belle e performanti come quelle più costose, ma fanno comunque il loro lavoro >>, continuava il negoziante.

<< maledizione! In teoria riuscirei anche a comprarne una, ma brucerei gran parte di quello che sono riuscito a racimolare. Per non parlare dei soldi che mi servono per le provviste e altro >>

Fu sconsolato da tale conclusione: l'idea di viaggiare su ruote assieme alla sua amica era stata stroncata sul nascere. Si promise comunque che un giorno, quando avrebbe avuto abbastanza soldi, sarebbe tornato a prendere una bella bici da usare insieme al suo pokémon e alla sorellina.

Fece finta di rifletterci un po' per poi aprir bocca.

<< beh, mi sembrano dei buoni prezzi. Va bene se ci penso? Quando avrò deciso quale modello comprare tornerò qui >>

<< nessun problema, tanto mi troverete sempre nel solito posto >>, dichiarò Clelio alzando un pollice.

I due uscirono dal negozio e si guardarono.

<< mi dispiace Evelyn, penso che dovremo rimandare >>

In risposta ci fu un lieve senso di serenità che gli pervase la mente dall'esterno. A lei non importava se non riuscivano ad avere un mezzo: bastava viaggiare insieme.

Dopo uno scambio di sorrisi, tornarono a camminare verso il centro della piccola cittadina. Per quanto non fosse il centro abitato più grosso della regione, man mano che si avvicinavano alla zona centrale il ragazzino e il suo pokémon vedevano sempre più cantieri dedicati ai lavori. La città si stava lentamente espandendo e si potevano vedere operai ovunque. La cosa che incuriosì Adam fu la concentrazione di nuove costruzioni ancora da finire attorno a un edificio che invece era già bello che completo. Sembrava avere più piani ed era veramente grande, secondo solo alla sede centrale della Devon S.P.A. a Ferruggipoli.

Si guardò attorno, poi vide un muratore che stava stuccando un muro.

<< mi scusi, cosa si trova in quel grosso edificio? >>

Quello si passò la mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.

<< ciao ragazzino. Quello è il casinò di Ciclamipoli. Come vedi, qua stiamo costruendo una delle tante strutture che accoglieranno i turisti e stiamo concentrando tutto proprio intorno ad esso. Cosa c'è là dentro? Di tutto e di più! Non so se in altre regioni ci sia un casinò così grande >>, rispose mentre continuava a lavorare sotto il sole.

<< capisco. È un luogo solo per adulti o posso entrare anche io? >>

<< ti sembrerà strano, ma puoi entrare anche tu: il fondatore Walter ha insistito per far si che fosse accessibile ad ogni singola persona. Alcuni hanno preso bene la cosa, ma ho sentito molti lamentarsi del fatto che il casinò non sia un luogo per marmocchi >>

<< un secondo...Walter ha fondato questa città?! >>

<< eh sì, il nostro capopalestra è un tipo in gamba >>

<< grazie mille per le informazioni, buon lavoro! >>, concluse Adam prima di avviarsi verso la grande struttura.

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Poco dopo, interno del casinò di Ciclamipoli.

Lusso, il lusso più sfrenato...

Questo fu ciò che apparve davanti ai due piccoli viaggiatori che entrarono all'interno dell'edificio. Adam, vissuto da sempre nella povertà, non era mai neanche riuscito a immaginare un posto del genere.

Le pareti erano dipinte di blu, con delle nuvole dipinte così bene che parevano degli affreschi originali di qualche antico artista. Sul soffitto scolpito erano appesi dei lampadari che si diramavano elegantemente in ogni direzione, andando a illuminare i muri e la moquette rossa che donava una sensazione rilassante al di sotto delle suole delle scarpe. Inoltre, la sala era davvero enorme, così tanto che a momento il ragazzino avrebbe giurato di non riuscire a vedere la parete in fondo.

"questo...è soltanto il pian terreno...", pensò sorpreso.

Vedeva intorno a sé un discreto numero di persone. chi a provare le slot machines, chi puntava dei soldi alla roulette, chi invece se ne stava in gruppo a giocare a carte intorno ai maestosi tavoli verdi. dato che i centri turistici attorno al casinò non erano ancora stati ultimati, gli unici che riuscivano a visitare la struttura erano gli abitanti della città o i passanti. Adam però non osò pensare alla quantità industriale di persone che avrebbe potuto trovare lì dentro a lavori finiti.

"caspita, hai visto che roba?", si chiese il piccoletto tra sé e sé.

Notò curiosamente la kirlia accanto a lui annuire senza emettere suoni. Si chinò sorpreso verso di lei.

<< Tu...mi hai letto nel pensiero? >>

Il tipo psico arrossì un po', guardando lievemente verso il basso. Pareva che fosse sorpresa almeno quanto lui.

<< cavolo ma è fantastico! Siamo veramente a un buon punto! Che ne dici se diamo un'occhiata in giro e ci godiamo lo spettacolo per festeggiare? Poi quando torniamo fuori ci cerchiamo un posticino tranquillo per riflettere a modo su questa cosa >>, disse allegramente l'allenatore.

Evelyn sorrise e approvò di gran gusto.

Si incamminarono quindi all'interno della sala, cercando di non farsi ubriacare dalla bellezza dei colori vivaci e ricordandosi sempre che scommettere ciò che avevano appena guadagnato non sarebbe mai stata una buona idea.

Dopo alcuni minuti che curiosavano, Adam vide un tavolo più isolato degli altri.

Attorno ad esso, vi erano riuniti dei signori che parevano esser vestiti un po' tutti uguali, con un elegante smoking e una bombetta sulla testa. uno di loro fumava il sigaro mentre guardava le carte che aveva in mano, mentre altri giochicchiavano con le fiches con le dita.

A entrambi venne l'istinto di mettersi in disparte ad osservare quel curioso spettacolo: ne aveva viste di persone giocare d'azzardo nelle bettole dei bassifondi di Ferruggipoli, ma non lo aveva mai visto fare da delle persone con tanta classe in un posto di lusso.

"dalle nostre parti, a volte farsi gli affari propri può farti evitare delle brutte situazioni"

I genitori gli avevano detto più volte quella frase, ma in quel momento la curiosità lo stava uccidendo: era come se il contesto attorno a quel tavolo nascondesse un fascino tutto suo, qualcosa che lo attirava inevitabilmente a sé.

Passarono i minuti, fino a quando uno dei tizi si girò proprio verso di lui.

Il sangue di Adam si gelò dentro le arterie, facendolo immobilizzare sul posto per qualche attimo prima di indietreggiare e fare finta di niente.

"maledizione...", pensò.

L'imbarazzo era sicuramente passato dalle sue parti, ma il timore di aver infastidito le persone sbagliate lo aveva colpito come un pugno tirato dritto contro lo stomaco.

Per quanto fosse pieno di gente, era come se in quel momento le uniche persone rimaste al mondo fossero lui e loro. Si nascose assieme ad Evelyn dietro a un angolo che vi era tra la sua sezione di sala e quella degli uomini misteriosi.

Sentì dei passi proprio provenienti da lì, che man mano si avvicinavano a lui.

"altro che Dennis! Questi mi fanno nero!", rifletté in preda al panico.

<< ehi piccoletto, che ci fai nascosto lì dietro? Ho visto che ci guardavi da qui. Perché te ne stai acquattato? Non ti faccio niente sai >>

Il nascondiglio del ragazzino non aveva funzionato neanche per un secondo. Questo guardò l'adulto davanti a sé, scrutando il suo smoking grigio molto elegante perfettamente abbinato al cappello. Parlava con uno strano accento, caratteristica evidente di chi è straniero. Per quanto fosse un po' timoroso, l'espressione amichevole del tizio lo faceva sembrare sincero.

<< chiedo scusa. Non volevo disturbare, avrei dovuto farmi gli affari miei... >>, rispose Adam sconsolato e allo stesso tempo un po' sorpreso per la reazione pacifica dell'individuo.

<< ma figurati, io e i miei amici stiamo solo facendo una partita a pokér, mica ci disturbi. Perché non vieni a farci compagnia al tavolo? Magari te e la tua kirlia volete vedere le cose più da vicino >>

<< davvero? Grazie mille! >>

<< com'è che ti chiami? >>

<< io sono Adam e lei è la mia amica Evelyn >>

Il tale gli scompigliò amorevolmente i capelli.

<< sono davvero dei bei nomi! Io sono Vinny. Dai andiamo, così ti faccio vedere un po' come funziona >>

I due si rialzarono e lo seguirono fino ad arrivare al tavolo verde. Attorno ad esso, altre quattro persone erano sedute con ancora le loro carte in mano ma, al contrario di tutti gli altri clienti, non avevano accanto un mazziere ufficiale del casinò che guidasse la partita.

Agli occhi dell'allenatore e del suo pokémon, sembravano vestiti tutti allo stesso modo di Vinny, come se fossero cloni che fanno esattamente le stesse azioni.

<< ragazzi, ho visto questo simpatico marmocchio e il suo pokémon che si godevano la partita e ho deciso di portarli qua. Lui è Adam e la sua amichetta qui si chiama Evelyn. Adam, quello che fuma il sigaro è Frank, quello che non riesce a stare un minuto senza smettere di giocare con le fiches è Jonny. Quello che ha il gruzzolo più grosso di tutti è Daniel e quello che sta sudando freddo per il tris d'assi che gli ho rifilato poco fa è Vito, vero Vito? >>

<< vai al diavolo Vinny >>

<< questo è lo spirito giusto! >>

Vinny si sedette al suo posto e fece stare i due nuovi arrivati accanto a sé.

<< mi raccomando, qualunque cosa vediate non dite niente, altrimenti è come barare, hai capito Frank?! E non far finta di non sentirmi, altrimenti ti taglio in due quel sigaro >>, dichiarò l'uomo scherzosamente.

Adam era incredulo nel vedere come i tali stessero maneggiando il loro denaro. Lui capiva bene quanto anche una sola moneta potesse salvarti la giornata con un tozzo di pane in più. Qui invece, vedeva piccole montagnette di fiches spostate al centro del tavolo solo per aprire il turno di gioco. A forza di vederlo dalle sue parti, ormai aveva lievemente capito come funzionasse il poker ma, per le cifre che stava vedendo in quel momento, le persone nelle bettole che aveva incontrato si sarebbero azzuffate ancor prima di cominciare.

Per quanto quei tizi fossero tutti uguali nel vestiario, ognuno sembrava reagire ai vari turni del gioco in modo diverso. Il ragazzino poteva vedere Frank dare una boccata al suo sigaro ogni volta che una mano andava bene, mentre lo appoggiava al posacenere ogni volta che invece perdeva dei soldi. in entrambi i casi, non smetteva mai di avere quell'espressione gelida ed antipatica sul grugno dotato di doppio mento e gli occhi spenti, di un colore molto simile al fumo del tabacco. Jonny era molto più giovane e aveva invece una faccia molto più ansiosa, che si abbinava perfettamente con le mani che maneggiavano ossessivamente i gettoni che fungevano da valuta. Era come se non si volesse distaccare dai suoi soldi per nessun motivo al mondo, in modo da non perdere neanche un centesimo.

"magari ha avuto delle belle vincite, ma uno così ansioso deve aver perso anche molte partite. Quando può spingerti oltre il limite il gioco d'azzardo?", pensò Adam mentre cercava ancora di capire come mai una persona dovrebbe mettere a repentaglio i suoi averi solo per svago.

Si girò poi verso Daniel. Lui sembrava un po' più vecchio degli altri, sulla buona strada per i settanta. Aveva un'espressione molto tranquilla e osservava la montagna di fiches che aveva davanti in modo amorevole e distaccato allo stesso tempo. pareva uno molto bravo a giocare a poker, oltre che qualcuno che di soldi ne aveva veramente da buttare. Pareva avesse un bel gruzzoletto per ogni capello bianco in testa e per ogni ruga sulla faccia. Infine, c'era Vito. Quello sudava freddo per la grossa perdita di denaro causata da una mano molto azzardata. Il modo in cui stringeva saldamente le carte in mano faceva notare i nervi a fior di pelle che si stava portando appresso. Infine, c'era Vinny, il buffo signore che, inaspettatamente, si era dimostrato davvero gentile e questo per Adam era davvero inaspettato. Infatti, più guardava quell'inquietante cerchia di persone dallo strano accento e più si convinceva che non potevano essere delle persone pulite dal punto di vista legale. Eppure, l'uomo che lo aveva accompagnato al tavolo era stato particolarmente simpatico se non, addirittura, quasi paterno.

<< ehi ragazzo... >>

Le parole di Frank sfondarono di netto quel lieve sottofondo che si era creato durante la partita.

<< ehm...sì? >>

Quello teneva il sigaro tra le dita giochicchiandoci un po': pareva che per lui fosse un gesto naturale come respirare. Quell'affare stava emettendo così tanto fumo da far puzzare l'intero ambiente.

<< quella è la tua kirlia, giusto? >>

<< sì, è esatto... >>

<< ci sei molto affezionato suppongo >>

<< beh sì. Io ed Evelyn ci vogliamo molto bene >>

<< sai...le kirlia valgono una fortuna dalle mie parti... >>, continuò inamovibile il signore.

<< in che senso? >>

<< nel senso che se vuoi parlarne un po'... >>

Adam sentiva un profondo disagio. Non sapeva esattamente cosa volesse il giocatore d'azzardo, ma per esperienza già sapeva che non era nulla di buono.

Vinny irruppe nel discorso.

<< Frank! So dove vuoi arrivare. È solo un ragazzino per la miseria, lascialo in pace! >>

<< fatti gli affari tuoi, non sto parlando con te, ma con lui >>

<< non mi importa. Lascia stare Adam: il suo pokémon non è in vendita >>

Il fumatore si rimise pazientemente il sigaro in bocca senza scomporsi neanche un po'.

Subito dopo, un fruscio attirò l'attenzione di tutti i presenti verso la postazione di Daniel.

<< perché non iniziamo a parlare di affari seri? >>, disse quest'ultimo mentre tirava fuori una pokéball dalla sua giacca ancora ancorata alla sedia.

"una pokéball? Ma che vuole fare? ", si chiese il giovane mentre teneva istintivamente Evelyn attaccata a sé.

Mise la sfera sul tavolo, usandola come una vera e propria moneta di scambio.

<< io apro e questa è la posta in gioco per giocare >>, dichiarò subito dopo.

<< che cosa contiene? Non vorrai mica rifilarci una pokéball vuota >>, chiese scettico Vito.

Ci fu una sorta di attesa nella parte della sala a luci soffuse che comprendeva il loro tavolo.

<< contiene un feebas. Sapete tutti quanto può valere. Questa è una femmina ed è un buon esemplare. Quando si evolvono il loro valore è inestimabile, soprattutto per certe categorie di persone che conosciamo >>, sogghignò il proprietario del dispositivo.

<< dove lo hai preso? Di certo non si trova una feebas dietro l'angolo >>, domandò Vinny.

<< ehi, ehi, quante domande...non starete prendendo tempo per riflettere. Non avrete paura... >>, sorrise Daniel di nuovo.

"stanno scommettendo un pokémon? Chissà da dove viene. E che fine farà quando la partita sarà finita? Non capisco come possa essere finito sopra a un tavolo da pokér"

Le domande scorrevano nella mente di Adam come se fossero sopra un nastro trasportatore industriale. Poteva perfino sentire un certo dispiacere da parte della sua kirlia.

<< fanculo, io questa mano me la vengo a giocare >>, disse Frank dal nulla.

<< mmm...me la gioco anch'io >>, lo seguì Vito.

<< non voglio perdere i miei soldi per questa fregatura... >>, si sentì dire prima che Jonny mettesse istintivamente le mani sopra le sue fiches.

<< e tu Vinny? Cosa farai? >>

<< ti dirò Danny...questa non me la voglio perdere. Voglio togliermi la soddisfazione di far sparire quel sorrisetto dalla faccia >>, rispose questo.

<< sta a vedere Adam, adesso mi prendo quel feebas >>, disse subito dopo a voce bassa cercando uno sguardo d'intesa col piccoletto.

Il giovane non era molto a favore della cosa. Per lui era come "smerciare vita" ai tavoli da gioco, scommettendola come se fosse un soprammobile o un mucchio di monete sporche di malaffari: una vera e propria offesa nei confronti dell'etica di un allenatore.

"se Walter fosse qui morirebbe di crepacuore. Oppure scatenerebbe la sua squadra contro di loro...", pensava mentre faceva finta di nulla.

<< e va bene. se venite a giocarvi questo turno, allora dovrete mettere una cifra con lo stesso valore della mia feebas >>, disse Daniel agli altri.

<< e come raggiungo quella somma? Io ho quasi perso tutto per colpa di quello stramaledetto tris che mi ha rifilato Vinny >>, replicò Vito. << fammi un po' vedere...questo dovrebbe andar bene. Vedi di fartelo bastare >>, continuò sfilandosi dal polso un orologio ornato.

Il ragazzino, anche solo a prima vista, capì che quell'affare valeva così tanto che, se il proprietario lo avesse indossato nella zona sbagliata di Ferruggipoli, sicuramente sarebbe arrivato un gruppetto di poveracci a strapparglielo via insieme all'intero braccio.

Frank prese una boccata dal sigaro per poi spingere un grosso mucchio di gettoni colorati verso il centro del tavolo.

<< a occhio e croce dovrebbe andar bene... >>, furono le sue uniche parole.

<< dai Vinny, tocca a te >>, incitò Daniel.

<< d'accordo Danny, ho capito >>, sbuffò lui. << vediamo cosa posso fare... >>

Guardò per un attimo le carte che aveva in mano.

Per quanto avesse vinto una buona parte dei soldi di Jonny, quella somma non bastava a coprire la quota necessaria a partecipare. Si frugò nella tasca posteriore dei pantaloni, alzandosi lievemente dalla sedia.

<< ma porc...e va bene, e sia >>, concluse prima di lanciare una chiave al centro del tavolo.

<< questa è la chiave della mia auto... >>

Una montagna di fiches, una pokéball, un orologio da polso e le chiavi di un'auto erano appoggiate su un tavolo verde. Là sopra giaceva un piatto dal valore così alto che molta gente avrebbe ucciso senza problemi pur di averla.

"se i miei genitori riunissero tutti gli stipendi che hanno guadagnato negli ultimi anni, non riuscirebbero comunque ad ammucchiare così tanti soldi", rifletté il giovane.

Tra uno sguardo e un altro, tutti scartarono alcune carte dalla mano per ripescarne altre. L'unico che aveva saltato questo processo era proprio Vinny, che si era schiarito la gola per dichiararsi "servito".

Dopo tali passaggi, tutti quanti alzarono almeno una volta la posta in gioco, mettendo sul tavolo altre fiches o dei propri oggetti di valore, finendo per raddoppiare la quota già immensa che c'era all'inizio del turno.

Per quanto Daniel potesse sembrare un uomo tutto di un pezzo, perfino lui pareva sorpreso (e anche un poco preoccupato): nemmeno lui si sarebbe aspettato un finale come questo. Adesso non si trattava più del pokémon che c'era in palio: quello ormai era solo una scusa per gonfiare la scommessa, una delle tante monete di scambio utilizzabili tra di loro.

Una bella cameriera arrivò dal gruppo, portando via i bicchieri vuoti per sostituirli con degli alcolici freschi. Escludendo Adam, fino a quel momento quella era l'unica persona che si era avvicinata al loro tavolo. Per Adam questa era un'altra prova che metteva in chiaro la poca affidabilità della cerchia di persona in cui stava in mezzo. Rimase comunque accanto a Vinny: a quel punto, voleva sapere come sarebbe andata a finire.

<< grazie Coraline >>. L'avevano ringraziata all'unisono senza neanche girarsi, come se la bellezza e l'innocenza della donna vestita così bene fosse irrilevante: erano così concentrati sulla situazione e sugli sguardi altrui che parevano immobili.

<< beh, credo che a questo punto non ci rimanga altro che mostrare i punti >>, disse Frank col suo solito tono indifferente dopo che il silenzio aveva riempito quella stanza per almeno due minuti.

<< ammetto che non mi aspettavo un piatto del genere, sono davvero tanti soldi >>, aggiunse Daniel.

<< ehi Danny, hai paura? >>, lo schernì Vinny.

<< assolutamente no. Ho aperto io, quindi devo mostrare la mia mano per primo >>

Daniel fece calare la sua mano in tavola, mostrando una scala. Un punto niente male.

Il fumatore tolse il sigaro dalla bocca e lo posò scocciato sul posacenere.

<< vaffanculo Daniel >>, borbottò seccato calando un punto più basso.

<< pare che qualcuno abbia perso questa mano >>, ridacchio quello che ancora era il proprietario della pokéball.

<< adesso tocca a me farvi vedere il punto >>, sorrise Vinny. << guardate e piangete >>, disse solennemente prima di lanciare le proprie carte sul tavolo. Quello che era apparso agli occhi del giocatore erano un tris di jack e una coppia di otto: un full coi fiocchi.

<< cazzo! >>, esclamò Daniel lanciando le carte con rabbia: aveva appena perso la sua sfera e la quantità di soldi che aveva scommesso.

Sul tavolo verde c'era il delirio. A momenti pareva che i giocatori si lanciassero delle piccole accuse, come uno scambio di una carta dalla mano con una della pila degli scarti oppure una sbirciatina di troppo a quello che avevano gli altri, ma perfino Adam sapeva che con un piatto così grande nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di farsi beccare durante un gesto del genere, il che significava solo che il turno di gioco era stato giocato regolarmente.

<< fermi tutti e nessuno si azzardi a poggiare anche solo una mano su quella montagna di soldi! >>, esclamò Vito.

Con calma, fece calare le sue cinque carte sul tavolo, una per volta. Man mano che quelle scorrevano davanti agli altri, parevano solo figure senza alcuna correlazione tra loro. Quando però mostrò l'ultima, si resero tutti conto che erano tutte dello stesso seme. Vito aveva con sé la mano vincente: un colore composto da cinque carte tutte di fiori, un punto che in quella variante di poker batteva anche il micidiale full di Vinny.

Il sorriso di quest'ultimo si spense.

<< porca puttana! Ci ero arrivato così vicino! E adesso ho perso tutto >>, disse poi sbattendo i pugni sul tavolo, spaventando anche Adam ed Evelyn, i quali sobbalzarono un poco sul posto.

Il vincitore si alzò fieramente dalla sedia, spingendo verso di sé il gigantesco bottino che aveva appena ottenuto. I ruoli si erano ribaltati: da essere uno dei concorrenti più al verde, ora era decisamente quello nella situazione migliore.

Il ragazzetto si chiese quanti danni avesse fatto da solo quest'ultimo giro di poker alla maggior parte dei concorrenti. Non aveva mai visto una somma del genere in tutta la sua vita e anche se ogni singolo giocatore aveva perso solo una fetta del piatto, il premio in questione era così alto che anche perdere dalle proprie tasche una piccola frazione di questo poteva equivalere ad un vero e proprio disastro economico per la maggior parte della gente.

La cosa che però gli faceva provare più dispiacere era la faccia terribile che aveva Vinny. Era sicuro di vincere fin dall'inizio. Di certo non lo biasimava: quante persone avrebbero avuto paura di perdere con un full servito? Ma del resto sapeva anche che a poker nulla può essere considerato certo.

"cosa farà ora che ha perso tutti questi soldi e la usa auto? Ha una moglie e dei figli che lo aspettano a casa? se sì, lo uccideranno dopo aver scoperto che ha combinato qui", pensò mentre una parte di stima nei suoi confronti se ne andava per sempre.

<< devo ammetterlo Vito, mi hai fregato. E non penso di esser stato fottuto solo io... >>, disse Daniel sospirando.

<< sono cose che capitano. Vedo che il tuo sorrisetto da riccone se n'è andato. Vinny, non sei contento? >>

<< chiudi quella boccaccia Vito... >>

Poco dopo, Adam iniziò a sentirsi osservato, come se qualcosa di strano fosse in quella sala stesse per accadere qualcosa di strano.

Si girò verso il suo pokémon in modo istintivo, notando lo sguardo preoccupato.

<< Evelyn, tutto a posto? >>, bisbigliò senza farsi sentire dagli altri, i quali erano troppo occupati a discutere su ciò che era appena accaduto.

In risposta, la kirlia storse il labbro e l'allenatore sentì aggiungere alla sua mente altro senso di inquietudine, immesso dall'esterno dai poteri di Evelyn.

"qualcosa la preoccupa..."

Guardò subito dopo nella direzione in cui l'aveva vista guardare qualche attimo prima. Un gruppo di uomini vestiti di nero stava avanzando verso il tavolo da gioco.

Questo fece rabbrividire il ragazzo: altre persone inaffidabili in arrivo.

Non sapeva se avvisare Vinny del loro arrivo, anche perché non era certo se quelli sarebbero venuti proprio da loro, anche se la loro direzione non mentiva.

Quando però si voltò verso l'uomo che stava accanto a lui, i suoi dubbi se ne andarono di corsa, anche perché questo si era fermato a guardare il gruppo sospetto senza farsi intravedere ancor prima che lui lo notasse.

Dopo alcuni secondi interminabili, la combriccola arrivò finalmente a destinazione con ancora gli occhiali da sole addosso, standosene seduti davanti agli uomini già seduti senza proferire una parola.

Poco dopo, Frank emise una nuvola di fumo verso di loro.

<< ci conosciamo? non capisco che avete da guardare >>, chiese seccato dando un colpetto al sigaro per rimuovere la cenere in eccesso.

Qualche attimo dopo, uno dei tali si fece avanti rispetto agli altri, togliendosi le lenti scure dagli occhi e rivelando il volto.

Pareva essere sulla cinquantina, con alcuni capelli bianchi sul ciuffo davanti che contrastavano con gli altri rimasti neri, il tutto su una capigliatura tirata all'indietro con del gel che passava intorno alle stempiature.

Quello sospirò, rivelandosi piuttosto tranquillo, al contrario di Vito, Vinny, Johnny e Frank, i quali stavano iniziando a mostrare dei lievi sintomi di agitazione. Per quanto rimanessero comunque composti, Daniel invece era quello che pareva non volesse incontrare quei misteriosi individui per nessuna ragione al mondo.

<< mi dispiace interrompere la vostra partita a carte, ma vedete...il signor Aniello ha detto che uno di voi ha a che fare con della merce scomparsa. Sapete com'è fatto...sta iniziando a preoccuparsi >>, disse con una voce che aveva lo stesso strano accento dei giocatori di carte.

Adam non poteva saperlo, ma il signor Aniello era uno dei più grandi contrabbandieri di pokémon dell'intera regione, se non il più grande. Era specializzato nel trovare creature esotiche per poi smerciarle in altre parti del mondo oppure nella stessa Hoenn. Allo stesso tempo, era un boss mafioso estremamente famoso tra i suoi "colleghi", nonché capo di una delle famiglie criminali più pericolose e senza scrupoli in circolazione. Tutt'ora, la polizia non era mai riuscita ad incastrarlo, sia per la sua abilità che per la rete di poliziotti corrotti sparsa per i vari distretti del territorio.

Vinny si schiarì la gola.

<< sentite, qui non abbiamo niente che appartenga al vostro capo, quindi non vi dispiace se adesso vorremmo goderci la vostra partita a poker in santa pace >>

L'altro si avvicinò alla sedia e gli dette una pacca sulla spalla.

<< ah Vinny, Vinny. Sei sempre stato un tipo molto collaborativo, ma lo sai che a me e a questi ragazzi non piace quando ci dite una cazzata. A proposito, chi è questo bambino? >>

Il giovane allenatore in questione si bloccò sul posto.

<< lui non è con noi. Passava di qui ed è restato a guardare la partita. Lo sapete come funziona: i ragazzini sono curiosi >>

<< bene, stavolta confido nella tua sincerità. In ogni caso siamo qui per riprenderci la merce che avete rubato. Aniello avrebbe giurato di aver fatto affari con Daniel l'ultima volta che ha avuto a che fare con voi >>

Tutti i presenti si girarono verso Danny, il quale se ne stette lì senza dire una parola.

<< state dicendo che Danny ha preso qualcosa al signor Aniello? È una follia! >>, esclamò Vito.

L'uomo misterioso andò sulla sedia di quello che era stato additato come colpevole, si tolse il cappello e lo posò davanti a lui.

<< il nostro capo doveva vendere un feebas ad un cliente di Sinnoh e adesso non riesce a trovarlo per colpa vostra. Noi siamo sempre stati gentili con voi, e voi ci ripagate così? Avete mancato di rispetto a noi e al signor Aniello e non possiamo accettare un affronto del genere alla nostra famiglia. Ora, vorrei ripetervelo un'ultima volta: ridateci il feebas. Non peggiorate le cose, qualcuno ci ha già fatto una soffiata, quindi vediamo di non prenderci per il culo >>, continuò prima di mettersi una mano nella tasca interna della sua giacca.

Frank sbottò.

<< cazzo Danny, ma cosa ti è saltato in mente? >>

<< non sapevo che appartenesse a loro! >>, replicò Daniel.

<< ci hai fatto finire in un mucchio di merda! >>. Subito dopo, spense il sigaro nel posacenere e guardò in direzione di Vito.

<< avanti Vito, dagli la sfera... >>

Questo sfilò il dispositivo dal mucchio di fiches in cui ormai era sommerso per poi metterla al centro del tavolo, accontentando la richiesta dello strano signore che, in poco tempo, aveva messo a repentaglio la serata (e non solo) di tutto il gruppo di giocatori d'azzardo con l'ausilio di poche ed efficaci parole.

<< ecco qua. Vi assicuriamo che noi altri non sapevamo di questa storia... >>, disse subito dopo.

Per quanto la tensione fosse così densa da poter essere afferrata a mani nude, quella parte della sala era così isolata che nessun altro cliente in tutto il casinò avrebbe potuto notare quella bolla che si era creata intorno a tutti quei criminali.

<< ne sono sicuro... >>

<< ehi, c'è un bambino qui. Non facciamo scherzi... >>, cercò di far notare Vinny mentre alzava lievemente le mani in cenno di resa.

<< io di bambini ne vedo cinque, tutti a cazzeggiare attorno ad un tavolo verde >>, rispose l'uomo che si stava riprendendo il cappello.

<< ehi, sentite ragazzi, qua abbiamo un tizio spiritoso... >>, rispose vito mentre guardava i suoi compari.

<< ...Vaffanculo! >>, finì poi contro il tizio.

Quest'ultimo sospirò.

<< il signor Aniello vi manda i suoi saluti >>, dichiarò poi subito prima che lui e gli scagnozzi alle sue spalle tirassero fuori delle pistole da sotto gli abiti.

<< andate a fare in culo, figli di puttana! >>, urlò Frank prima di afferrare tra le mani la sua rivoltella.

Vinny spinse via Adam ed Evelyn per allontanarli da lì. Poi, assieme a Jonny, Daniel e Vito, si unì all'amico nella sparatoria.

In alcuni istanti, quello che era il pian terreno di un edificio dedicato allo svago si trasformò in una vera e propria zona di guerra.

Il tavolo verde venne rovesciato, facendo volare in aria una quantità indescrivibile di fisches, drink vuoti e gli altri oggetti scommessi a poker precedentemente, riempendo il pavimento di ricchezze di ogni genere.

La superficie di legno che poco prima era il terreno di gioco era utilizzata da Frank e Daniel come riparo dalle pallottole degli aggressori, mentre Vito, Jonny e Vinny si erano messi dietro a dei divanetti rossi che spruzzavano imbottitura a giro come se fossero dei corpi umani feriti.

Nel frattempo, in tutto il casinò c'era il caos e la gente urlava mentre nella zona più calda volavano proiettili e offese a non finire.

Quella era decisamente la sparatoria più grande e terrificante alla quale Adam aveva mai assistito. Nemmeno la sicurezza del posto avrebbe potuto fare qualcosa a riguardo, se non chiamare le forze dell'ordine.

Per quanto Vinny avesse spintonato via sia lui che il suo pokémon, erano entrambi ancora a pochi metri dal tavolo rischiando di venire colpiti tanto quanto i mafiosi. I due ci avevano messo qualche attimo a realizzare cosa stesse succedendo, anche perché il tutto era cominciato così velocemente che se ne erano resi conto a malapena.

Vide il gruppo degli aggressori che aveva il vantaggio numerico: per gli altri sarebbe finita male.

"porca putt...tutto questo casino per un feebas? In ogni caso devo portare via Evelyn da qui! Devo proteggerla a tutti i costi. E poi...presto questo posto sarà pieno di sbirri e non voglio certo essere qui quando accadrà"

L'unico motivo per il quale aveva avuto il tempo per pensare a tutte quelle cose era il fatto che non riuscisse a trovare la forza di spostarsi di lì, anche perché fischiavano colpi di pistola ovunque.

Improvvisamente, sentì uno schioppo secco proprio accanto a sé. Quando si girò, notò con orrore che lo schienale della sedia che si era rovesciata di fianco a lui aveva un buco proprio al centro.

A quel punto, aveva così tanta adrenalina in corpo che trovò la forza di prendere l'amica in braccio e darsela a gambe

La voce di Vinny sfondò il frastuono delle armi da fuoco.

<< Adam, attento! >>, urlò quello prima di sparare dei colpi per coprire la fuga del ragazzino.

Nel processo, il giovane allenatore vide uno degli uomini di Aniello gridare per poi cadere a terra, notando anche il buco nella sua pancia, dal quale schizzava così tanto sangue che in pochissimo tempo il vestito elegante dello sfortunato si tinse in gran parte di rosso.

Un altro grido stridente si aggiunse a quella sinfonia mortale.

<< cazzo! Quei bastardi hanno preso Jonny! >>, sbraitò Frank.

Adam e il tipo psico avevano percorso solo pochi metri, ma finalmente potevano dichiararsi fuori dalla linea di tiro dei criminali. Stavano per andarsene via in maniera definitiva, quando videro entrambi una cosa che attirò molto la loro attenzione.

La pokéball del feebas era proprio davanti a loro, sotto a una sedia ancora intatta fuori dalla vista di tutti quegli uomini che erano ancora troppo occupati ad ammazzarsi a vicenda per potersi preoccupare dell'oggetto in questione. La sfera era rotolata lontana da loro quando Frank aveva rovesciato il tavolo da gioco per crearsi un riparo in fretta e furia.

"mamma e papà mi hanno sempre insegnato a non rubare...", pensò inizialmente Adam. Tuttavia, un dubbio lo assalì: cosa sarebbe successo a quel pokémon se lo avesse lasciato lì? Sarebbe tornato nelle mani di questo "signor Aniello"? oppure sarebbe finito uno scompartimento nel reparto di polizia di Hoenn per poi essere analizzato come una prova qualsiasi? In entrambi i casi, il destino di quella sventurata creatura non sarebbe stato poco spregevole.

"...ma mi hanno anche insegnato a fare la cosa giusta"

E, mentre finiva quel pensiero, finalmente afferrò il congegno per poi nasconderlo frettolosamente nello zaino. Ancora non poteva credere che nessuno degli uomini armati avesse fatto caso alla scomparsa della loro preziosa "merce". Del resto, però, quando si è in mezzo a una sparatoria non ci si può certo distrarre.

Scappò via da quel posto infernale, usando il suo sguardo per cercare Vinny un'ultima volta. Lo poteva vedere ancora dietro al suo riparo, cercando di piazzare qualche colpo ben assestato per salvarsi la vita.

Senza voltarsi più indietro, uscì finalmente dal casinò.

---

Percorso 117, a est di Ciclamipoli, un'ora dopo...

Il ragazzo aveva corso fuori dall'edificio per allontanarsi il più possibile da esso. Subito dopo, aveva camminato senza troppa furia in modo da non farsi notare troppo dalla folla e da eventuali poliziotti che stessero arrivando nel luogo dove vi era la sparatoria (o forse, dove essa era ormai finita, irrimediabilmente con dei cadaveri da portare via in un sacco di plastica nero).

Era nel percorso che collegava Ciclamipoli a Mentania. Era un posto davvero tranquillo e sia l'allenatore che il suo pokémon non avrebbero potuto chiedere di meglio per calmarsi un po'.

Si avvicinarono a uno dei due laghetti situati poco al di fuori dei lati del vialetto principale.

<< per fortuna che almeno Horus era nella sua sfera... >>, disse Adam tra sé e sé.

Strinse poi la kirlia in un abbraccio: pareva che anche lei fosse molto stressata dall'accaduto e le creature della sua specie risentono molto di queste cose, sia a causa di quello che provano loro, sia per quello che sentono gli altri.

Tirò fuori la pokéball del secondo membro della squadra e lo fece uscire.

Questo si guardò attorno con sguardo curioso e poi se ne stette immobile a mezzo metro da terra ad osservare Adam.

<< ciao horus, ti sei perso un po' di cosette, ma credo proprio che per te sia meglio >>

Ormai era diventato un metang, molto più grosso e potente della sua forma evolutiva. Inoltre, la sua nuova forma possedeva degli arti, cosa non da poco rispetto a prima.

Subito dopo, frugò ancora nel suo zainetto e prese una busta di plastica.

<< ho preso queste per pranzare. Sono riuscito a comprarci qualcosa di buono per oggi. In teoria doveva essere il premio per la vittoria alla palestra di Walter o quello di consolazione per la sconfitta, ma credo proprio che ce lo gusteremo per festeggiare la nostra sopravvivenza al casinò... >>, disse alla squadra storcendo un po' la bocca.

Quella stessa mattina, prima di passare dal capopalestra per lanciargli la sfida, era infatti passato dal macellaio della città a comprare un po' cibarie, in modo da festeggiare quello che doveva essere un giorno speciale.

Speciale era rimasto, ma per ben altri motivi...

Data la sua situazione economica, non si era potuto permettere di comprare le carni più pregiate del mondo, ma comunque il negoziante gli aveva concesso alcune piccole parti che avrebbe dovuto scartare e il cibo precotto avanzato dal giorno prima. Per quanto ne sapeva, Adam era comunque convinto che gli era andata comunque piuttosto bene.

Dette la carne cruda a Horus. Si ricordò di aver visto del cibo per i tipo acciaio al pokémarket di Ciclamipoli, ma gli tornò in mente anche il prezzo piuttosto salato per una singola scatoletta.

"i metang sono comunque una specie carnivora, non credo proprio gli farà male"

Un po' meno sicuro era sull'alimentazione di Evelyn la quale, al contrario del suo amico metallico, non aveva mai mangiato in vita sua del cibo per pokémon (e ormai non aveva nessuna intenzione di farlo) a causa della povertà di Adam che, dal primo periodo passato con lei in casa, le aveva sempre offerto tutto ciò che poteva, ovvero parte del cibo proveniente dalla sua tavola.

<< ehi Evelyn per noi ho preso delle polpettine di carne, spero ti piacciano >>

Mentre la creatura metallica mangiava di gran gusto il suo pasto e la kirlia teneva graziosamente in mano la polpettina di carne, Adam cenava con loro, pensando a quello che era successo. Si guardò anche attorno per vedere se ci fosse qualcuno nei dintorni e poi, mentre con una mano teneva la forchettina di viaggio che si era portato da casa, con l'altra stringeva la pokéball del feebas che aveva rubato ai mafiosi.

"come starà Vinny? Non so perché, ma malgrado tutto non mi stava antipatico. Forse non avrò mai neanche la possibilità di ringraziarlo per avermi aiutato a scappare. È stato l'unico gentile con me. Certo che quella gente era davvero strana: si è addirittura sparata addosso per questa. Ne avevo viste di cose a Ferruggipoli, ma non credevo che la gente si spingesse così tanto oltre per dei soldi scommessi e per una sfera soffiata da sotto il naso. Il sole adesso sta per tramontare. Quanto tempo saremo stati là dentro? Pare proprio che in certi posti si perda proprio la testa. Penso proprio che rimarrò sulla strada che ho sempre percorso...lontano dal gioco d'azzardo e dalle scommesse sporche..."

Una volta finito di mangiare, il ragazzino prese l'unica enciclopedia che si era portato dietro durante il viaggio. Era un po' meno dettagliata rispetto ad altre che possedeva, ma sicuramente quella che copriva più argomenti.

Andò sulla pagina dedicata proprio a feebas. A vederlo, non era certo un pokémon molto carino: quella pelle marrone con sopra qualche chiazza scura qua e là e la e lo sguardo perso, con tanto di pinne bli molto poco azzeccate, gli donavano un aspetto davvero poco elegante. Tuttavia, nel libretto c'era anche scritto che erano estremamente difficili da trovare e la loro forma evoluta fosse quanto bella (e ancora più rara) quanto potente, seppur il loro processo di evoluzione richiedesse una dose massiccia di tempo e parsimonia.

<< a quanto pare ti si può trovare solo in un fiume specifico della nostra regione... >>, disse rivolgendosi al dispositivo.

Premette il pulsante al centro e fece uscire nell'acqua del laghetto il pesce.

Questo stette fermo per qualche secondo per poi iniziare a nuotare in cerchio. Anche se quello sguardo era in teoria tipico della sua razza, pareva comunque molto confuso.

Adam guardò il resto del suo team.

<< non è più nel suo abitat e non sappiamo nemmeno per quanto è rimasta dentro questa pokéball. Questa poveretta deve essere parecchio confusa. Cosa accadrà se la lasciamo qui? Se la gente vedrà un pokémon del genere in un posto così accessibile punteranno tutti il loro amo da pesca contro questa poveretta. Alla fine, morirà di crepacuore povera sventurata! >>

Prese qualche pezzettino di carne che era rimasto nella sua vaschetta di plastica e lo buttò in acqua. Qualche secondo dopo, la pinna dorsale azzurra sbucò sopra la superficie, facendo notare il pesce che mangiava avidamente. Nel frattempo, Horus fluttuava sopra lo specchio d'acqua mentre osservava curioso la nuova arrivata.

<< mmm...non credo che si siano occupati molto di lei durante i suoi viaggi tra una mano di un criminale e l'altra. Però non sembra messa male. credo che siamo riusciti a salvarla prima che subisse danni permanenti da denutrizione, che fortuna... >>

Aveva appoggiato la sfera accanto a lui e stava riflettendo sul da farsi.

Portarla nel suo abitat originale non sembrava neanche una scelta molto saggia, anche perché era molto più a nord di dove si trovava adesso e non poteva permettersi un viaggio del genere in poco tempo.

Cederla alla polizia sarebbe stato ancora peggio, anche perché prima di rimetterla in libertà sarebbe stata letteralmente archiviata assieme a tutte le altre cianfrusaglie come prova.

Alla fine, vide Evelyn salire sulle sue ginocchia con un piccolo sorriso. Gli stava porgendo il dispositivo con un'idea chiara in testa.

<< vuoi che la teniamo? >>, chiese Adam curioso.

"se facciamo questa cosa, dovremo allontanarci il prima possibile da Ciclamipoli: dopo quello che è successo, sia i criminali che la polizia vorranno mettere le mani su questa feebas..."

<< hai ragione, non può finire così, la porteremo via da tutto questo. Magari, viaggiando con noi potrà avere un riscatto tutto suo >>

Preparò le sue cose e fece rientrare Horus nella sfera.

Guardò infine un'ultima volta la feebas prima di premere il pulsante centrale della pokéball. Improvvisamente, le venne in mente la persona più innocente che aveva visto al casinò.

<< come si chiamava quella cameriera? Sembrava l'unica brava persona in quel posto...ah giusto, Coraline! Ecco come si chiamava. È un bellissimo nome...penso proprio che ti chiamerò così! >>, disse prima di allontanarsi definitivamente da Ciclamipoli.

Continua...

Note del BrainStealer: capisco che è passato davvero molto tempo dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa, ma tra complicazioni, esami da dare e una temporanea mancanza di ispirazione per questo capitolo (almeno all'inizio) alla fine ho dovuto ritardare il tutto.

Tuttavia, devo ammettere che, dopo aver superato le prime difficoltà, scrivere questa parte di storia è stato davvero bello, anche perché tratta dei temi che trovo piuttosto importanti. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi sia venuta la voglia di lasciare un commento. Detto questo, vi saluto.

TheBrainStealer. 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 13: alta marea ***


 
 
 
 
<< abc >> = dialogo.
"abc" = pensiero.
* abc * = telepatia..
 

CAPITOLO 13: alta marea

 

Presente, tre giorni dopo gli eventi accaduti al casinò di Ciclamipoli, mare aperto, nave da trasporto...

Diario di Adam...

Siamo partiti all'incirca una settimana fa da Petalipoli e attualmente mi trovo accanto a Evelyn sul letto della nostra cabina, a bordo della nave salpata da Porto Selcepoli diretta allo scalo di Alghepoli. Lei dorme serena. Pare che basti la mia presenza a farla addormentare senza troppi sforzi, anche grazie a questi sfoghi trascritti su questo quadernino sgualcito che fanno spurgare parte dei nostri pensieri. Lei è davvero un angelo e continuerò a starle vicino in qualunque situazione e qualunque cosa succeda, anche a costo della vita, come del resto sarebbe disposta a fare anche lei...

Era moltissimo tempo che non salivo a bordo di un mezzo come questo, a dirla tutta non mi allontanavo così tanto da casa da un tempo che oramai mi pare immemore.

Ancora adesso mi sembra strano che nelle cabine adiacenti alla nostra ci siano i nostri compagni di viaggio. A volte, quasi mi dimentico come tutto questo sia iniziato. In questo momento mi sento molto lontano da casa, lontano dalle mie cose e dai piccoli gesti che facevo ogni giorno, anche se alcuni di questi erano cose come agganciarsi il tutore alla gamba in maniera corretta o starsene sul divano, aspettando che gli antidolorifici facciano effetto in modo da poter camminare. Ricordo anche la colazione con Evelyn fatta alla terrazza di Swablu durante il giorno del mio compleanno. Credo proprio che, se riuscirò ad arrivare in fondo a questa storia, concederò di nuovo la mia presenza in quel jazz bar. In ogni caso, non riesco a spiegarmi come tutto d'un tratto la mia vita si sia movimentata così tanto. Non faccio in tempo a godermi il mio compleanno insieme a Eve, Horus e Coraline che improvvisamente arriva quello Yacht che attracca al molo del Signor Marino. Adesso, poco più di una settimana dopo, eccoci qui a cercare Red per tutta la regione, alle prese con criminali e malfattori. Devo ammettere che uscire dopo così tanto tempo per così tanto mi fa davvero sentire strano e sono abbastanza sicuro che questa sensazione stia pervadendo anche Evelyn. Siamo tornati in dei posti che abbiamo lasciato quando ero un bambino, e vedere quanto il mondo sia andato avanti anche senza di noi mi ha fatto riflettere moltissimo, anche se non so esattamente su cosa, forse un po' su tutto...a partire dal capopalestra Walter. È invecchiato, ma la sua grinta e la sua etica non sono cambiate per niente. è una grande persona, lo rispetto...al contrario di Brendan, al quale non dedicherei neanche un briciolo del mio buon senso: quel ragazzo ha sporcato definitivamente l'immagine e il prestigio della nostra regione. Mi manca Rocco Petri, lui sì che era un campione dalle buone maniere. Un'altra cosa che ho visto passarmi davanti senza preavviso è la necessità di partire in viaggio con altre persone (anche se avrei preferito non averne bisogno). Ho pensato tante volte a come comportarmi con quegli allenatori, ma non sono ancora riuscito a creare un rapporto tranquillo con loro. Probabilmente mi rispettano, ma dubito fortemente che gli piaccia. Non che mi importi, anche se ogni tanto, quando non c'è nessun altro e posso starmene a pensare in santa pace, mi chiedo se invece dovrei dare importanza alla cosa. Gold è insopportabile, ma devo ammettere che senza il suo aiuto sarebbe stato davvero difficile arrivare fin qui, se non impossibileTra l'altro, mi chiedo ancora come mai si stia portando a giro quel moccioso di Ash. lo sta tenendo sotto la sua ala, ma perché? Forse ha visto in lui qualcosa che nessuno di noi ha notato. Non credo sia il talento, anche perché quello lo aveva notato quando lo ha incontrato sullo yacht per il tour verso il parco lotta. No...deve essere qualcos'altro, ma forse sono troppo distaccato per vedere davvero che cosa sia. Infine abbiamo May, la ricercatrice di Albanova. Non l'ho ancora inquadrata a modo, ma pare stia cercando di superare la separazione con Brendan, che dovrebbe essere avvenuta circa qualche giorno prima della nostra partenza. Devo ammettere che a volte ha dimostrato davvero di aver fegato, anche se la sua situazione sentimentale l'ha portata a compiere alcune cazzate, come quella che ha combinato al casinò di Ciclamipoli...a causa sua siamo dovuti andare nel retro del casinò a scatenare una guerra. Non so se saremmo riusciti comunque a estrarre le informazioni dal campione di Hoenn senza scatenare un inferno, ma avremmo potuto almeno provare. Chissà chi ha ragione tra me e Gold: Ash e May erano o non erano pronti per questo viaggio? Io sono ancora convinto di no, e lo hanno dimostrato sia l'ingenuità di Ash che l'impulsività di May al casinò. Ma chi prendo in giro? potrò avere ragione su tutte queste cose, potrò avere una maggiore serietà nei metodi e forse anche qualche briciolo di buon senso in più, ma rimane il fatto che in questo improbabile gruppo sono la persona più detestata, oltre al fatto che, tra tutte le cazzate che sono volate quando abbiamo discusso tra noi, su una cosa May ha ragione: a parte la mia squadra, non ho nessuno. Forse...sono una persona sola proprio perché vedo sempre le cose in modo diverso. Chissà, forse sono proprio io che sta rendendo questo gruppo improbabile...

...

Scritte quelle parole, Adam mise via il quadernino dalla ruvida copertina in cuoio e lo ripose nello zaino. Guardò poi alla sua destra, in modo tale da assicurarsi ancora una volta che la sua amica stesse dormendo.

Infatti, quella era ancora lì rannicchiata vicino a lui, con gli occhi chiusi in un'espressione piuttosto rilassata.

"mmm...non ho ancora sonno. Questi momenti in cui Evelyn dorme senza farsi svegliare dal nostro flusso di pensieri sono davvero rari. Penso che mi farò un giretto per la nave per lasciarla dormire in pace"

Si alzò lentamente in piedi digrignando i denti per il dolore. Si pentì subito dopo di essersi alzato in modo così disinvolto per poi agganciarsi il tutore ai pantaloni. Quando ebbe preso anche il suo fidato bastone da passeggio, guardò fuori dall'oblò della cabina per vedere un po' il mondo al di là di quel vetro rotondo.

Era il crepuscolo, e l'ultimo alone di luce debole e dal colore scuro si adagiava sul piatto mare che si estendeva a perdita d'occhio. Pareva uno specchio poggiato sull'orizzonte e tale visione tranquillizzò un poco il ragazzo.

Ingoiò un paio di pillole antidolorifiche, imboccò le coperte a Evelyn e si avviò verso l'uscita della cabina.

---

Ponte della nave, esterno...

Il ragazzo indossava una giacca a vento, nascondendo la camicia bianca tanto elegante quanto insufficiente per coprirlo dal vento proveniente dal mare aperto che si andava a schiantare direttamente su di lui.

Si appoggiò sulla ringhiera che dava direttamente sull'acqua, fumando la sigaretta elettronica e godendosi la vista della sconfinata distesa liquida. Senza dubbio, quello non avrebbe mai potuto fare a meno dell'acqua e al tempo non gli are certo sembrato fattibile comprarsi una casa lontana dal suo amato oro blu.

Si perse un po' nei suoi pensieri, pensando al momento in cui molti anni prima era stata inaugurata la rotta navale tra Porto Alghepoli e Porto Selcepoli. Nel momento in cui divenne operativa, la tratta era stata vista come una gigantesca novità, anche perché prima di allora si poteva navigare per le acque di Hoenn solo attraverso una barca presa al molo del signor Marino, oppure cavalcando un pokémon che fosse in grado di trasportarti. Quando invece le grosse imbarcazioni furono messe a disposizione, iniziarono i viaggi a scopo turistico e altri tragitti percorsi invece dalle colossali navi mercantili che esportavano e importavano merci con le altre regioni. Quando Adam ed Evelyn si erano messi in viaggio, i grossi traghetti come quello su cui stava al momento lui non c'erano, cosa che gli fece cavalcare le onde grazie alla barca del vecchio marinaio, per poi cavalcare Coraline in seguito. La cosa ironica era che, il motivo per il quale si ricordava perfettamente l'anno dell'inaugurazione dello scalo, è che coincideva con l'anno in cui Brendan era diventato campione della lega pokémon di Hoenn, oltre ad aver fermato il team magma e il team idro prima che scatenassero la fine del mondo.

Il ragazzo sbuffò fuori una nuvola di vapore dalla sigaretta elettronica.

"beh, almeno quel bastardo è riuscito a fare una singola cosa buona..."

Sorrise al suo pensiero, mentre si gustava allo stesso tempo l'aroma al gusto di tabacco scuro.

<< Adam >>

Una voce improvvisa lo fece voltare di scatto.

Il giovane si ritrovò davanti May, vestita in modo lievemente più elegante del solito e coi capelli sciolti al vento.

<< May. Non mi aspettavo di vederti qui >>, disse Adam sinceramente sorpreso. Il sole era già tramontato e la luce del crepuscolo stava man mano sparendo a sua volta, cosa che stava riducendo di molto la visibilità.

<< beh, sinceramente nemmeno io, soprattutto senza Evelyn >>, rispose lei. << eri immerso nei tuoi pensieri? Spero di non aver interrotto niente >>, continuò.

<< Evelyn è rimasta a dormire. Io avevo deciso di farmi un giro, fino a quando non ho deciso di fermarmi qui a vedere il mare...tu invece che ci fai qui? >>, rispose quello girandosi lievemente verso la distesa d'acqua.

<< ero venuta qui per distrarmi un po' >>

<< capisco... >>

Lei notò qualcosa di diverso in quello strano allenatore. C'era sempre quell'evidente tono di freddezza nella sua voce, ma non sembrava irritato. May pareva ancora incredula all'assenza di Evelyn nelle vicinanze dello zoppo e la cosa stava facendo nascere in lei parecchie domande.

"certo che è proprio strano. Ma se Adam e la sua gardevoir usano spesso la telepatia...come funziona adesso che il pokémon è a dormire? In questo momento Adam è più simile a un ragazzo come tutti gli altri?"

Dal momento che cercare di rispondere a quelle domande avrebbe creato solo altri quesiti, la ragazza scacciò via quei pensieri e iniziò di nuovo a parlare.

<< certo che ne sono successe di cose in questo periodo, non è vero? Ammetto che mi state facendo vivere davvero una bella avventura >>, dichiarò la ricercatrice sorridendo. L'altro notò un pizzico di nervosismo in lei.

In risposta, la bocca di Adam si increspò in un sorriso ironico, prima che anche lui iniziasse a parlare.

<< suppongo siano stati gli eventi degli ultimi giorni a spingerti fin qui per riflettere... >>

Ci fu qualche secondo di silenzio.

<< beh, ecco...sì. È così: quello che è successo al casinò mi ha davvero scombussolata. Ho dedicato anima e corpo a Brendan e l'ho amato come nessun altro, ma dopo tutto quel tempo insieme mi ha comunque scaricata come un barile di rifiuti. Poi arriviamo a Ciclamipoli e lo ritrovo affogato dalla fama e dal denaro. Ha buttato via anche l'ultima briciola di bontà che aveva, per non parlare del fatto che abbiamo dovuto anche lottare contro le sue guardie. Mi ha pure umiliata al tavolo verde senza pensarci due volte. Io sono dell'idea che nella vita bisogna andare avanti qualsiasi cosa accada senza farsi fermare da niente e nessuno, ma queste sono cose che davvero mi hanno spezzato il cuore... >>

May aveva gli occhi lucidi e il vento sulla faccia non l'aiutava. Quando però vide che Adam stava continuando a guardare il mare, si sentì un poco imbarazzata.

<< scusami, ti ho vomitato tutta questa roba addosso senza preavviso. Di certo non ti sei messo in viaggio per ascoltare queste cose. Forse è meglio se ti lascio da solo... >>

Non fece in tempo ad incamminarsi che Adam si girò verso di lei.

<< no May, aspetta un secondo >>. Il suo tono era deciso, ma non era furioso.

Prese il bastone da passeggio e fece un passo verso di lei.

L'aveva vista fuggire assieme a lui nei meandri del Tunnel Menferro, affrontare i criminali nel retro del casinò di Ciclamipoli e perfino indagare per trovare degli indizi su Red. La paura in certe situazioni era ovviamente normale, ma così vulnerabile non l'aveva neanche vista alla terrazza di swablu, mentre era seduta al balcone a bere una pinta di birra di prima mattina a causa dello stress dovuto dalla separazione.

Lei aveva scelto di partecipare alla spedizione senza essere costretta, ma rimaneva il fatto che Adam l'aveva mandata a cercare un ex che forse era meglio per lei se non incontrava di nuovo.

<< senti May...io sono stato molto duro con te. Quando hai perso al tavolo verde stavi uno schifo e io ti ho comunque gridato contro e non so quanto la mia azione sia stata giusta >>

<< avevo fatto una cazzata Adam, me lo meritavo... >>, rispose lei sottovoce.

<< lo so, ma...forse c'era un altro modo... >>, continuò il ragazzo.

<< stai cercando un modo per chiedermi scusa? >>, chiese May. Era sull'orlo del pianto, ma in quel momento la goffaggine di Adam era quasi esilarante da vedere.

<< è probabile...e poi non ero in condizione di giudicarti e non lo sono neanche adesso... >>, spiegò poi l'altro.

<< in che senso? >>

<< anche se ti sbagliavi sul fatto che non so cosa significhi perdere qualcuno, su una cosa hai ragione: se togliamo la mia squadra, io sono davvero una persona sola... >>

Quella si fermò un attimo sul posto: non pensava avrebbe proprio parlato di quella cosa. Qualche giorno prima si era arrabbiata molto con lui, ma adesso che lo vedeva tutto solo a guardare il mare senza neanche Evelyn, iniziò a vedere le cose in modo un tantino diverso.

A dirla tutta, May adesso si sentiva anche in colpa, anche perché non era da lei insultare qualcuno in quel modo, anche nel caso quest'ultimo si fosse comportato male; lei era più tipa da ignorare gli insulti e cercare di avere un buon rapporto con chi le sta intorno.

<< Mi dispiace Adam, io non ero in me quella sera. Ti ho detto delle cose orribili >>

Ormai stava per piangere. erano troppe cose insieme: la notizia di un ragazzo scomparso, la violenza e lo stupro evitato di un soffio al tunnel Menferro, il suo ex-ragazzo annegato in un mondo di soldi sporchi e corruzione e lo scontro al casinò.

Lui si girò verso di lei.

<< perché ti scusi? Hai semplicemente detto la verità: non devi scusarti quando sei sincera, quindi non sentirti in colpa, dico davvero >>, rispose in totale tranquillità.

<< ma tu adesso non sei da solo...ci siamo noi >> riuscì a malapena a replicare la giovane. Ormai le lacrime le stavano scendendo dai lati del viso senza che lei se ne accorgesse.

L'altro era sinceramente confuso.

<< ma May, noi non - >>

Adam venne interrotto da un gesto tanto improvviso quanto inaspettato.

Quella lo aveva raggiunto in un attimo, stringendolo in un abbraccio che lui, con la gamba che si portava appresso, non avrebbe potuto evitare in nessun modo.

May lo stringeva forte e piangeva, liberando tutto lo stress accumulato negli ultimi giorni in un'unica esplosione emotiva.

<< non sei da solo. Nessuno di noi è solo >>, continuava a ripetere la ragazza.

Lo zoppo la abbracciava a sua volta, anche perché altrimenti sarebbe rimasto senza un appiglio, dato che il suo bastone da passeggio era caduto a terra.

La guardava confuso, mentre il vento che soffiava forte tra i suoi capelli cercava inutilmente di schiarirgli le idee.

Aveva la testa dell'altra appoggiata sul suo petto mentre cercava di ricordarsi quando era stata l'ultima volta che qualcuno oltre a Evelyn non lo abbracciava. Per lui era strano ricevere un gesto del genere e forse, in un qualsiasi altro momento, se la sarebbe staccata di dosso senza troppo problemi.

"che cosa strana. Perché ha detto tutte queste cose proprio a me? fossi in lei sarei andato da qualcun altro a sfogarmi e poi questo abbraccio sta diventando sempre più strano. In ogni caso, anche se non li ritengo degli amici che risolvano la mia solitudine, rispetterò la sua opinione"

Il cuore gli pulsava forte: panico. Era così tanto che non si ritrovava in una situazione di intimità con una persona nuova che non sapeva neanche se fosse il caso di muoversi, anche perché per qualche motivo interrompere tutto prima del dovuto sarebbe stato secondo lui un gesto scortese.

Dopo un lasso di tempo che per lui pareva interminabile, la ragazza sciolse la presa che li aveva avvicinati. Nessuno, ma proprio nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di abbracciare Adam eccetto i suoi pokémon e/o Evelyn.

May si rese conto di cosa aveva fatto e pareva un poco imbarazzata.

<< io...scusa >>

<< tranquilla...non fa niente >>

La ricercatrice sorrise mentre lo storpio raccoglieva il bastone e provava a ricomporsi.

<< niente facce incazzate o paternali? >>, chiese scherzosamente.

Adam si schiarì la gola.

<< per stavolta te lo lascerò passare >>, disse in maniera provocatoria. La ragazza non riuscì a capire se quello fosse un tono ironico per stare allo scherzo oppure no, ma poco importava.

<< sai Adam, io non credo che tu sia una persona cattiva. Penso solo che tu debba essere capito un poco più degli altri >>

Il giovane rintoccò il bastone a terra ed emise un risolino.

<< cosa te lo fa pensare? >>

<< intuito. Per quanto tu possa sembrare scontroso, alla fine ci hai protetti tutti quanti quando ne avevamo bisogno >>

<< ho fatto solo il mio dovere: tu e Ash siete sotto la responsabilità mia e di Gold. Non possiamo permetterci che vi accada qualcosa >>

<< sia come vuoi, ma comunque ti ringrazio. Ah, a proposito: quando l'altro giorno hai dato a Brendan quella lezione, so che non lo hai fatto per me ma...grazie >>, disse la ragazza prima di iniziare a voltarsi per tornarsene in cabina.

Adam prese il bastone e lo appese alla ringhiera della nave. Subito dopo, iniziò a scavalcarla.

May si era quasi voltata del tutto ma lo vide comunque.

<< ADAM! >>, gridò a perdifiato per poi correre verso di lui.

"che cazzo vuole fare?! finirà per ammazzarsi!", pensò.

Era arrivata a pochi metri da lui quando si rese conto che era troppo tardi: ormai si era buttato.

Si affacciò guardando verso il basso, contemplando quella che ormai, a causa della scarsa luminosità, sembrava più una distesa di petrolio che il mare.

Chiamò di nuovo il suo nome, urlando a squarciagola. Si girò anche attorno per vedere se c'era qualcuno a cui chiedere aiuto, ma niente...

Si portò la mano alla bocca, in preda al panico.

"è morto...si è ammazzato! Perché lo ha fatto?!"

Qualche secondo dopo però, vide l'acqua vicino alla prua della nave ribollire. Cercò di aguzzare la vista per osservare meglio, sperando che da un momento all'altro risbucasse il ragazzo che aveva parlato con lei fino al momento prima.

Improvvisamente, la milotic di Adam saltò fuori dall'acqua compiendo un balzo altissimo, arrivando quasi all'altezza della ringhiera dalla quale si era affacciata la ricercatrice. In groppa al pokémon vi era il suo rispettivo allenatore, ovviamente zuppo dalla testa ai piedi. May tirò un sospiro di sollievo e scacciò dalla testa il pensiero di dover correre a perdifiato alla cabina di Gold o di buttarsi in mare per salvare lo zoppo.

Continuò invece a osservare come quelli si muovevano tra le onde quasi nere, colpiti da quella pochissima luce che ormai adornava il cielo. Era stata una cosa completamente inaspettata, soprattutto da una persona come Adam, che non era certo tipo da azioni avventate. L'allenatore e Coraline continuarono a immergersi e riemergersi, mentre la ricercatrice notava quanto fosse veramente grande quel serpente marino che si avvicinava ai sette metri di lunghezza: per quanto non l'avesse vista lottare per molto, quella milotic era stata davvero un'alleata utile durante lo scontro al casinò.

Dopo quasi un venti di nuotate e piroette, la creatura balzò così in alto da riportare lei e lo storpio sul ponte, vicino alla ricercatrice che guardava sorpresa.

Lo zoppo si riavvicinò alla ringhiera e riprese il suo bastone. Si massaggiò la gamba, forse per qualche dolore dovuto al suo handicap. Subito dopo però, si voltò verso il suo pokémon e allungò la mano. Coraline in risposta appoggiò la sua testa su di essa e si fece accarezzare.

<< Adam! Mi hai fatto venire un infarto! >>, gridò May. La sua voce però era più intrisa di ammirazione che di rabbia.

Quello fece spallucce.

<< pensavo fossi andata via... >>, disse con disinvoltura.

<< siete stati incredibili, dico davvero! Non pensavo che voi due fosse così coordinati >>

Adam continuò ad accarezzare la testa della milotic.

<< Coraline ogni tanto ha bisogno di farsi una bella nuotata, in onore dei vecchi tempi... >>, rispose lui mentre sorrideva al suo pokémon prima di farlo tornare nella sua sfera.

<< vedo che hai un buon rapporto con la tua squadra >>, notò la ragazza.

<< loro non sono la mia squadra...sono la mia famiglia. Ora, se non ti dispiace, avrei proprio bisogno di farmi una doccia calda: sono tutto zuppo e questo vento non aiuta. Ci vediamo May >>

<< immagino. Ci vediamo Adam >>, concluse la ricercatrice prima che entrambi si avviassero alle proprie cabine.

...

Cabina di Adam e Evelyn.

Una volta uscito dalla doccia, il ragazzo vide la sua amica che ancora dormiva sul letto, anche se si stava muovendo in maniera scoordinata con una faccia spaventata.

Adam si stese accanto a lei e le dette una carezza sulla guancia. Poco dopo, Evelyn si rilassò di colpo per poi riaprire gli occhi.

<< buonasera mia cara, dormito bene? ho visto il tuo incubo, ti va di parlarne? >>, chiese lui con sguardo dolce.

<< hai visto tutto dico bene? >>, rispose lei ancora mezza assonnata.

<< beh sì, sappiamo entrambi come funziona >>

<< immagino di sì... >>

<< tranquilla Eve, non devi vergognarti di niente. Se ne hai bisogno possiamo parlarne alla vecchia maniera >>

<< come ben sai...ho sognato te e May. Eravate sul ponte della nave e ridevate assieme. Improvvisamente vi siete abbracciati e.... >>

Malgrado entrambi vedessero pensieri, sentimenti e intenzioni l'uno dell'altra, Evelyn sembrava un po' preoccupata per continuare a parlare: col carattere che aveva, le era difficile dire una cosa che la faceva preoccupare per Adam con la propria voce. Un comportamento decisamente molto più da umano che da pokémon.

<< e poi? >>, continuò Adam.

<< andavate via...e lei ti portava via da me... >>, concluse poi con faccia triste.

Lui le avvolse un braccio intorno alla spalla.

<< Eve, io sono andato sul ponte e ho incontrato May >>

<< lo so... >>

<< e come vedi sono ancora qua. Laggiù non è successo niente...niente e nessuno potrà mai dividerci. Non devi aver paura >>, rispose Adam in maniera rassicurante.

Si abbracciarono e smaltirono la tensione accumulata.

<< ehi Eve, che ne dici se andiamo a fare un giro per la nave come ai vecchi tempi? Solo io e te >>

Lei sorrise.

<< questa mi sembra un'ottima idea! >>

----

Circa due ore dopo, nella cabina di Gold...

<< ma quindi se faccio balzare Pikachu posso fargli scagliare fulmine? >>

<< non esattamente: puoi farlo se ha balzato per una schivata, altrimenti , se salti subito a mezzaria senza un buon motivo, sarebbe un bersaglio facile, anche perché il nostro amichetto giallo non è un pokémon volante. Ricorda: a meno che non abbia le ali, è meglio farlo muovere più agilmente possibile a terra. Spesso gli allenatori che hanno un minimo di esperienza preparano pure degli attacchi più superflui in modo da far schivare l'avversario e aspettare che si sbilanci per la schivata...per poi colpire con maggior forza. Quindi ricorda anche di scegliere bene i movimenti da far fare al tuo pokémon: usa questo trucchetto contro gli altri e farai faville contro un sacco di gente! >>

<< perfetto, perfetto... >>

Il ragazzino da Kanto annotava meticolosamente sul proprio taccuino ogni parola che il campione di Johto diceva. Non importava se fossero cose nuove o che già sapeva, anche perché il ragazzo più grande le spiegava sempre in modo dettagliato e ogni volta scopriva quindi qualcosa di nuovo.

Gold ghignò.

<< sei forte Ash e ti vedo ogni volta migliorare di più. Non è che un giorno mi vieni a soffiare il titolo di campione? >>, chiese facendo l'occhiolino.

<< chi lo sa? Haha >>

Continuarono a ridere, fino a quando qualcuno bussò alla porta.

<< avanti >>

May si affacciò da dietro l'uscio.

<< ma salve, vedo che stiamo facendo delle lezioni sulle lotte pokémon qui >>

Ash drizzò la testa.

<< ciao May! Eh sì, Gold è davvero un grande insegnante! >>

<< penso che qualche lezione farebbe bene anche a me, non sia mai che un giorno io ricominci a fare l'allenatrice come si deve >>, scherzò lei in modo ironico.

Il ragazzo dagli occhi dorati sorrise.

<< in realtà sei stata davvero grande in questi giorni. Se un giorno avremo la possibilità di fare una lotta amichevole ne sarò molto felice. In ogni caso...dicci tutto >>

<< volevo solo avvisarvi che tra poco arriveremo al porto. Quindi forse è meglio che raduniate le vostre cose prima che vi chiedano di liberare la cabina. Comunque, l'idea della lotta amichevole non mi sembra affatto male. vedi però di andarci piano va bene? >>, rispose lei cinguettando.

<< tranquilla, sarà solo uno scontro amichevole. Sentito Ash? tra poco sbarchiamo. Meglio radunare le nostre cose >>, concluse l'allenatore guardando tutte le cianfrusaglie attorno a lui e al suo più giovane amico.

<< Adam è pronto? >>, continuò mentre cercava di comprimere come poteva le cose nel proprio zaino.

<< beh...sì, credo. Non saprei. L'ho visto solo due ore fa sul ponte. Se l'ho inquadrato bene però, sarà sicuramente pronto da almeno mezz'ora haha >>, rispose la ricercatrice.

<< ah ma senti, hai incontrato Adam sul ponte. Non ti ha rifilato qualche paternale vero? >>

<< ma no, ma no. Anzi...è stato più gentile del solito. Mi ha addirittura chiesto scusa per quello che ci siamo detti al casinò >>

Gold era divertito da quelle parole.

<< questa poi me la devo segnare >>, risero un po' tutti. << sei seria May? >>

<< giuro haha. Poi stavo andando via e lui ha creduto di essere da solo >>

<< continua, sembra divertente >>

<< si è buttato in mare >>

<< ma che cazz... >>

<< si lo so. Stavo di morire di crepacuore quando l'ho visto volare di sotto, ma poi ha iniziato a nuotare assieme a Coraline in mezzo al mare: l'aveva tirata fuori mentre cadeva >>

Il campione di Johto credeva invece di morire dal ridere.

<< signore e signori...Adam: l'unico stuntman zoppo! >> esclamò.

Risero ancora, a tal punto che dovevano aggrapparsi da qualche parte. Del resto, dopo tutto il casino che stavano vivendo negli ultimi giorni una risata di certo non guastava.

<< comunque... >>, continuò << quel ragazzo non ce la racconta giusta. Appena sbarchiamo voglio proprio vedere una cosa >>.

<< che vuoi fare? >>, chiese Ash curioso.

<< lo vedrete appena arriviamo al molo: credo di aver avuto un'idea >>

---

un'ora dopo, Porto Alghepoli...

Finalmente, i cinque erano arrivato alla città marittima di Porto Alghepoli, uno dei più grandi e importanti navali nella regione di Hoenn e anche al di fuori di essa. Infatti, assieme alle scogliere e il meraviglioso paesaggio costiero, dentro quest'ultimo sembravano incastonati un numero impressionante di zone dedicate agli sbarchi e cantieri navali, fiancheggiate da una zona per imbarcazioni civili, mentre appena si guardava verso la terraferma si poteva notare un'intera zona composta dalla città in sé, piena di vegetazione e pokémon che svolazzavo per i tetti e per gli alberi delle navi. Ormai si era fatta sera e tutta la zona era illuminata dalle luci artificiali della città marittima.

<< eccoci qui arrivati. Che dite, iniziamo ad avviarci verso il centro pokémon? >>, chiese Adam.

<< quanta furia... >>, rispose Gold in maniera provocatoria.

Lo zoppo si girò. Erano appena scesi dal traghetto e gli altri passeggeri stavano ancora andando via, spostandosi tra loro sul pavimento di legno del molo come se il gruppo fosse intrappolato in un fiume di persone.

<< mmm...qualcosa mi dice che stai per dirmi qualcosa di molto particolare, dico bene? >>, chiese Adam.

<< proprio così... >>

<< avanti, spara... >>

<< prima di andare al centro pokémon...pretendo una lotta con te. Una lotta vera, proprio su quella spiaggia, proprio adesso >>

Lo storpio si mise una mano sulla fronte mentre Evelyn aveva una faccia stranita: di certo non si aspettavano quella domanda.

<< dì un po' Gold: è stato Ash a darti questa idea grandiosa? >>

Ash si fece vedere.

<< non guardare me! >>

<< capisco...allora saprai già che sto per chiederti il perché. Come mai vorresti lottare contro di me? Sei il campione della lega di Johto, un pezzo grosso...perché perdere tempo con uno zoppo che odia le lotte? >>

L'altro si aggiustò il cappello.

<< perché ormai è un pezzo che sto viaggiando con qualcuno che non conosco appieno. Te l'ho detto altre volte Adam: non so a cosa pensino gli altri, ma io non ho creduto a una minima parola che hai detto sul tuo conto fin dall'inizio. L'ho capito subito che non sei un "tizio qualunque", da quando ti vidi per la prima volta sulla spiaggia vicino a Petalipoli, quando hai letteralmente spazzato via il pikachu di Ash >>

<< lo sai che questo non cambia le cose vero? Il fatto che non mi credi non implica che debba per forza lottare con te. E comunque non mi sembra di averti mai dato prova della mia inaffidabilità >>

<< lo implica il fatto che non viaggio con chi non conosco. Ti ho visto fare troppe cose strane in questo viaggio...tutti ti abbiamo visto >>

<< e quindi volete vedermi lottare con te? >>

<< non loro...io voglio! >>

<< desolato Gold...quasi apprezzo lo sforzo ma rifiuto l'offerta... >>

<< codardo >>

Adam si fermò sul posto.

<< come hai detto prego? >>

<< hai sentito benissimo: affronti tutta quella gente al tunnel Menferro e al casinò e poi rifiuti una lotta con me...e poi non sopporto quell'arietta che ti porti appresso. Perché non scendi dal tuo piedistallo e la smetti di fare il prezioso? Me hai detto tu stesso...in questo contesto siamo solo dei poveracci che cercano un altro poveraccio: nessun campione della lega, nessuno zoppo proveniente dai bassifondi. E poi smettila di prendere tutto sul personale: per quanto mi riguarda, quello che vale per te vale anche per gli altri, quindi perché per una buona volta non tiri fuori le palle e fai vedere davvero chi sei? >>, continuò il ragazzo con aria così risoluta che pareva far brillare con un bagliore dorato i propri occhi.

<< non dirmi quello che devo fare. E comunque perché allora non ti scontri anche con gli altri? >>

<< perché sei l'unico di cui ancora non ho capito un cazzo e che si comporta da vero stronzo >>

<< non cederò alle tue provocazioni. Ti sembra questo il momento di fare lo scemo? Per una volta che abbiamo capito di essere sicuramente sulla pista giusta sarebbe il caso di muoverci! >>

<< è proprio perché siamo sempre più vicini a Red che voglio capire se sei la persona giusta per questa impresa, anche se sei stato tu a chiedermi aiuto. Se non avrò capito entro stasera con chi cazzo ho a che fare, ti assicuro che di provocazioni da parte mia non ne sentirai mai più, non so se mi spiego... >>

Lo storpio stringeva nervosamente il bastone con la mano.

"figlio di puttana...riesce a tutti con un ricatto..."

* Adam...che cosa facciamo? *

* non lo so Eve...non credo di volerlo fare...*

Gold sorrise in modo ancora più provocatorio.

<< beh? Allora che cosa mi dici? Vuoi darmi una risposta o vuoi ancora chiedere un'opinione a Evelyn? >>

<< QUESTO È TROPPO! NON AZZARDARTI AD INCLUDERLA NEI NOSTRI DISCORSI! >>

<< stai temporeggiando? >>

<< Fanculo! Andiamo a quella maledetta spiaggia e facciamola finita una volta per tutte con questa storia del cazzo! >>, tuonò Adam prima di zoppicare velocemente verso il posto in cui sarebbe avvenuta la prima lotta tra lui e il campione di Johto.

Nel frattempo, Gold sorrise di nascosto: era finalmente riuscito a trovare un modo per confrontarsi col misterioso allenatore che aveva conosciuto all'inizio di quel viaggio.

Circa dieci minuti dopo...

Sulla spiaggia di Porto Alghepoli, circondati da sabbia, mare, città e natura, i due si erano disposti l'uno di fronte all'altro, distanti tra loro di circa quaranta metri. Per quanto ci fosse un cielo completamente nero tappezzato di stelle, la distesa di sabbia era colpita da dei lampioni così grossi che pareva fosse giorno.

Ash osservava sorpreso quella scena: quella situazione gli ricordava molto cos'era successo tra lui e il ragazzo col bastone vicino Petalipoli. Per quanto però avesse perso in circa dieci secondi, era molto fiducioso nei confronti del suo amico, in quanto campione della lega e allenatore più forte che avesse potuto conoscere da vicino.

I capelli dello zoppo svolazzarono in balia della brezza di mare.

<< bene Gold...finiamo questa storia una volta per tutte... >>

<< a me sta benissimo Adam. Voglio farti il favore di dirti subito che il pokémon che manderò in campo sarà Exbo >>, disse l'altro col sorriso sulla bocca prima di far uscire il typhlosion dalla sfera. Exbo comparve sulla sabbia con un'espressione feroce, anche se vedendo Adam davanti a sé per un attimo parve confuso. Il suo proprietario invece era tutto fuori che confuso: Il suo obbiettivo era chiaro, ovvero avere una risposta alla domanda "chi è davvero Adam?".

Il diretto interessato osservò il pokémon che avrebbe dovuto affrontare.

"Non c'è che dire: si vede che è il componente principale di un campione della lega. È davvero mostruoso", rifletté mentre Evelyn se ne stava accanto a lui con aria preoccupata, cercando di ricordare quando fosse l'ultima volta in cui il suo amico avesse effettivamente affrontato una lotta così seria.

Lo zoppo tuttavia non si scompose.

<< che dici Adam...vuoi mandarmi contro Evelyn? Magari ne uscirebbe fuori uno scontro decente! >>, lo provocò Gold cercando di sbilanciarlo.

<< Evelyn è troppo pura per abbassarsi a uno scontro nato da un capriccio. Il pokémon che scelgo è Horus... >>

May e Ash si guardarono confusi.

<< perché mandare un tipo acciaio contro un tipo fuoco? >>, chiese la prima.

<< tra le scelte che aveva a disposizione proprio il suo metagross... >> continuò il secondo.

L'allenatore lanciò il dispositivo davanti a sé. Mezzo secondo dopo che questo ebbe toccato terra, da una luce rosso vermiglio uscì fuori la bestia d'acciaio. Aveva l'aria molto tranquilla e pacifica e si voltò subito verso lo storpio per salutarlo allegramente.

<< ciao Horus, vecchio mio. Oggi ti devo chiedere un grandissimo favore: vedi Exbo? Oggi sarà il nostro avversario >>, disse Adam con tono pacato.

Gold si mise a ridere.

"non ricordo bene i pokémon di Hoenn, ma se non mi sbaglio..."

<< sei impazzito o cerchi di provocarmi? Un tipo acciaio...in ogni caso siamo pronti quando vuoi! >>

<< e sia...iniziamo >>

Il ragazzo dagli occhi dorati fu il primo a dare l'ordine.

<< Exbo, fuocobomba! >>

Il pokémon aprì la bocca e caricò il suo attacco. Subito dopo, il proiettile incendiario fu scagliato nella direzione avversaria. Man mano che percorreva la distanza tra i due, quella palla di fuoco si stava aprendo sempre di più come se fosse una rosa color rosso acceso.

Adam allungò il palmo della sua mano verso Horus, il quale concentrò il suo potere psichico e concentrando le sue capacità telecinetiche verso l'attacco. Dallo sforzo che stava compiendo, la sabbia attorno a lui si era messa a fluttuare in aria.

Pochi istanti dopo, il fuocobomba lanciato dal typhlosion si fermò a pochi metri dal metagross, sono la faccia sorpresa degli altri.

<< come ha fatto? >>, chiese Ash a May,

<< i metagross sono pokémon acciaio e psico. Grazie al loro secondo tipo, hanno molte capacità che in molti non si aspetterebbero. Ammetto che però non ho mai visto usare la mossa psichico in questo modo... >>, rispose la ricercatrice.

"sarà meglio rispedire l'attacco al mittente...", pensò Adam.

Non ebbe tempo di finire quel pensiero che invece l'attacco esplose sul posto, scoppiando quasi in faccia ad Horus. Quest'ultimo si ritrovò spinto all'indietro per l'onda d'urto, lasciando dei profondi solchi sulla sabbia.

"cazzo, quasi mi ero scordato quanto potesse essere forte quell'affare..."

Gold rise di gusto.

"non pensavo che il bastardo usasse la telepatia anche con Horus. Questa lotta deve ancora iniziare per bene...sarà divertente!", pensò mentre le fiamme dell'attacco appena lanciato si stavano ancora dissipando.

Si vide lo zoppo fare un gesto e la bestia metallica partì alla carica. Invece di correre normalmente, si trascinava rasoterra con i suoi poteri psichici a destra e a manca, lasciando altri solchi sul terreno e sollevando scie di sabbia.

<< Exbo, non farlo avvicinare troppo! Usa lanciafiamme >>

Il pokémon obbedì, sputando fuoco come un ossesso. Malgrado quel quadrupede metallico fosse molto più veloce del previsto, alla fine riuscì a prenderlo a pochi passi da lui, facendolo rotolare rovinosamente a terra.

<< Credo che tu abbia scelto il pokémon sbagliato! >>, dichiarò Gold soddisfatto.

<< taci lingua lunga! Horus...sai cosa fare >>

Questo era ancora a terra a incassare il fiume cocente che gli era stato puntato addosso. Per quanto si stesse surriscaldando da credere di fondere da un momento all'altro, si spinse via con le zampe e riatterrò accanto a Exbo. Subito dopo, si sollevò fluttuando a due metri da terra ritirando gli arti, per poi scagliarsi a tutta velocità sul suo avversario come se fosse una sorta di palla di cannone vivente.

<< Exbo, incassa! >>

Il typhlosion mise le zampe anteriori davanti a sé cercando di parare l'urto. Tuttavia, la cozzata zen fu così violenta che il tipo fuoco venne lanciato all'indietro.

La bocca di Adam sembrò quasi sorridere prima che il suo pokémon spiccasse un balzo per atterrare di colpo sull'avversario, schiacciandolo col proprio peso.

Horus poteva vedere Exbo sotto di sé, col la faccia praticamente piantata nella sabbia in balia dei lamenti che emetteva.

Gold urlò un altro ordine.

<< eruzione! >>

Ash ricordava l'ultima volta che l'amico aveva fatto eseguire quella mossa. Si era scatenato l'inferno.

E infatti fu proprio così: Horus era ancora sopra la schiena di Exbo quando questo la fece brillare. Il metagross si ritrovò immerso in una gigantesca colonna di fuoco che lo colpì in pieno. I rispettivi allenatori non vedevano niente: solo fiamme.

<< Continua Exbo...cuocilo! >>

Il pokémon eseguì, continuando ad alimentare quel terrificante vortice mortale per quasi mezzo minuto.

Poco dopo, il campione di Johto vide il suo avversario mettersi due dita vicino alla tempia.

"questa cosa non mi piace...". << Exbo, basta così >>

Le vampate color cremisi si dissolsero ed il pokémon si rimise in piedi. Tuttavia, del tipo acciaio-psico non vi era traccia.

Attorno al pokémon vulcano vi era vetro ovunque. Una grossa distesa cristallina che contornava tutto, proprio com'era successo vicino a Petalipoli.

Il campione era confuso.

"dov'è finito? Non dirmi che l'ho fatto sparire dall'esistenza...", pensò scherzosamente.

Adam strinse forte il bastone tra le mani, sintomo evidente di rabbia e stress.

La terra vicino al typlosion vibrò. Improvvisamente delle zolle di terreno sulle quali stava si divisero e tutto iniziò a tremare ancora più forte. Dalla distesa vetrificata, Horus uscì frantumando tutto ed emettendo un verso metallico tanto rumoroso tanto terrificante. Il pokémon era così rovente da brillare di un colore rosso acceso, facendo fumare il terreno di scontro a ogni passo. Si era riparato sotto la sabbia, scavando subito dopo essere colpito da quell'incredibile vampata bollente. Adesso, a causa del suo attacco terremoto, la zona stava collassando.

"porca puttana non si ferma! Come fa a muoversi ancora?!". << cazzo! Exbo vai con ruotafuoco! >>

Quello si avvolse di fiamme e caricò l'avversario mentre la sabbia collassava in zolle sempre più distanti.

Il tipo fuoco provò a prendere velocità, ma i pochi metri a disposizione e il terreno semovente e sconnesso non erano certo di aiuto. Riuscì comunque a compiere un buon attacco grazie alla sua esperienza.

Adam diede l'ordine e il metagross guardò con sguardo fermo il rivale per poi usare psichico. L'altro fu di conseguenza scaraventato al suolo con immane violenza, sotto gli occhi della creatura metallica ancora così rovente che fumava da tutto il corpo.

Subito dopo, Horus caricò un martelpugno con tutta la forza che aveva, prendendo in pieno il typhlosion che aveva bloccato a terra. Si sentì un boato prima di vedere Exbo volare fuori da quel delirio tettonico che era diventato l'arena. Riuscì comunque ad atterrare sulle zampe, prima di iniziare ad ansimare per la legnata disumana che aveva appena preso. Intanto, per il bambino e la ricercatrice, seguire quello scontro si stava dimostrando sempre più difficile.

Entrambi i pokémon si guardarono: entrambi avevano preso delle botte da orbi e nessuno dei due aveva la minima intenzione di arrendersi.

La ricercatrice guardò il bambino.

<< devono fermarsi! Alla fine quei due finiranno per ammazzarsi! >>

Ad ash vennero in mente le parole di Adam dopo il loro unico scontro sulla spiaggia di Petalipoli, quando lo zoppo parlava dei rischi che si prendono i pokémon durante le lotte ad alto livello. Adesso poteva vedere il suo discorso realizzato nelle facce delle due creature che si stavano massacrando con colpi dalla potenza devastante.

<< Exbo, iper-raggio! >>

Exbo caricò una grossa quantità di energia e la espulse dalla bocca. In risposta, sotto ordine di Adam, Horus scagliò un cannonflash.

I due attacchi si scontrarono tra loro, generando una violenta e lucente esplosione che fece sbalzare all'indietro entrambi i concorrenti, i quali stettero qualche secondo a terra prima di rialzarsi, a causa della stanchezza che li stava divorando e dal dolore causati dalla lotta. In mezzo a loro, un cratere era andato a formarsi.

I due allenatori stavano per dare un altro ordine, quando qualcuno iniziò a gridare contro di loro.

<< fermatevi subito! Questa è una zona vicina al molo di Porto Alghepoli, qui non possono avere luogo scontri per motivi di sicurezza! Non avete visto i cartelli al molo?! Fermatevi immediatamente o sarò costretto a chiamare le autorità! >>.

Quello che aveva parlato era un uomo vestito con dei lunghi pantaloni grigi e un'uniforme blu scuro, il tutto adornato con un semplice berretto da marinaio dello stesso colore. Sicuramente si trattava di un addetto alla sicurezza portuale.

Per quanto però potesse apparire risoluto, pareva che i due allenatori non lo avessero neanche sentito, continuando invece a guardarsi negli occhi, esattamente come stavano facevano i due pokémon che si erano malmenati fino a quel momento: l'adrenalina nell'aria era troppa.

<< fermatevi ho detto! >>

Passarono dieci secondi di stallo prima che la situazione iniziasse gradualmente a calmarsi.

Quando Gold e Adam si resero conto della situazione in maniera più lucida, squadrarono il tizio che aveva appena interrotto un evento così importante.

"al diavolo...mi serviva ancora un po' di tempo. Perlomeno però ho avuto modo di capire abbastanza cose da essere più o meno soddisfatto. Adesso è il momento di portare il mio amico al centro pokémon", pensò Gold prima di attivare la sfera e far sparire il bestione di fuoco in un lampo di luce.

Lo zoppo fece lo stesso.

"scusa per lo sforzo che ti ho chiesto, amico mio..."

Finalmente i due concorrenti potevano finalmente avere un po' di pace.

<< ma cosa vi salta in mente? Volete distruggere tutta la spiaggia? Questo è un luogo turistico. Se un vostro attacco andava per sbaglio a finire sui cantieri? Non pensate alle conseguenze? >>, continuava l'addetto.

Ai due non importava di cosa stesse dicendo e di certo non avevano voglia di dare spiegazioni. Sicuramente però erano abbastanza bravi da non colpire altre zone con attacchi pokémon tirati a casaccio, ma non sarebbe certo bastata come argomentazione. E poi, con la tensione che vi era tra i due in quel momento, nessuno aveva voglia di parlare.

Fortunatamente, Ash si avvicinò a tizio.

<< scusaci tanto, avevamo così tanta voglia di lottare che non abbiamo fatto caso ai cartelli. Prometto che non faremo più lotte qui, glielo assicuro! >>, disse con la faccia innocente.

May si aggiunse al coro.

<< perdonaci, siamo dei turisti che non sono del posto. Avremmo dovuto fare più attenzione ai cartelli >>

Quello si calmò un poco.

<< d'accordo, per questa volta farò finta di non aver visto niente. però non voglio vedervi più lottare in questa spiaggia. Posso chiudere un occhio...ma la prossima volta sarò costretto a prendere provvedimenti, capito? >>

<< certo >>, risposero entrambi all'unisono.

L'uomo se ne andò per la sua strada: il bambino e la ricercatrice avevano evitato un mare di scocciature ai due che si erano scontrati (e forse anche alcuni guai).

Gold e Adam si erano appena riuniti con loro, senza però dire una sola parola. Ci fu infatti silenzio, fino a quando questo non fu rotto dallo storpio.

<< se non vi dispiace, vorrei andare al centro pokémon. Credo che Horus abbia particolarmente bisogno di cure >>, spiegò prima di avviarsi con Evelyn in fretta e furia, mentre sfilava dal taschino la sigaretta elettronica.

<< guarda che vengo anche io >>, rispose Gold. L'altro continuava a zoppicare, come se non avesse sentito.

"beh, penso che adesso debba sbollire un poco quello che è successo", pensò il campione soddisfatto.

<< lasciamolo raffreddare un po' >>, disse poi agli altri con tono scherzoso.

<< cavoli Gold, quella lotta è stata fantastica! Eravate così incredibili che in dei momenti non riuscivo a seguirvi! >>, dichiarò Ash estasiato.

<< sono contento che ti sia piaciuta campione! >>

May toccò la spalla al ragazzo.

<< dunque Gold, suppongo che questa fosse l'idea che avevi detto di avere >>

<< esattamente, hehe >>

<< scommetto che questa lotta ti aiutato a capire almeno qualche dettaglio, dico bene? >>

<< proprio così e scommetto che qualcosa lo avete notato anche voi due. Quello lì ha tenuto testa al membro più forte del mio team con un pokémon di tipo svantaggioso. Non so come sarebbe potuta finire se quel poco simpatico ometto non ci avesse interrotto. Forse con nu po' di tempo in più avrei vinto, forse...ma una cosa è certa: non ricordo l'ultima volta che ho incontrato qualcuno che riuscisse a fare una cosa del genere >>

<< caspita. Comunque quel metagross è davvero grosso per la sua specie. Non so che razza di dieta o esercizi abbia fatto per diventare così. In ogni caso, ti assicuro che normalmente i membri della sua specie non potrebbero neanche lontanamente assorbire tutto quel calore. L'unica spiegazione è che Adam lo abbia allenato per resistere a delle temperature altissime, ma anche in quel caso sarebbe una cosa folle.Tuttavia, credo che la vostra sia stata davvero una gran lotta >>, spiegò la ricercatrice sorridendo.

<< grazie May! A proposito...scommetto che i metagross sono anche di tipo psico, giusto? >>

<< indovinato. Perché me lo chiedi? >>

<< non avete visto come dava gli ordini Adam? >>

<< no scusa, il frastuono era troppo >>

<< usava la telepatia, ma con i tipo psico è una cosa comune >>

<< non questa volta >>, continuò lei incrociando le braccia.

<< in che senso? >>

<< quei bestioni metallici hanno quattro reti neurali super sviluppate collegate tra loro. Sono praticamente dei supercomputer. Se si prova a usare la telepatia con quei pokémon per troppo tempo andiamo in contatto con una quantità di dati incredibile, qualcosa di così complesso da rischiar di impazzire in pochissimo tempo. è una mente troppo complessa e troppe informazioni da gestire >>

<< eppure li dava in quel modo... >>, insistette l'allenatore.

<< è una cosa pazzesca. Se avrò modo di estrargli qualche informazione saranno dati preziosissimi. Ma se ricordo l'ultima volta che ho provato a chiederglielo, temo sarà dura >>

<< vorrei che Adam amasse di più le lotte. A me sembra così bravo >>, disse il bambino sinceramente dispiaciuto.

May lo guardò con compassione.

<< forse Adam potrebbe aver mentito su quanto sia bravo in realtà, ma temo che sia sincero sul fatto che non gli piacciano le lotte. È una cosa che dobbiamo accettare. Magari un giorno chissà, le cose potrebbero andare diversamente >>, rispose poi facendo l'occhiolino.

"certo che la ragazza ci sa fare coi bambini", pensò Gold osservando la faccia del piccoletto che tornava a sorridere.

"ha davvero tanta grinta, anche per uno che ha solo undici anni"

<< ok ragazzi, appena arriveremo al centro pokémon faccio curare Exbo. Nel frattempo che guarisce, andrò per la città a farmi un giro: ho davvero bisogno di una stramaledetta birra. Ash, May...vi unite a me? >>

<< a me la birra non piace, ma ti accompagno comunque. Magari mi prendo una gazzosa >>

<< vengo anch'io. Sono esausta e un rinfresco mi ci vuole proprio >>

<< ottimo! Adam tu che fai? Vieni a bere qualcosa con noi? >>, disse a voce alta il ragazzo dagli occhi dorati.

Vide Adam poco più avanti alzargli un dito medio senza neanche voltarsi.

Il campione di Johto si mise a ridere.

<< suppongo sia un no >>.

Note dal BrainStealer.

Lo so che è passata un'era geologica dall'ultima volta che ho pubblicato, ma mi serviva veramente una pausa. Ormai è da parecchio che lavoro a questa storia e preferisco aspettare un po' di più per riordinare le idee piuttosto che pubblicare ad ogni costo e buttarvi addosso un capitolo orrendo. Adesso però posso ho finalmente riiniziato a scrivere con più voglia e spero di poter mantenere un ritmo più decente. Spero che questa parte di storia vi sia piaciuta. In ogni caso, non esitate a commentare anche nel caso in cui non sia così: tengo molto alle critiche costruttive, anche perché se prese nel modo giusto sono un gran mezzo per migliorare e vedere le opinioni degli altri.

Un saluto 😉 

 
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