Andare avanti..

di lucketta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolore e sensi di colpa ***
Capitolo 2: *** Quella sarebbe stata una magnifica giornata ***
Capitolo 3: *** Un bacio inaspettato ***



Capitolo 1
*** Dolore e sensi di colpa ***


salve…. sono molto ispirata in questo periodo, spero vi piaccia… 



Erano passati quasi due mesi dalla II Guerra Magica, ed erano stati i due mesi più brutti della sua vita.
Non avrebbe mai pensato di essere capace di portare tutta quella sofferenza nel petto, spesso gli dicevano che fosse troppo immaturo e insensibile per capire come le emozioni e i sentimenti ti potessero sconvolgere la vita. 
Ma Ronald Weasley non avrebbe mai voluto capire, sarebbe voluto restare un adolescente immaturo ed insensibile a vita, perchè non riusciva ad affrontare il vuoto e il dolore che la morte di Fred aveva portato con sè.
In casa la situazione era ormai insostenibile, la Tana era diventata triste e silenziosa, e a Ron, ogni volta che oltrepassava l’uscio di casa, mancava il respiro, sentiva un peso cadergli nel petto e il cuore battere forte nella carotide, come se la casa fosse infestata da Dissennatori e una profonda paura ed inquietudine gli oltrepassasse il corpo e gli trafigesse il cuore, non riusciva più ad avere un piccolo briciolo di tranquillità. 
Spesso quando rientrava indugiava sullo zerbino di casa e faceva dei bei respiri, Hermione gli aveva detto che era semplicemente ansia e che i fisiologi,psigolioci, o psicologi, non ricorda come si pronuncia, consigliavano di controllare il respiro per calmare i battiti del cuore e cercare, sembra stupido dirlo, ma di calmarsi, che non c’erano pericoli e che era tutto frutto della sua mente.
Che strani i medici babbani e che strane idee avevano, ma questa buffa e semplice tecnica funzionava, Ron riusciva a calmarsi sempre più spesso controllando il respiro e svuotando la mente.
Harry spesso lo invitava a Grimmuald Place per passare un po’ di tempo insieme, dinnanzi una burrobirra. Qualche volta uscivano e si perdevano tra i negozi babbani di Londra. Ron era sempre così curioso di capire e vedere come vivevano i babbani e che strambe invenzioni collezionavano. Ma nonostante ciò non si sentiva mai entusiasta, non era mai profondamente contento… spesso di domandava se avesse mai riso di nuovo, se potesse mai essere ancora solare e spiritoso come il vecchio Ron.
In più si sentiva in colpa, non sapeva cosa fosse giusto fare: uscire e provare a distrarsi o restare e aiutare la propria famiglia come faceva Ginny.
Sua sorella sapeva benissimo quale fosse il suo compito: occuparsi della casa e della famiglia e soprattutto della madre. Ron le aveva sempre invidiato la risolutezza e la caparbietà, Ginny incarnava la perfetta Grifondoro, era forte, coraggiosa e spavalda e mai egoista. Aveva capito che la sua priorità in quel momento fosse preoccuparsi della sua famiglia e cercare di leccarsi via le ferite silenziosamente.Ma Ron sempre più spesso la sentiva chiudersi in camera e singhiozzare, non aveva mai il cuore di entrare e ritrovarla in lacrime. Non poteva vedere la sorella in quello stato, sì Ronaldi Weasley era un vero vigliacco di fronte i sentimenti degli altri, ma non era per cattiveria e nemmeno per egoismo, non riusciva a vedere crollare sua sorella, perchè sapeva che se avesse avuto la certezza che Ginny crollasse lui non poteva avere nemmeno più un briciolo di speranza e di forza per affronatare quella situazione.
Ma una sera Ginny dopo aver preparato la cena, aver sistemato la cucina decise di uscire fuori in giardino, per respirare la leggera brezza estiva. Non potè fare a meno di guardare il cielo e piangere, le capitava così tanto spesso, immaginava suo fratello Fred che la guardava da lassù, che fosse uno di quei miliardi di punti gialli e che qualunque cosa potesse accaderle nella vita lui vegliasse su di lei da lassù.
Ma Ginny piangeva soprattutto per suo fratello George, non riusciva a sopportare la sua sofferenza, non riusciva ad immaginarlo tutto solo lì in quell’appartamento sopra il negozio Tiri Vispi Weasley. Aveva preso a scrivergli quasi due volte al giorno per capire come stesse, se mangiasse, se si distraesse...ma George non le rispondeva sempre a tutte le lettere, il chè rendeva Ginny preoccupata e impaziente.
E poi la mamma...la mamma era così… così scostante, rabbiosa e triste che era un vero dolore osservarla. Anche se Molly passava ormai più tempo nella stanza di Fred e George che in altre zone della casa, sempre più  spesso Ginny doveva posarle un piatto con del cibo fuori dalla porta della stanza, perchè la mamma non sopportava di distaccarsi neppure un paio di minuti dal cuscino di suo figlio tragicamente morto.
Ron era in religioso silenzio appollaiato sulla poltrona, guardò curioso sua sorella dirigersi fuori, con una felpa leggera sulle spalle, e sedersi sui gradini. La osservò guardare le stelle e un moto di dolcezza e tenerezza lo spinse ad alzarsi e raggiungerla.
Prese due burrobirre dalla dispensa e con un sorriso appena accennato si sdette accanto a lei.
“Ehi” le disse con un sorriso tirato “cosa fai qui fuori? Dovresti riposare un po, hai gli occhi gonfi e stanchi”
“Fratellino..” disse con un po’ di sorpresa a Ron appena si fu sedetuto accanto a lei
“E’ una serata magnifica… è un peccato chiudersi in camera” e con tristezza guardò su in direzione della finestra della sua camera
“Come va?... Non abbiamo parlato tanto in questi ultimi tempi…” disse Ron con un velo di colpa negli occhi
“Oh beh…” rispose Ginny con una leggera sorpresa per quella domanda 
“Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, siamo stati così occupati…” disse rompendo la frase con un sospiro. 
“Sai Gin, sei davvero una ragazza magnifica… sono davvero orgoglioso di essere tuo fratello. Tu, in questa situazione, cioè così,  in questa casa, sei l’unica che riesce ad essere forte… sei una vera roccia” disse Ron con un sorriso adesso più ampio e sincero
“Ronnie…” disse Ginny stringendolo in un abbraccio che mal celava tutta la sua preoccupazione, non voleva piangere e non voleva crollare sotto gli occhi dell’ultimo figlio Weasley, sapeva benissimo che Ron non sopportava le lacrime. In quei giorni aveva cercato in tutti i modi di non farsi scoprire dal fratello con gli occhi gonfi e il viso tumefatto dal dolore...Ron aveva quell’aria così contrita… un misto di paura, rabbia e sofferenza gli copriva come un velo gli occhi. Ginny si domandava spesso quando lo avrebbe visto di nuovo sorridere.
Ron sentì il corpo della sorella irrigidirsi e comprese che stava trattenendo le lacrime
“Lo so di non essere il fratello che vorresti, ma Gin io ci sarò sempre per te! Se la mia sorellina…”
“ Lo so Ron, lo so… anche io, sai… beh..”disse con un pò di imbarazzo “anche se non sono affettuosa e, e amorevole, io… io ci sarò sempre per te fratellino”
I due fratelli rimasero abbracciati per un po’, fin quando Ron le disse, per rompere un po’ d’imbarazzo che si era creato
“Ehi..ho portato le burrobirre… si faranno calde se…” 
Ginny sciolse l’abbraccio con le lacrime che le solcavano il viso, e con una punto di divertimento gli disse
“Si..hai decisamente ragione… non c’è niente di meglio di una burrobirra fredda sotto il cielo d’estate”
Ma avevano appena stappato le burrobirre che improvvisamente successe qualcosa che nè Ron, né Ginny avrebbero potuto prevedere.
Udirono un gran fracasso provenire dal piano di sopra, il loro padre Arthur urlava e sbraitava, battendo le mano contro la porta chiusa da un incantesimo di sua moglie Molly.
“Non puoi continuare così, non puoi chiuderti in quella maledetta stanza….” urlò Artur con la voce rotta
“Non posso?” strillò la moglie “Non posso? Io ho perso un figlio, Arthur, io ho perso mio figlio” continuò Molly con un gridolino e la voce profondamente rotta dal pianto
“Noi abbiamo perso un figlio Molly… non era solo tuo figlio… anche io ho perso mio figlio… e sto perdendo anche mia moglie” disse ormai con le lacrime che gli solcavano il viso
“e non posso permettermelo.. io ho bisogno di te, noi abbiamo bisogno di te... George ha bisogno di te”
A quelle parole Molly trasalì… lei una donna sempre pronta a difendere i propri figli, una donna forte e coraggiosa si era chiusa in camera come una vigliacca e aveva dimenticato, crogiola nel suo dolore, che aveva ancora altri sei figli a cui badare… altri sei figli ai quali non aveva dato attenzione, non aveva fatto una carezza e non aveva protetto da quel dolore così forte e lancinante. Sì, la sua famiglia aveva bisogno di lei, George aveva bisogno di lei. 
 

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Capitolo 2
*** Quella sarebbe stata una magnifica giornata ***


Quella mattina Ginny si svegliò stranamente sorridente, dopo il fracasso della sera prima sua madre Molly aveva aperto finalmente la porta, e con dei tonfi pesanti aveva sceso le scale fino in cucina. Suo marito Arthur era piacevolmente sorpreso, finalmente sua moglie aveva capito quanto fosse importante la sua presenza in quella casa.

I due fratelli Weasley si alzarono e muovendosi di soppiatto cercarono di non farsi vedere, sgusciarono via  verso il laghetto, volevano lasciare un po’ di privacy ai loro genitori. 

Dopo le urla dolorose che loro padre aveva rivolto alla madre, Ginny capì quanto fosse ancora innamorato della moglie e quanto anche lui, un uomo adulto, avesse bisogno di una carezza e di un sorriso.

I due rossi sorseggiarono le loro burrobirre ancora fresche, mentre Ron parlava del suo obiettivo di diventare Auror e di quanto, nonostante fosse un suo grande desiderio, pensava di non essere all’altezza.

“Oh sei uno sciocco Ronald” disse Ginny dandogli un piccolo buffetto sul braccio

“Ma perchè sei così insicuro? Cavolo la tua insicurezza mi snerva, ho sempre pensato che tu dovessi credere un po’ più in te stesso” sbottó Ginny un po’ troppo seccata, vide Ron accigliarsi e arrossire pensieroso. 

“Oh si... dai, insomma scusami, sai che qualche volta non riesco a trattenermi” si giustificò Ginny 

“Qualche volta? Direi quasi mai..” rispose con un piccolo ghigno divertito Ron 

“È che, Ron, ho capito che la vita è davvero troppo breve per perdere tempo a rimuginare sulle cose o avere paura di correre qualche rischio...” disse più seria Ginny 

“Io voglio davvero essere felice in questa vita... so che è difficile, so che ora come ora è impossibile, ma voglio riuscirci” continuò la rossa risoluta e un leggero sorriso le incorniciò il viso. 

Ron la guardò ammirato e ancor più fiero di essere suo fratello. 

“Come va con Hermione? Almeno il coraggio di baciarla l’hai trovato..” disse Ginny cercando di cambiare argomento

“Oh.. si beh, bene... ma sai... nemmeno quello sono riuscito a fare, mi ha baciato lei” rispose Ron con la porpora che ormai colorava le sue guance e le orecchie avvampate 

“No Ronnie.. questo non dovevi farlo! Hai lasciato che ti baciasse lei? Ma che Grifondoro sei?” rispose Ginny divertita prendendolo in giro 

“Ah ah ah.. molto divertente sorellina, beh non è riuscita a trattenersi di fronte il fascino dei Weasley, era tutto programmato” rispose Ron pompando il petto e spingendo la sua spalla contro quella della sorella

“Il fatto è che da quando.. beh sai, da dopo la guerra, non abbiamo passato tanto tempo

insieme e a parte qualche carezza o abbraccio non siamo andati oltre” disse dispiaciuto Ron

“Si ti capisco... anche tra me e Harry, beh non abbiamo avuto molto tempo per chiacchierare...” rispose Ginny con un po’ di tristezza

Dopo quella chiacchierata decisero che la brezza estiva era diventata troppo fredda e si incamminarono verso la Tana. 

Entrarono in casa stando attenti a non fare rumore, i loro genitori erano appollaiati l’uno accanto all’altra in silenzio e con gli occhi chiusi, forse stavano dormendo o forse semplicemente si beavano di quel calore che era tanto mancato ad entrambi. A quella vista i due fratelli non poterono nascondere il sorriso e un pizzico di gioia cominciò a scaldare i loro petti. Così si fiondarono sulle scale e raggiunsero le proprie stanze.

Ginny si rigirava nel letto ancora assonnata ma un bel profumo di uova e pancetta avvolgeva la Tana, sentì sua madre urlare dalla cucina

“Ehiii, dormiglioni su sveglia..è pronta la colazione”

A quelle parole la ragazza si scaraventò in piedi, non le interessava molto la colazione, ma sentire la voce di sua madre così pimpante la fece sentire come una bambina che aspetta la notte di Natale per scartare i regali. 

Si fiondò nell’armadio e prese un pantaloncino di jeans e una canotta nera, e si precipitò in corridoio spedita verso la porta del bagno; peccato che anche il suo goffo fratello Ron aveva avuto la stessa intenzione. Il rosso le si scaraventò addosso e inavvertitamente la fece capitolare sul pavimento. 

Ginny lo guardò torva ma non riuscì a trattenere le risate, dal suo canto Ron non appena la sorella raggiunse il pavimento con un tonfo sordo, nascose il viso tra le mani per non mostrarle la sua sguaiata risata, certo che la rossa lo avrebbe affatturato. 

Sentì la coinvolgente risata della sorella e si lasciò andare con furore togliendo le mani dalla faccia, sentì una sensazione di libertà, era passato troppo tempo dalla sua ultima risata, addirittura aveva pensato che non sarebbe stato più capace di provare quella spensieratezza . 

Molly si precipitò sulle scale con aria spaventata e con voce acuta urlò

“Cosa è successo? Cos’è stato quel rumore?

“Mamma… è-è sta-stata Ginny, è ca-caduta con la grazia di un gigante” rispose Ron alla mamma cercando di calmare le risate.

Molly accennò un sorriso, che si allargò sempre più mentre guardava i visi dei due ultimi Weasley ancora scossi dalla risata. 

“Oh menomale…” disse Molly con un sospiro

“ dai su sbrigatevi ho organizzato un pranzo con tutta la famiglia e voi dovete aiutarmi, ho mandato due gufi a Hermione ed Harry… ci saranno anche George, Bill, Fleur e Pearcy, purtroppo Charlie non potrà raggiungerci, è troppo impegnato a lavoro” 

E scese con aria indaffarata in cucina. 

I due ragazzi si guardarono con un misto di sorpresa ed euforia, vedere la loro madre di nuovo impegnata e sorridente gli riscaldava il cuore. Ron pensò che forse sua sorella aveva ragione, la vita poteva essere ancora bella… poteva essere ancora felice. Poi casualmente si voltò verso la porta della stanza di Fred e George e il sorriso gli morì sul volto. Ginny seguì il suo sguardo e come era successo al fratello anche il suo sorriso si spense. 

“Aiutami ad alzarmi Ronald, mi fa male il sedere” disse improvvisamente Ginny e con una mossa agile e furba si infilò in bagno chiudendosi la porta alle spalle, lasciando Ron in bilico che la guardò con sguardo stupito. 

“Beh me l’hai fatta… ma non metterci ore” urlò alla porta del bagno. 

Ron si incamminò rassegnato in camera consapevole che sarebbe passata almeno un’ora prima che il bagno diventasse di nuovo disponibile. 

Si sedette sul bordo del letto con la sua bacchetta tra le dita, mentre l’agitava piano facendo fuoriuscire delle piccole scintille luminose nell’aria. 

Si scoprì a ripensare a quanto Hermione fosse brava con gli incantesimi, a come il suo viso si corrucciava quando era concentrata. Gli era sempre piaciuta quell’aria da saputella, ma non lo aveva mai ammesso a se stesso, anzi mostrava sempre disappunto di fronte a lei. Fino all’anno scorso. 

Il libro che i gemelli gli avevano regalato “Dodici Passi Infallibili per Sedurre una Strega”, gli fece capire che spesso dietro al fastidio e al risentimento si nascondeva un sentimento molto più forte. Capì che era completamente cotto di Hermione, e che proprio quella sua saccenza era ciò che più amava di lei.

Era diventato impaziente, aveva appena realizzato che Hermione sarebbe arrivata alla Tana di lì a poco e Ginny non si decideva a liberare il bagno. Guardò fuori dalla finestra il sole cocente di luglio, e una leggera speranza gli fece battere il cuore, quella di sicuro sarebbe stata una bellissima giornata. 

Si alzò di scattoe uscì fuori dalla sua stanza.  

“Ginny sbrigati… Ma cosa diavolo combini in questo bagno? Guarda che non ti serve un po’ di trucco per farti bella, hai bisogno di un incantesimo ben assestato” urlò spazientito Ron

Ginny dopo qualche minuto uscì dal bagno con un'espressione arcigna in viso che non le donava sotto quel leggero trucco che le impreziosiva gli occhi e le labbra.

“Ronald… prego il bagno è tutto tuo” rispose infastidita  “Ah e per la precisione tu non potresti migliorarti nemmeno con un incantesimo, quindi da oggi in poi ti consiglio uscire con un passamontagna…” disse la ragazza con ironia e divertimento

Ginny non appena aveva sentito che Harry sarebbe arrivato alla Tana decise di rendersi più presentabile possibile, si disse che aveva necessariamente bisogno di truccarsi un po, per nascondere le leggere occhiaie e qualche imperfezione che le incorniciava la fronte. Mentre si metteva il rossetto si convinse che quel pantaloncino di jeans scolorito e quella leggera canotta non erano il massimo, quindi senza perdere altro tempo uscì dal bagno cercando di figurarsi nella mente il suo armadio e i suoi vestiti per capire cosa avrebbe dovuto indossare. 

Dopo aver superato Ron si fiondò in camera cercando quell’abito di cotone bianco che aveva acquistato qualche tempo prima. Harry non glielo aveva mai visto indossato e lei era certa che gli sarebbe piaciuto.

Finalmente trovò l’abito, incastrato tra diverse t-shirt e canotte, lo tirò fuori e con un colpo di bacchetta stirò le piccole piegoline che si erano formate a causa del suo grande disordine.

L’abito era delizioso, era di pizzo sangallo e portava due sottili bretelle sulle spalle, aveva una leggera scollatura a cuore, leggermente stretto sulla vita e poi scendeva con una gonna ampia che le arrivava sopra il ginocchio. Era davvero magnifica, quell’abito le donava particolarmente. Era stata Fleur a consigliarle di comprarlo, un giorno che la costrinse a fare shopping con lei. Ginny nonostante la titubanza iniziale si divertì sinceramente, aveva chiesto ad Hermione di accompagnarla e la riccia acconsentì, la imbarazzava troppo passare del tempo solo con sua cognata ma non voleva offenderla e quindi disse che Hermione aveva insistito per andare perchè aveva bisogno anche lei di fare shopping. Fu un piacere ritrovarsi a chiacchierare tra ragazze del più e del meno davanti ad una coppa gelato, aveva perfino riso a qualche battuta di Fleur sugli strampalati outfit degli inglesi. Ginny lisciò i suoi fluenti capelli rossi e si fece un gran sorriso allo specchio, si girò a guardare la finestra aperta e il sole che filtrava tra le tende, era convinta, quella sarebbe stata una magnifica giornata. 

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Capitolo 3
*** Un bacio inaspettato ***



Un altro capitolo di questa storia, questa volta più leggero...spero vi piaccia.

Ron era appena uscito dalla doccia e con la grazia di un elefante afferrò l’asciugamano appoggiato sul lavabo, e se lo arrotò sui fianchi, facendo sgocciolare l’acqua sul pavimento. 
In modo goffo e instabile uscì dal bagno senza ciabatte lasciando umide impronte nel corridoio fino a camera sua. 
Aprì la porta e distrattamente si sedette sul letto, arruffandosi i capelli ancora bagnati.
“Oh, scusami forse avrei dovuto aspettarti giù” disse una voce imbarazzata e intimidita.
Ron alzò gli occhi sorpreso, guardò in direzione della voce e le sue orecchie avvamparono all’istante, il sorriso gli illuminò il viso.
“Miseriaccia, Mione… non ti ho sentito arrivare!” esclamò in tono sorpreso. Istintivamente si alzò per abbracciarla.
Lei lo guardò con sguardo allegro e si diresse verso di lui.
“Ti ho spaventato?” gli chiese mentre Ron le cingeva i fianchi.
“No, sono solo sorpreso… oh, ti sto bagnando tutta” Ron ricordò improvvisamente di essere ancora bagnato e di essere quasi praticamente nudo.
Anche Hermione parve rendersi conto della nudità del ragazzo e imbarazzata dal contatto delle sue mani contro la pelle nuda di Ron si allontanò di qualche centimetro mentre Ron le teneva ancora le mani sui fianchi. 
Quella inaspettata vicinanza e quel contatto appena accennato fece fremere i cuori dei due ragazzi, che si guardarono per qualche secondo negli occhi con le guance arrossate.
 “Aspetta solo un secondo..”disse Ron distogliendo lo sguardo dal viso imbarazzato di Hermione
“Se è un problema posso uscire… sono stata indiscreta a salire” disse con un filo di voce Hermione
“Ehi ecco...ho quasi fatto” disse Ron mentre in fretta si infilava una T-shirt bianca
“po-potresti voltarti soltanto un attimo” disse Ron con le orecchie che avevano ormai preso fuoco.
Hermione capì subito il motivo della sua richiesta, e anche se con leggera riluttanza voltò le spalle a Ron. 

Non aveva immaginato che Ron potesse uscire dal bagno svestito, di solito quando soggiornava da lui in estate, lo trovava già bello e pronto. 
Ma Hermione appena varcata la soglia di casa Weasley, dopo un abbraccio ad Arthur e Molly, e un bacio a Ginny si era fiondata su per le scale diretta in camera di Ron. Sperava di trovarlo ancora addormentato per poterlo risvegliare con un soffice bacio sulla guancia. 

Nell’ultimo anno passato in viaggio alla ricerca degli Horcruxs, Hermione osservava di tanto in tanto Ron dormire. 
Il ragazzo anche nel sonno riusciva ad essere goffo e buffo. Si addormentava a pancia in sù con una mano sotto la guancia e le gambe rigorosamente aperte. Il suo viso era sempre rilassato, con le labbra socchiuse e il respiro profondo. A volte sorrideva o mugugnava qualcosa. Una volta addirittura Hermione si convinse che stesse pronunciando il suo nome. Era tenero e bellissimo, mentre era inconsapevole e assolutamente spontaneo. 
La ragazza era curiosa di sapere cosa si nascondesse dietro le ciglia chiuse del ragazzo, quali sogni lo accompagnassero durante la notte.
Capitava ormai sempre più spesso che lei si addormentasse con il desiderio di stringerlo a sé, il fatto di tenerlo così vicino e non poterlo toccare le creava una morsa allo stomaco, ma se non altro poteva addormentarsi mentre lo guardava. 


Con il desiderio di guardarlo dormire, e questa volta poterlo abbracciare, era corsa per le scale, non pensando, erroneamente, che potesse esserci scena più bella. 
Quando salì in camera e non lo trovò si disse che probabilmente fosse già in bagno e decise di aspettarlo affianco alla porta, lì dove Ron aveva appeso tutte le sue foto. 
Hermione rimase un paio di minuti a guardare divertita le facce buffe di ron da piccolo, quando sentì qualcuno sedersi sul letto. 
Si girò di scatto e lo vide, lì seminudo, bagnato. Hermione pensò che fosse magnifico, bellissimo e sexy e arrossì a quel pensiero.
E adesso che l’aveva fatta girare per poter coprire il resto delle sue nudità Hermione era quasi dispiaciuta, non voleva che si vestisse, voleva indugiare ancora un po’ con lo sguardo sui pettorali appena definiti e le spalle larghe del ragazzo.

“Ecco, puoi girarti” disse Ron bloccando il flusso di pensieri di Hermione
Hermione si girò e lo guardò interessata. Ron indossava un jeans scuro un po’ strappato e la t-shirt bianca. Le piaceva il modo in cui si vestiva, trovava sexy lo stile un po’ casual. Non sopportava i ragazzi che si curavano troppo del proprio aspetto. Ron era semplice non gli interessava molto ciò che metteva addosso, gli interessava stare comodo. 
Ron la guardò curioso vedendo indugiare lo sguardo di lei sul suo corpo. 
“Che dici va bene? Mi dovrei cambiare? Forse sono troppo trasandato...” le disse cercando di decifrare la sua espressione
“Da quando in qua ti interessa quello che pensano gli altri?” gli chiese Hermione con un mezzo sorriso divertito. 
“Non quello che pensano gli altri, mi interessa quello che pensi tu” rispose Ron
“Stai benissimo Ronnie” disse Hermione arrossendo “Ma stavi meglio prima” continuò senza volerlo dire ad alta voce.
“Se preferisci posso anche spogliarmi” disse compiaciuto mentre Hermione arrossiva
Ron guardò la ragazza mentre imbarazzata si mordeva il labbro inferiore, aveva gli occhi dolci e penetranti. Indossava un abitino leggero rosso a stampe floreali bianche, che le arrivava al ginocchio e le cadeva morbido, lo scollo a barca lasciava intravedere il collo delicato e le spalle perfette, indossava delle zeppe con la fascia camoscio e il tacco di paglia. 
Ron non l’aveva mai vista così bella. Non pensava che un paio di tacchi potessero conferirle un’aria così sexy. 
Ron a quella vista non resistette e le si avvicinò pericolosamente. 
Hermione si irrigidì non voleva mostrarsi adulante, ma Ron era sempre più vicino, si muoveva lentamente e quando le prese la mano per avvicinarla a sé, Hermione sentì il cuore batterle nelle orecchie. Da quando la prima volta lo baciò con impeto durante la guerra, non avevano avuto molti momenti di tenerezza e quando sentì finalmente le dita delicate di Ron afferrarle i polsi e tirarla a sè, pensò che non vedeva l’ora di appoggiare le sue labbra sulle sue.
Ron le cinse i fianchi con desiderio e guardò famelico le sue labbra. Si avventò con impeto e la baciò. Era come se da quelle labbra dipendesse la sua stessa vita, Hermine si aggrappò alle sue spalle mentre con le dita toccava i capelli umidi del ragazzo.
Ron si chinò un po’ per abbracciarla meglio e fece scivolare una mano sul collo scoperto di Hermione, accarezzandole piano l’incavo tra il collo e la spalla, fino a risalire delicatamente verso il suo orecchio. Le accarezzava piano tra il collo e l’orecchio mentre Hermione si lasciava sfuggire un sospiro, e si strinse con maggiore energia al corpo di Ron.
Le loro labbra si assaporavano e stuzzicavano sempre con più bramosia. Hermione morse il labbro inferiore di Ron, che non potè fare a meno di gemere.
Ron fece scivolare le sue mani sui fianchi di lei, il vestito era così leggero che sentiva il calore del corpo di Hermione sotto il tuo tocco, mentre Hermione aveva cominciato a spostare lentamente le sue mani verso l’incavo della schiena di Ron, arpionando leggermente le sue dita.
Rimasero così incastrati per qualche minuto, quando Ron si staccò.
“Mi sei mancata da morire” le disse senza fiato
Hermione appoggiò la sua guancia al petto morbido del ragazzo e riuscì a sentire il suo cuore battere fortissimo.
“A me di più” disse mentre si beava di quel calore.
Ron le baciò i capelli che profumavano di vaniglia, chiuse gli occhi e la strinse a sè.

“hem hem…scusate, non vorrei disturbarvi, ma la mamma si è indispettita e mi ha mandato a chiamarvi” disse Ginny con un ghigno divertito
“Avanti scendete a dare una mano… la cucina è un disastro” continuò mentre si dirigeva verso le scale.
Ron ed Hermione si guardarono negli occhi imbarazzati con un sorriso che illuminava i volti.

Scesero le scale tenendosi per mano, decisi a non allontanarsi nemmeno per sbaglio i loro corpi e arrivarono i cucina mentre gli occhi indagatori di Molly li scrutava.
“Ron hai ancora i capelli bagnati, avanti asciugati e poi sistema il tavolo in giardino, oggi ho voglia di pranzare stare al sole” disse Molly con aria soave.
“Hermione, tesoro potresti aiutare Ron e ad apparecchiare?” disse rivolgendosi alla ragazza che aveva un sorriso stampato in faccia.
“Certo signora Weasley, ha ragione oggi è una giornata perfetta per pranzare all’aperto”
Ginny li raggiunse, sgattaiolando per evitare che la madre potesse affidarle altri compiti da fare, aveva già pulito il giardino e sistemato le sedie, e non vedeva l’ora di stuzzicare la coppietta.
“Ronald, allora sei diventato un vero Grifondoro” esclamò la rossa con divertimento, dando un colpetto sui fianchi all’amica.
“Gin… te l’ho detto nessuno resiste al fascino Weasley” disse ironico mentre guardava torvo la sorella.
Hermione non riuscì a seguire la loro conversazione e abbassò lo sguardo sui piatti impilati sul tavolo.
“Allora? Cosa è accaduto prima in camera?” disse Ginny sottovoce all’amica facendole l’occhiolino.
Hermione non poté trattenere un sorriso
“A cosa ti riferisci?” le rispose con finta ingenuità
“Oh, ma dai, andiamo… ti ho vista con le labbra arrossate e l’aria sognante, ti prego raccontami qualcosa…” la implorò Ginny
Hermione non fece in tempo a rispondere che un crack attirò l’attenzione della rossa.
“Oh beh… il tuo interesse è appena scemato, piccola curiosona” le disse con dolcezza Hermione.

Finalmente era arrivato, finalmente era lì. Harry e il suo meraviglioso sorriso la stavano finalmente guardano.

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