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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Ciao a tutti, sono Tomato *** Capitolo 2: *** Cthulhu ti osserva sempre nel bagno, quindi vacci quando ancora dorme *** Capitolo 3: *** Se per ogni uomo ci sono sette donne, l’aspirante fidanzato di mia sorella farebbe meglio a cercare le altre sei *** Capitolo 4: *** Quando la sciocca e frivola sorella ha voti migliori dei tuoi, l’unica soluzione è diventare un ninja (e sperare che i tuoi ti ignorino per una scadenza) ***
«Avete presente quei teen
movie, dove il protagonista confessa in diretta streaming un suo
grandissimo errore e le vicende che lo hanno portato fin lì? Poi quando ha
finito tutto è diventato migliore e ha conquistato la cotta di turno, la stima
dei genitori, la popolarità a scuola e un mucchio di stronzate del genere? Insomma,
quei film che cercano di parodiare un romanzo di formazione e che vorresti
buttare nell’immondizia, ma che riescono a tenerti incollato allo schermo dal
primo all’ultimo secondo dei titoli di coda?
Ecco, questo non è un teen
movie. Purtroppo, perché almeno avremmo incassato i soldi del budget…»
«Stai divagando!»
«Senti, i miei mi hanno tagliato
i fondi, tuo padre spende il suo stipendio in ansiolitici…»
«Così lo fai sembrare un drogato!»
«Giusto… be’, intanto vi presento
il mio collaboratore, socio e tecnico del montaggio: Matsuidara Inuzuka. Suo
padre è l’editor dei miei genitori e la sua dipendenza da ansiolitici è causata
dalla tradizione di famiglia di non rispettare una consegna che sia una. E
anche un po’ dalla madre di Matsu, che è scappata ai Caraibi e continua a
chiedergli gli alimen…»
«Tomato!»
«Giusto, giusto… Senti, che dici
la rifacciamo?»
«Meglio».
«Ok, dammi il via».
«Tre, due, uno… azione».
Regole di sopravvivenza a due
genitori nerd e una sorella fashion blogger
1.Ciao a tutti, sono Tomato
I miei genitori sono
fumettisti. «Che figata», è quello che dicono tutti quando lo scoprono.
Perlomeno quelli a cui sto simpatico, gli altri usano: «Che sfigati».
A dire il vero, essere figlio
di due fumettisti non è così male, ma nemmeno così figo come sembra. I miei
genitori sono sempre alle prese con tavole, inchiostrazioni e sceneggiature.
Lavorano a casa, ma stanno chiusi nel loro studio quindi non danno molto
fastidio, anzi quando escono sembra di trovarsi al centro di un’apocalisse
zombie. Non ci credete? Questo perché non vi siete mai trovati la mattina con
vostro padre addormentato sui waffle e vostra madre che vi versa il detersivo
per piatti al posto del latte. Comunque, questo è il loro studio e questi sono i
miei genitori: Sakura Haruno e Sasuke Uchiha.
«Tomato che stai facendo?» una
mano sporca di china si allunga verso l’obiettivo della telecamera. Il ragazzo
sposta, rapido, la cinepresa e indietreggia di qualche passo.
«Ecco mia madre, Sakura Haruno. Quarantatré
anni e le occhiaie e la ricrescita di un’universitaria sotto esami…»
«Spegni immediatamente quella
cosa» bofonchia la donna. Si scosta una ciocca di capelli rosati dal viso.
Tomato zooma sugli occhi verdi circondati da pesanti occhiaie e arrossati per
le ore trascorse a lavorare.
«Tomato non far arrabbiare tua madre».
La telecamera si sposta sull’uomo
emerso da dietro lo schermo di un Mac. Ha un accenno di barba sul mento
affilato; il riflesso sugli occhiali riproduce uno schizzo di due corpi in
movimento e la luce azzurrina lo fa apparire più pallido del normale.
«Mio padre, Sasuke Uchiha, il cui
più grande merito è stato aver fornito metà del materiale genetico del
sottoscritto, è un individuo in grado di nutrirsi di sigarette, caffè, pomodori
ed energy drink. Si dice che, di tanto in tanto, gli esponenti dei genitori
nerdis escano dal loro tugurio per procacciarsi cibo, assicurarsi la
sopravvivenza della prole e immagazzinare scorte di vitamina D. Nonostante l’esposizione
alla luce solare sia per loro fonte di disagio, niente può fermarli dallo
strisciare all’esterno quando si approssimano le fiere del fumetto, a cui
ancora partecipano indossando costumi di dubbio gusto e morale…»
«Da’ qua» protesta Sakura.
Afferra la telecamera e la spegne, lasciando una ditata d’inchiostro sul tasto
d’accensione «Non voglio che ci riprendi mentre lavoriamo, sono stata chiara?»
«Ma mi serve per… un progetto
scolastico! Sai, quella roba moderna di progetti interattivi, interdisciplinari,
interdetti, intermediari…»
«Tomato…»
«Sì?»
«Vai in camera. E niente
telecamera».
Eh sì, i miei genitori non
sono proprio collaborativi. Non quando si ha in mente un progetto grandioso come
quello di offrire al mondo la soluzione per sopravvivere a due genitori nerd e
una sorella con manie da fashion blogger. Sì, lo so: sembra divertente, ma vi
assicuro che ci vuole una certa disciplina per uscirne vivi. Soprattutto se sei
il più piccolo di casa e tutti ti considerano il combinaguai di famiglia,
secondo solo a zio Shisui – ma solo perché sono generoso e gli sto lasciando il
titolo. Bisogna essere gentili con gli anziani, no?
Per tornare a noi, è giunto il
momento di presentarmi: mi chiamo Tomato Uchiha, quattordici anni, e questa che
vi vado a presentare è la mia famiglia.
N/A: «NOI CI MERITIAMO UN
UCHIHA CON GLI OCCHI VERDI», disse il fandom. «Eccolo», rispose Michele. E
siccome la prima figlia si chiama “Insalata”, il secondo non poteva che
chiamarsi “Pomodoro”. Così Michele prese un po’ di Haruno, un po’ di Uchiha, li
mise insieme, ci sputò sopra ci fu un gran tuono e così nacque Tomato. Solo che
lo creò con un nome imbecille, casinista e gianburraschiano. E per non farsi
mancare nulla, decise di renderlo il tormento dei suoi genitori (che non sono
ninja, ma solo due fumettisti disperati) e di sua sorella (che non è una ninja
neanche lei, ma ha grandi aspirazioni da fashion blogger).
Insomma, questa è la risposta ai
ricatti ricevuti da mia moglie e alle preghiere del fandom. Ovvero: come
rispondere alle preghiere nel modo peggiore possibile, o l’incarnazione del motto:
«Attenzione a ciò che desiderate perché potrebbe avverarsi».
Quindi benvenuti nel fantastico
mondo di Tomato. Alcune note:
1.Non
c’è un’ambientazione geografica precisa. Nel senso che non so se è ambientato
in America, in Giappone, in Italia… mi terrò vago, perché la sto scrivendo
senza pretese a parte quella di strappare due risate, quindi non ho intenzione
di approfondire certi dettagli.
2.Idem
il lavoro di Sasuke e Sakura come fumettisti. Io non ci capisco niente, ma mi
divertiva pensarli come qualcosa a metà tra dei mangaka e dei fumettisti
americani. In realtà si autogestiscono molto il lavoro, quindi fanno un po’
come gli pare.
3.La
storia è ispirata un po’ ad ICarly, un po’ a Ned scuola di
sopravvivenza, un po’ ai teen movie. Ogni capitolo sarà molto
scollegato dagli altri e l’unico filo conduttore sarà il fatto che Tomato
racconta scene di vita familiare. Fine.
4.Si
parla di famiglie disfunzionali in maniera molto leggera. Niente
tragedie, niente drammi, se cominciate ad avvertire accenni di angst
riportatemi all’ordine e ricordatemi che questa è una fic comedy, non
una scusa per trattare argomenti complessi. Grazie in anticipo.
E nulla, that’s all, folks!
Divertitevi, vogliate bene a Tomato, quando tornate a casa picchiate il vostro
Uzumaki, lui non sa perché ma voi sì, e non datevi agli ansiolitici. Addio.
Capitolo 2 *** Cthulhu ti osserva sempre nel bagno, quindi vacci quando ancora dorme ***
«Ci sono due tipi di persone al
mondo: quelli che odiano avere un fratello più grande, e chi mente. Ah, ci sono
anche quelli che sono i maggiori, ma loro non sono persone.
Non è solo opinione mia, anche l’autorevole
voce paterna che giunge dall’oltretomba ha molte riserve su queste figure
mitologiche. Si narra che i fratelli maggiori provengano dalle più recondite
profondità infernali. Generati, non creati, della stessa sostanza dei
Golgotiani, per mezzo di Alien si sono sostituiti agli esseri umani come ne L’invasione
degli ultracorpi e da allora tormentano i minori.
Insomma, se avete un fratello
maggiore, potete capire. Se non lo avete, come Potato, che ha avuto la
fortuna di nascere figlio unico…»
«Ora chi è Potato?»
«Tu».
«Io non mi chiamo Potato».
«Lo so, ma mica posso dire ogni
volta Matsuidara! È troppo lungo!»
«Usa Matsu, Dara, insomma… perché
Potato?»
«I Simpson».
«I Simpson?»
«Sì».
«Non ti chiederò quali ingranaggi
si siano inceppati nel tuo cervello. Ok. I Simpson. Perché?»
«Ti ricordi l’episodio in cui
Homer vince alla lotteria?»
«No».
«Lui e Marge cantano Let’s
Call the Whole Thing Off».
«Tomato…»
«Potato».
«Tomato!»
«Vedi che la sai? Let’s Call
the…»
«Riprendi a registrare, per
favore».
Regole di sopravvivenza a due
genitori nerd e una sorella fashion blogger
2.Cthulhu ti osserva sempre nel bagno,
quindi vacci quando ancora dorme
Abbiamo un solo bagno e siamo in quattro. Questo sarebbe
sistemabile, se avessimo degli orari stabili, invece solo io e la sogliola godiamo
di una certa routine. I nostri genitori sono definibili “mine vaganti”, perché
non sanno a che ora si addormentano, né dove, né tantomeno quando si risveglieranno.
Ogni tanto credo che non abbiano la percezione dello spazio-tempo, perché i due
esemplari di parentis
grafomanis sono soliti recarsi a espletare i loro bisogni primari agli orari
più disparati. Se gli lanciate un rotolo di carta igienica o un toast
rinsecchito potrete assistere alla loro mutazione in Gollum. Più si avvicina la
data di consegna, più il loro livello di degrado a forme di vita sub-umane e
simbiotiche aumenta. Difatti, potete vederli uscire assieme dall’unico bagno
della casa…
«Neanche al cesso possiamo stare in pace ora?»
«Un sorriso per la telecamera!» Tomato mette a fuoco le facce
dei genitori.
«Se non la smetti con quella cosa…»
«Non c’è tempo» Sakura afferra il marito per il bavero della
maglia, mentre il suo cellulare suona la Marcia imperiale con fare
minaccioso «Questo è Kiba che sta venendo a prendere le tavole e non abbiamo
neanche finito lo storyboard!»
«Merda. Quanto tempo abbiamo?»
«Mezz’ora. Un’ora piena se c’è traffico».
«Controllo su maps».
«Controlla mentre inchiostri».
«Ma ho bisogno di due mani per…»
«Hai una lingua e un naso: usa quelli».
Gira la telecamera e s’inquadra. Nell’obiettivo fanno
capolino ciuffi di capelli neri scomposti e un paio di occhi verdi. Tomato
aggiusta il tiro, inquadrando il resto del volto e parte della felpa gialla e
fuxia che indossa.
Come potete vedere, non c’è mai pace in quest’abitazione. Ma
ora andiamo a scoprire assieme la stanza più vitale di casa Uchiha: il bagno.
Siete pronti a svelare misteri di cui non avreste mai voluto conoscere le
risposte? Tipo: quante volte mamma si fa la tinta per nascondere la ricrescita?
O: i capelli di papà sono in realtà un paperoide che si nutre di gel? Dentro al
water c’è un portale dimensionale che porta in camera della sogliola?
«Che cosa stai facendo?»
«Vieni qui, Sarada! Sorridi alla telecamera!» la invita
Tomato. La ragazza si avvicina, incuriosita. Si aggiusta un secondo i lunghi
capelli neri e si sistema gli occhiali, affiancandosi per qualche secondo al
fratello minore nell’obiettivo. Saluta con un cenno della mano, sbattendo le
lunghe ciglia scure, poi si scansa.
«Basta così, starti vicino mi fa male agli occhi. Che ti sei
messo addosso? Gli scarti del costume di un clown?»
Cari spettatori, questa è mia sorella maggiore, Sarada
Uchiha. Non fatevi ingannare dal bel faccino, perché è anche molto
intelligente. Infatti la sua pagella è piena di bellissimi voti, molti dei
quali a due cifre…
Per qualche secondo, Sarada arrossisce ai complimenti di Tomato.
L’imbarazzo e il compiacimento durano solo un secondo, però, sostituiti in
maniera rapida da un corrugarsi di sopracciglia curate, due perfette ali di
gabbiano.
«Cosa stai traman…»
D’altronde i dieci a scuola sono gli unici numeri a due cifre
che conosce, perché i suoi like su Instagram sono di gran lunga sotto il quattro. Constatazione
amara, per una futura fashion blogger privata da Madre Natura della materia
prima per attirare i morti di figa e incrementare il numero dei suoi followers:
le tette.
Tomato pronuncia il discorso tutto d’un fiato, scostandosi
prima che la sorella possa colpirlo e sottrargli la cinepresa. Sfrutta le scale
e l’impossibilità di Sarada di correre su queste con i tacchi alti per ottenere
un po’ di vantaggio e chiudersi in camera. Sente gli improperi della sorella
oltre la porta, i pugni dati sul legno e sghignazza.
Se fai arrabbiare la sogliola, questa rivela la sua vera
natura sotto le fattezze femminili. La mia teoria è che sia stata concepita
durante la scadenza e che, nel tentativo di ottenere una proroga, i miei abbiano
celebrato un rituale per evocare un Grande Antico nel grembo materno. Purtroppo
qualcosa dev’essere andato storto, perché invece di Cthulhu gli è nato uno
Shoggoth, o un pesce-rana. Così, questa progenie immonda di Dagon è venuta al
mondo, infestando la terra col suo olezzo di deodorante, fard e creme
idratanti.
«Apri la porta! Stronzo!»
Codesta frase, che forse vi può apparire dettata da una
giusta rabbia, è invece il suo inno di battaglia. Il rituale per mantenere una
forma umanoide prevede che la ripeta ogni volta che qualcuno occupa il Sacro
Cesso prima di lei, sì da espletare le proprie funzioni corporee senza dover
attendere le Ere giurassiche necessarie affinché copra la sua maschera di
Innsmouth. Siccome la mattina la decomposizione della forma umana è più rapida,
necessita di almeno tre ore di ristrutturazione facciale, tra creme, trucchi e
arriccia capelli. Se sei veloce, puoi sperare di avere ben tre minuti per
curare la tua igiene personale, prima che l’arpia si riappropri del territorio
escrementizio…
«Vado io!» urla Sarada, in risposta al suono del campanello.
A Tomato sembra di sentire i genitori urlare un: «Non aprite!», ma ormai la
ragazza è già alla porta. Si affaccia alla finestra, per osservare gli ospiti,
e punta la telecamera.
Quell’uomo castano con la barba e la faccia da fattone è Kiba
Inuzuka, editor dei miei genitori. Le leggende vogliono che prima di conoscerli
fosse una persona con grandi ambizioni e prospettive, ma che lo stress causato
dalla loro vicinanza lo abbia portato a un invecchiamento precoce e ad
indulgere nelle gioie oblianti dell’alcol. Il ragazzino che mi sta facendo cenno
di spegnere la telecamera, invece, è Matsuidara Inuzuka. Voi lo conoscete come Potato. È un figo, anche se a
scuola non lo ritengono tale, ma bisogna essere dei fighi per sopportare suo
padre, più la mia famiglia…
N/A: Regalo un biscotto a chi coglie tutte
le citazioni nel capitolo. No, perché mi sono divertito tantissimo a
infilarcele, quindi su, su! Divertitevi voi a trovarle.
Tomato è sempre più vivace, sempre più difficile da gestire,
sempre più allucinante. E lo amo. Secondo me su instagram potrebbe avere
perfino più like della sorella, ma lui non ha instagram, preferisce youtube.
E nulla, vado a scrivere su altro. Perché l’amore non è
bello se non è litigarello; Tytire, tu patulae recubans sub tegmine fagi;
rosso di sera bel cielo si spera e il mondo è pieno di stronzi.
Il problema è che se non hai stronzi attorno, forse lo stronzo sei tu (o l’Uzumaki
più vicino).
Peace&love, lunga vita e prosperità, ciao,
goodbye, auf wiedersehen.
Capitolo 3 *** Se per ogni uomo ci sono sette donne, l’aspirante fidanzato di mia sorella farebbe meglio a cercare le altre sei ***
«Non tutti sono fortunati ad avere un migliore amico come il
mio. Io, in questo, ho avuto un culo stratosferico, perché Potato è la cosa
migliore che mi sia capitata, nonostante viva in una situazione di merda. Per
carità, suo padre è un grande, anche se il suo isterismo da consegna è direttamente
proporzionale ai ritardi dei miei genitori nel finire le opere, ovvero tanto.
Questo si riflette su Potato, che vede il genitore sprofondare sempre di più
nella spirale dell’alcolismo…»
«Mio padre non è un alcolizzato».
«Non è neanche propriamente sobrio».
«Ok, ma non è un alcolista! Lui si definisce degustatore».
«Però che cazzo. Insomma, la parentesi angstci stava figa nel documentario».
«Non la farai su mio padre».
«Tua madre?»
«No!»
«Sei poco collaborativo, come al solito. Dammi qualcuno di
abbastanza disperato da sostituire la spirale di degrado in cui tuo padre
sprofonda a causa dei miei genitori e ti prometto che non accennerò più in
maniera seria ai suoi problemi con la degustazione alcolica».
«…l’aspirante fidanzato di tua sorella».
«Dici?»
«Certo, hai visto come lo guarda tuo padre? È perfetto».
«E Boruto sia».
Regole di sopravvivenza a due
genitori nerd e una sorella fashion blogger
3.Se per ogni uomo ci sono sette donne,
l’aspirante fidanzato di mia sorella farebbe meglio a cercare le altre sei
Per quanto paradossale, la creatura emersa dalle profondità
dell’inferno, alias la sogliola, alias la progenie di Chthulu,
alias mia sorella, esercita una certa attrattiva sul genere maschile. La
scienza sta ancora studiando quest’insolito fenomeno, visto che è totalmente
priva di attributi femminili, ma non siamo qui per giudicare in maniera
negativa chi ha un evidente fetish per il grottesco.
Quello su cui è mio interesse far luce, è quando quest’attrazione
inspiegabile passa dall’essere una semplice e squallida equazione “vagina =
femmina”, comprensibile da qualsiasi maschio etero, e diventa un masochistico
tentativo di accaparrarsi la femmina in questione, ovvero Sarada,
come compagna fissa.
Per nostra fortuna, oggi è venuto a trovarci – o meglio è
venuto a trovare lei – il nostro caso studio: ecco a voi la Cavia, da qui in
poi definita A.F., Aspirante Fidanzato: BorutoUzumaki.
L’obiettivo si sposta dal volto sorridente di Tomato al
divano di fronte, da cui un ragazzo biondo ricambia perplesso lo sguardo della
telecamera. Sembra fuori posto nel suo stesso corpo, imbrigliato in una camicia
un po’ troppo larga e le mani intrecciate in un torcersi nervoso. Gli occhi
azzurri squadrano con un certo timore camuffato da spavalderia il ragazzino. Al
suo fianco, Matsuidara non la smette di massaggiarsi
la fronte con disperazione.
«Per favore, scusalo…»
«Non capisco».
«Ignoralo Boruto, ti prego».
«Perché mi sta riprendendo?»
Benvenuto nella tua cassetta, Boruto!
Siamo qui per chiederti di rispondere a qualche domanda per un documentario
scolastico. Ti va di aiutarci?
«Digli di no!»
«Cosa ci guadagno?»
Eviterò di dire a mio padre che ieri sera mia sorella è
rincasata dopo il coprifuoco per colpa di un certo biondino di nostra
conoscenza.
Boruto deglutisce.
«Va bene».
«Merda».
Perfetto! Allora, gentili spettatori, abbiamo qua A.F.,
ovvero l’Aspirante Fidanzato di mia sorella. Il nostro caso di studio preferito:
BorutoUzumaki! Boruto, dicci qualcosa di te!
«Che dovrei dire?»
«Ti prego, non rispondergli…»
Potato non interferire con la nostra ricerca!
«Non mettermi in mezzo. Mi dispiace, Boruto.
Mi dispiace…»
Boruto, intanto: chi sei, quanti anni hai,
quali sono i tuoi hobby…
«Be’… mi chiamo Boruto, ho diciotto
anni, faccio parkour e mi piacciono i film d’azione…»
E le ragazze.
«Ehm… sì, anche le ragazze».
Perché allora fai il filo a mia sorella?
Boruto avvampa alla domanda. Al suo fianco,
Matsuidara si affloscia sul divano.
«In… in che senso?»
Ti piacciono le ragazze e fai il filo a mia sorella. Questo,
a casa mia, si chiama ossimoro.
«Ma… tua sorella è una ragazza. Una bella ragazza».
Stai scivolando nel disgustoso, ma noi siamo di stomaco
forte, non preoccuparti e vai avanti! Cosa ti piace di lei?
«È bella, simpatica, intelligente… sì, è un po’ testarda, ma…»
È abbastanza chiaro che hai una percezione distorta della
realtà. Speri di
arrivare al sesso?
«Non sono domande da farsi queste!»
Non hai paura che nella sua vagina ci siano i denti? O hai
intenzione di portarle un cadavere di neonato in modo che si nutra e ti risparmi
durante l’accoppiamento?
«Pidocchio ancora con quella cazzo
di telecamera? Ma io ti sdrumo la vit… oh, ciao Boruto».
Come avete potuto notare dal cambio di tono di voce, l’esemplare
di mantide antropomorfa ha appena inquadrato la preda. Comincia così un rituale
di corteggiamento imbarazzante tra i due soggetti del nostro studio. L’homo
ebete mostra i sintomi tipici di un conato di vomito: difficoltà a parlare,
gola secca, sudorazione aumentata… Nonostante tutti i segnali biologici siano
indicativi di un pericolo, l’aura diabolica di mia sorella sembra aver inibito
il suo istinto di sopravvivenza…
«Tomato cosa stai comb… Ah, Boruto. Sei qui».
Ciao papà, un sorriso per la telecamera!
Sasuke si scosta dall’obiettivo, mentre Boruto scatta in piedi con fare militaresco.
«Buongiorno signore. Come sta signore? Mio padre le manda i
suoi saluti, sign-»
«…sei ubriaco?»
«No, io…»
«Come ti sei conciato?»
«Io… è una camicia».
«Sì. Lo vedo».
«È… elegante».
«Ti va larga».
«È di mio padre».
«Ah».
«Sì».
In questo preciso momento, potete assistere all’incontro tra
l’A.F. e l’esemplare di maschio dominante in casa. O, perlomeno, dell’elemento
riconosciuto come “alpha” dalla percezione distorta del mondo che ha dimostrato
l’A.F., perché lo sanno tutti che in casa l’unico “alpha” è la mamma. Ma a
quanto pare Boruto riconosce a mio padre una qualche
autorità in materia, o ha bisogno semplicemente del suo consenso per
accoppiarsi con Sarada…
«Tua sorella non si accoppia proprio con nessuno».
«Papà io e Boruto usciamo».
«Dove andate?»
«In giro».
Le trattative si sono appena aperte. Se osservate bene il
genitore maschio, una piccola vena ha cominciato a pulsare sulla sua tempia,
mentre il terrore ha disegnato due bei cerchi di sudore sulla camicia dell’A.F.
«In giro dove?»
«Sasuke hai preso tu la tratto-pen n°7…? Ah, ciao Boruto, state
uscendo? Divertitevi. Sasuke, la mia tratto-pen? Mi serve per una tavola… ma sai che in camicia
assomigli tanto a tuo padre, Boruto? Per caso hai
spostato anche la gomma pane? Hai di nuovo perso la tua, vero? Matsuidara sei pallido… vuoi delle vitamine?»
«No, grazie signora Uchiha…»
La signora madre ha appena bloccato il confronto. Potete
notare come mio padre cominci a mostrare gli stessi sintomi di Boruto davanti alla moglie. Che sia questa la magia dell’amore?
Rende tutti rincitrulluliti?
«Tomato, per favore basta…»
Implora Matsuidara. Afferra l’amico
per il cappuccio della felpa e Tomato si lascia trascinare. Nell’allontanarsi, gira
ancora una volta la telecamera verso i genitori e la sorella. Appena in tempo
per inquadrare Sakura mentre ammonisce Sarada di non
rientrare fuori orario come l’altra sera e Boruto
sbiancare di fronte allo sguardo rabbioso di Sasuke.
N/A: Quando la vita ti dà
pomodori, tu fai un nuovo capitolo su Tomato. Il mondo non sa perché, ma tu sì.
Ce ne era davvero bisogno? No, ovviamente, ma forse sì. Insomma, vedete voi.
Quando siete tristi pensate al fatto che Tomato indossa felpe dai colori fluo
nonostante sia una mozzarella. Ma soprattutto… dove sarà la tratto-per n° 7? E
la gomma pane? Matsuidara arriverà a fine fanfiction
senza un esaurimento nervoso, o dovrà accettare le vitamine offerte da Sakura?
Capitolo 4 *** Quando la sciocca e frivola sorella ha voti migliori dei tuoi, l’unica soluzione è diventare un ninja (e sperare che i tuoi ti ignorino per una scadenza) ***
«Molti sono convinti che essere popolari sui socialpermetta
di sentirsi realizzati. Molti, appunto. Mia sorella è tra questi. La sua figura
tragica e orrorifica, una perfetta fusione tra epòs e weird, e il
suo compulsivo bisogno di attenzioni l’hanno portata ad aprirsi niente meno che
un blog di moda, con annesse pagine facebook, instagram e l’ultima novità: tik
tok. È convinta di diventare una famosa fashion blogger muovendo le chiappe
piatte in video, ma il suo spasmodico bisogno di attenzioni…»
«Tomato…»
«Sì, Potato?»
«Ho un nome. Comunque non ti sembra ipocrita?»
«Cosa?»
«Non so… tipo… Sparare a zero su tua sorella quando tu hai un
canale youtube».
«La mia è un’opera di cultura generale! Un fine studio
antropologico sui casi umani delle famiglie. Non ha niente a che vedere con le sciocche
frivolezze di Sarada».
«Intanto tua sorella ha una pagella perfetta. La tua invece…»
«…cosa sai tu della mia pagella?»
«Le hanno consegnate oggi. Hai lasciato casualmente la
tua a scuola».
«…è rimasta lì, vero?»
«Te l’ho portata».
«Io e te dobbiamo rivedere la definizione di “migliore amico”,
Potato. Dobbiamo davvero rivederla».
Regole di sopravvivenza a due genitori
nerd e una sorella fashion blogger
4.Quando la sciocca
e frivola sorella ha voti migliori dei tuoi, l’unica soluzione è diventare un
ninja (e sperare che i tuoi ti ignorino per una scadenza)
La telecamera traballa. Dalla porta, l’inquadratura si sposta
sul viso sudato e atterrito del ragazzo. L’orrore nei suoi occhi verdi lascia
presagire il peggio e l’obiettivo trema mentre si riprende in quel tragico
momento. Deglutisce, la mano passa tra i capelli scuri e di tanto in tanto lancia
un’occhiata sbieca attraverso la fessura al suo fianco. Un lieve fascio di luce
spezza la modalità notturna; il viso pallido spicca tra cappotti, felpe e
maglioni. Se la telecamera avesse un naso, rimarrebbe stordita dall’odore di
chiuso e stantio che aleggia nell’armadio. Ma non lo possiede, così continua a
riprendere il ragazzo che si accinge a parlare.
Mi chiamo Tomato Uchiha. Se trovate questo video, vuol dire
che sono morto. Ucciso dalla mia stessa famiglia, probabilmente intossicato
dalla china nel tentativo di farmi confessare, oppure stordito a colpi di
Wacom. Non importa. Ho sempre saputo che avrei fatto una fine orribile da che
sono diventato consapevole dell’angoscia dell’esistenza e dell’essere nato in
una famiglia di pazzi.
Non credo di avere abbastanza tempo per raccontare la mia
storia, ma sappiate questo: sono stato brutalmente tradito dal mio migliore
amico. A causa sua, la sogliola con cui condivido il patrimonio genetico
banchetterà sul mio cadavere con estremo compiacimento e questo non lo posso
tollerare. Quindi, a chiunque sia il futuro testimone delle mie ultime volontà,
chiedo di dimostrarsi misericordioso e hackerare i suoi social per postarci la
foto di lei struccata durante un brutto sfogo di acne sebacea. La conservo gelosamente
sul mio computer e Potato – quell’infame – ne possiede almeno altre cinque
copie su chiavette, hard disk e drive…
«Ti ho trovato!»
L’anta dell’armadio si apre. Una mano sporca d’inchiostro e
colori affonda le unghie nella t-shirt rosa shocking del ragazzo e lo trascina fuori.
La telecamera cade a terra, riprendendo un paio di scarpe da ginnastica gialle
fluo e delle crocs pervinca.
«Spiegami questa pagella, Tomato!»
«Quale pagella? Non c’è nessuna pagella, è solo un’illusione
collettiva. Non hai visto il calendario? Siamo ancora a luglio!»
«Luglio un corno! È gennaio!»
«Non hai le prove».
Le voci si fermano per qualche secondo, poi una voce maschile
adulta interviene nella discussione.
«Tre mesi fa è uscita l’anteprima di Assassin’s Creed».
«Non credo che l’uscita dei videogiochi sia un sistema di misurazione
del tempo accreditato, papà».
«No, ma funziona».
«Quindi?»
«Quindi cosa?»
«La pagella».
«Ah, quella. Non è mia».
«Tomato non dormo da due giorni, ho bisogno di una doccia e
sono affamata. Sei davvero sicuro di volermi far arrabbiare più di così?»
L’atmosfera si gela. Le scarpe da ginnastica strusciano
nervose sul pavimento.
«Potrei, ma solo potrei, aver preso qualche brutto
voto. Sì».
«L’ultima pagella così schifosa che ho visto è stata quella
di Naruto nel 19…»
«Sasuke non ti azzardare a ricordarmi quanti anni ho!»
«E te li porti benissimo, mamma».
«Zitto, ruffiano!»
«Forse ha bisogno di qualche ripetizione…»
«Di botte, ha bisogno» Sakura sospira «Tomato, devi
assolutamente recuperare. Magari tua sorella può aiutar…»
«No! Tutto ma non questo! Madre, abbi pietà! Prometto che
studierò, che recupero tutti i brutti voti, che…»
«…che pulirai anche la tua camera?»
«Sì».
«E che taglierai l’erba in giardino?»
«Siamo a gennaio!»
«Ah! Lo hai ammesso!» esclama trionfante la donna «Vorrà dire
che spalerai la neve».
«Va bene».
«E valuteremo se farti aiutare da Matsuidara, invece che da
Sarada».
«Che ti ha fatto di male Matsuidara per costringerlo anche a
questo? Essere il suo migliore amico non è una punizione sufficiente dalla
vita?»
«Quel traditore… vi ha dato lui la pagella, vero?»
Sakura non risponde.
«Bene, Tomato. È deciso. Sbriga quei lavoretti, mettiti sotto
con lo studio e forse non ti chiuderò in casa fino alla maggiore età».
«Papà…» il tono si fa implorante.
«Ha ragione tua madre».
«Ma…»
«Pillola azzurra, Tomato».
Ciabattando i due escono. Tomato sbuffa e raccoglie la
telecamera, puntandola di nuovo verso di sé.
«Direi che questa la rifacciamo…» mormora, giocherellando con
i tasti e con lo zoom. Sta per spegnere, quando sente un urlo disumano
provenire dal piano inferiore.
Rapido, scende le scale. L’obiettivo riprende la moquette, i
gradini e poi si fissa su Sarada, sbiancata, piangente e inviperita di fronte
al proprio cellulare. I genitori attorno nel tentativo di comprendere l’accaduto.
Tomato riesce a cogliere le parole “instagram”, “rubato l’account”, “foto” e
controlla il proprio cellulare.
La foto di Sarada con un orribile sfogo di acne troneggia sul
profilo della ragazza. La didascalia riporta un messaggio, incomprensibile ai
più.
Io l’avevo lasciata in camera tua.
Potato
Tomato sorride e gira la telecamera verso di sé.
Insomma, la morale di questa giornata è che prima di accusare
il vostro migliore amico rivolgete l’attenzione alla vera origine dei mali nel
mondo: le sorelle maggiori.
N/A: Io sto psicologicamente a pezzi, quindi cosa succede? Scrivo roba
demenziale. Capitolo sottotono, ma almeno mi ha alleggerito la giornata.