L'incanto spezzato

di bacionero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Il pazzo, l’amante e il poeta non sono composti che di fantasia.
Shakespeare

Questa era la frase che Terence le sussurrò la sera prima di salutarla. La sera prima che diventasse sua moglie. Mai avrebbe creduto di sposare quella donna che gli aveva cambiato la vita, la bionda dagli occhi chiari che conosceva da anni e che era stato in grado di migliorarlo, anche se in fondo era sempre rimasto quel ragazzo che odiava le convenzioni e gli orpelli, gli snob e le smancerie; il triangolo alla ricerca del suo cerchio.
Chissà se faceva bene a sposarsi. Matrimonio e amore non sempre coincidono, anzi “direi”, pensava, che “non coincidono quasi mai”. Gli bastava considerare il secondo matrimonio del padre con una donna brutta, grassa e volgare, avvenuto solo perché il sangue blu del padre cercava altro sangue blu a cui mischiarsi, oppure al triste rapporto di suo padre e sua madre, chiuso perché la ragione di entrambi ne aveva spento la follia amorosa.
Ragione…follia…e se ogni tanto andassero d’accordo? Perché egli era pazzo della sua futura sposa, ed estremamente ragionevole sul fatto che ella rappresentasse fisicamente moralmente e psicologicamente la sua felicità.
Quando si dice che cuore, cervello ed estasi dei sensi vanno di pari passo.
Ed ora eccola lì avanzare a piedi nudi sull’erba, il lungo vestito a tracciare un segno sulla verzura dei campi, il volto celato da un velo impalpabile. Non appena si accosta di fronte, Terence le solleva il velo.
Candy…finalmente!
Con un tale gesto delicato che sottolinea la futura prova d’amore nella quale la sposa rivelerà allo sposo tutti i suoi più profondi segreti egli indugia negli occhi di lei. Ma i suoi segreti li ha già carpiti, mesi fa, eppure non è pago. Eppure gli basterebbe anche solo guardarla così radiosa come è quella mattina per essere felice.
Pazzia…la desidera eppure potrebbe anche farne a meno. Misteri dell’amore. Forse nemmeno recitando a memoria tutto Shakespeare si potrebbe intuire lontanamente quello che si prova in un solo vero attimo di amore. Forse nell’amore le parole non contano, conta la musica.
Ora saranno liberi di amarsi, come la notte in cui avvenne la prima volta.
Una notte piovosa di dicembre, la pioggia a velare le strade. Una di quelle notti in cui a New York si avventurano solo pochi sparuti figuri alla ricerca dei beni più proibiti, rifugi alla monotonia del vivere, e quando ci si incontra si legge negli occhi dell’altro la stessa fame, lo stesso intenso disio. Ed era proprio questa l’impressione che dava Candy, quella notte, avvolta nel suo completo rosso bordato di tartan, con una sciarpa a proteggerle il volto e la dignità. “Una donna perbene non esce in queste serate, a quest’ora, a meno che non vi sia un uomo a proteggerla” sapeva pensavano gli altri frettolosi avventori in quella tempesta. Ma ella si era fatta accompagnare dal suo autista ad un centinaio di metri dal portone di Terence. Abbastanza vicino perché non capisse dove esattamente si recasse, abbastanza lontano perché una decina di persone potesse giudicarla quello che non era.  Ma fortunatamente erano tutte persone interessate ad altro e comunque la ragazza continuava a stringere il suo coltellino sotto la borsetta.
Aveva bussato alla porta di Terence, ed egli le aveva aperto, stupito. Stava per sposare Susanna e Candy stava per sposare Albert.
Cinque mesi prima Candy al suo ritorno da Rocktown aveva capito che era stato proprio il suo tutore a trascinarla in quel desolato paese per farle vedere come si era ridotto Terence, e la sua stima nei suoi confronti era cresciuta esponenzialmente. L’aveva protetta da quando aveva memoria, e lo aveva fatto nel modo più discreto possibile. Inoltre si era accorta che egli non la vedeva più come una bambina, ma come una giovane donna, e dato che la sua età era un’età in cui ragionevolmente si può pensare al matrimonio, quando si era dichiarato aveva acconsentito alle nozze.
Ma quando Albert le si avvicinava e la accarezzava, la consapevolezza che quelle mani e quel volto non fossero di Terence la immalinconiva, così una sera decise di andarlo a trovare. Il ragazzo aveva deciso di lasciare per sempre l’appartamento in cui una volta l’aveva ospitata e lei aveva fatto cadere le tazze di thè per terra. Quello sarebbe stato il momento giusto per baciarla, per abbracciarla e chiederle di sposarlo, invece aveva raccolto i cocci e lasciato che Candy si macerasse nei suoi pensieri e nei suoi dubbi. No, adesso lui abitava in casa di Susanna, e tutti a New York lo sapevano, come sapevano che la ragazza era andata con la madre a trovare dei parenti di Boston e a pavoneggiarsi con loro del fatto che stava per sposare il rampollo di una nobile famiglia inglese.
-Candy, stai per sposarti, e anche io sto per farlo, non dovresti essere qui! -aveva esclamato Terence aprendo la porta.
Ma ella non gli aveva permesso di dire altro, suggellando quel silenzio con un bacio a fior di labbra, per poi aspettare la reazione del ragazzo, che non aveva disse né fece nulla, così Candy si avvinghiò a lui e rese il secondo bacio ancora più impetuoso. Terence rispose immediatamente all’ardore della ragazza, prima con un caldo abbraccio e poi con un bacio talmente appassionato che Candy quasi se ne vergognò, ma invece di staccarsi e fuggire gettò per terra la borsa e il copricapo e inarcò la schiena travolta dalla passione, aderendo con il suo corpo al corpo del ragazzo quanto più poteva.
Baci, umori e carezze si erano mescolati ai movimenti di un lento spogliarsi, mentre lo scroscio della pioggia era intervallato dal raro passaggio di qualche carrozza e i lampioni per strada con la loro luce intermittente proiettavano uno strano effetto sulla stanza, quasi i due amanti fossero i protagonisti di un lungometraggio. Erano finiti a letto e fatto l’amore.
Alla fine erano rimasti abbracciati in silenzio. Fu lì che Terence le propose di sposare lui invece di Albert, e disse che avrebbe immediatamente sciolto il fidanzamento con Susanna. Non poteva accettare di non vederla più e di non stringerla come aveva fatto quella notte, e tormentarsi al pensiero che sarebbe stata di Albert. Candy superando la sua consueta delicatezza alla fine acconsentì, soprattutto quando il ragazzo le fece presente che anche Albert e Susanna meritavano di trovare qualcuno che li amasse veramente.
La scena dell’addio dei rispettivi fidanzati fu struggente ma dovuta. Urla e pianti da parte di Susanna, un pugno sbattuto sul tavolo da parte di Albert.
Per delicatezza i due avevano deciso di sposarsi in gran segreto in aperta campagna, festeggiando l’evento con un semplice pic nic, e andando ad abitare, una volta marito e moglie, lontano da New York, almeno i primi tempi.
Fu così che quella mattina, sul prato verde di una contrada non meglio precisata distante da New York, i due ragazzi si promettevano amore eterno alla presenza unicamente del prete e dei testimoni, Archie e Annie per Candy, Charlie l’amico furfante e la madre per Terence.
Non appena le promesse furono pronunciate e il prete stava per dire la fatica frase “ora può baciare la sposa” si sentì un boato assordante, un fragore inimmaginabile, e Candy vide quello che era appena diventato suo marito andarle incontro nel disperato ma inutile tentativo di soccorrerla mentre cadeva a terra. L’ultima cosa di cui ebbe contezza prima di chiudere gli occhi fu che il cielo era completamente coperto di polvere.


 
Salve a tutti! Stavolta, complice la forzata permanenza in casa, ho deciso di scrivere tutta la storia e poi postarla. Questo perché altre volte dopo i primi capitoli mi è mancata l’ispirazione e così sono stata costretta a cancellare alcune storie.” Rosso come il sangue nero come la notte” ha una storia diversa, ossia è talmente drammatica (per me) che ho pure paura a scriverla, ma la lascio perché spero un giorno di continuarla, ci terrei tanto. Nel frattempo ho scritto questi 4 capitoletti più un epilogo che ho intenzione di postare ogni settimana (forse ogni 4-5 giorni), e stavolta sono stata brava a finirla! Ho cercato di dare più peso ai dialoghi e meno alle descrizioni, tranne che in questo capitolo, questo per snellire la trama e far durare la fiction appunto 4 capitoli più un epilogo (che non mi andava di incorporare nel quarto capitolo). Se mi fosse venuta l’ispirazione di altre scene che mantenessero la suspance le avrei inserite ma così non è stato, poco male perché in questo momento preferisco mantenere fino alla fine l’idea iniziale ed essere coerente con me stessa, oltre che non scrivere storie lunghe come Guerra e pace. Buona lettura per chi avrà il piacere di leggerla :) 

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Capitolo 2
*** Due ***


 
Candy si risvegliò su un letto d’ospedale con due persone al suo capezzale.
-Candy…finalmente!
A pronunciare quelle parole era stato un ragazzo con i capelli fino alle spalle e il braccio fasciato. Accanto a lui una ragazza dal volto preoccupato e segnato da graffi e bruciature.
-Dove sono…chi siete…
-Ecco vedi, è come ti dicevo, Terence, non ricorda nulla!
-Candy, davvero non ricordi nulla?- fece eco il ragazzo.
-No, nulla…ditemi chi siete…chi sono…io…
-Ti chiami Candy, ed io sono Terence, tuo marito. E questa è Annie, la tua migliore amica. Hai sbattuto la testa e non ricordi nulla del tuo passato.
-Marito? Marito? Oh, sento che mi sta scoppia la testa. Annie…chi è Annie?
La ragazza le prese la mano.
-Coraggio, ci siamo noi qui. Ti porteremo a casa oggi stesso, se i medici lo permetteranno.
-Ma io non vi conosco! E poi, quale casa?
-Ascolta cara-continuò Annie- noi tutti abbiamo avuto un terribile incidente. Vi eravate appena sposati quando è scoppiato un ordigno. Non sappiamo chi sia stato. Charlie, un amico di Terence, è morto, io e la madre di Terence ce la siamo cavata con qualche graffio, Terence ha un braccio indolenzito e Archie, il mio povero Archie è ricoverato con una gamba fratturata, ma se la caverà.
-Non ricordo nessuno di loro…
-Sì, i medici ci avevano preparato a questa evenienza. Candy, tu ci sei sempre stata quando avevamo bisogno e adesso tocca a noi prenderci cura di te. Ti porteremo nella casa in cui tu e Terence avevate deciso di abitare-affermò la ragazza, il volto provato e commosso.
Per tutta risposta Candy iniziò a singhiozzare con disperazione, e Terence si sentì in obbligo di dirle qualcosa. Le parlò con grande dolcezza.
-Candy, sono tuo marito, non il tuo padrone. Ho l’obbligo di proteggerti, ma tu non dovrai fare nulla, nulla che non desideri! Potresti anche restare qui, ma nessuno potrebbe prendersi cura di te come la tua famiglia, che in questo momento sono io. Non conosci i tuoi veri genitori e le donne che ti hanno allevata, Miss Pony e Suor Maria, abitano a Lakewood, vicino Chicago, e impiegherebbero giorni a venire. Candy, mi piacerebbe che sapessi almeno questo: che in un altro tempo, forse in un’altra vita-e qui il ragazzo iniziò ad avere gli occhi lucidi-ci siamo amati, con disperazione e tenerezza, contro il mondo intero, anche ci separava un oceano, anche se il destino si è messo contro di noi. Candy, dimmi che almeno ricordi il periodo della Saint Paul School, ti prego!
Candy vide Annie commossa e Terence disperato, ma proprio non riusciva a ricordare nulla, neanche le donne che l’avevano allevata. Era terribile. Acconsentì a venir via lo stesso giorno. Annie decise di recarsi con loro nella nuova casa: Archie stava molto meglio e lei sarebbe tornata a trovarlo il giorno dopo.

Percorsero diverse miglia di campagna e finalmente raggiunsero la proprietà che sarebbe stata la loro nuova casa.
-Ecco Candy, questa è casa tua, sei tu la proprietaria di questa immensa villa, sei una Andrew!
Terence ed Annie in carrozza spiegarono a Candy che era stata adottata dagli Andrew, che era una donna molto ricca, che stava per sposare il capo della famiglia, Albert Andrew, e che aveva alla fine deciso di lasciarlo per sposare Terence. Ed era per questo che lei e Terence avevano deciso di abitare lì. Albert per il momento preferiva non vederla, anche se nella sua immensa generosità non le aveva tolto nemmeno un centesimo.
-Era una persona così gentile ed io l’ho ingannato! Che vergogna…Non avrebbe avuto tutti i torti se mi avesse tolto tutto! Il risentimento è il minimo che può provare! Ma… se fosse stato lui a organizzare l’attentato?
-No, Candy, impossibile! - rispose prontamente il ragazzo- Vorrebbe dire che il mondo va a rovescio. Albert è una persona tanto buona da essersi sempre occupato di tutte le persone a cui voleva bene, e aveva una cura estrema anche per gli animali. Certo, ha anche lui il suo orgoglio maschile e per questo preferisce non vederti per un po’, ma vedrai che al più presto riceverai un suo telegramma se non addirittura una sua visita.
Giunti in casa, Annie accompagnò Candy nella sua stanza.
-Candy, posso immaginare che ora non te la senta di dormire con tuo marito, in fondo è un estraneo per te. Ma mi piacerebbe che tu ti rinnamorassi di lui, magari poco a poco. Io ho sempre…tu hai sempre saputo che era l’uomo per te, e lui ti ha sempre amata tanto. È per questo che la lasciato la sua fidanzata, Susanna…
-Come? Anche lui era fidanzato con un’altra?
-Scusami, forse tutte queste notizie ti spiazzano e ti confondono, ma potrebbero aiutarti a ricordare. Entriamo in stanza, ti racconterò tutto.
Candy seppe dell’incidente nel quale Susanna aveva salvato la vita a Terence, la dolorosa decisione di entrambi di lasciarsi in quella serata fredda e nevosa di New York e di come poi contro le aspettative di tutti fossero tornati insieme.
-Così sono due le persone che abbiamo fatto soffrire…Albert e Susanna…-notò Candy.
-Susanna stava ricattando Terence! Ma si può essere più egoisti di così? Si è approfittata della tua generosità! Avesse incontrato una ragazza senza il tuo buon cuore glielo avrebbe lasciato senza troppi complimenti!- rispose con decisione l’amica.
-Però a questo punto anche lei avrebbe avuto un buon motivo per far scoppiare quell’ordigno…
-Non credo, Candy, non credo che sia arrivata a tanto! Non immagino davvero come avrebbe potuto farlo, a chi avrebbe potuto rivolgersi! Io adesso ti lascio riposare, per qualsiasi cosa chiama, andrò a trovare Archie domattina.

Dopo un po’ Candy sentì bussare alla porta, e vide Terence entrare con una tazza di thè
-Non preoccuparti, non sono venuto per reclamare i miei diritti di marito!
Il ragazzo sorrise così dolcemente che Candy sentì un calore nel petto, in quel momento fu sicura che sarebbe andato tutto bene. Forse Annie si era augurata la cosa giusta, che si innamorasse del marito come la prima volta, quando l’amore che provavano era stato tanto forte da stroncare la felicità di altre persone.
-Senti una cosa, Terence. Annie mi ha raccontato di Susanna. Abbiamo reso infelici due persone. Non potrebbe essere che uno dei due si sia voluto vendicare?
-Candy, l’unica cosa di cui sono sicuro-arrossì-sono i miei sentimenti. Non potrei mettere la mano sul fuoco su nessuno, però posso fare delle ricerche. Chi ha attentato alla tua vita la deve pagare! Domattina stessa manderò a chiamare Albert e…
-NO! Ti prego, Terence, non farlo, provo tanta vergogna! Non posso nemmeno dargli spiegazioni perché non mi ricordo i miei sentimenti di allora, non so di preciso cosa mi sia passato per la testa…
 Candy si rese conto di averlo ferito senza volerlo, ma Terence prontamente le rispose che ne avrebbero riparlato il giorno dopo e nel salutarla le diede un bacio sulla fronte. Alla ragazza sembrò di aver vissuto quel gesto in un tempo remoto, e ne apprezzò la delicatezza.

Il giorno dopo Annie salutò Candy per andare a trovare Archie e la ragazza decise di fare un giro nel parco. Se davvero Albert era la persona tanto buona che descrivevano tutti, non avrebbe mai potuto attentare alla sua vita. E Terence, cosa pensava di Terence? Dolce, premuroso, non le metteva fretta, si prendeva cura di lei. Ma quello che desiderava sopra ogni cosa era ricordare…era vero che non aveva genitori, che era stata allevata come un’orfanella? E perché mai Albert si era preso cura di lei, perché mai l’aveva adottata?
I suoi pensieri vennero interrotti da un uomo che la afferrò da dietro con l’intento di soffocarla. Sentì il respiro mancarle e istintivamente agitò le gambe. Non voleva morire così, senza sapere nemmeno perché.
-Lasciala stare farabutto!
Terence si scagliò contro lo sconosciuto colpendolo ripetutamente, finchè si staccò dalla ragazza e cadde. Aveva il volto coperto da sciarpa e occhiali e, comprendendo di stare avendo la peggio, fuggì.
-Chi ti manda, vigliacco!? Dimmelo!
Il ragazzo fece per inseguirlo ma Candy dolorante ebbe la priorità per le sue attenzioni.
-Tutto bene?
-Sì grazie, è stato di più lo spavento che altro, ma se non fossi arrivato tu…
-Stai tranquilla, è tutto passato.
Candy piangendo poggiò il volto sul petto di Terence, disperata. -Terence, ho tanta paura! Non si fermeranno più finchè non mi avranno fatto del male! Questa è la prova che l’attentato era rivolto a me, non a te o ad Annie!
-Candy, finchè ci sarò io con te non ti accadrà nulla, è una promessa! Vieni, andiamo dentro.

Rientrati in casa la ragazza trovò le cure premurose dell’amica, che la convinse a prendere un thè e una fetta di torta preparata al momento. Non appena sembrò essersi calmata chiese ad Annie di parlarle della Saint Paul School, dato che a Terence era sembrata una cosa di capitale importanza.
-E’ stato il periodo più bello per noi, più spensierato, prima che il povero Stear morisse…certo… non lo ricordi…Ti parlerò della persona più mite e gentile che tu abbia avuto la fortuna di conoscere, il tuo povero cugino morto in guerra…e della nostra adolescenza…
Candy ascoltava con interesse. A volte le sembrava che un dettaglio, una frase, un nome, e persino il tono e le espressioni che usava Annie le ricordassero qualcosa, le accendessero un piccolo lume sul buio nella sua testa, ma era una cosa tanto ineffabile che sfuggiva subito.
-Ma in tutto ciò, allora, non avevo qualche nemico, qualcuno che mi voleva male?
-Sì Candy, i tuoi cugini Neal e Iriza. Erano odiosi, te ne hanno combinate di tutti i colori e hanno sempre cercato di ostacolare la tua felicità!
-Allora potrebbero essere stati loro i colpevoli!
-Lo pensa anche Terence, è per questo che ha già scritto ad Albert per chiedere dove si trovino in questo momento, anche se sapevamo tutti fossero andati in Florida. Magari i furbastri hanno solo fatto finta di partire.
-Ti prego, Annie, ora basta, sento che mi sta scoppiando la testa! Mi dispiace essere tanto sgarbata con una persona buona come te, ma ho bisogno di restare sola!
-Tutto quello che vuoi-fece l’amica scostandole una ciocca dal viso, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta. Un attimo prima di aprirla si voltò verso Candy:
-Ti prego solo di una cosa. Dà un’opportunità a tuo marito, non sai quanto sia distrutto in questo momento, anche se non lo dà a vedere. Sapere che quell’ordigno avrebbe potuto ucciderti…trattalo da amico, non fare nulla che non ti senta di fare, ma non chiuderti a riccio…
-Annie, non credo di averlo fatto, ma più di quello che sto facendo non posso, proprio non riesco…
La casa stava sprofondando nell’oscurità, mentre fuori il tramonto gettava un’ombra rosata sulla rigogliosa natura estiva.

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Capitolo 3
*** Tre ***


La mattina seguente Candy andando a fare colazione udì il suono di un pianoforte giungere dal grande salone. Era Terence, che era riuscito a togliere la fasciatura al braccio, evidentemente non gli faceva più male. Quel suono era l’ennesimo stimolo ad un ricordo passato che non riusciva a focalizzare. Terence smise di suonare.
-Scusa, non volevo interromperti. Continua, mi piace!
-Ti ha ricordato qualcosa, forse?
-No, Terence, mi dispiace.
-E cosa ne diresti se cambiassi strumento? Magari un’armonica potrebbe fare al caso tuo…
Terence iniziò a suonare. Un suono dolce e lamentoso, triste ma carezzevole. Poche note che, esattamente o forse anche più del pianoforte, aprivano forzati recessi nella mente della ragazza. Ma poco dopo il ragazzo smise di suonare, poggiò l’armonica sul pianoforte e si coprì il volto con le mani.
-Cosa ti succede, Terence, stai male?- Chiese Candy preoccupata.
-No, è che mi vengono in mente tanti ricordi…-rispose il ragazzo, innegabilmente emozionato-Una notte meravigliosamente dolce e triste in cui ti feci compagnia mentre stavi scontando una colpa che non ti apparteneva. Tentai di mitigare la tua paura con questa armonica, di dimostrarti che non eri sola al mondo. Come adesso, Candy…ma esattamente come allora sento questa maledetta sensazione di impotenza, tu sei in pericolo ed io non so…non capisco come proteggerti…
-Non ricordo cosa successe quella notte, ma apprezzo quello che fai ora…
- Lo sai che se fossi stato solo un po’ più grande ti avrei portata con me in America? Invece sono partito senza avere la minima certezza che ti avrei rivista! Non potevo contare su mio padre, il duca di Granchester non solo non approvava il mio mestiere di attore, ma avrebbe ostacolato anche il mio rapporto con te, lui conosceva le tue origini. Fu per proteggerti, per non farti diseredare, che ti lasciai.
-E adesso tuo padre approva?-chiese Candy- Sto pensando, ma la mia è solo un’idea, magari stupida.. Lo dico solo…sai…per quello che è successo al nostro matrimonio…
-Ma certo, Candy! Non vorrai pensare che mio padre sia capace di una simile azione! Sai, lui è un uomo vecchio stampo. Per lui i nemici si affrontano a viso aperto, non si pugnalano alle spalle come ha fatto il vigliacco che ha piazzato l’ordigno! E poi era felice di questa unione, è molto cambiato ultimamente.
-Ma allora perché non era presente? Forse ha solo finto di approvare?
-No, era rimasto in Scozia, ma ci eravamo ripromessi di organizzare una festa anche lì, al più presto, e lui era davvero felice di questo…ma basta parlare adesso, basta dubbi, basta pensieri tristi…ascolta, che ne dici se adesso andiamo a fare un giro? Possiamo restare qui intorno oppure prendere la macchina e andare in città.
-No, Terence, ho paura. Solo qui a casa mi sento protetta. Sento che non riuscirò più a fidarmi di nessuno!
Terence sapeva che la ragazza sarebbe esplosa in un pianto dirotto e preparò le sue braccia ad accoglierla. Sapeva che non voleva dire niente, che Candy era così confusa che in quel momento lo vedeva solo come un’ancora di salvataggio, e lui non avrebbe fatto nulla per approfittarsi di lei, in quella situazione.

Poco dopo Terence si ritirò nel suo studio mentre Candy andò a fare una passeggiata nel parco. Dunque ultimamente si era fatta due nemici, Albert e Susanna, mentre il padre di Terence, il duca di Grantchester, aveva forse solo fatto finta di approvare il loro matrimonio, dal momento che non si era degnato di venire. E perché mai anche le sue due mamme, Miss Pony e Suor Maria, non si erano presentate all’evento più importante della sua vita? E che dire dei suoi cugini-nemici, Iriza e Neal, che si diceva fossero addirittura in un altro stato ma di cui nessuno le poteva dire nulla di preciso? E se chiunque fosse stato ci avesse riprovato a farla fuori?
Le sembrava di essere un’attrice dentro un film di cui non conosceva affatto la trama e le battute. E cosa provava per Terence, suo marito? Se davvero il loro amore era stato tanto forte, era giusto e naturale che poco a poco gli si riavvicinasse, d’altra parte lui ed Annie erano le uniche persone di cui si potesse fidare.
D’un tratto avvertì la sensazione di essere spiata. Guardò nella direzione di un grande albero e lì, seminascosta dal tronco, vide una ragazza che la guardava. Era vestita elegantemente e il suo raffinato guanto di seta poggiava delicatamente contro la rugosità dell’albero.
-Perché mi guardi? Chi sei?-gridò Candy.
La ragazza trasalì e scappò il più velocemente possibile, mentre Candy, che si scoprì agile e svelta, la inseguiva. D’un tratto però pensò che si potesse trattare di una trappola, forse nascosto c’era quell’uomo che il giorno prima aveva tentato di strangolarla. Si fermò di colpo e si diede della stupida.
Nel rincasare vide Terence, trafelato e concitato, andarle incontro.
-Oh, Candy! Candy! Perché stavi correndo?
-C’era una ragazza che mi guardava, che mi spiava! Sento che sto impazzendo! Perché nessuno mi dice che succede!?
-Ascolta Candy, com’era questa ragazza? Descrivimela!
-Era…non ho potuto vederla bene, forse aveva la mia età forse era più grande…aveva un largo cappello, era molto elegante…
-Candy, è molto importante, ascolta…adesso io e te andiamo in città, devo parlare con una persona che forse potrebbe darmi dei ragguagli…non posso lasciarti qui da sola…
-Ma c’è Annie in casa, ed io ho paura di uscire!
-Annie è andata a trovare Archie, ma anche se ci fosse, è sempre una ragazza e non saprebbe difenderti. Io sono più tranquillo se ti porto con me!
-Va bene.
-Manderò un uomo ad affittare un locale per questa sera. Sarà tutto per noi, così io potrò prendere accordi per farti vivere in sicurezza e tu inizierai a prendere di nuovo confidenza con il mondo. Non puoi relegarti qui, non tu, che ami la libertà sopra ogni cosa, e sei la gioia in persona!
-Grazie Terence, sei tanto buono!
-Non sono poi tanto buono con tutti- fece eco il ragazzo- Ma solo con chi amo…
-Ti prego Terence, so che sei mio marito, ma devi avere pazienza…
-Scusami…non ti ho detto queste cose per poterti avvicinare a me. Ti chiedo scusa, ti prometto che non ti dirò più che ti amo, sarai tu a dirlo un giorno, se vorrai…sia che tu riacquisti la memoria sia che questo non avvenga…Ti innamorerai di me come se mi avessi conosciuto di nuovo...
La ragazza si tranquillizzò alle parole del marito e iniziò a prepararsi per la cena che li aspettava in un locale raffinato di New York affittato esclusivamente per loro.

Giunti a destinazione Candy ammirò l’eleganza del ristorante che mischiava sapientemente nuovo e antico e sedette ad un tavolino tondo apparecchiato secondo una mise en place perfetta. Dalla loro posizione i coniugi Granchester ammiravano una delle strade più frequentate dal jet set newyorkese in uno degli ultimi scampoli del tramonto, quando i bagliori rossastri si mischiano alle ombre della sera e agli effetti artificiali dei lampioni. Terence si alzò perché doveva incontrare in una stanzetta appartata il responsabile della sicurezza per dargli indicazioni, lasciando sola Candy.
La ragazza, tra le tante persone che passavano per la grande vetrata del ristorante, scorse una donna che camminava a fatica sorreggendosi con una stampella. Non seppe dire perché ne fu molto incuriosita, soprattutto perché anch’ella la fissava, anzi fece di più, fece il giro del palazzo ed entrò nel locale, avvicinandosi con aria minacciosa a Candy.
-Bene Candy, New York non è poi tanto piccola! Sai come si dice, “chi non muore si rivede”
-Mi scusi, io non credo di conoscerla…
-Ah ah questa è bella! Dì un po’, hai perso la memoria? Immagino sia meglio dimenticarle, certe cose. Dimenticare colei alla quale è stato tolto il futuro marito!
-Dunque lei è Susanna?
-Candy, questo non è divertente! Fingere addirittura di non riconoscermi!E dove si trova il tuo caro marito? Siete già in crisi?
-Terence è andato nella saletta dall’altro lato, starà arrivando…
-Bene bene, non voglio rovinare la vostra serata, ma una cosa permettimi di dirtela, Candy. Sai qual è la cosa che più di tutte mi ha ferita? Non è stato il tuo venir meno alla promessa che mi avevi fatto, non è stato il tuo matrimonio con Terence, è stata l’arroganza con cui tu e lui avete profanato il mio letto! Sei piombata a casa mia mentre non c’ero e vigliaccamente me lo hai tolto! Ora ti lascio, non voglio riavere il “piacere” di rivedere il mio mancato sposo!
Così dicendo si avviò zoppicando e velocemente come poteva verso la porta, e Candy si lasciò andare ad un sospiro di sollievo perché tra le tante cose che stava sopportando in quelle lunghe, interminabili giornate, non voleva rendere conto a persone che non ricordava di cose che non ricordava. Anche se si rendeva conto che quello che avevano fatto lei e Terence era stata una grave mancanza di rispetto, di cui doveva assolutamente chiedere a suo marito.

Quando poco dopo comparve Terence gli raccontò dell’incontro fatto.
-Non posso crederci, Susanna era qui! –esclamò il ragazzo.
-Terence, perché non me lo hai detto? Perché non mi hai detto che io e te ci siamo amati proprio sul suo letto? È una cosa orribile! Non abbiamo avuto la minima mancanza di tatto. Perché non siamo andati da un’atra parte?
-Candy, mia piccola Candy, sono tante, troppe le cose che non ricordi, e raccontarti tutto peggiorerebbe la situazione.
-Sì, ma credo che questo avresti dovuto dirmelo, ossia come io e te…-Candy arrossì-siamo tornati insieme. Io credevo che ci fossimo riavvicinati lentamente, non con una notte d’amore in cui io ho avuto l’ardire di venire a casa tua e di Susanna a fare…Oh ma che razza di persona sono stata! Tutti a dire che ero buona e generosa, e invece…
Terence le prese le mani parlandole con più dolcezza che poteva.
-Se potessi ricordare anche solo per un attimo quello che eravamo, Candy! Eravamo Candy e Terence, le anime gemelle, quelli che si erano capiti con un solo sguardo, quelli che avevano trovato un compromesso tra allegria e malinconia, tra gioia e dolore, tra spensieratezza e senso del dovere! Candy, abbiamo tanto sofferto io te, per la gran parte delle nostre vite, vogliamo darci un’opportunità? Io sono sempre stato un solitario e l’ho sempre dato a vedere, tutti prendevano le distanze da me ma quantomeno ero sincero con me stesso. Tu al contrario sei sempre stata sola, ma sei stata abile a nasconderlo. Eri sempre presente quando si trattava di aiutare, invece quando si trattava di chiedere aiuto la tua sensibilità te lo impediva…ora finalmente hai trovato qualcuno che si prenda cura di te, qualcuno che non ti faccia più sentire sola!
-E chi hai incontrato qui? Perché siamo venuti qui? Ti prego Terence, non lasciarmi all’oscuro!
-Ascolta Candy, finalmente ho una pista, qualcosa da cui cominciare. Ho parlato con qualcuno che potrà portarci alla verità, ma non chiedermi altro, te ne prego! Ne va della tua sicurezza.
Candy sentì che il marito era sinceramente preoccupato e aveva i nervi a fior di pelle, per cui tacque e si godette la serata. La serata trascorse serenamente, instillando una nuova consapevolezza in Candy. L’amore che la legava a quel ragazzo meritava di essere coronato al più presto dalla più grande felicità.

 
Salve a tutti e benvenuti alla mia fiction della quarantena! I giochi sono fatti, ora si deve solo sospettare di Miss Pony e Suor Maria e siamo a posto!:) Nel prossimo capitolo sarà svelata la verità. Grazie a tutti coloro che hanno letto.

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Capitolo 4
*** Quattro ***


 
Il giorno dopo Annie raccontò a Candy che Archie si stava ristabilendo e chiese all’amica novità sulla serata passata. Candy iniziava ad avere col marito la giusta complicità, riconoscendo che ci potevano essere le basi per una futura unione felice, sempre che le fosse tornata la memoria.
-Candy, non sai come ti brillano gli occhi quando parli di tuo marito! Sono tanto felice! Presto vi comporterete come marito e moglie, ne sono convinta! Vieni, ho una sorpresa per te!
Annie estrasse da una larga scatola decorata con un nastro rosso un abito di fattura fine. Era di velluto damascato nero e rosso, e accanto vi era una parrucca nera con una grossa treccia.
-Guarda, Candy, questo è simile all’abito di Giulietta che indossavi alla festa di maggio, quando tu e Terence vi siete dati il primo bacio. Me ne ero fatto fare uno simile perché ci eravamo ripromesse di vestirci uguali al primo ricevimento in maschera. Perché non lo indossi ora? Magari ti viene in mente qualcosa!
-Annie, non me la sento. È come...come se facessi una violenza a me stessa. Voglio ricordare, ma non voglio sentirlo come un dovere. C’è qualcosa che non va…che non mi torna, ma non so cosa!
-Va bene Candy, come vuoi tu. Però l’altra sorpresa che ti ho preparato ti piacerà sicuramente. Sento il rumore di una carrozza, sarà già arrivata! Scendiamo!
L’entusiasmo di Annie scaraventò letteralmente Candy giù per le scale. All’ingresso una ragazza piccola e robusta dall’aria amichevole. Indossava gli occhiali e una cuffia in testa.
-Candy, guarda c’è Patty!
La ragazza robusta la abbracciò con calore.
-Povera amica mia, so quello che è successo! Ma vedrai che io, Terence ed Annie riporteremo il sorriso sul tuo volto!
Candy pensava a quanto fosse fortunata ad avere delle persone tanto buone accanto.
-Patty si ferma per cena, così ricorderemo i bei tempi andati, sarà meraviglioso!

Sembrava quasi Annie la padrona di casa, pensava Candy. Si vedeva che era una ragazza abituata a stare nell’alta società, e forse era arrivato il momento che anche lei iniziasse a comportarsi da vera signora, anche se sentiva questa cosa lontana anni luce dal suo carattere.
La cena venne approntata per le 19 e i quattro commensali sedettero al loro posto. C’era Terence, il padrone di casa, al capotavola, alla sua destra Annie, quindi Candy. Dall’altro lato, a sinistra di Terence, stava Patty. Era lei, Candy, la più distante dal marito, che cosa stramba. Candy pensò che era la perdita della memoria a farla sentire esclusa. Sembrava quasi che quei tre avessero tante cose in comune e che lei fosse un’ospite appena tollerata. Eppure quella casa era sua, ed erano gli altri tre a godere della sua ospitalità.
Terence era tanto premuroso, le versava acqua e vino ogni volta che il suo bicchiere ne era privo e conversava amabilmente ora con l’una ora con l’altra delle ragazze. Una persona che era tanto educata e tanto abile nel savoir faire meritava davvero un’opportunità, tanto più che era suo marito. Sì, quella sera lo avrebbe invitato nella sua stanza dopo cena e gli avrebbe permesso di parlare con ancora più confidenza del loro amore passato.
Nel frattempo Annie e Patty tentavano di risvegliare la sua memoria raccontandole aneddoti più o meno divertenti sulla Saint Paul School, aneddoti tanto divertenti che non smettevano di ridere, e ogni tot di tempo un brindisi tra le due sanciva l’amicizia e la familiarità.

D’un tratto Annie iniziò a ridere senza riuscire a fermarsi. Una risata di gusto, quasi crudele, e Candy per un attimo si prese la testa con le mani, come se avesse un gran mal di testa. Quando per un istante Annie smise di ridere e guardò Candy, lesse negli occhi dell’amica puro e semplice orrore.
-Candy, va tutto bene? Sei impallidita!
-Scusate, ho bisogno di prendere un po’ di aria!
Terence, Annie e Patty si guardarono stupiti, poi Patty si offrì di andare fuori per vedere cosa le fosse successo. Raggiunse l’amica in giardino, che ansimava e si toccava il viso e i capelli nervosamente.
-Candy, non farci preoccupare! Lo sai che ti vogliamo bene!
-Patty, non preoccuparti, stai tranquilla. È stato il vino, forse, o le emozioni di questa serata. Ancora non riesco a capacitarmi della fortuna che ho avuto ad avere accanto persone meravigliose come voi!
Patty la abbracciò e Candy appoggiandosi a lei fece ritorno in casa. Lì Candy riprese a ridere e conversare con i suoi amici, brindando con Annie e Patty ogni volta che le due accennavano a farlo.
La serata passò nel migliore dei modi fino a quando tutti si ritirarono per la notte.

Era mezzanotte passata quando la porta della stanza di Candy venne aperta dall’esterno e una figura maschile si stagliò nella penombra. Era Terence. Sperava che l’allegra serata appena trascorsa avesse predisposto favorevolmente la ragazza verso di lui. In fondo era suo marito, e non le aveva mancato di rispetto nemmeno per un secondo. Lentamente si accostò al letto. Sembrava che la moglie dormisse.
-Candy, dormi? Sai che per un attimo mi sono preoccupato per te, questa sera.
Così dicendo toccò delicatamente la coperta e la figura al di sotto che credeva poggiata su un fianco, ma la sensazione che ne ricevette lo sbalordì. Sollevò in aria le coperta e vide che c’erano due cuscini, uno accanto all’altro.
-No, Candy, no!
Si affacciò alla finestra e vide che penzolava in basso un lenzuolo opportunamente fatto a brandelli con cui la ragazza era evidentemente scappata dalla sua stanza. Terence fece il giro della casa non prima di aver preso una pistola, catapultandosi letteralmente fuori.
Urlava il nome della moglie con disperazione, ma d’un tratto si calmò pensando al fatto che il cancello della grande proprietà era chiuso, quindi sarebbe potuta uscire solo se…solo se lo avesse scavalcato! Chissà se ricorda come si scavalca un cancello…
Istintivamente si precipitò davanti al cancello in ferro battuto, dove distinse un’ombra appollaiata all’intrico di metallo. Candy tentava disperatamente di raggiungere la sommità ma il cancello era molto alto. Terence sparò un colpo in aria e la ragazza per un istante si fermò, ma poi riprese la salita. Fu così che il ragazzo sparò questa volta all’inferriata, stando attento a non colpirla, ma il fragore dello sparo e il vibrare dell’inferriata la fecero cadere per terra.

Terence si avvicinò alla ragazza, che lo apostrofò con decisione:
-Va’ via, Neal, vattene!
Il ragazzo sogghignò.
-Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, ecco che l’orfanella arricchita ha ricordato. Il cerchio si è stretto alla fine!
-Solo un pazzo come te poteva orchestrare tutto questo, insieme a tua sorella che si è spacciata per Annie per tutto questo tempo! Bella coppia voi due!
-Brava eh? Se non considerassi il mestiere di attore come la feccia della società consiglierei a mia sorella di intraprendere quella carriera…oops ti ho offesa? Il tuo attorucolo potrebbe restarci male, definire così il suo mestiere...
-Certo, è stata una farsa in cui tu e Iriza avete interpretato i personaggi principali. Patty era un’attrice, non era la vera Patty!
-Brava eh? E pure somigliante…
-E scommetto che sei stato tu a piazzare l’ordigno che è scoppiato al mio matrimonio!
-Ehi piano con le offese. Io le mani non me le sporco, ma diciamo che chi lo ha fatto ha ricevuto una bella ricompensa…il piano era rovinarti la festa, non erano previste vittime…poi abbiamo deciso di rapirti e la perdita della tua memoria ci ha fornito l’occasione di divertirci parecchio, in questa settimana. Peccato sia finita! La ciliegina sulla torta sarebbe stata il tuo avvicinamento a me “in ogni senso”, carina…
- Sei solo uno stupido. Davvero credevi di prendermi in giro fino a questo punto? Non sei cambiato, e mai cambierai, sei solo un perdente!
-Fino a prova contraria sei tu quella a terra, in balia di uno che ti tiene a bada con la pistola. È notte e questa proprietà è isolata!
-Già, è vero. Ma tu non sai una cosa. Ho ricordato chi fosse quella ragazza che mi spiava l’altro giorno. Era Annie, la vera Annie. Lei sa che sono qui e presto verranno a prendermi!
-Maledetta Annie! Sì, è vero, qualche crepa nel piano può capitare. Ma dimmi un po’, la sostituta di Annie non si è rivelata forse all’altezza? Quel suo punzecchiarti sul tuo passato, farti avere il vestito che indossavi alla festa di maggio, quel suo incitarti a “fare la carina” con tuo marito…Ah ah ah non puoi immaginarti quanto ci siamo divertiti! Ma la cosa più spassosa è stata quando ti ha detto che i tuoi acerrimi nemici erano un certo Neal e una certa Iriza. Quando me lo ha raccontato non la smettevamo più di ridere!
-Ognuno si diverte come può, Neal. Evidentemente per un verme strisciante come te, per un perdente come te e come tua sorella, questo genere di cose è il massimo del divertimento!
 -Sta’ zitta! Zitta! Non ricordi, sono io quello con la pistola! Sarebbe stato un piano perfetto, se avessi recuperato la memoria tra qualche giorno. Anche la finta aggressione qui in giardino doveva spaventarti e avvicinarti ancora di più a me, l’unico che potesse proteggerti! Tu dovevi solo come dire essere “accomodante” con me, e solo dopo ti avrei restituita a Terence! Mi sarei vendicato di te e di lui! La storia tua e di Terence la conoscevamo tutti, non è stato difficile toccare i tasti giusti. Il collegio a Londra, il ruolo di Albert, quello che è successo a quell’attrice, Susanna! Quella mattina al pianoforte…
-Certo Neal, e l’armonica che non sapevi suonare! Sapevi suonare il piano perché i tuoi hanno tanto insistito affinchè tu e Iriza lo imparaste, ma non avevi avuto mai modo di cimentarti con l’armonica e hai cercato di coprire il danno dicendo che ti emozionava troppo! E poi mi era sembrato veramente molto strano che non sapessi che io ero piombata a casa di Susanna e mi ero rimessa così con Terence! Ovvio che non sapevi tutto! E hai avuto la fortuna che quella sera Susanna non ti avesse visto, o la tua copertura sarebbe finita! Per questo eri tanto nervoso al ristorante, l’avevi scampata bella! E mi ci hai portato perché avevi capito che quella ragazza che mi spiava era Annie e temevi che sarebbe giunta con i rinforzi!
-Ora basta così Candy. Adesso torniamo in casa, deciderò dopo cosa farne di te! Iriza ed io avevamo preventivato che nel momento stesso in cui ti fossi ricordata ogni cosa, io mi sarei preso con la violenza ciò che non avevo ottenuto con le buone!

Ma mentre Neal stava per avvicinarsi alla ragazza, un lazo circondò il suo polso e fece cadere la pistola. Due uomini si precipitarono contro di lui e lo atterrarono. Candy vide che si trattava di Terence e Albert. Una volta messo fuori combattimento Neal, Terence soccorse Candy.
-Candy, amore mio, è tutto finito!
-Terence, cominciavo a disperare! Come avete fatto a sapere dove mi trovavo?
-Abbiamo sospettato subito che i colpevoli fossero Neal e Iriza…i loro genitori erano stranamente reticenti nel farci sapere il posto giusto in cui si trovavano, così io, Archie, Albert ed Annie ci siamo fatti il giro delle proprietà degli Andrew ed è stata Annie a trovarti. Quel giorno non potè fare nulla per te, ma ci ha subito detto dove ti trovavi e fortunatamente siamo arrivati in tempo!
-Terence, che ne è stato di tua madre, di Archie e di Charlie?
-Stanno tutti bene, stai tranquilla. Certo, sono un po’ scossi. Quando ci siamo accorti che ti avevano rapita eravamo tutti disperati. Oh Candy!
-E…Albert…è ancora arrabbiato?
-Candy, Albert ha visto praticamente nascere la nostra storia, sin dai tempi di Londra. Sa benissimo cosa ci ha sempre legati e i motivi che ci avevano spinto a separarci contro la nostra volontà. Ha sofferto, si era legato a te, ma ha capito. Ma te lo dirà meglio lui adesso…

Albert legò ad un albero Neal e si avvicinò alla coppia.
-Albert, mi dispiace, non avrei mai dovuto…tu che sei sempre stato tanto buono con me! -iniziò a piangere Candy.
-Sta’ tranquilla Candy. Ho sempre saputo di essere una sorta di fratello maggiore per te. Ti ho sempre protetta e continuerò a farlo. Terence, non farmi pentire di aver rinunciato a lei!

Un abbraccio collettivo sancì la rinnovata armonia. Albert chiamò tre uomini della scorta che erano rimasti in disparte e si avviò nella villa per stanare Iriza ed eventuali complici, anche se Candy gli aveva assicurato che dentro c’erano solo lei e “Patty”.

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Una settimana dopo, nella residenza principale degli Andrew, Terence e Candy sorseggiavano del vino pregiato seduti in un ameno angolo del vasto giardino. La canicola estiva quell’anno era in anticipo e il profumo dei fiori inebriava i sensi.

-Candy, sei sicura di voler andare in Marocco in viaggio di nozze? Fa più caldo di qui.

-Perché no, Terence? Mi attirano parecchio i luoghi esotici, e poi potremmo fare una puntatina anche in Europa. Ah ecco Dorothy. Vieni Dorothy, accomodati.

L’ex cameriera aveva sciolto le lunghe trecce e indossato un bell’abito elegante. Da qualche tempo faceva la segretaria in uno dei tanti uffici degli Andrew a New York.

-Grazie Candy. Ciao, Terence. Come va?

-Potrebbe andare meglio, Dorothy- fece eco Candy contrariata- se le cameriere al giorno d’oggi sapessero mettere la crestina come si deve. Ehi Iriza, ti pare questo il modo di indossare la crestina?

-Mi dispiace Candy.

-Iriza Iriza…come si dice? - la rimproverò Terence.

-Mi dispiace, signorina Candy.

-Ecco, meglio così- proseguì Candy- Ma non vedi che è arrivata un’ospite? Avresti già dovuto portarle da bere!

-Mi dispiace ancora, signorina Candy. Signorina Dorothy, cosa gradisce?

-Una limonata con una spruzzata di gin, shakerato non mescolato, un cubetto di ghiaccio e un cucchiaino di zucchero. Ho detto uno, non uno e un quarto come l’altro ieri!

Iriza alzò gli occhi al cielo tentando di memorizzare tutto quanto, quindi si allontanò, salutando il nuovo ospite.

-Buongiorno signor Tom!

-Buongiorno sign…buongiorno Iriza.

Tom il giardiniere andò a sedersi con la brigata. Terence lo salutò per primo.

-Fa proprio bene ogni tanto prendersi una pausa eh, signor Tom?

L’anziano signore barbuto sorrise a tanta cortesia, puntando con lo sguardo il giardiniere che aveva preso il suo posto:

-Starei meglio se il nuovo giardiniere facesse bene il suo lavoro. Ho paura per quei poveri fiori…

-Non si preoccupi signor Tom- rispose Terence- il ragazzo imparerà, oh se imparerà. Vero, Neal?

-Oh sì, signor Terence-rispose Neal asciugandosi il sudore delle fronte con il braccio.

Tom fece per chinarsi per togliere dalla scarpa una macchia di caffè, ma Terence lo fermò.

-Non si preoccupi, signor Tom. Ci penserà Neal. Ehi Neal, non vedi che il signor Tom ha bisogno di te? Chinati a pulire la scarpa del signor Tom.

-Subito, signor Terence.

Neal si avvicinò e con una pezzuola tolse dalla scarpa del signor Tom la macchia.

-Eh sì, dice bene la zia Elroy, Dorothy, non c’è più la servitù di una volta! -esclamò Candy, e Dorothy e Terence risero. In quella si avvicinò Albert.

-Buongiorno bella gente! Condivido la vostra opinione per la servitù, ma sapete, quando una cosa è gratis non sempre è di ottima qualità! Ma è stata una loro scelta: o questo o in gattabuia in galera per chissà quanto tempo! Gli altri due complici, la finta Patty e il delinquente che ha piazzato l'ordigno, sono stati arrestati per la quantità di mandati di cattura che avevano accumulato negli anni.

Terence chiese preoccupato:
-Mi hai detto che staranno qui per un mese, ma dopo, quando ci sarà la grande festa di matrimonio mia e di Candy che faranno? Preferirei non ci fossero, non li vorrei nemmeno vedere!

-Capisco come ti senti Terence, stai tranquillo. A fine mese li manderò in Messico con una tua vecchia conoscenza, Candy, il signor Garcia!

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