Volley Lovely

di JAPAN_LOVER
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arginare i danni (Prima parte) ***
Capitolo 2: *** Nuovo incarico ***
Capitolo 3: *** Arginare i danni (Seconda parte) ***
Capitolo 4: *** Friendly match ***
Capitolo 5: *** Addii, arrivederci e partenze (Prima parte) ***
Capitolo 6: *** Addii, arrivederci e partenze (Seconda parte) ***
Capitolo 7: *** Welcome to Japan ***
Capitolo 8: *** Dalla parte di Gregor ***
Capitolo 9: *** Buona la prima ***
Capitolo 10: *** Bollenti spiriti ***
Capitolo 11: *** Hanami (Prima parte) ***
Capitolo 12: *** Hanami (Seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Arginare i danni (Prima parte) ***


ARGINARE I DANNI

(Prima parte)


GREGOR


Hai trascorso le ultime notti insonni per guardare i video dello scorso campionato femminile.
Devi ammettere che la formazione schierata da Pandolfi è stata studiata davvero bene, tu non avresti fatto diversamente.
Resta però il fatto che quest’ultimo ti ha lasciato una bella matassa da sbrogliare e, assolutamente, devi sbrigarti a trovare una nuova regista * per la squadra.
In questi primi giorni di allenamento insieme, hai studiato attentamente le tue giocatrici, le hai divise in due squadre cosicché, a rotazione, ciascuna di loro provasse sotto rete il ruolo di palleggiatrice.
Odi sentirti sotto pressione. Il tempo stringe, lo senti scorrere inesorabile e sfuggirti dalle dita, ma stai facendo del tuo meglio. Loro ti osservano, ti seguono, non replicano mai. Rimangono ermetiche, chiuse a riccio nel loro gruppo. Non riesci a entrare in sintonia con loro e questo, per un coach come te che punta tutto sul gioco di squadra, è un grosso problema.
Neanche questa notte non sarà diversa dalle altre. Ti prepari a trascorrerla così, in compagnia dei filmati e del tuo blocchetto di appunti, disteso comodamente sul tuo letto a una piazza e mezza, a gambe sciolte, in canotta bianca e pantaloncini blu.
Suona il campanello, e sei costretto a stoppare il filmano su una bella azione d’attacco di Capparelli. Salti giù dal letto e, a piedi nudi, raggiungi la porta d’ingresso, chiedendoti chi possa essere alle 9 di sera. Rimani un po’ sorpreso nel trovarti davanti Paolo, con due scatoloni di pizza.
“Qualcuno ha ordinato la pizza?” il tuo amico strizza l’occhio, lieto della sorpresa riuscita.
“Ultimamente sei il mio salvavita, lo sai?” rispondi, sentendo un brontolio provenire dallo stomaco.
“Lo so, lo so, ci avrei scommesso che ancora non avessi mangiato!”
Lo fai accomodare nel tuo bilocale, essenzialmente arredato ma funzionale e adatto a un giovane single come te.
Paolo prende posto al tavolo, mentre predisponi tutto l’occorrente per una cena tra due scapoli: tovaglioli, due forchette, due coltelli e un cavatappi per due birre da gustare direttamente dalla bottiglia.
Paolo deve aver intravisto lo schermo del tuo computer, attraverso la porta della tua stanza perché, con l’aria di chi ormai ti conosce bene, sospira:
“Ero sicuro che stessi ancora visionando quei filmati!”
Ti siedi e cominci a tagliare a spicchi la tua gustosissima capricciosa.
“Domani dovrò prendere una decisione, non c’è più tempo!”
Il tuo amico manda giù un sorso di birra e annuisce silenziosamente. Il suo sguardo tacito è confortevole, in qualche modo ti dice che è certo che tu farai la scelta migliore.
“Gregor, cerca di rilassarti. Loro percepiscono la tua tensione”
Osservi distrattamente le bollicine salire placide, a una ad una, nella bottiglia e vorresti davvero rilassarti, poter prendere anche tu tutto con la stessa leggerezza.
“Lo so, ma è tutto un gran casino. Pandolfi dà forfait a pochi giorni dall’inizio della competizione, lasciandomi senza palleggiatrice e con delle ragazzette ostili e capricciose”
Paolo increspa le labbra in un mezzo sorriso, ma questa volta non trova parole di supporto e rimane con uno spicchio di pizza sospeso a mezz’aria.
“Domani prenderò una decisione e la mia scelta mi renderà ancora più impopolare ai loro occhi”
“Questo è normale - considera Paolo - nessun professionista vorrebbe ritrovarsi a dover cambiare ruolo a pochi giorni da un campionato mondiale, ma sanno che qualcuno dovrà pur farlo. Quindi, fai la tua scelta con tutta serenità!”
Bevi tutto d’un sorso la bionda aspra, strizzi gli occhi per il retrogusto pungente, e non puoi fare a meno di pensare a lei . Colei che più di tutte, ha dimostrato insofferenza nei tuoi riguardi. Quella biondina dal viso armonioso e angelico, ma dallo sguardo penetrante e impertinente.
“Paolo, di te si fidano. Confido in te, se le cose dovessero degenerare”
“Gregor, devi solo cercare un modo per ingraziartele! – ti suggerisce – cosa ti prende? Hai sempre avuto successo con le donne, sei sempre stato un piacione , sorridi di più, sfodera tutto il tuo fascino e il tuo carisma, e saranno tue!”
E conosci bene Poalo da sapere che il suo, un po’ è uno scherzo un po’ è suggerimento.
“Il mio presunto fascino sembra essersi dileguato!” replichi, stringendoti nelle spalle.
“Punta a fare breccia su Lucia Capparelli, la capitana ha una forte influenza sulle altre. Vedrai che una volta che avrai conquistato la sua fiducia, tutto il resto verrà da sé!”
Ed è questo il nodo cruciale.
“La fai facile, peccato che la capitana è la più terribile. Quando mi vede, sembra che cambi faccia! Si può sapere cos’ha contro di me?”
“Addirittura? Ma vi conoscevate già?” domanda Paolo, stranito.
“Assolutamente!” alzi le mani, come scottato.
“Prova a cambiare strategia – riesce a consigliarti soltanto – finora la tattica del coach autorevole non ha funzionato molto, prova a scendere al loro livello. Diventa loro amico”
Fare la parte dell’amico? Questa nuova prospettiva ti scuote un pò dal torpore in cui ti sei chiuso.
“Già, forse devo cambiare atteggiamento!”
“Almeno provaci!” ammicca Paolo, fiducioso.

Il rumore insistente del pallone rimbomba per tutto il Palasport.
Comodo nella tua tuta blu, osservi le prove appena fuori dal campo.
Sei contro sei, a dividerle c’è solo la rete di due metri, e ringrazi che almeno tra loro siano un gruppo compatto e unito. In questo momento, le due squadre si fronteggiano con Camilla Bigonciari sotto rete in un campo e Giulia Mandelli nell’altro.
Cristina Deledda in battuta. La ragazza dalla carnagione olivastra e dai capelli mogano raccolti in una crocchia serve la palla con violenza e precisione. Dall’altra parte, riceve De Brasi che indirizza la palla non troppo alta a Bibonciari, la quale alza in bagher per Capparelli, che attacca senza trovare ostacoli.
La capitana sfoga lo sforzo, lanciando un urlo e contraendo i pugni verso l’alto, e viene celebrata dalle compagne con un urlo liberatore. Tu fai un cenno di assenso e le inciti a proseguire.
Bigonciari è piuttosto brava come palleggiatrice, l’avevi individuata fin da subito e inserita tra le potenziali alzatrici.
Quindi, continui a seguire il gioco. Questa volta a servizio c’è la capitana. Appena fuori dalla linea del campo, Capparelli tasta il pallone facendolo rimbalzare un paio di volte sul parquet, poi lo solleva, salta e picchia non forza.
Dall’altra parte, Deledda riceve la palla, la passa a Mandelli che in palleggio,la volge a sua volta a Rossella Certini per l’attacco. Certini è una diciannovenne molto promettente, un’altra ragazza vispa con gli occhi azzurri e una lunga treccia corvina. La schiacciata di Certini viene però intercettata dalle avversarie, che contrattaccano ancora una volta con il capitano.
A difesa, Mandelli e le sue compagne saltano a muro, che però non riesce ad arginare la palla.
Mentre Capparelli le compagne esultano nella loro metà campo, tu ti avvicini con discrezione a Mandelli.
“Giulia, quanto sei alta?” le domandi affabilmente, chiamandola per nome.
Cerchi di ridurre le distanze fra te e loro, proprio come ti ha suggerito Paolo. Questo non garantisce alcunché, ma tu vuoi assolutamente provarci.
Lei ti guarda intensamente, un po’ stordita per la fatica e un po’ intimorita dalla tua imponente presenza.
“Coach… 1, 76 m…” risponde la ragazza rossa con il viso tempestato di graziose lentiggini.
Lei è minuta, una delle ragazze più basse in squadra, non hai subbi che sia un libero**. Lo avverti che teme la tua vicinanza, ma fai il possibile per metterla a suo agio.
“Bene, quando salti ti conviene calcolare meglio i tempi – le suggerisci – prima, quando Capparelli ha schiacciato, tu hai tardato troppo prima di saltare con le mani al muro. Prova a piegarti di più sulle ginocchia”
Lei flette un po’ le ginocchia e salta, simulando l’azione.
“Di più, piegale di più!” insisti serafico.
Lei tenta e ritenta, ma è evidente che tiene i muscoli delle gambe troppo contratti. Allora le cingi i fianchi e le tue dita l’accompagnano nel giusto movimento.
“Così…” le mostri, con tatto.
Quando sollevi lo sguardo, ti accorgi che due grandi occhi nocciola dall’altra parte del campo hanno seguito con circospezione ogni tuo movimento. Per un lungo attimo, quelle fessure incandescenti ti inchiodano e tu ti senti atterrito da quello sguardo pietrificante.
Ma che diamine? – sussulti – ancora lei!
Come scottato dalla violenza di uno schiaffo, non fai più caso ai salti a rete della ragazza rossa che ti è accanto. Solo il sorriso e le parole riconoscenti di Giulia Mandelli, ti distolgono dallo sguardo ostile di Lucia Capparelli:
“Grazie tante, coach!”
“Prego… – sibili in risposta, tornandotene fuori dal campo – avanti, continuate!”
Dovresti sentirti fiero e appagato. Finalmente hai ricevuto una risposta da parte della tua squadra, ma nemmeno questo, nemmeno il sorriso di Giulia ti rende felice come dovrebbe. E non puoi non sentirti turbato da quanto è appena accaduto: è vero che non hai più a che fare con una squadra di maschietti, ma non hai fatto nulla di male. Nessuna malizia, nessun pensiero impuro ti ha attraversato la mente, mentre guidavi una tua allieva nei giusti movimenti. Davvero, tu no hai nulla di cui giustificarti, eppure quelle pupille color gianduia ti hanno messo implacabilmente sotto accusa. Assurdo.
Solo quando Capparelli torna a concentrarsi sulla palla, riesci a rilassarti e a respirare normalmente.
Ancora un pò e comunicherai alla squadra, chi di loro sarà la nuova palleggiatrice, la nuova regista della nazionale italiana femminile.
Vai in panchina, ancora sgomento, e svuoti tutto d’una volta la bottiglietta d’acqua minerale. Hai bisogno di ossigenarti, di riprenderti dall’assurdità di quel momento.
Il tuo amico Paolo è sommerso nelle formalità. Mentre tu tenti di addomesticare quelle leonesse, lui deve occuparsi della burocrazia e di curare i rapporti con l’esterno.
“Sono usciti i calendari!” ti annuncia.
Tu sgrani gli occhi e dimentichi tutto, dimentichi la difesa al muro, il sorriso di Mandelli, dimentichi persino Capparelli e il suo sguardo inceneritore.
Con foga, strappi di mano al tuo amico i fogli, e anche un sorriso divertito.
“Direi, che ci è andata bene!” ti anticipa, prima ancora che tu riesca a scorrere i calendari.
“Meglio di quanto sperassi – confermi, alzando lo sguardo al cielo profondamente grato – nella prima fase dobbiamo affrontare il Cile, l’Azerbaigian e il Canada”
“Poteva andarci molto peggio. A parte il Canada a me sembrano tutte squadre piuttosto abbordabili…” osserva fiducioso il tuo amico.
Tu annuisci, il tuo unico obbiettivo è qualificarti alla seconda fase. Non speri nella terza e men che meno nella semifinale. Con una situazione del genere, sarà già un successo passare la prima.
Ormai, il rimbombo delle pallonate non è che un sottofondo ovattato al vostro scambio di chiacchiere.
“Hai scelto, vero? Chi sarà la nostra palleggiatrice?” ti chiede curioso.
“Bigonciari. È brava ed è molto in sintonia con le sue compagne, le capisce al volo e soprattutto riesce a concentrarsi sul suo gioco e a tenere contemporaneamente sotto controllo i movimenti delle avversarie, dall’altra parte del campo. Capisce a chi indirizzare la palla, per l’attacco. Finora la percentuale delle sue azioni di successo sfiora il 90%, contro l’87% di Capparelli e l’84% di Deledda”
Paolo emette un fischio di stupore per il tuo calcolo in percentuale, e poi osserva:
“Capparelli ci serve in attacco”
“Si, lo so – rispondi – ed è per questo che in caso di infortunio o chissà quale altra calamità, l’alzatrice di riserva sarà Deledda! Fortunati come siamo, non voglio lasciare niente al caso”
Lo vedi reprimere una risata, siete stati tutt’altro che fortunati fino a questo momento. Si alza dalla sua postazione, ti dà una pacca amichevole sulla spalla e si congratula:
“Mi sembra un’ottima scelta!”
“Più di così non so cosa inventarmi!” concludi seccamente.
Con un fischio, richiami le ragazze in panchina per una pausa.
Sono sudate, con il respiro lievemente affannato, ma ancora piene di energie. Si idratano scolandosi intere borracce d’acqua e si rifocillano con bevande energetiche ricche di sali minerali. Quindi, ne approfitti e comunichi loro le buone nuove.
Con un colpo di tosse, Paolo richiama la loro attenzione. È emozionato, non vede l’ora di comunicare loro le buone nuove, mentre tu temi davvero tanto il momento in cui nominerai ufficialmente il nome della nuova alzatrice. Il tuo amico prende subito la parola:
“Dunque, abbiamo qui i calendari della prima fase. Siamo nel girone B, insieme al Cile, all’Azerbaigian e al Canada, tre squadre non molto impegnative, ma assolutamente da non sottovalutare” dice Paolo.
Le vedi sorridere. Proprio non riescono a fare a meno di battere le mani e commentare fra loro, con un chiacchiericcio, la notizia appena giunta.
“Ottimo, coach!” esulta Deledda, stingendo i pugni verso l’alto.
“Si, ma non cullatevi! Soprattutto tu, Cristina, che, spesso e volentieri, tendi a cullarti sugli allori” la rimbecca scherzosamente Paolo, mentre lei gli risponde confidenzialmente con una linguaccia.
E ora è il tuo turno. Ringrazi Paolo, sta proprio bene che lui, già molto amato e benvoluto dalle ragazze, faccia il portatore delle buone nuove, mentre tu che ti senti ancora ancora un corpo estraneo in tutto questo, faccia l’annunciatore di quelle cattive.
Quindi, ti armi di coraggio e prendi la parola:
“Domani vi distribuirò i calendari e il programma per la partenza. Adesso torniamo a noi. Non mi è stato facile arrivare a questa scelta, ma i tempi stringono ed era ora di prendere una decisione. La nostra palleggiatrice di punta sarà Camilla Bigonciari, la seconda in sostituzione, avremo Cristina Deledda.”
Silenzio, solo qualche sospiro di sollievo lambisce l’atmosfera rarefatta. Deledda alza gli occhi al cielo, ma smorta subito la tensione:
“D’accordo, coach!”
Invece, Bigonciari, contrariata, mantiene uno sguardo basso sul pavimento e proprio non riesce a guardarti. È lampante che non si senta lusingata dalla tua scelta, e chi la biasimerebbe, parliamo della competizione più importante del mondo nella quale non giocherà nel ruolo per cui si è duramente allenata.
“Bigonciari?”
Lei annuisce e per un attimo i suoi occhioni azzurri si incatenano ai tuoi, grigi e intensi.
“Ricordiamoci, ragazze, il bene della squadra viene prima di tutto! – interviene Paolo, come a voler placare gli animi – se serve, dobbiamo essere disposti a tutto, anche a sacrificarci. Vogliamo puntare a questa medaglia?”
Le ragazze sollevano i pugni e intonano uno strano grido, che deve essere il loro urlo d’incitamento, ed esortate dal tuo secondo tornano in campo.
Paolo torna da te e ti poggia una mano sulla spalla.
“Non ti tormentare, vedrai ti ringrazieranno una volta scese in campo!”
Sospiri profondamente, poco convinto, e speri che davvero che capiranno.

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* Regista: il regista, alzatore o palleggiatore, che dir si voglia, è un ruolo chiave nella pallavolo. A lui sono indirizzati i palloni provenienti dalla ricezione, ed è lui che alza il pallone per lo schiacciatore.
**Libero: il libero può giocare solo in seconda linea ed è specializzato nella ricezione e nella difesa.
Giulia per le sue caratteristiche fisiche è un ottimo libero.
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Ciao, questo capitolo mi stava venendo decisamente lungo, quindi ho deciso di dividerlo.
Nella seconda parte, riprenderemo le ragazze nell’esatto momento in cui le abbiamo lasciate, a fare i conti con la scelta di Startseva. Povero Gregor, si ritrova ad avere a che fare con delle ragazze che non riesce in alcun modo ad accontentare :’D
Ringrazio chi legge e a chi segue la storia, spero di non deluderli.
A presto ^_^
Japan_Lover < 3

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Capitolo 2
*** Nuovo incarico ***


UN NUOVO INCARICO


GREGOR


Sei appena uscito da un’eccellente prova.
Tu e la tua squadra – la nazionale maschile di pallavolo – avete lavorato tanto e, con le unghie e con i denti, vi siete conquistatati la medaglia d’argento ai mondiali in Brasile. Grande prestazione da parte dei tuoi che, purtroppo, a Brasilia hanno capitolato in finale contro la formazione cinese.
Niente da recriminare a te stesso, niente da rimproverare ai tuoi ragazzi, semplicemente la Cina si è dimostrata superiore e, in diverse occasioni, anche molto fortunata.
Adesso che sei rientrato in Italia, accolto con tutti gli onori, non vedevi l’ora di concederti una meritata vacanza e partire con i tuoi amici per le Barbados, un viaggio organizzato da mesi. E invece non puoi, e non sai se sei più onorato o più irritato per questo incarico assegnatoti all’ultimo momento dalla dirigenza sportiva.
Esci dalla doccia, ti asciughi e ti vesti, mentre lo specchio di fronte a te mostra un uomo giovane di 34 anni, alto 1.94 m e dal fisico ancora ben scolpito perché ti piace mantenerti in forma, sebbene non entri più in campo già da qualche anno. I tuoi occhi di un grigio acceso e la mascella pronunciata sono i tratti che tradiscono le tue origini sovietiche, mentre i tuoi capelli neri sfiorano ribelli la nuca.
Ti infili in tutta fretta la polo azzurra da CT* e ne sistemi il colletto un po’ sgualcito. Quella azzurra è una maglia che hai sempre onorato: in panchina e in campo, da titolare e da capitano, e continui ad onorarla anche fuori dal campo come allenatore.
Ti catapulti fuori di casa e guidi fino al Palasport, sei un tipo preciso e ami la puntualità.
Speri con tutto te stesso di essere all’altezza delle aspettative anche questa volta, ma guidare nella nazionale una squadra femminile, già schierata, che non conosci, a 7 giorni dall’inizio della competizione è dura, anche per tecnico abile come te.
Scendi dall’auto e ti viene incontro il Signor Mengaldi, il rappresentante della dirigenza, insieme a Paolo Nastasi, il secondo allenatore. In mezzo a questo gran casino, sei felice di trovare il tuo amico Paolo, che sarà il tuo compagno di sventura in questa impresa.
Mengaldi è un signore di mezz’età stempiato e piuttosto in carne, ti stringe calorosamente la mano, mentre la sua espressione desolata stampata sul volto ha il potere di indisporti ancora di più.
“Starsteva, ancora congratulazioni per la medaglia conquistata in Brasile! I ragazzi sono stati eccezionali e le sue strategie vincenti. Un vero trionfo!” ti dice, asciugandosi con un fazzoletto la fronte sudaticcia.
E per lui non puoi che provare compassione. D'altronde, il signor Mengaldi ha solo l’ingrato compito di mediare fra te e chi ti messo in questa situazione di merda, che vigliaccamente si nasconde dietro le sue spalle belle robuste!
“La ringrazio molto, signore!” rispondi semplicemente.
Vi addentrate nella grande struttura sportiva, la stessa in cui allenavi i tuoi campioni.
Lungo i corridoi senti le grida e le risate delle ragazze provenire dagli spogliatoi. Quanto baccano, sono più rumorose dei tuoi ragazzi, di quegli azzurri che tu hai scelto e selezionato con cura per la tua impresa e che si sono guadagnati con spirito di sacrificio il secondo posto sul tetto del mondo. Quei ragazzi che hai seguito fin da giovanissimi e di cui conoscevi perfettamente la tecnica e le capacità, i punti deboli e i punti di forza sui quali pianificare azioni vincenti.
“Signor Startseva, la dirigenza ci tiene molto ad esprimerle tutta la gratitudine per quello che ha fatto in Brasile e per quello che farà a Tokyo, a prescindere dall’esito!”
“Faremo tutti del nostro meglio!” gli assicuri.
Ed è vero, tu ti impegnerai anche questa volta, anche in questa causa già persa in partenza.
“Non ho dubbi! Non ho dubbi – si affretta a rispondere l'omaccione – infatti adesso tolgo il disturbo, vi lascio al vostro lavoro. In bocca al lupo per tutto!”
Non puoi fare a meno di sorridere divertito, mentre lo vedi sparire di gran carriera. La verità è che ti senti preso in giro da una federazione, per la quale hai dato anima e corpo fin da quando eri solo un ragazzino.
“Il povero Mangaldi non vedeva proprio l’ora di svignarsela! Certo che lo hai intimorito parecchio!” ride Nastasi.
“Chi? Io?”
“Sei stato così freddo e formale – osserva il tuo amico – so che sei arrabbiato, Gregor, ne hai tutto il diritto visto la patata bollente che ti hanno affidato, ma ambasciatore non porta pena . È con quegli stronzi della dirigenza che devi prendertela!”
Il tuo amico ha ragione e lo sai, ma ti limiti semplicemente ad annuire. Perché sei incazzato, perché sai che di punto in bianco la tua carriera piena di successi verrà irrimediabilmente segnata da qualcosa che non dipende assolutamente da te.
Quindi ti siedi sulla panchina e cominci a consultare gli appunti di Pandolfi, il tuo predecessore che, senza preavviso, ha abbandonato la nave e ha ceduto a te il timone impazzito. Poi, passi in rassegna le schede informative delle tue giocatrici, tutte giovanissime. Età media 22 anni, merda!
Sgrani i tuoi occhi grigi e increduli.
“Ti prego, dimmi che tra loro c’è già qualcuna con un po’ di esperienza nella nazionale… anche come riserva…anche come mascotte o raccattapalle…!”
Paolo scoppia a ridere, anche se non vorrebbe data la situazione veramente critica.
“Si, rilassati. Sono giovani, ma quasi tutte sono state convocate agli Europei di due anni fa!”
“Grazie al cielo!” tiri un lungo sospiro di sollievo e un po’ ti rilassi davvero.
Finalmente è una buona notizia. Quanto meno lavorerai con ragazze che hanno già dimestichezza sul parquet internazionale. Inoltre, Paolo, il tuo secondo, è una persona di cui ti fidi e che conosce già le giocatrici schierate da Pandolfi.
E mentre discutete nella panchina, ben dodici chiassose ragazze fanno il loro ingresso e con disinvoltura animano il campo deserto fino a un attimo prima. Tutte alte, tutte belle, tutte prestanti, ma anche fin troppo vivaci. E un po’ ti dispiace, ma non riesci a impedirti il paragone con i tuoi eroi dalla medaglia d’argento, certamente vivaci anche loro, ma assolutamente ben disciplinati.
Paolo ti dà una pacca fraterna sulla spalla. Ti conosce abbastanza da leggere nei tuoi occhi insondabili tutto lo sconforto che hai dentro, e ti rendi conto che non potresti fare a meno di lui in questa impresa.
“Amico, ricordati che siamo una squadra! Sono qui per loro, ma sono qui anche per te! Voglio che tu sappia che puoi fare affidamento su di me in ogni momento!” sussurra Nastasi.
Sfoderi finalmente un sorriso convinto e annuisci, profondamente grato.
Paolo ricambia il sorriso e porta alla bocca il fischietto che ha al collo, per attirare l’attenzione delle atlete. Come richiamate all’ordine, le ragazze si avvicinano subito in silenzio, chiudendovi in un semicerchio. Senti la schiena rigida, rilassarsi improvvisamente. Forse, queste ragazze non sono poi così indisciplinate come credevi.
Ti presenti subito. Avete poco tempo per entrare in confidenza, manca solo una settimana alla partenza per il Giappone, tu devi imparare a conoscere loro e loro devono imparare a conoscere te, a fidarsi completamente di te.
“Buongiorno a tutte, il mio nome è Gregor Startseva. Sono un ex-palleggiatore e attualmente alleno la nazionale maschile. Nel 2006 sono stato medaglia d’argento ai mondiali di Londra, nel 2008 medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio De Janeiro e nel 2010 medaglia d’oro agli Europei”
Passi in rassegna i tuoi successi, ma non ami vantarti: sai che devi far di tutto per conquistare la loro stima e la loro fiducia. Se vuoi guidarle, queste giovani ragazze devono pendere dalle tue labbra. Quindi continui, sperando vivamente che questo possa servire a qualcosa:
“Come vi dicevo, durante la mia carriera ho svolto il ruolo di palleggiatore. Chi di voi, occupa questo ruolo?”
Un profondo silenzio aleggia per qualche istante. “Nessuno!” risponde finalmente una ragazza dal grazioso viso tempestato di lentiggini e con gli occhi nocciola e  i capelli rossicci raccolti in una coda.
“Non abbiamo una palleggiatrice” risponde con più decisione, un’altra ragazza con il caschetto nero e chi occhi azzurri.
“Prego?” replichi.
Che abbiano voglia di scherzare? Cerchi con gli occhi Paolo, che costernato si morde le labbra e ti bisbiglia all’orecchio:
“Non te l’hanno detto? Anche la palleggiatrice di punta, Anna Valente, ha abbandonato. Non ha fornito spiegazione, si presume un lutto improvviso!”
Ti passi una mano sulla fronte e prendi seriamente in considerazione l’idea di mollare tutto e andartene. Respiri. Reprimi quell’idea allettante e prendi di nuovo la parola:
“Ok… ho qui l’elenco delle vostre generalità e dei vostri ruoli. Vi chiamerò una per una, così… tanto per cominciare a conoscerci.”
Le ragazze non fanno cenno, restano perfettamente immobili, tranne qualcuna che si limita ad annuire.
“Bene, partiamo dal capitano. Capparelli Lucia”
Nessun risposta, cominci seriamente a perdere la pazienza.
“Ho detto, Capparelli Lucia! C’è?”
“Eccomi” una voce decisa precede l’entrata di corsa della ragazza interpellata.
E’ alta, ha due grandi occhi nocciola, un naso piccolo regolare e sbarazzino, capelli mossi biondo cenere legati indietro in una lunghissima coda. Con disinvoltura affianca le sue compagne in cerchio e tu, davvero, non riesci sorvolare:
“Ma buongiorno!”
“Buongiorno!” risponde, ignorando volutamente il tuo tono di rimprovero.
E alzi i toni, mentre quei due grandi occhi nocciola sostengono sfacciatamente il tuo sguardo giustamente severo:
“Puntualità, apprezzerei più puntualità da parte vostra. Sono già le 9:30!”
E alla fine sei tu che interrompi quel teso contatto di sguardi. Ti imponi di calmarti e smetti di stritolare fra le falangi quei poveri fogli, che proprio non ti hanno fatto niente.
“Mandelli Giulia, libero” prosegui.
La ragazza con i capelli rossi e le lentiggini di prima alza la mano.
“Bigonciari Camilla, schiacciatrice”
La ragazza dal caschetto corvino alza la mano.
“Deledda Cristina, centrale”
Una ragazza con la carnagione olivastra e due grandi occhi neri solleva la mano.
Hai una memoria discreta. Quando finisci l’appello sai già associare un nome alla maggior parte dei loro volti. Avete ancora tanta strada da fare, e continui consapevole di ciò:
“Bene, vedo che siete in dodici. Direi che possiamo cominciare con mezz’ora di riscaldamento, dopo di che vi suddividerò in due squadre. Ho bisogno di vedervi giocare…e trovare assolutamente una palleggiatrice”
Le congedi così, e le ragazze cominciano a correre lungo il campo.
Sprofondi sulla panchina, ti passi una mano sugli occhi e poi continui a osservarle ridere e chiacchierare tra loro, chiedendoti come sia possibile che proprio tu sia finito in una situazione del genere.
La mano di Paolo arriva calorosa sulla tua spalla.
“Mi hanno proprio incastrato!” sibili.
“Nessuno pretende l’impossibile da te! Credimi, la tua carriera non verrà intaccata, la federazione ti ha messo in una situazione di merda, ma sa quanto vali!”
E vuoi davvero crederci, ma tu sei fatto così: Ci metti l’impegno, il cuore, l’anima e, quando vedi le cose sfuggirti di mano senza che tu possa farci niente, ne soffri.
“Sarà dura, sono abituato a collaborare con una squadra che sento mia, che sento che ha fiducia in me. Qui è diverso, lo so che a loro non piaccio”
“Come puoi dirlo? Ti hanno visto questa mattina per la prima volta!” replica il tuo amico.
“Non lo so… forse mi vedono troppo giovane. Loro sono abituate a un coach come Pandolfi che ha 60 anni. È normale che lui esercitasse su di loro una certa autorevolezza, mentre io sembro il loro fratello maggiore che brontola e le bacchetta”
Paolo ride e anche tu ti lasci andare. Questa situazione è davvero assurda, e non sai se ci sia più da ridere o da piangere.
“Eh già, Pandolfi le faceva rigare dritto!” conviene Paolo.
“A proposito, perché diavolo si è ritirato così all’improvviso? Non poteva aspettare, portare a termine questa fottuta competizione e andare dopo in pensione!”
“Ne so quanto te, amico. Sono qui da un anno e davvero non mi capacito. La sera prima ci dà appuntamento al giorno dopo e al mattino non si presenta. Che posso dire? Magari ha scoperto di avere qualche problema serio di salute!”
Scuoti la testa con perplessità, ormai non ha importanza.

LUCIA


Corri veloce facendo il giro del campo. Dietro di te, Cristina ti racconta l’ennesimo tentativo fallito con il suo storico ex:
“Credimi, la serata era andata benissimo. Cena deliziosa, vino pregiato, chiacchiere come ai vecchi tempi, mi riaccompagna sotto casa e… niente. Se ne va, dicendo che questa mattina si sarebbe dovuto svegliare presto!”
“Magari è proprio così!” le rispondi, senza però crederci fino in fondo.
“E anche se fosse? – sbotta lei, atterrita – anche se mi fossi dovuta svegliare alle 5, io sarei salita lo stesso da lui, avrei bevuto un altro bicchiere di buon rosso, avremmo fatto una sana scopata e, anche senza rimanere necessariamente a dormire, me ne sarei tornata a casina mia! Lui invece che fa? Molla tutto sul più bello!”
Cristina conclude tutto, lasciandosi andare ad un urlo di rabbia liberatore.
E’ precisamente da un mese che la tua amica ancora innamorata, tenta di ricucire i rapporti con Michele, il suo fidanzato storico. Quello che tu, in tutto questo tempo, stai tentando di farle capire è che una volta che il vaso si rompe, anche se rimetti insieme i cocci, non ritornerà più quello di prima.
Stesso concetto che, senza successo, tenti di trasmettere a Mirko, il tuo attuale ex, nonché pallavolista di professione.
Questa mattina, ti ha fatto un certo effetto arrivare in palestra e trovare il suo coach. Hai sentito salire il sangue al cervello quando Gregor Startseva, ora tuo allenatore, ti ha portato alla mente tutti i ricordi di quando andavi ad assistere il tuo ragazzo durante gli allenamenti e le partite. Sei stata fredda e ostile, ma sei orgogliosa perfino per ammetterlo a te stessa.
“Devi deciderti a lasciarlo andare!” consigli alla tua amica.
“Ma non voglio! E nemmeno lui, se no perché mi avrebbe invitata a cena?” piagnucola lei.
“Perché anche lui, come te, si attacca ai ricordi e non vuole perderti, ma Cris, abbiamo 20 anni, alla nostra età non si vive di ricordi, li si costruisce!”
Sai di essere stata dura, ma a un certo punto è necessario.
Non senti repliche e, senza perdere il passo, ti volti verso la tua amica che ti scruta con i suoi occhioni neri, mentre il viso tondo e olivastro è contratto in un broncio. Sa che hai ragione.
Ridi e torni a concentrarti sul tuo corpo, suoi tuoi muscoli che ormai si sono scaldati abbastanza, ma non prima di darle un ultimo prezioso suggerimento:
“Sorridi, pensa che fra una settimana saremo dall’altra parte del mondo. Approfitta di questo per mettere la giusta distanza fra voi. Magari un bel giapponese ti farà perdere la testa e sarai tu stessa a dimenticare Michele!”
E piano, la senti capitolare sommessamente:
“Forse hai ragione, mi conviene davvero approfittare di quest’occasione!”

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* CT: Commissario tecnico

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Ciao a tutti,
non sono nuova su EFP, ma questa è la mia primissima Original.
Dedico questa storia a una Yoite011 (perdonate, ma non so taggare), una delle mie autrici preferite, anche se non so se le capiterà di leggerla. Gliela dedico perché mi ha fatto scoprire questo particolare modo di narrare, in cui il narratore appunto racconta la storia rivolgendosi direttamente ai personaggi, che qui ho voluto sperimentarle.
Tornando alla storia, spero che possa piacervi. Al liceo ho giocato per diversi anni a pallavolo, ma non praticando attivamente da un po’ chiedo scusa agli appassionati e alle appassionate per le eventuali inesattezze ^^
Vi auguro buona lettura,
Japan_Lover < 3

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Capitolo 3
*** Arginare i danni (Seconda parte) ***


ARGINARE I DANNI

(Seconda parte)

LUCIA



Sei ancora scioccata per quello che è accaduto una settimana fa, per quello a cui tu e Cristina, vostro malgrado, vi siete ritrovate ad assistere. Ed è forse per questo motivo che oggi non sei riuscita a sorvolare sull’approccio di Startseva, su quelle sue grandi mani finite addosso a Giulia. Ci mancava un altro depravato!
Siete state così bene in quei pochi giorni di allenamento con Paolo, prima che nominassero Gregor Startseva come sostituto di quel porco di Pandolfi. Ti chiedi se fosse davvero necessario ingaggiare un nuovo allenatore quando voi avete già un valido allenatore, il vostro buffo e adorato Paolo!
“Stronzo! – scandisce con foga Camilla – è proprio uno stronzo!”
La sua voce stizzita vi accompagna, mentre attraversate il lungo corridoio per rientrare nello spogliatoio.
Con l’asciugamano, tamponi la fronte imperlata di sudore e non puoi fare a meno di concordare con la tua compagna. Egocentrico, spavaldo, presuntuoso, preoccupato per la sua carriera fino all’ossessione…veramente uno stronzo!
Entrate finalmente nello spogliatoio e non vedi l’ora di gettarti sotto la doccia e scollare di dosso la fatica di una dura giornata di allenamento. Ti siedi sulla panca e per prima cosa ti liberi delle ginocchiere bianche. Le fai scivolare a terra. Prima la destra, poi la sinistra, il fulcro della tua indispensabile corazza.
“Smettila di piagnucolare, Camilla! La stai facendo lunga!” taglia corto Rossella, sciogliendosi la traccia corvina.
Scalci via le scarpe da tennis bianche, e segui passivamente i discorsi delle tue compagne.
“Tu la fai facile! – replica con forza Camilla – non sei tu quella mandata allo sbaraglio. Io non sono una palleggiatrice, sono una schiacciatrice! Ho 25 anni, sono nel cuore della mia carriera e, vedermela rovinare in questo modo, permetti che mi fa rabbia”
“Anche io sono nella tua stessa situazione – osserva Cristina, senza entusiasmo – quando Startseva vorrà metterti in panchina o se ti dovesse capitare qualcosa, ci andrà di mezzo anche la mia carriera. Quindi abbozziamola, per favore, non possiamo farci niente!”
Ridacchi nel vedere Camilla toccarsi una tetta, in segno scaramantico di spergiuro.
“Giusto, atteniamoci alle direttive del boss !” sibili tu, con tono canzonatorio.
“Lasciate in pace il coach Startseva – cinguetta sorniona Giulia, mentre sfila già nuda verso le docce – ha fatto la scelta migliore! Nessun’altra di noi è in grado di ricoprire quel ruolo. Vogliamo provare a vincerlo questo mondiale, oppure no?”
Vedi la tua amica Cristina inarcare maliziosamente un sopracciglio e inchiodare la rossa:
“Wow, Startseva ha già una super fan!”
Giulia ghigna maliziosa e fa spallucce:
“E che male c’è?” replica, mentre la sua schiena candida e sinuosa sparisce dentro una delle cabine doccia.
“Non è male… a me sembra piuttosto bravino! Scolastico, pignolo, ma bravino! Da qui ad amarlo ce ne vuole, però credo che stia dando il massimo” osserva Rossella.
“E’ solo un mercenario! – sbotti, stufa di tutte quelle chiacchiere su quell’ elemento – a me sembra solo concentrato su sé stesso, quello che gli preme di più e non fare brutta figura!”
“Tu lo detesti – ti incalza Cris divertita – neanche a me sta molto simpatico, però sembra andare d’accordo con Paolo, credo che siano amici, forse non è così male come sembra”
“Paolo è un angelo, neanche la persona più orribile del mondo potrebbe non andare d’accordo con lui!”
“Ma vaaa!” ti rimbecca Cris, trascinandoti nella doccia.
Ridi. Hai ancora il reggiseno sportivo addosso, e fai in tempo a liberartene prima che quelle gocce calde e concilianti raggiungano la tua pelle morbida e chiara .

Sei già pronta. Come ogni sera, aspetti fuori dagli spogliatoi Cris, Camilla e Rossella per raggiungere la metro. Anche se ormai è estate e le giornate sono più lunghe, eviti di prendere sola i mezzi pubblici dopo una certa ora.
Uscite insieme dal palazzetto e vi incamminate verso il cancello. Ti stringi nella felpa nera, e cali sulla testa il cappuccio, dopo un’inavvertita folata di vento.
Camilla ancora non riesce ad accettare la scelta di Startseva, non riesce proprio a digerire la scelta ricaduta proprio su di lei.
“Preferivo di gran lunga Pandolfi, sapete? – insiste, mentre insieme uscite dal Palasport ormai semideserto – era rigido quanto volete, ma almeno ogni tanto dava qualche soddisfazione!”
Tu e Cris vi lanciate una tacita occhiata. Su questo dovete dissentire con Camilla. Lei non ha idea di che persona viscida fosse davvero Pandolfi.
“Pandolfi ci faceva filare dritto, era un generale! A me non manca affatto!” replica Rossella, incrociando strette le braccia al petto.
Nel 2006 ho vinto medaglia d’argento ai mondiali di Londra, nel 2008 medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio De Janeiro, nel 2010 medaglia d’oro agli Europei bla, bla, bla… ma chissenefrega?” Camilla imita sfrontatamente le parole di Startseva nel suo primo giorno di allenamento.
Ridete crudelmente, un po’ come fate voi ragazze quando vi coalizzate, varcando il cancello di ferro battuto. Ma il riso muore sulle vostre labbra quando vedete lì, accanto all’inferriata, proprio Gregor Startseva.
Quelle profonde iridi grigie si posano su voi, in uno sguardo assolutamente indecifrabile, e non avete dubbi sul fatto che abbia sentito tutto.
Vi sentite raggelare e sbiancate tutte. Rimani caparbiamente a testa alta, ma persino tu hai perso in un colpo solo tutta la tua spavalderia.
Camilla, pallida come un cencio, vorrebbe reagire ma le parole le si strozzano nella gola.
Startseva non dice una parola, rendendo il vostro atto meschino ancora più mortificante. Prende tranquillamente da terra il suo borsone da palestra, vi volta le spalle e, a passo lento ma deciso, raggiunge la sua auto, posteggiata tutta solitaria nel parcheggio.
“C…coach! Coach Startseva, aspetti…!” riesce finalmente a dire Camilla, mortificata come non mai.
Lui la ignora, sale in macchina e sparisce imboccando il viale.
Siete rimaste atterrite, completamente senza parole. Solo dopo lunghi attimi, Cris riesce a spezzare quel silenzio imbarazzato, con una delle sue sprezzanti uscite:
“Bella figura di merda!”
“Mortificante!” conferma Rossella, deglutendo vistosamente.
Solo tu non riesci ad ammettere il vostro sbaglio, o meglio, lo ammetti ma sei troppo fiera e orgogliosa per manifestarlo apertamente. Eppure, solitamente non sei una ragazza così ostinata, ma Startseva rappresenta tutte le ferite fresche che ancora ti pulsano vive nel petto. Ogni giorno la sua presenza in palestra ti ricorda Mirko e il suo tradimento, nonché quella feccia di Pandolfi. Inconsapevolmente, Startseva ti ripropone tutto quello che ti è andato storto nell’ultimo burrascoso periodo.
“Ragazze, su andiamo, si sta facendo tardi!” le esorti semplicemente, mentre la luna si staglia ormai alta sul Palasport, tingendo tutt’attorno di notturno cielo.

Entri nel palazzetto, sulle spalle porti il borsone, e sai già che sarà un’altra giornata impegnativa. Ormai siamo agli sgoccioli.
Questa notte non hai riposato bene come avresti dovuto, a pochi giorni dalla partenza per il Giappone. Ti sei girata e rigirata nel letto una continuazione, cercando di immaginarti che tipo di atmosfera avrebbe regnato quest’oggi.
Con la coda dell’occhio noti Camilla e il suo caschetto scuro.
“Camiii!” la chiami, ma non ti sente.
Allunghi il passo per raggiungerla ma lei, con lo zaino in spalla e un sacchetto tra le mani, entra direttamente in palestra, senza passare prima per gli spogliatoi.
Ti avvicini, ma senti quella voce e ti blocchi.
Rimani ferma dove sei, dietro la porta, incapace di continuare fino allo spogliatoio. Una strana forza ti costringe a restare lì in ascolto.
“Cosa significa?”
La voce di Startseva è particolarmente glaciale, sembra quasi infastidito.
“La prego, Coach…” la voce di Camilla è rotta, supplichevole.
“Questo è veramente troppo, siamo all’assurdo!” replica lui, perentorio.
“La prego, Coach, mi dispiace. Questo è solo un piccolo modo per scusarmi!”
“Non mi va di accettare, veramente!”
“Mi vergogno per ieri sera. Sono stata sciocca e infantile!” Camilla è mortificata, al limite delle lacrime, tanto da far sembrare Startseva quello spietato.
C’è una piccola pausa di silenzio carica di tensione che a te, nascosta lì dietro, sembra davvero un’eternità. Quasi cominci a temere che ti abbiano scoperta.
“Non tollero questo tipo di comportamento nella mia squadra, non è questo l’atteggiamento che mi aspetto da voi. Non mi va proprio di passare per allenatore-despota, c’è un motivo se tra 12 ragazze ho scelto te. Ti dirò una cosa, Bigonciari, non sei tu quella che rischia di più in questo mondiale, hai 23 anni e hai tutto il tempo per riscattarti e credimi, lo farai, perché hai tutte le carte in regole per riuscirci. L’ho visto. Qui, sono io quello che ha solo da perdere dall’esito di questo campionato. Ho 34 anni, e molto più di voi ho a che fare con la Federazione e la stampa, che ti esaltano se hai successo e ti accantonano al primo fallimento. Cara Camilla, te lo dico per esperienza, sei l’unica in questa squadra in grado di sostituire la palleggiatrice e avrai tutto il tempo di dimostrare al mondo quanto vali. Quindi, ve lo chiedo per favore, veniamoci incontro, cerchiamo di collaborare. Una squadra che punta sull’unità è una squadra che può puntare a vincere!”
Ascolti quel lungo fluire di parole, che ti mette quasi i brividi. Le sue parole, la sua voce ferma e intensa. Sembra davvero che stia parlando con il cuore in mano.
“Adesso mi sento uno schifo ancora di più – risponde Camilla, a fil di voce – Coach, ha la mia parola, ce la metteremo tutta anche per lei!!”
Ancora un altro silenzio, che però questa volta ti sembra più rilassato.
“Al cioccolato o ai mirtilli?” domanda infine lui, spiazzandoti anche questa volta.
“Al cioccolato bianco e nero, Coach!” ride Camilla, e questa volta la sua voce è pregna di gioia.
Senti il rumore della carta accartocciata, e poi vedi Camilla uscire di corsa dalla palestra e sfrecciare verso il fondo del corridoio. Lei non ti ha visto, ma tu hai notato un sorriso spuntare delle sue labbra.
Tiri un filo di sollievo. Ti fai ancora più piccola e cerchi di attendere qualche attimo.
“Non lo sai che è cattiva educazione origliare le conversazioni private altrui?” la voce di Startseva ti manda in defibrillazione.
Vorresti sprofondare, ancora una volta quell’uomo ha la capacità di farti sentire piccola. Tu che sei una campionessa, tu che sei una spilungona di 1,90 m ti senti piccina davanti a lui.
A malincuore esci dal tuo vergognoso nascondiglio, non ha più senso nascondersi.
“Mi sono ritrovata ad ascoltare per caso!” replichi, varcando la porta blindata color verde acqua della palestra.
Lui è in piedi, proprio di fronte a te, con un grosso sacchetto bianco. In mano ha un dolcetto che tu conosci bene, uno dei famosi muffin di Camilla, che lui gusta golosamente.
“Mh, davvero?” domanda masticando.
“Davvero!”
“Beh, allora sappi che il discorso che ho fatto a Bigonciari vale anche per te, anzi, vale per tutte quante voi!” ti risponde secco.
“Va bene!” rispondi semplicemente.
I suoi occhi grigi ti scrutano, sembrano proprio gli occhi di un falco. Profondi, intensi, cupi. Si vede lontano un miglio che non ha origini italiane, nonostante parli la nostra lingua alla perfezione.
Onde corvine incorniciano un viso diafano ma reso deciso dalla mascella volitiva, devi ammettere che è un bell’uomo.
Tanto bello, quanto odioso! – non puoi fare a meno di pensare.
“Va bene? – ti incalza – lo dici per via della bella parodia che avete fatto di me ieri o perché vi siete finalmente convinte a giocarvi questo mondiale?”
E’ duro ma ha ragione, sin dall’inizio non siete state molto amichevoli nei suoi confronti e tu ancor meno delle tue compagne.
“Il motivo fa differenza?” trovi il coraggio di dire, ma la tua voce è malferma e tradisce la tua tensione.
“No, non fa differenza, mi basta che vi siate decise a collaborare. Santo cielo, vi abbandonano il coach e la palleggiatrice in un colpo solo e voi vi mettere a fare le ragazzine capricciose? È incredibile, io sto solo cercando di arginare i danni!”
I vostri occhi sono incatenati, ma tu vacilli. Lo fronteggi, lui è più alto di te di appena qualche centimetro, ma ugualmente ti ha atterrita.
“Collaboreremo!” è una promessa.
La tua voce è un sussurro, stai facendo una fatica pazzesca a sorreggere il suo sguardo.
“Grazie!” e ti sembra veramente grato.
Non sai se sia più grato a te o al cielo, ma adesso sembra più sereno, rilassato… fiducioso.
Ti lasci distratte dalle voci delle tue amiche che corrono cariche lungo i corridoi. Guardi un’ultima volta Startseva e senza proferire parola raggiungi le tue compagne negli spogliatoi.

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Ciao a tutti,
piano piano stanno emergendo nuovi dettagli. La partenza per il Giappone è vicina e sembra che Gregor, anche per la performance della povera Camilla, sia riuscito a far breccia nelle sue ragazze.
Spero che la storia stia continuando a piacervi e ringrazio tutti voi che leggete e che avete inserito la storia tra le preferite/ seguite / ricordate! Spero di non deludervi!
A presto,
Japan_Lover < 3

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Capitolo 4
*** Friendly match ***


FRIENDLY MATCH

LUCIA



Ultimo giorno di allenamento, domani si parte per il Giappone.
Fisicamente e mentalmente ti senti pronta. Quello che ti lascia perplessa è il cambio di atteggiamento delle tue compagne nei confronti di Startseva, quasi ti senti abbandonata da loro. Dopo la tremenda gaffe di Camilla, hai assistito a un cambiamento repentino: hanno cominciato ad aprirsi con lui, in tante sembrano pendere dalle sue labbra e qualcuna addirittura lo adora.
Aaaah! Nemmeno fosse un dio sceso in terra! – pensi, alzando gli occhi al cielo.
Accantoni questi pensieri e cerchi di concentrarti sulla palla che sta per arrivarti alta e morbida. Camilla ha fatto progressi sorprendenti, al suo bagher salti verso la rete e schiacci, con tutta la forza che possiedi, nell’altra metà campo.
Dall’altra parte, Giulia, con la sua coda rossa, si allunga in bagher ma non riesce ad arginare il tuo grande attacco, ci hai messo dentro tutto il tuo disappunto.
Paolo vi sta facendo da arbitro e il fischio secco del suo fischietto decreta la tua azione riuscita.
Ti giri verso le tue compagne e con ciascuna di loro batti vigorosamente i cinque.
“Molto bene! – dice Startseva – può bastare così!”
Non ve ne siete neanche accorte, ma si sono fatte le 7, e fuori è già crepuscolo.
Ritornate in panchina e riprendete fiato, rifocillandovi con lunghe sorsare d’acqua e tamponandovi la fronte grondante di sudore.
Gli allenamenti sono stati duri, Startseva non vi ha risparmiato neanche oggi. In questi giorni avete sostenuto ritmi serrati sotto la sua guida, ma sai bene che il difficile viene adesso. Dovete mettere a frutto tutto quello per cui vi siete allenate fino ad adesso, dovete reggere i ritmi, la tensione, la pressione della gara e tirare fuori tutta la vostra grinta.
“Coraggio ragazze, forza – vi incita Paolo – vi voglio belle cariche domani!”
“Paolo, hai fatto la valigia?” gli domanda Rossella.
Il vostro secondo allenatore è alla mano, tu lo adori. Con lui è facile usare toni amichevoli e confidenziali, ormai lo conoscete da un po’ e anche lui si è affezionato molto a tutte voi.
Paolo mostra i suoi denti di un bianco scintillante e strizza l’occhio.
“La mia valigia è già pronta da una settimana, mia cara!” replica lui come a ostentare una puntualità che proprio non gli appartiene, e forse si è sentito pizzicato.
“Si, ma mi raccomando, non fare tardi – lo stuzzica Cris, con un sorriso sornione – in aeroporto non sono mica pazienti come noi che ogni mattina ti aspettiamo speranzose qui davanti ai cancelli. Immagina che guaio, se dovessi perdere l’aereo!”
E in parte è vero, quante mattine vi siete ritrovare ad attenderlo fuori dal Palasport!
Paolo si fa largo fra di voi, troppo prese a ridere di lui, e lungo il suo passaggio arpiona due falangi sui fianchi ancora accaldati e sensibili di Cristina, provocandole una sensazione a metà tra solletico e dolore. Poi, impassibile, si porta accanto al suo collega Startseva.
“Ahh!!” è Cris che sobbalza con un urlo di sorpresa.
Lui ghigna e mostra la lingua e a te, per un breve istante, è parso di vedere la tua amica Cris arrossire di un genuino imbarazzo.
Ehm, Cris che arrossisce?
“Che stronzo!” strepita un po’ come è lei, impulsiva e senza controllo.
Ridi. Sono così buffi, battibeccano sempre.
Paolo incrocia le braccia al petto e scuote la testa, simulando sgomento per quell’esternazione. Al suo fianco, Startseva inarca perplesso un sopracciglio ma lascia correre. Non ha seguito interamente la scena, ma ormai vi conosce abbastanza da sapere che quello è un modo tutto vostro di scherzare.
Poi, con un colpetto di tosse attira la vostra attenzione. Il chiacchiericcio si placa e ognuna di voi va a prendere ordinatamente posto lungo la panchina. Naturalmente è d’obbligo il discorso del coach alla vigilia della partenza.
A braccia conserte, Statseva attende che vi sistemiate. Indossa la solita polo azzurra molto semplice, con la scritta ITALIA bianca sulle spalle, stretta quel tanto che bastava per mettere in risalto il suo fisico slanciato e scolpito. Lo osservi, accanto a Paolo, parecchio più basso con il suo 1.86, Gregor Startseva svetta anche per la muscolatura solida e non esagerata che mantiene. All’inizio i suoi occhi grigi, simili al mare in tempesta, e la sua mascella decisa ti avevano convinta che non fosse italiano, che si trovasse in Italia per una semplice questione di contratti vantaggiosi. Tu li chiami mercenari , coloro che vanno non dove li porta il cuore, ma solo dove grava il portafogli. Eppure, cara Lucia, se non fosse stato per il tuo cocciuto orgoglio avresti visto la dedizione con cui, giorno dopo giorno, Startseva ha lavorato con ciascuna di voi. Sarà questo che ha fatto breccia nel cuore della tua squadra?
“Piccolo promemoria. Come concordato, domani mattina ci troviamo in aeroporto alle 9. Il decollo è previsto alle ore 11 – comincia a dire il vostro coach – ora sembra doveroso, da parte mia, spendere due parole sul cammino svolto insieme finora. Innanzitutto, voglio ringraziare ciascuna di voi per la collaborazione, l’impegno e il duro lavoro svolto finora; soprattutto voglio ringraziare Paolo, per la pazienza e la cura con cui ha organizzato il viaggio e lo staff reso disponibile dalla Federazione.”
Fate partire un lunghissimo applauso tale da far arrossire il vostro secondo allenatore. Gli occhi di Paolo si illuminano di gratitudine, poi sussurra qualcosa a Startseva e china il capo per accogliere il lungo e meritato plauso.
“Torniamo a noi – prosegue Startseva, i suoi occhi grigi sembrano brillare e le sue parole accendere i vostri animi – il lavoro che avete alle spalle è incredibile, frutto di anni e anni di duro sacrificio. Indubbiamente il tempo che abbiamo avuto a disposizione insieme è stato poco, ma a mio avviso sufficiente: vi siete ritrovate a cambiare il gioco impostato di Pandolfi e adeguarlo al mio e, contro ogni mia aspettativa, ci siete riuscite con successo. Brave, ragazze, sono orgoglioso di ciascuna di voi! – e qui qualcuna si lascia sfuggire un applauso breve ma concitato – quello che vi chiedo a Tokyo è di osare e fare gioco di squadra. Rimanete unite, spavalde, affiatate come vi state dimostrando, e questo per voi sarà un gran bel vantaggio. Entrate in campo con la stessa serenità e la stessa sicurezza dimostrata finora, non lasciatevi sopraffare o mettere sotto pressione… da nessuno. Rimanete lucide e serene, giocate come sapete fare voi, fate del vostro meglio! Molte volte il fattore psicologico incide molto più della prestanza fisica, ricordatevelo! Godetevi quest’avventura, perché alla fine si tratta di questo: un’avventura che vogliamo concretizzare a avvalorare con la medaglia. Quindi vi dico, godetevi l’ultima serata in compagnia dei vostri cari, dormite l’ultima notte nei vostri letti, nelle vostre case, pensando che la prossima volta che tornate lo faremo con al collo una medaglia, perché è a questo che puntiamo! Giusto?”
“Giusto!” urlate in coro e vi alzate, battendo vigorosamente le mani.
Applaudite, e anche tu batti forte le mani … tutto sommato hai apprezzato le sue parole.
“Un applauso per il coach Startseva!” il grido e il sorriso di Rossella emerge forte dal plauso generale.
Camilla fischia, prima di urlare a sua volta:
“Grande coach!!”
Startseva è entrato decisamente nel cuore delle tue compagne.
Lui vi regala uno dei suoi rari sorrisi, di rado lo hai visto lasciarsi andare a manifestazione emotive.
“Grazie!” risponde placido.
Il gruppo si scioglie e tu e Cristina vi dirigete insieme verso la porta blindata che dà sul corridoio. Asciugamano sulla spalla e borraccia alla mano. Hai proprio bisogno di una bella doccia rinfrancante e di tornare a casa per chiudere definitivamente i bagagli.
“Sono così emozionata! – sussulta Cris, visibilmente elettrizzata – il discorso del coach mi ha dato la carica giusta. Ha detto osate! ! Uh!, è così determinato, punta a vincere!”
“Tsk! Cosa ti aspettavi da quel bulimico di fama e riconoscimenti?”
Ebbene sì, anche la tua amica ti ha tradito ed è entrata a far parte dello Startseva fan club .
“Aaaah! Smettila! – ti rimbecca lei, assestandoti una gomitata in pieno fianco – è incredibile che tu lo odi così tanto! Ti ha ucciso il gatto, per caso?”
Cris non ti ha fatto male. Trattieni una risata e scrolli le spalle, alzando all’insù il tuo naso alla francese.
“No, semplicemente non sopporto lui e la sua arroganza!” replichi.
Tamponi il sudore sulla fronte con l’asciugamano, ma non fate in tempo a varcare la porta blindata che vi sentite richiamare dal coach:
“Cristina, Lucia e Giulia rimanete ancora un attimo!”
“E ora cosa vorrà ancora?” sbotti alla tua amica.
“Immagino che vorrà congratularsi con le migliori!” ride lei, è una battuta ma ha comunque gli occhi persi e sognanti.
Si, come no… - scuoti la testa.
Tornate sui vostri passi, seguite da Giulia.
Al contrario di voi due, la vostra compagna dalle graziose lentiggini e dalla coda rosso rame sfoggia un sorriso tutto entusiasta:
“Cosa c’è, coach?” cinguetta.
Startseva vi fa cenno di seguirlo al limite del campo, in zona di battuta.
Alza il pallone in aria e, con un balzo, lo colpisce con una potenza incredibile. La palla diventa una freccia bianca appena visibile, sembra impigliarsi nella rete, ma poi cade nell’altra metà, deviando bruscamente quella che era la traiettoria iniziale.
“Voi tre siete le migliori in battuta, vorrei che vi esercitaste ancora un po’ con la battuta a nastro radente! – vi dice – affronterete squadre con le quali giocare d’astuzia sarà più producente che giocare di potenza…e farla in barba al nastro vorrà dire anche riuscire a beffare le vostre avversarie. Avanti, mostratemi di cosa siete capaci. Cominciamo da te, capitana !”
Poi, prende da terra un altro pallone e lo lancia nella vostra direzione.
Lo blocchi un attimo prima che ti colpisca in pieno viso. Non ha lanciato la palla con violenza, non ha pronunciato con scherno il tuo ruolo all’interno della squadra, o almeno così ti è sembrato. Insomma Startseva ti infastidisce semplicemente con la sua aria di sfida.
Ti avvicini, e lui ti cede il posto in area di battuta. Ti posizioni, picchi forte il pallone sul parquet, poi lo sollevi in alto, salti, batti e quello finisce per sfiorare appena la rete.
Mordi con forza il labbro inferiore, la tua non è stata esattamente una battuta a nastro radente. La palla non ha deviato.
Startseva si avvicina e tu tenti in ogni modo di mascherare il tuo nervosismo. Evita di toccarti o anche solo sforarti, lo sai bene che con ogni probabilità è rimasto scottato dall’occhiata inceneritrice che gli hai lanciato quando lo ha fatto con Giulia.
Siete ad altezze siderali. Due giganti. Il suo viso è a un palmo dal tuo e per un attimo i suoi occhi di ghiaccio si incatenano ai tuoi gianduia.
Lui ti affianca e ti mostra più da vicino cosa vorrebbe da voi. Batte e la sua palla finisce, esattamente come prima, nell’altra metà campo deviando vertiginosamente la traiettoria verso il basso.
“Quando tentate questa giocata, non dovete avere paura del rischio…dovete correrlo – vi rassicura – dovete aggredire la palla a tutto braccio e forzare la rete, giocando di potenza. È una battuta rischiosa, ma in alcune situazione va tentata!”
Paolo nel frattempo ha recuperato tutti i palloni finiti nell’altra metà campo. Te ne passa una, strizzandoti l’occhio, e tu ringrazi che ci sia lui che ha l’incredibile potere di calmarti in ogni situazione.
Startseva ti lascia di nuovo i tuoi spazi e tu torni a respirare regolarmente. Punti fissa la rete in mezzo al campo e ti concentri su lei sola. Alzi morbida la palla e, sollevandoti in salto, la colpisci con tutta la forza che hai a muro radente.
Soddisfatta, ti giri a guardare il tuo allenatore, non cerchi la sua approvazione ma piuttosto il suo riconoscimento. Sei la migliore attaccante che ha, e te la cavi discretamente anche alla battuta.
“Molto bene! – dice, congratulandosi per il tuo colpo riuscito – Cristina, tocca a te!”
La tua amica ti dà il cambio, e tu le batti un cinque di incoraggiamento. Lei annuisce con decisione, sai che è molto più brava di te alla battuta.
Prova tre battute su tre a filo, tutte riuscite. Lei si esalta e Startseva sembra darla molta corda, nonostante sia un tipo sostenuto e severo.
Poi è il turno di Giulia. A lei, Startseva la fa provare più volte. Rispetto a te e a Cris, il vostro libero* è più esile, minuta sicuramente meno avvezza alle frustate a tutto braccio, essendo specializzata più nella ricezione e nella difesa.
“Giulia, non è necessario che salti molto in alto quando batti” le suggerisce Paolo.
Gli occhi nocciola di Giulia cercano quelli grigi di Startseva, in cerca di conferma. Incredibile come tutte pendano dalle labbra di quell’uomo. Ti convinci che lui le abbia soggiogate semplicemente con il suo fascino esotico, piuttosto che ammettere che ci sia riuscito con il carisma e la fiducia che si è guadagnato giorno per giorno.
Lui annuisce, e la rossa riprova la sua ultima battuta.
“Bene! – esclama il coach – tenete bene a mente questo tipo di battuta, ma non provatelo finché non ve lo suggerisco io, siamo intesi?”
“Diciamo che è un asso nella manica da giocare al momento opportuno! – suggerisce Paolo, col suo solito sorrisetto compiaciuto, poi lancia una palla contro il suo collega – partitella?”
Startseva l’afferra al volo, un po’ perplesso.
“Adesso?”
“Perché no? – replica il castano – ragazze vi unite anche voi?”
“Io devo correre a casa. Mi aspettano tutti i miei parenti per l’ultima cena , si lo so, messa così suona quasi suona una cena di addio… ma per mia madre sembra proprio che lo sia!” risponde Cris, e ti sembra veramente dispiaciuta.
“Anch’io!” ti affretti a rispondere, cogliendo la palla al balzo.
Che furbetta che sei, Lucia. A quale ultima cena devi andare, tu che a Milano vivi da sola in un monolocale, lontana da tua madre rimasta nel vostro paesino marchigiano?
“Daii, rimani! – ti esorta Giulia, avvinghiandosi a piovra al tuo braccio – facciamo una partita veloce e ti do uno strappo a casa io, d’accordo?”
Tu e Cris vi lanciate un’occhiata perplessa, mentre la rossa non vuole saperne di lasciarti andare. Ti ha fregato.
“Allora è deciso – conclude Paolo – un mini set da 15 stabilirà chi è la squadra più forte. Cristina, tu svignatela pure… non sappiamo cosa farcene di pivelle!”
“Ho una cena!” sbotta lei, lanciandogli una pallonata che appena lo sfiora.
Lui le risponde con una linguaccia, e Cris si volta per salutarti con un mezzo sorriso. Le dispiace davvero non poter giocare questa partita alla quale tu rinunceresti volentieri.
Sei stanca, sudata, hai sete, hai fame e ancora non hai finito di fare la valigia. Le cederesti più che volentieri il tuo posto.
“Ti chiamo dopo, Cris!” la saluti e lei ti risponde lanciandoti un bacio con la mano, prima di correre verso lo spogliatoio.
“Quindi un singolo set da 15? – cinguetta Giulia – io gioco con il coach Startseva. Le va bene, coach?”
“Si, certo!” risponde lui, posizionandosi in una metà campo.
“Perfetto, io allora scelgo la capitana! – replica Paolo – come chiedere di più?”
“Non che tu abbia altra scelta!” gli fai notare, seguendolo nell’altra parte del campo.
“Dai, mostra un po’ di entusiasmo! – protesta il secondo allenatore – domani si parte per il Giappone, ma non ti vedo molto entusiasta!”
“Sono entusiasta, sono contenta di quest’opportunità. Davvero.” Replichi, un po’ sulla difensiva.
Paolo ti scruta con i suoi grandi occhi nocciola. In questo momento tiene i capelli castani, un po’ lunghetti, in un codino. Ti fa sorridere il modo in cui tenta di scrutarti nel profondo e costringerti a vuotare il sacco, chiedendoti tacitamente ‘che cosa c’è?’
“Niente!” gli assicuri, ridendo.
“Allora? Siete pronti?” è Startseva, che viene inconsapevolmente in tuo soccorso.
E’ alto, bello, indisponente e si prepara a servire dall’altra parte del campo.
Ti posizioni in recezione, Paolo lo è già. Ti fletti sulle ginocchia e ti pieghi con il busto leggermente in avanti. Non sei abituata a giocare un 2x2, devi coprire molto di più rispetto al tradizionale 6X6.
“Ci siamo, Gregor! Puoi battere!” risponde il tuo compagno.
Startseva batte e la palla arriva dritta, in mezzo a voi, nella vostra zona di conflitto.
“Mia!” Paolo si affretta a chiamarsi la palla e tu gli fai spazio.
Riceve in bagher una pallonata che sicuramente raggiungeva la velocità di 130 km/h. Giustamente tu non sei abituata a questa potenza, ma orgogliosamente ti saresti buttata e avresti provata a recuperarla, se Paolo non si fosse messo davanti.
Corri verso palla salvata da Paolo e cerchi di servirgliela più alta che puoi. Lui schiaccia forte, ma Giulia si lancia in scivolata e recupera quel pallone.
“Brava!” è il commento di Startseva.
Il coach dai capelli corvini le alza una palla alta e lenta, in modo che la rossa abbia tutto il tempo per rialzarsi da terra.Tuttavia, la palla è troppo staccata da rete e alla bionda non resta che lanciarla a pallonetto nella vostra metà campo.
La recuperi tu senza problemi. Paolo riceve la palla e te la passa in palleggio alta e morbida, permettendoti una delle tue proverbiali schiacciate. Colpisci Startseva in pieno petto, il coach rimane folgorato da quella palla che assolutamente non si era visto arrivare. Colpito e affondato!
Il primo punto è vostro.
I suoi occhi grigi fissano i tuoi caldi e nocciola,non troppo meravigliati. Celi bene il tuo compiacimento, e gongoli fra te e te, arretri nel tuo campo andando a battere il cinque con il tuo compagno.
“Grande!! Avete capito, chi sono i migliori? – ride Paolo, tutto esaltato – beccati questo, Gregor!”
Ti mordi le labbra per non ridere e ti prepari ad andare al servizio.
“Siamo ancora sull’1 a 0 – replica Starteseva – fossi in te, non esulterei prima di aver segnato il 15° punto!”
“Gliela facciamo vedere noi, coach?” sorride Giulia, con aria di sfida.
“Puoi giurarci!” le risponde lui, con uno dei suoi rari e contenuti sorrisi.
Batti. La partita prosegue, e Paolo e Startseva non si risparmiano. Ormai sembra un regolamento di conti in sospeso fra loro. Paolo ha te che sei la migliore attaccante dalla squadra, ma Gregor ha Giulia, che in difesa è la migliore in assoluto.
Fra scambi lunghi e colpi bassi, arrivate al match-point* che tu e Giulia siete esauste.
“Dai, rimaniamo così, pari e da buoni amici!” dice Gregor, vedendovi provate.
“Ormai finiamola, siamo 14 a 14!” replica Paolo.
“Ma sono stanche, ti ricordo che fra due giorni hanno la prima partita!” osserva Startseva, di contro a un Paolo ostinato.
“Io ce la faccio!” cinguetta Giulia, nonostante sia finita esausta a terra 2 volte, nel tentativo di ricevere la palla.
Il coach Startseva inarca un sopracciglio scettico.
“Time-out! Ho sete!” dici e abbandoni il campo, per andare in panchina a recuperare la borraccia abbandonata lì insieme all’asciugamano.
Sigh, è quasi finita!
Le ultime gocce non servono che a inumidirti la lingua, ma approfitti della pausa per riprendere fiato. Sprofondi sulla panchina, respiri. I tuoi capelli color cenere, raccolti in una comoda coda da cavallo, ti sfiorano il fondo della schiena. Quasi ti penti di non averli tagliati un pochino primo della partenza.
Paolo ti raggiunge e si siede accanto a te.
“Scusa se prima te l’ho passata troppo bassa – dici, riferendoti alla mossa che non gli ha concesso di contrattaccare ma che ha poi permesso a Startseva di attaccare e di raggiungervi quando eravate sul 13 a 14 – è per quello che ci hanno annullato l’ultimo match-point!”
“Mhm – replica, non sembra arrabbiato, e poi ti rimbecca – a cosa pensi?”
Ridi, non ce la fai. Che testardo che è Paolo!
“Penso a come battere quei due sbruffoni!” rispondi, e i tuoi occhi non riescono a staccarsi da quei due in mezzo al campo.
E’ buffo Paolo, sai che è un buon amico. Ne avresti di cose da urlare al mondo, ma non puoi scoverchiare il vaso di Pandora con Paolo, o comunque non del tutto.
Intanto, i tuoi occhi non riescono a staccarsi da lì: Giulia chiacchiera con Startseva, lo guarda ammiccante e ride con un sorriso raggiante. Cielo, sembra proprio una gatta morta, se nella vostra squadra ci fosse uno Startseva fan club lei ne sarebbe capitana.
E lui cosa fa, Mister tutto d’un pezzo ? Arrossisce. Terrà anche gli occhi bassi, ma sembra lusingato.
“Ancora non lo sopporti?” ti punzecchia Paolo, dandoti una pacca sulla spalla.
Tu deglutisci e ti affretti a metterti sulla difensiva.
“E’ solo che non sopporto quelli come lui – dici, continuando ad osservare quell’uomo di due metri ridere insieme alla tua compagna – non pensa ad altro che alla faccia, alla sua preziosissima carriera…sempre pedante, sempre ombroso, sempre arrabbiato.”
“Stiamo ancora parlando di Gregor? Gregor Startseva? – replica Paolo, aggrottando un sopracciglio – se all’interno della Federazione c’è qualcuno ancora pulito, quello è sicuramente Gregor. Te lo assicuro!”
“Allora? – urla uno Startseva impaziente – si può sapere cosa avete da confabulare? Forza, o ci chiudono nel palazzetto!”
“Arriviamo – urla di rimando Paolo, prima di tornare a rivolgersi piano a te – non essere così severa con lui! La vita non gli ha sorriso molto!”
“E’ stato adottato?” domandi, cogliendo l’occasione di dar voce a un dubbio che ti accarezza da un po’.
“Si, ma non mi riferisco solo a quello. Ha avuto un periodo buio… e non sono così sicuro che ne sia completamente uscito!” lo dice a bassa voce, lasciandoti intendere che sta scucendo un brandello di un segreto che mai ti potrà rivelare.
Annuisce e comprendi che non riuscirai a estorcergli altro.
Vi alzate e raggiungete di nuovo la vostra metà campo. La palla è di Giulia.
La rossa batte a muro radente. Tu cerchi di allungarti, ma non riesci a raggiungere la palla.
“Grande, coach!” esulta Giulia, cercando gli occhi del vostro primo allenatore.
Lui non parla, sorride soltanto, e questo manda in bestia ancora di più Paolo.
“Questa è fortuna!” puntualizza stizzito il vostro secondo allenatore.
Giulia serve alto questa volta. Tu ricevi e Paolo contrattacca, per lui è diventata una questione di principio.
E’ buffo Paolo quando si impunta.
Startseva difende un grande attacco e poi, grazie a una buona alzata di Giulia, salta verso la rete e schiaccia una palla assolutamente imprendibile nella zona di conflitto tra te e Paolo.
L’uomo con il selvaggio codino castano accanto a te rimane in ginocchio folgorato, mentre la palla atterra sotto i suoi occhi.
“N… non ci credo…” balbetta incredulo.
“Aaaah!” è il gridolino di Giulia.
La rossa esulta e va a battere un cinque a Startseva, che si lascia andare silenziosamente all’esultanza per la vittoria.
A te, che fondamentalmente non fregava un fico secco di questa sfida, non resta che ignorare bellamente la scena.
“Grazie al cielo, ora sì che possiamo andare!” domandi.
Abbandoni un Paolo scioccato e ancora in ginocchio, recuperi borraccia e asciugamano e corri verso il corridoio. Giulia ti raggiunge correndo. Libera dall’elastico i suoi capelli rossi sottili e liscissimi, nonostante la copiosa sudata.
“Che sfida avvincente – ride ancora esaltata – Startseva mi ha raccontato che, quando giocavano nel campionato, la sua squadra non ha mai perso contro quella di Paolo, neanche una volta. È per questo che Paolo ancora non si rassegna ed è ossessionato dal riuscire a batterlo!”
“Tsk! – mormori tu, mentre entrate nello spogliatoio ormai deserto – e tu brava, Giulia, mi raccomando, fagli gonfiare ulteriormente il petto, come se non avesse già un ego smisurato!”
Lei scoppia a ridere deliziata.
“Credimi, gli farei gonfiare ben altro, qualcosa che sta un po’ più in basso del suo petto – risponde maliziosa, togliendosi la maglia e slacciandosi il reggiseno sportivo.
Scuoti la testa contrariata e ti senti avvampare per quell’uscita maliziosa, Giulia è fatta così, senza alcun freno inibitore.
Finite di spogliarvi in un lampo e, senza perdere tempo, andate verso le docce. Lei ammicca e ti dà una gomitata:
“Andiamo! Non vorrai mica farmi credere che non ti stuzzica neanche un po’ il nostro caldo allenatore
“Vorrai dire il nostro petulante allenatore – replichi duramente – no, al contrario, mi irrita!”
“Dovresti dargli un’occasione. Ti assicuro che, se solo imparassi a conoscerlo, ti accorgeresti che sotto quella corazza di ghiaccio si nasconde un uomo sensibile e assolutamente sexy!”
Alzi gli occhi al cielo e chiusi la tendina della doccia.
Giulia è incorreggibile, cara Lucia, ma tu sei proprio testarda!
***
***
****
Ciao,
scusate per l’attesa, ma è un periodo un po’ incasinato. Inoltre, ho impiegato molto tempo nella revisione del capitolo, soprattutto per le descrizioni del match. Spero di essere riuscita a renderlo piacevole.
Vi ringrazio per continuare a seguirmi, cercherò di aggiornare presto!
Alla prossima,
Japan_Lover < 3

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Capitolo 5
*** Addii, arrivederci e partenze (Prima parte) ***


ADDII, ARRIVEDERCI E PARTENZE

(Prima parte)

LUCIA



Finalmente tu e Giulia uscite dal Palasport, con il borsone in spalla e la stanchezza in corpo.
Sono passate le 10 e tutto intorno è deserto. L’oscurità della vostra ultima sera milanese vi avvolge, solo qualche sporadico lampione in lontananza illumina questa notte senza stelle.
“...quindi ho deciso di lasciare Sam da mia sorella – continua a raccontarti la rossa – lei non ama i gatti, ma non ci penso minimamente a chiedere al mio ex il favore di tenerlo!”
Ascolti con poca attenzione il discorso della tua compagna, ma la ringrazi dello strappo verso casa che sta per darti. D’altronde, se hai fatto così tardi, è perché lei voleva assolutamente fermarsi per quella stupida partita… e per quello stupido Startseva. Non ti sono certo sfuggite le occhiate ammiccanti che gli ha lanciato.
Come se ciò non bastasse, appena metti il naso fuori dal cancello vedi lui. Mirko.
Nell’immediato tu rimani interdetta e, al tuo fianco, anche Giulia rimane con la bocca spalancata. Grosso modo, anche lei conosce il penoso epilogo della vostra storia.
Vedendovi, Mirko sorride e salta giù dalla sua moto. È evidente che sta aspettando lì da un po’.
“Ciao, vi hanno trattenuto per fare le pulizie? – sorride lui – è più di un’ora che aspetto!”
“Mirko…ma che bella sorpresa…!” sibila la ragazza rossa.
“Possiamo parlare?” ti domanda lui.
Giulia cerca il tuo sguardo, alquanto indecisa sul da farsi, mentre tu sostieni fieramente lo sguardo su di lui.
Esiti un attimo, ma poi guardi Giulia e le fai cenno di poter andare.
Magnifico, addio passaggio! , sospiri.
“Va bene, ci vediamo domani!” ti saluta lei, abbozzando un sorriso di incoraggiamento.
La ricambi con un sorriso stentato, mentre Mirko grato le fa un cenno di saluto con il capo.
Di malavoglia, lasci cadere il borsone a terra. Questo è esattamente il tipo di situazione in cui avresti evitato volentieri di ritrovarti. Tu e lui, insieme come qualche mese fa, ma con una cicatrice in più nel tuo cuore.
Un’antica ferita, sepolta nelle profondità, ti ha sempre impedito di fidarti degli uomini, ma con lui hai voluto provare ad abbassare le tue difese, ti sei fidata e alla fine hai sofferto.
Mirko si avvicina a te con cautela.
E’ alto quasi quanto te, forse un tantino più basso, è bello, atletico, sfrontato.
La sua folta capigliatura color grano incornicia un viso allungato e dai lineamenti armoniosi. I suoi occhi verdi acuminati ti guardano con circospezione, ti studiano, mentre tu non riesci più a guardarlo con gli occhi persi e innamorati di prima; prima che decidesse di mandare in frantumi tutto in quello in cui hai creduto, prima che tradisse te e la tua fiducia.
Irrimediabilmente.
“Mi hai fatto preoccupare, sai? È da giorni che non rispondi alle mie chiamate” ti dice, una volta rimasti soli.
“Sono stata molto impegnata… sai, gli allenamenti, i preparativi per la partenza!” mormori.
Odi doverti giustificare, ma lo fai.
“Sì, posso capire...” risponde lui, poco convinto.
“…” e davvero non sai cosa dirgli.
Il fatto è che, di tanto in tanto, ti scopri ancora a domandarti quello che avrebbe potuto essere, e che non è stato. Il vostro non più possibile futuro insieme…
Perché lo hai fatto, Mirko? Questa è la domanda che non sei mai riuscita a porgli. Il tuo orgoglio ferito pulsa ancora sottopelle ma ha smesso di gridare, di chiedere una spiegazione che forse neanche c’è realmente.
Forse dovresti chiedergli semplicemente di sparire dalla tua vita, ma non sei fatta per le scelte estreme, semplicemente desideri che ti lasci in pace.
Già, scelte estreme, eh? Come quella di tuo padre di abbandonare te e tua madre per un’altra donna quando eri ancora una bambina, quando ancora avevi bisogno di lui...
Abbandono… è la nota triste e dolente della tua vita.
Mirko si avvicina ancora di più, le sue dita scorrono tra le tue fronde bionde che ti ricadono lunghe davanti.
L’odore del suo dopobarba, il suo odore. Quell'odore che prima ti inebriava, ma che adesso ti suscita una strana malinconia e anche una certa repulsione.
Sai per certo che la vostra storia è giunta al capolinea.
Ma nel frattempo, siete ancora l'uno di fronte all'altro, con i tuoi occhi nei suoi occhi. Gli pianti le mani sul petto con decisione e lo allontani, non ha più il diritto di invadere i tuoi spazi. Non vuoi più che ti tocchi, le sue mani sono indegne, lui è indegno. Indegno del tuo amore.
“Credevo che avessimo deciso di rimanere amici!” ti dice.
“Un amico non ti tampina, un amico non ti chiama a tarda notte solo per dirti quanti gli manchi e per chiederti se vuoi tornare con lui!” è la tua risposta secca e stizzita.
Lui si morde le labbra.
“Forse no, lo ammetto… – ride, con la solita faccia da schiaffi – ma io ti amo ancora, Lucia, torna da me!”
E ti manda in bestia con la sua strafottenza.
Glielo hai ripetuto fino allo sfinimento che è finita, ma lui sembra non recepire il messaggio, o peggio, sembra proprio che non ti prenda sul serio.
Stai per ripeterglielo con pazienza, ancora e per l’ultima volta, quando una voce alle vostre spalle ti interrompe, facendoti ricacciare in indietro tutte le parole che stavi per pronunciare seccamente.
“Ma guarda chi si vede!”
La voce del coach Startseva precede la sua imponente figura, un attimo prima che spunti dal cancello.
“Coach!!” risponde Mirko, regalandogli uno dei suoi sorrisi più calorosi.
I due si danno una vigorosa stretta di mano e un rapido abbraccio, Startseva sembra sorpreso di vederlo.
L’uomo con i suoi chiari lineamenti dell’est è rilassato, affabile, sorridente. Sembra quasi un’altra persona rispetto all’uomo serioso e taciturno che vedi ogni giorno in palestra.
“Mirko, che sorpresa trovarti qui, non credevo fossi ancora in città!”
“Già, coach. Ho saputo del brutto tiro che le hanno tirato, mi dispiace… anche per la sua vacanza alle Barbados” sorride il tuo ex, cercando di sdrammatizzare.
“Si, lasciamo perdere…! Mi rifarò, almeno con quella!”
Così ti ritrovi in silenzio a sorbirti i loro discorsi. Fantastico!
I due se la intendono parecchio, li senti conversare un po’ di tutto.
Distrattamente, ti scopri a contemplare due tipi di bellezza maschile: quella acerba, selvaggia, e spavalda di Mirko e quella matura, elegante e pacata, ma non meno avvenente, di Startseva.
Sbuffi, poco ti meraviglia la sintonia che c’è tra quei due... due scimmioni che ragionano con la parte del corpo sottostante la cintura.
“Spero proprio che in autunno torni ad allenarci in campionato, perderla sarebbe un duro colpo per tutta la squadra!” senti dire a Mirko.
“L’intenzione c’è… ma la Federazione si è riservata la firma del contratto solo a conclusione del campionato mondiale femminile!”
Il vostro allenatore parla con il tuo ex ma, di tanto in tanto, ti lancia fugacemente qualche occhiata. Lucia, sbaglio o sembra quasi che Startseva stia soppesando le parole in tua presenza?
“Tsk! Che stronzi! Se in Brasile siamo arrivati sul podio, lo dobbiamo a lei. Questo per loro non conta?”
Startseva si stringe nelle spalle, solleva gli occhi grigi al cielo e abbozza un mezzo sorriso. Forse per la prima volta, intuisci che tipo di mondo vortica intorno al tuo coach, ma non puoi comprendere appieno come funzionino le cose ai piani alti, Lucia, non è colpa tua e forse è giusto così… tu sei una semplice giocatrice.
Tuttavia, vedere Mirko indignato e Startseva abbattuto ti ha provocato una strana morsa allo stomaco…come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo.
Ehm, Lucia… non sarai mica dispiaciuta per il tuo coach?
“Beh, cosa possiamo farci? – taglia corto Startseva – adesso devo scappare, ragazzi, vi lascio, scusate se vi ho interrotto!”
“Si figuri, coach, buon viaggio e in bocca al lupo. Contiamo su di lei!” Mirko sembra addirittura affettuoso.
Startseva gli tende la mano e il ragazzotto che ti sta di fianco gliela stringe con calore.
“Ce la metteremo tutta! Tu, campione, goditi il meritato riposo adesso!”
“E non mi strapazzi troppo Lucia, coach, mi raccomando!”
Vedi Startseva mordersi le labbra sottili, beffardo, come a sopprimere qualcosa, e quel poco dispiacere che hai provato per lui si dilegua in un attimo.
E’ mai possibile che deve indisporti così tanto?
“Ci provo, ma non ti assicuro niente!” strizza l’occhio Startseva.
Poi sparisce nel parcheggio e Mirko lo accompagna per un po’ con lo sguardo, finché non si decidere a riprendere il filo del vostro discorso.
“Allora? Tornerai con me?”
“No!” è la tua risposta secca.
“Tornerai a fidarti di me?”
“…” questa invece è la tua risposta spazientita.
“Lo so, ho sbagliato, ho commesso un terribile errore, ma mi hai perdonato, lo hai detto tu, no? E allora perché non riprovare? Potremmo ricominciare da dove eravamo rimasti, o ripartire da zero… potremmo…”
Scuoti la testa, mentre lui ti dice quelle parole un po’ in preda all’esasperazione e un po’ con il cuore in mano.
“Basta, basta così! – lo preghi – non te ne accorgi? Continui ad avere un rispetto pressoché nullo della mia volontà! Si, è vero, ti ho perdonato, ma ti ho anche detto chiaramente che non saremo mai più tornati insieme. Non c’è più un noi! Io non sento più quello che sentivo prima … io…. È finita, Mirko, accettiamolo…per favore!”
E’ la prima volta che vedi i suoi occhi verdi inumidirsi, farsi lucidi, e un moto di tristezza ti assale. Il nodo alla gola sembra mozzarti il respiro, non credevi che il vostro addio sarebbe stato tanto doloroso.
“Non è giusto…!” sibila lui, scuotendo nervosamente la testa.
“Mi dispiace! – sussurri tristemente – possiamo restare amici, mi farebbe piacere, ma adesso ho bisogno di respirare...”
Lui fa un cenno di assenso con il capo, deluso e affranto, e tu capisci che è realmente finita.
È finita.
Mirko incurva le labbra in un sorriso che, per quanto malinconico possa essere, non ti è mai parso più sincero.
Sei felice ma anche un po’ triste… è sempre un po’ così quando si conclude un capitolo della propria vita, no?
Questa volta sei tu che ti avvicini a lui, per stampargli un ultimo bacio sulla guancia. Vuoi che sia così il vostro bacio d’addio, leggero e fugace, come è stata la vostra breve storia.
“Ciao, Mirko!” sussurri.
Adesso ti senti più leggera. Riprendi da terra il borsone da palestra e vai via, con il peso della tua roba da palestra sulle spalle ma con un peso in meno sul cuore.

Ti affretti quindi a raggiungere il viale.
Hai già deciso che non prenderai la metro, quindi ti toccherà sperare nell’ultimo autobus di linea. Sei sul marciapiede, allunghi il passo già spedito, finché, a un certo punto, una grande macchina nera ti affianca e comincia a procedere insieme a te a passo d’uomo.
Per quanto questa zona sia stata riqualificata di recente, sai bene che di notte ci bazzicano ancora prostitute, spacciatori e gente poco raccomandabile.
Ci mancava solo che ti scambiassero per una di quelle!
Stingi nervosamente gli occhi, sei stanca, vuoi solo tornare a casa.
Poi, il finestrino di quel suv si abbassa.
“Capparelli…?”
Spalanchi gli occhi e riprendi a respirare, è Startseva, ti ha fatto venire un colpo.
“Coach?!” sussulti dalla sorpresa.
“Stai tornando a casa, sei da sola?”
Ha l’aria sorpresa, ti ha lasciato solo pochi minuti fa in compagnia di Mirko.
“Avanti, sali, ti accompagno a casa…” il suo tono è tornato il solito, gentile ma severo.
“Non si preoccupi, sto per prendere l’autobus” gli assicuri.
“A quest’ora? Avrai già perso l’ultima corsa!”
E continui a camminare fino alla fermata, dove il tabellone automatico non segnala più corse. Guardi sconfortata lo schermo e poi guardi con esitazione anche il tuo coach.
Lui solleva un sopracciglio.
“Quanto sei testarda! Su… non posso certo lasciarti qui!”
Accantoni il tuo orgoglio insieme al borsone sul sedile posteriore dell’auto e ti sistemi davanti, accanto a lui.
Mentre allacci la cintura, la macchina riparte.
Che ti piaccia o no, Gregor ha ragione. Non può certo lasciare una ragazza tutta sola, in piena notte, in una via come questa. È un perfetto gentiluomo il tuo allenatore, ma forse per te questo è troppo da ammettere.
“Grazie!” sussurri.
“Figurati…” ti risponde piano.
Il viaggio comincia silenzioso.
Tu guardi intorno nel buio dell’abitacolo. Non puoi fare a meno di pensare che la macchina di Startseva sia esattamente come te la saresti immaginata: un’auto potente e spaziosa, con la tappezzeria pulita e tutto ben in ordine. Impeccabile, come lui.
Ti mette sempre una certa soggezione averlo vicino. Forse, perché è raro che tu incontri qualcuno della tua altezza…altezza fisica, s’intende! La prima volta che lo hai visto agli allenamenti ti è balzato il cuore nel petto. Un po’ perché ti ha ricordato Mirko, la faccenda di Pandolfi, un po’ per la severità del suo sguardo che contrastava molto con il suo viso armonioso di gigante nordico.
Ti perdi a guardarlo per un po’, i suoi occhi grigi sono fissi sulla strada. Ripensi a quello che ti ha detto Paolo…
Non essere severa con lui, la vita non gli ha sorriso molto!
Cosa voleva dire?
Per un attimo, gli occhi di Startseva si distraggono e ti guardano.
Deglutisci e distogli immediatamente lo sguardo da lui. Che imbarazzo, sembrava proprio che lo stessi fissando!
Il silenzio che vi avvolge si fa sempre pensante, finché lui non decide di infrangerlo.
“Quindi tu e Mirko, eh?” la batta lì.
“…”
E’ evidente che Startseva voglia smorzare la tensione ma, come tuo solito, quanto si tratta di lui ti metti subito sulla difensiva.
“No…dico…mi fa piacere sapere che stiate insieme...” cerca di rimediare il poveretto.
“Non stiamo insieme!”
Ribadirlo è più che altro un bisogno fisiologico, ma ti esce male, troppo male, lo dici con una durezza che farebbe rabbrividire chiunque.
“D’accordo, d’accordo! Non c’è bisogno che ti scaldi tanto!”
“Non… non mi sono scaldata!” dici esasperata.
Ti senti in colpa, ma non lo dai a vedere.
Il poveretto, poi, è davvero saturo delle tue risposte ostili.
“E invece si!” ti fa notare lui.
“E invece no!”
“Mi dici qual è il tuo problema? Cosa ti ho fatto?”
“…”
Questa volta hai paura. Nei vostri consueti alterchi è sempre lui quello controllato, quello che cede, che si cura di mantenere gli equilibri, ma questa volta non lascia correre...
Una piccola parte di te si pente di essere stata così impudente, ma questa volta ci pensa lui a rincarare la dose.
“Non parli? Bene, Lucia, allora te lo dico io: tu mi odi perché sei rimasta da sola, mi odi perché la tua squadra mi apprezza. Lasciatelo dire, hai un comportamento davvero infantile!”
Infantile? Infantile tu?? Beh, in effetti, Lucia, devi ammetterlo, non è che tutto questo orgoglio fino ad adesso ti abbia fatto apparire come la ragazza matura e responsabile che sei in realtà.
Gregor non ti conosce, non può sapere come sei veramente. Gli hai dimostrato un’ostilità cieca e irrazionale e, per forza di cose, lui ha imparato a vederti così: una ragazzina capricciosa e, se mi permetti, anche un po’ puerile.
Ma in questo momento sei troppo furiosa, vedi solo quello che vuoi vedere e ascolti solo quelle vuoi sentire.
“Come osa? Io sarei infantile?” ribatti, e la voce ti esce un po’ isterica.
“Si, hai sentito bene, smettila di fare la ragazzina, cresci una buona volta!”
“Lei non mi conosce, è solo un presuntuoso!”
“Presuntuoso…?” lo lasci ancora senza parole.
“Si, un arrogante presuntuoso…!”
Finalmente intravedi il tuo portone di casa. Non vedi l’ora di uscire, di allontanarti da lui, di respirare.
Lo odi, lo odi per tutte le verità che ti sta sbattendo in faccia senza pietà.
Startseva ci è andato giù pesante, ma tu, cara, devi ammettere che per tutto questo tempo hai messo a dura prova la sua pazienza.
Scendi, cercando di calibrare ogni movimento. Con la furia che hai addosso, lo sportello della sua preziosissima e costosissima auto verrebbe giù come niente.
“Grazie del passaggio!” dici piena di rabbia, dopo aver recuperato il maledetto borsone.
“Prego!” lo senti ribattere ad alta voce, con il tuo stesso tono.
Estrai frettolosamente le chiavi di casa dalla giacca a vento. Vai dritta e risoluta verso il portone, non ti volti a guardarlo, ma sai che lui è ancora lì che aspetta che tu entri in casa prima di ripartire.
Sbatti la porta alle spalle e prendi l’ascensore, sei decisamente furiosa.
Furiosa con Startseva e furiosa con te stessa…tu hai esagerato, ma lui non si è di certo risparmiato!
Si, sei testarda...
Si, sei stata infantile...
Si, ti brucia molto che le tue compagne abbiano simpatizzato con lui...
Ma che bisogna c'era si sbattertelo così in faccia?
Dall’alto della sua alterigia, ha punto il tuo orgoglio, e te la prendi perché dentro di te sai che lui all’inizio voleva solo essere gentile...
Sei sul pianerottolo, mentre apri la porta di casa suona il tuo cellulare.
La scritta sul display MAMMA ha il potere di rasserenarti e farti dimenticare Startseva.
Rispondi al telefono, posi il borsone e, come al solito, cominci ad occuparti di mille faccende per casa.
“Pronto, mamma?”
“Ciao tesoro, cosa fai?”
“Sono appena tornata, adesso mangio e poi finisco di fare la valigia!”
E’ bello sentire la sua voce. Metti a scaldare sui fornelli il minestrone avanzato da ieri sera, e nel frattempo cominci a vuotare la lavastoviglie.
“Accidenti, tesoro, hai fatto tardi stasera!” ti dice, con apprensione.
Apparecchi velocemente e condisci l’insalata preconfezionata.
“Già, lasciamo stare – biascichi, non ti va di rivangare la tua disavventura di questa sera, hai solo bisogno di parlare con lei – tu piuttosto, cos’hai fatto oggi?”
Tua madre fa l’infermiera in una clinica di riabilitazione, che a te è sempre sembrata più una casa di riposo con tutti quegli anziani. Tra tanti sacrifici ti ha cresciuta sola, e tu ti sei sempre sentita un po’ in colpa per esserti trasferita qui a Milano per studiare e per inseguire la passione della pallavolo.
Mentre ceni, ti racconta qualche piccolo aneddoto sui pazienti. Ridi e sei felice di sentirla serena, nonostante il pensiero di saperti lontana e per le preoccupazioni che le hai dato nei mesi successivi alla rottura con Mirko. Ma ora che ti sente più serena, è più tranquilla anche lei.
Poi, a conclusione della vostra telefonata, partono le immancabili raccomandazioni:
“Quando sei lì, attenta a quello che mangi”
“Si, mamma!”
“Non mangiare troppo sushi”
“Tranquilla!”
“Il pesce crudo è pericoloso, se non è abbattuto!”
“Si, lo so!”
“E non allontanarti troppo dagli altri, non conosci il giapponese, sai che guaio se ti perdessi!”
Sospiri… e lei finisce per ridere insieme a te.
“E chiama, tesoro! Io non ti disturberò, so che siete in ritiro, ma non farmi stare in pensiero! Ti voglio bene!”
“Certo, mamma, stai tranquilla! Ti voglio bene anch’io!”
Riagganci e già la voce di tua madre ti manca.
Sparecchi in fretta e in furia, infili tutto nella lavastoviglie e corri in camera a sistemare le ultime cose.
Intanto il tuo telefono continua a vibrare. Sono tutti messaggi delle tue compagne sul gruppo della squadra.
Li ignori finché non chiudi definitivamente la valigia. Ti lavi, ti infili il pigiama di ciniglia fuxia e ti stendi sul letto.
Poi, prendi il cellulare, non si sa mai le tue amiche ti facciano venire in mente qualcosa che potrebbe servirti.

Giulia
Cris, porti il tuo fantastico arricciacapelli?
Cristina
E’ già in valigia, baby! ; )
Giulia
Of course! Bravissima * . *
Camilla
Ragazze, mi è venuto in mente un nuovo motto.
Siamo in Giappone, giusto?
Invece che urlare il solito “per noi, hip hip hurrà!”,
perché non gridiamo “per noi, hip hip Yattaaa!”?

Rossella
Cami, questo motto è davvero orribile!
Camilla
Noo, a me piace.! Non guardavi Mila & Shiro?? : (
Rossella
Non si può sentire comunque! =.='

Segui divertita la diatriba messaggistica sul gruppo, finché non compare un nuovo messaggio che ti fa trasalire.

+39 ******
Filate a dormire!

Non sarà mica…?

Camilla
Coach!!! < 3

Ebbene, si! Apri la chat collegata a quel numero e visualizzi la foto del profilo: una vecchia foto di Startseva, lui più giovane, sollevato in aria mentre schiaccia.
Ti riassale la tristezza. Ti senti in colpa e ti vergogni, per come ti sei comportata.
Lui ha ragione, ancora una volta hai fatto la figura della mocciosa… e, per come si è comportato con te questa sera, non meritava un trattamento simile!
Per una volta, decidi di mettere da parte l’orgoglio. Fra due giorni cominciano le competizioni agonistiche, dovrete sforzarvi di andare d’accordo, lui è il tuo coach e tu sei la capitana.
Chiudi gli occhi, fai un respiro profondo, poi ti decidi di fare la cosa giusta.
Gli scrivi…

*****************************************************************

Ciao,
Questo capitolo stava venendo davvero lungo. Quindi ho deciso di dividerlo…
Abbiamo scoperto qualcosa in più della nostra Lucia, nel prossimo capitolo scopriremo invece qualcosa in più sul conto di Gregor.
Chissà cosa gli scriverà Lucia? Questa volta bisogna ammetterlo, ha proprio esagerato!
Grazie per le recensioni e per continuare a seguire questa storia!! Sono troppo felice,
a prestoo,
Japan_Lover <3

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Capitolo 6
*** Addii, arrivederci e partenze (Seconda parte) ***


ADDII, ARRIVEDERCI E PARTENZE

(Seconda parte)

GREGOR



Accidenti a lei!
Perché deve fare sempre così?
Perché deve sempre spingere la tua pazienza oltre ogni limite?
In queste settimane, sei stato comprensivo. Nonostante ti prudessero le mani a ogni sua insubordinazione, hai sempre sopportato tutto con stoica calma. Cielo, se si fosse trattato di uno dei tuoi ragazzi non avresti esitato a usare il pollice di ferro e a metterlo sotto, invece hai cercato di essere comprensivo e ragionevole.
Perché, ricordiamocelo, tu eri abituato a trattare con i tuoi ragazzi, con il rude e semplice universo maschile ben lontano da quello femminile, assolutamente più complesso e irrazionale. In qualità di allenatore, hai avuto a che fare solo di bicipiti e testosterone, e fino ad adesso, il terreno delle tempeste estrogene era per te un sentiero inesplorato, ma ti sei impegnato molto.
Non hai cercato di piegare loro alle tue esigenze, ma hai adattato te alle loro, e tutte le ragazze te ne hanno dato merito ricompensando ampiamente i tuoi sforzi. Tutte tranne lei... Perché lei no, lei deve sempre trovare il modo di fartele girare!
Questa volta, però, le è andata male. Ha tirato troppo la corda e la corda si è spezzata, e tu non hai retto.
Che cavolo! Volevi solo essere gentile, provare a intavolare un qualche discorso. Un tipo riservato come te, poi, che apprezza la discrezione più di qualsiasi altra cosa, non voleva certo essere indiscreto.
Solo che in macchina quel silenzio cominciava a gravare tanto su di voi, ti sei sentito in imbarazzo e in qualche modo hai cercato di smorzare la tensione come meglio hai potuto. Lì per lì, Mirko ti era sembrato un argomento in comune, dopotutto fuori dal palazzetto quei due ti erano sembrati piuttosto intimi. Non potevi certo prevedere che ti si sarebbe rivoltata contro in quel modo.
Non sai cosa ci sia tra loro e non è certo affar tuo, ma come ti tratta la capitana della tua squadra è affar tuo eccome! Sei il suo coach, santo cielo! Ti deve rispetto.
Al diavolo! Al diavolo Capparelli! Al diavolo la Federazione! Al diavolo tutto!
Entri in casa, sbattendoti la porta alle spalle. Sei così fuori di te che nemmeno ti accorgi che quando sei entrato la luce era già accesa.
“Gregor?”
La voce di tua madre giunge dalla cucina, cogliendoti piacevolmente di sorpresa, e un profumino invitante arriva a stuzzicare le tue narici.
La chioma brizzolata della tua mamma spunta per un attimo dalla porta della cucina.
“Gregor, finalmente!”
Ti disfi della giacca, posi le chiavi della macchina e la raggiungi immediatamente. Non ti aspettavi di trovarla, sei felice.
Lei è ai fornelli e, neanche a dirlo, sta scaldando la zuppa di fagioli che deve averti preparato per cena.
Pogi le spalle contro la credenza, incroci le braccia e osservi a lungo quella signora di settant’anni, concentrata sui fornelli.
E’ piccolina la tua mamma, arriva a sfiorare appena 1,55 m, in confronto tu sei un gigante, ed è sempre molto distinta con la collana e gli orecchini di perle. Sotto il grembiule blu da cucina, indossa una camicina bianca e un pantalone nero di raso molto elegante. Ha i capelli corti brizzolati dal tempo ma tenuti ordinati e con molta cura. I suoi occhi castani sono concentrati sulla zuppa che ha preparato con amore per te.
Le vuoi un gran bene.
“Zuppa di fagioli?” le chiedi.
“La tua preferita! – conferma lei, orgogliosa di farti contento – come mai hai fatto così tardi? Sto provando a chiamarti dalle 9, ma risponde sempre la segreteria! Cominciavo seriamente a preoccuparmi.”
“Paolo! – spieghi semplicemente – dopo gli allenamenti ha insistito per fare una partita e, tra una cosa e l’altra, abbiamo fatto tardi! Credo che mi si sia scaricata la batteria…”
Supponi bene, estrai il cellulare dalla tasca e vedi che è spento. Lo metti via.
Mamma Angela ti versa una porzione abbondante di zuppa nel piatto e lo porta in tavola, apparecchiata solo per uno. Poi, va a sedersi di fronte a te, piega i gomiti sul tavolo e affonda la testa tra le mani guardandoti con amore, già nostalgica. Sai che ti mancherà anche lei…
Porti a mezz’aria una cucchiaiata di brodo e la fai freddare un po’.
“Sono contenta che lavorerai insieme a Paolino – sospira – lui cosa combina? Fa ancora lo scapolo spensierato?”
Ridi, rischiando di scottarti le labbra. Tua madre adora Paolo, ma ha sempre giudicato severamente la sua innata propensione per il libero amore.
“E’ ancora single – confermi – ma non so fino a che punto sia spensierato!”
Lei ride e si morde le labbra.
“In fondo, cominciate ad avere una certa età…”
“Mamma…!” ti rabbui.
Lo sai che è preoccupata per te, per la storia di Vittoria, di tutti i sensi di colpa e della tua depressione.
Sai dove vuole di nuovo andare a parare, ma questa sera non ci stai. Non vuoi discutere, vuoi semplicemente goderti l’ultima sera in sua compagnia, senza pensieri, senza ricordi.
“D’accordo, d’accordo! – alza subito le mani lei, in segno di resa – permettimi solo di dirti che Vittoria non avrebbe voluto saperti solo in eterno. Ti amava troppo, per volerti solo e infelice senza di lei”
“Non sono infelice!” ed è vero.
Non sei felice, ma questo non vuol dire necessariamente che tu sia una persona infelice.
La fascia d’età tra i 24 e i 28 anni è stata terribile. In campo eri un automa che giocava, le sconfitte non ti scalfivano e le vittorie non ti entusiasmavano. Hai anche fatto qualche sciocchezza, nel rispetto di certi limiti, ma con i controlli anti-doping non potevi permetterti di andare giù pesante con certa roba. Se ti avessero tolto anche la pallavolo, l’unica cosa che ti teneva a galla, sarebbe stata la fine.
Vittoria se n’è andata in una notte come tante di 10 anni fa. È spirata tra le tue braccia, a seguito di un’incidente in moto mentre cercavate di tornare verso casa sua.
Una coupé grigia vi ha tagliato la strada, ma se prima di partire ti fossi assicurato che avesse allacciato bene il casco sarebbe ancora qui con te. Di questo non ti sei mai perdonato.
“Non punirti ancora Gregor! Sei un bravo ragazzo, non precluderti la possibilità di tornare ad amare e di essere amato!”
Non rispondi e ti richiudi nel tuo solito mutismo. Ti concentri sulla zuppa e speri che tua madre capisca. Non è come crede lei, non è che tu ti senta ancora a lutto, semplicemente hai smesso di sentire.
Non sei felice, sei sereno e tanto ti basta. Perché, fintanto che non ti ritrovi di nuovo navigare nelle acque buie torbide della depressione, va tutto bene….
Finito di mangiare, accompagni tua madre alla porta. Gigante come sei, devi chinarti per stamparle un bacio affettuoso sulla guancia. Lei ricambia e ti stringe forte.
“A presto, tesoro mio! In bocca al lupo a te e alle tue meravigliose ragazze!”
“Crepi. Grazie, mamma!”
“E mi raccomando, sii sempre gentiluomo come ti ho insegnato – sorride soddisfatta – e soprattutto mi raccomando per quella Lucia di cui mi hai parlato! Mi piace, ha carattere!”
“Guarda che è lei che dovrebbe sforzarsi di trattare bene me!” obbietti stizzito.
Eviti di raccontare a tua madre il carinissimo trattamento che la suddetta Lucia ti ha riservato stasera, ingiustamente.
Lei ti sorride enigmatica e procede con le raccomandazioni:
“Non dimenticare passaporto e documenti vari!”
“Il portadocumenti è già nel bagaglio a mano!”
“E chiamami appena arrivi!”
“Lo farò!” prometti.
Aspetti che sparisca nell’ascensore, prima di chiudere la porta e tornartene nella tua stanza.
Per fortuna sei un tipo previdente e la tua valigia è già pronta, per cui non ti resta che prepararti per andare finalmente a letto.
Sprofondi fra le tue lenzuola pulite e profumate di bucato, ti riviene da pensare a lei e il malumore ti riassale.
Deve essere una mentalmente in stabile per scattare in quel modo, ti chiedi come sia venuto in mente a Pandolfi l’idea di farla capitana, ma poi ti viene in mente l’ardore con cui incita le sue compagne, l’energia con cui le sprona a fare sempre meglio. Ti vengono in mente i suoi sorrisi e le fossette intorno alla bocca che nascono da quegli ampi sorrisi. La peste sa come fare gruppo, sembra così tenera quando, da quegli ampi sorrisi, nascono tenere fossette intorno alla bocca… sembra. Tenera un corno! E sorride, sorride con le sue compagne e persino con Paolo, sorride a tutti ma non a te. Sei consapevole di non essere esattamente un tipo loquace ed espansivo, ma è il tuo carattere, cosa puoi farci? Eppure, ti convinci che non sia un problema tuo… la squadra ormai è tua, le ragazze ti adorano nonostante tu sia in tipo di poche parole. No, il problema è suo! Decisamente!
Metti a caricare il cellulare sul comodino, e quando lo riattivi una sfilza di messaggi invade la tua chat!
Naturalmente le tue giocatrici sono ancora sveglie, non si curano di nascondertelo e continuano a scambiarsi messaggini sul gruppo della palestra. Che impertinenti, ora ti sentono!

Tu:
Filate a dormire!

Camilla Bigonciari:
Coach!!! < 3
Rossella Certini:
Comandi, coach!
Cristina Deledda:
Agli ordini! : D
Giulia Mandelli:
Buonanotte, coach! ^_^

Ruffiane, ma ti sei davvero affezionato a tutte loro.
Speri davvero che l’esito di questa competizione non le butti troppo giù, sono ancora così giovani.
Non puoi certo dirlo a loro, ma sia tu che Paolo non avere sensazioni troppo positive. Certo, avete fatto tanti progressi, più di quanto ti saresti immaginato, ma ciò non toglie che partite con un grave handicap… e tu ti senti sotto pressione, perché loro hanno fatto tutto ciò che hanno potuto durante gli allenamenti. Adesso sta molto a te, e alla tua risposta dal punto di vista tattico.
Silenzi la chat del gruppo, vuoi assolutamente dormire, a differenza loro hai una certa età.
Spegni anche la luce della lampada e tiri su le coperte, ma il suono del cellulare ti avvisa di un nuovo messaggio.
Ti lasci scappare un rantolo di fastidio. Riafferri il cellulare e spalanchi gli occhi quando leggi in sovrimpressione il nome del mittente.

Lucia Capparelli:
Coach,
le scrivo per scusarmi del mio comportamento di questa sera.
Non che il mio atteggiamento in generale verso di Lei sia
stato dei migliori, ma questa sera credo di aver passato il limite…
Sono consapevole di averle mancato di rispetto in più di
un’occasione e non posso fare altro, se non chiederle scusa.
Non ho giustificazioni per questo, semplicemente mi dispiace.
Mi impegnerò in questo mondiale, lo farò per me stessa,
per le mie compagne e anche per lei.
Le prometto che seguirò le sue istruzioni senza fiatare,
anche quando non mi troverò d’accordo, la ascolterò.
La prego solo di accettare le mie scuse…


Leggi quelle parole d’un fiato e non ti accorgi di una piccola morsa al petto. Quella peste, quell’indisciplinata, quella testa calda… ti ha un pò emozionato.
Inutile dire, che quelle parole sono hanno penetrato la tua corazza di ghiaccio e hanno raggiunto il tuo cuore.
Forse dovesti risponderle. Non sai se domani cambierà veramente qualcosa, dopotutto ti aveva già assicurato una volta che non ti avrebbe dato più problemi…eppure!
Sei tentato di chiamarla, comporre il numero e sentire la sua voce. Non ti piace affidare discorsi come queste a una chat messaggistica. Ma poi pensi a quanto lei sia orgogliosa. Avrà fatto uno sforzo non indifferente a scrivere quel messaggio. Non vuoi rovinare tutto proprio adesso…
Quindi decidi semplicemente di risponderle, probabilmente lei si sentirà più a suo agio così.

Tu:
Cara Lucia,
credimi, ho apprezzato molto le tue parole.
Non preoccuparti, non ci pensare più.
Mettiamo da parte tutto. Le emozioni, le
nostre riserve, i nostri dissapori, tutto!
Non voglio affatto che tu segua punto le mie
istruzioni, al vostro parere ci tengo.
Quello che vorrei tra noi è una collaborazione
pacifica e uno scambio di idee più sereno.
Se ci impegniamo da entrambe le parti,
sono sicuro che riusciremo ad andare lontano.
Adesso concentrati solo su te stessa e su questa gara,
sono sicuro che, comunque vada, tutte voi
saprete rendermi fiero e orgoglio.
Con affetto, Gregor.


Speri solo di aver non aver scritto nulla che possa averla nuovamente indisposta.
Ti scopri felice di questa sua iniziativa, finalmente ha perso coscienza. Sei ottimista, se davvero riusciste a trovare un punto d’incontro tu e la capitana, l’atmosfera nel gruppo ne risentirebbe positivamente…e non è detto che da una situazione disperata da cui eravate partiti non possa uscirne qualcosa di buono.
Aspetti che Lucia visualizzi il messaggio e vai a letto.
Scopri che si dorme più serenamente, se si va a letto con un peso sullo stomaco in meno.

**************************************************************

Ciao.
spero che vi sia piaciuto questo capitolo.
Ebbene si, Gregor ha ragione: Lucia ha fatto uno sforzo immane per decidersi a mandargli quel messaggio.
Poveretto, sempre maltrattato! Sigh!
Per adesso ci siamo fatti un’idea di come sono state le vite dei nostri protagonisti, sicuramente più in là scopriremo qualche altro dettaglio!
Come sempre vi ringrazio tutti, sono davvero felice che continuiate a seguire questa storia! *_*
Un abbraccio,
Japan_Lover < 3

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Capitolo 7
*** Welcome to Japan ***


WELCOME TO JAPAN

GREGOR



Sei comodamente seduto al tuo posto, sul primo sedile a destra accanto al finestrino.
Lanci un’occhiata all’orologio da polso, mancano due ore al decollo e un’ora all’arrivo delle ragazze e dello staff messo a disposizione dalla Federazione.
Questa mattina ti sei svegliato presto e sei arrivato in aeroporto con due ore d’anticipo, tutto questo per evitare la calca di giornalisti che ti avrebbero preso d’assalto.
Con gli anni sei diventato ancora più scaramantico, non ti va di esporti troppo, a maggior ragione questa volta che proprio non riesci a fare pronostici. Non sei nella posizione di creare grandi aspettative, né tanto meno intendi sminuirle. Non hai bisogno della pressione mediatica, più avanti avrai tempo e modo di dare conto alla stampa e alla Federazione, ma non adesso.
Accavalli le gambe e cerchi di ingannare il tempo sfogliando le pagine del quotidiano sportivo. Passi oltre il piccolo articolo a voi dedicato e ti concentri sulle ultime notizie del mondo del basket.
Pensare che sei partito come cestita! A 15 anni avevi raggiunto la tua altezza naturale ed eri anche piuttosto bravo, ma quando hai conosciuto la pallavolo te ne sei innamorato. Chissà come sarebbe stata la tua vita se non ci fosse stato quel colpo di fulmine con il volley? Beh, probabilmente non saresti sul punto di giocarti la carriera in condizioni così imprevedibili, ma non rimpiangi niente. Ami troppo quello che fai e non torneresti indietro.
Speri solo di poter tornare ad allenare la tua squadra in campionato nella prossima stagione, non chiedi altro al tuo futuro.
Paolo sale sull’aereo tutto trafelato.
Il tuo amico indossa una tuta blu scuro, simile a quella indossata da te stamattina, e un paio di occhiali da sole scuri.
Lo steward gli controlla con gentilezza il biglietto. Poi lui solleva le lenti, ti adocchia e ti raggiunge subito.
Avvoltoi?” domandi, chiudendo e ripiegando il giornale.
“Già, ho fatto una corsa incredibile per aggirarli. Però, ottima trovata giocare d’anticipo! Complimenti, coach!” risponde, sollevando il palmo della mano.
“Grazie, coach!” rispondi a lui e al suo cinque.
Gli fai spazio sul sedile accanto al tuo, e lo guardi mettersi comodo e riprendere fiato.
Per quanto si curi di trattare le relazioni con l’esterno, neanche Paolo ama troppo trattare con la stampa. In quanto primo allenatore, toccherà poi a te pronunciarti.
“Mia mamma ha chiesto di te, ti ha invitato a cena al nostro ritorno” gli dici.
“Mamma Angela! – esclama lui intenerito – da quanto tempo non la vedo. Come sta?”
“Benone, anche ora che è andata in pensione non riesce a stare un attimo ferma. Tra volontariato e le varie fondazioni benefiche, la vedo poco anche io!”
La tua mamma, oltre ad essere una madre amorevole e un’ottima cuoca, è anche un avvocato molto noto in città e da poco in pensione.
“Quella donna è un portento! Mi ha aiutato un sacco in quella causa contro il Vercelli Volley club, dopo il mio infortunio. Se non mi fossi infortunato io, quell’anno…”
“Oh, si, ci avreste sicuramente battuti nella finale!”
“Mi prendi in giro?” inarca un sopracciglio.
“No, certo che no!” trattieni a stento una risata.
Devi ammettere che quell’anno erano forti, hanno rischiato per davvero di vincere la coppa.
Paolo non digerirà mai quella che è stata la loro ultima sconfitta al tie-break* contro la tua squadra, ma per fortuna la vostra amicizia non ne ha mai risentito.
Certo, lui tenta ancora di fartela pagare in qualsiasi occasione, come l’ultima sera in palestra, ma tutto sommato la vostra amicizia è ancora salda.
“Mh… – mugola lui, poco convinto – in ogni caso, caro il mio Gregor, concentriamoci su questa sfida!”
“Abbiamo una bella gatta da pelare!” sei libero di commentare, in fondo siete soli tra di voi.
“…e una dozzina di leonesse da domare!” ride lui.
Sorridi, è vero, sono delle ragazze tremende. Ragazze adorabili, in gamba, ma tremende, stare loro dietro è una vera impresa.
“Le hai già domate tutte, beh quasi tutte. Peccato che tu non sia riuscito ad addomesticare il capobranco!”
Non lo dice con malizia, ma non ti piace che lui parli così di lei.
Ti scopri infastidito, nonostante stiate parlando per vie retoriche e con estremo rispetto. Siete entrambi affezionati alle vostre ragazze, e poi ti sei accorto che tra Lucia e Paolo c’è vero affetto.
“Lucia non sarà un problema!” svii il discorso su un terreno più concreto.
“Ma non lo penso affatto, Lucia tiene troppo alla maglia ed è troppo legate alle compagne. Sono certo che in Giappone sarà più ragionevole!” ti assicura.
E lo pensi anche tu.
Qualcosa ti suggerisce che Lucia non ti creerà problemi, collaborerà. Per qualche ragione, ti senti più positivo dopo aver ricevuto il suo messaggio di scuse di ieri sera.
Comincia ad arrivare lo staff. Sono in tutto una decina, tra nutrizionisti e fisioterapisti, costituiranno la vostra equipe e si prenderanno cura dallo stato di salute delle vostre atlete. Tu e Paolo vi alzate e li salutare con gratitudine e professionalità.
Infine, arrivano le ragazze tutte insieme.
Sono elettrizzate. Guardi i loro visi, pieni di attesa e aspettative, e ti emozioni un po’ anche tu sotto la tua coltre di impassibilità. Davvero. Speri che tutto vada per il meglio.
Vi sfilano davanti con le loro tute bianche dalle striature azzurre e con lo stemma della nazionale ad altezza del cuore. Vanno a prendere posto dietro, portando naturalmente il solito scompiglio.
“Coach, questo è per lei!” dice Camilla, porgendoti un sacchetto e tu immagini subito di cosa si tratta.
“Oh, no!” è la tua protesta immediatamente contraddetta da un mezzo sorriso.
Lei ride compiaciuta. Quando hai dei dolci davanti, i tuoi lineamenti si addolciscono e sembri ritornare un pò bambino. Camilla lo ha notato e forse è per questo che da quella famosa volta, ti porta i suoi famosi muffin ogni volta che li prepara.
Il suo gesto di chiederti scusa è diventato un modo tutto suo per compiacerti.
“Sei la più temibile attentatrice alla mia linea!” le dici un po’ per scherzo, un po’ perché è la verità.
Fai tanto per tenerti in forma e stare lontano dai tuoi amati dolci e da quando sei in squadra, i suoi muffin sono diventati il tuo principale peccato di gola.
Lei arrossisce visibilmente soddisfatta, sa che ti piacciono tanto.
“Grazie, sarà il mio spuntino di oggi!” dici grato, curiosando all’interno del sacchetto.
“Di niente, coach!” sibila contenta.
“E a me? Niente dolcetti?” protesta Paolo, deluso, sbirciando il contenuto.
“Ah, non sapevo che i dolci piacessero anche a te. Povero Paolo, la prossima volta li farò anche per te…” è la risposta piccata di Camilla, che ammicca e torna indietro al suo posto.
Due muffin ai mirtilli, due al cioccolato nero e due al cioccolato bianco. Mmh…hai già l’acquolina in bocca!
“Sei sempre il solito fortunato! – sbuffa il tuo amico, al tuo fianco – da quando sono in questa squadra non mi hanno mai portato dei dolcetti. Devo forse cominciare ad essere geloso?”
Ridi di gusto. Effettivamente …
Poi vedi arrivare lei. Si ferma dallo steward per i dovuti controlli.
Non puoi negare che sia bella.
Sembra a suo agio nella tuta sportiva. E’ decisamente più alta delle sua compagne, ma non per questo perde grazia nei movimenti. Lo hai visto in palestra, in modo del tutto naturale sa sempre essere agile e flessuosa.
Le lunghissime ciocche ondulate biondo cenere, che tiene legate da un elastico azzurro, scendono ordinatamente lungo la schiena. I grandi occhi nocciola e le sue labbra piene rosee sorridono affabili e divertite all’accompagnatore di volo. Non hai dubbi che Lucia sia sempre simpatica e gentile con gli altri. Appunto, con gli altri.
Indugi un po’ troppo nel guardarla, lei ti vede e abbassa i suoi occhi nocciola. Per un attimo temi di essere tornato punto e a capo con lei, dopo tutta la strada fatta.
Poi, passa i controlli e viene avanti in cerca del suo posto.
“Buongiorno!” dice lei di sfuggita, proseguendo lungo il corridoio.
“Lucia, eccoti! – la ferma Paolo – tu che sei imparziale, vuoi dire a Gregor quel è il vostro allenatore più affascinante?”
Lei spalanca ancora di più i suoi occhioni, chiaramente a disagio.
“Ignoralo, per favore!” le dici, mentre ti assale un’insana voglia di strozzare il tuo amico a mani nude.
“No, Gregor! Seriamente! Devi toglierti dalla testa che le donne impazziscano solo per te! – dice lui imperterrito – allora?”
Possibile che Paolo non vede che la sta mettendo in difficoltà. Che gli passa per la testa?
Certo, Paolo non può sapere della vostra lite di ieri sera e del risolutivo scambio messaggistico, che potete considerare come una sorta di armistizio, ma sa perfettamente che fra te e lei non è mai corso buon sangue. Certo che è proprio infantile!
Vedi Lucia tergiversare, andare con gli occhi alla cerca di una scappatoia che davvero non c’è, e proprio in quel momento, spunta da dietro Cristina.
“Te la do io la risposta! – interviene esuberante la mora dalla carnagione olivastra – Coach Startseva. Alto, muscoloso, proporzionato, occhi di ghiaccio, capelli ebano indomabili, mascella virile e volitiva. Coach Nastasi. Altezza media, addominali A.A.A. CERCASI, capelli castani e viso tondo da pesce lesso. Paolo, perché non continui a puntare sulla simpatia?”
Vedi Paolo spalancare la bocca crucciato.
“Ah. Ah. Ah. Simpatica!” mormora con finta noncuranza, ma tu sai bene quanto sia stato ferito il suo ego maschile.
Quella di Cristina è chiaramente una provocazione, ti sei accorto di come le piaccia stuzzicarlo, ma lui in questo momento è troppo punto nell’orgoglio per accorgersene.
Lei e Lucia scoppiano a ridere, ma cerchi di trattenerti come puoi.
“Non te la prendere, hai molte altre qualità! – rincara la dose Cris, prima di rivolgersi all’amica – su, Lucia, andiamo a sederci!”
Le due se ne vanno, e a te tocca ricucire i brandelli del suo orgoglio. Ma la colpa è sua, deve sempre mettersi in competizione su tutto. Ha cercato una vittoria facile coinvolgendo tra tutte proprio Lucia, ma gli è andata male.
Poi ci pensi e ti viene da chiederti se Paolo si sia accorto di piacere a Cristina.
“Stava solo scherzando!” gli fai notare.
“Taci! Stai zitto! Non ho bisogno della tua compassione!” risponde secco, incrociando le braccia.
“Ma è così…!” provi a dire ma poi ci lasci perdere, è testardo e permaloso.
Anche Paolo è decisamente un bell’uomo. Mentre tu hai una bellezza chiaramente nordica, la sua è una bellezza tipicamente mediterranea. Ha le labbra carnose e un viso tondeggiante. I suoi occhi solo di un castano tenue e luminoso, e il suo sorriso è più ampio e caloroso del tuo. Solo che è troppo permaloso e si ostina a mettersi in competizione con te, su tutto. Non capisce che il confronto tra voi non sussiste. Lui era un ottimo libero e tu un ottimo centrale, senza contare che siete due bellezze troppo diverse per fare un vero paragone.
Vi preparate per il decollo. Il pilota vi parla attraverso l’alto parlante per darvi il benvenuto a bordo e le indicazioni per il decollo. Vi allacciate la cintura e vi preparate a trascorrere le prossime 12 ore in una scatola di lamiera.
Incredibilmente il chiacchiericcio delle ragazze dopo qualche ora si placa, tu però tieni le cuffie e ascolti la tua play-list.
Paolo ti dorme di fianco, e tu osservi dal finestrino l’immensità dei cieli e la sofficità delle nuvole sottostanti. Sospesi tra cielo e terra, venite sospinti verso la vostra impresa.
Chiudi gli occhi, cerchi di non pensare, respingi fuori di te l’enormità del lavoro che vi aspetta nei prossimi giorni a venire. Adesso hai bisogno di raccoglierti in te stesso.
Poi, ti addormenti e ti risvegli mezz’ora prima dell’atterraggio.
Quando scendete ti sembra un po’ di essere in gita scolastica, con te e Paolo che da bravi supervisori cercate di non perdere di vista le ragazze.
Siete al recupero bagagli e, con gli occhi, le conti e le riconti mentalmente.
“Rimaniamo insieme, a meno che qualcuna di voi non conosca il giapponese, non disperdiamoci!” intima Paolo.
Cristina e Camilla abbandonano per un attimo le loro valige, congiungono le mani e chinano il capo.
“Nippon e yōkoso, Paolo-sensei!” urlano con decisione.
“Eh?” bofonchia lui, perplesso.
Incredibilmente, sembra ancora risentito.
“Vuol dire benvenuto in Giappone, Paolo” traduce Camilla.
“Si, si, brave! – borbotta lui – voglio proprio vedere come ve la cavate in un vero discorso, nel caso vi perdeste!”
“Ma che gli è preso?” si chiede Rossella.
Quando ognuno di voi ha recuperato la propria valigia, le riconti accuratamente.
“Ragazze, seguiteci! Paolo ha ragione, rimaniamo uniti!” dici loro.
L’aeroporto di Narita è davvero grande. Attraversate il terminal con i trolley alla mano, fuori vi aspetta una navetta prenotata dalla Federazione che vi porterà in Hotel.
Le porte automatiche si aprono al vostro passaggio e, subito, un gruppo di giornalisti ti prende d’assalto e ti accerchia.
Ti eri illuso di essere riuscito ad aggirarli, ma loro sono molto più furbi di te. Dopotutto, è questo il loro lavoro.
“Coach Startseva, la prego, una domanda!”
“Ci dica, coach, quali sono le sue previsioni?”
“Signor Startseva, cosa pensa delle sue atlete? Sarete all’altezza?”

Ti senti sommerso da mille domande. Senza contare che sei ancora stordito dal lungo viaggio. Fai cenno a Paolo e alla squadra di cominciare ad incamminarsi verso il pullman, tu vedrai di liberarti alla svelta degli avvoltoi, come vi divertite a chiamarli con Paolo.
Ti consegni e la prima a puntarti il microfono è una giornalista dai capelli rosso fuoco e gli occhi verdi.
“Ci dica, cosa si prova a vestire di nuovo i panni di allenatore della nazionale a un mese della magica impresa a Rio che vi ha fatto salire sul secondo gradino del podio?”
“Ne sono onorato!”
“Come stanno le ragazze?”
“Fisicamente e mentalmente stanno molto bene. Sono serene e contente di questa opportunità!”
“Si sta tenendo in contatto con Pandolfi? Perché ha abbandonato la squadra a pochi giorni dal mondiale?
“Non ho avuto modo di sentire Pandolfi, sono sicuro che ha avuto i suoi buoni motivi per lasciare!”
“Ci dia un pronostico, quali sono le sue previsioni?”
“Ancora è presto per poter fare previsioni. Al momento, ci concentriamo sulla prima fase. È giusto che le ragazze distribuiscano il carico di stress volta per volta. Ora scusatemi, mi stanno aspettando!”
Qualcuno cerca di farti altre domande, ma tu molto abilmente ti defili. Molli i giornalisti e corri verso il pullmino che vi accompagnerà all’hotel.
Diplomatico, essenziale, evasivo. Ottimo lavoro Gregor, queste sono le regole. Bisogna porre un freno nelle interviste pre-partita, sempre.
Non capiscono che bombardandoti di domande non fanno che mettere più la pressione?
Sali al volo sulla navetta grigia metallizzata, che subito parte.
“Good morning!” ti saluta l’autista cinquantenne dagli occhi a mandorla, con un chiaro accento nipponico.
“Good morning!” ricambi cordiale.
Come sempre le ragazze fanno un gran baccano. Vedi volare da una parte all’altra bibite energizzanti, pacchetti di cracker, clinex e… assorbenti.
Arrossisci visibilmente, e prendi posto accanto a Paolo in prima fila. Sono così genuinamente disinibite con te e con Paolo, tu sei abituato ai tuoi ragazzi che fra loro potevano passarsi al massimo dei preservativi. E, quelli no, sicuramente non ti creano imbarazzo quanto i tamponi mestruali…

LUCIA



Sei felice di essere capitata in camera con Cris.
Il viaggio non è stato stancante come avevi immaginato. Hai dormito molto e, nelle ore di veglia, hai chiacchierato a lungo con le tue compagne e il tempo è volato.
Rossella era seduta ai primi posti, ha detto che Startseva e Paolo hanno dormito quasi tutto il tempo. Che bambinoni!
Ricordi di aver provato un forte imbarazzo quando Paolo ti ha fermata per chiederti chi fosse, secondo te, il più attraente tra lui e Startseva. Solo qualche giorno fa, non avresti esitato a reggere il gioco a Paolo e a fornire una delle tue risposte velenose, ma adesso è tutto diverso.
Non sapevi proprio come uscirtene da quella situazione, meno male che è arrivata Cris a rompere la tensione e a toglierti dall’imbarazzo.
Certo, Paolo ci sarà rimasto un pò male. Sospetti che c’entrino parecchio i vecchi conti in sospeso con Startseva, Giulia te ne ha messo al corrente.
Davvero Paolo ha ingaggiato una sfida tra lui e Startseva? Bah, gli uomini! Valli a capire!
Per quanto riguarda, invece, i tuoi conti in sospeso con Startseva, sei contenta che tutto si sia sistemato. Dopo quella scenata in macchina, hai riflettuto al lungo sulla tua condotta. Ti sei sentita un po’ infantile e anche un po’ meschinella per il tuo comportamento… adesso ti vergogni e quasi non riesci a guardarlo in faccia. Ti ha fatto piacere il suo messaggio. Anche se ne aveva (quasi) tutte le ragioni, non sembrava arrabbiato e anche quando sei salita sull’aereo, lui non sembrava guardarti con severità.
Chiudi la porta della camera alle spalle, e Cris si getta di peso sul primo dei due letti che le capita. Meno male che ha scelto quello al centro, tu preferisci quello alla parete… ti fa sentire protetta.
“Finalmente!” sospira la tua amica pancia in giù.
Fai un lungo giro con la zip e cominci a disfare la valigia. Per adesso sistemerai solo la biancheria intima, il pigiama e la divisa per la prima partita di domani. Hai portato davvero un mucchio di roba.
“Sei stata crudele con Paolo!” dici, appendendo nell’armadio la gruccia con la divisa.
“Mh?” mormora distrattamente la tua amica.
“Paolo! – le ricordi – credo che ci sia rimasto male!”
Lei ride divertita e si volta pancia in su a guardarti. Non risponde, solleva soltanto l’indice e il medio in segno di vittoria.
“Sto dicendo sul serio!” replichi.
“Stavamo solo scherzando!”
“Si, può darsi, ma credo lui ci sia rimasto malo lo stesso…”
Cris solleva un sopracciglio, molto perplessa.
“Durante l’amichevole che abbiamo fatto l’altra sera, pare che Startseva abbia raccontato a Giulia di vecchi conti in sospeso tra loro, e ancora oggi si punzecchiano. Niente di eclatante, loro sono molto amici, ma credo che quella risposta da parte tua lo abbia buttato un po’ giù. Non ti sei accorta che in aeroporto era piuttosto giù?”
Cris rimane con la bocca spalancata.
“Cavolo! Credevo fosse semplicemente stanco per il viaggio!” sussurra lei dispiaciuta.
Vi guardate negli un po’ colpevoli, e sentite bussare alla porta.
Vai ad aprire e ti ritrovi davanti i due allenatori.
Sgrani un po’ gli occhi per la sorpresa.
“Stiamo facendo il giro dei controlli – dice Paolo, privo del suo solito brio – è tutto apposto?”
Cris si mette seduta, e poi fa su e giù sul letto come a testare la consistenza del materasso.
“E’ tutto confortevole!” dice, azzardando un sorriso.
Paolo si guarda intorno, ignorandola completamente. I suoi occhi castani si posano poi su un peluche che spicca dalla tua valigia. Un vecchio orsetto con una maglietta azzurra.
Paolo ti guarda piuttosto interrogativo, e anche a Startseva viene spontaneo sollevare un sopracciglio. Forse non ti faceva tenera.
Alzi gli occhi al cielo, ricordiamoci che odi giustificarti…
“Ognuno ha i suoi riti scaramantici, io prima di ogni partita importante dormo con il mio peluche porta fortuna!” replichi e incroci le braccia.
Startseva sopprime educatamente una risata, ma non per questo gli risparmi una delle tue migliori occhiate inceneritici.
Lui deglutisce, dà un colpetto di tosse e devia il discorso:
“Controllo solo il climatizzatore e ce ne andiamo!”
Paolo rimane sulla porta, mentre Startseva attraversa la stanza, trova il telecomando e comincia ad armeggiare.
Tu sei ancora in piedi vicino alla valigia, e per qualche ragione cominci ad avvertire una strana sensazione. C’è qualcosa di strano nell’aria.
Gli occhi bassi di Cris.
Quelli di Paolo che guazzano da parte a parte, pur di evitare i suoi.
Improvvisamente hai come la sensazione di trovarti nel mezzo esatto di una silente tempesta…
Nella perplessità, ti ritrovi a guardare Startseva che, dall’altra parte di questa stanza d’albergo, indugia sul telecomando e ricambia il tuo stesso sguardo. E forse è la prima volta che voi due siete accarezzati dallo stesso identico pensiero:
Quei due si piacciono, e anche tanto!
“Bene, qui è tutto apposto! Possiamo procedere!” dice il vostro primo allenatore, smorzando l’elettricità nell’aria.
I due coach lasciano la stanza. Vedi Cris molto abbattuta. Lei non parla, tu non accenni il discorso. Sei convinta che neanche lei abbia la più pallida idea di cosa stia succedendo…
Sorridi e sei felice per la tua amica, perché sei pronta a scommettere che nemmeno lei è indifferente a Paolo. Adesso ti è chiaro perché Paolo ci sia rimasto così male, non è da lui prendersela per così poco: gli piace Cris!

*****************************************************************
*tie-break: nella pallavolo, il tie-break corrisponde al 5° e decisivo set. Il tie-break ha durata minore rispetto agli altri set, si aggiudica il match chi per primo arriva a 15 punti, con almeno due punti di vantaggio sulla squadra avversaria.

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CIAO,
FINALMENTE SIAMO ARRIVATI IN GIAPPONE!
SPERO CHE LA STORIA STIA CONTINUANDO A PIACERVI! ^^
RINGRAZIO CHI SEGUE LA STORIA, CHI LA RICORDA E CHI L’HA INSERITA NELLE PREFERITE. RINGRAZIO TUTTI VOI CHE CONTINUATE A LEGGERLA!
ADESSO SI ENTRA NEL VIVO, NELLA FASE AGONISTICA, SPERO DI ESSERE ESAUSTIVA NELLE SPIEGAZIONI TECNICHE E CHIEDO ANTICIPATAMENTE VENIA PER LE EVENTUALI INESATTEZZE! :’D
A PRESTOO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 8
*** Dalla parte di Gregor ***


DALLA PARTE DI GREGOR

GREGOR


Fai avanti indietro, sul ciglio del campo.
Gli occhi grigi sono fissi sulla partita, le mani nervosamente affondate nelle tasche.
Sapevi che quella contro il Canada sarebbe stata la partita più impegnativa di tutto il girone, ma vuoi vincere.
Vuoi vincere perché non vuoi lasciare nulla al caso…
Vuoi vincere perché questa vittoria vi assicurerebbe l’accesso alla seconda fase…
Vittoria , ormai sei in grado di pronunciare questa parola senza avvilirti, senza pensare necessariamente alla tua Vittoria. Certo, a distanza di dieci lunghi anni, la pensi spesso ugualmente, ma non più con la stessa morsa allo stomaco capace di toglierti il respiro.
Sei teso e concentrato. La tua carriera è nelle tue mani e nelle mani di queste ragazze, che inaspettatamente ti hanno conquistato. A poco a poco, si sono guadagnate il tuo affetto e la tua simpatia, e francamente non ci speravi più visto com’era cominciata tra voi.
Improvvisamente le vedi sbilanciate tutte in avanti.
Camilla e Lucia sono attaccate a rete, ma non riescono a contenere l’attacco di Mc Gowan, che passa potentissimo sopra al loro muro. Giulia e Rossella volano indietro per tentare un salvataggio, ma erano troppo avanzate e, senza alcun perdono, la palla finisce a terra fuori dal campo, sporcata dal vostro muro.
“Avete lasciato la ricezione troppo scoperta, arretrate di più…!” gridi tu, cercando di sovrastare il caos all’interno del Palazzetto, principalmente verso Giulia, che è il vostro libero.
“Sì, coach!” annuisce lei, con decisione.
Siete sull’1-1.
Il primo set è stato vinto dalle canadesi, ma dopo un primo parziale in cui avete pesantemente subito, avete annullato il loro vantaggio aggiudicandovi il secondo set.
Eccoci in questo terzo parziale, molto combattuto.
Entrambe le squadre sono entrate pienamente in partita.
Intanto, tu cerchi di dare loro qualche indicazione, non vuoi giocarti subito il terzo time-out discrezionale che hai a disposizione.
“Lucia, cerca di andare in diagonale quando hai davanti la Mc Gowan e la Patterson!” le dici, dopo aver subito un dolente muro.
Lei ti guarda un po’ affannata, con i suoi occhi nocciola. Si asciuga il sudore dalla fronte e ti fa un deciso cenno di assenso con la testa.
Ti passi una mano tra i tuoi capelli, che oggi sono particolarmente indomabili, e continui a osservare.
Da bravo allenatore quale sei, le osservi e le guidi. Soffri insieme alle tue ragazze, dal fischio della battuta d’inizio a quello dell’ultimo punto decisivo.
Siete in piccolo vantaggio, 22-19. Solo adesso si entra nel vivo del match, questi sono i punti decisivi., i più sofferti e combattuti in un set.
Cristina è alla battuta. La tua giocatrice dal capelli color del mogano e dalla carnagione olivastra si appresta a servire. Ti guarda, e tu senti di doverla rassicurare con un cenno del capo.
Il fischio dell’arbitro dà il via.
Cristina solleva in alto la palla e imprime nelle braccia tanta potenza per una battuta corta, ma tanto efficace da spiazzare la ricezione avversaria.
Le canadesi cercano di tenere vivo quel pallone e di organizzare un’azione offensiva, un attacco che non passa perché arriva il muro raddoppiato di Camilla e Lucia.
Le tue leonesse ruggiscono, come direbbe Paolo. Si stringono ansanti in un abbraccio, si sostengono, si incitano a vicenda.
Vederle è uno spettacolo per i tuoi occhi. Al di là di tutto il resto, è questo quello che hai chiesto loro: spirito di gruppo e gioco di squadra.
Tu invece, lì fuori dal campo, sei tutto un fascio di nervi, anche se non lo dai minimamente a vedere. Hai fiducia in loro, molta, ma non riesci a impedire al tuo cuore di balzare nel petto a ogni singola azione.
In gioco, lo sai, c’è il tuo futuro di allenatore.
Cristina di nuovo al servizio.
Anche questa volta le canadesi rispondono con decisione, devono assolutamente raggiungervi se vogliono vincere questo terzo parziale.
Il loro attacco è contenuto perfettamente da Giulia, molto brava in fondo al campo. La rossa riceve in bagher e riesce a indirizzare bene la palla a Camilla. A sua volta, la vostra palleggiatrice dagli occhi azzurri alza per Lucia una palla morbida e alta che viene messa giù, con una splendida fast.
Batti le mani anche tu in un applauso, adesso avete allungato il vostro vantaggio, ma è necessario mantenere alta la concentrazione e i nervi saldi. Bisogna soffrire tanto…
Una mano raggiunge la tua spalla. Ti volti, è Paolo.
I suoi occhi castani concentrati sulla partita, il suo sorriso fiducioso. Ringrazi di avere lui al tuo fianco in quest’impresa.
“Sono brave, stanno mettendo a frutto tutto quello che hai insegnato loro!” dice orgoglioso.
E’ vero, al di là di come andrà, ti stanno rendendo fiero di loro!
Cristina è di nuovo al servizio, ma la sua lunga serie fortunata di battute si interrompe qui, impigliandosi nella rete.
Peccato!
Lei si scusa con le sue compagne, che però la sostengono e le danno un cinque di incoraggiamento, e quanto ti guarda anche tu senti di doverla tranquillizzare. Le fai semplicemente un cenno con la testa, dopotutto la qualità del suo gioco per tutta la partita è stato davvero impeccabile. Eravate sopra di 5 set point, quindi ci sta rischiare un po’ a servizio in questi casi.
Adesso siete 24-20.
Le canadesi servano una palla precisa che mette in crisi la vostra ricezione. Camilla non riesce ad aggiustare bene la palla, quindi Lucia deve rimandarla nell’altro campo in palleggio.
Vi preparate al loro contrattacco, Camilla e Lucia si posizionano sottorete, ma la Mc Gowan non sembra scoraggiarsi. Al contrario, schiaccia sulla parallela con tutta la forza che ha un corpo.
Evidentemente le tue giocatrici non sono troppo staccate dal muro, perché la palla s’insacca* rovinosamente nella vostra metà campo.
Un urlo di sfogo e di vittoria fuoriesce della capitana canadese, che si congiunge insieme alle sue compagne. Voi state soffrendo, loro stanno soffrendo, in questi casi vince chi riesce a mantenere i nervi saldi fino alla fine.
“Le mani devono essere più avanzate, dovete andare a chiudere di più quanto vanno di parallela!” suggerisci tu.
Le due si incoraggiano dandosi a vicenda una pacca sulle spalle. A parte tutto è così che vuoi la tua squadra: sempre in armonia, sempre unita, nel bene e nel male.
24-21.
Le avversarie stanno riguadagnando terreno, ma le tue non perdono la lucidità.
Da parte delle canadesi arriva per loro un altro servizio su Giulia. Il vostro libero riceve, e Camilla sceglie di nuovo l’attacco di Lucia in questo momento decisivo. Da posto 2, la capitana salta con fluidità e, senza alcun timore, attacca a tutto braccio una palla così potente da aprire in due il muro del Canada.
Ed ecco che arrivo pronto il ruggito delle tue leonesse, il loro urlo di esultanza.
Anche il terzo set è vostro! 2-1.
Le giocatrici hanno pochi minuti per riprendere fiato, prima del cambio campo.
Mentre si riposano, si idratano e si rigenerano, tu ne approfitti per complimentarti e per fornire loro nuove indicazioni.
Sei orgoglioso di ciascuna di loro.
“…e mi raccomando, cerchiamo sempre di pressare a servizio…dai, andiamo a chiudere questa partita!!”
“Dai, dai, dai!” incita Camilla grintosa.
Rossella le dà il cinque e un rapido abbraccio.
Apprezzi come Camilla sia perfettamente entrata nel suo ruolo. Le sue alzate sono sempre molto precise, molte studiate. Ti si riempie il cuore quando vedi la ragazza dagli occhi azzurri esultare soddisfatta a ogni azione riuscita.
Il quarto parziale inizia e prosegue a ritmo serrato. Entrambe le squadre hanno determinazione e voglia di vincere.
Decidi di mettere a riposo per qualche minuto a rotazione prima Rossella e poi Camilla, in modo da non sbilanciare troppo l’assetto della squadra. Vorresti far riprendere fiato anche a Lucia, ma non sai come reagirebbe, testarda e orgogliosa com’è.
I suoi occhi nocciola sono sempre vigili, fissi sulla palla. I suoi capelli lunghi e biondi, legati da un nastro azzurro, ondeggiano sulla schiena a ogni suo movimento.
Bella, orgogliosa e testarda! Un mix micidiale, ma è la capitana della tua squadra e tu vuoi andarci d’accordo.
Tra attacchi riusciti e attacchi subiti, arrivate al match point.
Siete 24-23 in favore del Canada, e tu chiami il time-out.
Le ragazze tornano in panchina, sei contento di vedere nei loro occhi la stessa determinazione che avevano all’inizio della partita.
“Dobbiamo assolutamente evitare di arrivare al tie-break! Camilla, questa palla devi indirizzarla a Lucia, ci serve il suo attacco da posto 2. Lucia, quando attacchi non chiudere troppo sulla diagonale, ricordati che la Patterson è una centrale molto forte a muro! Quindi, ragazze, forza! Andiamo a chiudere questa partita!”
Le vedi urlare, spalleggiarsi e incitarsi a vicenda. Speri davvero che possano aggiudicarsi questo set, senza ricorrere al tie-break!
Tornano in campo, si posizionano per ricevere. Giulia vola a recuperare il pallone, lo indirizza come sempre a Camilla che segue esattamente le tue indicazioni. Lucia balza e attacca una diagonale che butta giù la ricevitrice canadesi.
Esulta, esulta forte ma non prima di essersi scusata con la sua avversaria, che si rialza senza problemi.
Purtroppo, chi pensa che la pallavolo non sia un gioco di forza si sbaglia. Ci vuole forza interiore e forza fisica, soprattutto in uno scontro ad alti livelli come questo.
Rossella va alla battuta.
La vostra schiacciatrice dagli occhi azzurri e i capelli corvini legati in una piccola treccia, serve una palla lungo linea. L’azione di ricostruzione delle canadesi è tecnicamente perfetta, Mc Gowan si solleva per un attacco che non passa perché le mani ben posizionate di Camilla respingono la palla verso il centro campo…
Punto!
“Siiii!!” urli, non riesci a contenerti nemmeno tu.
Le tue ragazze si stringono l’una sull’altra, felici. Esauste ma felici.
Tu abbracci Paolo e lui stringe te, entrambi soddisfatti e fieri delle vostre meravigliose campionesse.

LUCIA



Oggi la vostra partita contro le canadesi è stata molta combattuta, per un pelo avete evitato di finire al tie-break, ma la vittoria è arrivata meritata.
Questa sera, con la preziosa collaborazione di Paolo, siete riusciti a convincere Startseva a uscire per festeggiare la qualificazione alla seconda fase. Un miracolo,vero?
Dopotutto, domani la partita con l’Azerbaigian sarà molto più rilassata, senza contare che i vostri allenatori, di comune accordo, hanno deciso tatticamente di schierare le compagne della riserva.
Stasera avevi una gran voglia di rilassarti e divertirti.
Sei una studentessa di scienza della nutrizione, giochi a pallavolo da titolare nella nazionale femminile, ma resti sempre una ragazza di 24 anni…
Quindi, quando vi ritrovate seduti intorno a un tavolo, in un locale tranquillissimo situato nelle immediate vicinanze del vostro hotel, non ti immaginavi minimamente di trovarti davanti una scena del genere...
A fatica trattieni uno sbadiglio.
Sorseggi il tuo Margarita e, per non addormentarti, sorreggi la testa con la mano destra, mentre le tue compagne spupazzano Startseva sotto i tuoi occhi indifferenti.
“Coach, quando ha cominciato a fare l’allenatore per la nazionale?”
“Coach, in quale squadra giocava in campionato?”
“Coach! Che numero porta di scarpa?”
“…” e questo è il suono assordante del tuo disappunto.
Ti scopri a disagio, mentre le tue compagne lo riempiono di complimenti in maniera veramente stucchevole. Persino Cris è tutta assorbita nei loro discorsi…
Il voltastomaco!
Lui tiene gli occhi bassi, arrossisce come un deficiente ,forse un pò imbarazzato, ma si lascia comunque coccolare dalle tue amiche. Questa poi…
Ti sembra davvero di stare in un pollaio con tante galline e un unico gallo.
Bevi il tuo Margarita decisamente annacquato e provi ad ignorare la scena di fronte ai tuoi occhi.
“Coach, ma lei è italiano?” gli chiede a un certo punto Camilla.
Questa domanda riesce ad attirare la tua attenzione.
“Giusto, il suo nome sembra straniero…” dice Rossella, con curiosità.
“In realtà sono nato in Russia. Non ricordo molto della mia infanzia, se non che ho vissuto in orfanotrofio finché i miei genitori non mi hanno adottato, ma mi sento italianissimo!” sorride impercettibilmente.
“Si notato subito i suoi lineamenti dell’est, coach. Sono così decisi e affascinati…” cinguetta Giulia.
Beh, tu questo lo sapevi già. Fino a questo momento non conoscevi la sua nazionalità, ma Paolo ti aveva detto che Startseva è stato cresciuto da una famiglia adottiva.
A proposito di Poalo… il vostro secondo allenatore continua a starsene in disparte al bancone.
Decidi di alzarti e, senza proferire parola, lo raggiungi. D’altra parte nessuna delle tue amiche ti nota, troppo impegnate ad adulare quello Startseva!
Pensare che questa sera ti eri fatta carina. Nonostante la stanchezza, hai trovato la voglia di lisciarti i capelli, che scendono chiari lunghi e voluminosi lungo la schiena. Hai messo solo il mascara e un filo di marita, niente di che… da poco hai scoperto che quando sei serena e in pace con te stessa, ti apprezzi molto di più.
“Paolo…!” lo saluti.
“Capitana!" ti ricambia lui, con un sorriso.
Ti siedi allo sgabello accanto al suo e ordini un altro Margarita, con la speranza che non te lo facciano annacquato come il primo.
“Non sei con le tue amiche a osannare il dio allenatore sceso in terra per tutti noi?”
Non trattieni la risata.
Adulare Startseva? Tu?
“Oh, mi conosci! – replichi con un ghigno beffardo – ma tu non mi dirai che sei geloso…”
“Tsk, figurati!”
Paolo tiene il boccale con entrambe le mani e sorseggia la sua birra a piccoli sorsi.
I suoi capelli castani sono raccolti in un piccolo codino, i suoi occhi sembrano andare oltre ciò che vedono. E’ pensieroso il tuo secondo allenatore e tu pensi di sapere chi è la persona che affolla la sua mente.
“Dunque, vediamo… le piacciono i balli caraibici, preferisce il vino rosso, odia le rose, ma in compenso apprezza molto i girasoli” dici con scioltezza.
“Mh?”
Lui volta la testa di scatto, sembra essere andato nel panico… e questo ti diverte troppo.
“E’ quello che ho detto, tienilo a mente!” gli suggerisci caldamente.
Forse la sua mente ancora non lo realizza coscientemente, ma più in là ti ringrazierà…
“No…io…ehm, non so a chi tu ti stia riferendo, ma…” balbetta lui, mentre tu te la ridi.
Adori fare la paraninfa, e poi vedere Paolo arrossire è davvero uno spasso.
Il tuo Margarita arriva e, puntuale come sempre, alle vostre spalle arriva anche quel rompiscatole di Startseva.
“Hey, avevamo detto di non esagerare con l’alcool, niente secondo girò!” dice severo.
Sembra il mastino del doposcuola, ma da quand'è che è tornato a vestire i panni del coach severo?
“Il mio Margarita era annacquato, quindi non vale!” replichi decisa, e mandi giù un sorso generoso.
Vi fissate negli occhi con aria di sfida reciproca. I suoi affilati occhi grigi nei tuoi profondi nocciola.
Lui assottiglia lo sguardo, fa per replicare qualcosa ma ricaccia tutto indietro. Cede sempre lui alla fine, eh?
Poveretto! Startseva s’impegna tanto pur di non tornare a litigare, devi riconoscerlo!
Vi raggiunge Cris.
Stasera la tua amica è bellissima e sprizza gioia da tutti i pori. Nella partita contro le canadesi ha messo l’anima ed ha realizzato il maggior numero di ACE, ma adesso, proprio come te, è solo una ragazza in un locale che vuole divertirsi e basta…
“Non fate gli asociali! Venite a ballare anche voi!” vi dice.
La tua amica dai capelli color mogano fa un cenno, mostrandovi le vostre compagne scatenate in pista.
“Cara, io sono il re dei balli caraibici!” ghigna Paolo.
Ah davvero? Che coincidenza!
“Ma fammi il piacere!” ride lei.
“Non ci credi?” lui inarca un sopracciglio, con fare di sfida
“Allora, fammi vedere cosa sai fare…!”
In un attimo, Cris lo trascina in pista. I due cominciano a muoversi a ritmo della musica latinoamericana che riempie tutto il locale. Li vedi ridere, ancheggiare sinuosi attaccati l’uno all’altro, un po’ imbarazzati, ma decisamente felici.
Startseva dall’alto dei suoi due metri non sembra molto entusiasta della cosa. Lo vedi scuotere il capo, mentre si siede sullo sgabello accanto al tuo, finora occupato da Paolo.
Ordina un amaro, uno forte, per la precisione un Jäggermeister.
È sempre impeccabile il tuo coach, ha buon gusto nel vestirsi, questa sera indossa una camicia blu sopra un paio di pantaloni beige.
Tiene gli occhi grigi fissi sul bicchiere, ma pensi che con la testa sia altrove, probabilmente alle prossime partite…
Ti fa strano averlo così vicino. Come quella volta nella sua macchina, ti ritrovi a osservare il suo profilo.
Il suo viso è sempre algido e inespressivo, ma quelle onde corvine che sono i suoi capelli gli conferiscono un aspetto più disteso, più sbarazzino. È bello il tuo coach, insopportabile ma bello. Distogli presto lo sguardo per evitare di nuovo l’imbarazzo.
Doveva per forza lasciarsi stropicciare in quel modo dalle tue compagne? Ma respingi dentro di te il fastidio che hai provato a quella scena, incapace, come sei, di sostenere il peso delle tue stesse emozioni.
“Possibile che tu debba sempre contrariarmi” ti dice placido, senza guardarti.
“Sarà un riflesso condizionato…”
Certo che indisporlo deve darti un senso di vertigine non indifferente.
“Sul serio, Lucia! Noi due stiamo dalla stessa parte!” fa lui, serio come sempre.
“Qual è il problema, coach? tanto domani non dovrò giocare...”
“Potrei avere comunque bisogno di te, non ci pensi?” è la sua pacata replica.
Lui ti guarda, i suoi occhi grigi color mare in tempesta. Gregor ti sta parlando con gentilezza, ancora una volta ti sta tendendo la mano…
Lo guardi intensamente per un lungo attimo… più lui è gentile e più tu ti blocchi. Perché?
Giulia spunta alle vostre spalle, proprio nel momento di massima tensione.
Lei poggia il suo bicchiere vuoto sul bancone e smorza tutta l’elettricità che si stava creando. È sempre bellissima con i suoi occhi castani da cerbiatta, i liscissimi capelli rosso rame, il viso tempestato da graziosissime lentiggini e il rossetto di un rosso molto acceso.
“Coach, ci stiamo divertendo, venga a ballare con noi!!” dice suadente la tua compagna.
“Oh, no…io non so ballare…” dice lui, timoroso.
“Ma non importa!!”
Vedi Giulia trascinarlo in pista. Lui, un po’ restio, si lascia trasportare da lei.
Spicca tra tutti i giapponesi mediamente alti. Non è molto aggraziato nei movimenti, per via della sua presenza massiccia, ma è decisamente bello… Gregor è bello.
Cerchi di concentrarti sul tuo cocktail, ma niente, non riesci a distogliere lo sguardo da loro, da una Giulia sensuale e spregiudicata e dal sorriso splendido di lui. Sembra divertirsi, sembra essere a suo agio nonostante non sia un tipo da locali del genere.
Nonostante il tuo caratterino e con uno sforzo non indifferente, riesci finalmente ad ammettere a te stessa che il tuo coach non è poi così male

*********************************************
Palla insaccata: la palla si insacca quando le mani a muro sono troppo staccate da rete. Quindi, in questi casi, accade che la palla si impiglia nella rete invece che respinta nel campo avversario.
**********************************************

CIAO,
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…
GREGOR SEMBRA FARE SFORZI DISUMANI PER TENERE TESTA A LUCIA, MA IL NOSTRO “DIO ALLENATORE” SEMBRA AVER FATTO BRECCIA ANCHE IN LEI.
INTANTO LA SIMPATIA CHE LEGA CRIS A PAOLO E’ SEMPRE PIU’ EVIDENTE! POVERO PAOLO, UNA GIOIA ANCHE PER L’ETERNO SECONDO XD
GRAZIE INFINITE A TUTTI VOI CHE VI SOFFERMATE SU QUESTA MIA STORIA… GRAZIE DI CUORE A CHI COMMENTA, A CHI MI SOSTIENE E A CHI L’HA INSERITA IN UNA DELLE TRE CATEGORIE… GRAZIE DAVVERO < 3
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3

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Capitolo 9
*** Buona la prima ***


BUONA LA PRIMA

LUCIA



Sei in pieno fermento.
In questa prima attesissima giornata di campionato mondiale, affronterete il Cile.
Fortunatamente, gli spalti all’interno del Palasport di Tokyo non sono gremiti di gente come invece ti saresti aspettata. Sono pochi gli appassionati nipponici accorsi, e ancora meno i tifosi italiani e cileni.
Non sei nuova nelle competizioni internazionali, ma sei tesa come se fosse la tua prima volta. Tuttavia, ricordi a te stessa che sei la capitana, in qualche modo un punto di riferimento per le tue compagne. Non ti è permesso lasciarti sopraffare dalle emozioni.
Ma il cuore galoppa nel petto…
I muscoli sono un fascio di pura tensione…
E l’adrenalina pulsa, scorre bruciante nelle vene….
Sei insieme alle tue compagne, appena fuori dalla vostra metà campo.
Prepari gradualmente il tuo corpo, lo porti alla giusta temperatura. Sgranchisci gli arti, rotei le braccia compiendo giri di 360°. Le tue gambe, lunghe e tese, sono già corazzate con delle ginocchiere bianche, le dieci dita della tua mano sono tutte ben incerottare, la maglia azzurra che indossi porta il numero 10 insieme al tuo cognome.
Nonostante i movimenti siano metodicamente gli stessi, il riscaldamento pre-partita non ha lo stesso sapore di quello che compi tutti i giorni in palestra. Lì, alla sola presenza della tua squadra, non prepari il tuo corpo per 8h no stop in campo, ma per pochi e decisivi set. Piccola ma sostanziale differenza…
Fate rimbalzare palloni da parte a parte. Con movimento studiati, calibrate bene i movimenti delle braccia con colpi sempre più decisi, sempre più secchi. Riacquistate ognuna il vostro ritmo.
Poi finalmente un fischio vi richiama.
Italia da una parte, Cile dall’altra.
Le due squadre si radunano appena fuori dal campo. A ridosso della linea dei 9 metri, si predispongono in due schieramenti, e l’elettricità nell’aria aumenta vertiginosamente.
Questo della presentazione, è sicuramente uno dei momenti che più ti emozionano. Ti trovi all’estremo della fila, tra Cris alla tua destra, e i vostri due coach alla tua sinistra.
Vi stringete tutti per mano. La mano di Cristina e quella grande Startseva raggiungono le tue, mentre l’accordo di trombe e tamburi apre il vostro inno nazionale.
Una miriade di scariche elettriche attraversa la tua colonna vertebrale.

Fratelli d’Italia,

l’Italia s’è desta;

dell’elmo di Scipio

s’è cinta la testa.

Dov’è la vittoria?

Le porga la chioma;

ché schiava di Roma

Iddio la creò.



Sulle note dell’inno di Mameli, cantate a una sola voce.
Tu, le tue compagne, Paolo, Startseva… quello che sentite è qualcosa di puro, irrazionale, qualcosa di assolutamente inspiegabile a parole.

Noi fummo da secoli

calpesti, derisi

perché non siam popolo

perché siam divisi.

Raccolgaci un’unica

bandiera, una speme;

di fonderci insieme

già l’ora suonò.



Vi sentite uniti, in perfetta comunione, tutti insieme, in un unico momento catartico.
Le vostre corde vocale vibrano all’unisono e nel vostro petto arde un sentimento di dedizione e di appartenenza a una maglia, a una squadra, a una nazione intera.

Uniamoci, amiamoci

l’unione e l’amore,

rivelano ai popoli,

le vie del Signore.

Giuriamo far libero

il suolo natio:

uniti per Dio,

Chi vincer ci può?



Alzi gli occhi su Stertseva.
Lui è al tuo fianco e la sua voce perfettamente intonata ti arriva nitida, ferma, decisa…
I suoi occhi grigi e acuminati guardano dritto davanti a sé. Sembra tranquillo, determinato il tuo coach, ma ti chiedi cosa stia realmente provando sotto quell’insondabile coltre di ghiaccio.
Fra le tue compagne, tu sei lunica ad averlo visto per com’è sotto quella patina, sei la sola a cui è stato concesso di vederlo cedere a uno dei suoi rari momenti di vulnerabilità.
Quella volta, con Mirko, hai visto uno Startseva diverso da come si presenta in palestra. Uno Startseva che si concede la debolezza di essere umano…
Questo campionato è importante per te e per la squadra, ma senti che lo è anche per lui.

Stringiamci a coorte!

siam pronti alla morte;

siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò!


Stringiamci a coorte!

siam pronti alla morte;

siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò!

Sì!!



Alzate le braccia al cielo, le dita ancora saldamente intrecciate le une nelle altre, e poi applaudite. Battete forte le mani, finchè all’interno del palazzetto si ristabilisce un silenzio solenne.
A seguire, infatti, parte immediatamente l’inno cileno. Le ragazze sudamericane, dalla carnagione prevalentemente olivastra, intonano sentitamente il loro canto nazionale.
Al termine, vi inchinati tutti al pubblico come è buona usanza nella cultura nipponica.
Primo e secondo arbitro si posizionano alle estremità della rete, i guarda-linea a fondocampo. Tutto è pronto.
Voi siete pronte, e questa è la vostra formazione schierata:

Lucia Capparelli, opposto;
Paola De Brasi, schiacciatrice;
Rossella Certini, schiacciatrice;
Cristina Deledda, centrale;
Camilla Bigonciari, palleggiatrice;
Giulia Mandelli, libero;

Starseva ha schierato immediatamente voi titolari. Probabilmente vuole subito vedervi in campo, studiarvi al fine di costruire possibili soluzioni per le prossime partite.
Battete le mani, le une su quelle delle altre. Per voi, battere il cinque significa molto più che imprimervi la giusta carica, è un po’ come se l’energia di una riuscisse a passare all’altra in un unico circuito elettrico.
Siete radunate in panchina, riserve e titolari circondate i vostri due coach. Loro con la t-shirt azzurra da CT e voi tutte con la divisa azzurra. Solo Giulia si differenzia con la divisa da libero, che è bianca con le rifiniture azzurre.
“Forza, raga! Concentrate! Dobbiamo mettercela tutta!” questo è l’incitamento di Paolo, mentre vi regala il suo sorriso più deciso.
Non ne sei tanto sicura, ma negli occhi grigi di Startseva scorgi finalmente il cenno di una qualche emozione.
“Non vi dico niente – dice il vostro primo allenatore – quello fondamentalmente avevo da dirvi, ve l’ho già detto durante i giorni di allenamento insieme. Quello che mi è aspetto da voi è un gioco di squadra. Restate sempre unite, sempre coordinate. Giocate come sapete fare, e il Cile non sarà un problema. Restate sempre insieme, se rimanete unite non vi batteranno mai, perché voi insieme siete energia pura! Forza, ragazze, andate!!”
Piene dell’energia che vi hanno trasmesso i vostri coach, entrate in campo con la giusta esuberanza.
Per buon auspicio, ciascuna di voi porta qualcosa di azzurro. Tu, per esempio hai un elastico azzurro a domare la tua folta chioma biondo cenere. Cris invece ha un braccialetto azzurro.
Camilla, la vostra regista, si posiziona al centro in prima linea, tu sei alla sua destra in posto 2.
I suoi capelli neri cortissimi sono tenuti indietro, ordinati da una fascia azzurra, e i suoi occhi blu sono iniettati di sangue. Ha lo sguardo giusto!
Sai che fra tutte, lei è la più tesa. Questa è la prima partita che gioca da palleggiatrice, la prima in cui è costretta a coprire un ruolo che non è mai stato suo.
Le tendi il palmo della mano e lei lo colpisce con grinta, piena di gratitudine.
“Andrà tutto bene!” le dici.
E lei annuisce con decisione.
Poi, l’arbitro fischia e vi preparate in recezione. Serve il Cile.
La cilena batte dritta su Giulia. La vostra compagna si allunga in avanti per ricevere. Camilla vola verso il pallone e lavora per te una palla alta e rapida. Tu salti e attacchi immediatamente con una fast…che va.
Primo punto, esultate e vi stringete in un rapido abbraccio.
Cambio palla, sei tu adesso a servizio.
Ti dirigi in zona di battura. Sotto il palmo della mano, fai rimbalzare il pallone a terra, come a tastarne la consistenza. Lanci un’occhiata fugace fuori dal campo. Paolo ti sorride, Startseva sembra impassibile ma ti fa un cenno di incoraggiamento con il capo.
Aspetti fino al fischio dell’arbitro che ti dà il via. Puoi battere.
Sollevi in alto il pallone, salti e colpisci violentemente. La palla finisce irrimediabilmente nella zona di conflitto tra due cilene in recezione, che non possono fare altro che guardare la palla atterrare fra i loro piedi.
Uno splendido Ace*.
Si!!
Le tue compagne esultano. Tu ti prepari nuovamente a battere, vorresti replicare, ma questa volta il pallone viene intercettato. Le cilene contrattaccano, Giulia vola in recupero, Camilla alza una palla per Cristina che con un colpo di frusta mette in difficoltà la ricezione delle sudamericane. Sembrano aver recuperato un pallone, che però è troppo impreciso e va a impigliarsi nella rete al terzo tocco.
Le cilene però reagiscono.
Provano a raggiungervi, puntando tutto su Florencia Ramirez, la loro giocatrice di riferimento.
Tra scambi lunghi e primi tempi, arrivate a chiudere il primo set senza problemi sul 25-16, con una decina di match-point che il Cile non riesce ad annullare.
Tornate in panchina, prima del cambio campo. Le vostre compagne in riserva vi aiutato, vi incitano, vi passano gli asciugamani e le borracce.
Ti idrati, tamponi la fronte, asciughi la fatica di un set non troppo impegnativo.
“Bene, ragazze, continuate così! – vi esorta Startseva, il tuo coach sembra molto soddisfatto – unica cosa, mi raccomando al muro nelle diagonali. Ramirez è mancina e ha delle traiettorie difficile da leggere.”
“Soprattutto quando avete lei in posto 2” soggiunge Paolo.
“Esatto, quando c’è lei in posto 2 è necessario rafforzare il muro!” conclude il vostro primo allenatore
“Dai così, raga! Forza! Continuate così!!” grida Paolo elettrizzato.
Vi unite in cerchio. Siete sudate, cariche e affatto stanche.
Ponete una mano sopra l’altra in cerchio.
“Forza ragazze – grida Camilla – per noi, hip hip, Yattaa!!
Alla fine, sul motto l’ha spuntata lei.
Sorridi e sei veramente tanto felice per la tua compagna. Camilla sembra aver acquistato coraggio, il successo delle sue azioni in campo le ha dato una fiducia che le mancava nonostante il sostegno incondizionato di Paolo e di Startseva.
I progressi che ha fatto sono incredibili, sembra davvero che abbia sempre fatto la palleggiatrice.
Riesce a lavorare dei palloni anche non precisissimi che vi arrivano dalla ricezione, e riesce a capire a chi meglio indirizzarli per un attacco ben riuscito. Camilla è padrona del vostro campo e, allo stesso tempo, è in grado di tenere sotto controllo la disposizione delle avversarie nell’altra metà campo.
Suona il fischio che dà inizio al secondo set.
Siete state brave nel primo parziale. Adesso le sudamericane cercano il riscatto e devono rincorrervi.
Come spesso avviene, però, chi sta sotto paga il duro prezzo di sentirsi sotto pressione.
Arrivate sull’11-11 perfettamente in parità. Dopo un buon inizio, però, le cilene iniziano a vacillare.
Le sudamericane appaiono scoordinate, sembrano non capirsi, non trovarsi tra loro.
Non riescono a mantenere in vita palle tutt’altro che impossibile. Hanno perso la bussola, nonostante le pronte direttive della loro allenatrice.
Chiudete il secondo set con un 25-18.
Startseva adesso sembra ancora più rilassato. Non vi ha detto molto durante il cambio campo e durante i pochissimi time-out che si è riservato di chiamare. State alla grande e, nonostante le vostre piccole imperfezioni, avete dominato incontrastate nei primi due parziali.
Poco Cile e molta Italia.
Senza grossi problemi, comincia anche il terzo set.
Startseva ha detto che vuole che sia l’ultimo. Vuole che chiudiate con il botto questa partita, con un sonoro 3 a 0.
A lui farà bene al cuore, a voi darà più coraggio e fiducia nelle vostre capacità.
In questo terzo parziale attaccate tanto, attaccate forte. Le cilene vi rispondono e qualche volta riescono a trovare il punto.
Non vi preoccupa che stiano rispondendo, a voi basta contenere la Ramirez.
L’attaccante di riferimento cilena si fa sentire.
In un’azione perfettamente combinata con la palleggiatrice, Ramirez innesca una pipe**.
Leggete bene la loro mossa, tu e Camilla vi posizionate per murarla. Vi lanciate in un balzo a rete, ed effettivamente Ramirez si protende verso la palla alzata dalla palleggiatrice.
Quello che però non avevate previsto è che l’attaccante non schiaccia, ma innesca con le dita un pallonetto che vi coglie del tutto impreparate.
“Ci sono!!” urla, Giulia.
La rossa con le lentiggini riesce ad arrivare in scivolata miracolosamente sulla palla.
Camilla cade a terra, tentando di defibrillare il pallone.
“Vai, Luci…” ti urla.
Tu, in un’azione tutt’altro che perfetta dal punto di vista tecnico, protendi il palmo della mano, cercando di salvare la giocata, ma la palla si invischia nella rete.
Peccato!!
Le cilene esultano, ma voi scoppiate a ridere.
Aiuti Camilla a rialzarsi e le chiedi scusa per aver vanificato il suo sacrificio, lei ride e ti dà una pacca affettuosa sulla schiena.
Lanciate un’occhiata fuori dal campo, Startseva vi guarda un po’ basito. Il vostro allenatore metodico e perfettino non avrà gradito molto la vostra azione poco convenzionale. Non commenta, si passa la mano nella sua capigliatura corvina e selvaggia, mentre la sua espressione facciale si limita a un’alzata di sopracciglio.
Vi riposizionate.
Il set continua con voi sempre in netto vantaggio. Senza alcun problema, continuate ad offendere in attacco e a mettere in difficoltà la ricezione.
Forse non siete del tutto consapevoli dell’importanza di questa partita, ma il vostro caro coach sicuramente sì. E’ servita molto a rompere il ghiaccio e, infatti, siete entrate subito in partita, avete subito presto confidenza con l’ambiente. Questo vi darà un’ottima spinta per affrontare con lo spirito giusto le sfide più impegnative.
Quando arrivate sul 24-15 cominciate ad accusare un po’ di stanchezza dettata se non altro dal trambusto delle emozioni iniziali.
Cristina batte. Speri che questo sia l’ultimo servizio…
La squadra cilena riceve e ha tutto il tempo per organizzare il proprio piano d’attacco. La Ramirez frusta la palla, tu cerchi di murare, ma le tue mani non sono correttamente posizionate.
Il pallone ti passa fra le mani, apre il tuo muro. Dietro di te, Giulia non può arrivare su questa palla. A salvarla si butta Cristina.
Camilla, in secondo tocco, tenta in tutti i modi di sistemartela, ma la palla è troppo bassa, troppo attaccata a rete. Tu, con il tuo 1.90m, non puoi attaccarla, né ti riesce di arpionarla in un pallonetto.
Non pensi, segui l’istinto. In un movimento del tutto scoordinato, protendi il palmo della mano e con forza spingi la palla dall’altra parte della rete. Non vedi segui nemmeno l’andamento della palla, non sai nemmeno tu di preciso cosa hai fatto…
L’arbitro fischia e, con molta sorpresa, allarga il braccio verso la vostra metà campo.
Niente infrazione, niente fallo. Il punto è vostro.
Ridi e urli di sorpresa, urli insieme alle tue compagne. Vi stringete ansanti in un forte abbraccio.
Startseva ha la bocca spalancata, sul suo viso adesso c’è la stessa perplessità che c’è sul volto delle vostre avversarie. Accanto a lui, Paolo accanto se la ride.
Possiamo dirlo: vi siete aggiudicate a pieno merito, la prima vittoria di questa prima fase…
Vi abbracciate felici, unite, esaltate…forse ha ragione Startseva, insieme siete davvero una forza!

GREGOR



Coach Startseva, com’è andata la prima partita di questa rassegna mondiale?
Bene, direi piuttosto bene!
Che impressione le hanno fatto le ragazze?
Mi hanno fatto una buona impressione. Le vedo molto cariche, hanno molta voglia di mettersi in gioco. Sì, posso dire che siamo partiti con il piede giusto. Abbiamo ancora molto su cui lavorare, ma direi che ci siamo…
Secondo lei, chi è stata la migliore in campo?
Difficile dirlo, ognuno di loro ha dato un prezioso contributo alla riuscita del match. Se devo pronunciarmi in favore di qualcuna in particolare, sento di dover dare il giusto merito a Bigonciari. Sicuramente lo saprete già, Camilla si è dovuta improvvisare palleggiatrice in sostituzione di Anna Valente, che ha lasciato la squadra. Con Camilla abbiamo lavorato tanto nelle ultime settimane, insieme abbiamo cercato di colmare lacune e pianificare il nostro gioco. Ha fatto dei progressi incredibili e oggi in campo ho ricevuto molte conferme delle sue capacità. Quindi, se devo pronunciarmi in favore di qualcuna, un grosso merito va senz’altro a lei.
Per quanto riguarda invece la parte tecnica, come si pronuncia? Avete vinto 3-0 sul Cile, sigillando il tutto con un’azione rocambolesca ma a quanto pare efficace!

Ti mordi le labbra, nel tentativo di reprimere un sorriso.

Eviterei di commentare l’azione dal punto di vista tecnico, soprattutto per quanto riguarda questo terzo set. Noi abbiamo pasticciato, ma loro molto più di noi. In linea generale, però, mi ritengo soddisfatto. A inizio partita, ho chiesto alle ragazze gioco di squadre e loro hanno risposto bene.
Domani affronterete il Canada, quali sono le sue previsioni?
Dal punto di vista tattico, il Canada è sicuramente una squadra più organizzata e coesa rispetto al Cile. Sarà una partita diversa, non so se sarà più impegnativa, ma sicuramente sarà diversa. Dovremmo farci trovare più preparati in ricezione, ma si può fare. Abbiamo studiato e speriamo di portare a casa una seconda vittoria.

Sfoggi uno dei tuoi rarissimi sorrisi e ti congedi dai microfoni…

LUCIA



Salite sul pulmino grigio e rientrate in Hotel, insieme a Paolo.
Startseva è stato trattenuto per la conferenza stampa, e voi avete bisogno di riposo. Dovete riacquistare tutte le energie in vista dell’incontro di domani con il Canada.
Sull’onda dei festeggiamenti, avete già fatto la doccia al Palazzetto. Siete contente di questa prima schiacciante vittoria. Non vi aspettavate di perdere, ma quando sei in campo non puoi mai dare niente per scontato finché non metti giù l’ultimo punto.
Già, il tuo bislacco ultimo punto…
Sei in camera con Cris.
Lei è distesa sul suo letto, riposa ma non dorme.
Tu invece sei in piedi davanti allo specchio a dare una sistemata alla tua chioma ricciola. I tuoi capelli biondo cenere sono sciolti, li ripassi accuratamente con il diffusore. Ti piace che scendano sulla schiena ondulati e morbidi.
Attraverso lo specchio, vedi la tua amica armeggiare con il cellulare. Ti chiedi se stia pensando a Paolo.
Certo, il vostro secondo allenatore sembra essere tornato in sé. Questa mattina a colazione, si è seduto con voi e ha chiacchierato come se niente fosse successo. Vi ha incoraggiato molto per la partita e ci ha perfino scherzato su, a differenza del suo austerissimo collega…
Spegni il diffusore e ti siedi sul letto, con lo sguardo rivolto verso Cris.
“Secondo te Startseva, cosa ha pensato del mio ultimo strambo punto?”
Le domandi così, dal nulla.
Non lo ammetteresti neanche sotto tortura, ma ti interessa dell’opinione che lui ha di te. Altrimenti, perché porre questa domanda?
La tua amica dai capelli color mogano scoppia in una sonora risata, stacca i suoi occhi scuri dal cellulare e li punta su di te.
“Non hai visto che faccia ha fatto?”
Ti stringi nelle spalle e ti lasci andare anche tu a una risata. Startseva embrava più costernato delle povere cilene.
“Secondo me, non sarà arrabbiato, dopotutto quello è stato il punto della vittoria – ti rassicura la tua amica – come mai questa domanda? Da quando in qua ti interessa il giudizio di Startseva?”
A Cris non hai ancora accennato della lite avvenuta la sera prima della partenza nella macchina di Startseva, né tanto meno del tuo penoso messaggio di scusa e del vostro conseguente armistizio.
Tuttavia non sai rispondere a quella semplicissima domanda. Fai per abbozzare una qualche risposta, ma le tue labbra rimangono socchiuse. Il cellulare di Cristina suona e cattura completamente la vostra attenzione.
Cris sussulta e balza seduta:
“E’ Annina!”
Sgrani gli occhi e raggiungi la tua amica.
Ti siedi accanto a lei. Vi posizionate con il telefono davanti, le ginocchia rannicchiate contro il petto e le spalle contro la testiera del letto.
Cris risponde alla videochiamata e il viso della vostra amica compare sorridente sullo schermo.
Anna è una ragazza dolcissima. Si può dire che fra le vostre compagne, lei è la più dolce, la più tenera, la più fragile… lei lo era.
“Anna!!” la salutate in coro.
E’ da un mese che non avevate notizie di lei. È bello vederla sorridere in quel modo…
E’ sempre la stessa, viso tendo, capelli castani legati in una crocchia e due grandissimi occhi verdi lucidi ma velati dalla tristezza.
“Ragazze, vi ho viste in Tv, siete state grandissime!” dice, la sentite emozionata quanto voi.
Perché lei avrebbe dovuto esserci…
Perché lei avrebbe dovuto condividere tutto questo insieme a voi…
Perché la vita è imprevedibile e, alle volte, la brutalità umana ha il sopravvento…
“Tesoro, come stai?” le chiede Cris in pena.
“Sto bene, scusate se non mi sono fatte sentire” e questa volta la sua voce è rotta da emozioni diverse.
Cerca di mascherare la tristezza come può, ma è davvero difficile sopprimere tanta rabbia.
“Non devi scusarti, noi capiamo – la rassicuri dolcemente – abbiamo provato a chiamarti tante volte, ci siamo preoccupate, ma adesso che hai telefonato siamo più tranquille!”
“Scusate tanto. Ho staccato tutto, avevo bisogno di stare da sola... di lasciare il mondo fuori, capite? Scusate, non volevo farvi preoccupare!” Anna trattiene un singhiozzo.
Tu e Cris vi scambiate uno sguardo preoccupato. Vi si stringe il cuore.
Probabilmente è ancora presto, ma Anna è ancora lontana dal superare l’accaduto.
“H...hai provato a farti aiutare?” dice Cris, con un filo di esitazione.
“Sì, sono in cura da un analista. Dice che lo supererò, ma ci vorrà tempo…”
“Per superarlo veramente devi denunciarlo!” dice Cristina.
“No, io non potrei mai…”
“Devi farlo, Cris! Non può passarla liscia, deve pagare per quello che ti ha fatto!” le dici anche tu.
“Io non posso, lui non è da solo. Ha tutta la Federazione dietro, sarebbe uno scandalo…e io non so se saprei reggere tutto questo…”
Stai per replicare, stai per dirle che lei avrebbe tutto il vostro sostegno in caso decidesse di denunciare, ma qualcuno bussa alla vostra porta e tutto quello che hai dentro ti muore in bocca.
“Adesso dobbiamo andare…” sussurra Cris.
“Non sparire di nuovo, d’accordo?” le dici.
“No, non sparirò più, promesso!”
Anna vi rassicura, regolandovi un dolce sorriso, e Cris interrompe la comunicazione.
Vai ad aprire e alla porta trovi Giulia.
Minuta, sorridete, ancora euforica per la vittorioa di oggi.
I capelli lisci rosso rame incorniciano il suo volto ovale, e le sue lentiggini lo rendono ancora più grazioso.
“Ragazze, noi stiamo scendendo di sotto – vi dice, ma si accorge subito delle vostre facce torve – è successo qualcosa?”
“No, niente!” vi affrettate a rispondere insieme.
Giulia inarca un sopracciglio poco convinta, ma finge di credervi. Le sei grata.
“Beh, sbrigatevi, fra poco servono la cena!” vi dice, prima di sparire nel corridoio.
Ti chiudi la porta alle spalle e sospiri.
Tu e Cris vi lanciate un’occhiata preoccupate, ma rimanete chiuse nel vostro silenzio. Riuscite a comunicare in questo modo, anche in situazione difficili e delicate come queste. Siete felici di aver ricevuto finalmente notizie da Anna e sperate vivamente che lei decide di sporgere denuncia. Voi la sosterrete sempre, qualsiasi decisione prenderà.
Vi preparate per la cena e scendete in sala.
Ci sono già tutti. Le vostre compagne, lo staff e Paolo. Noti subito l’assenza del tuo primo allenatore.
Si starà prendendo tutti i meriti e godendo dei complimenti da parte della stampa… - sogghigni fra te, un po’ cattivella.
Tu e Cris ritrovate il sorriso e vi sedete da una parte della tavolata, insieme a tutte le vostre compagne, che ancora parlano della partita.
Paolo vi raggiunge.
“Brave, ragazze, oggi siete state veramente brave!” dice, con tono beffardo.
“Grazie, Paolo!” risponde risoluta Cris, ignorando volutamente l’ironia.
“E’ stato uno spettacolo guardarvi, a cosa stavate giocando? Ah, sì, chiaramente alla patata bollente***!”
Scoppiate a ridere tutte. Tu nascondi il viso tra le mani, colpevole, sai di essere quella che ha pasticciato di più. Se se questa è la spiccata reazione di Paolo, ti chiedi quale sarà mai quella di Startseva.
Ed eccolo che si materializza. Il vostro primo allenatore entra in sala, bellissimo e con l’aria decisamente stanca. Porta con sé una piccola cartella, probabilmente contiene parte dei suoi appunti.
Vi raggiunge e affianca il suo collega.
“Coach, cominciavamo a credere che si fosse perso!” dice Rossella, divertita.
“Effettivamente mi hanno sequestrato!” risponde lui, sorridendo di rimando.
“Gregor, hai visto come sono stare brave le nostre ragazze?” dice Paolo, dandogli un colpo sulla spalla.
Startseva alza gli occhi al cielo e per tutta risposta estrae un foglio dalla sua cartella scarlatta.
Aggrotta la fronte e legge:
“Su un totale di 75 punti realizzati, sono vostri 5 ACE a servizio, 11 a muro, 31 in attacco…e i restanti 28 punti sono un gentile regalo delle cilene. Ringraziatele!”
“Grazie, cilene!!” cinguettano le tue amiche in coro.
Lui scuote la testa, ma sorride impercettibilmente. Tutto sommato il coach è contento dell’esito della parita.
Insieme a Paolo, vi lascia e raggiunge lo staff dall’altra parte del tavolo.
Non sembra arrabbiato, forse è anche piuttosto divertito ma sai che pretenderà molto da voi…e dentro di te sai anche che è giusto così.

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*ACE: battuta di servizio vincente. Sia se la palla finisce direttamente a terra nel campo avversario, sia se finisce out dopo essere stata intercettata in primo tocco dalla ricezione avversaria.
**PIPE: è un’azione combinata, prevede che il palleggiatore, invece di alzare la palla per l’opposto per il centrale, alza la palla al limite dei tre metri (prima linea). Lo schiacciatore deve fare molta attenzione a non calpestare la linea dei tre metri, in compenso può oltrepassarla in volo e atterrare oltre questa.
*** PATATA BOLLENTE: premetto che di questo gioco ho solo dei vaghi ricordi da bambina. Se non sbaglio è un gioco con la palla a eliminazione, che consiste nel passarsi la palla sempre più velocemente e chi la fa cadere viene eliminato. Mi sono divertita a fare questo paragone, perché sembra che Lucia e Camilla abbiano toccato la palla come se scottasse :’D
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CIAO,
SPERO DI NON AVER PASTICCIATO MOLTO E DI ESSERE STATA CHIARA NELLE DESCRIZIONI.
DEVO DIRE CHE MI SONO DIVERTITA TANTO A SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, MI SONO EMOZIONATA COME SEMPRE SULLE NOTE DELL’INNO NAZIONALE.
SEMBRA DAVVERO CHE LUCIA SI SIA “AMMORBIDITA” NEI CONFRONTI DI GREGOR, VEDREMO PIU’ AVANTI SE E COME SI EVOLVERA’ IL LORO RAPPORTO…
ANNA VALENTE, L’AMICA DI LUICIA E CRIS, E’ PROPRIO LA PALLEGGIATRICE CHE HA ABBANDONATO LA SQUADRA POCO PRIMA DELL’INIZIO DELLA NARRAZIONE.
SPERO CHE VI SIA PIACIUTO QUESTO CAPITOLO <3
VI RINGRAZIO PER CONTINUARE A SEGUIRE LA MIA STORIA, SPERO DAVVERO DI FARVI COSA GRADITA <3
UN SALUTO AFFETTUOSO,
JAPAN_LOVER <3

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Capitolo 10
*** Bollenti spiriti ***


BOLLENTI SPIRITI

LUCIA



Addosso senti una strana frenesia, mai provata prima.
Non riesci a smettere di pensare a Giulia e a Startseva, o meglio, non riesci a non pensare alle mani della rossa su di lui.
E’ pur vero che il coach le ha preso gentilmente i polsi e glieli ha allontanati debitamente dal suo petto, ma quel breve contatto, seppur innocente e voluto della tua amica, ti ha irritato all’inverosimile.
Non si tratta solo dei trascorsi con il vostro precedente allenatore, il fatto è che Startseva fa tanto il perfettino, ma il modo in cui lui si è lasciato stropicciare dalle tue compagne non è stato affatto professionale.
Non ti rendi neanche conto che ti stai tormentando una ciocca bionda dei capelli, mentre ripensi a quelle immagini. Ti ha infastidito, punto.
Così, cerchi di non pensare più a lui, e ti riconcentri sulla partita che le tue compagne stanno disputando contro l’Azerbaigian.
Oggi indossi la divisa, ma sopra porti una felpa azzurra con la cerniera lampo tirata fino al petto.
Sei seduta in panchina con le tue compagne, accanto a Cris che, fra un sorso di caffè e l’altro, ti racconta i dettagli succosi della serata caraibica appena trascorsa.
Quando, ieri sera, siete tornate dal locale lei è praticamente crollata e non ha avuto modo di raccontarti cosa sia successo con Paolo, mentre tu discutevi con Startseva.
Mentre ti parla, gli occhi sognanti di Cris sono fissi sulle spalle di Paolo, che in questo momento affianca Startseva sul ciglio del campo, concentrato sulla partita.
“Credimi, Lucia, è stato bellissimo! Stavamo ballando la bachata sulle note di Corazon Sin Cara, lui si è avvicinato ed è stato dolcissimo…”
La voce di Cris è eccitata come quella di un’adolescente alla prima cotta. Era da parecchio che non la vedevi così emozionata.
“Noo, vi siete baciati?! – esclami per la sorpresa, e anche tu riscopri quell’adolescente emozionata che è in te – e Startseva? Come siete riusciti a fargliela sotto il naso?”
Glielo domandi senza nascondere un ghigno di soddisfazione.
Cris scoppia a ridere, e tu non riesci a capire se la lacrima le sia scappata per la tua battuta, per la felicità, o per entrambe le cose.
Sei contenta per loro, e anche un po’ orgogliosa di te per aver spronato Paolo con i tuoi consigli e i tuoi incoraggiamenti. Quei due avevano proprio bisogno di una spintarella per prendere coraggio, ma non rendi partecipe Cris della tua chiacchierata di ieri con Paolo. Quella è una cosa fra te e il vostro secondo allenatore.
“In quel momento Startseva stava ballando con Giulia, a proposito… – nonostante la confusione all’interno palasport, Cris abbassa ulteriormente la voce di qualche ottava – …ma li hai visti?”
Eccome se li hai visti, Lucia, non riuscivi a staccare gli occhi da loro.
“Sì, è disgustoso…” ti limiti a commentare.
“Secondo me Giulia dovrebbe darci un taglio, ammetto che ieri al tavolo un po’ tutte noi abbiamo esagerato con Startseva, lo abbiamo messo a disagio, poveretto, ma addirittura strusciarsi su di lui e mettergli le mani addosso in quel modo…è stato veramente troppo!”
“E’ lui che dovrebbe avere la decenza di non permetterlo! Fa tanto il precisino, e poi cosa fa? Si lascia mettere le mani addosso da una delle sue atlete?” dici duramente.
“Calmati, Luci, non ti sembra di esagerare? – ti sussurra – sembra che tu stia parlando di lui come di un Pandolfi o un porco del genere. Se hai notato, molto elegantemente Startseva l’ha rimessa al suo posto!”
Ti stringi nelle spalle, sentendoti un po’ colpevole.
Pensaci, Lucia. Sei ancora sconvolta per quello che è accaduto ad Anna? Credi, forse, che Gregor possa approfittare di una di voi? Suvvia, dentro di te sai bene che Startseva non ne sarebbe capace eppure ti ostini a dargli addosso...
“Va bene, d’accordo! Startseva non sarà Pandolfi, ma ha apprezzato le vostre moine di oche starnazzanti!” sbotti, un po’ acida.
E adesso te la prendi pure con le tue amiche…
Cris fa qualcosa che tu detesti seriamente. Ti pizzica sui fianchi, il tuo punto più sensibile, dove accusi il solletico peggio si qualsiasi altra zona del corpo. Urli e salti dalla panchina.
Startseva e Paolo si girano a guardarvi perplessi.
Il vostro primo allenatore solleva perplesso un sopracciglio, prima di tornare a concentrarsi sulla partita. Paolo approfitta della distrazione per lanciare un sorrisetto sbieco a Cris. Vedi la tua amica avvampare e sorridergli maliziosa.
“E adesso chi sarebbe l’oca starnazzante?” ti apostrofa lei, sorniona.
Ti risiedi accanto a Cris maledicendola, ma felice per quella scarica di elettricità intercorsa tra lei e il vostro secondo allenatore.
Piano piano, allenamento dopo allenamento, fra loro si è creata un’intesa molto potente e tu puoi ben dirlo perché, prima ancora che loro stessi ne prendessero pienamente coscienza, tu ti eri già accorta dei loro sentimenti.

GREGOR



Questa mattina avete battuto le azere, 3-0.
Adesso avete cinque giorni di stacco, prima dell’inizio della seconda fase. Potresti riposarti un po’, magari raccogliere le idee, prima di tuffarti a capofitto nel lavoro. Invece, hai concesso la giornata libera alle ragazze, che probabilmente saranno in giro a fare shopping o le turiste, ma hai trascinato con te il povero Paolo in una sala appartata dell’hotel, a pianoterra, per visionare i filmati delle partite.
In questo momento state visionando un filmato della prima giornata, precisamente la partita tra Russia e Stati Uniti.
Paolo se ne sta seduto accanto a te, con il taccuino sulle gambe, le mani intrecciate dietro la nuca e i piedi appoggiati su un’altra sedia. Si lascia scappare uno sbadiglio, e pensi che sarebbe stato meglio dare la giornata libera anche lui, ma dal momento che ti hanno convinto a partire domani per Kyoto, per una gita fuori porta, non te la sei sentita di perdere altro tempo.
Ti lasci scappare uno sbadiglio, e copri subito la bocca con la mano come a voler chiedere scusa.
“Ok, può bastare!” dice lapidario il tuo amico.
Paolo blocca il video, e chiude il portatile che lo sta proiettando, lasciandoti un po’ interdetto.
“Mh?” è il tuo mugolo contrariato.
“Per oggi basta così, anche noi abbiamo bisogno di un di relax, Gregor!”
“Forse hai ragioni!” ammetti, passandoti stancamente una mano sulla faccia.
Hai concretizzato 3 vittore su 3, ma non te la stai vivendo bene. Sei teso, Gregor, se solo non ti avessero convocato all’ultimo momento, saresti sicuramente più sereno.
“Coraggio – ti dice il tuo amico, sollevandosi dalla sua sedia – andiamo a rilassarci un po’!”
Ti alzi poco convinto e lo segui. Uscite dalla sala, ma non vi dirigete affatto verso la hall e gli ascensori. Proseguite per il lungo corridoio, dalla parte opposta.
“Dove stiamo andando?”
“Te l’ho detto, andiamo a rilassarci un po’! Fidati, dopo tutta questa fatica, ce lo meritiamo” ti assicura.
Paolo ha ragione da vendere, dovresti rilassarti, ma sei un tipo apprensivo. Somatizzi silenziosamente ogni cosa, ma purtroppo è più forte di te, questo è un cruccio che ti porti dietro da sempre.
“Ascolta, è da un po’ che volevo chiedertelo… – dici con un po’ di esitazione – cosa c’è esattamente tra te e Cristina?”
Lo vedi tentennare un po’ al tuo fianco.
“Me lo chiedi per via di ieri sera?” ti domanda, chiaramente evasivo.
“Anche!”
Ieri in quel locale li hai visti ballare in modo piuttosto intimo, e non ti è certo sfuggita la loro intesa. Lucia ne era sembrata entusiasta, giustamente felice per la sua amica, ma tu sul lavoro sei un tipo pratico.
Senti proprio il bisogno di ricordarglielo: siete qui per lavorare. Ben venga se ci sarà un futuro tra lui e quella ragazza, ma esigi la massima professionalità finché dura questo campionato.
“Niente di particolare, Greg – t i dice, piattamente – è solo una bella ragazza…!”
“Te lo chiedo perché non vorrei complicazioni all’’interno del team!”
Poi, lasci cadere il discorso perché la verità è che non ti piace sentirti preso in giro, e Paolo è davvero un pessimo bugiardo.
“Ti chiedo soltanto di non combinare casini fino alla fine della competizioni” aggiungi, e lui si morde le labbra, perché naturalmente sa di non averti convinto.
“Amico, rilassati. Niente turberà la quiete all’interno della squadra finché Paolo sarà il secondo allenatore!”
E per la verità è questo che ti preoccupa, ma non glielo dici.
Il solito megalomane – sospiri.
Arrivate nella zona benessere dell’hotel. Sapevi che Paolo ti avrebbe portato in un posto del genere, ti stringi nelle spalle, mentre entrate nell’enorme spa piena di tutti i confort.
Un profumo di fiori e aromi essenziali invadono le tue narici.
“Abbiamo un intero staff di specialisti a nostra disposizione, non è necessario venire qui, la spesa non è supportata dai fondi della Federazioni!” osservi, sentendoti un po’ a disagio mentre due giovani donne asiatiche si avvicinano per accogliervi, con un gran sorriso.
“Welcome!” vi accolgono, facendo un profondo inchino.
“Oh, so bene che la spesa non è supportata, ma vuoi mettere quattro massaggi con lo shatsu che hanno da offrirci queste belle donzelle!” è la fine risposta di Paolo.
Le due ragazze dai visi tondi e dagli occhi a mandorla vi accompagnano in un camerino. Sono davvero carine, con i Kimoni colorati e i capelli raccolti dietro in una coda.
Vi spogliate e schizzate dentro alle cabine doccia, per prepararvi al massaggio. Vi asciugate e utilizzate i morbidissimi teli per coprirvi dalla vita in giù, prima di uscire dalla cabina e raggiungere di nuovo le massaggiatrici.
Le due ragazze vi sorridono, e vi invitano a stendervi su due lettini.
Ti corichi a pancia in giù, cercando di non sentirti troppo impacciato nei movimenti.
Non ti senti molto rilassato, vero, Gregor? Forse perché hai anteposto il piacere al dovere, e sei in una spa a rilassarti mentre i video da studiare sono ancora tanti?
Quando però la giapponesina comincia ad accarezzare il tuo corpo, cospargendolo di oli essenziali, tutti i pensieri si dissolvono...
“My name’s Yoko!” ti sussurra lei timidamente.
“I’m Gregor!” le rispondi, imitando il suo tono di voce.
Il lettino su cui è adagiato Paolo è a due metri dal tuo, la sua voce e quello della sua massaggiatrice ti giunge ovattato, probabilmente per l’incredibile stato di benessere che sei riuscito inaspettatamente a raggiungere.
“This is argan oil…”
“Mh…” questo suono è tutto ciò che riesci ad articolare, mentre preme le sue dita delicate ma decise sulle tue larghe e possenti spalle.
Il suo tocco parte dalla base del collo, e poi scende lungo la schiena. È incredibile il senso di beatitudine che ti suscita, come se quelle piccole falangi, affondate nella tua carne, riuscissero a sciogliere i muscoli rigidi e contratto.
“You have to be a very stressed man – mormora – your muscles’re contracted!”
(“Devi essere un uomo molto stressato, i tuoi muscoli sono contratti!”)
“Yes, l’am stressed!” ammetti, mentre fai fatica a trattenere un gemito di piacere.
Ti sembra, quasi, di essere stato catapultato in un’altra dimensione, dove a farla da padrone è solo il piacere dei sensi. Non ti rendi conto del tempo che passa, dopo trenta minuti la voce dolce di Yoko ti riporta alla realtà.
“Position your-self face up, please!”
(“Mettiti pancia in su, per favore!”)
Gemi di frustrazione, quando le sue mani abbandonano la tua pelle. Poi, come lei ti ha gentilmente chiesto, inverti la tua posizione mettendoti pancia in su.
Sei rilassato e stordito, ma abbastanza lucido da prestare attenzione a non scopriti quando ti giri nel lettino.
Guardi gli occhi scuri di Yoko, e il suo sorriso gentile ti rassicura.
Prima erano solo delle mani anonime su di te, anche se la sua vocina di tanto in tanto ti riportava con i piedi a terra. Adesso è come se l’incantesimo si fosse spezzato. Vedere Yoko all’opera, ti fa sentire un po’ a disagio. Lei se ne rende conto subito, perché sente i tuoi muscoli di nuovo irrigidirsi spasmodicamente.
Ti invita a chiudere gli occhi, e tu cogli subito il suggerimento.
Ha ragione, ma non fai in tempo a raggiungere l’universo di estasi di prima perché la voce di Paolo ti apostrofa orgoglioso:
“Che ti dicevo, Greg? Ne è valsa la pena, vero?”!
“Mh…” ammetti.
“Con tutto il rispetto per i professionisti che ci hanno accompagnato, ma queste bamboline ci sanno davvero fare!”
Sei contento che le giapponesi non capiscano una sola parola d’italiano, almeno lo speri.
Deglutisci e cerchi di concentrarti sul massaggio, hai intenzione di goderti ogni singolo minuto che ti resta. Hai un disperato bisogno di rilassarti, questo è proprio quello che ti ci voleva.
“You also want a penis massage?” vi chiedono Yoko e Kyomi.
(“Gradite anche un massaggio del pene?”)
“You mean a real penis massage?” fa eco Paolo, incredulo.
(“Intendi un vero massaggio al pene?”)
Le due giapponesine sorridono divertite, e annuiscono.
“Oh, yes!” dice lui, con il suo improbabile accento.
Sussulti quando Yoko fa per scioglierti l’asciugamano che hai alla vita.
“No!” esclami, trattenendole le mani.
“Oh – esclama lei, mortificata – if I send my male partner?”
(“Oh, e se mandassi un mio collega maschio?”)
“No, no! Thank you!” rispondi.
Yoko continua a massaggiare il tuo petto e le tue braccia ancora ben scolpiti, mentre a fianco Kyomi scopre il sesso di Paolo e comincia un massaggio decisamente intimo su di lui.
Ti senti veramente a disagio, cerchi di pensare ad altro che possa coprire i singulti di piacere di Paolo, e davvero non ti capaciti come tu possa avere un’erezione in un momento del genere.
Arrossisci violentemente, solo il sorriso di Yoko, intenerita dal tuo pudore, riesce a estraniarti dal quella situazione.
Sei davvero una brava persona, Gregor. Sei cresciuto in una famiglia molto agiata e trovi che fare il massaggiatore sia un mestiere di tutto rispetto, però ti chiedi cosa possa provare una giovane ragazza come Yoko a dover frugare nell’intimità di un estraneo.

Uscite dal centro benessere e ripercorrete a ritroso il corridoio da cui siete venuti.
Sapevi che una volta uscito da lì, Paolo ti avrebbe fatto nero come non mai:
“Hai visto, Greg? Sicuramente quelle giapponesine hanno pensato che tu fossi gay!”
Ti senti ancora terribilmente a disagio, guarda un po’ a cosa ti è toccato assistere!
Inghiotti il rospo, cerchi di celare tutte le tue emozioni contrastanti – imbarazzo, frustrazione, ma anche un senso di pace e rilassatezza – e le ricacci tutte dentro.
Adesso l’unica cosa che ti preme è saldare il conto alla reception del massaggio che avete consumato, ed è lì che vi state dirigendo. Non vuoi certo che venga confuso con le spese a carico della Federazione, ti immagi poi l’imbarazzo?
“Non credo proprio che abbiano pensato fossi gay, al massimo timido!” replichi stizzito.
“Confessa, da quand’è che non ti fai una sana scopata?”
“Ma questo cosa c’entra?” ti passi una mano sulla faccia, incredulo della piega che sta prendendo la discussione.
"Il tuo problema è che non ti lasci andare, fai come me, rilassati! Prendi la vita con più leggerezza – ti incita lui, concedendosi di parlare liberamente, come se effettivamente nessuno potesse comprendere i vostri discorsi – secondo me avresti potuto approfittarne, la mia Kyomi è stata bravissima…”
“Rilassarmi in quel modo, come potrei? Santo cielo, Paolo, ti sei fatto masturbare sotto i miei occhi.. !”
Ma Paolo non replica come suo solito. Confuso, alzi la testa e segui il suo sguardo sgomento rivolto dinnanzi a voi.
Cavolo!
Preghi che non vi abbiano udito, sulle poltroncine della hall sono sedute Lucia e Cristina. Ai loro piedi sono adagiate delle buste, mentre una di fronte all’altra sembrano assorte ciascuna davanti ai propri cellulari.
Sospiri, non dovrebbero avervi sentito…
Paolo esita, ma non appena gli occhi di Cristina vi intercettano, non si tira indietro. Cris vi raggiunge davanti al desk, e Lucia fa altrettanto di malavoglia.
La tua giocatrice dai capelli mogano vi sorridere divertita.
“Coach, perché è tutto rosso?” è la prima cosa che dice Cris, vedendoti.
Merda! imprechi.
Lucia alza gli occhi e vi guarda con sospetto…o forse è la tua coda di paglia che ti fa pensare al peggio?
“E’ per la sauna…!” questo è Paolo, che risponde per te.
Fa di tutto per non tradire emozioni con la voce, peccato che precipitoso com’è fa comunque una grossa gaf!
“Ma in questo hotel non c’è la sauna, ieri Camilla lo ha domandato al desk…” osserva Lucia.
“Oh, avete fatto ben altro…” dice Cristina, con un filo di voce.
Il suo sopracciglio inarcato tradisce tutto il suo disappunto. Delusa com’è, Cris non riesce a essere razionale, non si cura minimamente di mantenere le apparenze con te…
Lancia a Paolo un’occhiataccia truce e amareggiata, per poi sparire verso gli ascensori.
“No, Cris, andiamo! Non è come pensi...” senti gridare Paolo, mentre si lancia a rincorrerla disperatamente.
Lucia incrocia le braccia e si stringe nelle spalle.
Tu eviti di guardarla, le passi davanti e procedi verso il bancone la reception.
Senti il suo sguardo addosso. Puoi immaginare cosa starà pensando di te, ma decidi di non curartene. Massaggio intimo o no, tu, davvero, non hai fatto nulla di male.
Se non sapessi che è stata con un tipo come Mirko, potresti tranquillamente credere che Lucia sia una di quella ragazze morigerate che magari aspettano al matrimonio per provare quel tipo di piacere…
Tu, poi, non ti sei neanche lasciato toccare intimamente da quella graziosa ragazza asiatica, perché ti senti così a disagio… colpevole?
Saldi il conto, rimetti la carta di credito nel portafogli e ringrazi cordiale il concierge dagli occhi a mandorla. Fai per tornartene in camera, ma lo sguardo severo di lei ti coglie davvero di sorpresa.
Ora, Gregor, tu non puoi sapere cosa è successo prima che tu arrivassi nella squadra, e non puoi neanche sapere del disagio vissuto da Lucia nel vederti così intimo con Giulia, proprio per quello stesso motivo. Quindi ti sembra fuori dal mondo, che lei abbia nei suoi occhi nocciola tutto quel disprezzo verso di te.
Ti fa sentire sporco, quando dentro hai un animo così pulito...
Per te è davvero troppo.
“Che c’è?” dici secco, e per una volta, veramente arrabbiato.
La tua reazione del tutto inaspettata la mortifica un po’, ma non lo dà minimamente a vedere.
“Assolutamente niente…!” risponde, con fierezza.
I tuoi occhi grigi e affilati sono su di lei, e ti dispiace davvero perché odi scomporti e alzare la voce, soprattutto con una donna…poi, con una ragazza giovane come lei.
Un senso di malessere ti balza nel petto. Perché con lei deve sempre essere così?
“Mi pare che sono un uomo fatto di carne e ossa anch’io…” dici, esasperato.
Ti stai davvero giustificando, Greg?
“Lo vedo…!” e la sua risposta, prima di andare a recuperare le buste sue e di Cristina dal divano, e sparire verso gli ascensori.
La sua voce è un flebile sussurro, dentro non ci cogli dell’astio, ma solo…tanta amarezza.
Per quanti sforzi tu stia compiendo, non riesci proprio a capirla…

********************************

CIAO,
SCUSATE L’ATTESA. QUESTO CAPITOLO E’ UN PO’ PARTICOLARE…
MI SONO DIVERTITA A GIOCARE SULLA PERSONALITA’ DEL POVERO GREGOR.
FUORI SEMBRA FREDDO E INSONDABILE, MA SOTTO SOTTO E’ UN UOMO TANTO TENERO…
SPERO CHE VI PIACCIA LA SHIP CRIS-PAOLO…MA NE SAPREMO DI PIU’ NEL PROSSIMO CAPITOLO.
CHIEDO SCUSA PER IL MIO INGLESE MACCHERONI, SICURAMENTE CI SARA’ QUALCHE STRAFALCIONE…E PER QUESTO HO PENSATO DI RIPORTARE IN PARENTESI LA TRADUZIONE IN ITALIANO.
A PRESTO,
JAPAN_LOVER <3

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Capitolo 11
*** Hanami (Prima parte) ***


HANAMI

(Prima parte)

LUCIA



Cris ti ha tenuta sveglia tutta la notte e il motivo, neanche a dirlo, è Paolo.
Ieri il vostro secondo allenatore ha passato tutta la serata a tentare di parlarle, di spiegarsi, ma la tua amica non ha voluto saperne di ascoltarlo, preferendo passare tutta la notte a lamentarsi e a rimproverare sé stessa per essersi lasciata andare ai sentimenti che da tempo provava per lui.
Cris fa la forte, la ragazza orgogliosa, ma appena avete spento la lampada – dovevano essere circa le 3 di notte – l’hai sentita soffocare i singhiozzi tra i cuscini.
Certo, il comportamento di Paolo ha deluso un pò anche te, ma tu sei già disillusa nei confronti del genere maschile e poi la cosa non ti riguarda direttamente.
Tuo padre è sparito e l’unico ragazzo di cui tu ti sia mai fidata ti ha tradito (probabilmente anche più di una volta), non ti aspettavi certo che Poalo, anche se tuo amico, fosse molto diverso da tutti gli altri uomini.
Hai una teoria: non credi affatto che gli uomini siano esseri inferiori, ma quando c’è di mezzo il sesso, l’afflusso di sangue tende a concentrarsi sotto la cintura e stenta a raggiunge il cervello. Non sono meno intelligenti, sono solo degli emeriti imbecilli.
Con Cris non sei stata dura. L’hai ascoltata e, per quanto hai potuto, hai anche cercato di prendere le difese di Paolo, d’altronde si è solo lasciato ‘massaggiare intimamente’ da una giovane e bella massaggiatrice giapponese, non l’ha certo tradita. Tuttavia, trovi che Paolo avrebbe potuto trovare un modo diverso per rilassarsi o per risparmiare a Cris la pena di venirlo a sapere. Ma forse sarebbe stato chiedere troppo.
In questo preciso momento sei sola in camera e ignori volutamente i messaggi di Cris. Sei in ritardo, lo sai benissimo, e quindi non puoi perdere tempo. Lei è scesa a fare colazione e ti ha lasciato alle prese con la piastra, nell’arduo tentativo di domare la tua fluente chioma bionda. Avresti potuto semplicemente legare in capelli con l’elastico, ma in questi giorni di riposo senti il bisogno di prenderti più cura di te stessa.
Oggi trascorrerete una giornata a Kyoto, miracolosamente siete riusciti a convincere Startseva a staccare e a concedervi una gita fuoriporta.
Non stai più nella pelle, sei cresciuta con il mito di Mila & Shiro, e il Giappone ti affascina fin da quando eri un’adolescente appassionata di anime e manga. Non potevi venire in Giappone e non visitare l’antica capitale imperiale.
Fra tre giorni inizierà la seconda fase. Il nuovo girone sarà sicuramente più impegnativo, ma per oggi hai tutte le intenzioni di goderti Kyoto. Se sarà necessario ignorerai Cris, Paolo, Startserva e chiunque tenterà di rovinarti la giornata.
Forse dovresti scusarti con Startseva per la scenata di ieri. Non è certo affar tuo cosa fa in un centro benessere e nella sua intimità. Solo che Paolo aveva lasciato attonita un po’ anche te…e quindi hai ben pensato di sfogare su Startseva la tua avversione per il genere maschile. Come se i vostri rapporti fossero idilliaci! Davvero, Lucia, cosa ti cambia se Startseva si lascia fare una sega da una bella giapponesina? Niente, no? E allora? Ti scuserai con lui per l’ennesima volta, con calma, al momento giusto. Lo farai quando sarai più tranquilla e quando lo troverai in buona, ma magari un altro giorno, oggi vuoi solo goderti la gita e magari scattare qualche foto ricordo di questo momento importante che stai vivendo.
Cris e le tue compagne ti stanno tampinando di messaggi, che ignori bellamente. Sai benissimo di essere in ritardo con i tempi e che probabilmente dovrai saltare la colazione, ma di certo non puoi partire con l’ultimo ciuffo ribelle ancora da piastrare.
E adesso bussano anche alla porta! Sbuffi.
“Un attimo!” dici alzando un po’ la voce, per farti sentire dall’esterno.
Dalla furia, ti scotti anche il palmo della mano e farfugli qualche incomprensibile imprecazione.
Ancora quell’insistente toc-toc.
“Un attimo, arrivo!!” ripeti.
Quanta insistenza! Questa non può essere Cris, si è anche portata dietro la chiave. Ti allunghi, apri la porta con la piastra incandescente ancora in mano, e mai ti saresti aspettata di trovarti davanti proprio Startseva.
Sgrani gli occhi nocciola e rimani un attimo interdetta.
“Capparelli, sbrigati, di sotto stanno aspettando solo te! – ti dice, dando una rapida occhiata al rolex sul suo polso – il treno parte fra 40 minuti!”
In questo preciso momento, Starteseva ti appare in una veste del tutto inedita. Indossa dei bermuda beige, una t-shirt blu scuro e un paio di scarpe sportive del medesimo colore della maglia. Dal collo pende una Canon davvero interessante, e tu te ne intendi. Oltre ad essere una pallavolista professionista e una studentessa di scienze della nutrizione, sei anche un’appassionata di fotografia. Nelle Marche, facevi parte di un gruppo di escursionisti e fotografi amatoriali, ma purtroppo gli impegni non ti hanno permesso di continuare a coltivare quest’altra tua grande passione.
Startvesa sembra uno di quei turisti Giapponesi che si incontrano per le vie delle principali città italiane, ma sempre impeccabile e curato nel suo aspetto.
“Sono quasi pronta – gli assicuri – cinque minuti e vi raggiungo”
“Bene, d’accordo!”
Lui se ne va e tu richiudi la porta. Riprendi a piastrarti l’ultima ciocca e passi giusto un filo di trucco sugli occhi, tanto hai già un astuccio pronto nella borsa, finirai gli ultimi ritocchi con tutta calma quando sarai sul treno.
Indossi un pantaloncino nero piuttosto avvitato, con sopra una maglietta bianca di cotone con una stampa vintage e delle scarpe da ginnastica nere. Sei pronta, sistemi al collo la tua Nikon, indossi lo zainetto di ecopelle e lasci la camera, chiudendoti la porta alle spalle.
Startseva, a braccia incrociate, è appoggiato con la schiena alla parete accanto alla porta della tua stanza. Ti stava aspettando?
Non sembra più amareggiato come ieri, sospiri di sollievo dentro di te. Il tuo coach è obiettivamente un bell’uomo: alto, ben scolpito, grigi occhi magnetici, riccioli scuri un po’ allungati che vanno a incorniciare amabilmente il suo viso dai lineamenti marcati.
“Finalmente…!” ti dice, con il suo tenue sorriso.
Startseva sembra tranquillo, oseresti dire anche un po' spensierato. È raro vederlo così. Non è più arrabbiato, eppure, anche questa volta con lui hai dato il peggio di te…
La cosa più snervante è che ogni volta che discutete, Startseva sorvola sempre, come a voler rimarcare che dall’alto dei suoi 34 anni lui è l’uomo maturo e tu solo una ragazzina. E in effetti, in alcuni momenti, i dieci anni che intercorrono fra voi li percepisci tutti. Che nervi!
In silenzio, lo segui lungo il corridoio fino all’ascensore e pensi che forse dovesti dire qualcosa a proposito di ieri, che quantomeno dovresti scusarti.
Entrate e le porte si richiudono davanti a voi, ti volti timidamente verso di lui. Il coach ricambia il tuo sguardo, per la verità un po' sorpreso, ma aspetta che sia tu a parlare.
“Coach, io…”
Stai per pronunciare le tue fatidiche parole di scusa, quando un rumore improvviso e poco rassicurante vi fa trasalire entrambi.
“C… crede che sia stata una scossa di terremoto?” mormori, spaventata.
“No, non credo… ma mi sa che adesso abbiamo un bel problema!” risponde lui, sicuramente più controllato di te nelle emozioni.
L’ascensore non si apre e, con ogni probabilità, non è arrivato neanche al pianterreno.
Ti agiti, vai nel panico. Cominci a premere ripetutamente il tasto del piano 0.
Con una mano, Startseva afferra saldamente il tuo polso e ti costringe, con delicatezza, a voltarti verso di lui: “Hey, restiamo calmi, d’accordo?”.
I suoi occhi rassicuranti ti guardano intensamente. Hai la gola secca e le gambe paralizzate, quindi ti limiti ad annuire cercando di seguire il suo suggerimento.
“Vedrai, usciremo presto di qui – ti dice, lanciando un’occhiata all’orologio – soffri di claustrofobia?”
Scuoti la testa, ma la verità è che stare negli spazi troppo chiusi alla lunga ti mettono ansia…altrimenti non saresti andata subito nel pallone così.
Lui sospira per il sollievo, poi preme il pulsante delle emergenze che in preda all’agitazione non avevi neanche notato.
Inoltre, noti che all’interno di questa piccola scatola di lamiera non prende linea, ma almeno arriva il wi-fi dell’hotel, seppur con un segnale piuttosto debole.
Hai praticamente una trentina di messaggi non letti da parte delle tue compagne e non hai la minima intenzione di soffermartici adesso. Apri la chat di Cris e la avverti del piccolo contrattempo.
“La segnalazione dovrebbe essere arrivata…” senti a mala pena dire a Startseva, e mandi immediatamente un messaggio alla tua amica.

Tu:
Cris, io e Startseva siamo rimasti bloccati in ascensore.
Lui dovrebbe aver mandato la segnalazione, ma non so…
per favore, avvisa Paolo e controllate che sia arrivata!

Cris:
???
Lo avverto subito!!


Cerchi di respirare regolarmente, sei tesa e la presenza di Startseva così vicina non ti aiuta.
Poveretto, lui ha cercato di calmarti, e adesso sta facendo tutto il possibile per tirarvi fuori di lì…
Tempo qualche istante, e suona il cellulare del tuo coach. Una videochiamata di Paolo.
“Pronto, Paolo…?”
“Greg, i tecnici sono già al lavoro, a breve dovrebbero tirarvi fuori di lì!” senti la rassicurante voce di Paolo, dall’altro capo.
“Grazie al cielo!” è il sospiro di Startseva.
“Spiegami, cos’è successo? Non è che avete premuto qualche tasto?”
“No, assolutamente, abbiamo solo sentito un rumore strano e l’ascensore si è fermato di colpo! – gli spiega Startseva – accidenti! Fra poco parte il treno!”
“Vedrai che ce la faremo…”
“Lo spero, chiamami se hai novità!”
“Certo, resistete!”
Startseva riattacca, e tu adesso sei un po' più tranquilla. Avete parecchie ore di ossigenazione, ma non ne avrete bisogno. Presto sarete fuori e vi riapproprierete dei vostri spazi personali...
Solo che ti fa un po' strano rimanere bloccata in ascensore col tuo coach, proprio all’indomani di una vostra ennesima sfuriata.
Startseva è accanto a te, e tu cerchi in ogni modo di evitare di incrociare il suo sguardo perché lui sa che prima stavi per dirgli qualcosa. Volevi cavartela così, approfittare di quei pochi secondi per porgergli le tue scuse, il tempo di un breve tragitto in ascensore. Chiamalo Karma o destino, ma questa volta le alte sfere si sono prese gioco di te.
I tuoi gli occhi sono incollati al cellulare, le tue dita lunghe e flessuose scorrono svelte sullo schermo. Tenti così di esorcizzare la presenza di Gregor, rispondendo ai messaggi di preoccupazione delle tue amiche, una presenza per chiunque discreta e rassicurante ma per te incredibilmente opprimente…
Di nuovo suona il suo cellulare.
“Paolo…! A che punto siamo?”
“Greg, resistete, i tecnici stanno per arrivare…”
Startseva lancia un’altra occhiata all’orologio e, senza alcuna esitazione, esorta l’amico:
“Bene! Ma voi cominciate ad andare in stazione, io e Capparelli vi raggiungeremo non appena ci avranno liberato da qui!”
“Ne sei sicuro, Greg? Potrebbe volerci un po'!”
“Appunto per questo motivo, almeno voi non perdete la navetta! In qualche modo io e Lucia vi raggiungeremo, anche in taxi se è necessario!” gli assicura Gregor.
“D’accordo – conviene, infine, Paolo – tenete duro! Ci troviamo in stazione!”
Il tuo secondo allenatore riaggancia, e tu ti ritrovi di nuovo da sola con Gregor in una scatola di lamiera e con attorno soltanto il vostro silenzio. Lui chiuso nella sua impassibilità ermetica, tu nel tuo colpevole imbarazzo.
Non ricordi esattamente il momento in cui hai cominciato a stimarlo come allenatore, ma adesso stai cominciando ad apprezzare anche altre sue qualità come la calma, la pazienza e la tempra con cui riesce a gestire ogni situazione.
Passano i minuti, e ancora nessuna notizia dall’esterno. Lui non si scompone, ma sai che comincia a temere che possiate perdere quel treno. Lo osservi un po' assorta, mentre armeggia al cellulare con un po' di frenesia.
Il cellulare di Gregor suona ancora una volta, mentre tu ormai hai smesso di leggere e rispondere ai messaggi delle tue compagne.
“Greg, a che punto siete?” la voce di Paolo è disturbata dalla confusione in sottofondo.
Sono in stazione, il rumore dei treni e del chiacchiericcio vi suggerisce che i vostri amici hanno già raggiunto il binario.
“Siamo ancora qui dentro! – risponde Gregor, questa volta palesemente irritato – ancora nessuna novità, non ci hanno fatto sapere niente!”
“Cosa? – senti sbottare Poalo, credulo – ma dannazione! Il treno sta per arrivare!”
“Voi partite, noi troveremo un modo per raggiungere!”
“Ma neanche per idea!”
“Paolo, sii ragionevole! – lo prega Gregor – è più facile riorganizzare un viaggio in due persone, piuttosto che spostarci in quattordici!”
Questa volta il rumore delle rotaie si fa più forte e stridente: è il vostro treno appena fermatosi al binario.
“D’accordo! – risponde Paolo, con tono di resa – ma mi raccomando, scrivimi appena uscite di lì!”
Greg annuisce e chiude la telefonata. I suoi occhi dal colore del mare in tempesta incrociano i tuoi nocciola, così diversi ma attanagliati dalla medesima preoccupazione.
Minuti interminabili, forse ore. Non sai quanto tempo passi prima che riavvertiate lo stesso rumore di quando l’ascensore si era fermato. Poi, il suono inconfondibile della discesa e finalmente le porte si riaprono restituendovi al mondo esterno…e ai vostri spazi.
Aria nuova. Ossigeno.
Al vostro arrivo, trovate i due tecnici e il concierge con l’aria terribilmente desolata e con le spalle chine, chiaro segno di umiltà tipico della sua cultura. Il signore della reception non smette di scusarsi con voi, interloquendo in inglese principalmente con Startseva. Il tuo coach tenta di ottimizzare i tempi e trovare una rapida soluzione al vostro problema, e chiede all’uomo dai piccoli occhi a mandorla indicazioni su come raggiungere Kyoto nel minor tempo possibile.
Mentre i due uomini si recano in direzione, tu attendi Startseva nella hall dell’albergo, speranzosa di buone notizie. Seduta su un comodo divanetto, realizzi che siete rimasti chiudi in ascensore per oltre due ore. Continui a messaggiare con le tue compagne che a breve arriveranno a Kyoto, e tu non vedi l’ora di raggiungerle per salvare il resto della giornata.
Senti la voce di Startseva e ti alzi contenta, ma tutto l’entusiasmo ti muore sulle labbra quando lo vedi arrivare con l’aria demoralizzata e un po' abbattuta.
“Temo che a questo punto non sia più fattibile raggiungere gli altri – ti dice, mostrandoti dei fogli su cui ha annotato gli orari delle prossime partenze disponibili – i posti sui treni sono tutti occupati fino alla corsa delle ore 15, 30. Prendendo quel treno arriveremo a Kyoto giusto un’ora prima della ripartenza”
Guardi sconsolata le annotazioni riportate da Gregor con una calligrafia davvero molto chiara e ordinata, e ti lasci ricadere sul divano con i fogli tra le mani nella remota speranza di riuscire a trovare una soluzione. Ma inevitabilmente ti arrendi all’idea di dover rinunciare a vedere uno dei posti che ti eri assolutamente prefissata di visitare durante la permanenza in Giappone.
“Dispiace molto anche a me! – afferma sincero il tuo coach, mentre controlla nuovamente l’orario – ascolta, visto che siamo costretti a rimanere qui, ti andrebbe un giro per la città?”
Strabuzzi gli occhi e sollevi il capo verso di lui, alquanto sorpresa della sua proposta. Startseva è disposto davvero a visitare Tokyo insieme a te…te che sei, come dire, la sua spina nel fianco?
“Sì…d’accordo!”
Startseva ti rivolge un sorriso caloroso e soddisfatto, sembra contento di aver trovato un giusto compromesso e che tu abbia accettato il suo invito. D’altronde, tu sei andata un po' in giro con le tue amiche nei scorsi giorni, ma lui è rimasto chiuso in albergo, assieme a Paolo, a lavorare per la vostra squadra.
Quindi uscite e lasciate insieme l’albergo, lui con una tracolla e tu con uno zainetto sulle spalle, e vi recate alla fermata dell’autobus più vicina come perfetti turisti. Nel raggiungere la fermata, attraversate una magnifica via alberata molto tranquilla e poco trafficata. Siete stati fortunati perché anche se è giugno inoltrato, ancora permangono rigogliosi sui rami degli alberi il ricordo della fioritura primaverile. Era il tuo sogno assistere all’hanami – la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi – peccato che le competizioni agonistiche mondiali ricadano sempre a inizio estate, alla conclusione di tutti i campionati.
Così ti perdi nel godere di tanta bellezza e nel respirare a pieni polmoni l’aria che sa di estremo Oriente, l’aria che sa di Giappone…e ti dimentichi di Startseva, del vostro ultimo diverbio, delle tue amiche, di Paolo, della tensione per le competizioni, di tutto. Ti perdi e ti meravigli di che magnifico spettacolo è capace la natura.
“Eccoci! – Startseva richiama la tua attenzione, riportandoti alla realtà contingente – la fermata è questa, per andare in centro ci conviene prendere il 58”
Lo dice puntando un dito sulla mappa, che indica la vostra posizione, e facendolo scorrere verso una vasta area delimitata in rosso che rappresenta la zona centrale della capitale nipponica.
“Dove hai preso quella cartina?” domandi perplessa.
“Me l’ha gentilmente data il direttore dell’hotel – risponde placidamente – per scusarsi dell’inconveniente dell’ascensore”
Chiamalo inconveniente…! Mi ha fatto saltare la visita a Kyoto!!
Sospiri rassegnata e attendi insieme a Startseva l’arrivo dell’autobus, che non si fa attendere. Salite sul 58 che è quasi vuoto, e vai a prendere posto sul sedile di fronte al tuo coach, che non smette un attimo di consultare la cartina con la leggenda e i consigli tutti in inglese.
Quindi ne approfitti per rispondere ai continui messaggi inviati dalle tue compagne nel vostro gruppo, quello privato che esclude tassativamente la partecipazione dei vostri allenatori… ma sospetti che Paolo sia comunque a conoscenza dell’esistenza di questo gruppo.

Tu:
Ragazze, come state ? Siete arrivate a Kyoto?
Vorrei tanto essere lì insieme a voi!

Camilla: :
Noo, Lucii!! :‘( :‘( :‘(
Rossella:
Maledetto ascensore!! =.=”
Giulia:
Questo proprio non ci voleva : (
Camilla:
Luci, e adesso cosa farai?

Apri la fotocamera del cellulare e, divertita, scatti una foto a tradimento a Startseva e la invii sul gruppo.

Tu:
Sto andando in centro con Startseva… : (
Sempre meglio che passare la giornata
in albergo a non far nulla…!

Camilla:
Coach!!!!
* ………………………… *

Giulia:
*O*
Uff…! Avrei tanto voluto rimanere bloccata
io in ascensore insieme a Startseva!!


La vibrazione del cellulare ti avverte dell’arrivo di un messaggio su un’altra chat.
E’ Cristina. La tua amica ti ha mandato nella vostra chat privata una foto di lei e Paolo appena scattata. In primo piano c’è lei, intenta a nascondere la sua felicità in un sorriso contenuto, che viene cinta in un abbraccio da Paolo con il suo solito sorriso smagliante, mentre sullo sfondo si erge maestoso un antico tempio shintoista tipico dell’antica capitale.
Un sorriso compiaciuto ma beffardo ti si dipinge sul viso: non puoi fare a meno di pensare che sapevi esattamente che le cose sarebbero andate in questo modo, che Cris non avrebbe tardato a perdonarlo, ma era comunque necessario tenerti sveglia l’intera notte per insultare Paolo.

Tu:
Bellissimi… i due imbecilli ritratti in questa foto!!
Cristina:
Ė un vero cretino, imbecille, un vero idiota!!!
Ma temo di essermi innamorata!! : (

Tu:
Sì, ti sei decisamente innamorata…! E va bene così!
Paolo è adorabile, un adorabile imbecille, e ti ama…
quindi è perfetto!


Scrivi alla tua amica esattamente quello che pensi. Nella sua spontanea impulsività, Paolo è un ragazzo genuino, e credi davvero che sia molto innamorato della tua amica.
Attendi il messaggio di risposta che Cris sta digitando, quando un’ombra ti si para davanti. Con un po' di timore vedi Startseva, in piedi, di nuovo pericolosamente a pochi centimetri da te.
“Dobbiamo scendere alla prossima…!” ti avvisa.
Con lo sguardo un po' colpevole segui il tuo coach che ti precede verso le porte dell’uscita, temi seriamente che in quel frangente possa aver visto qualcosa che non doveva…come il vostro gruppo segreto o peggio ancora la foto di Cris.
Ufficialmente Startseva non sa della tresca dei tuoi amici. Paolo ha detto che è un tipo molto formale sul lavoro e non ama mischiare rapporti privati con quelli di lavoro, quindi i due hanno concordato di vivere per il momento la loro storia clandestinamente per poi portarla alla luce del sole soltanto alla fine delle competizioni agonistiche.
Quando l’autobus si ferme, scendete e vi ritrovate in uno dei quartieri più popolosi e dinamici della città. Ti guardi attorno piena di meraviglia, tutto ti sembra straordinariamente esotico e moderno: i grattacieli altissimi, i megaschermi colorati, la varietà dei negozi.
Sei rimasta senza fiato, non te ne accorgi nemmeno finché la tua attenzione non viene catturata ancora una volta da Gregor.
“Dimmi se ti piace questo programma. Dal momento che è davvero impossibile vedere tutta Tokyo in una sola giornata e sono già le 11, avrei pensato che questa mattina potremmo visitare la Tokyo Tower, andare a pranzo e poi visitare qualche tempio…”
Startseva è incredibile, ha passato tutto il tempo sull’autobus a studiare la mappa e ad elaborare una tabella di marcia e trascorrere al meglio la vostra giornata. I suoi occhi grigi brillano alla luce del mezzogiorno, sembra così spensierato e sereno il tuo coach che stenti a riconoscerlo.
“Va benissimo!” rispondi sincera.
“Sicura…? Se c’è qualcosa in particolare che ti andava di visitare fallo pure presente – osserva lui – siamo in libera uscita, e possiamo disporre del tempo come ci pare…!”
Scuoti la testa in segno di diniego, mostrando un grato sorriso di apprezzamento: “Questo programma andrà benissimo!”
Gregor rimane un po' spiazzato dalla mitezza con cui ti sei rivolta, e ricambia timidamente il tuo sorriso. Così, vi incamminate lungo un marciapiede per voi insolitamente ampio e ordinatamente affollato. Nessuna delle tante fotografie del Giappone che hai visto, pur avendosi suscitato incredibili sensazioni, è mai riuscita a trasmetterti le emozioni che stai provando in questo momento che sei completamente immersa in questo mondo. Osservi Gregor al tuo fianco, anche lui rapito e affascinato da tutto ciò che vi circonda, e lo scopri nuovamente umano. Sai nel profondo che è una bravissima persona e un ottimo allenatore, e ammetti con te stessa che non è poi un dramma ritrovarti qui insieme a lui.
In mezzo a questa folla sembrate due amici qualsiasi che passeggiano o che vanno a fare acquisti insieme, nessuno immaginerebbe dei vostri attriti e delle vostre liti furibonde. E mentre sorrisi per questo pensiero i tuoi occhi nocciola vengono intercettati da quelli grigi di Startseva, il quale ti apostrofa un po' perplesso:
“Mhmm…che succede?”
“Niente!” rispondi un po' troppo frettolosamente, un po' colta in fallo.
“Accidenti, non dirmi che ho fatto ancora disastri col caffè…!” sospira lui, tirando fuori il cellulare per avere un riflesso del suo viso, mediante la fotocamera interna.
“No… davvero.”
Tutto ad un tratto trovi a un tempo divertente e imbarazzante questo momento. Distogli lo sguardo, mentre Startseva ripone nuovamente il telefono nel taschino. Sarà che per la prima volta vi trovate in un contesto diverso che non sia la palestra o il vostro gruppo, ma non avverti lontanamente la stessa aria opprimente di quando vi trovate a discutere assieme. Ti accorgi che per lui è lo stesso perché non si scompone, rimane calmo e rilassato come te, mentre a grandi passi vi avvinate alla meta.
“Lucia…”
“Sì, coach…?” ti volgi nuovamente a guardalo.
Con il sorriso più bello che tu gli abbia mai visto il tuo allenatore, senza dire una parola, ti indica qualcosa in lontananza. Con lo sguardo segui il suo dito e vedi svettare stupenda e maestosa, dietro una coltre di alberi, la Tour Eiffel giapponese.
La Tokyo Tower.

********************************************************************************
Ciao, rieccomi tornata! Non mi sono dimenticata questa storia, la porto sempre con me, e adesso che ho del tempo ne ho approfittato per buttare giù un altro capitolo. Lo so che è passato davvero tanto, ma voglio che sappiate che porterò a termine questa storia.
Un saluto affettuoso,
Japan Lover < 3

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Capitolo 12
*** Hanami (Seconda parte) ***


HANAMI

(Seconda parte)

LUCIA



CLICK! CLICK! CLICK!
“La Tokyo Tower è una torre panoramica e per telecomunicazioni, situata nel quartiere di Shiba-Koen di Minato a Tokyo. Costruita nel 1958 e alta 333 metri, la torre è la seconda struttura artificiale del Giappone, e la ventitreesima più alta del mondo…FIUU però…”
Ascolti Startseva leggere ad alta voce le curiosità contenute ai margini della cartina turistica, mentre dai vita alla creatività dei tuoi scatti.
CLICK! CLICK! CLICK!
“Le due fonti di reddito principale della Tokyo Tower sono il turismo e l’affitto di postazioni per antenne-radio televisive. La struttura è dotata di due punti di osservazione: l’Osservatorio principale e l’Osservatorio speciale, mentre alla base della torre vi è il Foot Town, un edificio di quattro piani che offre ai visitatori svariate attrazioni – continua il tuo coach – che ne dici? Ti andrebbe di salire sulla torre e visitare l’Osservatorio?” *
CLICK! CLICK! CLIK!
“Sì, certo!” rispondi, distogliendo lo sguardo dal tuo ultimo soggetto immortalato.
Startseva lancia un’occhiata incuriosita al display della tua Nikon: “Sembra interessante! Posso dare un’occhiata?”
E tu decidi di mostrargli tutte le foto della torre scattate finora. Vai piuttosto fiera della tua personale tecnica fotografica, e mostri sempre con un certo orgoglio i tuoi scatti creativi.
“Ma sei bravissima! – è l’esclamazione piena di stupore di Startseva – queste foto sono davvero stupende!”
Fai scorrere lentamente le immagini sul display della macchina fotografica, molte delle quali sembrano l’una il perfetto duplicato dell’altra per via dell’impostazione sullo scatto multiplo di prova. Il tuo coach non si perde neanche una sequenza, e il suo sguardo colmo di ammirazione ti inorgoglisce davvero molto.
“Amo la fotografia…!” dici un po' timidamente.
Cerchi di vincere così l’imbarazzo di quei complimenti e di avere Startseva nuovamente così vicino, a un palmo dal tuo viso.
Appena le fotografie della torre finiscono e iniziano quelle scattate nei giorni scorsi insieme alle tue compagne, lasci ricadere la Nikon assicurata al tuo collo.
“Hai una tecnica molto particolare, da vera professionista, sai? Mi piace molto”
Startseva si riferisce alla caratteristica di frapporre tra il soggetto e l’obiettivo una cornice tutta naturale, che sia un fiore o un ramo, così da sfocare questi in primo piano o l’obiettivo stesso. Questo è un po' il tuo marchio distintivo.
“Beh, sì…diciamo che è una mia caratteristica quella di incorniciare naturalmente i soggetti – rispondi – qual è la sua tecnica, coach Startseva?”
“Chiamami Gregor…almeno per oggi… – risponde lui, accennando un po' di imbarazzo – ecco, io non sono così bravo… anzi, direi che non lo sono affatto!”
Così dicendo, ti mostra attraverso il display della sua Canon alcune fotografie scattate a Rio de Janeiro un mese prima, durante la sua ultima trasferta per i mondiali della categoria maschile. Il sorriso imbarazzato di Startseva ti diverte e un po' ti scalda, evidentemente qualcosa che non gli riesce esiste davvero. Per la prima volta lo scopri umano, quasi accessibile, lui che sembra sempre così glaciale e imperscrutabile. Eviti di sorridere davanti ai suoi scatti spesso un po' sfocati e dall’inquadratura decisamente mal centrata, ma è innegabile che la sua fotografia è ben lungi dall’essere regolata da un’affinata tecnica.
“Le ha scattate durante i mondiali di Rio di quest’anno, vero?”
“Sì…” un sorriso orgoglioso e nostalgico gli illumina il viso.
Le immagini mostrano una città esotica, vitale e movimentata. Te l’immagini proprio così Rio: una città da vivere dall’alba al tramonto in compagnia della tua fedele Nikom, e dal tramonto all’alba con un caipirinha fresco. Beh, sai per certo che Startseva non abbia vissuto la sua trasferta esattamente così, ma immagini che probabilmente, un po' come ha fatto con voi, cedendo alle richieste dei suoi atleti, si sia concesso qualche giro tra le vie della città sudamericana. Sai che probabilmente il Cristo Redentore, Gregor lo abbia visto solo dall’angolatura delle sue foto, ovvero dalla terrazzina dell’hotel o dalla spiaggia.
Le foto in allegria che lo ritraggono insieme a Mirko e a tutti gli altri suoi atleti per le strade di Rio ti suggeriscono l’idea di un gruppo affiatato, compatto e unito. Startseva, giovane com’è, si confonde tra i suoi ragazzi e quasi sembra uno di loro. Improvvisamente, ti torna alla mente il calore con cui Mirko lo ha salutato, l’ultima sera a Milano prima della tua partenza per il Giappone: un’altra dimostrazione della fiducia e dell’affetto che lega Startseva alla sua squadra.
“Come vedi, se fallisco come allenatore, chiaramente non ho un futuro come fotografo! – ironizza lui, su sé stesso – su, adesso andiamo a trovare il modo di salire in cima alla torre!”
Sorridi e segui il tuo coach fino ai piedi della Tokyo Tower, dove un’enorme struttura cubica a quattro piani si erge alla base della torre, il Foot Town. Accedendovi attraverso l’apertura delle porte automatiche, vi ritrovate in una vasta area costellata da una grande varietà di negozi e attrattive: boutique, ristoranti, negozi di generi alimentari, ma anche piccoli musei e gallerie.
“Wow! – esclami – sembra quasi di essere in un grande centro commerciale!”
“Vero…!” conviene Startseva, mostrando il tuo stesso stupore.
Rubi qualche scatto d’ambiente, mentre vi dirigete verso i gli ascensori. Lasci volentieri che sia Startseva a fare da guida e a occuparsi di come raggiungere l’Osservatorio. Lo osservi, mentre cerca sul tabellone le indicazioni in inglese, con la sua solita calma e stoica pazienza.
“Mhm…per salire direttamente all’Osservatorio Principale ci conviene prendere l’ascensore centrale!”
E tu guardi con un po' di timore alla scatola di lamiera, decisamente più grande rispetto a quella dell’Hotel Hinata dove alloggiate. Nonostante insieme a voi entrino altri sette visitatori, ti fa un certo effetto prendere quell’ascensore insieme a lui. Siete gomito a gomito, e per tutto il tragitto gli occhi grigi di Startseva rimangono attenti sulla cartina. Insondabile com’è, ti chiedi se anche lui senta ancora addosso l’eco della tensione di stamattina mentre eravate bloccati in ascensore. Una tensione assolutamente palpabile in quel momento di imbarazzo e di incertezza.
Uscite dall’abitacolo dell’ascensore, e per te è un po' come tornare a respirare. L’Osservatorio occupa uno spazio piuttosto ampio, i visitatori non sono molti, e tutto sembra molto pulito e ordinato. Vi avvicinate alla vetrata, e la visuale che vi si apre davanti è la panoramica di una Tokyo vista a 360 gradi. Grattacieli, palazzi, piccole aree verdi, la baia che lambisce le coste in lontananza: uno spettacolo mozzafiato.
“Tokyo è proprio uno spettacolo vista da quassù!” esclama Gregor.
“Già…è bellissima!” esclami, invece.
Ti godi ancora un po' il panorama circostante, e poi impugni nuovamente la tua fedele Nikon per ricominciare a scattare. Da quassù non puoi certo utilizzare la tua tecnica, non hai appigli per ricreare le tue cornici, ma sei sicura che usciranno comunque delle belle foto, considerata la vista non può essere diversamente.
Accanto a te, Startseva fa altrettanto, poi con un dito indica qualcosa sulla destra:
“Guarda, quello deve essere il Monte Fuji!”
Vi spostare sull’altro versante dell’Osservatorio, da dove è possibile ammirare meglio la montagna che troneggia sulla città, la cui cima rimane incantevolmente innevata tutto l’anno.
Le foto col Monte Fuji sullo sfondo sono particolarmente belle, un po' come tutti gli spettacoli che fondono ciò che di più suggestivo offre la natura e il meglio che riesce a creare la mano dell’uomo.
Una mano di Gregor ti sfiora delicatamente il braccio: “Guarda in basso!”
Segui il suo sguardo e vedi, ai vostri piedi, una finestra incastonata nel pavimento. Rapita com’eri dalla vista, non ti eri minimamente accorta di questo curioso spiraglio, che dà proprio sul tetto del Foot Town e sulla strada. Punti, così, l’obiettivo della tua Nikon sulla finestrella. Il tuo coach si affretta a spostarsi, nel rendersi conto che i suoi piedi offuscano un po' la visuale panoramica.
“Oh, perdonami!”
“No…! – gli intimi – si rimetta pure come prima…”
E per un lungo attimo i tuoi occhi nocciola chiaro si incontrano perfettamente nei suoi grigissimi. Gregor obbedisce, posizionando di nuovo i suoi piedi sulla finestrella in maniera del tutto speculare ai tuoi.
CLICK! CLICK!
C’è la giusta centratura e una perfetta simmetria nelle foto che hai appena scattato: le sue scarpe blu e le tue nere incorniciano perfettamente la finestra panoramica che dà sulla parte sottostante della Tokyo Tower. Quindi, mostri soddisfatta l’esito della tua creazione a Startseva, che commenta con un fischio compiaciuto.
“Molto bella, poi potrei averne una copia?”
“Sicuro! – gli assicuri – va bene se gliela mando sulla sua mail?”
“Certo, ti ringrazio molto!”
E realizzi che hai appena scattato tu la prima foto di te e Startseva assieme, che per giunta ritrae i vostri piedi. Lo trovi bizzarro e divertente se pensi che la vostra prima foto assieme sarebbe sicuramente stata una foto di gruppo con tutta la squadra per la stampa e per la federazione sportiva, se solo stamattina non aveste perso quel treno.
Gregor si stiracchia e ammira un altro po' il panorama che vi si staglia maestoso davanti, oltre quelle grandi vetrate, e poi ti propone:
“Comincio ad avere una gran fame, sai… Ti va se facciamo adesso pausa pranzo?”
Lanci un’occhiata all’orologio e noti con stupore che sono già passate le 13,30. È incredibile come dq quassù abbiate perso del tutto la cognizione del tempo.
“Sì, sono d’accordo…!” rispondi, sentendo improvvisamente un leggero languorino.
E mentre Startseva si avvale della sua cartina informativa, tu cominci a consultare Google alla ricerca di un posto buono e abbordabile nelle vicinanze. È risaputo che Tokyo è una città piuttosto cara, ma sai che consultando le tue fidate applicazioni, puoi trovare facilmente un buon ristorante a due passi e con ottimo rapporto qualità-prezzo.
“Cosa preferisce mangiare?” gli domandi, così da ristringere il campo di ricerca.
Ti sorprende molto la varietà di ristorazione che offrono Tokyo e questo quartiere, particolarmente turistico e commerciale. Gregor abbandona la sua fidata cartina informativa e ti si avvicina, per dare un’occhiata al sito che stai consultando.
“Mhm, non ho preferenze! Consigliami tu!”
Scorri sulle varie opzioni, avendo cura di filtrare quelle con i più alti feedback.
“Questo sembra molto allettante!” suggerisci, indicando un ristorante di cucina tradizionale.
Il ristorante si chiama Ryoka, ha 5 stelle feedback su cinque, e dalle foto il locale sembra molto accogliente e le pietanze davvero deliziose.
“Ottima scelta!” è il commento del tuo coach, che dà il suo consenso con un cenno di apprezzamento col capo.
E così volgete un ultimo sguardo lontano sulla città, prima di imboccare l’ascensore e lasciare l’Osservatorio.
Speri di aver fatto una buona scelta, Startseva è rimasto in silenzio e ha lasciato galantemente che scegliessi tu il ristorante dove pranzare. Scopri che la compagnia del tuo coach non è affatto sgradevole: è un tipo molto curioso, instancabile e aperto a qualsiasi proposta. Gregor non si lamenta mai e, a dirla tutta, un tipo come lui rappresenta proprio il tuo compagno di viaggio ideale.

GREGOR


Dopo qualche minuto di cammino, giungete al Ryokan che ha tutto l’aspetto del tipico ristorante giapponese: la lampada rossa fuori, la scarpiera all’ingresso dove riporre le scarpe, un profumo di cibo invitante, un ambiente che sa di pulito e spazi privati piccoli ma confortevoli riservati a ogni tavolo.
Un giovane cameriere vi fa accomodare in un angolo piuttosto appartato. Spesso trovi un po' di difficoltà a interagire in inglese con i giapponesi, per via del loro marcato accento nipponico e del tuo probabilmente troppo italiano, tuttavia ci riesci.
Adesso tu e Lucia siete l’uno di fronte all’altra, consultate i menù e ancora ti fa strano ritrovarti a trascorrere una mattinata pacifica e spensierata insieme a lei. Quando questa mattina in hotel hai realizzato che l’ascensore si fosse bloccato, hai subito capito che probabilmente avreste perso il treno per Kyoto. Per questo motivo hai esortato il tuo amico Paolo a precederli in stazione, perché probabilmente era l’unico modo per salvare l’escursione, almeno per loro. Sai perfettamente che Lucia ci è rimasta molto male, ci teneva molto a quella gita, glielo hai letto negli occhi quando ti è toccato darle la brutta notizia nella hall dell’albergo, ed è per questo che le hai proposto di accompagnarti in questo tour turistico per Tokyo. Beh, le avresti comunque proposto questa valida alternativa, ma ci tenevi a tirarla su.
E adesso vi ritrovate l’uno di fronte all’altro, in un tradizionale ristorante giapponese, con un’atmosfera decisamente intima e raccolta, senza il solito clima ostile o il terribile imbarazzo. Forse perché questa volta tu non sei il coach Startseva e lei la giocatrice Capparelli, ma siete solo Gregor e Lucia, due ragazzi come tanti che cercano di tratte del buono da questa disavventura. La verità è che senti ancora qualche scintilla di tensione intercorrere tra voi, ma questa volta non si tratta di una sensazione negativa…ma solo strana. È piacevolmente strano che tu e Lucia chiacchierate serenamente di curiosità, di interessi comuni e di qualsiasi altra cosa esuli il mondo della pallavolo e della rassegna mondiale che state vivendo.
“Ho letto sulle recensioni che qui è molto consigliato il ramen, credo che l’ordinerò!” ti informa Lucia.
“Ah, sì…?”
Ti piace molto il ramen ma, sebbene non faccia poi tutto questo gran caldo, non hai molta voglia di mangiare del brodo.
“Io credo invece che opterò per dei ravioli al vapore – dici, valutando ancora il menù – con cosa vogliamo accompagnare queste pietanze?”
Ti chiedi con curiosità se Lucia sia più un tipo da birra o da vino.
“Forse con del vino rosso – ti risponde – o lei preferisce il banco, coach?”
“No, ritengo sia davvero un’ottima scelta – dici – sulla riserva, facciamoci consigliare dal cameriere!”
Così ordinate e il cameriere vi porta davvero un buon vino. Tu te ne intendi molto e sei rimasto piacevolmente sorpreso dalla scelta di Lucia, avresti giurato fosse più il tipo da frizzantino bianco.
Davanti a te, Lucia sembra realmente a suo agio. Ormai hai imparato a conoscere tutte le tue atlete, e sai che lei è un tipo piuttosto impulsivo e non riesce a nascondere i suoi stati d’animo. Se, da un lato, questa sua trasparenza può essere considerata un punto di forza, dall’altro ha condannato per molto tempo il vostro rapporto professionale a continui contrasti. È stata la tua spina nel fianco fin dall’inizio, la leonessa da domare e conquistare, te l’ha fatta vedere ancora più brutta di quanto già non fosse questa situazione, ma alla fine con la tua proverbiale pazienza ce l’hai fatta.
Quando arrivano le pietanze, vi rendete conto che forse avete un po' esagerato. Dal menù sembravano anche pochi il primo e due secondi a testa che avete ordinato.
“Caspita! Forse abbiamo ordinato un po' troppa roba…!” mormora Lucia, afferrando con titubanza le sue bacchette.
“Fare i turisti per la città mette fame – sorridi – ma in effetti sì, probabilmente abbiamo un po' esagerato!”
Lucia rimane soddisfatta dalla scelta del ramen a base di carne manzo, mentre tu ti godi degli ottimi ravioli al vapore, il tutto sorseggiando il buon vino della casa. Noti con immenso piacere che, neanche ora che siete a tavola fra voi viene meno qualche chiacchiera, ed è incredibile se consideriamo siete entrambe due persone sostanzialmente timide e riservate. Lucia ti parla dei suoi ristoranti giapponesi preferiti a Milano, strappandoti una grande risata quando ti confida che è solita chiamare i ristoranti All you can eat “giappocinesi”, visto che quelli in realtà non sono mai gestiti da giapponesi, ma da cinesi.
“Hai perfettamente ragione, non mi ero mai accorto che tutti gli All you can eat sono a gestione cinese – le dici – io non frequento molto i ristoranti asiatici, ma quando mi trovo ad andarci con gli amici, preferisco l’Osaka in zona Castello, lo conosci”
“Certo che lo conosco, lì fanno il miglior sashimi che abbia mai assaggiato. E, infatti, quello non è un giappocinese!”
“Sì, è carissimo!” osservi.
“Qual è il suo ristorante preferito, coach Startseva…ehm… Gregor!”
La timidezza con cui cerca anche lei di ridurre le distanze tra voi ti rende davvero felice. Tante volte Lucia ha fatto dei passi indietro con te, scusandosi e cercando goffamente di rimediare quando sapeva di aver commesso un errore, ma è la prima volta che dimostra spontaneamente la volontà di venirti incontro.
“Diciamo che generalmente sono più un tipo da pizzeria o da pub, la mia serata ideale è vedere la partita e bere una bella birra in compagnia di buoni amici – ammetti, notando in lei un po' di stupore – però se ho voglia di mangiare bene, opto più per la cucina toscana visto che sono un amante della carne e del buon vino, e il vino delle cantine toscane è il mio preferito.”
“Mhm – mormora – io adoro il Bolgheri, sarà anche meno rinomato del Chianti, ma lo trovo un vino qualitativamente superiore!”
“Sì, sono pienamente d’accordo!” affermi.
Sei sempre più sorpreso dalla quantità di passioni che state scoprendo di avere in comune.
“Magnifico, allora potremmo andare in una trattoria toscana, per la cena di fine campionato!” propone Lucia.
“Sarebbe un’ottima idea! – convieni, mandando giù il tuo ultimo raviolo e accompagnandolo da un piccolo sorso di vino – alla cena finale con la squadra maschile siamo andati alla Taverna toscana, vicino ai navigli, la conosci?”
Lucia abbassa lo sguardo verso la sua tempura di gamberi e abbozza un tenue sorriso. In quel momento temi seriamente di aver suscitato in lei spiacevoli pensieri e addirittura vanificato tutti i progressi che avete compiuto. Non vuoi rovinare le cose tra voi proprio adesso che sembrate aver raggiunto un vostro equilibrio.
“Lucia…ascolta…io...”
“Va tutto bene!” ti assicura lei.
“No, sono stato uno stupido…”
“Davvero, Gregor, va tutto bene – ed è lei stessa che stavolta tenta di placare le acque – mi è solo tornata in mente quella sera, l’ultima a Milano, in cui mi sono comportata da sciocca!”
Sembra come se Lucia volesse liberarsi di un peso, lo senti, e rimani in silenzio ad ascoltare le sue parole.
“La verità è che quella sera ero particolarmente stanca, provata da mille emozioni: i preparativi per la partenza, la tensione per le nuove competizioni, Mirko… – e pensi davvero che questa volta ti stia parlando con il cuore in mano, vorresti dirle che non è necessario parlare di faccende così private, ma rimani in silenzio e la ascolti – aveva visto bene, io e Mirko stavamo insieme fino a qualche mese fa...”
“Mi dispiace molto essermi dimostrato insensibile, non era affatto mia intenzione…”
“Ma lei non è stato affatto indelicato! E so che non sta bene parlare di faccende personali, ma ci tengo molto a scusarmi con lei e a tentare di spiegarle cosa mi sia preso quella volta, e non solo – dice timidamente – qualche mese fa ho scoperto che Mirko mi ha tradita e ci siamo lasciati. Questo fatto in sé non è un dramma, se da bambina non avessi vissuto con difficoltà il tradimento di mio padre e la separazione dei miei, e poi il repentino abbandono di mio padre. Lo so che non è una valida giustificazione, ma in un momento di preparazione fisica e mentale come quello, in vista di questa competizione agonistica, la storia con Mirko mi aveva lasciato parecchio destabilizzata emotivamente…e anche il solo vederla in palestra, coach, dopo il for fait di Pandolfi… per me è stato un po' un pugno allo stomaco”
“Vedere me…?” e tu davvero non comprendi.
“Lei è il coach di Mirko da due anni, quando venivano in palestra ad assistere alle sue partite e agli allenamenti io la vedevo sempre – ti dice, con estremo imbarazzo – ecco, lo so che per lei non ha senso, ma vederla ogni giorno agli allenamenti mi faceva tornare in mente quel periodo…”
E anche se a te mancano davvero tanti tasselli per avere una visione completa del puzzle, caro Gregor, comprendi lo stato d’animo di Lucia.
“Ha senso anche per me quello che dici – ed è vero – non potevo immaginare tutto questo”
Tu davvero non puoi ricordarti di averla vista, erano parecchi gli amici e le fidanzate dei tuoi atleti che ogni tanto venivano ad assistere agli allenamenti, me evidentemente lei si ricordava di averti visto…e nessuno meglio di te sa quanto può far male un ricordo.
“Ma non ho scusanti, coach… voglio dire, Gregor…perché lei ha sempre avuto molta pazienza con me, anche quando non lo meritavo!”
Con fatica riesci a finire l’ultimo boccone di seitan impanato, e riponi sazio le bacchette sul piatto.
“Credimi, Lucia, tutto questo per me ha perfettamente senso – e intendi ripagare la sua sincerità con altrettante sincerità – ha senso che la mia presenza, seppur inconsapevolmente, ti abbia destabilizzato, dopo quel che ti è successo con Mirko. Le situazioni spiacevoli che si sono create non sono colpa tua, così come non sono colpa mia. Anche io ho trascorso un momento molto buio nella mia vita, che mi ha sconvolto fino a farmi perdere il controllo dei miei comportamenti…un incidente in moto mi ha portato via la mia fidanzata, dieci anni fa, e alla guida c’ero io.”
“Santo cielo – lasci Lucia senza parole – mi dispiace moltissimo!”
“Il punto è che anche io ho commesso errori – le spieghi – mi sono chiuso, ero nel pieno della mia carriera agonistica e ho cominciato a fare uso di sostanze. Niente di troppo forte, visti i controlli antidoping a tappeto che fanno nel nostro sport, ma ho commesso anche io delle sciocchezze in passato, che tornando indietro non rifarei. La mancanza di Vittoria mi faceva male e così anche tutto ciò che mi ricordava lei, e ho spesso perso il controllo delle mie azioni”.
“In questo momento i miei problemi sembrano sciocchi drammi adolescenziali!”
“Sbagli a pensarla così – le dici – il dolore non è mai sciocco, e la nostra reazione ad esso non è mai razionale quando la ferita fa ancora troppo male. Guardaci, siamo qui a chiacchierare delle nostre vite davanti a dell’ottimo cibo giapponese…noi che fino a ieri, sembravamo l’uno la nemesi dell’altra…”
E così, le strappi forse il più bel sorriso che tu abbia mai visto illuminare un viso di donna. Professionale come sei, non avevi mai considerato Lucia o una delle tue atlete da questo punto di vista, nemmeno Giulia che sembra la più sensuale, vivace e affezionata tra le tue ragazze. Rivelandosi, Lucia ha svegliato qualcosa dentro di te, forse perché siete più simili di quanto non avreste mai osato immaginare. Alla vostra giovane età, avete già visto il peggio di questa vita – l’abbandono, la paura, la morte – ma, nonostante tutto continuate a sorridere e a inseguire i vostri sogni. Non sai a cosa somiglia questo sentimento dentro di te, se più all’ammirazione, alla simpatia o all’affetto.
“Non immaginavo fosse così bello parlare liberamente con lei…” è la cosa più carina che ti abbia mai detto.
“Ah, nemmeno io!” e le strappi un altro sorriso raggiante da far innamorare.

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* Tutte queste informazioni sono attinte dalla pagina Wikipedia alla voce “Tokyo Tower”: https://it.wikipedia.org/wiki/Tokyo_Tower.

Spero vi stia piacendo l’evolversi della storia, prometto che a breve ricominceranno anche le competizioni! Un abbraccio affettuoso a tutti!
Japan Lover

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