Stray Heart

di Dusty Ellingtown
(/viewuser.php?uid=979307)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Improvvisamente il buio ***
Capitolo 2: *** Hai bisogno? ***



Capitolo 1
*** Improvvisamente il buio ***


Dal finestrino del treno si vedeva passare di tutto. Le persone correvano in base agli annunci della stazione e I bagagli le seguivano con la stessa fretta. Gli alberi mi guardavano sfrecciare mentre li osservavo fugacemente. Qualche goccia random si posava sul vetro, qualche goccia di pioggia arrivata prima voleva insistere la sua presenza in questo modo. Arrivai alla mia fermata e mi feci spazio fra la folla. Le persone non erano molte, ma tutte avevano una destinazione, intanto non saprò mai le loro. Una volta scesa dal treno uscii dalla stazione in perfetto orario e mi diressi verso l’università. Non era un posto molto affollato e ne sono contenta, non stravedo per la massa. Feci le scale per dirigermi all’ingresso e lui era lì. Era lì e sembrava m’aspettasse da una vita. Ci fu uno scambio veloce di sguardi e nemmeno so il perchè, ma il cuore mi batteva. Non pensavo nemmeno fosse più in grado di farlo, sentivo il sangue pulsare dentro la pelle e gli occhi avevano una voglia pazza di cercarlo ancora, solo per poter riavere un attimo la gioia di provare quella sensazione. Fumava e mi vide entrare, inutile descriverne l’aspetto maledetto. Mi sedetti al posto libero e mi guardai intorno. C’erano I soliti gruppi e forse qualcuno in più, c’erano diverse persone che avevo visto, altre che non avevo mai visto prima. Eppure, in un modo inquietante sapevo già quello che volevo, e infondo non sapevo nemmeno il perchè mi decisi a trovarmi lì, proprio in quella sede, lontana da casa, lontana da tutto ciò che conoscevo, non troppo lontana dalla città, più vicina all’idea di paese. Mi trovavo lì, sulla sedia in legno e la giacca appena tolta, lui entrò e si sedette accanto a me. A tratti vedevo le sue mani e desideravo saperne di più. C’era qualcosa di strano e difficile da descrivere che lui mi rievocava e ancora ora non so che nome darvi, ma posso assicurarvi che poco dopo, successe qualcosa di parecchio strano. Di rado I nostri sguardi timidi e audaci al contempo si scontravano. Non osavano esplicitare, ma la coda dell’occhio si fece improvvisa protagonista della scena. Erano appena le 10 del mattino quando un forte tuono piombò sopra le nostre teste. E un’inquietudine radicale ghiacciò le parole. Tutto d’un colpo la luce svanì e rimase solo il buio. Si diffusero chiacchericci e paranoie, in primis dal docente, che adesso sprovvista del microfono doveva per forza rifarsi a un utilizzo delle corde vocali naturali: - “Ragazzi quest’incoveniente ora vedremo in qualche modo di risolverlo, qualcuno può andare a chiamare un tecnico dal centralino ?” Alcune ragazze s’alzarono e andarono a rispondere alla richiesta del docente. Seduta al mio posto, ascoltavo dubbi e lamentele dei compagni e lui era accanto a me che non osava interrompere il suo silenzio, con il buio non riuscivo a capire se I suoi occhi mi stessero cercando o meno. C’era qualcosa di strano e sinistro in quel tuono maligno, qualcosa che per un attimo ci accumunò tutti e rese immobili, indifesi. Mi feci coraggio e così mi sono voltata verso di lui, l’ho guardato e il suo sguardo rispose al mio con l’aggiunta di un sorriso parecchio timido. Non so dove trovai le parole ma dissi:

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Hai bisogno? ***


- “strano che ancora nessuno abbia acceso la torcia del telefono” Il mio era un commento vago, lanciato in alto nell’aria, dove chiunque poteva rispondere. Ero consapevole che desideravo sentire solo una voce, desideravo davvero tanto conoscere il suo timbro vocale. Strana questa mia curiosità per uno sconosciuto… le persone che conosco non mi trasmettono un terzo della curiosità che mi dà lui. Sentii volare nell’aula diversi commenti, e poi ne sentii uno vicino fisicamente a me: - “hai bisogno? Se vuoi ti faccio luce” Era lui e al suono della sua voce che si svela essere di stampo profondo, voltai il mio viso verso di lui, dio solo sa quanto avrei voluto conoscere il colore dei suoi occhi. La penombra mi permetteva solo di poter cogliere I tratti salienti, pochi ma necessari avevo visto degli alti zigomi pronunciati e occhi misteriosamente belli, avevo visto un sorriso a bocca chiusa con piccole fossette ai lati che avrei voluto sfiorar con mano, per comprendere se tutta quella dolcezza era destinata solo ad essere vista, o magari fors’anche toccata. Se solo ci fosse stata un minimo di luce in più in quella bastarda stanza, avrei avuto un colore su cui fantasticare per un po’ di tempo, ma il buio non mi concesse tale grazia. Ringrazio la pazienza che solo dopo mi fece conoscere quel colore, che senz’esser visto non può essere immaginato, malapena descritto. - “sì, grazie mille” Non avevo assolutamente bisogno della luce, dovevo inventarmi qualcosa da cercare adesso, merda ho anche il telefono in tasca che figura di merda se lo vede, che faccio ? Accende la torcia e allora mi accuccio fino al sottobanco avvicinandomi per forza anche al suo corpo, accanto al mio, raccogliendo il mio zaino e non guardando mai il possessore della luce per pura timidezza improvvisata. Frugai nello zaino quasi con fretta, finché la mia mano non incontrò un pacchetto di fazzoletti. “Ecco la scusa perfetta” pensai fra me e me. Li tirai fuori e gli sorrisi senza accennare a guardarlo direttamente: - “grazie” Poggiai I fazzoletti davanti a me, risistemai lo zaino sotto alle gambe e la torcia si spense. L’aula era ancora in ombra e il chiacchiericcio si manteneva stabile alla solita frequenza. Tornai a pensare per conto mio mentre notai che lui voltò la testa verso il suo amico, seduto alla sua sinistra. Con me alla sua destra, chiacchierava a bassa voce con lui, non osavo cercar di capire un affare non mio, quand’ecco che vedo che la sua sagoma torna verso il mio corpo. Dio come disorienta il buio! mica sapevo io cosa stava guardando, potevo solo ipotizzarlo. Di sicuro non il mio viso, le mie gambe forse ? La cattedra ? Fu lui stesso a rispondermi, e al sentir la sua voce, l’adrenalina ingiustificata tornava a diffondersi in me, senza una spiegazione plausibile mi emozionava più una voce, che dover stare a cercare di identificarla e assegnarla ad una determinata persona. Assurdo, non mi era mai capitato prima d’innamorarmi di un sogno, non m’era mai capitato prima d’innamorarmi di una voce che non porta nome. Innamorarsi di una voce e non della persona che ne è possessore, si può considerare possibile? Come dicevo, fu lui a rispondermi: - “non li usi I fazzoletti ?” mi fece lui

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3900328