Big powers, big responsability

di JennyPotter99
(/viewuser.php?uid=1125605)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. ***


Salve, bentornati a tutti.
La storia non è ancora finita.
E per di più non siamo arrivati nemmeno alla parte migliore.
Era passato qualche mese dalla morte di Norman Osborn, ma Harry era riuscito a rimettere in piedi la Oscorp e stava andando a gonfie vele.
Come aveva promesso a Clary, l’aveva assunta come sua assistente.
Perciò, ora non solo aveva un lavoro ben retribuito, ma un’auto tutta per se che la scarrozzasse ovunque, con il gentile maggiordomo Bernard alla guida.
Peter invece, era riuscito a permettersi un motorino e aveva affittato un piccolo appartamento, accanto a quello di Clary, nel palazzo di un vecchio russo che abitava da solo con sua figlia.
Una sola camera con un letto singolo, un lavandino, un bagno e un armadio ciascuno.
Intanto, il ragazzo andava all’università, frequentando le lezioni del fisico Kurt Connors.
Ma aveva perso recentemente il lavoro come pizzaiolo a domicilio perché, come solo lui e sua sorella sapevano, lui continuava ad essere Spiderman e impegnava la maggior parte del suo tempo ad inseguire le notizie della polizia alla radio per dargli una mano.
Il Daily Bugle, non che il direttore Jameson, di certo non l’aiutava:  le foto che faceva Peter venivano utilizzate per screditare e insultare Spiderman e White Woman ogni volta che usciva il giornale.
Nonostante ciò però, la città continuava ad amarli.
Quel giorno, era il ventesimo compleanno di Peter: Mary Jane, Harry, Clary e la zia May gli avevano organizzato una cena alla vecchia casa.
Peter era talmente impegnato che si era perfino dimenticato che era il suo compleanno, infatti, quando entrò dalla porta, si meravigliò di vederli tutti insieme che gridavano Sorpresa.
-Che si festeggia?- domandò arrossendo.
-Sciocchino, è il tuo compleanno!- esclamò zia May, baciandogli la guancia.
-Ti sei dimenticato del motivo per cui ti vanti tanto di essere il maggiore?- continuò Clary, abbracciandolo.
-Direi di sì, è fin troppo impegnato.- intervenne MJ.
Peter fu contento di vederla.- Ciao.- la salutò sorridendo appena.
Mentre le donne si arruffarono in cucina per portare fuori da mangiare, Harry e Peter si misero a tavola.
-Allora, come va alla Oscorp?- gli domandò Peter.
-Alla grande, tra qualche giorno investiremo in un importante progetto di Otto Octavius.-
-Non mi dire, sto scrivendo un saggio su di lui!-
-Lo vuoi conoscere?-
-Assolutamente sì.-
Quando Clary tornò dal cucina per apparecchiare, riservò un sorriso ad entrambi, contenta che parlassero anche dopo la morte di Norman.
-Quella aspetta te, amico.- commentò Peter, dandogli una pacca sulla spalla.
Harry fece una risarella, divenendo rosso.- Ci sto facendo un pensierino su.-
-Hai la mia benedizione.-
-Di che state parlando?- chiese Clary, portando i piatti.
-Niente.- risposero all’unisono gli altri due.
-E tu che mi dici con MJ?- continuò Harry.
-Non ho tempo per le ragazze, ho troppo da fare.-
Improvvisamente, Harry divenne serio.- A fare le foto ai tuoi amichetti? Come se la passano i ragnetti?-
Clary sospirò.- Ti prego Harry, non stasera.-
Come fosse stato un ordine, il ragazzo sorrise di nuovo e la  spinse a sedersi sulle proprie gambe.- Solo perché mi stai facendo tutto il guardaroba da capo!-
Clary scoppiò a ridere, tenendosi a lui.- Ed io lavoro per te solo perché mi compri gli abiti firmati.-
Quando non si parlava di Spiderman o della donna in bianco, sembrava tutto così sereno fra di loro.
Clary avrebbe voluto che fosse così per sempre.
***
Quando tutti furono tornati a casa, Clary lavò i piatti, mentre la zia May si era addormentata sul tavolo.
Peter tornò dentro dopo aver buttato la spazzatura con sguardo afflitto.
-Tutto bene?- gli domandò Clary.
-MJ mi ha appena detto che sta uscendo con qualcuno e sembra qualcosa di serio.- rispose, aiutandola ad asciugare i piatti.
-Mi spiace…A proposito di questo, di quello che ci siamo detti al funerale di Norman…Io non voglio rinunciarci, Peter.- continuò lei, con voce decisa.- Non voglio rinunciare ad Harry. Per una volta in 18 anni sembra andare tutto come desidero io.-
-Sono contento per te, Clay, ma non hai mai pensato che forse lui è ancora innamorato della donna in bianco?-
In realtà, quel pensiero affliggeva Clary quasi ogni notte e anche ogni volta che Harry le faceva un complimento.
Che stesse usando lei per dimenticarsi dell’aracnoide?
Quando Peter andò a scuotere la zia per svegliarla, notò che sul tavolino c’era un avviso di sequestro: se entro un tot di giorni non avesse pagato l’affitto mancante, le avrebbero tolto la casa.
-Avviso di sequestro? Lo sapevi?- chiese Peter, stranito.
-No, non mi ha detto niente. Io cerco di aiutarla come posso.- rispose Clary.- Ho visto il rottame con cui vai in giro, Peter, ti servono soldi?-
-Ho perso il posto alla pizzeria per aver consegnato le pizze 2 minuti in ritardo, ma vedrai, mi troverò un altro lavoro.-
Clary sospirò e gli prese il viso fra le mani.- Mi prometti che me lo dici se ti serve qualcosa?-
Peter sorrise, mettendo prima due dita sulla propria fronte e poi sulla sua. -Te lo prometto, da fratello a sorella.-
***
Dato che Harry aveva detto a Peter che gli avrebbe fatto conoscere il dott. Octavius, il giorno dopo, lui, Peter e Clary andarono nel suo laboratorio.
Otto Octavius era un uomo dalla robusta stazza, con un’acconciatura giovanile, ma l’aspetto di un vero fisico.
-Signor Osborn, buongiorno, che bello smoking.- commentò Otto, alzandosi dalla scrivania.
-Tutto merito della mia stilista.- rispose Harry, facendo un occhiolino a Clary.
-Chi mi hai portato?-
-E’ l’amico di cui ti parlavo, gli devo il mio diploma, praticamente.- rispose Harry, mentre i due si stringevano la mano.
-Peter Parker, signore.-
-Sì, lo so chi sei, ma non ho davvero tempo per questo.- commentò l’altro, mentre Harry lo guardò male.- Ma è la Oscorp che mi paga, quindi va bene.-
-Esattamente, quindi è per questo che devo scappare, riunione al vertice. Clary, resta pure se sei interessata. Otto ci vediamo domani, buona fortuna!- esclamò Harry, salutando con la mano prima di uscire.
-Parker, ora mi ricordo di te, sei un allievo di Connors.- continuò Otto, invitandoli al tavolo per un tè.- Mi dice che sei molto intelligente, ma anche pigro ultimamente.-
-Lascialo stare, Otto.- intervenne sua moglie, versandogli il tè.- Magari è impegnato con qualche ragazza. Ce l’hai la fidanzata?-
-Ehm, in realtà, non lo so.- rispose Peter, ridacchiando.
-Non sa nemmeno che esisto.- sospirò Clary, sorseggiando.
-Beh, se sei incerto, vai con la poesia.- aggiunse il dottore. -Tu no, Osborn si addormenterebbe.- disse poi alla ragazza.
Clary arrossì, come se Otto l’avesse beccata con le mani nel sacco.- C-Come?-
-Oh andiamo, sto diventando vecchio, ma per alcune cose ho ancora occhio.- commentò, abbassandosi la pupilla col dito.
-Verrete domani alla presentazione?- domandò la moglie, passandogli un piattino con della torta di mele.
-Assolutamente sì, sono molto interessato alla fusione a freddo. Ma, è sicuro di riuscire a stabilizzare tutta l’energia che userà?- chiese Peter.
-Il ragazzo ha paura che farò esplodere la città, Rosie.-
-Non ti preoccupare, ha fatto i compiti a casa, puoi dormire tranquilla stanotte.- aggiunse la donna, sorridendo.- Sei tu che dovresti riposare, Otto.-
-Oh, pff, Edison dormì prima di inventare la luce elettrica e Beethoven dormì prima di inventare la nona sinfonia?- replicò il marito.
-E Coco Chanel dormì prima di diventare la prima donna in carriera del mondo della moda?- intervenne Clary.
Peter ed Otto la guardarono non sapendo di che stesse parlando.
Allora lei si schiarì la voce.- Scusate, fuori luogo.-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


Quando tornarono all’appartamento quel pomeriggio, il telefono che c’era nel corridoio che tutti condividevano, squillò.
Così Clary andò a rispondere.- Pronto?- Sorrise ampiamente quando sentì la voce di Harry.- Ciao.-
-Sei libera stasera alle 8?-
Clary non voleva fare la disperata che aspettava solo ogni suo minimo ordine per muoversi dal letto. -Ehm, vediamo…- rispose, facendo finta di sfogliare un’agenda.- No, sono liberissima.-
-Bene, ci vediamo al Bernardin alle 8 allora.- continuò Harry, mentre la ragazza saltellava dalla gioia: Harry le aveva appena chiesto di uscire.- Ci sono delle cose di lavoro che dobbiamo organizzare per la presentazione di Otto e tu sei l’unica che si ricorda tutto a memoria, io sono una frana.-
L’entusiasmo le si spense subito: una normale cena di lavoro.
-Oh,c-certo. Ci vediamo lì.-
Quando chiuse la cornetta sospirando, trovò la figlia del proprietario dell’appartamento, Ursula, che la spiava da dietro la porta.
-Oh, scusami tanto, non avevo intenzione di origliare.- balbettò, facendo per richiudere la porta.
Quella ragazza era così minuta e sempre gentile.- Non ti preoccupare, non fa niente.- le disse Clary, sorridendo.
-Era Harry?- chiese l’altra.
-Sì, credevo che volesse invitarmi a cena, ma è solo per lavoro…-
-Beh e cambia qualcosa? E’ sempre Harry. Mettiti qualcosa di carino e fagli vedere quanto sei favolosa!- esclamò Ursula.
Per un momento sembrò come se quella ragazza fosse una piccola coscienza buona che le parlava dalla spalla destra e aveva anche ragione.
-Sì, d’accordo! Vado!-
Clary guardò l’orologio: aveva un’ora e mezza per prepararsi.
Si fece una doccia, allisciò i capelli, indossò dei pantaloni carini con un paio di scarpe a punta col tacco e si truccò leggermente, senza esagerare.
Bussò più volte alla porta di Peter. -Arrivo, arrivo!-
-Allora, come sto?- gli domandò, strepitante.
-Sei fantastica.-
-Io ed Harry usciamo a cena, anche se è una cena di lavoro, non deve esserlo per forza giusto? Posso essere carina anche per una cena di lavoro, no?- continuò Clary, come un razzo.
Peter le strinse le spalle.- Okay, ora calmati o esploderai. Andrà tutto bene, tu sei bellissima e gli piacerai, d’accordo?-
Clary prese un bel respiro e sorrise.- D’accordo.-
Bernard arrivò puntuale con la limousine e la condusse verso il ristorante.
Quasi a metà strada però, si ritrovarono imbottigliati nel traffico.
Mentre si aggiustava il rossetto, Clary abbassò il finestrino.- Bernard, che succede?-
-Sembra esserci un incidente più avanti, signorina Parker.-
Allora Clary fece capolino fuori e notò che poco più in là, due macchine della polizia avevano bloccato la strada, mentre altre pattuglie sfrecciarono via, seguendo due auto con dei tipi loschi a bordo.
-Non ci posso credere.- sospirò, guardando l’orologio: mancavano 15 minuti alle 8. Per un attimo la sua moralità pensò di doversi cambiare ed andare ad aiutare le forze dell’ordine.- No, non ci pensare neanche.- mormorò fra se e se, con le sirene della polizia sempre più alte. Sbuffò e si tolse le scarpe.- Ehi Bernard, vado a vedere che sta succedendo, tu non muoverti di qui. E…Tienimi le scarpe, per favore.- disse al maggiordomo, lanciandogli le Prada.
Uscì dall’auto e andò in un vicolo per indossare il costume e poi sfrecciare in volo verso le auto della polizia che rincorrevano i criminali.
Atterrò sopra il tettuccio di una delle due ed entrò nei posti dietro.
-Okay ragazzi, ho solo 15 minuti, che cosa avete rubato?-
In risposta, uno dei due tirò fuori la pistola, ma la macchina sbandò e il colpo andò a rompere il finestrino.
Successivamente, Clary gli diede un calcio sul viso, stordendolo e facendolo uscire dall’auto.
Costruì poi una ragnatela su un palo della luce e l’uomo ci rimase attaccato, così che la polizia potesse acciuffarlo.
Proprio sul sedile anteriore, trovò uno scrigno pieno di gioielli.- Beh, avete ottimi gusti.- commentò, prima di dare una gomitata all’autista, ma non si accorse che l’auto stava andando verso un muro.
Andarono a sbattere con il muso della vettura, ma fortunatamente l’airbag si gonfiò e nessuno si fece male.
Afferrò il malvivente dal colletto della maglietta, trascinandolo fino dagli agenti.
Peccato che la seconda macchina fosse ancora in fuga.
-Grazie, ottimo lavoro.- le disse un polizotto: era da un po' di tempo che finalmente la polizia aveva smesso di inseguirli, nonostante tutte le cose brutte che il Daily Bugle dicesse su di lei e Spiderman.
-Gli altri sono fuggiti, mi spiace. Mi potrebbe dire che ore sono?-
L’uomo guardò l’orologio al polso.- Le 8 e 5 minuti.-
-Cosa?! Accidenti!-
Clary si vibrò in volo, per tornare alla macchina, ma quando fece per sparare una ragnatela su un palazzo, essa non uscì dal suo polso come al solito.
Perciò cadde per alcuni metri, atterrando sull’asfalto dopo aver battuto forte con la schiena su un cassonetto della spazzatura.
Dolorante, ma ancora viva, si tolse la maschera, controllandosi le braccia.- Cos’è questa storia?-
Non aveva tempo di pensare anche a quello, adesso, ma quando si voltò per tornare in strada, ecco Bernard, fuori dalla limousine, che la guardava con gli occhi sgranati.
-Oh cavolo.- esclamò Clary, facendo cadere la maschera per coprirsi la bocca.
Bernard l’aveva appena vista col costume.
-Bernard, ti prego, ti scongiuro, non dirlo a nessuno!- lo implorò, parlando a bassa voce per non farsi sentire da qualcun altro. Ad un certo punto, Clary estrasse dei soldi dalla borsetta.- Ecco, prendi questi.-
L’uomo la fermò, prendendole le mani.- Signorina Parker, non voglio i suoi soldi. Stia tranquilla, ho la bocca cucita.-
Clary notò sincerità nei suoi occhi e gli sorrise.- Grazie.-
-Ma il signor Osborn la ucciderà, siamo in ritardo.-
Grazie all’intervento di Clary, il traffico tornò normale e Bernard poté guidare fino al ristorante, mentre la ragazza si rivestiva nei posti dietro.
Ma quando giunsero davanti all’edificio, Clary vide Harry andarsene scontento su un’altra limousine.
Era arrivata troppo tardi.
***
La mattina dopo, appena sveglia, Clary decise di telefonare ad Harry, anche se con vergogna.
Inserì qualche monetina nel telefono, ma c’era la segreteria.
O forse lui non voleva affatto parlare con lei.
-Ciao, non so se c’è davvero la segreteria o non vuoi rispondere, ma comunque sia hai ragione, sono stata una stupida. Sai…Ultimamente non riesco a fare neanche le cose più semplici…Come stare ad un ristorante alle 8.- gli disse, aprendo il suo cuore.- Ma…Mi serve questo lavoro, voglio davvero questo lavoro e mi impegnerò di più, te lo prometto.- In quell’istante, Clary si ricordò delle parole di Peter, di quando le aveva detto un giorno, forse, avrebbe dovuto scegliere se essere la donna in bianco o seguire Harry. E mentre ci pensava, il tempo della telefonata scadde, ma Clary non aveva altre monetine. Nessuno stava ascoltando dall’altra parte, così si mise la cornetta all’orecchio.- D’accordo, ecco la verità: io sono White Woman. Buffo, vero? So che mi odi. Ma non puoi negare che per una sera…- singhiozzò, ricordandosi di quella emozionante notte. -…Che per una sola sera, ci siamo amati. Ma puoi incolparmi di tutto quello che vuoi, non mi importa, se ti fa stare meglio.- continuò, tirando su col naso.- Mi dispiace.- disse infine, riattaccando la cornetta.
Quello stesso pomeriggio, si rincontrarono per andare alla presentazione del dottor Octavius insieme.
Clary si ritrovò nella limousine con Harry e con Bernard che, come promesso, non aprì bocca.
C’era un fastidioso silenzio e la tensione si tagliava col coltello.
-Bernard, che ore sono?- domandò Harry.
-Mancano 20 minuti alle 15, signore.-
-Oh, quindi vuoi dirmi che siamo perfino in anticipo, Bernard?-
Il povero vecchio non capì a che gioco stesse giocando.- Ehm, sì signore.-
Clary invece capì e sbuffò.- Per quanto tempo ce l’avrai con me?-
-Fin che non righerai dritto, Clary, ma dove hai la testa? Ti avevo semplicemente chiesto di stare ad un ristorante alle 8 e non sei riuscita a fare nemmeno quello!- esclamò Harry.
Lei notò un cenno di arroganza nel suo tono e rispose a dovere.- Sai cosa penso? Lavoro per te, ma non sono una sguattera, non sto ai tuoi comandi! Sono la tua migliore amica!-
Harry guardò fuori dal finestrino, incrociando le braccia come un bambino che è stato appena zittito.
-E poi, ti ho già detto che mi dispiace.- aggiunse lei.
-Bene!- esclamò l’altro, scendendo dall’auto quando furono arrivati.
-Bene!- ribatté Clary, seguendolo dentro.
Al laboratorio del dottor Octavius c’erano già giornalisti e altri scienziati, pronti a vedere la sua rivoluzionaria scoperta.
-Benvenuti a tutti.- esordì Otto.- Siete qui oggi per assistere la creazione di pura energia rinnovabile. Lasciate che vi presenti i miei assistenti.-
Sotto un telo c’era una cintura che collegava 4 braccia meccaniche che il dottore andò ad indossare.
-L’energia che creerò oggi non può essere toccata da mani umane, perciò questi quattro braccia meccaniche, collegate al mio cervello, mi aiuteranno a stabilizzarla.-
-Dottor Octavius, se questa tecnologia è così rivoluzionaria come dice, cosa impedirà a queste macchine di avere il sopravvento su di lei?- chiese una giornalista.
-Ottima domanda, è per questo che ho perfezionato questo chip inibitore col mio cervello.- rispose l’uomo, indicando in chip che aveva attaccato al collo.- Così sono io a comandare loro e non viceversa. Ora, arriviamo al pezzo forte.-
Le luci si spensero e altri aiutanti portarono al laboratorio un altro marchingegno con 4 pali a formare una sfera.
Dopo che si fu messo degli occhiali protettivi, Otto, con le braccia meccaniche, afferrò una piccola pallina da dentro un involucro di plastica.- Il preziossissimo tritio è la spina che fa andare tutto questo, ne esistono solo 25 libre in tutto il mondo. Desidero ringraziare Harry Osborn e la Oscorp Industries per la fornitura.-
-Sempre pronto a pagare i conti!- intervenne Harry.
Ad un certo punto, dai quattro pali uscirono quattro raggi laser che andarono a potenziare il tritio, tanto da farlo crescere e diventare della stessa energia del sole.
Stupito, il pubblico applaudì.
Ma poi, successivamente, qualcosa andò storto: alcuni raggi uscirono dal marchingegno e attirarono a se tutti gli oggetti di metallo, compresi scrivanie e porte.
La gente iniziò a scappare, impaurita, mentre Clary e Peter decisero di intervenire, mettendosi il costume.
-Chiudi tutto Otto, chiudi tutto!- urlò Harry, con gli oggetti che continuavano a volare per il laboratorio.
-E’ solo un picco, si stabilizzerà!- ribatté il dottore.
-Sono io che comando qui!-
All’improvviso, un tavolo volò verso di lui, rischiando di colpirlo.
Clary si precipitò da Harry e lo scansò prima che l’oggetto si frantumasse sul soffitto.
-Tanto non cambia niente.- commentò Harry, guardandola male, prima di fuggire fuori.
Poi si udì un urlo: mentre Peter si preoccupava di staccare tutte le spine per spegnere tutto, i vetri delle finestre esplosero e andarono contro il viso di Rosie, la moglie di Otto, uccidendola.
Quando l’energia alle macchine fu tolta, una fortissima scossa colpì il chip inibitore dietro al collo del dottore, distruggendolo e facendolo svenire.
Ma alla fine, la città e le persone furono salve.
Poggiata al tettuccio della macchina, Clary osservò come l’ambulanza portava via la donna, sentendosi in colpa per non esser riuscita a salvarla.
-Sta bene, signorina Parker?- le chiese Bernard.
-Non sono riuscita  a salvarla, Bernard…Per proteggere Harry, io…- balbettò, abbassando lo sguardo.
Il maggiordomo le mise una mano sulla spalla.- Ha fatto quello che poteva.-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


Mentre il dottor Octavius era al sicuro in ospedale, Clary e Peter continuarono con la loro vita.
Mary Jane aveva trovato lavoro come attrice in una commedia e aveva fatto avere ai due fratelli dei biglietti omaggio.
Quella sera, Clary aiutò Peter a vestirsi per bene: in realtà, non c’era molta scelta, dato che nell’armadio aveva o uno smoking o il costume da Spiderman.
Gli sistemò bene i capelli e gli fece mettere un sacco di profumo, per apparire al meglio.
Mentre si sistemava la cravatta, il ragazzo notò la sua gonna.- E quella?-
Clary se ne vantò.- Armani, me l’ha presa Harry.-
-Ti vizia molto.-
Indossarono i caschi e raggiunsero il teatro con il motorino di Peter.
Improvvisamente, però, per strada, comparvero auto della polizia che rincorsero una macchina con due uomini a bordo che sparavano all’impazzata.
Ad un certo punto, tentò di investirli e i due fratelli furono costretti a saltare via dal motorino prima che venisse spazzato via.
Con una magistrale giravolta, caddero poi in piedi sull’asfalto.
Notarono due bambini sul marciapiede che li fissavano stupefatto.- Come avete fatto?!-
Clary cercò di inventarsi qualcosa.- Palestra, esercizio, andando al letto presto.-
-E soprattutto mangiando molte verdure.- aggiunse Peter.
-E’ quello che mi dice sempre mia madre, ma io non ci credo mai!-
-Sono quelli che non sono riuscita a prendere ieri.- mormorò Clary.
-Allora rimediamo.-
Clary si guardò gli abiti che indossava.- Stai scherzando?! E’ Armani!-
Peter roteò gli occhi e si tolse il casco, proseguendo in un vicolo.
La sorella sbuffò e lo rincorse, togliendosi i tacchi.- Ma guarda te, mi tocca rifarlo!-
Indossato il costume, volarono fino a seguire la macchina che veniva rincorsa.
Questa volta non aveva tettuccio e i due criminali tentarono di sparargli alla ceca, senza successo.
Peter si occupò di togliergli le armi dalle mani, mentre Clary li colpì con una ragnatela alla schiena, appiccicandoli ad un lampione, così che la polizia li acciuffasse.
Entrambi salirono poi a bordo dell’auto, così da arrivare dritti davanti al teatro, in divieto di sosta.
-Ehi, se la lasciate lì, ve la porto via.- disse un poliziotto.
-Faccia pure.- gli disse Clary, mentre Peter entrava dentro, ma sfortunatamente le porte erano chiuse. -Mi spiace, Peter.-
Così decisero di aspettare fuori, al di là del marciapiede, su degli scalini, che Mary Jane uscisse per chiederle scusa.
Intanto, una veccia signora, artista di strada orientale suonava il violino, canticchiando in modo stonato una canzoncina su Spiderman e White Woman.
-Santo cielo.- commentò Clay, tappandosi le orecchie.
Proprio in quell’istante, MJ uscì dal camerino: Peter fece per andare a parlarle, ma spuntò fuori il ragazzo che stava frequentando e li vide baciarsi.
Clary gli strinse la spalla.- Peter…Quando imparerai che se non ti prendi cura delle tue cose, se le prende qualcun altro?-
Afflitto, Peter abbassò lo sguardo sospirando.- Andiamo a cercare il motorino.-
I due fratelli rindossarono i costumi e saltarono suoi soffitti dei vari palazzi per vedere se dall’alto riuscivano a ritrovare il motorino.
Ma quando Peter tentò di lanciare una ragnatela per attaccarsi all’altro edificio, essa non uscì dal suo polso come al solito e cadde nel vuoto.
Avrebbe fatto un bel tonfo se Clary non lo avesse preso al volo.
-Ma che significa?- si domandò Peter, controllandosi i polsi.
-E’ successo anche a me ieri, non capisco nemmeno io.- aggiunse Clary, voltando poi lo sguardo verso la strada e vedendo il motorino fortunatamente ancora intatto.- Almeno lo abbiamo trovato.-
***
Il giorno dopo, sapendo della situazione finanziaria di zia May, l’accompagnarono in banca per vedere cosa si potesse fare.
Volevano chiedere un prestito, ma sembrava che le cose che le appartenevano non bastassero per coprire il mutuo della casa.
-Mi dispiace, non posso fare niente per voi.- disse il banchiere, prima di allontanarsi dalla scrivania.
-Vedrai, troveremo un modo.- disse Peter a zia May, per consolarla.
In quello stesso momento, poco più in là, un uomo pericoloso e armato di quattro braccia meccaniche, stava tentando di scassinare la banca.
Con due delle braccia ruppe la porta del caveau e la scaraventò via, colpendo la scrivania dove era seduta la famiglia.
Peter scansò via la sedia di zia May con un piede, prima che venisse schiacciata.
Successivamente, i due fratelli si nascosero in un angolo per mettersi il costume.
Il ladro era proprio il dottor Octavius, probabilmente scappato dall’ospedale.
Il suo chip inibitore era fuso: nonostante muovesse le braccia a suo piacimento, non era chiaro se fosse lui a comandarle del tutto e soprattutto il perché stesse svaligiando la banca.
Le armi dei poliziotti non ebbero effetto su di lui e quando Peter intervenne, Otto gli lanciò contro varie borse piene di monete, senza mai prenderlo.
Tant’è che Peter, mentre Clary faceva uscire tutti i civili, ne afferrò una con la ragnatela e la tirò verso di lui.- Eccoti il resto!-
Ma con una delle protuberanze meccaniche che non tenevano le borse, lo afferrò per la faccia, guardandolo male.- Inizi a darmi sui nervi.-
-E’ la mia specialità.- ribatté Peter.
II dottore fece presa sul suo viso, facendolo svenire.
Allora, nel frattempo che egli uscì dalla banca, Clary gli andò dietro.- Mi pare che quelli non siano suoi, dottore!-
Octavius fece un ringhio, infastidito e staccò le portiere di un taxi, tirandogliele addosso.
Clary le evitò entrambi, quando Otto afferrò una donna dalla folla come ostaggio.
Zia  May.
-Prova a seguirmi.-
Clary non poteva lasciare che le facesse del male, così gli andò dietro, mentre si aggrappava alle finestre dei vari appartamenti, su un palazzo.
-Consegnami la signora!- gli ordinò.
-Va bene.- rispose lui, lasciandola cadere nel vuoto.- Ops, mani di ricotta.-
Clary era pronta a lanciarsi per prenderla, ma lui la bloccò, circondandogli la testa col braccio.
Fortunatamente, Peter si riprese e la afferrò prima che cadesse al suolo.
Servendosi dei suoi sensi da ragno, anche se era voltata di spalle, Clary puntò il polso verso Otto e gli lanciò una ragnatela che andò dritto ai suoi occhi, impedendogli di vedere.
A  quel punto, ormai libera, Clary si precipitò da zia May e Peter, lasciandolo scappare.
-Tutto bene?- domandò preoccupata.
-Sì, grazie, mi ero davvero sbagliata sul vostro conto.- commentò l’anziana, sorridendo.
Sollevati che la zia stesse bene, i due fratelli tornarono a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


 
Quella stessa sera, il signor Jameson aveva incaricato Peter di fare le foto ad una festa che era stata organizzata per suo figlio al planetario della città.
Il famoso John Jameson era un astronauta appena tornato da un lungo viaggio sulla Luna.
Anche Clary e Harry erano stati invitati e quest’ultimo si era subito annegato nello champagne.
-Harry, perché non ci vai piano con lo champagne?- gli disse Clary, raggiungendolo al bar.
-Sei già al quinto.- aggiunse Peter.
-Tu non berresti sapendo che hai perso migliaia di dollari in un buffone?- ribatté Harry, bevendo il bicchiere tutto d’un sorso.
A quel punto, la presentatrice salì sul palco.- Signori e signori, non vedo l’ora di presentarvi il primo astronauta che ha giocato a football sulla Luna. Il bellissimo e delizioso capitano John Jameson!-
Coni riflettori puntati su di lui, l’elegante uomo scese da una scalinata accompagnato da una donna.
Quando Peter mise l’occhio sull’obiettivo per scattare una foto, vide subito che la ragazza che gli stava affianco era proprio Mary Jane.
I fratelli Parker furono veramente sorpresi: Peter rimase paralizzato.
-Ehi, che aspetti, va a parlarle.- gli sussurrò Clary, spingendolo verso di lei.
Nel frattempo, tra la folla, la ragazza sentì parlare il direttore del Daily Bugle riguardo l’attacco alla banca.
-Sono falsi, fatti col pongo quei due! Perché solo io riesco a vedere quanto sono pericolosi per la città?!- esclamò, accendendosi un sigaro.
-Pericolosi? Hanno cercato di salvare tutte quelle persone.- intervenne Clary.
-Certo e intanto Octavius se n’è andato col malloppo.- ribatté Jameson.- Ho in mente un nome fantastico, Doc Ock, voglio un penny per ogni volta che viene pronunciato!-
Clary roteò gli occhi, notando poi Harry che si avvicinava minacciosamente a Peter.
-Sai cosa mi dà più fastidio? Che non mi vuoi dire chi è, quindi scegli lui piuttosto che il tuo migliore amico.- gli disse, con le lacrime agli occhi: non riusciva proprio a superare l’immagine di Spiderman con il corpo del padre.
-Harry, non stasera.- aggiunse Peter.
-Tutte le sere! Fin che non lo scovo, io non alzo gli occhi.- ribatté Harry, rosso in viso.- Tu mi hai rubato Mary Jane, mi hai rubato l’affetto di mio padre. E’ così che fa un amico?!- esclamò, dandogli improvvisamente uno schiaffo davanti a tutti.- Eh fratello?!-
Clary gli bloccò il braccio prima che potesse rifarlo, guardandolo male.- Harry, adesso basta.-
Con una lacrima che gli rigò il fiso, Harry si tolse dalla sua presa e dopo averle dato una spallata, se ne andò.
A quel punto, John salì sul palco.- Scusate, volevo annunciare a tutti che la bellissima Mary Jane Watson ha appena accettato di sposarmi.-
Clary sospirò.- Perfetto, ci mancava anche questo.- commentò, vedendo il fratello ferito profondamente.
-Avanti Parker, scattami questa foto!- gli ordinò Jameson, indicando il figlio e la sua futura moglie.
Peter fu costretto ad usare la macchina fotografica, ma Clary notò che aveva qualcosa di strano.- Che succede?-
-Non ci vedo…-
***
Non solo ultimamente né a Clary né a Peter funzionavano le ragnatele, ma sembrava che il ragazzo dovesse anche ricominciare a rimettere gli occhiali.
Dopo la serata deludente, Clary si stese sul letto, trovandovi accanto il Daily Bugle.
-I fratelli aracnidi e Doc Ock…Rapinano banca?!-
Sbuffò e fece in mille pezzettini l’ennesima bugia su di lei.
Decise di farsi una bella doccia e andarsene a dormire.
Ma quando fu sul punto di addormentarsi, qualcuno bussò alla porta.
-Chi è?-
-Sono Harry.-
Sorpresa e confusa, andò ad aprirgli la porta e lui entrò barcollando, puzzando ancora di alcool.
-Harry, non dovresti essere qui…- commentò Clary, sospirando.
-Sai perché sono così arrabbiato? Perché sto cercando di ricominciare e credevo che tu fossi la scelta più giusta.- le disse, ancora con gli occhi lucidi.
Quella frase le fece venire la pelle d’oca, ma non sapeva se fosse sincero.- Harry, sei ubriaco.-
-Sì, è vero, sono ubriaco e tu sei comunque bellissima.- replicò Harry, prima di prenderle il viso tra le mani e baciarla di scatto.
E proprio come la prima volta che si erano baciati, fu come se le loro bocche si desiderassero a vicenda, così passionalmente da far arrossare le loro labbra.
Poi arrivò un leggero retrogusto di champagne che fece fermare Clary.- Credo che  dovresti tornare a casa, adesso.-
Magari stava sognando, magari era l’alcool che gli stava facendo fare quelle azioni, perciò la ragazza non ci sperò tanto.
Harry annuì.- Sì, hai ragione.- sussurrò, prima di barcollare verso la porta.
Mentre Clary si mise al letto, ancora un po' intontita da quello che era appena successo, Harry tornò alla macchina con sguardo confuso: gli sembrava di aver già toccato quelle labbra, prima di quella sera.
***
Dato che sembrava che oltre a perdere le ragnatele, i fratelli Parker stessero sempre più male, perdendo la loro velocità e la loro solita agilità, il giorno dopo decisero di andare a farsi visitare dal medico.
L’uomo occhialuto controllò la gola di Peter con uno stecchino.- Fisicamente state bene…La mia opinione?- esordì, toccandosi la tempia.- Sta tutto qua dentro. Probabilmente siete stressati. Dormite la notte?-
Peter e Clary si guardarono goffamente: la maggior parte delle notti le passavano in città a sventare il crimine.
-Non molto.- rispose lei.
-Problemi a dormire?-
-Vede, faccio questo sogno…- continuò Peter.- E, in questo sogno, io sono Spiderman. Ma sto perdendo i miei poteri, mi arrampico, ma cado giù e non so come fare.-
Il medico di sedette sul lettino in mezzo a loro.- E dimmi perché vuoi essere Spiderman che si arrampica sui muri? Perché non essere semplicemente te stesso?-
In effetti, a questo nessuno dei due aveva mai pensato.
-Secondo me non dovresti essere Spiderman, per questo cadi giù.- commentò egli.
Con quella nuova consapevolezza, come un cruccio nella sua mente, Clary andò al lavoro.
Era ancora molto imbarazzata per quello che era successo la sera prima, perciò evitò di guardare Harry negli occhi quando entrò nel suo ufficio.
-Allora, tra 15 minuti hai il pranzo con il capo di quell’azienda per teaser elettrici e alle 17 il meeting con l’amministrazione.- gli disse Clary, elencandogli tutti i suoi appuntamenti.
Ad un certo punto, sentì la porta cigolare alle sue spalle.
Harry la chiuse lentamente, fissandola in modo strano.
-Perché mi guardi in quel modo?- gli chiese Clary, arrossendo.
-Volevo chiederti scusa per ieri sera. Ero ubriaco, ma le pensavo davvero le cose che ho detto.- rispose Harry, avvicinandosi a lei. -Voglio ricominciare, ci ho pensato bene e voglio ricominciare con te.-
Dalla gioia, gli occhi di Clary si inumidirono e non sapeva nemmeno cosa dire.
Harry ruppe il silenzio, baciandola con passione, dopo averle preso il viso fra le mani.
Clary percepì bene il suo corpo riscaldarsi, mentre Harry la faceva indietreggiare verso la scrivania.
Con un sol gesto, tolse tutto quello che c’era sopra e in fretta la fece sedere sul tavolo, accarezzandole le cosce sotto la gonna.
In quel preciso istante, qualcuno spalancò la porta, facendoli staccare velocemente l’uno dall’altro.
Bernard rimase immobile.- Ehm…Quando è pronto sono qui sotto, signor Osborn.-
Harry si pulì il rossetto lasciatogli da Clary sulle labbra.- Arrivo subito Bernard, grazie.-
Non appena il maggiordomo se ne andò, entrambi scoppiarono a ridere.
***
Con un ampio sorriso per via dell’accaduto, Clary tornò a casa quel pomeriggio, ma trovò sul letto un non gradito ospite della quale si era dimenticata.
Il costume e la maschera erano piegati sul suo letto, come se la fissassero.
Forse il dottore aveva ragione, forse se avrebbe smesso di essere la donna in bianco, la sua vita sarebbe andata meglio.
Mentre ci rifletteva su, qualcuno bussò alla porta.
-Un momento.- rispose, mettendo velocemente la tuta sotto il letto.- Avanti.-
Ursula aprì la porta sorridendo.- Ciao, ho fatto della torta al cioccolato, ne vuoi un pezzo? Con…Un bicchiere di latte?-
Clary non aveva mai avuto amiche, perciò pensò che fosse molto gentile.- Certo, perché no.-
Così le due si sedettero sul letto e divorarono la torta.- Mio padre insiste ancora che Peter abbia dei mesi arretrati di affitto.-
-Oh, sì, mi spiace, è che non è stato un bel momento per lui. Insomma, non lo è tutt’ora, per nessuno dei due.- spiegò Clary, difendendo il fratello.
-Problemi con Harry?- domandò lei.
Clary sorrise, ricordandosi della mattinata, ma anche del suo sguardo d’odio, di quando aveva trovato il corpo di Norman.- E’ che…Gli ho fatto una cosa brutta, in passato e non so se lui possa perdonarmi. C’è questa…Parte oscura di me che non credo di volergli mostrare.-
-Se vuoi la mia opinione, penso che le persone che amiamo tirano fuori la parte migliore di noi, perciò non devi per forza mostrargli quella brutta.- commentò Ursula, con accento russo.
La ragazza aveva ragione e iniziò a pensare sul serio di abbandonare per sempre il suo ruolo di eroina.
-Hai ragione, grazie.-
-Bene, quindi indossa il tuo vestito migliore…- continuò l’altra, entusiasta.- Perché ha chiamato prima e ti ha invitato a cena stasera  alle 8.-
Clary sgranò gli occhi, sorpresa.- Cosa?! Davvero?! Oh mio Dio! Okay! Devo prepararmi!- esclamò, sentendo poi d’un tratto le sirene  della polizia che sfrecciavano sotto il palazzo.
-Tutto bene?- le chiese Ursula, vedendola immobilizzata davanti alla finestra.
Per una volta, Clary non sentì dentro di se quel senso di responsabilità.- Sì, sto bene.-
***
Clary indossò un sobrio vestito nero, con le maniche in pizzo e una cintura argentata che le cinse la vita.
Quando arrivò al ristorante con la limousine di Bernard, prese coraggio ed uscì.
Ma prima di entrare, doveva fare una cosa.
Fece abbassare il finestrino al suo autista.- Bernard, ti volevo ringraziare per non aver detto niente.-
-Non si preoccupi, signorina Parker, sono una tomba.- disse lui, facendo goffamente il segno di chiudersi la bocca con la zip che la fece ridere.- Ora vada lì dentro e si prenda quel che si merita.-
Aveva i brividi per la paura di rovinare tutto, ma quella frase la fece sentire più sicura.
Si sistemò il vestito ed entrò al ristorante, vedendo Harry che l’aspettava ad un tavolo pieno di candele e fiori.
Harry guardava continuamente l’orologio: mancava qualche minuto alle 8 e credeva che Clary non sarebbe mai arrivata.
E poi eccola lì, che camminava verso di lui.
-Ciao, sono puntuale?- gli chiese sorridendo.
Anche lui mostrò i suoi denti perfetti.- Puntualissima.- rispose, guardandola dalla testa ai piedi.- Sei bellissima.-
Clary osservò il suo smoking stirato, mentre il suo naso danzava grazie al suo profumo.- Anche tu non sei male.-
-Ti ho invitata qui perché…beh…stamattina non abbiamo avuto occasione di continuare col nostro discorso. Ero impaziente di sapere la tua risposta.-
Istintivamente, Clary si morse un labbro e lo guardò negli occhi, passandogli la mano dalla tempia alla guancia. -Sì.- mormorò flebilmente.
L’altro sorrise ampiamente.- Davvero?-
Clary annuì più volte prima di baciarlo dolcemente e da quella sera, tutto cambiò.
***
Verso mezzanotte, Clary tornò a casa: il costume era ancora sul letto.
Lei aveva già deciso.
Lo prese e bussò alla porta di Peter. -Mi avevi detto che un giorno avrei dovuto fare una scelta…Essere la donna in bianco o pensare ad Harry. Io ho scelto…- gli disse, consegnandogli la tuta.- Io scelgo Harry.-
Inaspettatamente, Peter le sorrise.- E io scelgo MJ.- le disse.- Rinuncio anche io. Sarò solo Peter Parker e Spiderman, mai più.-
-Dove hai messo il costume?-
-L’ho buttato.-
-Cosa!?- esclamò Clary.- Come lo hai buttato?! Hai idea di quanto ci ho messo a cucirlo?!-
-S-scusa, non credevo fosse importante.- balbettò l’altro, mentre riceveva delle pacche dalla sorella sul viso.
Lei sbuffò e trovò per terra una copia del Daily Bugle vicino al letto: in prima pagina la foto del costume che, come non si seppe, era giunto fino a Jameson.
Clary glielo mostrò arrabbiata.
Peter storse la bocca.- Ops.-
A quel punto, dalla radio che teneva sul comodino, arrivò la segnalazione di una rapina: di solito si sarebbero subito precipitati, ma Peter decise di cambiare stazione, facendo partire una canzone lenta.
Così, porse la mano alla sorella.- Madame.-
Clary ridacchiò e si inchinò.- Con vero piacere.-
Divertiti, i due si strinsero l’un l’altro, iniziando a dondolare in mezzo alla stanza, con la consapevolezza che tutto, da quel momento in poi, sarebbe andato meglio per entrambi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


1 mese dopo.
 
Ora che non dovevano più pensare a fare gli eroi, la vita sembrava molto più facile.
Peter arrivava puntuale alle lezioni del signor Connors, si era trovato un altro lavoro ed aveva comprato un altro biglietto per vedere la commedia di Mary Jane.
Clary si concentrava sulla carriera e su Harry che quasi ogni settimana le regalava bellissimi abiti o gioielli.
Ogni tanto, quando camminavano per strada, erano tentati di seguire le auto della polizia, ma poi, facevano un bel respiro e continuavano a camminare, senza importarsene.
Quella mattina buia, Peter, Clary e la zia May andarono a far visita alla tomba dello zio Ben per cambiargli i fiori: erano passati due anni dalla sua morte e la povera donna continuava ad incolparsi dell’accaduto.
I due fratelli non potevano permetterlo più: dovevano dirle la verità.
-Non devi continuare ad incolparti della sua morte, zia May.- le disse Peter, mentre la zia versava del tè per tutti.
-Voi avevate bisogno di andare in biblioteca, ma invece di prendere la metro, lui decise di accompagnarvi. Se solo lo avessi fermato.- disse lei, sedendosi accanto a loro.
Peter deglutì i sensi di colpa e prese a parlare.- Sono io il responsabile della morte di zio Ben.-
-Noi.- intervenne Clary, prendendogli la mano.- Noi, i responsabili.-
-Ma voi eravate alla biblioteca, dovevate fare la vostra ricerca…-
-Lui ci accompagnò, ma noi non ci andammo…- continuò Clary.
-Andammo in un posto dove speravo di poter vincere un po' di soldi per comprarmi una macchina e fare colpo su Mary Jane.- spiegò Peter.- Ma io vinsi e il tizio non volle pagarmi e poi fu rapinato.-
-E io lo lasciai andare…- intervenne la sorella, con una lacrima che le rigò il viso.
-Noi, lo abbaiamo lasciato andare. Ero così arrabbiato e volevo vendetta.- proseguì il fratello, mentre zia May ascoltava sconvolta.- Al rapinatore serviva una macchina e tentò di rubarla a zio Ben…E lui disse di no…E così sparò.-
Clary singhiozzò, voltando la testa dall’altra parte, non riusciva a guardare la zia in faccia.
La donna non disse niente, si alzò, li guardò e poi proseguì in camera.
Peter cinse il collo di Clary con il braccio e la strinse a se fin che non smise di piangere.
***
Lo stesso giorno, per consolarsi, Clary decise di fare una sorpresa ad Harry e lo andò a trovare.
Lo trovò in salone, con il bicchiere pieno di rum e lo sguardo arrabbiato su qualche scartoffia.- Ma dove sei?!- esclamò, dando un pugno al tavolo.
-Ehi.- lo salutò Clary, stranita.
Harry si voltò di scatto.- Ehi, che ci fai qui?- le domandò, nascondendo velocemente delle foto dentro un fascicolo, come se non voleva che le vedesse.
-Ho avuto una brutta giornata, volevo farti una sorpresa.- rispose lei, avvicinandosi con sospetto. -Che cos’è?-
-Oh, niente, roba di lavoro, non importa.- spiegò Harry, ma dal suo tono, stava nascondendo qualcosa.
Senza chiedergli il permesso, Clary aprì la cartellina: erano tutte foto fatte di nascosto alla donna in bianco, articoli di giornale e un contratto firmato da un investigatore privato.
Incredula, Clary capì tutto.- Hai ingaggiato un investigatore privato per farla seguire?-
Harry si sedette sul divanetto, con le mani tra i capelli.- Clary, tu non capisci…Io devo sapere la verità su mio padre.-
Ma lei non ci credeva nemmeno un po'.- E perciò la fai seguire? No…Tu sei…Ancora innamorato di lei.-
Il silenzio di Harry ne era la conferma.
-E allora cos’erano tutte quelle cose che mi dicevi? Erano tutte bugie? Il voler ricominciare, con me, con noi?- singhiozzò, mettendosi le mani sulla bocca.
Harry alzò lo sguardo su di lei.- Non lo so, forse sì. Mi dispiace Clary…- rispose, asciugandosi gli occhi.- Ma io l’amavo…La amo.- continuò, con le labbra che gli tremavano. -E la odio…Così tanto che non riesco a vivere, Clary. Mi dispiace così tanto.-
Clary non voleva ascoltare altro: prese velocemente il cappotto e se ne andò.
Per sfogarsi, prese un cono gelato al cioccolato e poi tornò lentamente a casa.
Per strada, incrociò Peter: aveva il suo stesso identico sguardo.
-Ehi, tutto bene?- gli domandò, affiancandolo sul marciapiede.
-Sono stato uno sciocco…- borbottò, abbassando lo sguardo.
-Riguardo cosa?-
-Io non sarò più Spiderman, la mia vita andrà pure meglio, ma MJ si sposerà comunque…E io la perderò per sempre.-
A quanto pareva la giornata non era andata bene per nessuno dei due.
-Harry è ancora innamorato della donna in bianco. L’ha sempre amata…Ed è come se avesse usato me per dimenticarla, senza riuscirci.- raccontò Clary.
Peter scosse la testa, afflitto.- Non abbiamo cambiato niente.-
In quel momento, al palazzo che faceva angolo, si sentivano delle urla.
In un palazzo a 4 piani era scoppiato un incendio e i vigili del fuoco non erano ancora arrivati.
Una coppia gridava disperata che avevano perso i due figli mentre stavano scappando per le scale.
-C’è ancora qualcuno nell’edificio?- domandò Clary ad un uomo che stava chiamando la polizia.
-Crediamo che ci siano due bambini bloccati al secondo piano!-
I fratelli Parker si fulminarono con lo sguardo e senza pensarci due volte, entrarono nell’edificio.
Salita la prima scala, udirono il pianto di un bambino che cercava la sua mamma.
In un cameretta ormai distrutta c’erano lui e la sua sorellina neonata ancora nella culla, ma la porta era bloccata.
Così Peter provò a darci una spallata, ma si fece solo male.
Clary roteò gli occhi.- Perché non provi col piede, genio?-
La ragazza diede un calcio alla porta che già cedevole, si distrusse.
Peter prese la neonata, ma l’altro bambino sembrava troppo spaventato per muoversi.
-Ho paura.- singhiozzò il piccolo.
Tossendo per il fumo, Clary si piegò alla sua altezza.- Ascoltami, andrà tutto bene, qual è il tuo supereroe preferito?-
-Spiderman.-
-Ovviamente…- commentò lei, prima di piegarsi e prenderlo sulle spalle.- Allora forza, aggrappati come Spiderman e usciamo da qui.-
Il fuoco si stava emanando sempre di più e il soffitto continuava a cadere.
Dopo esser sceso dalla scala, il pavimento dietro Peter si sgretolò, creando un buco nel terreno tra lui e la sorella.
-Oddio e adesso?- chiese Peter, fissando il vuoto.
Anche se era molto distante dall’altro bordo, l’unica cosa da fare era saltare.
-Allora piccolo, come ti chiami?-
-Micheal.-
-Allora Micheal, adesso devi stringerti forte forte a me con le gambe e con le braccia, come una brava scimmietta.-
Inalando fumo, il bambino fece presa con le gambe sul suo bacino e con le braccia sul suo collo.
-Perfetto, così.-
-Clary, è una pazzia!- esclamò il fratello, preoccupato.
-Ce la faccio.- sussurrò lei, fra se e se.
Prese poi un bel respiro, una bella rincorsa e saltò dall’altra parte.
Finalmente uscirono poi dal palazzo.
Nel frattempo che i vigili del fuoco si occuparono di spegnere le fiamme, consegnarono i bambini ai loro genitori.
-Grazie, grazie, che Dio vi benedica!- ripeté la donna.
Ad incendio spento, i medici gli diedero dell’ossigeno per recuperare le forze.
-Avevo dimenticato come ci si sentisse.- disse Clary, riferendosi alla gratitudine della mamma.
Peter sorrise.- Già, anche io.-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


La mattina successiva, la zia May chiese ai due fratelli di passare a casa.
La trovarono in giardino che metteva le sue cose dentro degli scatoloni con il vicino, il piccolo Harry Jackson che l’aiutava.
-Che succede qui?- chiese Peter, confuso.
-Oh, mi hanno concesso qualche altra settimana, ma me ne infischio. Me ne vado, ho trovato un piccolo appartamento in città.- spiegò la donna.
-Riguardo la nostra ultima visita…- esordì Clary, con le mani in tasca.
-Oh, lascia perdere, ne è passata di acqua sotto i ponti. Harry Jackson mi dà una mano e gli do 5 dollari.-
-Ciao Peter, tu fai le foto a Spiderman e White Woman, vero?- domandò il bambino.
-Sì…-
-Tu sai dove sono?-
-Si sono presi una pausa…- rispose Clary.
-Ma poi tornano vero?-
Nessuno dei due sapeva bene cosa rispondere.- Non lo so…-
Deluso, il bambino continuò a tirare fuori scatoloni dalla casa.
-Non immagini mai chi vuole essere da grande: Spiderman.- intervenne la zia May.-In effetti, è da un po' che la loro foto non si fa vedere in giro. Ma io credo che ci sia un eroe in tutti noi: che ci mantiene onesti, gentili, coraggiosi e ci lascia morire con dignità.- commentò, guardandoli stranamente negli occhi, come se sapesse.- Non ne esistono di molti che volano salvando anziane donne come me. Spiderman e White Woman sono stato questo per Harry…E lui si chiede dove sono andati…Ne ha bisogno.-
Il discorso di zia May fece pensare molto i due fratelli mentre tornavano a casa.
Avevano cercato di cambiare le cose, ma poi si erano riassestate.
Come se ci fosse un destino segnato per entrambi, quello di essere gli eroi di New York.
Ad un certo punto, invece di dirigersi a casa, Peter cambiò strada col motorino e si fermò esattamente sotto lo stesso palazzo dove avevano usato la loro prima ragnatela.
-Che cosa vuoi fare?- gli chiese Clary, seguendolo fino all’attico.
-Ci sono ancora, lo sento.- esclamò Peter, appostandosi sul bordo. -Vieni con me?-
Clary deglutì, guardando in basso: era molto alto.- V-vai tu, intanto.-
Peter prese un bel respiro e poi iniziò a correre forte.
La sorella lo guardò entusiasta: era da tanto che non lo vedeva così concentrato, le vene gli uscivano quasi fuori dal corpo e infine si lanciò dal palazzo, deciso ad arrivare a quello davanti.
-Sto arrivando!- urlò ridendo, ma poi, improvvisamente, cadde giù e fortunatamente un filo con dei panni stesi attutì la caduta, facendolo sbattere contro il tettuccio di una macchina.
Clary si coprì gli occhi, immaginando solo quanto potesse fare male.- Sei arrivato…Proprio arrivato.-
***
Motivata dal gesto di suo fratello, Clary indossò il costume, decisa a parlare con Harry e finalmente dirgli tutta la verità riguardo suo padre.
Invece di fare come Peter, Clary chiuse gli occhi e cercò di sentire tutto ciò che aveva intorno.
Macchine, una coppia che litigava al palazzo accanto, api che succhiavano il polline dai fiori.
Usando i suoi sensi da ragno, si gettò dalla finestra della sua camera.
E proprio quando stava per venire a contatto con il malto stradale, lanciò spontaneamente una ragnatela che la fece dondolare come una volta.
Urlando per la gioia di esserci riuscita, ondeggiò fino alla casa di Harry.
Alcuni bambini che giocavano a Central Park la notarono e iniziarono a saltellare, salutandola con le mani.
Ridacchiando, Clary fece lo stesso, fino a quando non udì un urlo.
Era Harry e stava cadendo dal settimo piano.
-Harry!-
Clary lanciò velocemente una ragnatela su di lui, prima che finisse contro l’asfalto.
Lo tirò poi su, chiedendosi cosa fosse successo e scoprì subito il perché.
Sul suo attico c’era Otto Octavius e le sue braccia meccaniche che bevevano rum.
-Wow, hai un angelo custode, a quanto pare, Osborn.- commentò il dottore, con un ghigno divertito.
-Che cosa vuoi?- gli domandò Clary.
-Il mio prezioso tritio.-
-Ancora tritio? Ma sei impazzito?! Distruggerai la città!-
-Va bene.- intervenne Harry.
Clary lo guardò ad occhi sgranati.- Harry, no!-
Ma Harry sembrava non volerla ascoltare. -Ad una condizione: portami Spiderman, vivo.-
-Come lo trovo?-
-Peter Parker: fa le foto a Spiderman per il Bugle, fagli confessare dov’è.- spiegò Harry, aveva di nuovo quello sguardo di vendetta.- Ma non toccare Peter o Clary!- gli disse, mentre l’uomo se ne andava.
-Harry, ma non capisci? Lui gli farà del male sicuramente!- commentò  Clary.
Harry la guardò stranito.- Perché così tanto preoccupata? Sei andato al letto anche con lui?-
Il suo tono la fece infastidire.- Harry, smettila. Uccidere Spiderman o farmi seguire da degli investigatori privati non ti ridarà tuo padre.- continuò lei.
Il ragazzo scosse la testa facendo una ridarella nervosa.- Tu non mi conosci.-
-Ti conosco più di quanto tu sappia…- sussurrò Clary, fermandosi dal riferire altro.
-Hai ragione, la vendetta non mi riporterà mio padre. Ma mi farà stare in pace con me stesso, così mi sentirò bene e potrò stare con…- raccontò Harry, guardandola poi negli occhi.- Te.-
Sotto la maschera, Clary trattenne le lacrime.- Ma non è questo il modo giusto, Harry.- mormorò, aggrappandosi alla ringhiera, facendo per andar via.- Io non te lo permetterò.-
***
A passo svelto e col fiatone, Clary bussò ripetutamente alla porta di Peter: se Otto era diretto da lui, era in pericolo.
-Clary, tutto bene?- le chiese Ursula, facendo capolino dalla porta.
-Peter dov’è?!-
-Al bar Next Door, con Mary Jane.-
Clary accorse subito lì, ma era troppo tardi.
Il bar era stato distrutto da un’auto e c’erano macerie ovunque.
Nessuna traccia di MJ.
-Peter?!- urlò Clary, cercandolo fra le tegole di legno.
-Sono qui!- disse una voce debole sotto un cumolo di mattonelle.
Clary vide la sua mano agitarsi e l’afferrò per liberarlo.
-Dov’è Mary Jane?!-
-L’ha presa lui: dice che vuole vederci alla Westside Towers alle 15.- rispose lui, mettendosi gli occhiali, ma sembrava vederci meglio senza.
-E ora?- chiese Clary.
-Non gli permetterò di sfiorarla.- esclamò lui, lasciando cadere gli occhiali e stringendo con forza il pugno lungo il fianco.
Clary capì cosa significasse quello sguardo.- Così mi piaci.- commentò sorridendo con decisione.
-Cosa facciamo?-
-Intanto…Andiamo a riprenderti il costume.-
E sotto il naso del signor Jameson, Clary rubò il costume di Spiderman, così da mostrare a tutti che non si sarebbero arresi facilmente stavolta.
Erano tornati.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


La Westside Towers era una delle torri più alte e antiche di New York, tant’è che c’era un vecchio orologio fermo da anni.
Già da svariati momenti, Otto, Peter e Clary si stavano combattendo a suon di pugni, fin che il dottore non staccò la lancetta dell’orologio, lanciandogliela contro e facendoli cadere direttamente sulla metro all’aperto che passava in quella parte di città.
Octavius si lanciò sulla parte anteriore del treno e con una delle braccia meccaniche, colpì il macchinista e ruppe il freno.
-Avete un treno da prendere.- ridacchiò Otto, fuggendo via.
Grazie ai suoi sensi acuti da ragno, Clary poté percepire cosa ci fosse più in là.- Oh Mio Dio, i binari stanno per finire!-
Peter tentò inizialmente di ricollegare i fili, ma ricevette solo una scossa elettrica che andò a bruciargli gli occhi.
Fu quindi costretto a togliersi la maschera e a reggersi al bordo del treno.
I passeggeri fecero capolino dalle finestre, sperando che Spiderman e la donna in bianco li aiutassero.
Successivamente, Peter tentò di fare da freno con le proprie gambe, facendo resistenza sui binari.
Quello che ottenne fu soltanto tegole di legno che volarono fino a colpire la sorella al viso e un gran dolore ai piedi.
-Ahi!- esclamò Clary, togliendosi la maschera.
-Scusa…- aggiunse Peter, storcendo la bocca.
-Altre strabilianti idee?- gli domandò, alzando un sopracciglio.
-Ne ho qualcuna!-
Allora Peter si guardò intorno e con un paio di ragnatele si aggrappò agli edifici alla sua destra e alla sua sinistra, ma esse si ruppero subito, anche se per un momento sembrava stesse funzionando.
-Hai bisogno di più pressione.- continuò Clary, reggendosi ai sostegni della vettura. -Tu con le ragnatele, io con le gambe, sei pronto?-
Il fratello appiccicò più ragnatele contemporaneamente ai palazzi, mentre Clary fece quello che Peter aveva fatto precedentemente.
Dovevano sbrigarsi, i binari stavano per terminare e se tutto ciò non fosse andato a buon fine, il treno sarebbe caduto sulla strada.
Con grida di sforzo e dolore, esso iniziò a rallentare, fino a giungere oltre la ferrovia.
Quasi metà del primo vagone dondolò tra i binari e il traffico, tant’è che Clary riuscì ad aggrapparsi con una ragnatela prima di cadere giù.
Per la stanchezza, Peter svenne e i viaggiatori presero il suo corpo, stendendolo all’interno del vagone.
Clary si sedette accanto a lui per vedere se stesse bene.
-Siete due ragazzini.- commentò un uomo, ricordando a Clary di non avere la faccia coperta. -Avrete l’età di mio figlio.-
A quel punto, Peter aprì lentamente gli occhi.- Non hai la maschera…-
-Nemmeno tu.-
Due bambini si fecero spazio tra la folla e gli porsero le maschere: uno di loro era Micheal, il ragazzo che Clary aveva salvato dall’incendio.- Abbiamo trovato queste.-
-Tranquilli, non lo diciamo a nessuno. Siamo contenti di riavervi.-
Commossi dalla loro gentilezza, i due si rimisero le maschere, quando si udì un tonfo dal tetto.
Octavius stava tornando a prendere Peter.
-Scappa, lui vuole me.- mormorò lui a sua sorella.
Clary sapeva benissimo cosa sarebbe successo, così uscì dal treno e lasciò che il dottore stordisse Peter, lo legasse e lo portasse, sicuramente, a casa Osborn.
Quando Clary entrò dall’attico, Peter era steso sullo stesso divanetto dove Harry aveva trovato suo padre, legato con dei fili elettrici.
-Se solo io potessi farti lo stesso male che tu hai fatto a me.- gli disse Harry, estraendo un pugnale da suo astuccio.
-Harry, fermati!- esclamò Clary, preoccupata che uccidesse davvero suo fratello.
Harry si voltò verso di lei con l’arma pronta. -Stavolta non mi fermi.- le disse, mentre gli cadde una lacrima sulla guancia: uccidere non era nella natura di Harry, almeno fino a qualche momento prima.- Ma prima, vediamo chi si nasconde sotto la maschera.-
-Harry, no!-
Il ragazzo tolse la maschera a Spiderman e Clary non poté impedirlo.
Non appena scoprì che sotto c’era il suo migliore amico, sgranò gli occhi e barcollò all’indietro, sconvolto.- No, non è possibile!- balbettò, guardando poi la ragazza.- N-No…- singhiozzò, aveva capito tutto.
Con una mano tolse la maschera anche a Clary e inerme, lei non poté fare altro che abbassare lo sguardo.
Nel frattempo, Peter si liberò dai fili.- Harry, dimmi dov’è diretto, ha preso MJ.-
Harry lo guardò ancora stordito.- No…Lui voleva solo il tritio.-
-Ricostruisce la macchina.- intervenne Clary.
-Harry, devi dirmi dov’è, se ricostruisce la macchina, lei morirà, insieme a mezza New York.- insistette Peter.
-Peter…- mormorò Harry.- Hai ucciso mio padre?-
-Stanno accadendo cose più grandi di me e di te. Ti prego Harry, devo andare a fermarlo.-
-Al porto…- rispose Harry, prima che Peter volasse via.
Lui e Clary rimasero in silenzio per un po', la mano di Harry che tremava sul coltello e l’altra che teneva la maschera di lei.
Non l’avrebbe mai perdonata per quell’enorme bugia, ma era tempo che lui sapesse.
-Devo farti vedere una cosa.-
Harry non era a conoscenza che dietro allo specchio c’era un nascondiglio segreto.
Lì Norman teneva la tuta, l’aliante con gli accessori e il siero.
Harry si guardò intorno, senza sapere esattamente come reagire.
-Aveva rapito MJ per fare un torto a Peter e io avevo paura che potesse fare del male anche a te, ero terrorizzata e sono venuta qui perché volevo proteggerti.- raccontò Clary, sorridendo ricordandosi quella notte.- Come dimenticare quella notte…-
Harry strinse gli occhi, facendo cadere le ultime lacrime.- Eri tu…-
Ormai Clary non doveva più mentire, perciò annuì.- Mi sono sempre chiesta cosa avesse lei che non avevo io o cosa avesse MJ in più di Clary Parker. E poi, quando sei venuto in ospedale, ho capito: volevi sentirti speciale e Clary non faceva altro che andarti dietro come un cagnolino. Ma, eccomi qui, Harry.- continuò, aprendo le braccia.- Io sono questa e se non mi credi…- balbettò, iniziando a piangere anche lei.- Allora colpiscimi.- continuò, prendendogli la mano con il coltello e puntandolo alla propria gola, guardandolo negli occhi.- Colpisci bene, Harry. Ma sappi che io ti amo…E’ tutta la vita che ti amo.-
Harry scosse appena la testa e lasciò andare la presa, facendolo cadere a terra. -Vattene via.-
Ormai aveva vuotato il sacco e non si poteva tornare più indietro.
Anche se non sapeva se lo avrebbe mai più rivisto, Clary si allontanò verso il balcone.- Se vuoi parlare, sai dove trovarmi.- disse infine, prima di lanciarsi giù.
Sospirando, Harry si sedette sul divanetto, ancora con la maschera in mano, cercando di metabolizzare tutto quello che era successo.
-Signore, gradisce qualcosa da mangiare?- gli domandò Bernard.
-No Bernard, non ho fame.- rispose Harry, asciugandosi il viso.
-Qual è il problema, signor Osborn?-
Harry sfiorò con le dita le fessure della maschera, ricordandosi tutte le bellissime sensazioni che aveva provato quella sera.- La sto perdendo, Bernard…-
-Se posso permettermi, signore…- continuò il maggiordomo, sedendosi accanto a lui.- Combatta, Harry.- affermò, con decisione.- Combatta, come la signorina Parker ha combattuto per lei.-

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII. ***


Quando Clary giunse alla piattaforma abbandonata del porto, la macchina, come l’ultima volta, stava già impazzendo, attirando a se qualsiasi cosa.
Peter penzolava dal braccio meccanico di Otto, svenuto.
Ad un certo punto, da esso uscì fuori un affilato artiglio, pronto a trapassarlo da parte a parte.- Che rete tesserai per cavartela?-
-Questa!- intervenne Clary, tirandogli contro una delle enorme spine che collegava la macchina alla corrente.
Quindi essa si conficcò dentro il braccio, una potente scossa elettrica colpì il dottore fino al chip inibitore, facendolo svenire.
Una volta che Peter si fu ripreso, staccò completamente la corrente, ma la macchina continuò a funzionare incontrollata.
-E adesso?- chiese Peter, non sapendo cosa fare.
Clary si avvicinò ad Otto, steso dentro una pozzanghera stordito.- Dottore, si ricorda di me?-
Otto aprì lentamente gli occhi e sorrise appena.- Clary Parker, la ragazza innamorata.-
-Signore, guardi cosa sta succedendo. Dobbiamo fermarla.- continuò lei.
Egli la guardò accigliato.- Non voglio!- esclamò, cingendole forte il collo con un braccio meccanico.
Clary respirava poco, ma riusciva a parlare.- Signore…Mi dispiace tanto per non esser riuscita a salvare Rosie…Si guardi intorno, lei non vorrebbe questo.-
-Rosie…- balbettò piangendo l’altro, abbassando l’arma.
-Ascolti, mi dica come fermarla e sono sicura che Rosie sarà orgoglioso di lei.- aggiunse Clary.
-Dobbiamo affogarla.- rispose il dottore, bloccandole poi un braccio.- Lo faccio io, non voglio morire da mostro.-
Sembrava che Otto fosse tornato in se e finalmente era lui che comandava i suoi marchingegni.
Improvvisamente, il tritio divenne talmente potente che attirò a se le mura dell’edificio, rischiando di schiacciare Mary Jane.
Prima che fosse troppo tardi, i fratelli Parker ressero a mani nude le fondamenta che stavano cedendo.
In quel momento, anche MJ poté scoprire chi fossero stati i suoi eroi fino a quel momento.
-Peter…- sussurrò sorpresa.
Lui le sorrise.- Mary Jane…-
-Peter, Mary Jane, Clary, adesso che ci siamo presentati….Le cose qui si fanno pesanti!- intervenne Clary, sforzandosi per tenere le mura sulle proprie spalle.
-Giusto, scusa.-
Peter la aiutò a scansare il materiale per poi prendere Mary Jane e fuggire di lì.
Clary si voltò un’ultima volta, vedendo il dottor Octavius che distruggeva la sua stessa macchina.
Purtroppo però, questo gli costò la vita e finì annegato nel fiume insieme ad essa.
Peter si aggrappò ad una gru ferma per mettere MJ in salvo e Clary li raggiunse.
-Credo di averlo sempre saputo, chi eravate in realtà…- commentò lei. -Clary…Mi hai salvato la vita. Vuoi essere la mia damigella d’onore?-
Clary aveva sempre desiderato un amica, anche se non si aspettava che sarebbe stata la donna che le era sempre stata antipatica.- Assolutamente sì.- Ad un certo punto, vide i due farsi gli occhi dolci a vicenda.- Bene, okay, vi lascio soli.-
Si tuffò poi nel vuoto e attraverso qualche ragnatela, raggiunse il ponte di Brooklyn.
Sedendosi su quella piattaforma ancora mai finita, dove qualche anno prima aveva salvato per la prima volta la vita ad Harry, si chiese se lui avrebbe mai riconosciuto il posto o se sarebbe mai venuto.
Aspettò 45 minuti, vedendo come il sole calava e le stelle si facevano spazio nel cielo.
Proprio quando aveva perso le speranze e se ne stava andando, una limousine si fermò lì vicino.
Dal finestrino del guidatore si intravide Bernard che sorridendo le faceva un occhiolino.
E mentre Clary ricambiava, ecco Harry scendere dalla macchina e sedersi accanto a lei con la sua maschera in mano.
Ci fu un attimo di silenzio, poi il ragazzo fece un ghigno divertito.
Clary non se l’aspettava.- Stai ridendo?-
-Sì è che…Come diamine ho fatto a non capirlo? White woman e il tuo colore preferito è il bianco!- rispose lui, ridacchiando. Ripensando a suo padre poi, divenne serio.
-Harry, mi dispiace tanto per tuo padre. E’ stato un incidente, io non gli avrei mai fatto del male. Lui ti voleva bene e…Mi sento uno schifo perché gli avevo giurato che non ti avrei mai detto niente.- continuò Clary.
-Sai, quando ero piccolo e fino a qualche tempo fa… Ero così invidioso di lui, volevo essere come lui e puntavo in alto.- spiegò Harry, incrociando i suoi occhi.- Ma non mi sono mai reso conto che le cose più belle ce le avevo accanto.-
La ragazza fu sorpresa da quelle parole, pensava che non gliele avrebbe mai sentite dire.
E così, senza avere più nessuna paura, gli si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra.
Harry le accarezzò la guancia e ricambiò altrettanto.
Finalmente Clary aveva tutto ciò che voleva.
***
Lo stesso non si poteva dire di Peter.
Il giorno dopo, Mary Jane si sarebbe sposata nella chiesa più grande di New York.
Clary le aveva sistemato il vestito bianco, il bouquet e poi con le altre damigelle vestite di blu, la stava attendendo in chiesa.
Erano però svariati minuti che Mary Jane era in ritardo, così andò a controllare che stesse bene.
La trovò sul retro, con gli occhi fissi a terra, come se fosse indecisa.
-Ehi, che succede?-
-Lui ha detto che non possiamo stare insieme.- le rispose. Clary capì che si riferiva a Peter.- Ma io lo amo e lui ama me.-
-Lui vuole solo proteggerti. Spiderman ha molti nemici e non vuole metterti in pericolo.- spiegò Clary.
-Ma non può rispettarmi abbastanza da lasciarmi prendere le mie decisioni da sola? Chi proteggerà lui, Clary?-
Il suo discorso non faceva una piega e dopotutto Clary era la prima che se n’era infischiata. Allora le prese i fiori dalle mani.- Va.-
-Cosa?- esclamò l’altra, ridendo.
-Va, corri, che aspetti?! Va da lui!- rispose la ragazza, ridendo insieme a lei.
Quindi MJ afferrò la sua gonna e iniziò a correre in direzione dell’appartamento di Peter.
Fu Clary stessa ad avvisare John Jameson che non sarebbe venuta all’altare e ovviamente lui ne rimase molto deluso.
-Quindi abbiamo la mattinata libera.- commentò Harry, mentre uscivano dalla chiesa insieme agli invitati.
-Già.-
-Vogliamo fare qualcosa?-
Clary lo guardò con un sorrisetto furbo.- Io avrei un’idea.-
10 minuti dopo si ritrovarono su uno dei ponti più alti di New York, con dei caschetti sulla testa, legati con delle corde al bacino, pronti a saltare nel vuoto.
Harry deglutì nervosamente fissando l’acqua del fiume.
-Cos’è quella faccia?! Credevo che volessi farlo!- esclamò Clary, ridendo.
-Okay, no, non dicevo sul serio.- replicò l’altro, scuotendo più volte la testa.
-Hai paura?-
-Un po'…-
Quindi Clary gli prese le mani, mettendosele strette alla vita.- Allora tieniti stretto a me.- gli sussurrò, come la prima volta.
Harry le sorrise divertito e poi la baciò passionalmente.
Ora che stavano finalmente insieme, niente sarebbe potuto andare storto.
Ma Clary purtroppo non sapeva che dentro il cuore di Harry la vendetta ancora lo stava divorando.
 
CONTINUA…

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3895805