Hiraeth

di The Bride of Habaek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Downfall ***
Capitolo 2: *** Eloquence ***
Capitolo 3: *** Sonder ***
Capitolo 4: *** Untamable ***
Capitolo 5: *** Illicit ***
Capitolo 6: *** The pact ***
Capitolo 7: *** Phosphenes ***
Capitolo 8: *** Oblivion ***
Capitolo 9: *** Mellifluous ***
Capitolo 10: *** Dune ***
Capitolo 11: *** Petrichor ***
Capitolo 12: *** Hiraeth ***
Capitolo 13: *** Serendipity ***



Capitolo 1
*** Downfall ***


Hiraeth
https://www.youtube.com/watch?v=ScNNfyq3d_w

Downfall
Quando tutto ebbe inizio credevo che la guerra fosse l'unica soluzione: mi sbagliavo di grosso. Ho visto morire centinaia di reclute in questo conflitto a fuoco fra la mia cittadina, Downfall, ed il fronte nemico di Vellichor. Il mio nome è Joseph Aquiver, sono stato eletto Maggiore dell'esercito dopo anni di duro addestramento e per la prima volta posso tenere le redini dimostrando il mio valore come uomo e soldato. La barriera innalzata dal nemico cede seduta stante dopo i bombardamenti e lo scontro a colpi di fucile effettuato dai miei uomini. Presto conquisteremo Vellichor, dovrei esserne entusiasta invece avverto un senso di malessere incontenibile. Dopo solo un giorno, alle prime luci dell'alba, l'aria si presenta irrespirabile... l'odore di morte fuso con quello della polvere da sparo è talmente acre da far lacrimare l'iride.
"Maggiore abbiamo delle buone notizie!"
Urla un commilitone imbracciando un AKM.
"Di cosa si tratta?"
"Ormai li abbiamo in pugno!"
Aggiunge il soldato con euforia.
""Cosa te lo fa pensare Bombinate?"
"Il fatto che abbiamo catturato il loro capo Maggiore Aquiver."
Risponde senza troppi fronzoli.
"Ottimo lavoro. Portatelo qui."
Voglio proprio vedere la sua faccia.
"Comandi!"
"Nel frattempo fuori dall'accampamento il tempo sembra essersi fermato.
Il nemico ha retrocesso dopo la cattura del loro comandante anche se non credo che questa guerra possa concludersi così su due piedi. Attendono solo il momento giusto per contro attaccare non appena abbasseremo la guardia.
"Maggiore ecco il detenuto."
Alzo lo sguardo dalla mia scrivania e rimango qualche istante a fissare l'ostaggio.
"Mi state prendendo per i fondelli?"
"No Signore. Siamo sicuri che si tratti del loro comandante."
"Fai un passo avanti, voglio conoscere il tuo nome e il grado."
Ordino al prigioniero conservando in me l'emblema del dubbio.

Note.
Hiraeth: una nostalgia di casa per una casa in cui non puoi tornare, o che non lo è mai stata.
Downfall: per quelli che già masticano un po’ di inglese, “downfall” ha un significato più che evidente. “Down” e “fall” danno immediatamente l’idea di una caduta libera, senza neanche il paracadute, un vero e proprio tonfo colossale. Da una parte, infatti, questa parola può essere utilizzata per riferirsi alle precipitazioni ed alla pioggia, dall’altra però – nella sua accezione più comune – assume il senso di “rovina totale” o “perdita di potere”.
Una vera e propria disfatta!
Vellichor: la strana malinconia delle librerie usate.
Aquiver: tremante.
AKM: fucile d'assalto.
Bombinate: per fare un ronzio o un rumore.

 

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Capitolo 2
*** Eloquence ***


Eloquence
"Mi chiamo Chanel Ephemeral, sono il Generale dell'esercito di Vellichor."
Risponde con eloquenza il prigioniero senza mai distogliere lo sguardo.
"Così è stata una donna che ad uccidere le mie reclute... da non credere."
Più la guardo più fatico a realizzare che sia un soldato a tutti gli effetti. La sua pelle sembra porcellana, mentre i suoi capelli neri mettono in risalto i suoi occhi azzurri.
"Cosa vorreste dire con questo? Sono pronta a dimostrarvi di che pasta sono fatta."
Afferma con convinzione.
"Dimmi... cosa hai intenzione di fare? Vorresti sfidarmi?"
Alle mie parole dettate dall'ironia della sorte si aggiunge il sogghigno dei miei commilitoni.
"Vi propongo uno scontro alla pari, a mani nude."
Dice lei fulminandomi con lo sguardo, tanto da farci smettere di ridere.
"Va bene, accetto. Portatela al campo di addestramento vi raggiungo subito."
"Comandi!"
Poso la berretta nel cassetto della scrivania e mi cambio d'abito indossando una tuta sportiva a maniche corte.
Raggiungo il campo provvisorio quando vedo uno dei miei uomini intento a coprirsi il viso.
"Cosa è successo soldato?"
"Sono stato colpito dal vostro ostaggio Signore."
"Non sapete tenere a bada nemmeno una donna, fammi vedere... porca puttana!"
"Mi fa un male cane Signore."
"Vai a medicarti, qui ci penso io."
"Si Signore! Grazie Signore!"
Risponde la recluta allontanandosi con il naso rotto.
"Lì a Vellichor non vi hanno insegnato le buone maniere?"
Le chiedo turbato.
"A voi non hanno insegnato a tenere le mani apposto?"
M'interroga inviperita.
"Cosa intendi dire?"
"Il vostro "collega" mi ha messo le mani sul sedere, vi sembra questo il modo di trattare un Generale?"
"Forse hai dimenticato la tua attuale posizione, ma vedrò di rinfrescarti la memoria."
Lei si scaglia contro di me come se fosse posseduta da un demone, cerca di colpirmi in volto e alle parti basse ma riesco a schivarla.
"Vedo che te la cavi con le arti marziali."
"Sono settimo dan."
Afferma dandomi una gomitata.
"Non trattenetevi solo perché sono una donna."
Continua lei per stuzzicarmi.
"Non mi sto trattenendo, voglio solo testare fino a che punto puoi arrivare."
La blocco facendola scivolare a terra arrestando ogni suo movimento con il peso del mio corpo. Riesce a divincolarsi dalla mia morsa e mi sferra un calcio micidiale che svio con maestria dandole un colpo netto alla nuca costringendola alla resa.
"Non volevo arrivare a tanto, ma l'hai voluto tu. Comunque io sono decimo dan."
Affermo parlando fra me e me visto che Chanel è svenuta.
"L'avete uccisa Signore?"
Chiede una recluta dopo aver assistito all'incontro.
"No, sta solo dormendo. Portala nella sua cella e avvertimi quando si riprende."
"Comandi!"
Vorrei interrogarla su alcune questioni.

Note.
Eloquence: eloquenza, l'arte di usare il linguaggio in modo appropriato e fluente.
Ephemeral: effimero, dura per un tempo molto breve.
Dan: (段 livello, grado) è un termine giapponese che, nell'ambito dal sistema di valutazione Dan-i, identifica i diversi livelli di abilità o d'esperienza che si possono acquisire in una disciplina, principalmente nelle arti marziali.

 

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Capitolo 3
*** Sonder ***


Sonder
Il nemico è come noi, combatte la nostra stessa battaglia cambiano solo le postazioni e l'esito. Sono nato in una famiglia di Eroi, ho seguito le orme di mio padre e sono diventato forte abbastanza da sapermi difendere riuscendo a gestire ogni problema o fonte di pericolo nel migliore dei modi. L'unica cosa in grado di fermarmi è la coscienza, non sempre va di pari passo con gli ordini proferiti dall'alto, con la mia missione. Mi sono sempre trovato sulla riva opposta del fiume, dal lato della difesa mentre ora sono l'attaccante, il "conquistadores", il comandante che ordina ai suoi di conquistare il fronte nemico con ogni mezzo a sua disposizione.
"Ben ritrovata."
Dico all'ostaggio quando viene portata nella mia tenda.
"Non prendetemi per il culo e ditemi cosa volete."
Risponde irata sputando a terra in segno di ribellione.
"Vado subito al dunque. Voglio fare un patto con te."
"Non stringo accordi col nemico."
"Voglio che tu dica alla tua gente di collaborare o di questo passo la vostra città verrà rasa al suolo."
"Mi state chiedendo di annunciare una resa?"
"Esattamente."
"Mai e poi mai!"
Risponde istintivamente ignorando la mia proposta di pace.
"In fondo lo sai che la guerra punta alla supremazia, al potere assoluto, perché far morire altre persone quando si potrebbe porre fine ad un conflitto con una semplice stretta di mano?"
Cerco di essere convincente ma lei oppone resistenza rifiutandosi di ascoltarmi.
"Che cosa avete in mente? Pensate che vi lasci in mano le chiavi della città senza prima combattere? Siete così codardo?"
Le sue provocazioni mi fanno venire una gran voglia di prenderla a calci.
"Non la chiamerei codardia. Ho visto morire fin troppe reclute in quella maledetta palude, questa non è più una battaglia... è un campo di sterminio!"
"Allora ritiratevi Maggiore Aquiver!"
Urla lei cercando di cambiare il mio modo di pensare.
"Non posso farlo. Ho fatto un giuramento."
Un silenzio assordante cala come un sipario fra di noi.
"Ho giurato che avremmo combattuto fino all'ultimo."
"Siete un uomo strano... vi preoccupate più per le vostre reclute che per voi stesso."
Sono le prime parole gentili che sento uscire dalla sua bocca visto che fin'ora ha sputato solo veleno.
"Forse lo sono, ma sono stato nei loro panni. Ora posso cambiare il sistema dall'interno dando il buon esempio, senza disertare, provando empatia ma anche combattendo al loro fianco per un mondo migliore."
"Non credo che il vostro sogno si realizzerà Maggiore."
Afferma lei amareggiata.
"E perché mai?"
"Perché in situazioni come queste la giustizia e il buon senso sono le prime cose che vanno a morire, c'é solo una gran confusione e tutti cercano di accaparrarsi il meglio eliminando il superfluo. Il pesce grosso mangia sempre il pesce piccolo..."
"Comprendo la tua tesi, magari un giorno ne riparleremo. Ora devi scusarmi ma non posso tenerti a piede libero nel campo visto che rifiuti di collaborare."
Dopo il nostro discorso il suo tono si è un po' addolcito ma il suo sguardo è ancora infuocato.
"Dove mi state portando??"
Urla alle guardie come se volesse domarle.
"Nella tua cella, o preferisci rimanere nella mia tenda?"
A quel punto mi lancia un'occhiataccia, come se volesse fucilarmi.
"Davvero pensate che vi ripagherei in natura per ingraziarvi? Scordatevelo, nemmeno se voi foste l'ultimo uomo sulla faccia della Terra!"
Mi rimangio tutto per quanto riguarda le parole gentili.
"Lo stesso vale per me. Non voglio mica farmi ammazzare nel sonno."
La osservo mentre viene portata via dai miei uomini e non riesco a non pensare al fatto che questa donna sia una vera pantera in cattività.
Come farò a domarla?
 
Note.
Sonder: la consapevolezza che ogni passante ha una vita vivida e complessa come la tua.

 

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Capitolo 4
*** Untamable ***


Untamable
Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte sentendo le urla dei miei uomini fuori dalla tendopoli.
"Maggiore è successa una cosa terribile!"
"Cosa sta succedendo Bombinate??"
Dico stropicciandomi gli occhi per il sonno.
"Quella donna è riuscita a fuggire dalla sua cella ed è diretta verso Vellichor!"
A quelle parole il mio istinto mi suggerisce di agire e in fretta.
"Vado a recuperarla. Voi restate qui di guardia in caso il nemico decida di attaccare."
"Comandi!"
Esco dall'accampamento a cavallo portando con me solo la berretta in caso di emergenza. Non sarà andata molto lontano, qui siamo ancora distanti dalla sua città natale ed una donna a piedi da sola non può correre più del mio frisone. Durante il percorso m'imbatto in un rudere abbandonato, smonto da cavallo e impugnando la pistola entro al suo interno sperando di trovarla ma di lei ancora nessuna traccia, poi trovo delle impronte che portano alla palude e finalmente l'intravedo in lontananza. E' distesa a terra con il volto rivolto verso il terriccio e tiene premuto un fianco con le mani. I suoi abiti sono zuppi di sangue, è ancora viva ma temo che non lo sarà ancora per molto.
"Dove credi di andare? Chi è stato a spararti?"
Le domando mentre mi abbasso per controllare in che condizioni permea la sua ferita da arma da fuoco. Chanel inizialmente si mostra ostile ... indomabile.
"Non toccatemi! Sono stati i vostri uomini, maledetti!"
Riesce a proferire in un gemito di dolore.
"Ti porto da un dottore, stai perdendo troppo sangue."
"Smettetela di fingere di essere gentile e preoccupato, tanto lo so che voi siete come tutti gli altri!"
"M'insulterai dopo, ora smettila di urlare e lasciati aiutare!"
Le fascio velocemente la ferita strappando la stoffa della mia divisa e la stringo attorno alla sua vita.
"Perché state facendo tutto questo per me?"
Nei suoi occhi  riesco ad intravedere la sofferenza.
"Chi altro lo farebbe in questo posto dimenticato da Dio?"
La sollevo prendendola in braccio e la carico sul mio cavallo.
"Tieniti stretta a me."
Chanel obbedisce senza controbattere cercando di rimanere vigile e di non crollare per il dolore.
"G-grazie."
Riesce a proferire nonostante la sua ferita continui ad aggravarsi con lo scorrere del tempo sanguinando copiosamente.
"Vedrai, andrà tutto bene."

Note.
Untamable: indomabile, non è in grado di essere domata, sottomessa o resa ubbidiente.

 

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Capitolo 5
*** Illicit ***


Illicit
Torniamo all'accampamento e la porto dal medico del fronte.
"Vi prego di aiutarla dottore, ha perso molto sangue."
"Maggiore Aquiver, sapete che non sono autorizzato a curare..."
Interrompo la sua obiezione sul nascere.
"So che lo farete. Sta molto male, se non agite in fretta morirà!"
"Vi ho detto che non posso farlo senza autorizzazione!"
"Questa vi basta? Ora datevi una mossa."
Estraggo la berretta puntandola verso di lui seppur a malincuore, ma non vedo altre soluzioni al momento.
"V-va bene, farò come dite ma per favore abbassate quell'arma!"
Abbasso la pistola e controllo che il medico agisca con discrezione. Estrae la pallottola disinfettando la ferita dinanzi ai miei occhi, poi la richiude con dei punti e la fascia con una garza per far si che l'infezione si arresti sul nascere.
"Ora portatela via ve ne prego. Oppure..."
Mi supplica accorato.
"... perderò il lavoro!"
Aggiunge.
"Va bene, la porto in un altro luogo. La ringrazio per aver collaborato."
Non posso riportarla nella sua cella in queste condizioni. Ha bisogno di cure e di un luogo sicuro in cui poter guarire rapidamente. Così decido di portarla nella mia tenda e la poso sul mio letto ancora sotto sedativo, come fosse una bella addormentata. Sono costretto a legarla per impedirle di fuggire nuovamente nel caso si svegliasse nel cuore della notte con degli strani grilli per la testa. Mi addormento sulla poltrona ormai esausto, si sono fatte le tre. Dopo un po' mi desto sentendo la sua voce, a tratti flebile, che mi chiama.
"Cosa ci faccio qui? Slegatemi immediatamente!"
"Devi avermi scambiato per una delle tue reclute. Sei nella mia tenda se proprio ci tieni a saperlo."
Chanel inizia ad agitarsi cercando di sciogliere i legacci che la tengono a bada.
"Se mi prometti che starai tranquilla ti slego."
"Prima ordinate ai vostri uomini di spararmi ed ora mi tenete rinchiusa qui? E' disumano!"
Protesta lei.
"Primo: non gliel'ho ordinato, ti hanno sparato perché sei fuggita nel cuore della notte. Secondo: non ho avuto altra scelta visto il tuo carattere ribelle. Ho persino dovuto minacciare un dottore per farti medicare..."
"Capisco, ora potreste slegarmi?"
Replica lei come se stessi parlando al vento.
"Se me lo chiedi gentilmente forse potrei pensarci."
"Per favore, sento che sto per perdere un polso."
"Così già va meglio."
Mi avvicino al letto e le sciolgo polsi e caviglie. I suoi occhi sono attenti, scrutano ogni mio movimento come se la mia gentilezza possa avere un secondo fine.
"Tranquilla, non ti farò del male."
Chanel abbassa la testa guardando la ferita ancora fresca sul suo fianco.
"Ti fa male?"
"V'importa realmente saperlo?"
"Si."
"Brucia un po' ma almeno sono viva."
Sospira.
Mi siedo alla scrivania ed inizio a buttar giù le prime parole in una lettera da indirizzare alla mia famiglia. Ci sono tante, troppe cose che vorrei raccontargli.
Illicit: illecito, illegale.


 

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Capitolo 6
*** The pact ***


The Pact
Trovarsi in questo luogo è come vivere in un mondo parallelo in cui sopravvivere non va mai dato per scontato.
"A chi state scrivendo?"
M'interroga Chanel incrociando le gambe sul mio baldacchino.
"Pensavo d'inviare una lettera da indirizzare alla mia famiglia, è da un po' che non mi faccio vivo."
"Avete una ragazza?"
"No, sono celibe. Non ho tempo per certe cose... sto scrivendo a mia madre e a mia sorella, loro sono le uniche che non hanno intrapreso la carriera militare."
Chanel mi guarda incuriosita posando la testa contro il cuscino.
"Non credo sia una questione di tempo. Forse bisogna solo avere fortuna."
"Tu sei impegnata?"
La mia domanda si fa retorica.
"No, sono nubile."
"Forse perché hai un approccio feroce, un uomo normale si spaventerebbe."
Mi viene da ridere a dirle certe cose, ma è un mio pensiero.
"Magari preferisco stare sola piuttosto che con un uomo che non sa tenermi testa, non c'avete pensato?"
"Beh, non è per niente semplice tenerti testa."
"Lo prendo come un complimento."
"Comunque visto che d'ora in poi, per questioni di sicurezza, dormirai nella mia tenda facciamo un patto: io ti prometto che terrò le mani apposto, mentre tu devi giurarmi che non tenterai di uccidermi mentre dormo. Credo sia un buon compromesso non ti sembra?"
"Anche se mi opponessi voi avete già deciso per entrambi. Vi dico solamente che vi farò molto male se non rispetterete la parola data."
"Un giuramento è inviolabile e in ogni caso mi sei molto più utile da via che da morta questo è poco ma sicuro. Se tenterai di nuovo di fuggire c'è una sentinella appostata qui fuori giorno e notte. Dimenticavo, chiamami Joseph non sono molto amante dei convenevoli."
"Sei proprio un comandante insolito, Joseph."
"Può darsi, sarà perché agisco di pancia il più delle volte."
Non so se chiamarla incoscienza o coraggio.
"Metti un separé quando decidi di venire a letto. Non voglio sembrare la tua concubina."
Chanel si volta su un fianco e poco dopo s'addormenta. Alla fine mi corico anch'io frapponendo dei cuscini per delimitare il mio spazio ed il suo. Non riesco a chiudere occhio mentre lei, al contrario, si comporta come se ignorasse la mia presenza nella tenda.
Ed io che volevo domarla... e se fosse lei a farlo?


 

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Capitolo 7
*** Phosphenes ***


Phosphenes
Oggi sono addetto alle perlustrazioni, Chanel è rimasta all'accampamento sotto lo sguardo vigile di Bombinate mentre io mi dirigo verso il tendone che ospita le mie reclute in attesa di ulteriori ordini su una qualsiasi svolta dell'avanzata nemica.
"Reclute, siete pronte a tornare sul fronte?"
"Si Signore!"
Rispondono all'unisono.
"Vedo che mancano due compagni all'appello, sapete dove sono?"
"Negli spogliatoi Signore!"
"Forse hanno avuto un malore, meglio se vado a controllare."
"E' preferibile di no Signore..."
Afferma un soldato.
"E perché mai?"
"... presto saranno di ritorno."
Aggiunge.
"Spetta a me decidere se vale o meno la pena di cercarli, comunque la prossima volta dovete presentarvi tutti all'appello, nessuno escluso. Sono stato abbastanza chiaro?"
"Certo Signore! Comandi!"
Rispondono le reclute.
Senza aggiungere altro esco dal capannone e mi dirigo negli spogliatoi, la scena che vedo mi schiarisce le idee su quanto accaduto prima. Mi stropiccio gli occhi un po' incredulo all'inizio, ma proseguendo e guardando più attentamente la scena i miei dubbi diventano nitidi. I due ragazzi si trovano l'uno contro l'altro a ridosso dell'armadietto e fanno sesso cercando di non farsi scoprire, ma i loro compagni lo sanno già e tentano di nasconderlo. Nell'esercito a volte si avverte ancora più intensamente quella voglia di amare e di essere amati proprio perché si vive distanti dagli affetti e si finisce col sentire la mancanza di un contatto. Li lascio fare e rientro nella mia tenda dove trovo Chanel con uno dei miei diari di viaggio fra le mani.
"Chi ti ha detto che potevi sfogliarli?"
"Mi stavo annoiando a morte."
Si giustifica lei.
"Va bene, basta che poi lo rimetti al suo posto."
"Certo! Non sono mica una sprovveduta."
Afferma accennando un sorriso.
"Novità?"
Chiede lei curiosa.
"Ho scoperto due reclute che si amavano segretamente, per il resto la solita routine."
"Ah però, si danno da fare i ragazzi."
Commenta con malizia.
"Sei invidiosa?"
"No affatto, perché me lo chiedi?"
"Hai l'espressione tipica dell'astinenza."
Rispondo fingendomi serio e composto.
"Io non credo proprio, casomai sei tu quello che muore dalla voglia."
Aggiunge con un pizzico di veleno.
"Non giocare con il fuoco o ti scotterai. Se volessi potrei avere una donna diversa a notte."
"E perché non lo fai?"
"Perché non sono quel genere di uomo ma soprattutto perché sono incontentabile."
"Interessante..."
"In ogni caso ti consiglio di rimanere sempre vigile, sai dovessero venirmi certe voglie."
Affermo per provocarla.
"Provaci e ti ritroverai senza un braccio."
Letale come poche.

Note.
Phosphenes: fosfeni, la luce e i colori prodotti stropicciandosi gli occhi.

 

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Capitolo 8
*** Oblivion ***


Oblivion
Sono trascorsi diversi giorni dall'ultima volta in cui abbiamo combattuto contro il fronte nemico, questa pace anche se apparente è un toccasana per me e le reclute. Chanel si è ripresa e non ha più tentato la fuga da quando Bombinate per fermarla l'ha ferita, ma so che lei è una donna estremamente forte e astuta, a volte invidio il suo modo di essere. Sa essere imperterrita e coraggiosa più di qualsiasi altro soldato, in più è ingegnosa e atletica, un altro punto a suo favore.
"Allora hai deciso cosa fare Chanel?"
Le chiedo per l'ennesima volta.
"Non ho ancora intenzione di arrendermi se è questo che intendi."
Ultimamente il nostro rapporto è cambiato, da quel giorno in cui le ho salvato la vita non si rivolge più con arroganza ma piuttosto con autorità. A volte dimentico che anche lei è un comandante dell'esercito.
"Mi odi così tanto?"
"Si abbastanza, soprattutto quando cerchi di raggirarmi."
"Ascolta, siccome devo raggiungere il campo per allenarmi pensavo di portarti con me questa volta anziché lasciarti qui a marcire. Che ne pensi?"
"Potrei darti una dimostrazione delle mie doti atletiche."
"Allora preparati, il percorso a ostacoli ci aspetta."
Raggiungo il campo e Chanel mi raggiunge subito dopo indossando dei pantaloncini corti ed una maglia a bretelle che mi sono fatto spedire via posta per poterle offrire un cambio. Per l'allenamento ha raccolto i suoi lunghi capelli in una treccia a spiga di grano indossando un paio di anfibi.
"Sei pronto a perdere Joseph?"
"Direi di no, sai di non avere alcuna speranza contro il sottoscritto."
Affermo beffardo.
"Non ne sarei tanto sicura."
"Qual'é il premio per il vincitore?"
"Realizzare un desiderio, uno qualsiasi."
"Ok, ci sto."
Avvio il cronometro e partiamo assieme arrampicandoci lungo la parete artificiale creata appositamente con l'intento di migliorare le nostre doti atletiche. Saltiamo in acqua, nella palude sottostante, nuotando in stile libero fino allo step successivo. Chanel è velocissima e possiede una mira invidiabile, nella prova di tiro con l'arco e al poligono non manca un colpo centrando sempre il centro, mentre io sono più portato per la strategia o per le prove di forza. La gara decisiva consiste nel raggiungere la torre di controllo nel minor tempo possibile e con ogni mezzo a nostra disposizione. Lei si arrampica in alto con la rapidità di un rapace che punta la sua preda, invincibile come la folgore raggiunge il traguardo in tempi record. La raggiungo pochi istanti dopo, ma la sconfitta è ormai evidente.
"Dopo la doccia ti aspetto nella tenda così potrai punirmi."
"Cosa te lo fa pensare?"
"La tua espressione."
Lavo via il fango e il sudore dalla mia pelle, in quel momento s'intrufola nella mia mente il pensiero di Chanel che non molto distante sta facendo lo stesso. Non riesco più a vederla come una prigioniera e se avessi vinto oggi le avrei chiesto, seppur egoisticamente, di diventare il mio braccio destro. Sento che di lei posso fidarmi, o almeno credo. Non avevo mai conosciuto una donna con un tale ardore negli occhi,con una forza d'animo paragonabile alla sua e poi è bella... talmente bella da farti perdere il senno.

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Capitolo 9
*** Mellifluous ***


Mellifluous
"Allora qual'é questa punizione?"
Le chiedo una volta entrato nella tenda che condividiamo ormai da un po'.
"Vorrei tornare a casa."
Afferma lei decisa, glaciale, senza lasciar trapelare alcun sentimento.
"Sai che non è possibile in questo momento, ma ti ho promesso che avrei esaudito un tuo desiderio quindi..."
"Quindi cosa?"
"Se è veramente questo che vuoi farò finta di non averti vista fuggire dal campo."
Sento una strana fitta al petto mentre le parlo in questo modo.
"Dici sul serio?"
"Si, sono un uomo di parola lo sai."
Chanel si avvicina guardandomi dritto negli occhi e quegli smeraldi malinconici ora si riflettono nei suoi color ghiacciolo.
"Mi lasceresti andar via dopo così tanta energia consumata per catturarmi?"
"Sto solo cercando di venirti incontro, che mi piaccia o meno il tuo desiderio è pur sempre meglio che vederti marcire in prigione."
"Cosa vuoi veramente Joseph? Cosa desideri dal profondo del tuo cuore?"
In un attimo ci ritroviamo faccia a faccia contro la scrivania, accanto al baldacchino.
"Se avessi vinto te l'avrei riferito, ma già che ci sei potresti dirmelo tu."
A quel punto Chanel smette di parlare e mi spinge contro il materasso, l'afferro attirandola verso di me distruggendo ogni sua difesa. Quel pensiero che m'assaliva e sembrava stesse per svanire per sempre nei suoi tetri fondali ora l'ha raggiunta rispecchiandosi nei suoi gesti.
"Credi davvero che sarei andata via per una stupida scommessa?"
"In realtà volevo solo sapere cosa ti passa per la testa."
"Ora lo scoprirai."
La vita di un soldato brulica di sensazioni che si susseguono giorno dopo giorno finendo con l'ardere come fuoco fra le nostre mani.

Note.
Mellifluous: un suono dolce e morbido, piacevole da ascoltare.

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Capitolo 10
*** Dune ***


Dune
Le sue labbra carnose raggiungono le mie e si fondono in un desiderio inarrestabile che c'investe in pieno, come una tempesta di sabbia nel cuore del deserto. Lei ora è la mia oasi, ci baciamo come se fossimo prossimi alla fine perdendoci l'uno nell'altra. Poco dopo siamo nudi, privi di ogni velo, la faccio distendere lungo il materasso gettando la pistola sulla scrivania e la divisa sul pavimento. Le sue dita s'incrociano alle mie e restiamo a fissarci in silenzio per alcuni istanti che sembrano infiniti prima d'intraprendere un viaggio di sola andata. Le mie mani scivolano lungo i suoi fianchi descrivendoli, esplorando le isole e gli arcipelaghi che popolano il suo corpo di donna. Chanel mi attira a sé incrociando le gambe dietro la mia schiena e ad ogni mio tocco la sento vibrare sotto i palmi delle mie mani.
"Credevo mi odiassi."
Le sussurro.
"Forse provo ancora odio per te ma..."
"Ma cosa?"
Chanel mi sorride come se avesse appena visto il Paradiso.
"In questi ultimi giorni c'ho riflettuto, ma la conferma l'ho avuta dal mio cuore che sussultava ogni volta che vedeva te, Joseph."
Devo ammetterlo, sono le parole più armoniose che mi abbiano mai dedicato.
"Credo di essermi innamorata."
Le rapide solcano il suo viso come zampilli, le asciugo con la punta delle dita incontrando la morbidezza della sua pelle.
"L'odio che abbiamo provato in realtà era rivolto ai nostri opposti schieramenti, la verità è che ci siamo presi sin da subito. Ti amo anch'io, Chanel."
Ci amiamo segretamente nascondendoci sotto le lenzuola come vampiri alla vista del sole. Il suo corpo ora è caldo e umido come l'estate anche se è ancora primavera. Le mostro ogni mia fragilità, le cicatrici che segnano il mio corpo di guerriero. Non le disdegna, anzi le contorna con le dita come se volesse cancellarle per sempre dai miei ricordi.
"Provi dolore?"
"A volte si, ma mi ci sto abituando."
La stringo contro il cuscino lasciandole un succhiotto sul collo, nel frattempo le sue mani s'aggrappano alla mia schiena graffiandola come fossero gli artigli di una leonessa. In quel frangente mi cade l'occhio sulla sua ferita ancora in via di guarigione, ma lei afferra il mio viso con entrambe le mani costringendomi a baciarla.
"Sto bene, non sono mai stata meglio prima d'ora."
Continuiamo ciò che abbiamo iniziato e quando profano il tempio della sua femminilità la sento traboccare di passione, di piacere, fino a raggiungere l'estasi. Si lascia sfuggire un gemito mentre esploro ogni cosa di lei penetrando nei suo più remoti avamposti. Ci sdraiamo vicini con il volto rivolto verso il cielo, ormai appagati, mentre le sue mani affusolate si posano sul mio petto. L'abbraccio tenendola fra le braccia e mi sento rigenerato. Spero solo che il conflitto ci dia il tempo necessario per poter porre fine alle ostilità senza dover perdere altre vite. Voglio restare al suo fianco fino alla fine dei miei giorni.

Note.
Rapide: lacrime.

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Capitolo 11
*** Petrichor ***


Petrichor
Quello che c'è stato fra di noi non era solo un sogno, mi sveglio all'alba e sento ancora il suo profumo sulla mia pelle. Cerco di non destarla muovendomi in modo furtivo fra i nostri abiti sparsi a terra e dopo essermi rivestito esco dalla tenda.
"Maggiore! Maggiore!"
Urla in lontananza una delle mie reclute.
"Cosa c'è?"
"Il nemico sta avanzando!"
Fuori piove come se non ci fosse un domani, l'odore della polvere da sparo si mescola con quello della pioggia diventando un tutt'uno con il fango che costeggia la palude fuori dall'accampamento. Combatto pur sapendo che si tratta dei suoi commilitoni, combatto e penso a colei che è ancora distesa nel mio letto all'oscuro dell'inferno che sto vivendo qui fuori, una situazione lontana anni luce da ciò che abbiamo provato stanotte. Mi butto nella mischia cercando di rallentare l'avanzata nemica ma l'unica cosa che ottengo sono solo altre morti che avrei potuto evitare se solo Chanel avesse accettato di arrendersi una volta per tutte. A volte bisogna mettere da parte l'orgoglio e saper ammettere il proprio fallimento. Entro nel cuore della battaglia quando avverto una voce familiare provenire dall'accampamento.
"Joseph torna indietro!"
Urla Chanel mentre Bombinate la tiene ferma.
"Torna dentro, qui ci penso io."
"Joseph ascoltami!"
Continua lei a gran voce.
"Bombinate, portala dentro."
"No, No!!!"
Quando mi volto è già troppo tardi. Vengo colpito alla nuca dal calcio di un fucile nemico e la vista mi si annebbia fino a non vedere più niente. Sento solo le urla di Chanel che provengono da molto lontano, prigioniere in qualche antro della mia mente. In un attimo tutto svanisce e cado in un limbo in cui non riesco più a distinguere nitidamente ciò che mi circonda, ma avverto ancora il suo profumo.

Note.
Petrichor: l'odore gradevole e terroso dopo la pioggia.

 

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Capitolo 12
*** Hiraeth ***


Hiraeth
"Joseph! Joseph!"
Ho la vista offuscata e sono disteso su un letto d'ospedale, Chanel mi stringe le mani e piange come se fosse al mio funerale.
"Sei uno stronzo! Mi avevi detto che saresti rimasto al mio fianco per sempre!"
Continua a dire ignara del fatto che ho appena riaperto gli occhi sul mondo, è troppo chiusa nel suo dolore per vedere.
"Chanel ora basta..."
Sono vivo, sono qui.
"Ti sei ripreso... sono così felice!"
Esulta lei come se avesse vinto la guerra mentre si asciuga il viso rigato dalle lacrime.
"Cos'è successo? Dove mi trovo?"
Cerco di tirarmi su ma lei me lo impedisce.
"Fai piano, hai avuto un trauma cranico. Siamo in ospedale, a Downfall."
Afferma con sollievo.
"Devo concludere la battaglia io..."
"E' finita Joseph, ho annunciato la resa firmando il trattato di pace fra i nostri Paesi."
Annuncia Chanel.
"La guerra è caput (finita)!"
Aggiunge euforica.
"Non siamo mai stati realmente nemici noi due."
Le dico braccandola, circondandole la vita con le mani.
"Forse hai ragione tu."
Commenta lei socchiudendo gli occhi in attesa delle mie labbra che la raggiungono subito dopo.
"Ehm... Signore non vorrei disturbarla ma ci sono degli ospiti per voi."
Afferma Bombinate imbarazzato dopo aver visto me e Chanel avvinghiati.
"Falli entrare."
"Comandi!"
"Forse dovrei uscire..."
"No resta qui con me, ormai noi siamo dalla stessa parte."
Dico a Chanel rafforzando la presa.
"Joseph, figlio mio!"
Afferma mia madre varcando la soglia della mia stanza.
"Cosa ti hanno fatto? Chi è questa bella ragazza?"
"Madre lei è Chanel l'ho conosciuta sul fronte: mi ha salvato la vita. Se lei non fosse intervenuta ora non sarei qui, me la sono cavata con un trauma cranico e un paio di costole rotte."
"Veramente? Signorina Chanel non so come ringraziarla per aver salvato mio figlio!"
Afferma mia madre commossa stringendole le mani.
"Signora io..."
"Chanel non fare la modesta."
La incalzo io.
"Ma Joseph..."
"Non è stato semplice per nessuno ma ora possiamo lasciarci la guerra alle spalle e vivere la nostra vita."
"Hai ragione, non sarà facile ma ti prometto che farò del mio meglio."
"Bombinate hai con te la scatola che ti avevo chiesto di portare?"
Chiedo alla recluta ancora appostata dinanzi l'ingresso.
"Certamente Signore!"
"Portala qui."
Mia madre e Chanel mi guardano non capendo cosa mi passi per la testa, ne tantomeno cosa stia realmente succedendo. Afferro la scatola ringraziando Bombinate e mi alzo dal letto per mettermi in ginocchio.
"Joseph, fai attenzione ti prego."
Afferma Chanel preoccupata.
"Non sto facendo nulla di sconsiderato, ora ascoltami."
Chanel mi guarda senza aggiungere altre parole e annuisce col capo ponendosi in posizione d'ascolto. Mia madre fa lo stesso posando lo sguardo prima su di me e in un secondo tempo su di lei, annuendo come chi ha già capito tutto.

Note.

Hiraeth: una nostalgia di casa per una casa in cui non puoi tornare, o che non è mai stata.


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Capitolo 13
*** Serendipity ***


Serendipity
"So bene che questa guerra ha privato della vita molti nostri cari e connazionali, ma voglio che tu sappia che dal dolore possono nascere anche cose buone e lì entri in gioco tu. Inizialmente litigavamo spesso a causa dei nostri caratteri autoritari e forse continueremo a farlo ma c'è una cosa che voglio dirti già da un po' di tempo. Nessuna donna era mai riuscita a farmi mettere in ginocchio, sei la prima anzi la sola che ha saputo tenermi testa e non solo. Avevo scritto un discorso per questo momento ma è andato perduto come i miei ricordi dell'ultima battaglia, per fortuna le parole sono rimaste incise nel mio cuore e sono ancora qui per potertelo raccontare."
Chanel piange dalla contentezza mentre ascolta in silenzio la mia confessione.
"Conoscerti ha reso i miei giorni meno bui, con la tua tenacia ed il tuo coraggio ho riscoperto la voglia di mettermi in gioco e di lottare per ciò in cui credo veramente. Chanel Ephemeral vuoi concedermi l'onore e il privilegio di diventare la tua seconda faccia della medaglia? Vuoi sposarmi?"
Apro la scatola mostrandole un diamante di 4 carati.
"Si, lo voglio!"
Dice trattenendo a stento l'emozione che la travolge come un fiume in piena.
"Voglio ogni cosa di te, Joseph."
Aggiunge baciandomi con trasporto mentre mia madre e lo stesso impassibile Bombinate si passano lo scottex a vicenda dopo aver assistito alla scena.
"Maggiore Aquiver siete dimesso."
Annuncia il medico entrando in scena.
"Presto sarete in ottima salute, dovrete solo riposare qualche giorno."
"Grazie dottore, farò come mi consigliate."
Affermo lanciando un'occhiata a Chanel.
"Lo controllerò personalmente non dovete preoccuparvi."
Replica lei ricambiando il mio sguardo.
"Allora è deciso: torniamo a casa."
Insieme, come una vera famiglia.
Fine.

Note.
Serendipity: il verificarsi casuale di eventi in modo benefico.


Epilogo - Narrative breakthrough
Dopo un periodo di riposo forzato io e Chanel siamo finalmente riusciti a convolare a nozze. L'ho portata nella mia vecchia dimora a Downfall presentandola ai miei amici più cari, alla mia famiglia e alle nuove reclute che si sono arruolate sotto il mio comando con la speranza di diventare delle leggende, Eroi per la Patria. Una volta terminata la guerra il nostro rapporto si è evoluto crescendo ogni giorno di più, Chanel mi dimostra il suo amore ogni giorno anche solo con piccoli gesti ed è una sensazione meravigliosa. Una pantera è pur sempre una pantera, continua ad avere un gran bel caratterino con la differenza che ora non deve più combattermi ma supportarmi. Presto diventerò padre, è stata lei a dirmelo dopo aver scoperto di aspettare un figlio. Non sappiamo ancora se sarà un maschio o una femmina, ma insieme stiamo già pensando a come si chiamerà: Jason oppure Jane a seconda del sesso. Chanel vuole che abbia le mie iniziali. E' accaduto tutto così in fretta, volevamo ucciderci a vicenda non molto tempo fa e invece abbiamo finito con l'innamorarci perdutamente. Il fato ci vuole uniti, i nostri cuori hanno scelto per noi e qualcosa mi dice che ripeterei ogni cosa, anche la più insignificante o banale, pur di poter stare con Chanel. Ora so che non volevo domarla ma soltanto amarla.

 

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