Il nuovo caso

di Kiarachu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


Judy stava tornando a casa dopo la sua prima giornata di lavoro con Nick. Era contenta, e saltellava felice verso il monolocale. Poi entrò nella stanzetta e disse, quasi ridendo, “E chi se lo sarebbe aspettato che il pirata della strada fosse Flash! Credo che questa città non finirà mai di stupirmi!”

 

Poi quasi cadde sul letto, dato che Capitano Bogo aveva dato a lei e a Nick diversi fascicoli da compilare di vecchi casi da archiviare quel giorno. Le dispiaceva aver fatto pagare quella multa a Flash, ma la legge doveva essere rispettata da tutti.

 

Sospirò, e si accigliò, pensando agli avvenimenti accaduti qualche tempo prima, e all’arresto di Bellwether.

Poi si spaventò, dato che il suo smartphone aveva cominciato a suonare. Si chiese se fossero i suoi genitori.

 

Si alzò dal letto e andò alla scrivania, e vide che erano proprio loro. Rispose alla chiamata. “Ehi, ciao!” lei disse, sorridendo a Stu e Bonnie. Poteva vedere alcuni dei suoi fratellini e sorelline saltellare nella stanza.

 

Suo padre le sorrise, e le chiese com’era andata la giornata. Lei raccontò di Nick che era diventato il suo partner, e di cosa avevano fatto durante quella giornata.

Alla fine della storia sospirò, anche se impercettibilmente, ma i suoi genitori se ne accorsero.

 

Bonnie allora disse, con tono preoccupato e amorevole, “Tesoro, c’è qualcosa che non va? Mi sembri preoccupata…”

Judy sbattè le palpebre, e la guardò stupita, per poi dire, “No, nulla, son felice, finalmente faccio quello che ho sempre desiderato da una vita, con qualcuno che mi piace,” aggiunse, sorridendo, pensando al rapporto che aveva instaurato con la volpe.

 

Stu si accigliò, e disse, “Non è che ti piace quella volpe…Nick? Nel senso…ehm…in modo romantico. Voglio dire, dopo l’avventura che avete avuto assieme, e da come ne parlavi mi pareva che ti piacesse di più di un semplice amico…” aggiunse, per spiegare il suo punto di vista, con tono un po preoccupato.

 

Judy fece tanto d’occhi, e rise di cuore. “No, oh santo cielo, no! Siamo solo amici! È il mio partner, ma come collega, niente di più! E poi quando mai si è sentito di una volpe e un coniglio che stanno assieme, dai!” lei disse, scuotendo la testa. Questa cosa l’aveva messa di buonumore, perché era preoccupata, ma per un'altra cosa.

 

Bonnie aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma Stu la fermò, scuotendo la testa. Questo non passò inosservato alla brillante detective, e Judy chiese, socchiudendo gli occhi in modo sospettoso, “Cosa c’è? Mamma, volevi dirmi qualcosa?”

La coniglia guardò suo marito, e disse, “Caro, forse è ora di dirglielo…”

 

Stu sospirò, e annuì. “Ok, è ora che lei sappia. Ehm…diglielo tu, dato che è…dal tuo ramo della famiglia…” lui aggiunse, un pochino a disagio.

Bonnie fece un’espressione esasperata, roteando gli occhi, poi disse, “Judy, ti ricordi di quella mia cugina di cui non volevamo parlarti tanto, quando eri piccola?”

 

La coniglia dal pelo grigio si accigliò, per ricordare, poi disse, “Dici Millicent? Quella che mi dicevate che era un po’ stramba?”

Sua mamma annuì. “Esatto. Vedi, nella mia famiglia ci son stati alcuni casi di conigli che non volevano fare i contadini, ma che avevano deciso di lasciare il proprio villaggio per fare altri lavori. Una di essi era Millicent. Era andata all’Università di Zootropolis per diventare una scienziata, e ci era anche riuscita, laureandosi con lode.”

 

“Noi l’avevamo un po’ isolata, dato che non ci pareva consono per una coniglia lavorare come scienziata, ma ogni tanto ricevevo qualche lettera da lei. Ero l’unica che non l’aveva disprezzata molto come gli altri, perché anch’io da giovane volevo fare altro, ma poi mi ero rassegnata a coltivare la terra, come tutti noi conigli.”

 

“Ma sto divagando. In parecchie lettere Millicent mi parlava di questo suo assistente, una volpe molto brillante, che l’aiutava in laboratorio. Lei stava studiando come il DNA delle varie specie di animali potesse influenzare la scelta di fare certi lavori, e aveva scoperto che il suo DNA in effetti era un poco differente dai conigli che erano contadini, e ciò aveva aiutato ad avvalorare la sua ipotesi.”

 

“Con questa volpe – Roland – poi avevano girato per il centro di Zootropolis, e anche i vari quartieri per prendere più DNA possibili da altri animali, per confermare ancora di più la sua teoria. Aveva stabilito uno stretto legame con Roland…e alla fine si erano messi assieme, e pure sposati!”

 

“Ogni tanto ci sentivamo, ma io ero cambiata molto, e disapprovavo la loro unione, reputandola contro natura. Poi tu ci hai aperto gli occhi, dopo quello che è successo a Zootropolis. Magari adesso potrei provare a contattarla per sentire come sta…” Bonnie finì, poi aspettò la reazione di sua figlia.

 

Judy aveva la bocca spalancata, poi fece un’espressione accigliata e arrabbiata. “Ma perché non me l’avete detto prima? Quando son andata all’accademia di polizia non ero più una coniglietta, e avrei anche potuto contattarla!”

 

Stu sospirò, e disse, “Non te l’abbiamo detto perché eravamo già preoccupati per te. Avevi già delle strane idee per un coniglio, e se avessi conosciuto Millicent ti saresti convinta ancora di più che la tua scelta era giusta. Adesso ammettiamo che non è stata una buona idea, se l’avessi conosciuta magari avresti avuto un alleato in più per il tuo caso, e ci dispiace di non avertelo detto prima…”

 

La giovane coniglia sospirò, poi sogghignò. “Vabbè, vi perdono. Comunque, mamma, devi dirmi dove abita, o darmi il suo contatto, mi piacerebbe conoscerla,” lei disse, sorridendo.

Bonnie annuì, e disse, “Ma certo cara, comunque vorrei sapere cos’altro ti preoccupa, lo vedo dalla tua faccia tirata e dal fatto che hai le orecchie un po’ giù,” lei aggiunse, volendo sapere cosa passasse per la testa di sua figlia.

 

Judy non voleva dire cosa stava pensando, per non preoccuparli. “Mmmh…non è niente, sul serio, è…una cosa stupida,” lei disse, sorridendo insicura.

Stu allora disse, “Dai, Judy, diccelo, magari possiamo aiutarti.”

 

La giovane coniglia sospirò, pensò per un po’, poi sospirò di nuovo, e disse, “Ok, beh, come ho detto prima, son felice, però…lavorare come poliziotta non mi soddisfa. Avendo vissuto quell’avventura, adesso risolvere quei casi semplici non è abbastanza. Mi serve di nuovo il brivido che ho provato risolvendo quel difficile caso…”

 

Stu spalancò gli occhi, e disse, “Oh, è quello? Beh, è normale, e te lo posso dire per esperienza personale. Vedi, quando ero giovane e avventato ho avuto la mia dose di avventure con i miei amici, e ogni volta aspettavo di avere quella sensazione elettrizzante. Poi con gli anni ho messo la testa a posto, e son diventato un pacifico coniglio coltivatore, ma quando avevo la tua età – o anche più giovane – volevo sempre provare quel brivido. Ciance a parte, l’unica cosa da fare è aspettare, son sicuro che succederà qualcos’altro a Zootropolis, è una città così piena di animali e pericoli…”

 

Bonnie lo guardò stupita, e poi gli disse, “Tesoro, non vorrai mica che la nostra cara Judy si ritrovi di nuovo in una situazione così pericolosa, vero?”

Il coniglio la guardò male. “No, certo che no, stavo solo dicendo che è probabile che possa succedere qualcosa di eccitante. Tutto qui,” lui disse.

 

Judy fece un sorriso storto, scuotendo il capo. “Hai ragione, papà…grazie, mi hai aiutata molto. Ok, ci si sente domani, buona serata!” lei disse, e poi chiuse la chiamata, dopo che i suoi genitori la salutarono di rimando.

 

Prima di andare a dormire Judy fece alcune ricerche su Internet col suo smartphone per trovare un altro appartamento. Grazie al fatto che aveva risolto il caso dei mammiferi impazziti, il Capitano Bogo aveva deciso di darle una paga più consistente, e così lei aveva deciso di prendere in affitto un appartamento più decente di quello dove soggiornava.

 

Il giorno dopo andò a lavorare, e lei e Nick risolsero altri casi, sia minori che più importanti, e aiutarono i loro colleghi a trovare altri indizi o collegamenti in certi casi.

Durante la pausa pranzo la poliziotta andò a dare un occhiata ad un appartamento in un condominio vicino alla stazione di Polizia, ma non le piacque molto, e così la sua personale ricerca continuò.

 

Ogni volta che andava a lavorare Judy sperava di lavorare a qualche caso importante, e la ricerca per un nuovo appartamento la stava stancando non poco.

Nick notò che non era energica come sempre, e nella loro pausa pranzo, disse, “Ehi, Carotina, cosa c’è che non va? Ti vedo stanca in questi giorni, se vuoi ne puoi parlarne con me…”

 

La coniglietta sospirò, e lo guardò. Poi decise di confidarsi con lui, sicura che avrebbe capito. In fondo anche lui aveva vissuto quell’avventura, e altre avventure prima di quella. “Beh, ecco, sono un pochino stressata per via del lavoro e anche per la mia ricerca di un appartamento nuovo. Per il lavoro…magari ti sembrerà sciocco, ma mi manca quel brivido che avevo provato a risolvere quel caso…” lei disse, facendo il broncetto.

 

Nick sorrise, e rispose, “Ah, quello…beh, per quello non ci rimane che aspettare. Anche a me manca quel brivido, ma so aspettare, anche perché SO che tipo di città è Zootropolis, e son sicuro che potrebbe succedere qualcosa di eccitante. Per l’appartamento, credo di poterti aiutare. Anche io ne stavo cercando uno, poco dopo essere entrato nella Polizia, e ho trovato un piccolo condominio dove c’è ancora un appartamento libero. Se vuoi stasera possiamo andare a dare un occhiata,” lui finì, sorridendo.

 

Judy sorrise mostrando i denti, e poi lo abbracciò. “Sapevo che mi avresti capita, e anche i miei genitori mi hanno detto che avrei dovuto aspettare, dato che Zootropolis è una città grande e di sicuro potrebbe succedere qualcosa di grosso in futuro. Per l’appartamento va benissimo, grazie!” lei disse, con entusiasmo, facendo sorridere la volpe.

 

Nel pomeriggio fecero una ronda nel centro di Zootropolis, e poi finirono il loro turno. Andarono poi verso il condominio dove Nick si era stabilito. Era piccolo, di vecchia costruzione, con muri grossi e fatti di pietra e cemento. C’erano quattro poggioli sulla facciata, due di essi – quelli bassi – erano decorati con piante e fiori, mentre quelli sopra erano vuoti.

Lei guardò quello sulla sinistra, notando che aveva le finestre chiuse. “È quello l’appartamento libero?” lei chiese, indicando quello a sinistra.

Nick annuì, e disse, “Esatto. L’unica cosa è che il proprietario vorrebbe venderlo, piuttosto che affittarlo. Se vuoi ti faccio vedere com’è il mio appartamento, tanto son tutti uguali. Lo so perché avevo visto anche quello,” lui disse.

 

La poliziotta ci pensò su un attimo, poi disse, “Per me non è un problema, ho un po’ di risparmi messi da parte avendo aiutato i miei genitori nei campi, quando ero giovane, prima di frequentare l’accademia di Zootropolis, e poi grazie all’aumento dovrei riuscire ad aprire un mutuo. È messo male? Nel senso, ci son lavori da fare?” lei chiese, cercando di calcolare anche le eventuali spese di ristrutturazione.

 

La volpe scosse la testa. “Non molti, da quello che mi ha detto il proprietario è rimasto sfitto per un anno. Andiamo?” lui disse, sorridendo.

Judy annuì, e salirono al secondo piano. Essendo una casa vecchia non c’era l’ascensore, ma non era un problema, dato che era abituata a percorrere grandi distanze a piedi facendo il suo lavoro.

 

Salendo incontrarono la Signora Otterton e Judy le sorrise. “Signora Otterton! Son felice di vederla! Come va?”

La lontra le sorrise di rimando, e disse, “Bene, grazie, cosa ci fa qui? È per caso venuta a vedere quell’appartamento sfitto?” lei chiese.

 

Judy annuì, e disse, “Sì, Nick mi farà vedere il suo appartamento, e in caso poi contatterò il proprietario dell’altro appartamento.”

La lontra sorrise, e disse, “Sono contenta. Questi appartamenti son molto carini, e io sarei contenta di avere anche lei qui, mi sentirei più sicura. Già quando il Signor Wilde si è trasferito son stata contenta,” lei aggiunse, sorridendo alla volpe. Anche lui aveva salvato suo marito.

 

La coniglia arrossì, e fece un’espressione felice, e poi disse, “Grazie, beh, magari ci si vede, arrivederci!”

La Signora Otterton annuì, e entrò nel suo appartamento.

Judy e Nick salirono, e la volpe aprì la porta con le chiavi, scoprendo che era già sbloccata.

 

“Ehi, sono tornato, e ho un ospite!” lui gridò, e dalla cucina arrivò Finnick, il fennec. Indossava una canottiera grigiastra e un paio di pantaloncini corti. Lui e Judy si guardarono con occhi spalancati, e poi la piccola volpe dalle grandi orecchie disse, sgarbatamente, “Perché lei è qui?”

In contemporanea Judy disse, in modo inquisitivo, ma in maniera curiosa, “Come mai lui è qui?”

 

La coniglia poi si mise a ridacchiare. Nick li guardò divertito, poi rispose a Finnick, “Le devo far vedere l’appartamento, perché forse poi comprerà quello vicino al nostro. E Judy, dopo che son entrato in Polizia, ho trovato un lavoro a Finnick. Un vero lavoro, e abbiamo deciso di venire ad abitare assieme qui. In due è più facile pagare l’affitto,” lui spiegò.

 

La volpe del deserto sbuffò, accigliandosi. “Hai un bel coraggio a chiamare quello “un vero lavoro”. Avrei preferito continuare a fare quello che facevo prima, sai?” lui disse, incupito.

Nick roteò gli occhi, e disse, “Beh, posso capire che non è l’occupazione più gratificante del mondo, ma almeno è un po’ più legale di quello che facevamo prima, no? Come tutore dell’ordine non potevo permettere che il mio migliore amico continuasse a fare quello sporco lavoro. E comunque non preoccuparti, son già alla ricerca di qualche altro mestiere che possa piacerti di più di quello che stai facendo adesso…” lui disse, sogghignando.

 

Il fennec si accigliò, e Judy chiese, “Giusto per curiosità, ma che lavoro stai facendo adesso?”

Nick stava per dirglielo, ma Finnick lo fermò, “Non AZZARDARTI a dirglielo! Non è affar tuo, d’accordo?”

 

La coniglia era ormai abituata ai criminali – in questo caso ex-criminale – a minacciarla, così lei ghignò, e disse, “Oh, dai…ti giuro che non riderò, se è così imbarazzante. E comunque ricordati che son molto curiosa, e sono un’investigatrice, quindi prima o poi lo verrò a scoprire,” lei aggiunse, pensando di fare già delle ricerche.

 

Finnick era anche abituato a poliziotti come lei, e così non cedette. Incrociò le braccia sul petto, e disse, “No, non te lo dirò mai! E non lo scoprirai mai, piccoletta!”

Judy fece un sorriso furbesco, e disse, “Ok, la prendo come una sfida. Nick, allora, fammi vedere questo appartamento, d’accordo?”

 

La volpe rossa scosse il capo, e pensò che Finnick si era proprio messo nei guai, ma non lo disse. Questa situazione lo divertiva, e aveva già in mente uno scherzetto da fare al suo vecchio e burbero amico. Poi fece vedere l’appartamento alla sua collega.

Era abbastanza grande, con due camere da letto, un bagno grande e uno piccolo, un ripostiglio, il soggiorno (che aveva una delle due porte che conduceva sul poggiolo) e la cucina (dove c’era la seconda porta del terrazzo); nel corridoio c’era una porta sul soffitto che portava alla mansarda.

 

Il soggiorno era abbastanza grande, e anche la cucina, che era arredata con mobili vecchi, fatti in legno.

Anche nel soggiorno c’erano mobili di quella fattura, e a Judy piacque immensamente.

“Accidenti, è un bell’appartamento! Mi sa che contatterò il proprietario dell’altro appartamento e gli chiederò di farmelo vedere,” lei disse, sorridendo.

 

Nick sorrise, e disse, “Bene, allora domani sera andiamo a parlargli, così puoi vederlo, ok?”

Judy annuì, e ringraziò Nick, per poi andare verso la sua “casa”.

La volpe ghignò, pensando alla sorpresa che avrebbe avuto Judy il giorno dopo, vedendo chi era il proprietario dell’appartamento.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Il giorno dopo Nick e Judy lavorarono ad altri casi, uno dei quali di minacce da parte di una famiglia criminale di ocelot verso un gruppo di toporagni. Lo risolsero facilmente con l’aiuto di Mr. Big, dato che alcuni dei toporagni erano amici della sua figlioletta. Judy aveva anche partecipato al battesimo della piccola Judy, la figlia di Fru Fru, ed era contenta di essere la madrina di quella creaturina così carina.

 

La sera finirono il loro turno, dopo aver compilato un sacco di carte relative ai vecchi casi, per archiviarli.

Finito di lavorare Nick e Judy andarono verso il posto di lavoro del proprietario dell’altro appartamento.

 

Camminando, Judy riconobbe la strada, e si accigliò, e poi fece un’espressione agghiacciata.

“No, non è possibile…non dirmi che il proprietario è…” lei disse, e Nick finì per lei, “…Yax, esatto. Spero non sia un problema…” lui aggiunse, ghignando.

 

La coniglia lo guardò storto, ma alla fine sospirò, “Vabbè, entriamo…” lei disse, entrando nel club naturista.

Lo yak era dietro al bancone, e questo piacque a Judy. “Ehi, Yax, come va?” Nick disse, salutandolo.

 

Il pacifico bovino scostò il ciuffo di peli che gli copriva gli occhi, e disse, con molta calma, “Nick, va benissimo, grazie. Oggi è mercoledì, cosa ci fai qui?” lui chiese.

Judy fece tanto d’occhi, e chiese alla volpe, con tono stupito, “Tu vieni qui?”

Nick annuì, ghignando. Lui non aveva di certo problemi ad entrare lì, e col suo nuovo lavoro era stressato come non mai, e andava lì per fare meditazione zen con Nangi, o per rilassarsi in maniera casuale.

 

Poi lei parlò con Yax, “Siamo qui perché sarei interessata a vedere l’appartamento vicino a quello di Nick, ma prima vorrei dargli un occhiata, se non ti dispiace.”

Lo yak la guardò, e disse, “Oooh, mi ricordo di te, sei venuta qui per Emmitt Otterton. Aaah…vorresti vedere quel vecchio appartamento? Ok, tra poco stacco, aspettatemi qui, che arrivo,” lui disse, uscendo da dietro al bancone, Judy coprendosi gli occhi.

 

A sostituirlo arrivò un ippopotamo, nudo pure lui. “Ok, andiamo,” Yax disse, dopo aver preso una borsa in tela di canapa con un fiore di loto ricamato sulla patta.

Judy lo guardò, e disse, con tono un pochino preoccupato, quasi isterico, “Ma…non ti vesti?”

 

Lo yak la guardo pacificamente, poi disse, “No, io sono naturalista anche fuori da qui. Come ti avevo detto io trovo strano che gli animali si vestano…”

La poliziotta sospirò, e si rassegnò. In fondo era venuta a Zootropolis perché “ognuno può essere ciò che vuole” e si stava già abituando ad alcune stranezze di quella città.

 

Si incamminarono verso il condominio, e Judy si stupì che nessuno guardava male lo yak. Si disse che era perché – probabilmente – erano già abituati a vederlo andare in giro nudo.

Mentre camminavano lei chiese a Yax, “Posso chiederti come mai vuoi vendere quell’appartamento? Nel senso, potresti affittarlo, no?”

 

Il calmo bovino scosse la testa, e replicò, con calma, “Nah, troppo lavoro, troppo stress. Così è più facile.”

Judy annuì, capendo il suo punto di vista. Anche lei riteneva che affittare un appartamento fosse stressante, anche per l’affittuario. “Capisco, ha senso,” lei disse, sorridendo allo strano yak.

 

Arrivarono all’appartamento, ed entrarono. Era più o meno come quello di Nick, e gli arredamenti sembravano simili. Judy pensò che magari erano stati arredati tutti alla stessa maniera, magari con mobili di stock.

Le piacevano, e stava già progettando alcune modifiche.

 

“Ok, lo prendo, è davvero un bellissimo appartamento! Adesso non resta che discutere il pagamento, e tutto il resto,” lei disse, in maniera pratica.

Yax annuì, e prese delle carte da un cassetto della credenza, per farle vedere a Judy. Lei le lesse e vide che la cifra che chiedeva era davvero bassa, e coi suoi risparmi poteva pagarla in toto anche da subito, così chiese, “Come mai così poco? Non che mi lamenti, ma l’appartamento mi sembra a posto, e non ci sono un sacco di riparazioni da fare, solo un po’ di manutenzione normale per un appartamento lasciato sfitto per un anno…”

 

Lo yak sbattè lentamente le palpebre, e disse, “A me non importa molto del denaro. Ho ricevuto in eredità questo appartamento, e ho deciso di venderlo a questa cifra perché mi sembrava giusto. Son contento che ti piaccia, son sicuro che tratterai questo appartamento con amore,” lui finì, sorridendo amabilmente.

 

Judy sorrise luminosamente e si disse che era di sicuro uno strano individuo, ma le stava simpatico. Così firmò tutte le carte, e poi si fece dare i dati per il trasferimento di denaro.

Il giorno dopo aveva la sua giornata libera, e anche Nick, così lei andò in banca a fare le carte necessarie, e poi con l’aiuto della volpe, cominciò a ripulire il suo futuro appartamento.

 

La volpe poi chiamò alcuni suoi amici, per sistemare l’impianto elettrico e le tubature dell’acqua, e si misero subito al lavoro, sistemando i due impianti. Dopo quello Nick e Judy pulirono le varie stanze, e la coniglia segnò quello che le serviva, facendo una “lista della spesa”.

 

Il giorno dopo, dopo lavoro, andò con Nick a prendere le cose che le servivano per la sua nuova casa. La volpe aveva preso il furgone di Finnick, e andarono a prendere un nuovo frigo – dato che quello nell’appartamento era messo male – da mangiare e anche lenzuola, tovaglie, eccetera per cambiare quelle che c’erano, dato che non erano nello stile che piaceva a Judy.

 

Poi controllarono nelle cassettiere e armadi, e tirarono fuori molti vestiti e biancheria, decidendo di chiedere a Yax se voleva almeno la biancheria, e cosa potevano fare coi vestiti, dato che erano troppo grandi per lei.

 

Dato che era tardi, decisero di andare a mangiare in un fast food, chiamato “Bug-burga”, dove servivano panini a base di vegetali proteici e insetti, e con grande sorpresa e divertimento di Judy, videro Finnick alla cassa, con la divisa del locale. Aveva una maglietta e pantaloni arancioni e un cappellino dello stesso colore, col logo del fast food.

La coniglia cercò di non ridere, ma aveva comunque un’espressione divertita sul volto.

 

Il fennec li guardò con un’espressione di orrore, e poi fulminò con lo sguardo Nick.

La volpe fece un’espressione sorpresa, ma anche furbesca, e disse, “Ooops…pensavo che non lavorassi oggi. Scusami, Finnick.”   

 

La volpe del deserto si accigliò, e guardò Judy. “Non azzardarti a ridere, d’accordo? Cosa volete ordinare?” chiese.

La coniglia annuì, trattenendo le risa, poi guardò il menù e ordinò patatine fritte e un panino vegetale, con insalata e una polpetta fatta con carote e zucchine.

 

Nick ordinò anche patatine e il solito panino (c’era l’insalata e la polpetta era fatta di insetti e legumi).

Mangiarono la loro cena, e poi Judy tornò a “casa”. Doveva rimanere lì ancora una settimana, per far finire il mese di affitto che aveva pagato.

 

Ogni sera, dopo lavoro, Judy andava a sistemare il suo nuovo appartamento, a volte da sola, a volte con l’aiuto di Nick.

Ne aveva parlato coi suoi genitori, ed erano contenti che avesse trovato una casa così carina e accogliente, e lei non vedeva l’ora di fargli vedere l’appartamento.

Dopo una settimana salutò Dharma e i due orici pazzi, e si trasferì finalmente nella sua casa.

 

Dopo aver parlato con Yax, aveva donato i vecchi vestiti e biancheria ad un orfanotrofio, che avrebbe venduto i vestiti – troppo grandi per i bambini – e tenuto la biancheria per loro, dato che ce n’era sempre bisogno.

 

Poi fece una festa di inaugurazione, invitando tutti i suoi amici di Zootropolis e i suoi genitori (che vennero con qualcuno dei suoi fratelli e sorelle, ma non molti, dato che c’erano già tanti animali).

C’era Clawhouser, Capitano Bogo, Nick, Finnick, sua cugina di secondo grado Millicent e suo marito Roland (Judy l’aveva contattata in quei giorni, e lei era stata felice di accettare il suo invito alla festa, e di conoscerla personalmente), Yax e perfino Mr. Big e Fru Fru accompagnati da Koslov.

I genitori di Judy si sentirono un poco a disagio, a vedere Yax senza vestiti, ma poi si dimostrò simpatico, e non ci fecero tanto caso. Erano anche un poco spaventati dall’enorme orso bianco, ma dopo qualche rassicurazione da parte di Judy si rilassarono.  

 

Roland era una volpe rossa, con una corporatura snella, dato che la strana coppia si era mossa tanto per raccogliere i vari DNA per la loro ricerca. Lui aveva gli occhi di color verde, e si era vestito in maniera casual. 

Millicent era una coniglia dalla corporatura simile a quella di Judy, era bianca con macchie nere, e aveva un orecchio nero e uno bianco. Gli occhi erano viola e aveva dei vestiti casual.  

 

Lo yak si complimentò con lei per come aveva arredato la casa, e lei parlò molto con Millicent e Roland. Era soprattutto curiosa di sapere come gli altri animali vedevano la loro relazione, ma apparentemente a Zootropolis una cosa del genere era normale, perché tutti gli animali nella stanza non li guardavano male o con strane occhiate.

 

Lei si stupì perfino del fatto che Capitano Bogo conoscesse Mr. Big e non si facesse problemi a sapere che era un criminale. Pensò che magari era perché il toporagno aveva aiutato il bufalo cafro in qualche caso, come aveva aiutato lei e Nick.

 

La festa finì, e tutti andarono a casa; Judy sistemò un pochino i piatti e le cose da mangiare assieme a Nick, e poi andò a dormire, dopo averlo ringraziato.

La coniglia era davvero felice di abitare in quell’appartamento, e si addormentò con facilità.  

 

I giorni passarono tranquilli, poi una mattina Judy si svegliò, e fece colazione, felice di avere la sua giornata libera. Poi si lavò, e vestì, e stava per uscire a fare un po’ di shopping, e sentì delle voci concitate provenire dal pianerottolo.

Riconobbe quella di Nick e Finnick, ma c’era una terza voce che non aveva mai sentito.

 

Era rauca, e minacciosa, e la fece preoccupare per l’incolumità del suo amico e collega. Così si avvicinò in punta di zampe alla porta, prendendo il repellente per volpi, e guardò dallo spioncino, per vedere chi era.

 

Era un’altra volpe; era un individuo emaciato, coi vestiti sporchi, il pelo color rosso, così chiaro da sembrare arancione, e un fare minaccioso. Judy appoggiò il suo orecchio alla porta, per sentire quello che si stavano dicendo.

“…ricordati che devi portarmelo entro sabato, sennò sei fuori, ok?” la volpe smilza disse in modo intimidatorio.

 

Lei vide Nick accigliarsi, e annuire contrito, e questo non le piacque, sapendo del passato del suo collega, e ricordandosi come l’avesse difesa quando Bogo voleva farle restituire il suo distintivo.

Si accigliò, e, dopo aver preso la sua borsetta, e messo in tasca il repellente, aprì la porta con misurata nonchalance, come se stesse uscendo per fare un giro.  

 

Guardò stupita la volpe estranea, e poi Nick e Finnick. “Oh, ciao, Nick, buongiorno. Uh? Chi è lei, un amico di Nick?” lei chiese, innocentemente, recitando bene.

La volpe magra spalancò gli occhi in un’espressione di orrore, e disse, “E chi cavolo è lei? Abita qui? Perché non me l’hai detto? Brutto imbroglione, il nostro accordo è finito, entro sabato devi sloggiare! Capito! Addio!” lui disse, e se ne andò velocemente.

 

La coniglia fece un’espressione stupita e shockata, e guardò la volpe rossa. “Uh-oh, mi sa che ho combinato un guaio…scusami, Nick…” lei disse, sconsolata.

La furba volpe la guardò un pochino male, e disse, “Eh, direi di sì…accidenti…e dire che ero ad un passo dal riavere questo appartamento…”

 

Judy sbattè le palpebre, e chiese, “Cosa vuoi dire?”

Nick scosse la testa, e disse, “Anche nel tuo giorno di riposo fai la detective? Mmmh…vieni dentro, magari tu ci puoi aiutare,” lui finì, indicando l’interno dell’appartamento.

 

Si sedettero tutti e tre intorno al tavolo di cucina, e Judy si accigliò, vedendo che era pieno di piatti sporchi, probabilmente accumulati da vari giorni, ma non disse niente, perché era più importante parlare di quella faccenda, piuttosto che redarguire le due volpi sul fatto che non avessero pulito le stoviglie.

 

Nick se ne stette in silenzio per un po’, poi disse, “Vedi, questo è il vecchio appartamento che mia mamma aveva ereditato, e mi ricordo che quando ero piccolo mi diceva sempre che un giorno sarebbe stato mio. Dopo essere entrato in accademia, andai da lei, per rivederla, e chiederle se potevo venire a vivere in questo appartamento, e mi disse che sarei dovuto andare al catasto per firmare tutte le carte. Lì scoprì che l’atto di proprietà era a nome di quella volpe.”

 

Judy alzò una zampa, come per fermarlo, per capire una cosa, “Aspetta un attimo. Come mai quella volpe aveva l’atto di proprietà di questo appartamento? E come mai era a nome suo? Da come hai detto, tua mamma lo aveva ereditato, che era successo?”

 

La volpe disse, “Ci stavo arrivando. Quella volpe…è mio padre, e quando ero un adolescente mi aveva detto che mia mamma mi aveva raccontato un sacco di bugie. Io all’epoca gli credetti, dato che mia mamma mi aveva sempre detto che lui era morto. Così litigai con lei, e la lasciai, andando da mio padre, che mi fece cominciare la mia carriera di criminale. Mi fidavo di lei, e sentivo che mi aveva tradito. Lavorai per mio padre per un po’ di tempo, poi incominciai per conto mio assieme a Finnick.”

 

La coniglia afferrò le zampe di Nick, per confortarlo. “Accidenti, mi dispiace. Ma com’è possibile che un padre possa aver fatto una cosa così orribile al proprio figlio?” lei chiese, inorridita.

 

Nick sospirò, e le sorrise, grato. “Beh, non era proprio un padre modello. Lasciò mia mamma dopo che seppe che stava aspettando me, e sapevo che lui era proprio la tipica volpe criminale, coinvolto sempre in qualcosa di losco. In questo era anche peggio di me. Comunque – non so come – lui riuscì a prendere l’atto di proprietà dell’appartamento. Dopo un po’ mi resi conto che anche lui mi aveva imbrogliato, così cominciai a mandare denaro a mia mamma, in forma anonima.”

 

“Dopo essermi arruolato nell’accademia di Zootropolis, andai da mia madre per vederla, e scusarmi con lei. Lei fu felice di vedermi, e vedere che avevo un onesto lavoro. Parlammo di questo appartamento, e dopo che mi ebbe detto che era a nome suo, decisi di non dirle che in realtà al catasto risultava intestato a mio padre, e io ebbi anche l’idea di scoprire cosa stava succedendo, così andai da lui, e feci quell’accordo con lui, per avere l’atto di proprietà.”

 

“Lui però voleva anche comprare l’appartamento di Yax, ma lui gli chiedeva troppo, perché non si fidava di mio padre, così nel contratto di affitto che mi aveva fatto firmare c’era anche la clausola che sarei dovuto entrare nell’appartamento di Yax, e avrei dovuto prendere l’atto di vendita entro sabato prossimo, o mi avrebbe sfrattato da qui.”

 

Judy alzò di nuovo la zampa per fermarlo, e chiedergli qualcosa. “Aspetta, ma non lo sapeva che sei un poliziotto adesso? E perché non hai portato quel contratto fraudolento alla stazione?” lei chiese, accigliandosi.

 

Nick proseguì, “Sì, sapeva che sono un agente di polizia, e non ho portato quel contratto alla stazione perché nel contratto c’era scritto che se io avessi preso quel contratto dalla casa di Yax lui mi avrebbe ceduto l’atto di proprietà di questo appartamento. E stavo anche cercando di investigare sul fatto che LUI avesse l’atto di proprietà di questo appartamento; ero convinto che fosse una contraffazione, ma poi andai a controllare al catasto, e in effetti era stato girato a nome suo, ma son sempre convinto che lo abbia avuto con mezzi poco legali, soprattutto dopo che scoprii che mia mamma si era ammalata,” lui finì, imbronciato.   

 

Finnick annuì brevemente, e disse, “Io son sicuro che lo abbia avuto con mezzi illegali o minacciando qualcuno. E potrebbe comunque essere un falso. Non ti ha mai fatto vedere quell’atto di proprietà. E IO lo conosco, e so che tipo è, era anche per quello che non volevo firmare quel contratto. Ah, e son quasi sicuro che tua madre abbia nascosto il vero atto di proprietà da qualche parte, e lui lo sapesse, e ne avesse approfittato. Basterebbe ritrovare quell’atto e tutto sarebbe a posto. Ah, e poi potresti far rinchiudere quel poco di buono, con quel contratto.”

 

Judy guardò un poco stupita il fennec, sentendolo dire quelle cose, e sorrise. “Ha ragione, magari tua madre, sapendo che tipo era tuo padre, ha nascosto l’atto di proprietà in questo appartamento. Non puoi chiedere a lei? Che tipo di malattia ha?” lei chiese, sorridendo alla volpe.

 

Nick la guardò stupito, e disse, accigliandosi, “Ma oggi è la tua giornata libera, so che volevi fare un po’ di shopping. Mi sentirei in colpa se non ti divertissi e rilassassi, come avevi programmato. E mia mamma è in coma da dopo che ho firmato quel contratto, non posso chiederglielo. E mi sto ancora dando dello stupido per non averglielo chiesto quando ci siamo rivisti, dopo che io ero entrato nell’accademia,” lui finì, facendo un’espressione triste.

 

La coniglia sorrise, e disse, “Ah, non preoccuparti, lo shopping posso farlo la prossima settimana, questo è più importante. Abbiamo solo due giorni, e non voglio vederti triste. Eheheh…due giorni…mi ricorda qualcosa. Comunque, cominciamo a cercare qui, ok?” lei disse, sorridendo, e i tre si misero alla ricerca di qualche nascondiglio per quell’atto.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Nick andò in soffitta, e cercò in ogni angolo, armadio e colonna di legno, per sentire se c’erano nascondigli, usando il suo fiuto, cercando odore di carta. Ma non trovò nulla.

Judy cercò nelle stanze con i mobili di legno, guardando se avessero un fondo segreto o qualcosa del genere, usando il suo udito sopraffino, “bussando” sul legno, ma non trovò nulla nemmeno lei.

Finnick era addetto alla ricerca di posti segreti nei muri o nel pavimento, usando sempre l’udito, ma nemmeno lui trovò nulla.

 

Si riunirono di nuovo in cucina, e Judy disse, “Abbiamo fatto un buco nell’acqua. Accidenti, speravo fosse facile, e invece no. Nick, tu hai qualche idea di dove potrebbe averlo nascosto? E tu, Finnick?” lei chiese.

 

Nick scosse la testa, e Finnick disse, “Potrebbe essere nell’altro appartamento, Nick, non ci hai pensato?”

Judy sbattè le palpebre, perplessa, e chiese, “Quale altro appartamento?”

 

La volpe rispose, “Mia mamma aveva ereditato questo appartamento, ma dopo che me ne andai via lei si trasferì in un altro appartamentino che aveva ricevuto in eredità da altri suoi parenti. Lei è ancora lì, accudita da una mia cugina. Proviamo ad andare lì,” lui disse.

Andarono verso l’appartamentino, e Nick bussò. Una volpe femmina aprì, e sorrise. “Nick, sei passato a vedere la zia? Uh? Oh, tu devi essere Judy, il mio cuginetto mi ha parlato spesso di te, ultimamente,” lei disse, adocchiando la coniglia.

 

Nick arrossì, e Judy sorrise. “Sì, sono Judy, e tu sei…?” lei chiese.

La volpe femmina arrossì, e disse, “Oh, scusa, io sono Sonia, piacere di conoscerti! Allora, a cosa devo la visita?” lei chiese, e i tre entrarono in casa, e Nick le spiegò tutto.


Sonia si accigliò, e disse, arrabbiata, “Quel poco di buono! Ma perché non me l’hai detto prima? Comunque penso di sapere dove possa essere quell’atto. Venite,” disse, e li guidò in una stanzetta piena di mobili.

 

Frugò in un cassetto, e tirò fuori una busta spessa. La aprì, e controllò il contenuto. “Ah, eccolo qui! Leggete!” lei disse, dandolo a Nick e Judy.

La poliziotta sorrise, e disse, “Questo è autentico! Basta guardare il sigillo e la firma apposta in fondo. Bene, abbiamo le nostre prove. Possiamo arrestare tuo padre!” lei disse, contenta.

 

Nick scosse il capo, e disse, “Non ancora. Prima dobbiamo vedere il suo atto di proprietà. Sonia, vorrei anche vedere come sta la mamma,” lui disse, tristemente.

La volpe annuì, e li fece entrare in una stanzetta. Una volpe femmina era sdraiata sul letto, attaccata a varie flebo, e ad un ECG e EEG. Era magra, ma le sacche di nutrienti e fluidi continuavano a mantenerla in vita.

 

Judy e Nick si avvicinarono al letto, mentre Finnick rimase alla porta, appoggiato allo stipite, braccia incrociate e sguardo basso, quasi a fare il duro, ma in realtà stava soffrendo dentro. Situazioni del genere lo mettevano a disagio. Voleva molto bene alla madre di Nick, ma non voleva mostrarlo, soprattutto non davanti a Judy.

Nick prese una zampa di sua madre, e la guardò preoccupato. Judy appoggiò la sua zampa su quella di Nick, e notò una cosa.

 

“Ha le zampe freddissime. Come mai?” lei chiese, perplessa. Con tutti quei composti in circolo sapeva che la temperatura corporea doveva essere normale.

“Ah, sì, è per via della condizione che l’ha fatta andare in coma. I dottori hanno trovato una puntura sul collo; ci hanno detto che sembrava fatta da un insetto, e ci hanno chiesto se lei fosse allergica a qualche insetto. A noi non risultava, ma non abbiamo mai potuto farle fare quei costosi test per le allergie.”

 

“Hanno fatto varie analisi per veleni o altro, ma non hanno notato nulla. L’hanno rimandata a casa e ci hanno dato queste flebo per tenerla in vita, e ogni tanto un medico viene a controllarla, per capire cosa l’abbia fatta andare in coma. Fortunatamente il cervello è ancora a posto, ma i medici non sanno ancora per quanto,” lui finì, tristemente, guardando sua madre attaccata a tutte quelle macchine e sacche di liquidi.

 

Judy appoggiò la zampa sul braccio di Nick, per confortarlo, poi ebbe un idea. “Nick, posso far venire qui mia cugina Millicent? Ho scoperto che è specializzata in molti campi, non solo DNA, magari lei potrebbe capire cosa c’è che non va.”

 

La volpe le sorrise, e disse, “Ehi, buona idea, sì, dai, chiamala!” lui disse, con una nuova speranza nel cuore.      

Sonia guardò Judy, e chiese, “Millicent? Mica si chiama Burrows di cognome, vero?”

 

La coniglia stava per cliccare il comando della chiamata, ma si fermò. “Sì, perché? La conosci?” chiese.

La volpe annuì, e disse, “Sì, Roland è il fratello di mio marito. Ci vediamo di tanto in tanto, e non avevo mai pensato di chiamare lei, anche perché sapevo che era specializzata in DNA, non in altro.”

 

Judy annuì, e disse, “Wow, incredibile…ma non dovrei stupirmi più di tanto, siamo a Zootropolis dopo tutto!” lei finì, sorridendo, e chiamando Millicent.

Fortunatamente quel giorno era libera, ed era in città. Disse che sarebbe arrivata molto presto a controllare la madre di Nick.

 

Dopo un po’ la coniglia bianca e nera arrivò, ed esaminò la cartella della madre di Nick nel dettaglio, facendo molte espressioni. Poi si avvicinò alla volpe in coma, e controllò il collo. Intorno all’area dove era stata punta mancava un po’ di pelo.

“Mmmh…interessante. Posso prelevare del sangue? Vorrei analizzarlo nel mio laboratorio,” Millicent disse, aggrottando la fronte.

 

Nick annuì, e disse, “Certo, fai tutto quello che devi fare, l’importante è che tu possa scoprire cosa ha mia mamma. Non voglio vederla morire lentamente…” lui disse, disperato.

Judy appoggiò una zampa sul suo braccio, per rassicurarlo. Lui la guardò con gratitudine e sorrise.

 

Millicent notò quel gesto, e sorrise dentro di sé, pensando a sé stessa e a Roland. Poi prese la sua borsa, e tirò fuori un piccolo kit di analisi. Tutti la guardarono in modo strano.

Lei si accorse degli sguardi incuriositi, e disse, “Ehi, sono una scienziata, per me è normale portarmi dietro dei kit di analisi…non sai mai quando ti potrebbero servire!”

 

Tutti risero brevemente, e annuirono, Judy pensò al repellente per volpi che portava sempre con sé. Millicent prelevò del sangue dalla mamma di Nick, e anche del tessuto dove era stata fatta la puntura, e poi mise via tutto in un astuccio ermetico.

“Adesso vado al laboratorio e analizzerò il sangue e le altre cose. A vedere le foto del referto, a mio parere non è una puntura di insetto, sembra più una puntura di qualcosa di ferro o comunque regolare. Judy, ti manderò le analisi via mail, ok?”

 

La poliziotta annuì, e poi se ne andarono via, salutando Sonia e Millicent. La sera stessa Judy ricevette le-mail dalla cugina, col suo responso su cosa aveva davvero fatto cadere in coma Marian, la madre di Nick, e il giorno dopo la coniglia andò a parlare col capitano Bogo.

“Capitano Bogo, chiedo il suo permesso di fare delle ricerche per un caso riguardante la madre di Nick Wilde,” lei disse, ricordandosi di altri casi – ancora non chiusi – di animali nelle stesse condizioni di Marian.

 

Il bufalo la guardò con quel suo sguardo indecifrabile. Sospirò, e disse, “Tanto so che anche se non ti darò il permesso di fare quelle ricerche tu le farai comunque, non è vero? Ok, ti affido questo caso assieme a Nick, e vedete di risolvere anche gli altri casi di animali in coma, già che ci siete,” lui finì, seriamente.

 

La poliziotta sbattè le palpebre, e chiese, stupita, “Come…come faceva a sapere…aspetti…Nick è arrivato qui prima di me, vero?” lei finì facendo il broncio.

Bogo annuì, e poi disse, alzandosi e sbattendo le zampe sul tavolo, “Su, forza, non c’è un minuto da perdere, Hopps!”

 

Lei sorrise luminosamente, e saltò giù dalla sedia, correndo da Nick per dargli la buona notizia, ma anche per dargli uno scappellotto per lo “scherzetto” che le aveva fatto.

“Ehi, Nick, sai, sono appena stata da Capitano Bogo, e mi ha detto di darti una cosa,” lei disse, mentre entrava nell’ufficio che condivideva con la volpe.

 

Nick non sospettando nulla si avvicinò a Judy, e lei saltò e gli diede uno scappellotto. “Ahi! Ma…perché?” lui disse, massaggiandosi la testa. Nonostante fosse piccola Judy era forte, e lui lo sapeva, ricordandosi del “pugnetto” che gli aveva dato sul braccio dopo che lui era riuscito a salvare la valigia col siero di ululatori notturni.

 

“Per non avermi avvisata che eri già andato da Capitano Bogo! E adesso andrai anche a prendere i fascicoli degli altri casi, Mister Intelligentone! Su, forza, hop, hop, hop, scattare!” lei disse, prima con le braccia incrociate, poi battendo le mani, per incitarlo.

 

Nick la guardò con uno sguardo divertito, e disse, mentre andava verso l’archivio a prendere le teche, “Wow, sei diventata deliziosa come Capitano Bufalo Muschiato. Stare troppo attorno a lui non ti ha fatto tanto bene.”

 

Capì che non doveva dire così appena vide la faccia di Judy: mezza preoccupata e mezza divertita; si girò, e vide che il bufalo era sulla porta, con uno sguardo torvo puntato verso Nick. “Molto simpatico, Wilde. Per questo vi darò…due giorni per risolvere il caso,” lui disse, seriamente.

 

Judy fece un’espressione di puro orrore. “Due giorni? Ma…Capitano! Non si ricorda cos’è successo l’ultima volta che mi ha dato due giorni per risolvere un caso?”

Capitano Bogo allora fece un sorriso sornione. “Stavo scherzando. Comunque, Wilde, non azzardarti più a scherzare su di me, ok?” disse, di nuovo seriamente.

 

Nick fece il saluto, e disse, “Si Signore! Certo Signore! Sarà fatto, Signore! Ora…io vado a prendere i fascicoli…” lui finì, camminando un po’ rigidamente.

La coniglia ridacchiò, e poi chiese, “C’era qualcosa che voleva dirci, Capitano?”

 

Bogo annuì, e disse, “Sì, una delle vittime è mia madre. Di solito non chiedo mai favori del genere ai miei sottoposti, ma vi pregherei di risolvere questo caso al più presto. È in quelle condizioni da quasi due mesi, e anche se il suo cervello non sta avendo problemi, ho il terrore che potrebbe peggiorare da un giorno all’altro. Potete trovare tutte le informazioni del caso nel fascicolo. Ora…ritornerò in ufficio,” lui finì, in maniera molto imbarazzata.

 

Judy annuì, e disse, “Non si preoccupi, Capitano, risolveremo questi casi.”

Nick arrivò poco dopo coi fascicoli, e cominciarono a guardarli, e annotare tutte le cose in comune.

Tutti avevano delle punture in qualche parte del corpo, e le analisi di laboratorio riportavano che nel loro sangue c’era in circolo una sostanza che li faceva dormire profondamente, e non scompariva perchè era una sostanza naturale che il corpo produceva da solo in determinate circostanze e avendola in circolo continuava ad essere prodotta dal corpo perchè produceva sonnolenza e rilassatezza.

 

Millicent aveva analizzato quella sostanza, e aveva concluso che proveniva da una pianta che cresceva nel quartiere della Foresta Pluviale. Allora Nick e Judy andarono lì, per vedere dove si trovava quella pianta. Scoprirono che c’erano solo due siti – nel fitto della giungla – dove si poteva trovare quell’erba, e così guardarono le registrazioni delle telecamere, due mesi prima dei fatti.

 

Diversi animali della zona passarono vicino alle piante, che in sé non erano pericolose, solo l’estratto delle loro foglie lo era.

Poi videro qualcuno che conoscevano fin troppo bene andare deliberatamente verso quelle piante, di notte, e raccogliere una quantità notevole di foglie.

 

I due sorrisero furbescamente, e si diressero verso il solito banchetto, dove Duke Donnolesi stava vendendo DVD contraffatti.

Quando la donnola vide la volpe e il coniglio arrivare ebbe l’impulso di scappare, ma sapeva che lo avrebbero acciuffato in un attimo, conoscendoli.

 

“Oh, guarda un po’ chi si vede…la coniglietta e il furbone. A che devo la visita?” lui disse, un po’ sarcastico, un po’ arrabbiato. Non gli piacevano quei due, specialmente dopo l’ultima volta che gli avevano chiesto informazioni.

 

Judy prese un istantanea del video che lo ritraeva a prendere le foglie. “Vorremmo sapere che cosa hai fatto con quelle foglie,” la poliziotta chiese, sorridendo al piccolo truffatore.

Lui incrociò le braccia, e disse, “Non ve lo posso dire, è…top secret!”

 

Nick fece un sorriso furbesco, e disse, in tono quasi paterno, “Suvvia, non vorrai mica che ti portiamo di nuovo a far visita a Mr. Big, vero?”

La donnola fece un’espressione inorridita, e poi capitolò. “Ok, ok, ve lo dirò, le ho vendute ad una volpe, ma non posso dirvi il suo nome. È molto magro ed è un tipo da evitare come la peste!” lui disse, guardandosi attorno nervosamente.

 

Judy allora chiese, notando il suo nervoso. “Hai paura di lui? Dove l’hai visto l’ultima volta?” lei chiese.

Donnolesi fece un gesto con la zampa di avvicinarsi, e quando i due furono vicini, lui bisbigliò, “Sì, ho paura…non posso dirvi perché, ma è una buona ragione, e l’ultima volta che l’ho visto stava proprio uscendo dal condominio dove vivi tu, Nick. Sembrava molto arrabbiato, tra l’altro…” lui aggiunse.

 

Judy e Nick si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi la coniglia prese il suo smartphone, e caricò la foto del padre di Nick. “È lui, per caso?”

Duke ansimò e annuì. “Sì, è lui, lo conoscete? Perché non lo avete arrestato? È pericoloso,” lui disse, guardandosi attorno.

 

Nick annuì, e disse, “Sì, lo conosciamo, e abbiamo bisogno di più prove, ma tu ci hai aiutato molto, grazie. Sicuro che non vuoi entrare a far parte del circuito di informatori della polizia? Saresti protetto, e verresti pagato bene,” lui finì.

 

La donnola si accigliò, e disse, rizzandosi in piedi, col petto all’infuori, “No, grazie, ne va del mio onore e di quello della mia famiglia! Adesso andatevene, ho una reputazione da mantenere!” lui finì, facendo dei gesti con le zampe, come per mandarli via.

I due allora andarono via, e Nick disse, con uno sguardo incupito, “Forse so dove trovarlo, ma sarà molto pericoloso…”

 

Judy era preoccupata, a vederlo così, ma si fidava di lui, e sapeva che era bravo in tutte le situazioni, anche le più rischiose.

La coniglia annuì, e si diressero verso la stazione di polizia, per esporre la loro idea.  

          

         

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Capitolo 4
*** 4 ***


Arrivati lì, Nick spiegò che dovevano andare a Thundratown per trovare suo padre (Bogo sapeva del passato di Nick, e sapeva anche che Percival “Morte Rossa” Wilde era un tipo molto pericoloso), per avere più indizi per quei casi.

 

“Sappiamo che c’è lui dietro a tutto questo, ma non sappiamo ancora perché. La mia ipotesi è che riguarda gli appartamenti. Abbiamo scoperto, interrogando i familiari e gli amici delle vittime, che tutti vivevano in piccoli appartamenti comprati coi loro risparmi o ereditati. E che qualcuno voleva comprarli. Supponiamo che quel qualcuno possa essere Percival. Ma non sappiamo perché abbia usato quella droga su di loro,” Judy dichiarò, esponendo quello che avevano scoperto.

 

Poi intervenne Nick, “Dobbiamo andare a Thundratown sotto copertura. Dovremmo andare in un posto dove i poliziotti…non son ben visti. Quindi dobbiamo andare lì in abiti civili.”

Il capitano li squadrò, e si massaggiò la cima del naso. “Non è che andrete a…Profondo Freddo?” chiese, accigliandosi.

 

Nick fece un’espressione preoccupata, e dichiarò, “Eh, sì.”

Il bufalo sospirò, e dopo un po’ replicò, “Ok, però dovete prendere delle armi. Andate all’armeria, e prendete delle pistole elettriche con settaggi multipli. E state attenti!” aggiunse, aggrottando la fronte.

 

I due annuirono, e Nick aggiunse, “So quanto sia pericolosa quella zona, staremo attentissimi! Andiamo, Carotina, abbiamo una missione da portare avanti!”

Judy annuì, e andarono nell’armeria, a prendere i taser che sparavano dardi elettrificati che potevano essere regolati a seconda dell’animale da colpire.

 

Poi si cambiarono negli abiti civili con protezioni che avevano nell’armadietto, e andarono a Thundratown.

Da lì, Nick la guidò verso una “zona segreta”, ed entrarono dalle retrovie. La volpe superò diverse stanze, dove c’erano vari animali dediti ad attività criminali. Judy voleva prendere qualche prova, ma Nick disse che non era il caso, e di concentrarsi sulla missione principale.

 

Arrivarono al laboratorio dove Percival estraeva la droga dalle foglie, e videro che il posto era deserto. Andarono nella stanza, e Nick stette di guardia alla porta, mentre Judy faceva un filmato e foto con lo smartphone.

 

Poi raccolse alcuni campioni di liquido e foglie, per analizzarli, e infine fece delle scansioni – sempre con lo smartphone – di varie carte. Parevano degli atti di possedimento di appartamenti, ma mancavano le firme dei proprietari originali.

 

Erano tutti nomi familiari, erano i nomi degli animali in coma. Un idea cominciò a formarsi nella testa di Judy, ma prima che potesse dire qualcosa a Nick lei sentì qualcosa che la pungeva dietro al collo, e dopo poco la vista le si oscurò e si addormentò, gemendo piano.

 

Nick sentì quel suono, e vide Judy accasciarsi a terra. Ansimò, preoccupato, e vide suo padre su una balaustra sopra al laboratorio, con una cerbottana e un dardo in mano. Digrignò i denti, e senza pensarci sparò un dardo elettrificato dal taser, senza nemmeno guardare su che settaggio era impostato.

 

Percival stava per sparare un altro dardo verso Nick, ma la freccia elettrificata arrivò prima, e si accasciò a terra, tremando violentemente.

Il poliziotto andò dalla coniglia, e la controllò. Aveva una spina conficcata nella nuca, e lui prese lo smartphone e fece delle foto come prova.

 

Per fortuna era solo addormentata, ma lui era sicuro che quel dardo era imbevuto della droga.

Poi andò a controllare suo padre, e ascoltò il polso, e sentì che era morto. Ansimò, e guardò il settaggio: elefante.

“Accidenti…beh…da un certo punto di vista è meglio così. Meglio chiamare i rinforzi…” Nick dichiarò, vedendo Judy e suo padre, e guardando il laboratorio.

 

Chiamò la centrale con la radio, e arrivò l’agente Wolford; Nick lo guidò attraverso la radio, per portarlo verso la porta sul retro del laboratorio, senza essere visto dagli altri animali che lavoravano lì.

Come da sua richiesta, il lupo portò una valigetta, così la volpe mise tutti i documenti che c’erano nel laboratorio.

 

Poi Nick si avvicinò a Judy, e la prese in braccio, facendo un’espressione preoccupata. Il lupo grigio andò verso Percival, e lo raccolse. “Potevi controllare il settaggio, sai…sarebbe stato più utile averlo vivo, per interrogarlo,” dichiarò, un po’ risentito.

 

La volpe lo guardò malissimo, e disse, “Ok, ho sbagliato, ma ero distratto dal fatto che avevo visto Judy cadere a terra. Pensavo fosse morta! E poi stava anche per sparare a me, non avevo certo tempo per controllare il settaggio!” aggiunse, quasi gridando.

L’agente alzò un sopracciglio, e disse, “Ok, ammetto che se un mio compagno fosse caduto così avrei avuto il tuo stesso impulso. Andiamo, è meglio uscire da qui. Poi vorrei parlarti dopo, ok?” lui aggiunse, avendo visto le altre attività che si svolgevano in quel posto.

 

Nick annuì, e riuscirono ad uscire senza intoppi. Lui portò Judy all’ospedale, dove le fecero le analisi, e dichiararono che aveva lo stesso problema degli altri animali. Allora lui la riportò a casa sua, e la sdraiò sul letto, attaccandola alle flebo che l’ospedale aveva dato alla volpe.

 

Il giorno dopo la volpe esaminò le carte, e capì qual era il piano di Percival. Aveva drogato quegli animali, per poi dare loro la cura per quel sonno eterno in cambio degli atti di proprietà delle loro case, ricattando i parenti delle vittime dopo aver aspettato qualche mese. Voleva affittarle a cifre altissime, per finanziare il suo impero criminale.

 

In mezzo alle carte c’era anche l’atto di proprietà del suo appartamento, e lo fece analizzare assieme a quello originale da un grafologo, perché c’era la firma di sua mamma sull’atto di Percival, a comprovare il passaggio di proprietà dell’appartamento.

Si scoprì che la firma era un falso, fatto dallo stesso Percival, e leggendo uno dei “diari” del criminale l’aveva drogata in modo che non potesse dire agli altri dov’era l’atto di proprietà vero, in caso lo ritrovasse (Marian non si ricordava dove lo aveva messo).  

 

Parlò di questo anche con Bogo e l’agente Wolford, e disse loro che gli altri animali presenti a Profondo Freddo erano sottomessi a Percival perché lui li minacciava, e che sarebbero stati contenti di smettere quelle attività criminali, almeno molti di loro.

 

Nick diede a Millicent la formula per l’antidoto, che lei creò, e poi usò su Marian. Dopo un giorno lei si risvegliò, e per lei era come se avesse dormito solo qualche ora, anche se si rese conto che non era così, dato che aveva dei dolori per via del fatto che era rimasta sdraiata per così tanto tempo e per via delle flebo.

 

Millicent diede all’ospedale l’antidoto, e loro lo consegnarono alle famiglie degli animali addormentati.

Nick andò a casa di Judy, e lo usò su di lei, e poi rimase accanto al suo letto, per vegliarla.

Ad un certo punto si addormentò, siccome era molto stanco per lo stress e la preoccupazione verso Judy.

 

Dopo molte ore l’antidoto fece effetto, e Judy aprì gli occhi. Sbattè le palpebre, per vedere dov’era, e si accorse che era a casa sua. Questo la rese perplessa, perché si ricordava di essere nel laboratorio di Percival, ma poi si ricordò della puntura, e si rese conto che si era addormentata come tutti gli altri.

 

Pensò poi che dovevano aver trovato una cura, e che Nick era riuscito a risolvere il caso. Si sentì in colpa per non aver notato la presenza della volpe nella stanza, ma alla fine era andato tutto bene.

Cercò di tirarsi su, ma era ancora insonnolita. L’antidoto cancellava l’effetto del potente sonnifero, ma alcuni effetti secondari rimanevano.

 

Poi sentì che qualcosa era sul suo braccio, e girò la testa. Alzò le sopracciglia vedendo Nick con la testa appoggiata sul materasso, e una zampa sul suo braccio.

Sorrise, e pensò che era stato carino a vegliarla nel suo “sonno”.

 

La poliziotta cercò di dire, “Ehi, Nick,” ma aveva la gola un po’ secca. Sapeva che era per via della droga delle foglie, avendo letto le caratteristiche mediche di quella pianta.

Allora si schiarì la gola, e Nick – che era in “modalità dormiveglia” – aprì gli occhi all’improvviso, e la fissò con uno sguardo quasi scioccato.

 

Poi si alzò all’improvviso, e andò in cucina, a prendere un bicchiere d’acqua. Ritornò col bicchiere con una cannuccia, e Judy bevve grazie a quella.

“Grazie, Nick, mi ci voleva. Mi pareva di avere una piccola Piazza Sahara in gola,” Judy dichiarò, con la voce ancora un pochino roca, ma almeno riusciva a parlare.

 

La volpe ridacchiò, e disse, “Prego, Carotina. Vuoi una zampa a tirati su? Mi sembri ancora un po’ debole…”  

Judy annuì, e Nick la prese sotto le ascelle, e la mise a sedere, mettendole il cuscino dietro alla schiena.

 

“Ah, così va già meglio. Grazie per aver vegliato su di me, e…puoi dirmi che è successo dopo che son stata drogata? Hai arrestato Percival? Quel tizio merita di marcire in prigione per quello che ha fatto!” lei chiese, aggrottando la fronte, curiosa di sapere.

Nick arrossì al suo ringraziamento. Poi si sedette sulla sedia che era ancora vicino al letto, e sospirò, poi disse, “Prego, era il minimo. E lui non farà più male a nessuno…” dichiarò, cupamente.

 

Judy ansimò e chiese, “È morto? Cosa è successo?”

Allora Nick le raccontò cosa era successo, e cosa avevano scoperto. Poi aggiunse, “L’agente Wolford voleva andare ad arrestare anche gli altri animali che lavoravano per Percival, ma ho chiesto di aspettare che tu ti svegliassi, così potevamo andare assieme. Terranno d’occhio Profondo Freddo, per evitare che qualcuno scappi via. Spero che tu possa rimetterti in sesto presto, così potremmo fare quella missione assieme,” lui le spiegò, sorridendo.

 

La poliziotta sorrise luminosamente, e abbracciò Nick. “Grazie, sarei contenta. Uhm…ti dispiacerebbe andare a prendermi della zuppa di carote e zucca dal frigo? Puoi riscaldarla nel microonde per tre minuti alla massima potenza. Ho una certa fame…” lei aggiunse, lo stomaco che le brontolava.

 

Nick si trattenne dal ridere a quel rumore molesto che proveniva dalla sua collega, e si alzò. Andò in cucina, e aprì il frigo. Era pieno di contenitori di plastica con vari piatti di verdure, prevalentemente carote, ma anche rape rosse e altro.

Individuò la zuppa, e la scaldò nel forno a microonde, poi la portò a Judy con un vassoio da letto che aveva trovato in cucina, assieme ad un cucchiaio e ad un tovagliolo pulito.

 

Mise il vassoio sul letto, vicino a Judy, e disse, “Ecco qui, spero che non sia troppo calda…”

La coniglia cominciò a mangiare, e fece il pollice in su. “Va benissimo, Nick, grazie,” Judy disse, e poi proseguì a mangiare la zuppa.

 

Quando ebbe finito, la volpe portò via il vassoio e tutto il resto, e ritornò in camera. Voleva dire una cosa molto importante a Judy, ed era molto spaventato.

Anche Judy voleva dirgli una cosa molto importante. Aveva riflettuto molto in quel periodo, dopo aver parlato coi suoi genitori, e dopo l’aiuto che Nick le aveva dato per la casa e per il resto, e questo era il momento di mettere le carte in tavola.

 

Se ne stettero in silenzio per un po’ persi nei loro pensieri, e poi dissero contemporaneamente, “Devo dirti una cosa.”

Ridacchiarono, e Nick, che era un gentilvolpe, disse, “Prima tu.”

 

Judy sorrise nervosamente, e Nick notò che il suo naso si muoveva in modo rapido, e questo voleva dire che era nervosa. Si chiese cosa voleva dirgli, ed era un poco preoccupato.

Dopo un po’ Judy disse, guardandolo negli occhi, “Vorrei dirti il perché sto per dirti questa cosa, ma non sono una tipa che gira intorno alle cose, così te lo dirò schiettamente: tu mi piaci!”

 

La volpe la guardò a bocca spalancata, e stava per confessare anche lui, quando Judy interpretò male la sua espressione. “Ecco, lo sapevo, non dovevo dirtelo! Che stupida! Adesso mi prenderai in giro per il resto dei miei giorni!” lei gridò, guardando in basso, con le guance in fiamme. Pensò che era un bene che avesse la pelliccia, o sarebbe morta di imbarazzo se Nick avesse visto quel rossore.

 

Nick sorrise dolcemente, e le tirò su la testa prendendole il mento con la zampa, e poi la guardò negli occhi. “Non sei stupida, e anche tu mi piaci, Judy,” lui confessò, sospirando lungamente, un peso tolto dal suo petto.

Anche lui, come Judy, aveva paura del suo rifiuto, ma adesso era contento di sapere che anche lei provava dei sentimenti verso di lui.

 

La coniglia ansimò e poi abbracciò con impeto la volpe, strofinando il muso sulla guancia di Nick.

Lui si bloccò per un attimo, non aspettandosi questa reazione, ma poi anche lui avvolse le braccia attorno al corpo della coniglia.

 

Se ne stettero così per un po’, poi si lasciarono, le loro guance rosse come peperoni.

Si guardarono sorridendo come due sciocchi, poi Nick si riprese, e chiese, “Adesso però puoi dirmi perché hai deciso di dirmi che sentimenti provavi per me? Son molto curioso.”

 

Judy annuì, e rispose, “Ok, però anche tu devi dirmi le tue ragioni, d’accordo?”

La volpe annuì, e la coniglia si preparò a spiegare perché aveva deciso di dirglielo.

                 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Judy cominciò a parlare, dopo un po’ di riflessione, “È cominciato tutto qualche tempo fa, dopo una telefonata che ho avuto coi miei genitori. Si erano preoccupati che tu mi piacessi, e io gli avevo detto che non era quello, e che mi mancava l’eccitazione delle missioni difficili. Avevo detto che ti vedevo solo come amico, e che era assurdo che pensassero che una volpe e un coniglio potessero stare assieme.”

 

“Ma poi mi raccontarono di Millicent e Roland, e dopo averli conosciuti, e aver ascoltato le loro storie, mi ero resa conto che provavo qualcosa di più di amicizia verso di te. Ci avevo pensato tanto, e non avevo mai confessato perché avevo paura del tuo rifiuto, o peggio che tu potessi ridere di me. Ma quello che è successo con tuo padre mi ha dato il coraggio di dirtelo, vedendo come mi trattavi. Avevo comunque paura di aver interpretato male la tua gentilezza, ma speravo che anche tu provassi qualcosa per me,” Judy finì, sorridendo, e guardandolo negli occhi.

 

Nick le carezzò la guancia, e dichiarò, “Io ci stavo pensando già da quando era finita la missione degli ululatori notturni. Ma – come te – avevo dei dubbi sul fatto che sarebbe stato assurdo che una volpe e un coniglio si potessero mettere assieme, anche se avevo visto diverse “strane coppie” a Zootropolis. Ma la maggior parte di loro erano coppie della stessa famiglia, tipo un leopardo che stava assieme ad una femmina di ghepardo, o un montone che stava assieme ad una capra.”

 

“Sapevo che in questa città c’era una mentalità aperta su queste cose, ma avevo comunque paura. Ma dopo ho conosciuto Millicent e Roland, e – come te – dopo averci parlato, mi son reso conto che era meglio dirtelo. E dopo quello che era successo in questa missione mi son deciso a dirtelo, anche se ero terrorizzato dalla tua reazione. So che sei una coniglia dalla mentalità aperta, ma avevo comunque paura. Son contento di sapere che anche tu provi gli stessi sentimenti per me,” Nick finì, sorridendole dolcemente.

 

Judy gli prese le zampe, e lo fissò in quei begli occhi verdi che le piacevano così tanto. Erano diversi dal solito colore di occhi delle altre volpi, e si chiese se fosse anche per quello che lui provava attrazione per lei. Si ricordò che Roland aveva anche gli occhi verdi, e Millicent viola, proprio come lei.

Ma poi si ricordò che anche sua mamma aveva gli occhi viola, ed era finita a sposarsi un coniglio, e a vivere una vita normale come coltivatrice.  

 

Si guardarono negli occhi, e avvicinarono le loro teste, per poi baciarsi dolcemente, facendo suoni di contentezza. “Ah, son contenta di avere qualcuno nella mia vita…” Judy disse, sospirando lentamente, dopo essersi staccata dal semplice ma emozionante bacio.

Nick sorrise luminosamente, e dichiarò, sospirando, “Anch’io, finalmente…”

 

La coniglia sbattè le palpebre, e chiese, stupita, “Son la tua prima ragazza?” lei pensava che avesse avuto molte storie, non sapeva perché ma se lo era sempre immaginato come un donnaiolo. Ma forse stava ancora stereotipando la specie a cui lui apparteneva.

La volpe annuì, arrossendo un pochino. “Sì, beh, sai, con il lavoro che facevo prima non è che ho avuto molte occasioni di poter instaurare un rapporto amoroso con qualcuno…”

Judy annuì. “Ha senso. Ma non hai mai provato attrazione per qualcuno, in passato?”

 

Nick annuì, e rispose, “Sì, per una volpe femmina con cui ho lavorato per un periodo, ma ringrazio il cielo che non ho mai confessato cosa provavo per lei, dato che faceva la civettuola con me solo per imparare il mestiere…e poi mi ha tradito ancora di più diventando un informatrice per la Polizia. L’ho vista di recente, alla sede…abbiamo parlato dei vecchi tempi, e almeno ha avuto la decenza di scusarsi per quello che aveva fatto in passato…” lui finì, amaramente.

 

Judy fece una faccia triste, e strinse le sue zampe, per rassicurarlo. “Oh, povero Nick. Mi dispiace molto. Ma…non sarà mica Vivienne?” lei chiese, avendoli visti parlare qualche volta alla sede della Polizia di Zootropolis, e ricordandosi che si era sentita un po’ gelosa, vedendoli assieme, dato che Nick le piaceva già a quel tempo.

 

Nick annuì, e rispose, “Sì, è lei. E da quello che ho sentito non ha perso la sua abitudine…” lui aggiunse, scuotendo la testa, e facendo un sorriso storto.

Judy annuì. “Vero, ci ha provato con l’agente Wolford e anche con Delgato. Si vede che non aveva fatto bene le sue ricerche, perché l’ho vista andare via arrabbiata, dato che tutti e due son ammogliati,” lei finì, ghignando.

 

La volpe rise, e disse, “Ah, vero! Non so cosa voleva ottenere, ma è rimasta fregata. Ben le sta! Comunque…tornando a noi due…tu hai mai avuto qualcuno nella tua vita?” le chiese, un poco preoccupato che un ex si presentasse all’improvviso.

Lei scosse la testa, e disse, “No, fin da quando ero piccola volevo fare questo lavoro, e sapevo che sarebbe stato un lavoro pericoloso, e che sarebbe stato meglio non legarmi a qualcuno, per vederlo soffrire, mentre io lavoravo. E poi tutti i conigli a Tana dei Conigli volevano rimanere lì a coltivare la terra, e non faceva per me. Infatti è uno dei motivi perché non mi faccio problemi a stare con te, perché anche tu fai il mio stesso lavoro, e rischiamo tutti e due.”

 

Nick si accigliò, pensando a quello che aveva detto. “È vero, non ci avevo pensato. Ma forse perché io facevo un lavoro pericoloso anche in precedenza. O meglio, pericoloso per certi casi, come quando ho fatto quel lavoro a Mr. Big,” lui disse, sorridendo al ricordo. Adesso poteva anche riderci sopra, perché il toporagno l’aveva perdonato, ma si era trovato in una brutta situazione.

 

Judy annuì. “Vero, magari un giorno potresti raccontarmi del periodo che hai passato con tuo padre? Se vuoi, ovviamente, non dev’essere stato un bel periodo,” lei dichiarò, vedendo la volpe incupirsi.

 

Nick annuì. “Hai ragione, non è stato un bel periodo; son stato felice di scappare via da lui e cominciare l’altro mio lavoro. Ok, ammetto che era al limite della legalità, ma era più legale di quello che mi faceva fare Percival. In un certo senso son contento che sia morto. Lui era anche più pericoloso di Mr. Big, per certe cose che faceva…” lui finì, incupendosi ancora di più.

 

A Judy non piacque vederlo così, e lo abbracciò dolcemente. Lui fece un lungo sospiro, e si lasciò coccolare. In tutti quegli anni non aveva avuto un contatto di quel tipo con gli altri animali, ed era desideroso di avere un interazione del genere con Judy.

 

La coniglia aveva intuito che a lui serviva essere coccolato, e così cominciò a carezzargli la testa e le orecchie.

La volpe chiuse gli occhi, e sorrise contento. Judy fece un sorrisone e continuò ad accarezzargli la testa e le orecchie.

 

Poi smise, perché si sentì all’improvviso assonnata. Nick aprì gli occhi, e la guardò con un poco di rimprovero. “Ehi, perché hai smesso? Era meraviglioso…” lui disse, facendo un sorriso rilassato.

La poliziotta cercò di trattenere uno sbadiglio, senza riuscirci. “Scusa, tesoro, ma ho improvvisamente sonno…” lei dichiarò, dopo aver finito di sbadigliare.

 

“Oh, giusto, è l’antidoto! Mi ero dimenticato di dirtelo. Allora dormi un poco. Il mio numero ce l’hai, se ti serve qualcosa, chiamami, sono a casa, ok?” lui disse, accomodandole le lenzuola, e dandole un bacino sulla fronte.

Judy sospirò, e annuì, felice di averlo nella sua vita.

 

Nick uscì e andò nell’altro appartamento. Lei dormì qualche ora, poi si svegliò e chiamò la volpe. La giornata trascorse normalmente, e il giorno dopo lei era già in grado di alzarsi e andare in giro. Ma Bogo le aveva dato una settimana di riposo, per riprendersi completamente. Millicent aveva spiegato che era meglio fare così per dare tempo all’animale di riprendersi sia dalla droga che dall’antidoto.

 

Judy non era tanto d’accordo, dato che voleva fare quella missione a Profondo Freddo, ma Bogo era stato categorico, e si era rassegnata.

Durante la settimana si era dedicata alla sistemazione della casa assieme a Nick quando lui aveva del tempo libero.

 

Avevano anche detto della loro relazione a Bogo, perché sapevano che il bufalo cafro lo avrebbe di sicuro saputo, in un modo o nell’altro. Pensavano che avrebbe reagito negativamente alla notizia, ma si stupirono del fatto che non si oppose.

 

“Grazie per avermelo detto. Abbiamo avuto dei problemi in passato con colleghi che si erano innamorati, e non me l’avevano detto. Avete la mia approvazione, l’importante è che questo non vi distragga dal vostro lavoro, ok?” lui dichiarò, seriamente.

 

I due annuirono, e Judy disse, “Grazie, Capitano. E non si preoccupi, staremmo sempre all’erta!”

Dopo questo la giovane coppia andò in giro per la metropoli e pareva che gli abitanti fossero effettivamente abituati a vedere coppie di quel genere. Erano felici.

Poi Judy ritornò al lavoro, e andarono a Profondo Freddo per arrestare tutti gli altri animali.

 

Loro avevano continuato a lavorare senza sospettare nulla, sorvegliati da alcuni poliziotti in borghese, perché erano abituati alle lunghe sparizioni di Percival, e sapevano che stava lavorando ad un piano molto elaborato e segreto.

Erano spaventati della sua reazione se lo avessero disturbato, e così nessuno era andato a parlargli.

 

Molti di loro erano volpi, ma c’erano anche faine, conigli, lemming, e altri animali, di tutte le dimensioni.

Nick e Judy si infiltrarono nell’edificio, furtivamente, e chiusero tutte le uscite, comprese quelle segrete (Nick sapeva dove si trovavano, per aver lavorato lì quando era giovane).

 

Poi dettero il segnale ai lupi e orsi polari appostati fuori, che entrarono e arrestarono tutti. Molti di loro si fecero arrestare senza resistere, ma qualcuno cercò di fuggire, ma fu bloccato prontamente da Nick e Judy, e anche da Wolford e gli altri agenti.

 

La squadra CSI arrivò per controllare quel posto, che era pieno di laboratori per la produzione di droghe, merce contraffatta e altre cose illegali.

Tutti gli animali furono portati alla stazione di polizia per essere interrogati.

 

Molti di loro dissero che erano stati costretti a fare quel lavoro perché Percival li aveva minacciati se non avessero obbedito. Minacce del tipo che poteva fare male alle loro famiglie, o cose simili.

Altri invece erano criminali, e quelli furono sbattuti in prigione senza indugio.

 

La notizia che Nick e Judy avevano fatto quella missione si sparse come un fuoco in una steppa riarsa, e tutti si congratularono con loro.

Grazie all’arresto di quegli animali risolsero molti altri casi, legati al traffico di droga o oggetti contraffatti.

 

Venne arrestato anche Donnolesi, per traffico di DVD e blu-ray falsificati, che provenivano da Profondo Freddo, ma alla fine dovette solo pagare una multa e prestare servizio civile per due mesi presso il Museo di Storia Naturale.

Era stato un suggerimento di Nick, sperando che cambiasse abitudini, ma finito il periodo di punizione la donnola ritornò a fare quello che aveva sempre fatto: truffare la gente.

 

Le cose non potevano andare meglio per la coppia. Durante una delle loro giornate libere se ne andarono al parco, a fare una passeggiata, mano nella mano, e poi si sedettero su una panchina, per riposarsi un poco.

 

Nel parco c’erano diverse famiglie con bambini, e una piccola coniglia si avvicinò alla coppia, e disse, “Voi due siete Nick Wilde e Judy Hopps, vero?”

I due annuirono, e la coniglietta sorrise luminosamente, e tirò fuori un taccuino dalla borsetta, e una penna. “Posso avere i vostri autografi? Uhm…mia mamma si è svegliata grazie a voi, e mio papà ha trovato un lavoro migliore,” lei disse, porgendo il libricino alla coppia.

 

Il padre della piccola era tra quelli che erano stati arrestati a Profondo Freddo. Percival aveva usato la droga sulla madre e aveva detto al padre che se avesse lavorato per lui gli avrebbe dato l’antidoto per svegliarla.

I due poliziotti fecero i loro autografi, e Judy restituì il block-notes alla bimba. “Ecco qui, e siamo contenti di aver fatto del bene alla tua famiglia,” lei dichiarò, sorridendo.

 

La coniglietta sorrise e poi guardò prima Nick e poi Judy. “Grazie, e…uhm…ma voi due state assieme?” chiese all’improvviso. Era nella fase “fai tante domande” e comunque era molto curiosa.

La coppia si guardò, e Nick disse, sorridendo, “Sì, stiamo assieme.”

Avevano deciso di dire la verità se qualcuno glielo avesse chiesto.

 

La bimba sorrise luminosamente, e dichiarò, felicemente, “Oh, wow! Che bello! Scommetto che i vostri genitori saranno contenti! Oh…devo andare, mamma e papà mi chiamano, ciao!” lei finì, saltellando verso i suoi genitori, agitando la zampa verso la coppia.

 

I due si guardarono per lungo tempo, poi Judy chiese, “Non lo hai ancora detto a tua mamma, vero?”

Nick guardò in basso, e rispose, “E scommetto che tu non lo hai ancora detto ai tuoi, vero Carotina?”

 

Lei arrossì, e annuì. “Sì, ho un po’ paura, soprattutto per te. Ti ricordi di quel repellente per volpi? È stato mio papà a darmelo…e voleva anche darmi un taser per volpi,” lei disse, facendo un’espressione storta.

 

Nick annuì, facendo una faccia preoccupata. “Me lo aspettavo. Mia mamma non è un problema, ha la mente aperta. Se vuoi possiamo andare a trovarla adesso…” lui suggerì.

Judy sorrise, e annuì, e si diressero verso l’appartamento di Marian.

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Capitolo 6
*** 6 ***


La coppia arrivò al condominio, e Nick suonò. Marian aprì e gli disse di salire. Arrivarono all’appartamento, e la volpe li accolse con un sorriso.
“Il mio piccolo bambino, vieni e fatti abbracciare!” lei disse, abbracciando Nick, mentre Judy cercava di trattenere una risatina.
 
La volpe si irrigidì, in imbarazzo, ma abbracciò Marian, poi si scostò gentilmente. “Mamma! Mi metti un pochino in imbarazzo davanti alla mia collega! Mi piacciono queste tue dimostrazioni di affetto, ma non di fronte a lei!” Nick disse, arrossendo.
 
L’anziana volpe guardò i due, e capì. “Beh, oserei dire che forse è qualcosa di più che una collega per te, o sbaglio? Non credere che non abbia notato che vi tenevate per mano quando siete entrati in casa,” lei disse, facendo un sorriso furbesco, e facendo l’occhiolino.
 
Nick fece tanto d’occhi, e Judy disse, ghignando, “Beh, almeno adesso so da dove viene questa tua capacità di vedere i minimi particolari, Nick. E sì, signora Wilde, stiamo assieme. Eravamo venuti qui per dirglielo. Spero che non sia un problema…” lei disse, anche sapendo che era di ampie vedute.
 
Marian scosse il capo, e disse, “Nessun problema cara, e chiamami Marian, e dammi pure del tu, niente formalità, d’accordo? Anche perché non son più “signora Wilde” già da molto tempo,” lei disse, incupendosi.
 
Judy si diede mentalmente della stupida, e disse, “Oddio, è vero, mi perdoni signora…ehm…perdonami Marian. Nick mi ha detto del divorzio, e posso anche capire perché non vuoi essere associata con quel…ugh…non riesco nemmeno a pensarlo, figurarsi a dirlo! Meno male che adesso non farà più del male a nessuno. Quello che ti ha fatto per la sete di potere è davvero spregevole!” lei disse, in tono molto arrabbiato.
 
Nick annuì, e disse, “Per non parlare delle bugie che mi ha detto per farmi allontanare da te, mamma. Meno male che adesso è tutto a posto. Mmmh…sai, volevo chiederti come mai stavi assieme a quel poco di buono, è una cosa che volevo chiederti da quando ho messo la testa a posto e son diventato un cittadino onesto. In realtà volevo chiedertelo già da prima di allora, ma sapevo che non avresti approvato il mio stile di vita e allora…” lui finì, imbarazzato.
 
Marian sospirò tristemente, e guardo distante, come per concentrarsi. Nick pensò che forse aveva toccato un tasto dolente, e quindi disse, di fretta, “Ah, ma se non te la senti di raccontarlo, va bene anche così, sai…dopo quello che hai passato, è comprensibile…”
 
La volpe sorrise, e disse, “No, nessun problema, di fatto era una cosa che volevo raccontarti. Sedetevi, è una storia lunga.”
La strana coppia si sedette, e Marian cominciò a raccontare: “Quando conobbi Percival era una rispettabilissima volpe, molto onesta. Aveva un buon lavoro – lavorava alla Banca Centrale di Zootropolis – e tutto andava bene. Ci amavamo molto, e ci sposammo. Eravamo molto felici.”
 
“Poi accadde il fattaccio, e da quel momento fu una lunga e ripida discesa. Alla banca lo accusarono di aver rubato dei gioielli di un cliente importante, e fu arrestato dalla polizia. Tutte le prove lo incastravano. Io ero disperata, e non potevo credere che avesse fatto una cosa così deplorevole. Rimase in prigione per sei mesi, e poi lo liberarono, perché il poliziotto che era stato assegnato a quel caso aveva scoperto che tutte le prove erano state falsificate, e arrestò il vero colpevole, un collega di Percival.”
 
“Lui voleva salire di grado, ma Percival era sempre più bravo di lui, e aveva sentito dire che avrebbero dato una promozione a Percival, e così aveva deciso di “toglierlo di mezzo”, creando quelle false prove, sperando che non controllassero molto, dato che lui era una volpe, mentre il suo collega era un “rispettabilissimo” montone.”
 
Nick fece un verso simile ad un grugnito, e Marian si fermò, guardandolo in maniera divertita. “Oh, scusa, ma non mi stupisco più di tanto dopo quello che è successo con Bellwether. Vai pure avanti,” lui disse, sorridendo.
Sua madre allora disse, con un tono di meraviglia, “Oh, è vero, non ci avevo pensato. Comunque il danno era già stato fatto. Non volle più tornare a lavorare alla Banca, anche se gli avevano detto che lo avrebbero ripreso e lo avrebbero promosso, e mi rassicurò che aveva trovato un lavoro buono tanto quanto quello che faceva prima. Le cose precipitarono ancora di più. Io scoprii che “lavoro” faceva: vendeva droghe, e stava imparando anche a fabbricarle.”
 
“In prigione aveva conosciuto una donnola, e lo aveva convinto che lui era davvero un criminale, e che comunque la gente non si sarebbe mai fidata di lui, essendo una volpe, ed erano rimasti in contatto. La donnola era riuscita a fuggire e si erano ritrovati, e Percival aveva cominciato a spacciare droga per lui, e intanto imparava a farla. Avemmo una violenta discussione, e alla fine io gli urlai che razza di padre poteva essere, a fare un “lavoro” simile. Rimase scioccato.”
 
“Io sapevo di aspettare te, Nicholas, mentre lui era in prigione. Non avevo avuto il coraggio di dirglielo, perché all’epoca ero morsa dal dubbio che potesse davvero essere un criminale, dato che tra i suoi parenti c’erano volpi che facevano lavori poco onesti. Dopo che glielo dissi, lui fece fare le carte per il divorzio, ed io fui giusto contenta. Non volevo avere a che fare con lui. La prigione lo aveva cambiato, non era più il mio caro e dolce Percy. Decisi di dirti che era morto, sperando che non si facesse vedere.”
 
“Ma alla fine lui ti portò via da me. La vita non era stata gentile nemmeno con te, mio piccolo Nick, io seppi di quello che era successo agli Scout dopo che tu te ne andasti. Mi pento ancora adesso di non averti detto che razza di individuo fosse, ma pensavo che eri troppo giovane per sapere che tipo di padre avessi. Ma è inutile piangere sul latte versato. L’importante è che adesso tu sappia tutta la storia,” Marian finì, sorridendo.
 
La volpe e il coniglio fecero varie espressioni: pensierose, serie e poi sorridenti. Poi a Judy venne in mente una cosa. “Marian, quella donnola…si chiamava Donnolesi di cognome, per caso? È una curiosità mia…” lei chiese, avendo avuto un sospetto quando erano andati a parlare con Duke.
 
La volpe sbattè le palpebre, e spalancò gli occhi, poi disse, “Sì, come mai? Non lo conoscete mica, vero?” lei chiese, preoccupata, aggrottando la fronte.  
Nick disse, spalancando gli occhi, “Ah, adesso ci son arrivato pure io. Non conosciamo lui, ma uno dei suoi figli, Duke. Quando stavamo cercando indizi su Percival abbiamo chiesto pure a lui, ed era spaventato. È probabile che conoscesse bene mio padre perché l’aveva visto tante volte assieme al suo. È un criminale, ma minore, fortunatamente.”
 
Judy annuì, e sorrise, ripensando ai vari incontri con la donnola. “Vero, ma da quello che so suo padre era terribile. Ho letto qualche file archiviato in ufficio, quando mi son documentata su Duke. Poi un'altra cosa, vorrei sapere chi era il poliziotto che scagionò Percival, solo per curiosità, magari lavora ancora alla centrale…” lei disse, sempre curiosa di sapere i minimi dettagli.
 
Marian tirò un sospiro di sollievo nel sentire che Duke non era così tremendo, e poi disse, “Il poliziotto è ancora alla centrale, ed è…Capitano Bogo,” lei disse, sorridendo.
Volpe e coniglio fecero tanto d’occhi, e sorrisero. “Ma dai, e chi se lo sarebbe aspettato. Magari gliene parlerò,” disse Judy.
 
Marian annuì, e disse, “Buona idea. Volevo chiederti, Bogo è sempre un allegrone, che fa battute?”
Nick e Judy la guardarono con occhi spalancati, e la volpe disse, “No, mamma, è diventato molto burbero, anche se in effetti ogni tanto fa battute. Allegrone? Non riesco proprio ad immaginarmelo…” lui aggiunse, scuotendo la testa.
 
Judy ricordò un discorso che le aveva fatto, e disse, “Deve essergli successo qualcosa. Magari vivendo a Zootropolis, e vedendo tutti quei casi disperati, è cambiato di carattere. Mi ricordo del discorso che mi fece poco prima di prendere in consegna il caso di Emmitt Otterton, era molto serio e pessimista,” lei disse, e raccontò a Marian il discorso.

La volpe annuì, e disse, “Ha senso, penso che già col caso di Percival abbia visto che tipo di animali ci sono a Zootropolis. Da quello che so era appena uscito dall’accademia, e aveva molte aspettative positive. Comunque salutatelo da parte mia, e ditegli che non mi dispiacerebbe vederlo, per parlargli, eravamo diventati amici, ma poi non l’ho più sentito perché era sempre molto impegnato, dopo che era diventato Capitano,” Marian disse, sorridendo.
 
I due annuirono, e Nick disse, “Certo mamma, domani magari gli parleremo. Judy, andiamo? Dobbiamo comprare quelle cose per il tuo appartamento,” lui le ricordò, sorridendo.
La coniglia annuì, e si alzò. “È stato un piacere conoscerti, Marian, verrò a trovarti spesso, quando posso, se non disturbo,” lei dichiarò, sorridendo.
 
La volpe annuì. “Anche per me è stato un piacere conoscerti. Scambiamoci i numeri di telefono, ok?” lei disse, e così fecero.
Poi la strana coppia andò via, verso un centro commerciale, e poi in un grande magazzino, per comprare attrezzi per la cucina di Judy.
 
Presero alcune pentole in acciaio inox e antiaderenti e mestoli in legno e plastica, dato che avevano visto che quelli nell’appartamento non erano messi bene (e non c’erano pentole in acciaio inox).
Alla cassa Nick pagò il conto, tra le proteste di Judy, e lui replicò, “No, tesoro, lasciami pagare, so che hai bisogno di queste cose e vorrei farti un regalo. Ho visto che gli altri ti hanno preso parecchie cose utili per l’appartamento, e mi son sentito un po’ in colpa per non averti preso qualcosa anch’io.”
 
Judy gli sorrise, e gli diede un bacino sulla guancia. “Beh, allora grazie, caro, accetto questo tuo regalo molto volentieri,” lei disse, dolcemente.
In fila, dietro di loro, c’erano due coniglie adolescenti, che dissero “Awww, ma che dolci!”
La strana coppia arrossì, e sorrise alle due ragazze.
 
Ma poi una vecchia volpe, in fila anche lui, fece un suono come per schiarirsi la gola, guardandoli in modo severo. “Che schifo, vedere una coppia così sbagliata, girare tranquillamente per la città! Almeno abbiate la decenza di non far vedere che state assieme in pubblico!” lui dichiarò, accigliandosi.
 
Judy stava per replicare, ma si stupì a vedere le due coniglie girarsi verso di lui e una delle due disse, “Ma stia zitto, loro hanno tutto il diritto di stare assieme e girare per Zootropolis facendo vedere che sono una coppia!”
E l’altra intervenne, prima che la vecchia volpe potesse replicare, “Prima di tutto perché siamo a Zootropolis, e ognuno può fare quel cavolo che vuole. E poi sono degli eroi, hanno salvato la nostra città ben due volte, e son sicura che lei non avrebbe voluto essere sottoposto al trattamento degli ululatori notturni, quando ancora Bellwether era a piede libero!” lei finì, guardandolo male.
 
La vecchia volpe fece un verso di sdegno, e disse, “Voi giovani siete sempre maleducati! E non avete ragione, io trovo comunque che siano fuori posto, anche se siamo a Zootropolis! Ammetto di essere grato per il loro lavoro di poliziotti, ma rimango dell’idea che non dovrebbero far vedere che stanno assieme. E non lo dico solo per loro, ma anche per altre coppie “miste”. Ho visto certe cose che farebbero imbiancare la pelliccia ad un grizzly! Comunque so di parlare al vento, voi giovani siete tutti uguali!” lui disse, arrabbiato, e lì finì la discussione, anche se gli altri avventori lo guardarono malissimo.
 
Nick e Judy andarono fuori dal grande magazzino, e la coniglia era scossa. Si sedettero su una panchina, e Nick abbracciò Judy, carezzandole la schiena. “Su, su, dai, non preoccuparti troppo, purtroppo qui a Zootropolis ci sono anche i tipi come lui. Meno male che c’erano anche quelle due ragazze…” lui disse con dolcezza, e le due coniglie si avvicinarono a loro.
 
Avevano il pelo grigio, e gli occhi azzurri, e vestivano casual. “Scusate, spero di non disturbarvi. Va tutto bene? Quel signore ha esagerato, ma non dovete prendervela, qui è pieno di gente così, purtroppo, e noi lo sappiamo,” una delle due disse.
 
Judy le guardò con interesse, e notò che si tenevano per mano. “State assieme, per caso? Intendo…siete una coppia?” lei chiese.
L’altra coniglia annuì. “Sì, e abbiamo avuto a che fare con molti animali come quella volpe. E non ci piace vedere situazioni come quella, e poi eravamo già delle fan di voi due dopo che avete risolto il vostro primo caso, e sapevamo che prima o poi voi due sareste stati assieme,” lei dichiarò, ghignando.
 
Nick e Judy arrossirono, e la volpe disse, a Judy, ma anche alle due coniglie, “A quanto pare noi due eravamo gli unici che non si erano accorti che provavamo qualcosa l’uno per l’altra, eh, Carotina?”
Judy ridacchiò. “Già, beh, l’importante è che adesso stiamo assieme, e siamo felici!”
 
Le due coniglie dissero che erano d’accordo, e si scambiarono gli indirizzi email, per sentirsi in futuro.
Poi si incamminarono verso la loro casa, e Nick aiutò Judy a mettere via le cose e a prendere le altre padelle e utensili per cucinare e buttarli via.
 
Poi salirono in soffitta, una stanza che Judy non aveva ancora controllato, per vedere cosa c’era di interessante.

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Capitolo 7
*** 7 ***


In soffitta trovarono dei vecchi bauli e degli armadi. Guardarono dentro i bauli, e rimasero stupiti di vedere dei quadri, tra l’altro molto belli e realistici, del condominio e anche dei suoi abitanti.

C’era un quadro con la facciata del condominio, e notarono che c’erano dipinte piante e fiori anche sul terrazzo dell’appartamento di Judy.

 

Poi c’era un bellissimo quadro con la famiglia Otterton, e la coniglia pensò di regalarlo a loro, pensando che avrebbero apprezzato. E anche un altro quadro, dove c’era Emmitt Otterton che curava dei fiori, con un’espressione felice.

 

Poi risero, vedendo un quadro con un giovanissimo Yax assieme alla sua famiglia. Stranamente era vestito, e anche i suoi genitori. Seppero che era lui perché c’era scritto dietro, come anche negli altri dipinti.

C’erano anche altri quadri, per lo più di scorci di Zootropolis, alcuni con alberi e piante.

 

Judy tenne da parte quelli, e mandò un messaggio a Yax per chiedergli di passare a casa sua appena poteva perché voleva parlargli di una cosa.   

Negli armadi trovarono dell’attrezzatura per dipingere, e qualche vecchio vestito. Nel resto della soffitta c’erano altre cose. Portarono i quadri e i vestiti da basso, per farli vedere a Yax e chiedergli cosa ne potessero fare.

 

Lo yak mandò un messaggio a Judy dicendole che se voleva ora era libero, e la coniglia gli disse di venire pure, dato che era a casa.

Yax arrivò, e quando vide i quadri fece un’espressione stupita. “Oooh…pensavo che fossero andati persi. Cosa volevi chiedermi, Judy?” lui chiese.

 

E lei gli disse che voleva tenerne alcuni, e gli chiese se poteva dare agli Otterton quelli con loro ritratti. “E volevo chiederti anche se volevi tenere questo,” lei finì, facendogli vedere quello con lui da piccolo.

 

Fu uno spettacolo vedere tutte quelle emozioni sul suo viso, e poi disse, “Ma sì, perché no, così avrò un ricordo del fatto che da giovane ero uno sciocco. E sì, puoi dare gli altri a Emmitt e famiglia. L’attrezzatura vorrei prenderla io, ho un amico pittore che la voleva, e per i vestiti fatene quello che volete,” lui finì.

 

Judy lo ringraziò, e lui andò via col quadro e il materiale da disegno sotto braccio.

La poliziotta mise i quadri con gli Otterton da una parte, e – con l’aiuto di Nick – appese quelli che voleva tenere.

Erano quelli della facciata del condominio, e alcuni scorci con alberi e piante di Zootropolis.

 

Lei annuì, sorridendo, poi fece una faccia strana, e la volpe chiese, abbracciandola da dietro, “Che c’è tesoro? Non ti piace come li hai disposti?”

Lei sorrise, e si accoccolò nell’abbraccio della volpe. “No, ma mi è venuto in mente che potrei fare un mini-orto sul terrazzo, e mi stavo chiedendo come mai c’erano tutte quelle piante. Magari la Signora Otterton lo sa. Appena andrò a portarle i quadri glielo chiederò.

 

Nick ridacchiò, e disse, “Nonostante tu sia una poliziotta rimani sempre una coniglia figlia di coltivatori, eh?”

Judy arrossì, e disse, “Beh, è nella mia natura, anche se sento di più l’impulso a fare il lavoro di investigatrice. E poi così avrò un po’ di verdura fresca da mangiare.”

 

La volpe sorrise, e disse, “Stavo scherzando, Carotina. Comunque se coltiverai anche mirtilli ricordati di non mangiarli tutti, eh. Lo sai che mi piacciono,” lui finì, facendo l’occhiolino.

Lei ridacchiò. “D’accordo. Ok, dato che abbiamo ancora un po’ di tempo, che ne dici di andare a prendere qualche vaso, la terra, i semi e le piantine? Così comincio subito…è anche il periodo giusto.”

 

Nick scosse la testa, facendo un sorriso storto, ma disse, “Ok, Carotina, andiamo!”

E così andarono di nuovo al centro commerciale, dove comprarono il necessario per fare un mini-orto sul terrazzo: dei vasi di grandi dimensioni, delle “scalette” con ruote da assemblare dove mettere i vasi, attrezzatura da orto (una paletta, un mini-rastrello e altre cose), i “sassi” porosi da mettere in fondo ai vasi, molta terra, concime, semi di vario tipo e trapianti, e un trolley per la spesa che poteva essere usato anche senza sacco, per mettere cose ingombranti.

 

Portarono la roba col trasportino, e poi la coppia portò su le cose a mano. Nick chiese a Judy se voleva che la portasse su solo lui, e la coniglia lo guardò arrabbiata, e disse, “Nick, lo sai benissimo che son forte, e poi trasporto pesi del genere da una vita, quando ero piccola aiutavo sempre i miei genitori nei campi!”

 

La volpe fece un’espressione contrita, e disse, “È vero, mi ero dimenticato di quanto tu sia forte. Stavo stereotipando di nuovo, scusami. Ok, portiamo su sta roba!”

Mentre stavano portando le cose che avevano comprato, arrivarono gli Otterton. C’erano tutti, Emmitt, sua moglie e anche i suoi due bambini, che guardarono con curiosità Judy, siccome i loro genitori parlavano di lei così spesso.

 

Già conoscevano Nick, perché abitava lì già da più tempo. “Oh, salve Nick, Judy, è un piacere vedervi. Se posso chiedervelo, come mai avete tutta quella attrezzatura? Volete piantare qualche fiore sul terrazzo?” Emmitt chiese, curioso. Essendo un fioraio, pensava di poterli aiutare in quel senso.

 

Judy sorrise, e disse, “È un piacere vedervi anche per me. Ah, volevo fare un mini-orto sul mio terrazzo, dopo aver ritrovato dei quadri in soffitta. A proposito, ho anche dei quadri che vorrei darvi. Quand’è che siete liberi? Così ve li porto, e vorrei anche chiedervi alcune cose.”

La Signora Otterton le disse, “Se vuoi puoi venire domani, sul tardo pomeriggio, se non lavori fino a tardi.”

La coniglia annuì, e disse, “D’accordo, domani lavoro solo fino alle 16. Allora a domani!” lei finì, e la coppia andò su al secondo piano, e cominciò a preparare le cose sul terrazzo.   

 

Montarono le scalette e ci misero sopra i vasi. Poi misero i sassi porosi, la terra mischiata al concime e poi i semi e le piantine. Siccome il terrazzo era piuttosto lungo riuscirono a farci stare 5 scalette da tre “gradini”, per un totale di 15 vasi di grandi dimensioni, e in fondo misero una “vasca” grande 60x120 cm, e profonda un metro, dove Judy voleva fare un vero e proprio orticello.

 

Nei vasi misero aromi (basilico, origano, timo), mirtilli, carote (una varietà a radice corta che poteva essere coltivata in vaso), rapanelli rossi e insalata (gli aromi uno per vaso, mentre le verdure occupavano ciascuno tre vasi). Nella “vasca” piantarono pomodori normali e datterini.

 

Judy poi annaffiò il tutto con una pompa (sul terrazzo c’era un rubinetto con un mini-lavandino, e l’attaccatura era perfetta per attaccarci una pompa dell’acqua), poi guardò sorridendo le piante, con le mani sui fianchi.

 

“Molto bene, grazie Nick, mi sei stato di vero aiuto. Adesso devo solo ricordarmi di annaffiare l’orto ogni giorno,” lei disse, sorridendo.

Nick le chiese, “Ma ce la farai da sola? Mi sembra un bel po’ di lavoro…”

La coniglia annuì, e disse, “Sì sì, non preoccuparti. È facile usare questa pompa anche da soli. E ho già pensato che se dovessimo andare via per più giorni per qualche missione potrei mettere uno di quei sistemi col timer e degli spruzzatori, che sembrano comodi e pratici.”

 

La pompa che avevano preso era una di quelle regolabili dall’ugello, e volendo poteva tenerlo su “off”, mentre accendeva l’acqua, per non farla uscire, e poi usare i vari getti.

E al negozio di hobbistica avevano visto degli irrigatori automatici, alcuni addirittura che si potevano collegare allo smartphone e accenderli con una applicazione usando il wi-fi.

 

Il pomeriggio passò normalmente, e il giorno dopo andarono al lavoro. Bogo li mandò in archivio, a controllare i vecchi casi, alcuni dei quali irrisolti.

Archiviarono quelli risolti (molti di quelli erano legati a Profondo Freddo, e grazie alla loro retata erano stati in grado di chiudere molti casi di sparizioni di animali, o traffici illeciti), e guardarono quelli da finire, rivedendo le prove e cercando di analizzarle al meglio.

 

In alcuni casi trovarono delle nuove tracce negli indizi, dato che adesso erano dotati di attrezzature migliori del periodo in cui risalivano quei casi, e passarono il tutto ai loro colleghi, e alcuni li presero in mano loro, dato che erano vecchi casi, e i poliziotti che li avevano presi in mano erano morti o andati in pensione.

 

Riuscirono ad archiviare un paio di quei vecchi casi, grazie alle loro deduzioni e interrogando gli animali coinvolti.

Arrivarono le 4, e tutti e due andarono a casa; Judy andò nell’appartamento, e prese i due quadri per gli Otterton e suonò il campanello che stava fuori dal loro appartamento.

 

Nick venne con lei, e la Signora Otterton aprì la porta, e li fece entrare. I due piccoli corsero verso Nick, gridando, “Zio Nick, zio Nick, vieni a vedere cosa abbiamo!”

La volpe ridacchiò, e disse, “Ok, vengo, vengo, non tiratemi!”

 

Judy trattenne una risatina, e disse, “Zio Nick?”

Il suo compagno arrossì, e disse, “Ehm…te lo racconterò dopo, ok?”

La coniglia annuì, e si sedette su una sedia offertale da Olivia, e appoggiò la borsa coi quadri alla gamba del tavolo.

 

Emmitt disse, “Benvenuta in casa nostra. A cosa dobbiamo la visita?”

Judy sorrise, e disse, “Grazie per l’accoglienza. Ieri, mentre io e Nick stavamo facendo ordine in mansarda, abbiamo trovato dei vecchi quadri, tra cui questi,” lei disse, e prese i due che ritraevano le lontre.

 

Olivia fece un verso di stupore, e poi disse, “Pensavo che fossero spariti. Grazie per averceli portati, ci tenevamo ad averli.”

La coniglia sorrise, e disse, “Me lo immaginavo. E volevo anche sapere la storia dietro a questi quadri. In più io ho tenuto un quadro che ritrae la facciata di questo condominio e ho notato che ci sono delle piante sul poggiolo del mio appartamento. Quello è stato anche il motivo per cui ho voluto fare in orticello sul terrazzo.”

 

Emmitt cominciò a raccontare, “Questi quadri li ha fatti lo zio di Yax, era molto bravo a dipingere. Questo dove ci sono io era quello dove aiutavo gli zii di Yax a piantare i fiori. Mi avevano chiamato per dei consigli su quali piante mettere sul loro poggiolo e come mantenerle al meglio. L’altro l’ha fatto poco dopo che io e Olivia ci eravamo sposati e ci eravamo trasferiti qui. E il quadro che hai tenuto tu l’aveva fatto dopo che le piante erano cresciute e avevano fatto molti fiori. E son contento che tu abbia deciso di mettere quell’orto. Se ti serve una mano chiamami pure, non sarò un esperto in verdure, ma qualcosa so,” lui finì, sorridendo.

 

Judy annuì, e disse, “Certamente, e magari farò delle aiuole di fiori come c’erano nel dipinto, tanto l’orticello lo ho sul poggiolo, mentre ho spazio sulla ringhiera. Volevo anche chiedervi come vanno le cose dopo che ti sei ripreso dall’avvelenamento, Emmitt,” lei chiese.

 

La lontra sorrise, e disse, “Oh, bene, grazie mille. Ho visto che tu e Nick avete risolto un altro caso con delle piante, siete proprio bravi voi due; penso che voi siate quello che ci voleva per la polizia di Zootropolis.”

 

La coniglia arrossì, e disse, “Grazie, ma facciamo solo il nostro dovere. E son contenta di sentire che non ci siano stati problemi.”

Olivia scosse la testa, e disse, “Vero, ma noi pensiamo che lo stiate facendo meglio di molti vostri colleghi. Siete sempre attenti a risolvere ogni caso osservando tutti gli indizi. Non tutti i vostri colleghi son così. E poi siete così affiatati assieme,” lei disse, facendo un’espressione conoscitrice.

 

Judy arrossì di nuovo, e disse, “Eh, sì, siamo MOLTO affiatati, non so se mi spiego.”

Olivia sorrise, e disse, “Capisco, così vi siete messi assieme? O sbaglio?”

La poliziotta annuì, e disse, “Sì, è così evidente? E grazie per la comprensione. Non tutti gli animali a Zootropolis son stati gentili nei nostri confronti. Ci sono stati alcuni che ci guardavano male, ma non importa, io sto bene assieme a lui,” lei finì, e in quel momento Nick rientrò nella stanza, con i due bambini, sorridendo.

 

“Scusa, non ho potuto fare a meno di sentire, anche con questi due bricconcelli che gridavano,” lui disse, facendo l’occhiolino.

Judy sorrise, e disse, strizzando l’occhio di rimando, “Beh, è un ottimo tratto per un poliziotto. Allora, piccolini, cosa avete fatto vedere a Nick?” lei chiese alle due piccole lontre.

 

Il più grande spinse fuori il petto, e Judy vide una riproduzione del distintivo che lei stessa e Nick portavano.

Dopo che lei e Nick avevano risolto il caso degli animali selvaggi, alcuni negozi di giocattoli avevano cominciato a vendere dei mini-kit da investigatore, dove c’erano delle riproduzioni in plastica del distintivo della polizia di Zootropolis, un blocco degli appunti, un mini-registratore a forma di carota e una lente d’ingrandimento.

 

Questi kit venivano venduti con l’approvazione del distretto di polizia a ragazzini che facevano parte di un club di investigatori, dopo che avevano risolto alcuni “casi”.

Nick aveva avuto l’idea di fondare quella associazione, pensando a se stesso e la brutta esperienza avuta con gli scout. Nel club tutti erano invitati, sia prede che predatori e spesso si formavano gruppi misti per risolvere dei casi inventati dai capi del club.

 

Judy sorrise vedendo il distintivo, e disse, “Così siete dei piccoli detective eh? E vi piace risolvere i casi del club?”

Le due lontre annuirono, e il maggiore dei due – che si chiamava Erik – disse, “Sì, sì, Agente Hopps! Ci divertiamo molto! A noi ci piacerebbe diventare dei poliziotti come te e zio Nick un giorno!”

 

Judy sorrise, e disse, “È una bella cosa, ma lo sapete che è anche pericoloso fare i detective, vero?”

Il minore – che si chiamava Oliver – annuì, e disse, “Sì, lo sappiamo. Zio Nick ce lo ha detto, ma quando saremo degli agenti saremo grandi, così non è un problema, giusto?” lui chiese sorridendo.

 

I quattro adulti annuirono, sperando che cambiassero idea, ma Judy pensò che magari potevano davvero diventare dei poliziotti in futuro, se avessero deciso di intraprendere quella carriera; in fondo c’era riuscita lei, quindi non vedeva perché due lontre non potessero farcela a diventare degli agenti.

 

“Giusto, comunque siete ancora giovani, magari cambierete idea più avanti,” Judy disse, facendo l’occhiolino.    

I due piccoli annuirono, e Oliver disse, “Può darsi, ma adesso vorremo fare il vostro lavoro!”

 

Tutti annuirono, poi Judy disse, “Ok, Nick, andiamo, dobbiamo ancora fare dei lavori in casa. Olivia, Emmitt, grazie per l’ospitalità, ci si vede!” lei finì, sorridendo.

Le quattro lontre salutarono la strana coppia, mentre loro si dirigevano verso l’appartamento di Judy.

Arrivati nella casa di Judy fecero un po’ di pulizia, e poi la sera andarono al cinema a vedere un film d’azione, per poi ritornare ai loro rispettivi appartamenti.

 

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Epilogo

 

Passò circa un mese, e Nick ebbe la necessità di parlare con Judy. Si sedettero sul divano dell’appartamento della coniglia.  

“Carotina, volevo chiedertelo già da tempo, quand’è che andremo a parlare della nostra relazione coi tuoi genitori?” Nick chiese.

 

Judy gli sorrise, accoccolandosi vicino a lui. La volpe sorrise a sua volta, in modo dolce, e passò un braccio attorno alle spalle della sua ragazza, e le diede un bacino sulla cima della testa. Ancora stentava a crederci di aver trovato una compagna, e fece un sospiro di contentezza.

Lei sospirò a quel gesto di affetto. Le piaceva stare con lui perché era dolce e ganzo al tempo stesso. “Hai ragione. Non possiamo rimandare per sempre, anche perché magari lo verranno a scoprire comunque, e sarebbe peggio, soprattutto conoscendo mio papà. Facciamo così, domenica c’è il Festival della Carota, siccome abbiamo tutti e due la giornata libera, potremmo andare lì e finito il festival potremmo parlare con i miei genitori, che ne dici?” lei chiese.

 

Nick si accigliò, e disse, “Uhm…senza offesa, ma non mi entusiasma molto andare ad una festa dove si mangiano solo carote, in un posto pieno di conigli…”

La coniglia lo guardò male e disse, “Ma non ci sono solo le carote! Se non sbaglio a te piacevano i mirtilli che coltivano i miei, e poi ci sono giostre e altro. E non ci sono solo conigli, sciocchino!” lei finì, ridendo.

 

La volpe sorrise radiosamente, e disse, “Oh, giusto! E mi ricordo che mi avevi parlato di Gideon, quella volpe che ti dava fastidio quando eri giovane. Va bene, andiamo!”

E così fu deciso. Domenica arrivò e i due presero il treno per andare alla Tana dei Conigli, per la fiera.

 

Arrivati lì, comprarono dei biglietti per le attrazioni, e poi andarono al banchetto di Stu e Bonnie.

I genitori di Judy furono felici di vederli, anche Nick, perché lo avevano conosciuto meglio alla festa di inaugurazione dell’appartamento della loro figlia.

 

Lui comprò una vaschetta di mirtilli, e gli disse che gli piacevano molto, e li ringraziò di averli coltivati, perché grazie a loro avevano risolto il loro primo caso.

“Ah, sì, Judy ci ha raccontato che avete usato i nostri mirtilli al posto del siero. Vuoi assaggiare una fetta di torta di mirtilli fatta da Gideon Grey?” Bonnie chiese alla volpe.

 

Nick sorrise, e disse, “Grazie, Signora Hopps, ne sarei felice.”

La coniglia si era accorta che il rapporto tra i due era cambiato, ma a differenza di Stu non era contraria, dato che aveva capito che Nick era una buona volpe. E aveva la sensazione che loro due fossero venuti alla festa non solo per divertirsi, ma anche per parlare.

 

Bonnie tagliò una fetta di torta e la diede a Nick, che la mangiò con gusto, dicendo che era molto buona.

Poi andarono negli altri banchetti, a giocare e mangiare altre specialità. Nick apprezzò anche una torta alle carote e fragole fatta da una pecora, che era la mamma di Sharla e Gareth, la pecora e montone amici di Judy che lei aveva aiutato quando era giovane, quando Gideon aveva rubato i loro biglietti della fiera.

 

Quando il festival finì, andarono a casa Hopps, e mangiarono la cena preparata da Bonnie (aveva chiesto a Nick se gli andava bene una zuppa con cereali e legumi, e lui aveva detto che non c’era problema, dato che le volpi erano onnivore e non disdegnavano certi tipi di verdure o frutta).  

Dopo cena i genitori di Judy avevano messo a letto i loro figli, e si erano seduti in salotto con la loro figlia e Nick, dopo che la giovane poliziotta aveva detto loro che dovevano parlare.

 

La strana coppia si sedette su un divano, mentre Stu e Bonnie su un altro, di fronte a loro. Judy sospirò e disse, onestamente, “Non voglio tergiversare. Noi due stiamo assieme.”

Bonnie sorrise, e stava per parlare, quando Stu si alzò e disse, “Aspettate, devo prendere una cosa.”

 

I tre lo osservarono con espressioni stranite, ma appena tornò Nick fece un’espressione di puro orrore, vedendo che aveva un taser per volpi tra le mani, e si alzò dal divano, per sfuggire al coniglio.

 

Bonnie e Judy ansimarono dallo spavento, e Stu e Nick correvano nel soggiorno, attorno ai due divani.

“Papà, smettila, ti prego!” Judy disse, disperata.

“Stu! Smettila! Sveglierai i bambini!” gridò Bonnie.

 

A questo ordine il coniglio si fermò, e si accasciò sul divano, coprendosi gli occhi con le mani, e scuotendo la testa. “Oh, la mia bambina, assieme ad una volpe…in che mondo viviamo!”

 

Nick tirò un sospiro di sollievo, sedendosi vicino alla sua ragazza, e Judy roteò gli occhi. “Papà, non son più la tua bambina, ho 24 anni! E poi lo sai benissimo che Nick è un tipo a posto. E a Zootropolis è una cosa abbastanza normale, almeno paragonandola a certe cose che succedono,” lei disse.

 

Il coniglio la guardò, sospirò e disse, “Sì, lo so, sei grande, ma per me sei sempre la mia piccola. E ho notato…mi viene in mente Yax…” lui finì, facendo un’espressione strana.

Judy sorrise, e disse, “Lo so, papà. E sì, io ancora non mi son abituata a quello yak!” lei finì, ridendo.

 

Tutti risero, e poi parlarono del più e del meno. Nick andò a dormire nella stanza degli ospiti, e Judy nella sua cameretta.

Il giorno dopo ritornarono a Zootropolis, che nel pomeriggio lavoravano.

I giorni passavano, e così le settimane, e il loro amore non diminuiva.

 

Alla fine Nick decise di trasferirsi nell’appartamento di Judy. Marian venne ad abitare nell’appartamento dove prima abitava Nick, e regalò il suo piccolo appartamento a Finnick, che era un tipo solitario e anche se gli piaceva stare in compagnia di Nick e degli altri (anche se non lo avrebbe mai ammesso, soprattutto con Judy) gli piaceva anche starsene da solo.

 

I due risolsero molti altri casi, che li rese molto affiatati, sia come partner al lavoro che come coppia.

Dopo un anno che stavano assieme Nick prese una importante decisione, e contemporaneamente vennero assegnati a svolgere una missione delicata.

Ma questa è un'altra storia, e verrà raccontata un'altra volta.

 

Fine(?)

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