Neverending hope

di arashinosora5927
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The seed of hope ***
Capitolo 2: *** Withered bud ***
Capitolo 3: *** Full of thorns ***
Capitolo 4: *** Blooming flower ***



Capitolo 1
*** The seed of hope ***


Quel pomeriggio d'inverno Tsunayoshi stava camminando sotto la pioggia chiedendosi cosa lo avesse spinto a uscire di casa senza l'ombrello né il cappotto dal momento che quelle nuvole grigiastre alte nel cielo non preannunciavano niente di buono.
 
Era fradicio, non trovava un posto dove ripararsi né tanto meno si azzardava a correre perché con quelle scarpe di tela arancione sicuro sarebbe scivolato.
Svoltato l'angolo della strada, si ritrovò davanti una persona che conosceva bene.

“Gokudera-kun!”

“Juudaime!” urlò Gokudera riconoscendo il suo boss completamente zuppo. Lo prese immediatamente sottobraccio stando attento a tenere in linea l'ombrello per ripararlo.

“Siete molto lontano da casa" constatò.

"Sì ecco... io..."

Non posso dirgli che mi sono perso in una città piccola come Namimori... pensò imbarazzato il giovane boss.

"Juudaime?"

"Ah Gokudera-kun..." sussultò destato dai suoi pensieri.

"Ero uscito per cercare Lambo e I-Pin, mamma voleva che li riportassi a casa prima del temporale. Credevo fossero nei paraggi, ma mi sbagliavo."

"Quella dannata scemucca...mettere così in pericolo la vita del Decimo..."

Gokudera... sono io quello che non ha portato l'ombrello...e un po' di pioggia non ha mai ucciso nessuno...

"Ma non preoccupatevi, Decimo. Per fortuna ci siamo incontrati. Vi riporto io a casa..."

Tsuna sorrise, non sapeva esprimere a parole quanto gli fosse grato.

Mentre camminavano sulla strada di ritorno però iniziò a piovere molto più pesantemente al punto tale che dovettero fermarsi e cercare dove ripararsi.

"Conosco un posto, aspetteremo lì che smetta di piovere!” annunciò Gokudera.

Sorpreso, Tsuna lo seguì per una stradina stretta finché non raggiunsero un locale di ristoro che sembrava essere stato abbandonato; Tsuna lo dedusse dalla grande quantità di tavoli e sedie dall'aspetto rustico.
Il bancone era desolato, ma la luce si accendeva ancora.

Gokudera gli avvicinò una sedia, accennando un sorriso.
“Accomodatevi, Juudaime!”

Tsuna annuì e vi ci sedette, era più comoda di quanto sembrava.

“A breve inizierete a riscaldarvi, la luce produce calore a sufficienza” proseguì Gokudera con uno sguardo gentile.

I suoi occhi divennero dolci mentre nella sua mente si articolava un unico pensiero.
Come sei bello
Tsuna lo ringraziò con un sorriso, ignaro del complimento appena ricevuto.

“Vi prego di accettare il mio giaccone, vi terrà al caldo. Prima però dovreste togliervi il maglione e la camicia o vi ammalerete ugualmente" sulle ultime parole un filo di rossore colorò le sue guance incitandolo a sparire dietro al bancone.

Gokuder riemerse pochi secondi dopo con un asciugamano a cavalcioni sul braccio.

La vista era idilliaca: la sua cotta, il suo boss completamente bagnato, a torso nudo, seduto su una sedia con quel parka verde bottiglia tra le mani e lo sguardo spaesato.

Gokudera dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per porgergli con la massima serietà l'asciugamano al pari di un perfetto maggiordomo.

Tsuna lo ringraziò nuovamente iniziando ad asciugarsi strofinandosi il petto. Gokudera seguì ogni singolo movimento e si domandò seriamente perché non fosse nato asciugamano, sentì il bisogno di ingoiare a vuoto.

“J-Juudaime, posso asciugarvi i capelli?” chiese timidamente.

“Certo” rispose Tsuna sorridendogli amabilmente.

Amo questo sorriso... pensò Gokudera prendendo meccanicamente un altro asciugamano.
Quei capelli mai li aveva visti più arresi alla gravità e scombinati. Strofinò attentamente ogni zona finché praticamente asciutti non ripresero la solita forma.

"Grazie Gokudera-kun, adesso non bagnerò più il tuo cappotto."

È di questo che si stava preoccupando... pensò Gokudera commosso.

Tsuna era sul punto di mettersi la giacca di Gokudera quando questi non poté continuare a ignorare il fatto che anche i pantaloni erano fradici.

“Il Decimo non gradirebbe liberarsi di jeans tanto bagnati?” gli chiese rosso in viso facendosi coraggio.

Tsuna sussultò per un istante, ma decise di assecondare le parole di Gokudera: in effetti era fastidiosa la stoffa appiccicata alla pelle. Portò le mani alla vita sbottonandosi i pantaloni.

“Decimo, non preferireste un po' di privacy?” squittì immediatamente Gokudera vermiglio.

Tsuna lo guardò confuso.
“Perché mai Gokudera-kun? In fondo siamo due maschi, no?”

Hayato in quell'istante realizzò che Tsuna non poteva neanche immaginare i sentimenti che nutriva per lui.

Così innocente...  

Sentì il cuore letteralmente esplodergli nel petto e il calore concentrarsi sul suo viso.

“S-Sì, ma in qualità di vostro braccio destro..." cercò di giustificarsi.

“Ancora con questa storia? Sei un mio amico e in ogni caso quale sarebbe la differenza con l'ora di educazione fisica?”
Tsuna disse quelle parole ridacchiando, ma era evidente che anche lui si sentiva a disagio.

Che non posso resistere...

"Allora?" incalzò Tsuna iniziando a togliersi i pantaloni.

Gokudera si impose di chiudere gli occhi e scosse la testa.
"Nessuna..."

Tsuna indossò il giaccone, era la soluzione ideale. Lungo abbastanza da arrivare fino a oltre le ginocchia data la differenza di taglie, ma dal momento che si era rannicchiato il cappotto lo copriva da capo a piedi. Lo avrebbe senza dubbio riscaldato.

Gokudera riaprì gli occhi e davanti a quella vista ebbe quasi un arresto cardiaco.

È anche meglio di quanto immaginassi!

Quante volte aveva fantasticato su Tsuna con addosso un suo indumento che ovviamente gli sarebbe andato più grande di qualche taglia: il sorriso dolce e innocente stampato sul viso e quegli occhi che gli toglievano il fiato. Spesso se lo era immaginato nudo nella sua camicia, con la sua felpa a scuola, con la sua giacca a vento in una piovosa giornata d'inverno.

Il suo sogno proibito si stava realizzando davanti ai suoi occhi.
Trattenne il respiro, in fondo lo stava facendo per lui, non per se stesso.

Gokudera recuperò i vestiti che Tsuna aveva abbandonato a terra non curante e li dispose su un bancone.

Tsuna lo osservò mentre prendeva nuovi asciugamani chiudeva ogni indumento all'interno della stoffa spugnosa.

In questo modo si asciugheranno... sa così tante cose... pensò ammirandolo.

“Gokudera-kun” lo chiamò non appena gli sembrò aver finito facendogli segno di sedersi vicino a lui.

"Ho freddo!”

No, vi prego!

Gokudera prese posto sulla sedia adiacente. “Davvero? Credevo di aver risolto il problema in questo modo”.

"Lo credevo anche io, ma mi sono reso conto che ho ancora freddo. Non è che per caso ci sono delle coperte pesanti in questo posto?” rispose Tsuna innocente.

Non ci pensare neanche! pensò Gokudera rimproverando se stesso per l'idea che gli era passata per la testa.

"N-No, Juudaime, c'è un solo modo per riscaldarvi meglio” disse Gokudera avvampando.

“Cioè?"

“Calore corporeo!” rispose Gokudera tossendo imbarazzato per non farsi capire.

Egoista! si rimproverò per aver ceduto.

“Ma tu non hai freddo? Dal momento che il cappotto me lo sono preso io...”

“N-No sto benissimo finché il Decimo sta bene”.

"Grazie davvero, Gokudera-kun..." disse Tsuna leggermente imbarazzato abbracciandolo facendolo sussultare.

“J-Juudaime” esordì timidamente.

“Penso che sia più efficace se sono io ad abbracciarvi, perché vedete io non ho freddo e il secondo principio della termodinamica dice che dati due corpi a contatto il corpo più caldo cede calore a quello più freddo e non viceversa” completò abbassando la testa.

“Giusto Gokudera-kun, il principio di quello che hai detto tu è la soluzione” disse Tsuna sorridendogli.

“Allora permettetemi di essere la soluzione”

Gokudera lo prese in braccio, lasciò che si accomodasse sulle sue gambe e lo strinse forte in vita facendo aderire il proprio corpo al suo.

C'è qualcosa di sbagliato! pensò Tsuna sussultando per un attimo, ma poi abbandonò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, mentre Gokudera iniziò a sfregare le mani sulla giacca dall'alto verso il basso e viceversa in modo da infondergli quanto più calore possibile.

È piacevole... si ritrovò a pensare Tsuna.
“Così va meglio...” disse riaprendo gli occhi.
"Il tuo corpo è caldo, Gokudera-kun"

Kami-sama.. pensò Gokudera mordendosi il labbro, quello era proprio un colpo basso.

Rimasero in quella posizione per una buona decina di minuti, in silenzio. Nonostante l'imbarazzo iniziale ora entrambi si sentivano tranquilli e a proprio agio.

Fu in quel momento che Gokudera pensò che fosse la sua occasione e che non doveva farsela scappare perché quando gli sarebbe ricapitata?

 Adesso o mai più!
 
“J-Juudaime, c'è una cosa che voglio dirvi...” disse Gokudera iniziando timidamente ad accarezzargli i capelli, sentì le guance infuocarsi.

“Prima te ne voglio dire una io, Gokudera-kun" lo interruppe Tsuna.

"Sono fortunato ad averti, sei una persona meravigliosa, la migliore che si possa desiderare accanto. È da un po' che ci penso, ma per me è difficile dirti una cosa simile... ecco sì...io... credo che... ecco io... credo che... tu sia più di un amico per me."

Juudaime...
La speranza data da quella piccola pausa che Tsuna fece accarezzò il fragile cuore di Gokudera.  

“Sei il mio migliore amico e voglio davvero che tu lo sia per sempre. Me lo puoi promettere, Gokudera-kun?”

Gokudera sentì il cuore andare in frantumi, la carezza si era rivelata un pugno.

 Benvenuto nella friendzone, Hayato.. pensò affranto.
 
 "Il v-vostro migliore amico?"
 
 “Sì, non mi consideri allo stesso modo?” domandò Tsuna allarmato.
 
 Mi vedi solo come il tuo boss?
 
“C-Certo, certo che è così!" ribatté Gokudera facendosi forza.

"Siete la cosa più bella della mia vita, sarà così per sempre” disse lasciando andare una lacrima solitaria, grato che Tsuna non potesse vederla.

Mi costringi ad avere un ruolo così importante quando io vorrei solo poterti chiamare amore pensò.

Tsuna strinse la sua mano e Gokudera guardò il collo nudo davanti ai suoi occhi, per un istante gli sembrò davvero di non riuscire a resistere a un simile invito, ma poi udì l'eco di quelle parole.

Migliore amico, questa era l'etichetta che Tsuna gli aveva messo addosso e per giunta non aveva intenzione di farla mutare.
Come aveva potuto pensare anche solo per un istante che le cose potessero essere diverse? Che Tsuna potesse sentirsi allo stesso modo? Adesso ogni fantasia era proibita, ogni pensiero impuro andava eliminato e quei sentimenti dovevano sparire perché c'era una richiesta ben precisa da soddisfare.

Quelle parole pronunciate così un attimo prima che si dichiarasse lo avevano spiazzato completamente, lame nel suo cuore, eppure si convinse che stringere Tsuna tra le braccia tenendolo per mano fosse già tantissimo.

“Comunque scusami se ti ho interrotto. Che volevi dirmi?” chiese Tsuna.

“Esattamente quello che avete detto voi!” rispose senza battere ciglio Gokudera sentendosi morire.

Bugiardo! Gli menti continuamente... si rimproverò, ma ormai non aveva senso cambiare le carte in tavola beccandosi un sonoro rifiuto.

 "Sono felice che ci sentiamo allo stesso modo" mormorò Tsuna, prese entrambe le mani di Gokudera e le strinse nelle proprie portandole all'altezza del ventre in un abbraccio più intenso.


"Che cosa è è questo posto dove mi hai portato?" domandò.

Gokudera lasciò andare un piccolo respiro, stringergli le mani sapendo il suo ruolo aveva tutto un altro sapore, un sapore amaro, ma il suo cuore osava emozionarsi ugualmente.

"Mah niente, Juudaime. Quando sono arrivato in Giappone non avevo ancora un posto dove stare e i proprietari di questo ristorante mi hanno ospitato per un po'. Lavoravo come lavapiatti" iniziò a raccontare.

Era arrivato a Namimori come un perfetto clandestino e senza un centesimo in tasca. Ricordava perfettamente che c'erano voluti mesi prima che potesse permettersi un appartamento.
Quel locale lo aveva accolto come la casa che non aveva mai avuto, quella che era un sentimento.
Nonostante avesse chiuso da più di due anni ormai Gokudera aveva continuato a usufruire di quel posto come appoggio, sul retro c'era persino un letto.

Tsuna si trovò a perdersi nei suoi pensieri, Gokudera aveva rotto almeno cinque piatti quella volta al ristorante di Yamamoto, non riusciva proprio a figurarselo. Inoltre se qualcuno si era dovuto prendere cura di lui in che condizioni era arrivato Gokudera in Giappone?

Tsuna sentì una stretta allo stomaco e gli accarezzò il dorso di una mano con il pollice.

"E come mai eri per strada?" domandò.

“Tornavo da lavoro” rispose Gokudera senza mostrare emozioni.

“Tu lavori?"

 “Sì"
 
La mia famiglia non mi manda niente da anni, mi hanno dimenticato come se non fossi mai esistito il giorno stesso in cui sono scappato di casa. Nessuno è mai venuto a recuperarmi da quelle strade buie e pericolose e nessuno voleva accogliermi in casa senza qualcosa in cambio... senza lavori sporchi che mi rendessero utile...

"Dato che non siete ancora succeduto al Nono ufficialmente non ho accesso al mio stipendio da mafioso" disse cercando di scacciare dalla testa quei ricordi dolorosi.

"Abbiamo uno stipendio?"

"Sì"

"Non ne avevo idea..."

"Lavoro al kombini per arrotondare."

Vorrei essere già boss per aiutarlo... pensò Tsuna, aveva la sensazione che la situazione fosse molto peggiore di come Gokudera ne stava parlando e che gli stesse nascondendo qualcosa perché ormai aveva imparato che Gokudera non voleva mostrarglisi debole.

Che vado a pensare? Io non sarò mai il Decimo dei Vongola!

"Se hai bisogno di qualcosa..." provò a dire.

Lo sai che puoi contare su di me

"No Juudaime, sono a posto..."

"Però io voglio aiutarti."

Fate già così tanto per me. Vivo di emozioni che non sapete di darmi... pensò Gokudera, non voleva continuare ad alimentarle nonostante sarebbe rimasto in quella posizione per sempre.

“Juudaime, i vostri vestiti dovrebbero essersi asciugati" disse cambiando argomento sperando che Tsuna non se ne rendesse conto.

Lo fece alzare così da potersi alzare a propria volta e andò a controllare situazione.

"Sì, sono asciutti. Potete rivestirvi."

Tsuna sentì immediatamente la mancanza di quel calore che aveva percepito nel profondo, come se Gokudera non avesse scaldato solo il suo corpo, ma la sua anima.

“Grazie Gokudera-kun."

Però mi dispiace toglierla, questa giacca era davvero confortevole e mi ero abituato al tuo calore

"Ha smesso di piovere?" domandò Tsuna spogliandosi del cappotto porgendoglielo.

Gokudera gli porse i suoi vestiti in un rapido scambio così che i suoi occhi non si perdessero a contemplare.

Si avvicinò alla finestra indossando nuovamente il suo cappotto.

Ha il vostro profumo... pensò guardando fuori vedendo chiaramente alcuni raggi solare filtrare tra le nuvole.

"Sembrerebbe di sì..." rispose voltandosi. Tsuna si era già rivestito completamente.

Gokudera si rimproverò nuovamente per aver sperato che così non fosse e stringendosi nel cappotto si avvicinò alla porta e la aprì.

"Dopo di voi" disse invitando Tsuna a uscire. Richiuse la porta dopo aver preso l'ombrello e a Tsuna non poté sfuggire il fatto che non ci fosse chiave a impedire ai ladri di entrare e rubare tutto. C'era anche da dire però che più di qualche asciugamano probabilmente non avrebbero trovato.

Tsuna aveva notato come Gokudera aveva evitato l'argomento aiuto economico, doveva essere un tasto dolente e voleva approfondire la questione.

"Posso venire a lavoro con te uno di questi giorni?" chiese mentre si camminavano verso casa sua.

“Certamente, ne sarei onorato” rispose Gokudera senza pensarci.

"Gokudera-kun?"

"Sì?"

"Ti va di rimanere a cena? Lo sai per mia madre non è un problema una persona in più e a me farebbe piacere..." propose Tsuna.

Non voglio farti pena... non voglio pesarti addosso... pensò Gokudera con rabbia vedendosi costretto a rifiutare per ben due motivi.

"Come se avessi accettato, Juudaime. Facciamo un'altra volta?" chiese gentilmente sforzandosi di sorridere. Aveva fretta di tornare a casa per poter esprimere il dolore che stava provando.

"D'accordo."

Tsuna non insistette ulteriormente e quando arrivarono davanti alla porta della sua casa si salutarono.

Sentiva che avevano condiviso qualcosa di speciale, ma che lo avevano vissuto in maniera completamente diversa.

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Capitolo 2
*** Withered bud ***


All'alba dei suoi sedici anni Tsuna iniziò a uscire con Kyoko, quello fu il momento in cui Gokudera decise davvero di accantonare ogni pensiero. Nonostante cercasse di smetterla continuava ad aggrapparsi al ricordo di quel pomeriggio insieme, gli sembrava impossibile e troppo doloroso farlo svanire.

Ogni istante con Tsuna era speciale e conservato in uno scrigno che Gokudera si vedeva aprire in faccia come un pugno ogni qualvolta i suoi occhi scorgevano le dita della persona che amava intrecciate con quelle che non erano le sue.

Doveva dimenticarlo e lo sapeva, ma non ci riusciva e non stava facendo niente per riuscirci. Non riusciva a capacitarsi di come avevano potuto vivere un momento simile senza che Tsuna provasse niente per lui. Perché la vita doveva averlo preso a calci in questo modo?
Sapeva che era stupido, in fondo non era successo niente di strano, niente di romantico, ma nel suo cuore per un attimo ci aveva davvero sperato, aveva sperato nel miracolo.

La relazione con Kyoko durò esattamente due mesi e quando si lasciarono Gokudera stappò una bottiglia e brindò con se stesso perché almeno non c'era qualcun altro.

Cominciò a capire che se non poteva averlo lui allora non voleva lasciarlo a nessuno. Il che era stupido ed egoistico, se ne rendeva conto, ma lui era innamorato e per una volta aveva deciso di trattarsi come priorità.

"Ti va se vengo a lavoro con te, oggi?"

Tsuna non glielo aveva più chiesto, Gokudera sperava di essersi liberato almeno di un problema come mostrargli la sua miseria, ma alla fine si era convinto che amarlo significava anche mostrargli le cose che lo rendevano fragile.

Si voltò verso di lui accennando un sorriso, quasi tutti erano usciti dalla classe e Yamamoto era assente. Tsuna doveva aver avuto intuito o scoperto i suoi turni, non c'era altra spiegazione sennò di un simile tempismo.

"D'accordo" acconsentì.

Il kombini brulicava di gente, le casse erano due e in una c'era una bellissima ragazza dai capelli azzurri che si occupava dei clienti.

Tsuna rimase folgorato, credette per la prima volta di aver conosciuto il significato di amore a prima vista.

È umana?! pensò.

"Juudaime, io vado a cambiarmi. Voi restate pure se volete, ma non è molto divertente qui quindi vi consiglierei di andare a casa" gli disse distratto, così tanto da non notare che cosa gli stava accadendo.

"Sì sì, Gokudera-kun" rispose Tsuna senza aver ascoltato una parola.

Non appena l'amico non fu più nelle vicinanze si approcciò alla cassa tenendo solo un pacchetto di gomme tra le mani.

La sua prima ragazza lo aveva reso molto più sicuro di sé.
Non si fece fermare più dalla timidezza di un tempo e con la massima gentilezza cercò di fare colpo su di lei puntando sulla simpatia.

La cassiera gli disse prima di star bloccando la fila, poi gli disse di mettersi accanto a lei se voleva continuare a parlare.

Quando Gokudera tornò Tsuna si rese conto indossavano la stessa divisa ed era diretto verso l'altra cassa. Ricordò il motivo per cui era venuto e decise di essere un buon amico, un migliore amico valido.

Si scusò con la ragazza che apprese chiamarsi Imiko e raggiunse Gokudera.

Hayato aveva già capito tutto, gli era bastato un attimo, gli era bastato vedere quel sorriso sulle labbra di Tsuna dopo le settimane passate a piangere perché con Kyoko non aveva funzionato.

Non aveva fatto in tempo a liberarsi di una ragazza che Tsuna già ne aveva trovato un'altra.

"Avevi ragione, Kyoko non mi meritava, però forse con lei può funzionare" gli disse Tsuna a bassa voce.

Gokudera sembrava più irritabile del solito e in effetti lo era.

"Lavora con me... non so molto di lei sinceramente...” Gokudera cercò di evadere l'argomento.

"Pensavo di chiederle di uscire con me..." provò Tsuna timidamente.

“Chiodo scaccia chiodo?” chiese Gokudera con un tono acido.

"Vi siete appena lasciato con Kyoko e già..."

"Ci siamo lasciati quattro mesi fa!" ribatté Tsuna sentendosi attaccato.

Gokudera si rese conto dell'atteggiamento che stava avendo continuando a occuparsi della cassa e fece un passo indietro.

"Dico solo che forse è presto per iniziare una nuova relazione..."

Tsuna scosse la testa.

"Non mi ero mai sentito così prima d'ora. Deve essere un colpo di fulmine..." confessò.

"E poi una ragazza così bella mi ha parlato e ha persino riso a quello che ho detto..."

Gokudera sentì il bisogno di dare un pugno contro qualcosa, ma si trattenne.

"Allora suppongo vada bene..." disse.

Tsuna sospirò, desiderava essere supportato maggiormente, ma Gokudera doveva essere sotto stress in quell'ambiente.

Si sedette vicino a lui e rimase in silenzio a guardare la cassiera. Imiko era più grande di lui di solo un anno e aveva dei bellissimi occhi verdi. Si scambiarono sorrisi per tutta la durata del turno.

Tsuna era a settimo cielo.
Hayato all'inferno.

Quando il turno finì Gokudera se ne andò lasciandoli da soli. Era ovvio come sarebbe andata a finire.

Tsuna avrebbe potuto fare tutto da solo invece quando si rividero il giorno dopo Imiko lo affiancò.

"Il tuo amico è proprio carino" disse.

Gokudera sospirò profondamente prese una penna e scarabocchiò rapidamente su uno scontrino.

“Già, tieni il suo numero e siate felici!” le disse lasciandoglielo sul rullo.

“E non ringraziarmi, mi basta che lo rendi felice. Spezzagli il cuore e io ti spezzo le ossa."

Lo sguardo di Gokudera l'aveva lasciata senza parole, era spaventata, ciò nonostante lo ringraziò ugualmente proprio come non le era stato chiesto.

Dopo Imiko, Gokudera si rese conto che tutte le relazioni di Tsuna seguivano un pattern ben preciso, relazioni che duravano massimo un anno, Tsuna che iniziava a lamentarsi che non funzionava più e che le lasciava.

Aveva messo fine lui a tutte le sue relazioni e Hayato si chiedeva perché, ma soprattutto si chiedeva perché diavolo non riusciva ad andare avanti a cercare qualcuno di cui potersi innamorare e da cui essere ricambiato.

La risposta era proprio in quel pattern, nel fatto che in fondo non aveva funzionato con nessuna.

Con me funzionerebbe continuava a ripetersi e non c'era modo di distoglierlo da quella convinzione.

Dopo Imiko Tsuna ebbe così tante ragazze che Gokudera si era persino scocciato di contarle e di starci male. Era come se non riuscisse a stare solo per più di cinque mesi, come se poi dovesse immediatamente colmare quel vuoto da single.

Non aveva più paura di niente, con nessuna avrebbe mai funzionato. Si sarebbero lasciati, sempre e Tsuna un giorno sarebbe stato suo, doveva solo aspettare ancora un po'.

Poi arrivò Mari e qualunque speranza di Gokudera andò in frantumi. Un anno, due anni, tre, quattro. Gokudera si arrese, stavolta era definitiva.

Non si sorprese quando Tsuna gli disse di avere intenzione di sposarla, solo che fece ancora più male di quanto poteva immaginare.

"Ma ne sei sicuro?" gli domandò facendosi forza.

"Sì, ormai stiamo insieme da parecchio e ho ventotto anni, credo sia il momento giusto e la persona giusta..." gli rispose Tsuna.

"Allora sposala..." mormorò Gokudera.

"Potresti anche mostrare un po' di entusiasmo..." sbuffò Tsuna.

"Lo sai che non mi è mai piaciuta..." commentò Gokudera.

"E quando mai no? Non ti è mai piaciuta una sola ragazza con cui sono uscito, mai una volta che avessi la tua approvazione..." ribatté innervosito.

"E avevo torto? Vi siete sempre lasciati..." sospirò Gokudera.

"Sì, ma stavolta è diverso. Io e Mari stiamo insieme da quattro anni, sono quattro anni di relazione non quattro mesi e tu non sei capace neanche di farmi le congratulazioni per aver preso una decisione così importante. Perché non ti piace mai nessuno, Hayato?" gli disse quasi urlando, Gokudera non lo aveva mai visto agire in modo simile.

"Non sono persone alla vostra altezza..." rispose Gokudera senza scomporsi.

"E chi sarebbe alla mia altezza? E Kyoko non mi meritava, Imiko non faceva per me. Nessuno è mai alla mia altezza. Non esiste questa persona alla mia altezza. Mi sembra quasi che tu mi voglia single e infelice come te!"

Tsuna fece un passo indietro, si mise le mani sulla bocca e rimase in silenzio. Non si erano mai scontrati con questa violenza prima di allora.

"Scusami Hayato... io..."

Vide le lacrime nei suoi occhi e si odiò profondamente.

"No no, hai ragione" ribatté Gokudera.

"Sono esattamente come mi hai descritto e tu non hai bisogno della mia approvazione per sceglierti una moglie."

Gokudera non gli diede neanche il tempo di replicare che lasciò la stanza sbattendo la porta.

Tsuna si rese conto di quanto lo avesse ferito, in effetti Gokudera aveva difficoltà relazionali e lui lo aveva attaccato proprio nel suo punto debole. Non si spiegava come avesse fatto a rimanere single per tutti quegli anni, come avesse fatto a non avere mai una relazione.

Diceva di essere sposato col suo lavoro, di non avere bisogno di altro, che nel loro rapporto sentiva già di avere tutto il necessario e Tsuna non si capacitava di quanto fossero diversi.

Forse Gokudera lo voleva tutto per sé, era così possessivo da non riuscire a sopportare il pensiero che Tsuna avesse qualcuno al suo fianco perché gli sembrava di perdere spazio. Eppure lo sapeva che non era il suo unico migliore amico, che tutti i guardiani avevano per lui un posto speciale. Allora quale era la differenza con una relazione sentimentale?

Forse dopotutto era geloso che qualcuno potesse avere di più con Tsuna, forse non riusciva a capire che erano amori diversi quello che provava per i suoi guardiani rispetto a quello che provava per la sua futura moglie.

Forse Hayato davvero esercitava una sua proprietà su Tsuna e non riusciva a crescere.

Forse Tsuna stava solo delirando in quei pensieri e Hayato stava davvero bene da single.

Nei giorni seguenti cercò di parlare con Gokudera di scusarsi, sentiva che qualcosa tra loro si era spezzato e che non c'era modo di aggiustarla.

Era talmente a pezzi che non riuscì nemmeno realmente a gioire quando Mari gli rispose di sì.

Gli ci volle tutta la sua forza per affrontarlo nuovamente.

"Ti prego, Hayato io non posso perderti. Cerchiamo la colla insieme e rimettiamo a posto i pezzi di quello che eravamo..." gli disse un giorno presentandosi in lacrime nella sua stanza.

Gokudera sembrò spiazzato, Tsuna aveva davvero pensato che lo avrebbe abbandonato per così poco?

Non lo fece neanche finire di parlare e lo strinse forte in un abbraccio.

"Non permetterei neanche alla morte di separarci..." disse semplicemente.

Tutto sembrava tornato alla normalità, anzi anche più che alla normalità. Il loro rapporto dopo aver resistito a tanto sembrava persino diventato più saldo e soddisfacente.

"Vuoi essere il mio testimone?" gli domandò Tsuna mentre stavano lavorando.

Gokudera sentì il bisogno di evadere. Per quanto ancora avrebbe continuato a fare finta di niente?

"Come?"

"Lo so che Mari non ti piace, ma sei stato il mio primo amico, vorrei davvero che fossi tu... se non ti va lo chiedo a Takeshi..." cercò di spiegare Tsuna.

"No no, va bene. Lo faccio io!" ribattè accennando un sorriso.

"E se Mari diventerà la Madonna dei Vongola dovrò per forza farmela piacere, quindi almeno cerco di iniziare..." convenne con se stesso.

Tsuna gli sorrise, i suoi occhi divennero lucidi mentre lo abbracciava.

"Hayato, tu non hai idea di quanto significhi tutto questo per me..."

E il tanto temuto giorno arrivò, il giorno in cui gli avrebbe detto addio definitivamente.

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Capitolo 3
*** Full of thorns ***


Si supponeva essere un giorno di festa, cosa c'era di più romantico di un matrimonio? Invece lui era distrutto.

Pronunciò il discorso che aveva scritto in cui parlò davvero di tutto ciò che Tsuna significava per lui, ovviamente omise la parte più importante.

Dopo il tanto atteso bacio degli sposi, pose fine a quella messa in scena smettendo di recitare il ruolo del testimone e decise di non continuare a calpestare i propri sentimenti.

Si allontanò da Tsuna in tutta fretta, dopo aver firmato l'autorizzazione a portarglielo via. Tante volte lo aveva visto baciare un'altra persona, ma in questo caso era definitivo, non si poteva tornare indietro.

Entrò nella stanza che gli era stata assegnata e senza neanche chiudere la porta si avvicinò alla finestra guardando il suo riflesso, il riflesso della sofferenza.

"Non ce la faccio più!" urlò a pieni polmoni.

"Non ne posso più di fare finta di niente, cazzo..." mormorò con un filo di voce cercando supporto nel davanzale della finestra, vi si aggrappò con entrambe le mani perché sentiva che in caso contrario sarebbe caduto.

Scivolando lungo il muro si rese conto di non essere solo quando nella finestra vide il riflesso anche di un'altra persona.

La giovane donna indossava un abito blu notte e aveva i capelli elegantemente legati in un chignon. Era molto bella, appoggiata a quella porta con lo sguardo affranto.

"Scusami... non volevo invadere la tua privacy, ma sono preoccupata per te" la sentì dire.

"Preoccupata per me, Haru?" domandò lasciandosi sfuggire una risatina isterica.

"Sì..." disse la giovane avvicinandosi a lui, lo vide praticamente sprofondare finché non si portò le ginocchia al petto e sospirò profondamente.

"Sai che ti ucciderà tenertelo dentro?" gli domandò Haru sedendosi accanto a lui nella stessa posizione.

"Di che stai parlando?" cercò di dissimulare Gokudera, forse era ancora in tempo per uscire da quella conversazione scomoda.

"Dei tuoi sentimenti per Tsuna."

Gokudera sussultò, gli sembrò di non avere più niente addosso neanche la dignità dal momento che scoppiò in lacrime senza controllo.

"Sei innamorato di lui, si vede. Anche io lo sono stata, ricordi? Solo che a differenza tua a un certo punto sono andata avanti."

Gokudera annuì, cercò di asciugarsi le lacrime, ma lasciò perdere quando si rese conto che le sue mani tremavano.

"Come hai fatto ad andare avanti?" le domandò, non c'era più ragione di fingere tanto valeva scoprire le carte.

"Dopo essere stata rifiutata ho chiuso il capitolo" disse Haru accennando un sorriso. Ricordava benissimo quel giorno, ricordava di aver sperato che Tsuna le desse almeno un'opportunità, ma l'aveva respinta.

"Sono andata avanti perché glielo ho detto, perché mi sono potuta togliere il peso dell'amore non corrisposto, ma tu non lo hai mai fatto..."

Gokudera iniziò a singhiozzare, sentì una stretta al cuore.

"Io non voglio che mi rifiuti!" quasi urlò.

Haru gli accarezzò la schiena e lo avvicinò a sé.

"Lo so, ma non puoi continuare così... preferisci continuare a fare finta di niente piuttosto che affrontare la realtà... però adesso devi aprire gli occhi, devi capire che Tsuna è felice con sua moglie e anche tu puoi essere felice con qualcuno. Perché non ti metti in gioco? Sei un bell'uomo e ai matrimoni si rimorchia un sacco. Vai al piano di sotto e vedi se trovi qualcuno" disse nel tentativo di consolarlo, ma anche di smuoverlo.

"Ma io non voglio qualcuno, io voglio Tsuna..." mormorò con un filo di voce.

Haru sospirò, capiva la situazione, ma Gokudera le sembrava quasi un bambino capriccioso con quel discorso ostinato.

"Quindi vuoi continuare ad accontentarti di fare finta di niente per tutta la vita aggrappandoti a una speranza che non hai che Tsuna si svegli un giorno e si butti tra le tue braccia? Vuoi soffrire per sempre?"

Gokudera avvertì quelle parole come se fossero calci e pugni.

La speranza che non ho... si disse ripetutamente.

"Non hai mai avuto una relazione, non ci hai mai neanche provato. Vuoi salvare ancora a lungo il tuo primo bacio per Tsuna?"

Gokudera sentì il cuore sanguinare, ma soprattutto si domandò se ci fosse modo di essere più vulnerabile di quanto si sentisse.
Come faceva Haru a saperlo? Aveva scritto in faccia anche questo?

"È finita, ma il punto è che non è mai iniziata... ho perso una gara a cui non ho neanche tentato di partecipare, ma ero stato squalificato in partenza. Lo so che dovrei andare avanti, me lo ha detto anche lui, ma non ci riesco, non riesco a lasciarlo andare. Preferisco recitare il mio ruolo e renderlo felice che spiazzarlo completamente dicendogli sono innamorato di te da quattordici anni. Quattordici fottuti anni!"

Haru annuì lo guardò con compassione.

"Sì, forse è forte, ma dovresti dirglielo. Devi farlo per te stesso e per la vostra amicizia. Siete due uomini maturi non succederà niente di grave. Tsuna ti vuole un bene immane, ti capirà e si scuserà per non essersene reso conto e tu andrai avanti e troverai qualcuno che ti renda felice..."

"Solo Tsuna può rendermi felice" ribattè Hayato asciugandosi una lacrima.

"Allora non vuoi essere felice..." sospirò Haru alzandosi dal pavimento.

"Io ho fatto il possibile, ma non possa aiutare chi non vuole risolvere i problemi..."

Lo lasciò solo con la verità, con la sofferenza.
Gokudera riprese a piangere intensamente.

"Ha ragione, non voglio essere felice voglio solo essere suo..."

Non glielo disse, non gli disse niente neanche quando rientrò in sala e Tsuna gli chiese se stesse bene perché aveva proprio una brutta cera.

Non gli disse niente quando nacque il suo primo genito e continuò a non dirgli niente mentre il bambino cresceva.

Accumulava solo il peso di sentimenti ormai così forti da trascinarlo a fondo e rendergli difficile anche solo camminare.

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Capitolo 4
*** Blooming flower ***


Yoru Sawada era un bellissimo bambino, aveva i colori del padre, era quasi come se di Mari non avesse niente.

Hayato lo adorava, era l'unico bambino che gli avesse mai rubato il cuore anche se quando si sentiva chiamare zio la sua anima soffriva sempre.

Era un giorno qualunque quando Tsuna lo mandò a chiamare nel suo ufficio, consuetudine per il loro lavoro.

"Stasera c'è un evento in questo locale" gli disse senza neanche dargli il tempo di chiudere la porta.

Agitò la locandina verso di lui mostrando l'immagine del posto.

"Ti va di andarci insieme?"

Gokudera annuì.

"Lo dico agli altri e ci organizziamo."

Tsuna sospirò e accennò un sorriso.

"Okay..."

"Se non c'è altro io andrei allora..." disse Gokudera, aveva molto da lavorare, ma in quegli occhi lesse chiaramente che la conversazione non era finita.

"In realtà... volevo parlarti di una cosa..." gli disse Tsuna torturandosi le dita.

"Mi sento confuso, non sento più la stessa passione... ho come la sensazione che mi sia innamorato dell'idea che avevo di lei e non di lei..."

Gokudera sussultò, erano anni che non sentiva quelle parole in cui aveva davvero sperato, ma no, stavolta era diverso, lui era cambiato.

"Quando il matrimonio viene consumato esistono dei momenti di crisi, poi ci si lavora e si superano. L'arrivo di un figlio obbliga a rivedere le proprie priorità e non è facile. Spesso il rapporto di coppia non ne beneficia, ma sono solo fasi."

Tsuna accennò un sorriso, gli venne da ridere.

"Parli come se fossi sposato..."

"Leggo molti libri sul comportamento umano...”

"Spero tu abbia ragione..." disse Tsuna con sguardo triste.

“Comunque il fatto è che ho iniziato a provare dei sentimenti per un'altra persona e non credo di poter continuare questo matrimonio...non voglio dare a Yoru dei genitori che non si amano realmente, ma fingono come facevano i miei e al contempo io non voglio si senta abbandonato, voglio che senta sempre di avere una mamma e un papà."

Gokudera ascoltò attentamente, neanche fece caso all'altra persona di cui parlava Tsuna. Probabilmente il suo meccanismo non aveva fine.

"Vabbè lasciamo stare..." sospirò Tsuna.

"Ma tu davvero stai bene senza avere mai avuto una relazione? Non ti è mai piaciuto qualcuno?" gli domandò.

Gokudera accennò un sorriso e lasciò andare una piccola risata isterica.

"Sì, ma non ho mai avuto possibilità. Con permesso" disse allontanandosi in fretta prima che quei sentimenti uscissero senza permesso.

Mentre camminava a passo svelto nel corridoio non poteva fare a meno di pensare che se solo quel giorno glielo avesse detto ora non sarebbe stato in questa schifosa situazione.

Questi sentimenti moriranno con me e Tsuna non lo saprà mai...
La serata vide riunirsi tutti i guardiani attorno a un bancone di un bar dove venivano passati shottini che andavano bevuti a seconda delle situazioni.

Era un gioco strano, ma in qualche modo divertente e Gokudera fu grato che non ci avessero messo la sessualità di mezzo o sarebbe stato un momento triste per lui.

Divenne un gioco che finì con uno stato di ebbrezza, nessuno alla fine era completamente lucido, ma Tsuna era quello più a pezzi.

Nonostante diceva di starsi divertendo Hayato percepiva tutto altro, era come se avesse voluto affogare i suoi dispiaceri nell'alcol.

Dal momento che Tsuna neanche si reggeva in piedi correttamente Gokudera si sentì in dovere di aiutarlo a camminare. Lo aiutò a uscire dal locale e disse agli di avviarsi e che a breve li avrebbero raggiunti.

"Scusami...Hayato. Sono un disastro..."

"Macché, capita a tutti di alzare un po' il gomito."

Mentre camminavano Tsuna perse completamente l'equilibrio, Hayato lo sorresse e se lo ritrovò spalmato contro il petto.

"Attenzione..." mormorò con un filo di voce.

Gokudera sapeva niente, sapeva solo che un attimo dopo le labbra di Tsuna erano sulle sue.

Il suo bacio, il bacio che aveva tanto gelosamente conservato finalmente lo aveva potuto vivere.

Ricambiò immediatamente, sentendo il cuore battere all'impazzata e la gola secca che bruciava per via dell'alcol.

Gli ci volle qualche minuto per elaborare lo stato di Tsuna, rendersi conto che non era in sé, che non poteva essere in sé dopo tutto quello che aveva bevuto.

Quell'attimo di paradiso andò sfumando e nonostante Tsuna stessa approfondendo il bacio Hayato si impose di allontanarlo.

Amava un uomo sposato e con figli e stava approfittando del suo stato di coscienza alterata. Lui non era così.

"Mi piaci, Hayato... scusami se non te l'ho mai detto. Io e Mari ci siamo già separati da due mesi e io non ho il coraggio di dirlo a Yoru, ma non posso continuare a mentire né agli altri né a me stesso..." disse Tsuna immediatamente non appena si vide allontanare.

"Tsuna, sei ubriaco, non sai che stai dicendo" gli disse immediatamente Hayato, cercando di scacciare quella speranza nella sua testa che non era mai morta.

"Sì, che lo so invece. Oggi qui volevo venirci con te, solo con te e tu invece hai coinvolto tutti gli altri.." protestò Tsuna.

"Tu non hai idea di quante volte ti ho sognato  quando eravamo ragazzi, ma ho sempre fatto finta di niente e quella volta nel tio locale... sentivo le farfalle nello stomaco e non mi spiegavo il perché... ma eri tu, sei tu... sei sempre stato tu..."

Gokudera sussultò, aveva aspettato una vita intera quelle parole, ma ora non sapeva se crederci.

"Dimmi queste stesse parole da sobrio, okay?"

Tsuna scosse la testa vigorosamente.

"Che importanza ha quando te le dico. Ti voglio, ho aspettato per così tanto e tu non puoi convincermi di non provare la stessa cosa dopo come hai reagito al mio bacio..."

Gokudera sospirò, lo prese sulle spalle e riprese a camminare.

Non sa cosa dice... si ripeté in mente.

Nonostante la situazione non fosse delle migliori comunque non poteva lasciarlo tornare nella sua stanza in quelle condizioni quindi lo portò nella propria.

Lo adagiò sul letto ascoltando le sue proteste, ma non volle sentire ragioni.

"Cerca di riposare" gli disse togliendogli solo le scarpe.

"Resta con me..." lo supplicò Tsuna.

"Facciamo l'amore..." disse iniziando a sbottonare i pantaloni.

Gokudera ingoiò a vuoto, quanto avrebbe voluto poter rispondere diversamente.

"Un ubriaco non può essere consenziente..." disse allontanandosi.

"Ma io sono così eccitato e tu sei bellissimo..." ribatté Tsuna.

"Sono lusingato... ma non posso soddisfare questa richiesta neanche se me la mettessi sotto forma di ordine diretto."

"Ti prego, non andartene..." mormorò Tsuna allungando una mano verso di lui.

"Stai con me, voglio stringerti tra le mie braccia e baciarti..."

Hayato si sedette sul bordo del letto e gli accarezzò il viso.

"Domani...se mi vorrai ancora" disse.

Tsuna continuò a insistere finché l'alcol non ebbe la meglio e cadde addormentato.

Gokudera sorrise, nonostante tutto era un piccolo sogno che si era avverato.

Gli lasciò il letto e gli mise una coperta addosso, trascorse la notte sul divano.

Quando si risvegliò Tsuna non poté ignorare né il suo mal di testa, né la stanza di Hayato, né i suoi pantaloni sbottonati.

Oh cazzo...non dirmi che abbiamo.. pensò allarmato.

"Buongiorno, ecco una tazza di tè e un'aspirina."

"Grazie Hayato..." mugolò Tsuna mettendosi seduto accogliendo di buon grado il vassoio che gli era stato portato.

Bevve il tè e mangiò qualche biscotto per poi prendere l'aspirina.

Trascorsero qualche lungo secondo in silenzio finché Tsuna non si decise a parlare.

"Senti, ma... noi abbiamo...?"

"No" rispose immediatamente Gokudera.

Tsuna sembrò sollevato e Hayato si sentì ferito dalla cosa, forse non aveva davvero idea di cosa stesse parlando e si stava solo buttando sul primo che gli era capitato.

"Menomale, non avrei mai voluto dimenticarlo..." mormorò Tsuna.

Gokudera rimase in silenzio, aveva sentito bene?

"Ormai sono qui, tanto vale dirti la verità. Non sto dicendo di non aver amato Mari o tutte le altre ragazze con cui sono stato, sto solo dicendo che avrei dovuto guardare in faccia la realtà molto tempo fa e chiedere a te di uscire..."

Gokudera rimase a bocca aperta: o era un sogno terribilmente realistico o aveva sempre avuto ragione.

In entrambi i casi era tutta la vita che non aspettava altro.

"Perché con te non mi sarei mai sentito come prima o poi mi sono sentito con tutte le altre persone con cui sono stato. Con te avrebbe funzionato fin dal principio..."

Gokudera sospirò profondamente guardandolo negli occhi.

"Tsuna, ma tu pensi davvero quello che stai dicendo?" gli domandò incredulo.

"Sì, che motivo avrei di mentirti. L'ho fatto già troppo a lungo. È vero che c'è un'altra persona, ciò che non è vero è che sia recente, perché mi piace da praticamente sempre e sei tu..."

Gokudera lo guardò spaesato il suo cuore sembrava essersi fermato o aver ricominciato a battere, non sapeva dirlo.

"Ti prenderei a schiaffi.." mormorò.

Tsuna alzò un sopracciglio, non era esattamente la reazione in cui sperava.

"Sai perché per tutto questo tempo non ho mai avuto una relazione?" domandò sentendosi carico di emozioni contrastanti.

"Sì" rispose Tsuna.

"Ora mi è chiaro..." aggiunse.

"Io volevo te, ho sempre voluto te e ti ho aspettato per così tanto tempo. Mi hanno dato del pazzo, ma io lo sentivo, lo sentivo che non potevo essere da solo..."

Tsuna accennò un sorriso, tese una mano verso di lui e gli accarezzò la guancia.

"È troppo tardi per darti ciò che hai sempre voluto?"

Hayato sentì il suo corpo fremere mentre le lacrime si facevano strada lungo le guance.

Rispose con un bacio assaporando la sua felicità, Tsuna lo ricambiò.

Lo prendo per un no

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