pokémon: e ognuno per la propria strada

di Satoshipedia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come il battito d'ali di un Butterfree ***
Capitolo 2: *** Scandalo alla Lega Pokémon! L'indiziato è Satoshi?! ***



Capitolo 1
*** Come il battito d'ali di un Butterfree ***


Il volo K91 della Dragonite Airlines toccò puntuale il suolo di Kantō e tutti i passeggeri si prepararono a sbarcare.
Tra i numerosi allenatori di pokémon giunti fin lì in cerca di nuove avventure, la sedicenne Yurīka[1] era certamente la più emozionata, al punto da scendere le scale compiendo due o tre gradini alla volta!
A renderla così euforica non fu tanto la destinazione in sé, quanto la ragione che la spinse a mettersi in viaggio: incontrare il campione di Kantō in persona!
Pur essendo un'autentica celebrità, la cui fama si estendeva addirittura oltreoceano, egli dedicava volentieri parte del proprio tempo agli allenatori desiderosi di instaurare un legame con i pokémon. Yurīka decise quindi di diventare sua allieva, sfidando qualsiasi pregiudizio: «Sei sicura? Lui è molto severo e intransigente, potrebbe essere troppo dura per te!»
Quasi tutti tendevano a sottovalutarla, forse ingannati dal suo aspetto ancora così innocente, oppure dai delicati capelli biondi che le accarezzavano le spalle.
Effettivamente, il campione istruiva innanzitutto gli allenatori, non tanto i loro pokémon.
"Nessun allenatore può davvero definirsi tale, se si limita a impartire ordini senza l'esperienza personale".
Questo era il primo insegnamento del rinomato maestro, il quale sottoponeva ciascun apprendista a rigide prove fisiche e intellettive.
Eppure, con infinita pazienza egli incoraggiava i più insicuri rispettando i loro tempi, ma allo stesso modo pretendeva massimo impegno e soprattutto concentrazione! Poi si metteva in disparte e, a braccia conserte, osservava scrupolosamente gli allievi. Quando essi lo vedevano annuire sorridendo, capivano di essere sulla strada giusta e si sentivano ancor più motivati a dare il massimo.
Nell'ascoltare tutti questi racconti, Yurīka anziché intimorirsi si emozionava ulteriormente; felice di constatare che lui non fosse mai cambiato dall’ultima volta in cui lo ha incontrato.
 
«Dedenne, anche tu sei elettrizzato all’idea di rivedere Satoshi[2] e Pikachu?»
La ragazza si era rivolta al piccolo pokémon criceto, comodamente acciambellato nella sua borsetta, mentre attraversava la foresta a passo spedito.
Quando conobbe l'attuale campione di Kantō, Yurīka si riferiva a se stessa parlando ancora in terza persona! Da allora ne era scorsa di acqua sotto i ponti e finalmente avrebbe potuto ringraziarlo come si deve, per essersi preso cura di lei assieme a Serena e al Fratellone Shitoron[3]. Quest’ultimo, in seguito le donò ufficialmente la pokéball di Dedenne, vedendo quanto i due fossero rimasti legati l’uno all’altra anche dopo il viaggio attraverso Karos[4].
D’un tratto, il pokémon rizzò le antenne ed emise timide scintille elettriche. Poi, balzò fuori dalla borsetta e iniziò a correre a perdifiato.
«Che ti prende, Dedenne?»
«Dededé!!»
Fu la risposta del roditore, il quale si dileguò rapidamente nell’oscurità della foresta.
«Aspetta, dove stai andando? Non puoi allontanarti da solo!»
Per quanto lo chiamasse, il pokémon era ormai troppo lontano. Sconsolata, Yurīka crollò sulle ginocchia e rimase a fissare il sentiero deserto, finché una lacrima sgorgò prepotentemente dai suoi occhioni azzurri.
«Alla mia età, Satoshi era già un allenatore di primo livello. Mentre io...»
Forse Dedenne non riusciva ancora a vederla diversamente dalla sua compagna di giochi; ecco il vero motivo per cui si decise a chiedere l'autorevole aiuto di Satoshi, sebbene al tempo stesso temesse di deluderlo.
Fu allora che una voce familiare le risuonò in mente.
"Non arrenderti mai, fino all'ultimo momento.”
Queste parole erano talmente insite nel cuore di Yurīka, da riaccendere in lei la fiamma della determinazione. Una degna allieva del campione di Kantō avrebbe dovuto quantomeno dimostrare di saper applicare quel primissimo insegnamento che lui le trasmise da bambina.
L'allenatrice si tirò quindi in piedi ed estrasse una pokéball. Poi, proprio quando stava per lanciarla...
 
«Ora capisco dove si è cacciato Pikachu!»
Stavolta quella voce la udì sul serio! Istintivamente Yurīka si voltò, trovandosi così di fronte a un giovane uomo con un berretto rosso e bianco. Non era molto alto e neanche particolarmente robusto, ma un fisico prestante traspariva dall’aderente maglietta nera che indossava, sotto una giacca azzurra sbottonata.
Egli sembrava trascorrere poco tempo davanti allo specchio: i suoi fitti capelli corvini apparivano infatti scompigliati, mentre sul mento si era lasciato crescere un pizzetto incolto, come a voler dimostrare di non essere un uomo totalmente preso dal proprio aspetto.
Gli occhi dei due si sono quindi incontrati; quelli di lui, seminascosti da qualche ciocca di capelli, riflettevano un brillante color nocciola. Il suo sguardo determinato e al tempo stesso gentile avvolse Yurīka, che subito si illuminò in volto.
«Ciao Satoshi!»
Nell'emozione di rivederlo, la ragazza quasi dimenticò di non trovarsi più davanti al medesimo allenatore conosciuto dieci anni prima. Ora lui sarebbe diventato il suo maestro... e la colse in una situazione decisamente scomoda!
«Co-cosa ci fai qui?»
«Ecco, pensavo di raggiungerti... infatti Pikachu deve aver avvertito la presenza di Dedenne e si è allontanato.»
Satoshi le aveva risposto massaggiandosi imbarazzato la nuca. Poi, tentando di cambiare discorso, aggiunse: «Cavoli quanto sei cresciuta, Yurīka!»
Nell'udire queste parole, lo spettro della vergogna tornò ad accarezzarle la spina dorsale.
«Ti chiedo scusa...» sussurrò la giovane allenatrice con gli occhi colmi di lacrime.
Il campione assunse un’espressione confusa, ma in realtà stava solo fingendo di non sapere cosa la tormentasse, perché voleva che fosse lei a dirglielo.
«Io ci provo a essere come voi. Come te, Serena e Shitoron…» sbottò finalmente Yurīka.
«Ho catturato parecchi pokémon, sto lavorando per diventare una performer e ho addirittura vinto delle medaglie. Però, temo di non poter raggiungere il vostro livello. Neanche ho il coraggio di sfidare il Fratellone in palestra!»
Rimase quindi in attesa del temuto rimprovero, ormai certa di sentirsi dire qualcosa tipo: “mi aspettavo molto più da te”. Invece, la ragazza si sentì solamente posare una mano sulla testa, così alzò timidamente lo sguardo e si accorse che Satoshi si limitava a sorriderle dolcemente.
«Dimmi, cosa significa per te essere un Maestro Pokémon?» domandò lui pacatamente.
Yurīka ebbe un attimo di esitazione, poi azzardò la risposta.
«Catturare tutte le specie di pokémon e diventare l’allenatore più forte del mondo...?»
Solo allora notò quanto fosse precipitosa e banale la definizione che sempre aveva dato per scontata.
Satoshi infatti annuì, come se la conversazione stesse andando esattamente nella direzione prevista; poi replicò con un nuovo quesito.
«...E cos'è la “forza”?»
Yurīka si soffermò ancora a riflettere. Gli allenatori più forti di cui aveva sentito parlare erano i vincitori di varie competizioni regionali e internazionali, quindi si trattava di scalare la vetta battendo ogni avversario. Ma per qualche motivo, nemmeno questa spiegazione la convinse del tutto, così rimase in silenzio.
Anche il campione smise di porle domande, si girò appena e volse lo sguardo a un punto indefinito.
«Vieni, andiamo a cercare Pikachu e Dedenne.»
Nonostante avesse smarrito il suo migliore amico, la voce di Satoshi restava calma e imperturbabile. Yurīka lo seguì, tentando di capire cosa gli stesse passando per la testa: perché non appariva affatto preoccupato?
Senza smettere di sorridere, egli si rivolse nuovamente alla sua allieva.
«Sai, inizialmente anche io credevo che essere un Maestro Pokémon significasse sia acchiapparli tutti, sia diventare l’allenatore più forte. Mi impegnavo a perseguire entrambi gli obiettivi, eppure rimanevo sempre indietro. Finché, nel corso del mio viaggio ho finalmente capito…»
Un soffio di vento smosse gentilmente le fronde degli alberi.
«...Per me, addestrare con pazienza e amore un solo pokémon vale ben più di accumularne cento, senza poter dedicare a ciascuno il tempo necessario. Compresi quindi che il mio ideale di allenatore è far emergere le qualità di ogni elemento della squadra, poiché chiunque ha il proprio ruolo e nessuno è invincibile! L'importante è saper cooperare e sostenersi a vicenda.»
Così, Yurīka afferrò il senso del primo quesito di Satoshi: non esiste il “tutto o niente”, ognuno può costruirsi un ideale di Maestro Pokémon, sviluppando le proprie attitudini. Allo stesso modo, ciascun pokémon è portato per un differente ruolo, ed è solo unendo le capacità dell'intera squadra che poi si conquista la vittoria.
«In definitiva, il vero concetto di “forza” non si riduce all’essere invincibile. Nessuno potrà mai sperare di ottenere la forza pura dei pokémon senza stringere legami con loro. Ecco perché è fondamentale unire i nostri cuori.»
L’insegnamento di Satoshi era chiaro e conciso, Yurīka si sentì immensamente felice di aver già ricevuto da lui una lezione così importante. D’un tratto, però, un insidioso dubbio iniziò ad arrovellarle la mente.
«Quindi, tu pensi che io non sia riuscita a stringere un vero legame con Dedenne?»
A questa domanda, Satoshi sgranò gli occhi e rimase per un istante a fissare in volto la giovane allenatrice, poi scoppiò in una fragorosa risata.
Offesa, Yurīka gonfiò le guance a mo' di Jigglypuff, mentre il campione continuava a tenersi la pancia divertito.
«Scusami...» balbettò provando a soffocare quell’irresistibile sensazione, «mi è venuto da ridere solo perché penso esattamente l’opposto!»
La ragazza lo guardò di sbieco, leggendo nell'esclamazione di Satoshi il tentativo di rimediare a una gaffe. Egli quindi se ne accorse e cercò imperterrito lo sguardo di Yurīka.
«Tra voi due c'è un legame solidissimo! Come puoi credere il contrario? Specie dopo le avventure passate insieme.»
«Eppure, lui continua a disobbedirmi. Forse non mi vuole per allenatrice.»
«Ti sbagli. Ricordi quella promessa che vi scambiaste all’aeroporto di Miare City?»
La memoria di un giorno malinconico riaffiorò nel vissuto di entrambi.
Dedenne era scappato di nuovo, arrabbiato al pensiero di doversi separare dai compagni di viaggio a cui si sentiva ormai affezionato.
Satoshi e Serena si fermarono a cercarlo, pur rischiando di perdere i rispettivi aerei, ma alla fine tutto si risolse. Yurīka e il suo pokémon si scambiarono così la promessa di impegnarsi a diventare una squadra fortissima, tanto da raggiungere perfino i loro amici!
«Tu e Dedenne condividete gli stessi sogni, quindi abbi fiducia in lui! Presto vi ritroverete, esattamente come Pikachu e io siamo destinati a restare sempre insieme, qualunque cosa accada.»
Ed ecco finalmente spiegato l’atteggiamento rilassato del campione: il forte legame tra Satoshi e Pikachu trascendeva ogni possibile avversità; niente avrebbe potuto impedire loro di ricongiungersi. Allo stesso modo, anche Yurīka poteva contare su Dedenne, il quale mai e poi mai sarebbe stato capace di tradire la promessa a cui entrambi erano legati.
«Immagina se, invece, quel giorno il tuo pokémon non fosse fuggito...» aggiunse lui scrutando il cielo, «chissà se oggi staremmo ugualmente qui a parlare.»
Satoshi sapeva trovare sempre le parole giuste per guardare a una brutta vicenda con occhi diversi. Le paure di Yurīka lentamente si placarono, come onde del mare dopo la tempesta.
«In realtà, a volte mi piace immaginare qualcosa di un po’ egoistico.» confessò lei timidamente, «Se Dedenne quel giorno fosse riuscito a farvi perdere l’aereo, forse poi avremmo intrapreso un altro viaggio. Tutti insieme.»
Naturalmente, Yurīka sapeva bene che a Satoshi e Serena sarebbe bastato aspettare i voli successivi; tuttavia, spesso le era capitato di sentire Shitoron citare un particolare detto: “il semplice battito d’ali di un Butterfree potrebbe causare una catena di movimenti di molecole, fino a scatenare un uragano perfino a migliaia di chilometri di distanza.”
 
Il campione carezzò gentilmente la testa della sua allieva, poi si mise a sedere sul tronco di un albero caduto.
«Anche a me sarebbe piaciuto.»
Un leggero sospiro.
«Ma vedi, dopo il mio rientro a Kantō ne sono successe così tante! Se le cose fossero andate diversamente, forse oggi i nostri ricordi sembrerebbero inconsistenti, addirittura anti-materiali.»
Ogni passo compiuto da Satoshi impresse nel terreno le orme del futuro. Un avvenire certamente scomodo a colui che tentò di dissodare quella medesima strada.
Rimodellando il suolo, costui plasmò il suo mondo ideale, dove i i cuori di umani e pokémon sembravano uniti, illudendo gli allenatori di poter realizzare i propri sogni. Una piacevole bugia, raccontata dall’eterno bambino in cui la popolazione aveva bisogno di identificarsi, ignorando che la sua stessa esistenza dimostrava invece l’ipocrita realtà.
Quegli smottamenti avrebbero lentamente provocato il crollo dell’intero mondo Pokémon.
Un po’ come l’effetto del battito d’ali di un Butterfree.
 
[1] Nome giapponese/originale di Clem
[2] Nome giapponese/originale di Ash
[3] Nome giapponese/originale di Lem
[4] Kalos

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Capitolo 2
*** Scandalo alla Lega Pokémon! L'indiziato è Satoshi?! ***


Un lontano giorno di primavera, quattro neoallenatori lasciarono Masara Town[1] per intraprendere il cosiddetto “viaggio di formazione”.
Normalmente, ognuno sarebbe autorizzato a partire la stessa mattina in cui compie dieci anni di età, ma il rinomato professor Ookido[2] ritenne che l’istruzione fosse prioritaria, così decise di mettere a disposizione i suoi pokémon starters solo alla chiusura di ogni anno scolastico. Volenti o nolenti, tutti gli allenatori di Masara dovettero quindi attendere il primo aprile successivo al proprio decimo compleanno[3].
A differenza degli altri tre coetanei, Satoshi fu l’unico a proseguire la formazione, anche dopo aver attraversato le regioni di Kantō e Jouto[4]. Fu allora che questi sentì la necessità di mettersi in discussione e ricominciare da zero: iniziò un nuovo viaggio portandosi dietro soltanto Pikachu, quindi partecipò alla lega di Houen[5] avvalendosi esclusivamente dei pokémon trovati lì.
Classificatosi ai quarti di finale, egli radunò le esperienze pregresse, presentandosi al successivo torneo di Shinou[6] con la squadra al gran completo. Fu così l'unico allenatore a sconfiggere Darkrai e Latios di Takuto[7], piazzandosi nientemeno che tra i primi quattro!
Infine, sfiorata la vittoria alla lega di Karos, Satoshi realizzò di essere finalmente pronto per ripresentarsi al campionato della sua regione natale. Tutta la strada percorsa fino a quel momento aveva lo scopo di ricondurlo al punto di esordio, lì dove toccò il suo sogno con mano la prima volta: Sekiei Plateau[8].
Fu così che, un anno dopo il torneo di Miare City, Satoshi si trovò nuovamente dietro le quinte dello Stadio Sekiei, stavolta per partecipare alla semifinale.
La voce del cronista ruppe la sua concentrazione, rimbalzando tra gli spalti gremiti di spettatori esultanti.
«Signore e signori, in postazione verde abbiamo uno sfidante che dopo tanti anni ha deciso di tornare in questo stadio. Lui è già campione della Lega Orenji[9], campione della Battle Frontier[10] di Kantō e super-finalista alla Lega di Karos; e vi ho nominato solo alcuni dei suoi numerosi titoli! Gentile pubblico, voglio sentire un caloroso applauso per l’orgoglio di Masara Town!»
Un boato si levò tra la folla. Satoshi fece il suo trionfale ingresso in campo, sbracciandosi nel salutare gli spettatori. Sembrava nato per stare sotto le luci della ribalta, sebbene dentro di sé fosse al tempo stesso sorpreso di tante acclamazioni. In passato chi avrebbe mai scommesso sul talento di quella peste? Ormai il piccolo Satoshi era diventato un uomo.
Egli volse quindi lo sguardo alla pedana opposta, dove presto si affacciò il suo sfidante: un energumeno talmente pieno di muscoli da far concorrenza a un Machamp! Nessuna sorpresa, infatti nel vedergli schierare per primo proprio questo pokémon umanoide, dotato di ben quattro braccia!
L’allenatore in questione era certamente abile, ma nella media; non spiccò particolarmente tra i partecipanti, così come Machamp, il quale venne messo facilmente in difficoltà da pokémon con alte difese. Ragion per cui, la prima scelta di Satoshi ricadde su Torterra.
Il bodybuilder piegò all’insù gli angoli della bocca.
«Oh sì, c’è ancor più gusto ad abbattere i tank. Vai Machamp, usa Pugnoscarica!»
Il pokémon megaforza scagliò una raffica di pugni, eppure l'avversario incassò ogni singolo colpo a testa alta. In effetti Satoshi aveva dedicato molto tempo a sviluppargli le difese, dato che in seguito all’evoluzione da Turtwig, il massiccio carapace non fu più in grado di contare sulla velocità. Il suo stile di lotta dunque cambiò, e il compito di un allenatore è assecondare le naturali inclinazioni di ciascun pokémon.
 
Ma contro ogni aspettativa, Torterra si accasciò prima ancora di sferrare il contrattacco e l’arbitro fu costretto a decretarne la sconfitta.
«Colpo di scena! Oggi Machamp sembra particolarmente in forma, ha mandato KO Torterra in un solo turno!»
Nell’assistere a una simile azione, nemmeno il cronista era riuscito a mascherare la propria sorpresa. Allo stesso modo, Satoshi richiamò basito il suo pokémon.
Intanto Pikachu fremeva per intervenire. Normalmente l’allenatore lo avrebbe assecondato, però stavolta avvertì un brutto presentimento.
«No, aspetta. È troppo pericoloso. Ti farò combattere solo dopo aver sconfitto quel Machamp.»
Satoshi non si sarebbe mai permesso di mandare un pokémon allo sbaraglio, mettendone a repentaglio la sicurezza, tanto meno il suo migliore amico Pikachu.
«Meglio puntare sulla velocità.» concluse quindi con rinnovata determinazione, poi si sistemò la visiera del berretto e lanciò una seconda pokéball, dal cui bagliore luminoso si materializzò Swellow.
Oltre a essere particolarmente rapido negli spostamenti, ciò che caratterizzava questo pokémon rondine era la sua incredibile tenacia: anche se Machamp fosse riuscito a colpirlo, non necessariamente lo avrebbe mandato al tappeto.
 
Sebbene la debolezza del tipo lotta sul tipo volante fosse ben nota a tutti, il bodybuilder se ne fece beffa.
«Alla fine ci cascate sempre. Avanti Machamp, usa Pietrataglio!»
«Doppioteam, veloce!»
Swellow creò rapidamente numerose copie di sé, evitando la raffica di rocce scagliategli contro dall'avversario.
«Ottima reazione di Satoshi!» esultò il cronista, «Se quel colpo superefficace fosse andato a segno, per Swellow sarebbe stata la fine dei giochi!»
Non riuscendo a spiegarsi un tale cambiamento in Machamp, stavolta l'orgoglio di Masara Town appariva disorientato e il bodybuilder ne approfittò impietoso.
«Rifletti pure, intanto noi attacchiamo. Vai, usa Tuonopugno!»
«Rispondi con Aeroassalto!»
Satoshi chiamò rapidamente il contrattacco, chiedendosi per quanto ancora sarebbe riuscito a improvvisare, ma proprio mentre i pokémon stavano sul punto di scontrarsi…
«Stop! L'incontro è ufficialmente sospeso.»
 
L’arbitro, che fino a quel momento era rimasto a osservare scrupolosamente la lotta, d'un tratto aveva deciso di interromperla e lo stadio piombò nel silenzio più totale.
Poco dopo, il presidente Tamaranze[11] entrò in campo, assieme a Jōi[12] e un paio di uomini dello Staff Lega Pokémon. Uno di essi si rivolse direttamente al bodybuilder.
«Il “concorrente rosso” e il suo Machamp sono pregati di seguirci immediatamente, per un controllo di presunta irregolarità.»
Irregolarità?! Nel sentire questa parola, l’intera folla ruppe il silenzio, emettendo fischi e boati. Il cronista si vide quindi costretto a spiegare la situazione, lasciando trapelare un certo imbarazzo.
«Gentile pubblico, a quanto pare l’incontro deve essere sospeso, a causa di una presunta violazione del regolamento ufficiale della Lega Pokémon. Ci scusiamo per il disagio, il torneo riprenderà appena possibile.»
Accadde tutto talmente in fretta che Satoshi non ebbe neanche il tempo di realizzare la situazione. Solo quando vide il pubblico lasciare davvero gli spalti, si decise a uscire anche lui.
Intanto, i suoi migliori amici Kasumi[13] e Takeshi[14] lo attendevano all’ingresso dello stadio. I due avevano rimandato i loro impegni per assistere al torneo e supportare lo storico compagno di viaggio, il quale si apprestò a raggiungerli.
«Ehi ragazzi, voi ci capite qualcosa? Perché la lotta è stata sospesa così, di punto in bianco?»
«Possibile che non ti sia accorto di nulla?» replicò Kasumi roteando gli occhi, «Il tuo avversario potrebbe aver somministrato sostanze stimolanti a Machamp. È un fatto gravissimo!»
In altre parole, un caso di doping. Nel rendersene conto, Satoshi parve cadere dalle nuvole. Egli era sempre in buona fede verso chiunque e questo lo portava a non aspettarsi mai comportamenti tanto scorretti, per quanto comuni.
Takeshi, invece, studiava Medicina Pokémon e difficilmente un tale abuso gli sarebbe passato inosservato.
«Io e il professor Ookido ce ne siamo accorti immediatamente, è stato lui ad avvertire le autorità», spiegò.
Ecco perché Machamp divenne di colpo tanto forte! Quell’allenatore disonesto avrebbe potuto ferire gravemente i pokémon avversari, oltre a costringere la propria squadra ad assumere sostanze stupefacenti. Il solo pensarci provocò un'intensa rabbia in Satoshi: per lui certi atti erano inammissibili!
Takeshi riconobbe subito la tipica espressione indignata del suo migliore amico.
«La Lega Pokémon si è sempre dimostrata severa di fronte a simili scorrettezze. Vedrai, verranno sicuramente presi i dovuti provvedimenti.»
Disse così per provare a placare le preoccupazioni di Satoshi, sebbene al tempo stesso non si sentisse ottimista. Esisteva la possibilità che un tale scandalo compromettesse il proseguimento del torneo e la sportività degli incontri di pokémon.
La situazione era ben più seria di una semplice squalifica, poiché un conto è assumere stupefacenti di propria iniziativa, un altro è somministrarli alle creature che si sta addestrando. Satoshi aveva tutte le ragioni di scandalizzarsi, e con lui anche l’opinione pubblica.
Non a caso, l'intera folla si accalcava ancora all’esterno dello stadio: qualcuno protestava per il rimborso del biglietto, altri invece chiedevano informazioni a destra e a manca.
Improvvisamente, una singola voce sovrastò il brusio generale.
«Da questa parte! Stanno intervistando il professor Ookido!»
La folla si riversò nella direzione indicata come un fiume in esondazione, tanto che lo Staff Lega Pokémon dovette bloccare l’afflusso di gente, transennando l'area.
Il rinomato studioso era circondato da giornalisti e microfoni, ma nonostante la situazione claustrofobica mantenne la sua compostezza, spiegando con calma gli avvenimenti.
«...Sì, i primi test hanno dato subito esito positivo.»
«E quindi professore, ora cosa accadrà?»
«Sono in corso indagini mediche sull’intera squadra. Appena usciranno i risultati potrò dirvi di più. In ogni caso, l'allenatore verrà squalificato.»
Una buona notizia per Satoshi, il quale sarebbe passato in finale di diritto. Tuttavia, egli era tornato a Sekiei con lo scopo di mettersi alla prova e dimostrare quanto fosse cresciuto dalla sua prima partecipazione al campionato. Avrebbe dunque preferito raggiungere il traguardo a condizioni leali e senza sconti, certo di meritare effettivamente la vittoria.
«A proposito,» intervenne bruscamente Kasumi, «e se anche quell'Alan avesse dopato il suo Charizard?»
Si riferiva all'allenatore che ebbe la meglio su Satoshi alla finale di Karos. Un avversario particolarmente vigoroso, forse troppo, al punto da destare qualche inevitabile sospetto.
Eppure, lo stesso Satoshi escluse a priori una simile possibilità: «Ma cosa vai a pensare?»
«Sarà…» replicò contrariata Kasumi, come a voler insinuare il germe del dubbio nella tipica buona fede di dell’amico.
«...A me pare strano che un pokémon di tipo fuoco-volante sia in grado di subire così tanti colpi elettrici e d’acqua!»
Tecnicamente il ragionamento era sensato. Sebbene le difese di Charizard siano potenziabili dalla megaevoluzione, esso rimane un pokémon poco incline alla resistenza fisica, specie contro attacchi superefficaci. Che in quell'incontro ci fosse davvero qualcosa di strano? Beh, ormai era troppo tardi per porsi il problema. Inoltre, Satoshi rispettava Alan e senza prove certe non si sarebbe mai permesso di mettere in dubbio l'interezza del suo rivale.
 
L’indomani mattina, il tumulto allo Stadio Sekiei sembrava tutt’altro che placato.
Orde di giornalisti si riversarono nei pressi dell’edificio, dove si stava tenendo una riunione straordinaria tra polizia e comitato della Lega Pokémon Internazionale.
«Glielo ripeto, signor commissario: l’iscrizione di quell’allenatore alla lega di Karos è stata autorizzata dalla campionessa Carnet[15] in persona.»
«E con ciò? Per quanto mi riguarda, potrebbe averlo raccomandato qualcuno di influente. Come ad esempio lei, signor presidente.»
Nel pronunciare quest’ultima frase, le sopracciglia del commissario generale divennero simili a due accenti circonflessi, scatenando l’ira di Tamaranze.
In effetti, era alquanto difficile riconoscere in lui un'autorità. A causa della sua lunga barba bianca, unita all'abbigliamento fin troppo informale, in molti non prendevano sul serio l'anziano dirigente; specie paragonandolo a esponenti di regioni rinomate come Galar.
Al contrario, Junsar[16] di Sekiei conosceva bene la professionalità celata sotto al berretto blu di quel bizzarro presidente, così intervenne in sua difesa.
«Mi scusi signor commissario. Con tutto il rispetto, forse sta giungendo a conclusioni affrettate. Aspettiamo almeno di parlarne al diretto interessato.»
Senza dubbio l’atmosfera era molto tesa, ma la motivazione di tale tumulto non riguardava tanto il caso del giorno precedente, quanto la serie di indagini già svolte in merito dalla polizia.
D’un tratto, qualcuno bussò alla porta della sala riunioni.
«Permesso, sono Satoshi di Masara Town. So che mi avete fatto chiamare e…»
Lui e Pikachu non poterono fare a meno di notare la situazione poco convenzionale.
«Oh… ma se è un brutto momento possiamo ripassare.»
Tamaranze cercò quindi di togliersi dall’imbarazzo e si fiondò sull’allenatore.
«Satoshi, eccoti! Saresti così gentile da rispondere ad alcune domande?»
«Certo, ci mancherebbe!» asserì lui candidamente, credendo che gli agenti volessero solo conoscere le sue impressioni circa la lotta del giorno precedente; dopotutto il pericolo l’aveva riguardato in prima persona. Ciononostante, l'interrogatorio si rivelò di tutt’altra natura: «Verrò subito al sodo, ragazzo. So che ti sei fatto un nome allo scorso torneo della Lega di Karos, tenutosi a Miare City. Se non erro, hai partecipato con un Greninja alquanto anomalo. È corretto?»
Nel rivolgergli la domanda, il volto di Junsar violò prepotentemente lo spazio vitale di Satoshi, causandogli un lieve imbarazzo.
«Ehm... Sì agente! Io e Greninja abbiamo stretto un legame piuttosto speciale.»
Finalmente la bella ufficiale dai capelli azzurri indietreggiò.
«Bene, perlomeno non lo neghi. Sarebbe dunque possibile vedere ora la particolare megaevoluzione del tuo pokémon?»
Satoshi desiderava sinceramente ottemperare alla richiesta di Junsar, tuttavia gli era semplicemente impossibile. Greninja decise di restare a Karos e l'allenatore aveva rispettato la sua volontà, sebbene la separazione fosse stata dolorosa.
A quel punto, il commissario generale scoprì le carte in tavola.
«Visto? Ne ero sicuro! Il ragazzo non può provare che la megaevoluzione del suo pokémon sia un fenomeno naturale e così accampa scuse!»
«Aspetti, quali scuse?!»
Seguì un istante di silenzio, in cui Satoshi iniziò a sentirsi addosso sguardi carichi di sdegno. Solo allora realizzò di essersi improvvisamente ritrovato da vittima a imputato del caso! Eppure, nessuno a Miare City sollevò dubbi sulla legittimità dell’Effetto Sintonia.
«Satoshi è un allenatore serio! Garantisco io per lui.»
Qualunque cosa Tamaranze dicesse in sua difesa, ormai sembrava inutile. L'agente intanto aveva preso un mazzo di foto segnaletiche, sventolandole in faccia al ragazzo.
«Sai, attualmente il Team Rocket detiene il monopolio sul traffico illegale di stupefacenti per pokémon…»
«Lo immaginavo. E quindi, quale sarebbe il nesso tra me e loro?»
L’espressione di Junsar si fece procace.
«Andiamo, non vorrai negare i tuoi frequenti contatti con alcuni componenti dell’organizzazione? Nello specifico, mi riferisco alle reclute rispondenti ai nomi "Musashi" e "Kojiro"[17]
«È ridicolo, agente! Quelli mi perseguitano da anni per rapire il mio Pikachu!»
Il commissario generale intervenne con impietoso sarcasmo.
«Una rinomata organizzazione criminale avrebbe ripetutamente fallito nell'acciuffare il Pokémon di un ragazzino, pur provandoci da anni?! Andiamo, pensavi davvero che lo sceneggiato restasse credibile in eterno?».
E così, dopo il danno anche la beffa. A Satoshi sembrò di vivere un incubo.
“Adesso dovrei svegliarmi”, continuava a ripetersi nella mente, ma tutto appariva assurdamente realistico.
Dal canto suo, Junsar si vide inevitabilmente costretta a imporgli un ultimatum.
«Mi spiace ragazzo. Finché non dimostriamo cosa è avvenuto al tuo Greninja, dobbiamo sospenderti la licenza di allenatore. Nel frattempo prenderemo Pikachu in custodia, per sottoporlo a esami tossicologici.»
Il pokémon roditore cercò lo sguardo di Satoshi, sperando si opponesse a questa ingiustizia.
«Stai tranquillo, ok?» gli sussurrò invece lui con dolcezza, «Appena avranno verificato il tuo stato di salute si sistemerà tutto, vedrai!»
Non aveva nulla da nascondere, perciò mantenne il sangue freddo e decise di lasciare che la giustizia facesse il proprio corso.
D’un tratto, la porta alle loro spalle si spalancò con veemenza.
«Agenti, aspettate! Ho io le prove!»
 
Nella sala riunioni era appena entrato un uomo in uniforme dello Staff Lega Pokémon. Questi teneva in mano un tablet e immediatamente lo porse al commissario generale.
«Il fenomeno avvenuto tra Satoshi e Greninja è ben noto alla mitologia di Karos. Si chiama Effetto Sintonia e si è già manifestato in passato. Eccovi le fonti storiche.»
«Effetto Sintonia?!» ripeté Junsar esaminando il documento.
«Esatto. Se desiderate approfondire i dettagli, vi consiglio di contattare il professor Platan. Lui vi chiarirà ogni dubbio, anche perché è stato testimone oculare del fenomeno, assieme alla campionessa Carnet.»
Il ragazzo rimase sbalordito. Chi era quel tizio? Come poteva conoscere gli eventi di Karos? Forse lavorava per la lega di Miare City?
Fatto sta che, in qualche modo, egli convinse la polizia a rilasciare Pikachu e il suo allenatore, poi si offrì addirittura di scortare entrambi in alloggio.
Durante il tragitto, Satoshi continuò a scrutare il volto di quell’uomo. Sperava di ricordare dove lo avesse già incontrato, ma lo sguardo di costui era totalmente celato dalle ampie e spesse lenti degli occhiali da sole.
Improvvisamente, il misterioso personaggio si decise finalmente a rivolgergli la parola.
«Scusa se ti abbiamo causato problemi. Credo che il commissario generale sia un po’ nervoso, per non essere ancora riuscito a debellare la minaccia del Team Rocket.»
«Si figuri, posso capire.» annuì l’allenatore come se nulla fosse.
«Piuttosto, noi ci conosciamo già?»
A questa domanda, l’uomo divenne visibilmente paonazzo.
«Oh beh… in realtà, io sono un tuo grande ammiratore!»
Satoshi ammutolì. Tutto si sarebbe aspettato, fuorché una risposta del genere! Cercò di capire se il tizio lo stesse solo prendendo in giro, tuttavia nel suo tono di voce non avvertì alcuna sfumatura ironica.
«So che noi dovremmo mostrarci neutrali,» proseguì lui, «ma sai com’è, siamo pur sempre umani e come chiunque possiamo nutrire qualche predilezione.»
Effettivamente, chi decide di entrare nello staff ufficiale è plausibilmente un estimatore delle competizioni tra pokémon.
«Comunque piacere, mi chiamo Kunihi… ehm, Kunihiro. Sarei davvero onorato se mi concedessi un autografo!»
La strana richiesta fece scappare una debole risata a Satoshi, mentre con il dito indice si grattò la guancia destra. Poi però, il ragazzo spostò la conversazione sugli eventi del giorno precedente.
«Piuttosto, cosa ne è stato di quell’allenatore?»
«Ti riferisci al tuo avversario, vero? So solo che i pokémon della sua squadra si sono rivelati tutti positivi a sostanze stimolanti, perciò oltre a essere squalificato dal torneo, gli verrà anche revocata a vita la licenza di allenatore.»
«Addirittura?!»
Satoshi era ovviamente favorevole alla squalifica, ma non ritenne altrettanto giusto negare al bodybuilder una seconda possibilità.
Nel sentirgli esprimere un simile pensiero, Kunihiro confessò al ragazzo uno sconcertante aneddoto del proprio passato.
«Sai, io stesso sono stato allenatore di pokémon. Arrivai addirittura ad abbandonare la mia famiglia pur di continuare a inseguire il mio sogno. In realtà ero un vero fallimento e mi vergognai troppo a tornare a casa, così finii per cadere nel tranello delle sostanze dopanti...»
Una storia già sentita, eppure Satoshi rimase ad ascoltarla con rinnovato interesse.
«Naturalmente fui subito scoperto, un po’ com'è successo all’allenatore di ieri. Mi venne revocata la licenza e dovetti smettere di competere. Solo Tamaranze ha creduto nella mia buona fede e ha insistito affinché io mi unissi allo Staff Lega Pokémon!»
Kunihiro si fermò in mezzo alla strada. La sua bocca si incurvò talmente verso il basso, da sembrare sul punto di scoppiare a piangere.
«Dimmi, ragazzo…» si rivolse a Satoshi con voce tremula, «come ti comporteresti se scoprissi che una persona cara ha sbagliato, ma lo ha fatto solo per debolezza e paura? La perdoneresti?»
Evidentemente, Kunihiro stava ancora temporeggiando in merito alla decisione di ripresentarsi a casa.
«Sarò sincero,» rispose quindi l’allenatore, «io non giustifico l’uso di certe sostanze, specie se somministrate ai pokémon, tuttavia posso immaginare quanto sia difficile sentire il peso di una famiglia sulle proprie spalle. Ad ogni modo per i suoi cari è sicuramente più doloroso vivere senza di lei.»
Satoshi ha sempre evitato di girare intorno ai concetti, anche a costo di risultare severo. Lo considerava un segno di rispetto.
«Ciò non toglie che chiunque abbia diritto a una seconda occasione, no?» aggiunse infine, rendendosi conto di essere stato forse un po’ troppo diretto.
Nell'udire quest’ultima frase, Kunihiro ebbe un sussulto e s’illuminò in volto.
«Ti ringrazio. Le tue parole per me significano molto, davvero!»
Satoshi si sentì particolarmente felice di aver aiutato quell'uomo, sebbene rifiutasse di ammetterne a se stesso la ragione.
Tra una chiacchiera e l’altra, i due raggiunsero infine il luogo in cui Takeshi e Kasumi attendevano il loro amico. Appena lo videro in lontananza, accorsero entrambi verso di lui, così Kunihiro decise di congedarsi.
«Al momento le nostre strade si dividono qui. Ci rivedremo ancora, me lo sento! In bocca al Mightyena per la finale, io faccio il tifo per te (non dirlo a nessuno!!)»
Satoshi si lasciò andare a una risata, ma il tempo di riaprire gli occhi e Kunihiro era già scomparso.
“Che tipo bizzarro…” pensò il ragazzo tra sé, apprestandosi a raggiungere i compagni di avventura.
 
***
 
«Sakaki[18]-sama, la squadra di Karos desidera farle rapporto.»
Il posato volto di Matori apparve sul display di un monitor, a cui il capo del Team Rocket dava le spalle.
L’uomo si limitò a un cenno e immediatamente venne ceduta la linea a una comunicazione satellitare.
«Signore, la informiamo che il pokémon G-XYZ è stato catturato con successo. Ora iniziamo la fase di rientro in Kantō.»
«Bene, tenetemi aggiornato.» concluse secco Sakaki, per poi chiudere bruscamente il collegamento.
Il capo rimase qualche istante a fissare il panorama fuori dalla finestra, mentre sul suo viso comparve gradualmente un ghigno malevolo.
«Se Fuladari[19] non è stato capace di catturare il prescelto, io camminerò sui suoi errori!»
Dopo aver sussurrato queste parole condite di velato sadismo, finalmente si voltò verso la scrivania e premette il piccolo pulsante rosso che vi era innestato. In pochi secondi, Matori si presentò ligia in ufficio.
«Come posso aiutarla?»
«Notizie riguardo Necrozma?»
«Nessuna. Purtroppo gli inviati Musashi, Kojiro e Meowth si stanno rivelando completamente inutili.»
Niente di nuovo. Se Sakaki non si era ancora sbarazzato di quel bizzarro trio, fu solo per una lunga serie di motivazioni logistiche. Oltre agli ingenti debiti accumulati nei confronti dell’organizzazione, i tre avrebbero potuto vendicarsi collaborando con la polizia; in fondo non avevano nulla da perdere.
Il capo si rivolse nuovamente a Matori.
«Ti incarico di entrare in SM e cercare Necrozma. La mia energia è sempre più limitata, devo assolutamente riaverlo!»
La fedele segretaria si chinò in segno di obbedienza e senza dire una parola lasciò l’ufficio.
 
[Continua...]
 
 
 
 
 
 
 
[1] Biancavilla
[2] Nella versione giapponese, il professor Samuel Oak si chiama Yukinari Ookido.
[3] In Giappone il nuovo anno scolastico inizia il primo aprile. Lo stesso giorno in cui Satoshi partì per il suo viaggio di formazione (come rivelato da T.Shudo, creatore dell’anime pokémon)
[4] Johto
[5] Hoenn
[6] Sinnoh
[7] Tobias
[8] Altopiano Blu; Indigo Plateau
[9] Lega Orange
[10] Parco Lotta
[11] Charles Goodshow
[12] Jōi vuol dire di per sé “infermiera”. In originale, il nome di battesimo di ogni “infermiera Joy” è sconosciuto.
[13] Misty
[14] Brock
[15] Diantha
[16] Da 巡査 junsa, polizia. Come per le infermiere Joy, in originale anche i nomi di battesimo delle agenti Jenny sono sconosciuti.
[17] Jessie e James
[18] Giovanni
[19] Elisio

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