Ysteria

di RitornoAlleCeneri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il vagabondo ***
Capitolo 3: *** Lo psicologo ***
Capitolo 4: *** L'emarginata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non so cosa mia sia succedendo, non è mia intenzione stare male. Forse è solo una mia condizione psicologica, un messaggio subliminale pesante come un elefante passato in televisione, o una tempesta ormonale. Troppe domande e nessuna risposta; è successo tutto insieme, come se prima il mio cervello fosse assopito, addormentato. Le possibilità di un tardo sviluppo cognitivo possono essere numerose, ma non sono un medico e non posso saperlo. Non voglio tutto questo, è che se provo ad immaginarmi la possibilità di realizzare un sogno, un desiderio o una piccola azione qualcosa di tremendamente grande me lo impedirebbe. Ed è una conclusione affrettata, ma giustificabile.

L'inutilità mi avvolge, sono convinto di non poter fare niente nella mia vita, né in ambito accademico, né in ambito lavorativo. Non ho alcuna capacità o abilità speciale. Tutti sono più bravi in qualcosa, tutti hanno quella caratteristica che gli contraddistingue. Io no, non la vedo, non vedo niente, più provo e più mi perdo. Neanche la scrittura mi aiuta, ogni parola che scrivo, ogni sillaba che viene digitata o scritta su un foglio dalla mia mano risulta inutile. Sono la persona più inutile sul pianeta, che non ha equilibrio, che non ha una forte colonna da cui ispirarsi. Nessuna vittoria, tutte sconfitte.

In natura, la selezione è rigida. Se nasci debole morirai subito, non ti risparmiano. Non esiste alcuna possibilità di resisterle o di sfuggirle; mentre noi esseri umani ci siamo riusciti. L'obiettivo è mandare avanti la specie, perché la continua ed ininterrotta procreazione non ci porterà mai alla conclusione.

Sono sicuro che siano tutte idee e intenzioni che vanno contro l'umano stesso. Salvare una vita che ancora non è nata, che potrebbe non nascere per problematiche è prendersi gioco della natura che ha deciso di ''creare'' a creatura così per poi ucciderla; oppure è puro egoismo. Un capriccio, come quelli dei bambini.

Cosa c'entra questo discorso con l'inutilità?

Tutti sbagliano, tutti gli esseri umani, ma se per pura casualità la natura stessa si fosse sbagliata per la prima volta?

Un errore da parte della natura risulterebbe catastrofico, intaccherebbe l'equilibrio del mondo stesso; della flora e della fauna, della pangea e della panthalassa.

Cosa potrebbe mai fare, pensare o credere il nascituro non previsto?

Secondo me lo capirebbe.

Sì, potrebbe essere un prodigio umano, brillante, spiccato, pieno di acume, La virtus personificata . Allo stesso tempo potrebbe essere tutto il contrario. Egli, o ella, lo avvertirebbe nelle viscere, nelle ossa, nei vasi sanguigni, nei muscoli, sull'epitelio, sulle escrescenze. Ogni parte del suo corpo saprebbe di non appartenere a quel mondo.

Non ci sarebbe armonia con la società decisa dall'uomo, piena di corruzione, incomprensioni, dispute, contrasti ed ignoranza.

Lo sbaglio non riuscirebbe a resistere a questo dolore.

Cosa farebbe il figlio non voluto dalla natura?

Il figlio della natura, pur di trovare una fine, vagherebbe nel mondo come un vagabondo. Senza una meta, senza una partenza, alla ricerca del suo posto.

La strada è lunga davanti al vagabondo, tortuosa, piena di curve pericolose nelle quali rischia di perdere la vita.

Un tratto che lo contraddistingue è la sua voglia di vivere. Error, il suo nome, conosce l'importanza della vita, del dono seppur sbagliato che gli è stato dato; egli vuole onorare questa possibilità, per questo vuole essere soddisfatto. La soddisfazione espierà ogni suo dubbio, ogni ferita inferta dal mondo.

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Capitolo 2
*** Il vagabondo ***


Error vagava per le strade, il suono dei suoi passi, la ritmicità del loro suono, lo isolavano da tutto il resto.

I pensieri si susseguivano senza un ordine, ma il loro contenuto era profondo. Uno dei più importanti gli venne osservando una coppia innamorata piena di complicità, sentimento ed amicizia, all'apparenza:

''Tentare di comprendere nella sua totalità la persona che ci è accanto è impossibile. Ognuno è testimone delle proprie esperienze, lo è unicamente. Nessun altro può conoscere meglio noi stessi, come noi stessi.

Cercare di stare vicino a chi ha bisogno di aiuto è una consuetudine forzata, quasi come se fosse un obbligo e non frutto di un vero desiderio. Pochi sono i veri casi in cui qualcun altro abbia provato emozioni od esperienze analoghe; solo che non potremo mai saperlo. Non viviamo nelle teste degli altri.

Immagina il dolore delle persone che ci amano, quando non riescono a capirci; quando non riescono a starci vicino perché non sanno, perché non riescono ad immedesimarsi in noi e nella nostra sofferenza. I nostri pensieri sono esclusivamente per noi stessi come le emozioni, i ricordi, le esperienze. Ma se non possiamo condividerli... qual è il fine di tutto?

Peggiore è la situazione che si crea quando non ci si capisce l'un l'altro. Il rapporto va piano piano a sgretolarsi, ci si sente frustrati perché non si riesce a portare a termine un'azione apparentemente semplice. La rabbia si aggiunge, l'ignoranza la segue e tutto arriva ad una discussione tragica che lascia afflizione, strazio e lacerazioni.

Cosa ne rimane della persona quando tutto finisce?

Non puoi dipendere da questa persona, non si dovrebbe dipendere da nessuno, se non da se stessi e dalla voglia di essere felici.''

Error era un ragazzo alto, dalle spalle larghe e le mani grandi. I suoi capelli ricci e biondi ricadevano davanti agli occhi coprendo le lunghe ciglia; le guance rosee spiccavano sulla pelle pallida del viso dolce ed angelico. Egli era un ragazzo timido, introverso e timoroso verso il futuro che lo aspettava. Non aveva una casa in cui tornare, era un vagabondo, un nomade che viveva di giorno in giorno senza mia fermarsi.

Non ricordava il momento in cui lasciò la sua famiglia, sapeva solo di dover trovare la sua strada e risposte a domande impossibili.

 

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Capitolo 3
*** Lo psicologo ***


Error continuava ad avanzare. Le sue gambe iniziarono a reclamare il riposo, ed egli le accontentò. Si sedette su una panchina, sotto ad una finestra del primo piano di un edificio, spalancata e da cui provenivano voci basse e confuse.

Error era curioso di sapere cosa succedesse all'interno e si concentrò solo sul suono di quelle due voci. Il resto del mondo non esisteva. Poco a  poco capì che a conversare erano due uomini. Uno era più anziano dell'altro, la voce risuonava saggia e profonda, mentre il più giovane aveva la voce tremante e di tono più acuto. Il primo faceva domande al secondo, ma questi non rispondeva.

Sembrava essere soffocato da qualcosa.

<< Non pianga, signor Bernard. Vuole un bicchiere d'acqua? >>

<< No, la ringrazio Dottor Doopers. Posso parlare >>

<< Prego, continui quello che mi stava spiegando >>

<<  Si, ecco...averla ferita è stata la cosa più brutta che avessi mai fatto. Ho spezzato una persona, l'ho fatta crollare per la mia stupidità, è crollata a causa mia. L'ho cambiata per sempre, l'ho spenta, disintegrata. Ho sterminato la sua fiducia nei miei confronti, mi sono giocato il rapporto più sincero, amorevole per una mia mancanza >>

<< Cosa intende per ''mancanza''? >>

<< Mi sentivo soffocato, avevo paura di dirle le cose, temevo si potesse arrabbiare, temevo di ferirla, di offenderla, di perderla. A quanto pare l'ho persa lo stesso. Perciò non le dicevo più nulla, non sapevo come avrebbe preso una mia azione. Positiva? Negativa? Non lo so, ma credo di aver sbagliato proprio in questo. >>

<< In cosa crede di aver sbagliato? >>

<< Dottore, forse sto divagando. Non vorrei dis... >>

<< Il mio lavoro è ascoltare i miei pazienti, qualsiasi cosa essi mi dicano. Continui, non la giudicherò. Glielo prometto >>

<<  Va bene,

Sono arrabbiato, perché è stata la mia paura di buttare all'aria tutto a porre fine al ''noi''. Pensavo che così facendo avremmo vissuto felici, per sempre. Invece è successo il contrario, ho tagliato gli ultimi brandelli di tessuto che ci tenevano uniti. Sa, io e Marina pensavamo di vivere dentro un maglione di lana caldo, fatto di amore e felicità; l'ho solo cancellata, irreversibilmente. >>

<< Quindi, il mancato discorso ha fatto in modo che voi due vi separaste. >>

<< Si >>

<< Hai provato a dirle quello che mi hai appena detto? >>

<< No >>

<< Perché? >>

<< Perché ho ancora paura del suo giudizio, temo ancora che possa odiarmi più di quanto non lo faccia adesso. Ma... c'è di peggio >> 

<< Cos'è peggio? >>

<< Il fatto che da oggi in poi non le potrebbe più interessare di me. Potrebbe odiarmi a vita, si, ma perdere ogni tipo di preoccupazione o intenzione di esprimere la rabbia che ha verso di me...sarebbe peggio. Significa che ho lacerato gli ultimi brandelli di tessuto che ci tenevano uniti; come se fossimo stati dentro uno stesso maglione di lana, insieme. Caldo ed accogliente, pieno d'amore ed accordo. >>

<< Capisco, ha pensato di tentare una riconquista? Non ti starai arrendendo subito, vero? >>

<< Non lo so, è tutto più forte e pesante. Non riesco a darmi la forza. >>

<< Mio caro, ti dirò: o ci provi, nonostante il risultato o non riprovi e ti metti l'anima in pace. Vai avanti con la tua vita se non ci riesci. >>
 

<< Ma rimarrà sempre il ricordo, l'immagine delle sue lacrime, del dolore che emanano i suoi occhi... Non andrà mai via e ogni volta che ci ripenserò starò male. La ferita si aprirà e rimarrò bloccato >>

<< I ricordi, anche se brutti, ci permettono di non fare la stessa cosa una seconda volta. Hai mai visto ''Il re leone''? >>

<< Si, ma ero troppo piccolo per capire. >>

<< Bene, c'è una citazione molto importante, credo faccia al caso tuo: '' Oh, sì, il passato può fare male. Ma a mio modo di vedere dal passato puoi scappare... oppure imparare qualcosa.''
Tu puoi scappare dal passato, ma terrai ancora più viva la fiamma del dolore, oppure puoi trasformarlo in un insegnamento. Ti consiglio di seguire la seconda >>

D'improvviso si sente il rumore della sveglia che avverte i due uomini della fine della seduta. Quel rumore è un trauma anche per Error, che sembra risvegliarsi da un sogno come se ci fosse stato lui al posto del giovane uomo davanti al dottore.

<< Il tempo è finito, mi farebbe piacere rivederti, ma spero che tu non metta più piede in questo studio. So che ce la puoi fare. >>

 

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Capitolo 4
*** L'emarginata ***


La porta dello studio si chiuse dietro i passi del ragazzo, dentro la stanza rimase solo il dottore che sfogliava la cartella lentamente. Il fruscio di ogni foglio faceva compagnia alla figura solitaria.

Dei piccoli battiti sulla porta fermarono l'uomo. 

<< La paziente è arrivata, la sta attendendo in sala d'attesa >>

Data la delicatezza dei colpi e il tono della voce, Error intuì fosse una donna piccola e delicata, che senza il consenso aprì la porta socchiudendola appena.

<< Falla accomodare >> disse il dottore mite.

Il rumore di tacchetti rimbombò dal corridoio, dalla stanza fino alla panchina sotto la finestra. La ragazza chiuse la porta, con passo lento ed incerto si avviò verso il centro della stanza, dove presumibilmente era posizionata la poltrona.

Ci fu un lungo silenzio, se avessero respirato più forte i due commensali avrebbero potuto tagliare l'imbarazzo che si era creato.

<< Vedo che ti sei decisa a tornare, hai pensato al motivo di tanta rabbia nella seduta precedente? >> iniziò l'uomo rivolto alla paziente, con tono deciso e rigido quasi arrabbiato e pronto a riprenderla, come un padre.

<< Si, mi scuso. Non era mia intenzione colpirla con le scarpe.. >>rispose la ragazza.

<< Non si preoccupi, sono i rischi del mestiere. L'importante è che tu abbia compreso la radice della tua crisi. >>

<< Si, in parte. In realtà è successo di nuovo. Vede... >>

Quando la ragazza stava per iniziare il suo racconto, un giovane in bicicletta andò contro la panchina di Error distraendolo.

Il ciclista era a faccia in giù, sporgeva dal punto in cui c'era il viso uno schizzo di sangue. Error era pietrificato, non sapeva cosa fare, nessuno si era mai avvicinato così tanto da superare la sua sfera personale. Per una volta non veniva evitato, anche se come prima volta era tragica.

D'istinto allungò le mani per aiutare l'infortunato, che si alzò lentamente lasciandosi trasportare dalla forza del suo aiutante. Accomodato sulla panchina, sorrise con la bocca tutta insanguinata. Si era spaccato un labbro, i denti erano intatti.

<< Ti ringrazio, sei il primo che mi aiuta a rialzarmi. Ho sempre dovuto fare tutto da solo >> esordì Labbrorotto, lo soprannominò Error nella sua testa.

Error gli sorrise e gli fece cenno con le mani di non preoccuparsi, agitandole a destra e sinistra velocemente. Sfilò dalle mani un fazzoletto e lo porse al suo nuovo amico.

<< Tu non parli? >> gli chiese il ragazzo.

Error agitò la testa in segno di negazione.

<< Sei non udente? >>

Negazione.

<< Non sai parlare? >>

Negazione.

<< Ti vergogni? >>

Leggero assenso.

Error annuendo socchiuse gli occhi come segno di non volerne parlare, essendo una storia lunga.

<< Non preoccuparti, non faccio domande. Comunque... cosa facevi qui tutto solo? >> chiese Labbrorotto.

Il giovane muto indicò la finestra sopra di loro, riportando il dito indice sull'orecchio picchettando il lobo.

<< Stavi ascoltando... le sedute dello psicologo? Legalmente non si dovrebbe fare, ma il dottore è un po' distratto e spesso lascia la finestra aperta >>

Improvvisamente forti singhiozzi arrivarono da dentro lo studio, attirando l'attenzione di Error e Labbrospaccato che tesero le orecchie. Tutto ciò che riuscirono a sentire alla fine furono i tacchi della ragazza che con forza battevano sul pavimento, seguiti dalle richieste dello psicologo di non lasciare la stanza.

La porta sbatté violentemente, e come un urgano si precipitò una giovane donna, totalmente vestita di nero, sul marciapiede che si allontanò ad una velocità anormale.

I due ragazzi si guardarono stupiti.

Era la paziente dello studio.

 

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