Trois petites plumes

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Lor Dubois a Parigi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: il club dei divorziati ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: capelli biondi ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Alice e Toshio ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: il viaggio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: l'aeroporto di Parigi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: la favola della ragazza di Tokyo ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Vivienne e Toshio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: sorprese e bottarga ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: il vigneto ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: i sette piatti di Lor ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: magia e medicina ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Il migliore amico ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: chiarimenti ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: le regole ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 e 17 ***
Capitolo 17: *** Capitoli 18 e 19 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 20 e 21 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 22: i cani della ragazza di Tokyo ***
Capitolo 21: *** Capitolo 23 e 24 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 25: amici e sentimenti ***
Capitolo 22: *** Capitoli 26, 27 e 28 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 29: amici e accordi di pace ***
Capitolo 24: *** Capitolo 30 e 31 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 32: i figli di Lor ***
Capitolo 26: *** Capitolo 33 e 34 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 35, 36,37 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 38, 39+ epilogo ***
Capitolo 29: *** Aggiornamento ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Lor Dubois a Parigi ***


Capitolo 1
Ed eccolo là Monsieur Dubois: in aeroporto, con aria esausta intento a fissare senza farsi notare un’altissima ragazza di diciotto anni. Non poteva essere considerata semplicemente bella, lei era perfetta. Lunghi capelli chiari e ondulati, un corpo snello ma formoso e due occhi talmente belli da accecare chiunque.
Lor cercava di capire cosa le stesse passando per la testa, se dovesse lasciarla andare e il cuore letteralmente gli saltò in gola quando gli occhi verdi di lei si fissarono nei suoi.
La giovane chef era assolutamente dilaniata dal dubbio. Doveva prendere quell’aereo e inseguire i suoi sogni o restare e correre tra le braccia di quel ragazzino che l’aveva letteralmente scongiurata di non partire?
Lor le sorrise soltanto, ma davvero faceva tanto male vederla così. Era davvero arrivato il punto in cui doveva lasciarla andare senza poter dire più nulla? Perderla per sempre così, senza tante parole?
Lei gli sorrise allora, e corse accanto a lui. Si arrotolò lentamente sul suo braccio e appoggiò la testa sulla sua spalla senza parole e Lor, le sussurrò piano“piccola…” ma non riuscì a dire altro, perché lei gli fece un sorriso così dolce da fargli capire tutto.
“…se volessi restare tu mi odieresti? Rovinerei tutto?” chiese, spaventata e con il cuore in gola e lui facendole l’occhiolino scosse soltanto la testa. Non poteva fare altro, era quello il suo ruolo, lasciare che lei andasse incontro al suo destino e sperare che non si facesse troppo male. Lui, ovviamente, l’avrebbe aspettata anche per tutta la vita. Ormai era rassegnato.
“E in quale modo io potrei odiare te, meraviglioso amore della mia vita?”
Le disse, sistemandole una ciocca di riccioli ribelli e lei sorrise soltanto, ma in modo triste. Restare a Parigi avrebbe creato immensi problemi a lui, ed anche al loro ristorante ad Inverness, lei lo sapeva. Eppure non riusciva a smettere di pensare agli occhi di quello stupido che ci aveva messo così tanto tempo a dirle finalmente cosa provasse per lei.
“Mon amour, c’è una storia d’amore importante da far cominciare e forse avete aspettato anche troppo. Quindi và, sbrigati …” le sussurrò all’orecchio, sfiorandola con dolcezza. Mancava pochissimo al loro volo e in quel momento la ragazza si scosse. Lo fissò con tenerezza e mettendogli una mano sulla guancia sussurrò “sì, io…io credo di dover restare. Mi dispiace, mi dispiace da morire”.
Lor se lo aspettava, ma non per questo fece meno male. Le prese forte le mani, allora, e sussurrò piano “certo mon amour, resta. Mi raccomando però: prenditi cura di te, non mangiare quello schifo di noodle istantanei che compri al supermercato quando pensi che io non ti veda, stai attenta a quello che fai e digli che deve amarti con un amore immenso, perché altrimenti lo uccido. E per l’amor del cielo chiamami…”
Lei sorrise, in modo limpido e dolce e gli saltò letteralmente al collo. Lor sapeva che quell’abbraccio significava la fine di qualcosa, ma non disse nulla. Chiuse gli occhi, la strinse come se fosse un immenso tesoro, provò ad imprimere nella sua mente l’odore dei suoi capelli e poi lasciò che gli scivolasse tra le dita. Doveva sorridere, assolutamente. Non poteva minimamente fare diversamente.  A costo del suo cuore, a costo della sua vita doveva dimostrarle che era sereno e che quell’addio non stava facendogli male come lei pensava.
Lei scappò veloce e decise di non voltarsi a guardarlo, perché sapeva di stargli facendo male, ma aveva deciso: doveva provare a viversi quella storia con quell’uomo così speciale e Lor avrebbe capito, prima o poi.
Si era allontanata di qualche metro, quando si sentì chiamare. Solo un uomo al mondo diceva il suo nome in quel modo, ed ebbe una paura immensa che lui avesse cambiato idea, ma quando la raggiunse le disse solo “ Beatrice, la carta. Come diavolo farai a restare qui senza un soldo?”
Beatrice Dubois, allora gli sorrise in modo straordinario, ma lui andava di fretta e le disse solo “ te ne lascio due, più tardi ti chiamo per il pin e…ti servono anche contanti?”
Lei scosse soltanto la testa e stringendolo fortissimo sussurrò “grazie papà…” ma lui sussurrò solo “corri, sbrigati! “ e lei iniziò a correre lasciandolo lì.
Beatrice non sapeva se lo avrebbe trovato lì ad attenderla, magari Tom era andato via, così provò a chiamarlo, ma non ebbe nessuna risposta. E così corse, corse più veloce di quanto non avesse mai fatto e riuscì ad uscire da quell’aeroporto, ma non aveva la minima idea di dove cercarlo, ma fortunatamente lui si accorse della chiamata e richiamò.
“Dove diavolo sei?” gli disse, con il fiatone, ma Tom sussurrò piano “…dietro di te…” e lei morì, ma girandosi non lo vide e chiese solo “…dove?”
“Sono in fila per imbarcarmi. Non ce la facevo a lasciarti andare e se la tua vita non è qui…”
“Ma sono uscita…” rispose Beatrice, con tono insofferente, ma colpita per quella follia e Tom iniziò soltanto a correre. Si rividero dopo un po’ e come in ogni commedia romantica che si svolge in aeroporto, Beatrice letteralmente gli saltò al collo e lui le disse solo “è troppo bello, non ci credo che è vero. Davvero non c’è più nessun fidanzato o amico o spasimante o altro tra di noi? Davvero noi…possiamo essere solo noi?” e Beatrice sorrise soltanto, ma lui rispose “ci sono voluti cinque anni appena, ma pare che ce l’abbiamo fatta ad avere un finale da favola…”e Beatrice iniziò a baciarlo con tutto il fiato che aveva in corpo, che non era poi molto.
E adesso voi vorrete conoscere la loro storia, giusto? Io vi anticipo che è una storia lunga e piuttosto incasinata, ma se vorrete leggerla, sappiate che ovviamente c’entra una certa ragazza di Tokyo.

Nota:
Ciao a tutti, allora la prima domanda che voglio farvi è: vi è piaciuto Lor con Beatrice? Avevate pensato potesse stare con un'altra? Non so quanto ci metterò ad aggiornare questa perchè a differenza delle altre è tutta completamente nuova, ma spero vogliate seguirla. A presto, spero!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: il club dei divorziati ***


Capitolo 2: il club dei divorziati
La nostra storia comincia circa quattro anni prima della famosa scena in aeroporto tra Beatrice e Tom, in un paesino della Francia chiamato Nevers, che ormai dovreste un po’ conoscere. Tre uomini se ne stanno sul portico della storica tenuta Dubois, a bere vino raccontandosi delle loro avventure amorose.
“…così si gira e la riconosco: stavo facendo sesso con la professoressa delle medie di mia figlia. E lì per lì mi sono chiesto se dovessi smettere o no, ma…ormai a quel punto era complicato, così ho fatto finta di niente…”
Lor alzò solo gli occhi al cielo, pensando che la persona che stesse raccontando quella storia avesse un terribile caso di crisi di mezz’età anticipata, ma non disse nulla. Ne aveva parlato spesso con Alice di questa storia e ogni volta concludevano entrambi che la cosa migliore che si potesse fare era stargli accanto, e riempirgli le tasche di preservativi, anche se stava davvero facendo tutte le cazzate che non aveva mai fatto in vita sua.
“E lei non ti ha chiesto nulla? Neanche se ti ricordassi di lei?” chiese divertito un altro povero caso disperato. Alice di lui diceva che si era soltanto sposato troppo presto e in modo un po’ avventato, e che dunque tutto quello che era successo in seguito, la sbandata per un’altra e la fine del matrimonio fosse assolutamente normale. Anche se la cosa che preoccupava di più Lor era che lui ci stesse davvero male.
“Lor Dubois è pensieroso stasera…” disse la prima voce, quella del suo migliore amico, Dug McNeil, e lui annuì e basta.
“E’  per l’arrivo dei ragazzi, scommetto…” aggiunse un po’ dispiaciuto suo fratello Mat e lui strinse solo le spalle. Alice non gli aveva ancora detto se lei sarebbe stata con i ragazzi o meno e lui glielo aveva chiesto mille volte. Voleva provare a passare un’estate insieme, come una famiglia normale, ma lei diceva sempre che voleva, ma non poteva.
Era difficile ammettere che l’amava ancora talmente tanto da sentirla ogni giorno e parlare con lei per ore, anche se ormai da un anno e mezzo erano divorziati e non voleva che i suoi amici sapessero di loro due. Anche perché cosa c’era esattamente da sapere? Alice se n’era andata, come faceva sempre, ma questa volta l’aveva fatta sporca davvero: era fuggita di casa senza dargli spiegazioni ed era scappata a Tokyo con i suoi bambini. Certo, lui aveva un milione di colpe, ma anche lei e il fatto che si sentissero ogni singolo giorno qualcosa doveva significare, no? Anche perché Alice non parlava con lui come con un amico, ma…lo vedrete.
“…secondo me è per l’arrivo di Alice…” sussurrò con molta dolcezza una terza voce alle loro spalle. Cristina era sull’uscio della veranda e brandiva un piatto con un qualcosa che loro non riuscirono ad identificare subito. Era straordinariamente bella, però. Aveva i capelli lunghissimi che le cadevano sulle spalle e sul seno facendola sembrare una specie di Madonna. Aveva pianto molto, era evidente, e uno dei motivi era quell’enorme pancia che ormai non poteva più nascondere.
Sia Dug che Mat si ricomposero al suo arrivo, e accettarono gentilmente il cibo che lei gli stava porgendo. Nessuno dei due sapeva che ci fosse un’ospite, ma Lor alzandosi le tolse il piatto e le porse la sua sedia, osservando soltanto che“le donne capiscono sempre tutto al volo, pazzesco. Dug, Mat vi ricordate di Cri?”
Lei sorrise soltanto e gli mise una mano sulla spalla, ma i due amici si guardarono molto sorpresi. Sapevano che Lor aveva una relazione e sapevano anche chi lei fosse, ma che diavolo c’entrava quella tizia incinta a casa sua a tarda sera?
“Non è di Lor il bambino, eh. So che ve lo stavate chiedendo…” aggiunse ridendo forte e lui alzò soltanto le mani e disse “mai toccata questa donna” facendo ridere un po’ tutti.
“Avevo solo bisogno di un posto dove leccarmi le ferite e pare che casa Dubois facesse al caso mio. Pare che abbiate formato una specie di club dei divorziati...” aggiunse malinconica e Lor le accarezzò piano la testa. L’aveva chiamato la sera prima in lacrime, singhiozzando talmente forte da non fargli capire una parola. Non sapeva esattamente cosa le fosse successo, non c’era stata occasione per chiederglielo, ma ovviamente le aveva detto “vieni qui” e lei lo aveva fatto.
“Sì, scusate ma mia sorella che c’entra?”chiese Dug confuso e anche un po’ rapito dalla bellezza di quella donna che aveva cucinato una cosa così buona e Lor scosse solo la testa, addentando la quiche di Cristina.
“Oh Dug andiamo…” disse lei con un sorriso molto tenero e poi aggiunse “possibile che ormai non abbiate capito che il 90% delle volte che Lor fa il matto c’entra lei?”
“Io non stavo facendo niente” disse lui serio e poi ridendo aggiunse “e tu dovresti cambiare ricetta, perché ti è davvero venuta male questa quiche”
Cristina rise fortissimo e Mat provò a far notare a suo fratello che si stava comportando in modo scortese, ma il telefono di lui suonò e Lor non potè dire più nulla che non fosse “Bonsoir ma vie…” e Cristina intervenne spiegando che per la maggior parte del tempo il loro rapporto funzionava così:criticavano i loro piatti a vicenda, lo avevano sempre fatto. Mat le sorrise con molta dolcezza, allora, ma Dug era distratto e chiese ancora una volta a Cristina cosa c’entrasse Alice.
“Era lei a telefono, non lo hai capito?” rispose lei sorridendo e Dug sbuffò soltanto.
“Oh quindi voi non lo avevate capito…” aggiunse Cristina seria e poi concluse con un “uno a zero per la donna incinta del figlio illegittimo del miglior chef di Londra. Avrò vinto un pupazzetto…”
“Sì, ma non è proprio una buona idea. Tra mio padre, i ragazzi e tutto il resto, penso che Alice sia già abbastanza in crisi di suo…” aggiunse Dug, che stranamente aveva iniziato a comportarsi in modo molto rigido.
“E’ iniziata per tuo padre, in realtà. Non ti sei chiesto come mai lo sapesse già?” Dug strinse solo le spalle e lei continuò.
“Cercava da mesi di parlarle, lo sai no? Ma Alice aveva deciso di chiudere e basta. Poi una notte ha alzato il telefono e lui è morto nel risentirla. E così da allora si sentono molto spesso…”
“Beh hanno quattro figli, ha senso che si sentano spesso…” provò a dire Mat per sdrammatizzare e Dug annuì pensieroso, ma decise che questa volta non doveva assolutamente entrarci, così chiese a Cristina se aspettasse il figlio di Gordon Ramsay e lei scoppiò in una risata fragorosa e rispose soltanto che “Ramsay è scozzese…”
Lor nel frattempo si era chiuso in cucina con una bottiglia di vino e sussurrava al telefono con una voce straordinariamente sensuale
“…e poi che cosa vuoi?”
“Che cosa pensi che voglia? Mi conosci abbastanza da sapere  che cosa intendo quando dico che vorrei un bacio” sussurrò Alice in risposta mordendosi il labbro e lui rimase senza fiato. Lo faceva spesso ultimamente, lo chiamava e iniziava a dirgli cose dolci o sconce e lui poverino soccombeva totalmente.
“…perché non mandi a letto i ragazzi e non ci dedichiamo un po’ a noi due?” le sussurrò piano, con gli occhi chiusi e Alice si mise a ridere e rispose “perché sono le cinque del mattino, sono già a letto…e anche io. Solo che ti ho sognato e mi sono svegliata un po’ turbata…”
“perché turbata?” chiese confuso e lei sussurrò piano “perché c’erano delle cose che credevo di aver dimenticato, come ad esempio quel tuo modo fastidioso di respirare quando dormi e quella tua strana ossessione notturna per il mio sedere…”
Rise un po’ seccato, ma poi Alice sussurrò “…E mi manchi da impazzire, mon amour…” e il cuore di Lor, letteralmente scoppiò.
“Allora verrai con i ragazzi?”
 “Sì, così facciamo un terribile casino…” pensò Alice, ma sospirando rispose “lo sai, è meglio di no” contrariando completamente Lor che le disse solo “ok, buonanotte allora…”
“Ma non ho detto che non voglio!” rispose lei rigida e Lor sussurrò “…sono io che lo voglio troppo, forse…” e chiuse la chiamata, lasciandola alle sue diecimila riflessioni.

Nota:
Ciao a tutti, non so se tra voi c'è qualcuno che ha letto la prima versione di questa storia, nel caso palesati! Spero che vi piacciano questi capitoli nuovi, anche se ormai forse ho perso un po' il tocco. Fatemi sapere che ne pensate di questi adulti immaturi e di Ai e Lor, se volete. Io nel frattempo vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: capelli biondi ***


Capitolo 3: capelli biondi
“E quindi non verrà?” chiese Cristina, intercettando lo sguardo di Lor, e lui scosse solo la testa, ma lei rispose dolcemente “…magari è per il padre, no? Dug me lo stava raccontando ora…”
Lor scosse la testa sconsolato e si mise le mani nei capelli, ma sbuffò soltanto. Non aveva la minima idea di cosa ci fosse tra lui e Alice, ma voleva disperatamente riavere la sua famiglia e lei sembrava abbastanza d’accordo, eppure era sempre così sfuggente.
“Guarda chi mi sta chiamando?” gli disse Cristina sorridendo e Lor sorrise, ma quando capì che erano in videochiamata gli prese un colpo. Alice non si faceva vedere da due anni, non aveva neanche presenziato fisicamente il giorno del divorzio e ogni volta che le chiedeva “ma perché?” lei rispondeva solo “perché lo sai che non riesco a resistere ai tuoi occhi…”.
“Ali come stai? Tuo papà?” le chiese con molta dolcezza e Alice sbuffò soltanto e disse “un casino, come sempre. Non ci smentiamo mai. Ma volevo sapere se ti senti meglio rispetto all’ultima volta. Come va la gravidanza?”
“Ne parliamo dopo. Adesso mi spieghi signorina Mac Neil cosa diavolo state combinando?”
Le disse Cristina con fare da zia e Alice si paralizzò, chiedendosi come diavolo facesse già a sapere tutto, ma non potè rispondere perché la sua amica girò il telefono e si trovò gli occhi di Lor addosso. Per un attimo tutti i suoi sentimenti per lui l’avvolsero soffocandola come una piovra e Alice pensò solo “Porca miseria…” ma lui ruppe il ghiaccio urlando“Ma chi cazzo sei tu?”
Quella donna ad onor del vero non aveva assolutamente nulla di Alice se non la voce. Era diventata magrissima, aveva tolto gli occhiali e, affronto peggiore di tutti, si era fatta biondo platino e aveva i capelli corti.
“Non lo so, Sophie dice che assomiglio a quella di Frozen, ma George sostiene che sono l’ultima erede legittima al trono di spade…”
Né Lor né Cristina capirono la battuta e Ai sorrise tristemente, pensando che lui aveva sempre troppo da fare per poter perdere tempo con quelle cose.
“…invece lui è sempre un figo, eh Cri? Il modello doveva fare sto stronzo, altro che lo chef! Dai girati e fammi vedere il resto…” disse Alice ridacchiando con fare lascivo ma Cristina aggiunse ridendo“…mah invecchiato è invecchiato. Ha le rughette d’espressione accanto agli occhi”
“Una ne ho! E ho quarant’anni” ringhiò scocciatissimo, ma Cristina aggiunse “quarantatré ad essere sinceri…”
Cristina lo tormentava sempre sul fatto che stesse invecchiando era un altro dei loro discorsi standard, ma Lor non voleva che lo facesse davanti ad Alice che ormai stava con un altro più giovane. Eppure lei sorridendo  concluse“ Dio ha quel corpo a quarantatré anni. Dev’essere la palestra…”
 Continuava a flirtare vergognosamente con lui e Lor le sorrise dolcemente,  ma quella donna era una sorpresa.
“ Guarda che ci vado solo da pochi mesi, eh…” le disse, flirtando a sua volta e Cristina aggiunse “…da quando George gli ha raccontato del suo viaggio in Giappone e del tuo nuovo fidanzato così giovane…”
“Smettila, davvero” le disse scocciato in francese e Alice rispose nella stessa lingua “…sei bellissimo Lo…” con un sorriso languido da fargli venire i brividi.
“ Invece tu pesi venti chili? Ma non ti fanno mangiare in Giappone o sei così magra per piacere ai ragazzini di vent’anni?” aggiunse scocciatissimo, e lei scoppiò a ridere e disse “Toshio ne ha ventinove, comunque. Non ho ancora cominciato ad adescare i ragazzini, sciocco.”
Lor detestava che lei lo avesse lasciato per uno più giovane, e non riusciva proprio a sopportare l’idea di un altro uomo che stesse con la sua Alice.
“Crì per favore glielo spieghi tu che se non vengo non è perché non voglio o per Toshio, ma perché abbiamo quattro figli che non hanno preso benissimo questo divorzio, che si fanno tantissime domande sui genitori e che hanno smesso adesso di starci male, probabilmente?”
Cristina lo guardò soltanto e Lor scosse la testa e sbuffò scocciato. Lui non lo voleva quel divorzio, non lo aveva mai voluto, ma lei gli aveva detto che serviva per la sua serenità così aveva acconsentito.
“Lo,  non posso passare le vacanze con te e i ragazzi senza riaprire le ferite di tutti. Pensi che per loro sarebbe facile passare due mesi con la mamma e il padre, farsi migliaia di aspettative e poi sentirsi dire “Domani torniamo a Tokyo?” dai!” aggiunse Alice seria e lui scosse di nuovo la testa, senza guardarla pensando solo “E non ci tornare, cazzo”.
“Beh Ali però…non potete provare a passare del tempo soli? Magari capite che si può provare a ricostruire, no?” suggerì Cristina piano e Alice rispose “…ed è per questo che li raggiungerò qualche volta durante il weekend, ma lui non me lo ha neanche fatto dire prima di sclerare. Non riesco fisicamente a stare due mesi senza i ragazzi e Freddy e Georgie sono troppo piccoli per non vedere la mamma per tanto tempo, quindi pensavo fosse ovvio che sarei passata”
Lor sorrise dolcemente allora, perché amava disperatamente quel lato di lei. Si diceva sempre che fosse la madre migliore che potesse desiderare per i suoi figli, ma quando Alice aggiunse piano “ e poi mio caro ex marito, sono quasi otto mesi ormai che ti chiamo di continuo e ti racconto ogni cosa, non puoi davvero pensare che non abbia voglia di stare con te…” Lor rimase pietrificato dall’emozione.
Fu un colpo al cuore terribile per il povero francese, ormai convinto che lei amasse un altro. Senza fiato sussurrò in francese “allora verrai?” e Alice annuì e basta e per un attimo Cristina si sentì davvero di troppo, ma poi Lor capì che doveva calmarsi, così aggiunse “…bene, così magari riesco a farti mangiare qualcosa. Però sistema quei capelli, mi raccomando perché io Alis bionda non riesco ad accettarla…” facendo ridere entrambe. Scherzarono per un po’, ma poi Alice si decise a tirare fuori il motivo per cui aveva chiamato e sussurrò “E come stai tu, ma amie? Hai avuto sue notizie?”  e Cristina si mise a ridere e scosse solo la testa con enormi occhi tristi.
“…e il bambino come va? Ti tormenta, no? Hai già iniziato a non dormire?”
Lor per un attimo si chiese quando fosse nata quella loro strana intesa così intima, perché sembravano proprio amiche, ma non disse nulla finchè Alice non lo tirò in causa chiedendo che diavolo ci facesse al maniero Wayne. Non era seccata, sapeva che Cristina stava vivendo un periodo molto doloroso ed era contenta che lui le stesse vicino.
“…sono venuta a raccontargli di persona tutto il casino, perché se non mi capisce lui, non vedo chi potrebbe farlo…” sussurrò Cristina con occhi dolci e Lor annuì e basta ma specificò che non sapeva ancora nulla e Alice rispose “neanche io, dai racconta Crì…”
“…insomma è una storia facile: io e Paul stavamo provando ad avere un bambino, ma non veniva. Nel frattempo ci siamo allontanati senza accorgercene ed è andato tutto a rotoli. Mi hanno chiesto di collaborare con Grevion…hai presente chi è, no?”
Lor annuì e basta, pensando che era uno chef di circa sessant’anni ed era davvero disgustoso, ma Cristina aveva sempre avuto il complesso del mentore e s’innamorava sempre di quelli che le insegnavano qualcosa, quindi non era una novità.
“…e niente. Mi sono innamorata del suo modo di cucinare prima e di lui poi. Stavamo bene insieme ed era sexy da impazzire. Mi ha insegnato delle cose e…abbiamo iniziato ad avere una relazione folle e terribilmente intensa. Diceva di amarmi, come si fa sempre in questi casi, ma quando io ho lasciato Paul…”
“E’ scomparso sto vecchio stronzo?” concluse Alice arrabbiatissima e Lor sorrise, perché era esattamente quello che stava pensando lui.
“…no, magari. Ha tirato fuori altre relazioni e mi ha allontanata. Solo che io aspettavo suo figlio e non ha voluto neanche più guardarmi in faccia. Io mi dicevo ogni giorno che aveva bisogno di tempo per accettare questo bambino, che non sarebbe stato così stronzo da lavarsene le mani, ma lui mi ha ignorato completamente per quattro mesi e quando è finita la nostra collaborazione non mi ha neanche salutato.”
“Non ci credo…” concluse Lor sconvolto, ma Cristina versò un paio di lacrime e Alice furiosa disse “…e non possiamo denunciarlo o altro per averti licenziato?”
 “…era solo una collaborazione, poteva chiuderla quando voleva. E poi davvero non credo di farcela a rivedere i suoi occhi azzurri…”
“A chi lo dici…” disse Alice seria e Cristina fissò Lor con fare molto espressivo, ma lui ridendo rispose “…i miei sono verdi”.
 “…Quanto meno Lor può pestarlo per te, vero?” chiese Alice ridacchiando e Lor si mise a ridere forte e guardando Cristina le fece un occhiolino e annuì, ma in quel momento sentirono una quarta voce che diceva piano “mamy…” e Alice posò il cellulare, ma rimase in comunicazione con loro.
“Che succede piccolo? Hai sognato ancora Venom?” chiese lei con una dolcezza tale da far venire i brividi a Lor che non la sentiva in versione madre da due anni.
“No mamy pensavo che non posso andare via senza sapere se Naruto diventa chunin”
Lor si era completamente sciolto, perché gli mancavano terribilmente quei discorsi, ma quando sentì “Aspetta che ti faccio una sorpresa “ e Alice riapparve sullo schermo con George attaccato al collo, morì.
“Sono papà e la zia Cris, non li hai riconosciuti?” gli chiese piano e Lor sussurrò “Ciao tesoro” ma non aveva idea di quale dei gemelli fosse e Alice ridendo rispose “Georgie amore,  non dici nulla?” solo per far capire a Lor chi fosse.
“Ciao papy e zia, dobbiamo leggere Naruto” gli disse  mezzo addormentato e Alice scoppiò a ridere perché erano le sei del mattino.
“Direi che potete leggerlo in aereo e poi posso continuare io a leggertelo…” rispose Lor piano, con una dolcezza terribile, soffocato dall’amore che provava per quella donna che accarezzava piano suo figlio e George sentenziò che lui non sapeva raccontare Naruto come la mamma, quindi non potevano.
“E allora buonanotte, il mio capo mi reclama” concluse Alice ridendo forte, e stringendo George si mise a leggere, con migliaia di pensieri per la testa.
Aveva mentito vergognosamente a Cristina e Lor: il suo piano originale era quello di continuare a non vedere Lor, però poi occhi negli occhi si era sciolta e aveva deciso di rivederlo e passare del tempo con lui, pur sapendo che fosse una pessima idea e adesso sperava di non farsi troppo male.
“Georgie…ma sono brutti i capelli della mamma?” chiese seria a suo figlio, che le rispose solo “sono come quelli della nonna della mia amica Arin, mamma” convincendola definitivamente a cambiare look.  
 Nota:
Ciao a tutti, allora volevo chiedervi cosa ne pensate di questa situazione tra Ai e Lor? Fatemi sapere se ci siete e se vi incuriosisce questa storia!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Alice e Toshio ***


Capitolo 4: Alice e Toshio

Poche ore dopo, mentre Lor e Cristina si salutavano per andare a dormire, qualcuno nel quartiere Ginza di Tokyo era già in piedi a preparare la colazione e contemporaneamente a finire le valigie dei ragazzi, con le idee confuse, il cuore in subbuglio e i capelli stravolti. Quella mattina Alice era in ritardo, come sempre e urlava frasi strane in lingue diverse mentre cercava di infilare cose a caso nelle valigie lanciando oggetti dappertutto. Era esausta e terribilmente preoccupata per suo padre e per Lor, ma stava anche male all’idea di non poter stare con i suoi bambini per due mesi. Vedete ad essere sinceri, era un bel casino come madre, ma non perché non ci provasse o non li amasse, semplicemente perché non riusciva sempre a stare dietro a tutti e quattro e al suo lavoro, per questo spesso si perdeva sempre qualcosa e si sentiva costantemente in colpa. Per fortuna però da un anno una persona nuova era entrata a far parte della loro famiglia e Alice non poteva davvero fare a meno di lei: si chiamava Olga Vankova ed era una magnifica donna sulla cinquantina proveniente dalla Repubblica Ceca dolce e severa al bisogno, che gli faceva da tata, chef e supporto morale. Alice l’adorava e le avrebbe dato qualsiasi cifra per tenerla accanto, ma dopo qualche mese Olga si era talmente affezionata a quella ragazza strana e ai suoi bambini da accettare persino di accompagnarli in quel viaggio con il padre, perché non si sentiva sicura a lasciarli da soli con quell’uomo che non conosceva, ma le stava già antipatico.
Tornando a quella mattina, Miss Olga non era ancora arrivata e Alice stava cercando di mettere tutto in ordine, cosa che notoriamente non sapeva fare, e di far fare colazione ai ragazzi, quando qualcuno le telefonò. Alice guardò il nome della persona che chiamava e sbuffò forte. Cosa doveva dirgli ancora? Lo aveva lasciato da qualche settimana,  perché si sentiva terribilmente confusa, ma lui non aveva accettato la cosa e continuava a chiamarla per parlare. Quella mattina, però, Alice era completamente stravolta e non aveva voglia di rispondergli, così ignorò il cellulare e tornò ai suoi pensieri e ai bagagli.
Vedete, i piani della famiglia Dubois erano stati decisi dieci mesi prima, quando Lor e Ai non si parlavano ancora. Lui stava soffrendo terribilmente per la mancanza dei suoi figli, così aveva chiesto a Dug di mediare e avevano trovato un compromesso: dato che non riusciva a vederli quando voleva, vivendo in un altro continente, avrebbero passato con lui tutte le vacanze estive per compensare un po’.
Alice, però, sapeva che non sarebbe mai riuscita a stare lontana dai suoi figli per due mesi, così aveva deciso di tornare in Europa anche lei per un periodo, per stare con loro di tanto in tanto, e Lor ovviamente aveva acconsentito a quella richiesta, sperando segretamente di riuscire a riconquistarla. Poi Mr Neil era stato male da un momento all’altro, togliendo il sonno alla ragazza di Tokyo. Il mondo di Alice si era capovolto all’improvviso: lei si sentiva sicura della sua relazione con Toshio che sembrava l’esatto opposto del suo ex, le piaceva la sua vita a Tokyo e adorava il suo lavoro, ed era certa di aver cambiato vita dall’altra parte del mondo. Eppure nell’apprendere quella notizia, aveva fatto quel numero senza neanche pensarci, come se fosse l’unica cosa da fare.
Lor era ad una cena di lavoro insieme anche alla sua nuova compagna, ma vedere quel numero gli aveva fatto venire i brividi e aveva mollato tutti. Nel parcheggio del ristorante aveva per la prima volta risentito la voce di Alice, che in lacrime gli aveva spiegato del padre.
“Alis, lo supereremo, vedrai…” le aveva sussurrato piano, come se fosse ancora suo marito, perché era così che lei lo stava trattando, e Alice era stata scossa da un brivido terribile e si era resa conto che si era solo ingannata in quei due anni.
“Mi manchi Lo…” gli aveva sussurrato piano e lui si era talmente sciolto da dimenticare completamente il resto del mondo e restare per quasi un’ora in un parcheggio a parlare con lei. Non voleva chiudere quella chiamata, perché aveva il terrore che Alice lo avrebbe allontanato di nuovo, ma lei non ci pensava neanche e due secondi dopo averlo salutato digitò velocemente: “dopo tutto questo tempo?” e Lor con il cuore in gola le rispose solo “sempre!”.
Da quella notte avevano iniziato uno strano rapporto a distanza, fatto di chiamate e messaggi continui e costanti a tutte le ore, e più di una volta Alice si era accorta di non aver voglia di vedere Toshio, perché voleva parlare con Lor, ma si era letteralmente imposta di decidere con molta calma, anche perché era convinta che Lor le stesse dando tante attenzioni solo perché era andata via. Era sicura che tornando con lui prima o poi Lor avrebbe ricominciato ad ignorarla, ma era davvero troppo difficile stargli lontano adesso che avevano ripreso ad essere qualcosa. Razionalmente era pentita di quel riavvicinamento, ma allo stesso tempo immaginare di essere a letto con lui era l’unica cosa che le permetteva di addormentarsi quando chiudeva gli occhi. Così a pochi giorni dal suo viaggio in Europa, aveva deciso di essere chiara con quel povero ragazzo che l’amava e gli aveva detto che aveva il cuore in tempesta, e che perciò lo lasciava libero di fare quello che sentiva, ma lui non aveva proprio capito e aveva dovuto spiegargli più volte come stavano le cose. Sapeva che restando per due mesi a Inverness lui l’avrebbe cercata, trovata e avuta, se davvero lo voleva, perché Alice era ancora troppo innamorata di lui. Così aveva deciso di provare a ricostruire quella famiglia, malgrado tutto il male che si erano fatti. Perciò aveva detto chiaramente a Toshio ma lui sembrava non accettare la cosa ed ora continuava a chiamarla a ripetizione.
“Maman…almeno togli la suoneria…” le disse Bibi con fare molto scocciato, perché era stata svegliata dal cellulare della madre e Alice allora si scusò e rispose dicendo solo“Scusa, dopo”
 “bene, quindi non posso neanche salutarti prima che parti per mesi? Devo rassegnarmi a fare la parte dell’ex che non esiste?” ringhiò lui molto seccato e Alice sbuffò.
“No Toshi, è che non c’è Olga e devo fare mille cose e ho solo tre ore prima di partire…” rispose cercando di giustificarsi e lui annuì e basta.
“…se avessi accettato di farmi venire con te, le cose sarebbero diverse.”
“ Credimi, vorrei anche io che le cose fossero diverse perché sono convinta al cento per cento che sia una cazzata, ma per ora stanno così.  Fare questo viaggio con te era come dire ai miei figli che non esistono più possibilità che la loro famiglia si sistemi e…questo non lo so adesso” rispose, molto sinceramente e Toshio rimase per un attimo in silenzio.
“Quindi vuoi ancora lui, davvero?” gli disse piano e Alice sussurrò “non lo so… o meglio lo so, ma è una pessima idea. Però per favore lasciami andare…”
“Va bene” le rispose serio, ma poi aggiunse “…e il nostro progetto? Insomma ci era arrivato il finanziamento e…”
“Oh cazzo” pensò Alice mentre osservava uno dei gemelli che riapriva la sua borsa in cerca di qualcosa, ma concluse “il progetto resta, se sei d’accordo. Ora scusa davvero… ci sentiamo via mail quando sono ad Inverness…” e lo liquidò per andare a rimproverare Fred, ma proprio mentre stava cercando di spiegare a quella carognetta dagli occhi verdi che non poteva disfare tutto il suo lavoro solo per cercare un giocattolo, il suo cellulare riprese a suonare e Bibi riapparve molto contrariata, con i suoi jeans tra le mani e un’espressione scocciatissima.
“Almeno cambia la suoneria maman, questa del trono di spade è fastidiosissima…” le disse con quel tono odioso delle adolescenti e Alice pensò “ma com’è che era un amore l’anno scorso e ora sembra sempre odiarmi?” ma le sussurrò piano “per favore rispondi tu e digli di lasciarmi in pace, ma con questo tuo tono odioso, così si convince…”
“Ok” disse lei, sollevando un sopracciglio e poi disse “lasciala in pace papà…” facendo venire un infarto a Lor, ma facendo contemporaneamente urlare “No!” a sua madre, che si lanciò su di lei per rubarle il cellulare.
“Ah buongiorno anche a te Beatris…” rispose lui scocciato, ma Alice prese il telefono e urlò “no, no, no solo un equivoco, giuro” facendolo sorridere.
“Dovreste essere per strada, no?” le chiese con un sorriso, perché sapeva esattamente che a quel punto i ragazzi erano ancora in pigiama e lei aveva duecento valigie aperte dappertutto, e Alice fissò le macerie e la devastazione che aveva intorno e rispose “…sì, ci siamo quasi…” mentendo vergognosamente, ma in quel momento entrò Olga e Alice urlò “ah amore mio sei arrivata!” sconvolgendo Lor, che per un attimo pensò che fosse il suo fidanzatino, ma poi una volta chiarito l’equivoco le fece la domanda da un milione di dollari.
“Stavo pensando Ali…tu arrivi a Charles de Gaulle e poi riparti per Inverness, no?” le chiese con tono super sensuale e lei disse solo “si…” osservando da lontano Sophie che stava chiudendo la sua valigia e inviandole duecento baci perché finalmente qualcuno aveva deciso di aiutarla.
“…e lo scalo è molto lungo?” aggiunse lui, fingendo di non essere agitato quanto era in realtà.
“Mah due ore, ma voleranno: il tempo di recuperare i loro bagagli, portarli fuori, rientrare, prendere un caffè e via…” aggiunse distrattamente, versando il latte nelle tazze per la colazione dei gemelli.
“Ok…” rispose Lor sovrappensiero e poi le augurò buon viaggio e si separarono, ma lui prese una decisione folle che gli impedì di dormire quella notte: lui l’avrebbe sorpresa e avrebbero trascorso quelle due ore insieme, facendole venire ancora più voglia di stare con lui.

Nota:
Ciao a tutti, non so se c'è qualcuno che sta leggendo questa storia, io però ve la carico lo stesso e spero che voi ci siate. Allora che cosa ne pensate di Alice come madre? E di questa storia con Toshio? Fatemi sapere, se vi va.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: il viaggio ***


Capitolo 4: il viaggio
 “Oh Bìbì no. Non farmi quella faccina da cane abbandonato sul ciglio dell’autostrada perché non ce la posso fare, non oggi.”
Sussurrò Alice letteralmente devastata, osservando Beatrice che le teneva il broncio.  La piccola Dubois, aveva ereditato molte cose dal padre: aveva i suoi occhi verdi, e sicuramente la sua altezza e parte del suo perfetto patrimonio genetico, dato che era bella da far impazzire tutti i suoi coetanei, ma purtroppo aveva il carattere vulcanico di sua madre, così esplose.
“maman, je t’en prie per l’ultima volta: non farmi partire, non è giusto. Non potete decidere della mia vita!”
Alice pensò solo “mi mancava solo questo” ma le disse che si stava vestendo e che ne avrebbero parlato dopo.
“No, dopo è troppo tardi, ti prego. Se vado in Europa per due mesi Paul mi lascerà e io letteralmente impazzirò… ” le disse sconvolta e allora Alice le sorrise e accarezzandola piano sussurrò  “beh sono solo due mesi mon coeur. Se ti lascia per così poco, non merita neanche uno sguardo. Tuo padre… beh lui ha aspettato che io tornassi da Tokyo…”
Come sempre aveva pronunciato le parole “tuo padre” dolcemente, accompagnandole con uno strano sorrisetto malinconico, e Beatrice se ne accorse. Sapeva che era cambiato qualcosa tra loro due, ma non sapeva esattamente cosa pensare ed era arrabbiata, così ringhiò “beh non mi sembra che abbia funzionato, guardando come sono andate le cose…”
Ecco, Alice si sentì di nuovo uno schifo. Beatrice era quella che più di tutti aveva avuto difficoltà ad accettare il loro divorzio ed era diventata estremamente acida e sarcastica con sua madre.
 “Ascolta lo so, ma tu devi capire: vuole stare un po’ con voi, non vi vede mai e vi ama disperatamente.” Le disse piano, provando ad accarezzare i suoi capelli arancioni, ma la piccola Dubois era in vena di guerra così urlò
“Ma se è venuto qui due mesi fa?”
 “E dovrebbe bastargli?” sussurrò Alice molto piano e solo allora Beatrice scoppiò, tirando fuori una cosa che sapeva avrebbe fatto male a sua madre esattamente quanto faceva male a lei.
“…beh quando vivevamo insieme ci vedeva solo per qualche ora di domenica e non mi sembra se ne preoccupasse troppo, quindi da quando ha bisogno di vederci così spesso?”
Alice lo aveva lasciato proprio per quel motivo, e Beatrice lo sapeva, quindi aveva volutamente fatto la stronza sarcastica e sua madre s’infuriò.
“Fa’ come vuoi, Beatrice Dubois, ma non sarò io a dire a tuo padre che sei troppo egoista per andare da lui. Prenditi le tue responsabilità, alza il telefono e… spezzagli il cuore.”
“Come se non lo avessi già fatto tu.”
 Rispose rigida, ma Alice decise di non dirle più una parola. La lasciò lì a macerare nei suoi sensi di colpa e andò a controllare Sophie, pensando solo che grazie al cielo erano molto distanti per età e che aveva ancora qualche anno di dolcezza prima di dover affrontare un’altra ragazzina costantemente arrabbiata con lei.
Bibi nel frattempo rimase seduta nella sua stanza per un po’, sentendosi in colpa per le cose che aveva detto a sua madre, ma terribilmente arrabbiata per quella reclusione europea a cui l’avevano costretta. Le mancava suo padre, non poteva negarlo, ma le sarebbe piaciuto restare a viversi quella storia con quel ragazzo che aveva desiderato per un anno intero e che si era accorto di lei solo durante gli ultimi giorni di scuola. Pensò che poteva raccontarlo a suo padre, che lui l’avrebbe capita e immersa in quei pensieri partì insieme alla madre, a Olga e Sophie.
Alice, come sempre, si era seduta in aereo con i due piccoli: due pesti rosse dagli occhi verde acqua, di cinque anni che prendevano il nome di Fred e George. Quei due non erano mai stati bravi bambini, ma dal divorzio dei genitori erano diventati capricciosi e ribelli e facevano un sacco di dispetti al fidanzato della mamma, che però da buon giapponese non diceva una parola. Alice e Beatrice sospettavano che ci fosse lo zampino di Lor dietro a quei dispetti, anche perché sembrava sempre troppo compiaciuto per rimproverarli, ma non riuscirono mai ad averne le prove.
Bibi, invece, rimase con la tata e con sua sorella Sophie di otto anni che però l’aveva completamente ignorata per dedicarsi immediatamente ai suoi strani cartoni animati, lasciandola da sola e in silenzio. Era triste e arrabbiata, così provò in mille modi a distrarsi, ma non ci riuscì e decise di cercare l’unica persona al mondo che generalmente calmava le sue preoccupazioni, quella con cui aveva litigato furiosamente poche ore prima e che sembrava più preoccupata di lei. Alice era esausta e stava per addormentarsi insieme a quelle due pesti dei suoi figli, quando due occhi verdi le si pararono davanti e le venne da sorridere, realizzando quanto l’espressione preoccupata di Beatrice fosse uguale a quella del padre.  Non disse nulla, semplicemente spostò Fred collassato accanto a George, le fece cenno di sedersi, e la stritolò con troppa forza.
“Mi fai male mamy…” sussurrò Beatrice scocciata e Alice mollò la presa, ma baciandole la fronte sussurrò “Bibi amore mio, non voglio renderti triste, te lo giuro. Malgrado quello che puoi pensare con quel tuo furioso cervello da adolescente, il mio più grande desiderio non è di rovinarti la vita. E’ solo al terzo o quarto posto a dire il vero.”
Beatrice si mise a ridere, ma le piaceva essere coccolata da sua madre come se fosse ancora bambina, così la strinse forte e lei sussurrò piano  “Senti, ho deciso che parlerò con papà, gli chiederò se per caso tu puoi venire via un mese prima, proverò a toccare il suo lato romantico dicendo che rompi le scatole da giorni perché non vuoi separarti da un certo ragazzo, ma…non so come andrà.”
“E tu verrai da Tokyo a prendermi e poi tornerai per recuperare gli altri?” chiese scocciata, ma Alice sussurrò “ma io resto a Inverness, piccina. E con papà abbiamo deciso di provare a trascorrere qualche giorno insieme, se mi volete…”
Il cuoricino di Beatrice letteralmente esplose e strinse la mamma fortissimo. Vedere quei due insieme era il suo più grande desiderio, da quando si erano lasciati. Voleva tornare in Francia o in un posto qualsiasi e avere di nuovo la colazione del padre di domenica mattina, le serate cinema di venerdì e le mancava persino doverli rimproverare perché si baciavano davanti a loro. Non riusciva proprio a capire perché non ci avessero mai provato a rimettere insieme i pezzi, dato che oggettivamente loro si comportavano da coppia. Sia Beatrice che Sophie li avevano beccati mille volte a parlare al telefono, o avevano involontariamente letto i messaggi che il padre inviava alla madre ed erano realmente confuse da quella situazione. Alice continuava a chiamarlo “amore” quando erano al telefono, a sussurrargli cose carine e a sorridere come un’adolescente, e ovviamente lui uguale. Non aveva mai smesso di chiamarla “ma plumette” e portava ancora la fede, a quasi due anni dalla loro separazione. La chiamava ancora “il grande amore della sua vita”, e lei era talmente innamorata da diventare isterica quando doveva avvicinarsi al suo continente.
“Quindi non ci stai mollando a lui per farti le tue vacanze in santa pace con Toshio?” le disse con tono insicuro e Alice sorrise e basta e rispose che le sarebbe piaciuto, ma non aveva abbastanza soldi e poi iniziò a farle il solletico perché Beatrice offesa era davvero carinissima.
Dopo averle giurato duemila volte che stava scherzando, per tranquillizzarla sussurrò “ti dico una cosa, se non la dici a nessuno, ma devi giurare…”
Beatrice confusa annuì e basta e lei le disse piano “…è finita con Toshio” facendo letteralmente scoppiare di felicità la piccola Bibi che iniziò a farle duecento domande.
“…ma papà non deve saperlo Beatris, per ora almeno…” le disse, usando lo stesso modo di chiamarla di Lor e la piccola annuì e basta. Se c’era anche solo una chance di riavere la sua famiglia avrebbe messo da parte qualsiasi ragazzo.
“…ma tuo padre dice che i miei capelli sono orrendi…” confessò Alice ridacchiando e Beatrice con fare serio le rispose “te lo dico da troppo tempo mamma che quel look da albina non funziona” convincendo Alice ad andare dal primo parrucchiere che avesse incontrato appena scesa in Scozia.
“…ma’…” sussurrò Beatrice con fare estremamente serio dopo qualche ora in cui aveva condiviso le auricolari e guardato delle serie insieme e lei la fissò confusa.
“…non dirglielo. Di Paul, intendo. Per favore. Tornerò a Tokyo quando sarà il momento…” le disse molto preoccupata e Alice pensò solo “cazzo, glielo avevo già detto!” ma le sorrise e annuì.
Nota:
Ciao a tutti, allora vi piace questo rapporto tra Alice e Beatrice? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: l'aeroporto di Parigi ***


Capitolo 6: l’aeroporto di Parigi


Come sempre la nostra Alice versò qualche lacrima all’atterraggio, pensando solo che stava abbandonando un enorme pezzo di lei per due mesi, e che le sarebbero mancati da morire. Cercando di non far vedere a loro i suoi occhi lucidi, iniziò a sistemarli per scendere dall’aereo. Odiava quel momento:voleva solo piangere e stringerli forte, ma non poteva perché doveva occuparsi dei passaporti e delle valigie e di altre mille cose che la rendevano furiosa. E poi, proprio mentre Fred e George le stavano dicendo mille cose all’unisono, mentre cercava il passaporto di Sophie e altre duecento cose, Beatrice urlò “papy?” e lei morì. Prima di alzare gli occhi pensò solo “Oddio ci siamo”, ma poi il tempo letteralmente si fermò. Per un attimo non sentì più nulla e il cuore le si bloccò, mentre il suo sguardo si perdeva in due occhi verdi che avrebbero stordito la persona più insensibile del mondo. Era ancora lui l’unico uomo che le faceva quell’effetto assurdo, malgrado fosse passata un’infinità di tempo e Alice pensò solo “è esattamente come quella volta a Parigi” e si sciolse in un sorriso. Certo era facile dirgli che dovevano stare lontani quando erano a distanza, ma così, occhi negli occhi, era tutta un’altra storia. Si era messo un vestito incredibilmente elegante, che fasciava completamente i suoi muscoli, aveva pettinato con cura i suoi riccioli biondi e sfoggiava il sorriso più felice che lei gli avesse mai visto.
Alice invece era stanca, in tuta e con i capelli sconvolti, come tutte le madri dopo un viaggio infinito con quattro ragazzini, ma lui impazzì per lei. Lor voleva solo rivederla, non gli importava di nient’altro e il brivido che aveva provato nel vederla da lontano gli aveva fatto capire di dover davvero fare qualcosa per convincerla a restare, perché devi per forza tenertela una che ti sconvolge ancora così dopo tutti quegli anni. Così si avvicinò con il cuore letteralmente in tempesta e per un attimo non riuscì a dire una parola nel trovarsela davanti. Aveva desiderato così tanto quel momento, da non credere quasi che fosse arrivato e per lei era lo stesso, era evidente. Si fissarono a distanza qualche minuto, desiderando entrambi soltanto di fare l’amore. Poi, però, Lor fu letteralmente aggredito da quelle che chiamava “le sue donne” e le cose cambiarono.
Beatrice gli saltò letteralmente al collo e mentre lo baciava Sophie ringhiò “è anche mio padre, comunque” e lui le fece segno di avere un braccio libero. E così Lor le tenne strette per un attimo, annusando il loro profumo e morendo per quelle piccole braccia che lo avvolgevano forte, ma poi sussurrò “Scusate donne della mia vita, ma dovrei salutare un attimo quella strana creatura albina che vi ha generato…” facendo tremare Alice.
“Bonjour, amore della mia vita. Ben tornata nella nostra città preferita…” le sussurrò col suo solito sguardo suadente. Lor voleva fare quello figo che gestisce bene le sue emozioni, ma lei fu travolta letteralmente dalle sue emozioni, e il cuore gli scoppiò quando Alice gli saltò letteralmente al collo e lo strinse con tutta la forza che aveva.  “Alis…” sussurrò pianissimo, con una voce dolce come una carezza, ma lei rispose solo “shh”perdendosi in quel profumo che era stato per anni quello del suo uomo rimasero così per qualche minuto, dimenticando completamente il resto del mondo, poi Alice si riprese e allontanandosi gli disse “Bonjour Laurent…che ci fai qui?”.
Lui le sorrise con il suo solito fare seducente e porgendole un sacchetto rispose “ti ho portato da mangiare, così magari ti rimetti un po’…” ma lo sguardo che usò era quello di quando voleva fare l’amore e Alice si sentì bruciare completamente.
“…non guardarmi così…” sussurrò con uno strano tono supplichevole annodandosi in un altro abbraccio,  e lui sorridendo sussurrò “e perché mai, ma plume?” ma lo sguardo e il sospiro di Alice parlarono molto chiaramente. Non gli era indifferente, proprio per nulla, e sussurrò piano “perché non posso baciarti davanti a quattro ragazzini incasinati che ci guardano con gli occhi lucidi e speranzosi…”
“Risolviamo subito, se il problema è solo questo, mon amour…” le disse sicuro e così fece una cosa a cui Alice non aveva pensato: allungò dei soldi alla tata e le disse di portare i ragazzi a mangiare qualcosa, e Bibi e Sophie letteralmente trascinarono via i gemelli che volevano solo salutare il padre che non li aveva ancora abbracciati.
Alice e Lor li seguirono con lo sguardo e quando furono abbastanza lontani, lei letteralmente gli saltò al collo e cominciò a baciarlo nel modo più passionale esistente, annodando i suoi riccioli nel suo indice, come faceva sempre mille anni prima.
Durò per circa dieci minuti poi decisero di tornare razionali e lei sussurrò solo “ Oh mio Dio…”scoppiando in una risata imbarazzatissima.
“Oh signorina Mac Neil ma lei non se lo toglie mai questo vizio di saltarmi addosso in questo aeroporto?” le disse ridacchiando e lei rise ancora più forte.
 La peggiore paura di Alice si era avverata: Lor nel rivederla si era immediatamente accorto che era ancora sua e senza grande sforzo se l’era ripresa, e a lei non dispiaceva neanche. La verità era che questo discorso non valeva solo per Alice. Ci erano voluti letteralmente dieci minuti: uno sguardo, un abbraccio e il loro amore era letteralmente scoppiato come mille anni prima e Lor voleva solo tenerla con lui il più possibile.
“Com’era la cosa di provare piano a vedere se per caso potrebbe funzionare ancora, Alis?” le sussurrò con fare suadente e un sorriso dolcissimo e lei sospirò soltanto.
“Perché sei qui?” gli chiese, con il cuore in gola, ma lui le rispose “…perché non potevo resistere questa volta, non potevo lasciarti partire senza darti un bacio e dirti che ti aspetterò…”
Alice gli sorrise con due occhi bellissimi e lui aggiunse “…ma facciamo qualcosa per questo look da adescatrice di giovanotti, grazie…” facendola ridere a crepapelle per qualche minuto.
“Cos’è nella buona e nella cattiva sorte non copriva anche l’eventualità in cui la partner si fosse fatta bionda?” gli chiese, ritrovando il suo humor e Lor ridacchiando ribattè “no, direi proprio di no. E poi mia moglie ha i capelli arancioni, lo sanno tutti. Quello biondo sono io. Altrimenti nel vederci insieme tutti penserebbero che i nostri figli non siano miei, ma di uno tipo Ed Sheeran…”
Alice lo baciò ancora e lui, per l’ennesima volta si sciolse totalmente per quelle labbra e sussurrò “non partire, rimani qui e facciamo l’amore per tutta la notte…”
Una fortissima scarica elettrica l’attraversò nel sentirgli dire quelle parole. Lo voleva, lo voleva  senza ritegno, ma ridacchiando rispose “sì, come se non avessimo due gemelli di cinque anni che rompono tutte le notti per leggere Naruto e una ragazzina che viene a tutte le ore a raccontarti la sua vita. Realisticamente Lor? Riusciremmo a farlo forse mezza volta…”
Lor sorrise piano, allora, ma lei sussurrò “succederà, è inevitabile perché io sono tua mon amour. Però non stanotte, Paul mi aspetta per dargli il cambio da papà…”
“Vuoi che venga con te?” le disse serio, perché si era accorto dello sguardo preoccupato di Alice e lei annuì e basta, ma sospirando aggiunse “…ma non voglio che i ragazzi lo vedano se non l’ho visto io. Non ho idea di come stiano le cose e non voglio ferirli…”
Si abbracciarono ancora, allora, ma presto giunse Bibi che con fare da gatto informò la madre che avevano aperto il suo gate, quindi doveva sbrigarsi a recuperare il bagaglio e fare il check in per Inverness.
“Tu non te li fai mai gli affari tuoi, bellezza?” le disse il padre seccato, ma poi prese entrambe le sue donne sottobraccio e disse ad Alice “…ma poi non è troppo alta e bella per avere la sua età?”
“E’ troppo alta e bella per essere figlia mia!” le disse Alice onestamente e padre e figlia la guardarono malissimo, anche se Bibi non poteva essere più felice.
Recuperarono in fretta e furia il bagaglio di Alice, sistemarono tutto e tornarono al bar dove le due pesti stavano tormentando Olga.
“Mamy ci leggerai Naruto col telefono, hai giurato!” le disse uno dei gemelli e Alice commossa annuì e basta, ma quando l’altro disse a Lor “…e tu ci racconterai le storie della ragazza di Tokyo, giura” lei lo guardò confusa.
“Non lo sai mamma? Che lui racconta le vostre storie alle pesti per tenerle buone?” disse Beatrice e Alice accarezzò solo il viso di Lor ma dicendogli mille cose con uno sguardo.
“Torna presto, lo hai promesso…” sussurrò Beatrice prima di separarsi dalla madre, e lei emozionata farfugliò solo “prestissimo, ti amo…”
“Ma non lo devi dire a me, dannazione!” ringhiò Bibi facendola ridere e poi a voce alta, in modo che tutti potessero sentire aggiunse “vallo a dire a lui…” e Alice sbuffò fortissimo, ma obbedì.
“Cosa mi devi dire?” le chiese, fingendo quel suo atteggiamento arrogante e sicuro tanto sexy, ma quando lei sussurrò piano“che ti amo Lor…” rimase qualche secondo letteralmente paralizzato dall’emozione, e lei inviandogli un bacio scappò via sul suo aereo, lasciandolo da solo con quattro bambini identici a lei e una tata che lo odiava.
Nota:
Ciao a tutti, non so se c'è qualcuno che sta leggendo questa storia, se è uno che aveva letto le due originali, o è un"nuovo lettore" o uno capitato per caso solo sulla terza parte e che non conosce le prime due, ma...spero che chiunque tu sia, ti piacciano questi due che si ritrovano così per caso in aeroporto. Grazie per aver letto!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: la favola della ragazza di Tokyo ***


 
Capitolo 6: la favola della ragazza di Tokyo


Come sempre in aeroporto Lor si era dedicato alle piccole pesti, perché erano i più bisognosi di controllo e attenzioni, ma aveva  mandato un bacio bellissimo a quelle sue due ragazze tanto simili a quella matta che aveva sposato. Era incredibilmente distratto, però, e terribilmente felice e tutti, persino la domestica fecero battutine su questa cosa. Rivedere i suoi bambini era sempre straordinariamente doloroso, perché avevano davvero troppe cose che gli ricordavano lei ed era come passare del tempo con tante piccole Ai, ma quella volta fu tutto diverso. Lor non smetteva di sorridere pensando a quei baci e aveva i brividi ricordando quelle parole sussurrate piano in aeroporto.
Dopo un simpatico momento di lite tra lui e la tata, che aveva osato chiedere di cucinare la cena, Monsieur Dubois fece una cosa che amava: andò dritto dalla sua ragazza e le disse in francese “allora, cuciniamo?” lasciandola un attimo perplessa.
Beatrice amava la cucina, ed era anche straordinariamente dotata, per questo i genitori avevano provato a spingerla verso quel settore, ma non si sa perché, aveva scelto una scuola incredibilmente difficile, in cui stava trovando non poche difficoltà.
Rimasero spalla contro spalla per qualche minuto, poi lui le disse in francese una cosa che la fece letteralmente trasalire. Stava sfilettando il pesce, come lui le aveva insegnato e improvvisamente si trovò due mani sulle sue e sentì:
 “ Certo che sei veramente uno schianto. Hai gli occhi verdi più belli del mondo, i capelli più interessanti e le tue lentiggini sembrano disegnate con molta cura da un artista. Però non hai ancora imparato a desquamare un pesce come si deve, e questo è grave… ”
Lor rise forte allora, e lei sbuffò soltanto, ma fu immediatamente avvolta da un abbraccio tanto forte da soffocarla quasi. Aveva messo su un certo tono malinconico e dolce, perché davvero Beatrice stava diventando troppo grande e troppo in fretta e lui non era pronto all’idea di lei quasi adulta. Quando Alice gli aveva detto del fidanzatino, poi, era letteralmente imploso.
“Donc, non sono più l’amore della sua vita…che fregatura!” aveva detto sconvolto ad Alice e lei aveva solo sorriso.
“…adesso amore della sua vita a quattordici anni mi sembra troppo, eh”
Aveva risposto divertita da morire, ma non c’era stato verso di calmare Lor.
“mi sei mancato tanto…” sussurrò Bibi immersa in quell’abbraccio e lui la strinse ancora più forte e sussurrò con gli occhi chiusi “anche tu, piccola mia. Non potrai mai capire quanto” e poi con una dolcezza infinita sussurrò solo “…e poi hai lo stesso assurdo profumo di caramelle di tua madre…”
“Perché le ho rubato lo shampoo, probabilmente…”rispose cercando di farlo ridere e…ci riuscì.
Lor stava ancora disperatamente cercando di capire come comportarsi da padre figo, da uomo moderno che non si preoccupa per…beh diciamo l’incolumità della propria figlia, ma non sapeva bene come parlarne. Poteva davvero darle consigli sugli uomini? Beh certo che sì, ma probabilmente l’avrebbe solo traumatizzata a vita e non voleva aggiungere altre ragioni alla già corposa lista di motivazioni che l’avrebbero portata dallo psicologo da adulta. No, no non poteva farlo, doveva pensarci Alice, anche se lui era l’ex di Alice, quindi non c’era assolutamente da fidarsi del suo gusto in fatto di uomini. E poi ricordò un commento fastidiosissimo di George, che gli aveva detto “oh questo giapponese è un figo spaventoso, una specie di Itachi Uchiha figherrimo e poi è un genio! Ha tirato fuori delle cose straordinarie e ha solo ventinove anni…” e alzò soltanto un sopracciglio. Magari aveva davvero scelto in modo saggio questa volta, peccato che poi avesse baciato lui all’aeroporto, quindi quell’idiota era fregato.
Lor e Bibi si rimisero a lavoro allora, e lui guidò la mano di Beatrice con il coltello per farle capire come e dove incidere. E poi, fingendo nonchalance, sussurrò “…allora esiste un Paul, n’est pas?”
Non era esattamente quello che Beatrice si aspettava da lui e per un attimo rimase estremamente perplessa. Si immaginava di doverci litigare per ore, perché “era troppo giovane per avere un fidanzato” o anche di doversi difendere da un interrogatorio stile fumetti, in cui l’ avrebbe gettato in una cella di un sotterraneo e l’ avrebbe torturata per estorcerle informazioni,  eppure Lor si sforzava di sembrare molto sereno.
Je crois qu'il y a plus d'un…”rispose quella piccola peste, cercando di restare vaga, ma lui mordendosi il labbro per trattenere una risata ribattè “...mais il y a un Paul spécial”
“Beh sicuramente, da qualche parte nel mondo, per ogni donna c’è un Paul speciale…”
Rispose quella matta ridacchiando, ma lui scuotendo la testa sussurrò “chissà…magari nel quartiere Omotesandō di Tokyo?”
Ecco, sapeva persino quello? Beatrice ci rimase malissimo, ma capì che era stata la mamma a raccontagli tutto e si riempì di speranze.
“Ma cos’hai gli agenti speciali?”
Chiese, spalancando gli occhi per la sorpresa e lui ridacchiando rispose “non, ma tres petite, solo tua madre. E credimi: è meglio di un detective ninja!”
 Beatrice sorrise pensando solo “e allora cavolo fate pace!” ma non  si sentiva a suo agio a parlare di sentimenti con suo padre e ad aprirgli il mio cuore.
 “Non mi va di parlarne…” sussurrò con fare lamentevole, ma lui strinse solo le spalle e abbracciandola ribattè “non sei mica obbligata a farlo? Però credevo che lo avresti fatto.  Da bambina ti piaceva tanto parlarmi, eravamo così legati…”
“Porcaccia miseria!” pensò Beatrice seccatissima, ma non disse nulla e lui dolcemente concluse “comunque, capisco che tu voglia viverti questa storia, ma… tu lo sai vero come funzionano i ragazzi? Insomma gli hai dato delle regole e dei paletti?”
“Papà!” gridò Beatrice furiosa e completamente rossa, ma Lor sbuffando aggiunse “ eh Beatris, sono fatti così: un po’ stronzi. Ma tu non devi…”
Beatrice divenne letteralmente violacea, e Lor pensò solo “cacchio!” ma fu letteralmente salvato dal suo telefono e la piccola Dubois rispose per lui urlando “mamma, mi sta facendo i discorsi sui ragazzi, per favore intervieni…”
Alice era in vivavoce e scoppiò in una risata fortissima, lasciando entrambi a fissare il telefono con occhi di brace per qualche minuto.
“Oddio Lor, lasciala stare, sa già tutto e stava letteralmente morendo quando gliene ho parlato io, figurati tu…”
Disse, cercando di tornare seria, ma  continuando a lacrimare per le risate e Lor rispose solo “sì, ma tu sei una donna. Strana, con mille amici uomini e totalmente diversa da tutte le altre, d’accordo, ma resti comunque una donna. Qualcuno deve spiegarle quello che passa per la testa dei maschi…” ma madre e figlia convennero che non fosse il caso e il discorso finì lì perché una donna speciale giunse a reclamare la piccola Dubois.
Nonna Diane, ormai molto in là con gli anni, non vedeva l’ora di rivedere quei nipotini così lontani, e la strinse molto forte, ma quando capì che erano a telefono con Alice s’irrigidì. Diane ce l’aveva con lei per il divorzio e per aver portato via i bambini a quel suo ragazzo così dolce, ma quando Alice le disse “stavo pianificando di venire il prossimo weekend, se non disturbo” pensò soltanto “finalmente!” e con tono gentile le rispose che era la benvenuta, ma poi Lor ridendo fece un occhiolino a sua nonna e mettendole una mano sulla spalla puntualizzò “tanto è mia la casa, non poteva dire di no” provocando l’ira di tre donne contemporaneamente.
Salutata Alice, Lor e Beatrice cucinarono una cena fantastica ed entrambi furono felici di aver condiviso un momento così bello, ma prima di andare a cena Lor afferrò Beatrice per un braccio, come faceva sempre con Alice, e sussurrò “comunque se vuoi tornare prima per viverti la storia con questo tizio, ti porto io a Tokyo. Ti amo, ma petite, voglio solo che tu sia felice…”
“Vuoi davvero andare a fargli il discorsetto, vero?” rispose lei incrociando le braccia con la stessa espressione che usava Alice per dirgli “tanto non sono scema, ho capito” e luì allargò le braccia per far finta di nulla, ma sorrise.
 Cenarono tutti insieme, con nonna Diane, zio Mat, zio Dug e zia Cris che faceva prove generali di maternità, provando a far mangiare le due pesti con scarsissimi risultati.
“Non è sempre così difficile, eh. Sono questi due che sono particolarmente complicati…” le disse con fare straordinariamente affascinante Dug, che li conosceva benissimo, ma lei sorrise soltanto trovando particolarmente fastidioso il tono di lui. Si disse che ci mancava anche che la sua versione maschile ci provasse con lei, e che era terribilmente ridicolo.
In quel momento, però, super Lor decise di intervenire e come per miracolo riuscì a far mangiare il pesce a quei ragazzini. Le pesti erano in vena di capricci e lui disse solo “bien, niente storia della ragazza di Tokyo, allora…”
I due si calmarono immediatamente e lui dovette rispondere a mille richieste di spiegazioni. Eppure le pesti si erano calmate per un motivo, e urlarono a gran voce che pretendevano una storia, così Lor accarezzandogli i capelli incominciò dal principio, facendo sorridere un po’ tutti a quel tavolo.
“… allora c’era una volta una strana ragazza, dai capelli fucsia, le scarpe strane e i vestiti larghi…”
“La mamma!” Sussurrarono contemporaneamente i due cuccioli, con un tono quasi malinconico, che fece sorridere gli adulti a quel tavolo, e Lor annuì serio.
 “Sì, una certa Alis Mac Neil, che all’epoca era ancora Alice. Lei era strana e decisamente non convenzionale, ma letteralmente straordinaria. Non credeva nelle sue capacità, non immaginava di essere piena di una speciale magia e…”
“Sembra Harry Potter questo, papà…” disse Sophie brusca e lui scosse solo la testa.
“Alice non aveva i poteri normali, no. Aveva il potere di sembrare sempre una donna diversa e poi era forte come nessuno, ma il suo vero asso nella manica era che riusciva sempre a far fare alle persone quello che voleva. Era scozzese, ma giapponese nell’anima, e una mattina tornando da Tokyo, incontrò uno strano chef francese che tornava a casa sua con un milione di strane idee per la testa. Divennero amici, senza sapere che si conoscevano già benissimo, e cominciarono a frequentarsi, a uccidere mostri insieme, a salvare principesse, a mangiare torte e a disegnarsi draghi…insomma divennero una cosa sola, ma poi la ragazza di Tokyo fu costretta a tornare alla sua vita, e lo chef prima di farla partire, le regalò la bacchetta più potente che c’era in circolazione. Lui sapeva che lei era piena di magia, e che solo lei avrebbe potuto far funzionare quella bacchetta, ma lei non ci credeva.
 Passarono giorni e settimane, ma i due erano separati, e soffrivano terribilmente di nostalgia. Lui continuava a chiedersi, tutte le notti, se lei pensasse mai alle loro avventure, se gli volesse bene, e improvvisamente una notte lui scomparve e senza sapere come si ritrovò dall’altra parte del mondo. Lei, la ragazza di Tokyo, lo fissò incredula e sconvolta e dopo aver riabbracciato quello strano chef sussurrò solo ‘finalmente’. Sapete cos’era successo? Aveva finalmente capito di avere un bellissimo potere, e aveva imparato ad usare la sua bacchetta magica e da allora non si sarebbero più separati…”
“Insomma…” commentò Bibi scocciata, ma lui le sorrise soltanto e quando le pesti chiesero un’altra storia rispose “ah il pesce lo avete finito, per stasera siete a posto. Andate a chiedere Naruto a vostra madre…” facendo ridere letteralmente tutti, ma loro insistettero, così dovette caricarseli  di peso sulle spalle per portarli a letto, ma poco dopo Beatrice e Sophie lo trovarono steso in mezzo alle pesti a raccontare un’altra favola.
“…e così io, la mamma e zio George, ci decidemmo ad affrontare il brutto tizio cattivo che aveva osato minacciare lo zio Mat…”sussurrava con enfasi, mentre quei due lo ascoltavano con occhi spalancati “…e la mamma, che doveva essere l’unica ad aver paura, fu la prima ad affrontare il brutto ceffo. Lei credeva che la sua magica spada giapponese l’avrebbe protetta, ma in realtà furono…beh i suoi occhi ad incantare quel brutto tizio, che invece di combattere, provò in ogni modo a sbaciucchiarla, prendendosi un sacco di ceffoni da mamma…”
Le pesti cominciarono a ridere in quell’istante, perché lui iniziò ad imitare la voce di Alice che gridava in lingue strane “lasciami perdere brutto omone” e poi quella del tizio che le rispondeva con voce sgraziata “no, mi piaci troppo bella principessa”.
E proprio quando i due si stavano sbellicando continuò “…e a quel punto ho capito di dover salvare la mia principessa, così le ho sottratto la spada magica, che era ancora bloccata nel fodero e dunque non poteva esercitare i poteri magici, e dopo averla sguainata ho detto al villano ‘tu non toccherai la mia principessa!’”…
“la mamma…” gridò Fred confuso e Lor dolcemente ribattè “beh sì, ma all’epoca non era la vostra mamma, era solo la mia principessa.”
 La spiegazione placò per qualche istante quelle irrequiete creature, e Lor concluse con “…e una volta liberata la mamma, lei ha deciso di riprendersi la spada e combattere l’omone, che comunque ha continuato a dire, per secoli, che lei era la donna più bella che avesse mai incontrato. Fin.”
“No, no fin. Fin un corno. È durata troppo poco.”
Protestò Fred, e George aggiunse “Ne vogliamo un’altra! Quella del matrimonio incantato.”
“No, è troppo tardi e voi avete viaggiato tanto. Quella è una favola troppo lunga…” sussurrò con dolcezza, accarezzandogli i capelli dolcemente, ma i piccoli non erano affatto stanchi e stavano sperimentando quel tremendo stato mentale che prende il nome di jet lag, e così ribatterono ancora più attivi di prima “…allora un’altra! Quella della bacchetta magica, quella è corta!”
E in quel momento Lor sorrise con un’espressione davvero triste e sussurrò “c’est bien, ma è l’ultima, ok?”
I due annuirono e lui accettò, chiedendo alle altre due di raggiungerli a letto. Poi appoggiando la testa contro lo schienale del letto sussurrò “ci fu un periodo in cui la ragazza di Tokyo e il suo degno compare chef non andavano molto d’accordo. Una cosa normale, che capita a tutti, ma la nostra eroina aveva deciso di andare a combattere il male da sola dall’altra parte del mondo. C’era solo un problema però: vedete la loro magia era assolutamente collegata, così una volta separati nessuno dei due fu più in grado di combattere. Entrambi vennero sconfitti da un sacco di nemici e presero un sacco di botte, senza capire esattamente cosa fosse successo. Poi una notte la nostra eroina stava combattendo contro un terribile drago crudele in Giappone e per un secondo solo pensò “vorrei che ci fosse lo chef” ma con tanta intensità da fare riattivare la sua magia e teletrasportarlo dove lei stava combattendo. Così ricominciarono a combattere insieme e…”
“Non dire fin.”Ringhiò George, che ovviamente non aveva capito nulla di quella storia, ma Beatrice invece sorrise accarezzando i capelli del padre. Lor, però, sbadigliando li sbaciucchiò e disse “buonanotte”.
 Uscendo, però Beatrice gli disse piano “avete cominciato a combattere di nuovo insieme, quindi?” ma lui stringendo le spalle sussurrò solo “Chissà…”
“Ma siete sicuri? Insomma non è proprio finita bene!” gli disse piano, ma lui sussurrò dolcemente “A tutti può succedere di voler stare soli per un po’…non significa proprio niente.”
“Non era mica sola…” gli disse piano, senza saper bene perché. Voleva essere rassicurata, ma finì col farlo arrabbiare molto.
“Sì Bibi, lo so. Non c’è bisogno che finisci la frase. Lo so da prima di te e so molto più di te.” ribattè seccato come lei non lo aveva mai sentito, e poi aggiunse “…ma è complicato e non pretendo che tu possa capire. Però non è come credi tu.”
Com’era realmente, lo capì veramente poco tempo dopo, quando la famigerata ragazza di Tokyo tornò finalmente in Francia per la prima volta in due anni.
Nota:
Ciao a tutti, non so bene se c'è qualcuno che sta leggendo questa storia, ma provo a chiedervelo comunque: cosa ne pensate di Lor come padre? Vi piacciono le favole? E i ragazzi come sono? fatemi sapere o...battete un colpo se ci siete.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Vivienne e Toshio ***


Capitolo 8: Vivienne e Toshio


Beatrice non riusciva assolutamente ad addormentarsi quella notte. Aveva mille dubbi, mille cose che le passavano per la testa, ma non riusciva ad andare a letto sapendo di aver ferito suo padre. Era abituata a litigare sempre con sua madre, ma Alice aveva un carattere forte e le bastava anche solo un sorriso per far pace con la sua bambina, mentre litigare con Lor era più complesso, perché lui era capace di serbare rancore per parecchio tempo. Si disse che doveva parlare con lui, allora, così provò a cercarlo e ascoltò una strana telefonata che le fece un male terribile.
Lor era scocciatissimo, perché la donna con cui usciva, quella che era diventata la sua compagna dopo Alice non aveva accettato pacificamente che lui si fosse allontanato e lo stava tormentando con migliaia di richieste. Era di spalle nel suo studio e sembrava in silenzio, così Beatrice per entrare ma sentì una voce femminile al telefono che diceva “Ah finalmente. Quante volte ti ho chiamato, Lor? Ho aspettato per ore che ti facessi vivo.”
In quel momento Beatrice morì e pensò che per nessun motivo al mondo avrebbe voluto sentire quella chiamata, ma capì di non poter fare altrimenti perché avrebbe fatto rumore uscendo. Vedete, Beatrice, come Lor, non aveva le idee chiarissime sulla rottura dei suoi genitori. Sapeva che era avvenuta perché lui non c’era mai, ma la madre non le aveva mai dato grosse spiegazioni, e neanche il padre perché non ne sapeva molto. E così, nel sentire la voce di quella donna si convinse di avere davanti la spiegazione unica e sola del disfacimento della sua famiglia, e strinse i pugni nel disperato tentativo di soffocare la rabbia e il dolore, ma la verità era che voleva solo prendere a schiaffi suo padre
 “Te lo avevo detto…” sussurrò, con fare molto rigido, quasi scocciato, e poi aggiunse “…forse lo hai dimenticato, ma ci sono i miei bambini, ed ero con loro.”
“E non hai trovato neanche il tempo di rispondere ad un messaggio? Stai lavorando da casa, e mi è proibito raggiungerti, non mi rispondi a telefono… cosa dovrei fare?”
“Esattamente quello che ti ho chiesto” le disse, con un tono estremamente scocciato e rigido, e poi aggiunse “…lasciarmi tempo e spazio.”
“Ma non mi permetti neanche di vederti? Neanche per un’ora?” continuò lei, quasi implorandolo  e Lor alzò gli occhi al cielo. Era stato un errore terribile iniziare una relazione con la sua segretaria, perché era praticamente impossibile finirla senza licenziarla e lui davvero non voleva sembrare un bastardo come il tipo di Cristina, ma questa donna sembrava non capire.
“Te l’ho appena detto…”ribattè seccato, sbuffando, come se quella donna supplichevole lo stesse mandando su tutte le furie, ma lui stesse cercando di restare calmo “…ci sono i miei figli. Non possiamo vederci. Non mi sembra una cosa tanto difficile da capire”.
Era insopportabile, sarcastico e antipatico. La stava trattando come se fosse una specie di problema da risolvere e per qualche minuto Beatrice si chiese se fosse davvero la compagna del padre e non  una specie di creditrice. Tutto sembrava, meno che una tenera amante. Eppure, le parole che disse lei convinsero Beatrice che si sbagliava.
“Ma perché? Che c’è di male se i tuoi figli mi vedono? Ormai è passato tanto tempo, lo sanno che tu e la mamma non state più insieme. Lei ha…” provò a dire la donna, ma aveva detto troppo, esattamente come Beatrice, poco tempo prima. In quel momento sua figlia capi' che una sola cosa non si poteva fare con Lor: nominargli Toshio. Scattò in piedi in quel momento, con il viso livido e contratto, e allungò un pugno fortissimo alla scrivania che sconvolse letteralmente Beatrice.
“Ma come diavolo ti permetti? Come pensi di poter parlare del mio rapporto con mia moglie, eh?”
 
Le ringhiò con cattiveria, per farle male quanto lei aveva fatto male a lui ricordandogli dell’esistenza di quello schifoso del giapponese, ma poi con toni un po’ più calmi aggiunse “…c’è una sola donna al mondo che può dirmi come crescere i miei figli, o cosa devo insegnargli, e non sei tu. Alice può fare quello che vuole, ma io non voglio una famiglia allargata, hai capito? E’ una cosa che mi fa letteralmente ribrezzo. E la decisione è soltanto mia.”


Ormai conoscete il nostro ragazzo, sapete che non è un bastardo, ma è profondamente emotivo e anche permaloso. E sapete anche che con Alice era un uomo profondamente diverso rispetto alle altre, ma la sua bambina lo aveva visto sempre e solo con lei, quindi non aveva idea di quanto potesse essere bastardo e cinico, e rimase sconvolta. Il tono di lui la colpì, perché era abituata a vederlo con sua madre, a sentirgli sempre uno strano tono dolce e carezzevole nella voce, anche quando urlava. Con Alice, anche nei momenti di grossa crisi, anche quando le gridava di non farcela più, aveva sempre una strana nota di disperazione nella voce, una piccola sfumatura supplichevole, che in quella telefonata non aveva mai mostrato. Era duro con quella donna e stranamente severo e scocciato. Beatrice pensò che non gli importasse nulla di tenerla accanto, che la stesse usando e basta, e questo la ferì tanto da farla piangere.
 “Lor io non so che fare, non so che pensare, non so se aspettarti…” gli disse, con tono estremamente tenero, ma lui pensava di aver chiarito molto bene il concetto così ringhiò in risposta “…devi andare avanti, uscire e cercarti un altro. Sei molto bella, non avrai grossi problemi, ma devi lasciarmi vivere la mia vita…”
“Lo…” sussurrò lei in lacrime e lui sbuffò soltanto, perché non voleva doverla trattare così male, ma non riusciva proprio a capire.
“…ti sono molto grato per quello che hai fatto per me, ma devi lasciarmi vivere la mia vita. Bonne chance, mon amie…”
Beatrice per un attimo si chiese il senso di quelle parole. Stava lasciandola, per caso? Si illuse allora che quella fosse una storia finita, e per un attimo la sua speranza di riavere i suoi insieme resuscitò, ma lei non sapeva troppe cose, e quindi quando quella donna sussurrò “va bene, a domani…” morì di dolore. Ovviamente quella frase significava che si sarebbero sentiti per lavoro, ma Beatrice fraintese tutto e quando lui chiuse la chiamata gli fece una scenata fortissima, terribilmente simile a quelle della mamma, e lui provò a spiegarsi, ma lei gli urlò che non avrebbe mai più voluto parlare con l’uomo che aveva distrutto la sua famiglia spezzandogli il cuore.
Beatrice era sconvolta e in lacrime, perché immaginava che la loro famiglia stava per ricomporsi ora che la madre aveva lasciato Toshio, ma sapere che il padre avesse una fidanzata distruggeva tutti i suoi sogni. La sorpresa all’aeroporto,  quel suo atteggiamento da uomo innamorato e non corrisposto, l’aveva convinta che lui stesse lì ad aspettare sua madre e che l’avrebbe aspettata sempre, per questo la piccola Dubois era così arrabbiata con sua madre, ma ora si sentiva profondamente ingannata dall’unico uomo che non avrebbe mai dovuto spezzarle il cuore

Lor provò in mille modi ad avvicinarla, ma lei esattamente come sua madre era una piccola furia arrabbiata, ma quando provò ad uscire, lui mise il suo braccio contro la porta per impedirle di aprirla e le sussurrò con occhi bassi “tua madre lo sa. Bìbì, mon coeur, io non ho mai nascosto nulla alla donna che amo. Lei sa ogni più piccola cosa di me, ma non è questa la ragione per cui lei non torna. Non è colpa mia…”
“Scusa, ma non ci credo…” rispose lei senza neanche guardarlo, esattamente come faceva Alice e lui scosse solo la testa, sentendosi un verme e la lasciò andare, per cercare l’aiuto dell’unica persona al mondo che poteva salvarlo da quella situazione, ma che reagì molto male a quelle parole.
“…quindi tu e lei state ancora insieme…” sussurrò Alice piano, con il cuore totalmente a pezzi, e Lor per un attimo pensò di dirle la verità, di dirle che l’aveva allontanata, ma poi si ricordò dell’uomo che lei aveva a Tokyo e sussurrò solo “…tu e Toshio?” facendola sbuffare forte.
“…insomma, posso fare quello di ampie vedute, Alis, posso fare l’amante, ma se mi dici di amarmi e stai ancora con un altro, mi sento un tantino preso per il culo, sai…” le sussurrò piano e solo allora lei disse “…siamo in pausa” facendolo finalmente sorridere.
“…anche noi. Anzi è un tantino più che una pausa, direi, dato che l’ho letteralmente mandata a fanculo,  ma Beatrice non so cos’abbia capito e pensa che ci siamo lasciati per lei…” aggiunse, con una dolcezza infinita e lei pensò solo “ e non è così?” ma non lo disse.
Vedete, Alice non aveva mai perdonato a Lor il fatto di aver iniziato una relazione proprio con la sua segretaria, la donna che rispondeva sempre al suo telefono quando lei lo chiamava, ma ad onor del vero lui glielo aveva confessato subito, la prima sera che si erano sentiti.  Le aveva sussurrato solo “amore mio, è veramente finita o questa chiamata significa che ho una speranza?”
Cosa significasse quella chiamata era chiaro anche ad un gibbone, ma Alice stava male ed era terribilmente confusa e non voleva permettergli di tornare nella sua vita così facilmente, così era rimasta in silenzio, e lui aveva aggiunto “…so del giapponese, ma so anche che non lo ami, che è solo uno stupido rimpiazzo, un pupazzo che ti tiene caldo il letto e ti serve per illuderti che io non sia più nella tua vita, ma questo non significa che non mi faccia male. Alis, dimmi che non è veramente finita, e prenderò il primo aereo per Tokyo in un istante.”
 Lei senza fiato aveva solo sussurrato “…non sei tu, non sarà mai come te e io non lo amerò mai come amo te. Non scapperò mai a Parigi, sotto la pioggia per dirgli che lo amo e che voglio essere sua moglie. E’ un altro tipo di affetto, che non credo neanche si possa definire amore. Sai quella storia delle due persone della nostra vita?”
Lui confuso era rimasto un attimo in silenzio e lei aveva sussurrato “insomma sì, si dice che gli amori della vita siano due: quello vero con cui però non si è destinati a stare, e quello che ci dà serenità e stabilità. Lui non sarà mai il grande amore della mia vita, quello lo sanno tutti che sei tu, ma Lor lui almeno…”
Morì per le parole “serenità e stabilità”, perché la sua società era in bancarotta da un po’ e lui non avrebbe mai potuto darle nessuna delle due, eppure Alice non ne aveva la minima idea. Lor si convinse che lei parlasse di un fattore economico e per ferirla aveva risposto con un sussurro“…va bene. Quindi a te non importa che io faccia sesso con altre donne? Davvero?”
Alice, dal canto suo, era certa che lui l’avesse tradita durante gli ultimi mesi del loro matrimonio, perché non faceva più l’amore con lei e ripudiava qualsiasi contatto fisico, ma quella frase le fece male comunque e non potè rispondere, soprattutto quando lui aggiunse “…perché a me esplode la testa al pensiero di un altro uomo che ti tocca, che ti bacia. Io non ce la faccio, ma se devo passarci su per avere ancora una possibilità con te, lo farò, ma non illuderti: se tu vai a letto con lui, io vado a letto con lei…”
Lui era ferito, ma non voleva dire “adesso mi faccio un’altra così siamo pari”, ma soltanto farle capire il dolore che provava, ma Alice offesissima ringhiò “oh sentiti pure libero di fare quello che vuoi” e questo spezzò il cuore ad entrambi. Però, come al solito, nessuno dei due aveva capito niente della loro relazione, dato che, come sapete, da quella notte avevano ricominciato a cercarsi come due pazzi innamorati. Eppure nessuno dei due si era mai sentito in diritto di aprire quell’argomento fino a quel momento, sbagliando, ovviamente. Lor avrebbe lasciato immediatamente Vivianne se avesse capito che poteva fare qualche differenza con la sua Ai, e lo aveva fatto alla fine proprio per poter essere libero di stare con lei. D’altro canto, se Alice avesse anche solo detto “non sono più sicura di voler stare con Toshio” si sarebbe trovata subito Lor a Tokyo, e questo anche il gibbone di cui parlavamo prima lo sapeva, ma alla nostra Ai era mancato il coraggio.
“Lo risolvo io questo casino, dai. Vienimi a prendere in aeroporto domani sera, Lo…” sussurrò lei piano e il cuore di lui scoppiò letteralmente.
“Ai, io non…non voglio toglierti il tempo con tuo padre, davvero. Posso sbrigarmela con Beatris e…” provò a dirle, annegando nel senso di colpa, ma lei col sorriso rispose “…non è una situazione così grave come immaginavo. E poi sarei venuta dopo tre giorni, non cambia poi tanto. Se ti va, vengo domani sul tardi, e resto fino a domenica…”
Milioni di cose passarono per la testa del nostro Lor. Si sentì in colpa e anche felice da morire ed emozionato all’idea di poter avere di nuovo la sua famiglia a casa sua, ma anche terribilmente spaventato all’idea che potessero ritrovarsi e scoprire che però la loro magia era scomparsa. Per qualche minuto rimase vittima di questo uragano di emozioni, ma poi la sensazione che prevalse dentro di lui fu quella che provava ogni volta che i suoi figli erano gentili con un animale, ogni volta che dicevano cose sensate, anche se bizzarre, ogni volta che si preoccupavano per lui o per lo zio Mat o per Cristina e ogni volta coccolavano e ringraziavano nonna Diane: si sentì grato verso quella donna folle.
Sorrise in modo bellissimo allora, e le sussurrò piano “ti amo Alis…” facendole venire un piccolo infarto, perché era davvero tanto che non glielo diceva.
“Ci sei ancora, scusa?” le chiese ridacchiando imbarazzato dopo qualche minuto, perché Alice non aveva emesso neanche un piccolissimo verso, ma lei sorridendo rispose “sì, stavo cercando di rimettere insieme tutte le parti che si sono sciolte per le tue parole…” facendolo ridere.
Flirtarono ancora un po’,  e Lor dimenticò per qualche minuto il casino successo con Beatrice, ma poi lei sussurrò piano “…vedrai che quando le dirò che siete in pausa ne sarà molto felice. E scommetto che finirete col prepararmi insieme una favolosa cena” e Lor si sentì di nuovo malissimo, ma sorrise alla sua Ai e sussurrò piano “speriamo”.
“Hey, è la mia piccola, Lo. La conosco bene e so che ora è ferita, ma che ti ama più di tutto...”
“E tu?” sussurrò quello sfrontato, ritrovando la sua voce sensuale che le faceva sempre venire i brividi e Alice sussurrò “…io te l’ho già detto, idiota...” facendolo ridacchiare offeso.
“Allora mon coeur, vienimi a prendere all’aeroporto, ma lascia i capelli più morbidi stavolta. Metti uno di quei jeans che ti evidenziano il sedere e la maglietta verde che fa risaltare i tuoi occhi e poi preparami una bella stanza, con un letto enorme…” sussurrò lei col tono più sensuale che riusciva a fare, ma sentendosi comunque una specie di patata ubriaca, ma a lui fece un effetto terribile.
“…ah quindi vuoi già andare a letto, signora Dubois? Senza tante chiacchiere? Mi sembra giusto…” sussurrò lui, con fare da seduttore che gli veniva sempre benissimo.
“Guarda che mi serve un letto grande perché Fred e George dormono sempre con me, quindi niente sesso, rassegnati…”
“Vedremo…” sussurrò lui e si salutarono, ma entrambi non chiusero occhio quella notte e aspettarono con ansia il giorno successivo.
Nota:
Ciao a tutti, scusate se non aggiorno questa storia regolarmente, ma mi sono concentrata su un'altra che ha più seguito. Allora, cosa ne pensate di questa situazione? Riuscite a capire i dubbi di Beatrice? E che succederà tra i nostri due ragazzi matti ora che lei tornerà? Fatemi sapere e lasciate un segno della vostra presenza, se ci siete!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: sorprese e bottarga ***


Capitolo 9: sorprese e bottarga
Il giorno dopo Lor si svegliò molto presto e andò a bussare alla porta dell’ultima persona che pensava di trovarselo davanti a quell’ora.
“Che ti passa per la testa pazzo?” ringhiò Cristina addormentata, ma lui era vergognosamente radioso e le rispose allegro “dobbiamo lavorare a un menù sous chef. Eravamo bravi a fare queste cose insieme, no?”
Lei sorrise e stiracchiandosi lo fece entrare, imprecando perché era l’alba. Non aveva mai realmente capito perché lo chef più talentuoso della sua generazione avesse abbandonato il suo immenso amore, anche perché si vedeva a chilometri che cucinare lo rendeva ancora incredibilmente felice.
“…sì, devo andare al mercato a comprare gli ingredienti, ma volevo dei consigli” le disse, mostrandole un menù terribilmente elaborato di sei portate.
“…e tu vuoi preparare questo per i tuoi figli? Sei pazzo?” rispose lei sconvolta, ma Lor scosse solo la testa con un bellissimo sorriso e sussurrò appena “E’ un segreto, ma stasera arriva Alice.  E’ per lei…” facendo soltanto ridere Cristina, che in mille anni non lo aveva mai visto così.
Ci aveva lavorato tutta la notte, e si era preso un giorno intero di pausa dal lavoro, solo per occuparsi di questa cosa, ma voleva stupirla e coccolarla e farle venire voglia di restare, così si era inventato un menù speciale, solo per lei. Rimase poco con Cristina a mostrarle gli schizzi e poi le chiese ufficialmente di rimettere la divisa per quella sera, perché avrebbero ripreso a lavorare spalla contro spalla ed entrambi furono invasi dalla malinconia. Lor era un terribile stronzo in cucina, ma era anche la sua migliore guida e Cristina lo aveva rimpianto tanto. Lui, invece, rimpiangeva ogni secondo di quella vita, perché cucinare era la parte migliore di lui, ma aveva dovuto rinnegarla e gli mancava come l’aria. Conoscete la storia, ormai: gli era stato chiesto di prendere le redini di quella società di famiglia che odiava e lui aveva provato per anni a starne fuori, ma poi con l’arrivo dei bambini aveva deciso di riprendere in mano la società per portare a casa più soldi, e così era andato tutto a rotoli.
“Facciamo questa cosa per la signora Dubois, convinciamola a restare!”
Gli disse sicura e lui le baciò la fronte e uscì per comprare gli ingredienti, rientrando solo a mattino inoltrato.
Beatrice, nel frattempo, era arrabbiatissima con lui e non aveva proprio voglia di parlare con nessuno, neanche con la zia Cris che stava armeggiando con strane cose in cucina. In realtà Beatrice moriva dalla voglia di parlarne con la madre e le aveva anche scritto un messaggio in cui diceva “lui sta con un’altra, lo sai?” ma Alice non le aveva risposto.
“Zia tu lo sai perché hanno divorziato?” sussurrò pianissimo sconvolta, perché ormai era convinta che fosse per il tradimento del padre, e Cristina si bloccò per un attimo e rispose “perché non lo chiedi alla mamma?”
“Perché la mamma non mi risponde…” ringhiò scocciata e fece per andarsene quando entrò il padre in cucina e la prese per un braccio con molta tenerezza.
“Ma petite, vorrei avere l’onore di tenerti con me in cucina stasera…” le disse, dolce e deciso, ma Beatrice lo scansò e basta e se ne andò senza neanche parlargli, lasciandolo a raccontare a Cristina tutto quello che era successo.
“…perché tua figlia ha la stessa faccia di Alice incazzata?” disse Mat entrando pigramente in cucina e Cristina gli sorrise con moltissima dolcezza. Non le piaceva Dug, non voleva neanche permettergli di avvicinarsi troppo, ma Mat invece non le si avvicinava mai più di tanto e si accorse che le dispiaceva.
“…perché è identica a quella matta della madre…” rispose Lor radioso sorridendo con molta dolcezza all’impasto che aveva davanti, e Mat come un fumetto sussurrò a Cristina “…dobbiamo preoccuparci per questo romanticismo nei confronti dei dolci o dici che è innocuo? Finirà con l’amoreggiare con un tacchino arrosto?” facendo sorridere anche lei dolcemente.
Eh sì, signore e signori, dopo anni di cattivi ragazzi e storie che definire sbagliate era un eufemismo, la non più giovanissima Cristina Arietti aveva una cotta per uno che non aveva nulla di cattivo, ma che le avrebbe comunque spezzato il cuore, perché sembrava totalmente non interessato alle donne in quel periodo.
“Arriva Alice…” sussurrò Cristina piano e il sorriso di Lor divenne ancora più grande.
“Capisco, ma Lor mi raccomando: niente illusioni e niente casini, almeno per una volta, ti supplico!” gli disse, con fare teatrale, ma Lor rispose chiaramente che non si potevano avere Ai e Lor senza casini e suo fratello rise e basta, rubando un pochino di quello che Cristina stava grattugiando, per poi vomitare quasi dopo.
“Ma pensavo fosse cioccolato, dannazione!”
Disse disgustato, mentre lei con molta tenerezza gli spiegava che in realtà era bottarga di tonno, lasciandolo ancora più perplesso.
“Uova essiccate di pesce…” concluse Lor, osservando quei due che flirtavano in modo molto timido e Mat ebbe quasi un infarto perché sembrava una cosa davvero rivoltante.
Erano passati dieci giorni dall’arrivo di Cristina, e Lor si chiese se stesse nascendo qualcosa tra suo fratello e lei, ma forse era troppo presto per dirlo, però decise di scrivere i suoi dubbi ad Alice che rispose con duecento cuoricini e un “ti prego, sì!” facendolo ridere.
Cucinarono per un po’, e Lor passò tutto il resto del giorno a giocare con i ragazzi, mentre Beatrice lo osservava a distanza e lo guardava malissimo. In realtà la piccola stava realmente male, ma la mamma le aveva detto soltanto che non doveva preoccuparsi, che era tutto risolto e lei non sapeva cosa pensare. Provò a parlarne con la sua massima autorità in questioni sentimentali: la sua diciassettenne cugina Bella, che ascoltò tutto e poi le disse che col cavolo che sua zia si sarebbe ripresa il padre se lui l’avesse tradita, così Beatrice un po’ più calma si decise ad avvicinarsi a lui, che stava facendo giochi imbarazzanti con Sophie, per cui sia Dug che Mat lo avevano tormentato. Le metteva lo smalto e giocava con lei a disegnare abiti alla moda, coinvolgendo anche i due gemelli che dovevano valutare le acconciature e gli abbinamenti. Avevano l’aria di divertirsi un mondo, e non gli importava neanche dei lunghissimi messaggi vocali di Roy in cui lo prendeva in giro o delle battutine di Mike. 
Lor in realtà continuava a tenere d’occhio Beatrice, che come la madre ora lo stava fissando da lontano perché probabilmente non aveva voglia di avvicinarsi, eppure era triste, quindi doveva sforzarsi per fare qualcosa, così iniziò a scrivere a lei che era troppo impegnata per telefonare. La piccola Bibi, ormai piccola solo di nome, dato che aveva ampiamente superato il metro e settanta, si sentiva incredibilmente sola e invidiava quella sorellina che stava raccontando tutta la sua vita a suo padre.
Si era accorta che lui era sempre al telefono, e credeva fosse con quella sua nuova amante, ma poi le arrivò un messaggio e lei rimase sconvolta.
“So che sei arrabbiata, ma perché non provi a parlarne con lui, che ha il cuore spezzato per il modo in cui lo tratti?”
Le aveva scritto sua madre e Beatrice sconvolta le scrisse “devi dirmelo: lo hai lasciato perché ci ha traditi?”
Alice scosse solo la testa molto colpita da quel “ci ha traditi” e le scrisse “no amore, mai, ed è stato un marito meraviglioso. L’uomo che amerò sempre.  Adesso però dagli un’altra possibilità, altrimenti mi tormenta per tutto il pomeriggio e devo lavorare. Vai a dargli un bacio sul naso da parte mia e poi abbraccialo e fate pace” lasciando la figlia incredibilmente sorpresa.
Beatrice rimase ancora in disparte  per un po’, incerta sul da farsi, e Lor che non aveva smesso un attimo di spiarla lo capì, e avvicinandosi al dondolo su cui si era accasciata fingendo di leggere sussurrò “tieni, chiama Paul, o le tue amiche o…chi vuoi per lamentarti di questo orribile posto. Mi dispiace che ti senta tagliata fuori dal mondo, costretta a passare il tuo tempo con questo vecchio padre, ma non sei Raperonzolo, non ti ho messo un drago nel giardino e non voglio che ti senta in trappola” porgendole il suo telefono in segno di pace.
Beatrice avrebbe voluto fare mille cose e dire mille cose, ma le scoppiò letteralmente dentro una domanda e chiese “papà, ma perché è finita veramente tra te e la mamma?” sconvolgendolo totalmente.
“Eh…” sussurrò immerso nei pensieri, come se quella frase fosse stata un pugno nello stomaco“ Se vuoi la verità, te la dirò, ma è una storia lunga e io devo andare in aeroporto a prendere un cliente importante, e vorrei terribilmente la tua compagnia, si può fare? Giuro che ti dirò tutto quello che so, se vieni con me e se mi dai un bacio…”
Le disse, con due occhi verdi bellissimi e Beatrice si decise a dargli quella chance, così salì in auto con lui, perplessa e una volta partiti chiese subito “E allora?” facendolo ridere.
“La verità è che non so per certo perché mi abbia lasciato. Ho le mie teorie, però. Comunque non per colpa della ragazza con cui parlavo al telefono l’altra sera. O di qualunque altra donna esistente sulla faccia della terra. Non avrei mai potuto fare una cosa simile alla mamma, anche così mi sento in colpa.”
Ribattè fissandola profondamente negli occhi e lei chiese sottovoce “e per colpa di chi? Perché è finita?”
“Mia, suppongo. Ma probabilmente un po’ anche sua…” aggiunse, fissando la strada con occhi tristi.
E poi fissandola improvvisamente negli occhi sussurrò “Bìbì posso essere sincero con te? Possiamo comportarci come se tu fossi grande, perché è questo che vuoi da me, no?”
Beatrice annuì e basta estremamente perplessa, e lui con un sorriso aggiunse “Ero convinto di averla persa Beatris. Non mi parlava, mi ha mandato un avvocato con i documenti firmati da lei, perché non voleva neanche guardarmi negli occhi ed io dopo più di un anno mi sono avvicinato a un’altra persona. Per solitudine, perché non ce la facevo più a stare sempre tanto male e per un altro milione di problemi, ma nel momento esatto in cui tua madre ha fatto il mio numero, ho capito che era finita con Vivienne, perché è una ragazza molto gentile e ha molte qualità, ma non è la mia Alis, e io purtroppo vorrò sempre e solo lei…”
E quella frase fece finalmente capire a Beatrice come stavano le cose, e con un sorriso lo strinse forte e poi, baciandogli il naso aggiunse “questo è della mamma…”facendolo sorridere. Fu un viaggio lunghissimo, ma dopo due ore giunsero all’aeroporto e sembrava non esserci la persona che cercavano. Lor l’aveva descritto come un corpulento omone di due metri e Beatrice aveva provato a chiedere ad un paio di persone se fossero questo Monsieur di cui parlava il padre, e poi all’improvviso afferrò il suo braccio perché aveva visto una persona che non si aspettava di rivedere e Lor sorrise con il cuore colmo di gioia.
“Sei rossa, Alis…finalmente…” commentò mentre Beatrice l’abbracciava emozionata, e lei stringendosi nelle spalle rispose “o questo o non mi avresti mai riconosciuta” ridacchiando, ma Lor stanco di aspettare il suo turno, avvolse entrambe in un abbraccio e sussurrò “Io ti riconoscerei sempre tra mille. Lo hai dimenticato il discorso, River? Tu sei sempre qui per me, io posso sempre vederti…”
Per un attimo finirono occhi negli occhi e impazzirono dalla voglia di baciarsi, ma la regola era non davanti ai ragazzi quindi resistettero, ma si scambiarono migliaia di promesse con lo sguardo e Lor uscì dall’aeroporto tenendo le mani delle sue donne.

Nota:
Ciao a tutti, allora succedono mille cose in questo capitolo, lo so, ma voi che ne pensate di:
1 Mat e Cristina? Sì, no...forse?
2 Lor e Beatrice che litigano e fanno pace?
3 Cosa porterà questo ritorno di Ai?
Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: il vigneto ***


Capitolo 10: il vigneto

Avete mai visto qualcuno veramente felice? Uno che sorride anche senza muovere un muscolo del viso? Uno che beh non potrebbe stare meglio neanche se avesse appena vinto migliaia di euro? Beh quello era Lor in quel momento.
Guidava tenendo la mano di Alice, e non smetteva di guardarla con un sorriso dolce, che…beh stava quasi per fargli fare un incidente perché non guardava la strada. Lei invece, era molto presa da Beatrice e solo di tanto in tanto gli lanciava un’occhiata dolce.
“Allora Bibi…”disse piano Alice, cercando di misurare bene le parole, ma Beatrice era talmente felice di vederli insieme, da dimenticare anche il motivo per cui sua madre era giunta in fretta e furia.
“…tuo padre e quella signora sono nella stessa situazione mia e di Toshio. Quindi non c’è motivo di essere arrabbiati” le disse, molto dolcemente e Beatrice annuì con un sorriso bellissimo, ma poi gli chiese “…e perché ti ha detto ‘a domani’ allora?”
“…perché è la sua segretaria Bibi. Vivienne, la signorina che risponde al suo telefono, che qualche volta è venuta anche a scuola…”
Alice sapeva di dover spiegare lei a sua figlia quella cosa, perché Beatrice non l’avrebbe presa bene, e lei voleva mostrarle che era tutto a posto e aveva anche funzionato, ma quanto male le faceva dire quelle parole?
Si era chiesta mille volte se quel loro rapporto intimo fosse nato quando lui neanche rispondeva personalmente alle sue chiamate, ma non aveva mai osato chiederglielo.
Vedete, c’era stato un lungo periodo oscuro nella vita di Lor, in cui non aveva tempo praticamente per niente e nessuno. Alice lo aveva aspettato, anche se tornava a casa a notte fonda, ma spesso restava nel suo ufficio a dormire e neanche le faceva una telefonata. La sua povera moglie, con i gemelli piccolissimi all’epoca, aveva provato in mille modi a passare del tempo con lui, anche raggiungendolo in ufficio, ma Lor sembrava sempre occupato, scostante e anche incredibilmente scocciato da quelle sorprese, così aveva smesso. Aveva smesso di aspettarlo, di tenerlo presente nella sua vita, Ovviamente aveva sospettato di lei, perché Lor sembrava non staccarsi un attimo da quella ragazzina, neanche nel tempo libero, che poi era inesistente, perché erano soltanto momenti in cui lavorava da casa, per questo si sentivano tanto.
Per quasi tre anni Lor era stato letteralmente fagocitato dal lavoro, e Alice aveva cercato di tenere in piedi quel matrimonio in mille modi, sopportando le sue assenze e i suoi malumori, provando ad essere sempre presente e disponibile, cercando di non litigare, ma poi le era successa una cosa brutta per davvero, e tutto era cambiato. Aveva provato a chiamarlo mille volte, spaventata, preoccupata e anche in ansia per i ragazzi, ma aveva risposto sempre Vivienne e Alice non aveva voluto dirle cosa le stava succedendo, perciò Lor non lo aveva mai saputo. Si era detta che se doveva affrontare anche situazioni come quelle da sola, forse non aveva senso essere sposata, e così conoscete la storia: uscita dall’ospedale, aveva preso i ragazzini ed era andata via in fretta e furia. Era scappata dalla sua amica Sachico a Tokyo, che successivamente l’aveva aiutata a trovare un lavoro e una casa. Così Alice aveva deciso di fuggire per proteggersi dai suoi sentimenti verso quell’uomo tossico, e di abbandonarlo definitivamente. Era rimasta sorda a qualsiasi appello e a qualsiasi supplica e lo aveva ignorato quando aveva preso casa a Tokyo per sei mesi, solo per provare a stare con loro. Era stata terribilmente arrabbiata con lui, perché l’aveva lasciata da sola in un momento molto duro della sua vita, e per questo aveva chiuso completamente ogni contatto e si era giurata che non gli avrebbe mai più permesso di avvicinarla, che ci sarebbe mai più caduta, ma ci era appena letteralmente finita dentro fino al collo. Eppure l’uomo che aveva davanti in quel momento, bello e raggiante, sembrava non assomigliare neanche a quel suo marito scostante, sempre stanco e distratto, e Alice gli strinse la mano con tutte le sue forze, sperando di annegare definitivamente questa volta.
E poi, mentre Alice si perdeva in quei pensieri così poco piacevoli, e Lor la fissava per cercare di capire cosa diavolo avesse, Beatrice tirò fuori la bomba e con molta tranquillità chiese “Allora se non è finita per lei, è finita per Toshio mamma?”
A Lor prese letteralmente un colpo per quella domanda, e dovette sforzarsi molto per non sterzare bruscamente, ma Alice rise soltanto fino alle lacrime in risposta.
“Ma ti sembra possibile?”
Le rispose, mettendole una mano sulla testa come faceva sempre, ma poi si accorse che sia il padre che la figlia la stavano fissando malissimo e tornò molto seria. Odiava parlare di quella rottura, ma dato che la sua bambina ci teneva tanto, rispose “Ho conosciuto Toshio solo sei mesi dopo il mio arrivo a Tokyo. Quindi no Beatris, non è finita per colpa di una terza persona, è stata solo colpa nostra…”
Alice non ne era certissima, ma voleva comunque proteggere l’immagine che quella ragazzina aveva di suo padre, così aveva cercato di essere serena e sicura, ma Lor aveva capito che non le piaceva parlare di quelle cose.
“…però siamo qui Beatris. E anche se non sappiamo come andrà a finire, è già un gran risultato stare tutti nello stesso continente, no?”
Concluse Lor sorridendo, accarezzando il viso di Ai, che ricominciò a fissarlo con dolcezza, finalmente. Fu un viaggio abbastanza lungo, ma Lor fece di tutto per far distrarre Alice e lei sorrise realizzando che aveva letteralmente gettato il cellulare sul cruscotto, e che in due ore di viaggio non aveva mai neanche controllato la posta. Arrivati a casa, però, Lor trattenne Alice per il braccio e chiese a Beatrice di scendere dall’auto e poi, mentre la sua ex moglie gli chiedeva “che diavolo…”
Rimise in moto la macchina e si allontanò, lasciando Bibi con la sensazione di essere stata abbandonata sull’autostrada.
“voglio dieci minuti solo con te. Solo dieci, giuro…” le disse, allontanandosi verso il vigneto e Alice sorrise soltanto.
“Quindi?” gli disse, fissandolo incerta appena lui fermò l’auto, ma Lor fissandola profondamente sussurrò “…non ti ho tradita con Vivienne, lo sai vero? Perché non mi sei parsa molto convinta…”
“No, non lo so…” sussurrò Alice, ma non aveva nessuna voglia di parlare, così gli saltò letteralmente addosso e iniziò a baciarlo con moltissima foga.
“Ali aspetta…” provò a dire, ma era eccitato da impazzire e anche lei, perciò mettendogli due dita sulle labbra sussurrò piano “…no. Non aspetto. Possiamo parlare sempre, ma questo è l’unico momento in cui posso baciarti, perché davvero i ragazzini non mi molleranno mai, e io voglio un bacio.”
Lor allora, stordito da quella richiesta così inaspettata, l’avvolse tra le sue braccia e iniziò a barciarla e a toccare tutto quel suo piccolissimo corpo bollente.
“…solo un bacio Romeo. Quindi tieniti le tue sexy dita affusolate e terribilmente agili a posto!”
Aggiunse ridacchiando, mentre spostava la mano di Lor dalle sue mutandine e lui rise soltanto.
“Solo un bacio? E mi sali addosso e ti strusci in quel modo Alis? Chi dovrebbe esattamente crederci?”
Le disse, ridendo, con il suo solito sguardo arrogante e sensuale e lei si sentì terribilmente in imbarazzo, ma ricominciò a baciarlo cercando di non provocarlo e di non muoversi troppo sul suo corpo, e Lor ricominciò a provare spogliarla con la stessa sfrontatezza di prima.
“Ti amo Alis, mi sei mancata da morire…” le sussurrò baciandola, mentre il suo indice e medio s’infilavano sotto il laccetto laterale estremamente sottile delle mutandine di lei, e la poveretta morì completamente e non trovò la forza di opporsi.
“Non è una cosa da adulti, lo sai vero? Dovremmo parlare e confrontarci prima di arrivare a questo…” sussurrò molto piano, soffocando quasi nei suoi gemiti, perché Lor aveva iniziato finalmente a usare le sue dita, e nessuno era bravo come lui.
“Dai, non c’è niente di male, e non sminuisce il nostro rapporto. Io sono il tuo uomo da sempre, so cosa vuoi, e sai anche che so abbastanza bene come dartelo, lasciami fare…” aggiunse spavaldo.
Non voleva realmente fare l’amore, solo darle un piccolo assaggio di quello che si era persa, faceva parte della sua strategia per convincerla a rimanere, eppure stava impazzendo per i baci e i gemiti di lei.
“Dovrei prenderti a schiaffi…”
Sussurrò con gli occhi chiusi, mordendosi le labbra perché stava impazzendo dal piacere, ma lui le fece quel suo solito sorriso sensuale e sussurrò “…dai allora, ti lascio…”spostando la mano.
Alice riaprendo gli occhi emise solo un “oh…” sorpresa, perché il suo Lor non le avrebbe mai fatto una cattiveria del genere, ma poi osservò il suo sorriso spavaldo e lo sguardo sensuale e capì: stava facendo il prezioso, voleva farla impazzire, per questo le aveva fatto quel giochino, ma era stato stupido.
“Giuro che ti ho portato qui solo per parlare, per chiarire questa storia di me che ti sarei stato infedele, però mon sang, sai che sono piuttosto sensibile a certe cose, quindi ho ceduto…” le disse, perché Alice era scesa dal suo corpo e si era ricomposta in due secondi.
“Sì, ho iniziato io, e allora? E’ un crimine desiderarti? Volevo baciarti, sentire il sapore delle tue labbra e del tuo corpo, sfiorarti, morderti e sentirti dentro di me. Sentirti sussurrare le parole in francese mentre godi e mescolare i nostri respiri e anche altro…ma se non vuoi, amen.”
Gli disse eccitata da morire, fissandolo profondamente negli occhi per farlo impazzire, e non avete idea di quanto funzionò. Lor rimase letteralmente senza fiato per qualche secondo, perché Alice negli ultimi anni era diventata un po’ timida e insicura nel sesso, ma quella donna non aveva assolutamente nulla di insicuro, e gli ricordava la sua Ai dei primi tempi, quella che lo lasciava stremato a letto per scappare.
Sussurrò solo “…mi hai chiesto di smettere” ma lei fissandolo intensamente rispose solo “quando? Perché io non ho sentito” e lui sorrise.
Si avvicinò moltissimo a lei e appoggiò quelle due dita sulla sua gamba nuda, e le fece salire molto lentamente, facendole venire i brividi.
“…non so chi tu sia, ma da stanotte tu sei la mia amante, e non voglio storie…” le sussurrò con sguardo molto sensuale, e Alice pensò solo che stava davvero impazzendo, ma sforzandosi per fare la donna sensuale, gli diede una risposta sconvolgente.
 “…dipende da come finirai quello che avevi iniziato.”
Sussurrò in modo molto sensuale quell’incosciente, per sfidarlo, e Lor sorrise soltanto con sguardo malizioso, ma in quattro minuti riuscì a “finire quello che aveva iniziato” senza muovere altro che due dita e Alice pensò solo “Dio mio è un miracolo che non abbiamo venti figli”ma non lo disse.
“Stai davvero ripartendo? Senza avere niente in cambio?”
Chiese sconvolta e senza fiato, perché l’orgasmo che le aveva regalato era stato davvero troppo forte, e aveva bisogno di qualche minuto per riprendersi, ma Lor ridendo annuì e basta. Doveva andare a cucinare e non aveva molto tempo, ma appoggiandole la mano sul ginocchio sussurrò arrogante “ho lasciato a te la nostra stanza, io sono nella camera di mio padre, dove ho dormito in questi ultimi anni. Ti aspetto all’una, va bene?”
“E come faccio con i bambini? Pensi che mi lasceranno andare così?” rispose ridendo, ma Lor serissimo sussurrò “trova un modo. Perché io adesso devo andare a cucinare, ma penserò alle tue parole per tutta la notte, e mi sembra francamente crudele…”
“Ci proverò, mon sang…” sussurrò piano e Lor aggiunse “…però chiariamo due cose: numero uno, io non ti ho mai tradito Alis, chiaro? Mai. Quindi niente più dubbi.”
Lei annuì soltanto e si disse che doveva provare a crederci.
“Due-continuò Lor- se pensi che fare l’amore o anche solo giocare un po’, possa ostacolare il nostro rapporto, dimmelo, perché rinuncerò. Sembravi così incerta prima…”
“Beh sarebbe il caso di andare per gradi, effettivamente, ma come sempre quello che io penso e provo quando si tratta di te è un gran casino, ed io voglio venire da te stanotte…”
 Il cuore di Lor scoppiò letteralmente nel sentirle dire quella frase finale e per qualche minuto non potè dire molto, poi sussurrò “…andremo per gradi, tranquilla. Il nostro è sempre stato un grande amore e siamo sempre stati due calamite io e te, quindi è dura trattenermi.”
“A chi lo dici…” sussurrò perplessa, ma trovarono tutti nel parcheggio ad accoglierli e Alice morì d’imbarazzo perché era completamente sottosopra, mentre lui ridendo salutava tutti.
“Ali si va a fare una doccia ora, noi tra un’ora siamo pronti con la cena…”
Comunicò serio e lei sorrise e basta, ma fu un colpo durissimo essere di nuovo in quella camera da letto. Chiuse gli occhi e s’immerse in migliaia di ricordi belli, eccitanti e alcuni anche terribilmente dolorosi. Per un attimo il ricordo di lei confusa e disorientata che sbatte contro la specchiera e la poltrona, che si trascina nel corridoio in cerca della domestica e poi le sviene letteralmente tra le braccia, la fece tremare, ma decise di scuotersi e non pensarci, perché doveva prepararsi per la loro grande notte.

Nota:
Ciao a tutti, e grazie per aver letto questo capitolo, un po' dolce-amaro. Allora, adesso sapete a grandi linee perchè Alice ha lasciato Lor, che ne pensate? Ha sbagliato o meno? E siete curiosi di sapere cosa le era successo? Ma soprattutto: vi è piaciuto questo riavvicinamento nel vigneto? Fatemi sapere, io vi aspetto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: i sette piatti di Lor ***


 
Capitolo 11: i sette piatti di Lor
Cercò di sembrare più bella possibile per quella cena, e scese molto prima dell’ora pattuita e quello che vide la fece profondamente sorridere: Sophie stava apparecchiando insieme alla nonna Diane, lo zio Dug controllava i due gemelli che giocavano seduti per terra con delle macchinine. Lor, Cristina e Beatrice erano impegnati ai fornelli e qualcuno se ne stava lì a ridacchiare con loro.
Alice ebbe un infarto entrando in quella cucina, perché rivederlo vestito da chef era davvero uno dei suoi desideri, ma suo marito aveva totalmente abbandonato quella strada, o almeno così le diceva sempre.
“Devi uscire subito!”
Le ringhiò sconvolto, cacciandola fisicamente dalla cucina, ma Alice ridendo spiegò che era andata a cercare il suo fratellino e Mat rise soltanto.
“Fai schifo, lo sai vero?”
Gli disse seccata quando si avvicinò sorridendo, e Cristina rimase per un attimo congelata, chiedendosi cosa Alice sapesse per dire una cosa del genere. Vedete, non si erano raccontati molto del loro passato e Cristina non sapeva molto di lui, perciò quello che disse lui la stravolse
“Per il divorzio? Per il tradimento? Perché sono stato mollato un’altra volta da una donna che credevo fosse quella giusta, mentre era una stronza? Oppure per cosa, esattamente?”  
Le disse, senza smettere di sorridere, ma con un tono vagamente seccato, e Alice scosse solo la testa e rispose “perché ha dovuto dirmelo George. Perché non mi hai mai chiamato in due anni e non sei venuto quando abbiamo organizzato la cena con tutto il gruppo. Dio, mancavi solo tu! Charlie è venuto da New York, dannazione!”
Mat sorrise dolcemente, ma con occhi molto tristi e mettendole una mano sulla testa sussurrò “non me la sentivo di essere giudicato da te, che me lo avevi sempre detto…”
“Perché pensi che ti avrei giudicato, cretino? Perché questo è il rapporto che avevamo?”
Rispose Alice molto dolcemente e solo allora finalmente si abbracciarono forte per qualche minuto, tanto che Cristina si scoprì un po’ gelosa di quell’affetto e Lor fu costretto a lanciarle contro un anello di calamaro per farla tornare concentrata.
“…e poi neanche tu mi hai chiamato, eh. Quando sei finita a Tokyo, non è che mi hai chiesto aiuto…”
Concluse, mettendole di nuovo la mano sulla testa e Alice abbassò solo lo sguardo, perché era ovvio il motivo per cui non gli avesse scritto: non voleva che Lor sapesse che stava male.
“Sì, bien, bien, ci vogliamo tutti bene e ci siamo tutti mancati, ma voi dovete togliervi dai piedi…”
Ringhiò Lor brusco, perché il menù di quella sera era speciale e non voleva che lei lo scoprisse, ma quando finirono occhi negli occhi, non potè evitare di sorriderle.
“Stasera tienila questa, perché voglio togliertela io…” gli sussurrò all’orecchio, riferendosi palesemente alla sua giacca da chef, accarezzando la sua spalla e Lor si mise a ridere, ma le disse che doveva davvero andarsene, contrariandola non poco.
Un’altra ora dopo, mentre Alice coccolava le due pesti rosse sul dondolo e chiacchierava con una Diane particolarmente scocciata, riapparve Lor bellissimo, che le porse un foglietto e lei tremò letteralmente.
“Il menù della serata, cari commensali, è composto da sette piatti inventati da me e dallo chef Arrietti…”
Dovette interrompersi, perché nessuno conosceva il cognome di Cristina, e Alice sorrise con le lacrime agli occhi, perché quella sorpresa era troppo bella.
“Sette piatti, dicevo, ispirati alle città che hanno fatto la storia della mia vita. Inizieremo con Parigi, dove ho baciato il mio grande amore per la prima volta, per poi passare a Inverness, che è casa nostra e dei nostri piccoli. Amsterdam…”
Provò a dire, ma Alice, Mat e Dug iniziarono a ridere forte e capì che non c’era bisogno di ulteriori spiegazioni, sebbene lei fosse terribilmente emozionata.
 “Tokyo-continuò Lor- dove ho scoperto di amarla e dove il mio migliore amico mi ha pestato per la prima e unica volta nella sua vita…”
Dug fece un piccolo inchino compiaciuto, che diede il tempo a Mat e Cristina di fingere di applaudire, mentre il cuore della povera Ai era letteralmente a mille.
“… Las Vegas, dove ci siamo scambiati la più bella promessa della mia vita, pensando che non fosse una promessa vera, ma va beh. Nevers, la casa e un po’ la prigione dorata della nostra famiglia, e Santorini…” concluse ridendo, perché non voleva spiegare perché fosse importante, ma Alice era realmente commossa e dovette asciugarsi un paio di lacrime dagli angoli degli occhi.
“Ma che è successo a Santorini? Mi sono perso una puntata?”
Chiese Dug confuso, perché si era perso qualche puntata della serie, e Lor sorridendo emozionato prese la mano di Alice e sussurrò “Beatrice…”
Voleva dirgli tante cose per quel gesto, che l’aveva letteralmente stesa, ma non poteva farlo davanti ai ragazzi e alla sua famiglia così gli scrisse un messaggio, ma Lor che aveva giurato di stare lontano dal suo cellulare, ovviamente non lo lesse.
Assaggiò tutti i suoi piatti, ma non potè finirne nessuno e Lor ci rimase malissimo. Aveva cucinato tutto con amore e tantissimo impegno, solo ed esclusivamente per rendere felice lei, ma quella creatura magrissima aveva assaggiato forse tre forchettate di ogni cosa, perché era roba terribilmente unta. Il cuore di Lor letteralmente si spezzò quando lei diede soltanto un morso alla torta che le aveva preparato con tantissimo amore, perché non si era mai rifiutata di mangiare qualcosa fatta da lui prima. L’aveva costretta a ingerire persino le lumache!
Qualcosa dentro di lui si spense nel vederla sorridere e mangiare così poco. Si convinse che ormai lei fosse un’altra donna, una donna che non era mai stata e che aveva sempre detto di detestare! Una di quelle costantemente a dieta e sempre in palestra, una specie di “opposto di Ai”.  Si disse che forse dentro di lei non era rimasto molto di quello che lui aveva amato, ma era solo un imbecille.
Dopo cena rimasero soli sul dondolo e lui si decise a parlarle. Era offesissimo, perché pensava che lei non avesse apprezzato nulla di quella sua magnifica sorpresa, perciò Ai pensò che dovesse dirgli la verità, ma non sapeva da dove iniziare. Sussurrò solo “…è stato meraviglioso quello che hai fatto per me stasera, davvero…” fissandolo con i suoi piccoli occhi color nocciola e Lor scosse solo la testa.
“…già, se solo tu lo avessi mangiato. Però evidentemente c’est vrai che una donna quando divorzia cambia vita. I capelli corti, biondi, non hai toccato cibo…non puoi negare di essere una donna diversa dalla mia Alice e devo dire che mi dispiace perché lei era la cosa più bella che mi fosse mai capitata.”
Sussurrò amareggiato, ma Alice capì che l’aveva presa nel modo sbagliato e fissandolo profondamente negli occhi sussurrò “Beh in certi casi è inevitabile subire dei cambiamenti…”
 Per due secondi rimasero in silenzio, e Lor si disse che forse erano troppo distanti per poter provare a stare ancora insieme, ma quel pensiero lo sconvolse letteralmente. Così sfiorandola con dolcezza aggiunse “ma quando sei diventata così? Quando hai smesso di mangiare e…Dio scommetto che hai persino iniziato a fare palestra, no? Quando è successo?”
“Quando ho scoperto di essere diabetica, Lor.”
Ribattè lei seccamente e per un secondo Lor Dubois non fu capace di dire una singola parola, poi come rianimato sbottò “E mi sembrava troppo strano!! Va bene lasciarmi, scappare a Tokyo e cambiare vita, ma certe cose non cambiano. E tu hai solo guardato la tua torta preferita!”
“Beh ero nervosa all’idea di venire qui, e ho mangiato delle cose in aereo e così non potevo permettermi un intero pezzo di torta. Probabilmente una fetta mi avrebbe mandato in coma. Dio, quanto cioccolato ci metti?”
Ribattè ridacchiando, ma Lor si sentiva troppo in colpa, perciò la strinse forte e occhi negli occhi sussurrò “è colpa mia? Io ti ho fatto ammalare?”
E in quell’istante si resero conto che sembrava esistessero solo loro, che il resto del mondo fosse in stand by. Fu molto difficile per entrambi non lasciarsi andare a migliaia di effusioni, ma Lor si guardò in giro e si accorse che i ragazzini erano ancora svegli, così si allontanò un attimo da Alice per calmare i loro bollenti spiriti e lei capì e scoppiò a ridere.
“No, non sei stato tu…”sussurrò lei, mordendosi le labbra per non baciarlo, ma lui capì quello che voleva dire quel gesto, e senza parlare le diede il bacio che voleva, fregandosene delle conseguenze.
“Oddio abbiamo violato le regole?”
Sussurrò lei ridacchiando subito dopo, ma ci mise qualche secondo a tornare lucida, perchè Lor aveva sfoderato i suoi magnifici occhi verdi e stringendosi nelle spalle rispose “non sono mai stato bravo con le regole, lo sai…”facendola impazzire.
 “Comunque Lor, è genetico.”
“Ma allora non hai smesso di essere tu, ma plumette? Sei sempre…la solita?” Sussurrò, fissandola dolcemente negli occhi e lei ridendo ribattè “devo stare molto attenta a quello che ingerisco, mangio pochissimi dolci, ma io resto sempre io. Per quanto possa essere io senza dolci.”
“E sei bella come mille anni fa Alis. Non sembri più la mia mogliettina, ma sei la stessa donna che mi ha conquistato in aeroporto…”
“…ed è bello vedere che ho ricominciato a piacerti. Che mi guardi ancora come se volessi mangiarmi…”
Rispose Alice in un sospiro, perché malgrado non volesse rivangare quei ricordi tristi, non era facile dimenticare la sua indifferenza.
 “Ma non dire cazzate, Alis. Non ho mai smesso di fissarti il culo o il resto, sacrè. Avevo solo altre cose per la testa…”
E per un attimo entrambi risero, poi lei sussurrò piano “no, avevi smesso. E non te ne eri neanche accorto.”
“E invece non te ne eri accorta tu, Ali. Io ti ho sempre guardato così, te lo garantisco.”
Ringhiò lui seccato e per un attimo rimasero occhi negli occhi, senza parlare. E in quel momento lui avrebbe voluto dire mille cose, ma poi arrivarono i gemelli che volevano andare a letto e così Ai e Lor si trasferirono su un’amaca, insieme a Fred e George, a raccontargli favole, spiegargli il cielo, farsi il solletico e riposare, testa contro testa come una vera famiglia. E tutte le regole che si erano imposti erano letteralmente andate a farsi fottere dopo pochissime ore.

Nota:
Eccoci qua, con un capitolo super lungo (scusate!) allora mi piacerebbe sapere:
-che ne pensate della storia di Mat e di Cristina gelosa
- Avete riconosciuto tutti i luoghi dei sette piatti di Lor?
- Siete contenti di aver finalmente scoperto il problema di Ai? Temevate fosse qualcosa più grave? 
fatemi sapere, accetto anche le vostre critiche. A presto!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: magia e medicina ***


Capitolo 7: magia e medicina.
“…e poi la mamma scoprì che in realtà quel rito magico ci aveva legato veramente, ma la scema aveva paura di dirmelo, perché credeva che a me non avrebbe fatto piacere.”
Sussurrava Lor ai suoi piccoli, steso su un’amaca insieme alla sua Ai. Quelle due piccole scimmiette la trattavano come un grande peluches, e mentre uno la teneva stretta con tantissima forza, l’altro si era seduto sulla sua pancia. Alice era troppo emotivamente coinvolta da quella storia per arrabbiarsi, così rimase ad accarezzarli distrattamente, con occhi vergognosamente languidi. Aveva dimenticato quanto potesse essere bello coccolarsi insieme a lui con i bambini, e per un istante si era detta che quei momenti erano persino più belli di quelli dell’inizio della loro relazione. Lor si stava dedicando a lei e ai piccoli con tutta l’anima e Alice non smetteva di sorridergli, con occhi lucidi e pieni di speranza, ma non notò quello che i suoi figli stavano combinando. Il problema nacque quando il suo ex marito provò ad accarezzarla, perché quei due demonietti erano possessivi, e gridarono “E’ nostra la mamma, non si tocca.”
Alice rise a crepapelle, ma Lor provò un brivido fortissimo, perché l’idea che i suoi figli la preferissero a lui lo feriva terribilmente, ma l’unica cosa che poteva fare era dedicargli più tempo. Perciò ribattè seccato “hey ragazzini, lei è mia da molto prima che voi nasceste. Non diciamo sciocchezze”e questo fece rabbrividire Alice, che moriva dalla voglia di baciarlo e gli appoggiò due dita sulle labbra. Fred e George, però, avevano qualcosa da ridire; si fissarono confusi, poi Fred (il genietto seduto in posizione yoga sulla pancia della mamma) si decise: mise una mano sulla guancia di lei, e di lui e quando ebbe finalmente la loro attenzione ribattè “non è vero. La mamma è soprattutto mia e di George, ma anche un po’ degli altri e…beh un pezzettino piccolissimo è di Toshio. Tu che c’entri?”
Ovviamente Lor odiò con tutte le sue forze quella frase, e probabilmente dovette reprimere con forza  la voglia di urlare una serie di improperi notevole, ma proprio mentre stava cercando di calmarsi, lei sussurrò con voce dolce “non dite sciocchezze!” E i due gemelli la fissarono confusi.
 Con una dolcezza immensa, che lasciò Lor totalmente disarmato, chiese ad entrambi di appoggiarsi sul suo petto e fissandoli negli occhi sussurrò “papà è mio ed io sono sua, da sempre. Questa cosa non cambierà, non può cambiare per nessun motivo al mondo. E voi siete nostri, esattamente nello stesso modo. Abbiamo le stesse cellule, lo stesso sangue, gli stessi capelli, gli stessi nei, gli stessi denti, lo stesso pancreas, lo stesso cuore eccetera eccetera. Voi siete frutto di una meravigliosa magia, che ha fuso insieme le cose migliori mie e di papà per creare altri piccoli esserini come noi. Ora, quindi, ditemi: se voi che siete un perfetto miscuglio di me e di lui, se portate me dentro voi stessi e siete di papà, io di chi sono?”
“Che discorso contorto Ali!”
Sussurrò Lor dolcemente, ma realmente senza fiato per tutto quell’amore che lei dimostrava, anche a lui. Ancora una volta aveva dovuto reprimere la voglia di baciarla e lei gli sorrise soltanto, fissandolo profondamente negli occhi. Entrambi pensarono che quella famiglia era troppo bella e meritava di essere salvata, ma sorrisero soltanto.
 I gemelli, però, erano rimasti concretamente impressionati dal discorso della madre, perciò presero il braccio del padre e lo tirarono sul loro corpo, unendo tutti e quattro in un unico abbraccio, ma solo per pochi istanti, perché George aveva un dubbio, così alzando la testa sussurrò “…ma quindi noi siamo anche di Toshio?”.
Lor ebbe una crisi in quel momento, e gli venne una voglia terribile di urlare come un pazzo, perché non sopportava che i suoi figli credessero di avere un altro padre, ma Alice rispose ridacchiando “…nessuno è di Toshio. Né voi, né io.”
“E neanche papà?”
Chiese Fred, che non aveva ben chiara tutta la questione, ma lui ridendo ribattè “Assolutamente no. Noi siamo nostri e basta. E chiunque venga dopo, non cambierà quella bellissima magia di cui parlava la mamma…”
Rimasero così, testa contro testa a chiacchierare, uniti in un unico grande abbraccio. I gemelli, però, non avevano sonno e ben presto urlarono “vogliamo sapere di più di questa magia. Come si fa?” lasciando Lor e Ai concretamente perplessi.
“Ah beh…la mamma lo sa.”
Farfugliò lui imbarazzato, provando a girare la palla ad Alice, e sapete cosa? Di sicuro aveva letto troppe storie fantasy, ma lei davvero riuscì a imbastire qualcosa. Sì, certo era una creatrice di fumetti, ma beh quello che tirò fuori dal cilindro lasciò Lor concretamente sorpreso.
“Allora quando due persone si amano tantissimo e…sentono che è arrivato il momento di cambiare la loro vita incasinandola, decidono di avere un figlio, che è la somma di tutte le cose migliori che le due persone hanno e anche di qualche difetto.”
“Génial.”
Commentò Lor accarezzandola, ma i gemelli non erano completamente convinti, perciò ribatterono “sì, ma come si fa questa magia? Vogliamo sapere i dettagli.”
“…si mettono in un calderone speciale piccoli elementi dei genitori, si mescola tutto e poi si aspetta. Nove mesi dopo, o anche un po’ prima nel vostro caso, puf, appare la progenie.”
I gemelli fecero migliaia di domande a quel punto (“Cos’è la progenie? Cosa si mette esattamente nel calderone? Chi fa la magia? Perché nove mesi? E se poi i genitori cambiano idea?”) ma Lor si era stufato, perciò gridò “una stella cadente! Sapete cosa si fa con le stelle cadenti?” e  riuscì a cambiare discorso.
Continuarono a parlare per ore, fino a quando i gemelli crollarono e rimasero svegli solo loro.
“Ci vediamo dopo Alis, devo fare una cosa con Dug…”
Le sussurrò con uno sguardo incredibilmente sensuale una volta messi a letto i due matti, e lei per un attimo annegò nella tristezza, ma non disse nulla. Aveva avuto anche troppo tempo di Lor, ed era prevedibile che lui tornasse a lavoro, anche se quella cosa la feriva terribilmente. Rimase a chiacchierare con Mat, Cristina e le due bambine, mentre Lor trascinava di peso Dug nello studio.
Non aveva nessuna intenzione di lavorare, ovviamente, ma era furioso con il suo migliore amico.
“Mi devi dire perché non me lo hai mai detto, sacrè. Sei mio fratello, come hai potuto non dirmi che mia moglie era malata?”
Dug alzò gli occhi al cielo e sbuffò tantissimo, perché non aveva nessuna voglia di immischiarsi nella storia di quei due ancora una volta, e aveva pensieri più importanti, ma Lor non sembrava voler sentire ragioni. Nervoso ribattè “Alice mi ha proibito di farlo. Mi ha detto che se non te ne sei accorto avendola accanto tutte le notti, probabilmente non ti sarebbe importato.”
“E tu le hai creduto? Hai davvero pensato che io non volessi sapere che mia moglie ha una malattia?”
“Adesso non essere melodrammatico…” ringhiò Dug particolarmente scocciato.
“E’ malata Dug. Ok, non è una cosa così grave ma…dovevo saperlo, dovevi dirmelo.”
“Beh…avresti potuto accorgertene, e non lo hai fatto.”
Disse, con un tono estremamente rigido e Lor capì: Dug non gli aveva mai parlato del suo divorzio, non gli aveva chiesto nulla, ma evidentemente pensava che fosse avvenuto solo per colpa sua.
“Ma tu sai in che periodo ero, sacrè. Sai che tornavo a casa due ore al giorno, quando potevo tornare, e non dormivo più, non mangiavo e mi tormentavo per la paura…e se, merde, non mi sono accorto che lei stesse male, avresti dovuto dirmelo, da amico. Da socio, e da persona che stava passando lo stesso schifo che passavo io.”
“Lo so, ho passato la stessa cosa, ma…lasciamo perdere.”
“Cosa? Quoi? Eh?”
 Gridò mio Lor furioso, e Dug rispose solo “Lor, ho giurato sui miei figli di non parlare. Non posso farlo.”
“Ma neanche tu tornavi mai a casa, eravamo sempre insieme. Io, tu e Matias. Come hai potuto non dirmi nulla? Come hai potuto guardare in silenzio mentre ci allontanavamo? Ho perso ogni cosa…” disse, francamente deluso.
Vedete, avevano finalmente iniziato a tirare fuori un po’ di cose che avrebbero voluto dirsi per molto tempo, ma che non avevano mai avuto il coraggio di dire.
“Te la sei giocata male Lor, questo è il problema. Avresti dovuto…” iniziò a dire Dug con tono estremamente acido, ma Lor lo interruppe urlando “ Dovevi dirmelo prima, cosa avrei dovuto, non a cose fatte. Così si comporta un amico” e Dug gli voltò le spalle scuotendo la testa.
Lor ci pensò un attimo, perché era davvero complicato dover assimilare il tradimento di Dug, ma poi si disse che come aveva mollato la moglie, aveva mentito a lui. Doveva essere fuori di testa.
Lei era in veranda a coccolare Bibi e Sophie, chiacchierando con Cristina di nomi per il suo bambino, quando lui finì e la trovò completamente gelida.

Nota:
Ciao a tutti, scusate se sto caricando questa storia a rilento. Allora che ne pensate di questa situazione? Alice sbaglia a rimanerci male se lui la lascia per lavorare? Sono carini i gemelli? E soprattutto: che sta succedendo tra Lor e Dug? Siete curiosi? Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitoletto, vi aspetto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Il migliore amico ***


Capitolo 13: il migliore amico
 “Hai finito di lavorare? Già? Sono solo le nove! Non è da te finire prima di mezzanotte”
Gli ringhiò scocciata, ma lui le sorrise soltanto. Era andato in veranda sperando di poter passare qualche altro momento da solo con lei, ma l’aveva trovata nervosissima che accarezzava i capelli di Sophie.
“Non stavo lavorando…”
Provò a dirle con molta dolcezza, sperando di farla sorridere, ma Alice era molto scocciata e annuì soltanto. Rimasero a chiacchierare per un po’ con Mat e Cristina, di varie cose, fino a quando il cellulare di Alice suonò e lei sorrise felice, talmente tanto da allarmare Lor che ebbe paura potesse essere il suo fidanzatino.
“Finalmente, eh! Stai diventando super richiesto anche tu come tuo cugino?”
Disse ridacchiando e la persona all’altro capo del telefono disse solo “sì ma deciditi con ‘sti capelli Dany, perché ti togliamo il trono di spade se sei rossa…”
“Quanto sei simpatico, mamma mia…”
Rispose particolarmente scocciata, ma sia Lor che Mat riconobbero la voce di George. Mat fece per alzarsi e avvicinarsi ad Alice, quando il simpatico cugino aggiunse “…sì, ma se sei con quel traditore non voglio salutarlo”gelando tutti.
A Lor diede terribilmente fastidio sentirsi chiamare “traditore” perché lui non aveva fatto proprio nulla, ma quando Alice aggiunse “dai che l’ho già strapazzato io…”  capì che non ce l’aveva con lui.
George fece l’offeso per un po’, ma poi tutti e tre ricominciarono a scherzare come un tempo e ad Alice tornò il buonumore.
“…sono tanto legati…”
Sussurrò piano Cristina e Lor si strinse solo nelle spalle e le spiegò che Mat, George, Alice, Jojo e Charlie erano una specie di famiglia da molti anni, ma col tempo, i ragazzini e  gli impegni si erano ovviamente allontanati. Alice e George erano rimasti sempre in contatto, ed erano diventati come fratelli. Continuavano a sentirsi di continuo, lui le parlava delle sue ragazze, Alice gli dava consigli e mediava nelle loro liti e poi gli faceva da spalla nelle sue continue rotture. Lor le aveva detto più volte che gli faceva quasi da madre, ma Alice aveva sempre riso soltanto. Se volete saperlo, anche George aveva provato più volte a parlare con Lor prima che lei decidesse di lasciarlo. Aveva provato ad avvisarlo, a dargli consigli, prendendolo anche a brutto muso, ma la verità era che in quel periodo lo chef aveva altre cose per la testa, e non avrebbe mai potuto immaginare che la sua fedele compagna decidesse di abbandonarlo davvero.
Ci pensò per un attimo, e sbuffò ricordandosi di un giorno in particolare in cui George gli aveva detto che Alice frequentava più lui che suo marito, e alla scenata che le aveva fatto per quella stupida frase. Era successo circa un anno prima dell’addio di Alice, quando lei cercava ancora di essere una moglie comprensiva e dolce. Aveva sopportato in silenzio tutta la scenata di Lor, chiedendogli solo “hai finito?” ma con tono molto pacato.
“Non lo sai che passiamo poco tempo insieme? Quanto ci siamo visti questa settimana, dieci ore? Quanto tempo hai passato con i tuoi figli?”
Aveva chiesto, molto rigida e lui l’aveva trattata malissimo, sfogando su di lei la sua rabbia e la frustrazione repressa. Era dispiaciuto per il lavoro, si sentiva un fallimento su tutti i piani, e non ce la faceva a sentire anche quelle stupide lamentele, perciò aveva deciso di ignorarla totalmente e andarsene, ma Alice gli aveva gridato “se te ne vai così ancora una volta, giuro che divorzio!”e sapete lui cosa aveva fatto? Aveva sminuito le sue lamentele, non ci aveva creduto. Le aveva detto chiaro e tondo che non credeva che lei potesse lasciarlo, che l’idea era troppo ridicola, e l’aveva ulteriormente ferita. Non ci poteva credere, eppure lei aveva ripetuto quella minaccia mille volte, e anche George l’aveva avvertito, ma come poteva essere vero? Come poteva immaginare che quella donna che lo fissava con sguardo dolcissimo decidesse di chiudere da un momento all’altro?
 Sbuffò forte allora, realizzando di aver fatto davvero troppi errori con lei, e di doverla sorprendere e corteggiare sul serio, stavolta, perché il fatto che lei si fosse arrabbiata tanto pesando che fosse andato a lavoro significava chiaramente che non si sentiva ancora sicura del loro rapporto. Rimase a guardarla da lontano per qualche minuto, ma poi Alice si accorse del suo sguardo e sorridendo gli fece cenno di raggiungerlo e Lor andò a salutare suo cugino, che lo accolse ovviamente con poco entusiasmo.
“…sì e mi raccomando: niente sesso voi due, eh. Cercate di stare tranquilli per un po’ Nami e Sanji, che io adoro il fidanzato di Ai…”
Aggiunse con fare molto serio, e Alice pensò solo “cazzo!” perché non voleva dirglielo, non in quel momento, ma Lor vittorioso rispose “vuoi dire l’ex…”
George sbuffò soltanto, fissando Alice con sguardo incredibilmente severo ma lei ridacchiando rispose “eh va beh Georgie, me lo hai detto troppo tardi” facendolo ridere.
Misero a letto le ragazze e poi rimasero a chiacchierare fino a tardi, e Alice pensò che fosse davvero un viaggio indietro nel tempo. Lor e Matias non parlavano di qualcosa che non fosse relativo alla società, alla nonna o ai figli da anni, e per una sera si sentirono tutti molto leggeri.
“…e quindi è un videogioco quello di cui parlavate, no?”
Sussurrò Cristina, fissando Mat con i suoi bellissimi occhi castani e lui annuì, sorridendo un po’ imbarazzato. La trovava incredibilmente dolce, e gli piaceva davvero molto il suo modo di parlare con lui, così diverso da quello della donna che gli aveva urlato contro per tutti quegli anni, ma Mat aveva ancora il cuore troppo ferito per avvicinarsi a qualcuno, quindi non ci pensava neanche a fare il primo passo, anche perché Cristina era incinta, dunque molto vulnerabile.
“Beh direi che sono anni che non facciamo una sfida come si deve, ma forse siete diventati troppo vecchi…”
Aggiunse Ai distrattamente, per provocare lo chef, ma lui scuotendo la testa le rispose che avrebbe ancora dato parecchie piste a qualsiasi ragazzino ai videogame, ma entrambi sapevano che era una bugia, e ben presto Bibi glielo avrebbe dimostrato impartendogli una rovinosa sconfitta.
Si salutarono tutti intorno a mezzanotte, e Ai fece per andare via, quando Lor accendendosi una sigaretta le disse con voce suadente “non hai dimenticato del nostro appuntamento, vero?”facendola letteralmente rabbrividire.
 “Non hai scuse: i ragazzi sono a letto e io sono tutto per te…”
Aggiunse, spalancando le braccia, e Alice tremò per un attimo, perché non aveva davvero idea di cosa fare, ma lui sorrise in modo molto sensuale e prendendola tra le braccia iniziò a baciarle il collo e poi sussurrò “non mi chiedi neanche cosa voglio fare con te, ma Alis?”
 “Lo immagino…”
Rispose lei con un filo di fiato, e lui ridacchiò in modo furbo. In realtà la signorina non aveva la minima idea di quello che lui le avrebbe chiesto, e probabilmente si sarebbe infuriata terribilmente per quella proposta oltraggiosa, ma lui a voce bassa sussurrò solo “va bene, allora vado a mettermi l’uniforme da chef e ci vediamo su…”facendole venire i brividi lungo la schiena.
“…e se non venissi?”
Rispose, sforzandosi di sembrare tranquilla, ma totalmente stravolta dall’atteggiamento seducente di lui, che scosse solo la testa e rispose “…ti perderesti un momento incredibilmente importante del nostro rapporto” facendola rimanere senza fiato.

Nota:
Eccoci qua, allora che ne pensate di Alice e George come migliori amici? Vi è piaciuto questo tentativo di lui di aiutare Lor?  E che succederà adesso? Siete curiosi? Fatemi sapere.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: chiarimenti ***


Capitolo:
Lor nella sua stanza, cominciava a essere preoccupato, perché era passata più di mezz’ora e lei non si era ancora presentata. Cominciò a tormentarsi i capelli con la mano sinistra, come faceva sempre quando era nervoso, e con la destra faceva ruotare preoccupato il cellulare. Doveva scriverle? Chiamarla? Certo che sarebbe stato davvero un colpo terribile se lei non si fosse presentata, gli avrebbe fatto un male assurdo. Il suo cuore tremò quando il suo cellulare emise un flebile suono, e pensò che fosse Alice che lo avvertiva che non lo avrebbe raggiunto. Per un attimo chiuse gli occhi e sbuffò, ma poi notò che il messaggio era di Mike nel loro gruppo e sorrise.
Alice, nel frattempo, ci aveva pensato un milione di volte, ma poi  aveva deciso che doveva andare, ma era oggettivamente sudata e doveva cambiarsi, così si fece una doccia rapida, si sistemò il trucco e con il cuore in gola indossò un completino molto sexy, una vestaglia e corse incontro al suo destino.
“Finalmente…”
Le disse, aprendole con l’uniforme da chef aperta e Alice dovette sforzarsi di stare calma, ma il cuore le finì totalmente in gola. Era incredibilmente bello, con i morbidi riccioli un po’ in disordine, la giacca che mostrava parte del suo petto e gli addominali e uno sguardo incredibilmente sensuale. Lor era il peggiore dei tentatori, e Alice sorrise pensando che non lo vedeva così arrogante, sensuale e sicuro da moltissimo tempo, ma che quello era l’uomo di cui era stata innamorata per la maggior parte della sua vita.
In realtà Lor era molto impressionato, perché la vestaglietta di seta di Alice stava a significare che lei aveva preso sul serio quel suo invito e lui non se lo aspettava minimamente.
Alice, fingendo una sicurezza che non aveva, lo scostò dalla porta per entrare e stendendosi sul letto gli disse piano “allora?” sforzandosi di sembrare  più calma e sensuale che potesse, ma lui sorrise perché era evidentemente nervosa.
“Allora c’è una cosa che voglio da te subito, perché altrimenti non possiamo continuare…”
Le disse, fissandola molto intensamente, e lei ingoiò la saliva, ma annuì soltanto, con le guance un po’ arrossate ed immensi occhi da bambina. Voleva dargli qualsiasi cosa lui volesse, sapeva che non sarebbe mai stata in grado di rifiutarlo, ma poi Lor le fece una richiesta strana.
“ E so che ti arrabbierai, perché ti arrabbi sempre, ma voglio, mon amour, che tu mi dica perché è davvero finita tra di noi…”
Quella frase fu un po’ troppo impegnativa da sentire per Alice, perché si aspettava strane richieste sessuali, non un chiarimento, ma capì di doverglielo, così sbuffando rispose “che idea ti sei fatto, vediamo…”
“Che te ne sei andata perché hai sposato un fallito che ti ha dato per scontato…”
Sussurrò Lor con il cuore in gola, perché aveva il terrore che il suo peggior incubo si avverasse e che gli dicesse che lo avesse lasciato solo perché aveva scoperto che la società era in bancarotta, ma Alice scosse solo la testa, facendolo finalmente tranquillizzare. Probabilmente Dug aveva mantenuto la promessa e lei evidentemente non sapeva nulla.
“Se avessi dovuto lasciarti solo perché mi hai dato per scontato, non avremmo mai avuto Fred e George, e lo sai.”
Rispose cercando di sorridere e lui avvicinandosi pianissimo le sussurrò occhi negli occhi “…dimmelo, allora. E’ per Toshio? Per i problemi economici? Perché sono un cattivo padre? Ti prego, ma plumette dimmelo…”
“tu non c’eri…” sussurrò pianissimo, scostando lo sguardo e Lor pensò solo “grazie a Dio è solo per questo!” ma agitato aggiunse “Lo so Alis, io non c’ero, mais maintenant è un’altra storia. Adesso io ci sono, sono qui e non voglio andare via di nuovo, anzi…”
“Non capisci…” aggiunse lei, con occhi bassi, sospirando con forza, e poi finalmente disse “…io stavo malissimo, non avevo idea di cosa mi stesse succedendo, ero spaventata e confusa,ma tu non c’eri. E non sai quanto faccia male svegliarsi da sola in un ospedale senza avere la minima idea di cosa sia successo, con le infermiere che chiedono ‘ma suo marito non c’è?’ e ti guardano come per compatirti.”
Aveva letteralmente buttato fuori tutto d’un fiato, senza guardarlo, ma Lor sconvolto sussurrò solo “Quoi? Di cosa stai parlando?”
“Sono stata male per giorni prima di svenire addosso a Rosalinde, che terrorizzata ha chiamato l’ambulanza. Avevo sintomi strani, mi sentivo debole, confusa, e stavo sempre peggio. Era quel famoso mese di gennaio in cui hai iniziato a non tornare più a casa. Non volevo dirtelo a telefono, aspettavo che tu tornassi a casa, ma non tornavi mai, e ultimamente quando insistevo con Vivienne per farmi parlare con te tu urlavi come un pazzo di non avere tempo per “queste seccature” che poi ero io.”
Lor si ricordò di quella frase, del momento in cui era quando l’aveva urlata e si sentì morire pensando ad Alice malata, ma non disse nulla, le prese solo la mano.
“E poi quella notte ho spaventato da morire la domestica. Sono andata in coma diabetico, mi sono risvegliata, ma tu non c’eri, come sempre, e provare a chiamarti era inutile.” Aggiunse addolorata, ma Lor scoppiò e le disse con foga “Ma…io non lo sapevo. Perché non hai detto ‘sono in ospedale’ o cose simili? Perché non mi ha chiamato un medico, un infermiere o che so io? Stavi male dannazione. E certo che non ti ho richiamato, pensavo…”
“Hanno chiamato, ma nel mio tesserino c’era il numero di casa e ovviamente ha risposto Rosalinde. Quando mi sono svegliata ho chiesto di poterti chiamare io, perché temevo di farti morire di paura, ma non ce l’ho fatta a dire a Vivianne i miei problemi e tu avevi ricominciato a urlare, così… ho lasciato perdere. Ho smesso di lottare per una storia d’amore in cui erano rimasti solo i miei sentimenti, e ho deciso di proteggermi dall’amore che provo per te scappando il più lontano possibile.”
Alice aveva sorriso molto dolcemente nel dire le ultime parole, ma Lor era stato soffocato dalle sue emozioni e l’afferrò forte per stringerla sussurrando in francese “amore mio, amore mio mi dispiace” facendola commuovere per un secondo.
  Affondando il viso nei suoi capelli sussurrò solo “hai ragione. Hai ragione ad odiarmi, hai fatto bene ad andare via senza dire una parola, io avrei fatto peggio. Perdonami.”
“Lor, ascolta” bisbigliò Alice in francese e lui allora ritrovò il coraggio di guardarla negli occhi e sorrise, perché lei stava sorridendo.
“…non sarei qui se non lo avessi superato. Non avrei speso centinaia di sterline per questi capelli e un’imbarazzante ceretta brasiliana troppo invasiva…e non sarei nuda sul tuo letto, se non avessi deciso di perdonarti…”
Aveva uno sguardo dolcissimo e Lor non potè resisterle, così finì con l’abbracciarla forte e baciarla e lei ovviamente lo lasciò fare, ma poi lo chef decise di tornare alla ragione e l’allontanò per potersi alzare. Doveva farle una confessione e non sarebbe stato facile farlo, così con atteggiamento molto serio le disse “…francamente credo che tu abbia fatto bene ad andartene perché non ti meritavo in quel periodo, ma neanche io stavo molto bene.  Senza giri di parole Alis: ho mandato in crisi la società”
Alice spalancò solo gli occhi, incredula, ma lui nervoso confessò tutto d’un fiato “…ho perso migliaia di dollari negli ultimi anni. Ho dovuto vendere il ristorante in Francia e tante altre proprietà. Ero preoccupato, pieno di debiti e in crisi, per questo non c’ero mai, perché mi sono dannato l’anima su quei fottuti libri contabili per provare a trovare una soluzione. Non dormivo, non mangiavo, non accarezzavo neanche i miei figli e tu non te ne sei accorta, non ti sei neanche accorta che ero a pezzi. All’inizio te ne avevo anche fatto una colpa, perché mi ossessionavi con i ragazzi, con quelle chiamate continue e io mi sentivo ancora peggio. Sono quasi col culo per terra Ali, e se non ti sembra un buon motivo per perdere la voglia di esistere…beh non ne ho un altro.”
“mon coeur…” sussurrò Alice piano, con gli occhi pieni di lacrime, sentendosi uno schifo per come lo aveva trattato, ma lui le sorrise piano e ricominciò a baciarla, tanto da spingerla a togliergli l’uniforme da chef e passare le mani lungo il suo corpo.
 “Hai fatto bene a lasciarmi, però. Non voglio giustificazioni, mi sono fatto prendere dalle mie paranoie tanto da ignorare quello che avevo intorno, ed è imperdonabile. Io potevo perderti, senza avere neanche avuto la possibilità di salutarti, sarebbe stato terribile. Sarei morto Alis, e non a parole: mi sarei lanciato sotto al primo autobus se tu fossi morta e io non ti avessi richiamato. E’ una cosa oscena…”
  “Adesso però basta” sussurrò Alice, commossa per le sue parole e Lor annuì soltanto e baciandola rispose  “basta cazzate. Io torno ad essere me, tu torni ad essere te e…torniamo ad essere una famiglia. E non mi fermerà nessuno, né Toshio,né la tua famiglia e neanche un cavolo di Sith potrebbe fermarmi. Mi sto riprendendo la mia vita. Io non ripeterò gli sbagli che ho fatto, mi prenderò cura di te a qualsiasi costo e…non sarà facile, ma posso farlo. Posso riprendermi mia moglie. E non dire niente, non c’è niente da dire.”
“Non lo so Lor…”
Rispose Alice seria e per un attimo Lor morì, ma poi lei aggiunse “da solo…contro un Sith secondo me non ce la fai. Quelli sono potenti e malvagi allo stesso tempo, ti fanno il culo prima che tu possa tirar fuori la spada e poi...sono spaventosi con quegli occhi rossi.”
Lor cominciò a ridere forte in quel momento, ma fu la risata liberatoria di cui entrambi avevano bisogno e Lor rispose solo “Ah glielo faccio vedere io…”.
Ricominciarono a baciarsi, allora, e Alice cominciò di nuovo a toccarlo un po’ troppo, ma lui con un sorriso malizioso le sussurrò all’orecchio “…e niente sesso Alis. Bisogna fare le cose con calma…” e lei estremamente sorpresa non seppe cosa pensare.

Nota:
Ciao a tutti, scusate per questo capitolo lunghissimo, ma era difficile da spezzare. Allora che cosa ne pensate di questa situazione? Chi ha torto e chi ha ragione? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: le regole ***


 
Capitolo 14:  le regole
“Ma davvero? Dobbiamo fare finta di non volerci?”
Sussurrò Alice accarezzandogli il petto e lui scosse solo la testa e con occhi scintillanti le sussurrò “no, mon amour, prima risolviamo i problemi sentimentali, poi ci lasciamo andare al sesso animalesco che ci piace tanto, e quando succederà sappi che non mi basterà solo una notte, e neanche solo una settimana, quindi preparati signora Dubois…”
Alice rimase letteralmente senza fiato per quella frase così vergognosamente sensuale di lui, ma sbuffò soltanto e Lor le sussurrò “voglio portarti a fare un viaggio, che ne dici? Usiamo la barca a vela dei nonni prima di venderla. Ci portiamo anche la tata, e ci dedichiamo solo a noi due…”
“E come fai con i soldi Lor? E con la società?” sussurrò Alice preoccupata e lui le sorrise molto dolcemente, ma era confuso da quel cambiamento così repentino, perché la donna che si era infuriata pensando che lui fosse andato a lavorare, ora gli chiedeva proprio del lavoro.
“Mi prendo delle ferie. Sono anni che non facciamo qualcosa tutti insieme, come una famiglia e voglio davvero farlo, per noi e per i bambini, perché vi ho messo da parte troppo a lungo. Non rischierò mai più di perderti per colpa del mio stupido lavoro.”
Aggiunse accarezzandole il viso, senza trovare il coraggio di dirle “perché diavolo hai cambiato idea?” ma fu lei a spiegarglielo, spontaneamente. Alice lo strinse con tutte le sue forze, allora, e sussurrò piano “Lor bastava solo che tu me lo dicessi, sai? Non mi avresti mai perso, avrei capito, sarei rimasta con te se solo avessi parlato, ma come facevo a immaginarlo? Non ti leggo ancora nella mente, sai?”
Lui strinse solo le spalle, ma era evidente che fosse mortificato e fingendo un sorriso amaro ribatté "Secondo te perché non te l’ho detto? Perché non volevo togliere il sonno, la fame e la voglia di andare avanti anche a te. Volevo solo proteggere te e i ragazzi da queste preoccupazioni. Speravo di riuscire a risolvere i problemi da solo, credevo fosse solo una fase, che sarebbe passato, ma è andato tutto male, da un momento all'altro. Tutto quello che poteva andare male, lo ha fatto. La Vins de Bourgogne è crollata da un momento all'altro, l'amministratore delegato e il consiglio hanno preso troppe scelte sbagliate e noi li abbiamo lasciati fare. Io non capivo, Mat non capiva, ci siamo fidati e non avremmo dovuto. Siamo due idioti, lo so..."
“Sei un idiota per un sacco di motivi, ma non perché hai perso dei soldi, mon sang”
Ribattè lei gettandosi contro il suo corpo e baciando il suo collo e il petto, con fare tanto sensuale da spingere il suo povero ex marito a sciogliere il nodo della sua vestaglia di seta. Non era giusto cedere alla tentazione e spogliarla, ma Alice era da mozzare il fiato e continuava a baciarlo e Lor stava letteralmente impazzendo. Quando poi riprese a baciarlo, infilandogli le dita tra i suoi riccioli, Lor si sciolse. Aveva fatto spesso quel sogno, faceva spesso sogni molto spinti su di lei, e gli venne la pelle d’oca pensando a quello che poteva succedere.
"Lo, non dovevi proteggermi, io sono la tua compagna, hai capito? E ok, non c’è stato un matrimonio vero, non ci siamo mai detti “nella buona e nella cattiva sorte” ma io non ti lascerei mai solo perché sei in crisi, mon amour…”
Aggiunse con un sorriso e questa volta fu lui a baciarla, in modo fin troppo passionale.
“Dimmi che cosa pensavi, allora? Che stessi con un’altra? Che non ti amassi più?”le disse, naso contro naso e Alice annuì soltanto, spingendolo ad avvicinarsi ancora di più per morderle il collo.
“Mai, mai avrei fatto una cosa del genere all’unico amore della mia vita, e sei una matta per averlo anche solo pensato…”
Concluse ridacchiando, mentre le mordeva il collo e il seno e Alice ebbe soltanto i brividi, ma poi trovò il coraggio di confessarle una colpa orrenda, così con occhi bassi tirò fuori “…che poi c’è stato un periodo un periodo in cui sono stato un matto anche io, e te lo devo confessare…”
 Alice era vergognosamente eccitata e felice per quella loro intimità, ma si gelò completamente nel sentirgli dire quelle parole e si bloccò. L’aveva tradita, allora? Stava per confessarglielo? E come diavolo avrebbe dovuto reagire lei? Ci pensò un attimo, tanto assorta da non riuscire neanche a respirare, ma poi Lor sussurrò “…c’è stato un periodo, molto lungo in realtà, lungo fino a cinque minuti fa circa, ad essere onesti, in cui ho pensato che tu avessi saputo da Dug della società e mi avessi lasciato anche per quello…”
“Oddio ma solo questo hai da confessare?” chiese Alice ridendo allegra, perché si aspettava di sentire qualcosa tipo “sono stato con…” ma poi ci riflettè e aggiunse rigidissima “no, scusa, tu hai pensato che io ti avessi lasciato solo per i soldi? Mi stai dicendo questo?”
Lui la fissò dolcemente, allora, e scombinandosi i capelli nervoso, sussurrò “E’ che non capivo Ali e devi ammettere che non era facile immaginare la verità. Mi sono fatto ossessionare da questa cosa. Quando tu sei andata via, il mio mondo è imploso e non esisteva nient’altro che il dolore che provavo per aver distrutto la mia famiglia. Per settimane non ho neanche dormito, cucinato o fatto nient’altro che non fosse analizzare tutti i miei comportamenti per cercare di capire quale fosse la colpa così grave da spingerti ad andare via senza neanche volermi guardare negli occhi. Ho passato al microscopio gli ultimi 5 anni, ma non capivo. E sì, avrei potuto credere che tu avessi solo smesso di amarmi ma non era così e lo sapevamo tutti…”
Alice annuì soltanto per quella frase, pensando “eh lo sai anche tu che è una cazzata” ma lui sorridendo piano aggiunse “…insomma te ne saresti fregata di me se avessi smesso di amarmi, non avresti avuto nessun problema a sbattermi in faccia tutti i miei sbagli, ma tu avevi quasi paura di vedermi e sentirmi, ed io non capivo il perché. Così  dopo lunghe notti a base di vino e sigarette, ho capito che mi odiavi troppo per non amarmi più. E dato che io non ti ho mai fatto nulla di così grave, ho pensato che Dug ti avesse detto che sono un fallito e tu sconvolta per la delusione e preoccupata per il futuro dei ragazzi avessi deciso di trovare altrove un po’ di stabilità. E non potevo biasimarti. Insomma cosa credi che mi abbia trattenuto in tutti questi mesi? Perché credi che abbia accettato frasi come ‘lo sai che se ti rivedessi non potrei lasciarti più’ per mancanza d’amore?”
Alice se lo era chiesto abbastanza spesso, in realtà. Vedete poco dopo la prima chiamata di lei, avevano letteralmente iniziato ad amoreggiare al telefono, e lei gli aveva detto più di una volta chiaramente che se si fossero rivisti, lui se la sarebbe ripresa in un istante, ma Lor non l’aveva mai raggiunta e lei aveva finito col dirsi che forse quelle erano solo parole. Però tremò letteralmente sotto le sue mani quando gli sentì dire  “Alis se non ti ho rincorso, se ho rispettato le distanze invece di seguire il mio desiderio di prendere il primo aereo, arrivare a Tokyo, guardarti negli occhi e dirti ‘allora? Vuoi davvero lasciarmi andare?’ è stato per un solo, enorme motivo: hai diritto ad avere un uomo che ti dia la stabilità che ti dava quel dannato giapponese, e io non sono quell’uomo. Ho temporeggiato, speravo che prima o poi avrei potuto…”
Non riuscì a finire la frase, perché Alice gli allungò un ceffone terribile e richiudendosi la vestaglia gli urlò “…ma tu sei davvero scemo. Insomma credevi che potessi lasciarti perché hai perso dei soldi? Mi fai così squallida e meschina da starti lontana per questo?  Ma credi davvero che questo cambi qualcosa tra me e te?”
“In cuor mio l’ho sempre saputo credo, ma mi serviva una spiegazione e beh devi ammettere che questa non è male. Mi ha permesso di rispettare i tuoi spazi, e anche in un certo modo di odiarti. Un pochino eh, non troppo. Quel tanto che basta da poter dormire la notte senza immaginare costantemente lui accanto a te. E ora che so che non è così, sono terribilmente pentito di non essere scappato a Tokyo per rapirti subito dopo quella chiamata…”
Alice scosse solo la testa, ma non era davvero arrabbiata, si stava solo rendendo conto di quanto fossero stati cretini a lasciarsi andare in quel modo per stupide fantasie che si erano fatti.
“Quindi…” gli sussurrò stendendosi improvvisamente sul suo corpo “…sei stato male quando sono andata via?”
“Mai stato tanto male, ma vie…” rispose con voce straordinariamente profoda, fissandola negli occhi, mentre le sue mani le scendevano lungo la schiena fino a fermarsi sul suo fondoschiena.
“Direi che dobbiamo darci delle regole…”
Sussurrò mordendogli le labbra, mentre lui moriva sotto al suo corpo e Lor annuì e basta, perché la desiderava troppo.
“Regola 1: si risponde sempre a quel fottuto telefono. E se non si riesce per motivi di lavoro o altro si invia un messaggio, ma senza terze persone di mezzo” disse Alice seria e Lor ridendo la ribaltò e finì sul suo corpo. Le aprì soltanto la vestaglia e sussurrò piano “Accettato. Regola 2: non si scappa, per nessun motivo al mondo.”
Lei annuì soltanto, con occhi languidi e guance arrossate, perché stava andando a fuoco sotto al suo corpo, e Lor lo sapeva benissimo.
“Regola 4: basta fuggire in altri continenti. Cerchiamo di stare vicini il più possibile…” le sussurrò fissandola intensamente e Alice annuì e basta, ma si disse che avrebbe dovuto parlargli del progetto con Toshio, anche se Lor aveva ripreso a tormentarla con quelle dannate dita e rendeva molto arduo il suo compito di pensare, parlare e sopportare quello che le stava facendo contemporaneamente.
“Regola 4….” Sussurrò Alice semimorta “…ci si prende almeno due sere al mese da soli, pagando la tata…”
“Oh, molte di più, ma reine” sussurrò Lor mordendosi le labbra con fare lussurioso e lei riprese a baciarlo.
“Regola 5 (la mia preferita): si parla, sempre. Sì litiga, si discute, ma non ci si chiude in se stessi per poi violare la regola due, sacrè!”
Aggiunse tra il serio e il divertito, perché lei sembrava molto presa dai suoi movimenti sul suo corpo e Lor si stava chiedendo fin dove potesse sopportare senza fare sesso, ma Alice ridendo rispose “non vale solo per me questa regola, uomo a cui ho chiesto ogni giorno per tre anni “che cos’hai?” senza ricevere mai una risposta…”
“Ali, davvero, io ti amo, ma tu non me lo hai chiesto nel modo giusto.”
 Rispose sorridendole dolcemente e lei inarcò solo il sopracciglio e rispose “mai? Non ho mai usato il modo giusto?” allontanandolo. Non voleva ricominciare a litigare, ma non le piaceva vedere che lui sminuisse i suoi sforzi. Lor si agitò davvero per quel gesto di lei, perché non voleva rovinare la loro intimità, perciò con la voce più dolce che riusciva a sfoderare sussurrò “No, no mon coeur, sei stata molto comprensiva per tanto tempo e spesso mi sono detto che potevo raccontartelo, ma non ce l’ho fatta. Poi negli ultimi tempi eri cambiata e non facevi che aggredirmi ogni volta che mi vedevi, ed io non ero nel periodo adatto per combattere. Credi che non mi ricordi la nostra ultima lite? Quando mi hai aspettato in piedi una sera e occhi negli occhi mi hai gridato 'hai un'altra donna?' ed io, che avevo passato la sera a tormentarmi, avevo avuto il bilancio ed ero in crisi…"
"mi hai gridato contro a tua volta che dovevo lasciarti in pace e non fare la paranoica. Lo so, me lo ricordo molto bene. È stata la nostra ultima lite. L'ultimo tentativo che ho fatto, poi..."
Si interruppe allora, smise di parlare perché le faceva davvero male quel ricordo e improvvisamente Lor aggiunse piano "...hai deciso di scappare a Tokyo. Chiaro. In pratica se fossi stato gentile e rassicurante quella sera, saremmo ancora sposati, no? La mia vita sarebbe diversa ed io non sarei il fallimento che sono ora."
“Tu sei il mio unico amore, e lo sai…”sussurrò lei accarezzandogli la guancia dolcemente, ma poi sbuffando aggiunse “…ma mentirei se ti dicessi che quella sera non ha cambiato le cose. La tua reazione incredibilmente violenta, all’epoca mi è parsa una specie di confessione. Così, da quella sera in avanti Alice l’idiota il cui sport preferito è autocommiserarsi, si è rassegnata all’idea del marito traditore che non la ama e arrivata ad un certo limite di disinteresse ha detto basta.”
Lui le sorrise soltanto, ma allungò un braccio e se la riprese e cominciò di nuovo a stringerla, e lei piano confessò “tu sai perchè stavo con Toshio? Perché ho giurato a me stessa di non avere mai più un uomo che mi ignora, uno che neanche si accorge se sono nel suo letto o meno. Volevo una persona affidabile, una di quelle che chiamano se ritardano una di quelle…noiose, ok? Diciamolo pure. Noiose, ma che ti danno sicurezza. Insomma so che se lo chiamassi adesso, dicendogli che ho preso una sbronza e vorrei che venisse a tenermi la testa, lui lo farebbe. Probabilmente arriverebbe tardi e mi rimprovererebbe con quel suo sguardo ‘stai facendo la ragazzina’ da uomo giapponese appena uscito dai cartoni, sai tipo il padre di Licia o uno dei maestri di Naruto, ma lo farebbe.”
“E io no? Io non l’ho mai fatto?” rispose Lor, più divertito che seccato perché Alice parlava di Toshio quasi come se fosse suo padre o uno zio, ma lei lo guardò male e alzando un sopracciglio scosse la testa e poi aggiunse “…mi sono forzata a starti lontano perché avevo un’idea completamente sbagliata di come stavano le cose ma… adesso scopro che tu stavi male e io non l’ho capito. Grande Ai, veramente. Devo davvero prendermi a calci negli stinchi stavolta…”
“Siamo stati male entrambi, Alis. Ora però facciamo solo l’amore…”
Sussurrò Lor con un filo di voce e lei impazzì per quel suo repentino cambiamento d’idea, ma decise di farlo perché stava impazzendo per lui. Lo baciò con passione mentre lui la spogliava e le sussurrava in francese “non ci credo che sei tu, non ci credo che sei qui, ti ho sognata mille volte, dimmi che non sto per svegliarmi…”
Rimasero nudi in pochissimi minuti, e occhi negli occhi provarono entrambi i brividi al contatto con quella pelle tanto amata e Alice sussurrò solo “no, sono io e sono di nuovo tua…” facendolo morire. Lor ricominciò a darle dei piccoli morsi e Alice si sciolse nei suoi gemiti. Stava realmente impazzendo, quando qualcuno bussò alla porta di Lor.

Nota:
Ecco qua, scusate per quest'altro capitolo lunghissimo. Allora siete felici per questo riavvicinamento? Vi ha deluso il cambiamento d'idea finale di Lor? fatemi sapere, come sempre vi aspetto! 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 e 17 ***


Capitolo: viaggi e gelosie
Si fissarono un attimo negli occhi perplessi, non sapendo esattamente cosa fare, ma per fortuna Lor aveva chiuso la porta a chiave, perché qualcuno stava armeggiando con la maniglia dicendo a voce fin troppo alta “papà”.
Alice rise soltanto e gli disse di rivestirsi, mentre rovistava nell’armadio di lui in cerca di qualcosa da indossare che non destasse sospetti. Lor urlò solo “grr” perché era terribilmente frustrato da tutta quella storia e moriva dalla voglia di avere la sua Alis, ma quando aprì la porta si sciolse, perché George aveva una lacrima sulla guancia e gli disse solo “la mamma se n’è andata” facendola sentire uno schifo. Vedete, come avrete ormai capito, i gemelli a differenza di Bibi e Sophie, non erano cresciuti con una famiglia tranquilla, non avevano mai visto i genitori felici insieme, perché Lor aveva ripreso in mano la società un anno dopo la loro nascita, e dunque erano abituati a stare solo con la madre, per questo erano andati in crisi non trovandola.
“…sono qui, mon petite…”
Sussurrò Alice pianissimo, e lui si asciugò le lacrime dalle guance e corse da lei per farsi sbaciucchiare raccontandole delle cose, scansando Lor come se fosse un ostacolo. Avevano fatto un sacco di errori come genitori, soprattutto Alice che li aveva letteralmente portati dall’oggi al domani via di casa, e si sentivano sempre incredibilmente in colpa, ma questa volta avevano deciso di sistemare le cose.
“Dov’è George?”
Sussurrò Fred stropicciandosi gli occhi con fare addormentato, e Lor lo prese in braccio facendolo accoccolare sulla sua spalla e lo portò sul letto dove la mamma accarezzava George per tranquillizzarlo. Rimasero tutta la notte tutti e quattro vicini e Lor pensò di essersi perso la parte migliore della sua vita, perché la sensazione di calore e serenità che provava in quel letto gli era mancata come l’aria in quegli anni. Aveva desiderato una famiglia più di tutto al mondo, e quando l’aveva avuta all’inizio si era sentito completo, come se quel grosso buco nero che aveva nel cuore si fosse colmato di colpo, ma poi era andato tutto a rotoli. Eppure, fissando Alice addormentata con George sul seno, si disse che probabilmente non era tutto perduto e sorrise.
Dormì poco e male, perché era vergognosamente felice e decise definitivamente di accettare un’offerta che gli era stata fatta da qualche settimana, ma che aveva lasciato in stand by. Matias, George e Dug erano tutti favorevoli a quella proposta, anche perché era incredibilmente vantaggiosa e gli permetteva di tornare alla sua vita di sempre, ma per Lor era troppo duro accettare di aver fallito. Eppure, si disse fissando quei bambini addormentati per cui era poco più che un conoscente, poteva accettare di aver distrutto l’azienda di famiglia, per poter stare con i suoi figli.
Si alzò presto, insieme a Fred e decise di andare in cucina a preparare la colazione. Non sapeva bene cosa Ai potesse mangiare, così decise di fare una cosa semplice e Fred lo aiutò per tutto il tempo, coccolandolo anche. Era più espansivo di George, e aveva iniziato a sbaciucchiarlo di tanto in tanto e Lor ovviamente moriva ogni volta.
Quella mattina tutta la famiglia si riunì e Beatrice esultò vergognosamente, perché i genitori avevano ripreso a sorridersi e si erano persino tenuti la mano per un po’.
Quando poi Lor chiese “…allora partiamo per queste vacanze Alis?” le sue ragazze la guardarono con occhi spalancati e lei sorrise soltanto e annuì. Spiegò che voleva restare con il padre per un po’ prima di partire, però, e Lor fu molto dolce e comprensivo, ma aveva anche il cuore a mille all’idea di portarli tutti in vacanza.
“E venite anche voi tre…” rispose a Dug, Mat e Cristina, che si erano messi in un angolo del tavolo per non disturbare la famiglia.
“Io ho i ragazzi per le prossime quattro settimane, lo sai…” disse Matias un po’ dispiaciuto e Dug sbuffando rispose “…e chissà perché anche io ho Bella e Mya per le prossime tre…”
Vedete, non voleva essere antipatico, ma c’era una strana relazione sentimentale tra sua figlia Bella e il primo figlio di Mat che aveva lo stesso nome dello zio Lor ed era letteralmente identico a lui.
“Possono venire tutti, li facciamo stringere. Mettiamo Mya con Beatrice e Sophie, Morice con i gemelli e i due fidanzatini…”
Lor adorava provocare l’ira di Dug, che aveva una figlia oggettivamente troppo bella e un po’troppo audace per i suoi diciotto anni, e anche quella mattina si punzecchiarono un po’, fino a quando Dug fissò Beatrice e le disse “Ti prego, amore, quando ti fidanzerai per la prima volta, manda una foto a zio Dug…” facendola arrossire vergognosamente, mentre Lor fingendosi calmo le metteva le mani sulle spalle e rispondeva “già fatto, già successo, e come puoi vedere non mi crea nessun problema…”
Alice e Beatrice scoppiarono in una fragorosa risata in quel momento, ma Lor fece un segno molto eloquente ad entrambe, e madre e figlia tacquero.
Si organizzarono per il viaggio e Lor tornò nella sua stanza per prepararsi per l’ufficio. Non aveva programmato di rientrare, ma se doveva prendersi delle ferie doveva per forza andare a sistemare delle cose. Rimase solo per cinque minuti, il tempo di iniziare a predisporre gli attrezzi per farsi la barba, quando sentì “Lo, mon coeur, ci sei?” e sorrise pensando che fosse tornata per completare il lavoro della sera precedente.
“Che succede amore mio?” le sussurrò in francese sorridendo, ma Alice era andata a confessare una cosa che lo avrebbe fatto arrabbiare ed aveva assunto un’aria colpevole evidentissima.
“Stai andando in ufficio, giusto?”
Gli chiese, nervosa e preoccupata e Lor annuì, spiegandole che sarebbe tornato dopo poche ore, ma lei sospirò forte e lui capì che qualcosa proprio non andava. Iniziò ad agitarsi, allora, temendo che lei volesse rimangiarsi quello che gli aveva detto, ma Alice non ci pensava neanche.
“…è che devo chiederti una cosa, una cosa a cui tengo terribilmente, ad essere onesti, ma che ho troppa paura di chiedere perché mi fa sentire un’ipocrita”
Farfugliò confusa e Lor mettendole le mani sulle guance le sussurrò “mon amour, dimmi quello che vuoi, lo sai…”
“Sono molto gelosa di Vivienne…”
Sputò fuori Alice, sentendosi come se stesse confessando un’enorme colpa, ma non era neanche la parte peggiore di quello che aveva da dire. Lor però sorrise con molta dolcezza, e stava per dirle che avrebbe risolto in qualche modo, quando Alice continuò, facendogli venire un infarto.
“…sono gelosa, la detesto, e vorrei che tu non lavorassi così a stretto contatto con lei. Però…io, Toshio, Sachico e altre due persone abbiamo un grossissimo progetto a cui stiamo lavorando e abbiamo anche avuto un finanziamento, quindi non posso smettere di sentirlo e vederlo. Immagino quanto questo ti possa dare fastidio…”
Il mondo di Lor crollò in quell’istante e lui perse totalmente la pazienza, e fuori di sé urlò “…quindi mi lascerai ancora per andare a Tokyo? Quindi mi hai mentito!”
“No, Lor non ti ho mentito. Certo dovrò tornare qualche volta, ma non è necessario che io viva lì, ma a questo punto delle cose non posso rinunciare al progetto, e posso immaginare soltanto quanto ti dia fastidio, perché io muoio di gelosia al pensiero che tu stia andando da lei…”
Ok, glielo aveva confessato. Era un’ipocrita, ma almeno era stata terribilmente onesta ed ora lo stava fissando con enormi occhi languidi, ma Lor era troppo arrabbiato e sarcastico le disse solo “bene, fantastico. Quindi tu vuoi che io licenzi la donna che ti rende gelosa, ma io devo sopportare quel dannato ragazzino giapponese perfetto per tutta la vita? Oh no Alis…”
Fece per uscire, allora, perché aveva davvero bisogno di respirare e schiarirsi le idee, ma lei lo seguì e nel corridoio gli disse decisa “Scusa Lo, mi dispiace, ma non posso fare diversamente, davvero. Il progetto è nato prima che ci mettessimo insieme ed è stato stupido comprometterlo, lo so, ma farò il possibile per non farti ingelosire. E mi sforzerò di non essere gelosa di lei…”
Lor rimase di spalle, troppo nervoso per rispondere. Aveva la mascella contratta e non faceva che giocherellare con l’accendino che aveva nella mano sinistra, ma aveva bisogno di qualche minuto solo per calmarsi. Glielo disse e lei annuì soltanto, ma poi prima che lui si allontanasse gli sussurrò piano “… ma tu credimi se ti dico che non hai nessun motivo di essere geloso di lui…”
“Nessun motivo?” ruggì Lor furioso, girandosi questa volta. Alice gli sorrise con molta dolcezza e scosse solo la testa, ma lui aggiunse “certo, è solo un ragazzino del cazzo, che ha distrutto il mio matrimonio, si è portato a letto mia moglie e ha fatto da padre ai miei ragazzi per…”
“Lor tu sei matto” sussurrò Alice fissandolo con molta dolcezza e poi, avvicinandosi aggiunse piano “…è venuto a casa forse tre volte. E i ragazzi lo hanno conosciuto per caso, perché mi ha riportato a casa una volta che non stavo bene ed è rimasto perché temevamo potessi avere un’altra crisi. Non ha fatto da padre a nessuno e ti giuro che non me lo sono portato a letto con i ragazzini a casa.”
“ma se i gemelli lo mordevano in continuazione?”
Chiese Lor un tantino più calmo, ma comunque non convinto al cento per cento e lei ridendo rispose “perché venivano nel mio ufficio finito l’asilo e noi siamo insieme nell’open space. Sai come funziona, no? Erano nell’asilo della società e spesso me li portavo in ufficio quando non avevo finito…”
“…continua…” sussurrò Lor, sentendosi un po’ meglio all’idea che lei non avesse proprio presentato quell’uomo come suo compagno ai ragazzi, e soprattutto che non avevano giocato alla famiglia felice con i lui figli.
Alice riuscì a raggiungerlo, allora e sussurrò piano “… e poi nessuno avrebbe potuto distruggere il nostro matrimonio, solo noi abbiamo questo potere. E ti giuro che non è stata una cosa così importante come credi…”
Si avvicinò tantissimo per baciarlo, ma Lor si scansò e scocciato aggiunse “…e che cos’è questo progetto? Insomma dovrete lavorare fianco a fianco o ci sono anche altri?”
Alice sorridendo piano lo abbracciò forte e poi, proprio come faceva con i bambini che avevano i suoi stessi riccioli folli, accarezzandogli i capelli gli spiegò tutto e lui si calmò. Gli avrebbe sempre dato fastidio, ma almeno ora sapeva che i ragazzi avevano scoperto per caso della sua relazione con Alice e che loro erano più amici che altro, e questo lo tranquillizzò.
“…e poi mon amour…” sussurrò Alice mentre lo baciava con passione “…al punto sul sesso non ti voglio neanche rispondere, perché lo hai visto quanto mi sei mancato, no? Credi davvero che un ragazzino qualsiasi possa offuscare quel diavolo tentatore del mio ex marito?”
Lo conosceva troppo bene, e sapeva esattamente come gratificare il suo ego, e così finirono col darsi appuntamento in camera di Alice per quella notte ed entrambi rimasero a pensarci per tutto il tempo.
 Capitolo: un cuore spezzato
Lor fu di parola e tornò presto quella sera, ma ciò che vide gli riempì il cuore di gioia: Alice stava cucinando qualcosa con Cristina, e aveva coinvolto tutti i suoi ragazzi. I gemelli giocavano con la farina, mentre Sophie provava a stendere un impasto troppo liquido e Beatrice, nella sua infinita perfezione, chiudeva in modo eccellente quelli che a Lor parvero dei ravioli perfetti.
“Cos’è questo?”
Chiese Lor con molta dolcezza, ma Alice non lo guardò perché era intenta a controllare i gemelli che si stavano divertendo un po’ troppo.
“Guarda cosa mi ha insegnato la zia Cri…” gli disse Beatrice allegra, mostrandogli il suo lavoro e Lor la strinse forte orgoglioso e le sussurrò per l’ennesima volta che era vergognosamente orgoglioso di lei.
“Ho conosciuto gente che si definiva chef che non sarebbe mai riuscita a chiuderli in quel modo, Beatris…”
Le disse Cristina allegra e lei sorrise soltanto. Le piaceva la cucina, la rendeva incredibilmente felice, ma aveva voluto scegliere una scuola in cui andavano anche le sue amiche, per non sentirsi sola, eppure era rimasta sola comunque e adesso stava iniziando a ripensarci.
Lor l’abbracciò per qualche minuto, e poi andò da Sophie che invece fissava tristemente l’impasto venuto male, e tirandosi su le maniche della camicia iniziò ad aiutarla, facendo scoppiare il cuore di Alice, che nel frattempo era stata imbrattata di farina da quei due ragazzini terribili.
Quando finalmente Sophie fu soddisfatta, perché il suo impasto sembrava meno un esperimento riuscito male, il signor Dubois si asciugò le mani e si avvicinò a quella che una volta era sua moglie, che lo stava fissando con un sorriso molto dolce.
Non poteva baciarla, non ancora, ma l’afferrò da dietro, affondò il viso nei suoi capelli e le sussurrò piano “…immagina che ti stia baciando molto intensamente adesso, perché è l’unica cosa che vorrei fare…” facendola rabbrividire.
Si scrissero per tutta la sera, mandando abbastanza in paranoia le figlie che non avevano idea che stessero parlando tra loro e temevano che i genitori avessero di nuovo altre relazioni. Entrambi pregustavano quello che sarebbe successo quella notte, ed entrambi morivano dalla voglia, quando improvvisamente il cellulare di Beatrice suonò e lei ebbe una reazione molto forte. Il bellissimo sorriso che le era apparso sul viso quando aveva visto il mittente del messaggio, era scomparso letteralmente nel leggerne il contenuto e Beatrice si alzò da tavola e si allontanò.
“Era lui?” disse Alice a Sophie, ma lei non ne sapeva nulla e così mamma Alis chiese scusa e abbandonò il tavolo per andare a recuperare la sua bambina, che era prevedibilmente in lacrime. Beatrice si vergognava troppo per raccontare a sua madre per quale motivo fosse stata lasciata, perché ad onor del vero quel dannato idiota era stato davvero molto viscido, eppure la mamma non glielo chiese. La strinse forte e basta e baciandole la fronte le chiese scusa se era stata lei a provocare quella rottura e Bibi si sentì ancora peggio. Vedete quel ragazzino l’aveva lasciata perché semplicemente ne aveva trovata una più disponibile, ma si augurava che potessero restare buoni amici e anche ricominciare a vedersi, una volta tornata lei a Tokyo e Beatrice non riusciva a farsene una ragione.
“Mi ha lasciato per una con cui fa sesso…”
Sputò fuori tutto ad un tratto e Alice pensò solo “ok, ci siamo” ma sorridendole le rispose piano “amore è un classico, è successo a tutte prima o poi, so che fa male, ma non darci troppo peso. A tutte le donne capita presto o tardi di perdersi per un imbecille che vuole solo…il nostro corpo, diciamo”.
Beatrice sorrise piano, ma non si sentiva affatto meglio e Alice stringendola con molta forza sussurrò “ …quando è successo a me, mi sentivo morire Bibi. Mi vergognavo anche di parlarne e mi sentivo totalmente inadeguata. Era il mio primo ragazzo,mi piaceva tanto e avevo sperato tanto di piacergli, ma non ero riuscita ad accontentarlo e lui mi aveva scartata…”
Le parole della madre la fecero sentire decisamente meglio, perché era esattamente il modo in cui lei si sentiva in quel momento, così con enormi occhioni verdi le chiese “e come ti è passato?” facendola sorridere molto dolcemente.
“E’ semplice: un ragazzo bellissimo con gli occhi verdi mi ha portato il gelato e poi mi spiegato che avrei sprecato un momento molto prezioso della mia vita accontentando quel cretino…”
“papà?”
Chiese Beatrice emozionata, e lei annuì soltanto, confessando “…e puoi immaginare come la giovane me, che aveva l’appeal di una patata lessa con le lentiggini, si sia sentita in quel momento?Insomma, io che ero stata cotta di lui per tutta la mia vita, morii per quel gesto, e poco dopo dimenticai del tutto quell’imbecille per innamorarmi perdutamente del tuo amato padre, che era un milione di volte più bello, divertente, affascinante e dolce…”
“fa tanto Downton Abbey l’espressione ‘il tuo amato padre’, lo sai vero?” le disse Bibi asciugandosi le lacrime, ma era curiosa di conoscere quella storia e Alice sospirando gliela raccontò.
“…quindi vi eravate già innamorati allora, mamma?”
Chiese lei perplessa e Alice rispose che non sapeva esattamente come fosse andata per Lor, ma per lei era andata decisamente così.
Beatrice allora scrisse rapidamente un messaggino al cellulare e poi sussurrò alla madre “…quindi lui è stato il tuo primo ragazzo? Davvero?”
Alice pensò che forse fosse il caso di mentire, ma poi si disse che la sua storia poteva essere un esempio importante per la figlia così sussurrò “…no, in realtà. Vedi, lui se n’era andato ed io pensavo che non ricambiasse i miei sentimenti così…”
Stava per finire, quando lui apparve dalla porta e sussurrò “le mie donne mi desiderano?”facendole sorridere entrambe.
“Mamma mi raccontava di come l’hai aiutata quando il suo primo fidanzato l’ha mollata…”
Disse Beatrice con un sorriso e l’espressione che si dipinse sul volto di Lor fu incredibilmente dolce.
“…quindi devo andare a picchiare anche questo tuo ragazzino? Perché Ralph Morrison l’ho ridotto abbastanza male, i genitori volevano per forza denunciarmi…un casino”
Rispose ridacchiando, ma dall’espressione di Alice capì che non era quello a cui Beatrice si riferiva, ma ormai aveva fatto il danno e non poteva rimangiarselo.
“E poi ti sei preso una cotta per lei?”
Gli chiese piano e Lor prendendo la mano di entrambe annuì e basta e sussurrò “più che cotta, era una vera e propria botta in testa. Anche perché avevo una certa età.”
Beatrice non capì, ma lui fissando dolcemente Alice negli occhi sussurrò “…me ne sono innamorato, vergognosamente. Ero entrato in quella casa dove ero cresciuto pronto a soffrire per la perdita della tua nonna, e ne sono uscito sconvolto, perché il mio cuore era rimasto lì, da quella bambina dispettosa che era cresciuta troppo in fretta e che mi era entrata nell’anima senza che io sapessi bene come.”
  Beatrice sorrise con tanta dolcezza, perché quei due erano incredibilmente teneri e pensò quasi di dirgli “avanti datevelo questo bacio, tanto non ingannate nessuno” ma pensò che avrebbe potuto procurargli problemi, così disse solo “credo che ogni donna vorrebbe una cosa del genere, ma a quante realmente capita che la tua cotta di tutta la vita ti porti il gelato quando rompi con un idiota? Al massimo te lo porta la mamma. Che sfiga.”
E fu allora che, senza saperlo, Alice disse una frase che si rivelò stranamente profetica. Accarezzandole il viso sussurrò piano “ogni storia ha il suo inizio, Bibi. C’è chi si incontra per caso e si innamora al primo colpo, chi si conosce per anni e si detesta prima di scoprire di amarsi e chi, come noi, è cresciuto spalla contro spalla ed ha finito con l’innamorarsi inevitabilmente. Succede, è normale, ma il punto non è questo. La parte importante di questa storia è che il nostro amore non sarebbe iniziato se non fossi stata mollata da quell’idiota. Quindi piangi, mangia il gelato, controlla tutti i suoi account social, ma non pensare neanche per un minuto che questa rottura definisca la tua vita, perché il tuo uomo speciale è ancora là fuori, dobbiamo solo trovarlo…”
 Beatrice strinse forte la madre allora, e Lor aggiunse “…se lo trovassimo tra otto, nove anni sarebbe meglio, così avrei il tempo di abituarmi all’idea, ma sono aperto anche ad altre proposte” e quel discorso finì lì.
Alice diede il permesso a Beatrice di restare sveglia fino a tardi e decisero di fare una maratona di tutte le serie tv con gli attori più fighi, coinvolgendo anche la zia Cris, e così i nostri amanti furono costretti a rimandare ancora, ma passarono la notte a scriversi messaggi come due ragazzini.

Nota:
Ciao a tutti, scusate se ve ne ho postati due, ma stavo scrivendo il secondo, me ne sono innamorata e non ho potuto fare a meno di postarvelo. Allora che ne pensate di questo viaggio di famiglia? E del rapporto di Alice e Toshio? Vi sembra pericoloso? E soprattutto: avete riconosciuto la storia che Alice racconta a Beatrice? Vi è piaciuto? fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 17
*** Capitoli 18 e 19 ***


Capitolo: i cinesi
I pochi giorni di Alice a Nevers volarono letteralmente, e i nostri due poveri eroi non ebbero mai una notte da soli. Già perché finito il party notturno con Beatrice, Alice aveva provato a raggiungere Lor nella sua stanza per sedurlo, ma lui aveva pochissimo tempo e le aveva detto “non esiste in dieci minuti” sprecando l’ultima chance che il destino aveva voluto concedergli per quel periodo.
Poche ore dopo l’arrivo di Lor in ufficio, infatti, avevano scoperto che il povero Fred aveva il virus gastrointestinale, perciò Alice aveva passato giorno e notte con quel piccolo addosso in stile cucciolo di opossum, e quando sembrava finita, ovviamente, anche George e Sophie iniziarono a stare male, e per ultima anche la nostra povera Ai ebbe problemi di stomaco, quindi fu davvero un weekend d’inferno. Lor si comportò molto bene, durante la malattia dei bambini e ci fu anche un piccolo riavvicinamento con George, che chiese apertamente di stare in braccio al padre, facendo scoppiare di gioia il cuore dei genitori. Alice per la prima volta in cinque anni sentì finalmente di non dover fare tutto da sola e ne fu felicissima, anche perché dormirono insieme con i bambini e Lor passò il tempo a cercare di distrarre il bimbo malato di turno prima, e ad accarezzare Alice, dopo sussurrandole parole d’amore in francese. Quando si era sentita male, poi, le era stato accanto ignorando le proteste di lei che non voleva proprio farsi vedere in quello stato. Erano nella fase “fidanzatini” e non voleva rovinare tutto facendosi vedere mentre sta male, ma Lor le ricordò che aveva fatto molto di peggio in altre occasioni e lei annuì.
“…in salute o in malattia, abbiamo detto Alis…”
Le urlò da lontano, mentre la poverina dava di stomaco in un’altra stanza e lei rispose acida “non abbiamo mai detto nulla di tutto questo, e siamo divorziati…”
“Pazienza, ce lo diremo. Ci risposeremo…” rispose lui laconico, e lei uscì dal bagno stravolta, con i capelli disastrati e rispose solo “cosa?” facendolo ridere.
“Sì, sì, ci risposeremo. E lo faremo per bene questa volta, nel vigneto, con l’abito bianco, il prete e tutto il resto. E diremo i voti che dicono tutti perché voglio sentirmi dire ‘finchè morte non ci separi’ stavolta, dati i nostri storici trascorsi. E poi magari potremmo usare anche il nostro giuramento come promessa…” aggiunse lui, calmo e sicuro come non mai, lasciando Alice per un secondo interdetta. Lor pensò che forse non si sentiva ancora sicura, ed era legittimo, ma la verità era che Alice stava sentendosi ancora male, così tornò a rimettere e solo dopo un po’ rispose “scusa mi stai davvero parlando di matrimonio, mentre io vomito l’anima? Che romanticismo, proprio. Davvero non hai ancora imparato come si fanno queste cose?” e Lor rise soltanto, ma chiuse il discorso.
Il giorno dopo Alice fu di nuovo in piedi, ma ovviamente doveva partire, così salutò tutti con la promessa di rivedersi dopo dieci giorni e scappò in auto con Lor verso l’aeroporto.
 “Inizio a pensare di essere incredibilmente sfortunato, comunque…” le disse seccato in auto, facendola ridere in modo un po’ troppo forte.
“…è solo essere genitori Lor, te lo avevo detto. Lo so che tu hai letteralmente vissuto in ufficio negli ultimi cinque anni, ma te lo ricorderai com’era con Bibina, no? Quando eravamo terrorizzati ogni volta che le saliva la febbre e siamo andati al pronto soccorso per una puntura di zanzara? E con Sof? Ecco, ora moltiplicalo per quattro e capirai: ce n’è sempre una, ed è sempre più complicata da gestire delle precedenti. E’ come una specie di videogame fatto da un pazzo sadico e non puoi neanche uscirne. Quindi, in poche parole, scordati di fare sesso una notte intera.”
“Oh vedremo…”
Rispose molto determinato, e con uno strano sorriso in volto e Alice fraintese. Pensò fosse un tentativo di seduzione, così si tolse la cintura e provò ad avvicinarsi a lui mentre era alla guida, massaggiandogli la spalla e tastandogli il braccio. Lor la voleva da impazzire, e l’aveva desiderata per un sacco di tempo, ma non voleva che succedesse in modo squallido. Lo aveva accusato di essere poco romantico, così gliel’avrebbe fatta vedere.
 “no, no non ci provare neanche”ringhiò, lasciandola molto perplessa.
“Alis noi non avremmo avuto una prima volta perfetta da fidanzati, perché quando io volevo farlo, e avevo fatto in modo che fosse tutto estremamente favoloso, ti sei presentata con due tizi, e neanche da sposati perché non sapevamo che ci stavamo sposando, ma diamine non rovinerò questa chance di avere un’altra prima volta…”
Le disse, con molta dolcezza, ma lei ridendo sussurrò “Lo…il vigneto? La tua camera? Dov’era tutto questo romanticismo allora?”
Lo stava provocando, con molta dolcezza, e Lor sussurrò nello stesso modo “ma plumette, hai fatto tu la prima mossa, io volevo solo parlare, ma tu non riesci a resistermi a quanto pare…” prendendosi un buffetto sulla spalla. Erano felici comunque, malgrado avessero passato il weekend a sfebbrare i ragazzini e mantenergli la fronte.
  “…sarà dolce la nostra prima volta, ed anche romantica, te lo garantisco. Quelle successive meno, perché dovrò sfogare anni di lussuria arretrata, ma…”
Entrambi risero per quella frase, ma Alice era davvero molto colpita, e quando lui aggiunse “…sono cinque anni che ti sogno, ma plume. Cinque anni che sogno di toccarti, di prenderti e di stare con te, e non voglio sciupare tutto in dieci minuti, neanche fossimo scimmie!” lo baciò forte, ma era giunto il momento di salutarsi. Così gli sussurrò solo “mi mancherai…” lasciandolo a sistemare le cose.
Passò la domenica ad organizzare il viaggio, recuperare uno skipper e un piccolo equipaggio e poi andò ad annunciare a Dug e Mat la sua decisione, rendendoli estremamente perplessi.
“Vendiamo, quindi? Ti sei convinto?” chiese Matias confuso, perché Lor si era sempre fermamente opposto alla vendita della società, quindi non capiva quel cambiamento, ma Dug provò a fargli capire che entrambi odiavano la società di vini da sempre e Mat non potè far altro che annuire.
“Ci teniamo parte del vigneto e questa grossa azienda cinese è disposta a tenere tutti i dipendenti, e a liberarci dai debiti. Vogliono solo il nome, quello gli interessa e direi che non potremmo essere più fortunati… ” spiegò Lor a malincuore, perché sapeva che suo nonno avrebbe odiato quella soluzione, ma non aveva altra scelta: lui non voleva quella vita e l’aveva fatta solo per i suoi figli, per dargli un futuro migliore, ma potevano davvero avere un futuro migliore crescendo praticamente senza padre?
Doveva dirlo a Vivienne, però, per correttezza  e poi anche agli altri dipendenti e quello gli pesava davvero tanto. Si era battuto molto per farli tenere tutti e per lasciare tutti nella posizione in cui erano, e come ultimo gesto dettato dal senso di colpa aveva deciso di promuovere la sua ex, ma comunque non sarebbe stato facile dirglielo.
Il giorno dopo la chiamò da parte, e il cuore di Vivienne esplose per la gioia, sperando che fosse un tentativo di riavvicinamento, ma quando le disse “…venderemo tutto a breve, ma non temere, mi sono battuto per il tuo posto” la poverina morì di dolore, e finì letteralmente in lacrime sulla sedia davanti a Lor. Farfugliò frasi confuse, ma era evidente che il dolore fosse troppo forte, così le sussurrò “vai a casa, te lo meriti. Vai in ferie per questa settimana, così quando tornerai, non sarai costretta a vedermi e andrà tutto bene, Vivi…”
Lei non disse una parola, rimase a singhiozzare fino a quando Dug andò a chiamare Lor per la riunione e lui prima di uscire aggiunse “…sei una donna speciale, sarai felice, davvero. Addio” e lei crollò in un mare di lacrime e lo strinse forte, sussurrandogli solo “ma io ti amo, Lor, perché mi fai questo?”
Lor non rispose, le mise una mano sulla spalla e con un sorriso uscì. Odiava il senso di colpa, ma ormai aveva imparato a conviverci dopo due anni in cui era stato il padre che ha devastato la famiglia, e sapeva di star facendo la cosa giusta. L’annunciò di Lor, ovviamente non fu accolto bene dai dipendenti, anche perché i cinesi si erano dimostrati tanto interessati da proporgli di chiudere tutto in un mese.
Avrebbe dovuto star male per quel meeting, eppure sorrise soltanto uscendo, perché il pensiero andò al suo futuro. Finalmente sarebbe stato libero di tornare in cucina e con la sua famiglia. Si disse che se Alice voleva vivere a Tokyo, poteva provare ad aprire un piccolo posto lì e ricominciare a cucinare e sorrise ancora di più, immaginando Beatrice in cucina con lui. Sì, quello era il suo sogno, e gli scaldava il cuore quell’immagine. Decise di non dire subito ad Ai dell’azienda, perché voleva fosse una sorpresa e ovviamente ci riuscì.
Si rividero tutti in aeroporto una settimana dopo, e oltre ai nostri soliti protagonisti, erano ovviamente giunti anche i piccoli eredi Dubois, e c’era una piccola tragedia romantica in corso.
Capitolo: la ciurma dei Dubois
“Insomma io non vengo, ho detto no…”
Ringhiò apertamente una bellissima e formosissima rossa di diciotto anni, facendo letteralmente impazzire Dug. Era sempre così con lei: non faceva mai quello che le chiedevi. Era una specie di Alice, ma decisamente più capricciosa e volitiva e credetemi: questo significa davvero tanto.
 “E neanche io…” rispose la morettina accanto a lei, anche lei con fare inflessibile e Dug rivolgendosi al cielo ringhiò “ Signore un colpo in testa, adesso, ti prego. Così soffro meno…” facendo indispettire Mya, ma Lor capì che c’era qualcosa di strano, così con molta dolcezza sussurrò “Bella, tesoro, che cosa ti rende così nervosa?” ma lei lanciò un occhiata estremamente seccata verso un ragazzone di due metri che aveva la faccia da cane bastonato, e Lor capì e sorrise.
“…e io non vengo se Bella non viene…” aggiunse quello che per evidenti motivi chiameremo “piccolo Lo”, ma lei reagì malissimo a quella frase e in un baleno voltò le spalle a tutti e sbattè la porta, come faceva sempre. Vedete, quei due in realtà non avevano mai ammesso apertamente di stare insieme, Dug lo aveva saputo da Roy che li aveva beccati a sbaciucchiarsi, ma avevano sempre minimizzato dicendo che erano amici, anche se nessuno ci aveva creduto.
 A quel punto successe la tipica cosa che capita quando i genitori di un ragazzone alto due metri e suo zio, si rendono conto che Lo-Lo non è più il bambino con cui combattere per fargli mangiare le verdure ma un uomo. Lor sorrise mettendogli una mano sulla spalla sussurrò “buona scelta, soprattutto perché è anche più grande, ma anche lei è mia nipote, quindi non costringermi a prenderti a calci nel sedere, va bene? Non voglio vedere lacrime o cose simili…”
“Ah è più facile che tu veda piangere Lor…”
Ribattè suo fratello Morice, non a torto, e Lor ridendo scosse la testa e disse piano suo omonimo “sì, ma neanche così va bene. Ok, le Mac Neil sono un pubblico tosto e qualche volta bisogna scendere a compromessi, ma qualcuno deve fare l’uomo nelle relazioni, ed è meglio che sia il maschio a farlo…”
“Ma proprio tu parli?”urlò Mat ridacchiando e per un po’ Dug e Cristina non riuscirono a smettere di ridere, tormentandolo letteralmente con tutte le cose che aveva fatto.
“Zio Lo, davvero, un minimo di dignità…”
Gli disse Morice disgustato quasi, sentendo di come Lor l’aveva letteralmente tormentata per tornare insieme quando era incinta e della scenata che aveva fatto quando Alice era in ospedale a partorire Beatrice, ma Lor ridendo rispose “sì, sì, aspetta di presentarmi la tua fidanzatina, eh. Ti tormenterò, te lo giuro. E giuro che farò anche il discorso del tuo matrimonio…”
Si tormentarono per un po’, ma per una volta Beatrice si sentì davvero felice. Adorava quei cugini grandi così fighi, anche se la intimorivano a morte, perché lei non si sentiva minimamente come loro, ed era davvero felice di poter passare del tempo tutti insieme. E poi Bella tornò, e con il suo solito fare scocciato chiese “…e si possono portare degli amici in questa vacanza forzata?”
Quella domanda fece letteralmente impallidire il piccolo Lor, che aveva capito subito perché lo aveva chiesto e gli era venuta voglia di vomitare, ma suo zio si strinse nelle spalle e rispose solo “Maggiorenni?”e lei annuì.
“Se badano a se stessi e soprattutto non importunano Beatrice, sì. Ma niente sesso, niente alcol, arresti, feste o droga. Non si vomita sulla barca e ancora una volta: niente sesso e se qualcuno guarda Beatrice è morto”ribattè Lor serio, ma Dug gli sussurrò “se queste regole valgono per noi mi sparo…” facendolo solo ridere.
“Che palle” rispose Bella molto scocciata e Dug rifece la scenetta in cui parlava con Dio, seccandola ancora di più.
“Comunque adesso ho la scusa perfetta per dire ad Ai che dorme con me, quindi grazie Bella” concluse Lor cortese, e lei rispose solo “se vabbè…che schifo” e se ne andò, facendo un cenno del capo al piccolo Lor che la seguì scodinzolando, ignorando totalmente la frase “non provate a chiudere la porta” urlata da suo padre.
“Ci stiamo per imbarcare in un viaggio con duecento ragazzini con gli ormoni a palla?” chiese Cristina ridacchiando, una volta rimasti sola con Mat in giardino. Avevano passato una bella serata e stavano avvicinandosi sempre di più, in un modo che terrorizzava entrambi.
 “sì, più Mya, Bella, Morice, il mio Lor e Beatrice…”rispose Mat ridacchiando con un fare molto affascinante, ma Cristina non capì, perché era molto distratta.
Matias si era allentato il nodo della cravatta e aveva i capelli un po’ in disordine e quegli occhi verdi così belli la guardavano in modo tanto dolce da farla quasi arrossire. Da un po’ di tempo aveva iniziato a vedere Mat in modo totalmente diverso rispetto a prima, e più di una volta si era trovata a fissarlo pensando solo “come diavolo ho fatto a non accorgermene prima?”.
I due fratelli ovviamente si somigliavano, ma solo in parte, e invecchiando si erano accentuate le differenze, ma la cosa che piaceva da morire a Cristina era la dolcezza che lui emanava, sempre. Aveva un tono di voce molto dolce, ed era estremamente gentile con tutti, e le dava tante piccole attenzioni, anche se erano a malapena amici. Poi, oggettivamente, era un bell’uomo: molto alto e meno atletico del fratello, ma con labbra carnose, occhi verdi e lunghissime ciglia molto folte. Non era il classico tipo che ti avrebbe sedotto con uno sguardo, come suo fratello, ma ciò che piaceva a Cristina era che Mat era il classico ragazzo d’oro su cui sai di poter sempre contare.
“Andiamo guardati intorno Cris…”
 Aggiunse lui con un sorriso dolcissimo e uno sguardo incredibilmente languido “…Dug vive su Tinder ormai e fa sesso con qualunque forma di vita accetti le sue avances, Lor e Ai…sono Lor e Ai, niente da aggiungere e…”
S’interruppe allora, perché non volle ammettere apertamente che stava succedendo qualcosa anche tra loro, ma Cristina avvicinandosi molto alle sua labbra sussurrò “e…cosa?”facendogli venire i brividi.
 Mat non aveva molta esperienza in fatto di donne, purtroppo. Non aveva avuto una fidanzatina al liceo, perché la ragazza di cui si era innamorato non considerava neanche la sua esistenza, e la sua unica ragazza era stata Ava, che aveva sposato dopo pochissimo. E poi c’era Jasmine, con cui non era mai realmente successo nulla, ma che lo aveva spinto comunque a chiedere il divorzio, perché gli aveva fatto capire che il suo matrimonio era finito. Vedete Jasmine era una delle fornitrici della società, e loro due avevano finito col passare sempre più tempo insieme e Mat se ne era innamorato perdutamente, ma lei non ricambiava il suo amore e questo lo aveva ferito.
Era confuso quella sera, aveva bevuto anche un po’ troppo, ma la dolcezza di Cristina lo affascinava sempre di più e quasi arrossì sotto al suo sguardo languido, sussurrando “…e neanche noi siamo buoni esempi da seguire, ammettilo” facendole venire i brividi.
“Insomma dovremmo essere noi gli adulti, ma davvero ci sentiamo più maturi di loro? Siamo tutti divorziati in questa casa, e abbiamo fatto duemila casini a testa.” Concluse Mat cercando di farla sorridere, ma Cristina fece una cosa inaspettata: gli mise una mano sulla guancia e molto dolcemente sussurrò “siamo umani, Matias. Vogliamo sentimenti forti, vogliamo innamorarci e finiamo per fare degli errori, proprio perché forse proviamo cose troppo intense, ma questo non ci rende immaturi, solo fragili”.
Mat, allora, con il cuore in gola mise la sua mano destra sulla guancia di lei e pensò solo “adesso, devi baciarla adesso idiota!” ma Cristina sussurrò piano “… e anche onesti, perché chiudere una relazione nel momento giusto e beccarsi tutte le conseguenze significa anche essere sinceri, ma Matias: l’amore perfetto non esiste. A volte si fa centro al primo colpo, altre volte è necessario un lungo giro tortuoso prima di trovare la persona per noi, ma non è detto che se abbiamo incontrato persone sbagliate fino ad ora, sarà sempre così. Magari è già tutto diverso…” si avvicinarono molto in quel momento e Cristina strofinò il naso contro il suo con molta dolcezza.  
“Magari…” sussurrò lui, ad un millimetro dalle sue labbra. Era spaventato a morte, ed aveva persino le guance completamente rosse, ma gli sembrava che lei volesse davvero quello che voleva lui. Esitò per qualche secondo, terrorizzato all’idea di rovinare tutto anche con lei, ma fu Cristina a baciarlo e per un attimo si sentirono totalmente sottosopra. Eppure, malgrado la timidezza, Matias continuò a baciarla per un po’, accarezzandole i capelli e il viso e Cristina morì letteralmente per le sue labbra e per quel suo modo così sensuale di baciarla, e lo abbracciò con tutte le sue forze, tenendogli la testa per fargli capire che non voleva sciogliersi da quel bacio.
“Vedi che siamo molto più incasinati noi?”
Sussurrò Mat un po’ in imbarazzo, ma anche felice, accarezzandole la guancia, ma lei sussurrò “…ed è solo l’inizio…” ricominciando a baciarlo con passione. 

Nota:
Ciao a tutti, allora vi ho postato ancora due capitoli, spero non vi dispiaccia! Ho mille domande, ovviamente, ma la più importante è: che ve ne pare di questo finale tra Mat e Cristina? State cambiando un po' idea sul fratellino nerd? E che ne pensate del fatto che Lor abbandoni la società per tornare in cucina? E per ultimo: che ne pensate di questo nuovo rapporto tra Ai e Lor? E della sua scelta di risposarla e di voler rendere speciale la loro prima volta? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 18
*** Capitolo 20 e 21 ***


Capitolo 20: arrivi a sorpresa
E così a metà giugno finalmente i nostri eroi riuscirono a partire per questo avventuroso viaggio. Lor aveva pianificato tutto, ed era andato a prenderla con il cuore in gola come un innamorato al primo appuntamento, ed aveva provato una sensazione bellissima nel rivederla, ma poi il suo sorriso si era immediatamente spento, perché si era trovato davanti due persone che non si aspettava di vedere: una ragazza riccia di colore e un corpulento omaccione biondo con i capelli molto simili ai suoi.
“Ti sei portata le guardie del corpo?” le sussurrò all’orecchio abbracciandola, ma lei ridacchiando rispose “avevi detto di invitare chi volevo. Così adesso abbiamo rimesso in piedi la ciurma di cappello di paglia, con Usopp e Chopper…”
I gemelli impazzirono per quella citazione della mamma, ma Jojo e George non apprezzarono il riferimento letterario e le allungarono un buffetto. Lor sorrise soltanto, ma pensò che fosse davvero ingiusto che lei avesse portato le uniche persone al mondo contrarie al loro ritorno di fiamma, e si disse che forse era un modo per fare dietrofront, ma immediatamente Alice gli lesse in viso i suoi dubbi e sorrise, scuotendo solo la testa.
Si sedette accanto a lei in aereo e dopo aver calmato le pesti e controllato le due più grandi che si erano completamente immerse in chiacchiere con i loro cugini, Alice iniziò a baciarlo e gli sussurrò piano “non sai quanto mi sei mancato…” accarezzandogli piano i capelli. Lor ricambiò i baci, ma aveva davvero migliaia di domande da farle, ma lei mordendogli le labbra sussurrò piano “…mon amour, allora hai organizzato cose romantiche per stasera? Perché romantico o non romantico, io stasera ti mangio…” facendolo sorridere.
“…questa signorina Mac Neil curiosa…” rispose sorridendole e lei lo tormentò per sapere di più, ma lui le sussurrò “ti sei portata quei due come cintura di castità?Devono impedirti di cedere alle mie insidie?” facendola ridere forte.
“ Sei tu quello che non vuole cedere, Laurent. Io cederei anche ora…” gli sussurrò fissandolo con sguardo molto languido e Lor scosse solo la testa e sussurrò “fai la brava Alis, aspetta qualche ora…” facendola sorridere.
“E quindi non sono venuti per impedirci di tornare insieme e ricordarti quanto è figo l’uomo con cui mi hai tradito?” aggiunse cercando di sembrare divertito, ma Alice sbuffando rispose “ma chi? Il futuro sposo e la donna che mi ha rimproverato per mesi perché abbiamo divorziato? Ti pare? Volevamo solo stare un po’ insieme tutti e sostenere Mat che è in un periodo complicato…”
A Lor piacque molto quella risposta, ma sorridendo tirò fuori un segreto e le sussurrò piano “…sembra vada meglio il periodo complicato, comunque.” Le raccontò che si era trovato Cristina in camera a notte fonda, e che gli aveva raccontato tutto di quella loro serata estremamente romantica.
“Brutti stronzi…” ringhiò Alice, offesa per non essere stata informata subito da nessuno dei due, ma Lor ovviamente la calmò e sussurrò “…sono entrambi insicuri, ma qualcosa è successo. E ci toccherà dargli una mano a capirsi, però devo dire che mi piace l’idea di averla in famiglia, no?”
Alice non ebbe il tempo di rispondere, però, perché giunse George e ringhiò ad entrambi “Da quando Mat è innamorato di un’altra? Perché io non ne sono stato informato?”
Alice gli spiegò quello che aveva saputo e Lor ridendo rispose “adesso non esageriamo con le parole, eh…” ma George fissandolo serio rispose “tu non lo conosci proprio, eh? Non lo vedi come la guarda? Ci toccherà fare l’interrogatorio a questa tizia…”
“Non ci provare e anzi stanne fuori…” ringhiò Lor serissimo e poi spiegò che con Cristina ci parlava lui, facendo inarcare le sopracciglia del cugino.
“E piuttosto, cos’è questa storia che ti sposi, scusa? Perché io non lo sapevo?” chiese Lor sconvolto e George sorrise in un modo molto dolce e rispose serio “perché non sapevo com’erano le cose tra voi due, e non volevo sposarmi senza la mia testimone di nozze Nami, ma adesso sei invitato anche tu.  E’ tra sei mesi, a Natale, quindi tieniti libero…”
“E perché lei non è venuta?” chiese Lor divertito, ma George si strinse nelle spalle e spiegò che era in missione con Greenpeace, quindi l’avrebbe rivista solo dopo due mesi.
“Ti prego, posso dire io a tuo padre che stai per sposare un’attivista di Greenpeace? Sono disposto a pagare, davvero…”chiese Lor, divertito da morire per tutta quella situazione, ma George ridacchiando rispose che non si sarebbe mai perso la chance di dirglielo personalmente, ma che poteva essere presente alla cena in cui l’avrebbe presentata alla famiglia, e Lor lo ringraziò di cuore, ma Alice intervenne e con molta dolcezza disse “ma no, Aine è favolosa, chiunque sarebbe orgoglioso e felice di averla nella sua famiglia. E poi dopo aver accettato me, Diane può accettare chiunque.”
I due cugini le sorrisero molto dolcemente, e Lor l’accarezzò piano, ma Ai concluse dicendo “…però ti prego, dille di indossare la maglietta che aveva a Tokyo, quella con le foto delle balene squartate, così tuo padre ci rimane secco” e George morì dal ridere.
“Piuttosto Ai, levati un po’ dai piedi, così parlo con questo tizio cinque minuti…” le disse George serio, ma lei ridacchiando rispose che se si fosse spostata i gemelli si sarebbero svegliati, quindi fu Lor a spostarsi, e si ritrovò seduto accanto a Dug, Jojo e George.
“So di aver sbagliato, non ho intenzione di ripetere gli sbagli fatti…” disse immediatamente sulla difensiva, intercettando lo sguardo di George, ma lui scuotendo la testa rispose “Non è questo. I vostri sbagli li conoscete meglio di chiunque altro, e non siamo noi a dover giudicare perché non siamo stati noi a starci male. Volevo solo dirti una cosa che forse non sai, cioè che non ha mai smesso di amarti, mai. Né quando non ti ha aperto la porta a Tokyo, né quando si è rifiutata di incontrarti prima di divorziare, né quando è uscita con Toshio. Anzi, se proprio lo vuoi sapere la prima cosa che ci ha detto dopo essere uscita con lui è stata ‘non si avvicina neanche a Lor, cosa diavolo dovrei farmene?’ e siamo stati noi a insistere molto affinché gli desse una possibilità…”
Lor si aspettava un rimprovero, un giudizio, non avrebbe mai potuto prevedere quel discorso, ma George serissimo aggiunse “…quindi fai quello che vuoi, quello che senti, ma ricordati che i suoi sentimenti per te sono immensi, tanto da spezzarla quasi quando avete divorziato, perciò facci attenzione.”
Sorrise soltanto per quelle frasi, ma George gli mise una mano sulla spalla e aggiunse “…e so che non è stato semplice neanche per te, ma cazzone accettali i consigli questa volta, che ti rendono la vita più semplice!” e Lor annuì soltanto.
Fu un viaggio lunghissimo e pieno di gossip e coccole tra Lor e Ai, che avevano cominciato a coccolare i gemelli per tenerli buoni raccontando loro delle storie, ma anche tra Mat e Cristina, che non riuscivano a fissarsi senza sorridere e che avevano cominciato a tenersi piano per mano. Nessuno dei due aveva dormito quella notte, ma sembravano davvero bellissimi. Cristina, poi, gli aveva preparato una colazione molto corposa per quella mattina e gliel’aveva portata in camera, ma Mat nel ritrovarsela davanti l’aveva soltanto afferrata per baciarla, e aveva rovesciato il caffè.
 George e Jojo, invece, avevano preso sul serio quel viaggio, l’ultimo di George da scapolo, e insieme a Dug avevano deciso di iniziare una gara a chi beve di più e stavano tormentando la hostess, richiamandola ogni quindici minuti.
Giunsero alla barca nel tardo pomeriggio, e conobbero lo skipper con suo figlio quindicenne che fece venire un infarto a Beatrice, ma questo lo vedremo dopo.  Si sistemarono e partirono e Alice iniziò a tormentare Lor, dicendo che la loro stanzetta era incredibilmente romantica, ma lui non cedette, perché aveva le idee molto chiare. Cenarono tutti insieme e Lor spiegò il piano di navigazione, che li avrebbe portati a toccare varie città in quelle due settimane, ma praticamente solo Alice ascoltò le sue parole, dato che Mat e Cris non facevano altro che fissarsi a distanza, i ragazzini erano ossessionati dai loro cellulari e George, Dug e Jojo erano troppo intenti a controllare le conquiste di Dug su Tinder per prestargli attenzione. E poi successe una cosa che ovviamente incasinò le cose: costrinse tutta la ciurma a fare una foto, che ovviamente finì sui suoi profili social, provocando la reazione di una persona inaspettata.


Capitolo 21: una notte romantica


Finita la cena, Lor cominciò ad assentarsi e confabulare con la tata, facendo sorridere Alice, che non ascoltò nulla del discorso dei suoi amici, fin quando lui non tornò al tavolo sorridendole con Fred in braccio. Sorrise ad entrambi e accarezzò sia il padre che il figlio, perdendosi in discorsi interessantissimi sul motivo per cui lui e il fratello avevano costretto il padre a separarli, dato che se le stavano dando di santa ragione, ma poi il suo cellulare suonò, e Lor provò un brivido.
Alice sorrise, ma decise di provare a rispondere in giapponese e la persona dall’altro lato disse solo “e da quando?” facendola ridere.
“Ma che cos’è questo selfie che ha postato George, me lo dici?” aggiunse, cercando di parlare piano perché sapeva che Alice aveva le sue difficoltà con il giapponese, ma non bastò neanche quello e lei rispose “no, no, non lo capisco, traduci…” allontanandosi sorridendo, un po’ troppo per i gusti di Lor. Non era riuscito a leggere chi l’avesse chiamata, ma nella sua mente Alice poteva avere solo un motivo per parlare in giapponese al telefono, perciò contrasse la mascella serissimo. Quando lei tornò al tavolo dopo pochi minuti, annunciò che Dug avrebbe avuto una nuova richiesta di amicizia da un account giapponese, e Lor si calmò per un attimo, mentre Dug stravolto chiedeva di che diavolo stesse parlando.
“Eh…è successo che George ha postato quella foto e una tua vecchia amica giapponese l’ha vista e mi ha chiesto di te…”
“Ah”
Dissero contemporaneamente Dug e Lor, per motivi diversi. Il signor Dubois emise un sospiro di sollievo, e riprese la mano di Alice tra le sue, contento di non doverla dividere con quel fantasma nipponico. Dug invece fu letteralmente travolto da una vampata di calore. Erano rimasti in contatto per i primi tempi, si erano scambiati gli account di ogni possibile social e per i primi anni non avevano fatto altro che sbirciarsi a distanza, restando aggiornati l’uno sulla vita dell’altra. Aveva visto le sue foto con le amiche, con il fidanzato nuovo, ed era felice per lei, perché aveva davvero stima di lei e voleva che fosse felice. Emily, poi, lo aveva scoperto e in un attacco di gelosia furiosa, lo aveva costretto ad eliminare tutte donne dai suoi account. Dug le aveva scritto per spiegarglielo, perché non voleva farle una cosa del genere senza nessun motivo, ma Sachico non aveva mai risposto. Gli anni erano passati e lui aveva spesso sentito parlare della storica migliore amica di Ai, anche da Beatrice, ma non aveva mai pensato di riscriverle, perché non ne aveva il coraggio.
“Vuole solo sapere come te la passi, eh…” aggiunse Alice, intercettando il suo sguardo e Dug si strinse nelle spalle fingendo indifferenza, ma davvero aveva voglia di sentirla, così chiese ad Ai “…e lei come se la passa?” facendo ridere Lor a crepapelle.
“Mah è un po’ incasinata. Ha una bambina, ma il marito l’ha scaricata qualche anno fa e da allora è cotta marcia di Toshio, ma non lo ammetterebbe mai perché lavorano insieme e non incasinerebbe mai le cose…”
Rispose Alice senza smuoversi particolarmente, ma sia Lor che Dug accusarono il colpo, pensando solo “ma che ha di tanto speciale questo?”. Fu George però a parlare, dicendole che era una pessima amica ad averle soffiato il ragazzo, ma lei stringendosi nelle spalle rispose che all’epoca non ne aveva nessuna idea, e che anzi Sachico l’aveva incoraggiata tanto ad uscire con lui, creando tutte le possibili occasioni per farli stare da soli insieme, quindi non poteva proprio immaginarlo.
“’Sta stronza…” sfuggì a Lor seccatissimo, e tutti lo guardarono male, ma lui rise soltanto, scomparendo di nuovo per motivi misteriosi.
   Il cuore di Dug gli saltò in gola quando ricevette la famosa notizia, ma si chiese cosa diavolo avrebbero avuto da dirsi dopo tanto tempo, ma poi vide la sua foto e sorrise, pensando che con i capelli del suo colore naturale fosse ancora più bella. Rimase per qualche minuto a sbirciare le sue foto, quando ricevette un messaggio che diceva solo “finalmente…” e per qualche secondo rimase a sorridere, senza sapere neanche lui perché.
Anche Mat ricevette un messaggio misterioso quella sera, tanto bello da fargli venire i brividi. Si era allontanato dal tavolo dove stava chiacchierando con i suoi amici per andare a dare un’occhiata ai suoi ragazzacci, che combinavano sempre casini, e stava rientrando quando a pochi metri dal tavolo ricevette un messaggio con scritto solo “dormi con me stanotte?” che gli fece venire i brividi. Cristina aveva davvero dovuto dare fondo a tutto il suo coraggio per avere la forza di scrivergli quelle parole, ma voleva davvero avvicinarsi a lui e sorrise osservando la sua reazione. Matias andò letteralmente a fuoco per quel messaggio, e per qualche secondo non riuscì a dire o fare nulla, perciò lei aggiunse “…solo dormire Matias. Qualche abbraccio, qualche bacio, ma solo dormire…” e lui sorridendo forte annuì soltanto, mentre George gli chiedeva che diavolo gli fosse preso e Lor rideva con la sua solita espressione di chi la sa molto lunga.
Quella notte, successero un sacco di cose speciali, e mentre Beatrice si innamorava per la prima volta e George baciava lo schermo del computer sussurrando alla sua Aine che la amava da impazzire, Matias si presentò sconvolto e spaventato alla porta di Cristina, che gli aprì con una bellissima camicia da notte di seta e lo fece entrare nella sua stanza e nella sua vita. Non fecero l’amore, perché lei era incinta e non se la sentiva, ma si amarono comunque, anche solo attraverso i baci e gli abbracci, e si confidarono tutto, chiacchierando per una notte intera. Solo all’alba si addormentarono, ma entrambi con un sorriso favoloso.
 Nel frattempo il nostro caro Dug, dopo quattro ore di messaggi fittissimi, aveva accettato la proposta della sua amica, così sconvolto faceva partire la video chiamata e lei semplicemente gli sorrise in modo bellissimo. Si raccontarono tante cose quella notte, lei gli parlò del suo divorzio e dei tizi con cui era uscita, ma anche della sua bambina e del suo lavoro, mentre Dug confidava finalmente a qualcuno perché Emily lo avesse lasciato. Non era più innamorata, semplicemente. Glielo aveva detto chiaro e tondo, perché Dug non era più il bel ragazzo che aveva sposato, era ingrassato ed invecchiato e lei non si sentiva neanche più attratta da lui, quindi voleva sentirsi libera. E, cosa peggiore, quando lui le aveva fatto notare che se davvero stava lasciandolo per quel motivo così stupido semplicemente non era mai stata innamorata, Emily si strinse nelle spalle e pronunciò le parole che lo devastarono totalmente.
“E chi lo sa Dug? Eravamo così giovani, cosa ne sapevamo di cosa fosse l’amore?” Aveva detto, senza farsi nessuno scrupolo di ferire i suoi sentimenti e lui era andato fuori di testa. Il resto, purtroppo, lo conoscete anche voi: la dieta, la palestra che diventa un’ossessione e la necessità impellente di conquistare qualunque donna, solo per ricucire gli strappi che lei gli aveva lasciato.  
Sachico sorrise e sussurrò “comunque ha funzionato la palestra, perché stai benissimo…” e Dug si sentì morire, ma non disse nulla. Era solo un innocuo flirt e tale doveva restare, perciò decise di non toccare mai argomenti che avrebbero potuto mettere entrambi a disagio, eppure quella notte fu solo la prima di un lungo elenco.
Ed ora, finalmente, arriviamo ai nostri due ragazzi, che stavano ovviamente giocando a fare i genitori. Avevano messo insieme Sophie con i gemelli, così sarebbe stato più semplice mettere tutti a letto, e Alice stava raccontando a tutti e tre una storia, quando Lor la raggiunse bellissimo e lei capì che era andato a sistemarsi per lei, e fremette al contatto con la sua mano sul braccio.
“Devo bendarti, Alis” sussurrò piano alle sue spalle, una volta data la buonanotte ai ragazzi e lei annuì soltanto in silenzio. La guidò lungo il corridoio con molta sicurezza, ma ora immaginate quanto Alice si sentisse serena di camminare bendata in un posto che non conosceva neanche, poi! Eppure non disse e non fece nulla, ma tirò un sospiro di sollievo quando lui le sussurrò “siamo arrivati…” e sentì che apriva una porta.
“Vedi Alis…” le sussurrò pianissimo all’orecchio, senza toglierle la benda “…in questi anni siamo stati in grado di farci molto male, e abbiamo anche avuto dei momenti molto dolorosi, ma per me…” in quel momento le tolse la benda e aggiunse “…per me i momenti che abbiamo vissuto insieme felici superano nettamente quelli tristi e quindi volevo ricordarti chi eravamo, e che cosa abbiamo costruito, così magari capisci perché sono così ossessionata dall’idea di salvare questo amore epico…”
Alice scoppiò in lacrime, perché aveva riempito la stanza di candele, e dal soffitto pendevano pezzi di spago con le loro foto appese. C’erano tutte: quelle della nascita dei ragazzi, una foto del matrimonio di Dug, foto di entrambi i loro finti matrimoni, foto di famiglia con i ragazzi, ma anche foto di loro due insieme e Alice impazzì nel vederne una di quando lei bambina lo tormentava. Non riuscì a dire una parola, pianse soltanto tutte le sue lacrime e lui sorrise.
“…questo siamo noi, Alis. Due anime che hanno avuto un po’ di problemi a capire il verso di quello stupido filo rosso del destino, ma che poi ci sono rimaste letteralmente impigliate dentro, tanto da non riuscire a stare lontani. E lo sai: io ho sempre avuto mille problemi, ho sempre fatto un sacco di casini, ma ti ho sempre voluta.”
Alice lo strinse fortissimo, ma non riuscì a smettere di piangere e lui stringendola al petto sussurrò “Non voglio giocarmi la carta dell’orfano, ma è così: ero un ragazzino arrabbiato e arrapato prima di avvicinarmi a te. Tu mi hai fatto tirare giù ogni tipo di difesa e mi hai letteralmente sconvolto la vita.  E’ con te che ho imparato cosa volesse dire amare e sentirsi amati, con te che ho imparato cosa sia una famiglia, ed è per questo che ogni giorno, ogni momento io continuerò ad amarti. Ed è per questo, per citare una certa frase, che non smetterò mai di provarci, Alis…”
“Amore mio…” sussurrò lei in preda a un fortissimo singhiozzo, conducendolo verso il letto, ma Lor stringendola fortissimo sussurrò solo “no non qui. Ho lasciato un sacco a pelo a prua, per ricordarci della notte in cui abbiamo avuto Beatrice”
“Dopo Lor” sussurrò Alice tirandolo a letto sul suo corpo e finalmente quella notte riuscirono a fare l’amore e a tornare ufficialmente insieme.
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di tutte queste situazioni aperte? Ve lo aspettavate di Dug e Emily e anche questo ritorno di Sachico? trovate teneri o sfigati Mat e Cristina? E che ve ne pare del discorso finale di Lor? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 19
*** Capitolo 22: i cani della ragazza di Tokyo ***


Capitolo: i cani della ragazza di Tokyo
“Sei sempre la cosa migliore della mia vita…”
Gli sussurrò Alice, stesa sul suo petto, baciandogli il collo e Lor rispose “e certo, se tu continui a fartela con gli asiatici, come vuoi avere metro di paragone!”
Lei scoppiò a ridere, allora, per lo stupido doppiosenso, ma poi diventando serissima sussurrò piano “io ti amo Lor…” e lui prendendole il viso con entrambe le mani sussurrò “Finchè morte non ci separi, stavolta?” e lei mordendosi le labbra annuì soltanto. Iniziarono di nuovo a stringersi, quando improvvisamente, i gemelli spalancarono la porta chiedendo a gran voce un po’ di attenzioni, facendo imprecare mentalmente Lor. Quella dannata porta non aveva la chiave e lui non aveva idea del perché, ma stava immaginando ogni possibile modo per chiuderla.
“Non dormono mai, eh?”
Chiese estremamente seccato ad Alice, ma lei sorridendo scosse solo la testa e prendendoli in braccio uno alla volta si mise a mostrargli quelle foto, lasciando lui senza fiato per qualche minuto. Alice non era mai così dolce con lui, ma con quei due bambini era di una tenerezza sconvolgente e lui rimase a guardarla senza parole.
“ma ci sono dei cani!”
Disse Fred entusiasta e Ai sorrise molto tristemente, mentre Lor rispondeva “Oh sono Dylan e Cassandra, i fantastici cani della ragazza di Tokyo”. Perderli era stato molto duro, e Alice aveva davvero sofferto terribilmente, soprattutto perché Dylan era stato davvero tanto male e Lor più di una volta l’aveva trovata sdraiata per terra ad abbracciarlo e accarezzarlo, malgrado fosse al sesto mese di gravidanza. Non aveva voluto lasciarli andare senza combattere, e aveva davvero fatto di tutto per provare a curarli, ma purtroppo non c’era stato modo. Cassandra se n’era andata per prima, poco dopo la nascita di Beatrice e quando Dylan aveva cominciato a dare i primi segni di malattia, avevano speso cifre folli per provare a salvarlo.
“E questo è il prequel della ragazza di Tokyo…” disse, mostrando ai bambini le foto di Ai da ragazzina per farla ridere e ci riuscì.
 Rimasero tutti insieme anche quella notte, e Lor inventò una straordinaria favola sui cani della ragazza di Tokyo per farli addormentare, ma la prima ad addormentarsi fu proprio lei, e lui fu costretto a tenere fermi quei due, che volevano per forza svegliarla.
Ovviamente fu anche il primo a svegliarsi il giorno dopo, ma appena uscito dalla stanza da letto scoprì che il mondo era già in piena attività, anche se sembrava tutto molto diverso da come lo aveva lasciato la sera prima.
Beatrice lo intercettò subito per chiedere della madre, e Lor le chiese solo che diavolo ci facesse sveglia alle sette del mattino, ma lei fece la misteriosa e lui pensò che le avesse scritto di nuovo quel cretino, ma lasciò perdere.
Entrò in cucina per preparare la colazione e trovò una scena abbastanza bizzarra, ma sorrise. Cristina era ai fornelli e Mat le baciava il collo e le faceva il solletico. Sembravano molto allegri e Lor si vergognò tantissimo di averli interrotti, anche perché suo fratello aveva assunto un’espressione particolarmente colpevole, perciò alzò le mani e disse solo “non ho visto niente, me ne vado” facendoli ridere, ma poi aggiunse “…però se avessi visto qualcosa, mi piacerebbe tanto. Certo sarebbe quasi incesto se i miei due fratelli si mettessero insieme, ma va bene…”.
Cristina non era tanto brava in inglese da capire quella frase, ma Matias gliela spiegò e lei rise dicendo “dì la verità: sei solo seccato perché io ho cucinato una colazione migliore di quelle schifezze che fai tu…”
“Oh non osare davvero…” le ringhiò divertito in francese, ma lei gli disse chiaro e tondo che ormai lui non era più uno chef, quindi non aveva diritto di criticare la sua cucina e Lor per la prima volta sorrise in modo dolcissimo.
“Per prima cosa, prova a cercare il mio nome su internet, e vedi cosa viene fuori. Te lo dico io: chef con cinque stelle e imprenditore, ma la prima voce è chef, ovviamente. E poi… Ai non lo sa, ma una volta venduto tutto, tornerò in cucina, ovunque lei voglia stare. Quindi Arrietti: goditela adesso, perché quando tornerò io in cucina, col cavolo che sarai così spocchiosa…”
“Quindi tu torni in cucina quando io vado in maternità, davvero?”gli disse, troppo felice per essere realmente seccata, ma lui rispose “ce lo terremo in cucina, ne faremo un altro piccolo chef…”facendo sorridere sia lei che Mat molto dolcemente. Lor dava per scontato che lei gli avrebbe fatto da spalla, era l’unico chef a cui lo avrebbe permesso, e lei sorrise perché lo aveva capito. In quel momento, però, entrò Dug, che aveva davvero una cera assurda. Ci mise due secondi a notare le mani di Mat attorno a Cristina e ridacchiando commentò “ah qualcuno ha avuto fortuna, stanotte” facendo morire d’imbarazzo entrambi.
“Sì, molta. Vuoi i dettagli, Duggy? Lo sai che la tua sorellina…”
Lor aveva deciso di proteggere quei due poveri ragazzi timidi e Dug lo schernì schifato per quella frase, ma il suo migliore amico fissandolo serio aggiunse “…piuttosto: hai dormito Mac Neil?” Facendolo solo sorridere e scappar via.
“Come sei bella così pensierosa, mia adorata…” sussurrò in francese, cogliendo di spalle Beatrice intenta a fissare l’acqua con aria molto seria e lei gli fece soltanto un sorriso molto dolce e si fece abbracciare. Rimasero così abbracciati, con le gambe all’esterno della barca a chiacchierare e Alice li trovò così e pensò soltanto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, che ora accarezzava piano i capelli di quella loro ragazza così bella.
“Ali serve aiuto?”
Le sussurrò George, perché lei stava morendo sotto al peso di quei terribili gemelli che la stringevano e lei colse la palla al balzo e glieli depositò tra le braccia, lasciando tutti e tre molto perplessi. Corse da Lor e Beatrice, e voleva davvero salutarlo con un bacio, ma Beatrice saltando in piedi le disse “Oh mamy…” e lei capì che neanche in quel momento avrebbero avuto tempo per loro, ma ascoltò quello che la sua ragazza aveva da dirle.
“Insomma mamy è bello da togliere il fiato. E suona la chitarra, legge i manga, oh signore come faccio a resistere?”
“Eh quella è sempre una componente importante…” commentò Alice ridacchiando, ma poi chiese “…ma è Tom, Paul o Steve? Perché ho le idee un attimo confuse sui loro nomi.”
“Oh mamy ma è semplice” rispose Beatrice con fare molto divertito “…Tom è l’amico di Bella e Lor, quello di Inverness, carino con i capelli castani e gli occhi verdi, ma è quello nerd. Paul è l’altro amico di Bella (forse sono anche troppo amici, se posso dirlo) quello sportivo con gli addominali scolpiti e poi c’è Steven, il figlio dello skipper. Quello con gli occhi color ghiaccio, i capelli biondi e l’espressione tanto bella da farti venire voglia di urlare…”
“Quello lì…capito…” rispose Alice, facendo un cenno con la testa a Beatrice e lei si sciolse letteralmente e annuì.
“A me piaceva più quello con il fisicaccio illegale, e penso che avrei fatto amicizia con nerd, ma va bene…”
“Non ho capito…” disse Lor, che si era avvicinato per portare alle sue donne la colazione, e Beatrice e Alice fecero esattamente la stessa faccia stravolta.
“Stavi parlando di me, ovviamente, signora Dubois, altrimenti potrei risentirmi…” le sussurrò all’orecchio ridacchiando, ma Alice rise soltanto e lui la baciò molto intensamente, lasciando Beatrice a sorridere molto felice, mentre George da lontano chiedeva aiuto perché i due nani non facevano che tormentarlo.

Nota:
Ciao a tutti, allora vi è dispiaciuto leggere dei cani di Ai e Lor? E che ne pensate di Ai e Beatrice e delle loro chiacchiere sui ragazzi? Siete curiose di conoscerli? Fatemi sapere

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Capitolo 21
*** Capitolo 23 e 24 ***


 Capitolo: problemi di nuoto
Poche ore dopo i nostri amici erano sdraiati al sole sui divanetti della barca e proprio tutti sembravano parecchio confusi. Mat e Cristina continuavano a sorridersi, sfiorandosi timidamente le mani per non dare nell’occhio, Dug sembrava molto pensieroso e George un po’ preoccupato, mentre Jojo semplicemente aveva bevuto troppo e si era addormentata al sole.
Lor, invece, aveva riempito quei suoi bambini di protezione solare e ora giocava con loro, mimandogli gli stili del nuoto, perché George aveva paura dell’acqua e lui voleva convincerlo a fare il bagno.
“Te lo garantisco, se muovi i piedi così nuoterai velocissimo…” gli disse, cercando di convincerlo, ma lui sembrava ancora estremamente dubbioso. Aveva iniziato da poco a lasciarsi andare di più con il padre, ma non si sentiva ancora pronto ad una cosa così estrema.
Alice li trovò così: immersi in un discorso molto profondo, e le mancò il fiato. Lor era veramente di una bellezza incomparabile: aveva il costume, ma aveva tenuto addosso la camicia di lino bianca per proteggersi dal sole, anche se era totalmente aperta e smanicata. E poi aveva i suoi occhiali da sole dorati, che Ai diceva sempre fossero troppo appariscenti, ma gli stavano da Dio, su quella pelle ambrata e un po’ arrossata dal sole.
“Mamy non voglio andare al mare…” disse George incrociando la madre e lei annuì e basta, perché già sapeva che lo avrebbe detto, così gli mostrò la sua piscinetta gonfiabile e lui sorrise felice.
“Cos’è questo costume da suora, Alis?” gli urlò Lor sconvolto, perché indossava un costume intero nero, e lei si stupì molto, perché era molto scollato e pensava davvero che gli sarebbe piaciuto, ma lui rimase a lamentarsi per un po’ di quel suo look e chiese a Cristina di accompagnarla a fare shopping, scocciando Ai terribilmente. Lasciarono i bambini a giocare all’ombra e si sdraiarono entrambi sui divanetti, dove senza fare domande Lor iniziò a spalmare la protezione solare alla sua mogliettina, che gli sussurrò piano “oh sì…” facendolo impazzire.
“Ascolta Alis, ho una cosa da confessarti…” le bisbigliò all’orecchio mentre le spalmava la crema sulle spalle e lei sussultò, temendo brutte notizie, ma lui mordendole il lobo sussurrò “ho venduto la società. Sono più povero, ma ho finalmente risolto i dannati problemi economici e probabilmente mia nonna non mi guarderà mai più in faccia, ma l’ho fatto per noi sei. Perchè siamo davvero favolosi insieme, e qualcuno doveva salvarci…”
“Amore” urlò Alice girandosi, e Lor sorrise, perché aveva un’espressione totalmente incredula e aveva le guance arrossate, ma lui rise e basta e accarezzandole il viso aggiunse “…ci dovrò lavorare un po’, perché temo di aver perso la mano, ma…tornerò in cucina. Farò le cose giuste, farò solo il primo turno, così sarò a casa per le cinque e potrò andare a prendere Sophie a scuola e anche i gemelli, aiutarli con i compiti, portarli a fare sport o dagli amici, e poi prepararvi la cena e…”
“E’ il sogno della mia vita, lo sai vero?” gli sussurrò pianissimo e lui baciandole la fronte annuì sorridendo, e le sussurrò “…devi solo decidere dove vuoi stare, io ti seguirò e sarò di nuovo tuo marito, il tuo babysitter, amante e chef. E ti amerò come non ho mai fatto…”
“Torniamo a casa, Lo. Torna al Rochefort e portati anche Bibi…”
Sussurrò con un sorriso dolcissimo, fissandolo intensamente negli occhi e lui si emozionò tantissimo. Sperava con tutte le sue forze che lei gli dicesse quelle parole, e sentirle gli fece quasi venire le lacrime. Le afferrò la testa con le mani, allora e un secondo prima di baciarla intensamente sussurrò “…e sia. Torneremo a casa nostra, mon coeur”.
“Sì, ma Lor…” gli disse, divincolandosi un po’ disgustata e lui quasi morì immaginando che ci fossero dubbi o condizioni, ma lei ridacchiando aggiunse “…mi hai messo la crema solare nei capelli, che schifo” facendolo ridere.
Nel frattempo il cellulare di George suonò e lui ringhiò solo “ah finalmente…” prima di allontanarsi. Aine era “andata in missione” e ogni volta che succedeva, lui restava con il cuore sospeso per tutto il tempo, fino a quando non riceveva la sua chiamata. Lei si scusò, ma quando gli disse che era tutto ok, George sospirò e le sussurrò piano “…è già un miracolo che io abbia trovato una donna così dolce, bella, divertente e brillante, non pretenderai mica che ne trovi un’altra?” e lei sorridendo gli disse solo che lo amava.
Poi George decise di “farle conoscere” i suoi cugini e lei fu felicissima di incontrare finalmente quelle persone di cui aveva tanto sentito parlare. Le presentò Mat, Cristina e Dug, e Aine salutò Jojo e poi anche Alice, dicendole solo “oddio tu hai fatto sesso vero? Adesso mi racconti tutto!”perché lei era vergognosamente felice.
 Lor si era allontanato per controllare i bambini nella piccola piscina, perché ovviamente era sempre molto ansioso e malgrado la tata fosse seduta per terra a giocare con loro, voleva controllarli personalmente.  
“Uh ma allora si è riaccesa la passione?” chiese Aine, osservando il sorriso di Alice e lei annuì e basta, ma qualcuno da lontano disse solo “…e quando si era spenta?” facendola sorridere ancora di più.
“Oh cavolo Alice, lo capisco perché stavi sorridendo. Sembri uno di quei modelli delle pubblicità cacchio” disse impressionata, una simpatica ragazzotta. Non era grassa, ma formosa e aveva uno strano look con la frangia e gli occhialoni, ma Lor pensò fosse molto carina, anche troppo per George. Quel commentò, ovviamente gratificò Lor, che impazzì quando le sentì dire “…insomma Ai, Toshi era carino e sicuramente molto dolce, ma lui è di un’altra categoria. E’ come se George mi mollasse per Megan Fox, neanche mi offenderei, onestamente. E ha anche gli occhi verdi?”
 
L’ego di Lor finì letteralmente alle stelle e si disse che avrebbe fatto un favoloso regalo di nozze a quella donna così gentile, così si tolse gli occhiali e le fece un inchino virtuale, provocandosi un colpo di ciabatta di George, che ovviamente era gelosissimo.
“…Dio, sei favoloso. E somigli davvero da morire al mio amore. Siete letteralmente identici, solo che tu hai gli addominali scolpiti…” disse, con occhi sognanti, ignorando che letteralmente chiunque era scoppiato in una risata clamorosa.
“In realtà per niente Aine…” sussurrò Alice, accarezzando il braccio del suo amore, mentre Dug, Mat e Cristina continuavano a sbellicarsi dalle risate e le dicevano di ripeterlo, perché Lor non l’aveva presa bene.
Ad onor del vero, Lor e George avrebbero davvero potuto rassomigliarsi, se il cugino non avesse avuto circa venti chili di troppo e circa trenta centimetri d’altezza in meno. Il nostro Lor infatti viaggiava sul metro e novanta, e il povero Georgie era bassissimo, come ogni Dubois. Le differenze di fisico e aspetto di Lor erano dovuti ai geni della sua bellissima madre, che era letteralmente identica alla sua Beatrice e dunque altissima, con una muscolatura favolosa e il viso d’angelo.
Rimasero a prenderlo in giro per ore per quella storia, ma tutti sorrisero perché lui e Ai avevano ripreso a comportarsi da coppia. Lei era seduta dietro di lui e gli teneva le mani intorno al collo e di tanto in tanto gli baciava il collo o gli sussurrava qualcosa all’orecchio e lui giocava con le sue dita affusolate.
“Insomma ne hai trovata una che ti ama sul serio, è fantastico…” disse Lor al cugino George che sorrise soltanto e annuì, prima di dire sospirando “è la donna migliore del fottuto universo, e chissà perché vuole stare con me. Ho davvero vinto alla lotteria…”
 Era molto bello vedere George in quello stato, perché lui non aveva mai avuto una ragazza vera, così i suoi tre amici finirono con il tormentarlo, mentre Alice baciava pubblicamente Lor sussurrandogli che lei aveva vinto davvero il jackpot.
Lor riuscì finalmente a portare i bambini in acqua, sebbene il piccolo George non la smettesse di stringersi al suo collo e Alice pensò solo che fosse veramente una cosa troppo bella per essere vera. Era la prima volta in tanti anni che lui si dedicava in quel modo ai suoi figli, ed era uno spettacolo davvero bello da vedere.
“…non hai sentito, eh?” gli disse Jojo, che si era sdraiata accanto a lei insieme a George.
“Direi che comunque la tua era una domanda stupida Jo, perché anche la boa ha capito che è felice. Speriamo solo che funzioni, stavolta…” rispose George, sorseggiando una birra e Alice sussurrò piano “lo farò funzionare, giuro” ma poi decise di volerli raggiungere, perché pensò che Lor potesse essere in difficoltà con i gemelli e Sophie e così finirono a giocare in acqua tutti insieme e a farsi anche un sacco di coccole tenerissime, e Beatrice pensò solo che la sua famiglia unita era stupenda.
 
Capitolo: i ragazzi Dubois
Beatrice, nel frattempo, si stava innamorando sempre di più, ma non aveva il coraggio di dirlo e lui sembrava divertirsi parecchio a flirtare con lei. Aveva iniziato lei, ovviamente, chiedendogli se gli piacesse il fumetto che stava leggendo e lui sorridendo annuì e le chiese il perché di quella domanda.
“Semplicemente perché la madre lavora per la hojos comics, che produce quel fumetto, ma tu ovviamente non ne hai la minima idea, vero?” rispose Tom scocciatissimo e il ragazzo biondo scosse solo la testa.
 Anche Tom era molto carino, alto, con le spalle larghe, bellissimi capelli mossi di un nero intenso, e gli occhi azzurri, ma aveva il classico aspetto da nerd: girava con enormi occhialoni neri, camicia a quadri e moltissimo merchindising nerd, che in realtà comprava all’ Ai’s little place, senza sapere che era della madre di Bibi.
 Beatrice gli lanciò uno sguardo furioso, ma Tom fumando disse solo “…certo, perché scommetto che non sai neanche come si leggono, vero?”
“Hey certo che so leggere!” rispose il tizio scocciatissimo e Beatrice capì: probabilmente non aveva neanche capito la frase di Tom, ma era davvero necessario mortificarlo in quel modo?
“No, tu me lo hai chiesto in prestito solo per fare colpo sulle ragazze, ammettilo. Perché va di moda…” ruggì con le braccia incrociate, ma l’altro si strinse nelle spalle e si allontanò, lasciando Beatrice sola e furiosa.
“Dovevi davvero essere così stronzo?” gli ringhiò furiosa e lui sorridendo rispose “mi fanno incazzare queste cose, tutto qua. Perché io, come tua madre, credo davvero nel valore poetico, sociale e culturale dei fumetti, e che la gente li usi per scopare mi rende furioso…”
“E tu cosa sei una specie di giudice che decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? Saranno problemi suoi cosa legge e perché lo legge, no?” rispose Beatrice, con le guance arrossate e lui scuotendo la testa le disse solo “sei un’ingenua. Non hai capito che era una trappola, vero? Non hai capito che sta cercando di attirare la tua attenzione fingendosi diverso…”
Beatrice andò a fuoco per quel commento, perché l’idea di poter piacere ad un ragazzo così bello non le era passata minimamente per la testa, ma sorrise e basta, rendendo Tom furibondo.
“fa’ come ti pare. Fatti fregare se è questo che vuoi, io ti ho avvisata. Quelli come lui fanno sempre i languidi con quelle come te, ma pensavo che qualcuno dovesse dirtelo, ti immaginavo più sprovveduta” aggiunse, fissandola con severissimi occhi azzurri, e poi spegnendo la sigaretta le disse solo “adesso che lo sai, io ho la coscienza pulita” e chiamando il suo amico Paul si tolse la camicia e si lanciò in acqua, lasciando Beatrice perplessa.
“Ne ho altri, da prestarti, se ti piace il genere…” sussurrò, raggiungendo Steven alle spalle e il biondino sorridendo le rispose che gli sarebbe piaciuto molto leggerli con lei, facendola arrossire ancora una volta.
“Mi insegnerai anche come si leggono? Perché pare sia parecchio difficile per noi poveri umani” rispose, sfoderando un sorriso abbagliante e Beatrice annuì compiaciuta e tirando fuori il suo cellulare con alcuni manga glielo fece vedere, arrossendo perché lui aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, come una specie di gatto sexy e accarezzandole la guancia le aveva detto solo “grazie Beatrice” con uno sguardo da seduttore bellissimo.
Nel frattempo, però, un altro Dubois era in crisi. Lor amava Bella disperatamente, ma lei era arrabbiata con lui, perché avrebbe voluto avere un rapporto un po’ più adulto e romantico, ed invece il massimo che lui faceva era offrirle era una pizza sul suo divano e questo l’aveva stufata. Mille volte gli aveva detto che potevano anche solo restare a guardare le stelle sul prato, che non era necessario spendere soldi, e lui aveva anche provato ad assecondarla qualche volta, ma lei sembrava incontentabile.  Era insoddisfatta, e Lor aveva il terrore che non lo amasse più, anche se continuava a fare l’amore con lui tutte le sere. La sera prima aveva provato a portarla a vedere le stelle in barca e lei sembrava estremamente felice di tutta quell’idea, ma poi avevano beccato lo zio George che parlava su skype ed erano dovuti rientrare in camera insoddisfatti.
Lor ci pensò un po’, e poi osservando suo zio che stringeva forte la zia con molta dolcezza, capì che era la persona adatta a cui chiedere. Così dopo pranzo, un po’ imbarazzato gli chiese di fare quattro chiacchiere e Dug e Matias sconvolti gli dissero solo “non l’avrai ingravidata, vero?” ma Lor ridacchiando rispose che non avrebbe chiesto a suo zio in quel caso, ma a Dio direttamente e loro si calmarono per un attimo.
Imbarazzatissimo vuotò il sacco, tormentandosi i capelli con fare nervoso e zio Lor sorrise.
 Gli facevano tenerezza quei due fidanzatini, così sorridendo gli disse “va bene, adesso ti spiego che faremo: tra tre ore attracchiamo, e avevo una prenotazione per me e Alice stasera, in un posto favoloso sulla spiaggia con la jacuzzi. Te la cedo, ti presto un vestito da uomo, invece che queste magliette puzzolenti di sei taglie in più, ti sistemo questi capelli perché pare davvero che tu non abbia idea di come gestirli, e…potete restare fino alle tre. Avete la cena e lo champagne, che nessuno di voi due può bere, quindi riportamelo”
“…ma la zia Ai ci rimarrà malissimo” gli disse dispiaciuto, ma Lor si strinse nelle spalle e gli disse che non ne aveva idea, quindi non avrebbe potuto restarci male e che probabilmente serviva più a lui quella serata, perché la donna che baciava i suoi bambini sorridendo era talmente felice da risplendere a migliaia di chilometri.
“Adesso valle a dire di farsi bella perché stanotte è tua, e di vestirsi bene perché è un posto elegante. E poi raggiungimi, che dobbiamo davvero togliere questa barba da hipster e sistemare questi capelli. Sembrano quelli di tuo zio George, e ho detto tutto…” gli disse ridacchiando e poi con una pacca sulla spalla si allontanò per tornare dalla sua famiglia.
“Che voleva? Non è incinta, vero?” chiese Dug allarmatissimo e Lor pensò “ancora no, ma stanotte…” e si disse che doveva regalargli qualche preservativo.
“Gli hai dato consigli sentimentali?” sussurrò Ai stendendosi al sole sul suo petto e lui annuì e le raccontò che gli aveva regalato la loro serata. Lei rise forte per un po’, poi disse che aveva fatto bene, perché loro ne avevano davvero più bisogno.
“Vuol dire che guarderemo il mare e le stelle dalla barca, mon amour…” le sussurrò, baciandole il collo e lei provò a baciarlo, ma arrivarono i gemelli in lite e fu costretta a separarli.
Quattro ore dopo Lor scomparve per sistemare quel suo nipote, e gli prestò il vestito preferito di Alice minacciandolo di morte in caso di macchie. Bella era pronta già da un po’ e si stava davvero spazientendo, quando lui arrivò, facendole mancare il respiro.
“Come sei bella…” le disse, fissandola profondamente negli occhi, e lei gli sorrise e basta, baciandolo davanti a tutti.
“Non le mani nei capelli, che ci abbiamo messo due ore a disciplinare quel casino, sacrè. Sei identica a tua zia: uno sta un’ora a sistemarli e arrivate voi e li incasinate tutti. Solo perché voi avete i capelli liscissimi e non dovete badarci, non significa che sia facile per tutti acconciarli…” ringhiò Lor sconvolto e Ai gli diede solo un paio di pacche sulla spalla dicendo “respira amore, respira. Non è successo nulla…”
Eppure la piccola Bella aveva una  rispose serissima “…a me piacciono incasinati. E mi piacciono i suoi vestiti normali e amavo la sua barba. Non ti volevo diverso, volevo solo una cena…”e lui letteralmente la travolse con un bacio bellissimo, che fece sorridere un po’ tutti.
E così quella sera Lor e Bella finirono per amarsi in modo dolcissimo sulla spiaggia, mentre Bibi non faceva che chiacchierare di fumetti con Steven, che invece aveva una voglia matta di baciarla. Tom, invece, faceva finta di leggere un libro, ma continuava a squadrarli da lontano, desiderando soltanto di strangolare quel tizio. Era lui quello perfetto per Beatrice, e lei era esattamente l’unione di tutte le cose che a lui piacevano al mondo, eppure ora era presa da quel tizio.
Cosa facevano Lor e Ai nel frattempo? Sdraiati sui divanetti fissavano il cielo nero, parlando dei loro piani e di quello che avrebbero fatto insieme tornati ad Inverness. C’era da sistemare casa, prendere una nuova auto e iscrivere i ragazzi a scuola, e Lor sussurrò “…e prendere due cuccioli…” facendola sorridere.
Nota:
Ciao a tutti, scusate per l'attesa, ma non sapendo se ci siete o meno mi sono concentrata su altre storie che hanno maggior pubblico. Spero che questi capitoli vi siano piaciuti ovviamente. Che ne pensate di questi ragazzi? E della nuova fidanzata di George? E di Lor che torna al Rochefort? Fatemi sapere, vi aspetto. 

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Capitolo 21
*** Capitolo 25: amici e sentimenti ***


Capitolo: amici e sentimenti
“E questo come si chiama?”
Chiese Lor, in divisa da chef, ai suoi gemelli, che erano in cucina con lui.
“Uovo alla coque papi, è semplice” rispose George sicuro. Stava migliorando e Lor ne era davvero entusiasta.
“Tres bien, e invece quello che stiamo preparando alla mamma?” chiese, entusiasta, sicuro che lo sapevano, perché aveva speso molto tempo a spiegarglielo.
“E’ solo la parte bavosa, no?” chiese Fred, ancora perplesso, perché il padre gli aveva fatto rompere le uova e lui era rimasto disgustato dalla consistenza viscida dell’albume.
“Esatto, ma come l’abbiamo chiamata?”
“Omelette?”chiese George perplesso e il padre sorrise orgogliosissimo. Il suo sogno di tenere tutti e quattro in cucina prendeva sempre più forma.
 “Oh superbe, mon coeur” gli disse baciandogli il naso e Georgie ricambio quei suoi baci con affetto. Poi però Lor decise di baciare anche Fred, che aveva qualche problema di memoria, e per un po’ li tenne entrambi tra le braccia.
“Adesso l’ultimo, uno difficile: come si chiama l’uovo che abbiamo preparato prima per zio Dug? Quello che vi sembrava una cosa strana…”
I gemelli si fissarono per un attimo perplessi. Non avevano ancora memorizzato il nome, ma erano rimasti parecchio impressionati da quell’uovo strano perché gli sembrava una specie di occhio bavoso.
“Dai, dai enfants. Sono sicuro che lo sapete” gli disse, per incoraggiarli e Fred spremendosi le meningi chiese “…una cosa tipo…cosce?”
“Pochè. Bravi, bravi, siete un’ottima ciurma…” gli disse compiaciuto, ma poi apparve Lor in cucina e lui sorrise.
“Insomma zio è stata una notte favolosa, ma poi…lei è sempre con quel dannato tizio” gli disse sconsolato e Lor sorrise, ma fu suo padre a dire “Oh sono amici, che vuoi che sia?”
“Non sono amici, l’ha baciata lo stronzo.” Disse Lor sconsolato e suo zio pensò solo “fantastico, ora Ai mi uccide perché questi due hanno imparato una parola nuova, ma rimase a cucinare e non disse molto.
“Quando l’ha baciata?” chiese suo padre, sorridendo dolcemente e Lor disse serio “sei anni fa. E’ stato il suo primo bacio…”
E gli adulti a quel punto iniziarono a ridere, ma furono interrotti dalle donne affamate che erano giunte a reclamare la loro colazione.
“Insomma Dubois, non sai davvero fare neanche un paio di uova? Dovremo mandarti a fare lo sguattero per un po’…” gli disse Cristina radiosa, dato che aveva di nuovo dormito con il suo dolcissimo Mat, e Lor furioso ringhiò “sono cinque cotture diverse, sto anche facendo babysitting, e ho iniziato da mezz’ora…”
Alice fece per portare via i bambini, ma loro insisterono per restare in cucina e il padre sorrise in modo bellissimo.
“Sono i miei mozzi, come ti permetti di portarmeli via?”le disse, un secondo prima di baciarla e Ai ridacchiando rispose “ho fame e a questo ritmo faremo colazione tra venti ore…”
“Comunque Ai e Cristina, spiegate a mio figlio che si può essere amici senza provare attrazione o altro. Lui è convinto che uomini e donne debbano per forza amarsi…”
Cristina e Lor si fissarono solo per un secondo, ma lui scosse solo la testa. Lei, però, voleva essere sincera, perché non c’era nulla di male ed era una cosa successa mille anni prima, ma Lor ripetè il gesto con la testa in modo molto deciso.
“Mah in parte ha ragione lui. Insomma tranne me e te, nessuno dei miei rapporti di amicizia è stato sempre e solo amicizia” rispose Alice seria.
“Poi quando ti ho conosciuto, frequentavo già tuo fratello, quindi si può dire che eravamo già parte della famiglia” aggiunse rubando i pomodori a Lor e Mat ridacchiando disse “oh andiamo! E gli altri?”
“Hai dimenticato? I miei migliori amici sono: Charlie e uscivamo insieme, George…e non commento, Jojo…e non commento. Succede che uno scambi l’amicizia per altro, ma non è mica la fine del mondo. Se ne parla e si va avanti…”
“E tu non sei geloso, zio?” chiese Lor con enormi occhioni verdi e lui scosse solo la testa, spiegando che aveva fiducia in lei.
“Ma anche voi eravate amici, no?” chiese Lor confuso e suo zio accarezzando uno dei figli sussurrò “Amici mai. Facevamo finta di essere amici, perché questa qui non voleva darmi la soddisfazione di ammetterlo, ma ci amavamo disperatamente…”
“Dai, un po’ eravamo amici…” gli disse ridacchiando e Lor rispose “ come no…tutte quelle scenate di gelosia le facevi in amicizia, eh?”
“uh senti chi parla…” rispose Alice ridacchiando, e raccontò delle scenate di Lor che era convinto che lei volesse Mat.
“Con me faceva sempre quella distaccata e antipatica, se ne andava appena finite…le coccole diciamo”disse, accorgendosi dei figli “…e invece con lui era sempre gentile”.
“Lui e Cristina sono amici da una vita, in un modo davvero stupendo, e tra loro non c’è mai stato nulla…” aggiunse Mat allegro e Lor abbassando gli occhi rispose “infatti…” ma Cristina non voleva mentire. Così, sorridendo disse che Ai aveva ragione e Mat la fissò perplesso.
“…sì, succede di fraintendere l’amicizia con l’attrazione. A me è successo con questo egocentrico di tuo fratello per un po’ di tempo, ma poi ho capito che per lui ero praticamente Dug, quindi…”
Alice sapeva di quella storia, e agli albori del loro rapporto era stata gelosissima di Cristina, anche se Lor le aveva detto chiaramente che l’aveva rifiutata, ma non le piaceva l’affetto che c’era tra loro. Lor era sempre molto onesto con Cristina, e lei sembrava capirlo molto bene, ma aveva sempre usato questo dono per aiutarli ad amarsi e capirsi. Era una specie di intermediaria tra loro, e Alice le era molto grata.
“Davvero?” chiese Mat, che invece era letteralmente stravolto. Come aveva potuto nascondergli una cosa del genere? Come poteva comportarsi da fidanzatina con lui, se poi era stata innamorata di suo fratello.
“oh, sì, mi ero presa una brutta cotta…” aggiunse ridendo forte, come se stesse dicendo la cosa più innocente del mondo “…ma lui è stato molto corretto con me, e mi ha detto chiaramente che non sarebbe mai successo nulla, perciò potevo scegliere se volergli bene comunque, restando la sua migliore amica, o andare via. Lui avrebbe capito e mi avrebbe augurato bonne chance. E dato che non c’era stato nulla e lui era stato onesto, due settimane dopo era già passato tutto”
Matias era letteralmente sconvolto, e fissò Alice per capire se anche lei era così stravolta, ma lei gli sorrise soltanto.
“insomma Lor, succedono queste cose, eh, ma non significa che tu debba sentirti intimidito da un altro tizio solo perché in passato è successo qualcosa…” concluse Cristina con molta dolcezza, ma fortunatamente lo chef finì le uova e andarono tutti a colazione, dove però Mat non toccò nulla. Non si era mai sentito così, e Cristina capì che qualcosa non andava, ma quando provò a tirarlo da parte per parlargli, lui si rifiutò di seguirla. Fece così per tutto il giorno, e Cristina le provò tutte, ma non riuscì a parlargli.
“Non voglio parlare con te…” le disse furioso, all’ennesimo tentativo di Cristina di chiedergli di incontrarsi da soli, e allora lei tirò fuori il problema pubblicamente. Lor stava leggendo delle ricette adatte ad Alice, mentre lei chiacchierava di cose futili con George, ma tutti si paralizzarono quando Cristina disse: “Va bene, ascoltami: ti ho raccontato quella cosa proprio perché voglio essere sincera con te, ma sono passati venticinque anni, e non è stata una parte importante della mia vita. Voglio bene a tuo fratello come se fosse il mio, i tuoi nipoti sono i miei, ma a me piaci tu. Hai capito?”
“E io non voglio una che si accontenti della brutta copia di mio fratello, hai capito?” le disse, ferito da morire, un secondo prima di andarsene e Cristina si accasciò sul divanetto e si asciugò un paio di lacrime.
“Direi che o vai tu o io…” disse George ad Ai, ma Lor si era già alzato per andare a spiegare al fratello quelle cose, e il cugino lo bloccò.
“Penso di poter parlare solo io del rapporto che ho con Cris, no?” chiese Lor scocciato, ma sua moglie con dolcezza gli fece un occhiolino e spiegò che ci avrebbe parlato lei, tranquillizzandolo.
“Matty…” sussurrò piano alla porta e lui le aprì imbarazzatissimo.
“Mi dispiace Ai, non volevo mettervi in imbarazzo. Tu e Lor non c’entrate nulla in questa cosa, scusa” le disse, tornando dolce e triste e Ai gli diede un colpo alla fronte.
“Ma sei scemo? Nessun imbarazzo, e poi lui mi ha chiesto di sposarlo al tuo matrimonio e io ho detto no davanti a tutti, quindi una scena imbarazzante te la dovevamo”
Risero entrambi per un attimo, poi Ai gli disse seria “credo di essere l’unica su questa nave, oltre Cristina, a poterti spiegare perché sei un coglione, se vuoi saperlo…”
“Dai, spiega. Tanto ho l’autostima talmente a terra che peggio di così…” le disse, facendola accomodare nella sua stanza e Ai acciambellandosi su una sedia come un gatto disse “…siete il giorno e la notte, lo sai vero? Non avete assolutamente niente in comune e nessuno sano di mente starebbe con te amando Lor”
“Già…” disse Mat pensieroso e Ai aggiunse “I motivi per cui piaci a Cristina non hanno niente a che fare con tuo fratello. Le piaci per la persona che sei, perché sei così tenero e indifeso, perché sei un buon padre e sei gentile con tutti.”
“bella consolazione…” rispose lui sbuffando, ma Ai aggiunse “…è stata trattata molto male dagli uomini, ha un padre molto stronzo e maschilista, perciò non poteva credere all’inizio che tu fossi realmente come sei. Che rimproverassi Lor perché insultava i suoi piatti e gli dicessi che doveva ringraziarla, che le impedissi di fare le faccende, che le togliessi le buste della spesa e le comprassi i limoni e le bibite gasate per la nausea. E poi, quando è successo, era ancora più incredula. Non riusciva a credere che davvero tu l’avessi baciata e basta senza allungare le mani, che non insistessi per farci sesso o altro. Insomma…questo l’ha fatta innamorare, non il fatto che i tuoi occhi assomigliano vagamente a quelli di tuo fratello”.
“Innamorare?” chiese Mat confuso e Ai ridacchiando rispose che non aveva detto proprio così, ma le pareva evidente.
“Ma non ha detto a me queste parole, le ha dette a lui. Perché Lor è veramente come un fratello per lei, e ti posso garantire che per lui è lo stesso. E se io le voglio tanto bene, è anche per tutte le chiamate che mi ha fatto per lui, per tutte le volte che ha insistito per chiamarmi quando ero a Tokyo e lei voleva che io parlassi con lui… e per tutto il bene che gli vuole. Cristina è un po’ la sua mamma, come io con George, e Lor non sarebbe la persona che è se non ci fosse stata lei.”
Matias sospirò profondamente, ma poi disse “…è che io sono un disastro con le donne, sempre. Le scelgo sempre male e faccio certi casini.”
“Hey, lo stai dicendo a me? Ad Inverness si parla ancora di quando sono scappata di casa in pantofole e con due cani” rispose Alice ridacchiando “ma ora vai a parlarle dai…”
Mat sbuffò e seguì Alice, cercando di non sembrare troppo nervoso. La trovò sui divanetti a chiacchierare con Lor che aveva Sophie sdraiata addosso e Alice decise di lasciarli soli.
“Alice mi ha spiegato perché sono un coglione…” le disse serissimo, con occhi tristi e Cristina scosse solo la testa dispiaciuta.
“Mi dispiace Cri…” le sussurrò piano e lei si strinse nelle spalle e sussurrò solo “anche a me. Forse dobbiamo andarci piano. Insomma è iniziata da poco e già facciamo queste scene…”
“Ti ho detto che mi dispiace, Crì…” sussurrò lui pianissimo, ma aveva capito che lei ci era rimasta troppo male e aveva deciso di allontanarlo, solo che non sapeva cosa dirle per convincerla a non farlo.
“Anche a me, ma non posso permettermi una cosa del genere. Non mi piacciono le accuse false e crudeli, e ho davvero troppi problemi per preoccuparmi di queste sciocchezze false. Sono incinta, sto per diventare una madre single e forse siamo francamente in momenti troppo diversi delle nostre vite per poterci capire. Amici come prima, ok?” sussurrò lei pianissimo, e il cuore di Mat si spaccò in mille pezzi, mentre lei reprimeva le lacrime.
   “Amici…innamorati?” sussurrò con un filo di fiato, e Cristina tremò letteralmente e non riuscì più a reprimere le lacrime. Mat la strinse forte, allora, e le sussurrò “…oppure potremmo fare finta che tu non mi piaccia tanto da rendermi un ragazzino insicuro e tremante, e magari funzionerebbe anche, ma ne varrebbe la pena?”
“Non lo so, dammi tempo…” sussurrò lei pianissimo e lui annuì e basta, e rimase da solo a fissare le stelle.
Nota:
Ciao a tutti, sorpresa! Non so se vi aspettavate un aggiornamento così presto. Allora...che ne pensate di questo capitolo? Voi credete all'amicizia tra uomo e donna? Siete dispiaciuti per Mat e Cristina? Li volete insieme? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 22
*** Capitoli 26, 27 e 28 ***


Capitolo: storie d'amore
E poi, un giorno come tanti, mentre Ai e Lor erano impegnati a fare il bagno con i gemelli, successe. Steven era stanco di parlare di noiosi fumetti di cui non gli importava nulla e di videogame, così senza pensarci più di tanto rubò a Beatrice un bacio bellissimo, che la paralizzò totalmente.
“Adesso sei la mia ragazza…”le sussurrò pianissimo, e la piccola Dubois letteralmente esplose di felicità. Erano in viaggio da qualche giorno ormai, e le cose andavano sempre meglio: la sua famiglia era super felice, lei era innamorata e adesso aveva scoperto che quel folle ricambiava i suoi sentimenti. Era una specie di sogno, se solo quel dannato Tom si fosse fatto gli affari suoi sarebbe stato tutto perfetto.
Il brunetto, però, non ci stava a cedere Beatrice senza lottare, e non amava assolutamente quel tizio melenso che l’aveva puntata dal primo istante, così non faceva che metterlo in difficoltà per smascherarlo davanti a lei, ma per ora Steven sembrava senza macchia e tutti i tentativi di Tom finivano con un buco nell’acqua.
“Le sembri solo antipatico, se continui così…”gli disse Bella serissima, perché voleva davvero aiutarlo, ma lui scosse solo la testa e le disse che era certo che quel tizio la stesse prendendo in giro.
Bella e Mya sorridendo gli spiegarono che avrebbero vigilato loro sulla loro cuginetta, e Tom si spazientì soltanto e rimase a fare le sue ricerche online.
Anche Mat e Cristina, nel frattempo, continuavano a comportarsi da ragazzini. Lui la fissava contrito e cercava in mille modi di attirare la sua attenzione, ma lei era molto rigida e malgrado tutti i tentativi di riconciliazione proposti da Lor, aveva deciso di prendersi un po’ di tempo. Aveva sempre avuto uomini stronzi che la trattavano malissimo, e si era lasciata andare con Mat proprio perché lui sembrava uno che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma adesso era terribilmente confusa e anche pentita di essersi lasciata andare con un uomo che le urla contro per così poco.
Rimasero entrambi in disparte, Matias incredibilmente triste e Cristina molto a disagio, perché quel gruppo di amici non le apparteneva e le sembrava che quasi tutti ce l’avessero con lei per aver spezzato il cuore a Matias, anche se non era assolutamente così. Lor era ovviamente con Ai, e giocava con Sophie a qualcosa, quindi si sentiva tagliata fuori.
“Insomma ma questa storia di Dug e la giapponese la dobbiamo prendere in considerazione sul serio?” chiese George ad un certo punto, provocando un’accesa diatriba sul senso dell’amore e dei sentimenti.
Lor rispose subito “…mah, Mike e Roy dicono che è fuori di testa, ma la verità è che gli è sempre piaciuta da morire. Penso sia l’unica donna con cui l’ho visto sorridere, oltre alla stronza, ovviamente.”    
“…ma non hanno mai neanche fatto sesso!”ribattè Jordan divertita. Mat si sentì morire per quella stupida frase, e disse piano “…come se non ci si potesse innamorare di una persona anche solo parlando e tenendole la mano…”
Cristina fu letteralmente travolta da un uragano, perchè le parole, lo sguardo e il tono di Matias, dimostravano che ci stava male da morire per lei, e le venne fuori un sorriso tenerissimo.
“…beh io concordo” rispose George con un sorriso dolce e quando Lor iniziò a prenderlo in giro, rispose “…guarda che non tutti riescono a portarsi a letto la donna che amano dopo una settimana. Aine era convinta che volessi solo quello, perciò mi ha fatto aspettare otto mesi anche solo per vederla in reggiseno”.
“Io ci ho messo anni per avere la mia Alis, altro che una settimana…” rispose languido, ma lei ridendo puntualizzò che erano passati anni solo perché non si erano visti in quel periodo.
“Se non fossi stata in Giappone e tu in giro per il mondo, col cavolo che passava tanto tempo. Tu sei un dannato seduttore…” disse ridendo, e lui sorridendo le baciò la spalla sussurrando “touchè, ma comunque di momenti senza sesso ce ne sono stati tanti, e non mi sembra di essermi smosso più di tanto…”
“Ti stai lamentando pubblicamente?” chiese Alice incredula, ma lui ridendo scosse la testa e rispose “diciotto mesi tra la gravidanza di Sophie e quella dei gemelli. Più tutti quelli per Bibi…e parlo di astinenza totale, perché con le ultime due gravidanze il rischio d’aborto era parecchio alto e non potevo neanche baciarla un po’ di più perché rischiavo di farle contrarre l’utero e non si poteva. Quindi, caro dottor Dubois, parliamone dopo che hai aspettato quasi due anni, eh…”
“Dovremmo farti una statua per aver rispettato tua moglie incinta dei tuoi bambini?”ribattè George divertito, ma Lor lo insultò un po’, prima di concludere con “l’amore aspetta, se c’è da aspettare…”
“…Sì e poi diciamocela tutta Georgie: se non l’avessi chiamata Annie per il primo mese, probabilmente saresti riuscito a sedurla prima!” aggiunse la nostra ragazza di Tokyo, rimproverandolo bonariamente, ma lui sorrise e stringendosi nelle spalle rispose “Hey, è un nome terribilmente difficile il suo.  In più, ogni volta che la vedevo all’inizio ero quasi sempre sbronzo, quindi…”
“Quindi ti ha messo in attesa e ha fatto più che bene! Mi piace davvero questa futura Dubois. Ogni volta che ne parliamo, aumento sempre il valore del regalo che voglio farle per il matrimonio…” rispose Lor, che era rimasto molto impressionato da tutti i complimenti che quella ragazza gli aveva fatto, e la adorava anche solo per aver detto che lui era meglio di Toshio.
“Io sono sempre stata contraria a queste torture sadiche, e non ho mai capito il senso di costringere un uomo a soffrire le pene dell’inferno solo per dimostrare che gli piaci tu e non il tuo corpo…” commentò Jordan, ma Mat sussurrò “…è molto semplice in realtà: se ami una persona davvero, non è detto che la cosa che tu voglia più di tutto di lei debba per forza essere il suo corpo. Magari sei innamorato delle piccole cose, come il sorriso che ti fa quando i vostri occhi si incontrano, il suo indice che tormenta le tue dita e anche solo il modo in cui sussurra il tuo nome, come se fosse una dolcissima carezza. Magari del suo corpo non ti importa molto, o meglio ti importa, lo vorresti, ma non è la cosa che ti manca di più di lei quando sei a letto e provi a pensarle per addormentarti…”
Tutti i nostri amici reagirono alle parole di Mat: Ai e Lor fissarono Cristina con molta tenerezza, ma lei era quasi in lacrime e decisero di non dirle nulla. George, invece, andò a mettere una mano sulla spalla al povero Mat e gli sussurrò piano “ottima mossa davvero…” fingendosi molto contrito.
“La cosa che mi mancava più di mia moglie era il suo odore. Ricordo di aver addirittura iniziato ad usare il suo shampoo ad un certo punto…” sussurrò Lor sorridendo, e lei ricambiò il sorriso, ma stava per dire che non ci avrebbe mai creduto, quando lui aggiunse “…e il suo calore. Per anni ho pensato che si morisse di caldo nella mia stanza da letto, per anni ho dormito praticamente nudo perché il mio letto raggiungeva temperature altissime, ma poi la notte in cui Ai è andata via, mi sono accorto che faceva un freddo terribile in quella stanza. Così ho capito che era lei a scaldarmi l’anima, oltre che il letto…”
Ai lo baciò e basta in risposta a quella frase, e solo dopo molto tempo riuscì a dire “…e adesso non solo hai vinto tua moglie, ma anche altri due piccoli rossi che ti occupano il letto e non dormono mai…”
“E non potrei essere più felice, Alis…” le sussurrò in risposta sorridendo. Chiacchierarono ancora per un po’, ma poi decisero di andare a dormire e per un attimo Mat rimase da solo, sdraiato su un divanetto a fissare il cielo. Aveva detto tutto quello che aveva da dire, e lei aveva anche sorriso, ma non sapeva se gli avrebbe permesso di riavvicinarsi o meno, e questo lo stava uccidendo.
“Non vai a dormire?” gli sussurrò una voce dolcissima, con un marcatissimo accento francese, e lui si sentì morire.
“Non ancora…” sussurrò sorridendole e lei si sedette accanto a lui sul divanetto con aria preoccupata.
“Quello che hai detto prima è davvero molto bello. Mi chiedevo se, per caso, ci fosse qualcosa riferita a me…” aggiunse, con enormi occhi castani languidi e lui iniziò a ridere forte e accarezzandole la guancia rispose “qualcosa? Per caso? Era tutto per te Cristina…”
Le prese la mano ed iniziò una lunghissima confessione.
 “Vedi Cri…io sono sempre stato un po’ invidioso di mio fratello, lo ammetto. Lo adoro, è tutta la mia famiglia, ma è un uomo migliore di me, e non possiamo negarlo. Lui è quello carismatico, quello bello, quello che ha tanti amici, ed io sono…beh un nerd sfigato che fino a pochi anni fa aveva solo suo cugino come amico. Lui ha sposato il suo grande amore, la donna che farebbe ogni cosa per lui, ed io invece ho incasinato tutto” le disse, con enormi occhi languidi, e lei sbuffò soltanto.
“…incasino sempre tutto, ad essere sincero, e questo è il motivo per cui mi sono ingelosito. Perché la verità è che io non riesco a capire come una donna stupenda come te possa anche solo pensare di volermi baciare. Perciò per un attimo hanno vinto le mie paure e le mie insicurezze, e ho fatto una scena da idiota, ma ormai è passata una settimana.”
Cristina rimase molto perplessa e lui si avvicinò e con il cuore in gola, le sfiorò le dita e sussurrò “Non ti chiedo di dimenticare quello che ho fatto, perché penso sia stato troppo imbarazzante anche per te, ma questo sbaglio non mi definisce come persona. Perciò volevo chiederti se ti andrebbe di provare a vedere se, dietro a questo errore, ci potrebbe essere qualcosa che ancora ti piace di me?”
 “ Sì, ok posso passarci sopra, ma com’è possibile che tu mi ami dopo così poco? Insomma è poco più di un mese che ci conosciamo…” sussurrò preoccupata, ma Matias capì il senso reale della sua frase: Cristina aveva bisogno di sentirsi dire che i suoi sentimenti erano sinceri, così lo fece. La prese tra le braccia e le chiese di appoggiare le mani sul suo petto, bisbigliando soltanto “lo senti? Vedi che effetto fai a questo mio povero cuore? Ho provato a spiegargli che è presto, che non è il momento giusto, ma a lui sembra davvero non importare e risponde sempre così quando sente il tuo nome, o la tua voce, o la tua risata.”
“E come facciamo a farlo tranquillizzare?”bisbigliò appena, occhi negli occhi con lui e mortalmente emozionata, ma Mat si strinse soltanto nelle spalle e sorrise.
“Magari…se gli regalassi questo mio corpo che dice di non volere, si tranquillizzerebbe, non pensi?”
“Penso che scoppierebbe in realtà…” sussurrò con un filo di voce, ad un millimetro dalle sue labbra, ma poi baciandola aggiunse “…però possiamo provare” e lei si mise a ridere forte baciandolo.
E così quella notte mentre Beatrice svegliava la madre per raccontarle di avere un fidanzato, Matias e Cristina finalmente si amarono. Si lasciarono andare lentamente, dolcemente e con il cuore in gola ed entrambi lo adorarono.
“Ti amo…”sussurrò pianissimo Cristina, all’apice del piacere e lui le rispose soltanto “anche io” affondando le labbra nella sua pelle.


Capitolo: genitori


“Sarai una madre bellissima, e sicuramente tanto dolce e bravissima…” sussurrò Mat stringendo la sua Cristina tra le braccia. Era alle sue spalle e la teneva tra le braccia, accarezzandole la pancia e per un attimo entrambi si sentirono felici come non lo erano da tanto tempo.
“Oh proprio no! Insomma non riesco neanche a farmi ascoltare da Fred e George, sarò un disastro!” rispose ridacchiando, ma lui scosse soltanto la testa e le sussurrò “non vedo l’ora di vederti mentre lo stringi al petto…”e lei puntualizzò solo “…o la stringo al petto. Io spero sia una femmina” facendolo sorridere.
Parlarono di nomi, di vestitini e di mille altre cose, e Cristina versò anche un paio di lacrime spiegandogli perché non aveva preparato la stanzetta. Vedete, Cristina aveva partorito una bambina, pochi mesi che Alice desse alla luce Beatrice, ma purtroppo era nata morta e non avrebbe mai potuto dimenticare le lacrime versate nel liberare quella stanzetta.
“Compreremo tutto quando vi dimetteranno dall’ospedale, non è un problema…” sussurrò Mat commosso, e lei sorridendo si addormentò tra le sue braccia, pensando solo che sembrava essere tutto cambiato nella sua vita.
Mentre loro si amavano, la nostra coppia preferita era, invece, in fermento.
“E insomma ha un fidanzato, di nuovo?” ringhiò Lor scocciatissimo,  e Ai annuì soltanto.
“non mi piace la facilità con cui è passata da quello a questo…” aggiunse rigido, ma Alice ridendo rispose “non sei la persona giusta per giudicare le relazioni altrui, lo sai…” facendogli alzare gli occhi al cielo.
“…e questo è molto più grande, anche? Quanti anni ha?”
“Diciassette” rispose Alice, che si sentiva sotto inchiesta, ma Lor era davvero nervoso e molto serio. Ringhiò un po’ di imprecazioni in francese e scese dal letto, perché voleva andare ad affrontare questo tizio a brutto muso, ma Alice si mise davanti alla porta e disse solo “non, mon amour. Intimidire lui non è la strategia giusta. Invita Beatrice a cucinare domani, fate una cosa insieme da soli e parlate un po’ d’amore, vedrai che ti dirà lei cosa sta succedendo…”
Lor assecondò la richiesta di sua moglie, così mentre Ai leggeva i fumetti ai bambini, prese il cellulare per scrivere a Beatrice, e si accorse di avere ancora cinque messaggi di Vivienne. Non voleva essere scortese, ma lei non aveva preso bene la rottura e da qualche giorno non faceva che scrivergli e provare a chiamarlo a tutte le ore. Non lo aveva detto ad Alice, perché non voleva sciupare quel momento sereno, ma iniziava davvero ad averne le scatole piene, così senza neanche leggere quei messaggi la bloccò, e fu un enorme errore. Tutti quei messaggi gli lasciarono un senso d’inquietudine, ma quando Bibi gli disse che accettava di cucinare con lui la torta a sorpresa per la madre, tutto svanì.
“Che facciamo papà?” gli disse, con bellissimi occhi verdi luccicanti e Lor pensò “ti chiudiamo in un convento di clausura!” ma disse solo “ Je veux faire un gâteau…”
“Uhh un gâteau…”
Gli rispose allegra, e si misero subito a lavoro, ma Bibi notò che suo padre aveva qualcosa di strano, che la abbracciava come per dirle addio ogni volta che poteva e la fissava con occhi tristi, così disse “se hai domande puoi farne, eh…”
“Non ci hai fatto l’amore, vero?” le chiese serissimo e Beatrice rimase totalmente sconvolta, tanto da attivare involontariamente la funzione “turbo” del frullatore e spargere albume ovunque.
“Ma sei impazzito?” gli ringhiò con guance rossissime, e lui le sorrise con molta tenerezza e rispose “…mi hai detto tu che potevo fare domande”
“Domande tipo: come stai? Ti piace qualcuno? Sei stanca? Hai messo la protezione solare? Non una cosa del genere!” ruggì con le guance livide e lui alzò soltanto le spalle e rispose “ok, allora facciamo così: tu mi parli di lui e io ti mostro una cosa speciale che non deve sapere nessuno al mondo…”
“Non c’è molto da dire: ci conosciamo da poco e mi ha chiesto di essere la sua ragazza…”rispose cercando di sembrare molto tranquilla, ma Lor si accorse che era agitata e le mise un dito sul naso per farla sorridere.
“E ti ha baciata…” chiese serio, ma Beatrice non dovette rispondere, perché glielo lesse in viso.
“C’est bien, lo posso accettare. Però digli che deve tenere le mani dietro la schiena o giuro su Dio che lo lancio in acqua e lo lascio annegare…”
Beatrice lo abbracciò ridendo, e Lor baciandole la spalla sussurrò solo “…ti adoro mia piccola” ma lei decise di incasinare le cose, così gli ricordò che le aveva promesso un segreto, e Lor s’illuminò.  Controllò che tutte le finestre e che la porta della cucina fossero chiuse e poi dalla giacca da chef tirò fuori una scatolina e lanciandola a Beatrice sussurrò “domani attracchiamo in una bellissima cittadina medievale, ed io ho un piano fantastico per darle questo…”
Beatrice si portò una mano alla bocca per la sorpresa e quasi commossa chiese “ma è un anello di diamanti? Vuoi chiederle di sposarti?” e lui annuì soltanto con il suo solito sorriso da seduttore. Era sicuramente presto, ma Alice avrebbe accettato e per la prima volta avrebbero fatto le cose come si deve e il cuore gli tremava un po’ all’idea di farle quella proposta.
Capitolo: una piazzetta
Lor aprì gli occhi quel giorno nervoso e parzialmente emozionato, ma aveva mille cose da sistemare, così fuggì sul ponte della nave a dare ordini ad un po’ di gente. E poi, mentre scherzava con Cristina, giunse Mat che gli chiese di parlare da soli, ma con fare tanto serio da spaventarlo.
“Mi ha scritto Vivienne. Dice che è l’ultimo tentativo che fa prima di comporre direttamente il numero di Ai…” confessò contrito e Lor pensò solo “cazzo, non oggi!” ma annuì e disse a Mat che l’avrebbe chiamata subito.
“Finalmente…” rispose spazientita, ma Lor iniziò ad alzare la voce. Le disse che doveva lasciarlo in pace, che gli stava facendo stalking, che era una matta, ma lei scoppiò in lacrime e lui pensò solo “fantastico” perché si sentì un mostro.
“Ho un ritardo Lo…per questo volevo sentirti. Penso di essere incinta e sono stata solo con te…” bisbigliò a pezzi, ma a lui venne quasi da ridere. Era capitato altre due volte che lei facesse la stessa scena, che gli dicesse di avere un forte ritardo, ma poi puntualmente le era arrivato il ciclo, così Lor aveva imparato a non dare mai troppo peso a quelle sue farneticazioni. Inoltre il caro Dubois non aveva mai avuto rapporti non protetti con una donna che non fosse sua moglie, proprio per scongiurare questo rischio. Glielo disse per calmarla, e la invitò ad andare dal medico, perché le avrebbe detto che per la terza volta in quell’anno era un falso allarme. Vivienne, però, era terribilmente intenzionata ad usare la cosa per farlo riavvicinare a lei, così inventò che il suo medico era in ferie e che avrebbe voluto andarci con lui.
“…perché sei tu il padre…” aggiunse in lacrime, ma Lor ridendo rispose “è impossibile Vivi. Non esiste in nessun universo che con quello che abbiamo fatto tu possa essere rimasta incinta. Fidati: ho quattro figli, ho imparato…”
“Le precauzioni falliscono Lor…”rispose disperata e lui era mortalmente tentato di dirle che era letteralmente impossibile, ma capì che l’unico modo per tenerla buona sarebbe stato quello di accompagnarla dal medico, così le disse che lo avrebbe fatto una volta rientrato dal viaggio in barca e lei si illuse di poterlo riavere nella sua vita. Eppure finita quella telefonata Lor tornò dalla sua famiglia sereno. Trovò Alice con i gemelli al tavolo della colazione e per un attimo gli venne voglia di confessare, ma non lo fece. Si sedette tranquillo e la prese in giro per il suo costume come sempre, ma quel giorno Alice aveva deciso di vendicarsi, così dopo colazione andò ad indossare il suo nuovo costume striminzito e rientrò fin troppo sexy, al punto da convincere Lor a requisire il piccolo motoscafo che generalmente usavano per andare a pescare, per stare da solo con lei in mare.
Era tutto perfetto, o almeno così si sentiva Alice, che era felice come non si era mai sentita.
“Ma poi torniamo direttamente ad Inverness o vuoi andare a Nevers prima?” gli chiese, stringendolo forte al petto e Lor sorridendo le rispose solo “…devo sbrigare le ultime questioni a Nevers, beccarmi altre due maledizioni da parte di mia nonna che mi accusa di aver distrutto il patrimonio di famiglia e qualche altra cosina, ti scoccia?” rispose, un po’ teso perché stava volutamente tacendo della visita medica di Vivienne, ma lei rispose molto tranquilla che voleva solo saperlo per gestire le cose da fare.
E così giunse la sera, attraccarono in un enorme porto e Lor bellissimo e con le mani tremanti per l’emozione la condusse in vespa in uno splendido ristorantino molto intimo. Alice non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma sia Cristina che Beatrice avevano insistito affinché si facesse più bella possibile, e lei le aveva mentalmente ringraziate quando se l’era trovato davanti, perché era rimasta letteralmente tramortita dalla bellezza di lui.
Fu una serata favolosa, e la passarono a chiacchierare di mille cose. Lor ad un certo punto posò la vespa e le chiese se le andava di fare un giro per la città, e lei accettò, anche se maledisse la sua scelta di calzature, perché indossava un tacco particolarmente alto, che s’incastrava tra i sassi del pavimento, facendola cadere ogni secondo.
Eppure lui era molto strano, e Alice proprio non riusciva a capire. Sembrava nervoso, distratto, preso da altre cose e lei pensò solo che stesse pensando ai problemi lavorativi, ma non era così.
Si ritrovarono improvvisamente in una piazzetta meravigliosa, con pochissime persone in giro e un musicista che suonava, senza essere ascoltato da nessuno.
“Adoro questa canzone…” sussurrò Alice piano e lui le offrì il braccio per chiederle di ballarla e sussurrò piano stringendola “lo so. Io so tutto di te, Alice Mac Neil. So che fai finta di amare solo il rock, ma segretamente impazzisci per la musica romantica. So che ti piace la pioggia, che dormi con la coperta anche d’estate, perché malgrado tu sia sempre bollente, ti senti più sicura se sei coperta.”
Lei rise soltanto, ma lui stringendola al petto continuò “…so che ami quando ti mordo le labbra e detesti quando ti chiediamo mille volte la stessa cosa. So che, anche se non lo ammetteresti mai, hai un cuore grande e che forse io ho preso un po’ troppo posto in quel cuore…”
“Che cosa ti prende Lor? Hai qualche dubbio su noi due?” sussurrò pianissimo, perché era preoccupata per quel suo strano modo di fare assente, ma lui iniziò a ridere fortissimo e le disse “…e so anche che non capisci mai un cavolo, sacrè. No, Alis, Marie Mac Neil non sono qui per esprimere dubbi, ma perché nella vita ho una sola, incrollabile, certezza: tu…”
Alice lo fissò molto perplessa in quel momento, ma lui lo fece: si inginocchiò sui ciottoli della piazza e abbassando lo sguardo disse solo “lo so che è presto, ma noi sappiamo di amarci e sappiamo che funziona tutto tra noi…” e con mano tremante le porse la scatolina sussurrando appena “Kekkon shite kudasai?”
“E che diavolo significa?” chiese Alice sconvolta, completamente in preda ad un milione di lacrime, ma lui alzò lo sguardo e disse “Ho pensato che dicendotelo in giapponese avresti apprezzato, mia ragazza di Tokyo. Ma te lo ripeto: Veux-tu m’épouser, Alis?” e lei fece per rispondere, ma il suo tacco incastrato in un ciottolo le fece un brutto scherzo, così riuscì a dire solo “Lor…” prima di finire con il sedere per terra.
E così, mentre Lor si accertava che lei stesse bene, finirono per un attimo occhi negli occhi, entrambi per terra, e Alice sussurrò “sì, voglio essere tua moglie ancora Lor Dubois” un secondo prima di perdersi in un lunghissimo bacio con lui.
“O almeno credo che tu mi abbia chiesto questo, perché lo sai che neanche in francese sono così brava e quando sussurri in quel modo ho un po’ di problemi…” rispose ridacchiando, ma lui scosse solo la testa e le disse “ho preparato la torta con Bibi per festeggiare insieme alla nostra famiglia, che ne dici andiamo a fare l’annuncio?”
Alice annuì e zoppicante si avviò sottobraccio con lui. E così passarono la serata con tutta la loro famiglia, festeggiando la ragazza di Tokyo e il suo  francese, che per l’ennesima volta avevano deciso di provare ad amarsi, e ridendo anche del fatto che Ai fosse finita con le mutande all'aria nella piazza principale di un paesino storico.
Nota:
Ciao a tutti, perdonatemi per l'attesa, ma le vacanze mi hanno completamente risucchiata. Vi sono mancati i nostri matti?Spero di essermi fatta perdonare con questi tre capitoli. Allora vi sono piaciuti Mat e Cristina? Bibi e il suo fidanzatino? E, ovviamente, vi è piaciuta la proposta di Lor? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 23
*** Capitolo 29: amici e accordi di pace ***


 
Capitolo: amici e accordi di pace
“Tu non sei contento…” sussurrò qualcuno alle spalle di George Dubois, e lui sbuffò soltanto molto forte.
“Io vorrei saperti serena Ai. Magari meno felice, ma serena e in pace…” rispose, mettendole una mano sulla spalla e lei sorridendo rispose “…ma lo sono” facendolo sorridere.
“ Tu non sei mai serena, Ai. A volte sei incredibilmente felice, altre volte sei a pezzi, ma serena mai. Mi fate paura voi due insieme, perché il ciclo è sempre lo stesso: amore folle, gioia e felicità alle stelle, piccolo momento di serenità, poi rabbia, odio e crisi. Mi piacerebbe che foste capaci di amarvi, anche un po’ meno, ma in modo stabile. Invece voi continuate con queste montagne russe emozionali che fanno soltanto male a te e ai tuoi figli…”
“Non stavolta Georgie, è diverso…”rispose con molta dolcezza e lui scosse solo la testa, ma sorridendo rispose “lo spero davvero Ai, ma mi sembra che stiate affrettando i passi ancora una volta, ignorando che quattro ragazzini morirebbero se tra voi due finisse ancora…”
“Pensi così male di me come madre?” sussurrò pianissimo, un po’ risentita, ma lui mordendosi le labbra le disse piano “…tu lo ami, più di ogni altra cosa. Non penso male di te, e penso che questa tua capacità di amare in modo così pieno e totale sia uno dei tuoi pregi migliori. Vorrei soltanto che per una volta tu mettessi te stessa prima di lui, e ti difendessi un minimo da questo amore. Non dico tanto, eh! Dico solo non correre da lui con il cuore in mano mentre gli arcieri lanciano le frecce infuocate…”
“Ma se corressi a zig zag? Sarebbe un buon compromesso?”rispose ridendo e lui commentò solo che almeno aveva imparato qualcosa dal Trono di Spade.
“Ci starò attenta, giuro Georgie…”sussurrò piano, prendendogli la mano e lui scosse soltanto la testa, ma poi le disse “Vuoi la verità? Mi fa paura ritrovarti come a Tokyo. Mi fa paura l’idea di ricominciare con le telefonate di ore su Lor, su tutto quello che fa e dice. E fa’ attenzione: non ho detto mi scoccia, ho detto mi fa paura. Perché ti sei consumata con questa storia del divorzio, e lo sappiamo tutti…”
“Ma noi non ci eravamo capiti Georgie, adesso è diverso. Abbiamo finito di fare cazzate, giuro!” gli disse cercando di convincerlo, ma lui scuotendo la testa rispose “fantastico, intitoleremo questa fase della vostra vita ‘Ai e Lor hanno finito di fare cazzate:dobbiamo crederci?’”facendola ridere.
“Io voglio bene a Lor, è al posto nove o dieci della mia lista…”le disse serio e Alice ridendo rispose “…almeno è nella top ten!”
“Ma tu sei al numero due, Ai. Tu e Jojo siete la mia famiglia. Lo sai che sei tu la mia seconda madre…”
“Sono più giovane di te, comunque…”rispose ridacchiando e lui mettendole la mano sulla testa rispose “…ti voglio bene Ai. E voglio bene anche a Lor, anche se molto meno. Farò il tifo per voi anche questa volta, ma se non dovesse funzionare, tu vieni via subito, capito? Non aspettare anni di silenzio e mutismo, per favore…”
“E tu pensa che questa volta funzionerà” gli rispose con enormi occhioni dolci e George fu costretto a chiudere l’argomento.
“…Va beh, almeno ti riavremo a casa. Farai da babysitter ai figli miei e di Aine…
“Al massimo farete voi da babysitter a Fred e George per regalarci del tempo da soli…” rispose Ai ridacchiando e lui rispose che ci poteva anche stare.
“…ma non osate fare altri figli, eh!” le disse minaccioso e lei ridendo iniziò a schizzarlo con lo champagne.
Il discorso finì perchè comparve Lor molto seccato e avvertì quei due che era stato battuto ai videogame. Era assolutamente contrariato, ma gli piacque vedere quei due che scherzavano.
“Beatrice era venuta a cercarti per sconfiggere l’ultimo mostro di un videogame, che pare essere imbattibile, e io le ho detto che potevo provare, ma mi ha massacrato in due secondi…”confessò molto risentito, ma Ai e George risero soltanto. Lor era da anni fuori allenamento, e quando glielo dissero lui alzò soltanto il sopracciglio.
“E comunque Beatrice è una gran figa, eh! Questa storia che li ha battuti tutti meno uno le fa molto onore…” concluse George serio, e Lor gli sorrise molto orgoglioso spiegando che era straordinaria.
 La cotta del povero Tom era ormai diventata amore definitivamente quando, parlando con Lor, Morice e Paul aveva menzionato questo videogame complicatissimo appena uscito e Beatrice gli aveva detto “oh sì, io aspettavo da giorni che uscisse per comprarlo, ma mio padre non ha voluto. Com’è?”
All’inizio si era preso gioco di lei, le aveva detto che era sicuramente troppo difficile per “una ragazza” e lei seccata aveva solo chiesto di poter provare. Le aveva ceduto il gioco ridacchiando spocchioso, mentre le spiegava che lui era un esperto, giocava da anni e non era neanche arrivato alla fine della prima missione, ma Beatrice aveva solo alzato il sopracciglio e gli aveva risposto “vediamo”.
“Mamy solo tu puoi…” disse Beatrice, che con i capelli incasinati e gli occhialoni da lettura sembrava davvero molto simile ad Alice, e Lor sorrise soltanto. I ragazzi presenti erano tutti muti e in contemplazione, perché Beatrice era più brava di ognuno di loro e questo li aveva lasciati senza parole.
“State davvero giocando da sei ore?” chiese Ai divertita, e Beatrice rispose “io sto giocando, loro guardano perché non sanno giocare” rendendo molto orgogliosi entrambi i genitori.
Neanche Alice riuscì a battere il super boss al primo colpo, ma ci riuscì al terzo tentativo, lasciando Paul a sussurrare che adesso il termine Milf aveva una nuova accezione.
“Dovrei chiedervi scusa…” disse Tom contrito a madre e figlia che festeggiavano allegre la loro vittoria. Beatrice offesissima intrecciò soltanto le braccia per ascoltare quello che aveva da dire, ma Ai gli disse che non era importante.
“Beh dopotutto è lei la proprietaria del posto dove ci alleniamo ai videogiochi da sempre…” concluse il piccolo Lor mettendo una mano sulla spalla alla sua zia preferita, che da sempre gli permetteva di allenarsi gratis, e fu allora che il povero Tom ebbe una sincope.
“Mio Dio io non ci posso credere. Pensavo che Ai stesse per Intelligenza Artificiale, non per una persona. Io ho passato più tempo all’Ai’s little place che a casa negli ultimi anni, sono sconvolto!”
Urlò felice, ma nessuno gli prestò particolare attenzione e lui decise di doversi scusare con Beatrice almeno, così fece una cosa speciale: Bibi adorava la sua maglietta con Link e Zelda, l’aveva colpita un sacco e così decise di regalargliela.
La trovò assorta a parlare con Mya e Bella e le disse solo “potrei avere un secondo?”scocciandola ancora di più. Beatrice era convinta che Tom detestasse lei e Steven, e non ci era proprio arrivata al fatto che lui avesse una cotta paurosa, così pensò che volesse rimproverarla ancora.
“Che cosa c’è adesso? C’è qualche altra cosa che non sono capace di fare secondo te?” gli disse ironica, con la stessa identica espressione di Alice seccata, ma rimase perplessa per il sorriso dolce di Tom.
“Volevo chiederti ancora scusa Beatrice. Avrei dovuto immaginare che una ragazza che conosce tutti i miei manga preferiti, che discute a cena di quale episodio di one Piece le piaccia di più e che citi a memoria Star Wars avrebbe potuto battermi anche ai videogiochi, ma non volevo credere che fossi davvero così…” le sussurrò molto piano, con infinita tenerezza e lei si sciolse e ricambiò il sorriso.
“Insomma sei perfetta Beatrice, ed io ti chiedo scusa per aver messo in discussione questa perfezione, ma non potevo crederci. E adesso che lo so…mi dispiace ancora di più che tu stia con quell’idiota…” concluse, senza fiato, ma lei si seccò e fece per andarsene, quando Tom le afferrò la mano e aggiunse “…questo è per te. Per chiederti scusa. Suppongo che se non posso averti nella mia vita come fidanzata, posso almeno chiederti di essere mia amica e compagna di campagne nei giochi di ruolo. Quindi…prendilo, e accetta le mie scuse…”
Beatrice rimase molto colpita dai modi di Tom, soprattutto per la sua dolcezza, e per un attimo notò che aveva straordinari occhi azzurri, ma poi si disse che lei era fidanzata con Steven, così accettò il dono e sorrise, chiudendo la questione.
Nota:
Ciao a tutti, come promesso ho deciso di dare priorità a questa storia finchè non sarà finita, quindi eccomi qui. Allora che ne pensate del discorso di George? Siete d'accordo? E Tom vi piace? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 24
*** Capitolo 30 e 31 ***


Capitolo: trois petites plumes.
Qualche giorno dopo la tregua tra Beatrice e Tom, la famiglia Dubois arrivò in un’altra cittadina super carina, e i ragazzi decisero di sbarcare per andare al mercatino cittadino. In realtà, ovviamente, la decisione fu di Bella e Mya, ma gli altri le seguirono pacificamente e solo Morice era davvero interessato a quel mercato, perché vendevano vecchi dischi e lui era un collezionista. Steven, però, rifiutò di seguirli e rimase in barca da solo. Rispose in modo molto elusivo a Beatrice che più volte gli chiese con molta dolcezza perché non andasse con loro.
“E’ tutto ok tra noi?” gli chiese, con occhi dolci, ma lui perse la pazienza e le ringhiò che lo soffocava e che era troppo appiccicosa, così la nostra Bibi con il cuore spezzato si allontanò, convinta di non volerlo sentire quel pomeriggio.
Si divertirono molto tutti insieme quel pomeriggio, e Beatrice prese una decisione che avrebbe spaventato a morte suo padre: c’era una donna che faceva disegni all’hennè, e lei decise di farsi disegnare una piuma sulla gamba, attirando la curiosità di Tom.
“Una piuma è un soggetto interessante…” le disse piano, cercando di non sembrare troppo interessato, ma lei ridacchiando rispose “Sono cresciuta in una famiglia in cui la piuma ha un significato speciale. Mio padre chiama mia madre “plumette” da tempo immemore e lo fa anche con me e Sophie quando è in vena di tenerezza. Quando litigano di tanto in tanto tira fuori una piuma di gabbiano e la posa sul tavolo o sulla scrivania della mamma. E a volte lo fa anche con me, ma solo quando sa di aver torto. Lo so, non sembra una cosa dolce, ma in qualche modo lo è. Lei sorride sempre come una ragazzina quando ne vede una. Anche quando siamo a Tokyo, per strada e magari siamo in ritardo dal dottore e poi se la prende con me. Dunque le piume mi hanno sempre fatto pensare a loro, anche perché entrambi ne hanno una tatuata sul braccio destro e fanno sempre molto i misteriosi a riguardo”.
“Un tatuaggio per lui, quindi…” sussurrò Tom sorridendo con molta dolcezza, ma Beatrice scosse la testa e sorridendo in modo limpido rispose “No, o meglio non solo. La piuma è parte della mia storia e della mia famiglia, ma non per questo deve significare solo quello. Io adoro gli uccelli e la libertà, e forse in questo periodo della mia vita ho bisogno di ricordarmi un po’ chi sono e di tirare fuori le mie ali…”
“E ne vuoi parlare, Beatrice Dubois?” le disse, con occhi straordinariamente languidi e Bibi onestamente moriva dalla voglia di parlarne con qualcuno, perché quando aveva accennato la cosa a Steven, lui le aveva risposto solo di “non farsi tante paranoie” e aveva ricominciato a baciarla, palpandole il sedere in un modo che aveva fatto morire d’imbarazzo la piccola Dubois, e l’aveva spinta ad inventare una scusa per allontanarsi con le guance livide.
“E’ che non so che fare…” sussurrò sconsolata, camminando per il mercatino con Tom e lui le prese pianissimo la mano e le chiese cosa la mandasse tanto in crisi.
“Sai chi è mio padre, no?”
Lui annuì soltanto con fare serio e Beatrice sconsolata rispose “Ecco. Ora tornerà in cucina, ma prima di farlo ha intenzione di girare per un po’ per l’Europa per ‘riprendere la mano’ dice lui. E vuole che io vada con lui, che studi cucina e che poi erediti il suo ristorante…”
“E tu odi cucinare?” le chiese con un sorriso, ma lei scuotendo la testa rispose “…io lo adoro. E’ il ricordo più felice della mia infanzia: io in cucina con papà di domenica mattina, che lo aiuto a preparare la pasta fresca e la torta.”
“Non capisco, allora…” sussurrò Tom pianissimo, sistemandole un ricciolo ribelle dietro l’orecchio e lei sbuffando aggiunse “…io amo cucinare, ma…non so se lo amo per mia scelta, o se mi hanno sempre spinto verso questa cosa ed io gliel’ho lasciato fare. Lo so è complicato da capire, ma sono confusa…”
“No, ho capito. Non sai se stai seguendo il destino che tu vuoi, o una strada che è stata tracciata per te e che ti hanno fatto credere di voler seguire…”
“Esatto!” rispose estremamente felice, perché per la prima volta aveva confessato quella cosa a qualcuno, e lui aveva capito perfettamente. Il fatto che quel qualcuno fosse estremamente carino, poi, era molto significativo, ma Beatrice decise di non dargli troppo peso.
“Ma ci sono altre cose che vorresti fare?” le disse con molta dolcezza e lei si strinse nelle spalle e rispose “ovviamente no. Sono brava solo nella cucina, e ho letteralmente gettato il mio primo anno alle superiori facendo una cosa che non mi piaceva per niente…”
“Beh ti piacciono i videogiochi e i fumetti, no? Potresti pensare di inserirti in quel settore, no?” suggerì, cercando di essere molto dolce, e riuscendoci benissimo, perché Beatrice iniziò a pensare che non fosse così stronzo come volesse apparire.
“Sì, così eviterei di seguire la strada di mio padre, per seguire quella di mia madre. Fantastico…” rispose sconsolata e lui annuì e basta.
“…il punto Beatrice, è che noi siamo necessariamente simili a loro, se loro ci hanno amato e cresciuto. Ti faccio un esempio, ok? Io amo i Led Zeppelin e David Bowie non…boh un gruppo pop qualsiasi degli anni ottanta, sai perché? Perché mio padre ascoltava a ripetizione “Stairway to heaven” e mia madre suonava sempre “Life on Mars?” al piano quando ero ragazzino. Se avessi avuto genitori fan di George Micheal, avrei ascoltato quello.”
Beatrice sorrise piano e pensò a quando sua madre le leggeva i libri e i fumetti da piccola.
“…e amo da morire tutti quei vecchi fumetti, perché mi ha trasmesso mio padre la sua passione. Poi, ok, è un ingegnere noiosissimo, ma tutte le fiere del fumetto fatte insieme, inevitabilmente, mi hanno segnato…”
“Sei molto legato ai tuoi?” sussurrò piano, molto intenerita da quel discorso e lui annuì sorridendo.
“Come te ho una miriade di fratelli minori, e mia madre continua a tormentarmi perché è terrorizzata che io abbia fatto scelte di vita sbagliate, ma siamo un po’ i Weasley, sai? Mille figli, non troppi soldi, ma tanto affetto e regole assurde tipo la messa della domenica. Un po’ come anche voi Dubois, ma senza la componente franco-nipponica, che è notevole…”
Beatrice rise fortissimo, ma lo trovò estremamente dolce per quel suo modo di parlare della sua famiglia. Chiacchierarono ancora per un po’ e Beatrice non si rese conto che erano rimasti parecchio distanti dagli altri, ma si sentì serena con lui. Tom, dal canto suo, era al settimo cielo: non avrebbe mai potuto immaginare di avere una chance per chiacchierare con lei, e ringraziò la sua buona stella che lo aveva convinto ad andare a quel mercatino, perché non voleva davvero farlo.
“E posso regalarti una cosa assolutamente insignificante, che ho preso prima perché mi ha fatto pensare a te? O Steven ci fa una scenata?” le chiese cercando di sembrare molto rilassato, ma Beatrice gli disse in mille modi che non serviva, che non avrebbe dovuto farlo. Tom le porse comunque un sacchetto, e lei sorrise trovandosi al collo una piccola piuma di colore fucsia.
“…ah allora ammetti che ami fare i dolci!” le disse ridacchiando, osservandola mentre studiava nel dettaglio una fetta di torta che avevano deciso di assaggiare. Beatrice, esattamente come suo padre, prima di mangiare una cosa impazziva per cercare di capire come fosse fatta. La scomponeva nella sua mente, cercava di rielaborarla, e questo gioco lo aveva sempre fatto con papà Lor, ma lei era diventata più brava di lui, perché aveva ereditato l’immaginazione della madre.
“Certo che lo ammetto. E immagina quanto ci starebbe bene un tocco di lampone. Piccolo, appena percettibile, una nota leggerissima che contrasta l’amaro del cioccolato…” rispose seria, immersa nelle sue meditazioni e Tom le sorrise in modo dolcissimo.
“Bea, per quello che vale, penso che tu debba davvero provare a seguire questa strada, perché sei una specie di Leonardo da Vinci delle torte…” sussurrò appena, toccandole il naso, e lei sorrise molto dolcemente e bisbigliò “magari proverò. Ma so che lo stai dicendo solo per avere torta gratis…”
“Tutta la vita…” rispose Tom ridendo e lei annuì compiaciuta, ma non potè rispondere perché si beccò in quell’istante un terribile rimprovero. Bella li aveva persi di vista, ed era morta di paura all’idea di dover confessare a zio Lor che le era sfuggita insieme ad un ragazzo.
“Dai non è successo nulla, stanno mangiando una torta, non hanno fatto sesso…” provò a dire Lor per difendere il suo migliore amico e sua cugina, e Bella annuì soltanto, ordinando a Lor quello che anche lei voleva mangiare. Rientrarono tutti insieme allegri, e Beatrice andò dritta in cucina dal padre che stava cucinando insieme ai gemelli e Sophie, ed iniziò a fissarlo con le braccia conserte.
“Che c’è Beatris?” le chiese in francese sorridendo, ma lei con lo stesso sorriso rispose “c’è che studierò pasticceria quest’anno, hai vinto” facendo scoppiare il cuore del povero padre, che poi però morì al pensiero che quella piccola piuma sulla gamba della figlia fosse un tatuaggio vero.
Capitolo: un amore finito
A pochissimi giorni dalla fine del loro viaggio, Beatrice si ritrovò in una situazione strana: era contesa apertamente tra Steven e Tom. Steven era molto espansivo, diciamo, ma stava chiaramente cercando di entrare maggiormente in intimità con lei. Tom, invece, non la toccava, ma l’aveva convinta ad iniziare il suo fumetto preferito, e lei se n’era letteralmente innamorata, perciò ne parlavano a tutte le ore e sembrava quasi che parlassero un linguaggio cifrato, che solo Alice e George erano in grado di decifrare, perché ovviamente loro conoscevano quel fumetto.
Lor odiava Steven, perché lo aveva beccato a mettere la mano sul sedere a sua figlia, e Alice aveva dovuto fisicamente trattenerlo, perché voleva solo spaccargli la testa. E pian piano anche Beatrice iniziò a non sopportare quella cosa. Steven non le parlava molto, non era interessato a quello che lei faceva, postava soltanto un sacco di selfie sui social e amava allungare le mani.
Beatrice glielo aveva detto, aveva trovato il coraggio di confessargli che non si sentiva a suo agio con tutta quella intimità, e lui aveva soltanto sbuffato, ma poi quando si ritrovavano vicini non era capace di tenere le mani a posto, e più di una volta Beatrice gli aveva detto di fermarsi e lui l’aveva ignorata, giustificandosi poi con un semplice “…mi stavi baciando, sembrava che volessi essere toccata…”.
“Io lo uccido, letteralmente…” ringhiò Tom, la sera in cui Beatrice molto risentita era andata a sfogarsi con lui. Aveva davvero esagerato, e lei aveva anche cercato di divincolarsi dalla sua presa, ma non ci era riuscita e lui aveva continuato a palparla sotto la gonna, fino a quando lei non aveva davvero urlato.
“Dice che tra tre giorni il nostro viaggio finirà e saremo costretti ad avere una storia a distanza, perciò vuole godersi tutto il tempo che possiamo passare insieme, ma…” confessò Beatrice con le guance arrossate e Tom concluse con “…ma è un porco disgustoso che sta cercando di fare sesso con te prima della fine del viaggio, è evidente!”
“Adesso non esagerare. Lui mi ama, forse è normale che desideri stare con me, prima di avere un rapporto a distanza…”sussurrò Beatrice pianissimo, ma lui era letteralmente fuori di sé e infilò la famosa pulce nell’orecchio della sua amica.
“Guarda, senza voler parlare del fatto che legalmente se una donna ti dice di no e tu continui si chiama molestia, senza voler menzionare il piccolo dettaglio rivelatore, cioè che quando vuoi bene ad una persona non ti dovrebbe neanche passare per la testa di metterla anche solo a disagio facendo il polpo, ti sei mai chiesta perché un uomo che, come dici tu, ti ama, non abbia neanche una foto con te nei suoi profili social, che pullulano di ragazze?” le disse furioso, e Beatrice arrossì. Se lo era chiesto, e aveva provato a chiedergli di fare delle foto insieme, ma lui aveva negato decisamente, spiegandole che aveva troppe follower innamorate di lui, e che dunque le avrebbe perse quasi tutte se si fosse presentato con una fidanzata.
“Ah che bella spiegazione del cazzo!” ringhiò Tom furioso e Beatrice rispose piano “…non ha mai convinto neanche me questa cosa, ma non si può forzare chi ami…”
“Ah però lui può provare in ogni modo a toglierti le mutandine e chiamarlo amore, giusto?”
“Tommy smettila…” sussurrò Beatrice in lacrime, ma lui era furioso, così le voltò le spalle e decise di affrontare Steven direttamente.
Lo raggiunse sui divanetti, dove stava scattandosi foto dei suoi addominali chiacchierando con Paul, e gli disse a brutto muso “…o impari a tenere le mani a posto, o giuro che ti spacco quel faccino perfetto che ti ritrovi…”
Lor pensò che avrebbe voluto dirgli esattamente la stessa cosa, e sorrise osservando la scena da lontano, perché voleva evitare che si facessero male.
Steve iniziò soltanto a ridere e gli rispose “…quanto ti rode che voglia essere toccata da me e non da te, eh?” spingendolo a scattare in avanti per spaccargli la faccia.
Eppure Paul lo trattenne e in quel momento giunse Beatrice, che mortificata provò a mettere pace tra i due e la questione sembrò finita lì per qualche ora.
“…ce lo spieghi come mai non puoi postare le foto con Beatrice, ma fino al giorno prima della partenza avevi il profilo pieno di foto con Julia, che sul suo profilo continua a chiamarti ‘il suo amore’?”ruggì Bella, che allarmata dalle parole della cugina aveva fatto una piccola indagine, ed era stata persino più brava di Tom, che pensò soltanto di aver cercato male.
“…è semplice: Julia è la mia ex” rispose Steven, seccato da quella stupida domanda, ma Bella ridendo rispose “…e lei lo sa di essere la tua ex? Perché ieri sera ha postato questa foto che le hai inviato, scrivendo solo ‘mi manca il mio grande amore’”.
Steven sbuffò, e rispose che al massimo doveva delle spiegazioni a Beatrice, non a loro, eppure la sua fidanzata rispose serissima “non mi serve nessuna spiegazione, è finita” lasciando tutti di stucco per la sua freddezza.
“Dai gattina…”le disse, provando a toccarla, ma Beatrice gli sferrò un colpo sulla mano e ruggì “è finita, non ti avvicinare mai più a me…” rendendo tutti molto orgogliosi di lei. Soprattutto suo padre, che era letteralmente in estasi perché finalmente si era liberato di quell’idiota che la palpava.
“…Io faccio il tifo per Tom, mi sembra simpatico e carino…” commentò Alice e George rispose solo “…somiglia a Charlie, no? Conoscendo le Mac Neil, lo sceglierà come migliore amico…” e Alice rise soltanto, ma non si accorse che il suo Lor iniziava ad essere particolarmente nervoso in quei giorni. La motivazione, ovviamente, era quel segreto che non le aveva confessato, che stava diventando ogni giorno più fastidioso.
Nota:
Ciao a tutti, allora vi piacciono le avventure di questi piccoli Dubois? Che ne pensate? E soprattutto: come si evolverà la storia del segreto di Lor? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 25
*** Capitolo 32: i figli di Lor ***


Capitolo:
E giunse il giorno della fine delle vacanze per la famiglia Dubois. Beatrice salutò un po’ triste Tom, ma si accordarono per rivedersi all’ Ai’s little place, una volta tornati tutti ad Inverness. Dug annunciò che prendeva un aereo per Tokyo, per passare qualche settimana “di vacanza” lì e Alice ne approfittò vergognosamente, chiedendogli di aiutarla con il trasloco. Mat e Cristina decisero di sistemare le ultime cose nelle rispettive residenze, per poi tornare anche loro ad Inverness. Cristina non ne era certissima, ma Matt voleva stare con i suoi quattro ragazzi e lei decise di provare a fare questo sacrificio.
Ai tornò a Nevers tranquilla, sicura che le cose fossero ormai tutte risolte, e lasciò a Lor tutto il tempo che serviva per sistemare le ultime faccende. Era molto serena, i suoi figli erano più tranquilli e questo le riempiva il cuore di gioia.
Lor, invece, appena atterrato decise di organizzare questo incontro con  Vivienne, che stava davvero dando di matto. L’invitò a prendere un caffè in un piccolo bistrot della piazza che lui amava, perché voleva evitare scenate, ma fu uno sbaglio.
Vivienne furiosa iniziò a gridargli contro, senza preoccuparsi di nulla, e a nulla valsero i suoi tentativi di calmarla. Continuava a ripetere “è tuo figlio Lor Dubois, e tu ti rifiuti persino di venire a vederlo. Sei un padre pessimo ed io ti farò causa…”
Lor pensò soltanto che evidentemente la poverina aveva avuto un esaurimento, perché era normale prima della loro rottura. Certo, questa cosa della gravidanza l’aveva sempre avuta, ma non aveva mai dato così di matto. Si sentì in colpa e provò a calmarla con molta dolcezza, così le prese la mano con la destra e accarezzandole la pancia con la sinistra sussurrò “sono qui Vivi. Andiamo dal dottore e se serve mi occuperò di te e di questo bambino…”
“Fantastico…” sussurrò una persona alle sue spalle, e Lor girandosi impallidì perché Alice aveva le lacrime agli occhi.
“Ai…” sussurrò piano mortificatissimo, perché si aspettava una scenata, ma lei afferrò una sedia e schiarendosi la voce chiese a Vivienne “…hai un ritardo?” ignorando totalmente Lor.
Era furiosa e terribilmente ferita. Era andata in quel bistrot per prendere i biscotti preferiti di Lor, perché voleva coccolarlo e lo aveva visto subito con la sua segretaria, ma non aveva pensato che potesse esserci qualcosa di sospetto. Aveva chiesto al barista di affrettarsi con il caffè, perché non voleva disturbare la loro riunione di lavoro e non voleva sembrare una  moglie paranoica che insegue il marito, ma poi le parole di lei l’avevano raggiunta ed il cuore di Alice si era letteralmente spezzato. Doveva cercare di stare calma e cercare di capire cosa stesse succedendo alla vita di Lor e alla sua, così ignorando il mostro che le stava divorando il cuore, interrogò quella donna molto serenamente.
Vivienne non si aspettava quella reazione da Alice, ma rispose a tutte le sue domande cercando di sembrare più razionale possibile, ma non fece bella figura. Lor provò in mille modi a parlare, a farsi ascoltare dalla moglie, ma lei lo zittì, perché voleva sentire prima quello che aveva da dire la donna.
“…quindi non hai un ciclo regolare, hai un ritardo e l’ultimo vostro rapporto risale a due mesi fa, giusto?” chiese Alice molto serena ma anche terribilmente rigida, e Vivienne annuì e basta.
“Beh e cosa dice il test?” chiese, molto seria e Lor sorrise. Non gli aveva permesso di parlare, ma era evidente che non avesse comunque creduto alle parole di Vivienne, e questo lo tranquillizzò.
“Non l’ho fatto ancora, aspettavo Lor, volevo farlo con il padre…” sussurrò appena, ma Alice sforzandosi di stare calma rispose “…beh stiamo parlando del nulla, allora. Prima di accusare qualcuno di essere un cattivo padre, bisognerebbe essere certi che ci sia un figlio in ballo, direi…”
Fu incredibilmente rigida, ma calma e Lor le prese solo la mano e sussurrò “…appunto, è impossibile che lei sia incinta…”
“Questo ce lo dirà il test…” rispose Alice severa, e lasciando la mano di Lor aggiunse “andiamo?” facendo impallidire Vivienne che non si aspettava un epilogo del genere. Provò a dirle che voleva condividere un momento del genere da sola con Lor, che era una cosa intima, ma Alice la fulminò con lo sguardo e ridendo rispose “oh te lo scordi. Io ci sono troppo dentro per lasciarvi soli a fare questa cosa. Se sei incinta, i miei figli avranno un fratello o una sorella illegittima, e questo impatterà sulla nostra vita in maniera inevitabile…”
“Ai non è incinta, dai. E’ solo un po’ esaurita. Non avrò un figlio con un’altra, non sarei mai così stupido…” le disse, con un tono supplichevole e dolce che ferì terribilmente Vivienne, ma Ai scosse solo la testa.
“Non posso fare il prelievo adesso, al massimo domani…”ribattè Vivienne sconvolta, ma Alice senza scomporsi rispose “faremo quelli della farmacia, avanti sbrigatevi. Io chiamo un attimo la tata per dire che rientro più tardi e poi ti aiuto a scegliere quelli più affidabili…”
“Non sono mai affidabili totalmente” rispose la donna, sentendosi ormai in trappola, e Ai rigidissima sentenziò “sì, per questo Lor ti prenoterà anche una visita ginecologica per domani. La paghiamo noi, è un nostro regalo…” fece per allontanarsi, allora, lasciando i due estremamente perplessi, ma poi si girò e concluse con “Laurent Dubois è uno stronzo, un bugiardo e anche un narcisista, ma non si può dire che è un cattivo padre…” e lui morì.
Fu la mattinata più assurda della vita di tutti e tre, costretti ad aspettare nel bagno di casa di Vivienne i risultati del test. Lor era tranquillo per i test, sapeva che non stava per diventare padre, ma la reazione di Ai lo spaventava a morte. Temeva che sarebbe scoppiata una volta rimasta sola con lui, ma in realtà avvenne molto prima. Mentre aspettavano, in religioso silenzio, Alice disse piano “…quando glielo hai detto?” e Lor sorrise amaramente. Giocava con quel vistoso anello di fidanzamento che le aveva appena regalato, ed era evidente che si sarebbe infuriata. Vivienne le disse la data esatta e Ai scosse solo la testa, continuando a non guardarlo in viso.
“Alis, non volevo rovinare la vacanza e quel giorno per una cosa stupida…” provò a sussurrare, ma lei alzò la mano per zittirlo e rispose che ne avrebbero parlato dopo.
Vedete, Alice stava morendo di dolore e preoccupazione. Aveva il terrore che uno di quegli otto test che aveva comprato a Vivienne potesse essere positivo, aveva il terrore di dover affrontare il fatto che Lor stesse per avere un figlio con un’altra, ma non aveva pensato neanche per un secondo di lasciarlo. Di urlargli contro sì, ovviamente, ma non di lasciarlo.
“Sono negativi, bene…” commentò Alice alzandosi un po’ più tranquilla, ma Vivienne sconfitta commentò “lo avrò perso…” facendo infuriare la nostra ragazza di Tokyo come mai prima. Non urlò, non fece scenate, ma sentenziò solo “…se ne avessi perso uno, credimi, non lo dimenticheresti tanto facilmente…”.
Lor provò a metterle una mano sulla spalla, ma Ai voleva solo andare via, così prima di uscire disse “…domani hai una visita alle otto. Lor ti accompagnerà, e se vuoi il mio medico personale, George Dubois, si è offerto di venire a supportarti durante la visita.”
“Non serve, non serve neanche la visita…” sussurrò molto piano, ma Ai determinatissima rispose “certo che serve. Così tra un mese non potrà venire fuori un altro figlio immaginario di mio marito…”facendo solo sorridere “suo marito”.
“Lo…” sussurrò Vivienne pianissimo, mentre lui usciva con Ai, ma Lor le disse solo “a domani” con un atteggiamento ancora più rigido del solito.
Era furioso con quella pazza, ma anche molto orgoglioso di sua moglie, che aveva reagito in modo così maturo. In auto, però, scoprì che Alice non aveva reagito bene come lui pensava. Litigarono per ore, perché lui le aveva mentito e aveva osato anche chiederle di sposarlo, senza dirle la verità su quella storia.
“Alis, ascolta…” le disse esasperato, fermando l’auto, ma lei ringhiò “non voglio ascoltare. Sei veramente uno stronzo e giuro che questa ti costerà davvero cara…” e quelle ultime parole le rimpianse amaramente nei mesi a venire.
Lor la riportò a casa, convinto che fosse un comune litigio, ma quando tornò di Alice non c’era più traccia ed il suo cuore si spezzò. Provò a chiamarla, ma si accorse di avere il cellulare spento, perché si era scaricato all’improvviso. Quando lo accese trovò molte chiamate della moglie, ed un messaggio semplicissimo “devo andare via, perdonami. Ti chiamo da Inverness per sapere di domani…” e impazzì di rabbia e dolore. Era scappata di nuovo? Aveva davvero deciso di rompere tutto per quel motivo così idiota? Aveva giurato che non gli avrebbe mai più voltato le spalle, mai più lo avrebbe abbandonato da un istante all’altro, ed invece lo aveva fatto. Si sentì morire in quel momento, e tutto il dolore e l’amarezza che provava per lei si trasformarono in rabbia, così Lor Dubois prese una decisione che gli cambiò la vita: non avrebbe mai più dato il suo cuore a quella creatura crudele che era la ragazza di Tokyo.
Nota:
Ciao a tutti, allora siamo abbastanza vicini al finale. Che ne pensate di questa situazione? Che cosa sarà successo ad Ai? Cosa succederà? fatemi sapere

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Capitolo 26
*** Capitolo 33 e 34 ***


Capitolo:
Ai era a pezzi quel giorno, per la storia di Lor e di quella donna, ma una prova molto più impegnativa l’aspettava. Una telefonata, infatti, la sconvolse totalmente: suo padre, Neil Mac Neil aveva avuto una diagnosi terribile qualche mese prima, ma la demenza non era ancora acuta e lui alternava momenti di piena lucidità a crisi fortissime. Era autonomo e riusciva a stare con sua moglie, da lucido, ma durante le crisi regrediva mentalmente e diventava pericoloso lasciarlo solo. Sua moglie decise di chiedere l’aiuto dei suoi figli allora, ma Paul era in vacanza a New York e  Dug era a Tokyo, così chiamò Alice che era la più vicina.
Ai non lo aveva mai visto durante le crisi, e con il cuore a pezzi lasciò tutto per correre da lui, lasciando un biglietto a Lor in cui spiegava l’accaduto. Avrebbe voluto dirglielo di persona o al telefono, ma non riuscì in nessun modo a mettersi in contatto con lui, così decise di scrivere.
 Quel biglietto, però, fu trovato da qualcun altro che combinò un enorme guaio: i gemelli rientrati dalla passeggiata con la tata, andarono a cercare la madre. Stavano facendo merenda e avevano un enorme bicchiere di succo tra le mani, che ovviamente gli cadde sul letto della mamma e distrusse il suo biglietto. Spaventati all’idea di aver rovinato un altro foglio importante (perché accadeva spesso e si beccavano severissime punizioni) decisero di nasconderlo, sperando di convincere la madre che lo aveva perso. Eppure quel foglio avrebbe potuto fare davvero la differenza.
Lor morì di dolore non trovandola a casa. Si sentì tradito, abbandonato e per l’ennesima volta respinto per una cosa futile, e decise di non parlarle mai più. Si disse che se non era riuscito a far funzionare quel loro amore malato neanche così, neanche rinunciando a tutto per stare con lei, forse erano davvero destinati a non stare insieme. Sconvolto chiese alla tata di portare i bambini ad Inverness dalla madre e anticipò il suo viaggio per l’Europa. Partì immediatamente dopo la visita di Vivienne, e viaggiò per settimane, senza mai rispondere a nessuno.
Non rispose alle migliaia di chiamate di Alice, e neanche a George e a Cristina. Parlava solo con Beatrice, ma non aveva voluto credere alla storia che lei gli aveva raccontato sulla madre che torna a casa d’urgenza per il nonno. Era convinto che Dug sarebbe tornato dal Giappone se davvero ci fosse stato un problema simile, ed era talmente amareggiato con Alice da pensare una cosa orrenda: si era convinto che lei avesse inventato questa storia del padre solo perché si era resa conto che lui non voleva più vederla,  e questo lo rendeva ancora più furioso e rancoroso.
Le telefonò qualche volta, ubriaco in piena notte, ma non riuscirono mai realmente a parlare, e Alice non riuscì a fargli credere a come stavano le cose. Eppure lei non perse mai le speranze. Era convinta che con il ritorno di Lor ad Inverness, le cose si sarebbero sistemate, la loro famiglia si sarebbe riunita e così lo aspettò, come una vedova di guerra aspetta il marito, per circa due mesi. Continuò a provare a chiamarlo, a scrivergli, e continuò a coprirlo con i bambini, dicendo che il padre era in viaggio per lavoro, ma la notte a letto fissava quell’anello e piangeva.
Aveva capito cosa avesse ferito Lor, era certa che ci fosse un equivoco, ma lo conosceva abbastanza da sapere che sarebbe stata dura convincerlo. Ne parlò con Cristina, con Matt, con Dug e letteralmente con chiunque, e tutti le dicevano che si sarebbero sistemate le cose, che era una sciocchezza, intanto Lor continuava con la sua vita senza di lei. Più i giorni passavano, più Ai temeva che lui scoprisse di stare bene anche senza di lei, ma non era così.
Lor era arrabbiato e ferito, si sentiva respinto per l’ennesima volta, pensava di non meritare quel suo comportamento così infantile, ma sentiva mortalmente la sua mancanza. Era in Italia in un pomeriggio di metà settembre, e stava pensando a lei, seduto al tavolino di un bar di Venezia.
Aveva pensato molto a lei, in quei giorni perché Ai aveva mille volte detto di voler vedere quella città, e lui non l’aveva mai portata.
“Stavolta mi ci porterai in viaggio di nozze e non voglio sentire storie…” gli aveva detto allegra, insieme ad amici e parenti la sera in cui avevano annunciato il loro secondo matrimonio, e lui aveva riso tanto spiegandole che avrebbero dovuto ripescare Fred e George da ogni canale di Venezia conoscendoli.
Pensava a lei, a loro, e a mille altre cose, quando ricevette via mail un invito un po’ particolare. C’era scritto solo:
La signoria vostra è invitata a conoscere Aine Roscombe, nei giorni 22, 23, e 24 settembre presso la nuova residenza Dubois-Roscombe ad Inverness. Seguiranno ulteriori festeggiamenti e un addio al celibato/nubilato un po’ peculiare.
Riuniamo tutta la famiglia, viene anche nonna Diane e cerca di non mancare, stronzo.
George
Lor sorrise involontariamente in quel momento. Si accorse di essere davvero felice di tornare a casa, e forse era anche pronto per rientrare in cucina, così scrisse a Beatrice “Sto tornando…” facendo sorridere madre e figlia in modo favoloso.
Capitolo:
L’invito a cena era per le nove di sabato ventidue settembre, presso il pergolato di casa nuova di George e Aine, e Lor si perse venti volte, perché quei due idioti avevano deciso di andare a vivere in mezzo al nulla. Ad un certo punto, bloccato nel nulla con il navigatore che continuava a dire che “la sua destinazione era sulla sinistra” iniziò persino a credere di aver sbagliato indirizzo, ma poi scorse una luce e capì.
Alice lo aveva atteso nervosissima per ore, e tutti avevano cercato di tranquillizzarla, ma lei non aveva fatto altro che sistemarsi i capelli per ore, spingendo George ad iniziare a fare le battute sui parrucchieri.
“Sei bellissima Ali, davvero…” le disse Aine dolcemente, ma lei sorrise in modo malinconico e riprese a tormentare il suo anello. Eppure non fu lei ad accoglierlo, perché proprio mentre l’auto di Lor varcava il vialetto, Fred cadde e dunque fu costretta a rientrare in casa per disinfettargli la ferita.
“Adesso mi raccomando: non incazzati, ma persuasivi. Ognuno si ricordi il suo ruolo e cerchiamo di salvare ‘sti due cretini un’ultima volta…”
Ordinò George e Cristina sorridendo annuì felice. Ormai era parte della ciurma, aveva fatto amicizia con George e Aine, e spesso si frequentavano. Lei non capiva l’ottanta per cento delle loro battute, ma li trovava simpatici e le piaceva che si volessero così bene.
La donna che accolse Lor in abito bianco, facendogli mancare il respiro, non fu Alice, ma Beatrice. Era incredibilmente bella e sembrava molto più grande della sua età e abbracciandola Lor non riuscì a trattenere un sorriso, perché era ancora più bella di prima.
La strinse forte per un po’, prima di salutare Sophie e andare in cerca i gemelli, ma trovò solo Georgie, che in braccio al suo omonimo zio lo fissava male.
“Non mi dici neanche ‘ciao papà’?” chiese Lor con il cuore in gola, perché sperava che i loro dissapori fossero finalmente finiti, ma lui scosse solo la testa e Lor ingoiò la saliva e gli sussurrò appena che avrebbe aspettato. Non sapeva dove fosse sua moglie, ma aveva visto che mancava anche Fred quindi ipotizzava che fossero insieme.
Salutò tutti con molto affetto, soprattutto Cristina che ormai era prossima al parto, e scambiò due parole con tutti, ma non ascoltò molto, soprattutto quando riapparve lei. Alice era molto bella, e stringeva Fred al petto che aveva ancora delle lacrime tra le ciglia. Lui, a differenza del fratello, urlò “papà!” e scappò letteralmente per saltargli al collo, rendendo il padre tanto felice da commuoversi quasi.
Ai sussurrò solo “ciao tesoro…” ma lui scuotendo la testa rispose “ciao Alice” gelandola totalmente.
“Insomma tu sei il più chiacchierato dei Dubois. Devo dire che bello sei bello, ma i tuoi figli secondo me ti batteranno…” gli disse ridacchiando Aine e Lor le sorrise con molta gentilezza e si presentò.
“Come se qualcuno in questa città potesse non sapere chi è Lor Dubois…”rispose lei ridendo e lui le fece solo l’occhiolino.
Georgie, però, rivedendo la zia preferita le corse incontro e si lanciò addosso a lei, facendo ridere vergognosamente la madre.
“Com’è che mio figlio ha una preferenza per voi?” chiese a George un po’ risentito, e Fred rispose onesto “perché ci danno sempre le caramelle…” sconvolgendo Lor.
Aine e George negarono tassativamente, ma al contempo George passò una caramella sottobanco a Sophie per convincerla ad avvalorare la loro negazione e Lor scosse solo la testa.
Fu una cena molto divertente e nonna Diane fu più volte costretta ad allontanarsi, perché quei terribili ragazzi non facevano che raccontare le loro vecchie avventure ad Aine e Cristina che si erano da poco unite al gruppo.
Alice provò in tutti i modi a cambiare argomento, perché Beatrice e Sophie erano fin troppo curiose, ma lo fece con scarsi risultati, e così le figlie scoprirono il losco passato della madre e cominciarono a prenderla in giro.
“Sì, ma è la migliore amica del mondo, davvero. Nessuno avrebbe avuto con noi la pazienza che ha  avuto lei…” disse Aine prendendole la mano, e Alice sorrise soltanto, ma quando Cristina chiese spiegazioni le raccontarono tutto.
Vedete Aine non si sentiva molto sicura del suo rapporto con George all’inizio, perciò si allontanava spesso, e Alice li aveva aiutati molto a capirsi.
“Sono stata praticamente la loro Cris…” sussurrò dolcemente, ma era incredibilmente triste, perché Lor era molto distante e non la cercava mai con lo sguardo.
 Quando poi si allontanò per andare a fumare, Ai col cuore spezzato esitò un attimo. Non sapeva se fosse giusto parlargli in quel momento, se fosse meglio lasciare passare del tempo, e rimase un attimo a pensare a cosa dirgli.
“Vuoi andare oppure abbiamo organizzato tutta questa cosa per nulla?” le ringhiò George, e tutti (Sophie e Beatrice incluse) le urlarono di andare, così lei si alzò e lo seguì.
“Non ho molto da dirti…” le disse, senza neanche girarsi, perché aveva sentito quello che le avevano detto, ma Ai sussurrò piano “…ma dimmi almeno perché? E’ perché sono tornata da mio padre?”
“Non mi prendere in giro, Ai. Tu hai fatto quello che fai sempre, da quando siamo stati insieme la prima volta: sei andata via” ruggì furioso e ferito, ma lei scosse solo la testa e sussurrò “non stavolta. Stavolta giuro che è stato un caso…”
“E chi dovrebbe credere ai tuoi giuramenti e alle tue promesse?” ringhiò gelido, ma lei sorridendo annuì e basta. Voleva solo piangere, e per qualche minuto dovette usare tutte le sue forze solo per trattenere le lacrime. Sapeva che avrebbe reagito così, se lo aspettava, e aveva elaborato un lungo piano proprio per convincerlo.
Vedete, ormai tutti sappiamo quanto Lor fosse vanesio, e Ai aveva ormai imparato come compiacere il suo ego. Aveva un piano molto preciso, che si basava proprio su quello: non contrastarlo, gratificarlo e compiacerlo. Così disse una cosa che a Lor parve stranissima.
“Ok, hai ragione. Ho fatto questa cosa della fuga troppe volte e forse non merito di essere creduta. Anche se ti giuro che è vero, ma non vuoi credermi, lo accetto. Ci sta…” concluse, con  le lacrime sulle guance, e Lor pensò solo “ma davvero?” perché sua moglie di solito si infuriava per certe cose.
“…ma non ti lascerò andare Lor, hai capito? Adesso vuoi fare l’offeso, vuoi fare lo stronzo che me la fa pagare, ci sta. Capisco. Non penso di meritarmelo, eh, perché è stata solo una tragica coincidenza, però capisco…”
Era in lacrime, ma le stava lasciando scorrere senza vergognarsi e Lor per un attimo pensò che non aveva idea di cosa diavolo stesse succedendo alla sua dittatoriale moglie, che di solito evitava di farsi vedere in quello stato e non era mai così conciliante. La donna orgogliosa che aveva conosciuto e amato, gli stava letteralmente porgendo il suo cuore, ed era molto dolce.
“ …ma io non me ne vado. E farò qualsiasi cosa per riaverti, hai capito? Ogni cosa.” Concluse decisa e Lor per un attimo le sorrise soltanto. Era incredibilmente confuso, ma sua moglie così arrendevole e matura non lo era mai stata, e questo lo colpì e ovviamente fece perno proprio sul suo ego.
“E se fosse troppo tardi?” le chiese, più spaventato che arrabbiato, perché temeva che davvero avessero fallito come coppia, ma Alice scosse la testa e rispose “non lo è Lor. Non lo capisci vero? Tutti gli ostacoli che hanno distrutto il nostro rapporto in passato, non esistono più. Viviamo qui entrambi, tu fai un lavoro che ti occupa solo poche ore al giorno, e puoi dedicarti ai ragazzi e a me. Possiamo avere un rapporto adulto e maturo, e l’unica cosa che potrebbe impedircelo sono i nostri sentimenti, ma sappiamo di amarci…”
“E se non fosse più così?” le disse molto rigido, riferendosi alla frase di Alice sul suo lavoro, perché voleva dire “e se non potessi rientrare subito a lavoro?” ma lei non capì, fraintese e il suo cuore si spaccò in milioni di schegge. Voleva davvero arrabbiarsi e chiudere quel discorso, ma non poteva farlo, non poteva mollare. Così versando una lacrima rispose “…non è possibile che non sia più così, scusami ma non ci credo. Hai fatto tanti sacrifici per noi, e questa volta è giusto che sia io a sacrificarmi un po’. Perciò farò ogni cosa per vincerti e riconquistarti, non solo perché ti amo, ma perché lo devo ai miei figli…”
Lor sorrise molto dolcemente in quel momento, perché la povera Ai era davvero a pezzi. Aveva voluto ferirla di proposito, perché il suo stupido ego ferito l’aveva spinto ad allontanarla, ma sapeva di amarla ancora e gli faceva davvero effetto vederla così.
“Vuoi riconquistarmi?” chiese, con un atteggiamento estremamente flirtante e lei continuando a piangere annuì.
“E’ una novità. Ho sempre dovuto fare io la parte dello stronzo che sbaglia e deve ricostruire la famiglia…” le disse sussurrando, asciugandole una lacrima con il pollice, e Alice rispose seria “…sì, infatti. Hai sempre fatto tutto tu, ma stavolta lo farò io. E’ una novità, come dici tu, ma penso che ne valga la pena…”
“vedremo…” rispose lui, con un sorriso estremamente dolce, però. Voleva fare il prezioso, era ancora ferito, ma quell’atteggiamento di Ai lo aveva davvero colpito. Si era sentito per la prima volta amato da impazzire e gli era piaciuto tanto.
“Dai smetti di piangere…” le disse sorridendo, ma lei scosse solo la testa e rispose “vai pure, ho solo bisogno di qualche minuto, perché non voglio farmi vedere così dai bambini…”
“ E come faccio ad andarmene con te così, eh? Non sono un cuore di pietra Alis…” le chiese con un sorriso estremamente dolce, ma lei non lo notò, perché era davvero in preda alla peggiore delle tempeste emotive. Riusciva solo a pensare al fatto che le aveva detto di non amarla, e sebbene non ci credesse, sebbene non volesse fare storie per quella frase, le aveva fatto un male pazzesco.
“Vai Lo, per favore…” bisbigliò singhiozzando, e solo allora lui fece per abbracciarla, ed Ai si lasciò andare sul suo petto ad un pianto disperato.
“…io ci ho provato, davvero ci ho provato tanto stavolta- disse, in preda ai singhiozzi-Ho provato ad essere matura, a dirti sempre le cose e anche a non rovinare tutto. Ho sopportato quella cosa di Vivienne e ti giuro che ero furiosa, ti avrei preso a schiaffi, ma non ti avrei lasciato. Non ti avrei lasciato neanche se fosse rimasta incinta, perché tanto avresti avuto comunque dei figli infelici perché non stavi con la madre…”
“Infatti- convenne lui serio- ma adesso per favore cerca di calmarti Ai. Da quando piangi in questo modo, poi? George mi uccide se ti vede così…”le disse, cercando di farla ridere, ma lei era scoppiata.
“Ci ho provato tanto, ed ero convinta davvero che ci saremmo sposati il dodici aprile…”aggiunse disperata, e Lor le disse piano “hey, mancano molti mesi a questo dodici aprile, sai? Magari mi riconquisti…”
Lei rise per un attimo, perché lui stava usando un tono davvero molto seducente e sembrava quasi che volesse solo fare sesso per fare pace.
“Oh un sorriso finalmente” commentò sorridendo in modo splendido e dandole un buffetto sulla guancia aggiunse “…ti aspetta una lunga e difficile impresa, cara Alis, perché ti farò pagare tutto quello che mi hai fatto dall’inizio, ma ti darò una chance. Quindi invece di piangere, vai a comprare la lingerie nuova, e prendi cose molto perverse, perché dovrai inventarti cose folli per sedurmi…”
Alice rise di nuovo, e per un attimo si fissarono negli occhi e lui le sorrise.
“Adesso vado io dai nostri figli, perché mi sembra tutto sospettosamente tranquillo, tu riprenditi e raggiungici…” concluse, voltandole le spalle e Alice rimase per un attimo sola, e si disse solo “ha funzionato davvero…”.
Nota:
Ciao a tutti, ormai come avrete capito, siamo sempre più vicini al finale. Che ne pensate della reazione di Ai? Pensate che abbia fatto bene o sbagliato? Siete dispiaciuti di dire addio per sempre a questi due? Io un pochino sì, devo ammettere

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Capitolo 27
*** Capitolo 35, 36,37 ***


Capitolo:
“Volete davvero fare l’addio al celibato ad Amsterdam? Non vi è bastato quello di Dug?” chiese Lor incredibilmente divertito.
“Non guardare me…” rispose Mat ridendo e alzando le mani come per dichiararsi innocente “…non è stata una mia idea, e probabilmente non ci potrò neanche andare perché non voglio lasciare Cris da sola proprio quando sta per arrivare Marina…”
Lo aveva detto accarezzando la pancia di Cristina e Lor pensò che fossero incredibilmente dolci e che forse entrambi avessero davvero vinto la lotteria, così gli sorrise soltanto.
“Non lo hai proposto tu?” chiese ad Ai con infinita tenerezza, ma lei scosse solo la testa e rispose “neanche io posso andare. Non posso mica mollare tutta la prole per un weekend?”
“Oh siete due stronzi, davvero” ruggì George seccatissimo “…una cosa vi avevo chiesto. Volevo solo far vivere a mia moglie uno dei miei ricordi preferiti, dato che non avrò più possibilità di andare ad un addio al celibato dopo, anche perché io sono l’ultimo a sposarsi. E voi cosa fate? Rompete con tutti questi ragazzini…”
Beatrice e Sophie ruggirono solo “hey!” e George si scusò inviando loro dei baci.
“Dai Ali, li tengo io per quel weekend, non contrariare lo sposo…” le disse piano Lor che adesso giocava a fare il seduttore accarezzandole piano la schiena e Ai rimase per un attimo senza fiato.
“…ah bene, quindi neanche tu vieni? Che amici squallidi che ho! E pensare che vi avevo presentato come i migliori…”
George si stava agitando tantissimo, e Aine si avvicinò e iniziò a massaggiargli le spalle dicendogli piano “…non così o ti prenderà un infarto…”
“Io non pensavo di essere invitato. Ad ogni modo è per forza così con i genitori: puoi avere uno dei due, ma non entrambi. E dato che tu ci tieni ad avere Ai, terrò io i ragazzi…” rispose Lor distratto, perché la sua ex, la donna che fino al giorno prima giurava di non voler vedere mai più, aveva deciso di reagire alle sue provocazioni, e lo stava facendo impazzire giocando con una ciliegina da cocktail.
“Non importa, andremo da soli con Charlie e Jojo e mi ricorderò che siete tre stronzi…” rispose offeso.
“Beh altrimenti possiamo anticiparlo, no?” suggerì Ai posando la ciliegia e poi spiegò che Marina, la piccola di Cristina, non sarebbe nata prima di alcuni mesi e che tra l’altro restando Lor ad Inverness, la fidanzata di Mat avrebbe avuto comunque qualcuno di famiglia accanto in caso di problemi.
Lor rispose soltanto “ho visto come Arrietti reagisce al dolore, e non mi avvicinerei mai a lei in travaglio” provocandola, ma Cristina voleva davvero che lui andasse con Alice, perché pensava che un viaggio nel passato avrebbe giovato a quei due testoni.
“Se lo fate adesso, io posso tenere i gemelli e le ragazze insieme alla nonna. Sono pochi giorni, ci divertiremo…” suggerì con la sua voce dolcissima.
“oppure potresti venire con noi. Mancano quattro mesi e non faremo niente per sconvolgere Marina…” suggerì Mat molto dolcemente e George iniziò a girare con fare meditabondo. Voleva riuscire a tenere tutti, ma sembrava una specie di Shangai: se avesse chiesto a Lor di venire, Cristina sarebbe rimasta, e se avesse chiesto a Cristina di venire, chi diavolo avrebbe tenuto la prole di quei due idioti?
“Potete andare tutti e lasciarci con la tata e la nonna, eh. Per due notti penso di poter leggere io Naruto ai gemelli, vero ragazzi?” suggerì improvvisamente Beatrice, che non sapeva esattamente cosa diavolo stesse succedendo, ma come la zia pensava che i genitori dovessero restare soli per un po’. Fred e George impazzirono per quella proposta e le chiesero di cominciare subito.
George la fissò come se quella ragazzina fosse stata una rivelazione e le disse solo “sei geniale!” ma Lor aveva mille dubbi. Preferiva restare lui a dare una controllata a quei due pestiferi. Eppure Alice sorrise molto felice al pensiero di poter partire sola con lui, e Lor si disse che forse potevano provare.
E così i nostri amici si salutarono, dandosi appuntamento durante la settimana per definire quel famoso viaggio. Andarono finalmente tutti a dormire, ma per poco, perché Ai doveva mettere in pratica il suo elaboratissimo piano. Così riportò i ragazzi a casa Mac Neil, li mise a letto e riposò per qualche ora. Poi all’alba recuperò rapidamente una torta che aveva chiesto a Cristina di fare per l’occasione, e corse a casa del suo ex marito.
 
Capitolo: sorprese.
Voleva svegliarlo e dargli il buongiorno in modo speciale, perciò si era vestita in modo terribilmente sexy, aveva fatto fare la torta e gli voleva preparare il caffè, ma ovviamente Lor aveva una macchina del caffè incredibilmente difficile da usare.
Fu il rumore a svegliare lo chef, ovviamente. Alice continuava a staccare un pezzo che proprio non voleva entrare nel modo giusto e lo insultava in francese. Era incredibilmente bella, però: indossava la lingerie preferita di Lor, e persino i tacchi a spillo. Era truccata e aveva arricciato i capelli e per un attimo il nostro chef si disse “adesso la prendo e la porto a letto” ma poi ci pensò e con un sorrisetto crudele tornò a letto da solo. Perché doveva essere lei a farlo sentire importante. Così rimase ad aspettarla per circa un’ora, chiedendosi quanto diavolo ci mettesse a capire come usare quella macchinetta, ma poi finalmente Alice apparve.
“E’ stato difficile?” le chiese sorridendo, appena lei aprì la porta e Ai scoppiò a ridere e lo rimproverò per non averla aiutata.
“Oh tu non mi hai mai aiutato quando mi arrampicavo per portarti le torte notturne…” rispose lui sensuale, e Ai iniziò a massaggiargli le spalle, facendogli fare le fusa come un gattino. Era terribilmente brava, aveva fatto anche dei corsi, e Lor era super felice, ma si fingeva solo moderatamente soddisfatto.
“Se vuoi davvero che ti sposi, cara Alis, dovresti fare un altro tipo di massaggi…” le disse, perché lei era molto casta e sua moglie scoppiò a ridere e rispose piano “Sì tesoro, volevo fare quello, ma ho fatto tardi con la caffettiera e non posso adesso. Devo portare i gemelli all’asilo tra venti minuti…”
“Beh io non mi sento riconquistato…” le disse con fare dispettoso e poi aggiunse che poteva inventarsi qualcosa per quei venti minuti, e lei ridacchiando lo fece.
“Ti senti un tantino più riconquistato ora?” rispose, vestendosi e lui avrebbe voluto dire solo “totalmente” ma rispose ridendo “poco” facendola ridere.
“E posso preparare una cena per la nostra piccola famiglia stasera?”chiese sorridendo,  e Lor addirittura decise che le avrebbe persino permesso di cucinare. Così si diedero appuntamento per il pomeriggio e lui rimase a pensare a quanto non vedesse l’ora di riaverli a casa.
Il menù scelto da Alice era semplice, ma completamente a base di carne, perché quella sera avevano ospiti carnivori. Nessuno sapeva cosa lei volesse fare, e quando arrivo alle cinque a casa Dubois, Lor non c’era e lei esultò felice. Aveva deciso di fargli un enorme regalo, e sapeva che lui lo avrebbe aiutato, ma c’erano delle cose da preparare prima dell’arrivo degli ospiti speciali.
Lor rientrò a casa poco dopo, e un brivido di piacere lo travolse: lei era ai fornelli, con un bellissimo vestito bianco e le scarpe alte. Cucinava l’arrosto, ascoltando la canzone con cui lui le aveva chiesto di sposarlo, e chiacchierava con i gemelli che giocavano per terra. Sembrava incredibilmente serena, anche se molto indaffarata.
“Dovrei chiederti di ballare?” le disse piano, senza poter trattenere un sorriso e Alice gli saltò al collo sussurrando piano “bentornato amore”.
“Questa cucina è piena di ricordi, n’est pas?” sussurrò piano al suo orecchio, cingendola tra le braccia e lei annuì soltanto e sussurrò “e ne costruiremo altri, e tu avrai di nuovo la divisa da chef super sexy…”.
Iniziarono a baciarsi, ma poi dovettero fermarsi perchè i gemelli li fissavano curiosi. Si rimisero a cucinare insieme, spalla contro spalla, e per entrambi fu davvero un bellissimo deja vu. Lor dopo un po’ le disse una cosa molto dolce. Vedete, aveva lavorato per mesi alle sue idee per il menù e insieme a Cristina avevano lavorato tutto il giorno ai piatti nuovi, ma dovevano fare una selezione. L’idea iniziale era di farlo solo con Beatrice, ma ora aveva terribilmente voglia di farlo anche con lei, così le chiese di vedersi il giorno dopo al Rochefort alle cinque, facendole salire il cuore in gola. Alice pensò che volesse fare qualcosa di speciale con lei, ma quando lui le spiegò cosa dovessero fare ci rimase un po’ male, ma le venne un’idea geniale per sconvolgerlo del tutto.
Quella sera a cena la famiglia Dubois fu davvero dolcissima e per un po’ sembrò davvero tutto perfetto, anche se George aveva ancora qualche riserva su suo padre e non gli permetteva di avvicinarsi troppo. E poi, finalmente, Alice ricevette una telefonata e chiese a tutti di restare a tavola, mentre si allontanava per qualche minuto. Lor non aveva idea di cosa aspettarsi, ma Ai giunse con un enorme scatolone e mentre i ragazzi lo aprivano disse a Lor all’orecchio “…ti amo, e voglio ricostruire la nostra famiglia. E lo sai, sono sempre stata contraria, perché ho ancora il cuore spezzato, ma l’ho fatto per te…”
I ragazzi impazzirono quando dallo scatolone apparvero due giovani cani super felici di essere a casa, e Lor rimase senza fiato, soffocato dalla commozione perché davvero voleva un altro cane da tantissimo tempo. Si salutarono con molta tenerezza e Lor le sussurrò soltanto “mi sento un po’ amato, lo ammetto” ma poi,  dopo tre ore a  rotolarsi a letto fece il pari e dispari con il suo cuore e corse a svegliarla, perché aveva molta voglia di lei. E così, come mille anni prima, si arrampicò sul famoso albero e s’intrufolò nella sua stanza prima e nel suo letto poi.
“Non riuscivo a smettere di pensare a te, mia amata Alis e a quello che abbiamo lasciato in sospeso stamattina…” sussurrò pianissimo alla persona di spalle nel letto, mentre si stringeva contro il suo corpo toccandola come un polpo.
“Che schifo Lor, davvero…”
Capitolo:
“che diavolo ci fai tu in camera di tua sorella?” ringhiò sconvolto e Dug esterrefatto rispose “che diavolo ci fai tu qui alle due di notte! Portateli a casa se li rivuoi così tanto” e Lor pensò solo “touchè”.
“Comunque è nella stanza dei nonni, perché è più grande. E dato che avere tua figlia come vicina di stanza che parla a telefono a qualsiasi ora del giorno e della notte non mi allettava, mi sono trasferito qui per avere un po’ di privacy…” ringhiò scocciato, ma Lor chiese solo “e con chi parla tanto a telefono?”
“Io vi odio, davvero. Odio tutti voi dannati Dubois che vi sentite il centro del mondo…”ringhiò uscendo dalla stanza con il cuscino e Lor pensò “…e adesso quale sarà la stanza di Alice?” Così decise di scriverle, ma non ebbe risposta e se ne andò con la coda tra le gambe.
Il giorno dopo Dug raccontò alla sorella della sua avventura notturna con il marito e il cuore di lei esplose, così decise di chiedere (ovviamente a Dug, che davvero iniziava a detestarli) di portare i gemelli all’asilo e corse ad infilarsi nel letto del suo amore, che russava un bel po’ quando lei lo raggiunse. Fecero l’amore e parlarono per tutto il giorno, fregandosene della tata che stava impazzendo da sola a casa con i due nuovi cuccioli. Lor le chiese finalmente con chi stesse tanto a telefono Beatrice, e Ai ridacchiando rispose solo “indovina?” innervosendolo.
Giunsero le diciassette e Beatrice li raggiunse al Rochefort, scendendo dall’auto di Tom.
“Non mi piace questa cosa!” ruggì Lor furioso, ma Beatrice con le guance arrossate spiegò che era tutto molto innocente, che stava studiando letteratura con lui, e il padre si calmò, anche perché la moglie gli ricordò che Tom gli piaceva anche troppo.
Trovarono Mat e Cristina che si baciavano in cucina e Ai gli chiese conferma del loro appuntamento per quella sera.
“Sì, ma penso che la mia fidanzata si annoierà tremendamente…” rispose Mat ridendo, e Ai ribattè “beh cerca di trascinare il tuo migliore amico chef, così avrete qualcosa di cui parlare…”
“E’ una serata a tema Avengers, il cui titolo è ‘perché Tony Stark è migliore di chiunque altro’. Me l’ha proposta George un’ora fa. In pratica alfabetizziamo Aine e Cristina…” spiegò Ai sorridendo e Lor scosse la testa, ma rispose solo “ok, vedremo.”
Sembrava tutto perfetto, e tutto tornato come prima, e Ai si emozionò tantissimo per quel momento. La sala era totalmente vuota e aveva fatto preparare un tavolo solo per Beatrice e la madre, ma c’era un’ enorme scatola bianca che faceva da centrotavola.
Bibi pensava fosse un regalo per la madre,una risposta ai cani di lei, ma s’incuriosì moltissimo quando lesse il suo nome sulla scatola.
“Vedi amore, quando sei nata o forse anche prima, quando ho iniziato a desiderare un figlio ho pensato che la cosa che mi avrebbe fatto più piacere al mondo, sarebbe stata dividere la cucina con lui o lei. E adesso sono qui Beatris, a chiederti di venire al Rochefort con me, perché voglio che un giorno questo sia il tuo ristorante…”
Beatrice sorrise soltanto, estremamente emozionata ed Ai sorrise, pensando soltanto “…somiglia un po’ troppo al Re Leone tutto questo…” ma quando Beatrice aprì la scatola e trovò il grembiule bianco con il suo nome ricamato non riuscì a trattenere le lacrime di commozione.
Scelsero insieme il menù, e tutti acclamarono lo chef che era tornato più in forma che mai.
“Posso invitare anche Tom a vedere la maratona Avengers? Sai che li adora…” chiese Beatrice molto piano a sua madre, e Ai rispose “solo se risponde bene alla domanda: Cap o Iron man?” facendola ridere.
E così la famosa ciurma si rivide la sera a casa Mac Neil, e per un bel po’ risero e scherzarono come sempre. Tom e “Bea” come la chiamava lui, si divertirono un sacco quella sera. Non si erano fidanzati ancora, non ne avevano mai realmente parlato, ma Tom pensava che lei sapesse che la amava, perché era letteralmente evidente. Trascorreva tutto il suo tempo con lei, l’aiutava a studiare, le comprava piccoli regali e inventava fumetti su loro due e sulle loro avventure, facendola sorridere perché le venivano in mente le favole del padre sulla sua storia con la madre. Erano molto presi, incredibilmente legati, ma in modo molto innocente e “Bea” amava preparare dolcetti al suo caro Tom. Quella sera si accoccolarono su una poltrona sotto una coperta, e Lor ringhiò ad entrambi che avrebbero dovuto tenere le mani ben in vista, ma poi Ai iniziò a fargli i grattini e si distrasse.
“Sembrano davvero voi due da ragazzini…” commentò Dug osservando la giovane coppia, facendo sorridere Alice, perché pensava esattamente lo stesso, ma Lor seccato da quel commento, decise di cambiare argomento.
“E dunque non è andata con la ragazza di Tokyo?” chiese serio, ma Dug sbuffò soltanto. Era terribilmente deprimente quella storia, e lui iniziava a credere che sarebbe rimasto solo tutta la vita.
“E’ andata, quello è il problema. E’ stato bellissimo tutto, emozionante, travolgente e dolcissimo. Avevamo deciso di provare a stare insieme quest’estate, perché vicini sembrava tutto bello, ma poi…non si può gestire un rapporto con tanta distanza…”spiegò sconsolato, e George commentò con “…ti ha mollato, vero?”
“Non mi ha mollato-rispose seccato- proviamo ancora a vedere se funziona, ma mi manca la quotidianità, mi manca salire in macchina e andare da lei per baciarla o per portarle i fiori dopo una lite, e non sono abbastanza ricco da raggiungerla tutte le volte che voglio…”
“E non potresti trasferirti?” chiese Lor un po’ dispiaciuto per aver toccato un nervo così scoperto, ma Dug scosse la testa e spiegò che con il Rochefort non avrebbe saputo come fare.
“…lei potrebbe in realtà, perché può lavorare da remoto come Ai, ma vuole aspettare ancora. E non me la sento di biasimarla, sia chiaro. E’ rimasta scottata dal divorzio con il padre di sua figlia, che è uno stronzo e che ora vive negli USA e teme di coinvolgerla in una storia che potrebbe andare male. Solo che…inizio a credere che avere una vita con lei sia solo un sogno…” concluse sconsolato, ma Ai ebbe un’idea e  così scrisse alla sua amica e si allontanò per parlare al telefono con lei.
“…puoi venire a stare a casa mia, eh. Non devi per forza prendere casa con Dug, e Rin può stare con i miei ragazzi mentre tu esci con lui. La mettiamo in classe con i gemelli, così non è da sola, tu vieni a stare un po’ qui con la scusa del lavoro e proviamo a vedere come va…” le disse Alice e Sachico, estremamente dubbiosa, le disse che doveva rifletterci, ma non ci pensò poi troppo.
Quando Alice rientrò, però, assistette ad una scena che le spezzò il cuore. Mr Neil si era alzato dalla sua stanza, ed era andato a vedere perché quei ragazzi facessero tanto baccano.
“Ecco, Hellen diglielo tu che devono andare a letto, devono andare a scuola domani. Si tengono dietro anche Alice e lei ha già problemi…” disse ad Ai, che con molta dolcezza lo tranquillizzò, spiegandogli che sarebbero andati subito a letto. Lor era rimasto totalmente, completamente paralizzato e Dug gli disse piano “…probabilmente lei è quella che ha la parte peggiore, perché soffre due volte: deve anche impersonare mia madre”.
Fu proprio Ai a riportarlo a letto insieme a Dug, ma non ritrovò subito Lor. Si era nascosto sul portico di casa Mac Neil, e Alice lo capì immediatamente. Lo trovò seduto sulle scale a fumare e gli disse piano “mi dispiace non averti preparato meglio, ma neanche io lo sapevo com’era prima di rientrare quest’estate. E’ una malattia subdola, ci sono periodi sì e periodi no. Questo è il secondo periodo no che affronto, ma dopo un po’ ci si abitua…”
Lor la fissò con occhi pieni di lacrime, allora, e lei capì che aveva bisogno di essere sostenuto, così disse piano “non morirà Lor. O meglio, non per questo e a me sta bene anche così. Certo a volte dimentica chi siamo, pensa che siamo ancora ragazzini e…prova a baciarmi pensando che io sia mia madre, ma a me va bene, davvero”.
Lor la strinse forte, allora, e rimase avvolto tra le sue braccia senza parlare per un po’, ma poi Ai sussurrando aggiunse “…lo so che è l’uomo che ti ha cresciuto, e che è il tuo modello, e capisco che ti faccia stare male. Ha iniziato da poco la terapia, che dovrebbe per un po’ contenere gli attacchi. E’ irreversibile, ma lo affronteremo insieme, mon coeur” e Lor non ebbe più nessun dubbio e le sussurrò piano “…speriamo sia lucido il 12 aprile, quando porterò sua figlia all’altare per l’ennesima volta…” facendola impazzire.
Nota:
Ciao a tutti, allora come avrete capito siamo agli sgoccioli. In realtà ho scritto il finale da un po' ormai. Siete pronti a dare l'addio definitivo a questi personaggi? Siete dispiaciuti? Fatemi sapere

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Capitolo 28
*** Capitolo 38, 39+ epilogo ***


Capitolo: Amsterdam
George era felice come una Pasqua quel giorno in aeroporto. Per la prima volta nella storia era persino arrivato prima di tutti ad un appuntamento. Aspettò per più di un’ora che tutti arrivassero, ed ebbe l’ansia fino all’ultimo, perché temeva che Ai e Lor alla fine avrebbero dato forfait, ma non successe. In ritardo, ma arrivarono anche loro. Partirono per quel weekend ad Amsterdam con migliaia di aspettative, ma Ai disse subito “io non posso bere tanto, mi dispiace. E neanche Lor, perché abbiamo quattro figli e mi serve vivo e in salute”.
“Sei una palla, davvero” le rispose George ridendo, ma lei scosse solo la testa. Per tutto il viaggio guardarono le vecchie foto, e Lor pensò soltanto a quanto fossero cambiate le cose da quando avevano fatto quel primo, stranissimo viaggio. Aveva imparato ad amarla, e a capire come gestirla, e lei ora sembrava una donna totalmente diversa da quella matta ragazzina rossa che fingeva di non provare assolutamente nulla per lui, ma era come se fossero rimaste solo le parti migliori di Ai.
George si lamentò parecchio per tutto il viaggio, ma alla fine furono davvero tutti estremamente felici di stare insieme di nuovo come troppi anni prima. Non ci furono naufragi e altre cose, ma si divertirono comunque parecchio, anche perché le quattro signorine della ciurma si scatenarono un bel po’: malgrado avesse giurato di non farlo, Ai si fece trasportare da Aine e Jojo, così la loro ultima sera ad Amsterdam finì per ballare con loro sul tavolo e fare anche il karaoke, dove dedicò una canzone struggente al suo futuro marito.
In quel momento tutti, tranne Cristina, avevano bevuto abbastanza e Lor fece per alzarsi dicendo solo “ti amo futura moglie…” ma poi si girò e disse “Oddio ma non è il nostro ultimo addio al celibato: io mi sposo tra sette mesi e Mat e Cris si sposeranno prima o poi. Non è l’ultimo, è il primo!” e tutti impazzirono per un po’ a quel pensiero.
Di ritorno dai club quella sera, Mat aveva bevuto un po’, ma era comunque lucido e alle tre di notte per le strade di Amsterdam sussurrò a Cristina “…posso fare da papà a Marina? Insomma quel tizio non ha nessun interesse a farlo, non ha mai risposto ai tuoi messaggi e…io morirei per avere un figlio con te.”
“Sei serio?” chiese lei, emozionata e commossa e Mat annuì con molta determinazione.
“Tu sei il mio miracolo: quando credevo che l’amore significasse solo urla e imprecazioni, che fosse un incubo, sei arrivata tu che sei sempre così dolce con me. E non voglio affrettare le cose, quindi non ti ho comprato un anello, ma mi piacerebbe sposarti e un giorno dare il mio cognome a Marina. Perché ti amo infinitamente Cristina, e amo anche lei sai?”
Cristina pianse soltanto per quella dichiarazione, e stringendolo forte sussurrò pianissimo “certo Matias” facendolo sorridere.
Quella notte, però, successero un sacco di cose importanti: così mentre Lor leggeva i fumetti a George in videochiamata, accarezzando la sua compagna addormentata, qualcuno meditava piano fuori al balcone.
Aine e George stavano facendo la loro attività preferita: guardare televendite completamente sballati, ma in lui era nato qualcosa, un desiderio strano.
Aine gli aveva appena detto di aver fame, quando lui le comparve davanti con viso estremamente serio e le disse “voglio avere un figlio tuo Aine. Adesso, stanotte…”
“Neanche i mostri di Alien riuscivano a riprodursi così velocemente, George…” rispose lei ridendo, e lui pensò solo “sì, sto sposando la donna giusta”
“Aine…voglio provare a concepirne uno, se vuoi. Iniziare a provare, stanotte…” sussurrò col cuore in gola e lei togliendosi gli occhiali sussurrò “e va bene. Proviamo” rendendolo incredibilmente felice.
Capitolo: una proposta di matrimonio
Era ormai assodato che Ai e Lor avrebbero dovuto convolare di nuovo a nozze il dodici di aprile, e lui stava organizzando con il catering per fare tutto nella vigna di casa loro a Nevers.
Mesi dopo il ritorno da Amsterdam, la nostra famiglia si comportava come sempre, e Lor era ufficialmente ritornato in cucina al Rochefort, dove faceva il servizio della sera, insieme alla sua sous chef che aveva una pancia enorme ormai.
Era tutto tranquillo quel giorno, e poi a pochi minuti dalla fine del turno successe di tutto: una delle receptionist dell’hotel irruppe in cucina dicendogli solo “abbiamo un problema con la sala della jacuzzi, è totalmente allagata”sconvolgendolo. Non c’era nessuno dei suoi soci, così Lor ringhiò che avrebbe finito il servizio e sarebbe corso a controllare.
Era letteralmente furioso, perché sarebbe tornato a casa a notte fonda e aveva giurato a Sophie che invece l’avrebbe aiutata con la matematica. Fece per chiamare Ai mille volte, ma lei non rispose e si infuriò ancora di più.
Salì le scale di corsa, ancora in divisa da chef, urlando soltanto “dannazione!” perché era scocciatissimo da quella cosa, ma entrando si paralizzò. La stanza era al buio, ma c’erano migliaia di candele ovunque, c’era musica, una bellissima tavola imbandita e, soprattutto, c’era Alice bellissima.
“Che succede?” le chiese più divertito che stupito, e lei sorridendo sussurrò “volevo fare una cosa speciale per te, per dimostrarti i miei sentimenti…” facendolo sorridere. Aveva smesso di farsi desiderare, ma comunque era impazzito per quel gesto così dolce.
“Ti adoro Alis, ma plume, ma adesso spogliati e facciamo il bagno…” le sussurrò baciandola, ma Ai aveva altri piani, così scosse solo la testa e disse “Dopo amore. Adesso voglio confessarti una cosa…” incuriosendolo.
“Vedi, mon coeur, sono qui stanotte per cambiare il nostro passato, tornando indietro nel tempo ad un punto nodale della nostra storia…” sussurrò piano e Lor ridendo rispose che non capiva.
“…te la ricordi quella notte in cui avevi sistemato tutto, ma io per paura di finire a letto con te mi sono presentata con la cavalleria?” chiese ridendo.
“Non è semplice dimenticarlo, fu il rifiuto peggiore della mia vita…” le disse ridendo e Ai annuì e mordendosi le labbra rispose “…ed è per questo che stanotte, metaforicamente, voglio ricominciare da quel punto e cambiare tutta la nostra storia…”
“Come?” chiese Lor ridendo, ma anche parzialmente emozionato, ma quando Ai s’inginocchiò gli vennero i brividi lungo la schiena.
“Stanotte voglio smettere di essere la donna che fugge, la donna che nasconde i suoi sentimenti, e voglio chiederti Laurent Dubois, di sposarmi…”
Era emozionata, in ginocchio, e gli porse una scatolina, ma lui era totalmente commosso e per qualche istante non seppe cosa fare.
“Dovresti prendere la scatola…” suggerì lei, vedendo il suo stupore  e Lor ridendo lo fece e notò che dentro c’era la sua fede, che pensava fosse perduta.
“L’avevano presa i gemelli quando te la sei tolta, e ci stavano giocando al Signore degli anelli…” spiegò lei commossa e Lor annuì e basta.
“Insomma vuoi farmi l’onore di diventare mio marito o no?” ripetè lei, un tantino irritata per non aver avuto una vera risposta, ma lui ridendo rispose piano “…solo te  Alis, per tutta la mia vita, lo giuro…”
  “Ma non è comunque un sì…” rispose lei seccata e lui le disse piano “oui Alis…” facendola commuovere ancora di più.
Si strinsero forte e Alice un po’ troppo commossa iniziò a singhiozzare, ma Lor le disse piano all’orecchio “…adesso ti spogli?” facendola ridere.
Fecero l’amore molto piano quella notte in quella vasca e poi rimasero a stringersi, fissando le stelle e scambiandosi giuramenti dolcissimi. Entrambi continuarono a chiedersi come sarebbero state le cose se la loro storia fosse iniziata in quel modo, ma poi giunsero ad una conclusione importante: il loro percorso non sarebbe stato uguale cambiando quel passato. I loro sbagli, i momenti tristi erano quello che li aveva portati dov’erano, e forse non si sarebbero ritrovati tanto innamorati dopo tanto tempo se il passato fosse stato diverso, e dunque era il caso di dire che non c’era proprio nulla da cambiare.
 
Epilogo:
 
Rientrato ad Inverness, dopo aver lasciato Beatrice con Tom a Parigi, Lor si recò ovviamente nel suo posto preferito. Era sempre incredibilmente caotico, e affollato di ragazzini, ma ormai quel posto era casa sua.
Alla cassa c’era una biondina molto bella, che continuava a spiegare a due ragazzi che la fissavano estasiati che non c’era niente di strano nel gioco che gli avevano venduto, erano soltanto loro che non erano capaci di usare la loro nuova consolle.
“…ascoltami attentamente: devi andare nel menù giusto, perché tu vai sempre in quello dei contenuti speciali ed è ovvio che tu non possa giocare, perché non avendo finito il gioco, non hai sbloccato le missioni extra…” continuava a spiegare, ma il ragazzino quindicenne era totalmente innamorato di lei e non ascoltava nulla di quello che lei aveva detto.
“Giuro che i miei fratelli di nove anni lo sanno fare. Non è poi così difficile, eh…” concluse Sophie sarcastica, un po’ scocciata per i modi di quegli idioti, ma si illuminò nel rivedere il padre.
“Mi sei mancato…” gli sussurrò stringendolo e lui le disse piano in francese “…non me ne andrò di nuovo a breve…” facendola sorridere.
“Lei sta lavorando con la zia Sachi nel suo ufficio, ma lo sa che dovevi arrivare? Perché non ci ha detto nulla…” aggiunse, lasciandolo andare, ma Lor le disse solo “no è una sorpresa” facendola sorridere.
S’incamminò verso l’ufficio di Ai, quando sentì per caso la seguente conversazione, e iniziò a ridere come un pazzo.
“…costa troppo la casa della principessa Kimberly. Proviamo a vedere quella di Linda occhi azzurri…”
“No, è sold out da mesi. Sono disperato, Mari mi odia davvero se non le compro questa dannata casa”
“Sì, ma se spendi cinquecento sterline per una casa delle bambole tua moglie ti uccide e anche io, perché Josy sicuro inizia a rompermi le scatole se la compri a Marina…”
“Lo so- concluse Mat avvilito- ma che alternative abbiamo?” e George annuì sconfitto.
“Potreste sempre prendere una casa qualsiasi e metterci dentro una bambola di questa principessa, eh…” concluse Lor ridendo a crepapelle, e i due padri lo fissarono malissimo, salutandolo solo con un cenno del capo.
“Mari se ne accorgerebbe subito” rispose Mat sconsolato, e George spiegò che quelle due ragazzine erano incredibilmente rigide e severe.
“mai avuti questi problemi, grazie al cielo. Bibi giocava con le action figures di star wars…” disse Lor, con un pizzico di soddisfazione e George fulminandolo con lo sguardo rispose “non dire cazzate. Sappiamo tutto del tuo losco passato con la principessa Kimberly e anche con Sailor Moon…”
Lor rise soltanto, perché Ai gli aveva giurato di non raccontare a nessuno di quel Natale in cui, esattamente come quei due poveri padri disperati, aveva vagato per ore in cerca di un regalo per le ragazze.
“Sailor moon è tecnicamente tratto da un manga, dunque è figo comunque…” concluse ridendo, e poi li salutò invitandoli a cena per quella sera.
Arrivò all’ufficio di Ai in quel momento, e rimase per un attimo a fissarla dalle vetrate esterne. C’erano le veneziane e lei non lo vedeva, ma lui sì. Chiacchierava con Sachico e sembrava molto rilassata e Lor pensò che fosse davvero incredibilmente dolce e bella.
“Ah sei arrivato?Ci porti tu da John a fare i compiti?” chiese una voce odiosa e Lor pensò solo “No!” ma girandosi vide George che giocava alla sua consolle.
“Si dice ciao papà, ben tornato, hai fatto buon viaggio? Cazzo sembro sempre il vostro autista, dannazione…” ruggì arrabbiato, ma si tradì, perché Ai sentì la sua voce e corse fuori per saltargli al collo e baciarlo urlando solo “amore!”.
Era davvero felice di vederlo, era mancato da casa per due settimane, perché aveva voluto seguire una serie di seminari insieme a Beatrice.
“Mi sei mancato” sussurrò in francese baciandolo, e lui rispose “tu mi sei mancata. Chi ci tiene i ragazzi stasera?” facendola sorridere.
“Veramente ho giurato che avremmo tenuto Josephine perché George e Aine sono davvero incasinati…” sussurrò con fare colpevole e Lor alzò gli occhi al cielo, ma poi baciandola di nuovo disse “la faremo guardare a Sophie mentre ci diamo dentro come ricci, signora Dubois…”
“Insomma tutto bello, ma chi ci porta da John?” chiese Fred con tono sarcastico e anche Alice si arrabbiò.
“Eravate dei bambini favolosi e adesso…siamo solo i vostri autisti” ringhiò seccata e Fred andò ad abbracciarla per qualche secondo, prima di ripetere la domanda.
Ovviamente fu Lor a portarli dall’amico, e si fecero un sacco di risate per strada. I gemelli si comportavano da preadolescenti, ma avevano un buon rapporto con il padre, che si dedicava sempre molto a loro. E poi, subito dopo averli mollati, ricevette un messaggio di Dug che diceva solo “le donne hanno deciso: riunione a casa vostra stasera, ma cucina Cristina” facendolo ridere.
Rientrò un po’ seccato, perché voleva avere del tempo da solo con lei che gli era mancata per due settimane, ma entrando trovò i suoi vestiti per terra, segno inequivocabile che lei lo stava aspettando in camera per fare l’amore, e impazzì. Si amarono rapidamente, perché avevano parecchi impegni, ma entrambi sorrisero pensando che si sarebbero rivisti quella notte.
Due ore dopo erano tutti sulla terrazza di casa Dubois, e Lor stava raccontando la scena di Tom e Beatrice con molta tenerezza.
“Beh se lei vuole trovare un posto a Parigi le basta solo dire il suo cognome…” disse Cristina dolcemente, perché chiaramente voleva essere un omaggio a Lor. Era di nuovo incinta, del figlio di suo marito questa volta, ed era agli sgoccioli. Un altro piccolo Dubois avrebbe allietato la vita dei loro genitori e Matias era felicissimo.
“Non ne ha bisogno, comunque. E’ straordinaria anche così…” concluse Lor orgoglioso e Ai gli sorrise soltanto.
“Lui invece è nel nostro settore, no?”chiese Sachico ad Ai, che annuì soltanto, spiegando che Tom teneva un corso sui manga all’accademia a Parigi.
“Si era trasferito per lei, quando lei gli ha comunicato che andava a studiare pasticceria e ha trovato questo lavoro che lo rende felice, ma io spero che torni per finire il progetto con noi…” spiegò Ai serissima.
Gli uomini, però, decisero di uscire a fumare per fare le loro futili chiacchiere, e Ai decise di chiedere ad Aine come andassero le cose.
“Oh io lo amo, davvero, e lui è un buon padre, ma è troppo permissivo. Si fa sempre fregare da quella cavolo di bambina…” rispose un po’ sconsolata e Ai ridendo spiegò “perché è un Dubois. Si fanno totalmente rigirare da queste ragazzine. Sophie e Beatrice hanno sempre fatto fare al padre tutto quello che volevano…”
“Sì, vale anche per Matias e Marina…” sussurrò Cristina molto piano e Ai commentò “vedi? Vuoi una prova?”
Le donne ridacchiando  annuirono e lei disse ad alta voce “…dimenticavo che ha chiamato Beatrice”  facendo ricomparire il marito in tre secondi. Lor si offese per quelle accuse, ma sua moglie sorridendo gli disse piano “sei un padre molto dolce e incredibilmente affettuoso, ma ammetti che hai un debole per la tua prima figlia…” beccandosi solo un gestaccio.
E così brindarono tutti insieme alla loro vita e al loro futuro, che fu incredibilmente roseo. Cristina e Matias ebbero anche il secondo figlio, Angelo, e vissero incredibilmente felici. Mat riprese a lavorare come ingegnere, ma passava quasi tutte le sue sera al Rochefort con sua moglie, che lo fece ingrassare un bel po’ continuando a riempirlo di affetto e tenerezza.
George e Aine decisero che Josephine bastasse come figlia, e la piccola Dubois riempì le loro vite totalmente per anni, prima di decidere di andare a studiare all’estero, rendendoli incredibilmente orgogliosi e apprensivi.
 Sachico e Dug, non si sposarono mai, ma restarono insieme per tutto il tempo. Nessuno dei due credeva ai secondi matrimoni, ma entrambi sapevano di non poter essere più innamorati. Nel chiederle di vivere insieme, Dug le disse solo “…sei la mia anima gemella, ed io lo so da troppo tempo, e ci abbiamo girato intorno troppo tempo” facendola sorridere piano.
I nostri ragazzi, invece, dopo il secondo matrimonio si stabilirono definitivamente a Inverness, ma Lor aprì vari ristoranti in giro per l’Europa e ottenne altre cinque stelle in carriera. Continuò per tutta la vita a cucinare per la sua Ai, e scrisse persino libri di ricette per diabetici. Alice continuò con il suo lavoro, ma presto decise di abbandonare la start up giapponese per dedicarsi solo alla fumetteria e ai ragazzi.
 Crescendo Fred decise di voler proseguire con la strada del padre, e così il sogno di Lor si avverò parzialmente, quando fece un servizio con entrambi i suoi figli nella sua brigata. Sophie, invece, decise di studiare programmazione e Lor continuò a dire a tutti che era un genio, mentre Georgie rimase a lavorare alla fumetteria di famiglia. Beatrice aprì una piccola pasticceria a Parigi, ma presto rimase incinta e tornò insieme a Tom ad Inverness, per crescere la loro piccola Ai con l’aiuto dei nonni.
I nostri amici continuarono a litigare, bere e festeggiare insieme, e quando il giovane Lor e Bella annunciarono di aspettare un bambino, le famiglie Mac Neil e Dubois non potevano essere più unite, caotiche e confusionarie, ma felici.
Nota:
Ciao a tutti e grazie davvero di cuore per essere rimasti con noi fino alla fine. Spero che vi abbiano emozionato i nostri folli ragazzi di Inverness e che vi abbiano strappato anche qualche risata e un sorriso. Spero di non avervi delusi, e mi scuso se dovesse essere così. A presto, con altre storie, se volete.

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Capitolo 29
*** Aggiornamento ***



Ciao a tutti!
Scusate se vi ho fatto credere che ci fosse un capitolo nuovo che invece non c'è, ma dopo una settimana in Francia sono stata presa dalla nostalgia e mi è venuta un'idea che volevo sottoporvi: lèggereste un prequel della ragazza di Tokyo ambientato nel periodo in cui Ai e Lor si innamorano da ragazzini per poi allontanarsi? È una porcheria? Fatemi sapere, anche in privato!
vi annuncio anche che presto ci saranno stravolgimenti totali alla seconda parte quindi restate allerta! A presto spero

 

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