Mantenere una promessa

di Iron_Captain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata come tante altre ***
Capitolo 2: *** Nuovi elementi su cui indagare ***
Capitolo 3: *** Andrew James Bellwether ***
Capitolo 4: *** I primi sintomi ***
Capitolo 5: *** Scosse e Fulmini ***



Capitolo 1
*** Una giornata come tante altre ***


Capitolo 1: Una giornata come tante altre

 

 

Le 6:00 a.m. in punto: a quell'ora la sveglia iniziò a suonare, infastidendo il volpino dal pelo arancione scuro disteso sul letto, e ancora immerso nella totale fase REM.

“Mmmm...”

A differenza di Judy, Nicolas Piberius Wilde impiegava più tempo a svegliarsi e ad alzarsi dal suo amato letto. Come fosse uno zombie che veniva riportato in vita dalla tomba, il predatore si tolse di dosso le coperte e si alzò piano piano dal materasso fino a mettersi seduto, mentre la sveglia continuava a suonare con quel suo rumore fastidioso che faceva irritare chiunque non avesse voglia di svegliarsi.

“E stai zitta un po'!” disse Nick irritato chiudendo la sveglia.

Dopo aver emesso un profondo sbadiglio ed essersi stiracchiato con le zampe, la volpe si mise in piedi e andò verso il bagno. Dopo essersi lavato il viso e fatto i suoi bisognini, il canide andò in cucina e si mise a preparare il caffé. Nell'attesa Nick accese il cellulare, poiché odiava profondamente essere disturbato durante la notte in qualsiasi modo, poiché bastava che lo schermo si accendesse, a causa di una chiamata in entrata o perché aveva ricevuto un SMS, illuminando un pochino l'appartamento, per perdere il sonno e far così fatica a riaddormentarsi. Come succedeva ogni giorno, trovava un'enorme quantità di chiamate perse e altrettanti mesaggini ricevuti da parte dell'unica mammifera che si divertiva a tormentarlo: Judy Hopps.

Scuotendo leggermente la testa, la volpe lesse i messaggi della propria partner, sperando che fossero importanti.

Anche se non avrei il coraggio di dirtelo, a volte sei proprio una rompiscatole, pensò Nick mentre lesse quei messaggi, la maggior parte di lavoro. Quello a cui diede più importanza, però, fu quello in cui Judy gli ricordava espressamente di non dimenticarsi di portare in centrale i fascicoli del caso a cui erano impegnati a indagare: poiché aveva parecchi contatti in città, aveva deciso di portarsi a casa una parte del lavoro, in modo tale che potesse indagare meglio e sentire le “fonti illegali” senza essere infastidito dai propri colleghi di polizia, soprattutto dal proprio superiore.

Non appena sentì fuoriuscire il caffé, il canide andò a spegnere subito il fuoco sulla piastra. Dopo averlo versato nella tazzina e aver soffiato un pochino, lo bevvé con calma. In quel preciso momento il cellulare squillò. Dopo aver intuito chi potesse essere, la volpe scosse leggermente il capo, poi andò a vedere il nome di chi lo stesse chiamando. Dopo che la sua intuizione fu accertata, lasciò proseguire per qualche secondo la suoneria del telefonino, dopodiché, con un leggero sorriso sulle labbra, chiuse la telefonata, senza neanche rispondere. Faceva spesso così perché si divertiva a far irritare Judy...ma anche perché voleva godersi un po' di tranquillità, prima di andare a lavoro e avere a che fare con “Miss Turbolenza”. Senza neanche aver avuto il tempo di bere un altro sorso di caffé, il cellulare riprese a squillare.

Mamma mia che stress che è questa coniglietta!

Nick andò a chiudere nuovamente la telefonata, dopodiché bevve tutto il caffé in un colpo. Quando arrivò il terzo squillo, la volpe si stava mettendo la divisa. Una volta pronto, rispose alla chiamata.

“Questa è la segreteria...”

“Dimmi che sei già per strada...”

“Non mi hai fatto finire la frase!”

“Fai meno lo scemo e limitati a rispondere...”

“Certo che sono già sceso, e sto anche correndo come un matto per raggiungerti.”

“Certo, come no. Infatti si vede come salti di gioia ogni volta che ci vediamo.”

“Non lo do a vedere, ma è così.”

“Ha ha ha...Piuttosto ricordati di portare quei fascicoli, se vogliamo chiudere per bene questo caso.”

“Ce li ho già a portata di zampa, giovane e impetuosa coniglietta.”

“Ok ok, ma adesso sbrigati a scendere da casa e a venire qui...e poi mi dovrai spiegare perché non rispondi mai ai miei messaggi e alle chiamate!”

“Guarda che non ho ricevuto messaggi o chiamate da te; sicura di aver digitato il numero corretto?”

Invece di rispondere a quella domanda sarcastica e bugiarda, la leporide terminò bruscamente la chiamata senza dire nulla.

Aaaahhh...quanto è dolce e confortante il suo buongiorno, disse tra sé Nick ridendo leggermente alla sua stessa battuta e riponendo il cellulare in tasca.

Dopo aver consumato una veloce colazione a base di pane con marmellata di mirtilli, il predatore aprì la serranda a spiragli, dopodiché aprì le ante della finestra per far arieggiare il piccolo appartamento in cui abitava. Una volta che ebbe preso i fascicoli del caso, ed essersi accertato che non mancasse un solo foglio nella cartella, andò a prendere subito le chiavi e uscì di casa, chiudendo successivamente la porta d'ingresso a chiave.

 

 

Angolo autore

Eccomi qua! Finalmente ritorno a pubblicare su questo fandom. Ho avuto un'ispirazione che non riuscivo a colmare, così ho deciso di scrivere almeno il primo capitolo di questa fanfiction, nonostante ne abbia altre da terminare, e lo farò pian piano. Ero indeciso su come scrivere e far svolgere questa fanfiction, e dopo aver finalmente deciso, ho deciso di pubblicarla e...so come portarla avanti. Cosa accadrà ai nostri protagonisti in questa storia? Lo saprete se seguirete questa storia.

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Capitolo 2
*** Nuovi elementi su cui indagare ***


Capitolo 2: Nuovi elementi su cui indagare



C'erano delle volte in cui la grande metropoli di tutto il pianeta risultava essere parecchio caotica e trafficata. Ogni volta che c'erano queste due cose, i mammiferi diventavano nervosi ed esauriti, scambiandosi insulti e imprecazioni; qualche testa calda finiva anche per alzare le zampe, finendo per fare a pugni contro chiunque stesse litigando per un qualsiasi motivo. Purtroppo questo giorno era uno di quelli; infatti, a causa di un tamponamento, l'autobus in cui si trovava Nick era arrivato in ritardo alla fermata in cui scendeva sempre per raggiungere il luogo di lavoro. Dopo aver corso per un quarto d'ora per i marciapiedi, la volpe raggiunse finalmente la piazza in cui si trovava la centrale. Dopo aver percorso la lunga scalinata, entrò finalmente all'interno dell'edificio, dove ad attenderlo c'era una coniglietta con le zampe conserte e l'espressione...irritata. Nonostante fosse piccola, era capace di mettere a disagio qualsiasi mammifero, a prescindere se era un predatore o una preda.


Ecco quando si dice che le apparenze ingannano, pensò Nick non appena le rivolse una rapida occhiata. A quel punto continuò a camminare, facendo finta di niente. Quando arrivò a fianco a lei, e fu sul punto di lasciarsela alle spalle, si sentì afferrato il braccio sinistro con gran forza.


“È inutile che fai finta di non avermi visto.” disse la piccola agente.


La volpe volse lo sguardo verso di lei, e fece finta di essere sorpreso. “Ah ma sei tu!... Credevo fossi una coniglietta in attesa di venire convocata per fare una denuncia.”


“Sei in ritardo.” replicò Judy irritata.


Come se avesse previsto che avrebbe detto quelle parole, Nick sorrise, poi si piegò leggermente in avanti, fino a incrociare i suoi occhi.


“Sai cosa diceva Einstein?”


“Cosa?”


“Che il tempo è relativo; perciò, mia dolce e tenera partner, non sono io ad essere in ritardo, ma siete tu e i nostri colleghi ad essere in anticipo.” ribatté la volpe alla constatazione di Judy con sarcasmo.


Nonostante fosse abituata a sentire diverse battute da parte sua, Judy trovò davvero divertente e intelligente quella fatta poco fa da Nick; ma allo stesso tempo si sentì arrabbiata con lui.


“Sbrigati a venire con me in ufficio, prima che arrivi in anticipo ancora una volta.”


“Sono subito dietro di te, capo.”


Mentre passarono a fianco del tavolo informazioni in cui si trovava Benjamin, che sembrava non far caso al gran via vai dei suoi colleghi poliziotti, e che stava per di più mangiando dei cereali immersi nel latte, lo salutarono, ricevendo subito dopo il contraccambio da parte sua.


Mentre camminarono per uno dei corridoi della centrale, la leporide gli rivolse la parola.


“Allora Nick: cos'hai scoperto sulla nostra vittima?”


“Non credo ti farà piacere saperlo...”


“Nick!...”


“Ok...Purtroppo quasi nulla.”


Nel sentire quella risposta, la coniglietta lo guardò con espressione storta e minacciosa.


“Quante volte ti ho detto che quando lavoriamo...”


“Sono serio, Judy: purtroppo non sono riuscito a sapere quasi nulla, questa volta.” disse la volpe consapevole di rovinare ulteriormente l'umore della propria migliore amica.


La prima reazione di Judy fu quella di abbassare le orecchie sconcertata.


“Avevi detto che le tue fonti erano attendibili!”


“E spesso lo sono Judy, ma non è colpa mia se la nostra vittima era un tipo asociale!” si giustificò Nick. “Tuttavia, dopo aver saputo che andava spesso al bar Genestyce, il barista con cui parlava spesso, mi aveva riferito che la nostra vittima era molto pessimista e diceva spesso che non valeva a niente e che non avrebbe mai concluso niente nella propria vita.”


Non appena ebbe sentito la spiegazione del proprio collega, Judy cominciò a riflettere attentamente, ponendo attenzione alle testimonianze di tutti coloro che lo conoscevano, le quali risultavano essere, ora, contraddittorie.


Maxwell Dillon, conosciuto anche con il semplice diminutivo di Max, era un furetto che lavorava come elettricista presso l'industria Alchemax, la quale si occupava di tecnologie all'avanguardia. Nonostante tutti lo vedessero arrivare sul posto di lavoro e svolgere il suo dovere, nessuno lo conosceva bene, ma soprattutto non aveva amici lì...e dalle indagini era emerso che non aveva affatto amici neanche al di fuori del posto di lavoro. La sua famiglia viveva nel Sud America, A Dyaporon, una grande città situata nella Foresta Amazzonica, e oltre loro non aveva nessun parente qui a Zootropolis. Viveva in una bettola delle dimensioni di un garage per automobili di mammiferi di grande taglia in un quartiere che si trovava alla periferia della città; non aveva nessun automezzo, e nemmeno la patente. Persino dopo aver perquisito la sua casa in cerca di altri indizi, la scientifica non aveva trovato nulla di interessante a parte diversi progetti di una centrale elettrica, di proprietà dell'Alchemax, e un diario personale in cui raccontava le sue giornate di lavoro. Persino le testimonianze dei suoi colleghi di lavoro non fornivano niente di utile alle indagini: parlavano tutti bene di lui, dicendo che era un bravo mammifero e un gran lavoratore, ma poiché nessuno di loro era amico di questo Max, e poiché nessuno lo conosceva, nessuno escludeva la possibilità che potesse avere a che fare con la classica criminalità di strada, nonostante qualcuno dicesse “Non mi sembrava il tipo che aveva a che fare con certe cose”. In poche parole, quel mammifero sembrava essere un fantasma, uno dei tanti emarginati sfortunati che aveva bisogno di lavorare per riuscire a mantenersi, anche se in condizioni precarie.


La coniglietta era talmente assorta nei suoi ragionamenti da non essersi resa conto di aver attraversato il corridoio ed essere entrata in ascensore insieme al proprio partner, rimasto in silenzio anche lui, e ad altri loro colleghi.


“Ehi, Terra chiama agente peluche.” la chiamò Nick prendendola in giro, dopo aver notato l'aria pensierosa e assente della partner.


Sentendo quella battuta, un paio di quei colleghi grandi risero leggermente.


“La smetti di prendermi in giro, Nick!” esclamò Judy urtata.


“A cosa stai pensando?”


“Sei davvero sicuro che la nostra vittima aveva detto al suo amico barman di sentirsi inutile e che non avrebbe mai concluso niente?”


“Mia piccola coniglietta ottusa; non lo sai che le mie fonti sono sempre affidabili.”


Per tutta risposta, la leporide sbuffò.


“Ci sono troppe cose che non hanno senso.”


“Perché non andate a controllare gli appunti sulle testimonianze dei sospettati che avevate interrogato in questi giorni.” suggerì l'agente Fengmayer.


“Stiamo giusto andando a farlo, agente a strisce.” fu la risposta provocatoria del canide.


Se c'era una cosa che tutto il distretto sapeva, era che l'agente Fengmayer odiava essere preso in giro; infatti quando sentì la battuta del canide, chiuse le zampe a pugno e gli lanciò un'occhiata aggressiva, minacciandolo di fatto che lo avrebbe aggredito. In quel preciso momento l'ascensore si fermò.


“Se fossimo stati da soli, non te la saresti cavata con così poco.” disse la tigre con tono freddo.


“Non ti resta che ritentare di nuovo: magari la prossima volta sarai più fortunato.” lo provocò di nuovo Nick.


“Adesso basta!” intervenne Judy sferrando un pugno sul fianco della volpe; poi si rivolse al felino. “Il mio collega intendeva dire che si è dispiaciuto tanto di averti dato fastidio.”


“Vedi di tenere d'occhio quel teppista.” furono le ultime parole della tigre prima di uscire dall'ascensore.


Una volta rimasti soli in ascensore, che riprese a salire, Nick si lamentò.


“Ahi...Dovevi proprio essere violenta con me?”


“Tu non sai proprio dare un limite al tuo comportamento, vero?”


“Guarda che non lo avevo mica insultato!” si giustificò Nick.


“Sai bene, e te lo avevo detto già dal primo giorno in cui avevamo iniziato a lavorare insieme, che al nostro collega Fengmayer non piacciono le battute riferite a lui ed essere preso in giro.” gli ricordò la leporide seccata.


“Mamma mia, ma in questo distretto siete tutti uguali: non vi piacciono proprio le battute.” si lamentò la volpe.


Prima che la discussione tra i due partner potesse proseguire, l’ascensore si fermò di nuovo, raggiungendo il secondo piano. A quel punto i due piccoli mammiferi si diressero verso i loro uffici.


“Riprenderemo il discorso in un altro momento.” disse infine Judy dando priorità al lavoro che dovevano fare.


Dopo essersi andati a sedere sulle sedie nelle loro postazioni e aver effettuato l’accesso al database della polizia, i due piccoli agenti iniziarono a lavorare. La prima cosa che fece Judy fu quella di aprire il rapporto del medico legale, nel quale c’era scritto che Max Dillon era morto folgorato, molto probabilmente dalle anguille elettriche che si trovavano nello stesso posto in cui era stato ritrovato il corpo della vittima: a dimostrare quella teoria fu il fatto che in quella stanza si trovavano alcuni cilindri di vetro, all'interno dei quali erano rinchiusi quei pesci allo scopo, secondo il direttore della Alchemax, di sperimentare un nuovo modo per dare corrente agli edifici senza usare le centrali elettriche. Uno di quei cilindri, infatti, era stato distrutto. Anche se la ricostruzione dell'accaduto sembrava essere problematica, era tuttavia certo che la vittima era andata a riparare un piccolo corto circuito in un pannello sopra una passerella dei quella stanza, ma invece di riuscire a risolvere il problema, era in qualche modo scivolato, cadendo dentro uno di quei cilindri, che in seguito dopo qualche minuto era andato in frantumi e aveva mandato in blackout l'intero edificio per un breve lasso di tempo. La scientifica, poi, non aveva trovato altre impronte oltre a quelle della vittima, anche se le ispezioni in quella stanza non erano finite. A quel punto la coniglietta cominciò ad osservare le foto del luogo del delitto, sperando di riuscire a trovare anche solo un piccolo particolare sfuggito ai loro occhi.


Nel frattempo Nick mise a confronto le testimonianze dei sospettati con gli appunti sulle informazioni che aveva ottenuto grazie alle proprie fonti. Quando aveva sentito dire dalla propria partner che alcune di quelle testimonianze erano assurde, non scherzava affatto; non solo alcune erano in contraddizione con altre, ma per di più in alcune lesse che non conoscevano affatto, e che non avevano mai visto venire a lavoro, la vittima; e mentre alcuni dicevano che era coinvolto in qualche giro d’affari losco, o che si era rivolto alla mafia per pagare una montagna di debiti chiedendo prestiti, qualcun altro diceva, invece, che era un tipo a posto che non avrebbe mai fatto male a una mosca e che aveva soltanto bisogno di lavorare per riuscire a mantenersi. La cosa certa era che la vittima non era benestante, viveva come un povero emarginato, e nessuno sembrava notarlo. A quel punto il predatore decise di fare l'unica cosa possibile che gli avrebbe permesso di sbrogliare questo caso: uscire dagli schemi. Dopo aver messo dentro la cartella i documenti e gli appunti, la volpe aprì dal computer di lavoro il browser di ricerca, dopodiché cercò il sito ufficiale dell'Alchemax e lo cliccò, aprendo così la pagina principale. La prima cosa che andò a cliccare all'interno della pagina fu l'inserzione in cui c'era scritto “Chi Siamo". Lesse con attenzione la storia di quell'industria. Come aveva saputo tramite la testimonianza del direttore, la Alchemax era nata come progetto integrativo per i giovani mammiferi senza esperienza per includerli nel mondo del lavoro (un po’ come la stessa Zootropolis, anche se in un contesto diverso), e di come si era sviluppata, diventando una delle imprese all'avanguardia più importante.


Dopo aver letto la storia, la volpe andò a cliccare su un’inserzione che si trovava a fine pagina. Quando fu caricata la nuova pagina, Nick osservò e lesse l'elenco del personale responsabile dei settori più importanti. Quando fece anche le ricerche sul database della polizia per controllare se avessero precedenti penali, fece delle scoperte inaspettate; fu talmente sorpreso da abbandonare la propria postazione per andare a chiamare la propria partner.


“Carotina.” la chiamò la volpe dopo aver bussato sul muretto, a fianco dell'ingresso.


“Cosa c'è Nick?” chiese Judy con lo sguardo rivolto verso le foto della scena del crimine.


“Ho scoperto qualcosa e ho anche elaborato una nuova supposizione.”


Come se si fosse svegliata di colpo per via di una secchiata d'acqua fredda, la leporide rivolse immediatamente lo sguardo verso il collega e accartocciò temporaneamente ogni che riguardava quelle foto.


“E dimmi un po’: cosa avresti scoperto?”


“Vieni nella mia postazione e lo scoprirai.” replicò con tono provocatorio.


“Perché non vieni tu da me, volpe birichina?” lo provocò a sua volta Judy sorridendo maliziosamente.


“Perché non ho la possibilità di portare tutto il materiale da te, perciò ti aspetto.”


Non appena Nick uscì dalla postazione di Judy, la leporide lo seguì fino alla sua postazione di lavoro. Mentre Nick andò a sedersi sulla sedia, la sua partner andò ad affiancarlo.


“Allora Nick?”


Dopo essersi schiarito la voce, il predatore cominciò la spiegazione.


“Dopo aver capito che continuare a spremere le meningi sulle testimonianze dei sospettati, ho deciso di informarmi di più sulla Alchemax: oltre ad aver letto sul sito ufficiale che era nata come progetto integrativo per i giovani mammiferi, sono poi andato a vedere quali mammiferi ricoprono un ruolo importante all'interno della struttura.”


Mentre lo ascoltava, la coniglietta osservò come Nick mosse il mouse e cliccò i suoi tasti per arrivare alla pagina in cui c'erano i dipendenti più importanti dell'impresa.


“E…” disse la leporide, notando che il suo partner aveva interrotto improvvisamente il discorso.


“Aspettavo questa tua risposta…” rispose Nick sorridendo. “Dopo aver visto chi fossero alcuni di questi dipendenti, ho voluto fare una ricerca nel database della polizia; e guarda cosa è venuto fuori.”


Non appena la volpe aprì il database della polizia, iconizzato, apparve la foto di uno di quei mammiferi, e sotto di esso, l'intera biografia. Judy mise a confronto i due profili delle due diverse pagine. Il mammifero in questione era un lupo grigio di nome Otto Octavius. Secondo la descrizione del sito dell'Alchemax, egli era a capo dell'area ricerca e sviluppo, e si era occupato di realizzare diversi progetti; ma secondo il database della polizia, quello scienziato era stato arrestato per incendio doloso e per tentato omicidio nei confronti di alcuni studenti delle scuole elementari e di altri mammiferi. Il tutto era accaduto nel suo laboratorio, e secondo la testimonianza del colpevole egli non voleva far del male a nessuno, e che ciò che era accaduto era stato un incidente. Dopo essere stato condannato il suo laboratorio era stato chiuso perché non rispettava le dovute norme sulla sicurezza dei suoi ex dipendenti. Fu poi rilasciato su cauzione.


“E non è ancora finita, collega mia.” disse Nick non appena notò l’espressione stupita di Judy, che non appena vide e mise a confronto il secondo dipendente, rimase davvero spiazzata.


Wilson Grant Fisk, un enorme orso bruno, era un buttafuori di uno strip club, il Kantuki Con, che in seguito venne chiuso per motivi legati al traffico di droga, e faceva spesso il bodyguard alle prostitute. Era stato arrestato per omicidio ed estorsione, oltre ad essere stato accusato, ma mai condannato, per pluriomicidio, aggressioni aggravate, aggressione a pubblico ufficiale e tortura. Era stato condannato all’ergastolo al penitenziario Rykers. Ora era in libertà vigilata, e anche a lui era stata pagata la cauzione. All’interno dell’Alchemax ricopriva il ruolo di capo della sicurezza.


Quando vide anche il profilo di quel criminale, Judy rimase totalmente di stucco. Come potevano due criminali come loro lavorare e ricoprire una posizione importante in un’industria di prestigio come la Alchemax? E poi perché non avevano cercato dei profili migliori e più adatti a quegli incarichi?


“Vuoi anche sapere la mia nuova supposizione?”


Prima di rispondere, la leporide lo squadrò, e dopo essere ritornata in sé, annuì.


“E se la nostra vittima non fosse morta accidentalmente, come vogliono farci credere, ma fosse stata assassinata?”


A quel punto Judy non disse nulla, e milioni di pensieri si fecero strada nella sua mente: non solo avevano trascurato dei particolari importanti su dei sospettati, ma probabilmente la Alchemax poteva essere l’ennesima copertura per nascondere chissà quale attività illegale; e molto probabilmente Dillon era stato ucciso per aver scoperto qualcosa di losco per paura che avrebbe raccontato tutto alla polizia.


“Dobbiamo tornare all'Alchemax e parlare con il suo direttore.” disse infine Judy, intenzionata a risolvere il caso e a spedire in galera chiunque fosse coinvolto in operazioni illecite.


Quando vide la propria partner dirigersi verso l'uscita dell'ufficio, Nick andò a fermarla.


“Non sarebbe il caso di mandare altri agenti a interrogare il nostro sospettato numero 1?” chiese perplesso la volpe guardando negli occhi la collega.


“No Nick, abbiamo scoperto noi che tra i dipendenti dell’Alchemax ci sono dei potenziali assassini…”


“Allora diremo al nostro capitano ciò che abbiamo scoperto e di mandare altri agenti a interrogare il direttore dell’Alchemax.” insistette il predatore.


La coniglietta lo squadrò sospettosa.


“Pensi che non sia all'altezza del compito? Oppure hai paura di quei due predatori enormi?”


“Niente di tutto questo Judy!” si affrettò a dire Nick.


“E allora per quale motivo?”


“Per coinvolgimento personale.” replicò Nick ricordandole che il direttore dell’Alchemax si chiamava Andrew James Bellwether; che altri non era che il padre della criminale Dawn Bellwether.


La leporide rimase un istante in silenzio, poi parlò di nuovo, mentre appoggiò una zampina sulla sua spalla sinistra.


“Stai tranquillo partner; e poi non stiamo moca andando a parlare con sua figlia, ma con lui.” provò a tranquillizzarlo Judy.


“Sai come dice un vecchio detto, coniglietta emotiva: tale figlia, tale padre.”


La leporide sorrise.


“Se fosse davvero così, credo che non ci sarebbero stati dei predatori tra il personale dell’Alchemax; perciò, volpe premurosa, muoviamoci a chiudere questo caso, e rendere giustizia a quel povero furetto.” lo incoraggiò Judy.


Il predatore osservò la sua migliore amica varcare l’uscita dell’ufficio e incamminarsi verso il corridoio.


Sei davvero unica, Carotina: ed è per questo che ti voglio bene, disse tra sé Nick, dopodiché si affrettò a raggiungerla e a non farla andare da sola ad affrontare il pericolo: qualcuno doveva pur badare a lei e guardarle le spalle per proteggerla.


Angolo Autore
Scusate l'enorme ritardo, ma oltre ad aver avuto da fare, come potete ben vedere, mi sono concesso tanto tempo per scrivere questo lungo capitolo. Spero che voi lettori stiate tutti bene e che nessuno sia stato contagiato proprio adesso da questo coronavirus.
Tornando al capitolo, sono proprio curioso di sapere a quali conclusioni siete arrivati, e poi…credo che per qualcuno sia facile capire quale sia il crossover che ho intenzione di mettere in questa fanfiction. Buona lettura.

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Capitolo 3
*** Andrew James Bellwether ***


Capitolo 3: Andrew James Bellwether



La Alchemax si trovava nel distretto Downtown; era uno degli enormi grattacieli che si trovavano nel cuore della citta. Era un edificio con che aveva delle enormi vetrate, e l’insegna era scritta a caratteri enormi e con tanto di neon verdi che si illuminavano di notte. Era un’industria che creava tecnologie all’avanguardia, ed era l'unica che faceva concorrenza alla Osborne Inc. su quel campo.


Trovandosi all'interno del centro della città, i due agenti fecero fatica a trovare posto dove parcheggiare la Volante. Dopo un'ora e mezza di ricerca, e di imprecazioni da parte di Judy, i due agenti di polizia erano arrivati di fronte a quell'edificio di dimensioni mastodontiche.


“Esibizionista.” commentò la volpe sarcastica.


Judy si limitò ad avviarsi verso l’entrata, senza degnare di uno sguardo il suo partner.


“Suvvia, non dirmi che sei ancora arrabbiata con me.”


Come se avesse ricevuto da qualcuno una scrollata nel tentativo di farla ritornare alla realtà, la leporide volse uno sguardo minaccioso al canide.


“Tu dici?!” esclamò Judy irritata, poiché, quando era impegnata a fare più di una volta il giro dei palazzi vicini per trovare un posto in cui poter parcheggiare la Volante e ad imprecare, Nick la prendeva in giro e si divertiva ridacchiando della sfortuna della sua migliore amica.


“Suvvia, Carotina: vuoi davvero rimproverarmi per aver ridacchiato un po’? Lo sai che ridere fa bene.” continuò a scherzare Nick.


Fu in quel momento che la coniglietta fu sul punto di dargli un pugno in pieno viso.


“Tu sei davvero un idiota!” esclamò Judy con tono alterato, ed ormai al limite della pazienza.


Dopo aver detto quelle parole, la piccola agente si avviò nuovamente verso l’ingresso dell’azienda con passo deciso.


Nick la seguì, e decise di lasciare un po’ in pace la propria partner per darle modo di calmarsi; e poiché dovevano interrogare un loro potenziale nemico, era bene essere lucidi e seri. Una volta arrivati in cima alla scalinata, videro due grandi orsi bruni con l’uniforme della sicurezza che sorvegliavano l’entrata principale dell’edificio. Avevano un’espressione tanto seria…quanto aggressiva. Quando Judy li squadrò, ipotizzò che se avessero dovuto fermare e portare fuori dall'azienda un ospite indesiderato, non si sarebbero limitati a mandarlo via: lo avrebbero probabilmente prima pestato di botte, poi lo avrebbero cacciato via a calci nel sedere. Pur augurandosi di sbagliare, sulle loro espressioni lesse questo.


“Buongiorno, siamo gli agenti Hopps e Wilde, della ZPD. Siamo qui per parlare con il vostro direttore, il signor Bellwether, riguardo la morte del signor Dillon.”


Dopo essersi annunciata, i due addetti alla sicurezza si scambiarono un’occhiata, dopodiché uno di loro accese la radio.


“Capo, sono arrivati due agenti di polizia: vogliono parlare con il nostro direttore, passo.”


“Ricevuto, Walter; sto arrivando. Chiudo.”


“Attendete qui fuori, voi due.” si limitò a dire l’addetto alla sicurezza che aveva parlato con il proprio superiore.


Dopo circa un quarto d’ora di attesa, il canide osservò la propria partner che stava battendo a terra velocemente uno dei suoi piedi, e sembrava nervosa.


“Paura di incontrare lo spaventoso orso grizzly?” chiese Nick provocandola.


“Niente affatto, volpe ottusa…a meno che non sei tu ad aver paura dell'orso.” lo incalzò Judy.


“Se non ricordo male, in passato avevi avuto paura di tanti predatori assetati di sangue, come ad esempio Manches, o i lupi della clinica sulla scogliera…”


A quel punto Judy si lasciò scappare una risata.


“Buffo che mi dici questo; perché vorrei ricordarti che eravamo insieme quando stavamo scappando da quei predatori che avevano cercato di catturarci, e nel caso di Manches di sbranarci…e ricordo che avevi urlato peggio di una femmina. Soprattutto quando Mr. Big voleva freddarci nella botola in cui c'era l’acqua gelata; ed io non avevo neanche emesso un gridolino in quella situazione.”


A quel punto la volpe, fingendosi offesa, squadrò la sua partner, che ricambiò con il suo stesso sguardo.


“Mi stai forse provocando, coniglietta imprudente?”


“Hai cominciato tu, furbacchione imprudente.”


In quel preciso momento sopraggiunse Wilson Fisk, il capo della sicurezza della Alchemax: era un orso bruno molto grosso, più dei due addetti che sorvegliavano l'ingresso…e molto più aggressivo apparentemente. Nick fu il primo a guardarlo. Quando Judy vide la sua espressione terrorizzata, simile a quella di un sottoposto rimproverato da un suo superiore, si voltò per vedere nella stessa direzione del partner; e non appena anche lei vide quell’enorme mammifero onnivoro in divisa, capì subito perché il proprio partner aveva quell’espressione intimorita. Non sembrava essere un capo della sicurezza…ma un killer spietato, privo di emozioni.


“Seguitemi, e non andate a ficcanasare in giro per l’edificio.”


Dopo aver varcato la porta girevole, i due piccoli agenti lo seguirono. Una volta dentro, Nick e Judy rimasero impressionati e affascinati dall'incantevole e innaturale aspetto della sala d’ingresso, che era grande quanto un mega parcheggio al coperto. Le pareti erano talmente pulite e chiare da apparire come degli specchi, e gli altri mammiferi erano vestiti in modo elegante, con giacca e cravatta, e le femmine non erano esageratamente truccate, ma nonostante ciò apparivano comunque molto belle e attraenti. Persino l'angolo accoglienza, dove c’era il lungo tavolo, alto circa due metri e mezzo e parecchio lungo, di colore bianco con dei lunghi tubi blu sulle estremità della superficie bianca dentro i quali erano racchiuse delle lampadine al neon, era tenuto pulito e in ordine come una stanza appena rimessa a nuovo, e in alto sulla parete c’era scritto con lettere enormi e le luci al neon verdi il nome dell’azienda.


Judy ebbe la sensazione di trovarsi in un lussuoso albergo futuristico per VIP; mentre Nick trovò esagerato quello stile appariscente.


Dopo aver raggiunto gli ascensori, il signor Fisk aprì le porte scorrevoli grazie a una chiavetta magnetica, dopodiché entrò dentro di essa, e fece segno ai due pubblici ufficiali di seguirlo. Non appena iniziarono la salita, Nick ebbe l’iniziativa di porre delle domande.


“Mi dica, signor Fisk, da quanto tempo lavora per il signor Bellwether?”


“Da circa quattro anni, e ricopro il ruolo di capo della sicurezza da due anni.” fu la risposta del mammifero onnivoro, anticipando la successiva domanda del canide.


Riflettendo bene, la volpe pose la successiva domanda.


“C’erano altri candidati al suo ruolo, oltre lei?”


“Solamente due: Eveline Sable, e John Wesly.”


“Questi due mammiferi lavorano ancora qui?” intervenne la leporide.


“Soltanto il mio collega Wesly. Eveline aveva chiesto il trasferimento per andare a lavorare in un’altra filiale della Alchemax. Credo si trovi in Messico.”


“Sa in che rapporto era il suo collega Wesly con il signor Dillon?”


Prima di rispondere alla domanda, ci fu un momento di silenzio.


“Avevano soltanto un semplice rapporto di lavoro, anche se in realtà non avevano alcun tipo di rapporto, poiché il signor Dillon era molto asociale: pensava soltanto a lavorare, dal momento che a differenza del personale che lavora qui e svolge una mansione più rispettabile riceve uno stipendio superiore rispetto a lui. Tuttavia era un gran lavoratore, e non faceva assenze neanche quando aveva la febbre o problemi di salute più gravi: infatti una volta era venuto con la gamba ingessata, poiché il giorno prima era stato investito, e aveva svolto comunque il suo dovere.”


Una volta che il signor Fisk ebbe finito di parlare, fu il turno di Judy a fare le domande.


“Il vostro direttore era a conoscenza delle condizioni di salute del signor Dillon quando non stava bene? Non gli aveva mai concesso di essere assente per qualche giorno di malattia?” chiese esterrefatta e con una punta di disappunto.


L'orso, che aveva avvertito nel tono della coniglietta il disappunto, la squadrò severamente; e non appena le porte dell’ascensore si aprirono, i tre mammiferi uscirono e si incamminarono verso il corridoio.


“Se il signor Dillon, o un altro dipendente dell'azienda osa fare un qualsiasi tipo di assenza, il direttore Bellwether detrae una parte dallo stipendio mensile da quel dipendente, e non gli dà modo di recuperarlo. I dipendenti che vengono pagati molto bene possono anche permettersi di fare dei giorni di assenza, ma quelli come Dillon o i miei colleghi della sicurezza non possono permettersi di fare assenze…ed è inutile che vi spieghi i motivi per cui hanno bisogno dei soldi.” rispose l'orso con tono serio.


Nonostante i due agenti di polizia non riuscivano a nascondere il loro disappunto sul trattamento dei mammiferi che lavoravano in quella azienda, mantennero comunque la calma, e sapevano che se avessero dovuto esprimere qualche lamentela sulla condotta dei dipendenti avrebbero dovuto parlare con il direttore stesso.


“Ci sono stati dipendenti che avevano espresso lamentele o protestato…”


“Per la linea di condotta che il direttore Bellwether adotta sui dipendenti? Certo…e chi lo ha fatto è stato licenziato.” replicò il mammifero onnivoro alla coniglietta. “Purtroppo non posso dirvi altro sull'azienda e il direttore, tranne che…i dipendenti dell’azienda hanno bisogno di lavorare e di avere uno stipendio, e questo significa che pur di non essere licenziati sono disposti ad adattarsi ad ogni circostanza.”


Anche se per Judy quella risposta non sembrava essere molto esaustiva, per Nick, invece, significava tutto: anche se non erano nelle stesse condizioni del furetto defunto, probabilmente avevano assoluta necessità di lavorare per avere uno stipendio a fine mese per poter tirare avanti, e se avevano anche una famiglia, a maggior ragione non dovevano perdere il lavoro. Persino quando dei lavoratori si trovavano in condizioni di “sfruttamento” preferivano non ribellarsi e trovavano il modo di adeguarsi. In base a quella risposta, Nick capì subito che razza di mammifero fosse quel balordo di Bellwether.


Una volta arrivati davanti l’ufficio del montone, il capo della sicurezza bussò alla porta. Dopo aver ricevuto l'ok ad entrare, aprì la porta.


“Signor Fisk, cosa la porta a disturbarmi?” chiese gentilmente il montone, impegnato a lavorare sul computer.


“Sono arrivati due agenti di polizia che vorrebbero parlare con lei a proposito della morte del signor Dillon.”


Dopo aver sentito ciò, Andrew spinse qualche bottone sulla tastiera del computer per chiudere alcuni programmi.


“Li faccia pure accomodare, signor Fisk.”


Dopo aver fatto entrare nell'ufficio del proprio direttore i due piccoli mammiferi, Wilson chiuse la porta, e attese fuori la fine dell’interrogatorio.


La leporide e il canide osservarono allibiti il gigantesco ufficio del direttore della Alchemax. Le pareti erano bianche, e talmente pulite e candide da far credere agli ospiti che la stanza fosse stata appena costruita e mai usata in passato. C’erano tanti mobili provvisti di cassetti piccoli e grandi, due piante all'interno di vasi in metallo, e una grande scrivania bianca davanti a loro, e alle sue spalle un’enorme vetrata, dalla quale era possibile vedere quasi tutta Zootropolis. Dietro la scrivania, seduto su una scrivania, c'era un montone, vestito con giacca e cravatta, dall’espressione fredda.


“Prego, accomodatevi pure.”


Mentre i due agenti di polizia andarono a prendere posto sulle sedie, Judy non poté fare a meno di notare il tono freddo e quasi ostile con cui disse quelle parole.


“Cos’altro volete sapere?” chiese seccato il grande bovino.
“Perché non aveva detto ai nostri colleghi che alcuni suoi dipendenti hanno dei precedenti?” chiese Judy usando lo stesso tono del direttore della Alchemax.


“Dritta al punto, eh…Comunque, avevo deciso di non dirvelo per non saltare a conclusioni sbagliate…” disse il montone senza esitare, come se si fosse aspettato una domanda simile.


“Nascondere dei simili particolari equivale ad essere complici di potenziali assassini, che avrebbero potuto assassinare il povero Dillon e far sembrare che sia morto a causa di un incidente sul lavoro.” ribatté Judy con tono severo.


“Non sono più assassini, agente Hopps; e il motivo per cui li ho assunti è per dare modo di reintegrarli all’interno della società; soprattutto perché diverse aziende, e i programmi di reintegrazione detenuti organizzati dai penitenziari, non danno tante opportunità ai detenuti di dare loro una seconda possibilità di riavere una vita per bene…”


“Allora i programmi di inclusione dei giovani nel mondo del lavoro è una copertura che serve a nascondere il reintegramento dei detenuti?” intervenne Nick con lo scopo di raccogliere qualche altra informazione.


“Assolutamente no! Noi facciamo entrambe le cose!” esclamò Bellwether offeso. “Avevo bisogno di alcune…risorse più professionali per metterle a capo di alcuni progetti…importanti; per esempio il dottor Otto Octavius. In passato, quando aveva ancora il suo laboratorio privato e non era ancora stato messo nella “lista nera" dei criminali, collaborava con la Oscorpe, che gli finanziava i progetti sulla ricerca della fonte di energia illimitata. Nel momento in cui avevano smesso di aiutarlo economicamente, aveva continuato a sperimentare nonostante non avesse più i fondi per mettere a norma le apparecchiature per la sicurezza e l’incolumità dei suoi ex dipendenti, finendo per far saltare in aria il suo laboratorio. Io ho voluto dargli una possibilità, visto che la progettazione dell'energia illimitata, che verrà usata per sostituire l'attuale elettricità prodotta dalle centrali, sarà ecologica, e non avrà bisogno di consumare altre risorse del pianeta.”


“E per quanto riguarda il suo capo della sicurezza?” chiese Judy incuriosita, e anche per metterlo alla prova.


“Qualche anno fa avevo subito un furto da parte di alcuni miei addetti della sicurezza, che erano stati corrotti dalla Oscorpe, e tra questi c’era il precedente capo della sicurezza, che ho provveduto a licenziare e denunciare a suo tempo. Avevo bisogno di un mammifero che potesse riconoscere chi era corrotto e che fosse leale. Mi avevano parlato di Wilson Grant Fisk, che nonostante fosse un buttafuori, era stato un orso che aveva iniziato a gestire la sicurezza dello strip club, ed era riuscito a farsi rispettare da tutti…persino dai più temibili boss della malavita. Da quando l’ho assunto, i miei addetti della sicurezza sono diventati molto più bravi e disciplinati come non lo sono mai stati. È un bene che io abbia come capo della sicurezza un mammifero come lui.” fu la risposta del grande bovino, che non si scompose minimamente.


Mentre il direttore della Alchemax rispondeva alle domande dei due agenti di polizia, Judy scriveva sul proprio taccuino le cose più importanti di quelle domande.


“Giusto per curiosità, come cerca di integrare i giovani nel mondo del lavoro?” chiese d'un tratto Nick.


“Tramite stage, tirocini e corsi privati tenuti dai miei dipendenti più esperti…sa che lei ha un’aria familiare, ora che la guardo bene.” disse improvvisamente il montone squadrando per bene il canide; e mettendosi subito al computer per fare delle ricerche.


“Me lo dicono spesso, signor Bellwether.” disse sarcasticamente la volpe, che cercò di nascondere quello che soltanto un suo migliore amico, e la propria partner, potevano notare: l’ansia.


Judy Hopps lo squadrò sospettosa e preoccupata: cercava di nascondere con il suo umorismo qualcosa che lo turbava. Era difficile che il proprio partner potesse essere profondamente turbato e scosso…e l’unica volta che lo aveva visto in quello stato, ed era stato anche malinconico, fu quando gli aveva confidato che era stato discriminato da quei mammiferi che avrebbero dovuto accoglierlo nel gruppo degli scout.


“Oh, ecco chi mi ricordi, agente Wilde.” disse il grosso bovino dopo aver fatto qualche ricerca sul computer, richiamando l’attenzione della leporide, assorta nei suoi quesiti su cosa le stesse ancora nascondendo quel volpacchiotto furbetto.


“Tuo padre mi parlava molto spesso di te.” continuò a parlare il bovino, mentre girò il laptop del proprio computer in direzione dei due piccoli mammiferi.


Nick vide chiaramente la piccola foto del proprio papà, morto tanti anni fa in circostanze misteriose, all’interno del curriculum salvato nei database della Alchemax; i suoi occhi verdi smeraldo, la sua espressione seria e una micro porzione del suo smoking, e sotto l’elenco dei lavori e delle mansioni che svolgeva tanti anni fa. Non aveva mai avuto modo di conoscerlo davvero, e ciò che sapeva lo aveva sentito raccontare dalla propria mamma. Era sempre fuori per lavoro, e tornava sempre a notte fonda. Non avevano mai passato del tempo insieme, come facevano invece i padri di molti suoi coetanei e amici. A causa di ciò si sentiva triste, perché era praticamente cresciuto senza una presenza paterna.


Dapprima la leporide guardò il computer, poi il proprio collega; e non appena vide la sua espressione turbata e quasi offesa, si sentì dispiaciuta.


“Vado fuori a prendere una boccata d'aria.” tagliò corto la volpe scendendo dalla sedia e avviandosi vero l'uscita.


“Se dovessi pensare di venire a lavorare nella mia azienda, sarai più che benvenuto; anche perché io e tuo padre eravamo grandi amici.” disse Bellwether ignorando il suo umore e il fatto di aver appena toccato un tasto delicato e dolente.


Dopo essersi fermato al centro della stanza, Nick gli rivolse uno sguardo freddo e serio.


“Grazie per l’offerta, ma non mi interessa.” tagliò corto il canide, che per rispetto del lavoro e di Judy, aveva deciso di non arrabbiarsi e di limitarsi a uscire fuori dalla stanza.


Una volta rimasti soli, la coniglietta continuò da sola a porre le domande.


“Come conosce il padre del mio collega?”


“Quando non dirigevo ancora la Alchemax, io e Jason Wilde lavoravamo insieme a un progetto: facevamo esperimenti sui ragni, poiché avevamo scoperto che possedevano delle cellule che erano in continuo mutamento. Così avevamo avuto l'idea di cercare di trasformarle in cellule curative e rigenerative che sarebbero state usate negli ospedali per curare ogni tipo di malattia. Ma quando il mio collega Wilde era morto, e nessuno sa come, il progetto si era arrestato di colpo…e nessuno ha voluto farlo ripartire, e poi...molte ricerche sono andate perdute e mai ritrovate.” spiegò il montone con una punta di malinconia. “Era spesso al lavoro, e mi aveva parlato molto della sua famiglia, e del fatto che non riusciva a dedicare tanto tempo a loro.”


Dopo aver sentito ciò, la coniglietta continuò a fare domande inerenti al caso.


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Una volta uscita fuori dalla stanza, la volpe andò ad appoggiarsi su una parete dell’edificio, completamente avvolto nei propri pensieri.


“Dove sta la tua collega?”


Dopo essere stato riportato alla realtà, Nick rivolse lo sguardo verso il capo della sicurezza, che sembrava guardarlo in modo sospettoso.


“Sta continuando a parlare con il suo capo.” si limitò a rispondere.


“Perché ti trovi qui, se non avete finito di parlare col mio capo?”


“Non riuscivo più a sopportare l'odore nauseante che c'era in quella stanza.” fu la risposta del canide, che cercò di riprendersi dalla sorpresa che lo aveva turbato.


Dopo averlo guardato con uno sguardo apparentemente minaccioso, Wilson Fisk sorrise leggermente.


“Hai ragione: la lavanda non è un odore facile da sopportare, soprattutto per i mammiferi dall'olfatto sensibile.”


Il canide si limitò a sorridere alla sua battuta, poiché era profondamente turbato dalle parole di quel montone: non aveva mai avuto un buon rapporto con il proprio papà…anzi, tecnicamente non aveva avuto alcun tipo di rapporto con lui, dal momento che era quasi sempre fuori casa, e quando non lo era, andava a lavorare nel suo studio, che chiudeva sempre a chiave per far sì che nessuno potesse disturbarlo.


“Mi perdoni, signor Fisk, mi può dire dove si trova il bagno, in questo piano?” gli chiese ad un tratto la volpe, poiché aveva bisogno di stare da solo.


“Vada dritto, alle sue spalle, fino a che non vedrà, alla sua destra, due porte affiancate tra loro, e sopra di esse l'insegna luminosa con i disegni della toilette.”


Dopo averlo ringraziato, Nick si diresse in bagno e andò a chiudersi in una delle cabine metalliche. Una volta rimasto solo, chiuse la tavola del gabinetto, e si mise seduto. Nascose tra le zampe il proprio volto e iniziò a singhiozzare il più silenziosamente possibile. Anche se Nick aveva il senso dell’umorismo e gli piaceva provocare e prendere in giro gli altri mammiferi, diventava emotivo e soffriva ogni volta che doveva affrontare un discorso che riguardava la sua infanzia, poiché non ne aveva avuta una tanto bella come l'avevano avuta altri mammiferi. Il proprio carattere introverso, cinico, presuntuoso, arrogante e anche da spaccone lo usava come scudo per difendersi da chiunque, anche quando non veniva preso in alcun modo di mira; ma soprattutto era convinto che nessuno potesse capire ciò che aveva passato e il dolore che aveva vissuto. Neanche la propria partner, alla quale non aveva voluto raccontare tutto: lei aveva dei genitori, e tantissimi fratelli che l’avrebbero aiutata in qualsiasi momento. Ma lui non aveva fratelli…e aveva pochi amici veri su cui poter contare nel momento del bisogno. Voleva loro un gran bene, ma alle volte li allontanava…perché li voleva proteggere da “se stesso".


Mentre continuava a pensare alle traumatiche parole dette da quel montone antipatico, oltre che a piangere, Nick lanciò un urlo sommesso non appena sentì una specie di pizzico, simile a un piccolo morso, dietro il collo che gli provocò un bruciore insopportabile. Istintivamente il predatore colpì con la propria zampa il punto in cui aveva sentito il pizzico. Quando vide il palmo completamente pulito, il predatore si irritò.


Maledette zanzare, disse tra sé pensando di essere stato punto dal più fastidioso e infido di quegli insetti.


Come se fosse improvvisamente tornato lucido, il canide ricordò di aver lasciato sola la propria partner, in compagnia di una preda molto pericolosa, a proprio parere. Doveva tornare immediatamente da lei…e una volta finito di raccogliere la testimonianza del signor Bellwether, avrebbe fatto qualcosa per scusarsi di essersene andato senza alcun preavviso e di averla lasciata sola.


Una volta uscito dalla cabina, andò a sciacquarsi il viso e mise un po’ d’acqua con una delle zampe umide nel punto in cui sentiva ancora il bruciore della puntura, che non accennava ad alleviarsi in quel momento.


Nel momento in cui si apprestò ad uscire dalla toilette, il predatore iniziò a respirare con affanno. Avvertì e sentì il proprio cuore battere all'impazzata. Ebbe la sensazione di non riuscire a rimanere in equilibrio. Cercò di rimanere in piedi sorreggendosi sui mobili in cui erano incastrati i lavandini.


“Judy…Judy…” disse Nick con un filo di voce soffocato: voleva urlare il suo nome, ma non riusciva a farlo...come se non avesse le forze per poterlo fare. Come se qualcuno lo stesse soffocando.


Cercò di rimettersi in piedi e di rimanere cosciente con tutte le forze che aveva a disposizione. Alla fine, quando sentì mancare il respiro, la volpe cadde pesantemente a terra e perse i sensi.



Angolo Autore
Ciao a tutti! Perdonatemi se aggiorno solo adesso questa fanfiction ma mi era mancata la voglia di continuarla; e poi, dopo aver visto che c'erano altri elementi su cui mi dovevo concentrare e descrivere, ho dovuto modificare tanto questo capitolo, specialmente la fine, che inizialmente la volevo un po’ diversa. Sono tentato di aggiungere l’avvertimento OOC, ma per il momento lascerò così e vedrò come si svilupperà la storia. Forse alcuni di voi lettori avrete capito quale crossover ho deciso di inserire, perciò spero di regalarvi…tante emozioni e qualche colpo di scena.
E cosa più importante...cercherò di migliorare il layout appena avrò un po' di tempo per poterlo fare.
A presto.

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Capitolo 4
*** I primi sintomi ***


Capitolo 4: I primi sintomi


Una volpe dormiva, nella sua stanza buia, su suo bel letto comodo comodo. L'indomani sarebbe dovuto andare a scuola, perciò doveva riposarsi bene. Ma ciò non accadde: nel cuore della notte, in tarda serata, il piccolo Wilde venne svegliato di colpo dalle voci dei propri genitori. Le riuscì a sentire bene, poiché erano molto forti. Sembravano stessero litigando…ma non riuscì a sentire ciò che stavano dicendo. A quel punto Nick decise di alzarsi dal letto e di andare a vedere cosa stava succedendo. Era preoccupato e triste, nonostante non era la prima volta che li vedeva litigare. Dopo essere uscito dalla propria camera, percorse il corridoio e iniziò a scendere le scale. Man mano che si avvicinava, poté sentire più chiaramente il loro litigio.

“Quand’è che dedicherai del tempo e affetto a nostro figlio?! Quando?!” urlò Aurora a suo marito.

“Sai benissimo che sto lavorando per portare uno stipendio a casa e per permettere a nostro figlio di andare in una scuola per bene; e poi il mio lavoro servirà a salvare le vite di numerosi mammiferi, soprattutto le prossime generazioni!” fu la risposta di Jason Wilde.

“Nostro figlio non ha bisogno del tuo stipendio: ha bisogno della tua presenza e del tuo affetto! Lo sai che vorrebbe entrare nel gruppo degli scout? Almeno lo sai questo?! Sai che continua a chiedere come mai non vai a prenderlo a scuola qualche volta, come fanno alcuni papà dei suoi compagni di scuola!”

“Mamma.”

I suoi genitori si voltarono verso il piccolo volpino sconvolto.

“Nick! Come mai non sei andato a letto?” chiese la mamma preoccupata, che andò ad accarezzarlo sul viso per tranquillizzarlo.

“Vi avevo sentito urlare.” fu la risposta del piccolo canide di 9 anni, che come ogni cucciolo usava termini molto esagerati per potersi esprimere, a causa del fatto che non possedevano una vasta conoscenza delle giuste parole da usare.

“Oh, piccolo Nick.” Disse la mamma dolcemente guardandolo negli occhi. “Io e tuo padre stavamo soltanto parlando…non stavamo urlando.”

Lo sguardo di Nick si spostò improvvisamente di lato, facendo in tempo a vedere il proprio papà uscire di casa.

“Papà!” lo chiamò inutilmente la piccola volpe, che successivamente abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.

Anche Aurora si voltò, e non appena vide chiudersi la porta di casa, diventò di colpo sconvolta e fu sul punto di piangere.

“Quando smetterà di andare a lavorare?” chiese Nick piangendo.
“Non lo so, piccolo mio.” fu l’unica risposta che seppe dare la mamma, poiché si sentiva delusa e demoralizzata.

Nick Wilde osservò triste quella porta dell’ingresso di casa che gli aveva portato via il proprio papà; e più la guardava, più sentiva crescere dentro di sé la rabbia.

“Io non voglio andare a lavorare…Non voglio diventare come lui! Voglio che sia qui!” disse Nick sfogandosi, mentre piangeva.

Nel sentire quelle parole, e percependo la rabbia che provava, la mamma andò ad abbraccia il suo piccolo Nick Wilde.

“Oh Nick, vedrai che tuo padre tornerà presto…e che ti porterà qualche bel regalino.” disse Aurora nel tentativo di far smettere di piangere il proprio piccolo, nonostante sapeva che stava mentendo.

Le due volpi si abbracciarono intensamente e diedero libero sfogo ai loro pianti per Jason Wilde, che ogni giorno non dedicava mai del tempo alla loro famiglia, ma soltanto al lavoro. E nel loro dolore speravano, fino ad illudersi, che quel loro membro della famiglia sarebbe tornato, e avrebbe dedicato il suo tempo alla moglie e al figlio.


Dopo aver sognato quel brutto ricordo, il canide si svegliò di colpo.

“Mamma!” esclamò Nick inconsapevole di aver sognato.

Dopo essere tornato in sé, il canide osservò la stanza in cui si trovava: le pareti erano di un bianco talmente lucido da far credere a chiunque di trovarsi in Paradiso, e le luci sul soffitto erano molto forti; c’erano degli armadietti grigi scuri in cui si trovavano parecchie fiale e scatole di medicine.

“Nick, stai bene?”

La volpe si voltò verso Judy, che si trovava a fianco del lettino su cui era stato disteso da chissà quanto tempo. Dalla sua espressione poteva chiaramente vedere la sua preoccupazione e paura.

“Che è successo? Dove mi trovo?” chiese il canide ancora un po’ frastornato, e con un insopportabile mal di testa.

“Questo me lo devi dire tu, Nick: il signor Fisk ti aveva trovato in bagno, privo di sensi…comunque ci troviamo nell’infermeria dell’Alchemax.”

Non appena il canide sentì quel nome, la sua espressione divenne improvvisamente seria…dopodiché si alzò dal lettino.

“Nick!” esclamò la leporide. “Che stai facendo?”

“Tu che dici Judy? Mi appresto ad andarmene il prima possibile da qui!” esclamò arrabbiato Nick.

Nel vedere che il proprio partner stava per incamminarsi verso l'uscita dell'infermeria, Judy andò a fermarlo.

“Non puoi andare via da qui!...Hai bisogno di farti fare delle analisi…”

“Allora andiamo in un ospedale, dove sicuramente sono più bravi a capire che cos’ho.” fu la risposta di Nick, che riprese a camminare verso l’uscita dell'infermeria.

Proprio in quel momento sopraggiunse un’infermiera elefante con una siringa tra le zampe.

“Ma…dove sta andando quella volpe?” chiese stupita.

La leporide, rimasta spiazzata di fronte alla reazione scontrosa del proprio partner, si voltò verso l'enorme mammifera alle proprie spalle.

“Ehm…il mio partner preferisce andare in ospedale. Mi scusi per averla fatta scomodare.” disse rapidamente Judy, che si affrettò a raggiungere il canide prima che uscisse dall'edificio.


Da quando erano entrati in macchina, i due poliziotti erano rimasti in silenzio per tanto tempo, ognuno immerso nei propri pensieri. Non appena Judy frenò l'auto di fronte a un incrocio, dopo aver visto che il semaforo era rosso, ne approfittò per chiedere delucidazioni dal proprio partner.

“Allora Nick, mi dici che cosa ti è preso, quando ci trovavamo in infermeria?”

Il canide decise di ignorarla: non solo non aveva intenzione di affrontare quel delicato discorso, ma poi stava pensando in che modo potesse irritarla e spingerla a non rivolgergli la parola, come era abituato a fare. In passato le aveva detto di non mostrare le sue debolezze agli altri mammiferi, affinché non venissero usate contro di lei; e le aveva anche confidato…che da quando era successa quella brutta questione sul fatto di essere stato discriminato e rifiutato dal gruppo degli scout, aveva imparato a non mostrare le proprie debolezze e delusioni.

“Nick?!” lo chiamò ancora la coniglietta.

“Uh, stavi parlando con me?” disse il canide facendo finta di non averla ascoltata.

“Si…Mi vuoi dire che ti sta succedendo?” disse Judy sbuffando.

“Niente. Sto benone come sempre, coniglietta irritante.”

“Uffa! Ma perché rendi le cose più difficili, anche quando non lo sono!” disse con tono alterato la leporide.

“Forse perché non ne voglio parlare.” rispose il canide seriamente e volgendo di nuovo lo sguardo verso il finestrino della macchina.

“Vorrei ricordarti che siamo partner e migliori amici; e come tali, dobbiamo nutrire fiducia l’uno con l'altra e aiutarci a vicenda quando abbiamo un problema.” disse Judy, ricordandogli che poteva confidarsi e chiederle aiuto senza doversi vergognare o porsi dei problemi.

Quando la volpe si voltò verso la propria migliore amica, le mostrò un’espressione cupa e seria.

“Ci sono alcune cose che non possono essere risolte…e che non si possono confidare con tanta leggerezza.”

Dopo aver visto il sguardo e ascoltato quelle parole, la piccola agente abbassò le orecchie sconfortata; dopodiché appoggiò la propria zampina sinistra su quella destra del partner, che puntualmente la allontanò da lei.

Nel momento in cui il semaforo diventò di nuovo verde, la leporide spinse il pedale sull’acceleratore e mosse il cambio per mettere la prima marcia per far muovere nuovamente la loro volante e dirigersi all’ospedale più vicino.


Una volta arrivati al San Bernardo, Nick stava aspettando il proprio turno nella sala d'attesa, mentre Judy era andata a chiamare il loro capitano per avvertirlo che non sarebbero tornati in centrale, e che si trovavano in ospedale a causa di ciò che era accaduto al proprio partner alla Alchemax.

“Tienimi aggiornato sulle condizioni dell'agente Wilde.”

“Si capitano: appena saprò qualcosa la avvertirò, Signore. Arrivederci.”

Dopo aver chiuso la chiamata, l'agente Hopps tornò dalla volpe, che stava ancora aspettando che arrivasse il suo turno. A vederlo sembrava stesse bene: a riprova del fatto che il suo pelo non era pallido, e sembrava fosse…in gran forma. Tuttavia escluse subito l'idea che avesse fatto finta di sentirsi male: non era il tipo da fare quelle cose esagerate, e poi non aveva alcun motivo per farlo in quel momento; così come non faceva mai alcun tipo di scherzo quando era in servizio, tranne fare qualche battuta ogni tanto.

“Come stai Nick?” chiese la leporide preoccupata.

“Sei veramente ossessionata a farmi questa domanda, oggi.” fu la risposta del canide, il quale si era stancato di sentirsi dire ancora una volta che stava bene.

“Guarda che la questione è seria Nick, e vorrei che non la prendessi sottogamba o che ci scherzi su!”

“Io la sto prendendo sul serio, Judy!...E non lo so come mai ero svenuto, ok?” ribatté il canide irritato.

“Va bene, non scaldarti così! Sono soltanto preoccupata per te.” Le confessò la piccola agente.

In quel preciso momento arrivò una dottoressa antilope femmina con un foglio in mano che si fermò di fronte ai due agenti di polizia.

“Il signor Wilde?”

“Eccomi qui.” rispose il canide scendendo dalla sedia alta dell'ospedale, seguita subito dopo da Judy. “Menomale che è qui per salvarmi da questa… piccola persecutrice che non smette di molestarmi.”

“Nick!...Non dare ascolto alle sue parole: sono soltanto…”

“Preoccupata per lui.” disse l'antilope terminando la sua frase e sorridendole; poi si rivolse alla volpe, alla quale fece segno di seguirla.

Una volta entrati nella stanza sterilizzata, la dottoressa fece sedere la volpe per fare il prelievo di un campione di sangue. Mentre l'antilope stava preparando la siringa, Nick ne approfittò per rilassarsi sulla comoda sedia per animali di grandi dimensioni; ma nel momento in cui la mammifera si preparò a infilzare l'ago sulla pelle del paziente, il predatore ebbe la sensazione di essere minacciato: era come se nella sua testa fosse scattato una specie di campanello d’allarme. Non appena avvertì il pericolo, il canide ebbe l'impulso di allontanarsi di scatto dalla dottoressa, e con un movimento veloce della zampa fece volare via la siringa, che cadde a diversi metri distanza dai due animali. La mammifera si stupì per quella reazione incontrollata e improvvisa da parte del paziente, che sembrava fosse spaventato.

“Ha paura dell'ago?”

“No…sono solo un po’ ansioso.” si giustificò Nick, nonostante non fosse vero. Non riuscì a spiegarsi come avesse reagito in quel modo, poiché non stava facendo nulla di male. Forse era soltanto stressato a causa delle parole di Bellwether. Mentre cercò di calmarsi e controllare le proprie reazioni, la volpe si rimise seduta sulla sedia.

Dopo aver preparato una nuova siringa, la dottoressa riuscì ad appoggiare l'ago sulla pelle del paziente; ma non appena cercò di farlo penetrare all'interno della sua pelle, notò che era più dura, e fece così più fatica a fare il prelievo.

Anche il canide avvertì che c'era qualcosa di diverso nel proprio corpo. Si sentiva bene, eppure era preoccupato: sentì le proprie paure crescere dentro di sé, ed iniziò a respirare più velocemente, e il cuore gli batteva molto forte.

“Per adesso deve attendere qui in sala, poiché dobbiamo effettuare altri esami per sapere se è in buona salute o no.” disse l’antilope prima di uscire dalla stanza.

Nick non disse nulla, poiché aveva i pensieri rivolti altrove.

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Capitolo 5
*** Scosse e Fulmini ***


Capitolo 5: Scosse e Fulmini


Dopo aver finito di scrivere le ultime righe di quel rapporto, il medico legale batté con un tocco secco il pulsante “invio" sulla tastiera del proprio PC, dopodiché lo stampò, rilegò i fogli con la spillatrice e li mise dentro una cartella di colore beige che poi avrebbe consegnato al Capitano Bogo. A quel punto il cane chiuse il rapporto dal PC e aprì un documento di testo vuoto, dopodiché andò a prepararsi per andare a fare finalmente l’autopsia sul defunto Maxwell Dillon: si era messo degli speciali guanti isolanti di gomma e la visiera di plastica, oltre alla normale mascherina, perché quando aveva provato a toccare il furetto per studiare meglio la causa della morte, aveva preso più di una volta, e ripetutamente, la scossa. Probabilmente ciò era dovuto al fatto che le cellule del suo corpo avevano assorbito le emissioni di radiazioni delle scariche elettriche e le avevano distribuite su tutta la sua pelliccia; anche se trovava decisamente strano che non era stata completamente smaltita fino adesso…o forse a causa del fatto che i suoi peli erano ancora umidi l'elettricità stava impiegando più tempo per essere completamente smaltita.

“Allora, mio caro Dillon, vediamo di fare i bravi questa volta.” disse l'antilope maschio, consapevole di star parlando con un mammifero defunto.

Dopo aver preso il bisturi e tolto il lenzuolo che avvolgeva il corpo del povero furetto folgorato, il medico legale appoggiò la propria zampa sul suo corpicino; nonostante avesse i guanti isolanti, avvertiva, anche se in modo lieve, la scossa. Era incredulo di fronte a ciò, ma almeno aveva la sicurezza di poter operare senza alcuna difficoltà. Non appena si preparò a usare il bisturi sul defunto furetto, una scossa piccola, ma forte, colpì la lama dello strumento chirurgico. Il mammifero emise un piccolo grido di dolore, dopodiché si allontanò di colpo, mentre il piccolo coltello tagliente venne scagliato in aria fino a cadere a terra. Dopo pochi secondi l'antilope rimasto immobile ad osservare il cadavere che lo aveva disarmato, rivolse lo sguardo verso lo strumento, caduto a qualche metro di distanza dal tavolo operatorio; nonostante indossava la mascherina chirurgica, era facile capire che era rimasto di stucco per ciò che era accaduto. Ma quello che era appena capitato era solo l'inizio: le luci iniziarono a lampeggiare ad intermittenza. Il medico legale si abbassò la mascherina e si tolse gli occhiali per pulirli meglio con il camice prima di tornare ad indossarli di nuovo. Era confuso, e per di più cominciò ad avere paura: non riusciva a capire cosa stava succedendo. Quando poi tornò ad osservare il tavolo operatorio, vide quel mammifero che si era messo seduto sul tavolo operatorio.

“Dove mi trovo?” chiese Max Dillon con una strana voce roca erivolgendo lo sguardo alla povera antilope.

Il medico legale fece qualche passo indietro per la paura non appena vide che gli occhi del furetto erano blu...e non appena il suo corpo cominciò ad emettere delle piccole scariche elettriche che poi scorrevano per tutto il corpo.

“S...Sei all'obitorio...signor Dillon...” rispose il dottore balbettando.

Il furetto non disse nulla per un paio di minuti, e si limitò a guardarsi intorno...poi ruppe il silenzio.

“Ora ricordo!” disse d'un tratto Max, che invece di scenedere per terra e camminare iniziò a librarsi in aria. “Andrew James Bellwether la pagherà cara!”

Completamente terrorizzato da ciò che aveva sentito dire, il medico legale andò a rapidamente a far scattare l'allarme.

“FERMO!” urlò Max.

Il furetto aveva intenzione di andarlo a fermare, ma invece di piazzarsi davanti a lui, e iniziare una possibile lotta fisica, il furetto tese in avanti una zampa e, come se non avesse il controllo sulle proprie azioni, scagliò una scarica elettrica su quel mammifero, folgorandolo all'istante; il suo corpo cadde pesantemente a terra, e l'allarme non era scattato. Alla vista di ciò che aveva appena fatto, il predatore iniziò ad avere paura e a respirare velocemente, come se stesse per avere un attacco di cuore.

“Oddio, che cosa ho fatto?!”

Si guardò le zampe...erano blu ed elettrificate.

“Che cosa mi hanno fatto?...Che cosa...?”

Max rivolse subito lo sguardo in avanti: erano venuti due agenti polizia: erano due maschi, e uno di loro era un ippopotamo, mentre l'altro una iena.

“Mani in alto mostro!” gridò la iena, mentre l'ippopotamo andò a verificare se il medico legale era ancora vivo.

“Io non volevo fargli del male!...Non volevo!” ribatté Max urlando e mettendo le mani in alto in segno di resa.

“Chiunque tu sia sei in arresto per l'omicidio del nostro medico legale, e adesso getta l'arma che stai usando e seguici senza opporre resistenza!” gridò l'ippopotamo arrabbiato e puntandogli contro la pistola.

“Io non ho armi!...Non voglio farvi del male!...”

Dapprima il furetto aveva parlato con tono impaurito, ma adesso cominciarono a crescere dentro di lui due cose: la rabbia e la fame. Non le riusciva a controllare, e ad ogni secondo che passava quei due istinti crescevano senza alcun controllo...ma la cosa strana era che non voleva mangiare o bere nulla: voleva più elettricità. Nell'edificio ce n'era tanta...intorno a sé c'era tanta energia di cui potersi nutrire.

“Io ho fame...Io...”

Non appena sentirono quelle parole, le luci sul soffitto iniziarono a lampeggiare più velocemente e frequentemente. I due agenti iniziarono ad avere paura riguardo ciò che stava accadendo loro intorno; mentre il furetto iniziò a contorcersi, come se una seconda personalità cercava di prendere il sopravvento.

“Va bene, adesso si calmi e venga con noi...ti daremo qualcosa da mangiare e poi...”

Le forti crisi che stava sentendo gli impedirono di ascoltare le parole di quell'agente; e non appena ebbe la forza di guardare in avanti, vide la iena che, in preda al terrore, voleva provare a raggiungere il pulsante dell'allarme.

“NOOOOOOOO!!!!!!!” urlò Max Dillon con un misto di rabbia e paura.

Mise le sue zampe in avanti elanciò verso la iena due scosse elettriche. La rabbia e la paura che provava in quel momento fece aumentare la potenza e il voltaggio di quegli attacchi da far sì che da quelle stesse saette partirono altri fulmini che andarono a colpire tutto ciò che si trovava in quella stanza. Il flash prodotto dai fulmini impedì a Dillon di vedere per pochi secondi ciò che aveva combinato. Quando riuscì a vedere in modo nitido, notò di aver combinato un vero e proprio casino: le luci sul soffitto erano cadute a terra, con i vetri frantumati in mille pezzi, mentre tutta la stanza era stata messa a soqquadro: ogni tipo di oggetto di qualsiasi peso o dimensione era stato scaraventato contro le pareti. Ma la cosa peggiore fu che in quella stanza adesso c'erano tre cadaveri. Non voleva uccidere nessuno, ma a causa di quei poteri avuti in chissà quale assurdo modo e della rabbia che prova nei confronti di quell'azienda dalla quale era stato sfruttato per anni, e della paura di sé stesso…di ciò che era diventato, aveva commesso quei tre accidentali omicidi. Non aveva altra scelta: doveva scappare. Adesso era un ricercato, ed era anche consapevole che avrebbe trovato resistenza durante la fuga. Iniziò a salire le scale e a percorrere i corridoi della centrale, mentre continuava a salire quella fame particolare che lo stava assalendo: voleva più elettricità…e sapeva dove poteva trovarla.


All’ospedale Judy aveva atteso un'ora abbondante che il suo partner finisse di fare i vari controlli, in preda alla preoccupazione che Nick si era sentito male per un motivo davvero serio. Era seduta su una delle sedie nella sala d'aspetto, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento sulle proprie zampette aperte. Era nervosa, e batteva a ritmo regolare i piedi a terra. Aveva visto Nick seguire la dottoressa che aveva cambiato più di una volta la stanza, e quando finalmente aveva finito, gli andò incontro per domandargli se stava bene, ricevendo da quella volpe un’altra delle sue irritanti battute.

“A parte il mal di testa che mi fai venire tu a causa delle tue lamentele da coniglietta insoddisfatta e degli ordini che mi dai come se fossi il mio diretto superiore, sto proprio bene.”

La leporide si limitò a sbuffare.

“Vieni con me in auto, e subito!” gli disse con tono irritato.

“Agli ordini, capo.” rispose il canide con noncuranza per l'umore della leporide.

I due agenti percorsero i corridoi e le scale dell'ospedale fino ad arrivare al parcheggio esterno, poi raggiunsero la loro vettura ed entrarono dentro.

“Mi vuoi spiegare perché mi devi far pentire di essermi preoccupata per te ogni volta che lo faccio?!...Perché lo fai io non lo capisco affatto!”

Nick si limitò a squadrarla, e non appena capì di aver esagerato, decise di volgere lo sguardo verso il finestrino e di essere serio.

“Ricordi quando ti avevo detto di mostrare a nessuno le tue debolezze?”

Nel momento in cui sentì il suo tono cupo e serio, Judy abbassò le orecchie.

“Nick, tu non devi aver paura di mostrarle a me: io non giudico nessun mammifero, e sai benissimo che non sono la tua migliore amica così per dire; io ci tengo a te, alla nostra amicizia...e che sono sempre pronta e disponibile ad aiutarti.” disse seriamente la leporide con tono di compassione.

“Ho sempre avuto un rapporto complicato con mio padre. Questo è tutto.” rispose il canide con tono duro e voltandosi verso la propria migliore amica per guardarla negli occhi, mostrando la propria sincerità.

La piccola agente squadrò scoraggiata il proprio partner, scorgendo nei suoi occhi la rabbia e la frustrazione. Girò il proprio sguardo per osservare il volante della macchina, poi lo abbassò; nonostante aveva a volte divergenze con i propri genitori, non era mai capitato di essere stata trascurata da loro, così come non era mai capitato a uno dei propri fratelli e sorelle, nonostante fossero davvero numerosi. Come si sarebbe comportata se anche a lei fosse capitata la stessa cosa del proprio partner? Di sicuro non lo avrebbe confidato a nessuno ciò che le sarebbe capitato...o al massimo lo avrebbe fatto solo al mammifero di cui si fidava ciecamente e che non considerava come semplice amico o migliore amico...

“Scusami: non volevo metterti a disagio, e so che non posso capire ciò che provi perché non ho mai avuto questo tipo di problemi con la mia famiglia...” Dopo aver detto ciò, rivolge di nuovo lo sguardo verso di lui. “Però non mi piace vedere che un mammifero a cui tengo tanto sta così male; perciò non avere paura di confidarti con me, perché sai che io non giudico nessuno e che faccio di tutto per aiutare gli altri...Specie se si tratta di te.”

Il canide rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché fece un profondo respiro prima di riprendere a parlarle.

“A tutte le pattuglie, qui è il Capitano Bogo...argh...!”

Judy prese immediatamente la radio per rispondere alla chiamata.

“Qui pattuglia 503, arriviamo subito, Signore.”

“Fate in fretta, e siete autorizzati a usare le armi pesanti!”

Dopo aver sentito le parole del loro superiore i due agenti sentirono subito dopo dei fortissimi rumori di urla ed esplosioni, dopodiché la comunicazione venne improvvisamente interrotta.

Senza perdere altro tempo, Judy accese il motore della loro Volante, mentre Nick accese e attivò la sirena. Una volta abbandonato il parcheggio, la leporide schiacciò il pedale dell'acceleratore con tutte le sue forze, mentre pensò quali strade e scorciatoie percorrere per arrivare il più presto possibile alla centrale ed evitare il traffico di una delle più grandi metropoli del pianeta. Una volta svoltato a sinistra, Judy proseguì dritto, seguendo le indicazioni per l'autostrada. Non appena imboccarono la AS 20 (Autostrada Statale 20), il guidatore diede sfogo a tutta la velocità che l'automobile possedeva.

“A questo ritmo dovrò soprannominarti “Demone della Velocità.” scherzò Nick appendendosi alla manovella che si trovava sul tetto della macchina.

“Che c'è? Hai per caso paura di un po' di velocità?” ribatté Judy divertendosi a stuzzicare il volpino.

“Se ad andare veloce è una coniglietta spericolata che rischia di uccidere chiunque si trova a bordo, non sto affatto tranquillo...visto che sei ancora una novellina...”

Quando sentì quelle parole, la coniglietta girò bruscamente a sinistra per superare un veicolo.

“HEY!” esclamò il canide spaventato.

“Ops...Cosa dicevi di me e delle mie abilità di guida?” lo stizzì con sarcasmo minaccioso.

“Che sei...eccezionale, Carotina.” replicò Nick sconfitto, poiché, oltre ad esserci un'emergenza, non voleva far provocare per errore un incidente in autostrada e far rischiare la vita propria e della propria partner.

“A ecco; mi sembrava di aver sentito male.” disse con sorriso malizioso al predatore, al quale voleva comunque tanto bene.

Dopo aver percorso tanti chilometri, la volante dei due piccoli mammiferi si apprestò ad uscire dalla AS 20 per addentrarsi di nuovo nelle strade interne della città. Non appena intravidero davanti a loro il distretto di polizia, la preoccupazione e lo stupore dipinsero i loro volti.

“Per favore Carotina, dimmi che questo è un sogno, e che in verità sto ancora dormendo nel mio soffice letto, avvolto...”

“Smettila di scherzare Nick!” lo interruppe bruscamente Judy totalmente presa dal panico.

Fermò l'auto di colpo, dopodiché scese e andò a prendere dal portabagagli le armi d'assalto. La volpe osservò dal parabrezza ciò che stava accadendo di fronte all'ingresso del distretto: diverse auto della polizia erano in fiamme, mentre gli agenti usavano come riparo degli scudi antisommossa, intenti a proteggere i civili che per salvarsi erano entrati nell'edificio, o le poche vetture che erano ammaccate...e poi una specie di luce azzurra che emanava dei piccoli fulmini tutt'intorno che lanciava delle potenti scosse contro gli agenti che provavano a venire fuori allo scoperto per provare a rispondere al fuoco. Erano intrappolati insieme a qualche altro civile, e non avevao modo di raggiungere gli altri agenti all'interno del distretto. Provò ad osservare meglio e a studiare quella cosa, ma era ancora troppo lontano per riuscire a capire cosa fosse realmente.

Ma che bello spettacolo di luci, pensò Nick, mentre subito dopo sentì lo sportello della volante aprirsi.

“Ti vuoi muovere Nick!”

Il predatore squadrò la propria partner agitata che indossava la tuta antisommossa e l'elmetto con la visiera trasparente, e un fucile a pompa.

“Non sapevo che ti avevano assegnato alla Guardia Nazionale...Mi sai dire dove sono i tuoi compagni d'arme?” disse Nick scendendo dalla macchina e facendo finta di guardarsi intorno.

“Grrr...Ti vuoi sbrigare a prendere una stramaledetta arma e ti proteggi per bene?!” urlò la coniglietta oramai spazientita.

“Hai per caso un piano per estirpare quella luce scintillante?” chiese Nick usando un tono serio.

“Tu pensa a prepararti, poi elaboreremo un piano...”

“Sono abbastanza sicuro che non gli faremo niente con le nostre armi...”

“Ti ho detto di pensare a...EHI!”

Mentre ascoltava la propria partner, il canide ebbe uno strano fastidio, come un campanello d'allarme, ma ampliato...come una specie di impulso elettromagnetico; si voltò alla propria sinistra, giusto in tempo per vedere una di quelle potenti scariche elettriche che stava per colpire la loro vettura. Sarebbero stati feriti gravemente, o peggio folgorati o bruciati vivi se non si fossero spostati. Senza pensarci due volte e seguendo quello che sembrava essere un miscuglio tra istinto e sicurezza, Nick effettuò un veloce e potente balzo verso Judy. I due mammiferi raggiunsero l'altra sponda del marciapiede, riuscendo così ad evitare la scossa che colpì il cofano della loro volante, facendola saltare in aria.
I due poliziotti osservarono sconcertati la loro auto in fiamme, poi Judy rivolse lo sguardo verso il proprio collega.

“Ma come hai fatto a...?” provò a chiedere Judy ancora scossa da tutto ciò che stava accadendo in quel momento.

Nick rimase in silenzio, poi osservò la propria partner.

“Mi tengo in forma.” tagliò corto la volpe, che oltre ad essere sorpresa quanto Judy, si alzò in piedi ed estrasse la pistola.
Quando la punto verso quella luce, che nel frattempo si era avvicinata, Nick ebbe modo di notare che stava prendendo forma...quella di un mammifero di piccole dimensioni. Sgranò gli occhi quando vide che era un predatore: forse un furetto, o una moffetta. Le scariche elettriche che emanava rendevano la sua pelliccia blu, nascondendo di fatto sia i colori originali e sia l'odore. Aveva un aspetto familiare, anche se al momento non lo riuscì a riconoscere. La cosa assurda fu che sembrava scorgere la paura in quel predatore.

“Em...Sentimi Scintilla, se ti calmi e smetti di colpire i miei colleghi, possiamo parlare un po' e aiutarti a guarire da ciò che ti è capitato, ok?” disse Nick abbassando la pistola e alzando le zampe in alto. Probabilmente non avrebbe funzionato, ma vedeva in quel predatore la paura di far del male agi altri...e che sicuramente non riusciva a controllare quelle “cose”. Se le cose stavano realmente così, doveva provare ad aiutarlo in qualche modo e guadagnarsi la sua fiducia.

“Stammi lontano volpe...dì a loro di starmi lontano!...Io non volevo fare del male a nessuno!” urlò Dillon completamente in preda al panico.

Judy osservò quella scena impaurita, e quando sentì il furetto urlare, si alzò in piedi e gli puntò il fucile, pronta a sparare.
Quando il predatore elettrico sentì il tipico suono dell'arma che si caricava e vide ciò che stava per fare quella coniglietta, scagliò contro di lei una scarica elettrica talmente forte da uccidere un mammifero di grossa taglia.
Nick avvertì il pericolo e si voltò.

“JUDYYYYYY!!!!!” urlò Nick, che nonostante fosse consapevole di non riuscire a raggiungerla.

Nick tese istintivamente la zampa in avanti e fece qualche passo. Quando vide che improvvisamente era comparsa una strana corda bianca che era partita dal proprio polso e che si era attaccata alla propria partner, senza pensarci due volte, il predatore tirò a sé quella corda, attirando verso di sé la leporide che poi prese al volo, dopodiché decise di proteggerla abbracciandola e rannicchiandosi intorno a lei per farle da scudo. Sarebbe stata davvero la fine, ma l'unica cosa che voleva fare in quel momento era proteggere ad ogni costo la propria partner, anche se significava venire folgorati da una di quelle saette che possedevano abbastanza volt da uccidere chiunque. Judy lo squadrò intensamente, con un'espressione che racchiudevano la paura di venire uccisa, ma anche la gratitudine verso il proprio partner per il suo gesto eroico. Improvvisamente si sentì il rumore assordante di uno sparo, dopodiché un urlo assordante. Il canide si voltò di scatto per vedere cosa stava succedendo; vide Max Dillon lamentarsi dal dolore, mentre l'elettricità cominciò ad indebolirsi. Quel momento durò pochi istanti, poiché subito dopo lanciò un urlo di rabbia che fece aumentare a dismisura l'elettricità che emanava il suo corpo.
Il Capitano Bogo sparò di nuovo il fucile pesante di precisione. Il proiettile stava per centrare ancora una volta il furetto elettrico, ma ciò non accadde: dopo essere stato folgorato a pochi centimetri di distanza dal bersaglio, il predatore eseguì, senza volerlo, una specie di trasformazione: diventò una specie di sfera elettrica azzurra, dopodiché andò a colpire la luce di uno dei lampioni della città e sparì, fulminando la lampada.
I due piccoli agenti di polizia rimasero senza parole e anche sconvolti da ciò che avevano appena visto. Per un po' Nick osservò insieme a Judy il lampione che quel furetto aveva usato per scappare, dopodiché fece mente locale di tutto ciò che era accaduto, e i suoi pensieri si soffermarono su ciò che aveva fatto nei momenti in cui aveva salvato per due volte la propria partner; osservò incredulo il proprio polso destro...dal quale era spuntata quella specie di corda bianca. Si guardò intorno...ma quella “cosa” non c'era più.

Ma cosa mi sta succedendo?

Il canide rimase talmente turbato da non rendersi conto che Judy lo stava chiamando, né si accorse che il loro superiore li stava raggiungendo, e che il resto delle Forze dell'Ordine avevano iniziato a controllare che i civili stessero bene, e che avevano anche iniziato a chiamare le ambulanze per portare i feriti in ospedale.


Angolo Autore
Ehilaaaaaaa!!!!!!
Scusate la mia lunghissima assenza da questo fandom, ma ho avuto una vera e propria crisi di ispirazione, e mi ero così immerso nei videogiochi...ma ora sono tornato e sono pronto a continuare le mie fanfiction in sospeso!
Non so chi sia rimasto dei lettori e scrittori in questo fandom che conosco, e spero vivamente che almeno stiate bene...perché oltre a dirvi che mi dispiace essere stato per così tanto tempo assente, posso soltanto dirvi che proverò a terminare le mie fanfiction incomplete ilpiù presto possibile...
E comunque stavo pensando a un cambio dell'introduzione della mia fanfiction con un'idea che mi sta balenando da oggi stesso in testa...ma sono ancora un po' indeciso. Aspettatevi tanta azione in questa fanfiction!

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