La storia di Ciri

di vatanen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'unico modo di parlare ***
Capitolo 2: *** partenza ***
Capitolo 3: *** vecchi e giovani ***
Capitolo 4: *** wraith ***
Capitolo 5: *** Dimeritium ***
Capitolo 6: *** salvataggio ***



Capitolo 1
*** L'unico modo di parlare ***



Il cielo nero e limpido sovrastava la fortezza di Kaer Morhen. E la luce della luna rischiarava le pietre del cortile più delle due torce poste all'entrata.

Il witcher dai capelli bianchi sedeva sul bordo del letto. Il torso nudo mostrava i segni delle battaglie affrontate. Le cicatrici rilucevano alla fioca luce delle candele, quelle che Yennefer non si sarebbe mai stancata di contare. La stanza dove una volta regnava la solitudine era ora diventata l'antro dell'amore tra Geralt e la maga che ora lo aspettava sotto il ruvido lenzuolo.

Yennefer lo osservava, conosceva i suoi pensieri senza bisogno di chiedere nulla. Lentamente uscì dalle coperte, rannicchiandosi contro la schiena del witcher, e tracciando delicatamente con le dita la sua spina dorsale. Posò le proprie labbra sulla sua spalla. Poche erano le volte in cui la maga si lasciava andare a questi momenti di dolce tenerezza. Senza essere passionale. Senza essere fiera e potente come era sempre.

"Yen..." La voce roca del witcher uscì quasi in un sussurro. Se non le avesse dato le spalle, la maga avrebbe potuto vedere gli occhi gialli di gatto lucidi di lacrime. Ma per un qualche motivo non aveva bisogno di vedere per capire la battaglia che stava avvenendo nel cuore di Geralt.

Yennefer gli posò una mano sulla guancia, facendolo voltare verso di lei. Era estremamente bella. I capelli corvini le ricadevano morbidi sul petto e gli occhi profondi in grado di leggere qualsiasi anima, docili ma indomabili, lo guardavano.

"Geralt andrà tutto bene".

Il witcher si alzò di scatto, sottraendosi al tocco della maga. "Non puoi saperlo Yen! Sai bene che le probabilità di sopravvivere sono estremamente basse!

Yennefer non si scompose. " é di Ciri che stiamo parlando. Nostra figlia. Credi che non ci abbia pensato? Che non sia preoccupata? É una sua scelta. Sa a cosa va incontro. Quello che possiamo fare è starle vicino."

" Tre su dieci! No che non lo sa! E il dolore Yen. A quello non ci pensi? La sofferenza continua che ti divide a metà tra la voglia di morire e il desiderio che tutto finisca il prima possibile. Un dolore acuto da renderti cieco e sordo fino a farti impazzire. Io non posso permetterlo".Geralt la guardava fisso, le sue pupille dilatate sebbene non ce ne fosse bisogno per vedere nella semi oscurità.

Lei leggiadramente seduta sul materasso, si alzò dal letto e con un gesto della mano fece apparire sul corsetto di pizzo nero che la copriva, un elegante vestito. Nero anch'esso. I suoi gusti non sarebbero mai cambiati. Nero e Bianco. Quelli erano i colori tra cui scegliere. Rispecchiavano la sua visione della vita: non esiste una via di mezzo. Una decisione va sempre presa. Bella o brutta, buona o cattiva, giusta o sbagliata.

"Non parlarmi della sofferenza Geralt. La conosco bene quanto te. I miei poteri me li sono guadagnata. Quello che stai facendo è lamentarti per una cosa che avverrà ugualmente. Con o senza il tuo piagnucolìo." Il witcher rispose con un grugnito sommesso al quale la maga non diede la benchè minima importanza. "Il suo desiderio è seguire le tue orme e ha deciso di percorrere la stessa strada per farlo. Senza scorciatoie."

"Stai delirando Yennefer!"

"E tu smettila di avere paura per lei!"

"Non ho paura, voglio proteggerla! Ho promesso che non sarebbe mai più stata in pericolo dopo il Bianco Gelo! Ho rischiato...di perderla". In quel momento la maga abbassò lo sguardo , il medaglione di Geralt cominciò a vibrare, percependo un'enorme forza magica pronta solo ad esplodere. " Sei tu che... " Il witcher la fissava sconcertato e preoccupato. "...hai paura". Sussurrò le ultime parole, avvicinandosi a lei.

In quell'istante due occhi fiammeggianti si fissarono nei suoi, un'onda d'urto colpì Geralt e solo all'ultimo lui riucì a contrastare quella potenza con un segno, evitando di finire incassato nel muro come un fossile.

Altrettando velocemente, il witcher prese la sua spada d'acciaio, mettendosi in posizione di guardia. " Sei impazzita Yen?! "

Due lacrime rigavano le guance della donna che nonostante tutto rimaneva fiera e immobile, col braccio disteso verso di lui, pronta a scagliare un altro incantesimo.

"Non riuscirai a portarmi dalla tua parte Lupo Bianco". La sua voce uscì carica di tensione, ma i suoi muscoli rimasero saldi nella posizione.

"Non esistono parti, Yen. Siamo una famiglia dobbiamo restare uniti. Ciri non ha bisogno di bere quell'intruglio di erbe per essere una witcher. É già forte così com'è. E lo sai bene". Mosse due passi verso di lei, senza abbassare la guardia.

"Certo. Lo so. Ma i suoi poteri l'hanno portata ad essere un preda. Finchè li userà sai che sarà sempre in pericolo. Chi mi assicura che un domani non le daranno di nuovo la caccia?". Le candele della stanza tremarono, allargando la loro fiamma, per magia.

"Io. Te lo assicuro io, Yen". Il tono del witcher era dolce e fece per abbassare la spada.

"Ma tu non ci sarai per sempre! E nemmeno io!" Una fiammata partì dal palmo della maga e Geralt fu costretto ad attivare Quen nello spazio di un riflesso. Chiunque altro al suo posto sarebbe già stato carbonizzato. Ma Yennefer sapeva fin dove poteva spingersi e lui sapeva che quello era l'unico modo che conoscevano per discutere.

" Prova a negarlo witcher! Dimmi che non è così!" altre fiammate partirono verso di lui. Geralt lasciò da parte la spada che in ogni caso non gli sarebbe servita e lanciò il segno Aard, estinguendo le fiamme. Ma non la furia della sua amata.

"Il mondo è pieno di mostri Geralt! E quelli più pericolosi non sono quelli che uccidi tu!"

La situazione stava sfuggendo di mano ad entrambi. Il witcher provò a lanciare Yrden per imprigionarla, ma Yennefer saltò sul letto, lanciandosi addosso a lui. Quel contatto che cercavano fin dall'inizio e che sembrava impossibile raggiungere con le parole lo avevano finalmente ottenuto con i corpi. Ma non era passionale, sentimentale o tantomeno lussurioso. I due cominciarono a rotolare sul pavimento di legno, facendo scricchiolare le assi, con la maga che cercava di picchiare Geralt e il witcher che tentava di proteggersi dai colpi e immobilizzarla più che poteva.

In quel groviglio di capelli bianchi e neri, di respiri affannosi, urla e schiaffi, persino i sensi acuti del witcher erano troppo occupati per accorgersi della ragazza che era comparsa sulla porta e li stava osservando sconcertata.

"Siete impazziti voi due?!" Ciri teneva una mano sullo stipite, indecisa se intervenire o continuare a godersi quello spettacolo.

Yennefer si voltò a guardarla, sempre con una certa eleganza, anche se si trovava a cavalcioni sul petto ansimante del witcher che finalmente, era riuscito a prenderle i polsi.


N.A. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto o vi abbia incuriosito! Aspetto vostri commenti per migliorare/ prendere direzioni del racconto piuttosto che altre :)

 

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Capitolo 2
*** partenza ***


N.A. Avevamo lasciato il witcher e la maga a rotolarsi per terra...



Yennefer lo guardò negli occhi e lui sebbene non troppo convinto la lasciò libera. Lei si rimise in piedi, permettendo anche al witcher di alzarsi.

"Quindi? A cosa devo l'onore di tutto questo casino che stavate facendo? Due adulti che non riescono a parlare senza darsele di santa ragione!".

Geralt e Yennefer si scambiarono uno sguardo complice, sorridendo leggermente.

"Vi prego risparmiatemi amoreggiamenti vari, aspettate almeno che me ne sia andata". Ciri alzò gli occhi al cielo, non si sarebbe mai abituata agli sbalzi d'umore tra quei due. Erano in una tensione continua, che fosse amore o rabbia non faceva differenza.

La maga però tornò seria un istante dopo. "Ciri...tuo padre non è d'accordo sul fatto che tu ti sottoponga alla prova delle erbe".

"Mi dispiace. Non posso permettertelo. É troppo rischios-" ma Geralt non ebbe il tempo di concludere la frase.

"Non spetta a voi decidere. Ho fatto la mia scelta". La ragazza fece per andarsene, alquanto stizzita dal fatto che i due stessero discutendo di una questione che lei riteneva personale. Ma non riuscì a varcare la porta che Geralt la prese per un polso.

"Non spetta a noi decidere, è vero. Ma non credere che riguardi solo te." Il tono del witcher era alquanto serio e nessuno avrebbe avuto l'ardire di controbbattere.

Ciri si liberò dalla presa. " Mi hai sempre supportato, perchè ora no? Potrò fare a meno dei miei poteri, nessuno mi darà più la caccia!"

"Ci sarà sempre qualcuno che vorrà le tue abilità. Quella pozione di erbe non li cancellerà!"

"Ma mi eviterà di usarli!"

"A quale prezzo Ciri!?" Il witcher era un misto tra l'essere furioso e lo spaventato. Chi dice che le emozioni abbandonano il corpo nel momento in cui si diventa witcher... avrebbe sicuramente dovuto ricredersi.

La ragazza sostenne il suo sguardo, gli occhi erano lucidi per la rabbia, ma si costrinse a calmarsi. Lei e Geralt erano sempre andati d'accordo, avrebbero risolto anche questa discussione.

"Non voglio parlarne adesso" si risolse a dire poi. E forse considerata l'ora, nessuno dei tre sarebbe stato in grado di ragionare lucidamente. " Buonanotte".

"Ciri..." Yennefer fece un passo verso la ragazza, le prese il viso fra le mani e le diede un bacio sulla fronte. " Buonanotte".

Ciri abbracciò la maga e rivolse un'ultimo sguardo a Geralt prima di andarsene.

"Bene. Quello che fa la parte del cattivo sono sempre io". Protestò il witcher.

La donna gli sorrise e prese il suo viso tra le mani, posandogli un dolce bacio sulle labbra. "Non sei cattivo. E Ciri lo sa". Yennefer lo condusse nel letto, dove si tennero abbracciati a lungo fino ad addormentarsi.

Non fu un sonno ristoratore per nessuno. E lo notarono tutti quanti quando si incontrarono nella sala comune della fortezza per la colazione.

Ciri e Geralt fecero finta di ignorarsi tutta la mattina. Il silenzio faceva male a entrambi. Se per lungo tempo si erano cercati senza potersi incontrare, adesso vedersi e non parlarsi era una tortura. Ma Ciri non si sarebbe rimangiata l'intenzione di sottoporsi al rito delle erbe. E Geralt tantomeno glielo avrebbe lasciato fare.

Tuttavia finchè il vecchio Vesemir non fosse tornato alla dimora dei witcher, nessuno avrebbe bevuto niente e nessuno glielo avrebbe impedito. Vesemir era come un nonno per Ciri ed era lui il custode della pozione e lui che prendeva le decisioni nella fortezza.

La situazione era in stallo e Yennefer sapeva che uno dei due sarebbe presto esploso di nuovo. Tale padre, tale figlia.

 

"Mi farete uscire di testa voi due. Vesemir non tornerà che tra qualche giorno, un buongiorno potreste almeno scambiarvelo" sospirò la maga. La giovane witcher abbassò lo sguardo sul suo piatto di fronte alle parole di Yennefer.

Geralt grugnì come al solito, continuando a mangiare più per distrazione che per fame.

Il silenzio e la tensione che si erano creati nella sala vennero interrotti dal portone che inaspettatamente si aprì. Colui che entrò era tutto baldanzoso e gioviale, come se fosse di ritorno da una fiera di paese particolarmente allegra e fornita di liquori.

"Buongiorno!" cinguettò Jaskier, lasciando cadere il suo borsone all'entrata.

"Jaskier!!" Ciri in un lampo gli era saltata adosso e i due erano ora stretti in un abbraccio.

"Ogni volta che ti vedo Ciri diventi sempre più bella", disse accarezzandole una guancia.

"Ben ritrovato Jaskier" Anche Yennefer dopo tutto era contenta di vederlo. Geralt si limitò a salutarlo con un cenno, come al solito non dimostrava quanto fosse felice in realtà di rivedere l'amico.

"Com'è andato il viaggio?" la ragazza aveva gli occhi che le brillavano e non vedeva l'ora di sentire le nuove storie che avrebbe raccontato il bardo.

"Niente di nuovo a parte una decina di nuove conquiste".

Quando il bardo si accorse che alla sua battuta Geralt non aveva protestato, capì che qualcosa non andava. Ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni a riguardo che il witcher in questione si alzò da tavola. "Ho un contratto da portare a termine. Ci vediamo al mio ritorno".

Passò davanti a Ciri per un istante e regalò una pacca amichevole a Jaskier, poi si diresse nella sala delle armi, seguito un momento dopo da Yennefer.

Geralt stava esaminando accuratamente le spade di argento, anche se sapeva benissimo quale avrebbe preso. La maga gli si avvicinò alle spalle. " Tra due giorni è il compleanno di Ciri..."

"Lo so Yen. É un contratto semplice, un pozzo infestato. Niente complicazioni, niente ritardi. Sarò di ritorno domani in mattinata". I due come sempre preferirono gli sguardi alle parole, sguardi in cui si dicevano tutto quello che c'era da dire: fai attenzione, torna presto, non preoccuparti, fai buon viaggio, ti aspetto, ti amo.

Il witcher uscì dal grande salone di Kaer Morhen, ritrovandosi nel cortile dove Rutilia lo aspettava masticando fieno.

Geralt le accarezzò il collo prima di montare in sella e con un colpo di talloni partì, lontano dalla fortezza, correndo veloce sul sentiero sterrato.

 

 

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Capitolo 3
*** vecchi e giovani ***


N.A. Ciao a tutti! Sono molto contenta di vedere che la storia vi sta piacendo, questo mi da un motivo in più per andare avanti a scriverla! Aspetto sempre ansiosa le vostre recensioni ! Buona lettura :)

Alla fortezza Ciri e la maga ascoltarono i racconti che Jaskier aveva collezionato dal suo viaggio. Mentre la ragazza era catturata dalle parole e talvolta dalle canzoni che il bardo inframmezzava tra una storia e l'altra, Yennefer si assentava di tanto in tanto chiudendosi in camera a leggere un mattone di libro sulle pozioni.

Nel frattempo il witcher aveva cavalcato tutto il pomeriggio, facendo riposare e abbeverare Rutilia quando necessario.

Al tramonto giunse finalmente in un villaggio a metà strada tra Novigrad e Kaer Morhen. Un villaggio tanto piccolo, fatto per lo più di campi coltivati che di case, da non avere neanche un nome.

 

Rutilia entrò nel villaggio trottando e quando si fermò, il witcher non ebbe neanche il tempo di scendere da lei che le tre o quattro famiglie di contadini si erano già riunite intorno a lui.

"Mai ricevuta un'accoglienza più calorosa..." pensò il witcher mentre legava Rutilia davanti a una mangiatoia. Si sarebbe sempre occupato prima del suo cavallo e poi avrebbe avuto orecchie per ascoltare i clienti.

"Mastro witcher...finalmente, la stavamo aspettando". Un vecchietto, attorniato dagli altri villeggianti si era avvicinato a lui.

"Questo lo vedo". Disse Geralt sorridendo tra sè. Tirò poi fuori il contratto spiegazzato. " Un wraith notturno da quanto comprendo dalla descrizione".

 

"Esatto signor witcher..." Il vecchietto si stringeva il cappello nelle mani, tremando leggermente non si sa se per la vecchiaia o la paura.

"Beh se volete che il problema sia risolto ho bisogno di qualche informazione in più".

"Certo...certo. Vede è una donna. Una donna che non vuole lasciare il nostro pozzo. E ogni volta che ci avviciniamo qualcuno viene risucchiato e sparisce nelle sue profondità. Non riusciamo più a dar da bere ai nostri animali e se gli animali non lavorano, non ci sarà raccolto".

"Mi pare ovvio. Avete idea di chi possa essere il fantasma della donna? La conoscevate?" Geralt cominciò a controllare il suo inventario, ma sapeva perfettamente quale pozione avrebbe dovuto prendere.

Dopo un attimo di silenzio il vecchio parlò ancora: "Era mia figlia, signore" . Strinse forte il suo cappello e poi proseguì: " L'amavo moltissimo, era una gioia per me vederla sorridere mentre si occupava del nostro orto. Sapeva prendersi cura di ogni pianta, di ogni fiore, di ogni germoglio" .

Geralt e il vecchio si avviarono intanto verso l'unica taverna del villaggio. Il sole era ormai tramontato e quando entrarono nella piccola sala i vecchi tavoli in legno e le pareti erano colorati dal riverbero rossastro delle candele.

Quando presero posto, il vecchio aveva quasi terminato la sua storia: " ...era così contenta quando il figlio di un signorotto che era qui di passaggio la chiese in sposa. Il loro fu un amore a prima vista".

"Mmmh. Ma non ha avuto un lieto fine mi immagino". Azzardò il witcher, prendendo un sorso di birra dal suo boccale.

Al vecchio rilucevano gli occhi di lacrime, ma proseguì la storia: " é così mastro witcher. Dopo qualche mese dal matrimonio morì e me la riportarono qua senza che io potessi salutarla un'ultima volta".

Seguì un momento di silenzio, interrotto solo dal rumore di sottofondo degli altri clienti nella taverna. Gli occhi gialli del witcher fissarono il suo cliente, ma non disse nulla.

 

"Non conosco le cause delle sua morte. Mi dissero solo che si era ammalata gravemente. Dopo qualche tempo dalla sua sepoltura, non ha più lasciato il pozzo. È come se qualcosa la trattenesse là". Il vecchio prese finalmente anche lui un sorso dal boccale che più che soddisfacente, parve consolatorio.

 

"Beh credo sia ora di mettersi al lavoro allora. Darò un'occhiata all'orto se non le dispiace". Geralt si alzò dal tavolo, prendendo tutto il suo equipaggiamento.

 

"Mastro witcher...è una faccenda pericolosa lo so bene e le sue abilità meritano il giusto riconoscimento, ma..."

 

"Avevo intuito. La cena è stata più che sufficiente".

 

Il witcher uscì dalla taverna. Raramente aveva accettato contratti senza una giusta paga, ma sapeva anche che alle volte c'erano eccezioni da fare. E l'esperienza gli aveva insegnato che quelle eccezioni andavano a finire sempre per il verso giusto, in un modo o nell'altro.

 

La mezzanotte si avvicinava. Era l'ora per perfetta per cacciare un wraith notturno. Le porte del villaggio cominciarono a chiudersi, barricando dentro le case gli abitanti spaventati e speranzosi che questo incubo potesse finire presto. Davanti a ogni porta giaceva una linea di sale che, come Geralt aveva suggerito di fare. Avrebbe aiutato a tenere lontano gli spettri. Si diresse quindi verso la casa del vecchio contadino, mentre il chiarore della luna illuminava la stradicciola sterrata.

Ultimamente le notti nelle terre settentrionali erano perfette. Il cielo limpido, senza una nuvola. La luna quasi piena e le stelle che si potevano contare. Gli venne in mente di quando Ciri, ancora bambina, gli chiedeva di fare un giro intorno alla foresta che circondava la fortezza di Kaer Morhen, per vedere gli occhi rossi dei cinghiali brillare nel buoio. Abbastanza spaventoso a pensarci, ma la bambina sapeva di essere al sicuro con Geralt e vedere di tanto in tanto un cinghiale allontanarsi spaventato con un semplice igni era piuttosto divertente.

Con queste immagini nella mente, il witcher si mise ad ispezionare la zona, cercando qualche indizio che potesse aiutarlo nello scontro col wraith.

 

Yennefer intanto stava camminando lungo il corridoio della fortezza diretta nella propria camera. Avrebbe dormito da sola, ma era ormai abituata a coricarsi o svegliarsi senza trovare il witcher accanto a sè. In fondo era una delle maghe più potenti al mondo, non certo una principessina bisognosa di protezione o compagnia.

Prima di raggiungere la stanza designata notò la porta della camera di Jaskier socchiusa con ancora le lampade accese. Si avvicinò piano e non potè trattenersi dallo sbirciare dentro. Dallo spiraglio, scorse una scena non del tutto nuova ai suoi occhi. Sorrise nel vedere il bardo russare a bocca aperta, spaparanzato nel letto ancora vestito e Ciri addormentata in una posizione decisamente scomoda, dato il poco spazio che le aveva lasciato Jaskier. Sulle coperte le carte da gwent erano sparse ovunque.

 

La maga entrò piano nella stanza e si sedette sul bordo del materasso accanto a Ciri. Le accarezzò la fronte, spostandole una ciocca di capelli e quasi subito si ritrovò gli occhi verdi della ragazza a fissarla.

 

"Scusa non volevo svegliarti" mormorò Yennefer, mentre la giovane si tirava su, ancora assonnata. "No è meglio così...mi sarei svegliata nel peggiore dei modi probabilmente".

Madre e figlia uscirono dalla stanza a passi felpati. "Non avrà freddo?" . Le due si voltarono a fissare il bardo che dormiva beatamente senza nessuna coperta addosso. La maga con un gesto della mano gettò una scintilla nel camino, presente in quasi ogni camera, dove all'istante presa vita un fuoco. "Contenta?"

"Grazie, Yen". Ciri chiuse la porta e le due si diressero nelle rispettive camere.

 

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Capitolo 4
*** wraith ***


N.A. Finalmente vediamo Geralt in azione. Come sempre aspetto con ansi un vostro riscontro e ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia. Buona lettura!

I sensi sviluppati del witcher non mostrarono nessuna traccia rilevante attorno alla casa del vecchio contadino. L'unica cosa da fare era attirare il wraith con l'unico oggetto legato alla figlia che il vecchio gli aveva dato: una calendula essiccata. Conservata tra le pagine di un vecchio libro.

Geralt sfogliò delicatamente il piccolo volume ingiallito, fino a trovare il fiore incastrato tra le pagine, ma ancora perfettamente bello. Appoggiò il libro sul bordo del pozzo e aspettò.

La calendula non era certo un'erba comune in quelle zone. Quel fiore era stato regalato alla giovane dallo sposo, quando erano ancora promessi. Un meraviglioso bouquet di calendule gialle. Solo un ricco avrebbe potuto permettersi quei fiori provenienti da terre lontane e più miti di quelle. Il vecchio contadino aveva ricordato quel giorno meraviglioso, ma anche così triste quando sua figlia si era sposata ed era partita alla volta di una città distante, per mai più ritornare. O meglio ritornare non in forma di umana.

Una folata di vento scompigliò i capelli del witcher. Non era la piacevole brezza notturna che gli aveva tenuto compagnia fino adesso. Geralt passò con cura un unguento sulla lama della spada d'argento che si sparse sulle rune incise nella lama. E proprio in quella stessa lama vide un riflesso spettrale e terrifico. Quando alzò gli occhi, il wraith notturno era davanti a lui.

Un suono fastidioso, acuto e terrificante riempì l'aria. Il volto di mummia era essicato e scuro. Dalla bocca usciva una lingua nera e penzolante. Le orbite degli occhi erano vuote. Un corpo secco e marcio, coperto da veli stracciati e fluttuanti. L'odore di umido e muffa raggiunse le narici del witcher che era fermo in posizione di guardia.

"Sono qui per liberarti" parlò, mantenendo la posizione. La serenità nel tono delle sue parole avrebbe convinto chiunque che l'incontro tra i due fosse l'inizio di una piacevole gita notturna. Non certamente dello scontro cruento che stava per avere luogo.

"Nessuno può liberarmi witcher!". La donna sarebbe stata sicuramente in lacrime se fosse stata ancora viva, ma ora dal suo tono traspariva soltanto una cieca furia. " Tu sei qua per uccidermi".

"Non sei stanca di rimanere in quel pozzo? Ti aiuterò a lasciare questo mondo e avrai finalmente la pace che cerchi". Ormai Geralt aveva una certa esperienza a trattare con i mostri e sì, forse anche un po' con le donne. Sebbene a volte il suo approccio potesse risultare un po' troppo indifferente e poco delicato.

 

"Pace dici tu! Di che pace parli? Strappata dalla mia terra e tradita dal mio unico amore. Come pensi si possa trovare una pace in questo?" Il wraith cominciò a volteggiare minacciosamente attorno a Geralt che pensò bene di non voltarle mai le spalle. Ora più che mai doveva stare concentrato sull'avversario.

"So che alle maledizioni c'è rimedio. Io ti posso aiutare" le sue mani stringevano l'elsa della spada, in attesa della mossa dello spettro.

"Bugiardo!" Il grido della donna fu talmente acuto e allo stesso tempo stridulo che il witcher sentì il suo eco rimbombargli nel petto. Di wraith emotivamente feriti ne aveva visti tanti, ma mai come questa. Cominciava a pensare che sarebbe stato più al sicuro davanti a una Yennefer infuriata.

"Tutta la vita ho sognato di incontrare qualcuno che mi amasse, ma poi... mi sono ammalata e lui era già nelle braccia di un'altra! Lo spettro attaccò con tutta la sua forza, trapassando il corpo del witcher da parte a parte e lasciandogli una spiacevolissima sensazione di panico e morte. "Il mio decesso è stato il sollievo del mio sposo...buttata via come un fiore appassito!"

Il respiro di Geratl era accelerato e le mani sudavano, ma la sua concentrazione rimase salda. Mentre la donna si preparava a un altro attacco, attivò il segno Yrden. La trappola magica ebbe l'effetto sperato: pietrificò il wraith a mezz'aria, lasciando a Geralt il tempo di attaccare. La spada d'argento infierì impietosamente sullo spettro che urlò terribilmente quando perse un braccio.

Appena la trappola magica svanì, la donna fluttuò immediatamente su di lui con una furia inaspettata, gettandolo a terra e infilzandogli il petto con le tremende unghie della mano rimasta. Il witcher soffocò l'urlo di dolore in un singhiozzo, scagliò il mostro lontano e con un balzo si rimise in piedi. Ora era arrabbiato anche lui.

" Se è la vendetta quella che cerchi... avanti! Vieni a prendertela!" con uno scarto laterale Geralt evitò il nuovo attacco del wraith. La colpì alle spalle, facendola infuriare ancora di più.

" Non sai cos'è il tradimento witcher! Non hai mai conosciuto la sofferenza!" in un ultimo impeto sfrecciò contro di lui. Geralt attivò il segno Quen per proteggersi e infilò l'argento nel cuore del wraith. "L'ho conosciuta invece e ti offro una via d'uscita" La lama trapassò lo spettro della donna, facendola svanire in un fascio luminoso che si disperse nel chiarore dell'alba.

 

Geralt cadde in ginocchio, sfinito dallo scontro e allentò la presa sull'elsa, lasciando che la spada tintinnasse sul terreno. Il sole stava sorgendo, era il momento di compiere l'ultimo passaggio che avrebbe per sempre sigillato quello scontro e condannato il wraith a non tornare mai più. Il vincitore si tirò su a fatica. Prese respiri profondi, lasciando che i primi raggi del sole scaldassero la sua pelle impallidita dalla notte. Raccolse il libro dal bordo del pozzo, la pagina era ancora aperta sul fiore essiccato. La calendula bruciò con un semplice Igni e con essa le ultime ceneri del libro caddero nelle profondità nere del pozzo, dove sarebbero rimaste per sempre.

I primi contadini uscirono circospetti dalle case. Il lavoro nei campi cominciava presto e l'alba era già sorta. Geralt fischiò e in un attimo la sua fidata Rutilia stava già trottando verso di lui. Vedere finalmente una creatura amica era un sollievo per il witcher. Le accarezzò il muso e la criniera guadagnandosi un nitrito di approvazione da parte della cavalla. Le salì in groppa e insieme attraversarono le case dei contadini, diretti verso il bosco per prendere la strada che li avrebbe ricondotti a casa.

"Masto witcher!". Geralt tirò le redini di Rutilia. Il vecchio contadino era riuscito a raggiungerlo prima che lasciasse il villaggio.

"Le sono infinitamente grato per quello che ha fatto. Ha ridato la libertà a mia figlia, finalmente ha ritrovato la pace. E l'ho trovata anche io." Il vecchio stringeva tra le mani una tela arrotolata e finalmente si decise a porgerla al witcher.

"Siamo già a posto, non ce n'è bisogno" .

"Accetti questo regalo, la prego. Sono vecchio, non ho altri figli. Con me non trova altro scopo che ammuffire".

Geralt prese la tela arrotolata che il vecchio gli stava porgendo. "Cos'è?"

"Un dipinto da Toussaint. Me lo spedì mia figlia appena sposata. Sono certo che vendendolo potrebbe ricavarci qualcosa".

Il witcher si mosse a disagio sulla sella. " E non vuole tenerlo lei? Come ricordo?"

 

"Non ho il coraggio di guardarlo da anni ormai. E ne avrei ancora meno per venderlo. Lo tenga". Il vecchio si lasciò andare a un triste sorriso poi si voltò, tornando verso i campi di grano che finalmente sarebbero tornati dorati quella stessa estate.

 

Finalmente Geralt spronò Rutilia a correre come il vento, gli zoccoli sollevavano zolle di terra e gli animali del bosco si allontanavano dalla via principale, allarmati da quello scalpiccìo. Presto sarebbe tornato a Kaer Morhen, per affrontare la questione che aveva lasciato irrisolta prima di partire.

 

Un colpo netto di spada, fece rotolare la testa di paglia del manichino sulle pietre del cortile, dentro le mura della fortezza.

Per mantenersi in allenamento, Ciri si inventava tutti gli esercizi possibili. Con un back flip e una spazzata ne distrusse un'altro. Una ruota senza mani e poi un'altro manichino venne tagliato a metà. Corse verso altri due fantocci, ci passò attraverso con una farfalla calciando via la testa di uno. Ma non aveva calcolato bene la distanza dell'altro e invece che atterrare leggiadramente cadde sul lastricato.

 

Sbuffando Ciri si sollevò da terra, togliendosi un po' di paglia dall'armatura. Ripose Zireael nella custodia, dirigendosi all'interno dalla fortezza. Se Geralt fosse stato presente l'avrebbe sicuramente ripresa sulla poca velocità che metteva nei movimenti. La sua sola velocità umana s'intende, senza usare i suoi poteri spazio- temporali.

 

Percorse a grandi passi il cortile, immersa nei suoi pensieri e frustrata dal suo allenamento solitario che non considerava per nulla soddisfacente. Chiuse dietro di sè il grande portone di legno, ritrovandosi nel salone della fortezza, dove Yennefer era concentratissima a preparare un qualche tipo di pozione. Con un libro aperto di fianco al calderone e innumerevoli provette e vasetti contenenti ingredienti, solo la metà dei quali Ciri ne conosceva la provenienza.

 

"Già ora di pranzo?" chiese la maga alzando gli occhi dal libro. Spense il fuoco che scaldava la pozione e andò incontro alla ragazza.

 

 

"Non lo so, ero solo stanca di allenarmi da sola". Rispose lei alzando le spalle. Non aveva fatto molto caso all'ora. Yennefer le passò dolcemente una mano sopra al gomito, curando all'istante i graffi che si era procurata. Pensò che Geralt sarebbe dovuto tornare da un momento all'altro e anzi era in ritardo.

" Quando pensi che tornerà?" le chiese Ciri come se avesse letto i suoi pensieri. "Sono sicura che a momenti varcherà la porta delle mura". Rispose la maga. " Vai a cambiarti".

Si scambiarono un sorriso e la giovane si allontanò su per le scale, alla ricerca di un bagno e di vestiti che non fossero sporchi e sudati.

 

 

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Capitolo 5
*** Dimeritium ***


Ciri era legata. Immobilizzata su quella tavola di legno che il witcher conosceva fin troppo bene. E per quanto avesse cercato di dimenticarla, ogni volta che la vedeva era come se fossero passate poche ore da quando ci si ea trovato lui sopra, ancora bambino.

 

C'era qualcosa di profondamente sbagliato in questo. Vesemir aveva promesso a lui e a tutti i witcher della scuola del lupo che non sarebbe mai più stata riutilizzata. La stanza dove era conservata era stata chiusa per sempre. Nessuno da anni l'aveva più riaperta, nessuno ci era mai più salito sopra a quel pezzo di legno. E così doveva essere. Era giusto che fosse così. Eppure...Eppure l'ultima persona che avrebbe voluto vedere sottoposta a una simile tortura si trovava proprio là. Sua figlia.

 

Qualcuno si aggirava nella stanza. Tre ampolle con dentro diverse pozioni erano tutte collegate a Ciri che aspettava immobile, sembrava quasi che non respirasse.

 

Geralt cercò di muoversi, ma non poteva. Era seduto sul pavimento di Kaer Morhen, distante pochi metri dalla ragazza. Voleva, desiderava e cercava di alzarsi per raggiungerla, ma tutto era inutile. Era pietrificato, sebbene nessuno lo stesse tenendo prigioniero.

 

Una figura incappucciata comparve dall'ombra, dirigendosi verso Ciri. Il witcher non riusciva a scorgere chi si celasse sotto il mantello. Per quanto si sforzasse, il volto dello sconosciuto rimaneva celato alla sua vista. La persona sotto il mantello era ormai distante pochi passi da Ciri.

 

"Fermati!" Geralt cominciò a sudare, sapeva quello che sarebbe successo da un momento all'altro. Cercò ancora di alzarsi, di dimenarsi, ma non poteva difendere sua figlia. E la figura ormai sovrastava Ciri.

 

La mano dello sconosciuto aprì la valvola della prima ampolla. "Non farlo! Ciri scappa! Togliti da là!" la voce di Geralt usciva strozzata dalla sua gola, piangeva e urlava, ma il liquido giallastro scorreva inesorabilmente nella canna, diretto nel braccio di Ciri. In pochi secondi le urla di dolore della ragazza avrebbero riempito la sala. Il witcher sentiva che sarebbe potuto morire a una simile visione. Il suo viso era ormai bagnato dalle lacrime e dal sudore, con gli occhi gonfi guardava impotente la scena.

Ormai la pozione aveva quasi raggiunto la vena della ragazza.

"No!" Geralt urlò ancora e la figura incappucciata alla quale non aveva saputo dare un'identità si girò finalmente verso di lui. Due occhi rossi brillarono nel buio da sotto il cappuccio e un ghigno spaventoso gli si dipinse in faccia. Una cicatrice gli attraversava l'occhio. Geralt si trovava faccia a faccia con sè stesso.

 

Prese un respiro profondo e improvviso, come se fosse appena risalito in superficie dalle profondità delle acque. Aprì piano gli occhi e a poco a poco mise a fuoco la situazione intorno a lui.

 

Il witcher realizzò di ssere effettivamente immobilizzato. Ma questo non era più un sogno. Aveva i polsi legati e le caviglie anche. Seduto sul terreno. E quel che era peggio era che non riusciva a ricordarsi come era finito in quella situazione. Sebbene la realtà non fosse a suo favore era contento che Ciri fosse al sicuro.

 

"Ma guarda. Si è svegliato". Parlò qualcuno.

"Alla buon'ora stregone". Aggiunse il compare del primo.

 

Geralt ancora intontito spostò lo sguardo su chi aveva parlato. " Chi siete?"

 

Il primo bandito, quello che dava l'impressione di essere al comando sogghignò prima di dargli una risposta."La nostra identità non ti riguarda mutante."

Prese un coltello e gli si avvicinò pericolosamente al viso. " Piuttosto è del nostro capo che ti devi preoccupare. C'è una bella taglia su lla tua testa Lupo Bianco".

Mentre il bandito gli passava la lama sul collo, Geralt pensò se fosse il caso o no di tirargli una testata. Desistette dal suo intento, solo per recuperare pienamente la lucidità dei sensi e sistemarlo più tardi alla maniera dei witcher.

 

Il bandito si avvicinò poi al secondo prigioniero e con quello stesso coltello tagliò le corde che lo tenevano legato. Il vecchio contadino si alzò, massaggiandosi i polsi e facendo numerosi inchini verso il bandito, tremando di paura.

 

Uno degli scagnozzi gli gettò un sacchetto pieno di monete. Il contadino si rivolse a Geralt: " Mi dispiace...io non...non era mia intenzione lo giuro, mi hanno minacciato e-"

 

"Sparisci vecchio!" Gli intimò un'altro dei banditi. Il contadino allora prese il suo sacchetto e guardò Geralt per un'ultima volta, prima di avviarsi lungo il sentiero che portava al suo villaggio.

Non appena ebbe girato le spalle all'accampamento però, il capo lanciò quello stesso coltello che un attimo prima gli aveva dato la libertà e andò a conficcarsi dritto nella sua schiena. Il poveretto cadde sulle ginocchia. Al primo, ne seguì un'altro. La seconda lama si conficcò nel collo e fece cadere steso a terra il vecchio, oche morì dissanguato poco dopo.

 

"Ricompensate bene chi vi ha servito". Il witcher non era per nulla stupito. Da gente raccomandabile come loro ci si doveva aspettare di tutto. Il peggiore dei vigliacchi avrebbe avuto un comportamento più onesto.

Ora che i suoi sensi tornavano ad acuirsi, esaminò velocemente la situazione. I banditi erano in tutto sei. Armati, ma non troppo. La disparità numerica non era mai stata un problema per lui. Il suo olfatto percepì anche l'odore di dimeritium.

In un lampo si ricordò di come fosse finito in quella situazione. La bomba al dimeritium che era esplosa doveva essere stata contenuta nella pergamena che gli aveva regalato quel vecchio. L'esplosione lo aveva disarcionato da cavallo e ovviamente impedito di usare la magia. Cosa che, notò seccato, ancora non riusciva a fare. L'effetto del dimeritium sarebbe scomparso dopo qualche ora. Sperò solamente che Rutilia non fosse ferita e al sicuro da qualche parte nel bosco...o meglio fosse tornata Kaer Morhen.

 

 

Mezzogiorno era passato da un pezzo e Ciri non si dava pace. Geralt rispettava sempre i tempi che diceva. Qualcosa doveva essere successo, a meno che non si fosse messo a raccogliere fiori di campo con Rutilia sulla strada del ritorno.

 

Ciri chiuse il suo baule ai piedi del letto. Guanti, unguenti e la guaina di Zireael. Aveva tutto quello che le serviva per andare a cercare il witcher.

 

"Ciri ho fame non è che potremmo mang-" Jaskier si era affacciato alla porta della camera, trovando la giovane mentre si stringeva gli stivali. " Dove stai andando?"

 

"Geralt sarebbe dovuto già essere qua. Vado a cercarlo". Con risolutezza la ragazza percorse a grandi passi il corridoio, seguita dal bardo. " Ma...ma...Ciri, sono sicuro che Geralt sta bene, figurati non gli è mai successo niente!" Il bardo continuava a seguirla, ma lei non accennava a diminuire l'andatura.

"E poi...poi domani è il tuo compleanno e ho preparato una canzona nuova! Okay questo non avrei dovuto dirlo...".

 

Ciri finalmente si fermò. Guardò con dolcezza l'amico e sorrise. " Jaskier grazie...è che ho un brutto presentimento e devo andare a cercarlo. Vedrai saremo di ritorno per stasera". Riprese a camminare giù per le scale.

"Eh no! Io vengo con te! Non capisco perchè cercate sempre di tagliarmi fuori...". Il bardo riprese a trotterellare dietro di lei.

 

La ragazza non potè trattenersi dal sorridere, ma quando giunsero nel salone la maga li stava già aspettando.

"Yen..." Ciri non potè fare un altro passo verso di lei che si ritrovò chiusa in un cerchio magico. Confusa alzò gli occhi verso la maga in cerca di spiegazioni.

"Qui nessuno va da nessuna parte, tranne me". Dichiarò Yennefer. Conosceva bene le abilità delle ragazza e soprattutto quanto fosse testrada. L'unico modo per impedirle di teletrasportarsi fuori dalla fortezza era usare un incantesimo. E per tenerla al sicuro non aveva esitato a farlo.

 

"Non puoi farmi questo" la giovane osservò la maga, che ora si preparava ad uscire per cercare il suo strigo.

"Mi dispiace Ciri, ho promesso di tenerti al sicuro". Yennefer finì di infilarsi i guanti.

"Non sono più una bambina, devi farmi uscire!". Ora era veramente furiosa.

 

Jaskier che fino a quel momento era stato in silenzio, pensò bene di dire la sua. " Calmiamoci tutti un attimo e usiamo il cervello. "

"Questa è nuova da parte tua Jaskier".

Il bardo non raccolse la provocazione della maga e proseguì il suo discorso. "Yennefer, Ciri sa badare a se stessa non credi?".

La donna gli rivolse uno sguardo che lo ammutolì all'istante. "Non è di lei che non mi fido. È degli altri. O devo ricordarti per quanto tempo il destino ci ha tenuti separati?"

 

"Ma ora sono qua! Permettimi di aiutarti!" Ciri cominiava ad arrabbiarsi e questo fece tremare la barriera magica intorno a lei.

 

Jaskier si frappose tra le due donne, sperando di non lasciarci le penne. "Signore, sentite me invece: o andiamo tutti insieme o non va nessuno".

 

Yennefer si massaggiò le tempie esasperata, ma sapeva che in ogni caso la sua barriera non avrebbe retto ancora per molto. Una decisione andava presa. E anche in fretta.

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Capitolo 6
*** salvataggio ***


N. A. Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare la storia. Spero che vi piaccia anche questo capitolo e come si sta sviluppando il racconto. Come sempre grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia e aspetto con ansia i vostri commenti!

Il tramonto era ormai vicino e il cielo sereno aveva assunto le striature rosse che rendono rosa le nuvole.

Geralt stava aspettando che i suoi rapitori facessero anche solo una mossa falsa per riuscirsi a liberare, ma questo ancora non era accaduto. Era stato costretto a guardare quegli zoticoni mangiare carne tutto il giorno e giocare a gwent. Erano dei pessimi tipi. Più che essere preoccupato per la sua libertà finì per interessarti alle mosse stupide che uno di loro commetteva, sprecando una carta dopo l'altra.

 

"Quando potremmo consegnare il mutante al capo?" chisese uno di loro, finendo di masticare una coscia di fagiano.

 

"Sta' zitto. Quando lo dico io". Il loro superiore non era per niente una persona gioviale. Dopo averlo visto ammazzare un vecchio disarmato alle spalle, il witcher non si aspettava di certo chissà che persona meravigliosa fosse.

 

"Ma io sono stufo di aspettare". Lo zoticone tirò un calcio a un tocco di legno che finì diretto nel falò.

 

"Di' un'altra parola e finisci accanto al mutante". Disse con un cenno della testa verso il witcher, senza togliere gli occhi dalla lama che stava affilando.

 

Il bandito che Geralt aveva etichettato come "il ritardato" del gruppo si ammutolì una volta per tutte. Per puro divertimento, quest'ultimo lanciò addosso a Geralt l'osso di fagiano che aveva finito di spolpare. Ma avrebbe pagato anche questa. Eccome se l'avrebbe pagata.

 

Il capo gli si inginocchiò davanti: "Allora micetto, hai fame?". Il witcher fece una mezza smorfia, se avesse avuto le sue spade e le mani libere ci sarebbe stato ben poco da ridere.

 

"Siamo di poche parole, stasera"

 

"Con quelli come te non parlo non conta se è mattina o sera". Gli occhi felini si fissarono in quelli del bandito finchè uno schiaffo potente lo colpì sulla guancia. Geralt cercò di mettersi in una posizione più comoda, nonostante il colpo subito. Erano ore che ormai stava seduto con braccia e gambe legate e sentiva tutti i muscoli intorpiditi. E più il tempo passava, più gli riusciva difficile mantenere i nervi saldi. La sua pazienza cominciava a scemare, lasciando il posto a una cieca furia.

 

Poco lontano dalla fortezza, Yennefer e Ciri stavano cavalcando fianco a fianco, spronando i loro cavalli sul sentiero sterrato. Sul destriero bianco, aggrappato a Yennefer c'era anche Jaskier. Il povero bardo teneva gli occhi chiusi, stringendo la vita della maga più che poteva. Non era certo una cavalcata di piacere e la maga aveva più volte minacciato di incenerirlo se non avesse tenuto le mani a posto. Ma quella era l'ultima intenzione di Jaskier, dato che se non fosse morto per mano della donna, ci avrebbe pensato sicuramente Geralt.

 

Yennefer aveva facilmente localizzato lo strigo attraverso la sua magia. Spostarsi a cavallo si era rivelata la soluzione migliore, dato che aprire portali avrebbe potuto attirare l'attenzione di eventuali nemici.

 

I due cavalli galoppavano a perdifiato e finalmente quando le prime stelle cominciavano a spuntare nel blu chiaro del cielo il trio scorse le luci di un accampamento e doveva trattarsi sicuramente di quello dei rapitori di Geralt.

 

"Jaskier aspettaci qua". La maga affidò i due cavalli al bardo che avrebbe dovuto restare nascosto e tenerli al sicuro.

 

"Ma perchè devo perdermi sempre l'azione?" si lamentò lui prendendo le redini di entrambi gli animali.

 

"Ascolta bene, perchè non mi sentirai ripeterlo un'altra volta: se esci allo scoperto ci renderai le cose più complicate e voglio chiudere questa faccenda il prima possibile". Yennefer si incamminò tra gli alberi verso il bagliore del falò che si intravedeva nella scura vegetazione.

 

Ciri mise una mano sulla spalla dell'amico "é il suo modo per dirti che ti vuole bene" e poi si incamminò anche lei nel bosco.

Le due donne sapevano esattamente come avrebbero agito.

 

"Sai perchè non ti ho ancora tagliato metà faccia mostro?" Ormai era mezz'ora che Geralt si stava sorbendo i vaneggiamenti misti a minacce del suo rapitore ed era arrivato a desiderare fortemente di perdere i sensi di nuovo, pur di non starlo più a sentire.

 

Il bandito gli prese il viso in mano, costringendolo a guardarlo. " Certo che sei proprio brutto con questi occhi da gatto..."

"Vogliamo venire al punto?" il witcher stava perdendo la pazienza e sopratutto era ormai in ritardo di una giornata intera rispetto a quando aveva detto che sarebbe tornato alla fortezza. Provò ad usare l'axii sull'avversario. Se non per indurlo a farsi liberare, almeno per farlo stare zitto. Il segno magico parve non avere alcun effetto, visto che il capo dei banditi proseguì nel suo fiume di parole.

 

"Appena sorgerà il sole ti caricheremo su uno dei nostri cavalli e- " ci pensò un attimo e poi: " Anzi no, ti legheremo a uno dei nostri cavalli e ti farai tutta la strada a piedi da qui a Novigrad. Senza bere nè mangiare ovviamente, ma staremo attenti a non procurarti nessun graffietto...oltre a quelli che già non hai si intende...". Il bandito lo guardò con occhio critico, sembrava che notasse per la prima volta tutte le cicatrici dello strigo. "...la merce va consegnata priva di difetti e noi siamo uomini di parola".

 

In quell'istante, il falò al centro dell'accampamento divampò fino a diventare un fuoco potente e bruciante . I banditi afferrarono tutti le proprie armi istintivamente. Il medaglione di Geralt aveva preso a vibrare. Sebbene i suoi poteri fossero fuori uso, i suoi occhi notarono nel buio quello che i suoi rapitori non avrebbero mai potuto scorgere.

 

Yennefer entrò nell'accampamento a passi lenti con due palle di fuoco nelle mani e mentre i nemici si schieravano contro di lei, aveva già lanciato fiamme potenti contro di loro, bruciandoli o mettendoli in fuga.

 

Dalla parte opposta, Ciri scese con un balzo dall'albero sopra al quale era nascosta, trovandosi in mezzo a tre banditi che una frazione di secondo dopo erano già stesi a terra con qualche arto sanguinante.

 

Il capo dei banditi era rimasto pietrificato davanti alla scena e lasciò cadere la sua spada che rimbalzò sul terreno. Comincò a indietreggiare, tremando come una foglia, la spavalderia che lo aveva contraddistinto fino adesso lo aveva completamente abbandonato.

Senza neanche degnarlo di uno sguardo, la maga stese il braccio verso di lui, lanciando un incantesimo che lo immobilizzò all'istante, impedendogli di scappare. Rivolse poi la sua attenzione all'oggetto del suo interesse.

 

"Non stai invecchiando bene direi...sono bastati sei sprovveduti a metterti fuori gioco?" Geralt alzò gli occhi al cielo ma non osò ribattere e permise a Yennefer di slegarlo e curare le ferite che ancora gli aveva lasciato il wraith.

 

"Mi sarei liberato non appena ci fossimo messi in cammino. Ma grazie" il witcher finalmente poteva sgranchirsi i muscoli e piano piano i suoi poteri cominciarono a tornare.

 

"Grazie Ciri" si rivolse a sua figlia che intanto aveva pensato bene di legare e imbavagliare il capo dei banditi. Padre e figlia si scambiarono uno sguardo, ma nessuno di loro aggiunse altro. Non avevano esattamente parlato e dalla loro ultima discussione, ancora aperta.

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