On stranger tides

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Being bad ***
Capitolo 2: *** What the hell were you doing in a spanish convent?! ***
Capitolo 3: *** Mutiny ***
Capitolo 4: *** Angelica ***
Capitolo 5: *** Mermaids ***
Capitolo 6: *** God bless you ***
Capitolo 7: *** What does that mean? ***



Capitolo 1
*** Being bad ***


I pirati venivano considerati come la peggior specie di marinai che fu mai esistita al mondo.
Egoisti, egocentrici, cattivi e crudeli.
Alice sapeva che, anche se amava Jack, lui lo era stato e continuava ad esserlo.
Tuttavia, si era sorpresa di se stessa, durante l’adolescenza, per non aver fatto ancora niente di male, dato il modo in cui era cresciuta.
Ma forse le cose stavano per cambiare.
O probabilmente erano già cambiate, da quando Alice aveva dato Jack in pasto al Kraken.
Da quel momento in poi, l’anima della ragazza stava diventando nera quasi quanto quella del patrigno.
E forse stava tutto per peggiorare.
Alice e Jack erano ancora alla ricerca della fonte della giovinezza: non si seppe come, ma la Spagna e il suo re erano già salpati per trovarla.
Gli inglesi, famosi per il loro volere di arrivare sempre primi, stavano cercando di captare tutti gli indizi possibili per andargli dietro, dopo che le carte nautiche avevano condotto ad un vicolo ceco.
Perciò, i due pirati erano salpati a Londra, in Inghilterra, per saperne di più, ma erano incappati in un grosso guaio.
Alice si era intrufolata a corte ed era stata arrestata.
Ormai da quasi una settimana era rinchiusa in una cella insieme ad una vecchia megera pelle ed ossa, la quale volto era sempre nascosto da un telo nero, sperando che Jack sarebbe venuto a liberarla in qualche modo.
Di notte non riusciva quasi mai a dormire, poiché la donna continuava a borbottare frasi senza senso.
I pasti arrivavano una volta ogni due giorni erano anche molto scarsi.
Ovviamente, Alice non se ne lasciava sfuggire nemmeno uno, lasciando la sua compagna a morire di fame.
Una sera, una guardia mise un piatto con una misera coscia di pollo e un bicchiere d’acqua.
Affamata, Alice ci si avventò sopra.- Tanto a te non serve, vero?- le domandò, staccando ogni pezzettino di carne dall’ossicino, senza ottenere risposta.- Certo che no, morirai da un giorno all’altro con quella pelle flaccida.- commentò, scolandosi il bicchiere d’acqua.
Verso l’inizio dell’alba, Alice era ancora ad occhi spalancati per via delle continue chiacchiere della vecchia.
-Basta, non ce la faccio più!- sbottò, alzandosi in piedi.- Ma di che diamine stai blaterando, vecchia?!- esclamò, scuotendole la spalla.
Improvvisamente, ella si voltò e il suo aspetto la fece sobbalzare: aveva i denti davanti appuntiti ed era priva di entrambi gli occhi.
I capelli tutti bianchi e svariati tatuaggi sul collo: sembrava proprio una strega.
-Un dito in acqua, un mostro annunciato, per la gentilezza che mai hai dimostrato!- mugugnò lei, afferrandole le gambe con forza, tanto che Alice non riuscì a liberarsi.
-Guardia! Guardia, toglietemela di dosso!- gridò Alice, dimenandosi più che poteva.
-Fame, sete di sangue e carne umana per chi bontà non emana.-
D’un tratto, Alice fu attratta dal nero del foro dei suoi occhi, iniziando ad esserne spaventata.
-Il tuo viaggio inizia ora, 3 settimane alla morte del tiranno, per mano di colui che essa l’ha sfidata con l’inganno.- sussurrò e infine il suo corpo divenne polvere, lasciando solo il telo nero.
Alice aveva il cuore a mille, sconvolta da quello che era appena successo.
Le sue parole non le aveva capite e le sue gambe stavano bene, perciò pensò che forse stesse solo delirando.
Pochi attimi dopo, una guardia aprì la cella e la condusse fino al tribunale, dove si sarebbe decisa la sua sentenza.
Galera o morte.
Il tribunale era pieno di uomini con la parrucca bianca e anche civili che le riservarono le peggio offese.
Alice venne messa su un pedistallo con le mani legate, che davanti aveva la sedia del giudice.
Egli giunse con sontuose vesti e una parrucca lunga il doppio degli altri.
-Vediamo un po' che c’è qui: leggo che siete stata colta in fragrante a collaborare con il famigerato, non che bellissimo, capitan Jack Sparrow.-
Alice riconobbe la voce di Jack dentro quegli abiti che lo rendevano irriconoscibile: finalmente era venuto a prenderla.
-Avrei da ridire, sull’ultima frase, signore.- commentò Alice, alzando un sopracciglio.
-Non vi è permesso.- ribatté lui, digrignando i denti.- Tuttavia, questa donna è incolpata di essere innocente come Jack Sparrow, come la giudicate?- domandò alla giuria.
-Senza un processo? Ma siamo qui apposta.- borbottò un omino.
-Come la giudicate?! Colpevole?-
-Beh, così sarebbe da impiccare…-
-Se muoio per te, io ti ammazzo!- ribatté Alice, guardandolo male, mentre tutti i cittadini esultavano intorno a loro.
-Cosa avete da dire a vostra discolpa?-
Alice sospirò, passandosi la lingua sul palato e poi si sbottonò alcuni bottoni della camicia, mostrando parte del seno.
Jack spalancò appena gli occhi e batté il martelletto.- Bene, vi condanno alla prigione a vita! E questo è tutto.- affermò, alzandosi dalla sedia.
-La prigioniera verrà trasferita alla torre di Londra!- annunciò un altro della giuria.
Alice venne caricata su una carrozza e Jack insieme a lei, di nuovo nei suoi panni.
-Perfetto, adesso finiamo in prigione tutti e due.-
-No, ho corrotto il cocchiere. Ci porterà via da Londra ed entro sera saremo sulla costa. Ora ci manca solo una nave ed una ciurma.- spiegò Jack.
-Comunque, tra le varie celle, si vociferava che un certo Jack Sparrow stesse reclutando una ciurma alla taverna La figlia del capitano per raggiungere la fonte della giovinezza.- continuò lei.
Jack assottigliò gli occhi.- E’ evidentemente un impostore.-
-Ma che cerca le nostre stesse cose, quindi magari ci possiamo unire a loro.- pensò Alice, prima di stringergli forte la patta dei pantaloni e farlo mugugnare.- La prossima volta che mi lasci in prigione per più di due giorni, ti cavo un occhio. Intesi?-
L’altro strinse i pugni per il dolore.- Intesi.- bofonchiò, nello stesso istante in cui la carrozza si fermò di scatto. -Oh, viaggio breve.-
Quando scesero dal mezzo però, si ritrovarono circondati da guardie inglesi con i fucili puntati.
Alice alzò gli occhi al cielo.- Questo faceva parte del piano?-
Uno di loro colpì Jack alla tempia con l’arma, facendolo barcollare.- N-No.-
Jack venne afferrato e fatto strusciare insieme ad Alice in un ricco palazzo al centro della città e poi entrambi vennero legati a delle sedie, caviglie e polsi.
La stanza era grande, con una lunga tavolata di cibo, due larghe finestre e un piatto con sopra due dolci ripieni di panna, come messi apposta per loro due.
Le armi alla cintura di Jack gli vennero tolte e poggiate sul tavolo.
-Almeno tu ce l’hai una spada.- borbottò Alice.
-Ti ricordi quando tuo padre raccoglieva quelle viscide rannocchiette per usare il loro veleno sulla spada?-
-Sì, lo fa ancora, disgustoso.-
Subito dopo, entrò un gruppo di guardie seguite da due funzionari inglesi e un uomo grasso, con altrettanta parrucca, che si sedette davanti a loro.
-Siete voi Jack Sparrow?- gli domandò egli.
-Avete omesso un Capitano, mi pare.- rispose lui. -Io vi conosco? Vi ho mai minacciato?-
-Siete davanti a re Giorgio, sovrano di Irlanda e Inghilterra. E re vostro.- spiegò l’uomo accanto a lui.
-Mai sentito.-
-Perciò, le voci sono vere: siete sbarcato a Londra per reclutare una ciurma e salpare verso la fonte della giovinezza.-
Jack scosse la testa.- No, assolutamente in vero. –
-Allora voi non siete Jack Sparrow? Avete preso il pirata sbagliato, cercatemi quello vero e sbarazzatevi di lui.-
-No, no! Io sono Jack Sparrow, l’unico e il solo, ma sembra che qualcuno si stia spacciando per me.- spiegò, gesticolando tanto da fare rumore con le manette.
-Confermo vostra maestà, esiste solo un Jack Sparrow, e di una ciurma ed una nave non ne vede nemmeno l’ombra.- affermò Alice, dimenandosi anche lei con le manette per far rumore apposta.
-Toglietegli quelle infernali catene, vi prego!- esclamò il re.
Quando Alice fu libera, iniziò ad analizzare la stanza, cercando una possibile via di fuga.
-Ho ricevuto voci che confermano la presenza degli spagnoli sulla rotta della fonte.- continuò il sovrano.- Non permetto che un volgare monarca spagnolo ottenga la vita eterna!- esclamò, battendo il pugno sul tavolo.
-Se mi permettete, vostra larghezza.- intervenne Alice, prendendo un tovagliolo dal tavolo e gettandolo vicino alla finestra.- Noi potremmo anche partire per conto vostro, ma ci manca ancora una ciurma e una nave.- continuò, mettendoci vicino una delle sedie.
-E…Un capitano.-
In quel momento, nella stanza entrò un altro uomo con una parrucca grigia e una gamba di legno sostenuta da una stampella.
-E’ un onore, sire.- salutò Barbossa, inchinandosi.
Jack lo guardò subito male: l’uomo che gli aveva rubato la nave. -Hector, sono sempre entusiasta quando un amico pirata fa carriera.-
-No, non pirata, ma corsaro, al servizio del re d’Inghilterra.-
Dopotutto Alice non era stupita che si stesse servendo della corona per ottenere profitti, ma si chiese anche cosa gli fosse successo alla gamba.
-Che fine ha fatto la Perla?- gli domandò.
-Ho perso la Perla come ho perso la gamba!- esclamò lui, alzando la parte in legno sul tavolo.
-Perso la Perla?!- gridò Jack, mangiandosi le mani.- Se la Perla è affondata, tu dovevi affondare con essa!- commentò, per poi cercare di andargli addosso, ma venne fermato da delle guardie.
-Non c’è niente di male a cambiare lato e così conoscere tante eleganti persone.- spiegò Barbossa, sorridendo.
Alice sospirò, notando quanto fossero lunghe le corde delle tende.- Posso capire tutto… Tranne la parrucca.-
D’un tratto, la ragazza afferrò una forchetta e la usò dritto sull’occhio di una delle guardie che teneva Jack.
Una volta che ebbe il braccio libero, diede un pugno all’altra, nel frattempo che Alice usò la sedia per rompere la finestra che dava sulla piazza.
-Signori, ricorderete questo giorno come il giorno in ci avete quasi catturato Alice Barbossa!- annunciò, prima di arrampicarsi alla corda delle tende per salire sul tetto di una carrozza.
Jack la seguì, dopo essersi ripreso spada e pistola, senza capire cosa avesse intenzione di fare.- Che stai facendo?!-
-Improvviso!- rispose lei, tentando di mantenere l’equilibrio con il mezzo in viaggio.
Si accucciò fino all’interno e una volta dentro, spinse via una vecchia signora che ci stava viaggiando sopra.- Mi scusi, questa è la sua fermata!-
Di seguito, Jack si sedette ai comandi, colpendo il cocchiere alla testa con la propria e prendendo le redini.
-Dove la porto, stellina?- le domandò ridacchiando.
-A bere un po' di gin, mio capitano!- gridò Alice, soddisfatta che fossero riusciti a scappare.
Ma forse avevano cantato vittoria troppo presto: quando lei si voltò, vide che avevano una carrozza piena di guardie alle calcagna.
-Santo cielo ragazzi, non potete avermi tutti.- sbuffò Alice, saltando al contrario sul cavallo.
Usò la spada di Jack per tagliare le corde che tenevano legati i cavalli alla carrozza.- Forza, andiamo!-
Jack si sedette sull’altro cavallo, con le guardie che sparavano all’impazzata.
Tra vicoli e vicoletti, riuscirono a seminarli, giungendo proprio davanti al pub La figlia del capitano.
Dopo aver lasciato i cavalli, prima di entrare, sentirono una presenza alle loro spalle.
-Sporchi pirati.- ringhiò una guardia, puntandogli contro il fucile.
Ma egli fu a sua volta colpito alla testa da un’altra arma e cadde a terra.
Dietro di lui, il vecchio capitano Teague.- Ciao ragazzi.-
Jack gli sorrise.- Ciao papà.-

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Capitolo 2
*** What the hell were you doing in a spanish convent?! ***


I tre entrarono nella locanda e si sedettero ad un tavolo per prendere qualcosa da bere.
-Gira voce che sei diretto alla fonte.- esordì Teague.
-Le voci girano veloci in questa città.- commentò il figlio.
-Ci sei stato?- gli chiese Alice.
-Stellina, ti sembro uno che è stato alla fonte?- borbottò l’altro.- Avete i due calici?-
Alice e Jack si guardarono confusi.- I che?-
-Per il rito profano, so che servono due calici d’argento dalla nave di Ponce de Leon prima di salpare. E state attenti, la fonte vi mette alla prova, ragazzi.-
-Salpare? Magari. Non abbiamo né nave né ciurma.-
A quel punto, Teague indicò un gruppo di uomini e donne che cantava allegramente insieme ad un ometto cicciottello che suonava un ukulele. -Loro hanno una nave.-
Alice e Jack si voltarono a guardarli e quando proseguirono a bere col capitano, Teague sparì improvvisamente.
Così, si avvicinarono al musicista.
-So che state reclutando una ciurma.- gli disse Jack.
Egli si voltò a guardarlo accigliato.- L’audacia non ti manca! Come osi venire vestito in questo modo?! Cosa sei, un vile impostore?!-
-Ma tu lo sai chi sono io, ometto?- borbottò Jack.
A quel punto, un marinaio uscì dalle cucine.- Ehi, sentite un po', mi imbarco con Sparrow!-
Dietro le sue spalle, Alice notò un’ombra identica a quella di Jack.
Così gli diede un colpetto e gliela indicò.- Ehi, guarda lì.-
Ormai troppo infastidito che qualcuno si stesse letteralmente spacciando per se, Jack entrò in quella stanza dove un grosso maialino si stava cuocendo sul fuoco e intorno aveva barili di vino.
Jack tirò subito fuori la spada.- Avete rubato il mio me e sono venuto a riprendermelo!-
Anche l’impostore fece la stessa cosa e iniziarono a prendersi a sciabolate.
La camera era troppo buia, solo illuminata dal fuoco, per capire chi fosse sotto le treccine e il cappello da capitano.
Alice li lasciò combattere, trovando alquanto strano che l’altro sapeva mimare ogni mossa di Jack.
Doveva essere per forza qualcuno che lo conosceva molto bene.
Pochi istanti dopo, Jack si ritrovò disarmato, con la lama puntata al collo.- C’è solo una persona che conosca quella mossa!- esclamò, prima di dargli un calcio sulla mano e facendogli perdere la presa sulla spada. Allora il suo volto venne alla luce.- Ciao, Angelica.-
Alice si avvicinò quando Jack strappò una finta barba e dei finti baffi dal volto di una giovane donna.
-Ciao Jack.- rispose lei, togliendosi cappello e parrucca.
-Inizio a domandarmi il perché di tutta questa falsa.-
-Perché eri l’unico pirata per la quale potessi spacciarmi. Sei sorpreso?- ribatté lei, notando Alice.- Mh, nuova fiamma? Sempre più giovani.-
-Sì, sono sorpreso, ma desidererei essere impersonato come Capitano la prossima volta, non ammetto obiezioni.-
-Per questo ci vuole una nave ed una ciurma.- continuò Angelica, slegandosi la chioma marrone. -E non so se oggi me la sento.-
-Quindi stavate insieme?- chiese Alice.
-Sì, ma non si deve preoccupare, l’ho perdonato ormai da tempo.-
-Per cosa? Per averti lasciato?-
Lei ridacchiò.- Guarda che ti ho lasciato io.- replicò.- Ero ingenua all’epoca e tu mi hai tradito, seducendomi ed usandomi.-
Anche Alice fece una ridarella.- Benvenuta nel club.-
-Comunque, potresti portarci con te e potrei usare vari modi per convincerti.- mormorò Jack, prendendole delicatamente le spalle.
-Mi dispiace per te, Jack, ho cambiato lato molto tempo fa.- affermò Angelica, facendo un occhiolino malizioso ad Alice.
Jack sbiancò in viso.- Ah.-
D’improvviso, il musicista entrò in fretta.- Signora, di là ci sono persone di poca marinaresca natura!-
Alice, Jack ed Alice fecero capolino nella caverna, notando un gruppo di guardie inglesi.
-Amici vostri?- domandò Alice.
-Dovremmo aver offeso un re, a quanto pare.- rispose Jack, mentre l’omino si apprestava a sigillare con delle casse di legno.
-Come fai a dire che ti ho tradita?-
Angelica sbuffò.- Ero pronta a prendere i voti!-
Alice estrasse la spada e spalancò gli occhi.- Dovevate sposarvi?!-
-E tu che diavolo ci facevi in un convento spagnolo?!-
-L’ho scambiato per un bordello, ero in buona fede!-
Inevitabilmente la porta cedette e le guardie entrarono, circondandoli.
-Stiamo per essere sopraffatti!- esclamò Angelica.
-Per favore tesoro, sono il Capitano Jack Sparrow!- ribatté lui, stappando i barili di vino e lanciandoli addosso alle guardie.
Con il liquido sul pavimento, presero a scivolare e a cadere, ma non ad arrendersi.
Alice si guardò intorno, notando una leva accanto a se.- Questa a che serve?- si chiese, azionandola.
A quel punto, una botola sotto i loro piedi si aprì e loro ci precipitarono dentro, riemergendo nel fiume della città.
Nuotarono fino a rive e Jack si tolse l’acqua dagli stivali.
-Allora dì…Cosa sai della fonte?- gli domandò Angelica.
-Non è che per caso sei in possesso di due calici d’argento dalla nave di Ponce de Leon?-
-No, perché?-
Jack cercò di giocarsela bene per capire cosa aspettarsi alla fonte.- Beh, girano voci…Tu sai del rituale, no?-
-Sì.-
-E cosa occorre?-
In quello stesso istante, sia Jack che Alice si sentirono pizzicare al collo, ritrovandosi una fialetta con una strana sostanza all’interno che li fece addormentare subito.
-Una sirena, Jack.-
***
Il giorno dopo, Alice e Jack riaprirono gli occhi ritrovandosi su un’amaca, nella stiva di una nave.
I raggi del sole li fecero svegliare, mentre un marinaio li spinse a terra.- Al lavoro!-
Senza capire dove si trovassero, né il perché, raggiunsero il ponte con il musicista e gli fu dato uno spazzolone per pulire per terra.
-Ma che succede? Io non dovrei essere qui.- esordì Jack, guardandosi intorno.
-Sta tranquillo, più di un uomo o…Beh.. Di una donna.. Si sono risvegliati il giorno dopo senza ricordarsi il come o il quando si sono arruolati e bevuto tutti i soldi dell’ingaggio.- spiegò l’altro.
-No, non hai capito, io sono il capitan Jack Sparrow.-
-Scrum, molto piacere.-
-Alice.- esordì la ragazza, agitando la mano.
Mentre pulivano i pavimenti della stiva, Alice osservò una strana teca di vetro, grande abbastanza per tenere sdraiato una persona.- Scrum, quello che cos’è?-
-Ho l’aria di uno che ne sa qualcosa?- rispose l’altro, con alito disgustoso.
-Almeno sai dove siamo?-
-Ah, giusto, mi ero dimenticato di darvi il benvenuto sulla Queen Anne’s Revenge.-
Jack sapeva benissimo a chi appartenesse quella nave.- Barbanera.-

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Capitolo 3
*** Mutiny ***


Barbanera era conosciuto come uno dei pirati più spietati del mondo, se non il primo fra tutti.
Alice non lo aveva mai visto, ma aveva sentito un sacco di storie.
Erano giorni che viaggiavano in mare, dimenticandosi anche quanti ne fossero passati.
Spazzolando il ponte, Alice aveva notato che nella ciurma non solo c’era anche un ragazzino che avrà avuto 14 anni, ma che tutti gli ufficiali avevano un’area tetra e morta.
-E’ stato zombificato.- spiegò Scrum.- Tutti gli ufficiali sono zombie, si lamentano molto meno!- commentò, mentre uno di loro diede una frustata ad un mozzo.
-Si lamentano gli altri, in compenso.- intervenne Jack.
Subito dopo, lo stesso ufficiale diede un calcio al ragazzino.- Sfrega, avanti!-
Alice non riusciva a vedere che lo trattasse in quel modo.- Ehi, vacci piano, è un bambino!-
Egli la squadrò.- Mi stai dicendo cosa fare?-
Alice era sull’orlo di sputargli addosso, ma Jack e Scrum la bloccarono.
-Non fa niente, grazie.- le disse il ragazzo, sorridendo.- Sono Charlie.-
Alice ricambiò.- Sono Alice.-
Quando il sole fu abbastanza alto da far caldo, i mozzi si fermarono e placarono la sete durante una pausa sul ponte.
Nel frattempo che sorseggiava, Alice osservò che in cima all’albero maestro c’era legato un ragazzo vestito in nero, con una chioma di capelli marroni legati in un codino, che sembrava stesse soffrendo molto, probabilmente di fame o di sete.
-Quello chi è?- domandò a Scrum.
-Un prete: ho sentito dire che è l’unico sopravvissuto della sua cerchia, Barbanera li ha uccisi tutti, ma non lui, il primo ufficiale ha deciso di risparmiarlo.- spiegò l’uomo.
Ad Alice faceva pena forse quanto il ragazzino.- Ma è solo un ragazzo, avrà la mia età.-
-Beh, doveva essere importante perché un ufficiale come lei non si sarebbe esposta tanto.-
Jack aggrottò le sopracciglia.- Lei? Il primo ufficiale è una lei?-
Proprio nello stesso istante, mentre le vele di color rosso sangue venivano ammainate, Jack ed Alice notarono che vicino al timone c’era proprio lei, Angelica.
***
Quella stessa sera, mentre Angelica dormiva e l’esercito di zombie faceva la guardia insieme al cuoco, Jack riunì tutta la ciurma sotto-coperta.
-Allora gente, l’ordine del giorno è ammutinarsi.- esordì Jack, accendendo una candela.
-Sì, io mi sono arruolato con Jack Sparrow, non con un impostore.- borbottò un mozzo.
Successivamente, giunse Charlie con un gruppo di spade.- Eccole qui, ci sono per tutti.-
-Ben fatto.- gli disse Alice, sorridendo.
-Allora, che ne sapete di Barbanera?-
-Sta sempre chiuso in cabina.- rispose Scrum, con tutti gli altri che annuirono.
Jack fu confuso.- Cioè non esce mai? Nessuno di voi lo ha mai visto? Nessuno di voi ci ha mai navigato?-
Tutti scossero la testa.
-Bene, buone notizie, queste non è la nave di Barbanera!-
-Ho visto il nome Jack.- intervenne Alice.- Sullo specchio di poppa.-
-Signori, vi hanno mostruosamente ingannato. Nessuno di voi sa realmente dove stiamo andando. Ma io sì…Questa nave è diretta alla fonte della giovinezza.-
Spaventati ed increduli, nessuno emise un fiato.
-Perciò, io suggerisco di prendere la nave e filarcela via.-
Alice non si sarebbe mai aspettato che Jack, un capitano la quale ciurma si era ammainata sin da subito, avrebbe a sua volta organizzato un ammutinamento.
-E prendiamocela allora!- gridò Scrum, entusiasta, afferrando una spada.
Gli altri attesero un segnale di Jack.
-Forza, andate.- gli disse, gesticolando.- Tu pensa ad Angelica.- disse poi ad Alice, correndo sul ponte.
-C-Cosa? E cosa dovrei fare?-
Sbuffando, la ragazza prese una spada e si avviò alla cabina della donna che stava tranquillamente dormendo.
Cercò in giro la chiave per chiuderla dentro, quando lentamente aprì gli occhi.
-Alice?- bofonchiò.- Se è un sogno va bene, puoi toglierti reggipetto e stivali.- continuò, sbadigliando.- Se non è un sogno…-
Alice deglutì nervosamente.- E’ un sognissimo.- affermò, prendendo la sua spada.
D’un tratto, dal ponte si udirono grida e caos che la svegliarono, facendole capire cosa stesse succedendo. -Non è un sogno!-
-Mi sembrava corretto dirti che prendiamo la nave.- balbettò Alice, correndo fuori.
-Chica ven aqui o te cortaré la cabenza!- strillò lei, mentre Alice incastrò la spada nella serratura.
-Scusa!-
Raggiunse gli altri sul ponte, dove gli zombie erano stati ben legati e altri addirittura incastrati in delle reti.
Jack ed Alice si arrampicarono all’albero maestro per liberare il prete.
-O sei con noi o contro di noi!- gli disse Jack.
-Non sono con voi, ma nemmeno contro.- rispose egli.
-Può farlo?- si chiese Alice, stranita.
-E’ un religioso, è pure obbligato!- commentò Jack, tagliandogli le corde.
Successivamente, si avviò alla cabina del capitano.- Signori, la nave è nostra!-
Nello stesso momento, le porte della cabina si aprirono.
Ne uscì un uomo vestito interamente di nero, con un cappello di piume, una barba grigia ed una spada dal manico particolare.
Barbanera.
-Mi concedevo del meritato riposo…Quando sento questo caos sul ponte.- esordì, sorseggiando dalla sua bottiglia per poi romperla in mille pezzi sul pavimento.- Questi uomini…Come li chiamate, primo ufficiale?-
-Ammutinati, capitano.- rispose Angelica.
-E qual è il destino degli ammutinati?- mormorò, accarezzando con le dita la propria spada.
D’un tratto, le corde delle cime presero a muoversi da sole, come animate.
-Ammutinati…Appesi!- gridò, sguainando la spada.
Tramite una strana magia, la nave si mosse senza che nessuno la comandasse e le corde iniziarono a catturare tutti i marinai, appendendoli a testa in giù.
Anche Jack ed Alice, che venne legata all’albero maestro.
-Capitano, posso dirvi i nomi e i volti dei colpevoli.- esordì Jack, capovolto.
-Non serve signor Sparrow, loro sono le capre e voi il pastore.- continuò Barbanera, riponendo la spada e così slegando tutti. -Perciò, il colpevole va punito.-
-No, padre, fermo!- intervenne Angelica, impedendo che gli sparasse.
Alice spalancò gli occhi.- Padre?!-
-Perché continuo a dilettarmi con figlie di capitani che vogliono uccidermi?- borbottò Jack, steso a terra.
-Tesoro, se ogni tanto non uccido qualcuno, si dimenticheranno chi sono.- commentò Barbanera.
-Codardo!- esclamò il chierichetto.- Essi non dimenticano la via del diavolo che tu prendesti!-
L’altro sospirò.- Quasi quasi uccido te, prete.-
-No padre, lui ci serve come ci serve Jack, sa dove si trovi la fonte.-
Sia Alice che Jack sapevano che non era proprio così, ma per il bene della loro vita, non dissero niente.
-Giusto…Mi ero dimenticato perché il chierico è qui…La mia piccolina teme per la mia anima.- le disse Barbanera, accarezzandole la guancia.- Allora, chi era di guardia?-
Uno degli zombie indicò con il capo un ragazzo con il grembiule: il cuoco.
-Il cuoco, perfetto. Giù la scialuppa!-
Il ragazzo, per un motivo sconosciuto a tutti, venne messo su una scialuppa e mosse i remi il più velocemente possibile per cercare di scappare.
Uno degli ufficiali girò il veliero con il muso verso di lui.
-Padre, perché fai questo?- gli chiese Angelica.
-E’ un ammutinato, la legge è chiara.- affermò l’altro.
-La legge dà al capitano l’atto di clemenza.-
-Il mio atto di clemenza è stato quello di dargli una possibilità di fuggire.- ribatté, mentre il prete l’affiancò.- Oh, siete qua. Mostrateci il valore delle vostre preghiere. Pregate che egli sia liberato dal…Ehm…Male?- A quel punto,  Barbanera alzò il braccio.- Bersaglio preso!-
-Vi prego, dategli un speranza, date a voi una speranza!- gridò il prete, prima che un enorme ondata di fuoco uscì dal muso della nave e circondasse la scialuppa.
Alice corse a coprire gli occhi al piccolo Charlie, che non si meritava di assistere a quell’orrendo spettacolo.
Iniziò a sentirsi in colpa, perché erano stati lei e Jack ad organizzare l’ammutinamento.
E per la seconda volta, nella sua vita, Alice capì il vero significato di essere crudeli.

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Capitolo 4
*** Angelica ***


Successivamente, uno degli zombie condusse Jack ed Alice nella cabina del capitano, illuminata da candele con una vecchia scrivania.
Jack venne trattenuto con un pugnale sul colletto della camicia, fisso ad una colonna di legno.
Angelica, invece, si occupò di legare bene le mani ad Alice davanti al petto, quasi con soddisfazione.
Barbanera si avvicinò alla ragazza ed prese un paio di suoi ciuffi tra le mani.- Occhi azzurri, capelli biondi come il sole…Sì…Siete sua figlia.-
Alice lo guardò accigliata.- Conoscete mio padre?-
L’altro fece un ghigno divertito.- Devo averlo recentemente privato di una gamba.-
Allora Alice capì che era stato Barbanera il responsabile e probabilmente aveva anche fatto affondare la Perla Nera.
-Voi siete diretto alla fonte, dunque, la domanda è…Perché?- gli chiese sempre lei.
-Il quartier mastro ha predetto la mia morte, perciò, ho intenzione di sfidare il fato.- rispose egli, impegnato con gli occhi sulla scrivania. Jack sfruttò quel momento in cui non guardava per togliersi il pugnale dalla camicia e avvicinarsi con fare minaccioso.- Quel coltello non vi servirà più dell’ammutinamento che avete organizzato.- commentò, come se avesse occhi ovunque.
-L’ammutinamento è servito…Ad avere udienza da voi.- replicò Jack, conficcando il pugnale sul legno.
-E cosa avevano preoccupazione di dirmi?-
-Diffidate del primo ufficiale, lei è peggio di una bestia famelica, che digrigna i denti, feroce...-
-Padre!- intervenne Angelica, entrando nella stanza.
-Amore!- esclamò Jack, sorridendole come se non avesse appena detto cose brutte su di lei.
-Osate offendere il sangue del mio sangue?- borbottò l’altro, estraendo due bambole di pezza raffigurate identiche a Jack ed Alice.
-Non serve padre, lui ci aiuterà sicuro.- continuò Angelica.
Barbanera usò la punta del pugnale per fare un disegno sul petto della bambola che, come per magia, apparve anche su quello di Jack stesso.- Anche adesso che la diffamate, cerca di aiutarvi.-
-Ci condurrai alla fonte, con la tua bussola, sì?-
-Io devo arrivare vivo alla fonte.- aggiunse Barbanera, prendendo la bambola di Alice e mettendo la testa sul fuoco della candela.- Perché se non ci arriverò….Non lo farà nemmeno lei.-
Alice si premette le mani sul capo, sentendo come se stesse per scoppiare.
Jack fu costretto quindi ad accettare.- Diamo un occhiata a quelle carte, si va?!-
***
Ormai a notte fonda, Jack ed Alice si sdraiarono sull’amaca per riposare.
Alice usò qualche unguento dell’infermeria per coprire la ferita di Jack.
-Sapevi quando l’hai conosciuta che fosse la figlia di Barbanera?- gli chiese la ragazza.
Jack fece una smorfia.- No, secondo me mente. Me ne prendo la colpa, sono stato io a metterla sulla cattiva strada, dopotutto.-
Alice gli riabbottonò la camicia, stendendosi sul suo petto e aprendo il carillon che le faceva da ninna nanna.
Jack aprì anche il suo ed entrambi eseguirono una dolce melodia.
-Sai…Sentendo la loro storia e pensando che ci fosse accaduta la stessa cosa, pensavo che…Saremo finiti come loro.- commentò Alice, riferendosi a Calypso e Devy Jones.
-Io con i tentacoli e tu a creare monsoni assassini?-
Lei sorrise appena.- No…Ad odiarci in quel modo.-
-Ci siamo odiati per un po'…-
-No…Erano più forti i sensi di colpa.- mormorò, abbassando lo sguardo.
Jack le tirò su il mento con due dita.- Adesso è storia passata…Non permetterò che ti accada niente, stellina.-
-Wow, non credevo sapessi dire cose così romantiche.-
Lui arricciò il naso.- Di fatti ho un certo rigurgito bloccato in gola.- borbottò, sospirando.- Non sappiamo ancora cosa richiede questo rituale.-
Alice alzò le sopracciglia.- E di certo Angelica non sembra di umore liberatorio con te.-
A quel punto, a Jack venne un lampo di genio.- A me no…Ma a te…-
-Che c’è? Perché mi guardi in quel modo….?-
***
Non seppe come, ma Jack riuscì a convincere Alice ad organizzare una bevuta romantica con Angelica sul ponte, mentre tutti dormivano.
Accese qualche candela e dalle cucine prese due calici e una bottiglia di gin.
Non appena la donna uscì dalla stiva, le sorrise.- Ciao.-
-Buonasera…- replicò Alice, facendole gli occhi dolci.
D’un tratto, sulle scale che portavano alla cabina del capitano comparve Scrum col suo strumento che iniziò a suonare una melodia da tango spagnolo.
Alice non aveva idea che Jack avesse aggiunto questo piccolo particolare, ma cercò di non fare la faccia sorpresa o nervosa.
-Bevutina?- le chiese, riempiendo i bicchieri.
-Mmh…Il gin, le candele, la musica…Jack mi conosce bene.-
-Beh, ci sono io però.-
Angelica bevve tutto d’un fiato e gettò via il calice.- Meglio….Sei molto carina quando vuoi qualcosa.-
-Beh…Ero solo curiosa di sapere di questa presunta futura morte di Barbanera.-
-C’è una profezia…- esordì lei, camminandole dietro e spostandole i capelli da un lato.- Barbanera troverà la morte entro 3 settimane per mano di un uomo senza una gamba.-
-Immaginavo che la fonte fosse per lui…- commentò Alice, mentre lei le afferrò i fianchi, dondolando a ritmo di musica. -E il rituale quale sarebbe?-
D’improvviso, Angelica le fece fare un casquè, adagiandola lentamente sul pavimento.- Acqua della fonte… 2 calici d’argento dalla nave di Ponce de Leon.- rispose l’altra, passandole delicatamente le labbra sulla guancia.- La lacrima fresca di una sirena…E qualcuno può prendersi tutti gli anni che l’altro ha vissuto e ancora ha da vivere.-
Alice dedusse che allora qualcuno doveva morire.- E chi intendete sacrificare?-
Angelica si mise letteralmente a cavalcioni su di lei.- Il re spagnolo… Sappiamo che ci stanno seguendo. E voi due ci aiuterete a raggiungere la fonte…- sussurrò, sfiorandole il naso e guardandola intensamente negli occhi.- Perché a bordo c’è qualcosa che so che entrambi volete.- affermò, voltando poi lo sguardo su Jack che le stava fissando.
L’altro le sorrise imbarazzato.- Sono appena arrivato, giuro.-
Angelica li condusse silenziosamente nella cabina del capitano, ormai vuota ed aprì un grosso armadio che conteneva delle navi in bottiglia.
Una di queste era la Perla.
-So già quale sceglierete.-
Jack si avvicinò alla bottiglia che portava la sua nave, vedendoci chiaramente la scimmietta Jack intrappolata con essa.- La Perla in bottiglia? Perché la Perla è in bottiglia?-
-Abbiamo un accordo Jack? Mi servono anni. Non per me…Ma per mio padre. E’ vero che Barbanera è mio padre.-
D’un tratto assaggiare la fonte era passato in secondo piano, dato che avevano l’opportunità di riprendersi il vascello.
-E chi mi garantisce l’incolumità?- intervenne Alice, incrociando le braccia.
Angelica le sorrise, prendendo dalla scrivania la sua bambola voodoo.- Non ti preoccupare, mi assicurerò che tu rimanga quasi incolume.- le rispose, mettendosi l’oggetto dentro il reggipetto.
Quasi spaventata da quel sorriso, Alice strinse un patto con lei, proprio nello stesso momento in cui la Queen Anne’s Revenge raggiunse Whitecap Bay, il covo delle sirene.

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Capitolo 5
*** Mermaids ***


Approdarono su una spiaggia di una grande isola che aveva piattaforme in legno e un grosso fare spento ormai da tempo.
Accesero delle torce per fare luce, ma secondo Barbanera ne serviva molta di più.
Il faro aveva un enorme contenitore in ferro dalla quale colava grasso di balena, ottimo combustile per accendere un fuoco, all’interno di una bacinella.
Diedero fuoco all’olio di balena e la luce delle fiamme andò a riflettere su una grande lente di ingrandimento che fece luce sul posto.
Intanto, su una scialuppa in mezzo al mare, il prete, Charlie, Scrum e altri marinai erano stati messi come esca insieme ad uno degli zombie.
In cielo brillava una bianca luna piena, la notte adatta per la caccia ad una lacrima di sirena.
L’ufficiale ordinò a Scrum di cantare, dato che la musica piaceva alle sirene.
Dopo una lunga attesa, una di loro si fece vedere.
Bellissima, pallida e bionda, come dovrebbe essere una sirena che attira a se gli uomini per poi mangiarli.
-Sarà un massacro.- commentò Alice, tra se e se, spaventata.
Improvvisamente, si udirono delle grida acute e i mozzi sguainarono la spada prima di essere divorati.
-Reti in acqua, è cominciata!- ordinò Barbanera.
Mentre i mozzi cercavano di mettersi in salvo, il capitano agitò le mani sulla propria spada, portando la Queen Anne’s Revenge nelle vicinanze, così da usare i cannoni contro le sirene per attirarle a riva.
In fuga dal fuoco, le creature nuotarono verso la riva, dove altri mozzi le attendevano con le reti, credendo di riuscire a catturarne una.
Ad un certo punto, Alice percepì perfino le sirene nuotarle sotto i piedi, sulla piattaforma.
Ed infatti, alcune di loro spuntarono da sotto le tegole di legno, cercando afferrarle le caviglie con le mani piene di artigli.
Alice tentò di fuggire, ma il legno sotto di lei cedette e cadde in acqua.
Tre sirene, dai denti aguzzi, le si avventarono contro, ma ad un certo punto, si fermarono, la guardarono e voltarono le spalle.
Alice si chiese come mai, quando al posto delle proprie gambe vide chiaramente una coda, le sue mani erano viscide e percepì di riuscire a respirare anche sott’acqua.
Non aveva idea di come fosse possibile.
Non riuscì a pensarci bene, perché vide, poco più in là, il piccolo Charlie che veniva afferrato da una sua simile.
Non poteva permettere che lo uccidesse, così nuotò verso di lui, muovendo la coda come se lo sapesse fare da tempo.
Spinse via la sirena da lui e lo strinse a se, notando anche il prete che, quasi sul fondo, veniva spinto giù dalle creature.
Perciò decise di prendere anche lui e nuotare quasi verso la riva.
-Riuscite a tornare da soli?- gli chiese, una volta in superfice.
I due ragazzi annuirono, sbracciando verso la terra ferma.
In quell’istante, Alice vide dietro di se branchi interi di sirene che si avvicinavano alla ciurma: sarebbe stato impossibile ucciderle tutte, erano troppe.
Ma forse Jack aveva un piano.
Alice lo seguì con gli occhi mentre correva al faro, usava il manico della spada per distruggere il vecchio contenitore pieno di olio di balena.
E quando ciò successe, il combustibile fece esplodere tutto, alzando un grande fuoco che fece spaventare le sirene e fuggire via.
Per non essere assalito dalle fiamme, Jack si gettò in acqua da quell’altezza.
Alice si immerse, andandogli in contro ed evitando che detriti lo colpissero.
Dentro l’acqua, Jack la guardò confuso, non capendo cosa stesse succedendo.
Prima che perdesse fiato, Alice lo tirò verso una piattaforma.
-Ma che cosa ti è successo? Come è possibile?!- domandò Jack, col fiatone.
Anche Alice era terrorizzata.- N-non lo so…-
-Devi scappare, prima che-
A quel punto, Alice venne circondata da una rete, ritrovandosi come un pesce pescato.
-Ne abbiamo una!- esclamò un ufficiale.
Barbanera ne fu sorpreso.- Ma guarda chi abbiamo qui.-
Angelica la guardò accigliata.- Perché non ce lo avete detto prima?!-
-Perché non lo sapevamo nemmeno noi.- rispose Jack, preoccupato.
E da allora le sue sorti le furono sconosciute.
***
La mattina dopo, si scoprì a cosa servisse quella enorme teca di vetro.
Riempita quasi tutta d’acqua, Alice venne sigillata al suo interno e trasportata verso il percorso che portava alla fonte.
Dopo aver lasciato il vascello, Jack usò la bussola, desiderando ardentemente di scovare la nave di Ponce de Leon per prendere i calici d’argento necessari al rituale.
Durante il cammino, Jack si affiancò alla teca che veniva tenuta da Scrum e altri mozzi.
-Ti è venuto in mente qualcosa? Su come sia possibile che tu sia diventata una sirena da un giorno all’altro?- le domandò.
Ancora impaurita, quasi arrendevole ormai alla sua forma, Alice scosse la testa.- No, non ne ho idea…-
-E’ una maledizione.- intervenne uno degli zombie vicino a loro.
Alice ci pensò bene e la frase dell’ufficiale le fece venire in mente quella strega con la quale aveva condiviso la cella.- Aspetta…C’era una donna nella mia stessa cella a Londra…Si è arrabbiata con me perché mi lamentavo del fatto che stesse sempre a borbottare cose, non mi faceva dormire. Prima che mi portassero al tribunale, mi ha afferrato le caviglia, iniziando a pronunciare una strana formula.-
-E te la ricordi?-
Alice non se l’era dimenticate, quelle parole, dato che l’aveva spaventata quasi a morte.- Un dito in acqua, un mostro annunciato, per la gentilezza che mai hai dimostrato. Fame, sete di sangue e carne umana per chi bontà non emana. Il tuo viaggio inizia ora, 3 settimane alla morte del tiranno per mano di colui che essa l’ha sfidata con l’inganno.- ripeté, sentendo che il fiato le iniziò a mancare.
-E’ il testo di una maledizione.- affermò lo zombie.
Dato che egli sembrava saperne molto, Jack si affidò a lui.- E sapete anche, signor ufficiale non morto, come spezzarla?-
-Ci vuole la fonte…Le acqua di quella cascata riparano tutti i mali.-
Allora Jack mise una mano aperta sul vetro.- Te la farò avere, te lo prometto.-
Alice mise la mano sulla sua, quando il respiro le venne a mancare.
-Quartiermastro! Non respira!- notò il prete dietro di loro.
-Ha l’acqua.- borbottò l’altro.
-Ma le serve aria!- continuò Jack, estraendo la spada per aprire la fessura e consentirle di respirare.
Ringhiando, lo zombie gliela tolse subito, ma il missionario la tenne aperta con la propria Bibbia.
-Grazie.- bofonchiò Alice.
-Sono Philip.- le disse lui, sorridendo appena.
-Sono Alice.-
Ormai addentrati nella giungla più profonda, i mozzi cominciarono ad essere stanchi nel reggere la teca.
Scrum perse la presa e la teca cadde a terra, rompendosi e facendo uscire tutta l’acqua.
Una volta senza più liquido, le gambe di Alice tornarono normali, ma si ritrovò completamente nuda.
Jack si avvicinò per darle i suoi vestiti, ma Barbanera lo bloccò con la propria spada.- Non ti avvicinare.- gli ordinò.- Camminerai.-
Cercando di coprirsi le parti intime, Alice si alzò, ma cadde subito, come se non camminasse da tanto tempo.- Non ci riesco.-
-Morirai.-
Philip si tolse la propria camicia e la coprì, chinandosi su di lei.- Tieniti a me.- Rincuorata dalla sua gentilezza, Alice mise un braccio attorno al suo collo e lui la prese in braccio. -Possiamo continuare.-
Jack lo ringraziò con un cenno del capo e poi proseguì a guardare la sua bussola.
Quando il sole fu alto in cielo, giunsero ad uno spiazzo tra due pareti rocciose il cui ponte era stato distrutto ormai da tempo.
Sotto svariati metri, un fiumiciattolo.
-Bisogna fare il giro da est.- consigliò Jack.
-Ma ci porterebbe lontano dalla strada per i calici.- ribatté Angelica.
-Che ci vuoi fare? Tu ti sei voluta portare dietro la sirena.-
-Ammutinarsi ci ha rallentati!-
-Cammini come una femminuccia!-
-Perché tu no?-
-O qualcuno potrebbe saltare.- intervenne Barbanera, togliendo a Jack la bussola.- Andrai tu, Sparrow.-
-Lui? E come fai a sapere che non scapperà?- gli chiese la figlia.
-Già, come fai a sapere che non scapperà?- replicò Jack.
-Tu salterai o uccido lei.- borbottò Barbanera, puntando una pistola verso Alice.
-Non ucciderete l’unica sirena che può darvi una lacrima.- commentò il capitano.
-Quartiermastro: datemi 6 pistole, ma caricatene solo 2 e non ditemi quali sono quelle 2.-
Lo zombie posò in fila su uno scoglio 6 pistole. -Signor Sparrow, a voi la scelta.-
Jack ne prese una a caso e gliela porse.
Quando Barbanera la puntò verso Alice, non uscì alcun proiettile.
-Ma sì, non ce n’è una carica!- esclamò Jack, prendendone un’altra e sparando verso l’alto.
Un colpo, però, partì.
Preoccupato che ce ne potesse essere davvero un’altra carica, Jack si avvicinò ad uno degli zombie.- Senti un po', ma se io adesso salto, dici che mi salvo?- domandò, allo stesso ufficiale che gli aveva raccontato della maledizione.
-La bambola.-
Una volta che Angelica gli ebbe dato la bambola voodoo di Jack, egli la buttò dal precipizio.
Jack iniziò ad urlare: perché se quella bambola avesse toccato anche solo uno scoglio, lui sarebbe morto, ma non successe nulla.
-Sì, ti salverai.- affermò egli.
-Quante storie, vado io!- esclamò Angelica.
Ma mentre prendeva la rincorsa, Jack la precedette e si gettò, riemergendo poco dopo, sano e salvo. -Bagnato…Di nuovo bagnato!-

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Capitolo 6
*** God bless you ***


Angelica prese la bussola e così continuarono il cammino.
Dopo un po', Alice riuscì di nuovo a camminare, perciò si rimise i propri vestiti.
A metà giornata, decisero di fare una pausa vicino ad una piccola cascata d’acqua e degli alberi con grandi cortecce.
Angelica diede ad Alice una fiaschetta per riempirla d’acqua e dissetarsi.
Prima di berla lei, la porse al piccolo Charlie che la ringraziò con un sorriso.
-Così bella…Creata da Dio…Non come quelle orrende creature che non trovarono rifugio sull’arca.- commentò Philip.
-Grazie, ma non sono una vera sirena…Sono stata maledetta.- gli disse Alice, sorseggiando.
-Maledetta? Perché?-
-Sono stata una cattiva persona…-
-Dio ti ha dato la bellezza e l’amore e sono sicuro che un giorno sarai una bellissima persona, procreerai e vivrai una vita felice.- continuò il prete.
Alice ridacchiò.- Non credo che il tuo Dio mi benedirà con un figlio…Io e Jack abbiamo…Tante volte, ma non è mai successo niente.-
In quell’istante, Alice iniziò a pensare a come sarebbe un possibile futuro con Jack ed un figlio.
Quel pensiero, la fece sorridere, ma sembrò un futuro molto molto lontano.
Subito dopo, Angelica le tirò un pezzo di pane per rifocillarsi.
-Ripetimi come si svolge il rito.- le disse, a bocca piena, mentre continuavano a camminare.
-2 calici di Ponce de Leon, una lacrima fresca di sirena. Acqua della fonte in entrambi i calici e in uno la lacrima. Chi beve l’acqua con la lacrima ottiene tutti gli anni di vita dell’altro.- spiegò la donna.
Alice se lo tenne in mente e quando il sole fu calato, tra le varie sterpaglie, incrociarono Jack e sorprendentemente, anche Gibbs.
-Hai i calici, Sparrow?- gli domandò Barbanera.
-Ovviamente sì e dato che mi è costato tanto prenderli da sotto il naso degli spagnoli che erano arrivati prima di me, pongo 3 condizioni.- rispose Jack. -Primo: ridatemi la mia bussola. Anzi, no, quello era per secondo. Per prima cosa: non deve essere fatto del male ad Alice.-
-Non giuro con quelli del tuo stampo, Sparrow, ma tuttavia da lei mi serve una lacrima soltanto.-
-Secondo, che prima era primo, mi dovete ridare la mia bussola, me la merito. E per terza cosa, ammetto di aver trattato male il mio primo ufficiale qui, Mastro Gibbs, male, perciò chiedo che venga con noi.-
Barbanera fece un cenno a sua figlia che ridiede a Jack la bussola.
-Affare fatto, proseguiamo…Sento che l’uomo senza una gamba è vicino.-
Jack lanciò la bussola a Gibbs.- Ci condurrà verso la libertà.-
***
Quando si fu fatta sera, giunsero ad una serie di pozze cui dentro crescevano dei piccoli alberi.
La ciurma accese le torce e con la luce si poterono notare degli scheletri all’interno delle pozzanghere.
Alice si abbassò a controllare e vide che avevano la coda: erano sirene che, probabilmente, erano state uccise per avere una lacrima.
-Sirene…Metà nell’acqua e metà fuori, uccise dal sole.- disse Barbossa, facendo un cenno agli zombie.- La creatura, legata nell’acqua.-
Gli ufficiali afferrarono Alice e la costrinsero a mettersi nella pozza, legandole i polsi alla corteccia d’albero.
Una volta a contatto con l’acqua, la coda, inevitabilmente, ricomparse.
-Riesci ad udire, Alice?- le mormorò all’orecchio, chinandosi su di lei.- Le grida delle tue sorelle, mentre muoiono lentamente?-
Alice non si scompose.- Non so come ripetervelo: io non sono una vera sirena.-
Allora Barbanera si alzò ed estrasse la pistola, puntandola alla gola di Jack.
Ma, anche lì, Alice rimase ferma.
Il pirata fece un ghigno.- No, troppo facile…- commentò, mettendo poi il mirino alla tempia del prete.
A quel punto, Alice fece un sussulto.
-No, padre, lui ci serve, lo sai!- intervenne Angelica.
-Hai ragione…- rispose l’altro, cambiando il suo bersaglio.- Ma lui no.-
Il colpo andò dritto nel cuore del piccolo Charlie, che cadde a terra e morì in pochi secondi.
Alice si dimenò e scoppiò a piangere.- No! Tu pirata senza Dio!- gridò, mentre uno degli ufficiali estrasse una piccola fiala e raccolse una delle sue lacrime.
Jack andò dritto da lei e la strinse a se. -Mi dispiace, mi dispiace.- le sussurrò.
-Andiamo avanti, siamo quasi arrivati.- disse Barbanera, mettendosi in tasca la fiala.- Sparrow, muoviti.-
-Torno a prenderti, te lo prometto.- le mormorò, dandole un bacio a stampo prima di andarsene.
***
Il sole era alto già da un bel pò: Alice riuscì ad immaginare come fossero morte le altre sirene.
Le labbra le si stavano seccando, gli occhi faticavano a stare aperti e aveva sempre più sete.
Quando ad un tratto le palpebre le si stavano per chiudere, vide Gibbs correre da lontano verso di lei.
-Eccomi Alice, Jack mi ha mandato a prenderti.- le disse, prendendo una fiaschetta da dentro la giacca e facendola bere.
La slegò poi dall’albero e la fece uscire dalla pozzanghera, ridandole i suoi vestiti.
-Prosegui verso nord e troverai la fonte.- continuò.
Alice indossò gli stivali e si aggrappò a lui per alzarsi.- E tu dove vai?-
L’altro fece un ghigno.- Io e Jack abbiamo altri affari da compiere.-
-Va bene, sta attento.- ribatté lei, abbracciandolo.
Camminò lentamente verso la direzione da lui indicatogli, quando si ricordò del povero Charlie.
Si voltò verso il suo corpo, quasi le rivenne da piangere, non poteva lasciarlo così.
Allora prese alcune foglie di quegli alberi, così grandi da poterlo coprire e gliele mise sopra, chiudendogli gli occhi.
-Mi dispiace, piccolo.- gli sussurrò, baciando la fronte.
Decisa a vendicarlo, Alice proseguì verso nord.
Dopo varie sterpaglie, giunse ad una grande grotta: la fonte della giovinezza.
Quando vi entrò, vide che erano tutti lì.
-Jack, inizio seriamente a credere che tu non sia mai stato alla fonte.- commentò Angelica.
Frustrato, Barbanera gli puntò la pistola contro.
-Fermi!- esclamò Alice, facendosi spazio tra loro e prendendo i calici in mano da Jack.
Nessuno dei due aveva idea di come entrare alla fonte, dato che si trovavano davanti ad un muro e quindi ad un vicolo ceco.
Ma c’era un’iscrizione sui calici.- Aqua de vida.-
Quando Alice pronunciò quelle parole, dalle pareti della caverna si creò un ruscello d’acqua che strisciò da solo fino alle proprie teste, formando una pozzanghera limpida.
-Mastro Scrum, di grazia.- disse Jack, dopo aver riposto i calici in una sacca, indicandogli di inginocchiarsi.
Il mozzo si chinò su di lui e Jack gli si arrampicò sulla schiena, toccando con un dito la pozzanghera.
Non appena lo fece, essa lo risucchiò, trasferendolo direttamente in una seconda grotta, luminosa, con varie pozze qua e là e in cima ad una collina verde, una costruzione in pietra dove all’interno scorreva la fonte della giovinezza.
Jack si avvicinò, volendo toccarla.
-Sarò io il primo ad assaggiare quell’acqua, Sparrow!- intervenne Barbanera.
Anche il resto della ciurma salì su ed Alice fece ben attenzione a non toccare le pozzanghere con i piedi.
Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, percepirono una presenza alle loro spalle.
-L’uomo senza una gamba!- si accorse Angelica, preoccupata per il suo padre.
Apparvero Barbossa e una decina di guardie inglesi e allora Alice capì. -Colui che la morte ha sfidato con l’inganno…Papà!-
-Io ci ero arrivato prima, sai.- intervenne Jack, facendole un occhiolino nel vantarsi.
-3 settimane alla morte del tiranno…Barbanera…Barbanera morirà per mano di Barbossa.-
-Edward Teach, io, qui presente, per il volere della corona di Inghilterra, vi dichiaro in arresto!- esordì Barbossa.- Per il volere della mia gamba rubata, storta e piena di peli, vi condanno a morte.- continuò, estraendo la spada.
-Voi osate sfidare questa spada?!- domandò Barbanera, prendendo la sua.
-Così lontano dalla vostra nave? Oh sì.-
-Uccideteli!- gridò il pirata.
-Fermi, fermi!- urlò Jack, gesticolando.- Aspettate un attimo. Voi volete uccidere loro solo perché lui vuole uccidere lui? Dico io, che ci importa? Sediamoci, guardiamoli, piazziamo scommesse!-
Jack ci aveva provato, ma i due uomini iniziarono a prendersi a sciabolate e gli zombie andarono contro i soldati inglesi.
Ad Alice serviva quell’acqua per spezzare la maledizione, perciò, tra il caos, corse verso la fonte.
Angelica la vide e le saltò addosso per fermarla, perciò entrambi caddero a terra e la figlia di Barbanera le tenne ferme le mani dietro la schiena.- Com’è che non riusciamo a stare lontane io e te, eh?- le sussurrò all’orecchio, sorridendo.
Alice sbuffò.- Basta, sono stanca di questo giochino.- borbottò, dandole un colpo al naso con la nuca tanto da farla sanguinare.
Allora si alzò e le prese tra le mani la sacca che conteneva i calici e la lacrima.
In quel momento, vide Barbanera colpire Barbossa alla gamba di legno e ciò lo fece cadere.
Barbossa però, sorrideva divertito.
-Insensato quel ghigno sul vostro volto quando sto per uccidervi.- commentò Barbanera.
-Voltate lo sguardo, Edward Teach.-
Dall’entrata della caverna, ecco arrivare l’esercito spagnolo e il loro re.
-I calici, signorina.- ordinò ad Alice. Circondata da soldati, la ragazza gli diede la sacca. Lui prese le coppe, gettò il sacchetto e poi li tirò a terra.- Solo Dio può donare la vita eterna!- esclamò, dando due calci ai calici talmente forti da ammaccarli e poi gli diede un calcio, facendoli  affondare in una delle pozze.- Distruggete questo tempio profano!- ordinò infine.
Con dei rampini, i soldati spagnoli distrussero la costruzione in pietra e fecero esplodere alcune mine per la grotta, iniziando a far cedere il soffitto.
Nella confusione, Barbossa approfittò di un momento di distrazione di Barbanera e lo trapassò con la spada, lasciandolo accasciare a terra con la lama ancora nel petto.
-Per la Perla.- mormorò tra se e se, prima di fuggire.
-No! Che cosa hai fatto!- gridò Angelica, inginocchiandosi su di lui per togliergli la spada.
Ma Alice sapeva benissimo il segreto delle spade del suo patrigno.- Angelica, no, è veleno!-
Di fatti, nel gesto, Angelica si tagliò sul palmo della mano e capì che qualcosa non andava.
In quell’istante, tra le macerie, Alice notò che qualche goccia d’acqua ancora cadeva.
La fonte non era del tutto distrutta.
La grotta stava per cedere, Alice non aveva tempo e perciò vi si avvicinò per berne un po'.
Improvvisamente però, si bloccò.
-Che stai aspettando?!- le chiese Jack, sorpreso che stesse esitando.
Alice si ricordò allora delle parole di Teague.- La fonte ti mette alla prova…-
Se avesse preso quell’acqua solo per se, allora tutti gli sforzi erano stati vani.
Era stata punita da quella strega per non esser stata gentile con lei.
Non poteva commettere lo stesso errore.
Prese una spada da terra e liberò Philip dalle corde che gli tenevano i polsi.- Va, scappa.-
Egli le sorrise, baciandole la fronte.- Dio ti benidica.-
Di scatto, la ragazza si tuffò nella pozzanghera dove aveva visto annegare i calici.
Con la coda si mosse velocemente verso il fondo e li afferrò.
Tornò in superficie e li porse a Jack.- Va, salvali.-
-Alice, ne sei sicura?-
-Sì, non sprecare la mia lacrima.- affermò, uscendo poi dalla pozza.
Quindi Jack riempì i calici con le poche gocce rimaste ed in una verso anche la lacrima.
Porse la coppa senza lacrima a Barbanera. -Forza, bevete questa, salvate vostra figlia.-
I due avevano poco tempo.
Ma Barbanera, invece, bevve quello con la lacrima.- Ti prego, salvami, figlia…-
Alice si sarebbe aspettata che Barbanera scegliesse di sacrificarsi per sua figlia, ma dopotutto, non tutti hanno un’anima buona.
Angelica bevve dall’altro calice e si strinse a suo padre, aspettando che la morte la raggiungesse.
-Mi sa che era tutto il contrario.- borbottò Jack, storcendo la bocca.- Qui c’era la lacrima e qui no…-
Era vero: Jack aveva invertito i calici.
Di fatti, la ferita sulla mano di Angelica si rimarginò e un forte vento, insieme ad un mulinello d’acqua cosparsero Barbanera.
La pelle gli si staccò dal corpo, fino a farlo diventare uno scheletro e infine, morire.

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Capitolo 7
*** What does that mean? ***


Ormai Barbanera era morto, ma tuttavia Alice aveva la coscienza apposto: aveva fatto un atto di bene, anche se Angelica non sembrò proprio felice.
Di certo non la potevano lasciare libera, così presero una scialuppa dalla Queen Anne’s Revenge.
Mentre lasciavano il vascello, Alice vide il suo patrigno prendere possesso della spada e del cappello di piume, più che soddisfatto.
-La corona mi ha reso un gran servizio!- esclamò, stracciando il contratto con il re inglese.- Ma adesso insulsi scarafaggi, spiegate le vele per Tortuga!-
Ridacchiando, Alice mosse i remi fino ad una conosciuta isola deserta, mentre Jack legò i polsi ad Angelica.
-Ti odio.-
-E io che ti ho salvato la vita.- ribatté Jack.
-Gli anni che ho davanti, rubati al mio stesso padre!-
I due la lasciarono sulla spiaggia, lanciandole una pistola con un colpo solo.
-Per spararmi prima di morire di fame?!-
-Quanto sei mal fidata: per segnalare la tua posizione ad una nave di passaggio. O puoi…Spararti una nuotata.- rispose Jack, tornando alla scialuppa.
-E di questi lacci come mi libero?!-
-Te ne sei già liberata, aspettando il momento giusto per-
Jack la bloccò prima che potesse colpirlo con un enorme ramo.
-C’è un tesoro pieno di gioielli con la quale possiamo comandare il mondo e i mari!- continuò Angelica, inseguendolo.
-Stai improvvisando.-
A quel punto, Angelica afferrò la mano di Alice.- Alice, aspetta, devo dirti una cosa…E’ dal primo momento che ti ho visto che voglio dirtelo.-
Alice le si avvicinò incuriosita.- Sarebbe?-
Lei la guardò intensamente negli occhi.- Sono innamorata di te.-
L’altra alzò l’angolo della bocca in un ghigno e le prese le guance.- Anche io sono innamorata di te, sempre stata…- le sussurrò, sfiorandole il naso.- ….E ti saluto.-
Angelica ringhiò e una volta che i due furono sulla scialuppa, tentò di sparargli, ma il colpo andò a vuoto.
-Mancato.- ridacchiò Jack, mentre tornavano alla terra ferma.
***
Ormai rimasti soli, Jack ed Alice festeggiarono il fatto che, ancora una volta, ne fossero usciti vivi.
Mentre il sole tramontava, Jack si rivestì, mettendosi lo stivale.- Mi servirebbe anche l’altro.-
Alice poggiò la gamba nuda sullo scoglio, indossando la sua scarpa.
Jack le sorrise e dopo averle sfilato lo stivale, passò lentamente le labbra su tutta la sua coscia, mordendola appena.
-Goditele…Non credo che le rivedrai più.- commentò Alice, abbassando lo sguardo.
-Ne sei proprio sicura?- chiese lui, estraendo dalla tasca la fiala usata per la sua lacrima, ma stavolta piena di acqua della fonte.
Alice sgranò gli occhi.- Oh Mio Dio, come hai fatto?!-
-Stellina, sono il capitan Jack Sparrow.-
A quel punto, qualcuno nascosto tra le sterpaglie si schiarì la voce.
Gibbs comparve tra i cespugli con un enorme sacca sulle spalle.
-Gibbs, da quanto sei lì?- gli domandò Jack.
-Da quanto basta, ma non preoccupatevi, ho chiuso gli occhi.-
-La nostra impresa è andata a buon fine?-
-Oh sì.- rispose l’altro, ridandogli la sua bussola ed tirando fuori dalla sacca la Perla Nera, ancora in bottiglia. -La bussola mi ci ha condotto subito e mi sembrava sprecato lasciare un’intera flotta, ti pare?- commentò, facendo capire che quindi nella sacca c’erano anche tutte le altre navi che Barbanera aveva rubato. -Come hai intenzione di tirarla fuori?-
-Non ne ho idea, ma, nel frattempo…- continuò Jack, porgendo la fiala ad Alice.
Lei gli sorrise e la prese, bevendo il contenuto tutto d’un sorso.
-Come capiamo se ha funzionato?-
Alice mise gli occhi sulle onde.- C’è un solo modo per scoprirlo.-
Si tolse gli stivali e camminò verso l’acqua, per poi tuffarsi.
Jack e Gibbs attesero qualche minuto, fin che la ragazza non riemerse.
Aveva ancora le gambe.
I due iniziarono a ballare goffamente, mentre Alice saltellò dalla gioia.
Una volta sulla sabbia, però, ad Alice venne improvvisamente da vomitare.
Gibbs la guardò un po' disgustato e Jack arricciò il naso.- E questo che significa?-

CONTINUA…
Spero che anche questa storia vi sia piaciuta, troverete il prossimo capitolo della saga sul mio profilo 😊

 

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