Non conta il passato, Ora vivi il presente.

di ThestralDawn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventunesimo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Erano passati cinque anni dallo scontro tra Harry e Voldemort, e Hermione in quel momento si stava recando a casa di Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto. Era il compleanno del suo primogenito James Sirius Potter, e lei stava portando al festeggiato il suo regalo.
Suonò il campanello. Era felice della strada presa da Harry, una vita insieme a Ginny, quello era il suo destino.
La porta si aprì e un bambino di tre anni le saltò addosso.
“Zia Mione, zia Mione!” si aspettava questa reazione, quindi si preparò già inginocchiata davanti alla porta per accogliere tra le braccia quel piccolo fagotto.
“James, auguroni!”
“Hermione, aspettavamo solo te, dov’eri finita?” una voce provenne dall’interno della casa, e subito Hermione ne individuò la fonte. Harry Potter era di fronte a lei, e con le braccia tese, si riprese suo figlio.
“Scusa Harry, mi sono trattenuta a lavoro, scusa ancora.”
“Me lo aspettavo, ma questa volta non hai scuse.” disse il ragazzo facendole strada all’interno della casa. Be.. poteva andare peggio pensò Hermione prima di appoggiare il giubbotto sull’attaccapanni.
Seguì Harry e si ritrovò subito circondata da chiome rosse, felici del suo arrivo.
“Hermione, mi stavo già preoccupando!” disse Ginny Weasley prima di abbracciarla
“Scusa Ginny, ho perso la cognizione del tempo, e non mi sono accorta di quanto fosse tardi”
“Non ti preoccupare, stavamo giusto per iniziare a scartare i regali. Ah sì, lo desideri un pezzo di torta?”
“Oh bene, allora non mi sono ancora persa nulla. No, grazie Ginny, non ho proprio fame”
“Cosa?? No no, insisto. Tu ora mangi qualcosa cara, guarda come sei sciupata.”
Sentì una voce strillare dietro di lei. Hermione sapeva a chi appartenesse, e si stupì di quanto le fosse mancata.
“Molly, lascia stare Hermione, è grande abbastanza per sapere quello che vuole” disse una seconda voce. Hermione si girò e fu felice di ritrovare i coniugi Weasley, in buona salute, che la abbracciarono.
“Buonasera Molly, Arthur come va? Sono molto felice di rivedervi”
“Anche noi Hermione. Perché non passi mai a trovarci? George spesso ci dice che gli vai a fare visita”
“Si è vero, passo spesso al suo negozio. Trovo sempre qualcosa di nuovo la dentro. Mi dispiace di non essere passata  in questi anni, ma ho davvero avuto un sacco di problemi. Sono riuscita a trovare un lavoro, e tra quello e lo studio non mi sono fermata un attimo.”
Il signor Weasley non riuscì ad aprire bocca per ribattere che una voce lo anticipò. 
“Sei sempre la solita Hermione, cambierai mai?”
Ron Weasley, fratello maggiore di Ginny, la stava osservando, appoggiato a un muro con le braccia conserte, e subito si avvicinò per abbracciarla.
“Ron, si può dire la stessa cosa di te.”
Non si vedevano da due anni, da quando lei decise di lasciarlo. La situazione non era mai andata bene, e se n’era accorto anche Ron, quando una sera, dopo essere tornato da un allenamento di quiddich, non trovò Hermione a casa. Avevano chiarito, ma Hermione era certa che Ron provasse ancora qualcosa per lei.
“Allora, come stai? Che cosa studi? Che lavoro fai? Dove abiti?”
“Ron!  Ti sembra il caso di assillare Hermione con queste domande? Lasciala in pace un po’. E’ appena arrivata, avrete tutta la sera per parlare, ora scartiamo i regali” disse una severa Ginny al fratello, portandolo il più lontano da Hermione. Grazie Ginny!

La serata passò in fretta e tra lo scarto dei regali, le mille domande poste dai membri della famiglia Weasley e lo sguardo fisso su di lei di Ron, si fece mezzanotte. Hermione doveva assolutamente tornare a casa, anche perché il giorno dopo  avrebbe avuto il turno di mattina, a lavoro.
“Scherzi? È presto, resta ancora a festeggiare” disse Harry non appena Hermione si alzò per congedarsi.  
“Harry scusa, ma per me è davvero tardi, domani lavoro.”
“Signor Potter” cominciò Ginny “mi sembra che anche tu domani mattina devi andare a lavorare”
“Ma Ginny..” Harry non riuscì a finire la frase che Ginny prese Hermione a braccetto e  l’accompagnò alla porta.
“Grazie per essere venuta, so che è stato difficile vedere Ron” “No Ginny, mi sono abituata, anzi avrei voluto parlare un po’ con lui, se me lo avessi permesso” rispose Hermione sorridente
“Davvero? Be allora posso chiederli se ti può accompagnare a casa?”
“NO! Cioè, no.. non serve, mi smaterializzo qui vicino.” Rispose in fretta, quasi avesse paura che lo andasse a chiamare.
“Va bene, allora ci vediamo domani pomeriggio per un te, e cerca di essere puntuale”
“Certo, grazie ancora Ginny, a domani.” E così dicendo uscì dalla casa e si diresse nel vicolo più vicino, dove si smaterializzò.

Aprì la porta del suo appartamento, e subito fu accolta dal miagolio di Grattastinchi, affamato.
“Si si, adesso ti dò da mangiare” disse Hermione, gettando le chiavi sul tavolo. Sfamato il micio, decise di farsi un bagno caldo, così le sarebbe passata l’ansia della giornata. Tutto sommato è andata bene pensò Hermione distesa nella vasca.
Quella giornata era stata davvero estenuante; prima i problemi in biblioteca causati da una comitiva di stranieri, poi il gufo improvviso che le annunciava il superamento dell’esame, per accedere a un importante istituto per diventare pozionisti, seguito da un altro gufo, che la avvertiva di un nuovo incarico assegnatoli da Lucius. Forse non ci sarebbe riuscita, per l’imminente partenza, ma non le importava molto.  Non avrebbe mai creduto di poterlo affermare davvero, ma le pozioni la intrigavano. Lo aveva scoperto per caso in biblioteca, leggendo un libro sull’argomento, e da quel momento si era interessata sempre di più. Ora doveva solo partire per la Nuova Zelanda. Già, e ora come glielo dico? Si pentì di non averne parlato la sera stessa ai suoi amici, ma le era proprio uscito di testa. Be.. c’è sempre domani. Infondo devo essere là tra una settimana, ho tutto il tempo di affrontare l’argomento.
“E tu che dici Grattastinchi? Andiamo via da questo posto?” chiese al gatto appollaiato su una sedia, che la guardava con aria stanca. “Si, è ora di andare.” disse Hermione poco prima di uscire dalla vasca.
 

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


Il giorno successivo, sul tardo pomeriggio, Hermione si trovava di nuovo davanti alla porta di casa Potter, solo che questa volta ad accoglierla fu Ginny.
“Allora, come va il lavoro?”
“Bene, mi piacerebbe avere meno turni, ma penso che da ora non m’importerà molto”
“Cosa intendi dire Herm?” chiese Ginny dopo averle dato una tazza di the.
“Nulla Ginny, semplicemente ho dato giusto oggi le mie dimissioni dalla biblioteca.” disse Hermione tutto d’un fiato, ma senza troppa preoccupazione.
“Ma Herm, era quello che hai sempre voluto, un lavoro nella biblioteca magica di Londra!”
“Ginny è questo il punto. Un lavoro in biblioteca non è quello che voglio fare veramente. Desidero specializzarmi in pozioni, e poi cercherò una carica da insegnante.”
Ginny non si scompose più di tanto; era consapevole delle aspirazioni di Hermione e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolare i suoi piani.
“Sono davvero felice per te, ma da come ne parli, sembra che tu abbia già trovato qualcosa”
“A dire il vero si” costatò Hermione posando sul tavolo la sua tazza di the, vuota. Doveva calibrare bene le parole, non sapeva come l’avrebbe presa Ginny, della sua partenza.
“Mi hanno preso in una scuola, per pozionisti.”
“Fantastico, quando inizi?”
“Tra una settimana, ma..” non fece in tempo a finire la frase, che fu interrotta dall’arrivo di Harry.
“Ginny, sono a casa. Oh, ciao Hermione!” non era molto sorpreso, sapeva che Hermione sarebbe venuta quel pomeriggio.
“Harry, non sai che bella notizia mi ha dato Hermione. A quanto pare la nostra bibliotecaria, continuerà i suoi studi.. in pozioni!” il volto di Harry aveva un’espressione a dir poco sconvolta
“Cosa? Hermione, pensavo non t’interessasse quella materia. Mi stupisci ogni giorno di più”
“Be Harry, se ti sei stupito per questo.. quando ti dirò il resto cosa farai?” Harry impallidì.
“Sputa il rospo, Granger” disse una seria Ginny.
“Ok, tanto alla fine l’avreste saputo. Il corso che inizierò tra una settimana, e durerà circa un anno e mezzo.. lo frequenterò in Nuova Zelanda.”
Nella stanza cadde un silenzio tombale, prima di essere rotto da Harry
“Be.. in un modo o nell’altro, riesci sempre a stare lontano da noi. In fondo viaggiare era quello che desideravi, e questa è sicuramente una buona opportunità.”
Hermione rimase quasi a bocca aperta. Non si aspettava questa reazione da Harry.
“Herm non fare quella faccia. Io mi sono sistemato e ho realizzato il mio sogno di diventare un famoso giocatore di quiddich. Ora quello che mi preoccupa è la tua felicità, insieme con quella di Ron, e se frequentare quel corso è quello che t’interessa, non posso che incoraggiarti a seguirlo.”
Hermione gli era saltata addosso, quasi involontariamente. Era felice del suo comportamento, le premeva la sua opinione; ora sarebbe partita con un peso in meno sul cuore.


Uscì da casa Potter verso le 7 di pomeriggio, molto sollevata.
Era riuscita a far comprendere le sue ragioni a Ginny, e quando finalmente finì di piangere, poté salutarla e ricordarle che un anno sarebbe passato in fretta. 
Stai facendo la cosa giusta Hermione, è la tua vita, sei libera di scegliere. 
Con questo pensiero Hermione  ritornò al suo appartamento. Doveva ancora preparare le valige, ma aveva ancora un po’ di tempo, che decise di dedicare ancora ai saluti. La faccenda di Lucius avrebbe potuto attendere. Doveva passare da George, Luna e i suoi genitori, infine, forse sarebbe andata anche da Ron, se avesse avuto tempo.

George, devo assolutamente avvertirlo.
Il giorno dopo, subito dopo aver formulato questo pensiero, Hermione si catapultò al negozio del suo amico, e suonò il campanello. 
Era giorno di chiusura, ma sapeva che George non smetteva mai di lavorare.
“Ciao Hermione, papà è di sopra in laboratorio” fu accolta dalla voce del piccolo Fred, che dopo averla accolta, la accompagnò dal padre. George era chino su un nuovo progetto, ma quando sentì la voce del figlio che lo chiamava, uscì dalla stanza.
“Hermione, non ti aspettavo. Qual buon vento? Se sei venuta per la mia nuova invenzione, sei arrivata troppo presto, è ancora in fase di montaggio”.
Hermione mostrò uno dei suoi migliori sorrisi
“No George. Sono venuta per salutarti, parto fra tre giorni” la faccia di George non si scompose minimamente “Finalmente ti sei decisa a lasciare questo posto. Mi aspettavo qualcosa del genere.. ma molto prima!”
Hermione rimase un po’ interdetta da queste parole, ma conosceva abbastanza George da sapere che qualunque sua decisione, lui l’avrebbe appoggiata.
“Dove andrai?”
“Nuova Zelanda”
“Oh.. ti allontani il più possibile insomma. Spero non sia colpa di quello sconsiderato fratello che mi ritrovo”
“Papà.. zio Ron è simpatico” disse la voce di Fred, proveniente dall’altra stanza.
“A volte mi chiedo se è realmente mio figlio”
Hermione rise di gusto a quell’affermazione, e dopo una breve discussione, lasciò il negozio con i migliori auguri di George. 


Passarono due giorni, e la mattina prima della partenza Hermione decise di recarsi a casa di Ron.
Non appena aprì la porta di casa però, si trovò davanti al suddetto.
“Ron, stavo giusto per passare a farti visita.”
Aveva uno sguardo serio, quasi arrabbiato.
“Davvero? Per dirmi cosa? Che domani partirai per la Nuova Zelanda, per un corso di studi per un anno?” Maledetto Harry!
Ron, volevo avvertirti prima, ma ho avuto molto da fare.”
Senza che fosse invitato, Ron entrò in casa e chiuse la porta.
“Non avevi tempo di avvertire il tuo ex fidanzato, e avevi tempo per dirlo a mio fratello?”
“Ron ti sei risposto da solo. Tu sei il mio ex fidanzato.”
“Hermione, non puoi dire così, dopo tutto quello che abbiamo passato!”
“Ron.. tra di noi non c’è stato mai nulla se non un’amicizia. Tu sei sempre stato troppo preso dalle tue partite ed io dai miei libri. Non abbiamo mai avuto argomenti in comune, non c’è mai stato un momento di discussione o lite tra noi” “Appunto, vedi per questo eravamo una coppia perfetta.”
Hermione era sconvolta, non capiva se Ron dicesse sul serio, o stesse scherzando
“Hermione, dammi una seconda possibilità!” disse  avvicinandosi pericolosamente a Hermione.
“Ron, come potrei? Non ti amo più.. o forse non ti ho neanche mai amato”.
Il volto di Ron sbiancò.
“Hermione, tu non sai quello che dici. Lasciami venire con te, vedrai che cambierò.
“Ron ma cosa dici, io mi allontano da questo posto anche per riflettere e tu mi vuoi seguire? Ora capisco perché non hai passato l’esame per diventare Auror.” Conclusa la frase, Hermione fu bloccata dalla stretta di Ron alle spalle.
Avrebbe potuto cruciarlo nello stesso momento in cui aveva mosso il primo piede, ma decise di trattenersi.  
“Promettimi, promettimi che penserai a noi due”
“Se è questo che vuoi, lo farò, ma non risolverà nulla. Ormai tu ed io non abbiamo più niente da dirci.” E dicendo questo, accompagnò Ron alla porta.

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


Era la mattina del 13 febbraio e Hermione era di fronte alla porta del suo appartamento, pronta per partire. In una settimana era riuscita a svuotarlo, buttando tutto quello che le ricordava la sua vita passata, ma mantenendo la pila di libri sparsi in giro.
Non aveva tanto bagaglio: una borsa contenente vestiti e il resto, scatole di libri. Sapeva di poterli portare con sé, nell’istituto dove sarebbe andata, aveva una camera solo per lei, quindi avrebbe avuto spazio per la sua passione. Era pronta per compiere il grande passo, avrebbe solo dovuto aspettare la passaporta che l’avrebbe condotta direttamente all’interno dell’istituto.

Scese le scale dell’hotel, dove risiedeva da un anno e mezzo, e dopo aver consegnato le chiavi della stanza, si avvicinò al camino predisposto a passaporta. Non ci volle molto tempo, e appena prima di dare un’ultima occhiata in giro, Hermione fu catapultata in un’altra realtà.

Si ritrovò presto in una stanza abbastanza grande, molto simile allo studio di Silente, se non fosse per tutti i bancali di pozioni affiancati al muro. Hermione rimase stupita da tutte quelle fialette, ma non fece in tempo ad avvicinarsi a una teca che una voce la accolse. 
“Miss Granger, suppongo” Hermione si voltò appena per vedere un uomo, di alta statura, piuttosto giovane, porgerle una mano.
“Esatto. Molto piacere”
“Permetta che mi presenti. Io sono Tobias Hallen e sono il direttore di questo istituto.”
Cosa? Ma se non ha neanche la mia età.. ma non finì il pensiero, perché forse il suo volto aveva parlato per lei.
“Non si stupisca Miss Granger. Qui studiamo e creiamo pozioni di ogni genere. Non è difficile capire, che si può avere tutto da una singola pozione.. persino la giovinezza." Interessante! Ora si spiega quell’aria giovanile.
“Terminato l’anno, lei sarà in grado di creare con le sue mani ogni cosa che desidera, è pronta ad affrontare questa sfida?” Hermione non sapeva cosa rispondere; finalmente poteva fare quello che desiderava, e si sarebbe potuta mettere a confronto con persone del suo calibro.
“Quando iniziamo?”


Il direttore accompagnò Hermione alla sua stanza. Non le fece vedere l’istituto, convinto che lei avrebbe preferito occuparsene da sola. Non c’erano dormitori, ma singole stanze dove ognuno era libero di vivere la propria esistenza. Le fu consegnato un foglio con gli orari di singoli momenti della giornata in cui alcuni professori e intenditori provenienti dalle più prestigiose scuole, si esprimevano su alcuni concetti e mostravano i modi migliori per creare una pozione. Non era necessario seguire i corsi, ma ogni fine mese, era obbligatorio presentare a un tutore, quello che si era imparato. Il direttore concluse dicendo a Hermione alcune regole sull’istituto e infine la congedò, lasciandola nella stanza a disfare i bagagli.

Hermione era entusiasta di quel luogo, fino ad adesso le era piaciuto. Be.. potrei andare a dare un’occhiata in giro, in fondo ho tutto il tempo per i bagagli. Uscì dalla stanza e subito si accorse dell’intenso profumo di spezie che aleggiava in quel luogo. Cerano molti ragazzi e ragazze in giro a quell’ora, molti sembravano della sua età, altri molto più grandi. Si diresse verso la direzione opposta da dove era venuta, e presto si trovò alla fine di un corridoio, e di fronte a lei un enorme portone aperto. Oltrepassato, vide un immenso giardino, ma subito si diede della stupida per aver pensato una cosa simile. Si trovava all’entrata dell’istituto e il paesaggio che aveva di fronte era costituito dalla collina e dai faraglioni della Nuova Zelanda. Rimase stupita da quella visione, riusciva a trasmetterle un senso di pace e tranquillità.
Non fece in tempo a continuare il suo giro, che fu bloccata da una mano che le prese il braccio. Sarebbe bastato un gesto e chiunque avesse appoggiato quella mano, sarebbe scomparso; ci ripensò non appena vide il volto del giovane.
“Buongiorno, devi essere Hermione. Hallen mi ha parlato di te”
“Sì, sono Hermione Granger..e tu sei?”
“Oh scusa la mia scortesia, io sono Daniel Evans e qua dentro rappresento la voce degli studenti”
“Molto piacere. Stavo facendo una visita dell’istituto, ma forse tu puoi aiutarmi con il giro turistico” disse Hermione con un sorriso a trentadue denti.
Fu felice di ricevere una calorosa risposta dal ragazzo, che a prima vista sembrava avere diversi anni più di lei. Iniziarono a parlare di Hermione, e del perché della sua scelta; non era facile parlarne, ma forse era sicuramente meglio che tenersi tutto dentro, pensò Hermione.

“Quindi sei venuta qua per scappare da un ragazzo, be non sei la prima”
“Sì, questo è un motivo, ma adoro soprattutto le pozioni. Tu piuttosto, perché sei qui?”
“Sono qui da talmente tanto, che neanche mi ricordò il motivo della mia scelta. Scherzo.. be vedi, mia sorella amava pozioni ed è riuscita a trasmettermi questa passione”
“Davvero? Anche tua sorella si è specializzata qui?” Hermione si pentì quasi subito dell’affermazione, vedendo il viso del ragazzo incupirsi.
“Perdonami, sono troppo curiosa”
“Non ti preoccupare Hermione, è solo un argomento di cui non voglio parlare.” E con quest’affermazione, calò il silenzio tra loro, che si prolungò per tutto il giro dell’istituto.
Daniel mostrò ad Hermione alcune aule, dove avvenivano le lezioni, il refettorio, la sala comune dei ragazzi e infine, per immensa gioia di Hermione, Daniel la portò in biblioteca.
“Be, vedo che sei appassionata di libri” disse Daniel appena Hermione si fiondò a fare scorta.
“Sì, sono il mio chiodo fisso”
“Davvero? Allora credo proprio che ti dovrò presentare una persona, appassionata di libri quanto te”
“Molto volentieri..” Uscirono dalla biblioteca solo una ventina di minuti dopo, entrambi con in mano dei libri, esclusivamente di Hermione.

Durante tutta la visita, incontrarono molti ragazzi, che Daniel presentò spesso ad Hermione, facendola imbarazzare la maggior parte delle volte. Daniel, infine, accompagnò Hermione alla sua stanza.
“Grazie per il giro, ne avevo davvero bisogno”
“Non c’è di che, mia cara Hermione. Io domani pomeriggio andrò giù al paese, se desideri possiamo fare un altro giro turistico..” “Davvero? Accetto volentieri, desidero conoscere tutto su questo luogo.”
“Bene, allora buonanotte Hermione Granger e a domani.” E così dicendo, lasciò Hermione alle sue valigie. 

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


Era domenica, una bella giornata di sole.  Hermione stava aspettando davanti al portone dell’istituto, l’arrivo di Daniel. Si era vestita molto semplice, un paio di jeans strappati sulle ginocchia, una camicetta a quadri risvoltata sulle maniche e infine, capelli legati in un perfetto cochon. Daniel le aveva dato appuntamento davanti all’ingresso per le tre, ma erano già le tre e mezzo e di lui nessuna traccia. Non può avermi dato buca. Non appena ebbe finito quel pensiero, una ragazza si avvicinò, e le porse una lettera. “Sei Hermione giusto?” “sì..” “allora questa è per te.” E detto questo la ragazza se ne andò. Hermione aprì la lettera

Hermione,
Chiedo umilmente perdono per non essere venuta all’appuntamento. Purtroppo sono stato bloccato a una riunione del comitato, ed essendone il presidente non posso assentarmi. Portai perdonarmi? Dato che non voglio farti perdere una così bella giornata, ti prego di far visita al paese senza di me, anche se non sarà la stessa cosa senza i miei preziosi consigli. Scherzo, sono sicuro che preferirai vedere il paese in tranquillità, quindi ti auguro un bel giro turistico. Spero di riuscire a liberarmi per questa sera, e venire personalmente da te, a porgerti le mie scuse.
P.S. il “cafè-Concert è un perfetto luogo dove stare in pace. Con la speranza di rivederci presto
Daniel.

Chiuse la lettera e s’incamminò verso il paese. Si chiamava Hamilton ed assomigliava molto a Diagon Alley. Cerano negozi di ogni genere a lato delle vie principali, molto affollati, tanto da avere la coda fino fuori. La gente del luogo era molto ospitale, offriva a Hermione ogni genere d’indicazione e servizio.
Giunta di fronte ad un negozio di calderoni, Hermione si accorse per caso dell’insegna del negozio a fianco: cafè-Concert. Oh eccolo. Avevo proprio bisogno di una tazza di the pensò Hermione entrando nel locale. Non era molto affollato, ma a Hermione andava bene così. Si sedette in un tavolino a fianco alla finestra, che dava sulla via principale. Il locale era molto spazioso e arredato in stile rustico con un grande camino in fondo alla stanza. La maggior parte delle persone lì dentro erano coppie, e a Hermione questo non sfuggì. Si chiedeva proprio perché Daniel glielo avesse consigliato; forse l’avrebbe portata li, se ci fosse stato anche lui, ma in quel momento lui non c’era, e lei si sentiva leggermente in imbarazzo. Conclusa l’ordinazione a un cameriere molto gentile, Hermione tornò ai suoi pensieri.
Si faceva molte domande su Daniel; non sapeva cosa doveva pensare. All’incontro del giorno prima, le era sembrato un ragazzo di parola; all’inizio era rimasta spaesata dal suo volto, non solo perché aveva i capelli rossi, un po’ di barba e le lentiggini, ma non capendo ancora perché, quel ragazzo le ricordava incredibilmente Harry. Questo non toglieva che le fosse sembrato gentile..Hermione, non tutti i ragazzi con i capelli rossi sono degli incompetenti. Rimuginò tra se e se. Le era dispiaciuto toccare al primo dialogo un tasto dolente, ma lei non poteva sapere della sua vita privata, e comunque quello non poteva essere un motivo valido per non presentarsi. Perché non credergli? Infondo lui è il rappresentante.. e doveva partecipare.. Davanti all’evidenza, Hermione finì il suo the e lasciò il locale, non prima di notare due ragazzi stretti l’un l’altro che entravano. Le mancavano certi gesti di affetto, con Ron erano rari, anzi forse non erano neanche mai avvenuti. Aveva bisogno di sentirsi amata da qualcuno, che la apprezzasse per quello che era, con tutti i suoi difetti e imperfezioni.
Senza accorgersene, Hermione capitò davanti ad una libreria, semi deserta. Avrei preferito sapere dell’esistenza di questo negozio. E senza troppo indugio, entrò.
Era un negozio molto vecchio: si poteva notare dai muri e dal legno degli scaffali. Ma era l’ultima preoccupazione di Hermione, perché la cosa più importante in quel momento, era fare scorta di libri. Quella libreria ne conteneva moltissimi e tutti molto antichi, poté costatare.
Si diresse verso il reparto delle pozioni antiche, e fu pervasa da una sensazione di mistero, quando sentì l’odore delle pagine di un vecchio libro sulle pozioni dell’antica Irlanda. Non erano né semplici da preparare, né di uso comune: non era normale per una persona occuparsi della rigenerazione dei tessuti del cervello, dilaniati dalla Cruciatus, ma quelle erano le letture amate da Hermione. Non seppe dire quanti minuti passò sfogliando quel libro, che per lei rappresentava un capolavoro, però si dovette riprendere quando una voce alle sue spalle parlò. “Signorina, quando avrà finito di limitarsi a sfogliare quel libro, senza realmente capirne il contenuto, è pregata di consegnarlo nelle mie mani.” Hermione si voltò immediatamente, per fronteggiare chiunque l’avesse interrotta nella sua lettura, ma le parole le morirono in gola.
Si trovò di fronte ad una figura avvolta dal nero più totale, pantaloni, camicia, scarpe, capelli. Appena cercò di proferire parola, l’altro parlò “Non fa niente..” e nel giro di pochi secondi, la figura uscì dal negozio, lasciando Hermione, in mezzo alla libreria, più confusa che mai.

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


Non è possibile, non poteva essere lui.

Non seppe per quanto tempo, secondi o minuti, Hermione rimase in piedi, in mezzo alla libreria, con lo sguardo fisso sulla porta da cui quell’uomo era uscito. Hermione riprenditi, hai preso un abbaglio. Come se non fosse successo niente, pagò il libro che aveva scelto e uscì dalla libreria. Si era fatto buio, e faceva anche piuttosto freddo. Lei non contava di rimanere fuori tanto a lungo, ma il tempo era passato troppo velocemente, e non aveva nulla addosso per coprirsi. Decise di ritornare subito all’istituto, anche perché se fosse rimasta lì fuori, si sarebbe presa un bell’accidente, e lei questo non se lo poteva permettere.

Arrivò davanti al portone verso ora di cena, e all’entrata cerano diversi ragazzi intenti a entrare. Erano diretti versa la sala grande, predisposta per la cena, e Hermione decise di seguirli, per andare a mangiare qualcosa. Era ancora leggermente scossa dall’incontro del pomeriggio, ma non seppe dirsi perché. Credeva di aver visto.. ma non poteva essere lui. Era morto, aveva partecipato al suo funerale. Eppure quel tono, quel modo di vestire, quello sguardo, tutto le ricordava lui. Certo non ne poteva essere sicura, infondo l’aveva visto di sfuggita, neanche il tempo di guardarlo bene che era già andato via. Poteva essere una persona qualsiasi, il mondo era pieno di uomini sgarbati.Nessuno però con quella voce.. “Hermione smettila con queste fesserie” disse prima di fare il suo ingresso nella sala.
Era molto grande, non tanto quanto quella a Hogwarts, ma si avvicinavano un po’. Vari lampadari erano appesi al soffitto, grandi e rifiniti. In mezzo alla sala erano situate due tavolate parallele e alcuni ragazzi erano già seduti a mangiare. Non fece in tempo a prendere posto che una voce la bloccò. “Hermione!” Daniel le si avvicinò con un bicchiere, che le porse e subito iniziò a scusarsi per non essersi presentato il pomeriggio. “Daniel non ti devi scusare, alla fine sono riuscita a vedere il paese, e ho trovato anche una libreria, a cui rifarò sicuramente visita” “davvero? Be allora mi posso tranquillizzare, anche se con il mio consiglio sarebbe stato tutto più interessante” “perdonami, ma non ne sono sicura; vedi io preferisco stare da sola e questo “giro turistico” mi serviva proprio, avevo bisogno di tempo per riflettere” “bene.. adesso hai riflettuto?” “ma sentitelo..” “scusami, ma se hai finito, vorrei presentarti una persona, sai te ne avevo già parlato!” “come?” “ma sì, in biblioteca mi avevi detto che eri un’appassionata di libri, ed io conosco una persona che ti assomiglia. Certo, non è la gentilezza fatta a persona e a volte può sembrare un po’ chiuso, ma bisogna solo conoscerlo un po’” “adesso l’unica cosa che desidero fare è una buona cena, però appena finiamo, se vorrai, farò la conoscenza di tutto l’istituto.” E tra una risata e l’altra, cenarono in mezzo a molti ragazzi. Parlarono di tutto, dalla giornata che aveva passato Hermione, alle origini del paese, fino a quelle dell’istituto.

Finita la cena, molti ragazzi si ritirarono nelle proprie stanze, altri rimasero lì a parlare. “Bene, io sono stanca, penso che andrò a dormire” “Hermione! Mi avevi promesso di restare; ti devo ancora presentare il mio amico” “Daniel, io non ti ho promesso proprio nulla, e sei sicuro di non avermelo già presentato questo tuo fantomatico amico? Ross incarnava tutti gli aspetti che hai elencato.” Daniel si mise a ridere, per poi riprendersi e dire “No no, Ross è un caso particolare, cambia di giorno in giorno. Comunque adesso vado a prenderlo e finalmente te lo posso presentare; sai non ama i luoghi troppo affollati.” Iniziamo bene, sarà un vampiro forse. Magari ama anche i posti tetri, si veste di nero e succhia il sangue. Pensò Hermione prima di risiedersi sulla tavolata.

Era tardi, lei era stanca, e Daniel ci stava mettendo troppo; ma finalmente dopo una decina di minuti, passati a fissare un muro, Daniel entrò nella sala. Hermione gli dava le spalle, quindi non lo vide entrare, ma sentì solo la sua voce. “Eccomi. Perdona il ritardo, ma non voleva uscire dalla sua stanza” “Finalmente! Mi stavo annoiando. Daniel sono stanca e la prossima volta che mi devi presentare qualcuno, assicurati che..” fece Hermione girandosi verso Daniel, ma non appena si voltò verso la figura a fianco a quest’ultimo, le mancò il respiro. 

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


“Hermione, ti presento Severus Piton. Severus, ti presento Hermione Granger, l’appassionata di libri di cui ti ho parlato.”
Occhi neri, viso pallido e cupo, mantello lungo.. non cerano dubbi, l'uomo difronte a lei era davvero il suo ex professore di pozioni.  Anche lui si era stupito della presenza della ragazza, ma senza farlo notare. “Signorina Granger..” disse Piton porgendole una mano. Ma cosa.. va bene, stiamo al suo gioco. Ma appena prima di stringere quella mano quasi bianca, fu bloccata da Daniel “Severus, non penso che Hermione si offenderà se la chiamassi per nome. Hai sempre questa mania di dare del lei..” Hermione non perse l’occasione “Molto piacere.. Severus”strano chiamarlo per nome.. Non appena lei pronunciò il suo nome, Piton s’irrigidì, ma l’unica ad accorgersene fu Hermione, che dopo averlo guardato intensamente, decise di parlare. “Allora, tu sei qui per?” non rispondere, ti prego. “Potrei farle la stessa domanda.” Smettila di fingere Piton! E come se le avesse letto nel pensiero, disse “Io non sto fingendo” “cosa?” esclamò Daniel leggermente confuso. Hermione era stupita, non credeva che Piton fosse diventato tanto bravo a leggere la mente, senza il contatto visivo, come riusciva lei d’altro canto. Forse è giunto il momento  di guardarlo Hermione. Alzò lentamente la testa, e il suo sguardo fu catturato da quello di Piton. Due profondi occhi neri la pervasero  dentro, la scrutarono come non avevano mai avuto occasione di fare. Hermione però non riuscì a leggerci niente. Non trasmettevano alcun tipo di sentimento, se non noia. Come poteva non provare qualcosa come lo stupore? Non gli importava di essere stato scoperto, ritrovato dopo tutto questo tempo? Forse Piton voleva solo la solitudine e in quel posto l’aveva trovata, ma adesso era arrivata Hermione e lui non avrebbe avuto vita facile. Hermione si sentì come nuda sotto quei due pozzi neri e prima che qualcuno potesse aggiungere qualcosa, disse di essere stanca. “Bene! Hermione ci vediamo domani mattina. Ricordati che la mattinata la passerai a lezione con me, quindi metti la sveglia.” “sarà fatto. Buonanotte Daniel, Sev..” ma non riuscì a terminare il nome che fu interrotta “Evans, io torno nella mia stanza. Approfitto di ciò per accompagnare la signorina Granger.”Oddio.. “si si, buonanotte a entrambi allora.” E salutando, Hermione e Severus si avviarono verso le proprie stanze.

Silenzio. Ecco quello che si sentiva nel corridoio che stavano percorrendo.Nulla. Non vuole dirmi nulla. E’ vivo, ed è stato qui fino ad adesso. Crede che starò in silenzio per tutto il tempo? Si sbaglia di grosso. Ebbe solo il tempo di aprire la bocca, prima che la voce bassa dell’uomo parlò. Era calma, ma si poteva notare che tremasse. Severus Piton ha timore di qualcosa?  “Granger, ascoltami molto bene, perché non lo ripeterò una seconda volta. Tu non mi conosci, non mi hai mai visto e qualsiasi cosa ti passi per la testa, cerca di reprimerla o eliminarla, prima che possa essere tanto evidente da essere intuita anche da un babbano” Hermione si bloccò in mezzo al corridoio, con lo sguardo fisso su Piton, che dopo alcuni secondi, si fermò per voltarsi verso di lei.
“C’è solo un problema, professore. Io la conosco fin troppo, l’ho vista ogni giorno per sette anni e non posso non pensare a una persona che dovrebbe essere morta, e invece si trova davanti a me.” Quelle parole ebbero solo la capacità di infastidire Piton, che coprì la distanza che li separava in un passo. Neanche il tempo di pensare qualcosa, che Hermione si trovò il volto di Severus Piton a un soffio da lei. Solo in quel momento, lei poté notare che il suo ex professore mostrava alcuni segni d’invecchiamento, come le rughe a lato degli occhi, le borse sotto di questi, e alcuni minimi ciuffi bianchi nei capelli; nonostante i suoi quarant’anni, restava ancora un uomo misterioso e a volte affascinante. Chissà come mai non me ne sono mai accorta. “Granger, quello che faccio io non ti riguarda. Non devo renderti conto delle mie scelte, chi sei per giudicare? Sei soltanto una so-tutto-io, presuntuosa e arrogante, che crede di sapere sempre tutto e dire sempre la cosa giusta nel momento giusto. Forse non te ne sei accorta, ma la vita non è giusta.” Hermione rimase immobile di fronte alle parole di Piton, ma sempre molto calma. Niente di ciò che aveva detto poteva scalfirla. In quegli ultimi anni, aveva imparato a sopportare le insistenze della gente, le osservazioni del suo superiore, gli abusi di Ron. Lei si era abituata a essere indifferente a tutto, quella era la migliore soluzione. Piton rimase immobile, con il fiato corto e lo sguardo fisso su Hermione, che da parte sua sembrava non preoccuparsi molto delle sue parole.
“A quanto pare non è cambiato per niente, professore. Forse è lei che deve capire che il tempo passa e le persone cambiano, crescono. Non sono più la ragazzina che riusciva a intimorire con uno sguardo, non la temo ormai. Ho visto fin troppe cose brutte durante la mia vita e ora vorrei solo dedicarmi a qualcosa che davvero m’interessa; prometto di non intralciarla in qualunque cosa faccia, ma se lei s’intrometterà nei miei di affari, sarò costretta ad agire di conseguenza. Lei non è l’unico a essere stato istruito dai mangiamorte.” E con questa frase, che lasciò Piton sconvolto, oltrepassò il suo interlocutore e andò  a chiudersi nella sua stanza.

La mattina dopo, Hermione si svegliò molto presto, però decise di rimanere ancora al caldo sotto le coperte, infondo si sarebbe dovuta alzare tra due ore. Ripensò allo scambio di parole avuto con Piton. Era ancora stupita dal fatto di esserselo trovato davanti. “Hermione avevi visto bene in libreria, era proprio lui.” L’aveva riconosciuto subito. Non era sicura di aver fatto la cosa giusta, dicendo certe cose a Piton, ma se l’era cercato. Questa volta aveva sbagliato lui, non poteva ancora considerarla quella ragazzina di cinque anni fa; lei era cambiata, aveva studiato di più, era stata addestrata da Lucius, lei era cresciuta ed era perfetta. Aveva continuato a studiare ma la teoria non bastava. Aveva bisogno di qualcuno che la addestrasse a dovere, qualcuno che fosse spietato, ma allo stesso tempo capace di insegnare. L’unico che si era presentato al suo appello era stato proprio Lucius Malfoy, che richiedeva  riscatto; le aveva promesso la perfezione, in cambio della sua lealtà. Tutti i buoni, alla fine cedono.  

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Hermione si alzò dal letto, si preparò e poco dopo fu pronta per dirigersi in sala grande, dove la aspettava Daniel. Si stupì di trovarlo in compagnia di Piton, era convinta di non vederlo molto spesso, data la sua presenza, ma a quanto pare si era sbagliata. Si avvicinò ai due pozionisti, in piedi difronte all’ingresso, che la attendevano.
“Buongiorno. Sono in ritardo?” “ciao Hermione! No affatto, stavamo discutendo su alcune pozioni.” Rispose Daniel sorridendo, con aria assonnata a Hermione. Piton, come previsto, non proferì parola. “Allora, ora potremmo seguire alcuni corsi sulle pozioni orientali, poi potremmo andare a cercare qualche erba, che ne pensi Hermione?” “sono pronta per cominciare” rispose Hermione, ma non poté continuare la frase che Piton la bloccò. “Evans, io devo parlare con il rettore. Continueremo dopo il discorso” “certo, a dopo Severus.” E con un cenno del capo rivolto a Daniel, Piton lasciò la sala. La stava volutamente ignorando, non la considerava, lei non esisteva.
“Perdonalo, non ama colloquiare.” Disse Daniel scusandosi con Hermione. “L’ho notato, ma non ti preoccupare, alla fine cederà” “sì, ne sono certo anch’io. Bene, raggiungiamo la classe?” così dicendo Hermione e Daniel si diressero verso un’aula molto spaziosa, fornita di numerose sedie e tavoli. La lezione fu tenuta da un addestratore di draghi, preparato nella medicazione di ferite mortali, curabili solo con erbe e rape native dell’india. C’erano molti ragazzi nell’aula, ma i primi a entrare, furono Hermione e Daniel. “Scusa, ti ho fatto arrivare in anticipo” “non c’è problema. Almeno così abbiamo i posti migliori.” La lezione si svolse in tre ore, e alla fine i due giovani decisero di recarsi in biblioteca, per procurarsi qualche libro consigliato.

“Celarsi all’oscurità. Hermione, non ti credevo così misteriosa. Secondo me quel libro non è per niente adatto te.” Disse Daniel, dopo aver letto la “leggera” lettura di Hermione, seduta su una sedia e concentrata su alcune tecniche. “Daniel, si vede che ancora non mi conosci” “questo è sicuro e per rimediare, t’invito a cena.” “cos...” ma Hermione non finì la frase, che fu bloccata dalla voce di un ragazzo. “Daniel, ti cerca il rettore. Mi ha detto di dirti di recarsi nel suo studio, ora.” Disse un ragazzo biondo e alto, rivolto a Daniel. “Oh.. si certo, lo raggiungo subito. Hermione, non accetto un no. Stasera, alle sette davanti al portone.” E dicendo questo, lasciò Hermione in mezzo alla biblioteca, immersa nella sua lettura.

Non passò molto tempo dall’uscita di Daniel dalla biblioteca, che fece il suo ingresso un Piton piuttosto irritato. Si diresse subito nella zona dove Hermione stava leggendo e senza proferire parola le si sedette difronte. “Se stai cercando Daniel è uscito da poco, lo puoi trovare nello studio del direttore” disse Hermione senza alzare gli occhi dal libro. “Sono qui per te Granger” disse in tono serio Piton. In quel momento, Hermione decise di alzare lo sguardo e guardarlo. Aveva una faccia strana, sembrava sconvolto, irrequieto, il suo comportamento non era per niente rassicurante. “Dovresti prendere un calmante, ti vedo agitato” “Granger, non ho assolutamente bisogno del tuo aiuto! Stam..” ma non riuscì a terminare la frase che Hermione lo bloccò “Allora puoi anche andartene, mi stai solo disturbando” Non appena pronunciò quelle parole Piton si alzò dalla sedia, prese Hermione per un braccio e la buttò contro uno scaffale colmo di libri. Non fece neanche in tempo ad avvicinarsi a Hermione, che cadde a terra, in ginocchio, di fronte ad una seria Hermione.
“C-cosa.. mi hai.. f-fatto?” fu tutto quello che Piton, a occhi chiusi per il dolore, riuscì a dire. Hermione fece un passo verso Piton, ponendosi davanti a lui. Si chinò, avvicinando il suo volto a quello sofferente dell’ex professore. “Mi sembrava di essere stata chiara; io non do fastidio a lei, lei non mi arreca nessun disturbo, altrimenti sarò costretta a farle del male” disse Hermione scandendo parola per parola, in modo che l’uomo potesse percepire la frustrazione di Hermione nel ripetere quella raccomandazione. Piton, in risposta, aprì gli occhi e ancora stravolto dal dolore, cercò di proferire parola, ma l’unica cosa che riuscì a fare, fu urlare per il male che l’incantesimo gli proferiva. La testa gli stava per esplodere, le gambe erano diventate pesanti e il braccio, dove una volta era presente il marchio, aveva iniziato a sanguinare. Hermione rimase impassibile, di fronte a quello spettacolo;  si limitò ad alzarsi con la schiena e parlare, in tono annoiato “allora.. mi lascerà in pace?” Passarono  pochi secondi dalla risposta di Piton “N-no!” furono le sue uniche parole, prima di essere schiantato contro uno scaffale.

Erano le cinque di pomeriggio e Hermione si trovava di fronte alla stanza di Daniel, con aria fintamente preoccupata. Stava bussando già da alcuni minuti, ma ancora nessuno le era venuto ad aprire, finché un Daniel alquanto assonnato aprì la porta. “Hermione, mi sembrava di averti detto alle 7..” “infatti non sono qui per il nostro incontro, ma per una faccenda più importante” disse Hermione seriamente, facendo preoccupare Daniel. “Aspetta, mi vesto ed esco.” Dopo pochi minuti, Daniel chiuse la porta della sua camera e s’incamminò con Hermione, facendosi spiegare che cos’era successo. “Vedi, giusto una mezzora fa, mi stavo recando in biblioteca. Questa mattina quando sei andato dal rettore, anch’io me ne sono andata dalla biblioteca e sbadatamente avevo dimenticato un libro, così mi sono recata lì per riprenderlo. Quando sono entrata non ho notato nulla di strano, ma non appena mi sono avvicinata al posto in cui eravamo seduti, ho visto che le sedie insieme ad  alcuni libri erano ribaltati e a terra. Mentre stavo rimettendo in ordine, ho scorto un braccio che spuntava da dietro uno scaffale, e mi sono trovata di fronte al tuo amico Severus, per terra privo di sensi. L’ho portato in infermeria, quindi ora lo raggiungiamo.”
Mentre Hermione stava raccontando, Daniel aveva iniziato ad assumere diversi colori, fino a sbiancare totalmente, quando lei aveva pronunciato il nome di Piton. Non aveva proferito parola fino all’infermeria e quando entrarono, Daniel si catapultò a fianco al letto doveva giaceva un  moribondo Piton, con la testa fasciata, il braccio stretto da una benda inzuppata di sangue e le gambe tremanti. Non riusciva a capacitarsi di come qualcuno potesse ridurre Severus in quelle condizioni; non era certo la persona più gentile del mondo, ma non era neanche il tipo da sfidare qualcuno a duello solo per divertimento. Conosceva le abilita di Severus, e si stupì ancora di più nel vederlo in quelle condizioni; chiunque gli avesse fatto del male, doveva essere incredibilmente potente. Espresse le sue considerazioni a Hermione, che gli rispose in tono molto disinteressato. “Certo è ridotto proprio male, questa volta se l’è  proprio cercata” “ma non è da lui!” rispose prontamente Daniel “è scontroso.. però non è il..” ma non finì la frase che un gemito di Severus attirò la loro attenzione. Aprì gli occhi di scatto, respirando molto velocemente. Voltò lo sguardo verso le due voci che aveva percepito, e si stupì di trovare proprio LEI. Fu Daniel a parlare per primo “Severus come ti senti?” “cosa mi hai.. mi è.. successo?” bravo Severus, fai come se nulla fosse accaduto pensò Hermione prima di avvicinarsi al letto dell’uomo, sedersi, prendergli la mano e raccontargli quello che aveva visto.
 
Un GRAZIE a tutti quelli che seguono e soprattutto recensiscono la storia! 

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


Era passata una settimana dal ritrovamento di Severus in biblioteca e lui si era ripreso molto velocemente, grazie alla pozione somministratagli da Daniel. Piton, da quel giorno, non si era più avvicinato a Hermione e lei, come risposta, non faceva domande su di lui, ne tentava alcun approccio. Andava tutto liscio, se non fosse per l’interesse di Daniel sull’accaduto. Continuava a porre domande a Hermione circa quello che si ricordava di aver visto in biblioteca ma ogni volta riceveva da lei risposte sintetiche e il più delle volte uguali.
Un giorno, mentre lui e Hermione stavano mangiando, entrò nella sala Piton, che si mise vicino a Daniel. Aveva lo sguardo perso e non si accorse delle domande che Daniel gli aveva iniziato a porre. “Severus..mi stai ascoltando?” “in effetti.. no” “e quando mai..” disse Daniel a bassa voce, ma ovviamente la lamentela fu percepita benissimo da Piton, che subito rispose. “Evans, non ti ascolto perché so già quello che mi vuoi chiedere e la mia risposta è sempre no! Non mi sono ricordato quello che è successo, ma appena accadrà, sarai il primo a saperlo.” Daniel di tutta risposta si alzò dal tavolo e se ne andò.
Cadde il silenzio, interrotto solo dal vociare degli altri ragazzi presenti in sala. “Smettila!” disse improvvisamente Hermione “utilizza la tua brillante mente per altri scopi, e non tentare di leggere la mia, perché difficilmente ci riuscirai.. ho imparato anch’io” dopo averle lanciato uno sguardo irritato, Piton rispose con una semplice domanda “come?” Hermione, che stava tentando di mangiare una mela in santa pace, alzò lo sguardo verso Piton e lo fronteggiò. “Come cosa? Come sono riuscita a imparare.. o come puoi usufruire della tua mente? Per la prima questione non ti posso aiutare, per la seconda potresti iniziare con il pensare una scusa plausibile per l’accaduto, ormai la perdita di memoria non regge più, inoltre Daniel ha pronta la pozione rigenerante, che ti somministrerà a breve. Sei abbastanza intelligente da conoscere i suoi effetti, su una persona che la memoria non l’ha persa, quindi fatti venire un’idea.” Piton rimase in silenzio per un paio di minuti, con lo sguardo fisso nel vuoto. Era una delle rare occasioni in cui non sapeva come comportarsi; avrebbe voluto porre un’infinità di domande alla ragazza, ma aveva il timore di rivivere il dolore provato in biblioteca. “Potrei dichiarare la verità” disse Piton rivolto a Hermione. “Ovviamente, ma dopo dovrei ucciderti.” Piton non si scompose e fu pronto per risponderle “io posso batterti Granger” “ne sono certa, il tuo problema è che non lo vuoi veramente.”

Piton non riuscì ad aggiungere altro poiché fu interrotto da una ragazza, che cercava Hermione. “Il direttore ti vuole ora, nel suo studio. A quanto sembra hai una visita” e com’era arrivata, se ne andò, lasciando i due alquanto perplessi.  Piton si alzò di scatto dal tavolo, e con uno sguardo quasi omicida si rivolse a Hermione. “Granger, credevo che nessuno sapesse della tua presenza qui” “ne sono a conoscenza solo le persone a me care, e ti assicuro che sono davvero poche; inoltre sarebbe inutile arrivare fino a qui senza uno scopo bene preciso, almeno che..” a Hermione morirono le parole in gola, non passo che un istante e subito si precipitò fuori dalla sala, lasciando Piton abbastanza pensieroso.

In poco tempo percorse l’intero istituto, fino a ritrovarsi davanti alla porta dello studio di Hallen. Prese tutto il fiato di cui aveva bisogno, si sistemò la maglia che indossava e bussò alla porta. Non dovette attendere molto, che la voce di Hallen la invitò a entrare. Entrò nella stanza leggermente titubante e quella che prima era solo una supposizione, ora si trasformò in realtà. Davanti a lei, oltre al direttore, si ergeva una seconda figura che le dava le spalle. Era molto più alta rispetto a lei, aveva i capelli lunghi e biondi, era avvolta in un mantello nero e verde e teneva in mano un bastone, alla cui estremità era presente la testa, in ottone, di un serpente.
Purtroppo Hermione conosceva quella figura e sapeva bene che non portava nulla di buono. Fu Hallen il primo a parlare “Signorina Granger, il signore qui presente ha richiesto un colloquio privato con lei e sono certo che non lo vorrà deludere. Vi lascio soli; potete usufruire della mia stanza per tutto il tempo necessario” e così dicendo se ne andò. La figura, che fino a quel momento era rimasta di spalle, si voltò, scoprendo un volto piuttosto affascinante.
Lucius Malfoy si trovava difronte a lei, con un sorriso che avrebbe incantato diverse donne. “Hermione, è da troppo tempo che non ci vediamo e mi domando il perché” Hermione era leggermente preoccupata di quella visita; non si aspettava di trovarselo davanti così presto. Non aveva rispettato la sua consegna ed era certa che gliela avrebbe fatta pesare. “Ho avuto molti impegni” rispose Hermione, cercando di mantenere un tono calmo. “Ho notato. Ti sei allontanata tanto da me, temi forse la mia reazione perché non hai portato a termine la mia consegna?” disse avvicinandosi a Hermione “lo sai che non devi neanche pensarle certe cose. La tua missione, per tua fortuna, è stata portata a termine da un’altra persona, ma questa volta non accetto errori” Hermione poteva sentire il respiro di Lucius sul collo e senza spostarsi domandò “ora sono qui; non ho intenzione di abbandonare questo posto” lui le appoggiò una mano sul collo e iniziò piano a scendere. Hermione si scostò velocemente, ma senza disgusto, solo per l’interesse di sapere cosa in realtà Lucius voleva da lei.
“Siamo di cattivo umore vedo. Bene, se non vuoi passare del tempo con me, arriverò dritto al punto. Non devi lasciare questo posto, perché la tua prossima consegna si trova proprio qui” disse velocemente e in tono irritato Lucius. Non era pronta per questo, non se lo aspettava. L’istituto non era quel genere di luogo, non poteva assicurare protezione anche a loro! Eppure.. uno c’era, una persona era fuggita per rifugiarsi li, ma Lucius non poteva sapere della sua presenza, non sospettava nulla e non avrebbe mai dovuto scoprirlo.
“Ecco il fascicolo” disse lui porgendo una busta a Hermione, che la prese senza aprirla, ne proferire parola, così lui continuò “vedo che non hai voglia di parlare Hermione. Allora ti lascio, torno a casa. Non farmi pentire di essermene andato; voglio questa questione risolta entro un mese, vedi di non deludermi” e così dicendo si avvicinò a Hermione e dopo averle lasciato un bacio sulla guangia, uscì dalla stanza, per poi smaterializzarsi non lontano da quest’ultima. Hermione seguì l’uomo fuori e si diresse nella sua stanza. Nessuno dei due si accorse della presenza di un uomo vestito di nero, che furtivamente usciva dalla loro stessa stanza.

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


Quella notte Hermione non dormì sonni  tranquilli. Aveva letto il fascicolo datole da Lucius e non era sicura sul da farsi; aveva ricevuto tutte le informazioni che le servivano, quindi avrebbe potuto agire anche quella stessa notte, eppure qualcosa la trattenne.
Non capiva perché Lucius fosse giunto fin lì solo per portarle quel fascicolo, infondo sarebbe bastato inviarle una lettera, com’era sempre successo. Questa volta, invece, lui era venuto di persona; ma allora perché non agire lui direttamente, così sarebbe stato certo della riuscita dell’operazione. Forse voleva assicurarsi delle sue condizioni, era da molto tempo che non si vedevano.
Forse aveva scoperto il nascondiglio di Piton..no! Hermione è impossibile avrebbe avuto la priorità su tutto e tutti.. lui sarebbe sicuramente stato il primo. Con queste riflessioni Hermione si addormentò, risvegliandosi piuttosto stanca il giorno dopo, verso l’ora di pranzo.

Dopo essersi preparata, si diresse in sala grande, ma la trovò stranamente vuota. Non fece in tempo a uscire che una voce dietro di lei la bloccò. “Hermione, ben svegliata!” “Daniel, perdona il mio ritardo, ma ero davvero stanca” “figurati, nessun problema. Severus mi ha detto che ieri sei corsa via dal direttore per una visita, spero nulla di grave” Piton.. “tutto a posto, il direttore voleva solo sapere come mi sono trovata nell’istituto, nessuna visita insomma” dopo una chiacchierata sul comportamento di Hallen, i due ragazzi decisero di andare in paese per mangiare qualcosa, data l’assenza di lezioni per quella giornata.

Hermione non si stupì di ritrovarsi, dopo un’ora, al Cafè-Concert con Daniel. Era sicura che lui l’avrebbe portata li. Si accomodarono vicino a una finestra, in modo che Hermione potesse guardare fuori. “Ho una buona notizia.. non so davvero come mi posso essere dimenticato di dirtela prima!” esplose a un certo punto Daniel, molto emozionato. “Severus ha riacquistato la memoria!” disse molto velocemente. Hermione fece un finto sorriso, giusto per accontentarlo, ma la questione non la toccava affatto. “Davvero?” fintamente interessata “già. A quanto pare la mattina dell’incidente aveva ingerito una pozione di sua invenzione contro lo stress, ma all’inizio non ha avuto alcun effetto. Solo dopo un po’ di tempo sono iniziati i suoi effetti, appunto quando era in biblioteca. Mi ha assicurato di aver gettato l’intera pozione, anche se io l’avrei custodita al sicuro; magari un giorno gli sarebbe servita per qualche scopo.. omicida. Per fortuna sei passata tu, altrimenti non m’immagino cosa gli sarebbe potuto accadere” 
Hermione era stupita da tutta quella preoccupazione che il ragazzo dimostrava nei confronti di Piton. “Sei molto affezionato a lui, ma.. lo conosci da molto tempo?” Era decisa a sapere come lui fosse giunto fin li, per quale motivo. “Ho conosciuto Severus quando avevo quattro anni, lui invece quattordici. Abitava vicino a casa mia, quindi lo vedevo spesso, specialmente perché era solito frequentare una delle mie sorelle. Quando scoprii che era un mago, lo presi come esempio; lo imitavo in tutto, ogni singolo gesto e azione, tanto che i miei, con l’ascesa del signore oscuro, decisero di allontanarmi da quel luogo: temevano che potessi seguire Severus tra i mangiamorte” a questo punto Daniel si bloccò, ma si stupì di non vedere nello sguardo di Hermione nessuno stupore. “Daniel, ho combattuto il Signore Oscuro, ho visto cose che neanche tu ti puoi immaginare, quindi no, non mi stupisco più di niente. Lui ha fatto la sua scelta e credo che si sia pentito, a questo punto. Alla fine avrà comunque la sua punizione” disse l’ultima frase sussurrando, tanto da non essere percepita da Daniel, ancora concentrato sulle sue parole. “Ho passato quasi tutta la mia vita qui e posso dire di essermi estraniato dal mondo, in questo luogo non si è sentita l’aria del regime di Voldemort. Posso sapere però cosa avete provato..” “Difficile Daniel, devi viverlo per sapere cos’è” Daniel abbassò gli occhi con un sorriso ironico e poi continuò “ho perso mia sorella a causa delle aspirazioni di quel folle e non ho neanche potuto dirle addio come si deve, per le restrizioni magiche di quel periodo, quindi non rinfacciarmi nulla, perché anche io ho sofferto” disse in tono piuttosto arrabbiato, ma Hermione non vi badò, ancora concentrata sulla questione di Piton.

Senza accorgersene si fecero le 4 del pomeriggio e Hermione doveva ancora preparare una pozione soporifera delle popolazioni aborigene e risolvere il lavoro affidatole da Lucius.
La pozione era in fase di rifinitura, invece il suo lavoretto avrebbe occupato alcune ore; per questo motivo, Hermione si diresse velocemente verso l’istituto, cercando di non incrociare anima viva. Salutò Daniel all’ingresso e si recò nella sua stanza.
La situazione che si trovò ad affrontare fu delle peggiori: la sua camera era stata messa a soqquadro. Il letto era rivoltato, ogni cosa dentro l’armadio era stata tirata fuori e gettata per terra, tutti i cassetti svuotati, la scrivania rovesciata, la sua valigia priva di ogni vestito. Il male peggiore, però, fu vedere i libri sparsi per la camera, con le pagine strappate; questo non lo poteva accettare. Non aveva idea di chi potesse essere stato, infondo non si era fatta nemici nell’istituto, se non Piton. No, non può essere stato lui, gli ho fatto troppo male per tentare di intralciarmi una seconda volta, inoltre lui apprezza i libri quanto me, non li tratterebbe mai in questo modo. Si sedette sul pavimento della stanza e cominciò a riordinare i vari fogli sparsi per terra.
Per fortuna nella stanza non era presenta l’ingaggio di Lucius, di solito se lo portava sempre con sé.  Mandò al diavolo la pozione, considerando di poterla finire anche più tardi e si concentrò sul suo incarico. Prese la foto all’interno del fascicolo e con una puntina la attaccò alla parete, subito dopo tirò fuori altre foto dalla sua tasca della giacca e fece la stessa cosa con quelle. Finito quel lavoro, si accorse di aver riempito quasi metà parete di foto, alcune con una croce sopra, altre senza alcun segno. Mentre era concentrata nel fissare i diversi volti che apparivano nelle foto, si fermò per un secondo di più a guardare l’ultima foto che Lucius gli aveva dato. Aveva appena scoperto chi era entrato nella sua stanza.

3 di notte. Sala grande. E’ tutto buio; non c’è nessun rumore, se non il  respiro affannato di un uomo in trappola. Sta correndo, ma neanche lui sa da cosa.. o da chi. È appoggiato a un tavolo, è stanco, ha paura.. fa bene. Si volta di scatto, deve aver sentito qualcosa. Strano, di solito lei non fa rumore. Ride.. ormai è impazzito. “Mi hai trovato alla fine, non credevo ci mettessi tanto!” “Infatti” una voce lo sorprende da dietro. Un lampo di luce verde illumina l’intera stanza, mettendo in risalto gli antichi lampadari in vetro, che per un istante tremano.  Ora, tutto tace.



 Angolo autrice:
Allora allora.. siamo al nono capitolo e spero davvero che per il momento la storia vi sia piaciuta, perché io mi sto divertendo un sacco a scriverla. ci sono ancora diverse cose che dovranno accadere e posso solo dire che chi seguirà, le scoprirà.
Grazie a tutti quelli che recensiscono la storia e la leggono, e ricordate che una recensione non fa mai male. Mi piacerebbe molto sapere quali sono le vostre opinioni, positive o negative, in modo che mi possa migliorare e adattare la storia ai vostri gusti, anche se la trama ed il finale è già presente in bozza nella mia testolina. Detto questo vi lascio, sperando di non avervi annoiato e alla prossima!

Gaia_raggiodiluna_Piton: Grazie per le recensioni! Sono felice che la storia ti piaccia e ti tenga sulle spine.. è esattamente quello il mio intento, mantenere un alone di mistero su tutto e tutti, in modo che la storia sei più intrigante. Alla prossima!

SeverusAlex: salve! Per prima cosa, grazie di aver recensito! Lo ammetto.. adoro gli stravolgimenti; non mi piace vedere le solite situazioni banali, con le coppie consuete, preferisco ribaltare le situazioni. Hermione, Severus e Lucius diversi dal solito ma sempre con alcune caratteristiche distintive. Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


Scusaaaaaate il ritardo!
 
Hermione fu svegliata dal bussare insistente alla porta. Era Daniel, sembrava alquanto sconvolto. Ma cosa vuole a quest’ora?.. pensò Hermione un attimo prima di aprire la porta.
“Hermione! Per fortuna.. stai bene!”
“peccato” disse una voce alle sue spalle e a Hermione non servì molto per capire a chi apparteneva. Un secondo dopo Daniel si era scostato da una parte per mostrare la presenza di Piton con lui. Hermione non ci badò, rivolgendo la sua domanda a Daniel.
“Che cosa dovrebbe essermi successo?”
“hanno trovato un corpo, in sala grande questa mattina, privo di vita. Io e Severus non ti abbiamo visto tra la massa di gente che assisteva al ritrovamento, così siamo venuti a cercarti e..” ma non continuò la frase che Piton s’intromise una seconda volta
“io sono stato costretto”
“Severus non è il momento di fare l’immaturo” disse Daniel con il tono più serio che li riuscì, scatenando la frustrazione di Piton, che irato se ne andò.
“Mi dispiace, è stato molto scosso da questa morte e non ne comprendo il motivo.” Hermione, che durante il comico siparietto era rimasta in silenzio, propose a Daniel di incontrarsi tra dieci minuti proprio in sala grande, richiesta accettata da Daniel.

Chiusa nella sua stanza Hermione iniziò a riflettere. Doveva inviare un gufo a Lucius, con una lettera in cui diceva di aver portato a termine l’incarico, ma forse avrebbe potuto aspettare, infondo gli aveva dato tempo un mese.

Poco dopo, Hermione si trovava nella sala grande, dove erano accalcati molti studenti tutti intorno ad un tavolo. La sorprese alle spalle la voce di Daniel.
“è qui che hanno trovato il corpo. Mi rincresce dirti che era di Ross..quel ragazzo che hai conosciuto la prima settimana del tuo arrivo”
“oddio, davvero?” disse Hermione fintamente stupita.
“già, a quanto pare l’hanno trovato dei ragazzi, questa mattina presto. Lo stavano cercando, perché non l’avevano visto in dormitorio e si erano preoccupati; giunti qui sono stati colti da uno scenario preoccupante: Ross era disteso in mezzo alla sala con la manica destra della maglia alzata e il braccio sanguinante.” Daniel terminò il racconto e facendo strada a Hermione la accompagnò fuori dalla sala, per avere più silenzio.
“non so davvero chi possa fare una cosa del genere” disse Daniel preoccupato.
“E se si fosse sentito male?” disse non credendoci neanche lei, Hermione.
“Hanno controllato, a quanto dicono qualcuno ha usato la maledizione senza perdono.” Concluse Daniel prima di incamminarsi verso l’uscita dell’istituto. Hermione lo seguì senza proferire parola.

Passarono il resto della mattinata all’aperto, seduti sotto un albero. Hermione voleva capire cosa in realtà turbasse Daniel, anche se lui non era disposto ad aprirsi molto. “Conoscevi bene Ross?”
“in realtà, adesso che ci penso no. È arrivato all’istituto circa cinque o sei anni fa”
ne sono certa pensò Hermione
“ed è sempre stato un ragazzo sulle sue, molto introverso. Non ha mai dimostrato voglia di apprendere, più che altro sembrava essere venuto qua per nascondersi da qualcosa..”
“o qualcuno” concluse Hermione. L’ultima frase fece impallidire Daniel che si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro l’albero. Hermione poteva notare che era assai preoccupato, agitato e provato.
“Daniel da quant’è che non dormi?” chiese all’improvviso Hermione, interessata alla salute dell’amico.
“che importa, finché c’è in giro qualcuno che uccide gli studenti, dormire sarà la mia ultima preoccupazione” rispose Daniel iniziando a mangiarsi le unghie.
“Secondo me ti stai preoccupando troppo, infondo è il primo caso che capita e non vedo il perché debba accadere di nuovo” disse Hermione appoggiandosi al tronco dell’albero.
“è proprio questo che mi preoccupa. Nell’istituto è sempre andato tutto bene, forse fin troppo e adesso che è accaduto questo fatto.. be temo che non sarà né il primo, né l’ultimo.”
Hermione, cercando di tirare su il morale del suo amico, tentò una battuta di spirito “certo certo..” disse in modo sarcastico “per risolvere la situazione, dovresti cominciare con il tenere a bada il tuo amico Severus, magari ha un passato da assassino.”
Perché Hermione aveva pronunciato quelle parole, non lo sapeva nemmeno lei; l’unica cosa di cui poteva essere certa era che non avevano avuto un buon impatto su Daniel, che le rivolse uno sguardo irato.
“Non permetterti!..” cominciò a gridare Daniel verso Hermione “tu non sai niente di Severus, come puoi dire una cosa simile?! Se non sai le cose, devi solo tacere Hermione Granger, solo tacere!” concluse Daniel più furioso che mai, abbassando il dito che fino a quel momento era rimasto puntato nella direzione di Hermione e incamminandosi verso l’ingresso della struttura.
“oh Daniel, io so più di quanto tu creda..” disse tra sé e sé Hermione non appena Daniel sparì dalla sua visuale.

Passarono circa una decina di giorni dalla discussione tra i due giovani e dalla morte del ragazzo.
La vita continuava a scorrere frenetica per tutti, specialmente per tutti quei ragazzi che erano in ritardo con la consegna dei loro compiti. Alla fine della settimana Hermione si era ritrovata con un mucchio di pozioni da testare e pergamene da compilare e non avendo nulla di meglio da fare, si dedicò per due mesi interi a queste faccende.
In quel periodo, si era ricordata di spedire la lettera a Lucius con la richiesta di non ricevere un eventuale caso, almeno finché non si era ristabilita con il resto dei lavori che doveva concludere. Non ricevette alcuna risposta, di conseguenza Hermione continuò con le sue attività; non si aspettava, però, di passare la maggior parte del suo tempo con la persona che meno desiderava vedere.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Più di due mesi erano passati dall’arrivo di Hermione all’istituto e gli eventi strani non si erano conclusi a due. Dopo la morte di Ross e il viaggio in infermeria di Piton, si susseguirono altre situazioni preoccupanti, che aumentarono soltanto lo sconcerto e il terrore tra i ragazzi, non abituati a confrontarsi con certe situazioni.
Diversi giovani erano finiti in infermeria con alcune abrasioni in diverse parti del corpo; ovviamente nessuno si ricordava come se le erano procurate e quasi tutti erano stati trovati distesi nel mezzo di un corridoio o comunque in una zona deserta dell’istituto. Il direttore chiese a tutti gli studenti massima cautela, specialmente se si trovavano a girovagare da soli; nella scuola non c’erano pericoli, ma la prudenza non era mai troppa, specialmente visti gli ultimi accadimenti.

In questo periodo Hermione e Daniel si erano tenuti a distanza, non per volere di Hermione ma a causa di Daniel, che a ogni incontro con la giovane, si limitava a salutarla come se non la conoscesse. Hermione era certa di aver toccato un tasto dolente nella loro ultima conversazione ma a lei non dava fastidio il suo silenzio, sapeva bene di dovergli un po’ di pace.
Lei era piombata nella sua vita all’improvviso, senza lasciargli spazio per pensare, si era presa gioco di una persona importante per lui, senza tenere conto dei suoi sentimenti. Infondo, però, Hermione era diventata quello che era e non poteva tornare indietro, non era più abituata da molto ai sentimenti e immedesimarsi nella situazione altrui, non era per niente facile nella sua condizione. Decise quindi di concedergli tutto il tempo di cui aveva bisogno, sapendo che in un secondo momento lui sarebbe tornato da lei.

In questi mesi Hermione riuscì a completare diverse pozioni tanto da poterle consegnare ai suoi esaminatori. Non passò molto dall’ultima consegna, che una figura indesiderata si presentò in biblioteca di fronte ad Hermione, intenta a completare una pergamena. La giovane non la degnò di uno sguardo e raccolte le sue cose, si diresse in sala grande, convinta di poter trovare un po’ di pace. Raggiunse l’uscita della biblioteca, ma prima di addentrarsi nel corridoio, si voltò di scatto, fronteggiando il suo pedinatore.
“Sai già com’è finita la volta scorsa..” disse Hermione rivolta a Piton che con un’aria frustata le porse una fialetta.
“E’ sbagliata” disse prima di sorpassare Hermione e dirigersi nel corridoio. Hermione rimase interdetta, non capendo esattamente quello che Piton le aveva appena detto. Si girò, solo dopo aver elaborato la frase e lo inseguì, bloccandolo per il braccio, nel corridoio. A quel tocco Piton si voltò con uno sguardo piuttosto emblematico, credendo di influire ancora su quella ragazzina so-tutto-io, ma a quanto pare si sbagliava. Dopo aver attirato la sua attenzione, Hermione parlò.
“Cosa ci facevi tu, con la mia pozione?” Piton la fissò negli occhi, quasi cercando una traccia di sentimento, ma non vi vide nulla se non la frustrazione per non aver raggiunto un obiettivo. Si rivedeva in quegli occhi castani, al tempo del regime di Voldemort, quando non c’era nessuna speranza di salvezza, quando nessuno poteva aiutarlo, quando era destinato a morire. Si riscosse subito dai suoi pensieri, passando il suo sguardo dagli occhi della ragazza alla bocca, scendendo giù fino al collo. E ora che cosa gli prende? Pensò Hermione osservando lo sguardo perso del suo ex professore, non notando dove era andato a finire; quindi riprese lei la parola.
“Perché mi ha dato lei la mia fiala?” Piton riportò il suo sguardo sugli occhi di Hermione, cercando di darsi un contegno, o come minimo, cercando di incutere timore.
“Granger, a chi hai dato la tua ultima esecuzione?”
“e questo cosa cen..oh” si bloccò di colpo Hermione, come colta da un’ illuminazione improvvisa. Piton le rivolse un ghigno perfido.
“Bene, come la tua mente brillante avrà capito, sono IO il tuo ultimo esaminatore, perciò se ora mi vuoi scusare..” disse  appena prima di riprendere a camminare verso la sala grande, ma fu prontamente ri -bloccato da Hermione, decisa a capire dove, secondo lui, aveva sbagliato.
“Fermo! Se davvero ho sbagliato qualcosa, desidero sapere esattamente quale parte del procedimento non va bene!” disse Hermione risoluta. Si guardarono per un tempo indefinito, senza proferire parola; Piton era indeciso sul da farsi, non era convinto di voler aiutare la Granger, specialmente dopo quella mattina in biblioteca, eppure se l’avesse aiutata, avrebbe potuto chiederle qualcosa in cambio, d'altronde non si fa mai niente per niente. Hermione, invece, non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto sbagliare una così banale pozione, certo nell’ultimo tempo si era data da fare, quindi un passaggio l’avrebbe anche potuto mancare, eppure non era da lei.                                                                                                              “Allora, hai intenzione di dirmi cosa c’è che non va nella mia pozione?”
“No.” Disse Piton dandole le spalle e continuando a camminare. Non fece che tre passi, poi fu bloccato dalla voce di Hermione alle spalle. “sei il mio esaminatore e hai il dovere di dirmi che cosa ho sbagliato!” Piton si voltò molto lentamente. La Granger aveva ragione, ma lui non si sarebbe fatto sfuggire un’occasione come quella.
“io.. cosa ci guadagno?” Quelle parole lasciarono basita la giovane, che davvero non si aspettava una simile domanda.
“che cosa vuoi Piton?” un ghigno si dipinse sul volto del suo interlocutore.
“Risposte.” Concluse lui.

Hermione camminava lungo un corridoio buio, diretta verso una stanza che non era la sua. Era notte inoltrata e l’istituto era deserto; tutti i ragazzi erano chiusi nelle proprie stanze, come esigeva il coprifuoco. La giovane era diretta in un’aula in disuso, utilizzata solo per tenere vecchi calderoni rovinati; Piton le aveva richiesto espressamente di trovarsi lì, verso le 2 di mattina, così da non destare troppi sospetti. Hermione era stata riluttante alla richiesta ma se avesse voluto raggiungere pieni voti, avrebbe dovuto superare anche l’ostacolo “Piton” e l’unico modo era di accettare le sue indicazioni. Non sapeva ancora come avrebbe dovuto affrontare le domande che l’uomo le avrebbe posto, infondo non si era mai aperta con qualcuno da quando.. be da quando era cambiata. Aveva accettato perché sapeva di non correre rischi con lui, non era certo un uomo che spifferava le cose agli altri e comunque, se avesse osato farlo, avrebbe scontato la sua pena.
Il silenzio fu rotto dalla voce di due ragazzi che camminavano per il corridoio. Hermione si spinse immediatamente contro il muro in modo da non farsi notare, ma i due ragazzi si avvicinavano a lei molto velocemente con le bacchette in mano, in modo da farsi luce. Non lo avrebbe mai voluto fare, ma Hermione fu costretta ad agire. La mattina dopo due ragazzi sarebbero stati trovati in una zona buia dell’istituto, con evidenti segni su tutto il corpo, ignari di cosa gli fosse successo.

Pochi minuti dopo l’attacco, Hermione entrò nella stanza in disuso e accese diverse candele che si trovavano su di uno scaffale. Non appena accese l’ultima, si voltò nella direzione dell’uomo appoggiato al tavolo, che fino a quel momento non le aveva staccato gli occhi di dosso. Fu Hermione a parlare per prima
“Allora, da dove iniziamo?”

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


La stanza non era molto ampia, giusto lo spazio per un tavolo, tre sedie, uno scaffale logoro e diversi scatoloni colmi di calderoni usati e fuori uso. Era molto buia e data l’assenza di finestre l’aria all’interno era estremamente rarefatta ma vivibile, perlomeno per un uomo abituato a passare la maggior parte del tempo chiuso nei sotterranei di Hogwarts.
Dopo la domanda di Hermione erano passati un paio di minuti di silenzio, come se Piton cercasse di incutere timore alla giovane, ovviamente con scarsi risultati. Hermione, non ottenendo alcuna risposta, si era accomodata su una sedia, alle spalle di Piton. Il silenzio fu rotto proprio da quest’ultimo, che voltandosi verso Hermione, prese una sedia e si accomodò dall’altra parte del tavolo, in modo da guardarla in faccia.
“Cosa ti lega a Lucius Malfoy?” come faceva Piton a sapere di lui, Hermione davvero non lo sapeva. Era certa di non aver mai fatto riferimento a Lucius, e nessuno gli avrebbe potuto riferire del suo colloquio qualche mese prima. Quasi intuendo i pensieri di Hermione, Piton le rispose “ho le mie fonti. Ora.. dimmi, cosa ti lega a quell’uomo.”
La sua voce era sicura, non tremava, non mostrava segno di debolezza; era tornata la voce di un tempo, quella stessa che tanto aveva temuto a scuola, ma ora non poteva smuoverla, non le faceva né caldo, né freddo. Dopo un lungo respiro, Hermione cominciò a parlare.

 “Ascoltami bene, perché non lo ripeterò una seconda volta; non credo che tu debba conoscere certe cose, ma non mi lasci altra scelta.
Conclusa la battaglia a Hogwarts molti ragazzi abbandonarono la scuola, molti spossati dalla guerra, altri ancora vogliosi di incominciare una vita nuova. Io, diversamente da Potter e Weasley, ho proseguito gli studi, terminando l’ultimo anno. La McGranitt occupò il suo posto, da preside, e non fu l’unico cambiamento: la scuola aveva subito enormi danni e molte famiglie si rifiutarono di mandarci i figli, noi studenti più grandi avevamo l’incarico di aiutare a mettere a posto le cose ma eravamo in pochi, la gente era troppo scossa per fare qualcosa. La guerra era conclusa e ora si potevano vedere le conseguenze.
Le lezioni avvenivano tardi e molto spesso i professori erano tanto spossati dalla giornata di lavoro da non riuscire a tenerle, alquanto frustante giacché nelle mie condizioni non sarei mai riuscita ad ottenere i M.A.G.O... già mi crederà un’ egoista a pensare allo studio in queste situazioni” disse in modo ironico Hermione, cercando di trovare un barlume di ilarità in quei pozzi neri che aveva davanti. Stranamente Piton le rispose “io ho fatto finta di essere morto.. sono scappato.”
La frase lasciò Hermione perplessa ma decise di proseguire il discorso. “Avevo bisogno di addestrarmi, di un maestro, necessitavo di esercizio. Qualcuno ascoltò le mie preghiere, perché a metà anno si presentò a scuola Lucius Malfoy con un’offerta di pace; lui avrebbe dato tutto il sostegno possibile per rimettere in sesto la scuola.. a patto che alcuni serpeverde, dell’ultimo anno, lavorassero per lui.”
“la McGranitt accettò?” chiese stupito Piton.
“Silente le consigliò di accettare, sarebbe stato un bene per la scuola e comunque Lucius aveva assicurato che non avrebbe tolto un capello ai ragazzi. Bene.. ora, io non ero serpeverde e nemmeno purosangue, ma dovevo entrare tra quei ragazzi, quindi andai da Malfoy e lo supplicai”
“davvero Granger? Mi deludi, abbassarti a tanto” disse Piton con un ghigno che gli incorniciava il viso.
“mi pentii del mio gesto, non appena Malfoy decise di lasciare stare tutti i giovani serpeverde e prendere sotto la sua ala solo me. Facemmo un patto, lui avrebbe aiutato la scuola ed io.. be io dovevo stare ai suoi ordini. M’insegnò tutto e forse troppo; tecniche, incantesimi e pozioni proibite, insomma magia oscura, d'altronde cosa mi potevo aspettare da un ex mangiamorte. Crebbi con la speranza di salvarmi, un giorno, ma non mi aspettavo di rimanere imprigionata a lui a vita; diciamo che questo posto è una salvezza per me.”
Hermione concluse il discorso appoggiando la schiena alla sedia, contenta di aver finito quell’epopea; molte cose erano state tralasciate e si aspettava diverse domande da Piton che prontamente arrivarono.
“cosa ti ha chiesto di fare, per lui?”

Ecco la domanda che Hermione attendeva e che più la preoccupava, non era intenzionata a rispondergli, non per il momento almeno.
“Non ora. Si è fatto tardi ed io sono stanca.” Disse Hermione alzandosi e dirigendosi verso la porta. Fu bloccata dalla presa di Piton al braccio, intenzionato a sapere la verità.
“Piton sai già le conseguenze dei tuoi gesti avventati, non giocare con la sorte.”
“non oseresti. Il tuo orgoglio t’impedisce di farmi del male; desideri troppo ottenere buoni voti, non mi attaccheresti sapendo quello che faccio.”
Rimasero così per un lungo periodo, Hermione ancora bloccata dalla presa dell’ex professore, troppo sconvolta per guardarlo in faccia. L’aveva colpita proprio dove non avrebbe potuto salvarsi, ma la soluzione la colpì in pieno.
“bene, io ho risposto alla tua prima domanda, ora tocca a te aiutarmi con la pozione.” colpito e affondato pensò Hermione con un sorriso a trentadue denti.
Piton non lasciò il braccio di Hermione, anzi la avvicinò pericolosamente a se, sussurrandole all’orecchio. “vuoi giocare Granger? Ti avverto, io tendo a barare..” disse Piton lasciando Hermione immobile. Si riscosse solo quando si sentì svenire, accorgendosi di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo; da quando Piton riusciva a coglierla impreparata? Si sentiva strana, quasi agitata, accaldata sicuramente. Trattenne un respiro non appena Piton continuò a parlare, sempre troppo vicino a lei.
“Domani mattina, alle dieci in biblioteca.” E dicendo questo uscì dalla stanza, lasciando Hermione in piedi, al buio, dopo che anche l’ultima candela si fu spenta.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


A metà aprile, Daniel continuava ostinatamente a mantenere le distanze da Hermione, che stranamente accettava questa condizione. Lo stesso non si poteva dire di Piton, che dal loro ultimo incontro, avvenuto una settimana prima in biblioteca, con lo scopo di addestrare Hermione nella preparazione di una pozione medica, non le dava tregua un attimo. Esigeva molto da lei, specialmente nella ricerca degli ingredienti, anche se Hermione sospettava servissero più a lui che a lei stessa. La teneva costantemente d’occhio e a ogni nuova lezione la spingeva a raccontargli la verità su Malfoy. La giovane era davvero stressata, ma non poteva negare che tutto quell’esercizio la aiutò a superare diversi esami, fino al punto da essere lodata dai suoi esaminatori, ovviamente tranne che da Piton.

Le sue doti non le fruttarono ammirazione solo da parte degli esaminatori, ma anche molti studenti la presero maggiormente in considerazione. Un pomeriggio Hermione fu interrotta nella lettura da una voce conosciuta.
“A quanto pare la mia distanza ti ha aiutato” disse ironicamente Daniel a lato di Hermione distesa sull’erba fuori l’istituto; fu grata di risentire quella voce che nonostante tutto le era mancata.
“Già, come vedi, riesco ad andare avanti anche da sola.” disse alzandosi dalla sua posizione e fronteggiandolo.
“Oh be.. allora scusami di averti disturbato, vado via..”
“ma no, dai scherzavo!” disse Hermione alzando il tono di voce cosicché il ragazzo si girò; si guardarono per un po’ negli occhi, finché Daniel non ruppe il silenzio abbracciando d’impulso Hermione. Quest’ultima, rimasta spiazzata dal gesto, non abituata ormai ai sentimentalismi, ricambiò la stretta un po’ titubante.
“Mi sei mancata Hermione” disse Daniel aspettando in silenzio la risposta della ragazza, che faticò ad arrivare. Hermione stava pensando. Pensava a lei, a Daniel, a quello che li legava, a quanto tempo non provava emozioni forti e se ne aveva davvero bisogno; Krum era stato una cotta adolescenziale, con Ron fu disastro più totale, George fu solo un’amante e infine Malfoy.. ma con Lucius fu solo sesso. Daniel era diverso, era gentile, s’interessava a lei e non era fissato con qualcosa in particolare, e per questo lei non lo meritava, aveva fatto troppe cose brutte per stare con un ragazzo così. Hermione sciolse l’abbraccio con l’intento di parlare chiaramente a Daniel, che però fu più svelto di lei, e dopo averle stretto una mano, la attirò a se e la baciò.

Quello che indusse Daniel a un gesto simile fu il silenzio di Hermione. Lo considerò come una vittoria, come un’accettazione delle sue scuse e ascoltando i suoi sentimenti compì quel gesto. Hermione era perfetta, a parere di Daniel, la ragazza con un’ intelligenza sopraffina e un corpo da amare.. peccato che Daniel non sapesse niente del suo passato. Le ore che seguirono  furono trascorse,  dai due giovani, in totale riposo, al di fuori dell’istituto. Distesi sull’erba, parlarono di varie cose, da come Daniel aveva trascorso quel periodo in solitudine, ai buoni voti di Hermione fino ad arrivare al vestiario di Piton. Si stava facendo buio e i due giovani, ancora stretti per mano, si avviarono verso l’entrata; Daniel aveva una riunione con degli studenti quindi lasciò Hermione sull’ingresso. “Ci vediamo domani mattina.” Disse lui appena prima di avvicinarsi a Hermione. “Se non scappo prima..”
“Non te lo permetterò.” Concluse Daniel baciando per la seconda volta la strega di fronte a lui.

Come sono finita in questa situazione? Come ne esco? Perché non mi sono scostata al suo bacio, infondo non provo niente per lui.. o forse no? Hermione, chiusa nella sua stanza, si stava interrogando sugli avvenimenti appena successi e più ci rifletteva, meno possibilità trovava per tirarsi fuori. Daniel l’aveva baciata, due volte, e lei l’aveva lasciato fare; non aveva risposto al bacio, però Daniel era certo del contrario. Hermione non provava gli stessi sentimenti del ragazzo verso di lei, eppure ammettendolo, aveva paura di fargli del male. Perché temi questo Hermione? Tu sei abituata a fare del male e non ti è mai importato nulla.. le sussurrò una voce dentro la testa. Che cosa doveva fare? Frustrata, Hermione uscì dall’istituto per schiarirsi le idee.

Camminava all’aria aperta, scalza; amava il contatto con la natura e quello era uno dei pochi momenti che riusciva a dedicarsi a essa. La terra era fresca sotto i suoi piedi e la sensazione che gli poteva dare, la calmava immensamente. Aveva lasciato l’Inghilterra per schiarirsi le idee, ma adesso era più confusa che mai.
A prima vista, la giovane poteva sembrare priva di difese, alquanto vulnerabile, ma non era così, infatti, non appena Hermione percepì un movimento d’aria indesiderato alle sue spalle, si voltò, puntando la sua bacchetta contro il petto di uomo.
Lucius era di fronte a lei, che sogghignava divertito. “Abbassa la bacchetta.” Fu un sussurro, ma a Hermione rimbombò nella testa come se le avessero urlato all’orecchio.
“Chi credevi che fossi?” domandò Lucius aggirando Hermione e ponendosi dietro di lei. Non rispose subito, cercando di capire perché lui si trovasse lì, ma Hermione aveva la mente troppo confusa per riuscire a riflettere e quindi lo lasciò fare, rispondendo a tutto. “Non si sa mai, di questi tempi.”
“Sono venuto perché mi stavo preoccupando, non mi hai mai scritto”
“non mi sembra, ti ho inviato una lettera due giorni dopo che avevo compiuto il lavoro”
“davvero? Non la devo aver letta, allora.” Lucius ormai le era attaccato, le spalle di Hermione contro il petto di Malfoy, se qualcuno li avesse guardati da lontano, avrebbe creduto di vedere una cosa sola. “Che cosa vuoi?” domandò Hermione, conoscendo già la risposta, ma sperando di sbagliarsi.
“Solo te” rispose Lucius dando fondo alla teoria di Hermione.
Quello che avvenne dopo fu solo una delle tante notti in qui Hermione si concedeva a Lucius, cedendo ai traumi del passato e abbandonandosi a quel lato di se stessa che tanto odiava, per essere entrata a far parte di un mondo che non le apparteneva, cambiandola in peggio, trasformandola in un essere privo di qualsiasi sentimento. 

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo ***


Due anni prima – stazione di Londra, notte fonda.
Un uomo era seduto su una panchina, chino sulla borsa che teneva sulle gambe. La stringeva convulsamente, pronunciando parole senza senso. Aspettava un treno che non sarebbe mai arrivato. Una figura incappucciata gli si pose dietro, oscurando il suo corpo dai fari che illuminavano la stazione. L’uomo seduto iniziò a ridere, una risata isterica.
“Mi hai trovato, ma non riuscirai nella tua impresa” disse continuando a ridere.
“Tutti facciamo degli errori e alla fine anche tu..” ma l’uomo non finì la frase  che la mano della figura incappucciata sferzò l’aria. La mattina dopo fu trovato un corpo decapitato nella stazione, al binario nove.


Hermione si svegliò all’improvviso, a causa dell’ ennesimo incubo che la perseguitava la notte. Era tutta sudata e, come si accorse quando il lenzuolo scivolò a terra, nuda. Era da sola nella stanza, Lucius non si era fermato la notte. All’improvviso sentì bussare alla porta, era Daniel. Hermione guardò l’orologio e si accorse di aver fatto abbastanza tardi. Si alzò dal letto, si vestì  e aprì la porta, trovandosi davanti un vassoio retto dal giovane.
“Buongiorno! Siccome hai saltato la colazione, ho pensato di portartela in camera.” Disse lui facendo per entrare nella stanza della giovane, che prontamente lo bloccò chiudendo dietro di se la porta. Non doveva assolutamente entrarci, non avrebbe mai dovuto notare le foto appese al muro; più tardi Hermione si sarebbe ricordata di sigillare la porta con qualche incantesimo, per il momento però, doveva inventare una scusa. 
“Che gentile..” disse poco convinta
“la mia camera è un macello e non vorrei mai che ti spaventassi entrando” ironizzò Hermione.
“come.. la ragazza più intelligente dell’istituto è disordinata?” chiese stupefatto Daniel, abboccando alla scusa. Proseguendo con quel discorso i due ragazzi si diressero in sala grande cosicché Hermione poté sfamarsi in santa pace. Subito dopo andarono in biblioteca, sempre mano nella mano; Daniel si diresse verso un gruppo di ragazzi e iniziò a discutere con loro su alcuni argomenti, mentre Hermione persa nei suoi pensieri voltò lo sguardo verso il lato opposto. C’erano molti studenti quella mattina in biblioteca e si stupiva di come mai nessuno era a lezione; lei e Daniel per quella settimana avevano terminato la preparazione delle pozioni richieste, ma adesso che ci pensava, le mancava ancora da consegnare quella per.. oh no!

“Voi!” si udì una voce alle spalle dei due ragazzi, che impauriti da quella voce conosciuta si voltarono lentamente. Subito si presentò davanti a loro Piton piuttosto irritato.
“Voi due! Statemi bene a sentire. Non m’interessa quello che fate nella vostra vita privata ma quando siete qui, dovete seguire le regole e, diversamente dai vostri compagni di corso..” pausa per alzare il tono di voce “NON MI AVETE CONSEGNATO LE POZIONI!” concluse Piton  cercando di assumere un certo contegno. Daniel lo guardò stupito, voltandosi subito verso Hermione.
“Be Severus, io e Hermione siamo stati impegnati e..” Hermione bloccò Daniel prima che Piton potesse iniziare a schiaffeggiarlo, placando leggermente il suo animo.
“Daniel TU sei stato impegnato, la mia pozione è già pronta, devo solo consegnarla” disse lasciando a bocca aperta Daniel, che come si era capito, aveva completamente dimenticato di prepararla. “Granger, ancora una volta la tua intelligenza mi stupisce: se sei stata così brillante da preparare la pozione, perché diamine non l’hai consegnata?” Hermione voltò il capo dall’altra parte e di fronte a questo Piton continuò.
“Granger, stasera alle undici portami la fiala. Evans vedi di realizzarla entro domani sera, o sarò costretto a fare il tuo nome.” E così dicendo Piton lasciò i due in mezzo alla stanza, con diversi sguardi puntati su di loro.
“Il tuo nome a chi?” chiese Hermione rompendo il silenzio, abituata alle sfuriate di Piton. Daniel si voltò verso di lei con lo sguardo cupo.
“Al direttore. Alla fine del mese lui domanda a tutti gli esaminatori quali ragazzi non hanno consegnato le pozioni e chi si trova su quella lista, rischia una sanzione.”
“Cosa mai ti può fare una sanzione?”
“Una nulla, ma io ne ho già ricevute due.. e con la terza sei automaticamente espulso dall’istituto.”

Daniel si abbandonò tra le braccia di Hermione, che seduta su una poltrona stava leggendo un libro. Si trovavano nella stanza di Daniel, molto grande rispetto alla sua stanza. Era sera ed Hermione si stava piano appisolandosi quando lui la colse all’improvviso; era appena uscito dalla doccia e aveva tutti i capelli bagnati, che per sfortuna di Hermione le bagnarono diverse pagine. Ormai interrotta nella sua lettura, accolse Daniel tra le sue braccia e cercando di ricambiare l’affetto gli massaggiò la schiena.
“Vedrai che Piton non ti nominerà, non credo che ti voglia fuori dalla scuola.” Iniziò Hermione in modo da sciogliere l’abbraccio.
“Forse hai ragione, ma non lasciamo che ci rovini la serata.” Rispose Daniel appoggiando una mano sulla coscia di Hermione iniziando a baciarla sul collo.
“Credo che l’abbia appena fatto. Sono le dieci meno un quarto.” Disse velocemente Hermione riuscendo a sfuggire da quella situazione, che la avrebbe portata inesorabilmente verso qualcosa che non avrebbe voluto fare.

Hermione si stava dirigendo verso lo studio di Piton, grata con lui per averla salvata, anche se involontariamente. Bussò ma non ricevette risposta, la porta si aprì da sola. Piton era seduto dietro ud un tavolo, intento a scrivere qualcosa e non si scomodò a salutarla.
“Appoggio qui la fiala?” chiese Hermione avvicinandosi ad un tavolo colmo di fiale, probabilmente appartenenti ad altri ragazzi. A quel punto, Piton alzò la testa guardando il tavolo, poi la riabbassò; Hermione prese il suo silenzio come un sì. Non sapendo che altro fare, si voltò verso la porta per lasciare la stanza, ma la voce dell’uomo alle sue spalle la bloccò.
“Tu non lo meriti.” Disse Piton con tono calmo, continuando a scrivere. La ragazza si voltò di scatto, incrociando le braccia al petto e rispondendo all’accusa rivoltale.
“Non le deve interessare la mia vita privata” Piton alzò la testa, posò la piuma e si alzò, rimanendo sul posto.
“Direi di sì, se la tua vita privata comprende un rapporto con Lucius Malfoy.” 
“Io non lo vedo da molto tempo, quindi se non le dispiace..” ma Piton la fermò con un’ulteriore domanda.
“Davvero? Allora ieri sera, fuori dall’istituto, quella figura alta, vestita di nero e con una chioma bionda.. non era lui giusto?” come faceva a sapere del loro incontro? Erano distanti dalle finestre della scuola e per entrare avevano usato la smaterializzazione.
“Ho il dovere di proteggere i ragazzi da eventuali mangiamorte con tendenze verso la magia oscura” continuò Piton non ricevendo risposte da Hermione.
“Anche lei è un ex mangiamorte, per quanto ne so, potrebbe anche lei avere certe tenden..” Hermione non riuscì a concludere la frase che fu colpita dalla mano dell’uomo. Piton si era avvicinato velocemente e le aveva dato uno schiaffo, il cui suono era rimbombato per tutta la stanza.
“Tu non sai nulla di me.”
“Potrei dire lo stesso di lei” provò Hermione, ancora con il viso piegato da un lato e con la guancia che cominciava ad assumere un colore sempre più rosso. Non doveva arrabbiarsi, avrebbe rischiato di ucciderlo; doveva calmarsi e lasciare quella stanza, il prima possibile.


Scusate per il super mega iper ritardo con cui ho aggiornato la storia, ma sono presa dagli esami ed ho perso la cognizione del tempo. Grazie a tutti quelli che continuano a leggere.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo ***


La visita di Lucius non era avvenuta solo per uno scopo, infatti, presto Hermione notò sul tavolo della sua stanza una busta chiusa; di solito lui le inviava gli incarichi attraverso i gufi, evitando di parlare faccia a faccia della questione e così, per l’ennesima volta, Hermione si ritrovava a svolgere un lavoro senza alcuna indicazione.
Si accorse della busta molto tardi, quasi una settimana dopo il loro incontro e si maledisse per non averci pensato prima; doveva aspettarselo da Lucius, non poteva fare tutta quella strada solo per vederla. Pensando a questo, aprì la busta e ne prese la foto al suo interno. La appese al muro assieme alle altre, fermandosi a guardare i lineamenti del volto dell’uomo ritratto: vecchio, pelato, occhi castani. Dietro la foto era presente la consueta descrizione del luogo dove trovarlo: Hamilton.
Hermione fissò per diversi minuti quel nome, costatando che si trattava proprio di quel paese. Perfino li erano riusciti a rifugiarsi, avevano invaso quel luogo di pace per cosa? Espiare le proprie colpe, o semplicemente scappare? Hermione non rimase più di tanto a pensarci, considerando che nessuna scusa era valida per quelli come loro. Lei avrebbe continuato a svolgere quegli incarichi senza troppe domande, come era sempre stato.

Giugno era alle porte e il freddo non aiutava i ragazzi a completare le consuete ore di studio. Hermione e Daniel continuavano la loro relazione senza intoppi, anche se per lei la situazione stava degenerando;  ogni mattina lei sperava di non incontrare Daniel almeno per un giorno, ma prontamente lui si presentava davanti alla sua porta.
Il giovane era troppo preso dai suoi sentimenti da rendersi conto di non essere ricambiato e Hermione temeva a farglielo notare; non se la sentiva di deludere il ragazzo, anche se questo voleva dire fingere, ma infondo era abituata a quel ruolo si disse Hermione.

Mentre Daniel pensava alla sua Hermione, quest’ultima pensava a un altro.
Piton la teneva sotto stretta sorveglianza, controllando ogni suo movimento. Il loro ultimo incontro non fece che aumentare l’interesse di lui per il passato di Hermione, ma lei difficilmente si sarebbe aperta; lo odiava ancora per lo schiaffo e si odiava lei stessa per non essere riuscita ad attaccarlo. I suoi occhi l’avevano bloccata, due profondi pozzi neri in cui si rispecchiò la fecero trasalire, tanto da dover abbandonare quella stanza, non sapendo cosa sarebbe potuto accadere.
Da quella notte Piton la scrutava ogni qual  volta la incontrasse e Hermione, dal canto suo, faceva altrettanto. Perché Piton s’interessasse tanto a lei, questo non lo sapeva, ma aveva intenzione di scoprirlo; conosceva il passato di Piton, Harry alla fine della guerra aveva svelato il suo ruolo durante la battaglia e lei fu una delle poche che non si stupì, avendo sempre ammesso la sua innocenza. Non aveva ancora capito perché si fosse rifugiato lì, ma alla fine, forse le acque si sarebbero calmate e Piton sarebbe stato disposto a parlare. I pensieri di Hermione furono interrotti dall’arrivo di Daniel in biblioteca e così dovette distogliere lo sguardo dal suo ex professore, seduto a tre tavoli di distanza.
Daniel decise di portare Hermione al paese, in modo da passare qualche ora assieme, prima delle lezioni pomeridiane. Il freddo li colse in pieno petto e così decisero di ripararsi al Caffè – Concert, dove bevvero una cioccolata calda. Hermione decise poi, di recarsi in libreria, non ascoltando le proteste di Daniel che per ripicca si rifugiò nel pub di fronte. Non passò molto che Hermione uscì dalla libreria, con un sacchetto contenente alcuni libri, ma non notando Daniel attenderla fuori, entrò nel pub.
L’aria al suo interno odorava di burrobirra e noci; diversi uomini erano seduti al bancone e la stessa cosa non valeva per i tavoli, privi di qualsiasi cliente. Hermione si diresse verso la sedia dove era seduto Daniel, ma si dovette bloccare prima, qualcuno aveva attirato la sua attenzione. Uomo di mezza età, occhi castani, pelato. Il suo volto era ben stampato nella testa della ragazza, che ora lo fissava, quasi non accorgendosi di essere stata chiamata da Daniel. Si riprese dopo poco, scusandosi con il ragazzo, accusando un leggero mal di testa; appena usciti dal pub, si recarono all’istituto, dove il pomeriggio passò in fretta senza interruzioni.
Daniel si era accertato diverse volte dello stato di Hermione, assicurandole che aveva solo bisogno di maggiore riposo, e così dicendo, le diede la buonanotte e la lasciò sola nella sua stanza.

Devo agire in fretta. Questa notte.

Hamilton di notte non era molto popolata, solo alcuni pub erano aperti e alcuni tra questi erano frequentati da gente poco raccomandabile. Hermione stava camminando con un mantello nero addosso e così incappucciata incuteva timore.
Aprì la porta del pub che aveva frequentato, seppur per poco, quella mattina e si diresse verso il bancone accomodandosi in un punto in cui poteva avere una buona visuale dell’intero locale. Notò subito l’uomo che cercava, trovandolo seduto su un tavolo, intento a bere. Hermione si sporse verso l’interno del bancone e disse al barista di portare a quell’uomo due burrobirre, offerte da lei. Non appena lo fece, l’uomo che interessava a Hermione le si avvicinò, in modo da ringraziare la donna che gli aveva appena offerto da bere. Sembrava già piuttosto ubriaco e le due brocche offertegli, non fecero che aumentare la sua confusione. Alle domande dell’uomo la strega non aveva risposto, lasciando il vecchio pensieroso, ma più domandava più brocche venivano portate alla sua vista e quindi convenne continuare su quella direzione.
Ci vollero altre sei brocche prima che l’uomo si appoggiò al bancone, per poi non rialzarsi; Hermione era riuscita nel suo scopo.
Domandò al barista le chiavi della stanza dove alloggiava l’uomo, affermando di volerlo riaccompagnare personalmente.  Pesava, eccome se pesava, ma per portare a termine l’incarico, Hermione era disposta a quello e ad altro. Lo lasciò cadere nel letto, con un sonoro tonfo, e tirò fuori la bacchetta. Piegò la testa da un lato, scrutando la figura dell’uomo indifeso e ignaro di quello che gli sarebbe successo.
“Morire nel sonno. Sei fortunato.”
Stava per pronunciare l’incantesimo, ma qualcosa la bloccò, qualcosa si era mosso alle sue spalle. Voltò solo la testa, rimanendo ferma con il resto del corpo.
Piton le stava puntando la bacchetta alla tempia. Questo non l’aveva previsto, non si era accorta che lui la seguisse. Nessuno dei due parlava, ma Hermione aveva un compito e lo avrebbe portato a termine a costo della vita; così doveva andare, così doveva finire. La strega si voltò velocemente mettendo la mano libera sul petto di Piton e l’altra ancora rivolta verso l’uomo disteso; iniziò ad assorbire l’energia dell’ex professore che dopo poco cadde a terra, con l’energia accumulata Hermione sferrò la maledizione contro il vecchio.
Tutto era andato per il meglio, peccato che lei non si accorse dell’uomo alle sue spalle che si era rialzato, intento a schiantarla.

Un enorme GRAZIE a chi ha recensito e ai lettori silenziosi che continuano a seguire la storia.

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo ***


“Svegliati.”
Hermione si svegliò improvvisamente, sentendo una voce indesiderata. Aprì gli occhi riuscendo a scorgere solo le punte dei suoi piedi; doveva avere la testa china. La alzò lentamente scoprendo di essere seduta su una sedia nel centro di una stanza ben poco illuminata. Tentò di muoversi, ma le braccia erano saldamente attaccate ai braccioli della sedia, senza nessuna corda però; qualcuno le doveva aver fatto un incantesimo incarcerante. Si sentiva esausta e la testa le doleva. Si guardò intorno cercando di riconoscere la stanza ma nulla di vagamente conosciuto attirò la sua attenzione, finché una voce, probabilmente quella che l’aveva chiamata, ruppe il silenzio. “Finalmente ti sei svegliata.”
Troppe volte aveva sentito quel tono di voce per non riconoscerlo e provare un senso d’irritazione. “Liberami Piton.. ora!”
L’uomo che fino a quel momento si era celato nell’ombra, uscì dal suo nascondiglio, mostrandosi a Hermione, che vedendolo, assunse un ghigno maligno. “Vedo che l’assorbimento di energia non ti ha giovato.”
Alle parole della ragazza, Piton s’irrigidì, portando una mano sul collo dove s’intravedevano le vene viola e il segno di una bruciatura ai lati. Hermione parlò di nuovo. “Liberami”
“No” disse secco Piton. La ragazza cercò lo sguardo del pozionista, ma pur scorgendolo, non riuscì nel suo intento.
“Non ci riesci vero? Mi sono premurato di porre una barriera protettiva tra me e te.”
“Davvero bravo il MIO professore” disse Hermione ironicamente, ma non ottenendo nessuna reazione dall’uomo, continuò a parlare. “Da quanto tempo mi trovo qui?” “Due giorni” rispose il pozionista, che non aveva mai staccato gli occhi di dosso dalla ragazza.
“Nessuno ha chiesto di me? Daniel, per esempio?”
“Per tutti, tu ora sei dai tuoi genitori, in un paese non lontano da qui.”
“L’hai confuso?” chiese perplessa Hermione.
“è per il suo bene.”
“Che cosa vuoi?”
“Perché hai ucciso quell’uomo?” Ora Hermione ricordava tutto: la stanza da letto, Piton che interveniva all’ultimo, lei che infliggeva la maledizione e poi tutto buio; probabilmente Piton l’aveva schiantata.
“Non sono affari che ti riguardano.” Rispose pacata, tanto da far alzare il tono di voce di Piton.
“Invece si! Hai ucciso un uomo davanti a me, dimmi perché non dovrei sbatterti ad Azkaban?” Hermione tremò impercettibilmente, non avendo mai preso in considerazione quell’ipotesi; lei era sempre riuscita a portare a termine i suoi incarichi senza alcun intoppo, ora Piton, aveva le sue sorti in mano. “Liberami e ti dirò tutto.”
Che cosa fare in una situazione del genere? Liberarla o tenerla legata e cruciarla finché non le avesse detto la verità? Piton optò per la prima e subito Hermione si sentì più leggera, e libera di alzarsi. Si avvicinò a Piton, guardandolo dritto negli occhi e incominciando a parlare.
“L’uomo che hai visto morire era un mangiamorte, l’ho ucciso perché questo è il mio lavoro. Lucius mi ha addestrato a patto che io svolga degli incarichi per lui, il tutto consiste nell’eliminare tutti i mangiamorte che nel momento del bisogno sono fuggiti, abbandonando Voldemort.” Tirò un sospiro e aspetto la reazione di Piton. Questo fece un passo indietro, quasi volendo mettere maggiore distanza da quella ragazza che non conosceva per niente.
“Potevi tirarti indietro.” Disse lui con tono preoccupato.
“No! Quello che faccio non è solo un favore a Lucius, ma anche a me stessa. Finalmente ho qualcosa per cui vivere, depurare il mondo dalla feccia.” Disse Hermione cercando il suo sguardo, perso nel vuoto.
“E quando non ci sarà più nessuno da uccidere, cosa farai? Ti crogiolerai nelle tue stesse paure, provando rimorso per tutto quelle povere anime che hai eliminato? Rimpiangerai il momento in cui hai accettato di diventare quello che sei.”
“Tu non capisci! Cosa ne vuoi saper tu? Avresti fatto la mia stessa scelta, di fronte a quest’opportunità!” Hermione si era avvicinata a Piton, sputandogli le parole addosso. A quel punto, Piton la guardò disgustato.
"Ho fatto le tue stesse scelte Hermione e continuo tuttora a pentirmene. Mi pento di aver ceduto al potere che l’oscuro signore mi promise, mi pento di aver ucciso centinaia di persone innocenti, mi pento di non aver fatto abbastanza per rimediare, ma di certo mai avrei osato un’impresa simile alla tua. Lucius ti sta solo usando, tramite te riuscirà a predominare una volta per tutte sul mondo magico; una volta eliminato ogni singolo potenziale oppositore, radunerà un nuovo esercito e tu sarai uccisa.” Concluse l'uomo appoggiandosi al muro, osservando la figura della ragazza di fronte a lui.
Hermione dal canto suo, era rimasta quasi sorpresa dall’ammissione di Piton, non volendo crederci. Lei era stata incaricata di depurare il mondo, o era soltanto una pedina nelle mani di Lucius? Cos’era stata fino a ora? Una serva efficiente che aveva svolto ogni incarico senza aprire bocca, non permettendosi di ficcare il naso dove non doveva e come veniva ripagata? Scoprendo che in realtà lei faceva parte di un progetto di sottomissione del mondo.
“Non lo sospettavi, Granger?” disse Piton interrompendo i pensieri frenetici hi Hermione. L’aveva chiamata per nome, prima, ne era certa.
“Voglio andarmene..” e così dicendo Hermione si diresse verso una porta, l’unica della stanza e la aprì. Non venne bloccata dall’uomo, che nel mentre si era seduto per terra, sempre appoggiato al muro con la testa tra le mani. Perché era rimasto tanto sconvolto da quella rivelazione, Hermione non lo sapeva e intenzionata a rientrare nella stanza, fece un passo verso l’uomo, ma all’ultimo si fermò e proseguì verso il corridoio, diretta alla sua stanza.

Chiusa nei suoi locali, Hermione rifletteva sulle parole di Piton. Aveva ragione, o si era inventato tutto? A che scopo però? Se fosse stato tutto falso, perché dirglielo? Come faceva Piton a sapere i piani di Lucius? Non si poteva essere infiltrato, perché tutti lo credevano morto. E se fosse stato tutto vero? Se Piton avesse ragione e lei avesse svolto tutti gli incarichi solo per il bisogno di potere di Lucius? Le domande la assillavano e lei non sapeva dargli una risposta; avrebbe dovuto parlare con Lucius? No, avrebbe messo a rischio la sua vita e quella di Piton. Continuare ad accettare gli incarichi di Lucius senza obiettare, oppure porre qualche domanda sul perché di queste uccisioni? Lucius però le avrebbe risposto che era per il bene della società magica, come aveva sempre spiegato in realtà. Persa nei suoi dubbi Hermione vagava per la stanza, incurante del tempo che trascorreva e del sole che si affacciava all’orizzonte.
Una lieve luce calda le colpì la guancia, avvisandola che si stava facendo giorno. Per tutto quel tempo, Hermione si era completamente dimenticata di osservare l’ora e il giorno, fidandosi di Piton. Si rese conto solo quindi che erano passati tre giorni da quando lui l’aveva chiusa nella stanza e tre giorni che nessuno sapeva niente di lei; Piton aveva pensato anche a quello, confondere Daniel era stata una buona idea, pensò Hermione, almeno così si sarebbe potuta presentare a lui quando più le faceva comodo, senza una data stabilita. Si accorse di avere fame, tanta fame. Dormire tre giorni non le aveva giovato; si sentiva stanca, esausta, come se si fosse smaterializzata più volte consecutivamente, senza prendere fiato. Non aveva nessuna intenzione di uscire dalla stanza, almeno per quella giornata , quindi decise di farsi portare del cibo da un elfo delle cucine, che molto gentilmente le portò un vassoio colmo di diverse pietanze. Mangiò velocemente, come se ci fosse qualcuno dietro di lei pronto a rubarle il cibo, ma la fame che sentiva era davvero incontenibile. Guardò l’orologio, erano le dieci di mattina: ora avrebbe dovuto trovarsi a lezione, quindi avrebbe potuto vagare per l’istituto senza il rischio di essere vista.

C’erano diversi ragazzi che camminavano per l’istituto, probabilmente diretti verso qualche aula. La maggior parte non facevano caso a Hermione, al suo stato semi- cadaverico, ma si preoccupavano di più dei loro problemi, e di questo la ragazza ne fu grata. Si diresse all’ingresso dell’istituto e senza problemi uscì all’aria aperta, con l’intento di trascorrere la giornata fuori. Un vento forte la colpì in pieno petto, ma senza badarci troppo, Hermione si diresse verso un albero non distante dal portone. Le sue intenzioni le erano chiare: aveva bisogno di placare la sua anima, aveva bisogno di sentirsi sicura, necessitava di conforto, per questo decise di andare a far visita ai suoi genitori.

NdA: Due anni di nullafacenza e mi trovo ad aggiornare solo ora. Non ho scuse, chiedo perdono.
La storia verrà conclusa ma non so ancora nè quando nè come. Alcuni prossimi capitoli sono già stati scritti, il finale però è ancora incerto; quando ho iniziato questa ff avevo un'idea in testa, ora non sono certa di sapere come finirà il tutto. Intanto proseguo con quello che ho e spero al più presto di avere tempo per concludere l'intera vicenda. Grazie a tutti quelli che fino ad ora hanno recensito e i lettori silenziosi che hanno atteso tanto un aggiornamento.

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassettesimo ***


Dopo la fine della guerra magica, sotto consiglio di Hermione, i signori Granger si erano trasferiti a Parigi; abitavano in una villetta non lontano dal centro citta, sufficientemente distante da occhi indiscreti e vicini chiacchieroni.

Hermione si presentò sulla porta di casa all’ora di pranzo e fu accolta dalla madre molto calorosamente. Entrambi i coniugi, però, rimasero perplessi di fronte allo stato della figlia, che seppur cresciuta in altezza, rimaneva ancora piuttosto magra. Il pomeriggio passò lentamente per la ragazza, costretta in un lungo e intenso dialogo con i suoi genitori; volevano sapere tutto, il suo stato, la scuola che frequentava, come stavano Harry e la sua famiglia, quali erano i suoi progetti per il futuro. Quando verso sera decise di rifugiarsi in camera, niente impedì a sua madre di seguirla anche lì, sedendosi sul letto a fianco a lei.
“Hermione, tesoro, cos’è che ti preoccupa?” non aveva mostrato mancamenti o segni di stanchezza, eppure sua madre aveva capito che qualcosa non andava. Hermione non riuscì più a trattenersi e come non faceva ormai da troppo tempo, iniziò lentamente a piangere in grembo a sua madre. Era uno sfogo muto, privo di qualsiasi rumore, solo il suono della mano della signora Granger, intenta a carezzare la figlia, interrompeva il silenzio della stanza. Tutto quello che aveva dovuto sopportare fino ad ora, tutti i soprusi, le polemiche che le avevano rivolto, i sentimenti contrastanti che viveva.. tutto fu risolto da un pianto liberatorio.
“E’ per un ragazzo?” chiese improvvisamente sua madre, facendo sorridere Hermione.
“Be, anche.. più che ragazzo, un uomo ma ci sono altri problemi.”
“Un uomo? Ti sei cacciata in qualche guaio, tesoro?”
“Mmm..” Che cosa poteva dirle? Che sua figlia era diventata un’assassina? Che la sua unica figlia, dalle doti straordinarie, si era abbassata al livello di una schiava? E per cosa poi, non lo sapeva nemmeno lei. Ora non aveva alcuna convinzione sulle scelte fatte, viveva in uno stato d’inquietudine. Avrebbe dovuto continuare a svolgere gli incarichi di Lucius, oppure seguire le parole di Piton e abbandonare il piano folle che stava portando avanti? Una scelta. L’ennesima decisione da prendere. Da una parte Lucius, dall’altra Piton; da una parte la certezza di fare del bene per l’umanità portando però a compimento il piano di un mangiamorte deciso a conquistare il mondo magico e dall’altra la certezza di mandare a monte il piano fidandosi però della persona sbagliata.. Poteva fidarsi di Piton?

Hermione rimase a casa dei suoi genitori per tre giorni, ringraziandoli mentalmente per non averla più sobbarcata di domande riguardo al suo aspetto. La permanenza le fece riacquistare colorito e qualche kilo, ma ben presto si dovette ricordare che aveva dei corsi da seguire, perciò una sera Hermione decise di tornare all’istituto. Salutò i suoi genitori, che le strapparono la promessa di andarli a trovare più spesso e si smaterializzò nell’ingresso dell’istituto.
Per fortuna non c’erano ragazzi in giro a quell’ora, così Hermione poté percorrere la strada verso la sua stanza senza essere vista. Il locale odorava di chiuso ed era rimasto esattamente come lei l’aveva lasciato: in disordine ma con le foto appese al muro. Si mise a controllare ogni singolo volto che la guardava, cercando nel suo profondo, di provare un senso di rammarico per quello che aveva fatto. Fu inutile, non provava nulla se non odio nei loro confronti. Se non avessero commesso tutto quel male, lei non sarebbe stata costretta a ucciderli. In realtà, la domanda che la opprimeva era se mai avesse potuto smettere. Lei voleva in tutti i modi eliminare dalla faccia della terra quegli esseri, eppure questo avrebbe comportato la riuscita del piano di Lucius. Doveva esserci un modo, un compromesso per uscirne. Certo lei non era sicura delle intenzioni del mangiamorte, però aveva deciso di fidarsi di Piton e optare per quella possibilità; se Lucius voleva davvero diventare l’essere incontrastato, allora avrebbe dovuto vedersela con lei. Non sapeva come procedere, però doveva trovare al più presto una soluzione.

La mattina dopo Hermione si svegliò molto presto, complice il fatto che a casa dei suoi genitori aveva passato le giornate a dormire. Doveva recuperare i giorni persi, così decise di completare alcune relazioni che le mancavano e preparare una pozione piuttosto semplice che favoriva la rigenerazione delle erbe mediche. Finì il lavoro per l’ora di pranzo, ma ancora decisa a non uscire dalla stanza, si mise a contemplare il muro tappezzato di foto.
Staccò tutte quelle che aveva marchiato con una croce e le mise nella sua borsa, appurando in fine che le rimanevano solo dieci mangiamorte. Erano davvero pochi e sparsi in giro per i continenti.  Non si capacitava ancora di come Lucius le avesse potuto dare tutte le foto insieme, forse voleva affrettare le cose, infondo dieci persone non sono difficili da trovare per una maga addestrata come lei. Sì, lui voleva sbrigare tutto e subito, in modo da mettere in atto il suo piano prima della fine dell’anno, quando sarebbe stato proclamato il nuovo Ministro della magia. Che cosa sarebbe successo se lei non fosse riuscita a portare a termine l’incarico? L’avrebbe uccisa? Hermione non aveva mai affrontato Malfoy eppure credeva di aver raggiunto un livello decisamente superiore al suo, anche se Lucius tendeva ad avere un effetto paralizzante su di lei. Si sentiva a disagio al suo cospetto, voleva scappare ogni volta, come una stupida ragazzina ma lei ora doveva essere forte e combattere per mantenere libero il mondo magico.

Uscì dalla stanza verso le tre di pomeriggio e con sua grande fortuna non incontrò Daniel per i corridoi, cosicché decise di andare a consegnare la pozione al suo esaminatore. Giunta davanti alla porta del laboratorio però, Hermione fu colta di sorpresa, quando la porta si aprì e difronte a lei si palesò Piton, intento a uscire in quel preciso istante. A questo.. lei non era preparata. Aveva intenzione di evitarlo per diverso tempo, celandosi a lui in tutti i modi possibili ma a quanto pare il destino le stava giocando brutti scherzi. Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito, Piton alquanto sorpreso da quell’apparizione e Hermione infastidita dallo sguardo dell’uomo fisso su di lei. Fu lui a rompere il silenzio, mentre la ragazza stava ancora cercando di darsi un ritegno e placare il rossore che aveva incominciato a imporporarle le guance.
“Granger, quale onore riaverla tra noi. Spero che la vacanza le abbia schiarito le idee.” Disse alludendo alla discussione avuta diversi giorni prima.
“Sto bene, grazie.” Sibilò Hermione prima di superare l’uomo ed entrare nella stanza. Purtroppo però non riuscì nel suo intento. Piton la afferrò per un braccio voltandola verso di sé e dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno nel corridoio, parlò di nuovo, con un tono desolato.
“Non era mia intenzione farti prigioniera o rivelarti alle autorità, anche perché così facendo avrei smascherato anche la mia presenza. La mia intenzione era di metterti in guardia contro qualcosa che non puoi combattere da sola.” Le ultime parole furono ben scandite ma non ottennero il risultato sperato. Hermione spostò lo sguardo dall’uomo alla mano che teneva stretto il suo braccio. Vi posò una sua sopra, così da provocare la reazione di Piton, che immediatamente liberò la giovane. Questa, in risposta, entrò nella stanza dell’esaminatore, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando fuori un frustrato professore.


 
N.d. Buonsalve! Si ricomincia da qua, a piccoli passi, con qualche capitolo a settimana ma senza mai mollare. Mi scuso con tutti per l’assenza, mi c’è voluta un’eternità per ricominciare a scrivere questa ff. Ovviamente spero ancora nell’interessamento da parte vostra; devo dire che ultimamente ho ricevuto dei messaggi che mi chiedevano di continuare a pubblicare i capitoli ma forse per paura di deludere, o forse per paranoie mie ho perennemente delegato la faccenda a “lo farò domani”. Comunque ora eccomi qua, stranamente decisa a concludere questa storia, quindi buona lettura e non dimenticate di dirmi cosa ne pensate, per me è sempre molto importante la vostra opinione.

P.s. Ultimamente ho cominciato a scrivere un’altra long: The Dark Side of Slytherins. Se vi interessano le vicende di qualche serpeverde e amate il personaggio di Piton tanto quanto lo ammiro io, non deludetemi e dategli un’occhiata, non ve ne pentirete.

ThestralDawn

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciottesimo ***


Due mattine dopo il suo arrivo, Hermione si trovava seduta in biblioteca, intenta nella lettura di un tomo non molto intrigante per chi non s’interessasse di libri. Per sua sfortuna, fu interrotta da Daniel, che sconcertato nel trovarla li, le si sedette a fianco domandandole quando era tornata.
“Ti credevo ancora dai tuoi genitori e invece mi dici che sei tornata due giorni fa? Perché non sei venuta da me?” ne avevo motivo? Con tutto quello a cui aveva da pensare, a Hermione non era passato per la testa di cercare Daniel, per qualsiasi motivo intendesse lui. Non aveva riflettuto sulla loro relazione, per il semplice fatto che non provava nessun sentimento al di fuori della stima e amicizia.
Purtroppo Daniel non era dello stesso avviso e acciecato dalle sue emozioni, non riusciva a guardare in faccia alla realtà e accorgersi che Hermione non lo amava. Che cosa poteva fare lei se non assecondarlo? Non riusciva proprio a parlare con lui di quella faccenda, non voleva deluderlo; il problema era che più lui continuava a comportarsi come se andasse tutto magnificamente bene, più Hermione dava segni di mal sopportarlo.
“Ho avuto diverse cose da fare, tra pozioni e tesine non ho pensato ad avvertire nessuno”
“Non ti preoccupare..” ci mancherebbe “.. l’importante è che adesso sei qui, con me”
“Oh, eheh.. che ne dici se andiamo in sala grande? Ho una leggera fame”
“Tutto quello che vuoi” disse Daniel alzandosi e prendendo la mano di Hermione, che con una faccia mortificata si avviò verso l’uscita.

In sala grande c’erano diversi ragazzi ed esaminatori presi nelle loro conversazioni. Hermione si diresse immediatamente verso il centro in modo da sedersi in mezzo alla gente, così da evitare accuratamente le scenate sdolcinate del ragazzo. Non appena quest’ultimo le si avvicinò per ricever un bacio, infatti, Hermione cominciò a chiederli come aveva passato la settimana.
“Noioso senza di te, devo dire noioso. Sono felice che tu sia tornata! Comunque ho pensato di rimettermi in riga, così ho completato alcune prove che dovevo consegnare e in questo modo ho evitato l’espulsione”.
“Bravo. Mi sa che l’avvertimento di Piton..” Hermione si bloccò un istante per fare un lungo sospiro e poi continuò “..sì, mi sa che quell’avvertimento ti ha fatto paura.” “Ma certo, non voglio lasciare questo istituto proprio ora che ci sei tu a rendermi la permanenza qua più gradevole” disse Daniel con un sorriso a trentadue denti, mettendo nel panico Hermione, che non sapendo cosa dire, si  buttò nel cibo non rispondendo alle domande del giovane sulle sue giornate a casa.

Il mese passò velocemente tra le parole dolci di Daniel e gli sguardi indagatori di Piton, che diversamente da come si aspettava Hermione, non aveva problemi a farsi notare a guardarla. Dalla sera del suo arrivo, Hermione e Piton non si erano rivolti altre parole; lui la cercava, lei lo evitava accuratamente. Non aveva mai ripensato a quello che le aveva detto nel corridoio, non perché non avesse avuto tempo, ma perché non voleva ricadere nello stato di depressione che l’aveva colta a casa dei suoi genitori. Il solo pensare a Piton le procurava sofferenza, quindi era meglio archiviare la questione, passandoci sopra, facendo finta che non esistesse.

Nulla, però, andò nella giusta direzione.
Una sera, Daniel l’aveva invitata nella sua stanza, con la scusa di un consiglio su una pozione; come aveva sospettato, il suo intento fu assai diverso, infatti la stanza di Daniel era in perfetto ordine e al centro, vi era un tavolo con due sedie, preparato appunto per una cenetta intima. Il giovane aveva cucinato diverse pietanze accompagnandole da un ottimo vino, che diversamente da Daniel, Hermione non bevve più di tanto, in modo da rimanere lucida per qualsiasi eventualità. Una volta conclusa la cena i due giovani rimasero per un po’ seduti sul divano del ragazzo, presi in un dialogo sulle qualità culinarie di Daniel.
“Davvero Hermione, mi piacerebbe cucinare con te, saresti un’ottima pietanza..” disse Daniel facendosi più vicino a Hermione e prendendole un lembo della sua giacchetta che teneva sopra a un semplice vestito verde.
“Inizierei con il togliere la buccia..” proseguì togliendole la giacchetta. “Poi passerei al secondo strato..” disse appoggiando la sua mano sulla cerniera del vestito “In modo da raggiungere lentamente la polpa..” arrivando a tirare giù l’intera cerniera.
Hermione, accortasi di tutto, ribaltò la situazione a suo favore. Appoggiò le mani sul petto del ragazzo, che soddisfatto del suo risultato tentò il tutto per tutto, spingendo Hermione sul divano e cominciando a baciarla sul collo.
“Daniel.. mmm.. mi dispiace ma sono un frutto troppo raro per essere sprecato così velocemente; se davvero mi vuoi assaggiare, allora mi devi cuocere a fuoco lento per diverse ore” concluse Hermione lasciando Daniel stupefatto.
“Voglio fare l’amore con te, mi sembrava che avessi capito” rispose lui alla quasi offesa della ragazza, che in risposta si alzò dal divano e con calma prese la sua giacchetta e si avvicinò alla porta.
“Mi hai preso in giro!” ringhiò Daniel verso Hermione.
“No, sto tentando di farti capire che non sono pronta, ma tu non capisci. E’ meglio se dormi un po’ Daniel, il vino ti fa un brutto effetto” concluse Hermione uscendo dalla stanza.

Rimase appoggiata alla porta della stanza per alcuni minuti, in modo da ascoltare i movimenti di Daniel e in seguito il suono dell’acqua della doccia che scorreva. Si complimentò con lui per non aver perso la testa ed essere uscito a cercarla, altrimenti sarebbe stata costretta a schiantarlo. Con un lieve sorriso sulle labbra, Hermione si diresse nella sua stanza, fiera della sua reazione nei confronti del ragazzo. Passò davanti alla biblioteca e alla sala grande, entrambe buie e silenziose. Si attardò davanti ad una finestra, perdendosi nell’ammirare il paesaggio al di fuori dell’istituto; non si accorse però della presenza dietro di lei che la osservava. Non appena si voltò per proseguire verso la sua stanza, si trovò di fronte a Piton, piuttosto arrabbiato.

“Hai riflettuto abbastanza?”
Non un saluto, né un sorriso, né un segno di sentimento, nelle sue parole c’era soltanto il bisogno di una risposta. Ma cosa voleva in realtà? Hermione non si capacitava di come quell’uomo la cogliesse di sorpresa a ogni loro incontro, eppure il desiderio di rispondergli era immenso. Non doveva; sapeva che se l’avesse fatto, avrebbe dovuto fare i conti con le sue emozioni, che in quel preciso momento l’avrebbero tradita, mostrandola debole. Dopo uno sguardo in quei due pozzi neri in cui ogni persona si sarebbe potuta perdere, riprese a camminare verso la sua stanza. Questa volta lui non la afferrò per il braccio, anche se Hermione avrebbe desiderato un secondo contatto  tra loro ma si limitò a seguirla, tanto da affiancarla.
“Esigo una risposta” disse ora Piton più calmo, anche se la tensione tra i due era palpabile. Rispondere o no? Hermione si stava tormentando su questa domanda, non trovando via di fuga. Fu Piton a scuotere la situazione. 
Prese Hermione per le spalle, spingendola contro un muro, su cui vi appoggiò una mano, in modo da non lasciarla scappare.
“La situazione è più complicata di quello che sembra; Lucius sta attuando il suo piano con discrezione e tu non te ne sei accorta. Ora, io ho qualche idea sulle sue intenzioni ma senza le tue conoscenze non posso fare molto per aiutarti, inoltre ti chiudi in silenzi estenuanti e non mi rendi partecipe di quello che succede! Non puoi affrontare tutto da sola.. lascia che ti aiuti”. Il tono di Piton era stranamente lieve. Perché? Cosa si aspettava da lei? Era capace di cavarsela da sola, come aveva sempre fatto. Si arrabbiò per l’insinuazione rivoltale e rispose, dopo diversi minuti gli parlò. Cercava di nascondere le lacrime, mentre gli occhi lentamente iniziavano a luccicare.
“Non-ho-bisogno-del-tuo-aiuto.” Cercando di scandire ogni singola parola “Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.” continuò con un tono forzato.
“Perché fai questo?” disse Hermione a bassa voce, fissando Piton negli occhi, ma non ricevendo risposta ripeté la domanda alzando il tono. Aveva gridato, ma lui non si era scomposto, anzi si era fatto più vicino, pericolosamente vicino. I loro nasi si sfioravano, il loro respiro era diventato un tutt’uno, gli occhi dell’uno persi in quelli dell’altro. Fu Hermione a stravolgere ancora di più la situazione, appoggiando delicatamente le sue labbra a quelle dell’uomo che aveva di fronte, assaporandone il sapore.
Avvenne tutto molto lentamente, Piton approfondì il bacio piegando leggermente la testa e spingendo Hermione ancor più verso il muro in modo da lasciarla appoggiata a esso con la testa, mentre lei portò una mano sulla schiena dell’uomo, avvicinando i due corpi. Rimasero così per un tempo indefinito, avvolti in un bacio carico di passione, finché senza pronunciare alcuna parola al riguardo, Piton si smaterializzò, lasciando Hermione da sola nel corridoio, più confusa che mai.




N.d. Buonsalve! Eccoci qua con un nuovo capitolo. Qualcosa incomincia a smuoversi tra Hermione e Piton, lei ha capito che ormai Con Daniel non può funzionare, è cresciuta e non è più disposta a portare avanti una storia a senso unico; l’aveva già vissuto con Ron, non può permettersi che ricapiti ancora. D’altro canto Piton potrebbe rappresentare la persona giusta ma sappiamo bene com’è fatto il nostro professore, si tirerà indietro dopo quello che è successo o continuerà nella sua strenua battaglia per aiutare la ragazza? 
Fatemi sapere cosa ne pensate, cosa sperate che accadrà e come reagirà in futuro Daniel.. Spero di avere presto vostre opinioni.

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannovesimo ***


Labbra gelide e morbide le lasciarono una scia di baci lungo il collo. Quelle stesse labbra proseguirono fino alla schiena, dove lasciarono il posto a due mani ruvide ed esperte che scesero sui fianchi per poi fermarsi. Lentamente il bacino dell’uomo si fece avanti appoggiandosi al fondoschiena della ragazza che sussultò lievemente..

“Hermione mi hai sentito?” sbottò Daniel, infastidito dal comportamento della sua ragazza. I due, infatti, si  trovavano in biblioteca ma Hermione non aveva dimostrato nessun interesse alla conversazione con lui, tanto da farlo alzare in piedi per il nervosismo. Aveva persino ribaltato la sedia su qui era seduto, tanta era la forza con la quale aveva compiuto il gesto; peccato che Hermione non si era accorta neanche di quello.
“Hermione ma cosa ti prende?” disse Daniel cercandola con gli occhi. Lei, d’altro canto, era immersa nei suoi pensieri. Non riusciva a pensare ad altro che a quel bacio. Strane immagini le apparivano in testa  e lei puntualmente si perdeva a fantasticare. Tentò di riprendersi ma quando si voltò per fronteggiare il ragazzo, era troppo tardi, lui aveva lasciato la biblioteca. La situazione stava diventando complicata tra loro due e Hermione doveva fare assolutamente qualcosa.

Dal giorno del suo arrivo, lei aveva causato solo danni, anche se desiderava semplicemente passare un anno tranquillo all’istituto, seguendo le lezioni e ottenendo buoni voti per poi ricevere una stupida cartaccia che assicurava la sua idoneità per poter praticare, liberamente, il lavoro di pozionista. Più volte, Hermione si era domandata il perché di quella scelta tanto ardua, infondo sarebbe bastato confondere il rettore dell’istituto e procurarsi quel foglio senza tanti problemi, eppure lei aveva agito diversamente. La guerra l’aveva cambiata ma non fino a quel punto; la sua passione per lo studio e il suo interesse per la materia non l’avevano abbandonata, in queste cose Hermione era rimasta la solita ragazza diligente. Ora, però, si trovava davanti ad un grande problema: come cambiare la sua condizione all’istituto e conciliare gli incarichi di Lucius?

Persa nelle sue riflessioni, Hermione non si accorse dello scorrere del tempo.
Prese una decisione: avrebbe chiuso la relazione con Daniel, mantenendo un rapporto di amicizia, anche se lui non avesse voluto, a lei non sarebbe importato. Questo  avrebbe sicuramente migliorato il suo livello in pozioni.
Per quanto riguarda Lucius, avrebbe portato a termine gli incarichi che le venivano posti, primo perché si era accorta che mancavano effettivamente pochi mangiamorte da togliere di mezzo  e secondo, questo lavoro non avrebbe interferito con il suo scopo all’interno dell’istituto. Non appena tentò di affrontare la questione Piton, fu interrotta proprio da quest’ultimo. Un elfo si era smaterializzato all’interno della sua stanza, con un vassoio in mano.
“Miss Granger, Grammy  è stato mandato da padron Piton per assicurarsi delle sue condizioni e portarle del cibo” e così dicendo posò il vassoio sulla scrivania. Hermione non sapeva cosa dire, possibile che Piton si stesse preoccupando per lei?
“Grazie mille Grammy, sei stato molto gentile a portarmi del cibo e ti posso assicurare che sono in sane condizioni, infondo il signor Piton non mi vede da ieri sera, come pretende che io possa stare male?”
“Miss Granger, lei è chiusa in camera da più di due giorni e padron Pi..”
“CHE COSA? Due giorni? Ma che cosa stai dicendo?” Hermione si alzò dalla sedia della scrivania e si diresse velocemente all’armadio. Si mise qualcosa di decente, raccolse due fialette e si precipitò fuori dalla stanza, lasciando da solo quel piccolo elfo che non ricevendo ordini o richieste, fece ritorno dal suo padrone.

Hermione aveva trascorso due giorni chiusa nella sua stanza, senza accorgersi di nulla. Perché nessuno è venuto a cercarmi? Daniel dov’è quando serve?
Mentre rifletteva senza tregua, si diresse verso lo studio di un esaminatore, a cui il giorno prima avrebbe dovuto consegnare una pozione. Per la sua sbadataggine, aveva saltato due consegne per quella settimana e ora doveva assolutamente rimediare; sperava solo che i professori non si arrabbiassero troppo.
Il primo si limitò a prendere la fiala e assicurare Hermione che non avrebbe fatto alcun rapporto sul suo ritardo, essendo lei una delle migliori del suo corso.
Il secondo esaminatore, non fu così permissivo. La stanza di quest’ultimo era molto illuminata, ma non per la presenza di finestre, piuttosto di candele sparse, la cui luce veniva riflessa in più parti dai molti trofei d’oro che addobbavano ogni parete della stanza. Roger Phoneix, infatti, era un famoso pozionista, amante dello sfarzo che si limitava a vantarsi delle sue scoperte nella materia e che, per il “bene superiore”, aveva abbandonato le sue esplorazioni per dedicarsi all’insegnamento. Purtroppo per la giovane, l’uomo era assai vanitoso e notando la bravura della ragazza, più volte dimostrata nei precedenti compiti, non accetto la sua pozione.
“Ma perché non la dovrebbe verificare? Infondo era da consegnare ieri e scommetto che lei non ha ancora incominciato a visionare le altre.”
“Ragazzina” disse l’uomo da dietro il suo enorme banco “Quello che faccio io non ti riguarda, piuttosto cerca di essere più precisa la prossima volta, perché per questa sono costretto a darti una sanzione.”
Hermione aveva gli occhi piantati su quelli del pozionista, si poteva notare benissimo la sua rabbia, ma lei doveva rimanere calma. Non poteva e non voleva causare ulteriori danni, perciò prima di perdere il controllo con l’uomo che ora stava ghignando difronte alla sua espressione, uscì dalla stanza sbattendo la porta, dirigendosi all’esterno dell’istituto.

Il suo modo di rimettere le cose a posto non era incominciato per il verso giusto. Ora che aveva ricevuto una sanzione, sarebbe dovuta stare calma e attenta per qualsiasi cosa, non avrebbe dovuto combinare guai e avrebbe mantenuto i tempi; non poteva permettersi errori.
Presa aria e placato lo spirito, Hermione rientrò nell’istituto, non prima di scorgere la figura di Piton che la scrutava da una finestra, ma non appena fu scoperto nell’intento, si allontanò. Con lo scopo di raggiungerlo, Hermione si diresse verso la sua aula, ma fu bloccata pochi metri prima da Daniel, che con fare deciso le chiese se potevano parlare. Forse, pensò Hermione, avrebbe potuto cominciare a mettere un po’ di ordine nella sua vita.

Daniel era frustrato per l’atteggiamento di Hermione nei suoi confronti, lo si poteva leggere in viso. Portò Hermione nella sua stanza, la fece sedere e incominciarono a discutere. Dei due, solo Hermione aveva le idee chiare e alla sua decisione di lasciarlo, Daniel scoppio.
“Come puoi dire una cosa simile? Pensavo che ci amassimo, pensavo che TU mi amassi allo stesso mio modo. Non ti ho mai fatto mancare niente Hermione, certo abbiamo avuto un periodo di incomprensione, ma mi sembrava di aver risolto tutto!”
Ad Hermione sembrava di rivivere la stessa scena di lei e Ron la sera in cui si erano lasciati: Ron che si lamentava di averle dato tutto e che non comprendeva la sua decisione di lasciarlo con la richiesta di un altro tentativo, che puntualmente Daniel le propose.
“Ti prego Hermione, dammi.. dacci un’altra possibilità, questa volta non te ne pentirai!”
Ma li trovo tutti io? Hermione, più che certa della sua scelta, negò la proposta di Daniel, che frustrato urlò ad Hermione di lasciare la sua stanza. Sulla soglia lei si voltò, sperando in una ripresa di Daniel.
“Hermione dimmi la verità..” chiese Daniel presto alle lacrime “Sei innamorata di un altro?”
Cosa poteva rispondere.. la verità forse? Ma la conosceva davvero? Si, in quel preciso momento Hermione guardò dentro di se e capì che il suo cuore, ritornato a battere dopo anni di buio silenzio, apparteneva ad una persona.
“Si Daniel, mi dispiace.”


Buonsalve gente!
Eccovi un nuovo capitolo. Che ne pensate? So che qualcuno di voi apprezzava il personaggio di Daniel eppure.. ad Hermione sembra interessare altro. Non saltate subito alle conclusioni, alla nostra protagonista si prospetta una lunga avventura per ottenere ciò che vuole.
Aspetto di sentire la vostra opinione!
ThestralDawn

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Capitolo 20
*** Capitolo Ventesimo ***


“Ti prego”. “Avada Kedavra!”

Hermione chiuse velocemente la porta della sua stanza. Era notte, faceva piuttosto freddo e lei era stanca ma per quella notte, era sicura che non sarebbe riuscita a prendere sonno. Si posizionò per terra con la schiena appoggiata al letto, gambe incrociate e un libro in mano. Forse, anche solo per un istante, sarebbe riuscita a perdersi nel suo mondo.

Occhi chiari la stavano guardando, imploranti di porre fine a quello strazio. Colmi di lacrime, volevano che tutto accadesse velocemente, lontano dalla calma del clima familiare, lontano dalle luci della festa, lontano dal resto del mondo.  “Uccidimi, adesso. Ti prego.”  Una luce verde illuminò tutto il bosco, gli alberi e gli animali che in quella sera si erano coraggiosamente addentrati nell’oscurità della natura.

-Ogni volta mi pongo la stessa domanda, cosa spinge questi uomini ad uccidere i loro simili?- Hermione lesse e rilesse la frase, concentrandosi su ogni singola parola. Da più di mezz’ora si era fermata in quel punto e niente riusciva a smuoverla. Chiuse il libro e lo gettò a lato, forse “test sperimentali sui babbani” non era esattamente il libro adatto a lei, in quella situazione. Come potevano esserci dei libri simili nella biblioteca dell’istituto, Hermione ancora se lo domandava; sempre meno desiderosa di dormire, uscì dalla stanza e si diresse all’esterno dell’istituto. Il portone era chiuso, ma lei era fortemente intenzionata ad uscire.
Fu bloccata da Pohneix, felice di trovarla fuori dalla sua stanza e pronto a darle un’altra sanzione che Hermione proprio non si poteva permettere. Si girò lentamente, fronteggiando l’esaminatore; nulla le avrebbe impedito di prendere il diploma, neanche uno stupido, inetto, incapace uomo, anche se avrebbe dovuto risolvere la situazione con la forza.
“Granger, quando faccio una domanda, esigo una risposta. Te lo ripeto, cosa ci fai fuori dalla tua stanza, a quest’ora?”
“Non credo siano affari suoi”.
“Come osi, come ti permetti  di rivolgerti a me in questo modo? Forse non ti è chiara la mia posizione qua dentro, vero?” chiese lui avvicinandosi alla ragazza che stava assumendo lentamente un aspetto pallido. “Io ho una grande influenza sul direttore, se lo vuoi sapere..”
“In realtà non mi importa molto, se lo vuole sapere.. quindi mi scuserà se ora faccio ritorno nella mia stanza.” I suoi occhi si stavano tingendo di rosso e questo non andava affatto bene, doveva allontanarsi il più in fretta possibile. Un passo le venne concesso prima di essere bloccata nuovamente dall’esaminatore, fermamente deciso sul punire la giovane. La stretta sul braccio di Hermione si fece aggressiva; era arrivata al limite della sopportazione, ora nulla l’avrebbe trattenuta dall’attaccare quell’uomo. La mezzosangue, irriconoscibile per tutti coloro che potevano affermare di conoscerla, aveva assunto un aspetto a dir poco glaciale, peccato che l’uomo, troppo fiero della sua posizione, non l’aveva notato.
“è sicuro di voler giocare a questo gioco?” domandò Hermione, facendo un sorrisetto nella direzione dell’uomo, che a vedere tale ghigno, considerò seriamente di lasciare il braccio della giovane, ma ormai non aveva più importanza, perché nel momento esatto in cui lo pensò, Hermione gli aveva puntato la bacchetta al collo. “Avada..”
“HERMIONE!”

Non capì se fosse stata la voce conosciuta o l’ultimo segno di lucidità che la portò a bloccarsi, prima di commettere l’atto che l’avrebbe fatta espellere quanto prima.
Gli occhi scarlatti, che fino a quel momento erano rimasti fissi sull’esaminatore, ora impaurito, si posarono sulla figura apparsa in quell’istante dal corridoio vicino. Il nero del vestito si confondeva con l’oscurità che vigeva in quel corridoio, ma la ragazza individuò immediatamente gli occhi dell’uomo, neri, profondi; si sarebbe persa, in quegli occhi, se non fosse stata richiamata una seconda volta dal proprietario di quelli.
“Granger” disse Piton “No”.
Una parola, pronunciata da lui fu sufficiente. Hermione riprese velocemente padronanza di se stessa e senza indugio guardò prima l’uomo impaurito che aveva tra le mani, liberandolo dalla sua stretta, che scattò a terra impaurito più che mai e subito volse lo sguardo verso Piton, che la guardava accigliato. Capendo ciò che aveva fatto, Hermione si mise a correre nella direzione della sua stanza, sentendosi addosso gli sguardi dei due uomini; si allontanò troppo velocemente per sentire le grida di Pohneix, che le rivolse diversi insulti.
“Severus.. Oh mio dio, hai visto cosa si è permessa di fare quella giovane stolta?” disse l’uomo ancora a terra, intento a tirarsi su.
"Provvedimenti, ecco cosa ci vuole. Domani mattina, per prima cosa, le assegnerò una sanzione. Un’altra, a dire il vero; ben bene.. una ancora sarà sufficente per..” ma Pohneix non concluse la frase che fù schiantato dall’incantesimo di Piton, infastidito da tutto quel parlare. Senza degnare il mago appena attaccato, seguì velocemente Hermione.

Perché. Perché aveva agito in quel modo. Doveva controllarsi, se voleva restare ancora all’istituto. Maledetto quel Pohneix, gliel’avrebbe pagata, oh si. Molto “gentile” Piton ad intervenire in quel momento, no davvero, avrebbe dovuto attaccare anche lui, peccato sia stata proprio la sua voce a fermarla nel suo gesto. Se solo.. ma cosa ci faceva Piton nel corridoio, a quell’ora? Hermione si fermò di colpo a pensare. La stava seguendo? Quel comportamento, in effetti, era da lui ma non ne capiva il motivo; cosa voleva lui da lei? Certo Hermione era alquanto decisa a parlargli, ma era quasi certa di non essere ricambiata nella decisione. Quel.. singolo bacio l’aveva portata a scoprire un lato nascosto, di un uomo che per troppo tempo aveva vissuto solo; sapeva che sarebbe stato impossibile ma già quel gesto era la prova che qualcosa si era mosso in lui.

Realizzò in quel momento di essersi fermata in mezzo al corridoio, quando sarebbe dovuta rientrare immediatamente nella sua stanza, anche se si trovava dall’altra parte dell’istituto. Perché diamine sono venuta fin qua?
Tutto quel pensare l’aveva portata fuori strada, tanto da ritrovarsi davanti alla biblioteca, che in quel momento era chiusa. Vani i suoi tentativi di aprirla e passarvi la notte; a quanto pare il direttore aveva preso delle precauzioni, dati gli ultimi avvenimenti.
Seccata, Hermione sorpassò la biblioteca e si infilò nella prima stanza che trovò libera, desiderosa di silenzio e oscurità. La stanza era immersa nel buio, ma non era un problema per gli occhi addestrati della donna, che incurante della stanchezza che la pervadeva, estrasse la bacchetta dalla tasca, pronta per fronteggiare chiunque fosse vicino. Aveva, infatti, sentito dei rumori al di là della porta ma nulla oltre quello accadde successivamente, tanto da portare Hermione a sedersi e appoggiarsi ad un banco, per riprendere le forze. Il tempo di rilassarsi, che Hermione perse le forze e cadde per terra, esausta, spostando il tavolo e facendo piuttosto rumore.
Per sua sfortuna non si accorse dell’uomo che si era precipitato nella stanza, non appena udito il frastuono.

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventunesimo ***


Il sole colpì Hermione in pieno volto. Aprì gli occhi lentamente; sentendo l’aria del mattino che le invadeva il corpo e tirò ancora più verso di sé la coperta. Si rannicchiò nel letto e strinse il cuscino, infondo avrebbe potuto dormire ancora qualche ora. Il tempo di formulare il pensiero e si ritrovò seduta, con le coperte per terra e gli occhi ben aperti per capire la situazione. Si guardò intorno: era nella sua stanza, distesa nel letto e sola. Come ci sono arrivata qui? Si ricordava benissimo di essere entrata, la sera prima, in una stanza vuota e buia e di essersi seduta, ma niente di più. Probabilmente doveva essersi addormentata, ma questo non spiegava l’essere, ora, nella sua stanza; forse era riuscita a smaterializzarsi prima di esaurire le forze. No, poco probabile, se lo sarebbe ricordato. Qualcuno l’aveva portata li e lei non ricordava nulla.

Hermione si preparò velocemente, in modo da riuscire a non perdere anche l’ultima lezione della mattina; era davvero tardi e non aveva nessuna scusa. Avrebbe dovuto affrontare la questione Pohneix prima o poi, ma per il momento era meglio evitarlo, anche se la sanzione non gliel’avrebbe tolta nessuno. Era riuscita a procurarsene due nel giro di un semestre, di bene in meglio.
Uscì dalla stanza e si diresse nell’aula della lezione, già piena di ragazzi che attendevano l’arrivo dell’esaminatore; sarebbe dovuta rimanere in camera anche per quell’ora, piuttosto che vedere tutti gli sguardi dei ragazzi puntati su di lei non appena messo piede nell’aula.
“Ah signorina Granger, ci degna della sua presenza per quest’ora? Quale onore.”
A quanto pare la lezione la teneva il rettore, come le precedenti, da quanto comprese la giovane. Si mise vicino ad una ragazza che seguiva gli stessi suoi corsi, Altea si chiamava. Era una ragazza piuttosto timida, docile e spensierata, faticava a farsi degli amici, ma per quanto riguardava lo studio, era tra le prime dell’istituto. Hermione dovette faticare non poco per riuscire a parlare con lei, la prima volta che si conobbero, ma le volte successive andò meglio. Si sedette negli ultimi banchi e si guardò intorno, posando lo sguardo su Daniel, intento a conversare con due ragazzi delle prime file.
“Hai saltato tutte le lezioni e dato che sono le ultime, Hallen si è infastidito.” le disse Altea, mentre Hermione si sistemava per ascoltare la lezione.
“Oh non credo sia infastidito da quello.. Ho ricevuto due sanzioni, probabilmente si aspettava di più da me.”
Non ricevendo risposta dalla ragazza, si voltò verso di lei, notando uno sguardo perplesso sul suo volto.
“Che c’è?”
“Due sanzioni? Ma Hermione, così sarai espulsa!” rispose Altea preoccupata.
“Me ne vado con tre e per tua sfortuna la terza non l’ho ancora ricevuta e non intendo riceverla.”
Lo sguardo di Altea si rasserenò e dopo aver regalato ad Hermione uno dei suoi sorrisi migliori, si mise ad ascoltare la lezione.

Poco prima di uscire dall’aula Hermione fu chiamata da Hallen. Dopo che tutti uscirono, le si avvicinò.
“Hermione ho saputo delle sanzioni. Non sono affatto contento di sapere che vai male, mi aspettavo di più da una ragazza volenterosa come te. Dopo tutto quello che hai fatto per entrare qua dentro, sei davvero sicura di voler buttare via tutto?” domandò il rettore serio.
“Le assicurò che non accadrà mai più. Certo se gli esaminatori fossero più..”
“No Granger. Sei tu che devi adattarti a loro, non il contrario. Pohneix può risultare difficile come uomo, spesso ostico, ma ti devi adeguare, perché avrai lui fino alla fine dell’anno. Ora, se mi vuoi scusare, ho alcune faccende da sbrigare.” E così dicendo lasciò la stanza.
Hermione rimase li, da sola, a riflettere, finché Altea non vedendola uscire entrò nell’aula. Le ragazze si diressero in sala grande; forse un pasto sarebbero riuscite a mangiarlo. Hermione non era affamata, ma come ribadì Altea, non sarebbe dovuta rimanere senza forze; si misero in un tavolo libero e iniziarono a mangiare.
“Non mi ha raccontato com’è andata a finire con Daniel.” Disse Altea ad un tratto.
“Come credi che sia andata? Non ha capito proprio nulla e si è arrabbiato. Lo credevo più maturo, ma forse ho solo creduto che potesse essere diverso, almeno con lui.” “Mi dispiace Hermione..” disse Altea, piuttosto dispiaciuta per l’amica, che vedendola così, cercò di rassicurarla.
“Non ti preoccupare, non mi interessa più di tanto. Ora, senza nessuno intorno, avrò più tempo per lo studio.” Nessuno intorno.. non proprio vero Hermione? Pensò lei, con lo sguardo fisso verso la porta, speranzosa di vedere qualcuno in particolare a varcarla.
“Sembri così assente Hermione.”
“Oh be.. Altea io sono sempre persa in me stessa!” si misero a ridere le due giovani, attirando l’attenzione dei loro vicini.
Hermione cercò di concentrarsi sulla figura dell’amica che aveva davanti. Altea aveva un anno in più di lei, ma fisicamente ne dimostrava alcuni di meno; era molto bella, una bellezza non convenzionale e pura, che superava quella di Hermione, ormai troppo lacerata dalle lotte del passato. Anche Altea nascondeva qualcosa, dietro quel visino dolce c’era un passato orribile, fatto di stragi: figlia del conte di Svezia, Sweden, Altea nacque tra lussi e ricchezze che non voleva. Tanto viziata dai genitori, che desideravano un maschio, fecero di lei l’eletta al trono; non fu per lei un’infanzia facile, costretta a imparare cose che non voleva e vivere in modo troppo pomposo per il suo gusto. Durante la battaglia contro l’oscuro, la sua famiglia giocò un ruolo culminante nelle difese di Lord Voldemort, offrendogli la dimora quando la sua caduta si stava facendo vicina. Pregata dai genitori, perché si unisse al Signore oscuro, Altea riluttante abbandonò la famiglia e si rifugiò in Australia, desiderosa di iniziare una nuova vita; venne esiliata dall’intera famiglia e cancellata nella storia regale. Ritrovarsi ora, vicino ad una persona che aveva rinunciato a tutto nella vita per i propri ideali, era per Hermione un vero onore, lei era riuscita in qualcosa che la mezzosangue non aveva avuto il coraggio di fare.

Lasciarono la sala grande il primo pomeriggio, con l’intenzione di recarsi al paese per comprare qualche libro, Altea però si ricordò all’ultimo di dover consegnare una pozione.
“Non c’è problema, ti accompagno e poi andiamo al paese, non ho nient’altro da fare.”
Dopo averla ringraziata, Altea indicò ad Hermione la strada per la sua stanza e appena presa la fiala con la pozione, andarono dall’esaminatore.
“A chi la devi consegnare?”
“Oh.. c’è il nome sulla fiala.”
Hermione voltò la boccetta che aveva tra le mani e si fermò all’improvviso.
“S.P. Il tuo ultimo esaminatore è..”
“Severus Piton. Perché?” domandò preoccupata Altea.
“Te lo spiego più tardi, io adesso non ti posso accompagnare da lui. Ci vediamo in..” ma venne prontamente bloccata dal Altea.
“Hermione, siamo già arrivate; la stanza è quella” disse Altea indicando la porta vicina ad Hermione.
Quest’ultima prese un gran respiro, sbatté un due volte le palpebre e tentò di rilassarsi, cosa che le risultò assai difficile. Vedendola in quello stato l’amica le disse di non preoccuparsi, sarebbe comunque entrata da sola nella stanza, se davvero a lei procurava fastidio; il problema però si risolse subito: Piton non era nella stanza.
“Tutto a tuo favore Hermione, Piton non c’è! Caspita ne avevo davvero bisogno, la pozione era da consegnare entro oggi.”
“Bene bene, ora che abbiamo appurato ciò possiamo..”
“Avete bisogno di qualcosa, voi due?” si intromise una voce alle spalle delle giovani, intenzionate a tornare indietro. Hermione non avrebbe voluto sentire né vedere il proprietario di quella voce, ma per sua sfortuna, ora si trovava esattamente davanti a lei.

Altea non era mai stata tanto grata all’esaminatore come in quel momento. Era seriamente intenzionata ad andare a cercarlo, qualora non lo avesse trovato nella sua stanza, ma la fortuna oggi era dalla sua parte.
Uscì da dietro le spalle di Hermione e rispose subito alla domanda.
“Buongiorno. In effetti la stavo proprio cercando; vede le devo consegnare la mia pozione e..”
“Signorina Sweden, cattive compagnie la stanno conducendo su una brutta strada. È il primo ritardo di consegna da quando la conosco.” E dicendo questo, Severus Piton volse lo sguardo ad Hermione, che risentita stava per controbattere.
“Oh no, le assicuro che è stata tutta colpa mia, non ho calibrato bene il tempo.” Disse prontamente Altea.
“Mi delude Sweden, ma d'altronde non è la prima persona che lo fa.” Disse lui sempre con lo sguardo fisso sulla mezzosangue. Questa non voleva abbassare lo sguardo, si sentiva troppo fiera, troppo arrabbiata con lui per potergliela dare vinta; fu Piton il primo a distogliere lo sguardo e a rivolgerlo ad Altea.
“Signorina, ha intenzione di darmi la pozione o devo metterle un voto in base alle mie supposizioni?” disse lui impaziente di andarsene.
“Oh si, certo mi scusi. Ecco l’avevo messa.. ah già! Hermione l’avevo data a te!” disse Altea voltandosi verso l’amica, ancora intenta a lanciare sguardi omicidi verso l’uomo.
Colta di sorpresa, Hermione si riscosse subito e da una tasca tirò fuori la pozione di Altea; la contemplò per un istante e subito dopo la consegnò a Piton. Un passo avanti e si trovò esattamente difronte all’uomo, più alto di lei che la fronteggiò; un gesto di pochi istanti, che ad Hermione sembrarono ore, fu sufficiente alla giovane per paralizzarsi, nel bel mezzo del corridoio. Le loro mani si erano sfiorate appena e se per Hermione ebbe quell’effetto, per Piton si può dire altrettanto. Non solo rimase confuso per qualche secondo davanti ad Hermione, ma lasciò le due giovani quasi sconvolto.
“A-arrivederci.”

*

“Bella giornata, non trovi?” disse Hermione interrompendo il silenzio che era calato tra lei ed Altea non appena si furono allontanate dall’istituto.
Stavano camminando per le strade del paese, in silenzio, troppo prese ognuna dai propri pensieri; se Hermione era ancora assorta nel rimembrare le parole di Piton, Altea tentava di dare una spiegazione al comportamento di quest’ultimo.
“Hermione, dimmi..” cominciò Altea facendo finta di non aver sentito le parole dell’amica “Che problema hai con Piton? Ti ha guardato in cagnesco da quando ci ha notate nel corridoio e gli è bastato toccarti per mettersi a balbettare. Questo non è normale, lo devi ammettere.”
“Ma infatti Piton non è normale.” Tentò di chiudere la questione Hermione, con scarsi risultati, perché Altea era fortemente intenzionata a voler sapere di più.
“Vedi, io non ho mai avuto problemi di nessun genere con quell’esaminatore. Certo ho sempre pensato fosse un po’ scorbutico e selettivo, ma io vivo la mia vita e lui la sua, senza crearci fastidi a vicenda. Da quando sei arrivata tu però, ha iniziato a comportarsi sempre peggio. All’inizio non ci badavo più di tanto, infondo poteva capitare a tutti una settimana storta, poi ho notato che la situazione invece che migliorare, stava degenerando.. caspita Hermione, c’eri anche tu in aula quando ha schiantato diversi banchi.”
Hermione che la stava ascoltando, aveva lo sguardo perso davanti a sé.
“Altea, Piton era in fase di guarigione in quel periodo e la pozione che aveva fatto era sbagliata. Può capitare a tutti di sbagliare, solo che lui se l’è presa troppo; è fatto così.”
“No Hermione.” Disse improvvisamente Altea, fermandosi in mezzo alla strada. “Da quando lo conosco io, Piton non ha mai dato dei segni di squilibrio. Non è un uomo che si atteggia, ne vanta, almeno fino a quando non sei arrivata tu.”
“Mi stai accusando di qualcosa?” la attaccò Hermione, infastidita dalla piega che stava prendendo il discorso. Perché dovevano farsi rovinare la giornata da quell’uomo, quando avrebbero tranquillamente potuto passare un pomeriggio perse in biblioteca? Hermione non voleva litigare anche con Altea, ma c’era qualcosa sotto tutto quel discorso e lei voleva scoprire di cosa si trattava.
Ci fu un attimo di pausa, in qui entrambe le giovani presero un gran respiro; Altea si avvicinò ad Hermione, in modo che solo lei la sentisse.
“Lo conoscevi già, prima averlo come esaminatore all’istituto?” Doveva rispondere?
Hermione non ebbe il tempo di pensare la risposta che fu interrotta dalla voce di un uomo, che la stava chiamando dall’altra parte della strada. La giovane si voltò di scatto, infastidita, ma ciò che vide non fece altro che aumentare quella sensazione: Lucius Malfoy la stava osservando divertito.

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