LO SCAMBIO CHE LI FECE INNAMORARE

di NIHAL_JOHNSON
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** COME TUTTO E' COMINCIATO ***
Capitolo 2: *** IN BIBLIOTECA ***
Capitolo 3: *** L'ULTIMA FETTA DI BACON ***
Capitolo 4: *** CHE BELLO AVERE RAGIONE ***
Capitolo 5: *** COME SI PERMETTE? ***
Capitolo 6: *** NOTTE IN BIANCO ***
Capitolo 7: *** HERMIONE E' UNA RAGAZZA ***
Capitolo 8: *** IL BALLO DEL CEPPO ***
Capitolo 9: *** LETTERE E REGALI ***
Capitolo 10: *** CAPODANNO CLANDESTINO ***
Capitolo 11: *** IL PRIMO SCHERZO DI HERMIONE ***
Capitolo 12: *** LE ULTIME PROVE ***
Capitolo 13: *** UNA SORPRESA INASPETTATA ***
Capitolo 14: *** LA VENDETTA DI HERMIONE ***
Capitolo 15: *** CASINO IN CORRIDOIO ***
Capitolo 16: *** INSIEME IN PUNIZIONE ***
Capitolo 17: *** NON MI LASCIARE COSI' ***
Capitolo 18: *** UN NUOVO ALLEATO ***
Capitolo 19: *** COME DICE LA CANZONE ***
Capitolo 20: *** L'ARTE DI ORIGLIARE ***
Capitolo 21: *** POSSIAMO ESSERE EROI ***
Capitolo 22: *** BLOCCATO NEL MEZZO CON TE ***
Capitolo 23: *** LO SCAMBIO ***
Capitolo 24: *** C'E' QUALCOSA DI STRANO IN QUEI DUE ***
Capitolo 25: *** E' GUERRA ***
Capitolo 26: *** INVITO ALLA TANA ***
Capitolo 27: *** DAVVERO HO DETTO QUESTO? ***
Capitolo 28: *** IL PIANO DI GEORGE E DRACO ***
Capitolo 29: *** UN ABBRACCIO PER HERMIONE ***
Capitolo 30: *** FINALMENTE HO CAPITO ***
Capitolo 31: *** SONO GRANDI AFFARI NOSTRI ***
Capitolo 32: *** L'USCITA DI SCENA DEL SECOLO ***
Capitolo 33: *** LUCCIOLE ***
Capitolo 34: *** BENVENUTI AI TIRI VISPI WEASLEY ***
Capitolo 35: *** IL RAGAZZO CHE NON HA AVUTO SCELTA ***
Capitolo 36: *** NON SAREMO PIU' IDENTICI ***
Capitolo 37: *** LA SCINTILLA ***
Capitolo 38: *** LA BATTAGLIA DI HOGWARTS - PARTE 1 ***
Capitolo 39: *** LA BATTAGLIA DI HOGWARTS - PARTE 2 ***
Capitolo 40: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** COME TUTTO E' COMINCIATO ***


CAPITOLO 1
 
 
 
*TERZO ANNO: AL PAIOLO MAGICO

 
 





Tutto è cominciato una mattina di fine agosto, quando al Paiolo Magico la famiglia Weasley si era riunita per gli ultimi giorni di vacanza prima dell’inizio delle lezioni, appena tornati dall’Egitto.
Hermione era appena tornata dalla Francia e i suoi genitori avevano insistito per accompagnarla al Paiolo Magico di cui tanto avevano sentito parlare e per incontrare i genitori Weasley che tanto adoravano.
 
 
§
 
 
Hermione e i suoi genitori arrivarono al pub e salirono al piano superiore adibito ad albergo per i maghi di passaggio. I suoi genitori erano entusiasti di ogni cosa, sua madre strillò al settimo cielo quando vede un’aspirapolvere passare il corridoio da sola.
Trovarono la loro stanza, sistemarono le valige e sorrisero soddisfatti. La ragazza liberò Grattastinchi per la stanza, che iniziò a gironzolare curioso.
“Hermione noi scendiamo a cercare Molly e Arthur, tu vieni con noi?”
“Mi sa che rimarrò qui a studiare, gli esami del secondo anno sono nulla a confronto di quelli del terzo. E tra due anni ci saranno i G.U.F.O.” Rispose lei accigliata, come se fosse ovvio.
“Appunto, tra due anni tesoro…”
Suo padre si accovacciò accanto a lei, arrivando all’altezza dei suoi occhi e sospirò paziente.
“Hermione, io amo la tua dedizione allo studio. Ma se continui di questo passo… ti perderai tante altre cose.” Le sussurrò infine all’orecchio.
Lei aggrottò la fronte, incerta sul significato di quelle parole.
“Scusate, ma vi raggiungo più tardi.” Risponde decisa, sarà costretta a passare un altro intero anno a scuola con i più giovani della famiglia Weasley. Le bastavano già così.
Così li guardò andare via, convinta della sua decisione. Sospirò e si spostò i capelli dal viso con stizza.
Si stese sul letto e si circondò delle decine di tomi e volumi del terzo anno. Osservò quello di Cura delle Creature Magiche e si convinse che forse non era il caso di aprirlo da sola.
Scelse quello di Aritmanzia, si stese a pancia in su e iniziò a leggere concentrata. Voleva arrivare ancora più preparata quell’anno.
Ma dopo un po’ iniziò la sua concentrazione fu interrotta da un fastidioso rumore provenire dalla stanza accanto, come uno scintillio di piccoli fuochi d’artificio.
Provò a non farci caso inizialmente, ma il rumore si fece sempre più alto, fino a diventare uno scoppiettio di rimbombi. Si alzò in piedi di scatto irritata, chiudendo il libro, e lasciandolo sul letto, e si affacciò fuori dalla porta.
“Ma che diavolo sta…?”
Non fece in tempo a finire la frase che un piccolo fuoco d’artificio uscì come impazzito a mezz’aria dalla stanza adiacente e puntò dritto verso di lei. Lei sbarrò gli occhi allibita vedendo quell’affare arrivare a tutta velocità verso di lei, inseguito da due figure.
“Hermione attenta!” Una voce grida, ma è troppo tardi.
Il piccolo fuoco d’artificio arancione la colpì in faccia facendola stramazzare a terra.
Hermione stesa sul pavimento, scosse la testa confusa, vedendo due braccia sollevarla.
“Ommioddio Hermione scusami noi non volevamo…”
Si ritrova a faccia a faccia con Fred e George Weasley. Si erano alzati parecchio dallo scorso anno e i capelli erano leggermente più lunghi e arruffati.
Hermione per la prima volta rimase senza parole.
Per diversi attimi non disse nulla, scossa ancora dall’esplosione che l’aveva colpita in pieno volto. Poi i gemelli scoppiarono improvvisamente in una fragorosa risata, al punto da farla riscuotere.
“Siete due idioti. Cosa c’è di tanto buffo?” Chiese irritata mentre i due si rotolavano a terra dalle risate.
“La…la tua...”
“Faccia!”
Senza smettere di ridere provarono a parlare, ma con poco successo. La faccia di Hermione era completamente nera per la fuliggine e i capelli erano bruciacchiati e sparati in aria per lo scoppio del fuoco d’artificio.
“Scusaci tanto…” fece uno dei due. Hermione non aveva idea però quale. Non aveva mai imparato a riconoscerli e sinceramente non le importava.
“Lo trovate divertente?” Chiese guardandoli di sottecchi senza però scomporsi.
“Oh si.”
“Molto…”
“Estremamente divertente.”
Hermione sbuffò e si alzò in piedi, con aria di sfida, non voleva dargli alcuna soddisfazione.
“Dov’è Ron?”
“Come puoi pensare a lui quando ci siamo qua io e George?” Rispose uno dei due piccato.
“Noi siamo adorabili…”
“…E bellissimi.”
“Oh si.”
“No, siete incoscienti.”
I due gemelli si guardarono, poi fissarono di nuovo la ragazza e fecero in contemporanea un gesto con le dita come per dire “poco, poco.”
“Beh sicuramente lo conquisti Ron conciata così…” Le fece l’occhiolino quello che aveva capito essere Fred.
Hermione arrossì violentemente e scosse la testa, “di cosa stai parlando?”
“Oh andiamo, si vede lontano…”
“…un miglio che gli piaci.”
“No, non è possibile. Perché dovrebbe?”
Fred sbarrò gli occhi, “come perché? Sei la strega più brillante di tutta Hogwarts! Alcuni nostri compagni non sanno fare metà degli incantesimi che sai fare tu!” Si rese conto dei complimenti che erano usciti dalla sua bocca e si affrettò a tornare al suo solito sorriso malizioso e sfacciato.
“Beh in effetti sei una rompiscatole senza pari.”  
“Nemmeno voi a quanto pare siete tanto bravi con gli incantesimi.” Affermò sorridente sporgendosi dalla sua porta e osservando il corridoio tappezzato di chiazze nere e fuliggine.
“Beh ecco…”
“Noi…”
Ma non fecero in tempo a finire la frase che Hermione li scostò e si precipitò nella loro stanza, quella accanto alla sua. Era completamente a soqquadro, i mobili rovesciati, libri e fogli sparsi sul pavimento. Qualcosa ribolliva in un pentolone al centro della stanza.
Si voltò con sfida verso i due guardando in alto, erano alti almeno una ventina di centimetri più di lei.
“Cosa diavolo state combinando qui?”
“Non te lo diremo mai.”
“Bocche cucite.”
“Non riuscirai a…”
“MOLLY!” Gridò la ragazza per il corridoio a pieni polmoni con le braccia incrociate. Immediatamente i due gemelli la sollevarono per le ascelle e la portarono fino al letto, chiudendo la porta con un leggero calcio.
“Sei tremenda.”
“Lo so.”
“E va bene, noi…”
“…stiamo perfezionando degli incantesimi…”
“…di fuoco per l’esattezza. Dovrebbero venir fuori dei piccoli fuochi d’artificio che…”
“…volano per la stanza.”
“La forma ce l’abbiamo, ma…”
“…non riusciamo a controllarli. Appena li creiamo ci sfuggono questi piccoli bastardi.”
Hermione alzò un sopracciglio. “Perché tutto questo?”
“Esperimenti.” Si limitò a dire George.
“Non ti diremo altro, solo che…abbiamo in mente grandi cose…”
“Grandi progetti futuri.”
“Si, grandi progetti da perfezionare a quanto vedo.”
“Beh siamo solo all’inizio.”
“Acida la ragazza.”
“Mi piace.”
Hermione sorrise soddisfatta di avergli estrapolato qualche informazione e incrociò nuovamente le braccia.
“Siete terribili. Meno male che Ron non ha preso da voi.”
“Ancora con questo Ron?” Sbottò Fred visibilmente annoiato.
“Hermione, non è che devi dirci qualcosa? Chiese George malizioso.
“Già Granger, cosa nascondi?”
Hermione arrossì e si alzò di scatto. “Niente.”
“Bugiarda.”
“Zitti.”
I due gemelli scoppiarono a ridere e improvvisarono una canzoncina: “La Granger ha una cotta per Ronnino, e quando si daranno un bacino…”
“Piantatela!” Sbottò lei rossa in volto. I due smisero improvvisamente.
“Vostra madre sarà molto felice di sapere cosa state combinando quassù…”
“Non oseresti.”
“Scommettiamo?”
“Se dici qualcosa a qualcuno, noi spifferiamo tutto a Ron.”
Hermione stava per ribattere, ma si bloccò sorridendo furba.
“Come volete. Siamo pari. Oh e tanto per la cronaca…” Iniziò poi mosse la bacchetta verso il calderone che sibilò e si riempì di fumo rosso-arancione. Un attimo dopo una scintilla arancione scaturì da dentro e iniziò a seguire i movimenti in aria che Hermione compiva con la bacchetta.
Aprì il palmo della mano e la scintilla scoppiettante le si fermò sopra, “questo è l’incantesimo per controllare i creati: Retractum!” Gridò infine, scagliando la scintilla contro i gemelli che, presi alla sprovvista, vennero compliti in piena faccia e scagliati sul letto.
Si alzarono sui gomiti appena per riuscire a guardarla, con i capelli rossi che gli fumavano ancora, i volti neri di fuliggine.
“Scrivetevelo… così magari la prossima volta non vi sbagliate.” Concluse sorridendo beffarda, per poi aprire la porta e andarsene con il naso all’insù.
“Mi dovete un favore!” Sentirono la sua voce riecheggiare per il corridoio.
I due gemelli si guardarono per un momento poi scoppiarono a ridere come matti.
George tirò una gomitata al fratello, “E’ proprio forte eh, Fred.”
Fred si aprì in un sorriso di sincera ammirazione, fissando il punto dove Hermione era appena sparita.
“Già…”
 

 
§
 


Giù nella sala da pranzo piena di tavoli i gemelli trovarono Hermione, completamente rimessa a nuovo, con indosso una maglietta a righe chiare a maniche lunghe, inseguire Grattastinchi e afferrarlo un attimo prima che si lanciasse su Crosta. Ron prese tra le mani il piccolo topo, era furioso.
“Il tuo animale è un mostro Hermione…”
“E’ solo un gatto Ronald, che ti aspetti? E’ la sua natura.”
Fred mentre scendeva le scale sorrise per la sfacciataggine della ragazzina, non aveva mai notato quanto fosse forte e determinata. Certo sapeva che aveva aiutato suo fratello e Harry Potter a scendere nella botola, salvare Hogwarts ben due volte, da Voldemort e da un Basilisco, ma da quel giorno vide in lei una scintilla diversa.
Splendente e sfacciata esattamente come la scintilla che gli aveva scagliato addosso poco prima.
Non era solo coraggio e voglia di mettersi in gioco, era voglia di vivere, di farsi valere. Che aveva un bel caratterino lo sapeva, ma fino a quel punto.
Sorrise, si avvicinò per dirle qualcosa, ma i due litiganti furono interrotti dall’arrivo di Harry.
“Harry!”
Fred si ritrasse per farla passare, ma incrociò lo sguardo di Hermione quando gli passò accanto e le fece un rapido occhiolino. Lei scosse la testa come per dire: “siete senza speranze,” e raggiunse il suo migliore amico.
Fred senza accorgersene si bloccò, appoggiato alla ringhiera, a guardarla parlare con loro. I capelli boccolosi e non più tanto cespugliosi arrivavano appena sotto le spalle, se li era tagliati. Il viso era dolce, affilato, il naso piccolo, gli occhi grandi vispi, la bocca carnosa.
Certo era una ragazzina per lui, ma c’era così tanto in lei, se ne rese conto in quel momento.
George gli passò accanto e notò la sua espressione completamente persa chissà dove, seguì il suo sguardo e vide Hermione; scoppiò a ridere di gusto.
“Fred, ho appena incontrato sulle scale quella strega che è apparsa sulla copertina di PlayWizard semi nuda…” lo testò ammiccante. Fred rimase con lo sguardo incollato al trio che confabulava sulla loro estate, la bocca semi aperta, non dando alcun segno di reagire.
George passò lo sguardo da loro al gemello, e poi il contrario. Fischiò esterrefatto, ma felice, e diede una sonora pacca al gemello, facendolo risvegliare di colpo.
“Eh?”









NOTA DELL’AUTRICE:
 
Salve a tutti. Sono anni che non scrivo una fanficiton, ma ho deciso di crearne una nuova. Amo la coppia Fred-Hermione e questa è un mix tra due che avevo già scritto anni fa con un altro account che non riesco più a recuperare, con l’aggiunta di tante nuove idee.
Spero davvero che vi piaccia. Questo è il primo capitolo, adesso la storia inizierà ad ingranare. 

 

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Capitolo 2
*** IN BIBLIOTECA ***


 
CAPITOLO 2
 
 
*TERZO ANNO: HOGWARTS
 
 
 
Fred Weasley stava camminando per i corridoi di Hogwarts insieme al gemello, con aria sicura e disinvolta.
Erano diretti all’aula di Trasfigurazione per la lezione della McGranitt, ma con molta, molta calma.
Alla fine la scuola era iniziata solo da un paio di settimane. C’era tempo per recuperare, e alla fine la professoressa McGranitt aveva un debole per loro, Fred ne era sicuro.
Camminavano spalla a spalla. Fred indossava solo la camicia con le maniche arrotolate fino al gomito, e la cravatta allentata, George il maglione arrotolato e la camicia che gli usciva da sotto, la cravatta semplicemente appoggiata intorno alle spalle.
“Hai testato con Lee quei dolcetti di cui parlavamo?” Chiese George al fratello spostando un primino che gli intralciava il cammino.
Fred annuì furbo. “Si… la formula non è ancora corretta, a Lee sono cresciuti degli strani pallini rossi su tutto il naso. Adesso è in infermeria.” Rispose lui, mentre si bloccava guardando con sfida un gruppo di piccoli Serpeverde in mezzo al corridoio.
Loro li guardarono dal basso e poi si spostarono per farli passare.
“Grazie.” Sussurrò spavaldo Fred.
George ridacchiò. “Povero Lee…”
“Ha voluto unirsi a noi in questa avventura? E’ stato lui a proporsi di fare da cavia, fino a quando la formula non diventerà più sicura…  A quel punto…”
“Sperimenteremo su quelli del primo anno.”
“Uhh, sei diabolico Georgie, ti adoro.”
Fred sorrise, poco distante dall’aula di Trasfigurazione e notò Hermione che camminava velocemente con i libri di pozione stretti al petto. Veniva dai sotterranei.
Sorrise, ma gli si spense immediatamente quando vide Malfoy, Tiger e Goyle seguirla velocemente.
George avanzò in avanti quando il primo spinse Hermione in avanti, alla quale caddero tutti i libri dalle mani.
“Dove te ne vai tanto di fretta Mezzosangue?”
Hermione si bloccò, stringendo i denti.
“Stavo cercando di mettere più distanza possibile tra me e te Malfoy, ma alla fine finisci sempre per seguirmi.”
Malfoy rimase senza parole per un attimo, poi si avvicinò a lei al punto che la costrinse contro un muro.
“Preferirei morire che seguire una SangueSporco come te.” Sputò tra i denti.
“Eppure eccoti qui…” Mormorò lei sfacciata.
Fred e George si avvicinarono velocemente, senza essere visti, pronti ad intervenire.
“Che c’è? Ti senti sola senza lo Sfregiato e il Rosso?”
“E tu credi che avresti il coraggio di fare questo senza quei due troll che ti porti appresso come guardie del corpo?”
“Osi ancora aprire bocca in mia presenza?” Urlò Malfoy afferrando Hermione per il viso con una mano.
Hermione si limitò a sorridere, ma i due gemelli scattarono in avanti all’unisono. Quello era troppo.
“Forse ti agiti tanto perché in fondo ti piaccio…” Azzardò provocatoria Hermione. Malfoy a quelle parole sbarrò gli occhi, mollò la presa e si ritrasse.
“Non con quella faccia che ti ritrovi.”
Si voltò per allontanarsi, ma Hermione lo richiamò, “Malfoy?”
Lui si voltò per un attimo verso di lei e il sonoro gancio della ragazzina si assestò sul naso del Serpeverde, mandandolo lungo disteso a terra.
George bloccò all’istante Fred, che si dovette trattenere per non scoppiare a ridere.
“Ahia.”
“Ouch”
Commentarono i due gemelli, portandosi un pugno chiuso alla bocca.
Il ragazzo si alzò da terra, il naso era completamente inondato di sangue che scendeva copiosamente sul mento e sulla sua camicia nuova di zecca.
“Anche la tua faccia non è niente di che Malfoy…” Commentò lei fissandolo negli occhi.
La guardò con uno sguardo strano, un misto di odio, spavento, ma Hermione giurò di aver notato anche una punta di ammirazione nei suoi occhi. Poi si voltò e scortato da due attoniti Tiger e Goyle scomparve dietro ad un angolo.
“Salutami Lee quando lo vedi!” Gli urlò dietro Fred, che era corso a raccogliere i libri di Hermione.
“Oh, grazie Fred…”
“Come fai a dire che sono Fred?”
“Già, potrei essere io Fred.”
Hermione scosse la testa mentre raccoglieva l’ultima pergamena. “No, tu sei Fred.” Constatò indicandolo con il mento, sicura.
“Come fai ad esserne sicura?” Chiese Fred malizioso allungandole i libri raccolti. Quando lei li prese le loro dita si sfiorarono per un momento. Hermione avvertì come una scossa, e il suo stomaco fece un triplo salto mortale, come il suo cuore.
La ragazza non poteva saperlo, ma lui aveva provato la stessa cosa. Fred ammutolì, ma si ricompose velocemente, tornando al suo solito tono malizioso e ammiccante.
Hermione arrossì e scosse la testa con noncuranza, provando ad atteggiarsi in modo normale. “Ho tirato ad indovinare…”
I due gemelli si scambiarono un’occhiata non del tutto convinti, ma decisero di lasciar perdere.
“Beh… buona giornata.” Concluse lei stringendo nuovamente i libri al petto e incamminandosi lungo il corridoio nella direzione dell’aula di Trasfigurazione. I due gemelli si affrettarono a raggiungerla, affiancandola da un lato e dall’altro.
“Certo che tu di protezione non he hai bisogno…”
“Hai visto la faccia di Malfoy?”
“Impagabile.”
“Quando mai avete pensato che io abbia bisogno di protezione?” Chiese lei scocciata.
“Dopo oggi non lo penserò sicuramente mai più.”
“Mi sono battuta con cose ben peggiori di Malfoy.”
“Lo sappiamo.”
“Noi stavamo solo…”
“Venendo in tuo soccorso nel caso…”
“Beh tranquilli. Non ho bisogno di nessuno, né di Harry, né di Ron. E men che meno della protezione di voi due spilungoni buonannulla.” Commentò acida bloccandosi di colpo.
“Beh, stai pur tranquilla che non ci immischieremo più nei tuoi battibecchi adolescenziali.” Disse Fred con una punta di risentimento nella voce.
“Finalmente! Grazie.”
Lei riprese a camminare sorridendo di sottecchi, seguita a ruota dai due.
“A proposito di Ron…”
“Non cominciate.”
“State facendo progressi voi due?”
“Ron non ti ha ancora dimostrato quanto sia idiota e inetto?”
“Sincero Granger, puoi avere di meglio.”
“Tipo chi? Tu Fred?” Chiese ironica voltandosi verso Fred.
Quest’ultimo si sporse leggermente dietro la schiena di lei verso il gemello, mentre camminavano, “come fa a riconoscermi sempre?” Sussurrò confuso. George fece spallucce e ridacchiò.
“Non volevo certo dire questo.”
“Voi non capite, Ron è dolce, premuroso e…”
“Irritante.”
“Orrendo.”
“Inutile.”
“L’ho già detto irritante?”
Hermione sorrise sfacciata proprio quando ebbero superato l’aula di Trasfigurazione, “Ma non avete niente di meglio fa fare voi due, tipo…?”
“…Lezione forse?” Concluse la frase una voce rigida e severa alle loro spalle. I gemelli sbiancarono e si bloccarono, lasciati indietro da Hermione, che rideva compiaciuta.
Si voltarono lentamente e videro la professoressa McGranitt ferma sulla soglia della sua aula, che li guardava con un’aria di disapprovazione mischiata a rassegnazione, il piede che batteva a terra.
Dopo un attimo di silenzio i due sfoggiarono i sorrisi a trentadue denti più falsi e ammiccanti che potevano.
“Professoressa…”
“Lei è più bella ogni giorno che passa.”
“Quel cappello le sta d’incanto.”
“Noi eravamo in orario, lo giuriamo. Stavamo…stavamo solo…”
“…Salvando la signorina Granger dalle ingiurie di Malfoy.”
“Abbiamo fatto un atto eroico alla fine.”
“Ci siamo battuti valorosamente.”
“Dovrebbe assegnarci addirittura dei punti.”
La McGranitt sospirò seria, ma dentro di lei ridacchiava.
“Ci avete provato. Ho visto il gancio formidabile della signorina Granger. Non penso le occorra il vostro aiuto. E adesso dentro, op op.”
Gli fece segno di superarla e i due, a testa china, entrarono nell’aula, trattenendo un sorriso.
“Cosa devo fare con voi?” Si chiese la McGranitt mentre li guardava superarla.
“Ci ami professoressa!” Le arrivò il grido di uno dei gemelli, facendo scoppiare a ridere l’intera classe del quinto anno già seduta ai banchi.
“Solo altri due anni Minerva, solo due anni.” Disse fra sé e sé mentre chiudeva la porta dell’aula.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione era in biblioteca, arrabbiata, spaventata e rammaricata per Hagrid. Era sera, il mattino seguente avrebbero giustiziato Fierobecco, ingiustamente. Tutta colpa di quell’idiota di Malfoy. Lo avrebbe preso volentieri a pugni di nuovo.
Si era recata lì subito dopo cena, alla ricerca di un libro di Leggi sulle Arti e Animali Magiche, sperando disperatamente che potesse trovare qualcosa di utile per scagionare Fierobecco e aiutare lui e Hagrid.
Era convinta che non sarebbe servito comunque a nulla, era già stato tutto deciso, ma valeva la pena tentare. Forse c’era ancora una speranza.
Aveva lasciato Harry e Ron in Sala Grande ed era lì ormai da quasi un’ora. La biblioteca stava quasi per chiudere e non aveva ancora trovato nulla.
Sospirò affranta, dopo aver chiuso l’ennesimo volume, e lasciò cadere la testa sul libro.
Niente.
Era stanca, arrabbiata, e frustrata, non era abituata a non trovare le risposte che cercava.
Una risatina irritante le arrivò l’orecchio e lei spostò appena la testa dal libro per vedere uno dei gemelli Weasley avvinghiato ad una ragazza del quinto anno, seduti ad un tavolo in disparte.
La biblioteca era vuota tranne loro tre, due ragazzini del secondo anno e Madama Pince si stava quasi addormentando mentre puliva gli scaffali.
Le voci irritanti di due si fecero più alte, e quando vide uno dei gemelli fare il solletico alla ragazza, alzò gli occhi al cielo.
Provò a ritornare alla sua lettura, ma senza successo, le parole si confondevano con il fastidioso sottofondo della coppietta.
Hermione, forse perché era stanca, arrabbiata, addolorata per Hagrid e Fierobecco, si alzò di scatto furente e si avvicinò al tavolo dei due.
Non capì perché, ma quando sentì la ragazza mormorare “Fred…” la rabbia crebbe ancora di più e non ci vide più. Lasciò cadere l’enorme tomo sul tavolo, facendo sobbalzare i due che non l’avevano vista.
Fred alzò lo sguardo su di lei beffardo.
“Oh scusate, vi ho disturbati?”
“Nient’affatto… stavamo solo…”
“Vedo cosa state facendo, e ci sono tanti altri luoghi dove farlo. Ma non la biblioteca, dove la gente viene per LEGGERE, E STUDIARE. Io sto cercando di…” Non riuscì a finire la frase, il respiro le si mozzò in gola.
Fred rimase ammutolito, non stava scherzando.
“Tutto bene Granger?” Le chiese staccandosi dalla ragazza che pareva molto irritata dalla situazione. Fred non staccava gli occhi da quelli castani della ragazza, che si stavano velando di lacrime.
“Alla grande. Continua pure, non volevo interrompervi.” Mormorò lei soffocando la voce rotta e voltandosi di scatto per uscire dalla biblioteca.
Camminò svelta tra gli scaffali, ma una mano la bloccò per il polso.
“Stai bene?” Fred era preoccupato, glielo leggeva in volto. Ma con i gemelli non si poteva mai sapere, poteva prenderla in giro per qualsiasi cosa avrebbe detto.
“Certo.” Rispose noncurante, strattonò il braccio e Fred mollò la presa. Lei tornò a camminare.
“Non me la dai a bere Granger.”
“Non ho bisogno di te.”
“Questo lo credi tu…”
“Stammi lontano!”
“Parla cosa succede?” Alzò la voce lui, quella ragazzina era tremendamente testarda. “Non stai bene?”
Ed Hermione scoppiò, buttando fuori tutto quello che si era tenuta dentro in quelle settimane, sempre però riponendo diligentemente i libri che aveva preso al loro posto. Con Fred alle calcagna.
“No Fred non sto bene se lo vuoi sapere. Hagrid è distrutto, non fa che piangere da giorni. Ammazzeranno Fierobecco. Ah non lo sapevi? Per colpa di quella sanguisuga di Malfoy, che ha detto tutto a suo padre. Era solo un graffio capisci? Ma lui gli ha detto che l’ha attaccato, che l’ha quasi ucciso, e Lucius, ha proposto ad una riunione del Ministero che venisse ucciso. Ed è stata accettata!
Dio quanto vorrei… mi sento inutile. Perché non posso aiutare Hagrid, non posso aiutare Fierobecco. E domani verrà giustiziato. Sono qui da ore, da settime sto cercando un modo, qualsiasi per scampare legalmente a questa situazione, ma niente.” Ormai le lacrime le scendevano sulle guance, ma a lei non importava. “E come se questo non bastasse sono sopraffatta dalle lezioni, riesco a stare dietro a dodici corsi a malapena e non riesco a concentrarmi perché non faccio altro che pensare a Fierobecco da settimane e per di più devo sempre guardarmi le spalle da Malfoy e i suoi aguzzini che sfruttano ogni momento in cui sono sola per vendicarsi di quel maledetto pugno. Non avrei mai dovuto farlo…”
Aveva detto tutto in un solo fiato, quasi gridando, fino ad affievolire la sua voce sull’ultima frase che fu quasi un mormorio.
Hermione rimase lì in piedi, lo sguardo a terra, cercando di reprimere le lacrime. Fred non disse nulla. Semplicemente la fece voltare e l’abbracciò stretta, come nessuno aveva mai fatto.
Hermione si sentì al sicuro, protetta da quelle braccia forti e il petto caldo, ricambiò l’abbraccio e si lasciò andare in un pianto disperato, ma liberatorio.
Fred aspettò pazientemente che finisse, rimasero lì per molto tempo, ma a nessuno dei due importava.
Stavano bene, si sentivano completi e felici. Solo che ancora non lo sapevano del tutto.
Quando Hermione si calmò Fred la tenne ancora stretta, poi la liberò dall’abbraccio, ma la tenne vicina. Lui era molto più alto di lei e dovette abbassare di molto la testa, e lei alzarla perché si potessero guardare bene negli occhi.
Fred sorrise, ma non era un sorriso scherzoso, di sghembo o malizioso. Era il suo vero sorriso, dolce come il suo gesto.
Le asciugò l’ultima lacrima che le rigava il volto con il pollice. “Hermione, tu sei veramente la strega più brillante che io abbia mai conosciuto. E non sei solo questo, non è solo cervello. Tu sei forte. Non sai nemmeno tu quanto.
Non possiamo vincere tutte le battaglie, ma possiamo migliorarci e farci trovare pronti per quella dopo. E più forti.”
Sussurrò infine. I loro nasi quasi si sfioravano. Hermione sorrise, rincuorata da quelle parole.
Erano ad un soffio di distanza.
E’ così bella.” Fred si meravigliò del suo stesso pensiero improvviso, “Aspetta…cosa?”
“Cosa ci fate ancora qui?” La voce irritata di Madama Pince arrivò alle loro orecchie come un fulmine a ciel sereno. Sobbalzarono entrambi e si separarono immediatamente.
“Ho appena chiuso la biblioteca, sono le 22.00! Non dovreste essere ancora in giro. Su muovetevi uscite!” Gli gridò dietro accompagnandoli alla porta e sbattendogliela senza molte grazie in faccia.
Scoppiarono entrambi a ridere e si diressero verso i loro dormitorio. Non si dissero una parola. Ma le loro spalle si sfiorarono per tutto il tragitto. Arrivati davanti alla Signora Grassa, Hermione bloccò il gemello.
“Grazie Fred. Per tutto.” Mormorò, sentì che doveva essere imbarazzata, ma non lo era. Si sentiva stranamente a suo agio con lui.
“Dovere.”
“Senti, quindi tu e quella ragazza state assieme?”
“Ti interessa?”
“Sono solo curiosa. George non mi sembra così sfacciato con le ragazze come te.” Lo rimbeccò lei convinta.
Fred sorrise malizioso incrociando le braccia. “Che c’è Granger? Non dirmi che è stata una sfuriata di gelosia in realtà.”
“Tu sei pazzo, nemmeno fra un milione di anni Weasley.”
“Ah giusto, io sono il fratello sbagliato vero?”
Hermione non rispose. Non sapeva cosa dire.
“Come pensavo. Ti consiglio di fare tu la prima mossa con Ron, è leggermente tardo, aspetteresti veramente un milione di anni.”
“Allora, con quella ragazza è una cosa seria…?” Provò a cambiare argomento, parlare di Ron la disturbava.
“Te lo dirò se tu mi dirai come fai a riconoscermi.”
Hermione si zittì. Sospirò, non lo sapeva nemmeno lei, forse. Era istinto, oppure no?
Non voleva certo dargli quella soddisfazione.
“Te l’ho già detto Weasley, tiro ad indovinare. Ho fortuna.”
Fred ridacchiò scuotendo la testa. “Non sei molto brava a mentire Granger.” Poi si avvicinò pericolosamente a lei, “ah e tanto per la cronaca, non bisogna sempre trovare delle soluzioni legali per avere successo.” Le sussurrò ad un orecchio, lei alzò un sopracciglio, confusa da quelle parole.
“Pensaci.” Terminò il ragazzo sparendo dietro al ritratto e lasciando una pensierosa Hermione in corridoio. Non capiva esattamente quello che intendesse Fred; non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto molto presto.
Istintivamente le sue dita corsero per un attimo al ciondolo con la GiraTempo che teneva nascosta sotto alla camicia.
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Buongiorno di nuovo a tutti. Con questo capitolo si conclude il terzo anno nella storia.
Dal prossimo passerò al quarto, e inizieranno ad accadere sempre più avvenimenti tra i due.
Ma il vero colpo di scena arriverà al quinto anno e ultimo di Fred. Abbiate pazienza, voglio costruire per bene la loro storia per far capire quanto da soli non ce la facciano proprio a capirlo.
Avranno infatti un piccolo aiuto esterno. Non vedo l’ora di scrivere quella parte.
A presto! Se vi piace lasciatemi un commento che mi fa super piacere.

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Capitolo 3
*** L'ULTIMA FETTA DI BACON ***


CAPITOLO 3
 
 
*QUARTO ANNO: LA TANA-COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH       
 
 
“Harry! Harry! Svegliati!”
Il ragazzo si svegliò di soprassalto dal suo incubo, madido di sudore, e confuso.
Inforcò gli occhiali e si puntellò sui gomiti per tirarsi su e guardare chi lo aveva svegliato.
“Hermione! Quando sei arrivata?”
“Tardi questa notte, ho dormito qui. Tu?”
“Ieri sera.”
“Molly mi ha detto di svegliarvi tutti. Partiamo tra mezz’ora.”
“Va bene…” mormorò lui stropicciandosi gli occhi ancora assonnato. Hermione si avvicinò a Ron e con la luce della candela notò che i gemelli Weasley dormivano in due letti dall’altra parte della stanza.
“Cosa ci fanno loro nella stanza di Ron?”
“L’hanno lasciata a degli ospiti che vengono alla partita.” Sbadigliò Harry, “cosa stai facendo?”
“Sta a vedere.” Sussurrò lei maligna.
Si avvicinò al letto di uno dei due, osservando bene il suo volto addormentato profondamente. Era senz’altro Fred. Dormiva sereno, aveva fatto crescere i capelli ed erano fiamme di fuoco sparse sul cuscino. Hermione avvertì l’impulso di sfiorarli e toglierli un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Ma che diavolo ti prende Hermione?” Si chiese scuotendo la testa. Si avvicinò lentamente fino a che fu ad un soffio dal suo volto.
“FRED WEASLEY! MAMMA HA SCOPERTO I NOSTRI ESPERIMENTI!” Gridò a pieni polmoni imitando la voce più profonda di George.
Fred scattò a sedere sbarrando gli occhi, “No, no, no! George nascondi le prove!” Gridò spaventato e ancora mezzo addormentato.
Poi si guardò intorno e si trovò faccia a faccia con un’estasiata Hermione, soddisfatta che il suo piano avesse funzionato.
Si sentì immensamente felice. La guardò per un momento. Aveva ancora la maglietta del pigiama azzurra e i capelli erano raccolti in una coda disordinata.
Alzò un sopracciglio e si passò una mano tra i capelli.
“Bel risveglio.” Mormorò fissandola negli occhi. Hermione avvampò quando le sfiorò una ciocca di capelli mossi.
“Ma sei morta Granger.” Detto questo l’afferrò per i polsi e la trascinò sul letto, uccidendola di solletico. La ragazza scoppiò a ridere mentre gridava al ragazzo di lasciarla andare, ma lui continuava senza pietà e sbellicandosi dalle risate. Tutto sotto lo sguardo sorpreso e divertito di Harry.
“Cosa diavolo succede? Sono le cinque del mattino.” Mormorò una voce stanca alle loro spalle. George si era svegliato per il gran fracasso e si era messo un braccio sugli occhi, incapace di muoversi.
“Oh andiamo Georgie, ci stiamo solo svegliando nel migliore dei modi.” Disse Fred alzandosi dal letto, guardando per un attimo Hermione, che arrossì ma non lo diede a vedere. La ragazza si accorse però che in tutta la sua altezza, Fred indossava solo dei larghi boxer fino a metà coscia, e lei gli arrivava a malapena al petto. Soffocò un sospiro e si voltò beffarda verso George, cercando di non fare caso a Fred accanto a lei che si avvicinava furtivo al gemello.
“Cosa state facendo?” Mormorò George spostando appena il braccio per guardarli con un occhio.
“Oh niente, volevamo solo…” cominciò Hermione avvicinandosi verso la preda.
“Non ci provate. Mi metto a urlare.”
“…darti il buongiorno.” Concluse Fred facendo un balzo in avanti sul letto del gemello e iniziando a fargli il solletico, aiutato da Hermione e Harry che si unì divertito.
“No… no... smettetela! Vi odio… Anche tu Harry, ti ammazzo.” Gridava George tra le risate, soffocato dal solletico.
Hermione si voltò per guardare Ron. “Ma come fa a non svegliarsi?”
“E’ incredibile.” Commentò Harry ridacchiando mentre si metteva una felpa.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a Ron, mentre Fred tornava nel suo letto e si ributtava addosso le coperte fino al naso, godendosi la scena.
“Ron?”
Niente.
“RON!” Sbottò l’amica togliendogli il cuscino da sotto la testa e tirandoglielo in faccia. Il ragazzo si alzò di soprassalto e non appena vide Hermione si tirò la coperta fino al mento, per nascondere non si sa che cosa.
“Oh miseriaccia.”
“Su vestiti, è quasi pronta la colazione.”
I gemelli tirarono ancora più su le coperte imitando in coro con voce acuta Ron, “Oh miseriaccia…”
“Anche voi due.” Aggiunse Hermione scoprendo i due gemelli dalle coperte.
Fred assunse una posizione volutamente esageratamente sensuale sul materasso. “Mi piace come strappi via le coperte… vuoi provare con i miei vestiti?” Chiese malizioso squadrandola. George represse una risata e uscì fuori un verso strozzato.
Ron ammutolì.
“Quali vestiti?” Chiese fingendo noncuranza Hermione sostenendo lo sguardo negli occhi di Fred, che alzo le sopracciglia, colpito dalla sua fermezza.
“Touchè.”
“E’ inutile Weasley, non mi fai effetto.” Disse voltandosi, per non far vedere che, per non capiva qualche strano motivo, era arrossita violentemente alla vista di Fred a petto nudo. Non si era mai aspettata che fosse così bello. I muscoli, le spalle e l’addome scolpito da battitore. Era perfetto.
“Riprenditi Hermione, che ti sta succedendo?” Ma fece finta di nulla.
E se ne andò dalla stanza soddisfatta con un sonoro “Vestitevi! Adesso!” Richiudendosi la porta alle spalle.
George diede una pacca a Fred mentre si infilava una maglietta dalla testa.
“Te l’ha fatta fratello.” Gli sussurrò ad un orecchio in modo da non farsi sentire da Ron. Fred sospirò.
Gliel’aveva fatta. Quella ragazzina apparentemente calma, mite e anche un po’ bigotta l’aveva lasciato a bocca aperta. Non ci poteva credere. Nascondeva molto altro, Fred se lo sentiva. E aveva voglia di scoprirlo.
Ron una volta vestito si avvicinò ai gemelli.
“Cos’era quello?”
“Quello cosa?”
“Quello!” Esclamò il più piccolo facendo dei gesti in aria con le mani simili a degli spasmi.
“Ohh, quello. Era una battuta Ronnie.”
“A me sembrava fossi molto serio.”
“Serio e Fred Weasley non possono stare nella stessa frase. Lo sai pure tu.”
“Ma sembrava come… quasi come…”
Uscirono in fila dalla stanza, scesero le scale e passarono accanto alla stanza di Ginny al piano di sotto, che aveva la porta aperta. Fred mentre ascoltava Ron che continuava a blaterare, si voltò verso la stanza e vide Hermione accanto a Ginny, già vestita, che si stava infilando una maglietta a righe aderente a maniche lunghe. Il ragazzo scorse il pizzo del reggiseno nero di Hermione prima che venisse coperto dalla stoffa e le osservò per un attimo la pelle bianca e morbida della pancia piatta, prima che venisse coperta anch’essa. Era cresciuta parecchio. Era ancora bassa, ma il suo corpo stava cambiando, e decisamente per il meglio. Stava diventando una donna. Le sue curve erano più formose e pronunciate. Era davvero bella.
“..Insomma te lo dico, sembrava che tu fossi quasi interessato a lei…”
Fred a quella visione sommata alle parole inaspettate del fratello si bloccò di colpo ammutolendo, inciampando goffamente in qualcosa di invisibile e come a domino tutti quelli dietro di lui si scontrarono su di lui, rotolando a terra in posizioni scomposte sul pavimento.
“Ahhh!”
Le due ragazze incuriosite dall’urlo e dal rumore, uscirono dalla stanza godendosi la scena dei quattro ragazzi ammassati a terra uno sopra all’altro.
“Attenti a non cadere, potreste rovinarvi la partita di stasera.” Commentò Ginny malevola, seguita da Hermione che li scavalcò scuotendo la testa divertita e scendendo a fare colazione. Lasciando i ragazzi a bisticciare tra loro su chi fosse stato.
 
 
§
 
 
 
A colazione mangiarono di fretta e ripulirono i loro piatti con voracità. Ma nessuno quanto Ron che sembrava non mangiasse da mesi.
Hermione, raggomitolata su una delle sedie, una tazza fumante tra le mani e la larga felpa aperta che le lasciava scoperta una delle spalle, facendo vedere la maglietta aderente che portava sotto, lo fissava disgustata. Lo guardava mentre si infilava un enorme pezzo di bacon in bocca, gli cadeva nel succo di frutta a metà e come lui senza problemi, lo ripescasse con le dita mettendoselo tutto in bocca.
Hermione a quel punto distolse lo sguardo, chiedendosi seriamente cosa ci trovasse in lui. In effetti, tornò a guardarlo pensierosa, non era più cos’ sicura che Ronald fosse il suo pensiero fisso in quegli ultimi tempi.
Dopo l’episodio in biblioteca aveva pensato molto a Fred, e si accorse che non erano pensieri fraterni, ma non riusciva ancora a credere che potesse provare qualcosa di diverso per quel fuori di testa, scapestrato, irrispettoso delle regole, sfacciato, presuntuoso, divertente, affascinante, scolpito, sexy…
Eh?”
Hermione bloccò i suoi pensieri allibita di sé stessa. Come poteva pensare cose del genere? Guardò Fred, chiacchierava con il gemello e beveva il succo di zucca, scoppiando a ridere per una battuta.
Eppure…
Si voltò a guardarla improvvisamente e lei distolse lo sguardo alla velocità della luce, tornando a fissare Ron.
“Devi stare attento Ronnie, se continui a mangiare così finisce che anche le poche ragazze a cui interessi, non si sa come, potrebbero… volgere lo sguardo altrove.”
Hermione lo guardò in tempo per vedere un occhiolino malizioso nella sua direzione. Quel gesto le fece perdere un battito, ma la soddisfazione non gliel’avrebbe data mai.
Sfoggiò un’espressione sfacciata e sorrise fintamente, “Chissà, magari alle ragazze piacciono i tipi voraci.” Sostenne il suo sguardo con fierezza e scoppiò a ridere quando vide Fred mettersi in bocca un intero sandwich rischiando di soffocare. La ragazza scosse la folta chioma, tornando a concentrarsi sul cibo.
George stava seguendo tutto, ed era esilarato. Fred ridacchiò, poi la sua attenzione si volse verso il piatto che sorgeva al centro del tavolo, quello che poco prima era ricoperto di bacon. Ora rimaneva una sola fetta.
Hermione la fissò, era l’ultima e sembrava invitante. Incrociò lo sguardo di Fred, e in un attimo le loro mani scattarono per accaparrarsi l’ultima fetta. Hermione sarebbe stata più veloce, ma Fred le diede un colpo sul dorso e se ne impossessò lui, portandosela vicino al volto e gongolando stupidamente.
“Non vale hai imbrogliato!” Lo accusò la ragazza, a metà tra il divertimento e l’offesa.
“Scusa cosa?”
“Lo sai, l’avrei presa io ma tu mi ha colpito.”
“Te lo sei sognato.”
“Che bugiardo!”
“Io ti ho visto…” mormorò Ginny dalla tazza del caffè.
Fred la fulminò con uno sguardo. “George ricordami di tagliare i capelli di Ginny a zero mentre dorme.” Disse rivolto al fratello con un sorriso cattivo.
La sorellina si sfiorò i capelli lunghi e perfetti e rabbrividì. “Stavo scherzando. Hermione, ha vinto lealmente.” Aggiunse rivolta all’amica.
Hermione spalancò la bocca. “Che voltagabbana! Fred sii giusto. Dammi quella fetta di bacon.”
“Non ci penso nemmeno.”
“Ma non l’hai vinta lealmente.”
“Uhh. Chissà se riuscirò ancora a dormire.”
Hermione ridacchiò ma si costrinse ad assumere un’espressione seria e determinata. Si alzò e si avvicinò con calma a Fred.
“Te lo ripeto. E’ mia, dammela.”
Fred sospirò, l’ammirava.
“E’ mia di diritto.” Continuò la ragazza imperterrita, quando si metteva una cosa in testa non la fermava nessuno. Che fosse trovare un Basilisco da sola o prendersi l’ultima fetta di bacon.
Fred sorrise abbassando la testa, “hai ragione, tieni.” Si alzò mentre pronunciava quelle parole, superando Hermione di gran lunga in altezza che si era fermata accanto a lui. Le porse la fetta di bacon e non appena lei allungò contenta una mano per prenderla, Fred si avvicinò al viso di Hermione e si infilò l’intera fetta di bacon in bocca.
Con la bocca piena la guardò pieno di gioia e vittoria, seguito da George e si allontanarono.
Hermione rimase bloccata fissando un punto vuoto. Poi si voltò di scatto e Fred le strizzò l’occhio, mentre masticava beato.
Ginny la fissò per qualche istante, poi fissò suo fratello, poi di nuovo lei. Le bastò fare due più due e capì che qualcosa non quadrava.
“Hermione?”
La ragazza continuava a fissare il gemello vestirsi per uscire, come stregata.
“Hermione!” Ginny schioccò le dita davanti alla sua faccia e lei sembrò risvegliarsi, si sedette e finì il succo.
“Si?” Chiese stupidamente. Aveva l’aria persa.
“Devi dirmi qualcosa?”
“Di cosa state parlando?” Si intromise Ron sporgendosi verso di loro.
“Fatti un giro Ronald.” Sbottò Ginny sferzando l’aria.
Il rosso si alzò indispettito e raggiunse gli altri per mettersi la giacca e prendere lo zaino.
“Hermione.” Fece dura l’amica, la ragazza si sforzò di fare finta di nulla.
“Cosa?”
Ginny scosse la testa, “tranquilla che prima o poi me lo dirai in un modo o nell’altro.” Detto questo si alzò scontenta e iniziò a mettere le proprie cose nella borsa.
Hermione aiutò a sparecchiare e si appoggiò con entrambe le mani al lavello, mentre Arthur incitava tutti ad uscire di casa.
“Te lo dirò… quando capirò anche io.”
Scosse la testa e si affrettò a raggiungere gli altri già fuori, afferrando la borsa a tracolla al volo e infilandosi la giacca di jeans mentre usciva.
 
 
 
 
§
 
 
 
La partita fu splendida, ed Hermione ebbe modo di non pensare a quella mattinata e di quanto si fosse trovata bene e in sintonia a scherzare e battibeccare con Fred. Non ne capiva il motivo, o forse non voleva capirne il motivo. Si sforzava a tutti i costi di non credere che potesse essere lontanamente vero.
Si parlava di Fred Weasley, il suo nemico per definizione. Non avevano nulla in comune. E quando dichiarò a sé stessa che quell’affermazione non era affatto vera, si costrinse a pensare solo alla partita.
Con quelle mille domande e pensieri che le frullavano in testa passò la partita e alla fine riuscì a dimenticare Fred e godersi la serata con tutti.
Era stata un’esperienza meravigliosa. Nemmeno l’incontro con Draco e Lucius l’aveva rovinata.
 
Tornati alla tenda festeggiarono ancora. Ballavano, ridevano, e…cantavano.
“Viktor ti amo, credi a me, se non ci sei il mio cuore batte solo per te!”
Hermione era seduta composta, ma rise di quella strofa creata al momento da Harry e i gemelli per sbeffeggiare Ron.
Fred  e George si voltarono verso di lei con uno sguardo eccitato e maligno negli occhi.
“Che ci fai li seduta Granger?”
“Non partecipi ai festeggiamenti?”
“No io…sto bene qua.”
“Stai bene li? Ma ti senti?”
“Secondo me non stai bene li.”
“No, vi prego, no! Ahh” Cacciò un urlo isterico, ma divertito quando i due gemelli la sollevarono incastrandola in un’enorme bandiera dei Bulgari avvolgendola come un fagotto e caricandosela in spalla.
Iniziarono a girare in tondo facendo impazzire Hermione, che però rideva come una matta.
“Mettetemi giù!”
“Agli ordini capo.” Disse uno dei due. Fece finta di metterla giù per poi sollevarla di nuovo e facendola volteggiare ancora più velocemente.
Ginny rideva come una matta, come Harry. Ron era scocciatamente divertito. Non sapeva bene nemmeno lui.
Udirono delle grida fuori e dei tonfi.
“Gli Irlandesi si stanno sfogando.” Commentò divertito uno dei gemelli, ma smise subito e mise giù Hermione liberandola quando vide l’espressione del padre tornato nella tenda.
“Non sono gli Irlandesi… dobbiamo andarcene di qui.”
 
Fred non capiva nulla. Correva tra le tende infuocate, temendo per la sua vota e quella di tutti i suoi cari. Sapeva solo che suo padre aveva ordinato a lui e a George di scappare insieme a Ginny, ma senza nemmeno rendersene conto afferrò anche Hermione per la vita, seguita da Ron e Harry, che però persero quasi subito nella calca di gente.
Tenne stretta la ragazza che sembrava spaventata ma determinata a fuggire. Accadde in un attimo. Videro i Mangiamorte. La gente scappò ancora più terrorizzata e urtarono il piccolo gruppo di ragazzi. Si separarono.
La mano di Hermione sfuggì alla sua presa. Gli venne un colpo al cuore,
“Hermione!”
“Fred!”
“George!
“Harry dove sei?”
“Harry!”
“Ron!”
 
Poco dopo era vicino alla passaporta insieme a George, Ginny, suo papà, Cedric e Amos.
Aveva il cuore ancora a mille. Dalla collina potevano vedere il campo andare a fuoco, la gente che urlava e scappava. Si sentì mancare. Dove diavolo erano quei tre?
Le luci dei fuochi si stavano spegnendo.
Poi vide sopraggiungere Ron che teneva Hermione per la vita, era sporca di fuliggine e le ricordò tanto quell’episodio di un anno prima al Paiolo Magico. Quanto era cambiata e quanto non lo era affatto.
Si precipitò verso di loro e li abbracciò entrambi con foga, lasciandosi cadere a terra senza forze.
“State bene?”
“Si, un po’ bruciacchiati.” Mormorò lei accennando un mezzo sorriso, e Fred si illuminò. Hermione Granger aveva fatto una battuta nel momento più sbagliato possibile. Il suo cuore iniziò a martellargli nel petto, si sentì leggero.
George li raggiunse stravolto. “Dov’è Harry?”
“Non è con voi?” Chiese Ron scattando in piedi.
“No, noi pensavamo fosse con voi.”
“Dobbiamo andare a cercarlo.” Disse con fermezza la ragazza, tirando fuori la bacchetta.
Fred si accorse che non era mai stato tanto felice di vederla in vita sua.
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE:
Eccomi con il terzo capitolo. Racconto sempre piccoli episodi che hanno condiviso Fred ed Hermione perché amo questi momenti tra di loro, e accrescono il loro rapporto sempre più stretto; per poi arrivare piano piano alla costruzione di tutto quello che accadrà nel quinto anno di Hermione, ma non vi dico altro. E’ una sorpresa.
Ps= per l’attacco dei Mangiamorte ho usato la versione cinematografica perché molto più veloce.
Alla prossima gente!

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Capitolo 4
*** CHE BELLO AVERE RAGIONE ***


CAPITOLO 4
 
 
*QUARTO ANNO: HOGWARTS
 
 
 
 
Dopo la Coppa del Mondo di Quidditch, i tre amici speravano che almeno il loro quarto anno ad Hogwarts sarebbe stato normale e tranquillo. Ma Hermione non credette per un attimo che anche solo un anno in quel posto potesse essere descritto con aggettivi come “normale” e “tranquillo.”
Infatti la scuola era stata scelta come campo di prova per il Torneo Tre Maghi e avrebbero dovuto ospitare per l’intero anno le altre due scuole contro cui gareggiavano.
Hermione non era del tutto convinta che fosse una buona idea far gareggiare degli studenti in delle prove dove la cosa meno a rischio era la propria vita, ma sembrava l’unica a porsi questi problemi.
Erano tutti al settimo cielo per la selezione dei Tre Campioni.
 
 
§
 
 
Una mattina di Ottobre non troppo fredda, Hermione era seduta di buon ora al tavolo dei Grifondoro nella Sala Grande per la colazione, intenta a ripassare Rune Antiche per il compito di quel pomeriggio.
Alzò lo sguardo per un momento e vide niente di meno che Viktor Krum in persona che la fissava dal tavolo dei Serpeverde.
Hermione era confusa, si voltò per vedere cosa stesse guardando, e quando tornò verso Viktor, lui sorrise e mosse appena una mano. La ragazza sorpresa ricambiò timida il sorriso e tornò imbarazzata a concentrarsi sul libro.
Harry e Ron si precipitarono al tavolo, sedendosi accanto a lei e iniziando a servirsi la colazione con foga.
Hermione sospirò irritata quando Ron provò goffamente a raggiungere le uova passandole davanti con il braccio, urtando il suo bicchiere che sparse il suo contenuto su tutto il tavolo.
La ragazza spostò all’ultimo il libro di testo.
“Ronald Weasley! Fai attenzione.”
“Che c’è? Ho fame.”
“No tu non hai fame, tu sei famelico. Ma non sei mai sazio?”
“Cosa vuol dire sazio?” Domandò il rosso con la bocca piena sorridendo.
Hermione sbuffò, ma sorrise.
Harry ridacchiò, contento che i due andassero così d’accordo, ed Hermione era felice che per una volta Harry sarebbe stato costretto a stare fuori dai guai.
“Cos’è quello?”
“Un libro.”
“Divertente… perché leggi già di prima mattina?”
“Questo pomeriggio abbiamo il compito di Rune Antiche…” sospirò lei tranquilla, poi alzò lo sguardo sui due e si raggelò quando vide le loro espressioni spaesate e terrorizzate.
“Non ve lo siete dimenticati vero?”
“No, no…”
“Ron!”
“E va bene, eravamo così felici di andare stasera ad assistere all’inserimento dei nomi che ce ne siamo dimenticati.”
“Non ci posso credere.”
“Oh andiamo Hermione, stasera ci sarà anche Viktor Krum, forse riesco a chiedergli un autografo.”
“E questo sarebbe più importante di un compito?”
Ron piegò le braccia e mosse le mani in aria, “Ahem…si?”
“Perché non glielo chiedi adesso, è proprio lì.” Indicò il tavolo accanto con il mento, mentre i due amici si sporgevano oltre lei per vedere. In effetti era proprio lì, che chiacchierava con Blaise Zabini. Ron si fece piccolo dietro ad un Grifondoro che dava le spalle al tavolo dei Serpeverde.
“Magari più tardi…”
“Siete incredibili…” Sbottò lei arrabbiata, scattando in piedi.
“Ehi aspetta dove vai?” Chiese Harry preoccupato.
“Vado a ripassare in Sala Comune. Da sola.” Sentenziò prima che i due potessero seguirla. Era furiosa. Si era impegnata tanto in quegli anni per far andare bene Harry e Ron, soprattutto Ron. Harry alla fine non era un caso così disperato.
Ron se si impegnava otteneva anche dei buoni risultati, ma non lo faceva quasi mai.
Quando arrivava il momento degli esami quei due le correvano dietro chiedendo aiuto, mentre quando cercava di fargli studiare durante l’anno se ne fregavano, sempre. Era stufa di quei due.
 
Arrivò in Sala Comune come una furia. Era vuota. Quasi tutti erano a colazione o a lezione. Trovò una poltrona rossa vicino al fuoco e si sdraiò sopra alla ben meglio, la testa su un bracciolo e le gambe incrociate che penzolavano dal bracciolo opposto.
Trovò finalmente il momento e l’atmosfera giusti per concentrarsi sul suo libro.
“D’accordo, allora…” mormorò tra sé ripassando a bassa voce, “Il Futhark antico è considerato la prima forma di alfabeto runico e risale ad un periodo…”
Improvvisamente tre voci che conosceva fin troppo bene si avvicinarono a lei.
“Allora? Come è andata stanotte?”
“Shhh Lee non qui.”
“Non c’è nessuno, dai!”
Hermione irritata, ma curiosa, si rannicchiò nella poltrona, che era di spalle al tavolo dove si erano appena seduti loro, per non farsi notare. Sporse appena la testa per osservare la scena.
George si guardò intorno e sorrise maligno. Hermione spostò la testa di colpo dietro allo schienale nascondendosi, e rimase in ascolto.
“Allora?” Li incalzò ancora Lee.
“E va bene…. E’ pronta.”
“Siete seri?”
“Eccome. Siamo stati svegli tutta la notte, abbiamo finito adesso.”
“Non è stato semplice. Ma il nostro caro Piton ci ha dato una mano.”
“Non avrete mica…”
“Oh si e non è stato facile.”
“A quanto pare qualcuno ha già rubato dalle sue scorte, quindi è stato ancora più difficile raggirarlo.”
“Siete i miei idoli.”
“Lo sappiamo.” Risposero in coro i gemelli.
“Come funziona?”
“E’ una versione molto semplice. Solo un sorso e per pochi minuti avremo diciassette anni…”
“… quanto basta per inserire i nostri nomi.”
“E dite che funzionerà?”
“Certo che no!” Hermione non riuscì a trattenersi. Ma si pentì immediatamente di non essere stata zitta. Affondò la testa nel libro e si fece piccola piccola.
I tre si alzarono sorridendo e circondarono la poltrona. Lee si appoggiò con le braccia e il mento sul bordo dello schienale, e i due gemelli si sedettero sui rispettivi braccioli.
“Lo sapevi che è sbagliato origliare le conversazioni altrui Granger?” Chiese beffardo George.
“Lo sapevate che è illegale quello che state facendo?”
“Certo. E questo lo rende ancora più… com’è la parola Georgie?”
“…eccitante.”
Fred schioccò le dita in direzione del gemello. Sorrise maliziosamente ad Hermione. Si lasciò cadere sulla poltrona avvicinandosi alla ragazza pericolosamente.
“Che c’è Granger? Ti preoccupi per noi?” Sussurrò in un soffio.
Hermione si agitò sulla poltrona abbassando lo sguardo, avvampò. Ma poi alzò gli occhi su di lui sostenendo lo sguardo del ragazzo.
“Nei tuoi sogni, Weasley.” Sussurrò ferma.
Fred scoppiò a ridere e si spostò di nuovo a sedere. “Non credi che ce la faremo.” Era un’affermazione. Rideva, ma il suo tono sembrava vagamente offeso.
“Certo che no.” Sbottò lei alzandosi in piedi e raccogliendo la sua borsa. George si lasciò cadere nel posto che aveva lasciato vuoto, ridendo, le gambe in alto e un’espressione di sfida.
“Perché ne sei così sicura?”
“Oh non saprei. QUANDO uno dei vostri esperimenti è andato bene?” Chiese Hermione con un tono altamente ironico, voltandosi verso di loro.
Fred si lanciò un’occhiata con George, si allungò verso Hermione, chiuse il pugno e quando lo riaprì una scintilla rossa scoppiettava sopra al suo palmo. Fred mosse la mano verso l’alto e la scintilla iniziò a volteggiare in aria, la lanciò verso George, che allungò il braccio e continuò a controllarla lui, per poi racchiuderla nel pugno e farla svanire.
Hermione era colpita da quella magia, gli era riuscita perfettamente e la controllavano con maestria.
“E chi dovete ringraziare per questo incantesimo?” Domandò invece sfacciata.
Fred e George si alzarono in piedi, andando verso di lei, e sovrastandola con il loro metro e novanta. Erano cresciuti parecchio in quell’anno.
“Te, e soltanto te Granger.”
“Dobbiamo ringraziarti infatti…”
“Senza di te non avremmo mai scoperto quell’incantesimo…”
“Che ci ha permesso di impararne decine e decine di nuovi…”
“Che ci hanno aiutati ad arrivare al tocco di classe di questa pozione…”
“E ci ha dato tante nuove idee per progetti futuri…”
Hermione non se ne era accorta, ma mentre loro avanzavano sicuri, lei indietreggiava lentamente; fino a quando non si trovò schiacciata contro la parete di pietra.
I due erano quasi appiccicati a lei e non le lasciavano alcuna via di fuga.
“P-progetti futuri?” Chiese molto in ansia.
“Oh si.”
“Ci puoi giurare.”
“E vivrai con la consapevolezza…che senza di te non sarebbe stato possibile.”
“Grazie Granger. Ti siamo debitori.” Concluse George, mettendosi una mano sul cuore.
Hermione trasalì. Avevano trovato il suo punto debole. Avevano realizzato il suo più grande terrore, ovviamente dopo fallire agli esami: aiutare inconsapevolmente i gemelli Weasley con uno dei loro stupidi piani o progetti.
Merda…
“Vi odio.” Sbottò la ragazza, scostandoli in malo modo, arrabbiata con sé stessa e con loro.
“Ahia Granger, questa volta ti…” Le rimbeccò Lee mentre gli passava accanto, ma lei lo fulminò con uno sguardo e gli puntò un dito contro. Il ragazzo ammutolì spaventato.
“Tu sta zitto Lee, spero sbaglino un esperimento su di te.” Concluse andandosene dalla Sala Comune con la tracolla in mano. Livida di rabbia.
Lee fischiò d’ammirazione e si sedette sulla poltrona.
“Però, tosta la ragazza. Devo ammettere che si sta facendo davvero carina. Dite che ci starebbe?”
George scoppiò a ridere, e notò di sottecchi che Fred si era fatto improvvisamente rigido, infatti accennò solo un sorriso.
“Che ti prende Freddie?” Domandò socchiudendo gli occhi George e posandogli il dorso della mano sulla fronte, come per vedere se avesse la febbre.
“Guarda che Lee stava scherzando.”
“In realtà no…”
“Lee.” Lo ammonì George con uno sguardo, poi si voltò verso il gemello e si mise davanti a lui, braccia incrociate.
“Fred devi dirmi qualcosa?”
“No gemellino adorato. Niente.”
“Puoi darla a bere a tutti, ma non a me.”
“Non sto nascondendo nulla.”
“D’accordo…” George si voltò verso Lee, “sai Lee pensandoci, dire che la Granger è diventata carina è un po’ limitativo. Io direi che è un gran bel vedere per gli occhi. Ha un corpo che…” improvvisò un movimento del corpo come se fosse scosso da brividi di piacere, “wow.” Concluse ammiccante.
Fred non aveva idea di cosa stava cercando di fare, ma qualunque cosa fosse ci stava riuscendo. Sentì le viscere contorcersi nello stomaco.
Ma non lo diede a vedere.
“Ti piace la Granger, Georgie?”
“Non saprei…forse devo aspettare di vederla in azione.” Disse malizioso George, “anzi… vado a fare una prova adesso. Chissà come bacia…” disse marcatamente pensieroso, avviandosi verso il ritratto.
“NO!” La voce di Fred lo fece bloccare, e voltare molto lentamente, con un sorriso beffardo dipinto in volto.
“No?”
“Volevo dire… La Granger? Ma sei matto? Insomma è carina, ma non dimenticare che è saccente, un’insopportabile so tutto io, che parla solo di Elfi Domestici maltrattati, studio, libri, compiti, ancora elfi, ancora studio, lezioni…”
Non aveva messo pause nel suo piccolo discorso, infiammato dall’orgoglio, ma George non la bevve per un attimo, ma decise di non indagare ulteriormente, non con Lee davanti almeno.
Così i tre si limitarono a scendere nel cortile per fare una passeggiata prima della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
Incontrarono Angelina e Katie, e si salutarono con gioia. Fred ammiccò in direzione di Angelina che ricambiò, ma nessuno di loro si accorse che George aveva per un attimo abbassato gli occhi affranto.
Solo Hermione se ne accorse, seduta poco più avanti sul muretto tra le colonne dei portici del cortile, intenta a guardare la scena, avvolta nella sciarpa e con il libro in grembo.
 
Quei due erano sempre nei paraggi quando doveva studiare, che nervoso.
Ma non poté fare a meno di osservare la scena indispettita. Guardò Fred abbracciare Angelina e farla girare sotto il suo braccio sollevato, non stavano assieme, ma sembrava quasi di si da come si guardavano e comportavano.
Non poté fare a meno di notare che mentre accadeva quello George aveva abbassato lo sguardo, la luce di malizia e furbizia nei suoi occhi si era spenta per un attimo.
Ma si riprese e fece finta di niente, ridendo ad una battuta di Lee, e prendendo Katie sotto braccio.
Quando Fred diede un bacio sulla guancia ad Angelina e lei scoppiò a ridere, Hermione sentì le viscere contorcersi nello stomaco. Assomigliava tanto… alla gelosia. Non poteva essere gelosa. Non si sopportavano.
Ma figuriamoci, come aveva anche solo potuto pensarlo? Doveva essere la colazione che faceva casino…
Si sforzò di lasciar perdere e tornò con il naso nel suo libro aperto.
Improvvisamente un’ombra le coprì il sole. Lei alzò lo sguardo confusa e con grande sorpresa si trovò davanti Viktor Krum, avvolto in una spessa pelliccia che la fissava sorridendo.
“Ciao.” La salutò con un accento marcato.
“Ciao.” Rispose timida lei.
“Cosa fai tu?” Chiese sorridendo. Hermione si sentiva a disagio, non era abituata ad essere nelle attenzioni di qualcuno che non fosse un professore.
“Ahem…studio.”
“Posso guardare te? Magari poi spieghi me cosa studi.” Era gentile, per niente malizioso o viscido. Hermione sorrise, la richiesta suonava buffa così.
“Certo…”
Tornò con lo sguardo al libro.
 
Fred in quel momento si era voltato per andarsene a lezioni con il suo gruppo. Aveva circondato le spalle di Angelina con un braccio e si erano incamminati verso la loro aula. Vide l’assurda scena sotto ai portici quando passò loro accanto. Sbarrò gli occhi sentendo il dialogo.
“Sei bellissima lo sai?” Krum le spostò un ciuffò ribelle che le era uscito dalla treccia dietro all’orecchio. La ragazza avvampò. Certo che era davvero carino da vicino.
“G-grazie.”
“Scusa io…sentito di dovertelo dire.”
Hermione si limitò a rispondere con un ampio sorriso, e Fred perse un battito. Desiderò che lei gli rivolgesse quel sorriso incredibile e quello sguardo a metà tra l’impacciato e la felicità.
Tra loro non era così. Con la coda dell’occhio, Fred scorse dal lato opposto del cortile suo fratello Ron, insieme ad Harry, che fissava la scena livido di rabbia.
“Che carini che sono insieme.” Commentò Angelina non appena li ebbero sorpassati.
“Già… adorabili.” Sussurrò Fred scocciato, voltandosi in avanti e accelerando il passo. George subito dietro di lui sospirò ammaliato. “E’ proprio cotto.”
 
 
 
 
§
 
 
 
 
 
Quella sera Hermione, Ron e Harry erano nella sala che era stata usata per tenere il Calice di Fuoco. Intorno ad esso sorgeva azzurra e minacciosa la linea dell’età tracciata da Silente.
Hermione ripensò con esasperazione sedendosi su una delle panche a quanto fossero ingenui i gemelli a pensare di ingannare qualcuno come Silente.
Non avevano davvero speranze.
Alla fine Harry e Ron l’avevano convinta ad andare, e lei aveva accettato. Ma ci erano riusciti solo perché le avevano promesso che avrebbero ripassato le nozioni più importanti per il compito e avevano saltato il pranzo per riuscire a prepararsi un minimo.
L’avevano raggiunta dopo la sua breve conversazione nel cortile con Krum, e da quel momento Ron era stato un po’ petulante.
“Perché parlava con te?”
Hermione chiuse di scatto il libro, “ancora Ron? Te l’ho detto si è avvicinato lui.”
Ron la fissò con uno sguardo strano.
“No… non gli ho chiesto nessun autografo. E’ solo un ragazzo.”
Ron scosse la testa, “un ragazzo che ci provava spudoratamente con te.”
Hermione guardò Cedric mettere il suo nome nel Calice cercando di non ascoltare Ronald che la stressava con mille domande.
“E’ troppo grande per te, ha tre anni in più! E’ un viscido. Ma a te non piace vero?”
“Ronald sei patetico!” Una voce famigliare li fece voltare tutti. I gemelli erano entrati vittoriosi. Hermione sapeva cosa erano venuti a fare. Non ci poteva credere che ci stessero tentando veramente.
“Sta zitto George.”
“Sono Fred.”
“E’ uguale.”
Fred si accucciò accanto ad Hermione, sorridendo malizioso, “allora hai fatto colpo su Krum ho sentito.”
“Ti da fastidio Weasley?” Lo rimbeccò lei guardandolo di sottecchi.
“Tanto dopo stasera non avrai occhi che per me.”
Hermione alzò un sopracciglio.
“Se lo dici tu.”
Fred ridacchiò e raggiunse il gemello, si misero in piedi su una panca e annunciarono a tutti il loro piano malvagio e geniale.
Poi tirarono fuori due boccette identiche.
“Pronto?”
“Quando lo sei tu.”
“Alla salute!” Dissero in coro svuotando contemporaneamente le boccette. Poi saltarono oltre il cerchio.
Ovviamente andò esattamente come aveva previsto Hermione. Il Calice li sparò fuori dal cerchio azzurro con una fiammata, i due volarono in aria per un paio di metri e rotolarono a terra.
Hermione stava quasi per preoccuparsi, ma scoppiò a ridere insieme all’intera sala che si era riunita intorno ai due gemelli a terra.
 I due si alzarono a sedere e due lunghe barbe e baffi bianchi iniziarono a crescere a dismisura insieme ai capelli che si tinsero del medesimo colore.
Iniziarono una piccola lotta, a metà tra il divertito e l’arrabbiato, rotolando sul pavimento uno sull’altro, cercando di immobilizzarsi a vicenda.
“Come dicevi Weasley? Non avrò occhi che per te? Se sei fortunato adesso puoi invitare ad uscire Madama Pince.” Lo prese in giro Hermione mentre i due continuavano a lottare a terra, scatenando grosse risate tra gli incitamenti al combattimento.
Hermione si ritrovò a battere le mani come tutti, divertita da quel momento, per poi risiedersi sulla panca e affondare il naso nelle pagine.
Ma non riuscì a trattenere un ghigno divertito. Era troppo bello avere ragione.



NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti, eccomi con il quarto capitolo. Spero la storia continui a piacervi, e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie ancora a chiunque abbia già commentato, e a chi sta seguendo la storia. Mi sto divertendo un sacco a scriverla, e ho sempre più idee ogni giorno, spero vi piaceranno!
Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 5
*** COME SI PERMETTE? ***


CAPITOLO 5
 
QUARTO ANNO: HOGWARTS

 
 
Jokers to the right, here I am, Stuck in the middle with you
Yes I'm stuck in the middle with you,
And I'm wondering what it is I should do,”

Hermione mormorava le parole di quella canzone che tanto amava seduta sul tappeto accanto la camino, mentre scriveva sulle gambe su una pergamena il tema di Pozioni.
Harry e Ron erano dietro di lei sul divanetto rosso e cercavano di fare altrettanto, ma con molto meno successo.
Improvvisamente Ron sbuffò e lanciò in aria la pergamena.
“Basta non ce la faccio più.”
“Ronald raccogli quella pergamena.” Il tono di Hermione era irremovibile.
“Tra poco selezionano i campioni, non riesco a pensare ad uno stupido tema.”
“Beh faresti meglio a pensarci invece, altrimenti vedrai come sarà felice Piton domani.”
Ron sbuffò sonoramente. Guardò Harry che si grattava la testa confuso con la piuma, rileggendo cosa aveva scritto.
Ron si sporse verso Hermione.
“Pssst…psst”
“Che c’è?” Sbottò la ragazza irritata.
Ron assunse un’espressione da cucciolo ferito. “Se ci fai scendere adesso per trovare dei bei posti, ti giuro che finiamo di farlo dopo la selezione, anche se ci dovessi impiegare tutta la notte.”
Hermione scosse la testa pensierosa. Sbuffò sorridendo. Non riusciva a dire di no a quel ragazzo.
“Facciamo così. Andate adesso e mi tenete un posto, io finisco anche i vostri temi,” Harry e Ron si guardarono al settimo cielo, ma lei gli puntò un dito contro seria, “ma la prossima volta fate tutto da soli.”
“Oh Hermione sei la migliore!” Esclamò Ron dandole un veloce bacio sulla guancia che la fece arrossire. Harry le regalò un immenso sorriso. “Grazie Hermione, ci vediamo giù!”
La ragazza sospirò, si sfiorò dove Ron l’aveva sfiorata con le labbra e sorrise lievemente, per poi girarsi e prendere le loro pergamene. Iniziò a scrivere, continuò a canticchiare quella canzone che aveva in testa e che ama da un film babbano che aveva visto con i suoi genitori.
“Yes I'm stuck in the middle with you,
And I'm wondering what it is I should do,”

Ma un suono lo distrasse. Alzò la testa e vide Fred seduto in modo disordinato su una poltrona, che aveva girato verso di lei con un piede; la camicia sbottonata di due o tre bottoni e la cravatta allentata. Si passo una mano tra i capelli lunghi.
“Tch-tch-tch…” mormorò tra le labbra scuotendo la testa in segno di disapprovazione, fissandola negli occhi.
“Che vuoi?”
“Cosa canti?”
“Una canzone babbana che sento sempre con i miei. L’ho vista in un film.”
“Un che?”
“Lascia perdere.”
Silenzio.
“Madama Chips non ha fatto un buon lavoro. Le tue sopracciglia sono ancora bianche in alcuni punti.”
Fred si affrettò a tastarsi le sopracciglia, scatenando una risata di Hermione. Sbuffò divertito, poi tornò serio.
“Non mi sembravi una che si fa mettere i piedi in testa Granger.” Disse Fred girandosi una boccetta d’inchiostro tra le dita.
“Infatti non lo sono.”
“E quello che cos’era?” Domandò indicando il ritratto da cui si erano appena precipitati fuori i suoi due migliori amici.
“Sono solo gentile.”
“No Granger, sei troppo buona.”
“Dov’è la tua copia migliore?” Cambiò argomento lei sfrontata.
“Ouch. Questa ha fatto male. E’ con Lee, sta scendendo per la selezione.”
“E tu perché non sei andato con loro?”
“Sai, penso che perdi tempo dietro Ron. Lui non è adatto a te.”
“Questa l’ho già sentita.”
“Non capisco cosa ci trovi in lui.”
“Non ci trovo niente. A me non piace Ron. Io…” Non ne era davvero più così sicura. Ma Ron le infondeva sicurezza se pensava a lui. Era affezionata a lui da anni, non poteva immaginarsi baciare nessun altro la sua prima volta.
“Come sta Alicia?”
“Ci siamo lasciati.”
“Ah giusto, ti ho visto con Angelina.”
“Stiamo solo giocando un po’.”
“Se ti diverte tanto…”
“Si in effetti mi diverto. Sai, avere una ragazza fissa porta un sacco di complicazioni.”
“Immagino. Povero te.”
“Scusa cosa?”
Hermione non rispose. Fred sospirò rumorosamente.
“Io non sono nessun per dirti chi scegliere, ma fa attenzione fidati. Ron ti farà soffrire.”
“Questo non è vero.”
“E invece si, è troppo egoista e cieco per vedere cosa provi per lui. Stai perdendo tempo.”
“Mi chiedo perché ti interessi tanto a questa cosa. Devo iniziare a insospettirmi?” Scherzò Hermione guardandolo con un’aria maliziosa e alzando le sopracciglia.
Inaspettatamente Fred si agitò e cambiò posizione sulla poltrona.
“Neanche morto Granger. Saprei già come andrebbe a finire.”
Hermione incuriosita e irritata chiuse il libro di scatto e si avvicinò rimanendo seduta verso Fred.
“Ah si?” Chiese appoggiando il viso sulle mani, “perché no?”
Fred ridacchiò, facendosi pensieroso, “beh, prima di tutto tu sei tipo da storia seria. Quindi dovrei impegnarmi a darti ogni attenzione possibile, buttando via i migliori anni della mia vita in cui potrei solo spassarmela. Poi dopo il primo bacio non potrai più farne a meno e io sarei costretto a togliere il tuo prezioso fiore che tanto conservavi per Ron, dovendo sorbire dopo le tue lacrime e i tuoi infinti discorsi sugli Elfi Maltrattati e su inutili argomenti di studio che ti stanno tanto a cuore.
Ecco perché no.”
Non aveva preso quasi fiato per quella solfa. Hermione serrò le labbra, che tremarono. Non perché fosse offesa, non perché fosse tremendamente vero. Ma perché le aveva sentite pronunciare da lui. Da Fred.
Gli occhi divennero lucidi e scattò in piedi. Era pronta a sfuriargli contro, il sangue le ribolliva nelle vene. Ma si bloccò, decise di colpirlo dove gli faceva più male. Ripagarlo con la stessa moneta.
“Ehi guarda che stavo scherzando…” provò a dire lui preoccupato quando notò la sua espressione.
Hermione annuì, asciugandosi una lacrima e promettendosi di rimanere fiera e calma.
“No, no hai ragione. Povera me, sono proprio una stupida vero? Aspettare l’amore della mia vita, qualcuno che mi faccia sentire completa, sicura. Ma che ne vuoi sapere tu? Tu che cerchi in ogni modo di compiacere agli altri, nascondendo la tua insicurezza di rimanere solo dietro ad una faccia di ragazzo sicuro, che pensa solo a scherzare con tutti. Tu che affoghi i tuoi bisogni in povere ragazze che si credono uniche tra le tue braccia, per poi venir scaricate come quella precedente, ammassandosi sul tuo muro di glorie e conquiste, facendoti sentire solo più solo ogni giorno che passa.
Beh la sai una cosa? Continua così e rimarrai davvero solo. Perché George non ci sarà per sempre, troverà una brava ragazza che lo amerà e tu finirai a recitare la parte del fratello latin lover che cambia una ragazza a settimane fino a quando ti renderai conto di cosa ti sei perso in quegli che chiami “i migliori anni della tua vita.” E mentre tu te la spassavi le persone che ami si sono costruite una vita, una vita vera intorno a loro, lasciandoti vuoto e solo, invitandoti solamente ai pranzi della domenica per non sentirsi in colpa nei tuoi confronti.”
Hermione prese un profondo respiro. Si sentiva molto meglio.
Fred era immobile. A bocca aperta. Non sapeva cosa dire, per la prima volta in vita sua. Era allibito.
Era arrabbiato con lei, anzi furioso. Messo a nudo e indifeso da una ragazzina alta quanto un soldo di cacio, per la prima volta davanti a quelle parole così dure e così vere.
Si alzò in piedi e le si avvicinò fino a quando i loro petti non si scontrarono. Rimasero immobili a fissarsi a lungo negli occhi in cagnesco. Erano furiosi l’uno con l’altro.
“Come si permette?”
“Come si permette?”
I loro respiri si confusero in uno solo. I cuori di entrambi battevano a mille, facendo capriole nel petto e in gola. Hermione sostenne quello sguardo così vivido e furente, anche lei non era da meno. Non mosse un muscolo. Non avrebbe certo ceduto lei per prima.
Ma una spallata distrasse il ragazzo che si riscosse come da una tranche.
“Andiamo Fred? Stanno per cominciare.” La voce di Angelina arrivo ai due come una secchiata di acqua fredda.
Fred strinse i denti e i pugni, scostandosi un poco, ed entrambi tornarono a respirare.
“Si, vengo.” Sussurrò senza togliere gli occhi da Hermione. Ma non appena lo fece e Angelina lo prese sottobraccio, Hermione si appoggiò ala parete con le mani dietro alla schiena.
Sentiva dentro di sé un’immensità di emozioni contrastanti muoversi dentro di lei come un vortice. Ansia, rabbia, tristezza, ma anche leggerezza e divertimento.
Perché si sentiva così in quel momento? Forse perché era riuscita a dirgliene quattro a quell’incosciente ribelle.
Una parte di lei, quella irrazionale, sentiva che non era del tutto così. Ma non le diede ascolto.
 
“Hermione stai bene?” La voce di Neville arrivò inaspettata. Non se ne era neanche accorta, ma si era lasciata scivolare a terra con la schiena contro il muro. E ora stava lì, immobile, da chissà quanto.
“Neville, cosa ci fai ancora qui?”
“Oh, stavo scendendo per la selezione, ma avevo dimenticato le scarpe.” Si guardò i piedi imbarazzato, ma Hermione gli sorrise divertita e Neville ricambiò.
“Tu vieni?”
“Si scendiamo assieme.” Il ragazzo impacciato l’aiutò a rialzarsi e insieme si incamminarono verso la Sala Grande, che era stata allestita in modo da contenere il Calice di Fuoco e tutti gli studenti seduti ai tavoli laterali della Sala.

 
Quando Hermione arrivò si curò bene dal volgere il minimo sguardo verso qualunque cosa fosse lontanamente rossa, dopo aver trovato Ron e Harry.
“Ma dove sei stata?” Harry era preoccupato.
Hermione scosse la testa in segno di noncuranza e provò a sorridere.
Se la serata non era stata una delle migliori, di sicuro non migliorò.
Con grande stupore, rabbia e terrore di tutti i presenti, Harry, non si sa come, venne scelto come Quarto Campione.
Erano tutti furiosi con lui, ma Hermione lo sapeva che non poteva essere stato lui. Ed era allibita che quasi nessuno la pensasse come lei. Anche Ron.
Harry sparì per diverso tempo insieme ad alcuni professori e gli altri Campioni, così tutti gli studenti furono rimandati nelle loro camere.
Ron era furioso. Per tutto il tragitto non proferì parola. Come poteva il suo migliore amico non credergli? Per Hermione era un mistero e si stava anche iniziando ad arrabbiare.
Arrivati in Sala Comune Ron era livido. “Vado a letto.” Sbottò il rosso, per poi incamminarsi verso le scale del dormitorio. Hermione cercò di bloccarlo con una mano sul braccio, ma lui la respinse in malo modo, strattonando il braccio verso l’alto.
“Ron…” mormorò lei triste.
“Che vuoi? Vuoi proteggerlo come sempre? Non mi sorprende.”
“Che vuoi dire con questo?”
“Che quando c’è un problema, ti schieri sempre dalla sua parte.”
“Ron ma come fai ad essere così cieco? Pensi davvero che sia stato lui?”
Una piccola folla si era radunata intorno a loro. Tutti li guardavano in silenzio.
“Oh non so, magari i riflettori non erano abbastanza puntati su di lui quest’anno.”
“Come puoi dire questo. Lo conosci meglio di chiunque altro, lui non lo farebbe mai.”
“Non ne sono così sicuro. Se vuoi fare la stupida e andargli dietro come sempre, fa pure. Io ho chiuso.”
Hermione non ci vide più, si avvicinò e gli tirò un sonoro schiaffo sulla faccia.
Ron rimase immobile per un secondo, poi scattò in avanti verso Hermione, che indietreggiò spaventata, emettendo un verso strozzato.
Si chiese se le avrebbe fatto qualcosa, era convinta di no, ma non lo seppe mai, perché Fred e George che avevano assistito in silenzio per tutto il tempo, scattarono in avanti mettendosi in mezzo e fermando Ron per le spalle.
“Lasciatemi!”
“Stai calmo Ron.”
“Fermo.”
Tutti guardavano ammutoliti la scena, spaventati e sorpresi da quella reazione di Ron. E nessuno aveva mai visto i gemelli così seri e arrabbiati.
I due gli si pararono di fronte, prendendolo per il maglione.
“Cosa diavolo stavi facendo?”
“Io non…”
“Ti rendi conto di quello che fai?”
“Sei un idiota.”
“Guardami quando ti parlo.” Fred era scattato in avanti urlando, prendendo anche George di sorpresa, e aveva afferrato Ron per il colletto, sbattendolo contro il muro accanto alle scale. I loro nasi quasi si sfioravano. Fred era furente. “Se provi a farle del male un’altra volta, te ne pentirai.”
Ron sembrò rendersi conto solo ora del gesto orribile che aveva appena fatto. George prese delicatamente Fred per le spalle e lo scostò dal fratello. Ron guardò avanti e i due, spostandosi mostrarono una sconvolta Hermione che lo fissava con odio e dispiacere. Per lo spavento qualche lacrime le aveva solcato il viso ovale.
“Io… mi spiace”. Mormorò Ron abbassando lo sguardo. Era distrutto.
Hermione non rispose, si incamminò verso il suo dormitorio e sbatté la porta con forza. Qualcuno sobbalzò.
Pian piano la Sala Comune si svuotò, lasciando solo Ron con i suoi pensieri abbandonato su una sedia davanti al fuoco.






NOTA DELL'AUTRICE: Buonasera gente. Mi sono divertita un sacco a scrivere questi dialoghi tra i due, e pian piano si sta costruendo un rapporto tra di loro nel tempo. Tutto volto alla grande sorpresa di metà del quinto anno. Ne vedrete delle belle. Spero vi piaccia anche questo capitolo, e ci vediamo al prossimo!

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Capitolo 6
*** NOTTE IN BIANCO ***


CAPITOLO 6
 
*QUARTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
Fred stava tornando al suo dormitorio insieme a George e Lee, lasciando Ron in Sala Comune. Salendo le scale e passando accanto al dormitorio delle ragazze del quarto anno, si accorse che qualcuno stava uscendo di soppiatto dalla porta.
Era Hermione, in felpa e pantaloni del pigiama celesti e una treccia disordinata. Fred si bloccò, lei non li aveva visti. Stava tornando in Sala Comune.
Con tutto il cuore sperò che non andasse da Ron per perdonarlo, non subito almeno. A quel ragazzo serviva una bella serata da solo con i suoi pensieri.
“Fred?”
Il ragazzo non ascoltò il suo gemello e si nascose dietro al muro, osservando la scena dall’alto. Hermione scese le scale in fretta, guardandosi intorno guardinga.
Non vide nemmeno Ronald, che si era rannicchiato davanti al fuoco, e lui non vide lei. Lo superò e si avviò fuori dalla Sala Comune deserta in punta di piedi.
“Ma dove diavolo sta andando?” Si chiese Fred ad alta voce.
George lo affiancò.
“Cosa sta combinando la Granger?”
Fred pensò che non erano affari loro, ma si ritenne assolutamente responsabile di quella situazione: Hermione Granger che infrangeva le regole e usciva dal dormitorio in piena notte per andare chissà dove. Non era da lei.
Non avrebbe mai superato la notte.
“Non aspettatemi.” Mormorò Fred ai due e si affrettò a seguirla silenziosamente.
George e Lee si scambiarono uno sguardo d’intesa e si avviarono verso il loro dormitorio sogghignando.
 
Hermione camminava silenziosa per i corridoi bui e deserti. Aveva paura, ma era mossa dalla rabbia e dall’eccitazione di quello che stava facendo. Aveva bisogno di starsene per i fatti suoi e le sue compagne di stanza l’avrebbero sotterrata di domande su Ron, Harry e tutto quanto.
Non ne aveva davvero voglia. Pensò se ci fosse un posto dove poter respirare un po’ di aria fresca in santa pace. I portici del cortile interno?
Forse era rischioso, ma era l’idea migliore che le fosse venuta in mente. Scese fino al secondo piano e stava per avviarsi giù dall’ennesima scalinata, quando si accesero le luci delle fiaccole sul muro.
Quello non presagiva nulla di buono. Si voltò e vide Mrs. Purr ferma immobile appena fuori da una porta illuminata che la fissava. Miagolò.
“Cosa c’è tesorino? Hai fiutato qualche studente fuori dal letto?” La voce di Gazza arrivò alla ragazza come una coltellata. Iniziò ad indietreggiare lentamente, era nei guai.
Non riusciva a staccare gli occhi dall’ombra di Gazza che si avvicinava lentamente, riflessa sulla luce proiettata sul pavimento.
Stava andando nel panico, respirava affannosamente. Il cuore le batteva a mille nel petto. Indietreggiò ancora più velocemente e con suo grande orrore andò a sbattere contro qualcosa di morbido.
Si voltò di scatto, aprì la bocca per urlare, ma il suo grido fu soffocato da una mano che le coprì la bocca velocemente, e un braccio che l’afferrava per la vita e la trascinava in un antro buio del corridoio accanto.
Hermione era tenuta stretta da quelle forti braccia, la sua schiena era schiacciata contro il petto e l’addome del ragazzo che la stringeva a sé. Il suo respiro caldo e pacato sui capelli la fece rabbrividire. Ma non di paura.
In quell’istante Gazza gli passò davanti senza vederli, seguito dalla gatta. “Qui non c’è nessuno. Saranno scappati più avanti. Vieni amore.”
La sua voce si allontanò per le scale. Facendo ripiombare la stanza nel buio e nel silenzio.
Hermione si scostò malamente dalla figura, liberandosi dalle braccia che l’avevano imprigionata. Non fu così tanto sorpresa nel vedere Fred che la osservava divertito nella penombra.
“Cosa diavolo ci fai qui?” Sibilò lei a bassa voce, portandosi una mano al cuore per lo spavento.
“Ti ho vista sgattaiolare fuori e non potevo certo perdermi un evento del genere. Cosa fai tutta sola in giro di notte?”
“Volevo stare sola. Peccato non ci riesca mai.” Sbottò lei, facendo una smorfia al ragazzo, quando lui alzò le mani in segno di colpevolezza.
“Dovresti ringraziarmi,” rimbeccò lui incrociando le braccia al petto, “ti ho salvata.”
“Come hai fatto a trovarmi?”
“Mi è bastato seguire Gazza. Lo sapevo che prima o poi ti avrebbe trovata.” La sbeffeggiò lui ridacchiando.
Hermione lo fissò. Aveva i capelli arruffati, una maglietta a maniche lunghe bianca e una felpa leggera larga color porpora aperta. I pantaloni a righe bianchi e neri del pigiama.
“Beh, ora hai risolto il tuo dilemma. Torna pure a letto.” Fece lei sostenuta, agitando le mani in aria come per dire “sciò sciò.”
Detto questo si voltò e si incamminò verso le scale.
Fred scoppio in una bassa risata, “dove stai andando?”
“Ho bisogno d’aria, vado nel cortile.”
“Per favore, è uno dei luoghi meno sicuri. Ti scoprirebbero subito.”
“Tu credi?”
“Hermione fidati. Se c’è una cosa che so meglio di te, è come cavarmela nei corridoi di notte.”
Hermione sbuffò, odiava dargli ragione.
“Allora dimmi tu un posto dove posso andare e torna in Sala Comune.”
“Per favore… non sopravviveresti mezzo secondo senza di me.” Fred le si avvicinò sovrastandola e guardandola dall’alto con aria di sfida.
“Oh ti prego…”
Il loro bisticcio fu interrotto da una porta che si apriva. Fred tese le orecchie, si guardò intorno.
“Questo è Piton. Vieni.” Il suo tono non ammetteva repliche. L’afferrò per la mano e iniziò a trascinarla per i corridoi bui. Sembrava esattamente dove andare, Hermione si era già persa. Ma si fidava di lui, almeno in quello. Si nascosero un paio di volte, in silenzio. Fred ascoltava attentamente.
Non si sa come si lasciarono Piton alle spalle e superarono la torre di Grifondoro.
Hermione era confusa, presero un’altra strada. Dal settimo piano salirono ancora per delle scale e arrivarono fino ad una porticina di legno, che Fred spinse lentamente. Una stretta scala a chiocciola si apriva davanti a loro. Il ragazzo la spinse su ed Hermione iniziò a salire.
“Su muoviti, sembri mia nonna.”
“Eh piantala.”
Sembravano non finire mai i gradini. Dovevano essere davvero in alto.
Infatti Hermione si ritrovò davanti ad una finestrella abbastanza alta per farci passare uno accucciato. Fred la superò e aprì la finestrella di vetro opaco. Saltò agilmente fuori e l’aiutò a fare lo stesso, che goffamente gli cadde addosso.
“Rettifico, mia nonna è più agile di te.”
Hermione alzò gli occhi al cielo e si guardò intorno.
Con grande sorpresa si accorse che erano su uno dei tetti tra le torri più alte. Il vento era appena accennato, e l’aria era fredda.
Ma non ci fece caso, la vista era mozzafiato. Si vedeva il Lago Nero illuminato dalla luna, la foresta intorno al castello e l’immensità delle montagne circostanti.
Era meraviglioso. Hermione sorrise.
“Ti ho lasciata senza parole eh.”
Fred si passò una mano nei capelli, “bene immagino che il mio lavoro qui è finito. Ci vediamo domani.” Stava per rinfilarsi nella finestrella, ma la ragazza lo bloccò senza nemmeno rendersi conto. Le venne d’istinto.
“Non andare.”
Fred alzò un sopracciglio maliziosamente, “non puoi fare a meno di me eh?”
Hermione si riscosse scocciata, mostrando disinteresse, “figurati.”
“Ma non volevi stare da sola?”
Hermione esitò. No non voleva stare da sola. Si sarebbe messa a piangere per la storia con Ron.
“Si, ma non saprei come tornare da sola al dormitorio. Quindi sei costretto a stare qui con me.”
“Povero me.” Mormorò lui improvvisando una faccia tragica, facendola ridere.
Si sistemarono seduti sul colmo del tetto, appoggiati su una lastra di pietra con i piedi sulle tegole a guardare la luna.
“A volte non posso credere quanto sia bello questo posto.”
“Già ce ne dimentichiamo di tanto in tanto.”
Fred si sdraiò a pancia in su, per guardare le stelle, le braccia dietro alla nuca.
“Mi spiace per il malinteso con Ron.” Non riuscì a trattenersi.
Hermione chiuse la bocca, sospirando.
“Non fa niente. E’ colpa sua, è un idiota.”
“Finalmente lo hai ammesso.”
La ragazza scoppiò a ridere, e rabbrividì per il freddo. Fred se ne accorse e con un gesto di bacchetta fece comparire una trapunta a quadri che poggiò sopra alle loro gambe.
Hermione si stese accanto a lui ridendo. “Già, questa volta non si è comportato bene.”
“Hermione che ammette la stupidità di Ronald, cosa accadrà domani? Piton chiederà alla McGranitt di fare un pic-nic al chiaro di luna?”
Hermione rise di nuovo, non si ricordava l’ultima volta che aveva riso tanto, e così facilmente. Si puntellò su un gomito e guardò il ragazzo negli occhi.
“Seriamente Fred, grazie per avermi difesa.” Erano vicinissimi, i loro visi rischiarati dalla luna ad un soffio.
Fred sorrise, poi improvvisamente si spostò di scatto.
“Fred?”
Hermione sussultò alzando le sopracciglia. “Cosa?”
“Ommioddio, credevi che fossi Fred?”
“Non fa ridere.” Provò a sorridere, ma gli si spense sulle labbra. Sbarrò gli occhi.
“Non sto scherzando Hermione! Io sono George.”
Hermione si alzò a sedere di scatto, ora che ci pensava non aveva fatto attenzione ai dettagli quando lo aveva visto.
“Io…Io…”
Quello che sosteneva essere George si alzò in piedi. Era molto offeso. “Che c’è? Sei forse delusa? Preferisci Fred?”
Hermione era allibita. Non sapeva se ridere o no. Si alzò anche lei.
“Ma no George cosa stai dicendo…” Era imbarazzata oltre ogni dire. Si avvicinò al ragazzo che abbassò la testa tristemente.
La ragazza sospirò, gli alzò il viso con un dito e lo fissò da vicino negli occhi. Le bastò un secondo per capire.
Sbuffò scocciata e diede un colpetto dietro alla nuca al ragazzo alzandosi in punta di piedi.
“Ahia! E questo perché?”
“Perché ti prendi gioco di me Fred.” Disse lei voltandosi e rimettendosi sdraiata sul tetto sotto la coperta.
“Adesso mi spieghi come cavolo fai? Nessuno ci distingue, né Ron, né Lee, nemmeno nostra madre diamine!” Esclamò lui frenetico, rimettendosi anche lui sdraiato.
“Non ci contare.”
Fred sbuffò rumorosamente. Non erano in tanti quelli che non cadevano nei suoi scherzi.
“Cosa farai quest’anno a Natale?” Chiese il ragazzo cambiando, suo malgrado, argomento.
“Starò a casa con i miei. Quest’estate sono stata da voi dalla fine di Agosto e li ho visti per meno tempo.”
“Anche noi staremo in famiglia. Ma questo era ovvio. Ma Harry quest’anno verrà per la prima volta. Sono felice che non stia qui da solo.”
Hermione sorrise.
“Sai già cosa chiedere a Babbo Natale?” Scherzò la ragazza.
“Chi?” Chiese Fred guardandola come se fosse matta.
Hermione ridacchiò, “oh cielo mi dimentico sempre che voi non sapete nulla delle usanze babbane.”
Si voltò con il viso verso di lui, “è una favola raccontata ai bambini babbani: un uomo grasso vestito di rosso che viaggia per tutta la Vigilia di Natale su una slitta trainata da renne, che porta i regali a tutti i bambini del mondo.”
“E i bambini si bevono questa cosa?”
“Ehi, sono gli unici che credono nella magia.”
“Se solo sapessero…”
“Già.”
Scoppiarono entrambi a ridere. Fred sospirò. Era cosi facile parlare e divertirsi con lei.
“Quindi quando eri piccola ci credevi?”
“Beh, dopo aver visto magie, uomini che diventano animali, serpenti e ragni giganti… forse un po’ ci credo ancora.”
Fred sorrise guardando fisso le stelle.
“E, cosa gli chiederai quest’anno?” Scherzò Fred reggendole il gioco.
“Non saprei…” Hermione si fece pensierosa, “immagino che sarebbe bello un libro, o un blocco di pergamene nuove…”
Fred scosse la testa con energia, facendo danzare i suoi lunghi capelli rossi.
“No, no, no. Stasera le parole: “libro”, “pergamene” e “studio” sono vietati.”
“Agli ordini.” Ridacchiò lei facendo segno con una mano sulla fronte di saluto militare.
“Sono serio, io chiederei qualcosa che possa usare anche qui a scuola no?”
“Come un maglione?” Chiese ironicamente la ragazza, facendo ridere il ragazzo.
“Rettifico. Chiederei al caro Babbo Natale di convincere mia mamma a smettere di farci quegli orrendi maglioni.”
“Ma sono così carini.” Lo prese in giro lei.
Fred la spinse con una spalla ridendo, poi si fece serio. “Vorrei un gufo.”
Hermione lo capiva. Non disse nulla.
“Insomma, Ron si lamenta tanto, ma anche io e George siamo sempre stati trattati come gli ultimi arrivati. Ho pochissime cose mie, se non sono i vestiti di Charlie, sono i libri di Bill… Se non è la divisa di Percy è un gufo vecchio e scemo per tutta la famiglia. Tutto quello che chiedo è un gufo mio con cui posso mandare i miei messaggi, senza che li leggano tutti, mi andrebbe bene anche condiviso con George davvero. Solo questo.”
Si interruppe chiudendo gli occhi e sospirando.
Hermione capiva che non doveva essere facile.
Lo prese per mano e gliela strinse. Non disse nulla, quel gesto bastava. E Fred capì, tornò a sorridere con malizia.
“E tu Granger invece?”
“Vediamo…qualcosa che potrebbe servirmi anche qui…”
“Non c’è qualcosa a casa tua che ti manca quando sei qui?”
Hermione sorrise dolcemente. “La mia musica.”
Il ragazzo si voltò verso di lei sorpreso. “Davvero?”
“La musica babbana che ascolto a casa. Non saprei come sentirla però qui.”
“Come quella che canticchiavi l’altro giorno?”
Hermione arrossì. “Si…”
“Era bella.”
“Stealers Wheel. 1972. Stuck here in the middle with you. C’è anche in un grande film babbano.”
“Fico. Non ho ancora idea di cosa sia un film. Ma fico.”
“Si… magari un giorno te la farò sentire.”
“Spero quella originale… perché sentita di nuovo da te… no grazie.” Scherzò lui esagerando un’espressione terrorizzata. Hermione spalancò la bocca e gli diede una pacca sulla spalla indispettita.
“Ma come ti permetti? Io canto benissimo.”
“Per favore, ho sentito Piton canticchiare a lezione meglio di te.”
“Sei tremendo!”
“Dico solo la verità.” Scherzò ancora scoppiando a ridere, e contagiando anche lei.
“Adesso te lo dimostro! 'Cause I don't think that I can take anymore
Clowns to the left of me, jokers to the right,
Dai canta con me…”
Iniziarono a canticchiare insieme ridendo di tanto in tanto, mentre Hermione gli insegnava il ritornello.
“Yes I'm stuck in the middle with you,
And I'm wondering what it is I should do,
It's so hard to keep this smile from my face,
Losing control, yeah, I'm all over the place,”

 
Rimasero lì, sotto la coperta e sbellicarsi dalle risate per un tempo che parve loro infinito.
Guardarono poi le stelle in silenzio fare il loro corso nel cielo, fino a quando il cielo non si rischiarò lentamente.
Fred si sentiva immensamente felice, e non sapeva nemmeno perché, ma non gli importava.
Voltò appena la testa e vide che quella di Hermione era appoggiata alla sua, fronte contro fronte, ed era addormentata rannicchiata contro di lui.
Quel contatto di cui si era reso conto solo adesso gli provocò un brivido. Ma pensò fosse solamente il freddo. Eppure non desiderava staccarsi da lei per un momento.
La svegliò controvoglia. Lei si mosse appena e aprì gli occhi assonnata stropicciandoseli.
“Che ore sono?”
“Molto tardi. Su andiamo.” Mormorò lui intenerito, l’aiutò ad alzarsi e tornarono in silenzio nel loro dormitorio, fianco a fianco. Troppo stanchi per parlare.
Davanti alla porta del dormitorio del quarto anno si salutarono.
“Buonanotte Weasley.”
“Buongiorno Granger.” Sogghignò lui indicando con un cenno della testa l’alba rosea che sorgeva oltre la finestra di vetro.
Hermione sorrise debolmente, “grazie,” mormorò e lo salutò con una mano, poi sparì dietro la porta di legno.
Fred inclinò la testa indietro e sospirò, si grattò la nuca e si diresse verso la sua stanza, mettendosi le mani in tasca.
Si gettò sul letto vestito. Incapace di prendere sonno, mentre George nel chiarore della stanza appena illuminata, gli occhi chiusi, si apriva in un sorriso.
Né Fred né Hermione si resero conto, passando per la sala Comune, che Ron, sveglio e vigile, li aveva seguiti con lo sguardo.
 




Erano passate due settimane.
Ron si era scusato con lei pubblicamente un paio di giorni dopo, e la ragazza aveva accettato. Alla fine erano migliori amici.
Però non poteva fare a meno di notare che era strano in sua presenza, la guardava a volte in modo sospettoso, e ogni volta che rivolgeva uno sguardo o una parola ai gemelli, si irrigidiva o addirittura diventava odioso.
Hermione non capiva cosa diavolo gli prendesse, ma non volle indagare troppo. Era già abbastanza difficile dividere il tempo tra lui e Harry, i quali non si rivolgevano mezza parola.
Alla fine riuscì a far promettere a Ron di stare più vicino ad Harry in quel momento difficile, dove più nessuno studente, tranne lei e i gemelli, gli rivolgevano la parola e lo credevano un bugiardo.
Ovviamente però Ron l’aveva fatto a modo suo, e Harry non aveva colto il suo aiuto per la prova.
Quei due erano incorreggibili.
 
Finalmente la prima prova arrivò.
Ormai era Novembre inoltrato. Draghi. Harry aveva ricevuto aiuto da Hagrid, anche se non sapeva che in realtà era stata un’idea di Ron, ed era riuscito a superarla in modo a dir poco eroico, grazie alla sua bravura nel volo.
L’Uovo D’oro era suo.
Da quel momento le cose furono più semplici. Tutti capirono che sarebbe stato un pazzo a manomettere la gara e che non aveva alcuna voglia di morire, aveva già abbastanza guai da quel punto di vista, e già abbastanza gente che volesse farlo fuori.
Chiarì anche con Ron e tornarono dopo settimane ad essere quelli di prima. Hermione era molto sollevata.
Ma all’inizio di Dicembre arrivò una notizia terribile.
Harry e Ron erano seduti per la colazione in Sala Grande, una gelida mattina d’inverno.
Harry era molto felice della nuova situazione e sorseggiava allegramente il suo succo di zucca, mentre fissava in modo ebete Cho Chan seduta con il suo gruppo di amiche.
Hermione li raggiunse leggermente in ritardo rispetto al solito. Si sedette sbadigliando e iniziando a servirsi distrattamente del budino.
“Hermione tutto bene?” Harry le diede una pacca amichevole sulla spalla.
“Sono solo stanca.”
“Succede quando si fanno le ore piccole in giro per il castello.”
La voce tagliente di Ron le arrivò come uno schiaffo. Hermione voltò la sua folta chioma arruffata verso di lui. Ginny alzò lo sguardo su di lei, per un attimo la vide guardare in direzione di Fred, ma solo per un istante. Poi si riconcentrò su Ron.
“Chi te l’ha detto?”
“Quindi lo ammetti.” Di nuovo quel tono.
Fred, seduto qualche persona più in là, alzò lo sguardo su di loro dal bicchiere.
“Io non devo ammettere niente a te Ronald.”
“Signor Weasley…” la voce lenta e strascicata di Piton che passava accanto a loro in quel momento li fece bloccare. Si voltarono impallidendo verso di lui. Era in piedi con le mani dietro alla schiena.
“Sono l’ultimo che vorrebbe impicciarsi nei problemi degli studenti, ma, devo ammettere Singor Weasley, che quello che la signorina Granger fa del suo tempo, sono solamente grandi affari suoi.”
Chiunque era a distanza d’udito, spalancò la bocca. Qualcuno ridacchiò.
Erano tutti allibiti.
“Tuttavia… se è la verità, la signorina Granger deve qualche spiegazione.”
Hermione balbettò qualcosa di confuso, ma qualcuno le venne in aiuto.
“Professor Piton,” Fred si era sporto verso di loro con un sorriso innocente dipinto in volto, “crede davvero che la strega che al suo tema di Pozioni ha preso 112 su 100, possa aggirarsi per i corridoi di notte?”
Hermione sorrise sotto i baffi.
Piton si aprì in un sorriso tirato e sospettoso e si avvicinò al ragazzo, “non saprei signor Weasley. Se si iniziano a frequentare brutte compagnie…” Lo fissò per qualche secondo poi si voltò, “buona giornata.”
Li lasciò esterrefatti. Soffocarono tutti una grande risata. Fu molto difficile. Ma cosa cavolo era appena successo?
“Per tutte le Puffole Pigmee… Piton ci ha appena quasi sorriso? E non ci ha tolto punti?” Domandò George allibito, seguendolo con lo sguardo mentre raggiugeva la professoressa McGranitt e le sussurrava qualcosa all’orecchio, e lei faceva altrettanto al preside.
“Credo che chiederà davvero alla McGranitt un appuntamento galante uno di questi giorni.” Si sbellicò dalle risate Fred.
“Ma cosa altro potrà accadere?” Chiese Harry sospirando. Non fece in tempo a finire la frase che Silente si alzò allegro, picchiettando con un cucchiaio sul suo calice.
“Un attimo di attenzione per favore. Ho una grande notizia da darvi. Un evento speciale che ci vedrà tutti partecipi la Vigilia di Natale…”
Le parole che seguirono scatenarono molte reazioni contrastanti: urla, fischi, risate, anche qualche imprecazione.
Hermione appoggiò la testa sul tavolo.
Quella notizia era ben peggiore di uno scontro con i draghi, ben peggiore dell’Intero Torneo. Il terrore di ogni adolescente maschio e il desiderio di ogni fanciulla normale, ma non di Hermione.
Un ballo. Anzi, Il Ballo. Il Ballo del Ceppo.

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Capitolo 7
*** HERMIONE E' UNA RAGAZZA ***


CAPITOLO SETTE
 
 
QUARTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
Le settimane di Dicembre passarono con grande entusiasmo degli studenti, o almeno quasi tutti.
Le amiche di Hermione e OGNI altra ragazza di Hogwarts, non parlò d’altro per le settimane e venire. Anche lei era felice di quella serata, ma non aveva tempo per parlarne costantemente.
“Chissà chi mi inviterà.”
“Spero Cedric.”
“Nei tuoi sogni dolcezza.”
Erano in Sala Comune dopo pranzo, fuori faceva troppo freddo; e mentre Hermione cercava di leggere un libro, Lavanda e Calì non facevano altro che parlare del Ballo. Ormai mancavano solo due giorni.
Le vacanze di Natale erano state spostate a due giorni dopo Natale e prolungate di qualche giorno a Gennaio.
“Herm? Ti ha invitata qualcuno?” Le chiese Calì curiosa.
“No direi di no.” Rispose lei senza alzare gli occhi dal libro. Le due la guardarono con un occhio che esprimeva chiaramente pietà; come poteva non essere interessata? In realtà lo era… eccome.
“Ron non ti ha ancora invitata?” Chiese Lavanda con un filo di speranza nella voce.
“Perché dovrebbe?” Chiese Hermione noncurante. In realtà si aspettava che lui lo facesse, anche se solo come amici. Sarebbe stato divertente. Avrebbero ballato e chissà, magari sarebbe successo qualcosa.
Hermione sospirò. Ma ancora non aveva fatto nulla. La ragazza iniziava a farsene una ragione. Mancava così poco…
La ragazza si alzò, “scusate vado vicino al camino.” E si congedò dalle due pettegole, che continuarono il loro discorso.
Si sedette in maniera scomposta sulla sua poltrona preferita e continuò a leggere. Qualche ciocca di capelli era raccolta in alto e lasciava gli altri lungo le spalle, erano disordinati, ma più gestibili. Le si erano schiariti durante quell’estate ed erano leggermente meno ricci e più mossi.
Si guardò nel riflesso della grande finestra accanto al fuoco. La pelle era chiara, levigata, ma non un filo di trucco sul viso. Non aveva certo tempo e interesse per quelle cose.
Si domandava se a Ron sarebbe piaciuta di più se avesse iniziato a curarsi maggiormente.
Ginny le si parò davanti inaspettatamente. Le braccia incrociate.
“Ciao Ginny.”
“Sputa il rospo.”
“Eh?”
“Tu e Fred!”
“Shhh!” La intimò la ragazza prendendola per un braccio e facendola abbassare a terra per arrivare alla sua altezza.
Si guardò intorno per essere sicura di non essere ascoltata. “Mi dici di che cosa stai parlando?” Sibilò guardandola negli occhi.
“Oh per favore non sono cieca. La sveglia la mattina della Coppa del Mondo, si ho sentito tutto, il bacon, gli sguardi, le battutine… le notti in bianco.” Sussurrò infine con marcata malizia.
“Ti sei fatta un’idea sbagliata.”
“Come fate ad essere così scemi da non vederlo?”
“Chi?”
“Sveglia, tu e Fred.”
“Fred non prova niente per me e io non provo nulla per lui. Te lo assicuro. E poi come fai a sapere di quella notte?” Sussurrò preoccupata.
“A colazione quella mattina, quando Ron si è arrabbiato e ha menzionato questa storia, ho visto lo sguardo che vi siete scambiati tu e Fred. Non sono scema, né cieca…”
“Si si ho afferrato. Ma ti sbagli. Io avevo bisogno di un po’ d’aria e per caso ci siamo incontrati. Lui mi ha portata sul tetto e abbiamo solo parlato.”
“Sul tetto?” Gli occhi di Ginny si illuminarono, “non è stato romantico?”
“No, beh c’era la vista, il lago, la luna. Abbiamo parlato per ore sotto ad una coperta e ci siamo addormentati.”
Ginny spalancò la bocca e le diede un colpo sulla testa.
“Ahi ma che fai?”
“Ti sei ammattita? E questo tu non lo chiami romantico?”
“Non è successo nulla, nessuno voleva che accadesse. Siamo amici e se non è successo nulla in quel momento, tranquilla che non capiterà mai più.”
Ginny abbassò la testa affranta. Poi la rialzò speranzosa.
“Ma tu non hai sentito nulla? Nulla nulla in quel momento?”
Hermione ci pensò su, e alla fine mentì a Ginny e soprattutto a sé stessa. Non era possibile che provasse qualcosa per quello scapestrato, era escluso.
“No.”
Ginny la riabbassò di colpo distrutta.
“Shh.” Mormorò Hermione non appena vide Harry e Ron arrivare e lasciarsi cadere su due poltrone vicine. Sembravano molto giù di morale.
“Tutto bene ragazzi?” Domandò Ginny sedendosi a terra ai piedi di Hermione.
“No.” Sbuffò Harry, liberandosi poi in un verso di disperazione.
“Cosa è successo?”
“Mancano due giorni al ballo e noi non abbiamo ancora la ragazza.” Sbottò Ron affranto. Hermione strinse le labbra, sorpresa che Ron non l’avesse neanche presa in considerazione
“Io ho invitato Cho, ma ci va già con un altro.”
“Oh Harry mi spiace.”
“Io ho provato ad invitare due studentesse di Beauxbaton, ma niente. Sono quasi corse via.”
Allora ci aveva provato ad invitare qualcuno, ma non lei. Hermione serrò la bocca e sospirò rumorosamente. Stava iniziando ad arrabbiarsi. Era forse diventata invisibile?
Tornò al suo libro.
I gemelli Weasley fecero capolinea davanti a loro in quel momento.
“Parlate del Ballo?”
“Brutta bestia eh?”
“Ancora nessuno nemmeno voi?” Domandò Ron con un pizzico di speranza.
“No, noi le Dame entro stasera le avremo sfigati.” Li sbeffeggiò George strizzandogli l’occhio.
“Chi?”
“Lo chiederò stasera ad Angelina in Sala Grande a cena.” Si pavoneggiò Fred.
Hermione alzò gli occhi dal libro, e vide ancora quell’espressione ferita in George. La ragazza capì al volo, come mai non diceva nulla al gemello? Pensava si dicessero tutto.
Soffocò una risata ironica.
“Che c’è Granger? Sei gelosa della mia dama?” Fred la fissò maliziosamente.
Hermione lo guardò divertita, “oh no, mi fa solo ridere il fatto che il tuo gemello non abbia occhi per la ragazza che inviterai tu stasera da chissà quanto, settimane, mesi? E che tu sia così cieco da non averlo notato.”
Fred sbiancò improvvisamente e si voltò di scatto verso George che era poco dietro di lui. Si scambiarono uno sguardo fugace, George cercò di guardare altrove, ma Fred gli prese un braccio. Si guardarono e si capirono al volo. Erano praticamente telepatici.
Ne parliamo dopo.”
Fred tornò a voltarsi verso Hermione accennando un sorriso tirato. Wow, quella ragazza ci sapeva davvero fare. Non sapeva che cosa dire. Quindi se la prese con suo fratello.
“E tu Ronnie? Abbiamo sentito del fallimento di Harry, ma tu, sei veramente così cieco?”
Hermione alzò lo sguardo dal tomo di scatto, non sapeva dove quella conversazione stava andando a parare, ma aveva un brutto presentimento.
Fissò Fred con disperazione, ma lui fece finta di nulla, ricambiando un sorriso maligno.
“Perché cieco?” Mormorò lui picchiettando con le mani sui braccioli e appoggiando la testa sul bordo della poltrona, rivolgendola verso l’alto. Hermione pensò davvero che fosse stupido.
“Beh, hai un’amica così graziosa,” disse Fred con celata cattiveria, “e non ti degni nemmeno di invitarla?”
Ron alzò la testa confuso. “Ma chi Hermione?” La guardarono tutti.
La ragazza voleva sprofondare nella poltrona e sparire alla vista. Odiava essere al centro dell’attenzione.
“Si genio.” Disse George reggendo il gioco al gemello.
“Pft... ad Hermione non interessano queste cose.” Sbottò lui sicuro con un gesto noncurante della mano.
La ragazza fece un gesto di stizza con la testa, non se ne sarebbe stata più zitta. “Scusa Ron, cosa ti ha fatto capire tutto da solo che io non sia interessata ad andare al ballo?”
“Ahia.” Mormorò Fred incrociando le braccia dietro alla testa e godendosi a pieno lo spettacolo.
“Beh ecco io…”
“Illuminami Ron.”
“Perché questo genere di cose non piacciono a quelle come te.” Si stava scavando la fossa da solo.
“Quelle come me?” Hermione era scattata in piedi furiosa. George fece indietreggiare Fred spaventato. Potevano volare dei grossi libri conoscendola.
“Beh si.”
“Hermione è una ragazza, e come a tutte le ragazze piacerebbe molto andare ad un ballo.” La spalleggiò Ginny arrabbiata.
“Beh, adesso... definire Hermione una ragazza…” Si rese conto di quello che gli era uscito dalla bocca troppo tardi.
“Uhhh.” Fred si porto le mani in faccia e scosse la testa leggermente. Ginny spalancò la bocca infuriata e si allontanò, prima di prendere a pugni il fratello.
Hermione fece cadere il libro, che toccò il pavimento con un tonfo. Gli occhi della ragazza erano lucidi.
Ma cercò di darsi un tono. Era furibonda.
“Scusate. Vado in Biblioteca.”
Detto questo si avviò a grandi passi fuori dalla Sala Comune, lasciando tutti immobili.
Ron scuoteva la testa lentamente. Harry lo fissò come si fissa un cretino. Era troppo perfino per lui.
Fred si avvicinò al fratello e gli diede una sonora pacca sulla schiena.
“Sei un idiota Ron.” Affermò serio, lo sguardo pieno di risentimento. Poi si voltò lentamente e se ne andò con il gemello nella loro stanza.
 
 
§
 
 
 
 
Fred era in piedi davanti alla grande finestra della loro stanza, appoggiato allo stipite; fissava la fredda giornata d’inverno sotto di lui. Il cortile era pieno di studenti allegri.
George era sdraiato al contrario sul suo letto e lanciava in aria il suo cuscino, per poi prenderlo al volo.
“Perché non me l’hai detto?” Spezzò il silenzio Fred. George si fermò e sospirò.
“Perché eri felice.”
Fred si inginocchiò sul letto del gemello, mettendosi di fianco a lui.
“No George, non ero felice e tu lo sai. Stavo solo giocando con lei e lei con me. Lo sappiamo entrambi che non funzionerebbe mai tra di noi. Magari al Ballo però qualcosa sarebbe successo dopo, perché diamine non me lo hai detto.”
Si alzò di scatto e tirò un calcio al comodino di George.
“Ehi, se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con il tuo di comodino.”
“Scusami.” Fred si aggirava per la stanza con le mani nei capelli.
“Hai ragione,” fece George mettendosi a sedere, “avrei dovuto dirtelo, ma sarebbe stato strano. Insomma, voi due siete già stati insieme. Avevo paura che ti fossi innamorato e non volevo interferire.”
Abbassò gli occhi. Fred si accucciò davanti a lui. “Non lo avrei mai fatto se avessi anche solo avuto il sentore che ti stavo facendo soffrire in qualunque modo, lo sai vero?” Gli prese il volto con le mani e appoggiò la fronte contro la sua.
“Non sono innamorato di Angelina va bene? Né di Katie. Mai stato.”
“Io sono pazzo di lei.” Mormorò George contro di lui, gli occhi erano lucidi.
“Lo so George, adesso lo so.” Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé. Niente lo avrebbe più fatto soffrire, mai più. E sicuramente non per mano sua.
Gli voleva così bene che l’idea di perderlo lo faceva stare male. Lo avrebbe protetto a qualunque costo. Sentì di doverglielo dire, ad alta voce. Anche se lui già sapeva.
“Io sono nato per proteggerti. Non ti farò più del male.”
George ricambiò la stretta con foga e scoppiò a ridere, mentre qualche lacrima scappava via. Fred rise con lui.
“Adesso sai cosa fai? A cena la inviti tu invece.”
“No io non posso…ne avevo già parlato con Katie…”
“Si invece. Io inviterò Katie più tardi, aspetta solo il mio invito, altro che te. Non dimenticare che sono io la fotocopia meglio riuscita dei due.”
“Nei tuoi sogni.” Risero ancora.
“Non mi interessa più, ci andremo da amici.” Riprese Fred serio.
“Grazie Fred.”
Si strinsero ancora. Poi George lo scacciò via.
“Adesso basta smancerie.”
Fred ridacchiò e si alzò in piedi, cercando dei libri per la lezione del pomeriggio.
“Tu piuttosto perché non inviti qualcuno che ti piace davvero?”
“Perché non c’è.”
“Non mentirmi Fred.”
Il gemello si voltò verso di lui e sospirò.
“Tu sei innamorato di lei.”
“Di chi?”
“E piantala.”
“La Granger? Tu sei fuori.”
“Mi avevi detto che non mi avresti più mentito.”
Fred si riavvicinò a lui, gli mise una mano sulla spalla con sicurezza. “Non ti sto mentendo George.”
George sorrise, sospirò. “Ti credo. Non stai mentendo”
“Ah si?”
“Si. Io lo so cosa provi, sei tu a non averlo capito ancora.”
 
 
 
 
 
§
 
 
 
 
 
Hermione era seduta al tavolo dei Grifondoro e consumava il suo pasto in silenzio. Ron si era seduto accanto a lei, l’aveva salutata accennando un sorriso, ma la ragazza aveva fatto finta di non averlo visto. Salutò solo Harry.
Si era voltata poi verso Ginny e aveva cercato di parlare di qualunque altra cosa.
Ginny la capiva, quello che aveva detto Ron prima era tremendo.
Fred e George erano seduti davanti a loro. Chiacchieravano amabilmente ed Hermione era felice che si fossero detti la verità, anche se non erano affari suoi, era meglio così.
Guardò George accartocciare un tovagliolo e lanciarlo verso Angelina che era seduta e chiacchierava con Katie e Alicia poco distante.
La colpì ad una spalla.
“Ehi Angelina.” Sussurrò il ragazzo. La ragazza sorrise, “cosa c’è?”
George sorrise malizioso e mimò con le labbra e a gesti: “vuoi venire al ballo con me? Oh e sono George.”
Angelina alzò un sopracciglio stupita, era felice che fosse lui. Con Fred era stata una cosa da una notte e in realtà si era ritrovata spesso a pensare all’altro gemello, che adesso la invitava al ballo.
“Oh allora decisamente si.” Sussurrò di rimando.
Fred mimò con le labbra a Katie: “io e te parliamo dopo.” Suscitando una risatina della ragazza che irritò molto Hermione.
I due strizzarono l’occhio alle ragazze e si voltarono verso Ron compiaciuti.
Hermione sospirò. Sentiva ancora quella strana sensazione attanagliarle le viscere. Ma che diavolo era? Si sentiva quasi male.
Guardò il pollo arrosto che aveva nel piatto, e lo allontanò con una mano.
“Tutto bene Hermione?” Domandò timidamente Ron notando il gesto e l’espressione della ragazza.
“Andava meglio, finché non mi hai parlato.” Sbottò lei facendo nascere una risatina nel tavolo. I gemelli trattennero dal sputare in faccia la cena a Ron. Era così divertente vederli litigare.
Ron si voltò verso Harry, che lo incitò con una piccola gomitata. Il rosso sospirò e si voltò di nuovo verso l’amica.
George si avvicinò all’orecchio di Fred. “Guai in arrivo.”
“Zitto Fred.” Lo fulminò Ron con uno sguardo.
“Ci azzeccassi una volta.” Sbottò Goerge ridacchiando.
Ron si schiarì la voce, “Ahem… Hermione? Tu sei una ragazza…”
“Finalmente te ne sei accorto?” Mormorò lei senza staccare gli occhi dal piatto che ora non le sembrava più così invitante.
“Quello che volevo dire oggi era che…insomma. Tu sei una ragazza, ma non una ragazza vera e propria,” Hermione voltò la testa verso di lui, non credendo alle sue orecchie, “io non dico che non sei una ragazza ragazza, insomma lo sei, hai uno… no due seni quindi...” mormorò lui, facendo cadere l’occhio imbarazzato sulla camicia di Hermione. Fred e George stavano morendo pur di trattenere le risate. Harry sbatteva piano la testa contro il tavolo, e Ginny era bloccata con la forchetta a mezz’aria.
Anche Malfoy stava ascoltando allibito, notò la ragazza.
Hermione spalancò gli occhi sconvolta, Ron si stava imbarcando, “quello che voglio dire… è che non sei molto femminile, ecco la parola giusta, di solito… ed è per questo che non ti considero una ragazza, ma una cosa a parte…capisci?”
“Quindi io sarei una cosa a parte?” Sbottò Hermione dopo un attimo di silenzio.
“E che cosa? Un troll di montagna?” Lo prese in giro George.
“Fred non aiuti.”
“Ma lo fa apposta a questo punto…” mormorò George rivolto al gemello, scuotendo la testa.
Hermione scattò in piedi, così velocemente da far quasi cadere il suo calice. Tremava di rabbia e frustrazione. Come poteva aver detto quelle cose? Davanti a tutti? Ridicolizzandola così?
“Vado a letto.” Annunciò con le lacrime di rabbia che spingevano per uscire, ma si trattenne. Non avrebbe fatto una scenata, non lì, con i professori e tutti che vedevano.
Prese il libro che aveva appoggiato sul tavolo, sporgendosi verso Ron che si ritrasse per paura di essere colpito, e se ne andò velocemente.
Lasciando gli ascoltatori a voltarsi lentamente verso Ron.
“Sei un cretino.” Sputò Ginny tra i denti, affettando con forse troppa foga il tacchino.
“Non volevo dire questo, lo sapete.”
“Ah no? E che cosa volevi dire, di grazia allora?” Alzò la voce Fred, era furioso con il fratello. Non aveva insultato e ridicolizzato Hermione una, ma ben due volte in una sola giornata.
“Ancora? Non è cattiveria… e che non riesco proprio a vederla come una ragazza, ma…” provò a spiegare lui, ma scatenò una reazione inaspettata, che fece voltare metà tavolo dei Grifondoro e buona parte degli altri. Anche i professori guardarono nella direzione del casino, curiosi.
“Adesso basta! STAI ZITTO!” Fred aveva picchiato le mani sul tavolo e si era alzato in piedi, sovrastando il fratello minore. Neville quasi cadde dalla panca.
Adesso Fred aveva perso del tutto le staffe. Il suo urlò si alzò per tutta la Sala Grande.
Silente si sporse verso Piton, che voltò lo sguardo verso il gemello.
“Ma ti rendi conto di quello che hai detto, ben due volte? Nel caso non te ne fossi accorto, Hermione è una ragazza, intelligente, coraggiosa e anche bellissima oserei aggiungere. E mi disgusta il fatto che quello che dovrebbe essere il suo migliore amico non la consideri neanche tale, quando invece è molto di più di questo!”
Urlò l’ultima frase a pieni polmoni. Poi si zittì e si guardò intorno, sistemandosi la tunica. Ogni testa della Sala Grande era voltata verso di lui.
Poi parve realizzare qualcosa di importante, si aprì in un sorriso e fece un inchino alla Sala, scavalcando la panca.
“Scusate, continuate pure a mangiare.” Disse ad alta voce allegro, precipitandosi fuori dalla Sala Grande. Seguito da un perplesso George.
Ginny alzò la testa dalla caraffa dietro la quale si era nascosta e continuò a mangiare. Ma il suo sguardo cadde sul tavolo dei professori. Dove la McGranitt, Piton e Silente ridevano tra loro, borbottando qualcosa. Le loro espressioni erano un misto tra “stiamo escogitando un piano malvagio” e “poveri adolescenti pieni di ormoni.”
La rossa alzò un sopracciglio e si chiese cosa stessero tramando quei tre.
 
Fred correva per l’ingresso con il cuore in gola. Lo avrebbe fatto. Era la cosa giusta, anche se non era innamorato di Hermione le avrebbe chiesto di andare al ballo. Da amici. Almeno l’avrebbe distratta dal pensiero di Ron e l’avrebbe fatta divertire.
Si era la cosa giusta da fare.
Ma subito sotto alle scale del grande atrio si bloccò di colpo, nascondendosi dietro l’angolo di un muro. George per poco non gli andò a sbattere contro.
“Fred cosa stai…” Chiese allegro, ma il suo largo sorriso affannato si spense quando vide l’espressione distrutta del gemello.
Seguì il suo sguardo e guardò immobile la scena, sospirando tristemente.
 
Hermione era in piedi di fronte a Viktor Krum, che l’aveva bloccata un istante prima, e ora le teneva una mano sospesa in aria, fissandola gentilmente negli occhi.
“Non so se questo momento buono, ma mi chiedevo se tu volevi andare a ballo con me.”
Hermione rimase paralizzata per un momento. Viktor Krum che le chiedeva di andare al ballo con lui? Era carino, gentile, e avrebbe fatto impazzire Ron. Non era neanche lontanamente tentata dal rifiutare.
“Si.” Disse di getto sorridendo. Krum sembrò rilassarsi e sorrise anche lui di rimando. Si inchinò e le fece un perfetto bacia mano.
Poi si allontanò ed Hermione rimase per in istante immobile, sorridendo felice. Si sistemò alla ben meglio i capelli e si avviò estasiata verso la torre di Grifondoro.
 
Fred si riscosse solo quando lei fu sparita dalla sua vista. George non disse nulla. Gli mise una mano sulla spalla.
Fred picchiò sul muro di marmo la mano con tutta la forza che aveva, soffocando un verso di rabbia. Si fece male, ma non lo diede a vedere. Scosse la mano in aria come per scacciare il dolore e si allontanò nella direzione opposta. George lo seguì con la testa china, sbuffando contrariato.
Aveva capito subito cosa voleva fare Fred, ed era al settimo cielo che si fosse finalmente svegliato, anche se non lo aveva ancora realizzato del tutto. Era un primo passo. Ma erano arrivati tardi.






NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo! Non vedo l'ora di arrivare al quinto anno, ma dovranno accadere ancora moltissime cose prima. Amo la relazione che si sta creando tra Fred ed Hermione. Alla prossima gente.

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Capitolo 8
*** IL BALLO DEL CEPPO ***


CAPITOLO OTTO
 
 
QUARTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
Ron e Harry si stavano preparando per la grande serata. Harry era riuscito ad invitare Calì al ballo e le aveva chiesto se alla sua gemella Padma andasse di accompagnare Ron.
Entrambe avevano accettato e questo aveva risollevato un minimo gli animi dei due ragazzi, che non erano riusciti a parlare ad Hermione in alcun modo.
Ora erano davanti allo specchio e cercavano di aggiustarsi alla ben meglio i vestiti e i capelli lunghi.
“Sto da schifo.”
“Non dire così. Dai quando ti vedrà Hermione magari farete anche pace, conciato così fai tenerezza.”
“Grazie Harry…” mugolò lui abbattuto, “ma non credo che verrà.”
Harry scosse la testa affranto. Era il suo migliore amico, ma l’aveva fatta davvero grossa.
Sperò che Hermione non ce l’avesse troppo con lui per non averla spalleggiata abbastanza e poi cercata.
 
Fred, George e Lee erano nella loro stanza, intenti a farsi belli anche loro per la serata.
“Alla fine hai invitato Katie?” Domandò George al gemello allacciandosi la cravatta in modo maldestro.
Lui era intento ad allacciarsi le scarpe lucide.
“Si. Era molto felice.”
“Lo sarà ancora di più DOPO il Ballo.” Esclamò Lee ridacchiando malizioso.
Fred e George si voltarono verso di lui all’unisono. “Sei disgustoso.”
“Come se non fosse vero.” Rimbeccò lui senza smettere di sorridere.
Fred iniziò a trafficare con la cravatta e dopo una decina di tentativi falliti nel cercare di allacciarla la gettò a terra con un urlo soffocato dalle mani che si era portato al volto.
George raccolse la cravatta e si posizionò dietro al gemello, che si stava specchiando affranto. Iniziò ad allacciargliela lui con calma sorridendo comprensivo.
“Andrà tutto bene Freddie. Ecco, sei pronto.” Osservò il gemello nello specchio con orgoglio.
“Ma sono meglio io.” Concluse sbeffeggiandolo e mettendosi l’ultimo indumento sopra al gilet: una giacca nera identica a quella di Fred. L’unica cosa diversa erano le cravatte: una rosso scuro e l’altra blu.
 
Hermione era terribilmente agitata. Sarebbe andata al ballo con Viktor Krum, il ragazzo più ambito della scuola in quel momento. Ogni volta che passava davanti allo specchio si bloccava allibita che fosse lei quella riflessa.
“Ho fatto un bel lavoro eh?” Ginny era salita al suo dormitorio per aiutarla a prepararsi.
In effetti era incredibile quello che aveva fatto.
Hermione le strinse la mano e sorrise commossa. “Grazie Ginny.”
 
Sei persone sospirarono all’unisono e mormorarono: “andiamo.”
 
 
Harry e Ron scesero la scalinata in imbarazzo, le gemelle Patil li aspettavano ai piedi di esse.
“Io non la vedo. Te lo avevo detto. Sarà in camera sua a piangere.” Sussurrò Ron all’orecchio dell’amico mentre scendevano i gradini.
“Ancora con questa storia? Se sei tanto preoccupato per lei, perché non vai a consolarla allora?” Lo rimbeccò Harry indispettito.
Le dispiaceva molto per Hermione, non se lo meritava.
Raggiunsero le loro dame, che osservarono con stupore i loro abiti e si scambiarono qualche parola. Rimasero in attesa degli altri Campioni. Harry vide Cho accanto a Cedric che rideva e gli si strinse il cuore.


 
Fred e George scesero dalla scalinata facendo un cenno ad Harry, e ignorando completamente Ron, e saltarono addosso ridendo ad Angelina e Katie che li aspettavano non lontano da Harry e Ron.
“Ehi! State attenti!”
“I vestiti.”
Erano entrambe molto carine. Angelina indossava un vestito candido come la neve, lungo e senza spalline, con lo scollo a cuore.
Katie, invece, aveva i capelli raccolti in alto e un vestito azzurro chiaro con le spalline sottili.
Fred la guardò sorridendo e non poté fare a meno di pensare Hermione, chiedendosi dove fosse. Fece girare la sua dama che si voltò verso le scale e si bloccò stupefatta.
“Wow, ma quella è Hermione?”
Fred si voltò in quella direzione, seguito da George e Angelina e tutti rimasero a bocca aperta, compresi Ron e Harry in piedi poco distanti.
Hermione scendeva le scale con calma, sorridendo tranquilla. Aveva i capelli morbidi raccolti in alto e qualche boccolo le ricadeva sulle spalle e sulla schiena.
Il viso era luminoso, gli occhi leggermente truccati e la bocca carnosa spiccava sotto un tenue color rosa.
Il vestito rosa era lungo fino ai piedi, la fasciava nei punti giusti e le lasciava scoperto il petto generoso e la schiena morbida.
Fred non riusciva ad emettere un suono, era paralizzato. Non era in grado neanche di sorridere.
La fissava come se la vedesse per la prima volta. Non era solo carina, non era neanche bella. Era meravigliosa. Sembrava risplendere di luce propria.
Quando arrivò in fondo alla scalinata Fred sentì l’impulso di gettarsi verso di lei e stringerla, guardarla più da vicino e non smettere più.
Era irrazionale quello che pensava, ma non poteva farne a meno.
Krum, in modo altezzoso e cordiale si pose davanti a lei, ammirandola e baciandole la mano con delicatezza.
Poi le porse un braccio e lei accettò, passando accanto a tutti che salutò con un timido gesto della mano. Fred senza neanche accorgersene alzò la mano per ricambiare e la guardò entrare in Sala Grande con gli altri campioni e accompagnatori.
Fred rimase lì, impalato, con la mano in aria. Incapace di muovere un muscolo. George lo affiancò e gli diede il cinque ridacchiando. Fred sembrò riscuotersi e cercò di darsi un tono.
“Andiamo.” Gli disse prendendo sotto braccio Angelina, e Fred fece lo stesso con Katie, entrando in Sala Grande insieme alla folla di gente.
 


Hermione aprì le danze con Krum, come fecero gli altri Campioni. Si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso, ma non le importava.
Per una volta era felice del suo aspetto. E si sarebbe goduta quel momento.
Guardava solamente Krum ed era felice di essere lì con lui. Anche se non gli interessava in quel senso, era comunque un bel ragazzo e l’idea che solo perché fosse proprio lui, facesse stare peggio Ron, la rendeva felice come non mai.
Ballarono a lungo, poi sulla pista si scatenarono tutti, anche i professori. La McGranitt improvvisò un valzer con Silente.
Quest’ultimo era vestito con un lungo abito blu elettrico che cambiava sfumatura a seconda della velocità con cui si muoveva. E il tessuto era completamente tappezzato di paillettes argentate e luccicanti.
Poco dopo presero Piton per un braccio sulla pista, che iniziò a muoversi molto lentamente ad un ritmo tutto suo. Tutti risero di gusto per quella visione estasiante.
Harry quasi si strozzò da solo per quella scena e decise che non se lo sarebbe mai dimenticato fino alla morte.
Improvvisamente partì una musica rock and roll e anche chi era troppo timido per ballare un valzer si scatenò in pista. Qualcuno, probabilmente i gemelli Weasley, presero Vitious e lo passarono in aria ad altre braccia facendogli fare il giro della pista così.
Silente ballava scatenato, nonostante la sua età, sotto gli occhi allibiti di Piton. Hagrid e la Madame Maxime si appiccicarono addosso e non si scollarono più.
Tutti ridevano e si divertivano. Tranne Ron che trascinò Harry verso i tavoli, che lo seguì di malavoglia, troppo preso a guardare Piton e Silente.
Rimasero a lungo a guardare Hermione e Krum, che la faceva girare e volteggiare in aria, divertendosi un mondo.
 

Dopo un bel po’, quando la pista era ormai mezza vuota, Krum portò fuori Hermione, le sussurrò qualcosa all’orecchio. Lei annuì e lui le diede un bacio sulla guancia. La ragazza arrossì e si voltò verso i tavoli imbarazzata. Lì vide Harry e Ron e si avvicinò a loro.
Era troppo felice in quel momento e decise che sarebbe stato meglio fare pace e godersi il resto della serata insieme.
“Cosa ci fate qui?” Domandò gentile, Harry aprì la bocca per risponderle in modo carino, ma Ron lo bloccò.
“Ci siamo stufati di ballare.” Rispose secco.
“E le vostre belle dame?”
“Che c’è improvvisamente ti importa?”
Hermione era sconvolta che fosse così astioso. Era tutta colpa sua del loro litigio, se l’era forse dimenticato? Ma ci riprovò.
“Viktor è andato al buffet a prendere qualcosa da mangiare, volete unirvi a noi?”
Harry annuì, ma Ron ridacchiò ironico: “No, non vogliamo unirci a te e a Viktor.”
“Che c’è Ronald ti si è annodata la bacchetta? E poi non eri mica tu che volevi chiedergli un autografo”
“Prima che ti portasse al ballo.”
“Perché doveva chiederti il permesso? Siamo amici.” Replicò piccata lei.
“Quello non sta aspettando altro che la serata finisca per portarti in camera sua fidati.”
Hermione si alzò di scatto, “bene.”
Harry la bloccò, “non fare caso a Ron. E’ fatto così. Sei bellissima comunque.” Le sorrise l’amico. Lei rispose a malapena, contenta che almeno lui fosse dalla sua parte, ma la tristezza era troppa.
Tornò da Viktor quasi in lacrime, lasciando Ron sotto lo sguardo assassino di Harry che si allontanò scuotendo la testa.
Hermione provò a divertirsi con Viktor, ma non riusciva a pensare ad altro che alle parole di Ronald. Perché ce l’aveva tanto a morte con lei? Si chiese mentre ballava un lento con il Campione di Durmstrang. Non l’aveva invitata la ballo, non la considerava neanche una ragazza e faceva le scenate di gelosia perché lei ci era andata con qualcun altro?
Non lo riconosceva neanche più.
Krum si staccò appena da lei, e la guardò preoccupato.
“Non stai bene tu.” Non era una domanda.
Hermione scosse la testa e provò a sorridere, ricacciando indietro le lacrime.
“Ho tante cose per la testa.”
“Come ragazzo rosso?” Chiese sorridendo facendo un cenno con la testa verso Ron, stravaccato su due sedie che fissava la Sprite e Vitious danzare insieme.
Hermione annuì, e sospirò.
“Credevo fosse migliore. Credevo fosse quello giusto.”
“Ma io non lo sono abbastanza, vero?” Chiese Viktor ridendo gentile. Hermione lo fissò spaventata, “no, no Viktor, tu sei così gentile con me. Sono felice che tu mi abbia invitata.”
Viktor era tranquillo. “Anche io felice.”
Hermione non se ne era accorta, ma si erano spostati ballando verso l’uscita della Sala Grande. Pensò che quello fosse il momento giusto. Si sporse verso di lui per baciarlo, ma Viktor si fermò e si staccò da lei improvvisamente. “Adesso io vado.”
Hermiobe era confusa. “Che cosa?”
“Tardi.” Disse lui indicando il grande orologio bianco che troneggiava sulla porta. Era l’una passata.
“Ma io…”
“Tranquilla Ermione, so che tu no vuoi veramente questo. Vado a letto, domani giorno duro.” Sorrise ancora avvicinandosi al suo orecchio, “colpa di maledetto Uovo.”
Hermione sorrise.
“Buonanotte.” Le diede un leggero bacio sulla fronte e se ne andò, congedandosi con un inchino elegante.
Hermione rimase ferma in pista. Era vero, Krum le piaceva, ma non riusciva ad immaginarsi lui come primo bacio o altre prime cose. Ora però non riusciva ad immaginarsi nemmeno Ron. Non più.
Qualcosa si era spezzato.
Qualcuno la urtò con una spallata, era Tiger, lei si spostò in avanti, ma non perse l’equilibrio.
Tiger e Goyle la sovrastarono, bloccandole l’uscita.
“Te ne vai di già?”
“Spostatevi me ne vado a letto.”
“Non credo proprio.”
Tiger senza farsi vedere le afferrò un braccio e lo strinse con forza. Hermione strinse i denti, ma non emise un suono. La mano dell’energumeno corse alla spalla a velo della ragazza, ma prima che potesse strapparla, una voce fredda lo bloccò.
“Cosa diavolo state facendo?”
Malfoy si era messo in mezzo e aveva strattonato via il braccio di Tiger. Goyle ammutolì.
“Ci stavamo solo divertendo.”
“E questo voi lo chiamate divertimento?”
Hermione non riusciva a credere alle sue orecchie. Malfoy che prendeva le sue difese? Ma era finita in un universo parallelo?
“Scusali Herm… Mezzosangue.” Si corresse all’ultimo il ragazzo biondo senza guardarla negli occhi. Poi si rivolse ai due.
“Muovetevi.” Li incitò con voce dura, e si allontanò con loro.
“Grazie Malfoy…” Riuscì solo a dire, ancora confusa.
Lui si voltò e iniziò a camminare all’indietro. “Non farti strane idee Granger. Ma sei stata appena rifiutata da Viktor Krum. La tua serata fa già abbastanza schifo così.”
Detto questo sorrise beffardo e si voltò. Non l’aveva detto con tono cattivo, piuttosto con malizia e con una punta di divertimento nella voce.
Hermione non riuscì a non sorridere sorpresa per quella battuta, perché era proprio vero.
La ragazza si voltò e quasi andò a sbattere contro Ron.
“Oh scusa.”
“Così adesso te la fai anche con Malfoy.” Sbottò lui.
Hermione aprì bocca per rispondere, ma Lee arrivò come una furia, facendole fare una piroetta e ammirandola estasiato. Tutto sotto lo sguardo furibondo di Ron.
“Wow Hermione, sei bellissima stasera. Una visione. Lo sei sempre, ma… wow.”
Hermione gli sorrise, “grazie Lee,” e lui si congedò con un rapido: “pace Weasley.”
Hermione si voltò verso Ron, che avanzò verso di lei, scostandola in malo modo e dirigendosi fuori “fantastico.”
Il sorriso le si spense di colpo. Quello era troppo. Lo inseguì.
“Tu sei pazzo. Adesso nessuno può farmi neanche un complimento? Ma che hai ultimamente?” Non riuscì a trattenere le lacrime.
“Sono allibito che tu abbia accettato l’invito di quel viscido. So cosa vuole.”
“Ma se mi ha appena scaricata!”
“Non ci credo.”
“La sai qual è la verità?”
Ormai erano arrivati ai piedi della scalinata.
“Qual è?”
“La prossima volta che c’è un ballo, trova il coraggio e invitami prima che lo faccia qualcun altro.”
“Questo non c’entra nulla.”
“Si invece, se l’avessi fatto invece di nasconderti dietro quei discorsi orrendi preoccupandoti se fossi una ragazza oppure no, adesso saremmo felici entrambi.”
“Magari io non ho mai voluto invitarti non credi?”
Hermione si bloccò sconvolta.
“Bene, allora abbiamo finito.” Mormorò. Si fissarono per un attimo, carichi di rabbia, poi Ron alzò lo sguardo “Harry…”
Hermione si voltò di scatto verso il ragazzo che sobbalzò, “dove diavolo sei stato? Non importa a letto tutti e due. Ora!”
“Avete litigato ancora?” Mormorò Harry all’amico mentre salivano i gradini lentamente.
“E’ pazza, te lo dico io.” Sussurrò lui in risposta, ma abbastanza forte perché Hermione lo sentisse.
“Ronald hai rovinato tutto!” Gli gridò contro scoppiando in lacrime. Si sedette sui gradini e iniziò a piangere sommessamente, nascondendo il volto tra le mani.
 
“Andiamo in camera tua?” Gli sussurrò Katie maliziosa ad un orecchio. Fred sogghignò, alzando lo sguardo sul gemello che ballava un lento con Angelina.
Non era convinto di volerlo fare, ma sarebbe stato un bel modo di finire la serata. Almeno avrebbero lasciato quei due finalmente da soli.
Ormai era tardi, Fred guardò l’ora. Quasi l’una e mezza. “Si.” Mormorò e prese la mano di Katie avviandosi fuori dalla Sala Comune.
Era così impegnato a guardare Katie, che Fred quasi non si accorse arrivato ai gradini di Hermione seduta a piangere su di essi.
Poi sentì un singhiozzo e la riconobbe immediatamente. Si voltò verso di lei lentamente e si abbassò piegando le gambe sul gradino più in basso al suo, per arrivare alla sua altezza.
Non disse nulla. Lei lo guardò e provò a nascondere le lacrime, senza molto successo. Continuava a singhiozzare. Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca del gilet, e glielo porse con gentilezza.
Hermione sorrise tra le lacrime e lo prese, mormorò un “grazie” quasi mimato con le labbra e si portò il fazzoletto bianco al volto. Ma non smise di piangere.
Fred si alzò lentamente, continuando a guardarla, poi si voltò verso Katie che gli afferrò una mano.
“Andiamo? Prima che tornino i tuoi compagni di stanza.” Gli disse lei sorridendo eccitata, continuando a salire. Fred la seguì per qualche gradino, poi lasciò la presa della sua mano. Il suo braccio ricadde lungo il corpo.
Si bloccò.
Non l’avrebbe lasciata lì così per andare a spassarsela con una sua amica per cui non provava nulla.
Non era giusto, e lui lo sapeva. Alzò gli occhi e guardò Katie negli occhi, “mi dispiace.” Disse semplicemente.
Lei sorrise delusa, ma non disse nulla, si avviò su per le scale da sola.
Fred si voltò e si avvicinò lentamente alla ragazza vestita di rosa. Aveva appoggiato il volto sule ginocchia e le lacrime correvano sulla seta del vestito.
Era meravigliosa anche così. Fred non poté non pensarlo.
La superò e si mise in piedi di fronte a lei, con un sorriso stampato in volto.
Lei alzò appena la testa, per vedere chi era, e rimase sorpresa.
“Fred, ma tu non eri con…” Domandò lei teneramente indicando le scale.
“Qualcuno ha bisogno di me qua.” Disse lui in rimando. Poi si esibì in un buffo inchino e le porse una mano.
Hermione lo guardò confusa.
“Mi concedi questo ballo Granger?”
Hermione sorrise imbarazzata, continuò a fissare lui e la mano sospesa a mezz’aria.
“Dai solo cinque minuti. Non mordo mica.”
Hermione rise, e non appena strinse la sua mano si dimenticò di tutto. Di Ron, del Torneo, delle persone che li fissavano perplessi mentre tornavano in Sala Grande; perfino del Ballo. Erano solo loro due.
“Ma quella è Hermione? Con uno dei gemelli?”
“Ma non era venuta con Krum?”
“Che carini.”
Fred la fece girare sotto al suo braccio sulla pista da ballo e la tirò stretta a sé, appoggiando il suo petto contro quello della ragazza, si presero anche l’altra mano e iniziarono a ballare in cerchio, guardandosi negli occhi.
Hermione era felice. Semplicemente questo, non sapeva perché, lo era e basta. E Fred non voleva essere da nessun’ altra parte che lì.
Volteggiarono ancora, Fred mormorò qualcosa all’orecchio della ragazza e lei scoppiò a ridere. Poi lei appoggiò il mento sull’incavo del collo del ragazzo, e lui appoggiò la sua testa contro quella di lei.
Silente li osservava estasiato poco lontano, e Piton gli allungava qualcosa nella mano alzando gli occhi al cielo. Sembrava una falce.
I due ragazzi rimasero lì per un tempo che parve infinto, a danzare. Senza doversi dire una parola. La Sala Grande si svuotò man mano, le luci si spensero. E senza che se ne accorgessero si ritrovarono a girare intorno, stretti l’uno all’altra, arrivando fino al portone della Sala Grande, che si chiuse dietro di loro con un tonfo che li fece sobbalzare e tornare alla realtà.
Era tutto buio. Non ne ne erano neanche accorti. Il corridoio e le scale erano vuoti. Quanto tempo era passato?
“Ma che ore sono?” Chiese Hermione a voce alta.
L’enorme orologio del castello scattò e si sentirono tre rintocchi rimbombare nel silenzio.
“E’ tardi.” Sentenziò Fred ridendo.
Hermione si staccò da lui in preda al panico. “Non dovremmo essere ancora in giro a quest’ora.” Mormorò spaventata, dirigendosi verso le scale.
“Tranquilla, adesso andiamo…” Ma le parole gli si strozzarono in gola. Una voce malvagia arrivò da in cima alle scale.
“C’è qualcuno qui?” Era Gazza con una lampada, e si stava avvicinando.
“Vieni.” Disse Fred afferrandola per mano e la trascinò correndo per un corridoio laterale. Hermione gli stava dietro a malapena con i tacchi alti. Ma la paura era troppa per pensarci. Poi imboccarono una scalinata.
“Fred dove andiamo? La Torre è dall’altra parte.” Gli sussurrò lei confusa, guardandosi intorno, non stavano salendo, ma scendendo.
“Fidati di me, Granger”, disse lui ammiccandole.
Scesero varie rampe di scale, e finalmente giunsero in un corridoio. Il ragazzo si fermò davanti a un dipinto raffigurante una ciotola di frutta, fece il solletico alla pera e il quadro si spostò. 
Hermione si guardò intorno curiosa, “siamo vicini alle cucine.”
“Infatti. Io ho voglia di cioccolata e tu?”
La ragazza non fece in tempo a rispondere che Fred era sparito nel buco della parete. Si guardò alle spalle, ma non sentì nulla.
“Vieni pure.” Le giunse la voce di Fred dopo un po’.
Sempre più curiosa, la ragazza entrò, e si ritrovò in una stanzetta buia e molto piccola. Piena di cianfrusaglie. Fred era accanto a un tavolo, con due tazze in mano. Inarcò un sopracciglio.
“Una piccola sorpresa per Natale,” disse lui. Lei non rispose si guardava intorno. “Che c’è? Non ti piace la cioccolata, Granger?”
“Certo che… cioccolata hai detto??” Hermione si fiondò verso la tazza. Non appena la sfiorò con le mani gelide, sospirò di sollievo. 
“Che cos’è questo posto?”
“E’ uno dei primi nascondigli che ho scoperto con George. Quella porticina lì sbuca direttamente in cucina. E’ così che chiediamo agli Elfi cibo ad ogni ora della notte. In cambio di storielle divertenti sui professori.”
Hermione scoppiò a ridere, e bevve un sorso della sua cioccolata, che era bollente. Si scottò la lingua, e fece un salto, e tutta la cioccolata finì addosso a Fred.
“Scottascottascottaaaa! Per il sinistro floscio di merlino, Granger, fai attenzione!”
“Scusami Fred!” Hermione ripose la tazza sul tavolo e gli si avvicinò con un fazzoletto per aiutarlo a smacchiarsi. 
Respirando lentamente per non rimettersi ad urlare, Fred passò la tazza alla ragazza, che la tenne in mano, e si tolse la giacca e il gilet, per poi passare alla camicia. La ragazza fece un passo indietro. 
“Che cosa stai facendo?” gli domandò. 
“Tolgo la camicia per sistemarla e non ustionare la mia meravigliosa pelle.” Rispose lui beffardo. Appoggiò la camicia accanto alla giacca, ed osservò la ragazza che gli stava di fronte. E la suddetta ragazza non riusciva a staccare gli occhi dal corpo da battitore di Fred. 
“Granger, lo so che sono irresistibile di mio, figuriamoci senza maglietta, ma ti chiedo cortesemente di non sbavare nella mia cioccolata…”  Hermione subito arrossì. Appoggiò la tazza di Fred accanto alla sua e indietreggiò.
“Sì, scusa… ero solo… distratta…”
“Ohh” disse Fred, con uno sguardo malizioso “trovi che questo” e indicò il suo corpo senza maglietta, mentre si avvicinava lentamente, “ti distragga?”
“Affatto…” mormorò lei andando a sbattere contro il tavolo dietro di lei.
“Ma non mi hai già visto così, se non peggio, proprio questa estate?”
“Ah si? Non me lo ricordo.”
“Che bugiarda.”
“Solo perché sei un esibizionista.”
“Che strano, eppure mi ricordo che sei stata TU a strappare via le coperte.” Ormai i loro corpi si toccavano.
“Non pensavo dormissi mezzo nudo.” Si giustificò lei.
“Sei rimasta delusa da quello che hai visto?”
“Direi proprio di si.” Rimbeccò lei sogghignando. Poi abbassò la testa e sospirò seria.
“Perché sei tornato indietro?” Gli chiese d’impulso.
“Cosa?”
“Prima, quando ero sulle scale. Mi hai passato il fazzoletto, poi ti ho visto che stavi andando via con Katie. Ma qualcosa ti ha fatto cambiare idea.”
Fred si fece pensieroso. Poi si aprì in un sorriso maligno.
“Te lo dirò, se tu mi dirai come fai ad essere sicura anche adesso che io sia Fred.”
“Okay, prima tu.”
“No tu.”
“Io l’ho chiesto per prima.”
“E va bene…” alzò le mani e poi tornò a guardarla dall’alto. “Io ci tengo a te. Non potevo semplicemente andarmene e lasciarti lì da sola. Non c’era nessuno. Avevi bisogno di qualcuno e io ero lì.”
Quelle parole le emozionarono, anche se una parte di lei voleva che aggiungesse qualcosa, ed ebbe l’impressione che non aveva detto tutto quello che pensava. Ma per il momento le bastava.
Hermione scosse la testa lentamente, alzando poi lo sguardo per guardarlo negli occhi. Sorrise dolcemente.
Gli scostò un ciuffo ribelle dal collo. Si avvicinò impercettibilmente.
“Tu hai… un neo qui sul collo,” mormorò, glielo sfiorò con le dita, facendo sussultare il ragazzo, che sorrise. “George non ce l’ha. E poi, i tuoi occhi hanno una sfumatura leggermente più chiara dei suoi.”
Fred alzò le sopracciglia stupito. Nessuno si era mai accorto di quelle differenze tra di loro, neanche la loro famiglia praticamente.
“Mi guardi così attentamente quando non vedo Granger?” Chiese Fred malizioso, ma in realtà era meravigliato.
Hermione sospirò e abbassò la testa scuotendola. Forse si aspettava una reazione meno “Weasley:” Ma poi, i loro sguardi si incrociarono e sorrisero di nuovo. Le dita di Hermione corsero sul volto di Fred, gli spostarono un ciuffo ribelle dagli occhi e gli accarezzò gentilmente una guancia morbida.
Le sue mani sembravano muoversi da sole, non riusciva a controllarle. Fred senza accorgersi allungò una mano e afferrò un fianco di Hermione, che fremette sotto a quella stretta. Un brivido di piacere le corse lungo la spina dorsale.
L’altra mano, Fred accarezzò la lunghezza del collo di Hermione, per poi arrivare sotto il mento che tenne con due dita.
“Hermione io…volevo dirti che…” non riusciva nemmeno a parlare. Allungò il suo viso verso quello della ragazza che doveva alzarlo molto per guardarlo negli occhi. I loro respiri si confusero. Hermione poteva sentire il cuore del ragazzo contro il suo petto che batteva insieme al suo. Il respiro apparentemente calmo contro di lei. Si guardarono negli occhi, poi lei chiuse gli occhi, lasciando che accadesse.
Le loro labbra schiuse erano ad un soffio, quasi si sfiorarono.
“Fred ti ho cercato dappertutto, io…” La voce di George che spalancava il ritratto li fece spaventare. Si allontanarono velocemente e guardarono George.
“Oh scusate…io non pensavo che…”
George avrebbe voluto darsi un calcio sui denti da solo. Non poteva arrivare in un momento più sbagliato. Incrociò lo sguardo del gemello, che sospirò.
“Non fa niente George. Noi… stavamo comunque andando a letto. Vero?”
“Insieme?” Chiese George ridendo, ma lo sguardo di entrambi lo fece tacere e abbassare gli occhi.
“E’ molto tardi,” disse Hermione facendo finta di niente, togliendosi le scarpe, “torniamo alla Torre.” Passò accanto a George e si incamminò silenziosa per il corridoio buio, le scarpe con i tacchi in mano.
Fred affiancò George rivestendosi solo con la camicia bianca, il resto lo tenne sul braccio. Batté piano la testa contro il muro a ripetizione. Poi si staccò e incrociò il suo sguardo che diceva “me la pagherai più tardi.”
“Grazie Georgie.” Era affranto. Poi seguì la strega nel buio.
“Ehi mi dispiace!” Esclamò lui a bassa voce, rimettendo il quadro a posto.
 
Hermione si stese sul letto vestita. Erano quasi le quattro di notte. Non aveva neanche voglia di togliersi il vestito, ma non era stanca. Il suo cervello frullava con mille pensieri e domande in testa. Si stavano davvero per baciare? L’avrebbero fatto se George non li avesse interrotti? Fred provava qualcosa per lei o era solo il momento?
Lei cosa provava? Se se lo chiedeva razionalmente, si rispondeva: nulla. Era attratta da lui fisicamente, questo non lo poteva negare. Ma stare insieme a lui? Nossignore. Erano troppo diversi. Sarebbe stato un disastro.
E poi Fred era un Dongiovanni, le ragazze come lei non gli interessavano. Eppure era tornato indietro. Era con Katie, ed era tornato da lei. Aveva ammesso che ci teneva a lei, ma come amica. Si voleva solo aiutare un’amica in difficoltà. Cosa che gli amici veri fanno. Anche chiudersi in un ripostiglio nel cuore della notte senza vestiti e baciarsi. Certo.
Ma non era successo. Dunque non significava nulla.
Ma la cosa che assillava Hermione più di tutto era: era contenta oppure no che George li avesse interrotti?
 
Non poteva saperlo, ma poche porte più in la, dall’altra parte della Torre, Fred, insonne come lei, fissava il soffitto immobile e si poneva la stessa identica domanda.





NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti lettori. Eccomi con un nuovo capitolo. Non vedevo l'ora di scrivere del Ballo del Ceppo, che in questa storia segna un piccolo punto di non ritorno. Seguitemi numerosi e scrivetemi se vi piace! A presto.

 

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Capitolo 9
*** LETTERE E REGALI ***


CAPITOLO NOVE
 
QUARTO ANNO: HOGWARTS-CASA

 
 
 
 
 
La mattina del 25 Dicembre, Hermione si svegliò molto tardi. Non era da lei, ma non aveva chiuso occhio fino alle sei di mattina, e quindi a mezzogiorno stava ronfando come un ghiro. Non scese nemmeno per il pranzo.
Lo stomaco era chiuso e in subbuglio.
Tutti pensavano che ce l’avesse ancora a morte con Ron, invece non riusciva a pensare ad altro che al momento del quasi bacio con Fred.
Le vacanze erano iniziate e quel pomeriggio sarebbero tornati a casa per Natale, fino ai primi di Gennaio.
Hermione era leggermente giù di morale, tutti sarebbero andati alla Tana, mentre lei sarebbe stata a casa per due settimane sola con i suoi genitori. Era felice di rivederli, ed era contenta che Harry non stesse dai Dursley tutto solo, però un po’ lo invidiava.
Due intere settimane coccolato dai Weasley e a divertirsi con quei matti.
Sospirò e finì di preparare la valigia. Poi la prese e iniziò a trascinarla giù per le scale, sotto gli occhi perplessi delle sue compagne di stanza.
 
Fred era seduto insieme a George e Lee su uno dei muretti tra i portici del cortile. Tutti gli studenti erano ammassati lì, per i saluti, aspettando l’arrivo delle carrozze.
Erano circondati da un gruppo di amici del loro anno e chiacchieravano del Ballo. Fred ascoltava distrattamente e ogni tanto girava la testa, cercando Hermione tra la folla con lo sguardo.
Vide Harry e Ron, ma Hermione ovviamente non era con loro. Dopo la litigata della sera prima, sarebbe stato impossibile fare finta di nulla. Le vacanze erano arrivate nel momento giusto.
Tutte le sue amiche passarono a salutarlo, ma di Hermione nemmeno l’ombra.
 
La ragazza aveva ancora i capelli morbidi per l’impacco della sera prima, e li aveva lasciati sciolti lungo la schiena. Aveva un maglione bianco aderente e dei jeans a vita alta. Trascinava a fatica la sua pesante ed enorme valigia cercando di sollevarla sui gradini delle scalinate. Con poco successo. Chi la incontrava la guardava come se fosse pazza, ma nessuno osò lontanamente dirle che non doveva portarsela da sola alle carrozze. Che c’era qualcuno che lo faceva per loro.
Ed era questo il punto. Hermione aveva scoperto ad inizio anno, dello sfruttamento degli Efli Domestici nelle cucine e in tutte le faccende di Hogwarts, come la pulizia dell’intero castello e il portare le valigie agli studenti.
Se poteva migliorare il loro lavoro anche solo lontanamente e anche se si trattava di uno solo di loro, era ben felice di farlo.
Era quasi arrivata all’atrio, affaticata dal peso, ma non si dava per vinta. Stava scendendo le scale del secondo piano, quando un gruppo di Serpeverde la superò tirandole spallate e scostandola in malo modo.
Erano Tiger, Goyle, Zabini, Pansy e Draco.
“Che c’è Mezzosangue? Ti fai pagare quattro spicci per portare le valige degli altri?” La sbeffeggiò Pansy tirandole una ciocca di boccoli.
Lei la fulminò con lo sguardo, ma non disse nulla. Continuò a scendere imperterrita.
“Che tristezza…”
“Non ti fa bene frequentare i Weasley e Potter.”
“E a loro non fa bene frequentare una Mezzosangue come te.”
Malfoy era l’ultimo della fila. Le sue parole erano taglienti come lame, la superò e le diede una spallata.
Gli altri risero con cattiveria e girarono dietro ad un angolo del corridoio sotto alle scale. Il biondo rallentò un attimo, e appena l’ultimo dei suoi amici fu sparito, tornò indietro velocemente e afferrò la valigia di Hermione. Lei presa alla sprovvista non mollò la presa.
“Ehi! Lasciala!”
Malfoy scoppiò a ridere, “tranquilla Granger non te la rubo mica.” La prese tra le sue mani e fece gli ultimi gradini con facilità, appoggiandogliela poi a terra-
Hermione rimase immobile per qualche istante, poi iniziò a scendere un gradino alla volta, molto lentamente, socchiudendo gli occhi, e guardando Malfoy con dubbio.
“Si, ma io avrei anche da fare.”
Hermione lo raggiunse.
“Che cosa? Accusare ingiustamente un’altra creatura innocente?”
“Uhhh Granger… così mi ferisci.”
“Perché…questo?” Chiese lei sospirando, indicandolo con un gesto drammatico.
“Che cosa?”
 “Sei…gentile ultimamente.” Sputò fuori quelle parole come se neanche lei ci credesse, e come se la parola “gentile” le fosse costata un enorme sforzo.
Malfoy ridacchiò, ma non era una risata cattiva. Era uguale a quella della sera del Ballo del Ceppo. Era cristallina, e anche bella, dovette ammettere Hermione. Ma si diede della stupida subito dopo. Lo aveva pensato veramente?
“Ah si? Non me ne sono accorto.” Rispose lui divertito, facendo alzare gli occhi al cielo Hermione.
“Qualcuno ti ha fatto un incantesimo?”
“Non che io sappia. Che ci fai con questa?” Chiese picchiettando la valigia.
“Me la porto da sola alle carrozze.”
“Perché?”
“Perché ho scoperto che ce le portano gli Elfi le nostre valigie, e non voglio che un piccolo elfo indifeso porti la mia. Ce la faccio da me.” Concluse afferrandola e facendosela cadere su un piede. Imprecò infuriata.
“Oh si lo vedo.”
“Senti, non mi aspetto che tu capisca.”
“Invece si. E’ un gesto molto nobile il tuo. Non che mi sorprenda.”
Hermione soppesò quelle parole. Ma che diavolo stava succedendo?
“E’ strano questo.” Disse lei indicando più volte prima lui e poi lei.
“E’ un problema Granger se sono gentile?” Chiese ironico soffocando una risata.
“Ma ovviamente lo sei quando i tuoi cari amichetti non guardano.”
Rimbeccò lei aspra, incrociando le braccia.
Malfoy abbassò gli occhi per un momento abbattuto, poi li rialzò e la luce beffarda era tornata.
Iniziò ad indietreggiare. “Sai, mi sono fatto una reputazione qui…Non sia mai che venga rovinata.”
“Non sia mai…” ripeté lei con una smorfia.
Lui ridacchiò e sparì dietro l’angolo, mettendosi a correre per raggiugere il suo gruppo.
Hermione giunse al cortile con una certa fatica, ma sollevata per quello strano incontro. Si chiedeva cosa fosse cambiato in Malfoy per farlo diventare così.
Vide Harry e Ron dall’altra parte, e iniziò a camminare verso di loro sotto al portico, la valigia al seguito e facendosi largo tra la calca di studenti.
Passò accanto al gruppo radunato intorno ai gemelli.
“Ciao Hermione!” La voce di Lee la fece voltare. Il ragazzo era in piedi sul muretto di Fred e George e la salutava con una mano.
“Oh ciao.” Lo salutò lei perplessa. Vide i gemelli e si chiese se Fred l’avrebbe presa da parte per parlare della scorsa notte.
Fred non appena la vide sentì il cuore fare un triplo salto mortale e finirgli in gola, ma si atteggiò al suo solito modo.
“Ehi Granger, non ti ho vista a pranzo.”
“Non avevo fame.”
“Oppure stavi dormendo come un ghiro perché hai fatto le ore piccole con qualcuno?” La provocò lui malizioso.
“Già, forse hai ragione. Ma non è successo nulla davvero. Puoi stare tranquillo. Il ragazzo era un idiota, per fortuna che il suo gemello è arrivato appena in tempo a salvare la situazione.”
Rispose lei piccata, con un sorriso falsissimo dipinto in volto. “Grazie George.” Concluse rivolta all’altro.
Stava per andarsene, ma la voce irritata di Fred la bloccò.
“Cosa credi? Di essere l’unica che è felice di essere stati interrotti?”
“Lo sei?”
Fred esitò, “certo! Sarebbe stato un grosso sbaglio.” Esclamò calcando molto “sbaglio” e allungando molto la “e” di certo.
“Madornale.”
“Il peggior errore del mondo.”
“Concordo.”
Fred si avvicinò spavaldo, facendo aprire un varco tra i suoi amici, che li fissavano allibiti.
“Sono così felice che George ci abbia fermati.”
“A chi lo dici. Penso che gli farò un regalo di Natale incredibile.”
“E a me?” Chiese offeso Fred.
“Te lo sei giocato il tuo regalo di Natale quest’anno.”
“Bene.”
“Bene.”
Ormai erano quasi attaccati. Si fissavano in cagnesco, dimenticandosi di essere in pubblico.
Fred tornò indietro scocciato, poi si voltò un’ultima volta verso di lei, che intanto si stava allontanando, e gridò indicando le sue stesse labbra: “queste te le puoi scordare Granger.”
Hermione si voltò di scatto infuriata verso di lui, “e tu ti puoi sognare tutto questo.” Gridò di rimando, indicandosi tutto il corpo dall’alto verso il basso, per poi allontanarsi trascinando via la valigia.
Quella le era uscita d’istinto non era riuscita a trattenersi. Doveva sentirsi imbarazzata, ma quando da lontano sentì le risate di scherno contro Fred e fischi e ovazioni verso di lei, non poté fare a meno di sorridere.
Raggiunse Harry e Ron, che evitò il suo sguardo accuratamente.
“Beh, io vado con Ginny… spero di sentirvi in queste settimane.”
Harry sorrise e l’abbracciò, “scrivimi eh.”
“Anche tu.”
Si avvicinò a Ron per salutarlo, ma lui non mosse un muscolo.
“Buone vacanze Ronald.” Disse fredda, ma superiore a lui.
Si allontanò triste, poi si volse verso Harry e gli puntò un dito contro, “divertitevi! Ma non farti tirare in mezzo nelle bravate Weasley.”
“Ci proverò.” Rispose ridendo lui, poi si allontanò con Ron.
 
Hermione caricò da sola la sua valigia sulla carrozza e poi sul treno, sotto lo sguardo stranito di tutti.
Si sistemò in una carrozza con Ginny e altre due ragazze del terzo anno e si appoggiò al finestrino guardando la campagna sfrecciare fuori.
“Ti scrivo tutti i giorni,” cercò di tirarle su il morale Ginny.
Hermione sorrise, “non ti preoccupare. Sono felice di stare con i miei, li vedo così poco.”
“Ti prometto che la prossima volta vieni con noi, magari per la settimana di Aprile, o quest’ estate!”
Hermione sorrise ringraziandola. Ginny non aveva idea del vero motivo per cui era così giù di morale. Le sarebbe mancato da morire Fred, ma non riusciva ad ammetterlo nemmeno a sé stessa.
 
Fred poche carrozze più avanti era stravaccato con la testa appoggiata al finestrino e guardava fuori, non prestando minimamente attenzione agli altri. Era furioso con Hermione, ma al tempo stesso divertito e ammirato da quella ragazzina impertinente che lo aveva messo con le spalle al muro davanti a tutti i suoi amici.
Non poteva odiarla davvero. Adorava battibeccarsi con lei. Era un gioco, ma allora perché ogni volta la cercava con lo sguardo? Perché ogni volta che la vedeva il suo cuore faceva così? E perché quando non era con lei sentiva uno strano vuoto dentro?
 
Hermione stava leggendo un libro di testo, completamente persa nella lettura, quando un verso strozzato di Ginny seguito da un sonoro “Shhh”, catturò la sua attenzione.
“Di che parlate?”
Le due Grifondoro amiche di Ginny sghignazzarono malevole, beccandosi un’occhiataccia della rossa.
“Oh niente… solo della cotta tremenda di Ginny.”
Hermione si voltò verso l’amica, “e non mi dici niente?”
“Non c’è nulla da dire, queste due non sanno di che cosa parlano.”
“Oh andiamo Ginny, ammettilo.”
“Ammettere cosa?” Chiese Hermione ridendo chiudendo il libro e incrociando le gambe in direzione della rossa.
“Morirò prima di dirvelo.”
“Non resisterai.”
“Sono una tomba. E non lo capirete mai da sole…”
In quell’istante Harry aprì la porta scorrevole dello scompartimento con un grande sorriso. “Ciao, scusate il disturbo.” Salutò con una mano tutte, poi si rivolse all’amica, “ehi Hermione noi siamo poco più in là. Vieni?”
Hermione scosse la testa gentile, “no Harry, non ho molta voglia di vedere Ron.”
“Va bene, allora buon viaggio.” Rispose lui cordiale, poi guardò verso Ginny e le sorrise, “Io e te ci vediamo dopo!”
Ginny squittì e arrossì violentemente, provò a parlare, ma non uscì nessun altro suono. Non appena Harry fu sparito, lei tornò a respirare rumorosamente, e si accasciò sul divanetto.
Calò il silenzio per un attimo poi scoppiarono tutte a ridere.
“Oh si Ginny, non lo capiremo mai…”
“Sei davvero un genio a nascondere le tue emozioni.”
Ginny sbuffò aggrottando la fronte. “Piantatela.”
Hermione le sistemò un ciuffo dietro l’orecchio e le sorrise, facendole capire solo così che era felice per lei, e con un gesto eloquente del tipo “ne parliamo in questi giorni.”
Ginny sorrise e annuì.
“Beh, non sono l’unica ad avere una cotta qui…” Disse lei maliziosa rivolta verso Hermione, la quale la colpì con il libro chiuso sulla spalla.
“Smettila.”
“Oh andiamo, non c’è niente di male. Mio fratello è bello, avvenente, divertente…”
Hermione la guardò di sbieco.
“Ma non avevi litigato con Ron?” Chiese una delle due Grifondoro.
Ginny ridacchiò, “infatti io intendevo F…”
Hermione scattò in piedi dileguandosi con un “vado a prendere qualcosa da bere.” Facendo suscitare una risatina in Ginny.
Nel corridoio del treno raggiunse il carrello dei dolci e delle bibite e scelse un succo ai mirtilli rossi, dopo qualche indecisione. Dalla parte opposta del carrello c’era Draco, da solo, che comprava delle Gelatine Tutti i Gusti +1. Alzò lo sguardo su di lei, per poi riabbassarlo sulle monete e sorrise.
“Ciao Granger.”
Hermione lo guardò confusa, poi allungò lo sguardo dietro di lui. “Oh già, niente Serpeverde in vista. Quasi dimenticavo.” Commentò con una smorfia.
“Sii gentile con me Granger, altrimenti ci rimango male.”
“Se ti elencassi tutte le volte che tu sei stato poco gentile con me, rimarremmo qui fino a Londra.”
“Probabilmente hai ragione…come sempre.”
“Due falci,” disse la signora del carrello rivolta ad Hermione, dopo aver incassato i soldi di Draco e avergli dato i dolci.
Hermione le diede i soldi magici e prese la sua bottiglia.
“Posso chiederti una cosa?”
Hermione annuì e stappò la bottiglia, bevendone un sorso.
“Mi chiedevo se potessi darmi il tuo indirizzo, così posso scriverti durante queste vacanze.”
Hermione sputò tutto il contenuto che era nella sua bocca in faccia a Malfoy, che rimase pietrificato. Così come la signora.
La ragazza non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, “scusa Malfoy…” ma si stava sbellicando dalle risate.
Malfoy sorrise e si asciugò il liquido viola dagli occhi. “Beh, lo prendo come un no.”
Hermione aggirò il carello, prendendo dei fazzoletti e corse ad aiutarlo. “No, no, no. Ahem… credo che vada bene.” Disse pulendogli il maglione. Poi prese un fazzoletto pulito e scrisse sopra l’indirizzo, porgendolo al ragazzo, che sorrise prendendolo.
“Draco? Perché ci metti tanto?” La voce di Pansy arrivò dietro di lui, stridula e petulante.
Draco si avvicinò ad Hermione e le strizzò l’occhio. “Reggimi il gioco.”
Si scostò da lei malamente, “la prossima volta che ti avvicini a me così tanto Mezzosangue, ti faccio rimpiangere di averlo fatto, una volta per tutte.”
Hermione sorrise malvagia, e si allontanò, “quando ammetterai che sei tu a venire a cercarmi sempre? Te l’ho già detto una volta.” Concluse ammiccando furba e allontanandosi per il corridoio.
Malfoy sorrise sotto i baffi e si lasciò trascinare via da Pansy. Hermione si voltò un attimo verso di lui e lo vide alzare il fazzoletto con l’indirizzo a mo’ di saluto.
La ragazza scosse la testa e tornò nel suo scompartimento. Ancora confusa, ma stranamente felice dell’ennesimo incontro con Draco. Non sapeva se fidarsi del tutto, dopo quello che le aveva fatto passare, ma sembrava sincero.
 
 
 
§
 
 
 
Arrivati a Londra, prima di raggiungere i suoi, salutò la famiglia Weasley, e Molly l’abbracciò con affetto.
“La prossima volta devi venire da noi. La porta è sempre aperta per te.”
“Grazie Molly.”
I gemelli giunsero ai lati della madre, “mamma se la fai venire per davvero io mi metto a gridare per una settimana intera.” Mugolò tristemente Fred.
“Non ci lascerebbe fare mezzo scherzo a nessuno.” Si lamentò George reggendogli il gioco.
“Rovinerebbe tutto.”
“Adesso basta voi due. Buone vacanze tesoro.” Le accarezzò una guancia la signora Weasley, per poi raggiungere il marito e dedicarsi ad Harry.
Fred si avvicinò ad Hermione e le mise un braccio intorno al collo. “Se però vieni per davvero un giorno, possiamo spedire George a dormire sul divano, e tu puoi stare in camera con me.” Disse malizioso Fred.
“Grazie Fred. Ma invece perché non spediamo te di sotto, e io sto con George?” Rimbeccò acida facendo un occhiolino a George, che scoppiò a ridere.
La guardarono allontanarsi con la valigia e superare la barriera. George diede una sonora pacca sulla schiena a Fred e insieme tornarono dagli altri.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
 
Hermione arrivò in camera sua distrutta dopo cena. Era ancora stanca per il poco sonno e non desiderava altro che dormire nel suo letto.
Si sedette e notò che i regali di Natale erano già tutti ammassati lì sopra ad aspettarla.
Tutti i gufi avevano consegnato direttamente a casa di ognuno, per via della sera del Ballo. La finestra era socchiusa.
Hermione si sedette, e suo padre entrò in camera con un lettore CD tra le mani. “Guarda cosa mi ha regalato tua madre!” Esclamò fiero mostrandole con orgoglio il suo nuovo regalo.
“Sono felice per te.”
“Quelli sono i regali portati dai tuoi amici?” Chiese indicando il mucchio di pacchi.
“Si sono arrivati oggi.”
“Allora ti lascio scartarli in pace, vado di sotto.” Le diede un bacio sulla fronte, ma lei lo bloccò sulla porta.
“Papà, potresti lasciarlo qui un momento? Ho voglia di ascoltare qualcosa, se non serve a te.”
“Ma certo.” Disse suo padre, glielo mise sulla scrivania e lo collegò. Hermione si alzò e infilò un CD di musica nel lettore. Nella stanza iniziarono a risuonare le note di “Father and son” di Cat Stevens.
La ragazza si buttò sul letto e iniziò a scartare i regali.
Un blocco di pergamene nuovo che correggeva le macchie d’inchiostro e gli errori da solo, da Harry. Una Penna d’oca che cambiava colore a seconda dell’umore da Ron. Un libro sulla Trasfigurazione Avanzata da parte di Ginny.
Poi una sciarpa rossa morbida da Molly e Arthur. E infine un grosso pacchetto con attaccata sopra una lettera.
Hermione l’aprì curiosa.



 
Ciao,
siamo i tuoi peggiori nemici. Sappiamo che tutti i tuoi amici ti hanno regalato qualcosa di tremendamente noioso che riguarda la scuola, i libri, e via dicendo. Che barba!
Non capiscono che in questo modo di perderai tante belle cose e divertenti.
Così abbiamo deciso di regalarti qualcosa che non ti faccia mai dimenticare i tuoi momenti migliori con i sottoscritti e con tutti quelli che ami.
 
Ps= Ho raccontato a George di Babbo Natale, se esiste per davvero, un giorno lo cattureremo.
 
Buon Natale,
 
 
Fred e George
 


 
 
Hermione sorrise e rilesse quella frase “Non capiscono che in questo modo di perderai tante belle cose e divertenti” e si ricordò di quella volta al Paiolo Magico suo padre le aveva detto la stessa cosa.
Scartò divertita il pacco, e rimase senza parole. Era un album fotografico, con la copertina color magenta, rigida e piena di ghirigori.
Dentro le pagine bianche erano spesse e solo le prime quattro presentavano delle foto. Hermione capì che grazie a qualche straordinaria magia si aggiornava da solo, catturando i momenti preferiti del proprietario lungo tutta la vita.
Lo trovava geniale, un regalo stupendo.
Osservò la prima foto.
Era lei, a undici anni. La prima volta che era salita sul treno per Hogwarts. I capelli lunghi crespi e il viso sottile, che se ne andava per le carrozze a chiedere del rospo di Neville.
Nella prima foto entrava nello scompartimento di Ron e Harry. Il loro primo incontro. Sorrise commossa. Erano così piccoli. Vide sé stessa entrare, chiedere qualcosa, e poi osservare con aria di sufficienza l’incantesimo fallito di Ron su Crosta. Rise al ricordo.
Nella seconda era sempre sul treno, entrava nella carrozza dei gemelli Weasley e di Lee e chiedeva la stessa cosa con aria saccente, osservando le divise disordinate dei tre.
Si vide presentarsi con aria altezzosa a tutti per poi sparire con il naso all’insù.
Rise ancora.
La terza era lei che si toglieva il Cappello Parlante e correva al tavolo dei Grifondoro tutta fiera, stringendo mani e destra e a manca felice.
Una piccola lacrima scese sulla sua guancia.
Poi vide la prima volta che era riuscita a compiere un incantesimo perfetto a lezione del professor Vitious, che si complimentava con lei.
Poi vide il momento a fine anno in cui Silente annunciava dei punti dell’ultimo momento a lei, Harry, Ron e Neville, facendogli vincere la Coppa delle Case, mentre i manifesti verdi diventavano scarlatti.
Si mise una mano sulla bocca e si asciugò velocemente le lacrime.
Le ultime quattro erano: l’applauso immenso ad Hagrid quando era stato dichiarato innocente in Sala Grande e poi lei che si rattristava per l’annullamento degli esami.
Il momento in cui aveva schiantato i gemelli al Paiolo con la scintilla magica e loro ridevano come matti, i capelli rossi e le facce bruciacchiate come la sua.
Poi il volo con Fierobecco e Sirius liberi insieme ad Harry, mentre li portavano via.
E infine il Ballo del Ceppo, il lento con Fred, stretti l’una all’altra che giravano in tondo, per ore senza accorgersene.
Hermione ripensò a quel momento, e sospirò. Cercava di convincersi ogni giorno che non era importante, che non era nulla. Ma quel momento e quello dopo nel ripostiglio, dovevano pur significare qualcosa.
Avevano battibeccato quel giorno e si erano presi in giro, scherzando sull’accaduto, ma in realtà a lei importava.
Era qualcosa di importante, ma non le era chiaro ancora esattamente cosa fosse.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Fred era davanti al camino, steso a terra con le gambe in alto appoggiate allo schienale della poltrona dove sedeva Ginny.
Avevano appena finito la cena di Natale, spostata a quella sera per il Ballo, e stavano scartando tutti i regali in soggiorno.
I loro genitori erano andati a dormire e li avevano lasciati lì a chiacchierare.
“Oh che gioia, un altro calzino da parte dei Dursley.” Commentò Harry ironico, “perché me ne regalano sempre uno alla volta? Lo fanno apposta?”
Tutti ridacchiarono.
“Hermione mi ha regalato un libro babbano, Piccole donne.”
“E ti pareva che quella la non regalava un libro.” Commentò aspro Fred, ancora risentito per il battibecco di quel pomeriggio. Non era abituato a perdere uno scontro a suon di battute.
George sorrise.
“Quella là, è la mia migliore amica. Bada a come parli.” Disse Ginny guardandolo male.
“Bada a come parli.” Le fece il verso acuto Fred con una smorfia, e gli arrivò dritto in faccia il libro di Ginny.
“Anche a noi avrà regalato un libro.” Disse Fred cercando il regalo di Hermione tra i loro.
“Sicuramente. Ci tiene tanto a farci leggere.” Continuò George spalleggiandolo.
“Non sia mai che ci dimentichiamo come si fa.” Rise Fred.
Poi prese in mano una piccola busta, era da parte di Hermione.
Se lo rigirò tra le mani.
“Non sembra un libro.” Commentò curioso Ron da vicino il caminetto.
Fred lo fissò, “wow Ronnie, non ci sarei mai arrivato senza di te.”
Lo aprì e trovò una busta. La lesse insieme a George con gli occhi.
 
 
 
 
Cari Fred e George,
so che voi vi considerate molto vispi, ma vi mancano due o tre trucchetti per completare alcuni incantesimi per i vostri esperimenti. Vi ho sentiti un giorno che ne parlavate.
Meno male che ci sono io.
So che me ne pentirò, ma vi devo un favore. Grazie per avermi difesa con Ron e aiutata al Ballo.
Qui di seguito troverete gli ingredienti corretti da aggiungere per
1)indurre vomito
2)indurre febbre
3)far sanguinare il naso
 
Usateli con intelligenza, anche se scarseggia a volte.
 
La vostra Hermione
 
 


 
 
Fred e George si guardarono per un istante, poi girarono la lettera e videro un elenco di ingredienti e piccoli incantesimi perfetti per i loro progetti.
Erano pochi, ma essenziali per i loro dolci in fase di creazione.
Fred si aprì in un sorriso a trentadue denti. Gli occhi di entrambi si illuminarono. George spalancò la bocca e iniziò ad indicare ogni singola parola scritta.
“Ma questo è…”
“Si.”
“E questo è…”
“Già. Non ci posso credere…”
“Ma non odiava aiutarci con le nostre invenzioni?”
“Forse lo odia ancora, ma vuole darci una mano.”
“Ehi è quello l’ingrediente di cui ti parlavo che non mi ricordavo come si chiamava, che serve per…” George alzò lo sguardo, tutti li fissavano. Ancora nessuno conosceva i loro progetti, “quella cosa.”
Fred annuì e mise via la lettera.
“Che cos’è?” Si impicciò Ron.
“Niente che ti riguardi.”
Si stravaccò di nuovo per terra e guardò il soffitto. “Vispi” Mormorò scambiandosi un’occhiata di intesa con il gemello. “Mi piace.”
 
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Più tardi quella sera, nella loro stanza, Fred e George rileggevano con cura la lista di Hermione, estasiati.
“Deve trovarci davvero geniali per aiutarci andando contro a tutto quello in cui crede…”
“Già…” commentò George guardandolo di sottecchi. Era davvero così imbecille o lui era dotato di intuito e intelligenza superiore?
George si buttò a letto,” che peccato che la Granger non sia qui. Potevamo ringraziarla del magnifico regalo, essere gentili con lei, forse due o tre minuti, massimo, e poi tornare a torturarla come sempre. Devo ammettere che mi manca.”
Fred rise nel buio e fece un verso d’assenso. Come poteva dirgli che non voleva altro che averla sotto quel tetto? Perché non lo diceva almeno a Georgie? Forse perché non era sicuro di cosa volessero dire quei pensieri.
Provava attrazione fisica verso di lei, e tanta anche, ma non voleva dire che era innamorato. Non era la prima volta che succedeva e non sarebbe stata l’ultima.
Era una sua amica, e si erano avvicinati molto quell’anno, ma non voleva dire nulla di più per forza. Eppure Fred non era convinto dei suoi stessi pensieri, come se cercasse di nascondere qualcosa a sé stesso.
“Cosa pensavi di fare per l’Anno Nuovo?” Chiese poi George dopo un po’ di silenzio.
“Non lo so ancora. Dobbiamo trovare qualcosa di spettacolare…”
“…magico.”
“pericoloso.”
“clandestino.”
A quella parola Fred scattò in piedi e si gettò sul letto di George, che trasalì.
“Ma che diavolo fai?”
“Mi è appena venuta in mente un’idea geniale.”
“Ho paura.”
“Dici che papà ha aggiustato il Turbo Invisibile della Ford Anglia?”
 
 
 
 
 
 
 



NOTA DELL’AUTRICE: Ciao, ho amato scrivere questo capitolo. E si, sto inserendo pian piano Draco nella storia, ma in un modo particolare. Vedrete poi. Mi sto divertendo un sacco.  
Ho cambiato il fatto che i Weasley hanno di nuovo la macchina volante, perché volevo troppo inserire una scena di volo con la Ford. Lasciate un commento se volete, che mi fa piacere! A presto.

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Capitolo 10
*** CAPODANNO CLANDESTINO ***


CAPITOLO DIECI
 
QUARTO ANNO: VACANZE NATALE

 

 
 
(*NELLE SCENE DOVE SPECIFICO LA MUSICA CHE ASCOLTANO, VI CONSIGLIO DI ASCOLTARLA IN SOTTOFONDO PER DAVVERO. RENDE MOLTO DI PIU’ LA SITUAZIONE.)
 


 
Hermione era appena uscita dalla doccia e stava tornando in camera.
Era il 31 Dicembre, la notte di Capodanno. Erano usciti a cena in un ristorante con i suoi genitori e i nonni, si era divertita molto. Andando ad Hogwarts tutto l’anno non aveva molti amici babbani con cui poter festeggiare. Così per quella volta era tornata a casa con i suoi, che erano di sotto a guardare la TV e lei si era fatta una doccia calda prima di andare a letto.
Erano le undici passate da poco.
Indossò dei pantaloncini larghi corti blu che le lasciavano scoperte le lunghe gambe e una felpa senza cerniera con cappuccio. Si era legata i capelli in una crocchia disordinata, se li sciolse e le ricaddero sulla schiena.
Si sedette sul letto, pettinandosi i capelli; stava per mettersi a leggere in attesa della mezzanotte, ma il suo sguardo cadde sul Lettore CD che suo padre le aveva lasciato in camera per le vacanze per permetterle di ascoltare la sua musica.
Si alzò e inserì un disco dentro. Non appena ebbe chiuso lo sportellino, iniziò a risuonare “Under Pressure” dei Queen e David Bowie, riempiendo la stanza. Il volume era alto, Hermione adorava quella canzone.
 

“Pressure pushing down on me
Pressing down on you, no man ask for
Under pressure that burns a building down
Splits a family in two
Puts people on streets”

 
 
La ragazza si lasciò trascinare dalla musica, iniziò a battere i piedi lentamente a ritmo, poi cominciò a muovere la bocca seguendo le parole della canzone. Iniziò a ballare girando per la stanza.
Si sentiva leggera e libera, c’era solo lei e la musica che amava e che la faceva sentire bene con sé stessa.
 
 
George stava guidando la macchina incantata di Arthur, Fred era seduto davanti, dietro stavano Harry, Ron e Ginny. Tutti erano entusiasti di quella fuga notturna. Per Ginny era la prima.
Due anni prima lo avevano già fatto per liberare Harry dai suoi zii ed erano tutti eccitati di quello che stavano andando a fare, ma era una sorpresa. Solo Fred e George lo sapevano e si erano dovuti tirare dietro anche Ginny che altrimenti aveva giurato che avrebbe spifferato tutto. E ne era capace.
“Chissà cosa starà facendo Hermione.”
“Sicuramente starà leggendo un libro noioso tanto quanto lei.”
“E’ giusto l’indirizzo?”
“Si si fidatevi.”
“Ahia Harry quello era il mio piede!”
“Scusa Ginny. Ecco è quella casetta.” Disse Harry sporgendosi verso i fratelli e indicando una casetta con una luce illuminata al piano superiore. La stanza di Hermione. E la finestra era aperta.
Giungeva una forte musica da lì. Fred sogghignò e George rallentò fino a quando il rumore della macchina fu appena percettibile. Ruotò il volante e si mise in parallelo al muro della casa. Tutti osservavano la scena estasiati.
 

Hermione si scatenò saltando sul letto e gridando a squarciagola il ritornello. I capelli le danzavano intorno al volto. La spazzola inforcata a mo’ di microfono. La schiena era rivolta alla finestra e danzava sul letto saltando a ritmo di musica.
 
“Cause love’s such an old fashioned word
And love dares you to care
for the people
on the edge of the night
And love dares to change
our way of caring about ourselves
This is our last dance
This is our last dance
This is ourselves
Under Pressure”…

 
A quella strofa si voltò di scatto, la spazzola ad un centimetro dalla bocca, e li vide. Gridò terrorizzata e sorpresa.
“Non dimenticherò mai questo momento.” Commentò Fred estasiato.
Davanti a lei, appena oltre la finestra spalancata, c’erano i suoi amici dentro alla macchina azzurra dei Weasley che ridevano come matti e la fissavano.
Hermione sorrise imbarazzata e lanciò via la spazzola.
“Io…io stavo solo…”
“Abbiamo visto tutto, non ci provare neanche.” Rise George al volante.
Fred aprì la portiera e appoggiò un piede sul bordo della finestra.
“Cosa diavolo ci fate qui? Avete il permesso?”
“Neanche per sogno.” Rise Fred. “Che fai non vieni?”
“Dove?” Chiese Hermione preoccupata indietreggiando e cercando di coprirsi le gambe con la felpa.
“Lo vedrai. Su monta.”
La ragazza non era sicura che fosse una buona idea, ma era così felice che fossero venuti tutti li prenderla, che non le importò poi molto.
“Aspettate.” Disse furba Hermione facendo gesto con le mani e scomparve dalla stanza.
Scese di sotto, i suoi genitori si erano addormentati davanti alla TV. Lasciò un bigliettino sul tavolo per dire loro che stava bene e che era uscita con un paio di amici di scuola. Non voleva farli preoccupare troppo.
Tornò in camera quasi correndo. Stava per arrampicarsi sulla finestra, ma Ginny la fermò.
“E’ la notte di Capodanno, non vorrai venire così?” Chiese lanciando un’occhiata eloquente alla sua felpa e facendole notare con lo sguardo che tutti loro erano decentemente vestiti.
Hermione tornò indietro e frugò nell’armadio, tirandone fuori qualcosa.
Stava per togliersi la felpa, quando guardò i quattro ragazzi che la fissavano.
“Voltatevi.” Ordinò, e loro obbedirono ridacchiando.
Hermione alla velocità della luce si tolse la felpa e indossò un maglione nero attillato a collo alto, e dei jeans aderenti a vita alta. Si mise delle scarpe chiuse nere con il tacco, e si arrampicò sulla finestra allegra. Spense la luce.
Fred le porse la mano in modo galante, “è pronta signorina Granger?” Chiese malizioso.
Hermione afferrò la sua mano sorridendo e si lasciò trascinare dentro la vettura. Scavalcò Fred che sussultò al tocco della ragazza e sbarrò gli occhi quando se la ritrovò praticamente appicciata addosso.
Lei prese posto dietro a malapena, stringendosi tra Ginny e Harry. Si scambiò un’occhiata con Ron, che sorrise debolmente e lei ricambiò.
Fred sospirò felice e chiuse lo sportello della macchina, che sfrecciò via diventando invisibile nella notte sopra Londra.
 

 
Volarono per un bel po’ uscendo da Londra e sorvolando l’aperta campagna per quasi un’ora.
“Dove si va? Dove si va? Ditecelo!” Ginny stava iniziando ad agitarsi sul sedile, facendo dondolare l’intera auto, con voce lamentosa.
“Ginny, un’altra parola ti imbavagliamo e ti lasciamo in macchina. Sei già fortunata che ti abbiamo fatto venire.” Sbottò George voltandosi e puntandole un dito contro.
Ginny fece segno di morderlo e lui lo ritirò esasperato.
“Andiamo! Non potete tenerci così sulle spine.” Obbiettò Ronaldo sconfortato.
“Possiamo eccome. Siamo i più grandi e decidiamo noi.” Disse George altezzoso.
“Non certo di testa…”
“Granger guarda che…”
“Shh, ragazzi. Siamo arrivati.” La voce di Fred li fece zittire tutti, guardarono fuori dal finestrino e rimasero ammaliati.
Le colline si erano aperte su un’enorme vallata illuminata da migliaia di luci. Al centro sorgeva una pista circolare, come quelle delle gare automobilistiche, ma era di sterrato. Intorno si aprivano degli spalti aperti a ventaglio. Centinaia di persone erano già sedute, man mano che scendevano potevano iniziare a vederle. C’erano luci che danzavano, lampeggiavano, un gran vociare di gente che rideva, urlava, parlava. Suoni di trombe e musica alta.
Subito fuori erano parcheggiati mezzi di trasporto di ogni genere: macchine strane, scope, carrozze.
Atterrarono ai margini del parcheggio e spensero le luci.
“Okay, siamo arrivati.” Dissero Fred e George in coro voltandosi verso i sedili dietro.
“Allora, questa è una delle feste più esclusive del Mondo Magico.”
“Se la rovinate in qualunque modo siete morti.”
“Harry ce l’hai il mantello che ti abbiamo detto di portare?”
Il ragazzo picchiettò sotto alla felpa che era rigonfia sulle gambe in segno d’assenso.
“Bene. Inizia lo spettacolo.”
Scesero dalla macchina, i gemelli in testa.
Hermione si guardò intorno incuriosita. Maghi di tutte le età si riversavano in massa verso l’entrata, qualcuno vestito in modo assurdo o eccentrico. Altri molto eleganti.
Hermione trasalì quando vide l’enorme insegna sopra all’ingresso: FESTA DI FINE ANNO.
Vietato l’ingresso ai minori di diciassette anni.
La ragazza si bloccò.
“Hermione che fai?”
Lei indicò il cartello e i gemelli seguirono il suo dito, poi sorrise beffardi.
“Credi davvero che non ci abbiamo pensato?”
“Seguiteci e state vicini.”
Si mischiarono alla calca, scomparendo sotto a gente molto più alta di loro. Solo i gemelli nella loro altezza erano visibili, seguirono loro.
“Quando ve lo dico, tutti sotto al mantello.”
Stavano per raggiungere l’ingresso, dove due grossi maghi controllavano le carte personali a tutti.
“Ora!”
Harry tirò fuori al volo il mantello e coprì lui, Ginny, Ron ed Hermione. A malapena ci stavano sotto in quattro, ma furono completamenti coperti e camminarono dietro alle schiene dei gemelli.
Arrivarono davanti alle guardie.
“Carte.” Gli ordinarono.
Loro le tirarono fuori velocemente e le mostrarono. Una delle guardie passò sopra la bacchetta, che non emise alcun suono.
“Puliti.”
“Grazie mille gentili signori.”
“Passate una buona serata.” Dissero i gemelli riprendendosi le carte e superando i controlli, seguiti a ruota dai quattro invisibili.
Quando furono sugli spalti, gli altri si tolsero il mantello e gioirono.
“Non ci credo che siamo passati.”
“Siete dei geni del male.”
Hermione si avvicinò ai gemelli esterrefatta. “Come avete fatto con i documenti? Voi avete sedici anni.”
Fred e George tirarono all’unisono fuori i documenti e li mostrarono alla ragazza: segnavano 17 anni.
“Non avete usato la magia.”
“Nossignora. Contraffatti a mano, ci abbiamo messo una settimana.”
“Ma ne valeva la pena.”
Hermione non poté fare a meno di sorridere, “siete incorreggibili.”
“Lo sappiamo.” Risposero in coro loro, facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi al vento, con aria di superiorità.
Hermione si sporse dagli spalti in alto su cui erano saliti, per non dare troppo nell’occhio e inorridì. La pista circolare vuota, e in quel momento da degli sportelli di legno uscirono a tutta velocità dei Cavalli Alati di colori diversi, gareggiando sullo sterrato. Erano egli Abraxas e degli Etoni, bianchi e castani. Le ali piegate lungo il corpo. Li riconosceva, li aveva studiato con Hagrid il terzo anno.
Dagli spalti si alzarono grida e cori.
La ragazza si voltò di scatto. “Ma questa è una gara clandestina.”
Tutti gli altri seguirono le ovazioni e iniziarono a gridare o fischiare a seconda di quello che diceva la telecronaca.
“Rilassati Hermione. Non sono costretti. Non si fa male quasi mai nessuno. E’ una delle più sicure.” Fred si era appoggiato alla ringhiera accanto a lei e le sorrideva rassicurante.
“Ma è comunque clandestina!”
“Ma certo che lo è. Tutte le cose divertenti lo sono.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Però qualcuno ci scommette sopra.”
“E’ naturale, ma ti assicuro che è una cosa sportiva. Figuriamoci se trascino Hermione Granger in un luogo dove qualunque essere viene maltrattato.” Rise, incitando poi un nome a caso che aveva appena sentito dalla telecronaca.
Hermione decise di non pensarci e di godersi la gara.
Harry e Ron avevano preso qualcosa da mangiare e adesso stavano tutti incitando i concorrenti, uno accanto all’altro, gridando o imprecando o ridendo.
La ragazza si divertì un sacco dovette ammettere.

 
Poco prima di mezzanotte la gara finì, vinse un Cavallo Alato nero che venne premiato con una ghirlanda di fiori, e tutti i cavalli si sollevarono in aria, spalancando le ali, e ne andarono via nel cielo notturno, esultando per il vincitore di quell’anno.
La pista magicamente si trasformò in un prato e partì una musica molto forte. Tutta la gente si riversò al centro per ballare e scatenarsi.
I ragazzi si aggregarono e iniziarono a ballare felici, senza pensare a nulla.
Hermione si muoveva spensierata a ritmo della musica, ballando sotto le stelle, avvolta dalle note e dalla gente. Era una delle cose che amava di più, ballare, e poca gente lo sapeva.
Fece un balletto molto divertente con Ginny, che scatenò le risa degli altri. Ormai mancavano cinque minuti a mezzanotte. Mentre ballava, Hermione si rese conto che Fred era appoggiato ai primi gradini degli spalti e osservava tutti ridendo.
Si avvicinò perplessa.
“Che fai non balli?”
“Oh no, non fa per me.”
“Ma se ti ho visto scatenarti come un pazzo al Ballo del Ceppo, e poi io e te abbiamo ballato per ore da soli.”
“Si… era un Ballo. Ai Balli si balla.”
“E alle feste no?”
“Non nella mia filosofia.”
“Quindi tu balli solo ai Balli.”
“Si.”
“E in ogni altra occasione no?”
“Dipende quanto ho bevuto.” Rispose lui strizzandole l’occhio, e bevendo un sorso di Burrobirra.
“Oh andiamo balla con me.” Hermione gli prese una mano e cercò di farlo alzare, ma niente da fare.
“Desolato Granger, non mi convincerai mai a ballare. Aspettiamo dopo cinque o sei di queste e ne possiamo parlare.”
Hermione sospirò abbattuta, in quel momento però un enorme 10 fatto di luci e fuochi d’artificio, si levò alto sospeso nel cielo.
“Inizia il conto alla rovescia!” Gridò qualcuno.
9…
Fred si alzò. Raggiunse con Hermione il gruppo di amici, tutti i nasi rivolti verso l’alto.
8…
Fred appoggiò il mento sulla testa di Hermione. Lei sorrise e rabbrividì al tocco del ragazzo. Il suo addome era premuto contro la schiena e anche contro il sedere.
7…
“Manca poco!”
Fred sospirò. Sentiva il corpo di Hermione contro il suo. I suoi pantaloni premuti contro di lei.
6…
Harry, Ginny e Ron si strinsero. George teneva il braccio intorno al collo di Ginny e aveva una mano appoggiata sulla spalla di Fred.
Hermione voltò appena la testa e guardò Fred che osservava il cielo.
“Lo sai che nella tradizione babbana a mezzanotte bisogna baciare qualcuno? Porta fortuna.” Mormorò.
Fred la prese per mano e sorrise.
5…
“Ma davvero?”
Hermione sorrise. Si girò verso di lui.
4…
“E perché me lo dici?”
“Ci tenevo che tu lo sapessi.”
3…
Si avvicinarono ancora, guardandosi negli occhi. Fred prese Hermione per i fianchi e si strinse contro di lei. Nessuno li guardava.
2...
I loro nasi si sfiorarono, i loro occhi e corpi erano ardenti di desiderio. Le loro labbra stavano per sfiorarsi.
1!
Ma in quell’istante tutti gli altri iniziarono a saltare come matti gridando a squarciagola “Buon anno!”
L’1 si trasformò in un centinaio di grandi fuochi d’artificio di colori diversi che scoppiarono con un gran boato e un gioco di luci, formando la scritta: BUON ANNO.
Qualcuno urtò Hermione che cadde pericolosamente in avanti, scontrandosi contro la fronte di Fred e perse l’equilibrio. Si sbilanciò verso di lui e lo fece cadere a terra, lei sopra di lui.
Si guardarono per un istante e sorrisero. Ginny tirò su Hermione scusandosi e l’abbracciò. La ragazza fece un giro di abbracci e saluti di tutti ridendo e Fred dopo essersi rialzato fece lo stesso.
Quando toccò a loro, si abbracciarono con forza, ma nulla di più. Il momento era passato, per entrambi.
Forse qualcuno lassù non voleva che accadesse. Ed entrambi pensavano che ci dovesse essere una ragione se continuavano ad essere interrotti.
Forse non era destino.
Entrambi avevano il cuore pesante come il piombo e la bocca secca. Ma nessuno dei due lo diede a vedere. Entrambi troppo orgogliosi nel fare il primo passo.
Fecero un grande abbraccio di gruppo ridendo, quando una voce dietro di loro li fece trasalire.
“Scusi signora, ma qualcuno dice di aver visto dei ragazzini. Stiamo facendo solo un secondo controllo per sicurezza.”
George si voltò lentamente verso di loro sbarrando gli occhi e mimò con le labbra: “Via.”
A testa bassa si diressero tutti verso l’uscita tra il labirinto di persone che ancora festeggiavano. Uscirono nascosti in mezzo ad una fila di streghe con enormi mantelli rosa, chinati più che potevano e corsero verso il parcheggio.
Fred lanciò le chiavi a George mentre si incrociavano camminando svelti verso la macchina, George le prese al volo e si buttò dentro alla macchina.
Le guardie da lontano erano arrivate al parcheggio e chiedevano alle streghe in rosa informazioni.
“Parti!” Intimò Fred, spalancando tutte le portiere e mettendosi nel posto del passeggero. Gli altri salirono dietro. Hermione però era rimasta indietro, camminava svelta a testa bassa. Le guardie la videro e la fermarono.
“Ehi signorina.”
Hermione si bloccò terrorizzata, incrociando lo sguardo degli altri già dentro la macchina poco più avanti.
Si voltò gentilmente, cercando di alzarsi il più possibile sulle punte dei piedi, e assumendo un’aria matura e superiore. Insomma, la sua solita espressione.
“Qualche problema?” Cercò di non far tremare la voce.
La fissarono per un secondo, poi sorrisero.
“No, le era sola caduta questa.” E uno dei due le porse la spilla che aveva usato prima per legarsi i capelli.
Cercò di continuare a respirare normalmente e si sforzò di sorridere tranquilla.
“Grazie mille. Buon lavoro e buon anno.”
“Buon anno anche a lei!”
I due se ne andarono, ed Hermione, appena si furono voltati, corse nella macchina, non preoccupandosi di dove finisse.
Spalancò la portiera davanti e si mise in braccio a Fred.
“Parti.” Intimò a George, che ammutolì e ingranò la marcia subito. Si innalzarono in aria e planarono via nella notte.
Dopo qualche attimo di silenzio l’intera macchina scoppiò in una risata e urla liberatorie.
“Ce l’abbiamo fatta!”
“Sei stata grande.”
“Li hai fregati.”
Hermione si lasciò cadere sconvolta e felice sul corpo di Fred, appoggiando la testa sul suo collo. I capelli sciolti sul collo e sulle spalle.
Fred appoggiò la testa contro la sua e sorrise. “Sei stata brava. Una vera malandrina.” Le mormorò ad un orecchio, e lei arrossì al tocco delle sue labbra sull’orecchio e il respiro regolare che le solleticava il collo.
Respirò profondamente e sorrise fiera di sé.
Fred cercò di rilassarsi, mentre Hermione si addormentava sul suo corpo. Ron dietro iniziò a russare, Harry si appoggiò alla spalla di Ginny e crollò anche lui.
George guidava attento, Fred lottò contro ogni fibra del suo corpo per non eccitarsi al contatto costante con Hermione, e fare in modo che lei non lo sentisse.
Avrebbe voluto stringerla a sé per davvero, voleva baciarla, e sentire il suo corpo contro il suo, una volta per tutte. Non desiderava altro.
Perché gli sembrava così impossibile dopo tutto quello che era successo?
Erano stati interrotti ben due volte, ed entrambe le volte non ci avevano mai ritentato. Credendo che fosse giusto così.
Forse lo era e basta. Forse si stava facendo troppi problemi.
“E’ meglio così Fred… è meglio così.” Si ripeté per tutto il viaggio, anche quando la riportarono a casa alle due inoltrate. Le svegliò con dolcezza, lei aprì gli occhi confusa, si destò stiracchiandosi.
Salutò tutti.
“Ci vediamo ad Hogwarts.”
Fred l’aiutò a superare la finestra, goffa com’era.
 “E’ meglio così Fred… è meglio così.”
“Bacialo!”
“Baciala!”
“Buon anno Hermione.”
“Buon anno Fred.”
Si mormorarono. Entrambi si aprirono in un sorriso deluso, e mesto. Che codardi. Si abbracciarono. Ma il Cappello Parlante li aveva davvero messi in Grifondoro?
Si separarono dall’abbraccio e Fred saltò dentro alla macchina.
Hermione li guardò andare via, odiando se stessa, il suo orgoglio e la sua idiozia.
“Basta. E’ meglio così.” Si disse con fermezza, e per un attimo ci credette davvero. Non durò neanche un secondo, ma ormai era fatta.
 
“E’ meglio così Fred…”
Pensò il ragazzo tristemente, sforzandosi di credere alle sue parole. Perché era tanto difficile con lei? Perché era tutto così complicato. Lui non amava le cose complicate. Se doveva succedere, sarebbe già dovuto succedere. E invece no. Erano amici, e lo sarebbero sempre stati.
“E’ meglio così Fred…





NOTA DELL'AUTRICE: Buongiorno a tutti, eccomi con nuovo capitolo dedicato al Capodanno dei nostri eroi. Ovviamente non poteva accadere nulla di normale. Nonostante tutto, i due stanno ancora cercando di reprimere e scacciare i loro sentimenti, nascondedosi dietro ad inutili idee e autoconvinzioni. Durerà ancora a lungo? Vedremo...Sicuramente non saranno soli in questo viaggio.
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 11
*** IL PRIMO SCHERZO DI HERMIONE ***


CAPITOLO UNDICI
 
 
QUARTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
Hermione aveva passato il resto dei giorni di vacanza solo a leggere, studiare, ascoltare musica e vedere film con i suoi genitori.
Si erano preoccupati molto quando avevano visto il bigliettino, ma conoscevano la loro bambina, ed erano sicuri che non fosse un’irresponsabile. No certo, ma i suoi più cari amici si.
Ma Hermione sorvolò su quella parte, dicendo che non voleva svegliarli e che era andata ad una festicciola di intimi. Certamente nominare “centauri” e “gare clandestine” non avrebbe aiutato a tranquillizzarli.
Aspettò il 6 Gennaio con una certa impazienza. Voleva rivedere tutti i suoi amici e tornare a frequentare le lezioni che tanto le mancavano.
Il giorno prima della partenza, ricevette una lettera da tutti i Weasley e Harry, che le raccontavano di tutti gli scherzi che avevano fatto in quei giorni e di quanto si stessero divertendo.
Hermione fece una smorfia e notò che ce n’era anche un’altra di lettera sotto a quella.
Si stupì quando vide il mittente: Draco Malfoy. Villa Malfoy.
Alzò le sopracciglia curiosa e l’aprì.
 
 
Ciao Hermione,
sono il tuo amico del cuore Draco.
Senti, lo so che non è facile sentirmi scherzare su questa cosa, ma non posso proprio farne a meno. Sono cambiato. E non vorrei scrivertelo in una lettera il quando, il come e il perché. Spero avremo modo di parlarne a scuola, sempre che a te vada bene.
Se non riuscirai a perdonarmi per tutte le cavolate che ho fatto lo capirò. E me lo meriterei pure.
 
A presto
 
Ps= scusa per il ritardo
 
Draco
 
 
 
 
In fondo alla lettera c’era un disegnino di Draco che si trasformava da una faccia cattiva a una sorridente e piena di cuoricini, animato da una magia.
Hermione sorrise e strinse la lettera a sé.
Sotto alla lettera c’era un pacchettino argentato, rilesse la riga “ps= scusa per il ritardo.”
Lo scartò e si trovò sul palmo della mano una sottilissima catenina argentata, con un ciondolo infondo che rappresentava un serpente e un leone che si guardavano e si toccavano, formando una goccia.
Hermione sfiorò con le dita bianche quel regalo così prezioso e inaspettato. Se lo legò al collo e sospirò.
Stavano accadendo troppe cose strane quell’anno. E non sarebbe ancora finita.
 
 
 
§
 
 
 
Erano tornati ad Hogwarts quel pomeriggio.
Si era incontrata con i suoi amici alla Stazione di King’s Cross ed erano saliti sul treno tutti assieme.
Fred e George avevano raggiunto Lee, che aveva strizzato l’occhio ad Hermione con malizia, facendo irrigidire Fred, che lo aveva spinto via con una scusa.
Hermione teneva Grattastinchi in braccio e chiacchierava con Ginny, Ron e Harry.
Le raccontarono per filo e per segno quello che era successo, del fatto che Fred e George erano andati a letto senza cena una sera per aver stregato uno gnomo del giardino e averlo aizzato contro Ron dentro casa.
Del fatto che avessero provato a fare un bagno nel lago vicino a casa, ma che faceva troppo freddo e di come stranamente Harry e Ron non fossero riusciti a finire tutti i compiti delle vacanze.
Hermione sospirò.
“Ve l’avevo detto di non farvi coinvolgere da quei due.”
“Senti chi parla.” Le sussurrò Ginny ad un orecchio, lei la spinse via facendole segno di tacere.
 
Arrivati ad Hogwarts, Hermione e gli altri scesero sul marciapiede, diretti alle carrozze.
Arrivati alla strada, attesero il loro arrivo, il vociare degli studenti si innalzava in aria allegro e spensierato.
Draco, liberatosi dei suoi amici, si avvicinò ad Hermione facendola sussultare, scatenando una risata nel ragazzo.
“Allora? Cosa rispondi?” Chiese allargando le braccia.
Hermione sorrise, aprì la bocca, ma Harry e Ron, che non sapevano ancora nulla si precipitarono tra di loro.
“Non avvicinarti a lei Malfoy.”
“Fai un altro passo e ti ritrovi in infermeria.”
“Ragazzi…” mormorò lei ma non disse nulla.
Draco indietreggiò appena, scosse la testa affranto, ma la voce di Hermione lo fece bloccare.
“Si!”
Draco si girò e la guardò intensamente con i suoi occhi grigi. La ragazza annuì impercettibilmente e sorrise.
Lui fece altrettanto beffardo per poi voltarsi e tornare dai Serpeverde.
Harry e Ron si voltarono verso di lei. “Si cosa?”
“Nulla.” Mentì lei, per il momento era meglio che non sapessero nulla.
 
 
 
§
 
 
 
Al tramonto Hermione, prima di cena, era uscita dalla Sala Grande con la scusa che andava in Biblioteca e invece si rifugiò sulla Torre d’Astronomia. Guardò il sole tramontare mentre tutto si tingeva di blu.
Era appoggiata al parapetto, persa nei suoi mille pensieri. A breve ci sarebbe stata la Seconda Prova, e ancora niente fortuna con l’Uovo. Era preoccupata a morte per Harry.
Aveva incontrato Krum, che era stato gentile con lei come al solito, e le aveva chiesto delle vacanze. Non sapeva più come comportarsi con lui.
Poi si erano separati e lei era andata in Sala Comune, ma non appena incrociò lo sguardo di Fred, che per la prima volta non le sorrise, ma distolse lo sguardo imbarazzato, si sentì tremendamente sola. Così si era rifugiata lì.
Appoggiò il mento sulle mani e sospirò. Cosa diavolo doveva fare con quel ragazzo?
“Ciao.”
La voce di Draco la distolse dai suoi pensieri e la fece voltare.
“Oh, ciao.”
Il ragazzo l’affiancò e si appoggiò al parapetto.
“Certo che i tuoi amici sono protettivi nei tuoi confronti.”
“Hanno le loro buone ragioni.” Ribatté lei piccata guardandolo di sottecchi.
Draco rise abbassando gli occhi. “Vero.”
“Perché tutto questo?” Le chiese lei confusa, “mica odiavi quelli come me?”
“Beh, tutti hanno una fase di ribellione contro i propri genitori no?”
Hermione non riuscì a trattenere un sorriso, ma scosse la testa. “Io non ti capisco. E’ così strano, di punto in bianco, così, tu vuoi essere amico mio? Dopo quattro anni?”
Draco rise. “Già mi hai rinchiuso nella cella dell’amicizia così? Senza neanche pensarci un secondo?” Le chiese malizioso, passandosi la lingua sui denti.
Hermione aggrottò le sopracciglia sorridendo sghemba, “dimmi la verità.”
Il biondo si passò una mano nei capelli, che gli ricadevano in ciuffi ribelli sugli occhi. Non li teneva più ordinati come una volta.
“Non lo so Granger. E’ dal Ballo del Ceppo, forse poco prima. Sento che è giusto così. Lo sento e basta.”
Un attimo di silenzio, Draco sospirò.
“E… mi dispiace,” mormorò calcando il mi dispiace, “per la storia dell’Ippogrifo. Io…sono stato un vero idiota.” Si guardarono. “E sono felice che sia riuscito a scappare…davvero.”
Era sincero, e sembrava essergli costato un grande sforzo esserlo. Hermione gli sorrise dolcemente.
“Si lo sei stato.” Disse seria, poi rise, “ma grazie per averlo detto.”
Scese il silenzio di nuovo, sorrisero.
Draco tossicchiò per smorzare la situazione imbarazzante, e guardò il cielo.
“Ti ricordi quella volta che ti ho insultata e il rosso per difenderti mi ha lanciato un incantesimo che gli si è rivoltato contro?” Scoppiò a ridere.
Hermione lo seguì, “si chiama Ron il rosso. Però si me lo ricordo, è stato eroico. Quanto avrei voluto che la sua bacchetta non fosse difettosa.”
Draco rise, “Ti posso capire.”
“E quella volta che ti ho rotto il naso? Anzi, quelle due volte che ti ho rotto il naso?”
Draco si picchiettò la punta del piccolo naso con un dito. “Ancora se lo ricorda.”
Hermione ridacchiò fiera.
“Bel gancio comunque.”
“Lo so.”
Risero ancora, come se fosse la cosa più normale del mondo. Parlarono di altri episodi di litigi, battibecchi e ricordi comuni.
Dopo un attimo di silenzio, Hermione tirò fuori la catenina argento, la guardò, “grazie per questo.”
Draco guardò il suo regalo. “E’ il minimo. L’ho vista e ho pensato che ci rappresenti, no?”
“Mi spiace io non ti ho regalato nulla.” Disse lei seria.
“Non me lo merito un regalo da te Granger.” Rispose lui ridendo. Ormai era diventato quasi buio.
“Già, forse per ora no.” Rise lei di rimando, colpendolo leggermente con il proprio corpo e spostandolo di poco. Ridacchiarono ancora entrambi. Poi volsero lo sguardo sul Lago Nero che era diventata una macchia nera, e non dissero più nulla.
 
Poco più tardi a cena Hermione era seduta a cena al tavolo dei Grifondoro accanto a Ginny.
Ron e Harry erano accanto a loro e stavano parlando animatamente dell’ultima partita di Quidditch della stagione.
Hermione mangiava allegra il suo roast beef.
“Dove sei stata prima di cena?” Le chiese a tradimento la rossa.
“Da sola, avevo bisogno di pensare un po’.”
“Pensare a Fred magari?”
“Shhh! Vuoi che ti senta qualcuno?”
“Sto solo dicendo la verità.”
“Ma non è la verità! Non c’è niente tra di noi e mai ci sarà, mettitelo in testa.”
“Ma siete fatti per stare insieme!”
“Ginny!”
“Non riuscirai a zittirmi sull’argomento.”
Hermione sorrise e si voltò, “Harry?”
“Va bene va bene va bene.” Sussultò Ginny bloccandola, e facendo aprire Hermione in una smorfia soddisfatta.
Si sporse sul tavolo per prendere la caraffa d’acqua, e la collana uscì dalla divisa sotto cui la teneva.
Ginny la notò e prese in mano il ciondolo osservandolo ammirata. “Che bella collana.”
“Oh questa? Me l’ha regalata Draco.” Lo disse senza pensarci, co naturalezza. Si rese conto un attimo dopo del madornale errore che aveva fatto.
Un attimo dopo Ginny l’aveva placcata e l’aveva buttata sulla panca, erano rotolate a terra. La rossa sopra Hermione che cercava di strapparle la collana.
“Ma sei impazzita? Potrebbe essere stregata o maledetta! Levala!” Gridava presa dal panico, una volta atterrata Hermione con la sua sorprendente forza. La ragazza si agitava sotto di lei.
“Togliti di dosso Ginny! Non è come pensi!”
Continuarono a lottare, sotto gli occhi allibiti di tutti, studenti e professori. Harry e Ron non sapevano se ridere o separarle. Optarono per la prima. Tutti gli altri tavoli si erano alzati in piedi per guardare la scena.
In quel momento Fred, George e Lee arrivarono al tavolo, godendosi lo spettacolo a occhi aperti.
“Uhh lotta tra gattine. E’ normale che sia eccitato?” Domandò Lee, prendendosi una spinta dai due.
“E’ nostra sorella maniaco!”
“Un po’ di rispetto…”
Ma anche loro ridevano come matti, e quando Hermione bloccò le mani di Ginny in aria per evitarle di raggiungere la collana, e la rossa cercava di divincolarsi, Fred afferrò la sorella per le ascelle e la sollevò con estrema facilità.
Posandola dietro di lui. Poi porse una mano ad Hermione e l’aiutò a rialzarsi. La squadrò e ridacchiò dei capelli arruffati e della divisa stropicciata.
“Placcata da Ginny.” Commentò.
“Mi ha presa alla sprovvista.”
“Mhh mhh.”
“Ancora un minuto e l’avrei stesa.” Disse determinata, mimando una mossa di karate con le mani.
“Oh si lo immagino.” Intervenne George tenendo un braccio intorno al collo della sorellina, che sbuffava.
La McGranitt arrivò trafelata. Gli altri avevano ripreso a mangiare.
“Cosa sta succedendo qui?”
Goerge liberò Ginny e lei si accostò ad Hermione a capo chino.
“Ci scusi professoressa.
“Un fraintendimento.” Sibilò Ginny guardando l’amica di sottecchi.
“Non è un comportamento adatto a due giovani Grifondoro. Non vi toglierò dei punti, ma dovrete pulire le lavagne domani a fine lezione delle rispettive aule, senza magia.”
Le due ragazze annuirono e la McGranitt se ne andò impettita, tornando al tavolo dei professori.
Non appena si fu allontanata, Fred e George iniziarono a fare il verso alle due, indicandole.
“Vi siete beccate una punizione, ah ah!” Canticchiarono sbeffeggiandole.
Ginny li spinse da parte e riprese posto accanto ad Harry che la guardò sorridendo. Ginny arrossì fino alla radice dei capelli, e si servì il dolce senza guardarlo negli occhi.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si sedette, incrociando lo sguardo di Draco, che reprimeva una risata dietro il palmo della mano.
Fred e George la fissarono maliziosi.
“Hermione, sto iniziando a pensare che la nostra compagnia non ti fa bene.”
“Consigli per incantesimi…”
“…fughe notturne…”
“…gare clandestine…”
“adesso fai anche a botte.”
“Forse non dovrei più frequentarvi.” Sbottò lei zittendoli.
Fred e George assunsero un’aria tragica, si gettarono ai suoi piedi in ginocchio, le mani congiunte, “no ti prego cosa dici.”
“Non sai di cosa stai parlando.”
“Non ci ami più è così?”
“Come faremo a sopravvivere senza di te?”
“Non puoi farci questo!”
Hermione li fece alzare divertita, ma li costrinse a sedersi sulla panca di legno.
“Basta, ho già dato abbastanza spettacolo io…”
George ridacchiò e strisciò sulla panca fino ad Angelina, l’abbracciò con passione, sotto lo sguardo di Fred.
Erano così felici.
Sospirò e si gettò sulla pietanza più vicina a lui.
“Sembri Ron.” Commentò puntigliosa Hermione.
Fred la minacciò con un’ala di pollo, “non ci provare.”
Cedric Diggory arrivò al loro tavolo e si mise dietro di loro.
“Ehi Fred o George.”
“Sei serio?”
Cedric guardò verso George stretto ad Angelina. “Okay Fred. Hai visto Harry?”
“E’ lì avanti.” Disse lui indicando Harry dietro Ginny con una coscia di pollo.
“Grazie campione.” Cedric sorrise ad Hermione in segno di salutò e corse verso Harry.
“Siete molto amici?” Chiese Hermione.
“Ci siamo conosciuti al nostro primo anno, lui al secondo era già il ragazzo più ambito della scuola. Meno male che siamo arrivati noi poi.”
Hermione si voltò perplessa e tastò l’aria del corridoio tra i tavoli.
“Cosa stai facendo?”
“Oh scusa, stavo cercando di toccare la tua fila di ammiratrici segrete…” Guardò ancora dietro alle sue spalle, “mi sa che sono invisibili.” Affermò con una smorfia compiaciuta, tornando poi a cenare tranquillamente.
“Si. Decisamente la mia compagnia non ti fa bene.”
Fred ridacchiò, e le spostò un ciuffo mosso dietro la schiena, gliela sfiorò per un momento, e la ragazza fremette sotto quel tocco così delicato.
Fred tolse la mano improvvisamente, sorridendo imbarazzato e ricominciò a mangiare pure lui.
Hermione si schiarì la voce e affondò la testa nel suo piatto, poi George ritornò da loro, salvandoli da quel momento, e finirono la cena insieme, prendendo in giro la ragazza per la sua punizione.


 
 
 
§
 
 
 
La mattina dopo Fred, George e Lee erano a lezione di Trasfigurazione, seduti con i piedi sui banchi e attendevano che la professoressa McGranitt arrivasse. Per una volta erano in orario.
Cedric spuntò dalla porta dell’aula e si guardò intorno.
“La professoressa McGranitt?” Chiese alla classe.
“Non è ancora arrivata.” Rispose Lee.
Cedric ne approfittò per raggiungere il gruppo seduto in fondo. Sorrise contento.
“Ho risolto.”
“Davvero?”
“Non posso dirvi niente mi dispiace.”
“E Harry?”
“Gli ho dato un piccolo indizio. Proverà stasera.” Disse sedendosi sul banco.
Gli altri sorrisero e Fred si mise la penna d’oca in bocca, per poi appoggiare la testa contro la sedia. George guardò Lee da dietro la schiena del gemello, gli fece segno che era pronto. Poi guardò verso la porta e gridò:
“Ehi Granger, che ci fai qui?”
In un millesimo di secondo, la testa di Fred scattò in su, togliendo i piedi dal banco, ma quel gesto improvviso gli fece perdere l’equilibrio e cadde a terra, portandosi giù la penna e i libri di testo.
Si rimise in piedi come se nulla fosse e si sistemò la tunica nera. Guardò verso la porta e vide solo la McGranitt che prendeva posto dietro la cattedra scuotendo la testa.
“Sembra che tu abbia visto un fantasma signor Weasley.”
“No, credeva solo di aver la visto la donna dei suoi sogni.” Rise Lee, beccandosi uno scappellotto da Fred che si risedette sbuffando.
La McGranitt alzò un sopracciglio. “E’ un po’ troppo giovane per me signor Weasley.”
Tutta la classe scoppiò a ridere per la battuta. Fred fece una smorfia.
“Lo so che lei mi ama professoressa.”
“Lei dice?”
“Piangerà quando ce ne andremo.” Affermò Fred ammiccandole.
“Si, di gioia.” Rispose subito lei piccata.
Ancora risate.
“Ora basta cincischiare. Al lavoro. Oggi affronteremo il cambiamento del colore degli oggetti di uso comune…”
Cedric si sporse verso George. “E’ cotto eh?” Bisbigliò sghignazzando.
“Tu non sai quanto.” Sussurrò George in rimando, sporto dietro la schiena di Fred, che li scacciò via.
“Signor Diggory cosa ci fa lei qui? Da quando frequenta le lezioni dell’anno sbagliato?” Chiese la McGranitt accorgendosi del Tassorosso.
“Cercavo lei professoressa…” disse avvicinandosi alla cattedra con un ghigno, mentre Fred batteva piano la testa conto il banco.
 
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione stava pulendo la lavagna dell’aula di Incantesimi, l’ultima della sua giornata, con una spugna imbevuta d’acqua. La lavagna era enorme e piena di appunti. Ci avrebbe messo un po’.
Finalmente, quando finì, appoggiò il secchio e la spugna in un angolo della stanza. Sistemò tutti i gessetti per facilitare il lavoro al professor Vitious l’indomani, e si avviò verso l’uscita.
Non appena ebbe messo piede fuori sentì delle voci familiari echeggiare nel corridoio.
“Quel bastardo.”
“Ce la pagherà.”
“Finiamo di leggere la lettera.”
“Troviamo un posto sicuro.”
Hermione si guardò intorno spaesata, tornò nell’aula e cercò un posto dove nascondersi. Si mise dietro alla cattedra e si accucciò in silenzio.
Fred e George misero la testa dentro l’aula e guardarono con attenzione.
“Questa è vuota.”
Entrarono e si sedettero su un banco. Hermione sbirciò da dietro la cattedra.
George aveva una pergamena in mano, Fred le mani in faccia. Il primo iniziò a leggere con voce carica di rancore e odio.
 
 
Gentili signori Fred e George Weasley, è con mio sommo rammarico che devo informarvi che non mi sarà possibile pagare il debito che ho con voi di questa estate.
So che avete vinto lealmente la scommessa dei risultati della Finale della Coppa del Mondo di Quidditch, ma purtroppo i debiti a cui ammonta la mia persona mi vedono costretto a fuggire per qualche tempo.
Qui in Inghilterra ho troppi nemici al momento. Se il destino sarà clemente ci rincontreremo un giorno, e spero di aver raccolto abbastanza fortuna da potervi ripagare.
Merlino solo lo sa.
 
 
Distinti saluti, Ludo Bagman.
 
 
 
“Quel brutto figlio di…”
“Spero per lui che non ci rincontri mai.”
George gridò di rabbia, accartocciò il foglio e lo scagliò lontano. Si portò le mani al volto rantolando.
Fred si avvicinò a lui e lo strinse.
“Tranquillo Georgie. Troveremo un modo.”
Hermione trattenne il fiato. Si pentì amaramente di essere tornata nell’aula. Non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione, ma ormai era troppo tardi per uscire allo scoperto.
“E quale? Abbiamo finito i nostri risparmi con i regali di Natale. Non possiamo chiedere uno zellino ai nostri genitori.”
Fred si passò una mano nei capelli color fiamma.
“Era la nostra unica speranza.” Mormorò George triste.
Fred saltò giù dal banco e si posizionò davanti al gemello, mettendogli le mani sulle spalle.
“No. Noi due ce la faremo. Ce l’abbiamo sempre fatta. A venire promossi ogni anno. A non essere mai scoperti da Gazza o da Piton. O da chiunque altro.”
“Ci amano tutti anche se continuiamo a far perdere punti alla nostra Casa.” Accennò un sorriso George.
“Questo è lo spirito! Vedi? Noi ci rialziamo sempre. Eh si, non abbiamo un soldo bucato. Ma in qualche modo faremo, del resto noi siamo…”
“I Tiri Vispi Weasley.” Concluse George fiero.
“Con un nome del genere come si fa a non farcela? Vedrai, li troveremo i galeoni.” Disse Fred con fermezza, guardando negli occhi il gemello, che lo abbracciò di getto.
Si dettero qualche sonora pacca sulle rispettive schiene e se ne andarono allegri dall’aula. Si fermarono sulla soglia.
Hermione tornò a respirare.
“Tu non vieni in Sala Grande?”
“No, passo a prendere Angelina in Sala Comune e ti raggiungiamo a cena.”
“Come preferisci. A dopo.”
Hermione si sporse un attimo da sopra la cattedra, e vide Fred accasciarsi contro il muro non appena George se ne fu andato.
Era forte, ma non così forte. Non sempre. La loro ultima speranza era svanita nel nulla. Tutti i loro progetti, le loro invenzioni, inutili di punto in bianco.
Non avrebbero mai trovato tutti quei soldi in due anni.
Ma doveva essere forte. Per George.
Picchiò lo stipite della porta di marmo con il pugno con rabbia. Soffocò un grido di disperazione. Si passò poi una mano sui capelli, si guardò la mano e se ne andò nella direzione opposta.
Hermione capì che quello era il momento giusto.
Si defilò dall’aula e se ne andò dall’altra parte, facendo il giro largo per andare in Sala Comune.
Non avrebbe dovuto ascoltare. Non erano affari suoi. Non lo aveva fatto apposta, ormai era capitato.
Scosse la testa e girò l’angolo. Andò a sbattere contro qualcuno e per poco non finì a terra, se quel qualcuno non l’avesse afferrata in tempo per la vita.
“Granger!”
“Fred!”
“Dove vai?”
“Sala Grande.”
“Ma è nella direzione opposta.”
“Si beh, io…v-volevo fare d-due passi in più…” balbettò Hermione arrampicandosi sugli specchi. Si guardò intorno spaesata.
Fred lasciò perdere le stranezze. Non era in vena. Abbassò gli occhi triste. Hermione si sentì quasi male nel vederlo in quello stato. Era terribile.
“Tutto bene?” Chiese innocente. Si preoccupava per lui, per davvero. Avrebbe voluto aiutarlo.
“Non proprio.” Non sorrideva. La sua faccia era così strana seria. “Anzi è uno schifo,” lasciò la presa di getto e iniziò a camminare nervoso per il corridoio.
Le mani che arruffavano i capelli, poi passavano sul volto, poi di nuovo in tasca; incapaci di stare ferme.
“Era fatta capisci? Avevamo vinto. Cinquecento Galeoni te lo immagini? Il nostro sogno si sarebbe avverato. Non lo abbiamo mai detto a nessuno perché i nostri genitori avrebbero cercato in tutti i modi di aiutarci, sapendo benissimo che non ne erano in grado. Poi mamma non approverebbe questa professione, lei vuole che superiamo i M.A.G.O e che ci troviamo un lavoro rispettabile. Ma te lo immagini? Noi? Era l’unica cosa che volevamo fare, l’unica che…sappiamo fare. Quello che amiamo. E avevamo trovato un modo. Avevamo vinto.
Quello che sogniamo di fare e essere da sempre, sparito così, per un falso, idiota, doppiogiochista bastardo!” Gridò le ultime parole con tutto il fiato che aveva in gola e tirò un calcio ad un cassone di legno fuori da un’aula.
Si sedette con le gambe incrociate a terra e affondò il volto tra le mani.
Hermione non aveva mosso un muscolo. Lo aveva ascoltato. E aveva capito.
Si chinò accanto a lui e gli mise un braccio intorno al collo. Rimasero così qualche istante, poi Fred si voltò e abbracciò Hermione che si lasciò cadere a terra pure lei.
“Non posso dirglielo capisci? Quello che penso davvero. Devo essere forte per lui. Ha perso ogni speranza, non posso farlo anche io.” Mormorò dall’incavo del suo collo.
“Lo so Fred, lo so,” sussurrò triste, consolandolo e stringendolo a sé. Gli occhi le divennero lucidi.
Rimasero lì a lungo, stretti l’uno all’altra, non sapendo bene cos’altro dire, ma non serviva.
Hermione poi fu illuminata da un’idea geniale. Si scostò appena dall’abbraccio e guardò Fred negli occhi. Sorrise incoraggiante.
“Senti, tu sei Fred Weasley, e Fred Weasley non si lascia abbattere da un idiota qualsiasi di passaggio. Se non reagirai tu, lo farà George. Perché voi siete una squadra. Siete VOI DUE,” esclamò battendogli sul petto, “e nessuno fermerà i vostri sogni.”
Si alzò in piedi, Fred la seguì con lo sguardo.
“Ora se non ti dispiace, invece che piangerci addosso potremmo fare qualcosa che ci faccia stare meglio.” Disse lei allontanandosi, con finta aria pensierosa.
“Se hai intenzione di trascinarmi in biblioteca, mi metto a piangere.” Disse Fred, ancora seduto sul pavimento.
Hermione voltò la testa verso di lui e ammiccò contenta, “io pensavo più uno scherzo ad un paio di Serpeverde, cosa ne dici?”
E sparì dietro ad un angolo. Fred scattò in piedi pieno di nuove energie, si scroccò da entrambi lati le ossa del collo e fece schioccare le labbra.
“Adesso si che si ragiona.”
 
 
 
§
 
 
 
Si erano appostati dietro ad un angolo cieco del corridoio del piano terra, quello che portava alla scalinata per i sotterranei, dove c’era la loro Sala Comune. I Serpeverde dovevano per forza passare di lì per andare in Sala Grande.
Era quasi ora di cena.
“Allora qual è il piano nuovo membro dei Vispi Weasley?”
Hermione si voltò di scatto, “davvero?”
“Stavo scherzando. Non montarti la testa Granger. Lee è da anni che crede di farne parte poverino, e lui ne ha fatti di scherzi. Vediamo come va questo e poi posso parlarne con l’altro membro. Ma dovrai farne di strada.”
“Cosa ti fa pensare che io voglia farne parte? Siete i miei acerrimi nemici te ne sei dimenticato?”
“Addirittura?”
“L’anno prossimo voglio fare richiesta alla McGranitt di diventare Prefetto.”
“Così mi uccidi. Si, allora sarà ufficiale l’anno prossimo. Acerrimi nemici.”
Hermione fece un gesto con la testa soddisfatta e tornò ad osservare il corridoio.
“Allora questo geniale piano?” Le sussurrò lui ad un orecchio, con aria sensuale. Il fiato caldo sul collo e i capelli le inebriò il cervello, ma scosse con forza la testa e scacciò quella sensazione.
“Sta a vedere.”
Alzò la bacchetta davanti a lei e l’agitò piano. “Impedimenta” Sussurrò e dalla sua bacchetta fuoriuscì un liquido trasparente che volò a mezz’aria e si depositò sulla parte centrale del pavimento del corridoio.
“Che cosa hai fatto?”
“Sta a vedere.”
Sentirono delle voci in lontananza che si avvicinavano provenire dalle scale. Si nascosero dietro alla colonna in modo da potersi godere la scena. Hermione vide Tiger, Goyle e Pansy che si dirigevano proprio nel corridoio e parlavano tra loro. “Perfetto.” Pensò con un sorriso cattivo.
“Ragazzi aspettatemi!” La voce di Draco risuonò lontana alle loro spalle. Tutti si fermarono ad aspettarlo.
Hermione sbarrò gli occhi terrorizzata e si nascose dietro la colonna.
“Cavolo…” Imprecò a bassa voce.
Fred la guardò perplesso, poi guardò Malfoy e gli altri che si avvicinavano. Si aprì in un sorriso sghembo.
“Qualcuno qui ha una cotta per una Serpe?” La provocò malizioso. Hermione lo fulminò con lo sguardo.
“Ma che ti salta in mente? No! E’ solo che…” sporse la testa oltre la colonna e sospirò guardandolo, pero poi tornare nascosta, “è stato molto…diverso con me ultimamente. Non posso fargli questo…”
“Mi sa che gli dovrai presto delle scuse.” Sussurrò divertito Fred indicando la scena. Hermione si voltò e vide i quattro Serpeverde camminare sull’incantesimo di Hermione, che da trasparente il liquido si trasformò in verde acido, simile a sabbie mobili gelatinose.
Il pavimento iniziò a muoversi e incatenò i quattro ad esso, impedendogli di muoversi. Iniziarono a gridare sorpresi, e a liberarsi, ma senza successo.
I loro vestiti si stavano macchiando di quella sostanza verde. Si divincolavano ma più lo facevano più affondavano nel pavimento.
Fred e Hermione scoppiarono loro malgrado a ridere, catturando l’attenzione di Malfoy che vide appena in tempo una chioma rossa e una dorata correre via. Sogghignò tra sé e sé.
 
 
In Sala Grande, Hermione e Fred arrivarono trafelati, ma sorridenti. La ragazza era dispiaciuta per Draco, ma in fondo se lo meritava un pochino dopo tutto quello che le aveva fatto passare.
Ora era diverso, e lei si sarebbe fatta perdonare.
I due presero posto vicini sulla panca che tutti stavano già cenando.
Silente indicò il loro arrivo a Piton, che alzò un sopracciglio a modo suo.
“Dove siete stati?” Chiese sospettoso Ronald.
George si sporse verso di lui falsamente comprensivo. “Credo che tu sia abbastanza grande per capire ora. Vedi, quando due persone si vogliono molto bene, l’uomo infila il suo…”
Fred si schiarì la gola e diede una pacca sulla testa al gemello che si zittì ridendo sotto i baffi.
“Non è divertente.” Commentò Ron, azzannando una bistecca, sotto alle risate di Ginny e Harry.
“Potrebbe esserlo.” Disse Fred malizioso, rivolto verso Hermione, che alzò gli occhi al cielo arrossendo. Fred ridacchiò e si servì del succo di zucca.
Si sporse verso di lei sorridendo, “ehi quanto dura l’incantesimo?”
“Non saprei, dieci minuti? Cinque? Perché?”
“Ehm-ehm.” Una voce dietro di loro li fece voltare. Draco era in piedi alle loro spalle, le braccia incrociate. Era ricoperto da capo a piedi di quella sostanza verde, e i suoi occhi grigi mandavano scintille di fuoco e divertimento al tempo stesso.
Harry si girò verso di lui e appoggiò il viso sulle mani, i gomiti sul tavolo, masticando senza staccare gli occhi di dosso a Draco, sorridendo in modo sognante.
“Ti serve qualcosa Malfoy?” Chiese Fred gentile, dondolandosi avanti e indietro sulla panca.
Draco fece una smorfia. “Lo so che siete stati voi due.”
“Ah si? A fare cosa?” Chiese innocente Hermione beffarda. Ma i suoi occhi chiedevano perdono. Malfoy colse quella luce.
Sospirò e si indicò i suoi vestiti, reggendo il gioco.
“Sai che ti dona quella roba?” Intervenne Harry al settimo cielo.
“Potter, sta attento.” Gli puntò un dito contro. Non era arrabbiato. Sorrideva. Aveva cambiato idea su Hermione, assolutamente non su Ron, e doveva pensarci su Potter. I gemelli Weasley li aveva sempre rispettati invece.
Harry ridacchiò e si mise in bocca un’altra fetta di carne.
Piton arrivò in quel momento.
“Qualche problema?”
Draco lanciò uno sguardo verso i suoi compagni al loro tavolo, conciati come lui, che lo incitavano con lo sguardo a parlare.
Hermione e Fred si irrigidirono.
Draco si voltò verso l’insegnante. “Nossignore. Stavamo solo parlando.”
Harry spalancò la bocca, incapace di credere alle sue orecchie. La forchetta gli cadde dalla mano. Ron quasi si strozzò.
Fred e George sorrisero sotto i baffi.
“Signor Malfoy, cos’è questa cosa che ha addosso?” Chiese lentamente Piton sfiorando la cravatta imbevuta di verde del ragazzo.
“Ecco, sa quella pozione che dobbiamo saper preparare per domani? Ho provato a crearla e… non è andata bene.” Disse infine alzando le braccia in aria.
Piton alzò le sopracciglia, “molto bene, veda di fare attenzione la prossima volta,” mormorò con il suo solito tono, e si voltò tornando al tavolo degli insegnanti.
Draco alzò lo sguardo e incrociò quello di Silente, che alzava il calice d’oro in aria. Il ragazzo sorrise e si chinò tra Fred ed Hermione.
“L’ho fatto solo perché me lo meritavo. Da tempo.”
Gli occhi di tutti loro erano puntati su di lui, zitti, in ascolto. Erano allibiti.
“Beh, io vado a sistemarmi. Buona notte Granger. Complimenti per l’incantesimo.” Le strizzò l’occhio e si allontanò insieme ai suoi compagni di disavventura, che lo fissavano infuriati; probabilmente diretti in infermeria.
Tutti si voltarono verso Hermione che aveva ripreso a cenare con tranquillità.
Alzò gli occhi e li vide tutti fissarla insistentemente.
“Che c’è?”
Harry scoppiò. “Cosa diavolo ci siamo persi?”
“Da quando fa così?”
“Tu sai qualcosa Hermione?” Chiese Ron all’amica.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Ti ha dato la buonanotte! Ti ha chiamata normalmente!”
Hermione fece spallucce.
Tutti ripresero a parlare dell’accaduto. Fred notò lo sguardo di Hermione e capì che c’era qualcosa sotto, ma che la ragazza non era ancora pronta a condividere con gli altri.
Non aveva mai amato Malfoy oer come trattava la sua famiglia, per come considerava i figli di babbani e come chiamava Hermione.  Ma li aveva appena coperti. Si era preso la colpa per un loro scherzo ed era volontariamente contro i suoi amici.
Fred sorrise pensieroso. Poi ricordò come Hermione lo aveva guardato, e una fitta dolorosa gli trafisse il petto. Scosse la testa con energia e riprese a mangiare, cercando di reprimere quel sentimento.
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao, in questo capitolo e nella storia in generale mi sono presa alcune libertà su tutta la questione scommessa gemelli - Bagman, il numero esatto di galeoni, come Harry dona loro la sua vincita e così via, e di conseguenza non è identico al libro. Però in questo modo si incastra bene con la mia storia.
Grazie a tutti quelli che commentano e che seguono la storia!

 

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Capitolo 12
*** LE ULTIME PROVE ***


CAPITOLO DODICI
 
QUARTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
La Seconda Prova arrivò con fine Marzo. In quei tre mesi Hermione si era dedicata molto allo studio, cercando di coinvolgere Harry e Ron, ma senza molta fortuna.
Harry era completamente preso dal cercare di trovare un modo per poter respirare sott’acqua durante la prova, una volta che aveva risolto l’indizio grazie a Cedric. Ed Hermione non poteva dargli certo torto, era terrorizzato.
Inoltre era esentato dagli esami finali, a causa del Torneo, cosa che aveva suscitato non poca invidia in Ron.
La sera prima della prova, ancora non avevano trovato una soluzione. Hermione in biblioteca aveva passato ore a cercare un modo, ma non trovò niente di lontanamente utile per la loro situazione.  
 
Lei e Ron stavano camminando in corridoio dopo cena, tornando dall’ennesima infruttuosa ricerca in biblioteca, diretti in Sala Comune. Avevano lasciato Harry con Neville per aiutarlo a rimettere tutto a posto, non aveva molta voglia di andare subito a letto. Incrociarono i gemelli che si unirono a loro contenti.
“Perché così allegri?”
“Abbiamo scommesso su Cedric per la Prova.”
Hermione e Ron li guardarono male.
“Che c’è? Cedric ha più possibilità questa volta.”
“Vittoria assicurata.”
“Siete tremendi.”
“Sono solo calcoli…”
La strada fu loro sbarrata dalla professoressa McGranitt, leggermente agitata.
“Oh, vi ho trovati. Siete scappati subito dopo cena.”
“Stavamo aiutando Harry in biblioteca professoressa, per la prova.” Rispose la ragazza abbattuta.
“Oh vedrete che Potter se la caverà, come sempre del resto. C’è una cosa molto importante di cui dobbiamo parlare ora. Seguitemi nell’ufficio del preside.”
Tutti avanzarono dietro di lei, ma bloccò i gemelli Weasley, “mi spiace, ma temo che riguardi solo il signor Weasley e la signorina Granger.”
I gemelli iniziarono a lamentarsi e a pestare i piedi a terra, “uffa! Vogliamo sapere anche noi!”
“Lei è cattiva…Riguarda la prova?” Chiese uno dei due con gli occhi che luccicavano.
“Ce lo deve dire, non ci può trattare così!”
La McGranitt li zittì con un gesto, loro ridacchiarono sotto i baffi, sforzandosi di rimanere seri.
“Se non andate in Sala Comune adesso vi trasformo in due orologi da taschino.” Alzò la voce aspra.
“Così ci porterebbe sempre dietro con lei?” Domandò sorridente George, le mani dietro la schiena e uno sguardo innocente.
“Non può proprio fare a meno di noi.” Rise Fred ammiccante.
La McGranitt alzò gli occhi al cielo, e spinse via Ron ed Hermione confusi. “Solo un anno Minerva, solo un anno…”
“Non dica così!” Gridò George, “lei sarà molto triste quando ce ne andremo.”
“Le mancheremo da morire.”
“Non ci contate.” Gridò in rimando lei, “finalmente potrò avere delle classi normali.”
I due risero e se ne andarono in Sala Comune.
 
 
 
Passarono la sera vicino al camino a scrivere appunti per una nuova invenzione, Lee dava una mano.
Quando erano arrivati, le poltrone migliori vicino al fuoco erano occupate da due ragazzini del primo anno, che i gemelli avevano sollevato di peso e avevano scacciato con un gesto della mano.
“Sciò nanetto.”
“Pussa via.”
Avevano preso comodamente posto davanti al camino e si erano messi a scrivere insieme, dandosi consigli e idee a vicenda.
Fred di tanto in tanto, lanciava un’occhiata fugace al ritratto, come se aspettasse qualcuno. Guardò l’ora: mezzanotte passata. Ancora non erano tornati.
“Fred! Lo so che non fai altro che pensare a lei, ma mi serviresti qui sul pianeta stiamo cercando di trovare un modo per fare una montagna di soldi, grazie.”
Fred si riscosse e guardò George preoccupato.
“Dove credi che siano?”
“Sta tranquillo, sono con la McGranitt e Silente, cosa vuoi che gli capiti?”
Fred si sforzò di sorridere, ma la sua preoccupazione era ancora visibile. Cercò di non pensarci e tornò alla sua pergamena.
 


 
 
§
 
 
 
La mattina dopo la Prova si sarebbe svolta sul Lago Nero, subito dopo colazione.
Fred e George, seduti al tavolo gustavano le loro frittelle allegri, iniziando a sproloquiare scommesse a destra e a manca.
“Ehi Seamus, allora?”
“Non saprei.”
“Oh andiamo è vittoria sicura.”
“Va bene, quattro galeoni su Cedric, poi Harry, Fleur e Krum.
“Grande.” Disse George appuntando il suo nome.
“E tu Dean?”
“Io punto su Harry primo.”
“Io Krum primo, Fleur seconda, Potter terzo. Un galeone.” Intervenne Cormac.
“Segna Fred. Fred?”
Il ragazzo si era distratto e stava fissando la panca vuota dove avrebbero dovuto essere seduti i tre. Mancava anche Harry e ora che ci faceva caso, mancavano tutti i campioni. Ma perché Ron ed Hermione?
George fece schioccare le dita davanti al suo naso. “Terra chiama Fred, ci sei?”
Fred si riscosse, “si scusa,” e iniziò a segnare i nomi a tutta velocità, tornando a sorridere.
 

Sulla strada per il Lago Nero continuarono a far girare scommesse su tutti i campioni, raccogliendo moltissimi nomi.
“Chi scommette?”
“Chi scommette?”
“Su dai non siate timidi!”
“Tre giovanotti…”
“…una dama!”
“Vanno giù in quattro.”
“Ma tornano su in quattro?”
Ginny li superò urtandoli e guardandoli con sprezzo. “Non siate così maligni.”
I due si fissarono, poi si voltarono di nuovo, continuando a gridare.
“Su Fleur dieci a uno!”
“Dai tu con quella faccia, su chi punti?”
“Fleur. Un galeone.”
“Ottima scelta.”
 

Sullo stand costruito in legno sulle acque al centro del Lago Nero, i gemelli presero posto scostando un piccolo Colin Canon, che faceva fotografie a tutto, vicino a Lee.
Poco distante c’era anche Malfoy, insieme a Tiger e Goyle, e si guardava intorno preoccupato.
Fred sospirò e si sporse verso George.
“Allora quanto abbiamo raccolto?”
“Trentaquattro scommesse totali.”
Fred fischiò, “oggi ci portiamo a casa un bel gruzzoletto.”
I quattro campioni si avvicinarono al bordo, il cannone suonò e si lanciarono tutti in acqua. Harry fu più che altro spinto.
Sparirono sotto la superficie, che tornò piatta come l’olio.
I gemelli appoggiarono il mento sulle braccia stese sul parapetto e sbuffarono. Silente chiacchierava amabilmente con Piton e la McGranitt.
“Ma a Silente non fa mai paura niente?” Domandò ironico George. Fred rise, “no sembra più tranquillo ora di quando è a tavola a mangiare.”
“Avete visto Ron?” Chiese Neville dietro di loro.
“No.”
“Anche Hermione è sparita, Calì mi ha detto che non è rientrata stanotte. Come Ron.” Disse Neville affranto, tornando da Dean.
Il cuore di Fred fece un balzo in gola, che gli si seccò. Deglutì e ritornò a guardare Silente. Era tranquillo, se lo era andava tutto bene. Anche se non ne era poi tanto sicuro.
Improvvisamente la voce del preside si levò amplificata nell’aria. La signorina Delacour aveva abbandonato la prova, e si era posizionata automaticamente quarta.
Passò ancora del tempo. L’orologio segnava dieci minuti allo scadere dell’ora.
Improvvisamente dall’acqua spuntò Cedric annaspando, tenendo stretta Cho Chang a lui.
Metà delle tribune gridarono di gioia. I Weasley sorrisero. Avevano scommesso primo Cedric, secondo Harry, terzo Krum e Fleur quarta. Mancava solo vedere chi sarebbe arrivato primo tra Harry e Krum.
I due nuotarono fino alla scaletta e li avvolsero in degli asciugamani. Cedric esultava di gioia.
A cinque minuti dallo scadere del tempo, Krum riemerse. Spuntò dall’acqua annaspando anche Hermione. Fred ebbe un sussulto e si sporse per guardarla. Qualcuno l’aiutò a salire sul pontile. Era fradicia, vestita come la sera prima. Fred si tranquillizzò e sorrise.
Solo un minuto.
Hermione si era avvolta in un asciugamano bianco, i capelli mossi bagnati erano sciolti.
Quando la lancetta rintoccò lo scadere dell’ora, Ron e una ragazzina bionda, la sorellina di Fleur riemersero insieme. Il rosso l’aiutò a nuotare fino alla scaletta.
Fleur si precipitò verso di loro, in aiuto. Baciò Ron sulle guance e si dedicò alla sorellina. Il rosso rimane imbambolato a sfiorarsi la pelle del viso con aria sognante.
“Che sfigato.” Commentarono i due gemelli, scatenando delle risate tutte intorno.
Malfoy sorrise, si, loro non erano niente male.
Hermione era molto preoccupata. Harry non era riemerso con loro. Anche i professori iniziarono ad agitarsi. La ragazza si era avvicinata al bordo del pontile per cercare di intravedere Harry.
Qualche secondo dopo il ragazzo dai capelli neri riemerse saltando direttamente sul pontile di legno, sputacchiando acqua e ansimando.
“Harry!” Gridò Silente, “qualcuno gli dia un asciugamano.”
Tutti si riunirono intorno a lui, compresa Hermione che gli diede anche il suo asciugamano.
“Mi spiace Weasley, è arrivato prima Krum.” La voce di Malfoy arrivò da poco lontano. Non l’aveva detto con tono tagliente. I due gemelli si sporsero.
“Aspetta e vedrai.”
“Cosa potrà accadere? Potter è arrivato terzo.”
“Dimentichi una cosa.”
“Che cosa?”
“Che Harry se la cava sempre, in un modo o nell’altro. Sangue freddo, coraggio, tempra, enorme botta di culo… Chiamalo come vuoi.” Dissero in coro i gemelli convinti, facendo sorridere Draco, che voltò la testa verso il basso.
Un attimo dopo la voce di Silente tuonò di nuovo: “Il campione di questa prova, è il signor Diggory!”
Tutti applaudirono entusiasti, anche Harry da sotto l’asciugamano. I gemelli si guardarono furbi.
“Ma sappiamo che il signor Potter sarebbe arrivato primo, se non avesse salvato non solo il signor Weasley, ma anche un altro ostaggio. Abbiamo dunque deciso di premiarlo con il secondo posto!”
Le tribune esplosero di applausi e grida. Malfoy guardò i gemelli che indicarono con un dito Silente, che aggiunse: “per l’eccezionale fibra morale!”
Schioccarono entrambi le dita all’unisono, “eccolo lì. Fibra morale.” Ripetettero in coro i gemelli.
Malfoy rise e scosse la testa mentre vedeva i gemelli farsi largo verso le scale gridando a pieni polmoni.
“Sgancia Seamus, non fare quella faccia.”
“Ehi tu non scappare, ti ho riconosciuto. Vediamo…un galeone, da qua.”
“Anche tu Dean, due galeoni.”
“Grazie…”
 
 
§
 
 
 
 
Quella sera in Sala Comune festeggiarono la vittoria del secondo posto di Harry, inneggiando più volte alla sua “fibra morale.”
Hermione era ancora infreddolita per il lungo bagno nelle acque fredde del lago.
Era seduta su una poltrona, ad osservare metà Casa Grifondoro raccolta intorno ad Harry a complimentarsi, dare pacche sulla schiena e chiedere delle sirene nel Lago.
Harry era appena riuscito a sgattaiolare via, quando i gemelli lo presero sottobraccio e lo trascinarono al tavolo che era stato allestito come buffet.
“Ecco Harry.”
“Prendi questo.”
Dissero porgendogli un bicchierino pieno di Whiskey Incendiario.
“Te lo meriti.”
“Dopo aver lottato contro uno sciame di sirene impazzite.”
“Quanta fibra morale…”
Hermione tossicchiò dalla poltrona, “in teoria si dice banco un insieme di creature marine.” Disse con tono saccente.
I tre si voltarono verso di lei.
“Hai sentito qualcosa Fred?”
“No George, solo il suono di qualcosa di molto fastidioso.”
Risero di scherno alla ragazza e diedero una pacca sulla schiena a Harry, il quale buttò giù il bicchierino, tossendo come un matto. La gola in fiamme.
“Ma che bravo.”
“Harry non dovrebbe bere… non ha diciassette anni.”
“Nemmeno noi.” Dissero in coro i gemelli facendo spallucce; alzarono i bicchieri e brindarono, buttandoli giù tutto d’un colpo.
Fecero un sonoro verso di soddisfazione. “A Harry, e alla sua fibra morale.”
Hermione sbuffò irritata e si voltò dall’altra parte. Ron era stravaccato sulla poltrona davanti alla sua. Le sorrise timidamente, lei ricambiò.
“Sei stato coraggioso oggi.”
“Non ho fatto nulla di che…però si lo sono stato.”
Risero entrambi, ma furono interrotti dai gemelli che si avvicinarono ad Hermione guardinghi, gli occhi spalancati, studiandola come se avessero appena scoperto una nuova specie. La ragazza li fissava perplessa e leggermente impaurita.
“Ommioddio George hai visto…?” Mormoravano mentre aggiravano la sua poltrona e si avvicinavano.
“Si Fred. Non ci posso credere…”
“Tu… Ommioddio ma tu sei una ragazza!” Gridò Fred afferrandole il volto e scuotendola con vigore. Poi scoppiarono e ridere e Fred si lasciò cadere di schiena su Hermione a peso morto, schiacciandola sulla poltrona.
“Ah ah molto divertente,” commentò Ron indispettito. George lo afferrò e gli strofinò forte un pungo sulla testa, bloccandolo con un solo braccio.
Hermione era schiacciata sotto Fred e lo guardava male, cercando di respirare.
“Levati, pesi un quintale…”
Fred si voltò a guardarla e mosse velocemente le sopracciglia, “ringrazia gli allenamenti di Quidditch.”
In effetti la ragazza sentiva i muscoli della schiena e del fondoschiena del ragazzo sodi e vigorosi contro di lei. Perse lucidità un momento, le girò la testa. Poi si risvegliò, e pizzicò forte il braccio di Fred che riusciva a raggiungere schiacciata in quel modo. Il ragazzo gridò un “ahia” e si alzò alla velocità della luce.
Si massaggiò il braccio guardandola ferito, “ehi quelle sono armi di distruzione.”
“Ricordatelo la prossima volta.” Sorrise lei e raggiunse Ginny dall’altra parte della stanza, che stava cercando un po’ di Whiskey Incendiario avanzato in dei bicchierini abbandonati; Hermione glieli tolse da davanti e iniziò a dirgliene quattro.
Fred rimase a fissarla per un po’, anche se non sentiva quello che diceva poteva immaginarlo. George si affiancò a lui.
“Non ci provare di nuovo a bere di nascosto!”
“Ma mamma!”
“Niente ma! Sei troppo piccola per bere.” Iniziarono a parlare sopra le loro bocche, doppiando la conversazione e imitandole con marcata voce acuta. Trattenendo una risata di tanto in tanto.
“Guarda che tu hai solo un anno più di me.”
“Un anno e tre mesi signorina. Se non fai quello che ti dico, te la vedrai con me.”
“Sei noiosa.”
“Porta rispetto a tua madre!”
Risero a crepa pelle per quello spettacolino, poi Katie e Alicia distrassero Fred, che iniziò a chiacchierare con loro.
George sospirò guardando Hermione. La ragazza sorrideva e cacciava via Ginny dal tavolo. Poi si girò leggermente verso Fred e si mise una ciocca dietro l’orecchio. Lo guardò di sfuggita e il suo sorriso si incrinò.
Poi salutò e andò di sopra, seguita da un’affranta Ginny.
George scosse la testa. Qualcuno doveva fare qualcosa. Quei due erano così inetti da non vedere l’ovvietà della situazione anche sbattuta in piena faccia. Gli serviva aiuto.
 
 
 
Hermione si coricò a letto finalmente rilassata. L’ultima prova si sarebbe tenuta a metà giugno, dopo gli esami. Per fortuna fino a quel momento avrebbe dovuto pensare solo a studiare.
Magari Harry avrebbe vinto per davvero. Sarebbe finito tutto bene, e avrebbe superato la Terza Prova, ne aveva la stoffa. O al massimo non avrebbe vinto, ma poco importava. Tutto quello che Hermione voleva era che stesse bene e che non corresse più rischi.
Forse non doveva preoccuparsi così tanto, e così si addormentò serena, senza sapere quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.
Qualcosa che avrebbe cambiato le loro vite per sempre.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
 
 
Fred era seduto sulle tegole del tetto. Lo stesso luogo che aveva scoperto con George e dove aveva portato Hermione quella notte.
Lì andava quando voleva stare solo.
Aveva le gambe piegate strette tra le braccia, e fissava il labirinto lontano, oltre il Lago, che avevano costruito per la Terza Prova.
Lì, dove era morto Cedric, il giorno prima.
Lui, George, Ron, Hermione, Lee e tutti gli altri avevano atteso per ore il ritorno del vincitore. Poi si erano Smaterializzati Harry e Cedric, ma non erano felici. Subito avevano capito che c’era qualcosa che non andava. Harry piangeva disperato, stretto al corpo di Cedric, immobile e senza vita a terra.
“E’ tornato! Voldemort è tornato!” Gridava tra le lacrime. C’era chi urlava, chi piangeva, chi fissava senza muovere un muscolo.
Amos si era liberato in un urlo straziante, davanti al corpo del figlio. Harry fu portato via, ma Draco aveva notato qualcosa di sospetto in Moody che lo trascinava via così, ed era andato dal professor Piton, che si era gettato all’inseguimento insieme a Silente e la McGranitt.
Hermione piangeva in silenzio, senza emettere un suono, si strinse ai gemelli, che ricambiarono la stretta, incapaci di respirare.
 
E ora Fred era lì. Solo. Era felice che Harry fosse salvo. Ma nessuno era più al sicuro. Era cominciato qualcosa quella notte, con il ritorno di Voldemort. Lui, come George, credeva ciecamente ad Harry, sapeva che non mentiva. E si ripromise di stargli vicino sempre.
Ma Cedric non ce l’aveva fatta. Il suo amico, un compagno di scuola da sei anni.
Le labbra di Fred fremettero e ricacciò indietro le lacrime. Silente aveva ragione nel suo discorso. La memoria di Cedric doveva rimanere vivida nei loro cuori, così come il motivo per cui era morto, per non dimenticare a cosa stavano andando incontro.
“Fred?” Una voce piacevolmente famigliare lo distrasse dai suoi pensieri.
Si voltò. Hermione era in piedi davanti alla finestrella, lo sguardo triste, sembrava rimpicciolita sotto il peso di tutto quello che era successo. Eppure sembrava ancora più forte e fiera.
Si avvicinò lentamente e si sedette accanto a lui.
“Cosa fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda.” Disse lui con un mezzo sorriso.
“Dov’è George?”
“Oh, lui voleva rimanere solo, e anche io. Così ci siamo divisi.”
Hermione si riscosse, sentendosi di troppo, “scusa Fred, me ne vado hai ragione…” si puntellò con le mani, ma il ragazzo la bloccò.
“Non te ne andare ti prego.” La supplicò, Hermione sorrise debolmente e si accucciò accanto a lui.
“Stai bene?” La domanda arrivò, pungente, dolorosa. Perché gli faceva pensare a tutto.
Fred chiuse gli occhi e sfoggiò il suo sorriso migliore, molto forzato però questa volta. “Alla grande, mi stavo godendo la vista prima di partire.”
“Fred…” La voce di Hermione risuonò dolce nell’aria. Lei infilò un braccio sotto a quello di Fred e gli strinse forte la mano. Bastò quel gesto, puro, delicato, e lo sguardo carico di sofferenza come il suo che gli rivolse, a farlo crollare. A far crollare tutte le barriere.
“Perché è dovuto morire? Hermione perché? Era così gentile, e… non lui. Chi sarà il prossimo? Tu? Ron? George? E’ cominciato qualcosa che non possiamo più fermare...” La voce gli si spezzò al solo pensiero che potesse capitare qualcosa a loro.
Hermione non disse nulla, lo strinse a sé, e lui affondò il viso sul suo petto, lasciandosi andare ad un pianto disperato. Si liberò di tutto quel peso, e di quella paura che da solo non riusciva a portare, così Hermione si fece carico di una parte di essa, alleggerendo il ragazzo. Continuò a stringerlo, sempre più forte, mentre lui singhiozzava tra le sue braccia confortanti.
Non aveva mai pianto così, ma sentiva di poter essere sé stesso con lei, anche con tutte le sue paure.
Rimasero così a lungo, condividendo quel momento di dolore.
Hermione si avvicinò con il viso al suo e lo guardò con fermezza negli occhi, “si Fred è tutto diverso ora. E forse non sarà mai più come prima. Ma noi siamo ancora qua, ed è rimasto molto, tutto per cui combattere. E noi lo faremo insieme.”
L’aveva detto con una sicurezza tale che Fred, capì immediatamente che aveva ragione. Al mondo c’era tanto per cui combattere ancora, per cui lottare e vincere. E vide la differenza tra loro e il Signore Oscuro: l’amore. L’amicizia. La famiglia. Ecco per che cosa avrebbero combattuto, fino alla fine.
Fred la strinse ancora, incapace di parlare, per farle capire che aveva ragione, e che aveva capito.
Poi si alzarono lentamente e scesero nel cortile della scuola. Dove tutti si stavano salutando, tra scuole diverse e no, per augurarsi buone vacanze.
Nuove amicizie, nuovi amori. Tanti ricordi belli e brutti. Era racchiuso tutto in quel momento.
Fred ed Hermione raggiunsero Harry, Ron e George che erano in disparte, dietro a delle colonne, e parlavano tra loro.
“Oh eccoli, dove eravate finiti?” Chiese Ron.
Fred ed Hermione si guardarono, lui abbassò gli occhi.
Hermione sorrise innocente, “oh Fred mi ha incontrata in un corridoio a piangere, e mi ha consolata. Per questo ci abbiamo messo tanto.”
Alzò lo sguardo su di lui e Fred ricambiò, si sorrisero.
Fred andò ad abbracciare George, non si dissero nulla, ma si capirono come sempre.
Si scambiarono poi pochi cenni d’assenso, parlottando a bassa voce.
“Cosa state complottando voi due?” Chiese Ron curioso.
“Oh niente,” si voltarono i gemelli.
“Solo che abbiamo deciso che il negozio di scherzi può aspettare…”
“Quello che volete aprire da tutta una vita?”
“Si abbiamo dato i soldi della vincita delle scommesse alla famiglia di Cedric,” “…per il funerale.”
Tutti sorrisero e guardarono a terra.
“Comunque i soldi non ci sarebbero mai bastati comunque.”
“Vorrà dire che dopo la scuola faremo qualche lavoro per guadagnare di nuovo qualcosa.”
“Se ci tocca anche al Ministero.”
“No ti prego, al Ministero no…”
Poi Harry tossicchiò e li interruppe. Si avvicinò e porse loro un foglio.
Fred e George lo guardarono perplessi e sbarrarono gli occhi e le bocca, esterrefatti.
“Cosa diavolo è questo?”
“Harry no…”
“Questa è…”
“La mia vittoria del Torneo Tre Maghi.” Disse lui tranquillamente.
“Mille galeoni?” Scandirono i gemelli in coro, ridando il foglio a Harry, che lo allontanò con una mano.
“Sono vostri.”
“No Harry.”
“Non possiamo accettarli.”
“Invece dovete. Io non ne ho bisogno. Vi basteranno per comprare il posto e copriranno anche qualche spesa iniziale…”
Fred e George rimasero senza parole.
“Harry non vogliamo.”
“Non adesso.” Riuscirono a dire poi. Facendo bene intendere cosa volevano dire.
Harry si avvicinò calmo a loro e gli mise le mani sulle rispettive spalle. “Invece è proprio per questo che dovete aprirlo. Ora. C’è bisogno di un posto così adesso.”
“Però prima finite l’ultimo anno.” Spuntò la voce di Hermione da dietro Harry. I due si aprirono in due enormi sorrisi e abbracciarono Harry con foga, che ricambiò felice di quel momento.
“Grazie Harry.”
“Non sai quanto questo conti per noi.”
Il ragazzo sorrise e si avviò verso l’arco dietro di loro che apriva una vista sul parco davanti al castello.
Gli altri lo seguirono poco distanti.
“Hermione quest’estate ad Agosto devi venire a trovarci.” Disse Ron allegro. “Ginny sarà entusiasta.”
“Si mi piacerebbe molto, grazie.”
“Saranno tutti entusiasti.”
“Non proprio tutti.” Mormorò uno dei gemelli dietro di loro.
“Chi vuole questa rompi-bolidi tra i piedi tutto il giorno?”
“A sgridarci su ogni piccola cosa?”
“E sabotare ogni nostro scherzo?”
Hermione sorrise senza voltarsi, appoggiata al bordo di pietra della finestra, ripensando allo scherzo fatto con Fred. Anche la mente di lui tornò a quel ritorno.
“Chissà, magari sarà più divertente del previsto…” mormorò scherzoso George.
“Non ci contare fratellino. Ci annoierà a morte. Leggerà tutto il giorno. E costringerà pure noi…” Borbottò Fred scherzoso.
“Potrei sorprendervi invece. Cercate di non farmi arrabbiare.” Ribatté lei fissando la carrozza che si muoveva nel prato.
“Far arrabbiare Hermione Granger?”
“E quando mai?”
“Ovvio che non lo faremo, tranquilla. Saremo due angeli.”
George guardò preoccupato Fred da dietro la schiena della strega, e lui fece una smorfia del tipo: “tranquillo scherzavo.”
Poi si avvicinarono con il viso, piegandosi ai lati del volto di Hermione e bisbigliarono: “saremo il tuo incubo.”
La ragazza rise e tutti insieme guardarono le due scuole partire insieme, dirette a casa loro.
“Preparati.”
“Ci sarà da divertirsi…”
 
 
 
 
 
 
 
 



NOTA DELL’AUTRICE: Ciao gente! Per la seconda prova ho usato alcuni dialoghi spiaccicati al film, ma solo perché mi piacciono da impazzire (come le scommesse dei gemelli o la ”fibra morale” di Silente.)
Con questo capitolo si conclude il quarto anno. Sono successe moltissime cose e il rapporto di Hermione e Fred sta man mano cambiando sempre di più, cosa succederà in estate e durante il quinto anno? Lo vedrete molto presto…
Anche il personaggio di Draco diventerà qualcosa di fondamentale.
Ho anche cambiato un po’ le regole magiche, ovvero che non è proibito fare magie fuori da scuola, (soprattutto i gemelli che se ne sono sempre fregati per i loro esperimenti) ma solo davanti ai Babbani.
Fatemi sapere cosa ne pensate che come ormai sapete, mi fa super piacere. Al prossimo capitolo! Aggiornerò al più presto.

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Capitolo 13
*** UNA SORPRESA INASPETTATA ***


CAPITOLO TREDICI
 
QUINTO ANNO: CASA - TANA (ESTATE)

 
 



 
Hermione passò quasi tutto Luglio in Italia con i suoi genitori e amici di famiglia. Fecero un giro di alcune città: Firenze, Volterra, Venezia, Roma, Siena, Verona e Napoli.
Si divertì un mondo ed ebbe modo di scoprire che la comunità magica italiana era molto divertente, come da leggende.
 

Tornò a casa all’inizio di Agosto. Sarebbe rimasta un paio di giorni a casa con i suoi, e poi sarebbe andata alla Tana, fino a metà Agosto, dove avrebbero passato tutti insieme la fine delle vacanze estive nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice, e vecchia casa di Sirius: Grimmauld Place. Lì li avrebbe raggiunti anche Harry.
Non vedeva l’ora di andare alla Tana, le mancavano tutti, ma aveva il terrore di cosa avrebbero potuto farle i gemelli. Le avevano promesso settimane da incubo. Ma era sicura di sapersi difendere, ormai, l’aveva dimostrato già più volte, perfino a loro.
Fred le mancava più di tutti, ma dopo Capodanno si era convinta di non provare davvero nulla per lui. E Fred sembrava pensare lo stesso. Eppure l’idea di dormire nello stesso luogo insieme a lui per tre settimane, la mandava in estasi.
Ginny per le prime settimane l’aveva tempestata di lettere, chiedendo ogni possibile informazione su Draco, sul perché si comportasse così e del perché le avesse regalato quella bellissima collana.
Hermione non sapeva cosa risponderle, alla fine era esasperata. Temeva il momento in cui avrebbe dovuto spiegarle tutto.
Hermione non aveva avuto modo di parlare molto con Draco dopo l’ultima prova. Dopo i funerali di Cedric, tutti erano tornati a casa loro, e il treno di ritorno non era il luogo allegro e movimentato come sempre.
Si erano a malapena incrociati, e lui le aveva detto che le avrebbe scritto se le andava, lei aveva sorriso.
Alla fine però non lo aveva fatto, ed Hermione si sorprese, quando tornò a casa e sul suo letto era pieno di lettere, di ritrovarsi delusa quando non ne vide una da parte di Draco.
Durante il quarto anno il loro rapporto era cambiato certo, e anche tanto. Ma non avevano avuto molti momenti per parlare da soli, tranne quella volta sulla Torre di Astronomia.
E il fatto che tutti i suoi amici più cari odiassero Draco fino al midollo certo non facilitava le cose. Anche se Harry aveva notato che il biondo aveva smesso di insultarlo e dargli fastidio, da quella volta in Sala Grande dopo lo scherzo di Fred e Hermione.
Una delle lettere era da parte di Ron e Harry, in risposta a tutti i luoghi che aveva visitato in Italia e la loro invidia che era scoppiata in una serie di insulti molto poco ortodossi.
La seconda era da parte dei gemelli che le elencavano filo e per segno ogni scherzo che avrebbero potuto farle, e di come lei non potesse sapere quanto potessero essere imprevedibili.
Hermione lo sapeva, eccome se lo sapeva, e per questo era leggermente preoccupata. Si infilò dei vestiti leggeri, quel giorno faceva molto caldo. Una maglietta a maniche corte aderente con lo scollo a V bianca, infilata in degli shorts blu scuri a vita alta. I capelli boccolosi e ribelli erano raccolti in una treccia a lisca di pesce.
Suonò la porta.
“Hermione? Vai ad aprire tu?” Sentì la voce della madre dal piano di sotto.
“Si vado!” Gridò lei in risposta.
Sospirò rattristata, prendendo tutte le lettere dal letto e iniziando a guardarle una alla volta, mentre scendeva le scale.
L’aveva promesso, ti ha fermata apposta per dirti che ti avrebbe scritto. Più di un mese senza uno straccio di notizie. Perché lo ha fatto? Ma certo, è Malfoy ti aspettavi qualcosa di meglio?
Superò l’ingresso senza staccare gli occhi dalle lettere, e i nomi dei mittenti.
Non è cambiato affatto, sono stata io una stupida a pensare che potesse cambiare veramente. Probabilmente mi ha presa in giro dall’inizio. E quel momento sulla Torre? Tutte balle.
Aprì la porta distrattamente, ancora gli occhi incollati sulle buste.
Appena me lo trovo a portata di mano a scuola, gli tiro un bel calcio nei…
“Ciao Mezzosangue.” Disse una voce gentile.
Hermione sussultò e alzò gli occhi. Davanti a lui c’era Draco Malfoy in persona. Con una camicia bianca, shorts e i capelli scompigliati. Aveva un braccio appoggiato allo stipite della porta e sorrideva beffardo. Aveva un livido accanto al sopracciglio destro.
Hermione ammutolì, non poteva credere ai suoi occhi.
“Beh? La mia presenza ti ha sconvolto a tal punto?” Chiese ironico il ragazzo. Era cresciuto parecchio, e i suoi oggi argentei erano incollati a quelli della ragazza, che si riscosse solo con l’arrivo della madre al suo fianco.
“Chi è questo bel giovanotto?” Chiese sua mamma sorridente, volendo far sprofondare Hermione nel pavimento come non mai.
“Oh buongiorno signora Granger, io sono Draco, Draco Malfoy.” Disse lui cordiale stringendole la mano, lei la prese e la strinse confusa, cercando di sorridere. Guardò la figlia, che ovviamente le aveva raccontato tutto di Draco, della sua famiglia, e di come considerassero quelli come loro.
“Oh…”
“Si,” sospirò Draco guardandosi i piedi, “immagino cosa possa averle detto di me. Ero uno stronzo, prima. Davvero tanto. E ogni cosa che sua figlia ha detto su di me è purtroppo vera, ma ora sono qui.” Disse alzando le braccia e muovendo le mani sorridente. “Per dimostrare che non solo un totale idiota.”
La mamma di Hermione si aprì inaspettatamente in un grande sorriso.
Poi guardò la figlia, che era rimasta allibita, le prese le lettere dalle mani e fece un passo indietro.
“Divertitevi oggi.”
“Che cosa?”
Ma non fece in tempo a finire che la madre le sbatté la porta in faccia, chiudendola fuori.
Hermione si guardò indietro confusa, poi fissò Draco. “Cosa diavolo stai cercando di fare?” Chiese sospettosa.
“Sono venuto a trovarti.” Rispose lui divertito, sedendosi sul muretto che circondava la casa.
“Ah, improvvisamente ti è venuta voglia di vedermi dopo un mese di silenzio?”
Draco abbassò lo sguardo, “le ho ricevute le lettere dall’Italia, volevo risponderti, ma ho dovuto nasconderle. Mio padre…” non finì la frase, e si passò con due dita sul livido, “ha trovato una delle tue insieme alle altre. Io gli ho detto che avevi sbagliato indirizzo, ma lui… non mi ha creduto.”
Hermione si avvicinò e sfiorò con delicatezza il livido sopra all’occhio. Draco alzò lo sguardo su di lei.
“Perché sei venuto allora? E’ pericoloso.” Mormorò.
“Tranquilla, so cavarmela con la mia famiglia.” Sorrise, era preoccupata per lui.
“E che scusa hai usato per venire fino a qui?”
“Ho detto che andavo a fare un giro a Diagon Alley, ho usato la MetroPolvere fino a Londra, e sono venuto qui.”
Hermione sorrise. “Piena ribellione adolescenziale eh?”
Draco rise. “Oggi mi sono svegliato e mi sono chiesto: cosa fanno i babbani in città durante l’estate? E chi può saperlo meglio di Hermione Granger?”
La ragazza fece una smorfia e si allontanò da lui, “da quando ti interessano tanto i babbani?”
“Da quando siamo diventati amici.”
Hermione alzò un sopracciglio, “amici?”
Draco la guardò di sbieco, “dici che è troppo presto?
Hermione indietreggiò, aprendo il cancelletto e uscendo in strada.
“Dove stai andando?” Le chiese lui seguendola confuso.
“Ti mostrerò cosa fanno due ragazzi babbani in una tipica giornata estiva in città.” Rispose lei strizzandogli l’occhio, seguita a ruota dal biondo.
 

 
Come prima tappa, Hermione lo portò in centro, a Piccadilly Circus, prendendo la metropolitana.
Draco era incuriosito da ogni cosa che vedeva, non era mai stato nella Londra babbana e tutto era nuovo per lui. Indicava ogni cosa. I tornelli, le scale mobili, sembrava un bambino in un parco divertimenti.
Esattamente come per Hermione cinque anni prima, quando aveva scoperto di essere una strega.
Quando la metro si mosse, Draco spiaccicò il viso sul finestrino, guardando la galleria buia e le stazioni che passavano. Indicava i vestiti stravaganti dei passeggeri, ed Hermione fu costretta ad abbassargli il braccio un paio di volte, e a zittirlo divertita.
Andarono a pranzo in un pub, dove potevano bere anche della birra. Mangiarono fish and chips parlando del più e del meno. Hermione si trovava stranamente a suo agio con lui, nonostante fosse, beh, lui.
Non era affatto strano. Forse avrebbe dovuto esserlo.
Ma non le importava, e nemmeno a lui. Draco la guardava con gioia, rideva alle sue battute, e sembrava anche lui aver dimenticato tutto il resto.
Ad Hermione sembrava impossibile, eppure era lì, era andato a trovarla sorprendendola e ora erano seduti per la prima volta in vita loro in un locale a bere birra, mangiare e chiacchierare su Hogwarts e il loro passato, scoprendo moltissime cose l’uno dell’altro.
“Oh andiamo non ci credo…”
“Te lo giuro!”
“Va bene…Neville?”
Draco fece una faccia pensierosa, guardando il soffitto di sbieco, “no lui si salva. Per un pelo. All’inizio era un vero fallito, ma ultimamente mi sembra meno…”
“Meno?”
“Meno Paciock!” Finì lui ridendo, mettendosi una patatina fritta tra i denti.
Hermione, rise e mentre Draco spettegolava sui Grifondoro peggiori, lo osservò attentamente. Era diventato molto bello in quegli anni. La mascella marcata, le guance leggermente scavate, gli occhi grigi, i capelli quasi bianchi spettinati, il corpo asciutto.
Non si era mai fermata a guardarlo come un ragazzo vero, tanto era il rancore che provava nei suoi confronti. Ma ora era diverso. Eppure non provò nulla di più. Era bello, affascinante, sfacciato, e ora si rivelava pure gentile e divertente, ma non provò nulla oltre che amicizia appena sbocciata.
Sarebbe stato un ottimo amico, un vero amico.
Chissà cosa pensava lui di lei.

 
Draco fissava Hermione bere la sua birra dal boccale e ridere per la schiuma sulla sua bocca. Era meravigliosa, lo aveva sempre pensato e saputo, ma l’odio tramandato dalla sua famiglia si era ancorato così tanto alla sua vita, che non vedeva altro che quello che loro volevano lui vedesse.
In realtà non credeva a nulla di quello che la sua famiglia gli insegnava e spiegava da due anni. Non ricordava il momento esatto, ma quando aveva visto Hermione per settimane recarsi in biblioteca ogni sera, per settimane, dopo il processo di Fierobecco che lui aveva causato, qualcosa si era spezzato in lui.
Lei avrebbe fatto qualunque cosa per salvare Hagrid e Fierobecco, e anche Potter e Weasley. E in qualche modo ce l’avevano fatta, erano stati loro; ne era sicuro. Ed era veramente felice che ce l’avessero fatta. Era stata colpa sua, e per un capriccio idiota, suo padre poteva decidere le sorti di un essere vivente. Decidere se farlo morire oppure no.
Quando aveva realizzato quella terribile verità, e sapendo a chi suo padre volgeva la sua lealtà, era cambiato qualcosa in lui. Per sempre.
Doveva decidere da che parte stare.
Ormai suo padre gli parlava sempre più spesso del Signore Oscuro, da quando era tornato, dicendo che aveva in mente grandi progetti per il giovane e promettente Malfoy.
Ma lui non voleva. Sapeva di non volere quella vita. E avrebbe trovato un modo per scappare, e la soluzione forse era davanti a lui.
 

Dopo il pranzo Hermione lo trascinò al cinema a vedere I soliti sospetti, un film babbano molto atteso. Hermione amava i film, il cinema, era la sua piccola parte babbana dalla quale non riusciva a separarsi.
Era una cosa che apparteneva solo ai nati babbani come lei, e ne era fiera.
Non sazi, in sala comprarono hot dog e poc corn, che gustarono con gioia davanti a film.
Hermione si fece cadere sulla maglietta del ketchup, imprecò divertita, ma quando vide Malfoy tirare fuori la bacchetta sotto gli sguardi di qualche spettatore, lei si lanciò verso di lui facendogliela abbassare. Dicendogli che i babbani non erano molto abituati a vedere sfere di luce provenire da bacchette di legno in un cinema.
Risero entrambi della situazione e continuarono a vedere il film. Draco era estasiato da quel luogo.
Prima di cena la riaccompagnò a casa, ed entrò titubante in casa, invitato dai genitori.
“Vuoi rimanere a cena caro?”
“Oh no grazie,” disse gentile Draco, “devo tornare a casa, i miei mi aspettano per cena. Ma grazie.”
“Un’altra volta magari.” Disse Hermione sorridendogli, e Draco ricambiò.
“Allora buona serata.” Disse poi lui, stringendo le mani ai suoi genitori cordiale ed uscendo sull’uscio.
“Allora ci vediamo a scuola.”
“Meglio limitare una visita al mese eh?” La provocò Draco ridendo.
Hermione scosse la testa, “no è che andrò alla Tana fino alla fine dell’estate.”
Il sorriso di Draco si spense, “oh, va bene. Divertiti con Weasley.” Ribatté aspro.
Hermione gli tirò una pacca su una spalla, “smettila! Se vuoi che siamo amici, devi imparare a farti piacere anche loro.”
Draco sospirò rumorosamente, “oh andiamo! Va bene tutti, anche i gemelli. Ma Potter e Weasley? Sai cosa mi stai chiedendo?”
Hermione lo guardò scettica incrociando le braccia.
“Mi dispiace Draco.”
Draco ridacchiò, “va bene anche solo sopportare?” Chiese speranzoso.
Hermione alzò gli occhi al cielo e sorrise. “Per il momento va bene. Ad Hogwarts vedremo come andrà.”
“Andata.”
Si strinsero in un abbraccio, e Draco si allontanò con un “ci vediamo a scuola” alla sua maniera, ma sollevato come non mai da quella giornata che non avrebbe mai dimenticato.
 

Hermione tornò dentro e chiuse la porta, felice per quella giornata inaspettata.
Poi salì al piano di sopra e iniziò a preparare le valige. La sera dopo sarebbe dovuta andare alla Tana tramite una passaporta che le avevano lasciato al Paiolo Magico, e che l’avrebbe portata direttamente lì. Così diceva l’ultima lettera dei Weasley.
L’idea che l’indomani avrebbe visto Fred le fece girare la testa, senza nemmeno rendersi conto.
“Ma che ti prende? Avete avuto mille occasioni e sfruttata neanche una. Ci sarà un motivo, mettitelo in testa una buona volta. Se a lui piacessi, te lo avrebbe già fatto capire. Lui è diverso da tutti, da Ron, anche da George; quando gli interessa una ragazza non ha problemi a farlo sapere al mondo intero.”


Il giorno dopo ascoltò molta musica, i suoi pezzi preferiti, per non sentirne troppo la mancanza nelle settimane successive.
Era eccitata per quella nuova parte della sua estate. E non vedeva l’ora che cominciasse la scuola. Quell’anno ci sarebbero stati i G.U.F.O, li attendeva con ansia ormai da due anni, e non aspettava altro che farli, e dimostrare quanto aveva imparato in quei cinque anni.
Pensò anche che quello sarebbe stato l’ultimo anno dei gemelli, e la cosa la inondò di tristezza, misto a sollievo.
La McGranitt aveva accettato la sua richiesta a fine anno di diventare Prefetto, e questo voleva dire guerra aperta con i Wealsey. Avrebbe recuperato le sue scivolate durante gli anni, ovvero aver aiutato volontariamente e non i due scapestrati nei loro progetti.
Non si dava pace per questo, ma in fondo era felice di averlo fatto, dopo aver visto le loro espressioni dopo la generosa offerta di Harry.
Sarebbero state delle settimane di fuoco.
Poi arrivò il momento di andare. Si alzò da letto e spense il Lettore CD, interrompendo le note di Nick Cave. Prese la sua borsa e si avviò giù per le scale. I suoi genitori la salutarono commossi.
Era molto difficile per loro lasciarla andare per mesi, e vedersi così poco durante l’anno, ma al tempo stesso sapevano che stava crescendo e che aveva bisogno di stare con i suoi amici.
Si abbracciarono.
“Stai attenta mi raccomando.”
“Mamma, sarò in compagnia dei maghi migliori di questo mondo.” Mormorò lei sorridendo, pensando a Grimmauld Place, e che Silente aveva promesso che avrebbe fatto un salto a salutarli.
“D’accordo tesoro. Però fa attenzione comunque.”
La guardarono con preoccupazione; aveva accennato loro dei pericoli che stavano avanzando verso il mondo magico. Non le aveva raccontato tutto, ma di Voldemort si, senza dire loro troppo però. Voleva che fossero al sicuro.
La ragazza sorrise, “certo papà, non vi preoccupate troppo. Vi scriverò più spesso che posso.”
Poi uscì dalla porta agitando la mano piano e sparì in strada. Raggiunse il Paiolo Magico in metro, osservata da tutti: aveva la valigia di scuola, una borsa a tracolla e Grattastinchi in grembo.
Ripensò al viaggio in metro con Draco e sorrise.
Al Paiolo Magico salutò Tom, che la riconobbe subito e le fece molte feste. Gli chiese a bassa voce della passaporta che avevano lasciato i Weasley a suo nome.
Tom la portò nel retro bottega, davanti al muro che conduceva a Diagon Alley e le indicò uno stivale in un angolo. Sarebbe sicuramente passato inosservato ad occhi estranei.
Hermione si inginocchiò a terra, strinse a sé tutti i suoi averi e il gatto che ronfava a peso morto tra le sue braccia. Allungò una mano, fece un profondo respiro, e si aggrappò al cuoio con forza.
Immediatamente sentì uno strappo su tutto il corpo, e un grande senso di nausea. Iniziò a vorticare in aria all’impazzata, stringendo con forza la presa sia sullo stivale che sulle sue cose. Il cielo al crepuscolo di Londra fu come spaccato da un’abbagliante luce simile ad un fulmine.
Poi mollò la presa al momento giusto e cadde indietro, risucchiata come da un vortice.
La luce sparì e si ritrovò non distante dalla Tana, cadendo rovinosamente a terra di schiena, proteggendo Grattastinchi contro il suo petto. Il baule cadde poco distante.
Hermione da terra fece un profondo respiro e guardò il cielo tinto di blu. Era il crepuscolo ormai. C’era un vento caldo estivo che le scompigliava i capelli.
Rimase immobile, le braccia e le gambe aperte, in attesa che le passasse la nausea. Non vedeva l’ora di imparare a Smaterializzarsi al sesto anno, dopo i diciassette anni.
Si rialzò un po’ traballante e si avviò verso la Tana, illuminata da tante luci calde dell’interno, trascinandosi dietro il baule e liberando Grattastinchi per il prato. Sentiva già le grida dei ragazzi da dentro.



 
§

 
 
Fred e George erano in piedi al centro del grande tavolo della cucina. Schiena contro schiena.
Si erano ingrossati dall’anno precedente, avevano le braccia più muscolose, erano ancora più alti. Ormai avevano raggiunto il metro e novantadue.
I capelli li avevano tagliati ed erano disordinati in testa in tante ciocche ribelli.
Era passato più di un mese dalla morte di Cedric.
All’inizio era stata dura, ma si erano spalleggiati a vicenda, e ora erano tornati i due casinisti di sempre. Erano loro a portare l’allegria in famiglia. E giusto anche qualche piccola incomprensione…
I due avevano due sedie in mano per allontanare Ginny e Ron che cercavano di arrampicarsi sopra e raggiungerli, entrambi infuriati.
“State indietro!”
“Ho una sedia e non ho paura di usarla!”
“Brutti bastardi! Mi avete infilato un enorme ragno morto nel letto, la pagherete!” Gridava Ron allungando le mani cercando di afferrargli le gambe. Ma loro saltellavano e si proteggevano con le gambe delle sedie.
“Oh smettila, mi sembra una reazione un po’ esagerata.”
“Si infatti, dai retta a George. Ronnie calmati! Ehi Ginny se mi mordi sei morta.”
“Io vi ammazzo!” Gridava Ginny, “mi avete messo del colorante nella boccetta dello shampoo. Se non avessi riconosciuto l’odore adesso avrei i capelli arcobaleno!”
“Chissà magari ti stanno benissimo!”
“Che ne sai?”
Si giustificarono i due beffardi, ottenendo solo un urlo isterico della sorellina.
“Se Hermione fosse qui vi farebbe neri!” Urlò lei puntandogli un dito contro.
“La Granger? Stiamo parlando della stessa persona?”
“Quella secchiona rompi-bolidi? Deve solo provarci a ribellarsi a noi.”
“Siamo i padroni indiscussi di questa famiglia.”
“E in più non è capace di fare scherzi.”
Ginny incrociò le braccia.
“E il pavimento che ha intrappolato i Serpeverde l’anno scorso?” Domandò rivolta a Fred.
George si rizzò con la schiena e guardò il gemello, “a proposito di questo, dobbiamo parlare di questa cosa. Come hai potuto?”
“Di che parli?”
“Hai fatto uno scherzo senza di me, traditore!”
“Ma, ma...io...io...”
“M-ma, ma…io…io…” Gli fece il verso George con una smorfia. “Traditore.” Ripeté puntandogli un dito contro.
“La Granger mi ha trascinato all’ultimo momento, non avevamo tempo di avvertirti.” Si giustificò Fred balbettando.
George gli sfiorò il naso con il dito, “sappi che la prossima volta che mi viene in mente qualcosa non ti chiamerò.”
“Georgie,” disse Fred con voce suppliche, “non fare così! Lo sai che non ti scambierei con nessun altro.” Cercò di abbracciarlo.
George sbuffò, “ti perdono solo perché sei innamorato perso.”
“Eh? Ancora con questa storia? Se non la pianti mi alleo contro di te.” Sbottò Fred puntandogli la sedia contro.
“Vorresti ancora negarlo? Si vede lontano un chilometro!”
Ron alzò le mani in alto confuso. “Aspetta, aspetta, aspetta. Fred è innamorato di Hermione?”
“Si!” Gridarono George e Ginny.
“No!” Gridò sopra Fred esasperato. “E’ la persona più irritante che conosca, preferirei uscire con un troll di montagna.”
Si fermò pensieroso, guardando in alto e valutando il peso delle sue parole, poi fece spallucce, “si un troll è meglio.”
“Ah ma davvero? E allora perché ogni volta che nominiamo il suo nome cadi da qualunque cosa tu sia sopra?” Chiese George ricordando l’episodio nella classe di Trasfigurazione.
“Questo non è vero!”
George si voltò leggermente e vide Hermione entrare silenziosa in quel momento dalla porta d’ingresso.
“Oh guarda, ciao Hermione!” La salutò allegro con la mano, anche Ron e Ginny si voltarono verso di lei.
Fred rimase immobile, di spalle, incrociando le braccia al petto.
“Bel tentativo. Non ci casco stavolta.” Affermò con voce ferma.
“Non caschi in che cosa?” Chiese Hermione tranquillamente appoggiando il baule a terra.
Fred girò la testa di scatto con un sussulto, indietreggiò un poco, colpendo George e facendo perdere ad entrambi l’equilibrio. Ruzzolarono giù dal tavolo insieme alle sedie, uno sull’altro.
“Ti odio.” Mormorò George da sotto Fred.
Tutti scoppiarono a ridere e Ginny si precipitò da Hermione abbracciandola con foga. Ron fece lo stesso, mentre i due gemelli si alzavano con nonchalance e si sistemavano i vestiti.
“Noi stavamo solo…”
“Facendo i deficienti come al solito?” Suggerì Hermione piccata, beccandosi uno sguardo fulminante dai due.
Ginny e Ron si allontanarono, “vado a chiamare mamma! Sarà felicissima di saperti già qui.”
I due gemelli seguirono con lo sguardo i due fratelli, poi si avvicinarono pericolosamente ad Hermione con fare minaccioso.
“Ehi ragazzi prima scherzavo eh…” provò a dire la ragazza mettendosi dietro al baule.
“Ci hai provato bellezza.”
“Hai superato ogni limite.”
“Guardati le spalle.”
“Perché colpiremo quando sarai più vulnerabile.” Le mormorò Fred infine ad un orecchio, e staccandosi innocente non appena Molly fece irruzione nella stanza, sotto lo sguardo terrorizzato di Hermione.
“Hermione cara! Quando sei arrivata?”
“Proprio ora.”
“Siiii! Hermione è qui!” Gridarono i due gemelli in modo acuto, saltellando come due scolarette e battendo le mani. Molly alzò gli occhi al cielo, li fulminò con lo sguardo, poi tornò su Hermione.
Non appena si fu voltata i due smisero di sorridere e guardarono di nuovo la ragazza con sfida da dietro Molly, portando due dita agli occhi e poi volgendole verso di lei, come per dire: “ti teniamo d’occhio.”
“Che bello! Ti aspettavamo dopo cena! Vai a sistemare tutte le tue cose in camera di Ginny, io inizio a preparare qualcosa.” Agitò la bacchetta e la valigia di Hermione iniziò a volteggiare in aria, seguendo lei e Ginny su per le scale.
Arrivate su, Hermione iniziò a sistemare i vestiti nell’armadio, mentre Ginny chiudeva la porta controllando che non le ascoltasse nessuno.
“Sei matta?” Chiese la rossa.
“Cosa?”
“Lo sai che ti sei assicurata una condanna a morte con quell’entrata? I gemelli non te la perdoneranno. Odiano non aver ragione.”
“E io saprò contrattaccare.” Disse sicura Hermione, ma Ginny non ne era convinta.
“Senti…” iniziò innocente Ginny, cambiando argomento, “come va con Fred?”
Hermione fece spallucce noncurante.
“Fred è davvero un bel ragazzo…” riprovò lei.
“Anche George…”
“E’ alto, avvenente, scolpito, bei capelli, occhi chiari…”
“Mi ricorda tanto qualcuno tipo… oh si! Il suo gemello identico.”
Ginny sbuffò. “Sai quello che voglio dire…”
“No. Non lo so. E poi avevi appena smesso di torturami su Fred da quando è successa quella cosa con Draco e…”
“E’ vero! Dovevi parlarmi di Draco…”
In quell’istante i due gemelli si Smaterializzarono nella loro stanza, incuranti se fosse permesso oppure no.
“Draco?”
“Da quando lo chiamate per nome?”
“Impiccioni! Questa è camera mia, fuori di qui!” Gridò Ginny.
“Ohhh, pensavo ti fossi rassegnata a questo giochetto.”
“Ormai noi possiamo fare tutto.” Disse beffardo George toccandole la punta del naso.
“Allora che dicevate su Malfoy?”
Hermione sospirò. “Nulla. Sono affari nostri.”
“D’accordo tenetevi pure i vostri segreti…” disse Fred seccato.
“Sei geloso Weasley?” Domandò Hermione inarcando un sopracciglio.
“Di Malfoy? Dovrei essere davvero impazzito.” Rispose lui piccato, era visibilmente destabilizzato.
“Oh bene, perché è venuto a trovarmi a casa due giorni fa.”
“Cosa?” Chiese Fred, forse a voce un po’ troppo alta.
“Oh si, non so cosa gli sia preso, ma è diventato un altro. Mi ha detto che vuole allontanarsi dalla sua famiglia.”
“E tu gli hai creduto?”
“Si. Gli credo.” Affermò lei sicura.
“Buon per te. Divertiti, non sapevo ti piacessero le Serpi.” Sputò Fred tra i denti non riuscendo a trattenersi, poi si Smaterializzò.
George scoppiò a ridere e lo seguì.
Ginny si voltò verso Hermione. “Sei stata grande, l’hai colpito e affondato. Non pensavo fossi così brava a mentire. Io avrei esagerato meno: Malfoy che ti viene a trovare a casa, un po’ troppo, ma ha funzionato…”
“Ahem, Ginny, è la verità.”
La rossa rise isterica. “Molto divertente.”
“Sono seria Ginny, è successo davvero.”
Ginny rise ancora, poi si affievolì fino ad un sorriso tirato che svanì dal suo volto. “CHE COSA?”
“Shhh. Non è successo nulla. Era il suo modo per chiedermi scusa per non avermi scritto.”
“DOVEVA SCRIVERTI?”
“Ginny ti prego. Non è come pensi. Io… ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a tirarsi fuori da quella famiglia orribile. Siamo amici ora, siamo stati in giro tutto il giorno per Londra e io sono stata bene con lui. Era così diverso…”
Ginny si rilassò e si lasciò cadere sul letto. “Wow… amica di Draco Malfoy.”
“E’ divertente te lo assicuro. Lo vedrai a scuola.”
“Muoio dalla voglia…”
Hermione sorrise comprensiva. Lo sapeva che non era semplice da accettare come idea, anche lei aveva fatto fatica all’inizio. Ricominciò a sistemare i vestiti, quando Ginny sembrò ricordarsi qualcosa. Scattò in piedi e si precipitò ai piedi del letto.
“Che fai?”
Ginny si infilò sotto il letto e tirò fuori un pacco tutta contenta.
“Ero a Diagon Alley con mia mamma l’altro giorno, e in un negozio di vestiti ho visto questo.”
Porse il pacco all’amica, che lo scartò felice. Si aspettava qualunque cosa, ma non quello.
Era un costume a due pezzi color rosa antico, a triangolo, con una scollatura fin troppo generosa, e il pezzo di sotto sembrava non coprire tutto quello che c’era da coprire.
Hermione lo sollevò in aria e la guardò spiazzata.
“E questo perché?”
“Beh, al Ballo del Ceppo ho visto quanto ti sta bene questo colore addosso, e dato che siamo in estate ho pensato che ti sarebbe servito…”
“Come mai?” Chiese Hermione a disagio, osservando la stoffa da vicino.
“Beh, qui vicino c’è un bel lago con un molo, e domani pensavamo di…”
“Non ci pensare nemmeno… io questo non me lo metto.”
Ma non finì di parlare che i gemelli si Smaterializzarono nuovamente nella stanza, con un sonoro “crack” e acchiapparono dalle mani il costume di Hermione, osservandolo curiosi.
“Che cos’è questo?” Chiesero divertiti lanciandoselo.
“Qualcuno ha preso un costume e ha tagliati le parti superflue?” Risero come matti, e Ginny glielo strappò di mano scocciata.
“E’ il mio regalo per Hermione. Fatevi gli affari vostri.”
“Questo?” Chiese George allibito.
“Hermione non se lo infila un affare così.”
“E’ troppo pudica.”
“Anche se fosse,” sbottò la ragazza, “non sono cavoli vostri. Cosa ci fate di nuovo qui?”
“Mamma ci ha chiesto di avvertirvi che la cena era pronta.”
“Non potevate usare le scale? Dovete farci venire un infarto tutte le volte?”
“Oh certo che potevamo, ma…”
“…è molto più divertente così.”
Detto questo se ne andarono di nuovo con il solito scoppio.
Hermione rise, “tu sei pazza se pensi che me lo metterò.”
Ginny sospirò e la trascinò fuori dalla stanza, scendendo le scale con Ron.
 
 
A cena parlarono del più e del meno. Hermione si sentiva davvero parte della famiglia; erano tutti allegri, ma la ragazza riuscì a notare una nota di tristezza negli occhi di Molly quando guardò la sedia vuota di Percy.
Il figlio maggiore rimasto a casa infatti aveva abbandonato la famiglia, schierandosi dalla parte dei Ministero dove lavorava e di Caramel, convinto che il ritorno di Voldemort fosse tutta una farsa. Gli aveva accusati di essere pazzi ed era scappato di casa.
Molly si bloccò a metà con la ciotola dell’insalata, gli occhi velati di tristezza. Arthur le passò una mano gentile sulla schiena.
“Va tutto bene Molly…”
“Dai, mamma non fare così.” Cercarono di tirarle su il morale i gemelli.
“Guarda il lato positivo…”
“…hai un figlio idiota su sette.” Poi guardarono Ron.
“Okay due figli idioti su sette…”
“E’ un buon risultato no?”
Molly rise piano e si asciugò le lacrime, “grazie ragazzi.” Mormorò sfiorando la guancia ad uno dei due, “ma sto bene. Ora mangiate.”
Tutti cominciarono a servirsi le gustose pietanze di Molly. Continuarono a chiacchierare amabilmente per tutta la cena, Arthur riempì Hermione di domande sui babbani, in assenza di Harry, e lei fu ben felice di rispondergli.
I gemelli iniziarono una gara a chi lanciava pezzi di cibo al volo più in alto e li riprendeva al volo con la bocca.
Arthur si stava mettendo a ridere, ma dopo un rimprovero della moglie, si affrettò ad ordinare ai due di sparecchiare, che lo fecero ridacchiando.
 
Hermione andò a letto serena. Felice di essere in quel posto, con le persone con cui più amava al mondo. Mancava solo Harry, ma presto ci sarebbe stato anche lui e sarebbero stati di nuovo tutti insieme.
Prima di andare a letto la ragazza gli scrisse una veloce lettera per chiedergli come se la passava con i Dursley e come stava reagendo a tutta la nuova storia di Voldemort. Usò Arrol e sperò che non combinasse guai.
Poi si sistemò sotto le coperte, nel letto accanto a quello di Ginny e si addormentò serena. Non aspettandosi assolutamente le vendette targate Weasley dei giorni a venire.
 
 
 




 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Buonasera a tutti. Questo è il primo capitolo estivo, succederà di tutto in questo mese preparatevi! Poi passerò al quinto anno. E ne vedremo delle belle. A presto, grazie a tutti come sempre. 

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Capitolo 14
*** LA VENDETTA DI HERMIONE ***


CAPITOLO QUATTORDICI
 
QUINTO ANNO: TANA - GRIMMAULD PLACE (ESTATE)

 
 
 
 
 
La mattina dopo, appena finita la colazione, Ginny trascinò lei e Ron al molo del lago che sorgeva poco distante da casa.
Bastavano dieci minuti a piedi per arrivarci. Bisognava passare per un sentierino in mezzo ad un canneto, che si apriva in un pezzo di prato ingiallito dalla calura estiva. Lì sorgeva un piccolo molo di legno, ben tenuto, che si affacciava direttamente sull’acqua cristallina, da cui ci si poteva tuffare.
Ron camminava davanti a loro, un po’ distante, non vedeva l’ora di arrivare.
Hermione e Ginny camminavano dietro, spalla a spalla.
“Sei felice di vedere Harry tra pochi giorni?” Le chiese Hermione sottovoce, per non farsi sentire da Ron.
Ginny sospirò, “sai… mi sembra di aver capito che Harry non corrisponde. Si vede lontano un miglio che ha una cotta incredibile per Cho. Sto guardando altrove intanto…”
“Mi spiace Ginny, penso che abbia paura di che reazione potrebbe avere Ron.”
“Chissenefrega di Ronald.” Sbottò lei, “ma sul serio, mi è passata.” Affermò sicura.
Hermione scosse la testa e in quel momento Ron si fermò per aspettarle, mettendosi in centro e abbracciando entrambe.
Insieme sbucarono davanti al molo.
Hermione non aveva molta voglia di fare un bagno, voleva finire il libro di Aritmanzia prima dell’inizio dell’anno, per poter fare tutte le domande possibili alla professoressa il primo giorno.
Non vedeva l’ora.
Ginny e Ron si tolsero le magliette leggere e i pantaloncini e si tuffarono in acqua. Iniziarono a nuotare e spruzzarsi acqua divertiti.
Hermione stava sdraiata sul molo, a pancia in giù. Non si era neanche svestita. L’unico costume che avrebbe potuto mettere era quello che le aveva regalato Ginny, e sarebbe morta piuttosto.
Così rimase lì, concentrata, occhiali da sole, maglietta larga e pantaloncini leggeri. Le gambe incrociate in aria che dondolavano.
Hermione leggeva concentrata, e si godette quel momento estivo perfetto. La brezza calda sulla sua pelle, il sole ardente, un bel libro tra le mani.
Niente avrebbe potuto rovinarlo.
“Uhhh! Arrivo prima io!”
“Non ci contare!”
Fred e George spuntarono dal canneto togliendosi i vestiti mentre correvano a tutta velocità, gareggiando. Urlavano e ridevano come matti.
Quando toccarono il molo indossavano solo il costume lungo fino a quasi le ginocchia, a fiori blu uno e arancioni l’altro. Superarono Hermione quasi saltandola.
Si Smaterializzarono mentre saltavano sul bordo, ricomparendo mezzo secondo dopo in aria, con una capriola, finendo in acqua con un sonoro “splash;” che alzò schizzi d’acqua da tutte le parti, arrivando fino alla ragazza sdraiata sul molo.
Si bagnarono sia lei che il suo libro, e questo la fece infuriare.
“Fred! George!” Gridò alzandosi in ginocchio, scuotendo il libro dall’acqua in eccesso.
I due rispuntarono dalla superficie ridendo e battendosi il cinque. Ginny e Ron ridevano e iniziarono a schizzare acqua ovunque anche loro.
Hermione li guardava dal molo, seccata del loro esagerato ed eccessivamente rumoroso divertimento.
“Io avrei bisogno di un po’ di silenzio.” Provò a dire sopra i loro schiamazzi.
Fred fece un verso di esasperamento e si avvicinò al bordo del molo, appoggiando le braccia incrociate su di esso e issandosi leggermente su.
“Sai che non ho conosciuto una persona più noiosa di te?”
“Hai dimenticato seccante!” Urlò George da dietro Fred, poco distante, mentre sputava su Ginny dell’acqua a getto.
“Grazie gemellino!” Gridò in risposta Fred senza staccare gli occhi da quelli di Hermione.
Lei si sporse verso di lui togliendosi gli occhiali da sole e picchiettandoglieli sulla testa. “Devo finire il libro.” Scandì impassibile.
Fred ridacchiò e scosse la testa. “Sai che morirai sola e triste circondata da tanti tanti, tanti gatti?” Marcò molto l’ultimo “tanti” con un’espressione drammatica.
“Senti chi parla, mister “me la voglio solo spassare nei miei anni migliori”.
“Grattastinchi uno, Grattastinchi due, tre…” La interruppe lui facendo finita di elencare e indicare una serie di gatti intorno alla ragazza.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Almeno io ce l’ho un animale mio.” Disse piccata risiedendosi sul legno e aprendo il libro.
Fred sbarrò gli occhi, Hermione per un attimo temette di averlo offeso, ma poi vede il suo volto aprirsi in un’espressione drammatica, mimò di accoltellarsi il petto con qualcosa e si lasciò cadere in acqua.
La ragazza sorrise sotto i baffi. Quando riemerse si sporse ancora di più verso di lei, sorridendo malizioso.
“Te l’ho già detto che devi frequentare meno la nostra compagnia?”
“Lo vorrei molto.” Mormorò lei alzando gli occhi per guardarlo. I capelli erano all’indietro, bagnati, tranne un ciuffo che gli ricadeva sulla fronte. Il suo corpo asciutto e scattante era completamente fradicio e dai capelli e dalla pelle scivolavano goccioline d’acqua.
Hermione si incantò a guardare le goccioline scivolare dal ciuffo ribelle, sul volto e dal collo. Le si strinse lo stomaco e la gola si seccò. L’occhio cadde al petto e alle spalle vigorose da battitore. La testa le girò leggermente, e dovette sbattere le palpebre un certo numero di volte per riprendere coscienza di sé, e dove si trovava.
“Deve essere il caldo.” Convinse sé stessa. Ma non riusciva a staccare gli occhi da Fred.
Lui sorrideva e la osservava perplesso. “Tutto bene Granger?” Chiese con il sorriso più bello che Hermione avesse mai visto. Non poté non pensarlo, poi si sforzò di ricomporsi e tornò alla sua espressione saccente.
“Certo, perché?”
“Sembrava che tu avessi visto qualcosa di meraviglioso.”
“Tipo?”
Fred si passò una mano nei capelli fradici, e si sporse ancora di più, “oh non so. Me forse.” Disse malizioso passandosi la lingua sulle labbra.
“Sei così pieno di te.”
Fred rise, George nuotò verso di lui e Fred le allungò una mano, “dai va bene hai vinto. Aiutami a tirarmi su.”
Hermione alzò un sopracciglio, “pensi davvero che sia così ingenua?”
“Perché?” Chiese innocente Fred, sfoggiando un’espressione stranita.
“Perché se ti afferro la mano tu mi tiri in acqua. Sei diventato prevedibile Weasley.”
Fred abbassò la mano socchiudendo gli occhi. Anche George si issò sul molo a metà come lui.
“Ma che brava.” Disse George divertito.
“Ora se non vi dispiace, dovrei tornare al mio libro.” Fece una smorfia e gli diede le spalle, stendendosi a terra.
Fred si aprì in un sorriso diabolico e si scambiò uno sguardo con il gemello. Si tirarono su da soli, issandosi sulle braccia muscolose. Superarono Hermione e si asciugarono con le magliette che avevano abbandonato sul prato.
“Per questa volta hai vinto Granger…” Dissero i due mogi.
“Ma aspettati molto di peggio nei prossimi giorni.”
“Te la faremo pagare.” La minacciarono.
Hermione sorrise soddisfatta di quella piccola vittoria, e rincollò gli occhi alle pagine del libro.
Ma i due si bloccarono lentamente. “George… credo sia meglio fargliela pagare un po’ prima che “nei prossimi giorni.”
Sorrisero maliziosi.
“Sono d’accordo Fred, che ne dici di…” Mormorò lui facendo lentamente dietro front e posizionandosi intorno ad Hermione, che alzò gli occhi allarmata da quelle parole.
“ORA!”
 Gridarono i gemelli in coro. Si lanciarono su di lei e l’afferrarono uno per le gambe e l’altro sotto le ascelle, sollevandola. Il libro cadde sul legno.
“Ehi! Lasciatemi! Aiuto!” La ragazza si divincolava, ma la presa dei due era salda. Ridevano come matti insieme a Ginny e Ron, ancora in acqua.
Corsero fino al bordo del molo e si lanciarono in acqua, portandosi dietro Hermione, vestita.
La ragazza riemerse sputacchiando acqua. I due spuntarono ai lati della ragazza ridendo come matti. Hermione si passò una mano sui capelli, lisciandoseli all’indietro e li fulminò con lo sguardo. Provò ad affogarli, ma senza successo, erano troppo forti.
“Siete morti.”
“Ringrazia che è toccato a te e non al tuo dannato libro.”
“Provateci e dopo averi ucciso, vi risuscito e vi uccido di nuovo, in modo molto doloroso…” ma non fece in tempo a finire la frase, che Fred scomparì sotto l’acqua e afferrò Hermione per un piede, che venne trascinata sotto di colpo. Le parole le morirono in bocca, che si riempì d’acqua.
Riemerse tossicchiando insieme a Fred, mentre tutti gli altri ridevano a crepa pelle.
La ragazza sferzò l’acqua con la mano, che andò a finire tutta in faccia a Fred, cosa che lo fece ridere ancora più forte.
Hermione seccata fu raggiunta da Ginny, e insieme si issarono sul molo, Hermione in modo molto goffo, e i vestiti fradici non aiutavano di certo.
Ma nonostante tutto mantenne la sua espressione fiera, raccolse il libro e gli occhiali e si allontanò impettita, andandosene a grandi falcate, con Ginny che le trotterellava dietro allegra.
 
 
 
§
 
 
 
Il giorno dopo accadde un altro spiacevole malinteso, come lo chiamò poi Fred innocentemente.
Avevano passato la mattina a ripulire per l’ennesima volta il giardino dagli gnomi invasori, e dopo pranzo avevano continuato sotto il sole cocente.
Il pomeriggio, dopo aver finito, erano tutti sudati e affaticati, così Hermione aveva detto a Ginny che sarebbe andata a farsi una doccia rinfrescante nel bagno al primo piano; ed era rientrata in casa.
Gli altri si erano stesi sull’erba al sole. George con un filo di erba in bocca, Ron con un braccio appoggiato sulla faccia per coprire gli occhi.
Erano rimasti lì un po’ a godersi il sole, poi Fred si era alzato e aveva annunciato con grande classe a tutti che doveva andare in bagno.
A Ginny non passò certo per la testa di avvertirlo che uno dei bagni più vicini era occupato, e questo fu un grande errore. Ma non lo sapeva per il momento, e continuò a prendere il sole tranquilla.
Fred entrò in casa velocemente, salì i gradini a tre a tre e si fiondò nel bagno più vicino, spalancando la porta.
Hermione era era dentro e indossava semplicemente la maglietta corta che aveva prima e l’intimo sotto bianco. L’acqua della doccia era già accesa e scorreva.
Si girò di scatto e fece appena in tempo a vedere la faccia di Fred che si apriva in un sorriso a trentadue denti, prima di coprirsi come meglio poteva con le braccia e tirando in basso la maglietta troppo corta.
“Fred!” Gridò imbarazzata. La faccia le diventò rossa come un peperone e iniziò a indietreggiare, cercando qualcosa con cui coprirsi, ma inciampò malamente nel bordo della doccia e finì dentro battendo il sedere con forza, bagnandosi tutta per l’acqua che scendeva.
“Se non chiudi immediatamente quella porta ti faccio rimpiangere di essere nato.” Sibilò tra i denti cercando di sembrare minacciosa, ma in quella posizione sembrava solo ancora più buffa.
Fred si aprì in un ghigno. “Sei sicura di essere in grado di lavarti da sola? Mi sembri un po’ distratta, vuoi che ti dia una mano io?” Chiese con malizia, ma dovette chiudere la porta per evitare la scarpa che gli aveva lanciato contro la ragazza. “FUORI!”
Fred era sceso con un sorriso enorme in faccia, ed era andato in cucina. Ginny era entrata in quel momento.
“Perché quella faccia?”
“Oh niente, ho appena avuto una visione.”
La sorellina alzò un sopracciglio ma non indagò oltre. Fred si avvicinò al bancone, prese un bicchiere e allungò una mano per accendere l’acqua del rubinetto.
Si bloccò a metà e lanciò uno sguardo furbo al piano di sopra. Poi iniziò a fischiettare allegro e aprì l’acqua bollente del lavandino.
“Che cosa hai fatto?” Chiese Ginny sospettosa della troppa allegria del fratello. Fred per tutta risposta alzò una mano con tre dita alzate, ne abbassò una…2… poi l’ultima: 1 e indicò le scale.
“Ahhhh! Scottaaa!” Si sentì un urlo acuto provenire dal piano di sopra. Fred sorrise furbescamente quando sentì l’acqua spegnersi di colpo e dei passi pesanti che si avvicinavano.
Hermione spuntò dalla scala avvolta solamente in un piccolo asciugamano azzurro, che le copriva a malapena il petto e le lunghe gambe, non le arrivava nemmeno a metà coscia.
I capelli e il corpo erano ancora insaponati.
“Fred! Lo so che sei stato tu.” Era furiosa e lo fissava con occhi che avrebbero potuto incenerirlo.
Ginny nascose una risata dietro ad una mano.
Fred la guardò con finta innocenza, “perché quando succede qualcosa pensi sempre a me?”
“Prima il tuffo nel lago, adesso questo scherzetto della doccia.”
“Questa era per la cioccolata del Ballo del Ceppo.” Ammise ammiccante.
“Ma è stato un incidente!”
“Non è vero! L’hai fatto apposta così avresti potuto ammirare di nuovo il mio corpo nudo.”
Hermione spalancò la bocca davanti a tanta sfacciataggine.
“Vuoi morire giovane Weasley?”
“No perché non potrei più godere della tua espressione omicida. Sei così carina quando ti arrabbi.” Disse lui divertito.
“Carina?” Chiese furente scendendo lentamente le scale, “carina? Ma io ti ammazzo.” Si gettò su di lui quando arrivò in fondo, ma Ginny la bloccò appena in tempo.
Fred scoppiò a ridere appoggiando i palmi sul bancone dietro di lui, a godersi la scena.
“Attenta Granger, quell’asciugamano non sta facendo bene il suo lavoro…” Disse tra una risata e l’altra. Hermione smise di cercare di liberarsi da Ginny e si abbracciò per coprirsi.
“Gliela faremo pagare più avanti tranquilla.” Le mormorò la rossa, senza che lui sentisse. Hermione si aprì in un sorriso maligno e si avviò su per le scale con il naso all’insù.
Fred tossicchiò leggermente e si voltò verso il bancone, nascondendo la sua prorompente eccitazione alla sorellina, che sparì in giardino.
Si passò una mano sul volto e sospirò. Quelle due visioni vicine in così poco tempo lo avevano destabilizzato. Non riusciva a respirare con calma, e il cuore gli batteva a mille nel petto. Sentiva la testa pesante, eppure era riuscito a fare finta di niente. Era davvero bravo.
Fece un profondo respiro e bevve un lungo sorso di acqua fredda direttamente dal lavandino, bagnandosi anche la faccia e i capelli.
“Wow…”
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Qualche giorno dopo erano tutti seduti in giardino, anche Molly e Arthur, su delle sdraio, a godersi il sole del tramonto prima di cena.
Il pomeriggio seguente sarebbero andati tutti insieme a Grimmauld Place con una passaporta sulla collina. Gli sarebbe mancata quella luce, l’aria fresca, i bagni al lago.
Sarebbero stati rinchiusi nella casa di Sirius per una settimana intera, prima di tornare a scuola. E le voci dicevano che era spaziosa, ma buia e sinistra. Ma era più sicuro per tutti, soprattutto per Harry.
Fred e George avevano continuato a battibeccare con Hermione, ma lei si era limitata a rispondere a tono, facendo lavorare invece il cervello come un treno per trovare una vendetta adatta; che a quel punto sarebbe stata escogitata a Grimmauld Place.
“Mi mancherà la luce del giorno.” Disse George abbattuto, incrociando le braccia dietro la testa.
“Si tratta solo di una settimana George.” Disse Arthur senza aprire gli occhi.
“Infatti Georgie!” Esclamò Fred eccitato, “guarda il lato positivo. Saremo nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. Hai idea delle cose segrete che potremo sentire?”
Gli occhi dei due brillarono, ma Molly li mise subito in riga. “Non fateci fare brutte figure davanti agli altri membri. E non parlo solo di voi.” E lanciò un’occhiata agli altri due figli presenti.
“Ma se siamo due angeli noi!” Disse George offeso.
“Vi avverto. Un passo falso e passate la settimana chiusi in camera.”
Fred si sporse verso il padre. “Quali altri membri?”
“Beh, Lupin, Sirius, Silente, la McGranitt e Piton.” Disse tranquillamente.
Fred quasi cadde dalla sedia. George si strozzò con il solito filo d’erba che teneva in bocca.
Hermione sorrise ad occhi chiusi.
“Piton?”
“Fa parte dell’ordine?”
“Certo. E’ uno dei membri più antichi.”
“Ne faceva parte insieme ai genitori di Harry?”
“Si ovviamente. Lui era…”
“Adesso basta con le informazioni riservate.” Rimproverò tutti Molly.
“Che cos’è quello?” Chiese Ginny indicando una macchia scura nel cielo davanti a loro si stava avvicinando.
Tutti si misero una mano sopra gli occhi per ripararsi dalla luce, “sembra Errol.” Disse Arthur alzandosi.
Il grosso gufo arruffato arrivò planando e si schiantò sull’erba a faccia in giù, a poca distanza da loro.
“Si è Errol.” Confermarono i due gemelli divertiti.
Hermione ridacchiò e tutti si avvicinarono al povero gufo.
Si alzò goffamente e porse la lettera che teneva nel becco ad Arthur. Lui gli picchiettò con affetto la testa e lui volò verso casa.
Arthur se la rigirò tra le mani, sei teste curiose riunite intorno a lui. “E’ da parte di Silente,” disse.
L’aprì e iniziò a leggerla ad alta voce.
 
 
 
Cara famiglia Weasley e signorina Granger,
sono venuto a sapere nel tardo pomeriggio di oggi, che Harry è stato accusato dal Ministero di aver compiuto un Incanto Patrono alla presenza di un babbano. Caramel ha già reso ufficiale la sua immediata espulsione da Hogwarts.
Chiedo a te Arthur, di accompagnarlo al processo che si terrà dopodomani di persona, dopo che avete raggiunto tutti Grimmauld Place numero 12, domani. Harry nella serata di domani. Ho chiesto agli Auror di andare a prenderlo di persona.
Sono sicuro che insieme troveremo una situazione, e riusciremo a convincere Caramel dell’errore che sta commettendo.
Buona serata, e tanti saluti a tutti.
 
Albus Silente
 
 
 
 
 
Hermione era allibita. Harry espulso? Come potevano permetterlo?
“Caramel è impazzito.” Sputò Fred tra i denti.
“Ha perso la testa!”
“Povero Harry, chissà come si sente in questo momento.”
“E’ un’ingiustizia…”
Le voci di tutti i ragazzi si alzarono indignate.
“Ragazzi! Ragazzi per favore! Non vi preoccupate. Harry è in buone mani con Silente, fidatevi.”
Quelle parole sembrarono rincuorare gli spiriti infuocati dei giovani maghi, che scossero la testa e si allontanarono ognuno per i fatti suoi. Arrabbiati di come si stesse trasformando il Mondo Magico.
 
 
 
 
 
§
 
 
Il giorno dopo si alzarono con calma, ognuno nei propri pensieri. Erano preoccupati per Harry, ma avevano fiducia in Silente e nella sua bravura e saggezza.
Ce l’avrebbero fatta.
Prepararono le valigie e per le quattro erano tutti fuori, pronti con i bauli in mano. Se li trascinarono dietro sulla collina che sorgeva dietro casa. Il solito stivale vecchio e logoro li aspettava sulla cima.
Li avrebbe trasportati direttamente in un vicolo isolato dietro a Grimmauld Place; o almeno così aveva detto Sirius.
Si riunirono tutti intorno allo stivale e si inginocchiarono, ognuno stringeva i suoi averi con ansia. Avevano sempre paura di perdere qualcosa per strada con tutti quei giri.
“Al mio tre. Uno…” disse Arthur, tutti allungarono le mani in aria. “Due...tre!” All’unisono tutti e sette si aggrapparono allo stivale e iniziarono a vorticare in aria all’impazzata. Il cielo si squarciò e la solita luce accecante li colpì.
“Mollate adesso!” Gridò Arthur. E così fecero.
Caddero vertiginosamente verso il basso, mentre Londra si creava sotto di loro. Caddero nel vicolo prestabilito, sopra a dei bidoni della spazzatura, producendo un gran fracasso.
Molly e Arthur arrivarono con calma dall’alto. “Dovete lavorare sulla discesa.” Affermò Arthur aiutando le ragazze a rialzarsi.
“Voi due dovreste già aver imparato,” rimproverò Molly i gemelli, “questo sarà il vostro ultimo anno!”
“Oh certo, ma il fatto che ci sappiamo Smaterializzare alla perfezione e che abbiamo preso il massimo del punteggio l’anno scorso, non è importante vero?”
Chiesero i gemelli infastiditi, sistemandosi le magliette stropicciate.
Molly sospirò e diede un buffetto sulla guancia ai due.
Si avviarono tutti verso Grimmauld Place, numero 12. Arthur mosse la bacchetta contro il palazzo, che iniziò a muoversi e separarsi, mostrando un pezzo di muro nascosto, le finestre scure e silenziose.
“Dopo di voi.” Disse Arthur invitando i ragazzi ad entrare. I cinque giovani maghi si fecero avanti titubanti ed entrarono; camminarono per un lungo corridoio stretto e buio, con dei quadri inquietanti che li osservavano dalle pareti.
“Adesso Sirius fa entrare pure i Mezzosangue in questa nobile casa. Ma dove siamo finiti…” Disse un anziano da uno degli ultimi quadri squadrando Hermione dall’alto al basso.
Procedettero e sbucarono in un salotto dalle pareti tappezzate di nero e grigio, con delle figure geometriche. Un camino acceso e diverse poltrone. Accanto c’era una cucina che portava in un altro disimpegno, con delle scale che portavano ai piani superiori.
Si fermarono ai piedi di esse e sentirono una voce famigliare.
“Benvenuti nella mia umile dimora.” Era Sirius, dalle scale, le braccia aperte e un grande sorriso.
Scese velocemente e abbracciò tutti. Era rimesso completamente a nuovo dall’ultima volta che Hermione l’aveva visto. I capelli lunghi ordinati, la barba curata, e vestito in modo molto elegante.
“Le vostre stanze sono di sopra, dal secondo piano in poi. Scegliete quelle che preferite.”
“Possiamo dormire con Hermione?” Chiesero i gemelli in coro, maliziosi affiancandosi alla ragazza che alzava gli occhi al cielo.
“Per me potete fare quello che volete, basta che mi fate dormire.” Rispose tranquillo scatenando una risata nei gemelli.
Sirius strizzò l’occhio ad Hermione, che arrossì e arricciò il naso, odiando essere al centro dell’attenzione in quel momento.
Ma di certo non voleva dare quella soddisfazione ai gemelli.
“Preferirei dormire con Fierobecco,” li provocò lei.
Sirius rise. “Ne sarebbe molto felice.”
“Adesso basta!” Gridò Molly, “ragazze e ragazzi separati. Punto. Ora salite, su su.”
E spinse i cinque ragazzi che fecero i gradini allegri. Ma a metà, la voce di Sirius li bloccò.
“Una delle stanze del terzo piano è la più grande.” Disse furbo. Ci fu un attimo di silenzio, le ragazze guardarono i gemelli e iniziarono una corsa disperata al terzo piano, per accaparrarsi la stanza migliore.
Ron rimase indietro e arrivò con calma al secondo piano. Sbirciò nella stanza che avrebbe diviso con Harry. “A me va bene questa.” Disse gettando il baule sul letto, ma i quattro stavano già salendo al terzo.
Si spinsero per tutte le scale, Ginny addirittura saltò addosso a George, aggrappandosi al suo collo, e lui se la trascinò dietro di peso, ma fu costretto comunque a rallentare. Hermione ne approfittò spingendolo via superandolo e si fiondò su per le scale che giravano. Fred l’afferrò per la vita e la trattenne, lei gli pestò un piede con forza e lui mollò la presa. “Ahia!”
Lei continuò la corsa arrivando al pianerottolo, ma Fred le afferrò un piede e la fece andare giù lunga distesa sulla moquette.
La saltò agilmente seguito da George, che si tirava ancora dietro Ginny, ma lei si rialzò immediatamente e si lanciò sui gemelli, cercando di trattenerli oltre la porta. Ma loro due insieme non potevano fermarli, infatti se le scrollarono di dosso facilmente, entrando di corsa nella stanza e saltando sui letti.
Le due ragazze sul pianerottolo a gattoni, affaticate.
“Abbiamo vinto!” Gridarono trionfanti saltellando sui letti.
“Slealmente come al solito.” Rimbeccò Hermione alzandosi.
“Senti chi parla! Mi hai pestato un piede!”
“Era per la fetta di bacon.” Replicò lei sicura, usando la stessa carta che aveva usato lui con lo scherzo della doccia.
“Miao!” Rispose lui imitando il verso di un gatto e muovendo la mano verso Hermione come un artiglio.
Le due sbuffarono ed entrarono nella stanza accanto. Hermione sospirò, erano vicinissimi.
Avvampò al pensiero.
“Ma che diavolo hai? Dormirai accanto a lui e allora? E’ immaturo e irritante, perché ti fa questo effetto?”
Si chiese arrabbiata con sé stessa.
Sistemarono le loro cose negli armadi. Dalla stanza accanto sentivano i due parlottare tra loro e ridere.
“Di cosa staranno parlando?” Chiese Hermione mentre piegava con cura il suo pigiama sul cuscino.
“Staranno tramando qualcosa come al solito.”
In quel momento i gemelli si Smaterializzarono nella loro stanza, facendo gridare di paura le due ragazze. Avevano delle magliette legate in testa a mo’ di bandana.
“Ma siete qui accanto! A neanche due metri! Perché?” Chiese Ginny portandosi una mano al cuore.
I due risero contenti, in quell’istante arrivò Ron tutto contento.
“E’ arrivato Harry!”
Hermione e Ginny seguirono subito Ron giù per le scale, fino al piano terra.
Il ragazzo stava abbracciando Sirius con gioia. Non si vedevano da molto tempo, ed erano felici di essere finalmente insieme di persona per un po’.
“Harry!” Esclamò Hermione contenta. Saltò l’ultimo gradino e abbracciò l’amico con foga. Anche Ron e Ginny lo abbracciarono contenti di vederlo.
Erano tutti insieme finalmente.
Molly guardava Harry con amore. “Hai fame Harry? Adesso preparo la cena.”
In quell’istante i gemelli si Smaterializzarono ai lati di Molly con un crack, facendola spaventare.
“AHH! Solo perché adesso avete diciassette anni e vi è concesso usare la magia non vuol dire che potete sventolare le bacchette per ogni singola cosa!”
“Già fate le scale come tutte le persone normali.” Sbottò Ginny invidiosa.
I due le ignorarono e risero correndo verso Harry e dandogli qualche pacca sulle spalle.
“Complimenti Harry, espulso da Hogwarts.”
“Neanche noi siamo mai arrivati a tanto.”
“Insegnaci maestro.”
Cercarono di tirargli su il morale, lui ridacchiò e si aggiustò gli occhiali.
“Su adesso lasciatelo stare,” disse Arthur dolce, “sediamoci a tavola.”


 
 
 
Cenarono tutti insieme in cucina. Poi i grandi cacciarono i giovani nelle loro stanze, perché dovevano parlare di fatti segreti dell’Ordine.
Si può dire che non la presero bene.
“Ma noi abbiamo diciassette anni!” Ribadì George.
“Siamo maggiorenni.”
“Ma frequentate ancora Hogwarts, non ammetto discussioni. Non siete ancora pronti. Su di sopra con gli altri.”
I gemelli sbuffarono sonoramente e si Smaterializzarono, precedendo gli altri al piano di sopra.
“Dobbiamo trovare un modo per ascoltare quelle dannate conversazioni.” Esclamò Fred convinto.
“Ci lavoreremo ad Hogwarts. Troveremo un modo.”

 

 
§
 

 
Qualche giorno dopo, Hermione e Ginny erano in camera loro, e le loro menti all’opera insieme stavano escogitando un grande piano di vendetta.
Harry era stato assolto da ogni accusa grazie all’intervento di Silente e di una testimone. Era tornato di umore ottimo e l’atmosfera in casa era cambiata parecchio.
I gemelli avevano ricominciato con i loro scherzi ed Hermione stava davvero perdendo la pazienza.
Così adesso si stava scervellando con Ginny per trovare un modo per fargliela pagare.
“Domani partiamo per Hogwarts e non ci è venuto in mente ancora niente.”
“Deve essere fatto stasera.”
“Assolutamente.”
“Deve essere qualcosa di ingegnoso…”
“Qualcosa che solo tu potresti fare e che lui non si aspetta.”
“Un incantesimo per esempio.”
“Si ma quale?”
Ad Hermione si accese una lampadina in testa, si aprì in un sorriso.
“Un incantesimo a distanza ma certo! Gli ho imparati questa estate con il libro di Incantesimi del Quinto anno.”
“Ti sei già portata così avanti? Ma che domande…certo che lo hai fatto. E?”
“C’è questa formula che ti permette di compiere un incantesimo sulla mente di qualcuno anche se non si trova nel tuo stesso luogo. Deve essere vicino. Posso fargli credere qualunque cosa.”
“E tu saresti in grado di farlo?”
“Si credo di si.”
“Qualunque cosa?”
Hermione sorrise, “qualunque.”

 
 
Fred era appena uscito dalla doccia. Era l’ultima sera, quel giorno erano andati a Diagon Alley a comprare tutte le cose per l’anno scolastico, e si voleva dare una bella pulita per la partenza dell’indomani.
Era uscito dal bagno nel pianerottolo, con solo un asciugamano in vita, e con un altro più piccolo si asciugava i capelli gocciolanti.
La stanza delle ragazze era chiusa. La superò ed entrò in camera sua. George dormicchiava prima di cena.
Al piano di sotto era appena finita l’ultima riunione dell’Ordine, c’erano anche Piton, la McGranitt e Silente, per accordarsi anche sulle questioni di Hogwarts. Ora chiacchieravano giù tranquilli, ed era permesso entrare.
Iniziò a cercare dei vestiti comodi da mettere per la cena, quando avvertì un fastidioso ronzio nelle orecchie. Scosse la testa, ma non spariva. Si picchiettò con il palmo aperto un orecchio, diminuì leggermente.
Si vestì confuso e scese al piano di sotto, diretto in cucina. Aveva fame e voleva rubare qualche ingrediente della cena.
Entrò in cucina tranquillamente, camminando dietro al tavolo. Vide una ciotola sul bancone di cubetti di formaggio. Sentì di nuovo il ronzio, si picchiettò ancora l’orecchio, ne afferrò uno lanciandoselo in bocca, quando un grido lo fece girare spaventato.
“Fred!”
“Si mamma?”
Davanti a lui c’erano tutti i membri dell’Ordine seduti o in piedi, che lo fissavano allibiti. Tutte le donne presenti volsero lo sguardo altrove, tranne Molly.
La McGranitt si coprì la bocca ridendo.
“Ma che diavolo fai? Sei impazzito?” Esclamò ad alta voce sua mamma.
“Che c’è?” Chiese innocente, poi guardò giù. Non indossava un singolo indumento. Era completamente nudo. In cucina. Davanti all’Ordine della Fenice.
Deglutì e afferrò la prima cosa a tiro per coprirsi, sorridendo imbarazzato.
Era una padella bella grossa per fortuna. Indietreggiò verso la porta.
“Figliolo ma che fai?” Chiese Arthur strabuzzando gli occhi.
Fred sbarrò gli occhi, ma non arrossì, “ho detto Fred prima? Volevo dire George…”
Sua mamma alzò un sopracciglio e lo squadrò imperterrita.
“Ti sei dimenticato di vestirti?” Chiese Sirius allegro. Piton si mise una mano davanti alla bocca, soffocando un sorriso, mentre tutti gli altri scoppiavano a ridere fragorosamente. La McGranitt era la più imbarazzata. Continuava a guardare ovunque tranne che al suo studente.
Silente si appoggiò alla spalla di Piton per le troppe risate.
Fred si aprì in una risatina nervosa, mentre continuava ad indietreggiare verso l’uscio, “no! Io insomma mi ero vestito… poco fa! Me lo ricordo.” Questo non fece altro che aumentare le risate di tutti i presenti.
Silente aveva le lacrime agli occhi, come Sirius. Piton cercava di darsi un contegno, ma ce la fece a malapena.
La McGranitt continuava a coprirsi gli occhi e poi togliere le mani, ripetutamente, ridacchiando isterica.
Fred sull’uscio mormorò confuso, “l’ho fatto per davvero,” ma non appena guardò le scale alla sua destra, un asciugamano volò dall’alto. Lo afferrò con una mano e se lo legò stretto in vita. “Beh… è stato un vero piacere.” Disse fieramente, le mani sui fianchi e un piccolo inchino, appoggiando poi la padella sul tavolo e scomparendo su per le scale.
Lasciandosi dietro le risate fragorose di tutti.
Alzò lo sguardo dopo i primi gradini e si ritrovò Hermione e Ginny che lo guardavano dall’alto con sfida e fierezza.
Guardò Hermione negli occhi. “Tu…” mormorò Fred estasiato. Gli occhi gli brillavano. Quello era uno scherzo con i contro fiocchi, al livello suo e di George. Era allibito e abbagliato da tanta bellezza e ingegnosità.
George spuntò dal piano superiore.
“Cosa sono tutte queste risate?” Chiese dall’alto. Anche Ron e Harry arrivarono dalla loro stanza, dietro Ginny ed Hermione.
“Cos’è questo chiasso?”
“Perché sei al piano di sotto conciato così?”
Fred iniziò a salire un gradino alla volta, molto lentamente. Senza staccare per un attimo lo sguardo da quello di Hermione. Era una sfida.
Non riusciva ad emettere un suono.
Quando arrivò al pianerottolo sovrastò in altezza Hermione con il suo metro e novantadue, gli occhi incollati ai suoi.
Non esisteva nulla in quel momento che loro due. Guardò quella rompi-bolidi, saccente, sotuttoio, secchiona, e ora anche incredibilmente malefica e vendicativa.
“Wow.”
Attaccò il suo corpo al suo, facendola tremare e puntò un dito contro il suo naso.
“Questa me la paghi.” Disse con tono minaccioso, Hermione deglutì. Tutti fissavano la scena spaventati dalla sua reazione. Inaspettatamente Fred si aprì in un sorriso sincero. “Ma devo farti i miei complimenti. Il miglior scherzo che io abbia mai visto fare a qualcuno che non siamo noi.”
Detto questo la superò, sfiorandola con l’asciugamano mentre passava. Hermione ebbe ancora quella strana sensazione come se stesse per cadere, la stanza vorticò e lei si aggrappò al corrimano della scala. Guardando Fred che saliva al piano di sopra, diretto in silenzio alla sua stanza.
Quella sera era caduto in uno scherzo degno del suo nome. Per la prima volta in vita sua.










NOTA DELL'AUTRICE: Buonasera cari lettori. Oggi ho aggiunto un solo capitolo e così tardi perchè non ho avuto un attimo per scrivere oggi, ma nel weekend recupererò tranquilli.
Questo è l'ultimo capitolo estivo, dal prossimo inizia ufficialmente il QUINTO ANNO! FINALMENTE... Grazie a tutti quelli che hanno commentato e a tutti quelli che stanno seguendo! A presto!
Qualcosa sta per cambiare...

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Capitolo 15
*** CASINO IN CORRIDOIO ***


CAPITOLO QUINDICI
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
Hermione fu lasciata in pace dai gemelli per tutta la sera e il giorno seguente. Questa calma un po’ la spaventava, come la quiete prima della tempesta.
E aveva paura di che tempesta avrebbero potuto produrre quei due.
Anzi, erano stranamente gentili. E questo la preoccupava ancora di più.
La mattina seguente si recarono tutti a King’s Cross. Ovviamente arrivarono all’ultimo momento come sempre quando si viaggiava con i Weasley, ma presero tutti il treno e salutarono dal finestrino Molly e Arthur.
Hermione, Ginny, Harry e Ron trovarono uno scompartimento vuoto, mentre i gemelli raggiungevano Lee e altri amici.
Hermione era ancora euforica per lo scherzo riuscito della sera prima. Non poteva credere che fosse stata la sua mente a partorire un piano tanto diabolico, e ne era fiera.
Qualunque fossero state le conseguenze. Quello era il suo piccolo momento.
I gemelli passarono davanti al vetro del loro scompartimento. Guardò Hermione di sfuggita, che lo salutò allegra con una mano.
Il ragazzo allora si bloccò. Annebbiò il vetro sospirando con la bocca e disegnò un teschio con il dito. Poi sorrise anche lui e la salutò con gioia, per poi venir spinto via da George.
Hermione deglutì, ma si diede un contegno.
“Non ci posso credere che l’hai fatta ha Fred.” Disse Ron ammirato.
“Come ti è venuto in mente?” Chiese Harry curioso.
“Oh, aveva solo fretta di vederlo nudo…” mormorò Ginny furba, beccandosi una pacca sul braccio da parte di Hermione.
“Mi sono solo vendicata di tutti gli scherzi che loro hanno fatto a me e a chiunque altro.” Disse ferma, un sorriso stampato in volto.
“Sei la mia eroina.” Esclamò Ron incrociando le braccia dietro la testa e sistemandosi comodo sul divanetto.
 
 
 
§
 
 
 
 
Arrivati ad Hogwarts, salutarono tutti i loro amici, chiedendo come erano andate le vacanze. Hermione alzò il collo più volte nella folla per vedere se riusciva a trovare Draco, ma nulla fino al castello.
Ognuno andò al suo Dormitorio per sistemare le proprie cose, poi avevano buca prima di cena.
In Sala Comune, Hermione scese le scale alla ricerca dei suoi amici. Harry e Ron stavano giocando a scacchi magici.
Girò lo sguardo e vide Fred, George e Lee, che ridevano tra loro. Si avviò verso di loro con un sorriso altezzoso. Fred la vide e sorrise, allungando le braccia come per invitarla ad abbracciarlo.
Hermione avanzò ancora, ma qualcuno la urtò alla spalla, superandola di gran fretta. La ragazza vide Katie gettarsi tra le braccia aperte di Fred.
“Ciao Fred! Non vedevi l’ora di starmi attaccato, vedo!” Trillò entusiasta, cingendolo in un abbraccio sensuale. Fred sbarrò gli occhi, colto alla sprovvista, ma non l’allontanò. Hermione si bloccò all’istante.
Lui ricambiò l’abbraccio e Katie gli sussurrò qualcosa all’orecchio in modo provocante. Lui ridacchiò, sotto lo sguardo esasperato di George, che si esibì in un “facepalm” perfetto.
La ragazza sentì quella solita fitta al cuore e lo stomaco come stretto in una morsa. Le venne quasi la nausea, come quella volta in cortile quando Fred era in compagnia di Angelina.
“Ma che hai? Siete amici, forse neanche. Non sai nemmeno tu cosa siete.”
Hermione lasciò impettita la Sala Comune con la scusa della Biblioteca, così, dato che la cosa era perfettamente normale, nessuno fece domande.
Quando passò accanto a Fred che cercava di liberarsi dalla stretta di Katie, non lo guardò, e lui la seguì con lo sguardo confuso.
 


 
 
§

 
 
Sulla Torre di Astronomia, Hermione si appoggiò al parapetto afflitta e confusa. Ormai non poteva più nasconderlo: ogni volta che vedeva Fred il suo cuore sussultava e la testa le girava. E ogni volta che lo vedeva tra le braccia o a fare lo stupido con un’altra, aveva quelle fitte.
Perché? Non poteva essere veramente innamorata di lui. Di questo era sicura. Erano molto legati ora, forse era normale provare quelle cose per un amico…
“Sei veramente stupida.” Si disse da sola, ma non si diede ascolto.
Per Ron e per Harry non aveva mai avuto quelle sensazioni però.
“Anche lei qui?”
Hermione si voltò di scattò e vide nientemeno che Silente dritto e fermo, alle sue spalle.
“Signore, mi scusi. Mi sono attardata un attimo prima della cena… Ne avevo…”
“Bisogno.” Concluse Silente con un sorriso dolce. “Anche io vengo qui quando voglio stare solo con i miei pensieri e una grande vista.” Disse avvicinandosi anche lui al bordo.
Hermione sorrise e posò lo sguardo sul sole che ormai stava tramontando, tingendo di arancione il Lago e le finestre del castello.
“Il suo scherzo al signor Weasley è stato a dir poco esilarante.” Disse poi all’improvviso Silente.
Hermione alzò gli occhi su di lui preoccupata e colta alla sprovvista.
Merda…”
“Quale scherzo?” Ci provò.
Silente la guardò dall’alto dei suoi occhiali. “Non è brava a mentire signorina Granger.”
Hermione arrossì, “io…io…”
“Ammetto che da lei mi aspettavo di tutto, ma non uno scherzo così ben architettato. I signori Weasley saranno fieri di lei.”
“Non credo…è stata solo una vendetta stupida per tutti i loro stupidi scherzi.”
“Pensa davvero questo?”
“Lei cosa pensa?”
Silente rise. “Io penso che i signori Weasley nascondano molto di più di quello che fanno vedere fuori. E il signor Weasley ha molto dentro, magari che pensa, o che prova che però non è in grado di dimostrare.” Calcò molto quest’ultima frase e soprattutto la parola “prova.”
Hermione sospirò pensierosa. Era vero. E non si accorse che Silente aveva usato il singolare.
“Ho tante cose per la testa quest’anno.”
“Non è una novità signorina Granger.”
“Non solo di studio però.” Mormorò.
“Era ora si può ben dire. Se non ci danniamo per l’amore a quest’età, quando possiamo?”
“Amore?” Chiese lei sorpresa.
“Si, la magia più potente, dolorosa e bella di tutte. Non scacci mai via l’amore dalla sua vita, lo rimpiangerebbe per tutta la vita.”
“E’ molto più complicato di quanto pensassi.”
“E che divertimento c’è sennò?”
“Non riesco a capire se sia amore…” parlava come se Silente sapesse a chi si stesse riferendo, pure lei era confusa. Ma lui come sempre sembrava capire tutto.
“Non bisogna scervellarsi troppo su questioni come l’amore. Farsi troppe domande, troppi problemi, porta inevitabilmente alla distruzione dell’amore stesso. Lasciamo che corra per le nostre vite, e che ci colpisca quando meno ce lo aspettiamo.” Quando pronunciò queste parole, levò una mano verso la vista sotto di loro e sorrise commosso.
“E’ ovunque, ed è più forte di qualunque altra cosa, anche della morte. Sarebbe da sciocchi credere il contrario.”
Si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla, lei era girata verso il parapetto. “Signore...” si voltò per chiedergli consiglio, ma lui era sparito.
Si guardò intorno sorpresa, cercandolo con lo sguardo. Sospirò divertita e si avviò verso la Sala Grande per la cena.
 
Al tavolo trovò già tutti seduti, prese posto tra Harry e Lee, i gemelli erano di fronte a lei.
Ron e Ginny erano dalla parte opposta di Harry, la salutarono con un sorriso.
Lee le fece spazio e le sorrise amabilmente, “buonasera Granger.”
“Ciao Lee,” disse lei servendosi del pesce e lanciando un’occhiata al tavolo dei Serpeverde. Notò una chioma bianca, era Draco, ma era di spalle e non lo vedeva bene.
Fred e George ridevano tra loro, lanciandosi qualunque cosa trovassero sotto mano.
All’ennesimo tovagliolo, Hermione batté le posate sul tavolo.
“Avete finito?”
I due la guardarono divertiti e Fred sollevò un piatto pieno, facendo finta di lanciarlo verso di lei. “Questo lo vorrei mangiare.” Disse lei impassibile, fissandolo con sfida negli occhi.
“Ma che ti è successo?” Chiese Fred sbuffando e riappoggiando il piatto sul tavolo, “eri quasi diventata divertente…”
“Quasi?” Chiese Hermione ad alta voce, non riuscendo a trattenersi, “è stato il miglior scherzo degli ultimi anni. Lo hai detto tu stesso!”
“Lo sai che potrei ripagarti con la stessa moneta? Qui? Per i corridoi di Hogwarts.”
“Non conosci la formula.”
“Tranquilla che non avrò pace finché non la scoprirò.”
“Hai ragione sono stata troppo buona. Avrei dovuto aspettare di tornare qui e farti scendere in Sala Comune in quel modo. Almeno tutte le tue patetiche ammiratrici avrebbero visto subito che non ne valeva così tanto la pena…” Sputò tra i denti. Si erano sporsi ad ogni insulto di più, arrivando a scrutarsi a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Lo sguardo in cagnesco carico di rabbia scintillava negli occhi di entrambi.
Fred a quelle parole spalancò la bocca, “ritiralo!”
“Mai.”
“Sei gelosa perché tu non lo vedrai mai.”
“Non so quanto ci sarebbe da vedere. Trovarlo potrebbe essere più difficile che trovare Hagrid in compagnia di una creatura non pericolosa.”
“Vuoi andare di sopra e scoprirlo Granger?”
“Preferirei fare una passeggiata al chiaro di luna con Piton.”
“Di cosa state parlando?” Chiese ingenuamente Lee, intromettendosi. Fred e Hermione ricaddero sulla sedia furenti, servendosi il dolce con rabbia.
“Sai Granger,” disse malizioso Lee, cingendole la vita con un braccio e scuotendo i dread neri con fascino, “questa nuova vena…graffiante mi piace, gattina.”
Fred si strozzò con l’acqua. George gli diede qualche pacca sulla schiena.
“E’ già la terza volta che mi compari ad un gatto, sicuro che il vero oggetto del tuo desiderio non sia Grattastinchi?” Questa battuta fece scoppiare tutti quelli che erano in ascolto a ridere, ma Lee non demorse.
Si allungò verso di lei con malizia, sotto lo sguardo di Fred che lo seguiva con gli occhi, e le mormorò ad un orecchio, “oh andiamo, non sai cosa ti perdi.”
Hermione sogghignò e lo guardò negli occhi, fece per rispondere, ma Fred si agitò sulla sedia, George lo notò e andò in aiuto del gemello.
“Piantala Lee, Hermione è pazza di me. E’ da mesi che progetta di far fuori Angelina e conquistarmi.” Disse facendole l’occhiolino.
Tutti risero.
“Vedrai che riuscirò a rubartela prima o poi.” Disse Lee rivolto a George.
“NEI TUOI SOGNI LEE.” Sbottò Fred a voce forse un po’ troppo alta e seria.
Tutti si voltarono verso di lui, straniti.
Fred si accorse del modo in cui tutti si erano girati a guardarlo, ma si salvò all’ultimo secondo esclamando: “ad Hermione non piacciono i ragazzacci come noi, potrebbe finire solo con un secchione noioso pari pari a lei. Così possono parlare solo di libri e compiti dopo aver fatto del sesso scadente e insoddisfacente.”
“Sempre meglio che finire con te.” Lo rimbeccò aspra Hermione, beccandosi una strizzatina d’occhio.
In quel momento Silente richiamò la loro attenzione, spiegando i cambiamenti del nuovo anno. Per la prima volta qualcuno lo interruppe per prendere la parola, in modo anche alquanto fastidioso.
Hermione la trovò irritante fin dal primo momento.
Era una donnetta molto bassa e tarchiata, vestita interamente di rosa e con un odioso sorriso finto dipinto in faccia, la vocina stridula.
Dolores Umbridge. E l’aveva mandata il Ministero. Non prometteva niente di buono.
Quella era il loro nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure?
Hermione guardò Silente e notò la rassegnazione totale nei suoi occhi. Era stato costretto.
Alla fine del suo discorsetto quasi nessuno applaudì. Gli studenti erano ammutoliti. Quell’anno sarebbe stato diverso dal solito… ancora di più almeno.
 Quando tutti si alzarono per tornare nelle Sale Comuni, Hermione cercò ancora Draco, ma lui fuggì avanti e fu tra i primi ad andarsene. La ragazza lo scorse a malapena.
 

 
Hermione tornò nella Sala Comune di Grifondoro leggermente in ansia per quella nuova “professoressa”, e andò dritta verso la sua poltrona preferita con l’intenzione di rilassarsi un po’ davanti al fuoco prima di andare a letto.
Ma si bloccò quando vide che tutti i posti erano già occupati, e una folla di ragazzini ammaliati di ogni anno incollati ai due gemelli che distribuivano pacchetti a destra e a manca da una grossa scatola di legno, gridando come matti.
Hermione avanzò lentamente, allibita.
“Su venite, venite! Non siate timidi!”
“Solo i più coraggiosi potranno assaggiare e testare le nostre nuovissime…”
“MERENDINE MARINARE!”
“Dolci che ti fanno star male…”
“Ti fanno saltare le lezioni ogni volta che vuoi.”
“Si tu proprio tu. Come ti chiami?”
“Oliver.” Rispose un riccio del secondo anno.
“Bene Oliver, gran bel nome” esclamò George, “quante volte avresti voluto sentirti male a Pozioni?”
“Con lo sguardo di Piton che ti scruta anche l’anima?”
“Ma non è successo… perché non puoi controllare quando stai male.”
“Ma quei giorni sono finiti, con le nostre fantastiche…”
“… Imperdibili…”
“Merendine Marinare, potrai sentirti male a comando. Devi solo scegliere il modo…”
“Nausea?”
“Sangue dal naso?”
“Pustole rosse su tutto il corpo?”
“Sei tu a decidere ora! Ti basterà mangiare questo lato marrone del torrone…”
“E il tuo naso inizierà a sanguinare come un fiume in piena…”
“E una volta che il professore ti avrà lasciato uscire dall’aula…”
“Occorrerà solo mangiare l’altro lato del torrone, quella verde, e l’effetto sparirà immediatamente.”
“Ora le formule sono a livelli avanzati, ma non complete…”
“Ed è qui che entrate in gioco voi, prodi cavalieri.”
“A chiunque si offrirà di testare i nostri prodotti in queste settimane…”
“Prima che siano ultimate le formule…”
“Si beccherà il dieci per cento dei nostri guadagni.”
“Allora chi se la sente?”
Un coro di “IO” si levò per tutta la stanza, e decine e decine di mani si allungarono verso di loro, per accaparrarsi la merendina che volevano.
Hermione arrivò alle loro spalle, quando la maggior parte dei ragazzini si era volatilizzato.
Incrociò le braccia al petto e iniziò a battere il piede a terra con rabbia.
“Cosa diavolo sta succedendo qui?” Scandì ogni parola, digrignando i denti di più ad ogni sillaba.
I due girarono le poltrone con i piedi e se la ritrovarono davanti.
“Ciao raggio di sole.”
“Come va stasera?”
“Cosa diavolo sono queste?” Sbottò lei ignorandoli e afferrando una manciata dei pochi pacchettini colorati rimasti nella scatola.
“Beh, queste sono le Mer…”
“Ho sentito benissimo cosa sono. E che cosa fanno. Ma siete impazziti?”
“Beh dovremo pur testare su qualcuno i nostri prodotti prima di aprire il negozio non credi?”
“A quel punto dovremo trovarci pronti.”
“Su degli undicenni?”
“Che c’è di male? Nessuno li costringe, si sono offerti volontari.”
“Questo è immorale!” Alzò la voce lei, “le formule non sono sicure, lo sapete bene, potrebbe farsi male qualcuno.”
“Non prendere sempre tutto così sul serio!” Esclamò ridendo Fred alzandosi e sovrastandola come al suo solito.
“Al massimo l’effetto durerà di più o di meno dipende!”
“Nessuno morirà Granger.”
“Siete incredibili… anzi no idioti, e adesso… sono Prefetto.” Disse con fierezza.
Si alzò anche George e la circondarono. “Uhhh che paura.”
“Cosa farai?”
“Con i tuoi nuovi poteri da Prefetto?”
Hermione indietreggiò lentamente, poi puntò i piedi. “Dirò tutto alla McGranitt.”
I due inscenarono una reazione falsamente drammatica. “Ommioddio la McGranitt no!”
“Che paura…e comunque noi negheremmo tutto. Lei poi ci adora.”
Risero di gusto, poi Fred si avvicinò a lei e le prese il volto con le mani delicatamente. Hermione avvampò, ma non si scompose. Smise quasi di respirare.
“Granger… lo sai quanta fatica abbiamo fatto ad arrivare qui. Non sto cercando di comprarti, più o meno… Ma voglio che tu sappia che senza questi accorgimenti, non potremo aprire il negozio in sicurezza.” Era serio, nei suoi occhi si vedeva quanto ci teneva. “E’ la cosa che più vogliamo al mondo lo sai bene. Non farci perdere l’unica cosa in qui crediamo.” Aveva finito la frase guardandola con uno sguardo supplichevole da cucciolo ferito. Lei si morse un labbro e sostenne il suo sguardo. Poi gli allontanò le mani dal volto con le sue.
“E va bene. Sappi che non è per il tuo sguardo adorabile, io sono immune al tuo fascino.” Prese un respiro e Fred sorrise, “ma devo ammettere che ho contribuito pure io a farvi arrivare qui, quindi sarei un’ipocrita a mettervi i bastoni tra le ruote più del dovuto… Se vi becco per i corridoi i punti ve li toglierò sappiatelo, e se vedo un solo ragazzino stare male sul serio perché qualcosa è andato storto, non ci penserò due volte a spiattellare tutto.”
Fred sogghignò e le allungò una mano, George fece lo stesso subito dopo.
“Andata.”
Hermione esitò un attimo, poi le strinse contemporaneamente, incrociando le braccia a X, e sorridendo sconfitta. Poi alzò il naso all’insù come al suo solito e se ne andò impettita.
“Quanto sarà divertente farla impazzire…” Sussurrò George guardandola raggiungere Harry e Ron.
“Non ne ha la minima idea…”
 
 
 
 
§
 
 
 
 
La mattina dopo colazione, i Grifondoro del quinto anno si incamminarono verso l’aula di Trasfigurazione, prima lezione del nuovo anno. L’avevano con i Serpeverde, almeno Hermione sarebbe riuscita a parlare finalmente con Draco.
Era in anticipo lei di qualche minuto, aveva lasciato tutti gli altri indietro. Nel corridoio che portava all’aula vide Draco di spalle, solo che si dirigeva con un paio di libri sottomano verso l’aula di Trasfigurazione.
Accelerò il passo, “Draco?” Lo chiamò, ma lui non si voltò. Continuò a camminare velocemente.
“Draco?” Gridò più forte, ma niente. Iniziò a correre fino a quando non l’ebbe raggiunto, e lo voltò.
Sussultò spaventata. Aveva un livido intorno all’intero occhio e un labbro spaccato sul lato, un graffio sulla guancia e un altro paio di ematomi sul collo. Alcuni erano più recenti di altri.
Nonostante tutto sorrise alla ragazza.
“Granger scusa, non ti avevo sentito.” Mentì a disagio, ma non poteva nascondersi per sempre.
“Cosa ti è successo?” Mormorò sconvolta, sfiorando con una mano lo zigomo di Draco, che spostò la testa all’indietro.
“Questo? Niente, una piccola zuffa sul treno.” Minimizzò indicandosi la faccia e facendo ricadere il braccio, cercando di sorridere, ma doveva costargli un certo sforzo.
Si vedeva che soffriva.
“Draco non mentirmi.”
Non se ne era accorta, ma da lontano stavano arrivando Harry, Ron, e altri Grifondoro. Le cose si mettevano male. Ma a nessuno dei due importava.
“Dimmi la verità.” Mormorò preoccupata. Draco si guardò alle spalle. I suoi amici non erano ancora arrivati, ma Harry e Ron si.
“Eh va bene,” mormorò sporgendosi verso di lei, “mio padre ha saputo che sono stato da te quest’estate. Non so come l’abbia scoperto, ma quando sono tornato…” la voce gli si mozzò in gola, “non me l’ha fatta passare. E ha continuato di tanto in tanto, quando gli andava. Tipo ieri prima di andare in Stazione…” Disse toccandosi il labbro spaccato.
Si fissarono negli occhi, poi Ron arrivò come una furia e spintonò via Malfoy. “Quante volte ti ho detto che non ti devi avvicinare a lei?”
“Weasley non è il momento…”
“Ah non è il momento? Sembra che lo sia sempre per te invece quando si tratta di insultare o infastidire Hermione. Ma adesso basta.” Si tirò su coraggiosamente le maniche della camicia e alzò i pugni.
“Ron!” Gridò Hermione mettendosi in mezzo, “NO.”
Harry sbarrò gli occhi, “cosa diavolo stai facendo?”
“Hermione spostati.”
“No!” Ripetè lei facendo scudo con il suo corpo al Serpeverde.
“Ma che fai?” Harry era furioso, “lo sai chi è suo padre? Lo sai che c’era anche lui la notte che Cedric è morto? E’ un Mangiamorte…” Gridò Harry perdendo le staffe.
Le labbra di Draco tremarono. Ora lo sapeva, o almeno lo aveva sempre sospettato, ma nessuno gli aveva mai detto nulla, dicendo che non era pronto e che avrebbe saputo tutta la verità più avanti.
Ma si fidava di quello che Potter aveva visto. Il cuore gli si fermò. Camminò all’indietro e si appoggiò alla parete di marmo.
Hermione si voltò verso di lui, sapeva che la sua famiglia provava simpatia per Voldemort, come ideali, ma addirittura dei seguaci diretti.
“Tu lo sapevi?” Gli chiese la ragazza con le lacrime agli occhi.
Draco scosse impercettibilmente la testa e la fissò negli occhi colmi di paura, il suo sguardo disse tutto. Non ne aveva idea fino a quel momento.
“Si è così…” disse Hermione, mentre sopraggiungevano anche i Serpeverde, “ma Draco non è come loro. Lui…ora è diverso.” E sorrise. Draco ricambiò.
Ron si mise le mani nei capelli. “Diverso? Ma sei matta? Non so che cosa ti abbia detto, ma non devi credergli, ti sta usando!”
“Sta zitto Ron,” sbraitò Hermione, “io lo conosco meglio di voi ora. So in che cosa credere. Io gli credo, e non mi farete certo cambiare idea voi.”
In quel momento arrivarono anche i gemelli, passavano di lì per salire al piano di sopra per Incantesimi. Avevano sentito l’ultima parte della conversazione e fissavano la scena in silenzio, come tutti.
Harry si avvicinò a Draco, “che cosa le hai fatto Serpe? Eh? Dillo! Perché devi fare del male a tutti? Parla!” Gli si avventò contro, ma Hermione si mise in mezzo e con sorprendente forza respinse Harry, attaccandosi a Draco e indietreggiando.
Tiger scattò in avanti furente, “come osi toccarlo sudicia Mezzosangue?” Gridò e cercò di strappare via Hermione da lui. Draco reagì immediatamente, bloccando Tiger per un braccio e spingendolo via, “Draco che diavolo fai?” Urlò Pansy isterica, ma Harry e Ron avevano già atterrato Draco a terra, lottando sul pavimento.
Draco per liberarsi da loro aveva tirato una gomitata a Ron sulla pancia e Fred e George si erano fiondati su di lui bloccandolo, il primo reagendo per protezione assestandogli un bel pugno su naso.
George gli bloccò le braccia dietro la schiena, mentre Tiger e Goyle si gettavano su di loro cercando di liberare Draco, con Ron e Harry che si rialzavano e davano manforte ai gemelli.
Era molto confusa la situazione. Hermione non poteva fare nulla, guardava spaventata.
Per fortuna in quell’istate arrivò la McGranitt che agitò la bacchetta tuonando: “cosa diavolo succede qui?” Immediatamente un’onda invisibile si espanse da in mezzo il gruppo di ragazzi, che si separarono all’istante, sbalzati all’indietro.
Draco intanto aveva rotto un labbro a Fred, e George aveva la mano insanguinata per un pugno.
Harry e Ron non erano messi meglio, e Draco si teneva il naso sanguinante per l’ennesima volta.
“Nell’ufficio del preside adesso! Tutti e sette!” Gridò ai giovani maghi sanguinanti ed ammaccati a terra.
 
Poco dopo Tiger e Goyle uscirono dall’aula del preside mogi, diretti in Sala Comune. Avrebbero scontato un’altra punizione, separati da loro. Gli altri avevano aspettato fuori seduti su una panca. Ognuno con un fazzoletto in mano a tamponarsi la ferita messa peggio.
Quando i due gli passarono davanti imboccando l’uscita, si lanciarono uno sguardo di fuoco. Erano infuriati che Malfoy fosse stato lasciato in mano loro.
“Come fai a sopportare quei due?” Chiese Fred tamponandosi il labbro spaccato.
Malfoy sospirò. “Mai sopportati. Mio padre ha voluto che mi seguissero ovunque fino dal primo anno. Mi ha detto che i vincenti hanno sempre dei servitori…” mormorò ricordando quelle parole, che a undici anni aveva accolto con fierezza; ora gli provocavano solo disgusto.
“Ti servono perché non saresti in grado di difenderti da solo.” Lo provocò Ron.
“A me sembra di essermela cavata bene…” sussurrò Draco scivolando verso il basso e appoggiando la testa sullo schienale della panca; tamponandosi lo zigomo gonfio con il fazzoletto.
Facendo quel movimento aveva aperto le gambe, e aveva toccato quelle di Harry, che lo ricacciò di lato.
“Stai occupando il mio spazio.” Sbottò tra i denti.
“Il tuo spazio?”
Harry mimò con le braccia un quadrato intorno a lui, fissandolo come se fosse ovvio.
“Non occupare il mio spazio.” Sentenziò alla fine.
“Oh, tipo così?” Lo provocò Draco ridacchiando, allungando un piede nello spazio immaginario di Harry, che reagì spintonandolo al suo posto.
“Smettila!”
“Smettila tu!”
Iniziarono a colpirsi alla cieca agitando le braccia, mentre Fred e George ridevano sotto i baffi.
“Ahia Harry hai colpito me.”
“Scusa George.” Rispose il Prescelto senza smettere di agitare le braccia contro quelle di Draco.
“Sono Fred.”
George rise di gusto per quella scena, ma Piton si palesò dalla porta dell’ufficio.
“Se avete finito signorine…” commentò acido osservando le movenze dei due combattenti. Harry e Draco smisero immediatamente e e tutti si alzarono.
Presero posto davanti a Silente, la McGranitt e Piton, i rispettivi capi delle loro case.
Silente li guardò da sopra gli occhiali a mezzaluna. “Ebbene?”
Tutti iniziarono a parlare insieme, le voci si sovrapposero, ognuno diceva la sua versione, sopra agli altri.
A Silente bastò alzare una mano con calma per zittirli.
“Uno alla volta per favore.”
“Ha iniziato Malfoy.” Lo accusò Ron di getto.
“Non è vero! Potter mi ha caricato per primo.”
“Perché tu stavi facendo del male ad Hermione.”
“Che cosa? Voi siete pazzi! Lo avete visto pure voi che mi ha difeso. Voi non capite…”
“Da quando siete grandi amici tu e Hermione?” Sputò Harry tra i denti.
“Da un po’.” Rispose lui aspro.
“Ma davvero?”
“Si Potter, per tua informazione, questa estate sono andata a trovarla a casa sua. Tu l’hai mai fatto?”
Silente e gli altri due professori si scambiarono un’occhiata divertita. Silente aprì la bocca per parlare, alzando un dito, ma Harry gli fece segno di aspettare, preso com’era dalla conversazione.
Il preside ridacchiò sotto i baffi e abbassò il dito.
“Perché lo hai fatto?”
“Perché… volevo vederla. E’ questo che fanno gli amici.”
“Non è quello che fanno degli sporchi Mangiamorte.”
“Ma non lo sono, okay?  Ci sono andato per davvero. E guarda cosa mi è capitato.” Sputò tra i denti sporgendosi su Harry e indicandosi i lividi. “Questo è mio padre. Pensi che sia così scemo da subire tutto questo se non mi importasse davvero di lei?”
“Non ti credo…Hermione ce lo avrebbe detto.”
Fred si agitò sulla sedia, sospirò. “E’ la verità.”
Ron e Harry lo guardarono. “Tu lo sapevi?”
“Abbiamo sentito lei e Ginny che ne parlavano.”
“Siete due idioti, e non ci avete detto niente?” Gridò Ron furente.
“Ehi cosa c’entro io adesso?” Alzò la voce George. “Non sono fatti tuoi.”
Draco sogghignò, “Weasley ha ragione, sono solo fatti di Hermione. Anche se riguarda vedere me. E non dirvelo per ovvi motivi.” Aggiunse premendosi il fazzoletto sul naso e alzando la testa.
I gemelli sorrisero sotto i baffi.
“Cosa diavolo le hai detto per convincerla? L’hai stregata?”
“E’ così assurdo il fatto che posso non essere un totale stronzo?”
“Si!” Gridarono Harry e Ron all’unisono.
“Ehi,” intervenne Fred, “voi forse non ci arrivate, ma Hermione si fida di lui. E io mi fido ciecamente di Hermione, quindi…” lanciò uno sguardo a Draco, “forse non è più un totale idiota come prima per davvero…” mormorò sincero.
George alzò una mano. “Mi associo.”
“George!” Gridò Ron sconvolto, Harry si tolse gli occhiali e affondò il viso nelle mani.
“Fattene una ragione fratellino…”
Silente si alzò in piedi lentamente, e il silenziò calò nella stanza. L’espressione di Piton era indecifrabile.
“Miei cari ragazzi, è palese che ci sia un conflitto qui tra di voi…” disse con aria sofferente. I giovani maghi si guardarono, non sapendo se ridere o no.
“E invece potrebbe nascere una bella collaborazione tra di voi. Potrebbe essere utile di questi tempi…” e sospese il suo sguardo su Harry e Draco, che aggrottarono la fronte, senza capire cosa intendesse.
“La signorina Granger è vostra amica, bisogna sempre ascoltare gli amici, soprattutto quelli fidati. Ma anche quelli che non credevi fossero tuoi amici, si possono rivelare i più grandi alleati.”
E guardò Draco e i gemeli, e poi Draco e Harry, che si scambiarono uno sguardo confusi.
“Ci punirà?” Chiese Harry mogio.
“Temo di si Harry, fare a botte nei corridoi, anche se per una buona causa, non è permesso qui… Ma questo infausto compito lo lascerò ai vostri professori. Che sono molto più bravi di me.”
Detto questo si risedette e Piton e la McGranitt avanzarono oltre la cattedra.
Piton sorrideva maligno. “Signori Weasley, quando siete a casa, cos’è la cosa che vi costringe a fare vostra madre e che odiate di più?”
“Lavare i piatti.” Dissero in coro i tre fratelli.
“Beh, allora è deciso, il signor Potter e il signor Malfoy vi aiuteranno a pulire le mura esterne del castello questo sabato. Senza magia.”
“Ma c’è l’allenamento di Quidditch!” Esclamò Harry arrabbiato.
“Si, alle dieci di mattina. Vi troverete alle cinque, e andrete avanti fino all’inizio degli allenamenti.” Rispose la McGranitt impassibile.
“Tutto qui?” Chiesero i gemelli, “niente punti tolti niente strigliata?”
“No,” rispose calmo Piton, “ci penserà la signorina Granger per quello…”
Draco sospirò a quell’affermazione, così vera. E notò di sbieco, prima che si alzassero tutti, che Fred si era aperto in un mezzo sorriso a quelle parole, e aveva abbassato lo sguardo.








NOTA DELL'AUTRICE: Salve a tutti! Scusate tanto la mia assenza di ieri, ci ho provato davvero, ma sono stata molto occupata con l'Università. Se in questi giorni non riesco a caricarne uno al giorno sapete il perchè, mi spiace tanto, ma farò del mio meglio per aggiornare appena posso.
Almeno ho la scusa di essere stata bravissima fino ad ora, dai.
Allora ecco il primo capitolo del quinto anno, e come avete potuto notare, i casini sono già molto presenti. E andrà sempre peggio...
Spero vi sia piaciuto! A presto, fatemi sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 16
*** INSIEME IN PUNIZIONE ***


CAPITOLO SEDICI
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
Quella settimana tutti parlavano della zuffa del secondo piano tra i sette. Era il pettegolezzo più in voga.
Ron ed Harry erano ancora arrabbiati con i gemelli per aver spalleggiato Draco, mentre Hermione non rivolgeva la parola quasi a nessuno. Era furiosa. Harry cercò di parlarle, ma finirono per litigare di nuovo.
E l’umore non migliorò affatto quando arrivò la prima lezione della Umbridge, che si rivelò un subdolo modo per convincere i ragazzi sul non ritorno di Voldemort e sul fatto che avrebbero imparato molto di più con la teoria e con la pratica.
“Non useremo la magia quest’anno? Mai?”
“Non vi servirà sapere dei nuovi incantesimi di Difesa… perché non c’è nulla contro cui difendersi.” Aveva risposto squillante lei, come se fosse ovvio.
Harry giustamente non era riuscito a stare zitto, e si era beccato una punizione la prima lezione.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Capì che non poteva non reagire, dopo quello che aveva visto e diffuso, ma serviva anche un po’ di furbizia e capire quando bisognava ingoiare la rabbia e starsene zitti.
Le sue lezioni erano inutili, pesanti e facevano arrabbiare chiunque avesse un po’ di buonsenso e sapesse cosa stava capitando veramente là fuori. Ma nessuno tranne Harry osava fiatare o dire la sua.
In quei giorni le punizioni della Umbridge si rivelarono tremende. A confronto quelle di Piton erano barzellette.
Harry tornò in Sala Comune con una scritta marchiata a sangue sul dorso della mano: “non devo dire bugie.”
Hermione e tutti gli altri erano sconvolti, ma molti Grifondoro, come Seamus erano arrabbiati con il Prescelto per quello che andava in giro a raccontare, la Gazzeta Del Profeta diceva ben altro.
In ogni caso la Umbridge era odiata da tutti indistintamente, solo qualche Serpeverde faceva eccezione.
Draco la trovava rivoltante. La conosceva per via di suo padre, lavoravano insieme al Ministero. Era una donna terribile, e si chiese fino a dove era capace di spingersi con l’aiuto di Caramell.
 
Il morale di tutti era a terra, tranne ovviamente quello dei gemelli, che, nonostante la punizione imminente, cosa normale per loro, durante le lezioni dell’Umbridge passavano il tempo a sistemare le formule delle loro merendine, e non venivano mai incredibilmente scoperti. Ignorandola completamente, tanto no avrebbero imparato nulla comunque.
I loro affari andavano alla grande, senza neanche aver aperto il negozio e concluso tutti i prodotti.
Fred e George stavano camminando per i corridoi allegri, diretti a Pozioni. Era venerdì e il giorno dopo si sarebbero dovuti svegliare all’alba per la punizione, ma neanche questo li demoralizzava, andavano troppo bene i guadagni.
Passarono accanto ad un gruppo di Corvonero del secondo anno, raggruppati intorno ad un ragazzino corvino che masticava qualcosa, e in un attimo gli erano spuntate delle piccole pustole rosse sul viso.
I due lo indicarono allegri mentre gli passavano accanto, “ehi, ehi Marvin. Ti trovo bene.”
“Niente lezioni oggi eh?”
Risero felici a vedere il ragazzino allegro che ricambiava il saluto, indicandoli fiero.
Si voltarono ed andarono a sbattere contro Draco, “oh scusate,” disse lui. Gli caddero i libri, e con sua grande sorpresa i due si chinarono per aiutarlo a raccoglierli.
“Colpa nostra.” Dissero porgendogli i libri.
Si sorrisero imbarazzati, indugiando sui lividi sui volti di tutti. Draco abbassò lo sguardo e li superò. Poi si fermò e si voltò.
“Ehi,” li chiamò, “grazie per avermi difeso davanti a Silente.”
“Non so ancora se ci fidiamo di te, ma di Hermione si. Spero non si sia sbagliata.” Disse Fred serio, guardandolo in volto. I lividi più vecchi stavano sparendo, ma erano ancora visibili. Se era vero quello che diceva, doveva soffrire molto di più di quello che faceva vedere.
“E scusa per il naso.” Aggiunse Fred indietreggiando.
Draco sorrise e annuì, “Scusa per il labbro. Ci vediamo domani mattina.” E si allontanò verso la sua aula.
I due si scambiarono un sorriso d’intesa, e se ne andarono nella direzione opposta.
 
 
La mattina dopo i cinque ragazzi si svegliarono alle quattro e trenta, pronti per la punizione. Tiger e Goyle erano già all’opera, la loro punizione consisteva nell’aiutare Gazza in qualcosa nei sotterranei, e tutti loro si sentirono tremendamente fortunati.
A colazione c’erano solo loro cinque. Fuori il cielo era rischiarato appena dall’alba. Draco solo al tavolo dei Serpeverde beveva tranquillo. Harry lo fissava in cagnesco, Draco ricambiava con dei grandi sorrisi sfacciati.
“Ehi Potter, mi lanci un muffin?” Urlò dal suo tavolo ad un certo punto.
Harry ne afferrò uno e lo lanciò con forza su Draco, che gli rimbalzò in testa e si spiaccicò a terra dietro di lui.
“Grazie…” mormorò divertito, bevendo un altro sorso di succo di zucca.
I due gemelli repressero una risata, e George diede uno scappellotto ad Harry, che si aggiustò gli occhiali mogio.
Entrò Piton nella Sala Grande, con molta calma. “Seguitemi.” Disse semplicemente, e i cinque spostarono le panche, seguendolo abbattuti.
All’esterno del castello, verso la capanna di Hagrid, sulle mura di marmo, c’era una parete zuppa di una melma marrone che arrivava poco sopra le loro teste, ma si estendeva in lunghezza.
“Uno degli animaletti di Hagrid ha pensato bene di lasciare il suo passaggio sulle mura del castello qualche giorno fa. Capita a pennello per voi.” Sorrise cattivo. Fece comparire due secchi dalle mani e glieli lanciò.
Fred e George li presero al volo, mentre gli altri cercavano di intercettare tutte le scope e stracci che gli arrivarono dal professore.
Harry prese un manico in faccia, cadendo a terra.
“Ops. Scusa Potter.” Mormorò Piton sogghignando. Draco scoppiò a ridere e si beccò uno straccio in faccia dal Prescelto.
“Tornerò a vedere l’opera alle nove e mezza spaccate. Divertitevi.” Aggiunse poi, voltandogli le spalle e rientrando nel castello.
I cinque si voltarono verso le mura. Sarebbe stata una mattinata lunga…
George si avvicinò e sfiorò con un dito la melma nera. “Ma che diavolo è?”
“Io non lo toccherei.” Disse Ron, ma era troppo tardi.
“Eew! Budella di mostro…” commentò disgustato, agitando il dito per togliere la sostanza in eccesso.
Draco gli lanciò un paio di guanti. “Mi sa che è meglio se ci mettiamo tutti questi.”
George lo ringraziò sorridendo, e tutti si infilarono i guanti, mettendosi all’opera. I secchi erano stregati, e ogni volta che si svuotavano, si riempivano da soli di schiuma e acqua. Ma il lavoro sporco lo dovevano fare senza magia, raschiando la melma con la sola forza delle braccia.
Quando il sole sorse, il lavoro diventò ancora più duro.
Ormai si erano fatte le nove passate. Avevano lavorato in silenzio, concentrati. Qualche studente mattutino era uscito dal castello per farsi una passeggiata godendosi il sole ancora caldo, e li aveva visti.
Qualcuno aveva riso per lo strano gruppetto, altri li guardavano straniti.
“E’ tutta colpa tua,” sbottò Harry all’improvviso, lanciando la spugna nel secchio, rivolto a Draco, che sbuffò guardando in alto. “Potter hai rotto con questa storia. Io e te diventeremo grandi amici, rassegnati.”
“Non ci contare. Non sarò mai amico tuo.”
“Lascia perdere la mia famiglia per un momento. Cerca di vedere solo me, cosa vedi?” Chiese fermandosi e voltandosi verso di lui.
“Vedo un idiota.”
“Molto maturo.” Commentò lui con una smorfia. “E poi chi vuole essere amico tuo? Solo perché la Granger lo vuole non vuol dire che lo debba fare…”
“Ohh, dove è finito sporca Mezzosangue?” Lo incitò Ronald ironico.
“Sono fatti nostri idiota.”
“Ehi!” Dissero i gemelli in coro, “quello è il nostro insulto preferito per Ron, non ce lo puoi soffiare così.” Dissero ridendo.
Draco sorrise guardando a terra. Si sporse verso i gemelli, mentre continuava a strofinare con la spugna. “Weasley è ancora, beh…innamorato di...? Avete capito...”
I due si scambiarono uno sguardo. “Era così ovvio che anche il capo dei Serpeverde lo ha capito prima di lui?”
“E la Granger?”
“Spero abbia capito che non è la persona giusta per lei…” Disse Fred fissando il fratello.
“E tu cosa ne pensi?” Chiese Draco a bruciapelo. Fred perse un battito.
“Di chi?”
“Della Granger.”
“Perché me lo chiedi?”
“Così…” disse noncurante.
“Non fare domande su Hermione a Fred, che me lo agiti.” Intervenne divertito George, che aveva già preso in simpatia Draco. Fred gli diede uno scappellotto.
“Hai finito? Perché guadare la Granger quando c’è una fila lunga un chilometro di spasimanti pronte a farsi un giro sulla giostra dei divertimenti di Fred?” Chiese ironico facendo un gesto sensuale con il bacino e un movimento delle mani, morendosi il labbro.
“Oh ma davvero?” Chiese ironico il suo gemello, “allora mi dirai anche che la mia teoria in cui cadi ogni singola volta che la vedi o senti la sua voce alla sprovvista è falsa?”
“Quante volte dovrò ripetertelo che sono tutte coincidenze? Figurati se capita a me, per quella saccente sottutto io poi…”
Hermione era arrivata in quel momento alle loro spalle, dal portone del castello. Si era svegliata presto nonostante fosse sabato, e prima di andare a vedere gli allenamenti non poteva certo perdersi quella scena esilarante.
“Ciao ragazzi.” Disse divertita.
“Ciao Hermione.” Risposero tutti. Tutti tranne Fred, che si voltò al suono della sua voce, mettendo il piede dritto in uno dei secchi e volando a terra come un sacco di patate.
Il secchiò volò in aria e gli ricadde addosso, bagnandolo e riempendolo di schiuma bianca.
Tutti i presenti scoppiarono a ridere, Fred si infilò il secchio in testa fino a che gli arrivò al collo e affranto si sdraiò a terra.
Hermione si inginocchiò a terra divertita, davanti a lui e lo aiutò a mettersi a sedere. Gli sollevò il secchio dalla testa giusto per poterlo guardare negli occhi.
“Perché ogni volta che vi prendo di sorpresa tu finisci steso sul pavimento?” Chiese dolcemente.
Era arrabbiata ancora con loro, ma quella visione di Fred che finiva con le chiappe a terra l’aveva distratta.
“Perché la tua voce è così irritante che mi spavento quando ti sento.” Rispose lui beffardo, ancora seduto a terra. Draco alzò un sopracciglio sospettoso. C’era sotto qualcosa, se lo sentiva.
Lei sbuffò e gli ricacciò il secchio sulla testa, alzandosi di scatto e puntando un dito contro di loro.
“Cosa diavolo vi è saltato in mente?” Gridò infuriata, i ragazzi si ritrassero spaventati.
“Di che parli?”
“Vi siete picchiati per i corridoi! Siete già fortunati che non vi hanno tolto punti o che non vi hanno espulso! Ma vi rendente conto di quanto siete immaturi?”
Anche Fred si alzò. “Oh sembri nostra madre…” Dissero in coro i gemelli.
“Non mi sembra di avervi detto che potevate interrompermi Weasley!” Gridò contro di loro, facendoli zittire all’istante. La guardavano tutti terrorizzati da quella piccola furia.
“Siete degli idioti, dal primo all’ultimo. Non si risolvono così le cose…”
Draco la guardò mentre gli sgridava, era stupenda. Si era alzata in quell’estate anche se di poco, rimaneva minuto e magra. I capelli erano sciolti in lunghi boccoli sulle spalle e la schiena. I suoi occhi castani erano così grandi e dolci che a Draco sembrò di caderci dentro. Le gambe lunghe e affusolate avvolte nelle calze della divisa spuntavano da sotto la gonna.
Perse un battito, e sospirò.
“Sei venuta qui solo per sgridarci?” Chiese ridacchiando, facendo ridere loro malgrado anche Ron e Harry.
“Oh si. Volevo godermi lo spettacolo di voi tutti insieme in punizione prima degli allenamenti del Grifondoro.” Disse beffarda, squadrandoli tutti.
“Siete carini tutti assieme.”
“Oh falla finita, “sbottò Ron contrariato, lasciando cadere lo straccio nel secchio ancora in piedi. “E’ colpa tua. Se non ti fossi fatta ammaliare da questa Serpe, adesso non saremmo in punizione.”
“Io ho cercato di spiegarvi, ma voi due,” e indicò i suoi migliori amici arrabbiata, “vi siete gettati su di lui senza sentir ragione. Io vi voglio bene,” disse poi ferma, “ma non potete decidere per me. Io ho fatto una scelta, pensateci bene.”
E si avviò verso il campo da Quidditch con il suo solito libro in mano, raggiungendo un gruppo di amiche che l’aspettavano, tra cui Ginny. Se ne andarono ridacchiando per l’impensabile gruppo di ragazzi.
Piton arrivò lentamente, “la punizione è scontata,” e con un movimento della bacchetta fece Evanescere tutti gli strumenti di pulizia e la poca melma rimasta sul muro. Avevano fatto un buon lavoro, ma non lo disse di certo.
“Potter e Weasley,” intimò al ragazzo e ai due gemelli, “andate al campo ad allenarvi, altrimenti rischiate di essere stracciati da noi quest’anno.” E lanciò un’occhiata fugace a Draco, che sogghignò.
I tre si allontanarono, Harry con gran fretta. Quando Fred passò accanto a Draco, gli sussurrò: “comunque è solo una coincidenza…” riferito all’incidente di poco prima con Hermione.
Draco fece una smorfia per tranquillizzarlo, e alzando il pollice, “certo…” disse rassicurandolo, ma non ci credette nemmeno per un momento.
Guardò i quattro allontanarsi a grandi falcate verso gli spogliatoi vicini al campo da Quidditch e sospirò, stranamente rallegrato per quella punizione.

 
 
§

 
 
 
Hermione era seduta sugli spalti, leggermente distante dagli altri, e guardava gli allenamenti della sua squadra.
Le sue amiche si erano sedute più in basso per vedere meglio. E lei cercava un po’ più di silenzio, approfittando di quel momento per ripassare un po’.
Ogni tanto lanciava uno sguardo ai giocatori.
Harry si stava esercitando con le picchiate vertiginose verso il suolo, rialzando la scopa all’ultimo momento.
Le tre cacciatrici si lanciavano la Pluffa e cercavano di rubarsela a vicenda.
Il suo sguardo si posò sui gemelli. Erano al centro del campo, e si stavano allenando con la potenza dei colpi delle mazze sui Bolidi. Uno lo colpiva, e quando quello tornava indietro come impazzito, l’altro lo intercettava, riscagliandolo lontano.
Sospirò ammirata. Erano veramente bravi.
Guardò Fred colpire il Bolide con forza, che volò via e passò in uno degli anelli. Fece una piroetta in aria ridendo, battendo il cinque al gemello.
“Posso sedermi?”
La voce gentile di Draco la fece girare sorridendo.
“Guarda che sono arrabbiata anche con te.”
“Ehi! Sono i tuoi amici che mi hanno attaccato.”
“Lo so… mi spiace.” Mormorò battendo con la mano il posto vuoto sulla panca accanto a lei.
Draco si sedette e si appoggiò un sacchetto di ghiaccio che aveva fatto comparire sullo zigomo. Il livido che gli aveva procurato suo padre era stato colpito nella zuffa e si era gonfiato.
“Tutto bene?” Chiese la ragazza preoccupata.
“Sono stato meglio.” Disse lui facendo scrocchiare la mandibola, sorridendo. Hermione abbassò gli occhi.
“Cosa ha detto tuo padre?”
“Dopo o prima avermi spaccato la faccia?” Domandò ironico. Ci scherzava su perché il pensiero di tornare a casa per Natale lo spaventava a morte.
Lei lo guardò con tristezza, ma non c’era pietà nei suoi occhi, solo preoccupazioni. E Draco le fu grato per questo.
“Mi ha detto che non faccio onore al mio sangue puro se mi interesso ad una Mezzosangue come te.”
“E tu che hai detto?”
“Ho mentito, e negato fino alla morte. Gli ho promesso che non lo farò più, che ti stavo solo usando per arrivare a delle informazioni su Potter. E mi ha creduto.”
Sorrise mesto, “ma poi mi ha colpito ancora, penso che gli andasse a basta.”
Hermione rabbrividì, temendo che quelle parole potessero essere vere.
Draco sembrò leggerle nella mente. “Tranquilla non è tutto un piano malvagio per avvicinarmi a voi, non so come dimostrartelo. Ma appena avrò l’occasione lo farò.”
Hermione sorrise ed entrambi volsero lo sguardo sui giocatori.
Draco sospirò, “sarebbe stato più semplice se fossi rimasto quello di prima. Uno stronzo viziato con un odio incondizionato verso di tutti. Almeno non dovrei combattere contro di lui. Forse non ho scelta…”
Hermione si alzò di scatto e si mise davanti a lui in ginocchio, gli prese il volto con le mani, e lo guardò intensamente negli occhi, “no! Non è così. Ascoltami Draco, tu sei buono.” Calcò quest’ultima parole con convinzione, “tu sei buono, io lo vedo, lo sento. E abbiamo tutti una scelta. Tu hai già preso la tua, non vuoi essere come loro.”
“No non voglio…” mormorò lui con gli occhi lucidi.
“E non lo sei, e non lo sarai mai. Io mi fido di te, e so che non sei fatto per essere così, il vero te sta uscendo fuori, lascia che lo faccia, non combattere. E anche se gli altri non sono ancora convinti, vedrai che ti dimostrerai un buon amico, e prima o poi capiranno anche loro…”
Draco l’abbracciò con foga, alzandosi in piedi e tirandola su con sé. Si strinse in quel primo abbraccio fraterno che lo fece sentire al sicuro come mai nessuno lo aveva fatto sentire.
Annusò il suo profumo e si perse tra quelle braccia e tra quella sicurezza che emanava la ragazza, ci credette anche lui in quel momento. Per davvero.
 
Fred vide la scena dalla scopa sospeso in alto in aria, e si distrasse. George aveva appena colpito il bolide e lui si era girato spavaldo verso gli spalti, per vedere se Hermione lo stava guardando.
E li vide. Per diversi secondi rimase immobile. Si stavano abbracciando stretti l’uno all’altro. E sebbene provasse una certa simpatia per il nuovo Draco, sentì di nuovo quella morsa allo stomaco che gli fece venire la nausea. Rimase a fissarli sconsolato, e non si accorse del Bolide che tornava a tutta velocità verso di lui.
“Fred!” Gridò George, lanciandosi su di lui e spostandolo di lato con il suo peso, facendo quasi cadere lui e Fred dalla scopa, ma riuscirono ad evitare il Bolide per un pelo, che sfrecciò in aria dove si trovavano un attimo prima.
Avevano il fiato corto per il pericolo appena scampato.
“Ma che ti prende?” Urlò George alterato, dandogli una piccola spinta, “se non c’ero io adesso saresti morto. Non devi spaventarmi così!” Era furioso, e Fred si commosse nel vedere riflesso negli occhi del gemello la sua stessa paura di perderlo.
“Scusami Georgie…” mormorò abbassando lo sguardo, per poi voltarlo verso gli spalti, dove Hermione e Draco li fissavano in piedi, allarmati per le grida.
George sospirò, capendo cosa provasse il gemello.
Arrivò Angelina, “tutto bene?”
“Si una piccola distrazione.” Mentì George coprendo Fred.
“Bene riprendiamo.” Disse lei e volò via.
I due ripresero l’allenamento, Fred cercò di non pensare all’abbraccio tra Draco ed Hermione, e a quanto avesse paura di perderla, anche se sapeva che non erano fatti suoi e soprattutto, lei non era sua.
 
 
Hermione guardò spaventata verso il campo, allarmata dal grido di uno dei gemelli. Ma quando si staccò dall’abbraccio i due erano in aria tutti interi, attaccati e George gridava contro Fred qualcosa. Poi arrivò Angelina e ripresero l’allenamento.
I due si risedettero, rincuorati che fosse stato un falso allarme.
“Cosa fai?” Chiese Draco guardando il libro che Hermione aveva in grembo.
“Sto facendo quello stupido compito di Difesa Contro le Arti Oscure. Ricopiare dieci volte lo stesso testo? Ma ci rendiamo conto.”
“Si è una buffonata.”
“Quanto vorrei avere un insegnante valido… non ci è mai servito come in questo momento. Dobbiamo saper combattere.”
Draco non rispose. Era vero, erano del tutto impreparati a quello che attendeva là fuori nell’oscurità.
Spostarono lo sguardo sul campo.
Harry che non si era accorto di niente era arrivato a sfiorare quasi il terreno e afferrare una pallina lanciata da Angelina.
Draco lo seguì con lo sguardo. “Certo che Potter se la cava in volo…devo ammettere. Alla fine anche con gli incantesimi non se la cava male… beh certo dopo tutto quello che ha passato…”
Ma non finì la frase che Hermione saltò in piedi con un verso strozzato, gli occhi sbarrati.
“Che c’è?”
“Ma certo! Harry! Come ho fatto a non arrivarci!” Gridò al settimo cielo, poi si girò verso il biondo, “Draco sei un genio.” Disse e gli piantò un bel bacio sulla testa, prima di correre via.
Draco rimase imbambolato a guardarla correre giù per le scale fino al campo.
“Perché sono un genio?” Ma lei era lontana. I giocatori erano appena planati sull’erba per la fine dell’allenamento.
Videro Hermione correre verso Harry e abbracciarlo.
“Hermione cosa succede?” Chiese sorpreso. Lei aveva un sorriso a trentadue denti.
“Ho trovato un modo… beh non io, però si. So come fare. Raduna più gente che puoi per domani, ci vediamo al Vecchio Porco durante la gita ad Hogsmade.”
Poi corse via allegra, sotto gli sguardi stupiti di tutti i giocatori.
“Un modo per cosa?” Le gridò dietro Harry.
Lei si voltò mentre correva e rispose gridando, “un modo per imparare qualcosa ovvio!”
 
 
 
§
 
 
 
Alle diciotto precise, una ventina di studenti si ritrovarono al Vecchio Porco. I gemelli, Lee, Harry, Ron, Cho, Luna, Neville, le gemelle Patil, Dean, Ginny e moltissimi altri. C’era anche Draco, in un angolo, abbastanza in soggezione per gli sguardi che ogni tanto gli lanciavano. Nessuno sapeva di che cosa si trattasse, solo lei e Harry, che era seduto a disagio.
E fu Hermione a parlare per prima.
“Io… vi ho radunati qui perché abbiamo di un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure come si deve. Con quella pazza non stiamo imparando niente, si sta solo impadronendo di tutta la scuola lo sappiamo.
Io… ho assistito a molte delle cose che ha fatto Harry, io gli darò una mano con certi incantesimi, ma nessuno sa come si sopravvive là fuori come lui. Ha affrontato la morte molte volte e so di che cosa è capace.”
“Cosa pensavate?” Chiese Luna.
“Lezioni di attacco e difesa. Dobbiamo essere in grado di proteggerci da soli.”
“Perché tutto questo?” Chiese qualcuno.
“Perché Tu-sai-chi è tornato.” Rispose Draco dall’angolo.
“Proprio tu parli. Che ci fa lui qui?” Chiese Dean indicandolo.
Hermione fece un passo avanti. “E’ stato lui a farmelo capire, io ho solo collegato i fili.”
Il ragazzo lo guardò male, “chi ci dice che non è una spia?”
“Io non penso che dovrebbe farne parte.”
“Nemmeno io.”
“E’ un Serpeverde.”
“Sappiamo tutti chi è suo padre.”
Draco abbassò lo sguardo. Se lo aspettava alla fine. Come poteva non andare così? Non ci doveva neanche sperare.
Li aveva trattati tutti come feccia, dal primo all’ultimo. Per anni. Non potevano cambiare idea di punto in bianco e lui non doveva aspettarsi il loro perdono.
Si scompigliò i capelli.
“Hanno ragione…”
“Draco no…” disse Hermione tristemente.
Le passò accanto, e le sfiorò una guancia, “va tutto bene. Non c’entro niente io qui.”
E detto questo se ne andò sbattendo la porta del retrobottega. Rimasero tutti in silenzio.
Hermione non si abbatté, convinta che avrebbe fatto cambiare loro idea prima o poi.
Harry si alzò, rompendo il silenzio, e parlò. Di tutto quello che sentiva di dover dire in quel momento, spiegò tutto quello che aveva affrontato in quegli anni, come, cosa aveva provato. E anche di Cedric. Era da tanto che non ne parlava e la voce gli si fece roca.
Fred e George strinsero i denti al solo pensiero.
“…Anche per lui, e per tutti quelli che conosciamo dobbiamo farlo. Dobbiamo sapere cosa combattiamo e come farlo, altrimenti loro saranno sempre più bravi di noi. E’ la nostra guerra e dobbiamo combatterla fino in fondo, perché Voldemort è tornato, e noi saremo pronti.”
Aveva detto le ultime parole con una convinzione che nemmeno lui sapeva di avere. Non se ne era neanche accorto ma tutti si erano alzati in piedi, in silenzio e lo fissavano con rispetto.
Si misero tutti in fila per firmare il loro ingresso nell’ES. L’Esercito di Silente.
 
 
 
§
 
 
Ora gli mancava solo un posto dove esercitarsi. E lo trovarono due giorni dopo. La Stanza delle Necessità.
Organizzarono dei modi per arrivarci senza essere scoperti.
Dopo cena, invece di tornare in Sala Comune, facevano un giro largo e a gruppetti di, tre quattro persone, per non dare troppo nell’occhio e la raggiungevano. Oppure quando arrivava l’ora di andare a dormire, uscivano separati e la raggiungevano nel cuore della notte.
Durante la prima lezione Harry spiegò le basi del duello tra maghi, e poi fece una dimostrazione pratica di un disarmamento e come lo si poteva bloccare.
Si posizionò davanti ad Hermione e gridò: “Expelliarmus!” La bacchetta di Hermione volò via.
Poi la raccolse e la ripuntò contro Harry. Quest’ultimo ripeté l’incanto, ma questa volta Hermione gridò: “Protego!” E uno scudo trasparente si intromise tra lei e Harry, bloccando l’incantesimo.
“Avete visto? Provate voi.” Disse il ragazzo allegro.
Hermione era concentrata, però continuava a pensare a Draco, a come lo avevano cacciato via. In quei giorni aveva provato a parlargli, ma era sempre stato sfuggente ed evasivo.
Con Fred le cose non erano cambiate. Ogni volta che lei gli passava accanto lui le faceva una battutina, o la implorava di aiutarlo con un incantesimo.
“Sei al settimo anno, dovresti conoscere questo incanto.”
“Infatti, volevo solo darti fastidio. Sono più bravo di te.”
“Nei tuoi sogni caro mio.”
“Senti…” mormorò il rosso girandosi la bacchetta tra le dita, mentre intorno a loro volavano incantesimi di disarmo, più o meno riusciti.
“…Per caso hai una cotta per Malfoy ora?”
Hermione arrossì leggermente, ma scosse la testa, “che cosa?”
“Vi vedo molto insieme di recente… come sugli spalti all’allenamento…”
“Sei geloso Weasley?”
“Io? Nah…” Rispose sfacciato, “sarò quindici centimetri più alto di lui.”
Hermione alzò un sopracciglio. “Perché ti interessa tanto?”
“Io non penso che lui ci tradirebbe…” mormorò serio, Hermione sospirò. Erano in pochi a pensarlo.
La Umbridge iniziò ad avere dei sospetti su delle attività extra-scolastiche illecite. Caramell le aveva instillato il dubbio e lei creò pure una squadra di Inquisizione, alla quale Malfoy, con grande sorpresa di Hermione, ma non di tutti gli altri si iscrisse. La ragazza evitò il suo sguardo per parecchi giorni, chiedendosi cosa stesse tramando.
Ogni lezione temevano che fosse l’ultima, anche perché Draco sapeva cosa stavano facendo, avevano paura che spifferasse tutto ora che era anche nella squadra della Umbridge.
Ma non accadde nulla. Segno che Draco non aveva parlato, ma per Hermione fu sempre troppo difficile avvicinarsi. Era sempre circondato dal suo gruppo di amici, e non poteva parlare normalmente con lui, o qualcuno avrebbe potuto dirlo a suo padre, e sarebbero stati guai.
Non poteva permetterlo.
 
Per un paio di settimane andò avanti così. Fred aveva Katie addosso tutto il tempo. E questo faceva andare su tutti i nervi Hermione, anche se non sapeva il perché.
Una sera di domenica, appena finita l’ennesima lezione sugli Incantesimi di Protezione più avanzati, uscirono dalla Stanza delle Necessità.
Sembrava tutto tranquillo, i gemelli erano uno alla porta e l’altro all’angolo per controllare che non ci fosse nessuno e si facevano segno di via libera. A tre a tre gli studenti uscivano e prendevano direzioni diverse.
Improvvisamente George sentì una voce stridula provenire dal corridoio accanto.
“Gazza mi ha avvisato di aver notato del movimento in questa ala del castello in queste sere, controllerò di persona immediatamente…” Era la Umbridge. E stava venendo verso di loro.
Si voltò di scatto e fece segno agli altri di bloccarsi. Erano rimasti solo lui, Fred, Hermione, Harry e Ron a chiudere la fila per tutti.
Erano a metà della porta, non avrebbero potuto tornare dentro in tempo affinché la porta scomparisse, me neanche raggiugere il corridoio opposto. Era troppo vicina. George si paralizzò dalla paura.
Stavano per essere scoperti.
I tacchi fastidiosi della Umbridge si avvicinavano sempre di più.
In quell’istante sbucò Draco per caso, diretto in Sala Comune dopo cena. E vide la scena. Loro stavano uscendo da una porta enorme, uno dei gemelli era all’angolo dopo, nascosto. La voce della Umbridge che diventata sempre più forte.
Erano in trappola…







NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti, eccomi con il nuovo capitolo. In questi ultimi due "episodi" mi sono concentrata più su Draco per inserirlo al meglio nella storia, ma non vi preoccupate, Fred tornerà più protagonista nei prossimi, e ci stiamo avvicinando sempre di più all'intervento per salvare questa dannata situazione tra i due, che tanto aspettiamo. A presto, spero di non avervi ucciso con questo finale...

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Capitolo 17
*** NON MI LASCIARE COSI' ***


CAPITOLO DICIASSETTE
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 

 
 
 
 
Draco non perse un secondo, scattò in avanti superandoli, e spinse indietro George. Prese un profondo respiro, si guardò alle spalle, vedendo che lo fissavano straniti, e sorrise debolmente.
Poi spuntò fuori correndo facendo finta di avere il fiatone, dall’angolo ritrovandosi faccia a faccia con la Umbridge che squittì sorpresa.
Ancora un secondo, e avrebbe svoltato, scoprendoli tutti.
“Signor Malfoy! Cosa ci fai qui dopo cena?”
Malfoy si mise una mano sul petto, respirando in modo affannoso. “Meno male che l’ho trovata, deve venire con me.”
Hermione sorrise silenziosa, era davvero un bravo attore. Tutti spalancarono la bocca.
“Di che cosa stai parlando?”
“Stavo andando in Sala Comune… quando ho visto due ragazzi camminare in un corridoio deserto.”
“Sai chi erano?” Chiese lei con curiosità maligna.
“No non li ho visti erano lontani. Ma so verso dove stavano andando. Il primo piano.”
“Gazza mi diceva che i movimenti sospetti erano qui al sesto piano.” Disse socchiudendo gli occhi.
Ma Draco non si scompose, “non saprei, io non ho mai visto nulla di strano qua. Però sono sicuro che Potter e i suoi amichetti stanno tramando qualcosa. E già due persone mi hanno parlato del primo piano.” Era molto convincente, disse quella frase con lo stesso disprezzo che aveva sempre marcato le sue parole verso di loro.
Sembrò convincere la Umbridge.
“Portamici.” Lo superò. Dietro l’angolo la porta della Stanza delle Necessità stava sparendo lentamente, ma gli altri erano ancora nascosti dietro il corridoio. Se fossero passati per di là li avrebbe visti.
Si schiacciarono tutti contro il muro.
“No!” Draco si lanciò verso di lei, afferrandole le braccia e facendola ruotare nella direzione opposta, mettendola di spalle al corridoio dove la porta era quasi del tutto scomparsa.
“No che cosa?” Chiese lei irritata. “Giù le mani.” Disse poi infastidita, togliendoli le mani dalle spalle.
“Mi scusi tanto, intendevo no…n da quella parte. Di qua per il primo piano.” Disse accennando un sorriso tirato e indicando con la testa il corridoio dalla parte opposta. Dietro le spalle della Umbridge, George era paralizzato in mezzo al corridoio, mentre cercava di raggiungere l’antro buio dove si trovavano tutti gli altri.
Lui e Draco si scambiarono uno sguardo fugace. La Umbridge seguì il suo sguardo confusa, stava per voltarsi, ma Draco fu più svelto.
Finse di inciampare e si aggrappò addosso a lei, tenendola voltata dalla sua parte.
“Ma che fa signor Malfoy?” Urlò lei, e George ne approfittò per schizzare via il più silenziosamente possibile, raggiungendo gli altri.
“Scusi sono inciampato.” Disse sistemandosi i vestiti, l’attenzione di lei stava per tornare alle sue spalle, Draco provò l’ultima carta, “lo sa che il color rosa fenicottero le dona?” Disse malizioso.
“In realtà è rosa champagne…” disse lei porgendogli di nuovo ogni attenzione, “ma grazie…” Sorrise e si incamminò dal lato opposto, “andiamo.”
Draco tremava, ma cercò di non darlo a vedere. Sospirò profondamente e si affrettò a seguire la professoressa nel corridoio che li portava il più lontano possibile da lì.
 
I cinque sospirarono di sollievo. Ce l’avevano fatta. Hermione sorrideva soddisfatta. Li aveva coperti, aveva rischiato tutto per loro, senza indugiare un secondo.
In silenzio tornarono alla Torre di Grifondoro.
Solo quando furono dentro, al sicuro, ebbero il coraggio di proferire parola.
“Non ci posso credere che ce l’abbiamo fatta.”
“C’è mancato tanto così,” disse Fred agitato facendo segno con le dita per rafforzare le sue parole.
“Meno male che c’era Malfoy…” mormorò George.
“Non lo so… non mi fido ancora di lui.” Disse Ron scuotendo la testa.
Neanche Harry era convinto, e rimase in silenzio.
Hermione fece un verso d’esasperazione. “Dopo quello che ha appena fatto? Cos’altro deve fare dopo aver rischiato tutto? Salvare la vita ad uno di noi? Beh stasera l’ha già fatto.”
Li spinse via superandoli, “io me ne vado a letto.” Affermò ferita. Quei due non avevano capito niente. Come facevano ad essere così stupidi?
I ragazzi la seguirono poco dopo, prendendo la scala che portava ai loro dormitori, ognuno perso nei propri pensieri.

 
 
§
 
 
 
 
 
“Piantala Harry!”
“Smettila tu. Non voglio farmi comandare da te a bacchetta. E’ giusto così e non starò zitto mentre quella cerca di riempirci la testa di stupidaggini e falsità.”
“Nemmeno io vorrei stare zitta, ma così ti farai solo del male. Vincerà sempre lei.”
“Non le darò mai la soddisfazione di guardarmi abbassare la testa.”
“Gliela dai già così.” Sbottò lei alzandogli di forza la mano ferita. Ormai era già la quinta o sesta scritta che gli imprimeva. Le lettere erano tutte carbonizzate e sovrapposte una all’altra.
Harry strattonò il braccio e si liberò dalla sua presa. “Se tu vuoi rimanere in silenzio fallo, io non lo farò.” Sputò tra i denti, e se ne andò in un altro angolo della Sala Comune.
Era passata una settimana.
Le lezioni della Umbridge erano peggiorate. Era arrabbiata e vendicativa, perché non aveva ancora trovato le prove del complotto di Silente e dei suoi stupidi studenti di cui parlava Caramell.
Quindi se la prendeva con ogni studente che non respirava come voleva lei. Molti dell’Esercito di Silente vennero interrogati, qualcuno punito. Ma nessuno parlò.
Le lezioni procedevano spedite, quasi ogni sera.
E ad ogni lezione finita, dopo aver imparato un nuovo incantesimo, si sentivano più forti e combattenti la mattina dopo alle sue lezioni. Non li avrebbe mai piegati.
Fred si sedette a terra accanto a lei, le gambe piegate aperte, la schiena appoggiata contro la poltrona da cui si era appena alzato Harry.
“Giornataccia eh?” Disse stancamente. Tra la valanga di compiti, e le lezioni di notte, erano tutti stravolti.
Almeno era venerdì, il giorno dopo ci sarebbe stata la partita di Quidditch Grifondoro contro Serpeverde. Avrebbero avuto un po’ di respiro.
“Si direi di si,” sorrise lei mestamente.
“So che odi quando qualcuno non è d’accordo con te, ma devo spalleggiare Harry questa volta.”
“Io… lo so, ma non voglio che si faccia del male più del dovuto. E’ già abbastanza stressato con tutto il resto. Perché soffrire di più?”
Fred rimase in silenzio un po’ poi guardò fuori dalla finestra. “Perché è giusto.” Disse soltanto. Hermione lo guardò e vide un ragazzo coraggioso, che credeva in forti ideali, e lo ammirò.
Avrebbe voluto essere così anche lei. Ci credeva con tutta sé stessa, era coraggiosa, ma quella vena di ribellione non le sarebbe mai appartenuta.
“Lui fa bene a fare quello che fa. Lo faresti anche tu se avessi visto quello che ha visto lui.” Disse il ragazzo.
“Io non sono così però.” Mormorò Hermione sconfitta, guardando anche lei fuori dalla finestra.
“Arriva il momento per tutti di essere ribelli.” Affermò lui alzandosi.
“Non lo sarò mai…” Ribatté lei, era vero.
“Quando si tratterà di esserlo, per difendere qualcosa in cui credi ciecamente…allora anche la più studiosa-rispettosa delle regole-studentessa modello diventerà la ribelle più grande che si sia mai vista.” Disse lui strizzandole l’occhio.
Hermione lo guardò, e sperò che rimanesse lì con lei a chiacchierare ancora, invece Fred si alzò, raggiunse Katie, e iniziò a flirtare con lei. Hermione strinse i denti. Era così difficile ormai vederlo tra le braccia di qualcuno. Ma che diritto aveva lei su di lui?
Eppure le mancavano così tanto i loro battibecchi, gli scherzi, le piccole vendette. Le sue attenzioni. Non avrebbe mai pensato che le sarebbero mancate come l’aria. Dall’accordo che avevano fatto sugli esperimenti dei gemelli, non avevano quasi più avuto il tempo di stare da soli.
Ed Hermione si ritrovò a volerlo. Voler stare con lui di nuovo per tanto, giocherellare, scherzare, prendersi in giro, ma avere anche dei momenti intimi come quelli passati.
Le venne da piangere, e George la vide, era con Angelina. Si staccò da lei e si avvicinò alla ragazza. Lei non sapeva ancora niente di quello che provava in realtà, o almeno lo nascondeva a sé stessa, ma da come guardò George, lui capì, perché invece lui sapeva.
E desiderò molto che il suo gemello fosse intelligente come lui.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
La mattina dopo andarono tutti al campo di Quidditch. C’era tutta la scuola, compresi i professori. Tranne le Umbridge, che riteneva quello sport inutile e rumoroso. Comunque nessuno la voleva, quindi furono tutti ancora più allegri quel sabato.
 
 
La partita fu carica di emozioni, i Serpeverde erano molto competitivi, e quell’anno nella squadra c’era anche Tiger come battitore. Dovevano stare più attenti.
Draco invece non giocò scorrettamente come gli altri anni, e diede del filo da torcere a Harry, che però alla fine prese il boccino, salvando la partita per i Grifondoro che stavano perdendo in punteggio.
Le tribune esultarono di gioia, la McGranitt batteva le mani felice, e spintonò allegra Piton che alzò gli occhi al cielo. Silente era al settimo cielo.
I Grifondoro scesero tutti in campo per abbracciare e congratularsi con i giocatori, che erano ancora quasi tutti in aria e stavano scendendo.
Hermione si precipitò verso Harry, che era già atterrato, insieme a Ron, e lo abbracciarono felici.
“Bravissimo Harry!”
“Ormai ci sorprendi se non lo acchiappi quell’affare.”
Tutti gli altri giocatori erano in volo sopra le loro teste.
Malfoy si avvicinò a loro dall’alto. “Congratulazioni,” disse sorridendo beffardo, “ma Potter lo prende tutte le volte quel dannato Boccino, secondo me c’è qualcosa sotto.” Disse malizioso, non era per niente arrabbiato o scontroso. E Harry se ne accorse, così gli tenne il gioco.
“Forse sono solo più bravo di te.” Rimbeccò sorridendo dal basso.
Draco fece una smorfia e alzò le spalle. “Può essere, però la prossima volta non avremo pietà.” Si avvicinò ad Hermione e volò sopra di lei.
“Pensavo avresti tenuto per me questa volta.”
“Adesso chiedi troppo Malfoy.”
Lui si allontanò con la scopa, ridendo insieme a tutti.
“Vi stracceremo anche la prossima volta.” Lo provocò per scherzo Hermione rivolta a Draco. Tiger poco distante aveva sentito quella frase, ma non aveva colto l’ironia e non aveva visto Draco ridere di gusto.
Pensò che quella Mezzosangue stesse solo offendendo Draco, sbeffeggiandolo per aver perso. Non ci vide più dalla rabbia.
Fred che gli stava passando vicino per scendere di quota insieme a George e raggiungergli, vide con la coda dell’occhio Tiger afferrare di nuovo la sua mazza e gridare ad un compagno di squadra: “Tirami quell’affare!” Rivolto al Bolide che teneva in mano il cacciatore, lui lo fece senza esitare.
Tiger lo colpì con forza e lo direzionò verso il basso, “prendi questo Mezzosangue.” Fred si lanciò in avanti immediatamente, capendo quello che voleva fare.
“Hermione attenta!” Gridò scendendo in picchiata prima del Bolide, cercò di bloccarlo con il suo corpo frapponendosi nella traiettoria, ma la velocità del Bolide era tale che lo superò, colpendolo solo il punto dove la sua mano teneva il manico della scopa, disarcionandolo e facendolo cadere sul terreno.
“Fred!” Gridò George.
Il Bolide deviò di poco la traiettoria e rallentò, ma non fu abbastanza.
George intanto si era lanciato giù dalla scopa al volo ed era atterrato in piedi, correndo verso il suo gemello a terra, si chinò su di lui, “stai bene?” Chiese prendendogli la mano.
Fred alzò la testa appena in tempo per vedere il Bolide colpire Hermione con violenza e farla cadere sull’erba all’indietro.
“Hermione!” Gridò Fred disperato. Il cuore gli si fermò nel petto. Smise di respirare. Tutti si voltarono verso di lei spaventati. Qualcuno gridò di paura. Il Bolide tornò in aria e si sentì l’urlo immenso di Silente: “FINITE!” Il Bolide si distrusse in aria e scomparve in tante scintille.
“Ma sei impazzito?” Gridò con rabbia Malfoy a Tiger gettandosi su di lui, poi si lanciò a terra dalla scopa anche lui terrorizzato.
Fred si alzò come una furia da terra, correndo verso Hermione, sdraiata a terra. Erano arrivati anche tutti i professori e gli altri studenti. Si inginocchiò accanto a lei, mettendole una mano sul petto e l’altra dietro la testa.
Aveva gli occhi chiusi. Era pallida come un lenzuolo.
“Hermione… mi senti?” Chiese in un soffio. Silente arrivò e si inginocchiò dall’altra parte della ragazza. Tutti erano riuniti intorno a lui, preoccupati a morte. Harry la fissava con orrore, incapace di muovere un muscolo. Ron aveva gli occhi lucidi. Qualcuno già piangeva. Malfoy era accanto ad Harry e non riusciva a respirare, serrò i denti con forza.
“Professore lei…” Mormorò Fred, gli occhi lucidi e la voce rotta. Non riuscì a finire la frase.
“Non respira!” Disse Silente appoggiando l’orecchio sotto il naso di Hermione. Il mondo sembrò crollare sotto i piedi di Fred. Gli girò la testa. Il cuore accelerò ancora di più.
“Mettila giù.” Gli ordinò Silente. “Qualcuno chiami Madama Chips. Portatela qui. Non può Smaterializzarsi in queste condizioni.”
Fred obbedì e tolse il braccio da sotto il collo di Hermione, riappoggiandola a terra e fu lì che lo vide. Sangue. Rosso denso e ovunque. I capelli sparsi sull’erba di Hermione erano appiccicati e pieni di sangue, così come la spalla e il braccio.
Fred si guardò le mani: erano completamente rosse.
Iniziò a respirare velocemente, andando in iperventilazione.
Il sangue scorreva fresco sull’erba. Harry iniziò a piangere, Ron emise un verso strozzato e si strinse a lui. Draco ingoiò il salato delle lacrime.
Fred aveva lo sguardo perso, le mani sospese in aria che tremavano. George si abbassò accanto a lui.
“Fred,” disse Silente con decisione, lui lo guardò, “ascoltami” gli prese il volto tra le mani, “Madama Chips sta facendo prima che può, ma dobbiamo iniziare noi. Altrimenti sarà troppo tardi. Quando te lo dico io devi farle la respirazione bocca a bocca, sai come si fa?”
Fred era spaventato a morte… “ma non c’è un incantesimo?” Provò a mormorare.
“Per fermare l’emorragia si, ma deve tornare a respirare. Non c’è un incanto per quello. Devi farlo tu okay?”
Fred annuì debolmente e si chinò su di lei. Il petto immobile lo fece rabbrividire. Se ne stava andando.
Silente congiunse le mani sul petto della ragazza e mormorò, “Epismendo.” Una luce violetta chiara si sprigionò dai suoi palmi e si diffuse sul sangue di Hermione.
“Adesso.”
Fred soffiò nella bocca di Hermione tappandole il naso. Silente premette più volte sul cuore di Hermione con decisione. Fred prese respiro.
“Ancora!” Ci riprovarono, ancora e ancora. Silente si chinò e sentì il respiro. Un attimo di silenzio aleggiò pesante.
Erano tutti in lacrime, impotenti.
“Hermione svegliati,” mormorò Fred tra un respiro e l’altro nella sua bocca, le lacrime che scorrevano si mischiavano al sangue sul suo viso “ti prego non te ne andare, non mi lasciare così. Andiamo reagisci! Reagisci!” Urlò l’ultima parola mentre Silente premette un’ultima forte volta sul suo petto.
Hermione si tirò leggermente su e annaspò alla ricerca d’aria, aprendo per un attimo gli occhi, poi ricadde svenuta con la testa all’indietro, nelle braccia di Fred.
Silente si lasciò cadere seduto, passandosi una mano sulla fronte. In quel momento arrivò Madama Chips con una barella.
Tutti fecero spazio. Ginny piangeva nelle braccia di Dean.
Piton la sollevò da terra e l’appoggiò delicatamente sulla barella. Se ne andarono tutti i professori, circondandola e Fred non riuscì più a vederla.
Era ricoperto di sangue. Il sangue di Hermione.
Il solo pensiero che il suo cuore si fosse fermato lo aveva fatto sentire vuoto, come senza vita. Tornò a respirare si accasciò a terra. Affondò il volto nelle mani sporche di sangue, ma non gli importò.
George lo strinse a sé con forza e lo aiutò a camminare, non lo lasciò andare fino a quando non furono tornati al castello.
Draco si girò infuriato, alla ricerca di Tiger, ma non c’era. Lo avevano già portato via o era scappato. Sperò nella prima.
Non era mai stato tanto arrabbiato in vita sua tranne che con suo padre. Strinse i pungi fino ad infilzarsi le unghie nella carne e si avviò insieme agli altri studenti al castello, ancora tutti troppo sconvolti per parlare.
 
 
§
 
 
 
 
Fred era appoggiato con la schiena al muro di pietra accanto alla porta chiusa dell’Infermeria.
Erano arrivati lui e George qualche tempo prima, insieme a Harry e Ron, che tremavano stretti l’un l’altro. Erano solo loro. Poi era arrivato Dean con Ginny stretta tra le braccia, che non aveva smesso un attimo di piangere.
Poi erano arrivati Lee, Neville, Luna, Cho, le gemelle Patil, Seamus, Cormac, Colin. Praticamenti tutti i Grifondoro, molti Tassorosso e Corvonero. E l’intero Esercito di Silente era lì.
Pian piano l’androne davanti all’infermeria si era riempito di decine e decine di studenti, seduti a terra, o in piedi. Qualcuno camminava nervosamente. Pochi sussurravano tra di loro. La maggior parte non aveva voglia di parlare.
Tutti temono per la sorte di Hermione.
Harry e Ron, erano vicini, con le mani nei capelli, e ogni tanto si lanciavano un’occhiata carica di significato.
Fred era quello messo peggio. Era ancora sporco di sangue sulle mani, sul viso e sul collo, i capelli disordinati, pallido, lo sguardo perso nel vuoto. George gli aveva fasciato la mano in un lembo di camicia strappata; e teneva il gemello stretto a sé.
“E’ colpa mia…” sussurrò Fred improvvisamente, rompendo il silenzio.
George si voltò verso di lui. “Cosa?”
“Non sono riuscito a bloccare il Bolide…” mormorò fissando la porta dell’Infermeria, “se fossi riuscito a mettermi in mezzo, ora sarebbe salva…”
“Non è così.”
La voce ferma di Draco fece girare tutti i presenti. Il ragazzo non si sentì fuori posto, era dove doveva essere. Chissenefrega di cosa pensassero tutti. Si mise seduto dall’altro lato di Fred, appoggiando anche lui la schiena al muro.
I gemelli lo guardarono.
“Non morirà.” Mormorò semplicemente con voce flebile, ma sicuro. Lo guardò negli occhi e Fred ricambiò. Erano spalla a spalla.
Fred sorrise debolmente, felice da quelle parole così pure. Alzò lentamente un braccio piegato, la mano aperta.
Draco la guardò per un momento, poi incatenò di nuovo i suoi occhi argentei in quelli castani del ragazzo, e afferrò la mano, stringendola forte.
Non dissero nulla. Non serviva. Fred ricambiò la stretta, poi la sciolsero, facendo ricadere le braccia in grembo.
Il tutto sotto lo sguardo dell’intera stanza. Harry fissò Malfoy, dimenticandosi del vecchio Draco per una volta, e accennò un sorriso, colpito da quel gesto di solidarietà.
Era lì con loro. Draco lo guardò e ricambiò. Poi calò di nuovo il silenzio, rotto solo da qualche singhiozzo o qualche colpo di tosse.
Improvvisamente la porta si spalancò, uscì Silente accompagnato da Piton e la McGranitt, che richiuse immediatamente la porta dietro di loro.
In una frazione di secondo, una cinquantina di studenti, di ogni anno e Casa, si alzarono in piedi contemporaneamente, sotto lo sguardo allibito dei tre.
Fred si avvicinò a Silente con sguardo carico di chi voleva sapere, il preside gli mise una mano sulla spalla.
“E’ viva.” Annunciò a tutta la stanza, con gli occhi lucidi per le lacrime. Guardò ogni studente, e la solidarietà che provavano per la loro compagna. Piton guardò Draco in piedi dietro Fred con intensità, e lui sostenne lo sguardo, Piton accennò un mezzo sorriso.
Fred si piegò in avanti liberandosi in un profondo sospiro, appoggiando le braccia sulle ginocchia.
Poi si rialzò, e guardò la stanza, accorgendosi per la prima volta quanta gente ci fosse.
“Come sta?” Chiese Harry avvicinandosi.
Silente sorrise afflitto, “non ha ancora preso conoscenza.”
Fred deglutì il salato delle lacrime, passandosi una mano sul volto. “Possiamo entrare?”
“Deve riposare…” disse la McGranitt con la voce rotta.
“Beh, sicuramente non tutti…” commentò Silente lanciando un’occhiata alla marea di studenti. “Forse è meglio aspettare.”
“La prego professore, la devo vedere.” Mormorò Fred con le lacrime agli occhi.
Harry e Ron si avvicinarono al preside, guardandolo in modo suppliche ma deciso.
Silente sospirò, ammirando il loro coraggio e amore per la ragazza. “E va bene, ma per poco, e non più di sei persone.”
Fred e George si incamminarono dentro, seguiti da Harry, Ron e Ginny. Tutti gli altri si allontanarono per il corridoio, compreso Draco. Sperò che gli avrebbero fatto sapere qualcosa il prima possibile.
“Dove credi di andare?” La voce di Harry lo bloccò stranito. Si voltò.
Harry gli indicò l’Infermeria, facendogli segno di superarlo. Draco si avvicinò al Prescelto, sotto gli occhi allibiti dei professori. Tranne Silente che li osservava orgoglioso.
Draco sorrise ed entrò, seguito subito da Harry, i professori rientrarono e chiusero la porta, osservando i ragazzi avvicinarsi al letto di Hermione.
La ragazza era stesa sotto le coperte candide come la sua pelle. Aveva un braccio fasciato insieme alla spalla e a metà del petto. Qualche macchia di sangue era ancora visibile da sotto la garza. Gli occhi erano chiusi, il viso pallido e rilassato, sembrava che dormisse.
I capelli erano stati ripuliti ed erano sparsi sul cuscino.
Fred si sedette sulla sedia accanto al comodino, la osservò a lungo. Le clavicole scoperte erano molto pronunciate, l’altro braccio sano era appoggiato fuori dal lenzuolo.
Era così bella anche in quel momento. Perfetta. Gli altri si radunarono intorno al letto, guardandola con ansia, mista a dolcezza.
Madama Chips arrivò dal suo studio.
“Cosa ci fate qui?” Chiese aspra.
“Hanno il mio permesso Madama Chips.” Rispose Silente per loro.
“Uff e va bene, ma solo cinque minuti.”
“Che cos’ha?” Chiese Ron.
“Ha una ferita molto profonda che va dallo sterno al braccio, che è fratturato.” rispose lei sfiorandole la fasciatura che arrivava fino al seno, lì il sangue non si era ancora fermato. “Per fortuna ha preso la spalla e no ha leso alcun organo vitale.”
Tutti sorrisero debolmente, ma Madama Chips la guardava con preoccupazione.
“C’è qualcosa che non va?” Chiese George allarmato.
Madama Chips sospirò, “il problema non è tanto la ferita alla spalla, ma quando è caduta ha battuto la testa. Per lo shock del colpo vicino al petto ha avuto un arresto cardiaco. Non è in pericolo di morte, ma il colpo alla testa…” Si interruppe con la voce rotta.
“Cosa?” Chiese Fred allarmato.
“Non c’è magia che possa svegliarla da un trauma del genere. Noi non possiamo fare nulla che aspettare. Si deve svegliare da sola. A quel punto potrà riprendersi completamente.”
Fred annaspò alla ricerca d’aria. Aspettare? Quanto? E se non si fosse svegliata? Avvertì un capogiro e si aggrappò con una mano al comodino accanto al letto, ma una fitta di dolore alla mano fasciata in malo modo, gli fece scappare un gemito di dolore. Se la strinse.
“Che ti è successo?” Chiese Madama Chips guardandolo allarmata.
“Mi ha colpito il Bolide quando ho cercato di bloccarlo.” Disse lui.
“E me lo dici adesso?” Madama Chips si lanciò su di lui e gli tolse la camicia arrotolata.
Gli osservò la mano, facendogli uscire un altro verso strozzato. “Non è rotta, però dovrà tenere questa fasciatura per un paio di giorni.” Affermò lei sicura, compiendo un piccolo incantesimo di guarigione e cambiandogli la fasciatura con una garza pulita. Poi lo fissò intensamente. “Quindi sei stato tu a deviare il Bolide.”
“Deviare?” Mormorò confuso.
“Se tu non avessi cercato di frapporti tra lei e il Bolide, le avrebbe centrato lo sterno, e sarebbe morta sul colpo. Invece è stato deviato leggermente e ha colpito la spalla e parte del braccio… Le hai salvato la vita giovanotto.”
A Fred tremarono le labbra, ma cercò di inarcarle in un sorriso, e guardò i suoi amici. Tutti ricambiarono, ringraziandolo con lo sguardo.
Poi si voltarono tutti nuovamente verso Hermione, volendo che si svegliasse e li rimproverasse con il suo solito tono per qualsiasi cosa. Del fatto che fossero in Infermeria in così tanti. Oppure scandalizzarsi perché non indossava nulla sotto le lenzuola. Rivolevano la loro Hermione indietro.
Draco non riusciva a darsi pace che qualcuno le avesse fatto del male, rischiando di ucciderla.
“Tiger sarà espulso?” Chiese rabbioso.
“Si,” disse Silente, “anche se la signorina Granger non è morta, è stato un voluto attentato alla sua vita. Credo che sia la cosa migliore.”
Draco annuì, felice di non dover passare un altro minuto sotto il suo stesso tetto, e così vicino.
“Ora dovete andare…” disse a malincuore Madama Chips dopo un po’, “potrete tornare domani.” Li indicò l’uscita. Piton aprì la porta. Tutti sospirarono.
Fred prese delicatamente la mano di Hermione e si avvicinò al suo viso, “tranquilla Hermione, torneremo domani a trovarti, tu però svegliati ti prego. Non posso vivere senza i nostri battibecchi.”
E in quell’istante si rese conto di quanto l’avesse trascurata per Katie nelle ultime settimane, da quanto non bisticciassero più tra di loro, e da quanto non si scambiavano quegli sguardi che tanto amava. Si sentì uno stupido per averli dati per scontati.
Voleva che tornasse a guardarlo con quell’aria saccente e superiore. Avrebbe dato qualunque cosa.
Le posò un dolce bacio sulla fronte, e si alzò lentamente. Gli altri erano già quasi alla porta, a testa bassa.
Ma si bloccarono tutti quando sentirono un flebile gemito. Si voltarono di scatto, Silente si avvicinò a grandi passi. Fred si risedette incredulo, lo sguardo sul viso di Hermione.
Madama Chips le tastò la fronte, poi il polso, chiuse gli occhi, ma Hermione era di nuovo immobile.
“Parla di nuovo.” Ordinò a Fred.
“Cosa?”
“Di qualcosa su” lo incitò.
Fred deglutì e si riavvicinò ad Hermione. “Ehi Granger, sono io, Fred. Il tuo caro Fred che non sopporti e che ti fa tanto arrabbiare. Sono qui. Mi senti?”
Hermione mosse gli occhi sotto le palpebre, tutti fissavano la scena con il fiato sospeso.
Hermione alzò debolmente una mano e l’appoggiò su quella del ragazzo, che era posizionata sul copriletto bianco accanto al corpo di lei.
Fred sussultò, guardò la sua mano, poi tornò al volto scavato della ragazza, che aveva aperto piano gli occhi, sbatté le palpebre un paio di volte.
“Fred…” sussurrò piano in un soffio, le costava un grande sforzo.
“Hermione, sei sveglia!” Gridò il ragazzo, prendendole la mano con le sue e stringendola al petto.
Le accarezzò i capelli, mentre tutti tornavano di corsa al letto.
“Hermione!” Gridarono tutti. Ginny si asciugò le lacrime ridendo. Lei alzò appena la testa dal cuscino per vedere i suoi amici raccolti intorno a lei, ma aveva la vista sfocata. Sorrise, ma una fitta di dolore le attraversò il petto e la spalla e si riappoggiò al cuscino.
Madama Chips le controllò le funzioni vitali. “E’ fuori pericolo.” Annunciò con fierezza. Tutti sorrisero e si abbracciarono sollevati. Draco si mise le mani in tasca, e sospirò profondamente. George gli mise una mano sulla spalla.
Madama Chips le diede qualcosa da bere per il dolore. “Tieni dolcezza, bevi questo.”
Harry aveva gli occhi lucidi, e guardava la sua migliore amica, stesa in quel letto come quando era stata pietrificata. Aveva sperato di non dover più provare quella terribile paura di perderla per sempre.
“Non mi lasciare…” mormorò Hermione tornando con lo sguardo a Fred.
Fred alzò lo sguardo su Silente che annuì impercettibilmente, sorrise radioso. Si voltò verso Hermione. “Non vado da nessuna parte.”
Hermione sorrise debolmente, poi chiuse gli occhi e crollò addormentata, probabilmente per la medicina che le aveva appena fatto bere Madama Chips.
“Va bene, il signor Weasley può rimanere, ma tutti voi fuori!” Ordinò quest’ultima gesticolando come una matta.
I cinque obbedirono e raggiunsero la porta con il morale decisamente migliorato.
Piton mise una mano sulla spalla a Draco quando gli passò davanti. La McGranitt abbracciò i suoi studenti con maternità, felice che Hermione fosse salva.
Tutti tornarono nelle loro Sale Comuni, per dare la buona notizia ai compagni di Casa. Malfoy si separò di malavoglia. Si era abituato a stare in loro compagnia in quel breve tempo e si sentì molto solo nella Sala Comune dei Serpeverde.
 
 

Fred rimase accanto ad Hermione tutta la sera, la mano stretta nella sua, a guardarla dormire.
Si era categoricamente rifiutato di andare a cena, nonostante le minacce di Madama Chips. George si appostò davanti alla porta e la corruppe con uno sguardo dolce e lei accettò a farlo entrare per portare la cena al gemello.
Gli mise una mano sulla spalla. Lui gliela strinse con la mano sana.
“Tutto bene Freddie?” Domandò sereno, in piedi dietro di lui.
“Si, ora si…” mormorò lui sistemandosi i capelli dal viso. Lo sguardo fisso sul viso ovale di Hermione.
“E’ così bella George…” Mormorò poi, facendo sorridere il gemello.
“Adesso te ne accorgi?”
“No… me ne sono accorto tanto tempo fa.” E ripensò al momento che avevano condiviso in Biblioteca due anni prima. Era passato già così tanto tempo?
Erano cresciuti così tanto da quella volta. Quante cosa avevano fatto. George sorrise esultante.
“Si merita qualcuno che le dia tutta la felicità del mondo.” Mormorò sorridendo tristemente.
“Tipo?” Lo incalzò George, sicuro che rispondesse qualcosa come: “tipo me.”
“Non lo so, ma troverà sicuramente qualcuno che l’amerà.” Rispose invece Fred, mentendo per l’ennesima volta a sé stesso e a George, il quale sospirò abbattuto.
“Che c’è?” Chiese Fred.
“Niente Fred, niente…” sbottò lui avvilito, gli diede un paio di sonore pacche sulla schiena, sfogandosi silenziosamente, e si avviò verso la porta.
“Dove vai?”
“A letto, non credo che tu mi seguirai.” Rispose convinto.
Fred sorrise, “no, è vero…”
“Appunto. Buona fortuna a dirlo a Madama Chips.”
 
 
 
 




 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao a tutti cari lettori. Questo capitolo è un po’ diverso dagli altri, come “mood,” ho inserito una vena tragica perché lo volevo molto ed era inevitabile prima o poi, ma tranquilli, Fred ed Hermione torneranno quelli di prima.
Premetto che mi sono informata un pochino, ma mi sono presa anche molte libertà per la scena della rianimazione e non penso sia del tutto corretta, ma mi piaceva come veniva fuori in scrittura e l’ho tenuta così. Perdonate qualsiasi errore medico io abbia fatto, non me ne intendo.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, ci vediamo al prossimo. 

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Capitolo 18
*** UN NUOVO ALLEATO ***


CAPITOLO DICIOTTO
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò con il sole che le bruciava la faccia. Era nel letto dell’Infermeria. Le faceva male tutto il corpo, la testa era pesante, e avvertiva continue fitte al petto e al braccio.
Si scostò un po’ e girò lo sguardo a fatica. Vide Fred, seduto su una sedia accanto al comodino, le gambe stese sul bordo del suo letto, le braccia incrociate al petto e la testa china.
Sorrise, e si allungò un po’ per toccargli la gamba.
“Fred?” Mormorò affaticata. Anche il minimo movimento le costava uno sforzo immenso.
Fred si svegliò immediatamente al tocco, guardandosi intorno confuso. Si passò una mano nei capelli e la guardò sorridendo.
“Ehi.”
“Ehi.”
“Come ti senti?”
“Sono stata meglio.” Disse facendo una smorfia di dolore.  “Sei stato qui tutta la notte?”
Fred sbadigliò, “oh si, ho corrotto Madama Chips con il mio sguardo tenero da cucciolo ferito al quale nessuno resiste. Neanche lei ce l’ha fatta.”
“Grazie…” mormorò lei, incapace di dire altro. Gli strinse le dita. Lui ricambiò e le spostò un ciuffo dalla fronte.
“Te l’ho detto che non ti libererai facilmente di me…” si giustificò lui, facendo accrescere la carica elettrica e romantica che si era creata in quel momento.

 
Fred non se ne andò per tutto il giorno. Era domenica e non aveva lezione, ma addirittura trascurò i pasti e i compiti. Sui compiti non c’era nulla di strano, ma il fatto che avesse saltato la colazione e il pranzo per starle accanto, le dava sensazioni meravigliose.
Il ragazzo le raccontò di tutto quello che era successo, per filo e per segno. Mentre parlava ricordava del momento in cui aveva appoggiato le sue labbra su quelle di lei, ma nello spavento del momento e per la situazione drammatica, non si era fermato a pensare a quel gesto.
Le aveva salvato la vita, ma aveva realizzato solo ora come quel contatto gli aveva provocato un estati totale, cancellata al momento dallo sforzo di riuscire nell’impresa e nel terrore di perderla.
Hermione non ricordava nulla, tranne di quando aveva sentito la sua voce, come un eco lontano nel buio, e si era svegliata.
“Mi hai salvato la vita…” mormorò la ragazza alla fine del racconto, con gli occhi lucidi.
“Ma no, io…”
“Due volte,” insistette lei. Fred la guardò, voleva dirle che non ci aveva pensato due secondi a mettersi tra lei e il bolide, voleva dirle di quanto avesse creduto di morire quando aveva sentito che il suo cuore aveva smesso di battere.
 “Mi devi due favori adesso.” Sdrammatizzò invece, alzando il mignolo e l’anulare.
Hermione sorrise debolmente, si era aspettata una risposta diversa anche questa volta, come nello sgabuzzino la sera del Ballo; ma quale risposta?
Fred passò il tempo con lei fino a sera, sotto lo sguardo penetrante e contrariato di Madama Chips, che passava ogni cinque, sei ore a cambiare le bende imbevute di sangue, e per il solito incantesimo di guarigione.
Fred si girava diligentemente, ovviamente con qualche battutina per sollevare il morale alla ragazza, sapendo che non indossava nulla sotto le lenzuola a causa della fasciatura.
“Se mi giro adesso sarei il ragazzo più felice del mondo.” Disse rivolto alla finestra, le braccia incrociate; dopo l’ennesimo cambio di fasciatura.
“Saresti anche il ragazzo più morto del mondo,” ribatté lei ridacchiando. Ormai, grazie alle guarigioni e attenzioni di Madama Chips, non si affaticava più così tanto a chiacchierare.
Nel pomeriggio passarono Harry e Ron, Fred si scostò un po’ per farli parlare in pace.
Si erano fatti mandare da casa di Hermione il regalo di Fred e George, l’album con le foto, e le stavano guardando assieme ridendo.
“Guarda come eravamo piccoli” commentò Ron indicando la prima foto sull’Espresso per Hogwarts.
“Si tre nanetti.” Disse Harry ridendo. E sorrise commosso alla foto dell’arrivo di Hagrid in Sala Grande dopo la scarcerazione.
Andarono avanti con le foto, che erano aumentate. Hermione spostò velocemente la pagina del Ballo del Ceppo, c’era anche il momento nello sgabuzzino, e non voleva che i due sapessero di quel momento.
“Cosa nascondi?” Chiese curioso Ron.
“Robe da donne.” Mentì lei. Fred sorrise sotto i baffi.
C’era anche il momento con Draco quando era andato a trovarla, nel pub. Dove ridevano e sparlavano degli altri studenti.
Harry la osservò a lungo. “Forse… potrei imparare a conviverci…” azzardò timido. Hermione alzò lo sguardo su di lui, sorridendo.
“Era qui anche lui quando ti hanno portata.” Ammise Ron. Fred rizzò le orecchie.
“Forse ci siamo comportati un po’ da idioti, però devi capirci… dopo tutto quello che ha fatto anche a te…”
“Tranquilli. Vi capisco.”
Si sorrisero.
In quel momento arrivò Madama Chips che li fece sgombrare senza troppe carinerie. Fred però rimase.
“A te non c’è verso di farti andare via vero?”
“Nossignora.” Affermò con fierezza sedendosi in modo elegante sulla sedia accanto a letto, e incrociando le gambe.
“Bene…” sbottò lei sconfitta, tornando nel suo ufficio.
Fred ed Hermione rimasero lì a chiacchierare per ore, senza preoccuparsi di nulla.
Risero, scherzarono. Era tutto come prima. Hermione si sentiva immensamente felice. Era così bello averlo lì, accanto a lei tutto il tempo. Desiderò che quel momento non passasse mai. Anche se era doloroso, anche se era stanca, e debole, ma c’era lui. E questo bastava.
Dopo cena bussarono George e Lee, con un piatto pieno di dolci. Madama Chips dalla fessura della porta gli ricordò che le visite non erano ammesse dopo cena, ma loro la corruppero con un bignè alla crema, e li fece entrare alzando gli occhi al cielo.
Si avventarono sul letto di Hermione era ancora pallida e aveva le occhiaie. E così pure Fred, aveva dormito si e no due ore quella notte, per paura che succedesse qualcosa ad Hermione mentre riposava.
“Allora come si sente la nostra Granger stasera?” Chiese George appoggiando il piatto di dolci sgraffignato a cena sul comodino.
“Penso che dopo questa esperienza non potrò più neanche guardare un gemello Weasley. E’ da due giorni che è qui costantemente.” Scherzò lei lanciando un’occhiata a Fred.
“Si ma uno su due eri incosciente.” Le ricordò Fred, e lei si morse un labbro.
“E’ perché è il gemello sbagliato. Se vuoi facciamo cambio.” Rimbeccò George ridendo, e Fred gli tirò una pacca amichevole, ma scosse la testa.
“Sai Hermione, sei una bomba sexy anche così.” Commentò Lee esibendosi in una delle sue battutine fuori luogo.
Fred lo fulminò con uno sguardo per un momento, poi si ricompose.
Hermione sorrise imbarazzata. Era seduta contro la spalliera del letto, e le lenzuola bianche che arrivavano poco sopra al suo seno facevano intendere che sotto non portasse niente.
“Oh tranquillo, ho dato un’occhiata mentre le cambiavano la fasciatura. Non ti sei perso niente di che.” Disse Fred ridendo, e beccandosi un’occhiataccia da Hermione, che si teneva con la mano sana la coperta sul petto.
“Come ti permetti?” Sbottò indignata, ma sorridente, tirandogli una debole pacca sul petto.
“Ahia!” Esclamò lui ridendo.
“Dimmi che non l’hai fatto…” disse lei.
Fred si esibì in un sorriso rassicurante, poi esclamò ad alta voce: “Certo che si!” Beccandosi un’altra pacca da Hermione.
“Non sei degno Weasley di guardarmi…” Disse lei indispettita, ma come sempre divertita in fondo da quel ragazzo.
“Ah io non sarei degno?”
“Io lo sono?” Chiese Lee speranzoso, sedendosi sulle sbarre ai piedi del letto.
“Certo che no Lee!” Sbottò Fred nello stesso istante in cui Hermione disse:
“Sicuramente più di Fred.”
Si guardarono in cagnesco e poi scoppiarono a ridere, Hermione si piegò troppo e sentì un’altra fitta al petto e alla spalla.
“Ouch…” mormorò rimettendosi supina, e tenendosi il petto con una mano.
 Fred scattò in piedi e si chinò su di lei.
“Tutto bene?”
“Si le solite fitte.”
“Non ti fa bene stare con me,” mormorò lui, “sono troppo divertente.” E le alzò il lenzuolo più in alto, sfiorandole con le dita la pelle del petto, appena sotto le clavicole.
Entrambi ebbero un sussulto e furono scossi da brividi di piacere per quel tocco inaspettato.
Hermione lo guardò negli occhi e lui si morse il labbro, sospirando profondamente. Si chinò ancora di più su di lei, facendo cadere i suoi ciuffi ribelli sulla faccia. Hermione si sporse appena verso di lui. Fred si avvicinò ancora di più, desiderando quello che stava per accadere.
L’aria era carica di tensione ed elettricità.
“Ma che sta…” stava per dire Lee, ma George si gettò su di lui in tempo, tappandogli la bocca, fissando la scena con trepidazione.
Fred ed Hermione avevano lo sguardo incollato uno all’altro, di nuovo, come sul tetto, o a Ballo, esistevano solo loro. Tutto il resto era sfuocato, lontano. Fred dischiuse leggermente le labbra, ad un soffio da quelle di Hermione.
“COSA CI FATE VOI ANCORA QUI?” Urlò Madama Chips rivolta a George e Lee, che si spaventarono, così come Hermione e Fred, che si rialzò velocemente dritto, deglutendo.
“Oh ma che palle!” Urlò George sconsolato, facendo ricadere le braccia con stizza, e liberando Lee. Fred ed Hermione lo guardarono senza capire.
“Cosa?” Chiese Fred.
George sbarrò gli occhi e iniziò a balbettare, indicando con entrambe le mani, prima lui, poi lei, poi di nuovo lui: “tu…voi…stavate…insomma…mancava tanto così…ahhh. Lasciate perdere!” Sbottò infine esasperato, andandosene velocemente, seguito da Lee.
Fred ed Hermione si guardarono confusi, cercando di reprimere quei sentimenti così forti, a cui non davano ascolto. Fred si risiedette, e appoggiò la testa sul bordo dello schienale della sedia.
“Dormi qui anche stanotte?”
“Ci puoi giurare.”
Hermione sorrise e si sdraiò sul materasso cercando una posizione comoda. Poi rabbrividì di freddo, Madama Chips si era già ritirata nel suo studio, la luce era spenta.
“Tutto bene?”
“Si ho solo freddo…”
“Vedo se ci sono altre coperte.” Cercò in giro, ma non trovò nulla. Così torno al letto e si sdraiò accanto alla ragazza, che si ritrasse spaventata.
“Che fai?”
“Ti scaldo io.”
“Ma…non ho niente sotto.” Sussurrò imbarazzata.
Fred alzò gli occhi al cielo e si girò verso di lei, “tranquilla rimango sopra le coperte, non ti guardo.”
Mise un braccio sul cuscino e con l’altra mano picchiettò lo spazio vuoto di materasso tra di loro.
“Dai avvicinati… non mordo mica…forse.” Disse malizioso, esibendosi in un verso come un piccolo ruggito e mordendo l’aria con i denti. Hermione sospirò, ma era felice che si preoccupasse così per lei. E poi erano amici, potevano dormire assieme senza problemi.
Si avvicinò a lui e appoggiò la testa sul suo braccio steso verso di lei, i loro corpi si sfioravano.
Si guardarono negli occhi. Fred sospirò, era meravigliosa.
Le sfiorò una guancia. “Ora riposati.” Mormorò ad un soffio dal suo viso. Hermione non riusciva a chiudere gli occhi, voleva guardarlo, così si girò e si raggomitolò con la schiena contro di lui.
A Fred gli si mozzò il respiro, sentiva l’eccitazione che saliva, ma abbracciò la ragazza stringendola a sé e scaldandola con il suo corpo. Per fortuna tra di loro c’era il lenzuolo, altrimenti lei lo avrebbe sentito premere contro di lei. Pregò Merlino che non ci facesse caso.
Hermione era così stanca che tra quelle braccia forti, sicure e calde crollò addormentata in mezzo secondo. Fred ispirò il profumo dei suoi capelli, e chiuse gli occhi stravolto anche lui.
 
La mattina dopo Fred fu costretto ad alzarsi presto per tornare al Dormitorio e cambiarsi per le lezioni. Non aveva alcuna voglia di andarci, ma doveva. Lasciò Hermione ancora profondamente addormentata e uscì dall’Infermeria.
La ragazza si svegliò molto tardi, e ben riposata. Madama Chips venne a controllarla e le tolse le bende, osservando i lividi e le ferite.
“La ferita al petto si è rimarginata bene, quella e il braccio dovrai tenerli fasciati per qualche giorno ancora.”
Le diede la solita medicina, fece l’incantesimo e se ne andò. Hermione lesse tutta la mattinata e buona parte del pomeriggio uno dei libri di testo che le aveva portato Harry per passare il tempo.
Il giorno dopo sarebbe potuta uscire, non vedeva l’ora. Oramai si era quasi completamente ripresa.
 
Nel tardo pomeriggio Draco spuntò dalla porta bussando.
“Posso entrare?”
Madama Chips annuì. Lui raggiunse la ragazza, assorta nella lettura.
“Come va?” Chiese dolce.
Hermione alzò lo sguardo su di lui, “ciao Draco! Molto meglio grazie.”
Il ragazzo si sedette sulla sponda del letto. “Mi dispiace per quello che è successo. Mi sento responsabile, insomma… sono andato in giro con quell’idiota per anni.”
“Non c’entri nulla tu, tranquillo” lo fermò Hermione con un sorriso, “aspettavo la tua visita.” Disse poi allegra.
“In realtà sono passato stamattina molto presto prima delle lezioni, per vedere se eri sveglia, ma…” Si bloccò con un sorriso malizioso.
“Ma?” Chiese Hermione.
“Ma il tuo letto era occupato da più persone del dovuto.” Concluse lui beffardo, alzando entrambe le sopracciglia.
“Weasley ci sa fare…” commentò con un occhiolino.
Hermione ridacchiò nervosa. “Fred? E’ stato qui due notti… io avevo freddo e lui…”
“Ma certo, lui ti ha “scaldata.” Disse lui ironico, facendo il segno delle virgolette sulla parola scaldata.
“Perché questo segno?” Chiese lei imitandolo.
“Anche io ho usato quel trucco milioni di volte…” disse malizioso.
“Pft, trucco?”
“Oh Granger non ti facevo così ingenua.” Si alzò, imitando un ragazzo e una ragazza: “ho tanto freddo Draco, perché non ti sdrai accanto a me?... Tranquilla dolcezza ci sono io… magari potrei venire sotto le coperte così ti scalderei meglio… e poi magari…” concluse malizioso.
“Cosa? No! Non è successo nulla…” Disse lei scandalizzata.
“Ma funziona?” Aggiunse poi.
Draco fece spallucce con le mani alzate. “Con me si…” Disse provocante, poi si mise a ridere. Hermione ridacchiò grattandosi la fronte.
“Beh, qualunque cosa voglia dire quello… tra me e Fred non è così.”
Draco aggrottò le sopracciglia.
“Ah no?”
“Siamo amici. Nulla di più.”
“Oh certo, amici che dormono assieme.”
“Cosa vuol dire? Io ho dormito con Harry…”
“Oh certo Potter, una vera macchina del sesso…” commentò lui divertito.
Hermione sbuffò, “è la stessa cosa che con lui.”
“Non dormiresti con chiunque. Non dormiresti con me.” Disse stendendosi sul letto vicino a lei.
“Vero?” Domandò con le mani appoggiate al viso.
Hermione sorrise ironica, “tu, dormire con una Mezzosangue come me?”
Draco deglutì, il volto vicino a quello di lei. Il cuore gli balzò nel petto, e si sentì girare la testa, a contatto con il corpo di lei.
Si sforzò di sorridere ironico. Si rialzò in piedi con una smorfia. “Hai ragione, cosa avevo per la mente? Preferirei la Donnola quasi…”
“Ron.” Lo corresse lei alzando un sopracciglio.
“Se, se quello che è. Ehi ti ho portato questo. La Weasley mi ha detto che ti serviva.”
Le porse un libro dalla copertina rigida. Lei lo prese, era il libro babbano che stava leggendo.
“Grazie.”
“Bene, posso fare qualcos’altro per lei madame?” Disse inchinandosi a lei con un sorriso beffardo.
Hermione ci pensò un attimo, poi sorrise maligna, “in realtà qualcos’altro ci sarebbe…”
 
 
 
§
 
 
 
Hermione era davanti a tutto l’Esercito di Silente, il braccio fasciato tenuto su da una benda al collo, nella Stanza delle Necessità. E accanto a lei c’era Draco, visibilmente a disagio, tutti gli occhi puntati addosso, che sembrava stranamente interessato ad una crepa del pavimento accanto al suo piede.
Hermione tossicchiò e fece segno a Draco di avanzare con gli occhi.
Il biondo fece qualche passo avanti e si schiarì la gola.
Harry era davanti a tutti, accanto a Ron. E lo fissava serio.
“Ahem… salve.” Iniziò in imbarazzo…”io volevo scusarmi con tutti voi per come mi sono comportato da schifo in questi anni,” girò appena lo sguardo su Hermione che gli mimò con le labbra le parole che si erano preparati. Draco alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
“E Potter… tu non sei così… oh, non ce la faccio Hermione, è ridicolo.” Sbottò indietreggiando, ma lei gli lanciò uno sguardo di fuoco e lo spinse di nuovo avanti.
“Continua.” Lo incitò.
“E va bene,” si grattò la testa e camminò verso Harry e si fermò davanti a lui, “Potter,” iniziò con un sorriso forzato, “tu non sei così…” chiuse gli occhi nello sforzo di dire quella parola, “male.” Respirò profondamente dopo, “e volevo chiederti scusa per essere stato uno stronzo senza motivo.” Disse infine, alzando lo sguardo su Harry.
Quest’ ultimo rimase in silenzio, immobile per qualche istante, poi alzò una mano e per un attimo Draco pensò che lo avrebbe colpito di nuovo. Invece Harry stese il braccio e aprì la mano. Sorrise sincero.
“Grazie per averci coperto con la Umbridge.”
Draco ricambiò il sorriso e gli strinse con forza la mano. Quello fu un momento memorabile. L’intero Esercito di Silente gridò di gioia, molti si gettarono sui due, dando pacche sulle spalle, ridendo, congratulandosi. L’eterna faida tra i due era finita.
Erano alleati per davvero ora.
Ron rimase un attimo in disparte da quei festeggiamenti, ma si sforzò di avvicinarsi con le mani in tasca.
Draco sorrise, “e scusami Weasley, per tutto quello che ho detto sulla tua famiglia. Voi siete migliori della mia sotto ogni aspetto.” E lanciò un’occhiata a Ginny e ai gemelli, che sorrisero. Era la pura verità.
Anche Ron si aprì in un sorriso e gli strinse la mano anche lui. Hermione sorrise fiera, ora era tutto perfetto. Erano uniti come non mai.
Ginny si avvicinò a Draco maliziosa, “sai, ero così accecata dall’odio verso di te che non ti ho mai guardato per davvero. Ma ora lo sto facendo…” lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi sugli occhi argentei e la mascella ben definita, “e mi piace quello che vedo.” 
Draco sorrise imbarazzato, quasi tutti risero.
I gemelli si avvicinarono e spostarono la sorellina di peso, “cosa odono le mie orecchie.”
“Ginny frena i tuoi caldi bollori.”
Circondarono Draco e gli misero un braccio intorno al collo. Draco era più alto di Ron e Harry, ma i gemelli lo superavano di almeno quindici centimetri.
“Senti biondino, se sei uno di noi, dovrai fare il rito di iniziazione.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“E’ un test che devono fare tutti i membri dell’Esercito di Silente.”
“Cioè?” Chiese curioso Draco. Sperò in un incantesimo.
“E’ molto semplice…” George indicò Harry, che rideva sotto i baffi.
Tutti ridacchiavano, tranne Draco, completamente ignaro di quanto effettivamente fossero scherzosi quei due in ogni singola situazione.
“Ogni membro deve giurare eterna fedeltà al Prescelto, inginocchiarsi di fronte a lui e baciargli la mano.” Se la stavano inventando di sana pianta, serissimi. Hermione sospirò.
“E con devozione, dovrai ripetere le seguenti parole: “Io, Draco Malfoy, giuro di proteggere, seguire e…”
“…amare,” aggiunse Fred trattenendo una risata. Harry si aggiustò gli occhiali in modo fiero, partecipando alla recita.
George si morse le labbra per lo sforzo di rimanere serio. Si schiarì la gola. “E amare il Prescelto con ogni fibra del mio corpo.”
“E giuro di donargli la mia anima oltre che il mio corpo… in ogni momento in cui ne avrà bisogno, e per qualunque scopo.”
Draco sbarrò gli occhi incredulo, era finito in una setta di matti?
Fred avvicinò la bocca all’orecchio del Serpeverde, che teneva lo sguardo terrorizzato su Harry, “e con qualunque scopo intendo qualunque scopo.”
George si chinò sull’orecchio opposto, “tranquillo, la seconda volta non è così male…”
“Che cosa?” Urlò spaventato Draco, ritraendosi dai due.
Harry non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere come un matto, tenendosi la pancia. Seguito dall’intera stanza. Fred e George si diedero il cinque.
“Oh andiamo Harry, ancora un attimo e saremmo arrivati alla roba tosta…”
Hermione spinse via George e si affiancò al biondo, che si guardava intorno confuso, sorridendo imbarazzato. Gli mise un braccio intorno al collo con enfasi.
“Abituati… sono così tutto il tempo.” Disse, divertita per l’espressione di Draco. Fred e George spuntarono accanto a loro e si piegarono alla loro altezza. “Tutto.” Ripetettero all’unisono maligni.
Draco deglutì, ma era sinceramente divertito da quello scherzo, non riuscì a trattenersi e si unì alle risate di tutti.
Per la prima volta in vita sua sentiva di appartenere a qualcosa, di avere uno scopo e un obbiettivo. Si sentì felice come non mai.
 
 
 
§
 
 
 
In quella lezione Harry insegnò gli incantesimi di attacco, Draco si era perso tutte le settimane in cui si erano soffermati su quelli di difesa, ma se la cavava bene con gli incantesimi, quindi seguì la lezione insieme a tutti con interesse.
“L’incantesimo più comune è Stupeficium, che serve a colpire l’avversario, non gravemente. Lo fa solo balzare a terra all’indietro, e questo vi darà il tempo di difendervi per bene.”
Tutti lo fissavano trepidanti di cominciare.
“Hermione, Ron, volete fare una dimostrazione pratica?” I due annuirono e si posizionarono uno di fronte all’altro.
“Ci andrò piano con te.” Disse Ron ad Hermione, che sorrise incredula, “wow, grazie Ronald.” Si allontanarono.
“Va bene qualche domanda prima che iniziamo?” Chiese Harry alla folla.
“Si, io ne ho una.” Chiese George alzando una mano, “possiamo scommettere sulla riuscita di questo duello?”
“Di norma vi risponderei di no, ma tanto so che farete come volete.” Rispose Harry guardandoli divertito.
“No, no Harry. Se tu dici di no è no.” Disse ad alta voce Fred. Harry fece un cenno col capo e si voltò verso i due sfidanti.
“Una falce su Hermione,” sussurrò immediatamente dopo Fred al gemello.
“Ci sto.”
Draco sorrise divertito, godendosi la scena.
George fece segno con il pugno chiuso al fratello, per dargli manforte, credendo nella buona sorte di Ron.
Ron deglutì e alzò la bacchetta, aprì la bocca per recitare l’incantesimo, ma Hermione che la teneva ancora abbassata, la puntò in un attimo verso il ragazzo e gridò: “Stupeficium!”
Ron fu sbalzato all’indietro e ricadde con il sedere sul pavimento con un tonfo. Tutti risero o esclamarono di sorpresa.
“Grazie…” mormorò Fred prendendo la falce dalla mano del gemello, senza staccare gli occhi da Hermione.
“Sta zitto…” rispose lui sconfitto.
Ron si avvicinò a loro tenendosi il fondo schiena. Draco represse una risata.
“Gliel’ho fatto fare, solo buona educazione.”
“Certo…” mormorò George sbuffando.
“E’ stato assolutamente intenzionale.”
Fred annuì convinto e incrociò le braccia al petto.
Tutti i ragazzi si voltarono a guardare Hermione, circondata da tutti che le facevano complimenti a non finire. Rise e li salutò con la mano.
George sospirò e puntò un dito contro il fratello, “non scommetterò mai più in favore tuo.”
“Non se dall’altra parte c’è lei.” Aggiunse Draco, indicando con la testa Hermione, che parlava con Harry sulla lezione.
I gemelli sogghignarono.
 
 
La lezione continuò. Si divisero a coppie, Ginny si offrì volontaria per stare con Draco, che sembrava molto a disagio che la giovane Weasley l’avesse preso così in simpatia.
Si puntarono le bacchette contro, che si sfioravano quasi con la punta, e iniziarono a girare in cerchio.
“Esci con qualcuno?”
“Perché me lo chiedi?”
“Secondo te?”
Draco sorrise. “No, direi di no.”
Ginny sogghignò e udirono la voce di Hermione che sgridava Fred.
“Fred piantala con questi incantesimi idioti, ci stiamo esercitando sugli Schiantesimi.”
“Ma io li so già fare…” mugolò il rosso.
“Ma se sei al settimo anno e conosco il triplo dei tuoi incantesimi? Piantala di lamentarti e schianta George.”
Fred si raddrizzò, “con piacere.” E puntò la bacchetta contro il gemello.
Hermione si avvicinò a Fred e gli mise la mano sulla sua, dove teneva la bacchetta, gliela postò più avanti. “Tieni il braccio più teso, l’incantesimo si sprigionerà con maggiore forza.” Mormorò lei, senza guardarlo. Lui spostò lo sguardo su di lei, dall’alto, e sentì di nuovo quel profumo che tanto amava, il contatto con il suo corpo lo fece rabbrividire.
Hermione sospirò, chiudendo gli occhi, e voltò appena la testa per guardarlo. “Ecco cosi…” disse mentre Fred deglutiva e aggiustava la mira.
Tutto questo sotto lo sguardo furioso di Katie, che se non era al centro delle attenzioni di Fred per un istante, si innervosiva subito.
Ginny alzò gli occhi al cielo.
“Che idioti…”
“Chi?” Chiese Draco fingendo noncuranza, quando in realtà aveva visto tutta la scena da dietro Ginny, e aveva avvertito una morsa al petto spaventosa.
“Quei due. Non capiscono nulla, come fanno ad essere così tonti?” Sbottò lei rassegnata. Draco guardò Hermione, e vide il modo in cui osservava Fred, sembrava che non esistesse nulla in quella stanza oltre lui.
Sospirò profondamente.
Sorrise, lo sguardo ancora perso sui due. “Magari hanno bisogno di una mano…”
“Fidati, le ho provate tutte, non c’è niente da fare.” Ribatté Ginny sconsolata.
“Un giorno lo capiranno.” Disse sicuro.
“Quindi mi dicevi che non esci con nessuno al momento.” Riprese il discorso curiosa.
“Le ragazze non sono il mio pensiero fisso al momento.”
“Forse perché hai provato solo Serpeverdi…” azzardò Ginny maliziosa.
Draco rise. “In effetti è vero…”
Intanto Fred ed Hermione si erano separati imbarazzati ed Hermione andò verso di loro. Gli sorrise e mise una mano sulla spalla a Draco. “Tutto bene qui?” Lui rabbrividì a quel tocco.
“Alla grande.” Disse Ginny, e Draco sorrise. Hermione si allontanò per raggiungere un’altra coppia.
“Sicuro di non voler provare una Grifondoro? Non sai che ti perdi.” Lo provocò la rossa, ma Draco era perso a guardare Hermione che spiegava a Neville come agitare la bacchetta con quel suo sguardo saccente, ma dolce.
Sospirò, “si sicuro…” mormorò affranto.
 
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Passarono le settimane e arrivò Dicembre.
Hermione si era appena tolta definitivamente la fasciatura, come Fred, prima di lei, alla mano.
La Umbridge non aveva ancora scoperto nulla e Draco doveva dividersi tra le lezioni dell’ES e la Squadra di Inquisizione, della quale sabotava più che poteva le ricognizioni.
Hermione riusciva a trattenersi durante quelle orribili lezioni, a tenere la bocca chiusa, come tutti. Non volevano crearsi problemi o accrescere i suoi sospetti. Era la cosa migliore da fare, anche se a volte era molto difficile non alzarsi e Schiantarla sul posto.
Ma era bellissimo andare a lezione il giorno dopo, e guardare negli occhi quella donna orribile che credeva non sapessero nulla di magie di attacco e difesa. Invece loro stavano crescendo assieme, nascosti, e stavano imparando moltissimo.
Erano tutti più uniti e si sentivano anche più forti.
Hermione non dava tregua a nessuno, approfittava per farli esercitare fino allo sfinimento, bacchettava tutti, anche Harry.
Alla fine dell’ultima lezione sugli incantesimi di Levitazione, tutti i ragazzi erano stravolti. Compreso Harry, Hermione aveva fatto allenare anche lui, dopo che aveva mostrato gli incantesimi.
Ron si gettò a terra stravolto, dove erano già accasciati i gemelli, Harry e Draco.
“Quella donna.” Sbottò Ron aprendo le gambe e le braccia, scatenando una piccola risata.
“Mi ricordi come siamo diventati amici?” Chiese Ron ad Harry, sdraiato accanto a lui.
“Le abbiamo salvato la vita da un troll di montagna. E lei si è presa la colpa.”
“Non basterà a salvarla.” Sbottò il rosso facendoli ridere ancora tutti.
“Dobbiamo fargliela pagare per tutte queste ingiurie.” Confermò George guardandola mentre, fresca come un fiore, torturava Neville su come doveva pronunciare l’incantesimo.
Draco si tirò su sui gomiti. “Come?” Era stravolto pure lui.
“La chiudiamo nel bagno sperando che arrivi un altro mostro?” Azzardò Harry abbozzando un sorriso.
“No, no, no,” disse George, “deve essere qualcosa che la colpisca dritta al cuore, che la faccia soffrire veramente.”
I gemelli sogghignarono e Fred si tirò su a sedere di scatto.
“Cos’è la cosa che la Granger odia di più al mondo?”
“Chi non rispetta le regole.” Disse Draco sicuro. I gemelli schioccarono le dita all’unisono, “bingo.”
“Ma cosa c’è di peggio di una persona che infrange le regole?” Chiese George, che aveva già capito tutto il piano del fratello.
“Un intero esercito che infrange le regole.” Continuò Fred maligno.
“Cosa avete in mente?” Chiese sospettoso Harry.
Fred sorrise malizioso, “ragazzi, credo che sia arrivato il momento di celebrare queste lezioni con una bella…festa.”
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao a tutti, questo capitolo mi sono divertita un sacco a scriverlo, spero piaccia anche a voi.
A presto gente. Grazie a tutti quelli che commentano e seguono la storia ogni giorno!

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Capitolo 19
*** COME DICE LA CANZONE ***


CAPITOLO DICIANNOVE
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 

 
 
 
*quando specifico una canzone, vi consiglio ancora di sentirla per davvero in sottofondo, perché rende la scena ancora più coinvolgente. Buona lettura.
 
 
 
 
“NO!”
Hermione era seduta dietro una pila di libri, ad uno dei tavoli della Sala Comune. Il giorno dopo avrebbero avuto l’ultimo test di Trasfigurazione prima delle vacanze di Natale, e voleva essere pronta. No, perfetta. Come sempre.
I gemelli, Harry, Ron e Ginny le si erano avvicinati per l’ennesima volta a chiederle il permesso per quella stupida festa.
Era da tre giorni che andavano avanti ad assillarla con quella storia ridicola, senza demordere un secondo.
“Ma perché no?”
“No, no, no. E ancora mille volte no. Ve lo potete scordare.” Aveva risposto lei infuriata.
“Hermione ma di che ti preoccupi? Sarà nella Stanza delle Necessità.”
“E’ troppo pericoloso…”
“Non se ne accorgerà nessuno.”
“Ti prego, ti prego, ti prego.” La supplicarono i gemelli in coro, le mani congiunte.
“No vuol dire no. Siete sordi?”
Ginny sbuffò sonoramente. “Quanto sei noiosa. Lasciati andare ogni tanto!”
Hermione la fulminò con uno sguardo. “Io mi so divertire quanto voi…” Ribatté offesa.
“Si certo come no…” sbottò Ron incrociando le braccia.
Fred si inginocchiò davanti a lei, e arrivò alla sua altezza, facendola ruotare sulla sedia verso di lui.
“Dolcezza, prima di tutto, TU non ti sai divertire,” iniziò scuotendo la testa molto serio. “Ma,” continuò dopo aver notato lo sguardo omicida di Hermione, “abbiamo bisogno di una serata di svago. E’ solo una semplice serata tra amici, un’innocua festicciola per salutarci e festeggiare la fine del semestre. Una cosa piccola solo per i membri dell’ordine.
Vedila come un’occasione per augurarci Buon Natale, e rilassarci un’ultima notte prima delle vacanze. Perché quando torneremo lavoreremo ancora più sodo.”
Quest’ultima frase convinse Hermione, e Fred l’aveva detta apposta, sapeva che sarebbe stato vero, ma era esattamente quello che la ragazza voleva sentire in quel momento.
“Serve a tutti noi.”
Hermione guardò Harry e pensò agli incubi che stava avendo in quell’ultimo periodo, si gli serviva un momento di divertimento, era vero.
Inoltre quel Natale lo avrebbe passato a Grimmauld Place, insieme a tutti loro, e non aveva certo voglia di passare due settimane con i loro sguardi carichi di rancore e guardarsi le spalle per le vendette tremende die gemelli per non avergli lasciato organizzare una festa.
La ragazza sospirò, “non sono d’accordo, ma va bene, avete il mio consenso. Solo per favore…non prendete troppo da bere.” Aggiunse prendendogli il braccio con forza.
Fred le strizzò l’occhio, ma tanto lei sapeva che non l’avrebbe mai ascoltata.
“Allora è fatta, andiamo a dare la buona notizia.”
Dissero i gemelli con gioia. Ginny sorrise radiosa all’amica, “vedrai ci divertiremo…”
Hermione si sforzò di sorridere e annuì, ma in quell’istante i gemelli saltarono sulle sedie e si misero in piedi sul tavolo dove stava studiando Hermione, a braccia aperte.
“Venite signori e signore, abbiamo una grande notizia per voi…”
“Siamo lieti di annunciarvi, che nella serata di questo sabato…”
“La sera prima di tornare a casa per le vacanze…”
“Nella stanza delle Necessità organizzeremo una grande festa per salutarci e augurarci Buon Natale…”
“…Siete tutti invitati, vestitevi bene, ma non troppo. Non è un gala.”
“Musica…”
“Divertimento assicurato…”
“Luci stroboscopiche…”
“… e alcol.” Sussurrò Fred alla folla, che ridacchiò, coprendo con la mano la bocca dal lato di Hermione.
La folla si scatenò in una serie si ovazioni, fischi, e applausi. Erano tutti al settimo cielo.
Hermione li guardò furente. Le avevano promesso che sarebbe stata una cosa intima, e invece avevano appena invitato l’intera casata dei Grifondoro. L’avevano imbrogliata come sempre. Digrignò i denti guardandoli male. Fred le fece un occhiolino veloce.
Poi i due fecero un inchino. La folla iniziò a dividersi e parlare a gruppi, eccitati dall’imminente serata.
Katie si avvicinò al tavolo esuberante e tirò la tunica di Fred, che si abbassò per guardarla.
“Confermate che ci sarà tanto alcol?” Chiese lei mordendosi le labbra.
“A fiumi.” Fred schioccò la lingua tra i denti.
Hermione si agitò, guardando la scena, Ginny e George se ne accorsero. Anche Draco si era avvicinato, e le aveva sorriso, ma lei fissava Katie come se volesse saltarle addosso da un momento all’altro.
Katie afferrò la cravatta di Fred e lo attirò a sé, “senti Fred, se l’alcol sarà davvero tanto come dite, a fine serata potremmo…finalmente concludere quella notte ancora in sospeso dal Ballo.” Propose maliziosa, sbattendo le ciglia.
George fissò Hermione, che stringeva i pugni con rabbia.
Fred non aveva intenzione di andare fino in fondo con Katie. Era una bella ragazza certo, ma non provava attrazione fisica nei suoi confronti.
Era solo una sua cara amica con cui gli piaceva giocare, ma si era accorto che negli ultimi tempi per lei non era più stato un gioco. Dalla serata del Ballo del Ceppo lei aveva sempre cercato di sedurlo, provocandolo sempre, ma lui non ci era mai cascato.
Ma rimaneva il fatto che se una ragazza lo provocava in quel modo, certo non si tirava indietro, anche davanti a tutti. Non era quello che si poteva definire, un ragazzo timido.
“Vediamo come va la serata…” rispose Fred malizioso per scherzo. Katie non colse l’ironia nella voce e ridacchiò civettuola, allontanandosi facendo ondeggiare le anche.
Fred rise ignaro.
“Non ci sperare troppo.” Disse George divertito.
Fred saltò giù dal tavolo con energia e andò verso Hermione, cingendola con la vita in modo seducente.
“Beh, nel caso dovrò accontentarmi solo di Hermione…” scherzò ridendo. Hermione lo guardò male.
“Cos’è quella faccia? Okay, ci sarà un po’ più di gente, ma…” iniziò, ma Hermione gli afferrò il braccio e lo strattonò.
“Non mi toccare.” Sputò tra i denti. Fred la guardò stranita. “Che ti prende?”
“Fai lo stupido con Katie, e poi vieni subito dopo da me? Non hai un minimo di rispetto per nessuna.”
“Guarda che io e Katie scherziamo.”
“Non mi sembrava che stesse scherzando.”
“Mi diverto e basta.” Sbottò lui irritato.
“Già ti diverti e basta. E’ questo il problema.”
“Lasciati andare ogni tanto Hermione.” Sbottò Fred esasperato.
“E tu cresci una volta tanto, e piantala di fare l’idiota con tutti.”
Lacrime di rabbia iniziarono a bagnarle gli occhi. Odiava essere trattata da lui come un’amichetta con cui divertirsi e basta. Avevano condiviso dei momenti così belli e profondi, aveva dormito con lei per scaldarla, aveva saltato i pasti per starle vicino; perché davanti a tutti gli altri si comportava come un casanova?
Si allontanò da lui.
“Hermione stavo scherzando prima… non mi concederei a te neanche se fossi l’ultima donna dell’intero Mondo Magico.” Disse lui improvvisamente serio, fissandola.
“Bene. Fatela pure la vostra festa, ma io non ne farò parte.” Concluse acida, si voltò e si avviò verso l’uscita, trattenendo le lacrime, e tremando di rabbia. Ginny fulminò Fred con lo sguardo e si affrettò a seguirla.
George deglutì e guardò Fred con una faccia come per dire: “ma sul serio l’hai detto?”
Fred sospirò rumorosamente e si strofinò la faccia con le mani, “mi fa impazzire quella donna. Che se ne stia da sola allora.” Sbottò furioso andandosene. Di certo non era colpa sua se lei se la prendeva per ogni minima cosa, ma lui la voleva a quella festa. Avrebbero potuto divertirsi. Ma l’aveva detta grossa.


 
 
§
 
 
 
 
Hermione aveva evitato Fred per i due giorni a venire, e ci era riuscita. Non si erano più rivolti la parola, entrambi troppo orgogliosi per cedere per primi. Lui era stato comunque impegnato ad organizzare la serata con George e Lee, e ad addobbare la Stanza delle Necessità in ogni suo particolare.
Avevano fatto un lavoro incredibile.


 
La sera della festa Hermione era sdraiata sul suo letto in camera.
Leggeva in pigiama, mentre di sotto la festa stava iniziando. Lavanda e Calì si erano preparate tutte eccitate ed erano già scese.
Era rimasta sola con i suoi libri. Si sentì triste, ma non voleva dare alcuna soddisfazione a Fred. Che si divertisse con Katie quanto voleva. A lei non importava.
O si?
Qualcuno bussò alla porta.
“Posso?” Era Ginny. Era già vestita. Indossava una maglietta rosa e una gonna aderente nera. Tacchi alti e un po’ di trucco. Le labbra erano rosse come i capelli.
“Sei bellissima.”
“Grazie Hermione. Sei sicura di non voler venire?”
La ragazza annuì, “tranquilla vai. Io devo comunque studiare.”
“Hermione… domani iniziano le vacanze di Natale.” Disse lei alzando un sopracciglio.
“E va bene!” Sbottò lei, “non voglio vedere Fred, non voglio dargli la soddisfazione di vedermi lì, in un angolo senza divertirmi, quando avevo detto che non ci sarei venuta.”
Chiuse il libro di scatto. Ginny si avvicinò sorridendo furba. “E se invece ci andassi, e ti divertissi come non mai?”
“Che vuoi dire?” Chiese lei sospettosa.
“Non sarebbe molto meglio farla pagare così a Fred? Lui ha sostenuto che tu non ti sappia divertire, e se gli sbattessi in faccia quanto invece riesci a divertirti anche senza di lui?”
Hermione alzò lo sguardo su di lei. “Ma io non saprei come fare…”
“Tranquilla ci sono io, ti dirò come comportarti per fari impazzire un ragazzo: ignorarlo.”
“Davvero?”
“Ma non sai proprio niente di uomini vero?”
Hermione ridacchiò e si alzò in piedi. Ginny le mise una mano sulla spalla. “Ti renderò così irresistibile e inafferrabile, che Fred si pentirà di aver detto quelle cose. Fidati di me.”
Hermione sorrise furbescamente, “facciamolo.”

 
 
§
 
 
 
 
Fred e George erano dietro al bancone delle bevande. Indossavano due camice, George bianca e Fred azzurra chiara. Servivano Whiskey Incendiario e Acquaviola come se non ci fosse un domani. Erano una sessantina nella stanza.
Le luci erano spente, tranne dei fari colorati che illuminavano la pista da ballo, al centro della sala. Accanto al tavolo dell’alcol ce n’era un altro pieno di cibo, e in un angolo c’erano dei cuscini dove le persone potevano riposarsi, chiacchierare o cercare un po’ di intimità.
La musica era alta e tutti ballavano felici, spensierati. Harry e Ron si stavano esibendo in un balletto imbarazzante che era durato fin troppo, così si erano avvicinati al tavolo dei gemelli e Lee per prendere qualcosa da bere.
“Ciao, due Whiskey incendiari.” Ordinò Ron facendo il segno del numero due con le dita. I tre risero.
“Ehi possiamo bere!”
“In realtà no, ma quando mai abbiamo rispettato una regola?” Domandarono i gemelli all’unisono.
Arrivò anche Draco divertito, “bel balletto.” Commentò rivolto ai due amici, buttando giù in un solo sorso il suo bicchiere, e facendo un verso di soddisfazione. Fred, George e Lee risero sotto i baffi.
“Ehi,” ribatté Ron, “siamo due ballerini provetti.”
“Si, e io sono l’erede di Grifondoro.” Rise Draco dal secondo bicchiere, scatenando le risate di tutti.
“Che peccato che Hermione non sia voluta venire…” Mormorò Harry affranto, mentre guardava i gemelli versare il contenuto in due bicchierini.
“Già, ci saremmo divertiti.”
“Non è colpa mia se la vostra amica è la persona più noiosa e permalosa del mondo,” si difese Fred, “fatti suoi se è voluta stare in camera.” Sbottò senza riuscire a nascondere la delusione nella voce.
“Ma allora,” balbettò Lee guardando la folla, “se Hermione è di sopra, quella chi è?” Domandò spalancando la bocca e indicando verso la pista da ballo.
In quell’istante Dean, che faceva da deejay, cambiò canzone, ne partì una babbana: “Starlight,” dei Muse.
Fred alzò lo sguardo curioso, insieme agli altri e rimase senza parole, spalancò la bocca alla vista che aveva davanti agli occhi.
Hermione camminava spavalda in mezzo alla pista, mentre tutti si giravano a guardarla e la facevano passare allibiti.
Sembrava molto più alta, i tacchi l’alzavano molto. Aveva i capelli semi raccolti in alto, con due lunghi ciuffi lasciati fuori che le incorniciavano il viso. Gli altri sciolti erano morbidi e mossi e le ricadevano sulle spalle.
Aveva un rossetto scuro sulle labbra, rendendole ancora più carnose. Le sopracciglia erano folte, le ciglia lunghe, le palpebre dorate.
Ma la cosa che più fece cadere lo sguardo i sei ragazzi, e ogni altra persona nella stanza, era la generosa scollatura della maglietta della ragazza. Era a maniche corte, bianca, e con un paio di bottoni slacciati sul davanti, che lasciavano intravedere il seno prosperoso di Hermione.
La maglietta la fasciava perfettamente e si infilava nei jeans blu a vita alta.
 

Far away
The ship is taking me far away
Far away from the memories
Of the people who care if I live or die

The starlight
I will be chasing a starlight
Until the end of my life
I don't know if it's worth it anymore

 
 
Sembrava muoversi a rallentatore. Fred la guardò muoversi sicura tra la folla, al fianco di Ginny, e salutare tutti con disinvoltura. Era meravigliosa, semplicemente questo. Come la sera del Ballo splendeva, e in realtà come ogni dannato giorno, ammise Fred.
Venne afferrata dalla rossa che la trascinò a ballare insieme a Neville e altri Grifondoro.
Hermione ballava spensierata, muovendosi sensuale insieme all’amica, e ridendo come una matta per le mosse di Neville.
Poi le due si separarono e Hermione raggiunse con Ginny il tavolo delle bevande. Draco indietreggiò goffamente, appoggiando le mani sul tavolo, fissandola con la bocca aperta.
 
Hold you in my arms
I just wanted to hold
You in my arms

 
“Ciao Harry, Ron.” Li salutò sorridendo, poi si voltò verso il Serpeverde. “Ciao Draco…” gli disse, facendo fremere di rabbia Fred.
“Wow, Hermione sei…wow.” Mormorò Lee, squadrandola dall’alto al basso.
“Grazie Lee,” disse lei cercando di nascondere l’imbarazzo.
Fred stava iniziando ad impazzire, perché ci metteva tanto a guardarlo?
“Ciao George.” Disse voltandosi verso di loro, salutando però solo uno dei due, facendogli l’occhiolino.
Fred spalancò la bocca. Quello era troppo.
“Le tue amiche come si chiamano?” domandò, osservando apposta la scollatura di Hermione a metà tra il divertito e l’ammirato.
La ragazza si sentì imbarazzata sotto quello sguardo penetrante, ma cercò di non darlo a vedere. Non poteva fallire.
Sorrise sfacciata, “non avrai mai l’occasione di scoprirlo.” Rispose piccata, facendo ridere tutti. Fred spalancò la bocca divertito.
Ginny esultò interiormente, quando vide l’espressione del fratello e si affiancò all’amica.
“Cosa devono fare due belle signorine per avere qualcosa da bere?” Chiese ai baristi.
Lee alzò due bottiglie, “basta chiedere, cosa prendete?”
“Whiskey Incendiario.”
Lee iniziò a riempire dei bicchierini, “un altro giro per tutti” disse allegro.
Ginny alzò lo sguardo su Draco, appoggiato al tavolo con i gomiti, indossava una camicia verde smeraldo e si morse le labbra maliziosa.
“Ciao straniero…” disse con marcata seduzione.
Draco sorrise imbarazzato, “ciao Weasley.”
“Mi chiedevo se avevi pensato alla mia proposta di guardarti altrove oltre la Camera Comune dei Serpeverde…”
Harry tossicchiò imbarazzato, Ron alzò gli occhi al cielo e fissò Draco, curioso di cosa avrebbe risposto.
“Ho dovuto dire a Potter che non lo trovo così male… penso che quello che chiedi sia troppo…”
“Cambierai idea prima o poi…” disse lei convinta, “perché sprecare tutto questo…” e fece un gesto drammatico indicando tutto il suo volto, “per delle odiose Serpeverdi che non ti danno alcuna soddisfazione?”
“Io a loro però qualcuna ne do…” Ribatté lui sorridendo.
Ginny fece uno sguardo che corrispondeva a un “touché”, mentre i gemelli ridacchiavano insieme a Lee, che aveva finito in quel momento di riempire in fila tutti i bicchierini.
“Perché otto? Hermione non beve, lei è così rispettosa delle regole.” Disse Fred sfacciato, facendo una smorfia divertita alla ragazza.
Per tutta risposta la ragazza alzò il bicchierino insieme a tutti, facendolo scontrare in un cin-cin con quelli degli altri e lo buttò giù tutto d’un colpo, per prima.
La gola le bruciò da impazzire, e sentì un forte calore sprigionarsi in tutto il corpo, ma cercò di non darlo a vedere.
Lo mise sul tavolo e in un attimo afferrò anche quello di Fred, che lo stava portando alle labbra, e se lo scolò tutto quanto anche quello.
Fece un verso di soddisfazione, e lo riappoggiò con forza sul tavolo, guardando Fred negli occhi.
“Dicevi?”
“E’ la cosa più sexy che io abbia mai visto…” mormorò Lee a bocca aperta, fissando Hermione, il bicchiere ancora sollevato in aria. Draco represse una risata.
Harry e Ron la guardavano allibiti, Hermione che beveva era già strano, ma addirittura due bicchieri di fila?
Fred aveva la bocca spalancata, come George, che osservava la scena divertito, vedere il gemello così sorpreso e ammaliato, lo rallegrava.
Quella ragazza riusciva a sorprenderlo sempre di più ogni volta, e non era facile con uno come Fred, che non si meravigliava quasi mai di niente.
Hermione non guardò più Fred, si fece versare insieme a Ginny un bicchiere di Acquaviola e si congedò con un sorriso.
“Buonaserata.” Disse soltanto, poi prese Ginny e tornò verso la pista da ballo. Appena si fu voltata sospirò rumorosamente.
“Sei stata grande.” Si complimentò Ginny fiera.
Hermione sorrise e bevve un altro sorso di alcol. Non aveva mai bevuto così tanto prima, e iniziava a farle un certo effetto. Sentiva la testa leggera, tutto sembrava muoversi più lentamente, e anche i suoi movimenti sembravano rallentati.
La canzone suonava ancora, e Fred rimase immobile, con un sorriso stampato in volto, a fissare quella strega meravigliosa, orgogliosa, che gli stava dimostrando quanto si fosse sbagliato.
Che lei si sapeva divertire, che non aveva la testa solo piena di libri e formule. Aveva così tanto altro da dare, e Fred sentì il cuore battere a mille nel petto, mentre la guardava danzare e ridere con Neville, Ginny, e Luna.
 

I'll never let you go 
If you promise not to fade away 
Never fade away... 

Our hopes and expectations 
Black holes and revelations 
Our hopes and expectations 
Black holes and revelations

 

Draco seguì il suo sguardo e vide Hermione in pista, allegra, spensierata, che ballava magnificamente. Era bellissima, anche se lui adorava l’impacciata ragazza secchiona che cercava in tutti i modi di nascondere dietro i libri e i vestiti ordinati le sue forme femminili perfette.
Sembrava splendere in mezzo alla pista buia. Guardò Fred, vide il suo sguardo, completamente ammaliato e pieno di desiderio.
Draco provò la tentazione di raggiungerla, di ballare con lei, toccarla, stringerla, e divertirsi con lei, ma scosse la testa e sospirò mestamente. Poi esibì un gran sorriso.  
Si sporse verso Fred oltre il tavolo.
“Va da lei.”
Fred lo guardò. Draco gli fece un cenno con il capo verso la pista.
George sorrise e diede una piccola spinta al fratello con la spalla, per incitarlo. Fred si sistemò i capelli, poi la camicia e guardò i due. Che annuirono entrambi. Sospirò profondamente e annuì con convinzione, aggirando il tavolo e camminando lentamente verso la pista.
Non appena si fu voltato, a Draco scomparve il sorriso dal volto. George non lo vide, ma il Serpeverde chiuse gli occhi e sospirò.
Strinse i denti con forza, poi si voltò verso il tavolo, buttando giù un altro bicchiere di Whiskey Incendiario.
 
Fred camminava tra la gente che ballava. Lui non era un gran ballerino alle feste, anche se aveva bevuto un po’ in quell’occasione, e oltre al Ballo del Ceppo non amava danzare in generale.
Si avvicinò ad Hermione, che era di spalle, ballava a ritmo di musica fluente, ad occhi chiusi.
 
Hold you in my arms 
I just wanted to 
Hold you in my arms... 
I just wanted to hold...

 
 
Fred sospirò e abbracciò Hermione da dietro, avvolgendola con le forti braccia intorno al corpo. E il momento era perfetto con le parole della canzone in sottofondo. 
La ragazza fu presa alla sprovvista, ma rimase immobile, sapeva che era lui. Si sentì inondare da una scarica di piacere e felicità.
Appoggiò le mani sulle sue braccia e rimasero lì stretti, con la canzone che sembrava suonare solo per loro. Non c’era di nuovo nessuno tranne loro, al centro della pista in penombra.
Fred appoggiò il collo sull’incavo della spalla di Hermione, e chiuse gli occhi, godendosi quel momento fino all’ultimo. Non sapeva che cosa lo aveva spinto a farlo, ma averla lì, tra le sue braccia, lo faceva sentire completo, al sicuro, e il ragazzo più felice del mondo.
Non voleva nient’altro.
Non sapeva nemmeno il perché, la loro amicizia era sempre stato qualcosa di indefinito. L’unica certezza che ebbe in quell’istante, era che voleva stringerla a sé e guardarla per sempre.
Hermione si voltò lentamente, stretta ancora a lui, allungò le braccia e le mise intorno al suo collo, alzò lo sguardo e si guardarono negli occhi. La colonna vertebrale di entrambi fu attraversata da un brivido.
Fred sorrise, le mise una mano nei capelli. Hermione lo guardava senza capire, era esattamente dove voleva essere, era venuto da lei, l’aveva stretta a sé a lungo. Perché?
“Carina la camicia.” Mormorò lei.
“Carina la scollatura…”
“Pensavo avessi finito le battute sulla mia scollatura prima…”
“Ingenua… potrei andare avanti tutta la notte. Ehi, pensavo di essere l’unico paio di gemelli nella stanza. Come fai a non cadere in avanti quando cammini con anche tutto il peso dei libri? Ti…”
Hermione lo bloccò e scoppiò a ridere. “Ho afferrato, sei interessato alla mia scollatura.”
“Per favore… ho visto di meglio…”
“Non è vero.” Pensò il rosso tra sé e sé, ma adorava provocare la ragazza.
“Ma davvero? Sono invisibili anche loro come le tue ammiratrici di cui tanto ti vanti?”
Risero insieme, non stavano ballando. Semplicemente stavano immobili a guardarsi, incapaci di muovere un solo muscolo.
Poi le mani di Fred si mossero da sole, una percorse la schiena e si fermò alla vita, stringendola con forza, Hermione chiuse gli occhi per un momento. Mentre l’altra correva al suo collo, sotto i capelli.
“Guarda che te ne posso contare almeno una decina adesso che ti guardano male perché mi hai tutto per te…”
Hermione non riusciva a smettere di guardare quel sorriso malizioso e accattivante, era dannatamente sexy. “Ah quindi sei tutto mio stasera… a me va bene, basta che fai il bravo.” scherzò, Fred rise, “se vuoi continuo con le battute sulle tue…” azzardò abbassando lo sguardo. Hermione gli sollevò il mento e lo guardò con intensità negli occhi, “magari più tardi…”
Non sapeva da dove veniva tutta quella sicurezza, forse l’alcol che iniziava lentamente a farsi strada nel suo corpo. Si sicuramente era quello.
Non riuscì a trattenere i suoi pensieri, e capì quanto trovava affascinante quel ragazzo.
Fred si morse il labbro inferiore.
Si avvicinarono di più, i loro respiri si confusero. I cuori di entrambi scalpitavano nel petto come non mai. Era un momento come sospeso nel tempo e nello spazio.
Le labbra erano a pochi millimetri, Hermione poteva sentire il fiato caldo di lui sulla bocca. Si avvicinò più in fretta, desiderando quel contatto, ma la canzone finì, e ne partì una rock and roll a tutto volume, che fece correre quasi tutta la Stanza in pista.
I due furono travolti da una massa di studenti vogliosi di ballare a più non posso quel pezzo, e si separarono. Fred fu trascinato via da un gruppo di amici, che non avevano visto nulla di quanto stava per accadere.
Hermione lo cercò con lo sguardo sopra la folla, e lo vide. Fred le fece segno di uscire dalla Stanza, poi picchiettò sul polso con un dito e aprì la mano, come per dire: “ci vediamo fuori tra cinque minuti.”
Hermione annuì e Fred sparì nella folla.
 

Fred riuscì finalmente a liberarsi del gruppo di amici del suo anno che saltavano in pista come matti. Imboccò l’uscita della Stanza e si mise in corridoio, con la schiena appoggiata contro la parete, illuminata da una fiaccola vicina.
Era molto tardi ormai. Da fuori non si sentiva il minimo rumore della musica e degli schiamazzi.
Si slacciò un paio di bottoni della camicia, per prendere più fiato, e si aggiustò i capelli ribelli dalla fronte. Non sapeva cosa le avrebbe detto quando fosse arrivata, forse nulla.
Non capiva più niente, la sua mente era confusa, piena di mille domande, dubbi, che vorticavano all’impazzata. Una cosa era certa: voleva che lei lo raggiungesse al più presto.
Aveva lo sguardo puntato a terra. Sentì dei passi, sorrise.
“Sei arrivata finalmente.” Disse alzando gli occhi.
“Ah quindi mi aspettavi.”
Fred alzò lo sguardo di scatto e vide Katie che si avvicinava maliziosa.
“Katie?”
“Si proprio io.” Disse prendendo tra le mani il colletto della camicia di Fred, “ti ho visto uscire tutto solo e ho pensato volessi un po’ di compagnia…”
“Veramente io…” provò a dire il ragazzo allontanandola, ma Katie non mollava.
“Hai pensato alla mia proposta dell’altro giorno? Dai nella mia stanza non c’è nessuno.” Mormorò provocante.
“No.”
“No?”
Fred sorrise, “no mi spiace. Sto aspettando una persona.” Disse togliendole le mani gentilmente dal suo collo.
“Non dirmi che sei interessato alla Granger.”
“Non lo sono,” disse per l’ennesima volta, ormai era diventata automatica quella risposta, e non si soffermava neanche più a pensare se credeva o meno alle parole che diceva, “ma se anche fosse?”
Katie lo guardò, “non siete fatti per stare insieme. Siete così diversi.”
Fred ricambiò lo sguardo.
“E poi è una santarellina, a te non piacciono così. Lo so.”
“Tu non sai niente di che cosa mi piace.” Rispose lui serio.
Katie fece finta di allontanarsi, per fargli credere che se ne stava andando, ma poi disse: “scommetto che questo ti piace.” Si gettò su di lui prendendo alla sprovvista, e baciandolo con foga, aggrappandosi al suo collo con desiderio.
Fred rimase di stucco per una frazione di secondo, poi cercò di allontanarsi, ma lei gli infilò la lingua in bocca approfondendo quel bacio.
Fred l’afferrò per le spalle e l’allontanò, guardandola con odio. Stava per chiederle cosa cavolo le fosse saltato in testa di fare, era furioso, ma alzò lo sguardo e vide, accanto alla porta della Stanza delle Necessità, nient’altro che Hermione.
Li fissava tristemente, tenendosi le braccia al petto con le mani. Lo guardò con profonda delusione, e gli occhi le si riempirono di lacrime. Scosse la testa con decisione e rientrò dentro.
“Hermione!” Provò a dire Fred inseguendola, ma lei era già sparita.
“Ops,” mormorò Katie con cattiveria, Fred si girò a guardarla, “Va al diavolo.” Sbottò e inseguì Hermione dentro.
 

La ragazza camminava barcollando tra gli altri studenti che ballavano allegri, ne urtò qualcuno. Non riusciva a camminare dritta. Il volto le si era rigato di lacrime, nessuno lo notò. La testa le girava, per via dell’alcol e di quello che aveva visto. Voleva mettere più distanza possibile tra lei e Fred.
Lo odiava con tutta sé stessa. Perché si comportava così? L’aveva raggiunta lui. Era venuto LUI da lei a fare gli occhi dolci, a stringerla in quel modo come in Infermeria.
Cosa voleva da lei? Perché giocava in quel modo con lei sapendo benissimo che lei era diversa.
Passò accanto a Draco mentre attraversava la pista, senza accorgersene, arrabbiata e triste com’era, ma lui si accorse dell’espressione sul suo viso, e la bloccò.
“Ehi Granger tutto bene?” Chiese preoccupato, le alzò il viso con un dito e vide che stava piangendo. Lei spostò lo sguardo altrove, asciugandosi le lacrime.
“Ehi, ehi, cosa succede?” Chiese ancora lui, avvicinandosi per stringerla a sé, e consolarla. Ma Hermione si voltò appena per vedere Fred che stava arrivando facendosi largo tra la folla.
In quel momento sentì una rabbia tremenda, incontrollabile montare dentro di lei, voleva fargli del male come lui lo aveva fatto a lei. Forse era anche un po’ disinibita per via di tutto quell’alcol.
“Granger, se vuoi parlare io sono qui…” iniziò a dire Draco, ma Hermione non lo lasciò finire. Si voltò di scatto, gli afferrò il volto con le mani e lo attirò a sé, posando le labbra sulle sua con foga.
Draco rimase stranito per un momento, poi ricambiò, portando le mani dietro al collo di Hermione e sollevandole i capelli, attirandola a sé e facendo aderire i loro corpi.
 

Fred si bloccò di colpo, sbarrando gli occhi. Hermione stava baciando Draco, in mezzo alla pista, e in modo anche abbastanza passionale.
Fremette di rabbia e strinse i pugni. Sapeva che non era colpa di Draco, anche se non sembrava dispiacergli, era stata Hermione a fare il primo passo.
Quella ragazzina pensava davvero che quella visione lo ingelosisse? Ma figuriamoci.
Eppure il suo stomaco era attanagliato come da una morsa, e la gola gli si era seccata.
Hermione si staccò, sorrise a Draco e si voltò verso di lui. Rideva. E Fred si rese conto di quanto fosse effettivamente brilla la ragazza, con tutto quello che aveva bevuto…
 “Oh ciao Fred!” Ridacchiò lei, “come vedi mi diverto pure io. Come te.”
“La differenza tra me e te è che io non lo faccio per vendetta…” disse lui sfoggiando un sorriso di scherno.
Draco abbassò gli occhi.
“Già, tu lo fai solo perché sei uno stronzo.” Gridò lei spingendolo goffamente. La voce era impastata dall’alcol. “Mi dai appuntamento fuori e mezzo secondo dopo ti trovo avvinghiato a quella là?”
“E’ stata lei a baciarmi, a me non interessa Katie. Tu vedi solo quello che vuoi vedere.”
“Ma allora perché fai così? Perché mi hai chiesto di raggiungerti? Non ti passa per quella testa bacata che le persone hanno dei sentimenti al contrario tuo?”
“Io… io non lo so perché l’ho fatto… e poi che diritto hai di arrabbiarti? Non stiamo insieme.” Gridò lui in rimando.
“No infatti, e non accadrà mai. Preferirei passare la mia esistenza da sola che stare con te. Mi fai…schifo!” Hermione sbiascicò quella parola con un gesto drammatico della mano. Fred digrignò i denti furioso.
“Bene.” Gridò lui andandosene con fierezza.
“Bene.” Sbraitò lei fuori di sé. Lo guardò andare via stringendo i pugni.
“Merda…” sbottò Fred una volta lontano, mordendosi il labbro inferiore. Katie lo raggiunse.
“Adesso vuoi venire in camera con me o no?” Lo provocò seguendolo, mentre abbandonava la festa, sotto lo sguardo allibito di George.
 
Hermione barcollò di lato, tenendosi la testa. Draco la sostenne.
“Tutto bene?” Chiese preoccupato.
“Non mi sento molto bene.” Rispose lei flebilmente, Draco sospirò, e decise che forse era meglio portarla a dormire.
Harry, Ron e Ginny non si erano accorti di nulla, parlavano e ballavano tra di loro. Draco si avvicinò per avvertirli mentre si allontanava dalla Stanza con Hermione a fatica, ma vide George che gli fece un segno, come per dire: “ci penso io, vai.”
Era furibondo con il gemello, e stava per andare lui ad occuparsi di Hermione, ma per fortuna c’era Draco.
Draco la portò fino alla Torre di Grifondoro, sostenendola con un braccio intorno al collo. Fece molta attenzione per i corridoi deserti, e cercò di fare meno rumore possibile; anche se non era molto facile con Hermione che barcollava ridendo di tanto in tanto, indicando i quadri e fermandosi ogni due secondi. Draco pensò che era buffissima in quello stato.
Dopo quella che parve un’eternità, arrivarono davanti al Ritratto della Signora Grassa.
“Ehi Hermione, la parola d’ordine…” mormorò lui sollevandola per l’ennesima volta.
“Mimbus Mimbletonia…” sbiasciò lei, alzando di poco la testa e lasciandola poi ricadere sul collo.
Il Ritratto li lasciò passare e Draco prese Hermione in braccio per le ultime rampe di scale per il suo dormitorio. La Sala Comune era deserta, calda e molto accogliente pensò Draco.
“E’ questa la porta?” Chiese divertito, Hermione guardò avanti, “no.” Schioccò le labbra divertita.
“Questa?”
“Si… anzi no.” Si lasciò scappare un risolino. La testa le ciondolava e si aggrappava a peso morto sul Serpeverde, che era combattuto se ridere o preoccuparsi. Era dispiaciuto per il litigio tra lei e Fred, e sperò che lui non cambiasse idea sul suo conto, dato che era stato uno dei primi ad accettarlo e trattarlo come uno di loro.
“Questa…” mormorò Hermione ridendo, indicando la porta giusta dopo vari tentativi.
Draco la spinse con un piede, e la portò dentro. La camera era deserta, erano ancora tutti alla festa.
“Il tuo letto?” Chiese ridendo.
“Quello…” sbiasciò lei indicando uno dei cinque letti a baldacchino rossi.
Stava per farla sdraiare a letto, ma lei lo bloccò mettendogli una mano sul petto, “Draco mi viene da vomitare…” borbottò coprendosi la bocca con una mano.
Il Serpeverde si precipitò in bagno e la fece sedere accanto al water. Lei vomitò al suo interno, sotto lo sguardo di Draco, che si lasciò cadere di fronte a lei, appoggiando la schiena sulla parete.
Le sollevò i capelli con dolcezza e li tenne in alto.
Hermione continuò a vomitare per un po’, con intervalli in cui ridacchiava o singhiozzava. Era una scena molto buffa in realtà.
“Draco, sto per morire...” sussurrò dopo l’ennesimo rigetto.
Il Serpeverde rise. “Tranquilla non morirai, sei sopravvissuta a molto peggio…” commentò divertito.
Hermione rigettò ancora. “No, niente è peggio di questo…”
“Nemmeno il Basilisco?”
Lei scosse la testa debolmente, Draco rise ancora più forte.
“Ti sentirai meglio poi.” Mormorò sorridendo.
Quando ebbe finito, Draco l’aiuto a sciacquarsi la faccia con acqua fredda, la riprese in braccio, e la stese sul suo letto, mettendola sotto le coperte vestita.
Si sedette accanto al bordo, e la guardò addormentarsi stravolta, accarezzandole la testa.
Sospirò, si slacciò la camicia, e si passò una mano sulla faccia. Quel bacio era accaduto solo per vendetta, Draco non era stupido, lo sapeva perfettamente che era così.
Non poté fare a meno di sentirsi deluso, rattristato, e ferito. Ma Hermione era amica sua, e anche se lo aveva fatto solo per far ingelosire Fred, non riuscì ad essere arrabbiato con lei. Era stata lei a lasciarlo avvicinare per prima, nonostante tutti i loro trascorsi, senza di lei ora non sarebbe stato così felice.
Si rese conto in quel momento quanto le volesse bene. Lo realizzò mentre la guardava addormentarsi tranquilla.
Vederla lì, stesa sul cuscino, crollata ubriaca dopo aver vomitato anche l’anima, lo fece sorridere. Era così buffa, e al tempo stesso bellissima.
Per lui quel bacio era stato qualcosa di diverso, qualcosa che aveva scoperto aver desiderato e atteso da molto tempo, che gli aveva fatto girare la testa e tremare le gambe.
E si maledisse centinaia di volte, finché non crollò addormentato con la testa sul bordo del letto, per essere stato così cattivo con lei per tutti quegli anni. Forse se non fosse stato così cieco, stronzo, e insensibile, se avesse aperto gli occhi prima, adesso quel bacio avrebbe significato qualcosa di diverso per lei.
Ma non era così, e non lo sarebbe mai stato. Ma Draco era così felice di essere diventato loro amico, di sentirsi finalmente parte di qualcosa; grazie a lei, che non poté non ringraziare quella strega fantastica, e il suo enorme cuore, che lo aveva perdonato prima di tutti, senza serbare rancore.










NOTA DELL'AUTRICE: Buonasera, eccovi il capitolo interamente dedicato alla festa. Non mi uccidete, e no, non è come pensate, non si trasformerà in una Dramione tranquilli. Fred e Hermione sono solo all'inizio...
Ma la storia di questo Draco mi piace tantissimo. Nel weekend forse non riuscirò ad aggiornare tutti i giorni, abbiate pazienza. In settimane riprenderò per bene. 
Grazie come sempre per tutti i commenti. A presto!

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Capitolo 20
*** L'ARTE DI ORIGLIARE ***


CAPITOLO VENTI
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS – GRIMMAULD PLACE (VACANZE NATALIZIE)

 
 
 
 

 
 
La mattina dopo Hermione si svegliò con la peggior emicrania della sua vita. Anche solo sbattere le palpebre le provocava fitte tremende alla testa.
Si alzò lentamente dal cuscino, e si rese conto di non ricordarsi assolutamente di come fosse tornata in camera.
L’ultima cosa che ricordava era Fred che baciava Katie, lei che si arrabbiava e tornava nella Stanza, ma da lì i ricordi erano annebbiati, confusi.
Poi il buio più totale. Solo qualche flash del loro litigio, cosa si erano detti?
Sperò con tutto il cuore di non aver detto o fatto nulla di imbarazzante.
La ragazza si rese conto che l’ora della colazione stava per finire, non aveva tempo di cambiarsi. Si mise un maglione sulla maglietta, e lasciò i jeans della sera prima.
Si mise un paio di occhiali da sole, anche perché la luce era insopportabile, e si avviò fuori.
 
 
Al tavolo dei Grifondoro, Fred si teneva la testa con le mani, fissando il piatto. Aveva bevuto parecchio la sera prima, di solito i suoi post-sbronza non erano così male, si era abituato e reggeva bene, ma la scorsa notte aveva davvero esagerato.
George lo guardava con divertimento.
“Non sei tornato stanotte,” disse languido, “spero che tu sia andato a scusarti con la Granger…”
Fred borbottò qualcosa di incomprensibile e fece cadere la testa sul tavolo. Harry e Ron arrivarono e presero posto accanto a loro. Anche loro due sembravano abbastanza sconvolti.
“Giorno…” mormorarono all’unisono, servendosi debolmente la colazione.
“Fred, ti vedo messo male.” Lo prese in giro Lee, dandogli delle pacche sulla testa con compassione. Lui era fresco come un fiore.
“Oh, si” disse George, “Freddie ha esagerato ieri notte, ma mai quanto lei…” Indicò la porta della Sala Grande e tutti si voltarono. Hermione aveva fatto il suo ingresso, cercando di mantenere un aspetto dignitoso, ma il suo sforzo rendeva il tutto ancora più esilarante.
Camminava a fatica, gli occhiali da sole in faccia, i capelli aggrovigliati dalla pettinatura della sera prima.
Tutti trattennero una risata quando prese posto anche lei.
“Ciao raggio di sole.” La salutò George allegro. Fred la guardò di sottecchi.
“Oh eccola, la regina dei drammi.” La provocò quest’ultimo.
Hermione abbassò leggermente gli occhiali, “uno, vi prego parlate ad un tono di voce più basso, e due” e si rivolse a Fred, “cosa vuoi tu?”
Non ti passa per quella testa bacata che le persone hanno dei sentimenti al contrario tuo?” La imitò il rosso, con tono isterico e arrabbiato, poi scoppiarono tutti a ridere.
Hermione si prese la fronte tra le mani. Sentiva ogni rumore amplificato. Strizzò gli occhi.
“Ma di che stai parlando?”
Si tolse gli occhiali e li appoggiò sul tavolo, Fred non appena la vide scoppiò a ridere.
“Che c’è?”
Fred alzò un cucchiaio e le permise di specchiarsi in esso. Il trucco nero e oro era sbavato, sembrava un panda.
Sbuffò e lanciò via il cucchiaio, sotto gli sguardi divertiti di tutti.
Lee le fece l’occhiolino. “Granger se solo lo volessi scapperei con te anche conciata in quel modo.”
Hermione lo fissò male si riaggiustò gli occhiali sul naso.
George gli diede uno scappellotto, “si ma nessuno scapperà mai via con te Lee, fattene una ragione.”
Fred non smise di ridere, si avvicinò scorrendo sulla panca, “non ti ricordi nulla?” Chiese divertito.
“Se dico di no sono una novellina vero? E’ la prima volta che bevo… ho esagerato.” Sbottò affondando la faccia nelle mani, mettendosi gli occhiali in testa.
“Oh, quindi non hai idea del motivo per cui abbiamo discusso ieri?”
“Mi ricordo quello che hai fatto, e mi ricordo che abbiamo litigato…”
“Tutto qua?”
“Si Weasley, tutto qua.”
“Ohhh” mormorò George, “allora non sai che i tuoi migliori amici erano troppo sbronzi per rendersi conto di quanto effettivamente lo fossi tu.”
Lanciò un’occhiata a Ginny, Harry e Ron, che fecero una smorfia.
“Non sai dunque cosa hai combinato ieri sera con qualcuno?”
Fred strinse i pugni sotto al tavolo. Il ricordo del bacio con Draco lo fece fremere di rabbia. Certo, se lui non si fosse comportato da idiota, lei non lo avrebbe fatto. Odiò sé stesso con tutto il cuore.
Aveva lasciato Hermione sola, arrabbiata e ubriaca, solo per il suo dannato orgoglio, dopo che aveva giurato di proteggerla sempre.
Cercò di non far trasparire quei sentimenti, mordendosi il labbro e ridacchiò, seguendo il gemello.
“Chi?” Domandò lei spaventata.
George guardò Fred, e sperò con tutto il cuore che stesse provando rabbia verso sé stesso, perché se lo meritava davvero.
“Ti do un indizio, è alto, biondo, e il verde devo dire gli dona parecchio…” disse George strizzandole l’occhio e guardando la Sala dietro di loro.
Hermione si girò e vide Draco camminare verso il tavolo dei Serpeverde, vestito con un maglione verde bottiglia e i capelli spettinati.
La ragazza ebbe un tuffo al cuore.
In quel momento si ricordò del bacio. Il suo primo bacio, con Draco. Di come lo aveva stretto a sé, con foga, e di come lui aveva ricambiato con passione. Era stato un bellissimo bacio, tenero e passionale al tempo stesso. Ma lei non aveva provato quello che credeva si dovesse provare durante un bacio, niente farfalle nello stomaco. Niente capogiro. Nulla.
Si voltò verso George guardandolo male, che si girò di schiena e imitò il gesto di due che si baciavano, incrociando le braccia e muovendo le mani sulla propria schiena.
Perché lo aveva fatto? Solamente per vendicarsi del bacio tra Fred e Katie?
Si dannò cento volte. Draco non si meritava quello. Appoggiò la testa sul tavolo affranta e rimase così per quasi tutta la colazione.
Mangiò poco e nulla, lo stomaco era stretto in una morsa.
In un attimo, Silente si alzò e annunciò buone vacanze di Natale a tutti. Uno scroscio di applausi si diffuse per tutta la Sala, Hermione si rimise gli occhiali e si coprì le orecchie con le braccia, ancora mezza stesa sul tavolo.
Poco dopo Silente si avvicinò al loro tavolo sorridente. Guardando i giovani maghi in palese post sbronza.
“Ai miei tempi l’alcol lo reggevamo meglio.” Commentò osservando i Grifondoro, uno più sconvolto dell’altro.
Tutti lo guardarono spaventati. Lo sapeva? Ma certo che sapeva…
“Non che ci sia nulla di male… ma tenetene un po’ per Natale…” disse tutto contento, adorava prenderli in giro.
Harry sorrise, “verrà anche lei?”
“Oh si, devo venire ugualmente per discutere con i membri di alcune cose. Cose di cui, mi spiace per voi cari ragazzi, non potrete essere al corrente. E’ estremamente riservato.” Si chinò verso di loro.
Poi si voltò verso Hermione, “signorina Granger, si sente bene?” Le chiese con dolcezza, lei alzò appena lo sguardo e sorrise, facendo segno dell’ok con la mano.
“Ci vediamo a Natale.” Si congedò, ma non prima di essersi chinato di nuovo verso Hermione. “Un po’ di latte freddo aiuta per il mal di testa,” le sussurrò strizzandole l’occhio, poi se ne andò seguito da Piton, che rallentò un momento quando gli passò accanto.
“Ci sarò anche io a Natale per la mia, e vostra immensa gioia,” gli annunciò sarcastico, “vedete di non combinare nulla di compromettente durante le riunioni, perché non ho alcun problema a trasformarvi tutti in portachiavi o rendere la vostra vita impossibile anche fuori da queste mura.”
Tutti trattennero una risata, guardandolo dal basso.
“Tranquillo professore, quando mai le abbiamo fatto dubitare di noi?”
“Non combineremo nulla…”
Dissero i due gemelli con voci angeliche.
“Ci si vede.” Terminò lui alzando un sopracciglio e andandosene.
Tutti ridacchiarono, e i gemelli si batterono il cinque sotto il tavolo.
“Cosa state tramando?” Chiese Ron sospettoso.
“Lo vedrete…” risposero i gemelli in coro, con aria furba.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione, dopo aver preparato la valigia e averla portata giù da sola come al suo solito, certe convinzioni non muoiono mai; si era appoggiata ad un muro in cortile, alla ricerca di Draco.
Doveva assolutamente parlargli prima delle vacanze, altrimenti sarebbe passato troppo tempo.
Dovevano mettere le cose in chiaro.
Lo vide da lontano arrivare con il suo solito gruppetto, rideva spavaldo, con quella risata di scherno che lei ormai aveva capito fosse la sua maschera.
La sua vera risata era cristallina, dolce.
Si nascose dietro ad una colonna, e aspettò che si avvicinassero. Quando il gruppo le passò accanto senza vederla, lei lo afferrò per una manica del maglione e lo tirò dietro la colonna.
Draco esclamò di sorpresa, e scomparve alla vista dei suoi amici, che proseguirono ignari.
“Ehi!” Sbottò lui aggiustandosi il maglione, “è vero cashmere, fa attenzione Granger.” Disse altezzoso.
La ragazza rise alzando gli occhi al cielo, poi abbassò lo sguardo e tornò seria.
“Draco, riguardo a ieri sera…”
Il ragazzo si aprì in un piccolo ghigno. “Ascolta Granger… lo so cosa vuoi dirmi.”
“No non lo sai. Io voglio chiederti scusa per quello che ho fatto, non so nemmeno perché sia successo e non so cosa mi sia preso, non è da me, io…” iniziò a parlare a raffica, ma Draco le mise le mani sulle guance e le sorrise,
“Granger, non è stato nulla… Tu eri arrabbiata e volevi farla pagare a Weasley, e io sono stato ben felice di aiutarti.” Aggiunse malizioso.
“E’ che non sopporto Katie…” provò a giustificarsi lei, facendo alzare gli occhi al cielo al Serpeverde.
“Vedila come vuoi. Ma non preoccuparti per me. Facciamo finta che non sia successo nulla.” Le accarezzò una guancia.
“Un semplice bacio tra amici.” Mormorò lei consolata.
“Un semplice bacio tra amici.” Ripeté lui convinto. Risero entrambi.
“Ti avverto che so fare di meglio, mi hai preso alla sprovvista…” Cercò di giustificarsi lui, per smorzare la tensione, ed Hermione rise, tirandogli una piccola pacca sulla spalla.
“Allora amici come prima?” Chiese lei allungando la mano con aria innocente.
“Direi di si.” Disse lui stringendola.
“Ci vediamo dopo le vacanze.” Disse lei salutandolo con la mano, e si allontanò per raggiungere gli altri.
Draco ruotò la schiena contro la colonna e la guardò andare via. Quando si fu voltata del tutto, smise di sorridere, e appoggiò la testa contro il marmo, chiudendo gli occhi.
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione arrivò insieme agli altri a Grimmauld Place. Harry era al settimo cielo all’idea di rivedere Sirius e Lupin.
Tutti gli altri erano contenti di avere un attimo di respiro tra la montagna di compiti per l’arrivo dei G.U.F.O, e le lezioni dell’ES.
Qualche sera dopo, arrivarono Silente, la McGranitt e Piton. E quella visita voleva dire solo una cosa: avrebbero fatto una riunione dell’Ordine.
E così fu: tutti i ragazzi furono mandati in camera loro, con l’ordine di non scendere fino a cena. Tutti salirono le scale mogi, ma Hermione giurò di aver visto un ghigno sul volto dei gemelli, mentre entravano nella loro stanza, e questo la fece preoccupare parecchio.
Non aveva più parlato con Fred dopo l’ultima colazione ad Hogwarts, entrambi erano troppo orgogliosi per fare il primo passo, e così avevano fatto finta di nulla.
Fred era abbastanza distaccato, non scortese, ma quasi freddo. E questo faceva impazzire la ragazza. Voleva tornare a battibeccare e scherzare con lui come prima, e non poteva saperlo, ma Fred voleva la stessa identica cosa.
Eppure era arrabbiato, no spaventato. Aveva paura che quel bacio avesse significato qualcosa per lei, una paura tremenda. E non capiva come potesse importargli tanto, e se anche fosse? Buon per lei…
Non riusciva a pensare ad altro da giorni.
La ragazza era nella sua camera con Ginny, a leggere, insieme a Ron e Harry, e si chiedevano tutti di cosa mai stessero parlando al piano di sotto, e di cosa ci fosse di tanto segreto.
La curiosità cresceva sempre di più. E anche Hermione si stava mangiando le mani nell’ansia di non sapere di cosa discutessero.
“Sicuramente parlano di te.” Disse Ron, seduto sulla sponda del letto.
“Dici?”
“Ma certo, tu sei il Prescelto.”
“Già… proprio per questo avrei il diritto di sapere…”
“Forse è troppo pericoloso,” disse Hermione senza staccare gli occhi dal libro.
 “A maggior ragione dovrei essere al corrente di tutto!” Sbottò Harry alzando le braccia.
In quell’istante si Smaterializzarono i gemelli al centro della stanza.
“Ciao bellezze…”
“se avete finito di fare inutili congetture…”
“vi va di provare insieme a noi la nostra ultima invenzione?”
“E ascoltare qualcosa di un po’ più interessante?”
Sogghignarono maligni e Fred alzò una mano, facendo dondolare da un filo con un orecchio attaccato alla sua estremità.
Ron sbarrò gli occhi.
“Quello che cos’è?” Gridò indicandolo.
I due gli tirarono una pacca sulla testa. “Shhh, vuoi farci scoprire?”
Poi sorrisero. “Orecchie Oblunghe. Perfette per origliare interessanti conversazioni alla quale non si è invitati…”
Tutti si avvicinarono curiosi, le bocche spalancate per l’ennesima geniale invenzione dei gemelli.
“Funzionano davvero?” Chiese Harry ammirato.
I due lo guardarono offeso, “quando mai vi abbiamo deluso con una delle nostre creazioni?”
“Lee non sarebbe d’accordo…” borbottò Hermione guardando altrove, ricordando le centinaia di volte che era finito in Infermeria per colpa loro.
I due fecero un passo e si Smaterializzarono accanto a lei, spaventandola.
“Dolcezza, vuoi fare subito una prova…”
“…e ammettere che avevamo ragione come sempre?” Chiesero sfacciati, Fred la fissava dall’alto.
Hermione sospirò, non stava nella pelle di sapere di cosa parlavano in cucina.
“Andiamo.” Disse soltanto, e tutti la seguirono fuori dalla porta. Scesero silenziosamente le scale, e si fermarono al primo piano, sporgendosi tutti oltre il corrimano. Dalla porta della cucina a lato si sentivano delle voci sommesse, che confabulavano, ma non si capiva una parola.
Tutti si riunirono intorno ai gemelli, e Fred iniziò a calare l’Orecchio nella tromba delle scale, tenendo il filo, nel punto dove era attaccata una piccola radiolina gracchiante.
Più l’Orecchio scendeva e si avvicinava alla cucina, più diventavano chiare e nitide le voci oltre la porta.
“…allora sapete se è successo qualcosa?”
“…no ancora nulla.”
“Quei due sono incorreggibili… pensavo che mio figlio ci sapesse fare con le ragazze…”
I giovani maghi si guardarono confusi tra di loro, avvicinandosi poi alla radiolina tra le mani di Fred.
“…beh a volte l’amore è così evidente davanti a nostri occhi, che ci acceca, e non siamo più in grado di riconoscerlo dall’amicizia.”
“Albus ti prego, risparmiacelo…” sbottò Piton.
“Bene, allora quando ti servirà uno dei miei consigli, io non sarò lì ad aiutarti Severus…”
“Signori, per favore, calmatevi!” Alzò la voce Arthur.
“Harry e Ron invece?”
“Che io sappia nulla…”
“Non che mi sorprenda…”
“Oh, come se tu avessi avuto una sfilza di ammiratrici al quinto anno Severus…”
“Resta il fatto che tra quei due non è ancora successo nulla.”
“Ma noi non eravamo così bacati da giovani, no Lupin?” Chiese Sirius.
“Direi di no, queste generazioni si fanno troppi problemi…”
“Forse gli ci vorrebbe una piccola spinta…”
“Fred non ha bisogno di spinte, è mio figlio!”
“Oh Arthur per piacere, a quanto pare invece si…”
“Hermione è una così bella ragazza… non è che Fred abbia…gusti diversi?”
“Beh lo sapremmo no?”
“Secondo me è solo in piena fase di negazione...”
In quell’istante l’Orecchiò ondeggiò pericolosamente, dato che Fred aveva perso l’equilibrio, cercando di sporgersi il più possibile dal corrimano per avvicinarlo, quando avevano fatto il suo nome.
Ma di che diavolo stavano parlando?
L’Orecchio colpì la porta e si udì un leggero “toc.”
“Shhh.”
“Avete sentito?”
Le voci dalla porta si fecero attente.
“Riportalo su! Riportalo su!” Sussurravano tutti con agitazione, incitando Fred, che iniziò a riavvolgere il filo a tutta velocità.
“Dai! Più veloce…”
Fred tirò il filo con forza e afferrò al volo l’Orecchio, nel momento esatto in cui Piton aprì la porta della cucina con fare sospettoso. Alzò lo sguardo sulle scale, ma in quell’istante tutti i ragazzi si erano gettati all’indietro, a terra, sparendo alla vista del professore.
Alzò un sopracciglio e tornò dentro, chiudendo con un colpo di bacchetta la porta.
I sette ragazzi a terra tirarono un sospiro di sollievo.
“C’è mancato poco…”
“Quei bugiardi. Ci fanno credere che parlano di chissà quali piani di guerra, e poi spettegolano su di noi come vecchie zitelle…”
“Da non credere…”
“Perché parlavano di noi?” Chiese Hermione rivolta a Fred, che ridacchiò.
“Ma chi lo sa! Saranno insoddisfatti della nostra vita sessuale…” rise alzandosi in piedi.
“Così non funziona però…” commentò George, “siamo troppo lontani, la radiolina gracchia…”
“Dobbiamo avvicinarci di più.”
 
 
 
§
 
 
 
Era la sera della Vigilia, nella casa c’era aria di festeggiamenti, decorazioni ovunque, e tanta allegria.
Hermione poco prima di cena, stava camminando nel corridoio accanto alla cucina distrattamente, gli occhi incollati al libro. Stava cercando il bagno, ma fece confusione, attenta com’era a leggere, e sbagliò porta, finendo dritta in un ripostiglio buio.
Cadde in avanti goffamente, e precipitò addosso a qualcosa di morbido che frenò la sua caduta.
“Ahia!”
“Fred?”
“Mi hai riconosciuto dall’urlo di dolore? Complimenti dovrebbero darti un premio.”
Era completamente buio dentro, ed era finita a cavalcioni sul ragazzo, che era seduto a terra, accanto al muro. Si allungò contro di lei e richiuse la porta. La stanza ripiombò nel buio assoluto.
Facendo quel gesto, Fred aveva premuto ancora di più il suo corpo contro di lei, non poteva vederla, ma sentirla si, completamente sopra di lui.
Sospirò.
“Granger se vuoi saltarmi addosso in questo modo, prima dovresti invitarmi a cena fuori.” Disse malizioso.
Hermione provò a spostarsi, ma lo spazio era molto ridotto. Finì per agitarsi sopra di lui e basta, Fred dovette trattenere un gemito; si aggrappò al muro, ma urtò qualcosa.
“Ahia Fred!”
“George?” Chiese Hermione, credendo fino a quel momento che fossero soli.
“Che ci fate qui?”
“Secondo te? Stiamo ascoltando più da vicino, la cucina è subito dietro a questa porta…”
In sottofondo c’erano i bisbigli dei Membri dell’Ordine provenienti dalla radiolina.
“Tu che ci fai qui?”
“Ho sbagliato porta.”
“Oh, ma che peccato… la situazione è molto migliorata per me.” Disse Fred sotto di lei, non lo poteva vedere, ma scommesse che stava sfoggiando quel suo solito sorriso malizioso.
“Piantala tu. Non mi rivolgi la parola da giorni.”
“E’ solo geloso da morire Hermione, cerca di capirlo.” Si intromise George a bassa voce, ridacchiando.
“Non sono geloso!”
“Oh certo…” disse ironico George.
“Di chi?” Chiese Hermione curiosa, si sporse su Fred, premendo sul suo corpo. Fred strinse i denti.
“Ahem… nessuno davvero…George non sa di che cosa parla.” non riusciva quasi neanche a parlare, l’eccitazione cresceva sempre di più. Pregò che Hermione non se ne accorgesse, e realizzò che aveva espresso quel desiderio più di una volta nell’ultimo anno.
Capitava così spesso che finissero attaccati l’uno all’altro e che lui si eccitasse in quel modo?
Ripensò alla notte in infermeria, e a quanto avesse dormito bene contro il corpo caldo di lei.
Deglutì.
“Oh, dato che non so di cosa parlo, ti dirò quello che penso...”
“George…” iniziò Fred, ma il gemello lo precedette, “Fred è geloso del tuo passionale bacio con Malfoy.”
Hermione rise nel buio, ad un tono decisamente alto, e Fred le chiuse la bocca di colpo, con una mano.
“Shh, Granger. Se ci scoprono siamo finiti.”
Hermione sentì il suo fiato caldo contro di lei, era a pochi millimetri, e la cosa le provocò il solito brivido di piacere; si maledisse per questo. Perché non provava repulsione per quell’essere?
Hermione sospirò e Fred appoggiò la bocca sul dorso della mano, “mi prometti che non urlerai di nuovo?”
Hermione non rispose, lui allungò l’altro braccio e lo mise dietro alla sua testa, avvicinandola ancora di più a lui, i loro petti aderirono alla perfezione, e anche i loro bacini. Entrambi fremettero a quel contatto. Fred strinse la mano nei suoi capelli.
“Lo prometti?” Ma questa volta il tono non uscì scherzosamente minaccioso come prima, ma caldo, soffice, e carico di desiderio.
Hermione annuì nella sua mano, e lui sorrise vincente.
“Ahem, ragazzi? Io sono qui.” Si fece sentire George accanto a loro, pure lui sentiva la carica elettrica tra i due.
Fred mollò subito la presa sulla sua bocca e sui suoi capelli e si ritrasse appena.
“Quindi tu puoi essere geloso di Malfoy, ma io non posso esserlo di Katie?” Chiese la ragazza. Quella frase le suonò subito strana nella sua testa.
“Perché sei gelosa di Katie?” Domandò lui provocante, la situazione si faceva interessante.
“No. Ma la trovo irritante, parecchio. Non capisco cosa ci trovi in lei…”
“Ahem, scusate? Io qui starei ascoltando una conversazione… andate a fare terapia di coppia altrove.” Sbuffò George, avvicinando l’orecchio alla radiolina e riappiccicando alla porta di legno l’Orecchio.
“Sai, le ragazze con cui sto, non devono essere per forza l’amore della mia vita, al contrario tuo…”
“Tra me e Draco non c’è niente, se è quello che vuoi sapere.”
“Ma non eri tu quella che diceva il primo ragazzo che bacerò sarà quello giusto, perché io credo nel vero amore, io voglio che sia indimenticabile. Aspetterò quanto sarà necessario…”
“Io non parlo così!”
“Oh sì invece.”
“Ho fatto un errore capita a tutti. Io non sono innamorata di Draco. E’ un grande amico. E anche per lui è così.” Disse convinta, e Fred ci credette.
Era vero, anche lui aveva fatto un errore a farsi trascinare da Katie in quel bacio che non voleva, ma era stato troppo stupido per rifiutare.
“Ci siamo chiariti, e abbiamo deciso che non è successo nulla. Eravamo tutti e due disinibiti dall’ effetto dell’alcol…”
Fred e George repressero una risata.
“Cosa c’è ora?”
“Sei buffa quando parli così…” Rise Fred. Hermione si piegò sopra di lui minacciosa. Era ancora a cavalcioni sul suo bacino, e non aveva pensato mezzo secondo di spostarsi.
“Sta attento Weasley, sono ancora furiosa con te.” Gli puntò un dito contro.
“Sto tremando dalla paura…” Sussurrò lui, concentrandosi al massimo per non far tremare la voce a causa dell’eccitazione che spingeva contro i jeans.
“Ragazzi sul serio, stanno parlando di…” sbottò George esasperato, ma in quell’istante la porta dello sgabuzzino si aprì ed entrarono tre figure, che caddero letteralmente addosso ai tre già a terra sul pavimento.
La porta si richiuse dietro di loro.
“Ahia!”
“Ron non ti puntellare sulle mie costole.”
“Ragazzi mi sono caduti gli occhiali.”
“Tanto è buio pesto Harry che vuoi vedere?”
“Se me li rompete siete morti.”
“Ginny levati da qui mi soffochi.”
“Sono incastrata.”
“Harry ecco i tuoi occhiali.”
“Oh grazie Hermione!”
“Cosa ci fate qui?”
“Vi cercavamo, eravate spariti da un sacco.”
“Cosa state facendo qui dentro?”
“Origliamo meglio, qua dietro c’è la cucina, si sente benissimo.”
“Ronald mi stai schiacciando.”
“Scusa Hermione…”
“Adesso basta tutti zitti!” Sbottò George, ma sempre sussurrando. Calò il silenzio, e finalmente le parole dalla radiolina furono ben udibili e chiare.
“Harry è solo un ragazzo, non potete chiedergli questo…”
“E’ inevitabile Molly. La guerra è inevitabile, e Harry dovrà farne parte.”
“E’ il destino di tutti noi.”
“Voldemort è tornato, e ci servirà tutto l’aiuto possibile per sconfiggerlo.”
“Ma sono solo dei ragazzi…i miei ragazzi…”
“Non puoi chiedergli di non combattere. Non ti ascolteranno mai…”
I giovani maghi si guardarono al buio, ascoltando con attenzione.
La guerra era imminente ormai. Così vicina…
Hermione sospirò. Aveva paura, ma la voglia di combattere e mettere fine a quell’avanzata oscura che premeva da anni sulle loro vite le dava forza, coraggio e vigore.
Non sarebbero mai stati fermi a guardare il loro mondo cadere nell’oscurità.
In quell’istante, Ron perse l’equilibrio da sopra Harry, cercò di aggrapparsi a qualcosa, ma cadde rovinosamente sugli altri.
“Ahia!” Il grido di tutti ruppe il silenzio dello sgabuzzino, e sotto il peso del ragazzo, si spostarono in avanti, su George, si schiantò sulla porta che dava alla cucina.
“Avete sentito?” Chiese la voce di Sirius.
Dei passi si avvicinarono alla porta della dispensa, e qualcuno aprì la porta di scatto, facendo rotolare fuori sul pavimento la massa di ragazzi uno sopra all’altro.
Tutti li guardarono allibiti, Silente invece non era così sorpreso.
“Vi odio…” sbottò George sotto a tutti, che teneva ancora in mano l’Orecchio Oblungo.
Alzarono tutti lo sguardo spaventati e si ritrovarono di fronte Piton, che li sovrastava e li guardava con disprezzo. Dietro di lui, al tavolo, tutti i membri dell’Ordine li fissavano, alcuni divertiti, altri arrabbiati.
Ma nessuno era furioso come Molly.
“Cosa diavolo state facendo tutti lì dentro?” Sbraitò adirata, le mani sui fianchi.
“Noi stavamo…giocando a nascondino?” Azzardò Fred sfoggiando una faccia innocente.
Molly si avvicinò minacciosa a loro.
“Vi avevo detto di non origliare le nostre conversazioni! Potreste mettervi in pericolo…”
“Ma mamma, noi tra un anno faremo parte dell’Ordine, cosa cambia se ora o dopo?” Sbuffò George, accorgendosi dell’Orecchio che teneva ancora in mano, e cercando di nasconderlo sotto di lui.
“Chi ve lo dice che ne farete parte? Siete così immaturi voi due!” Sbottò lei.
I due gemelli si alzarono in piedi, “non ce lo puoi mica impedire. Noi vogliamo combattere.”
“Prima di tuto finite la scuola, poi ne parliamo.”
I due sbuffarono.
Molly vide l’Orecchio che George cercava di nascondere dietro la schiena.
“Cos’è quello?”
“Niente.”
“Fammi vedere.”
George allungò a malincuore l’oggetto verso la madre, che lo afferrò per il filo, osservandolo.
“Con questo ci spiate?”
“E’ la nostra ultima geniale invenzione.”
Tutti sorrisero.
“Dovreste pensare un po’ di più alla scuola che a queste stupidaggini.”
“Stupidaggini?” Chiesero offesi i gemelli in coro, “questo,” e indicarono l’Orecchio, “è il lavoro della nostra vita.”
“Ancora con questa storia del negozio? Mi avete stancato. Voi prenderete i M.A.G.O. e vi troverete un bel lavoro rispettabile, come tutti. E non ammetto repliche.”
“Che cosa sono?” Chiese Lupin curioso.
“Orecchie Oblunghe. Per origliare conversazioni a cui non si è stati invitati.” Recitarono in coro come se stessero vendendo il prodotto.
“Geniale. Siete fatti per questo.” Disse Sirius sorridendo ai gemelli. Molly gli puntò un dito contro e lo fulminò con lo sguardo.
“Un’altra parola signorino e te ne vai in punizione anche tu.”
“Punizione?” Urlarono i due gemelli all’unisono. Tutti tranne Molly ridacchiarono, era esilarante vedere quanto fossero in sintonia quei due.
“Si esatto, andrete a letto senza cena.”
I due si guardarono soffocando una risata.
“Mamma, è la Vigilia di Natale…” disse malandrino Fred, guardando sua madre dall’alto.
Molly strinse gli occhi in due fessure. “Uff! Vi è andata bene, allora mi aiuterete a cucinare per tutti.”
I due sbarrarono gli occhi, “e loro? Anche loro erano con noi ad origliare!”
“Grazie George…” sbottò Ginny ancora sotterrata da Ron.
“Se noi andiamo giù, voi venite con noi.” Sibilò il gemello abbassandosi verso la sorellina.
“E va bene, aiuterete tutti con la cena. Iniziamo adesso. La seduta è sciolta.” Annunciò Molly a tutti, che si alzarono.
Silente si avvicinò ai gemelli e gli diede delle pacche sulla schiena, “ammiro la vostra dedizione in quello che fate. Nessuno vi potrà impedire di essere chi siete veramente, anche se è vostra madre. Non sprecate questo incredibile talento di portare gioia anche dove non c’è, serve ora più che mai.” Gli sussurrò all’orecchio. I due gli sorrisero grati.
“Il coniglio non troppo cotto per me…” aggiunse poi strizzandogli l’occhio, e andandosene con gli altri nel salotto, lasciando i giovani maghi a preparare la cena e farsi bacchettare da Molly.






NOTA DELL'AUTRICE: Ciao carissimi, scusate la mia breve assenza, ma sono vicina ad una consegna e mi prende moltissimo tempo. Questo è un po' di passaggio, ma porterà ad eventi incredibili nei prossimi capitoli. Ebbene si, siamo finalmente vicini al grande avvenimento. 
Buona lettura, cercherò di aggiornare presto. Grazie come sempre per tutto. 

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Capitolo 21
*** POSSIAMO ESSERE EROI ***


CAPITOLO VENTUNO
 
QUINTO ANNO: GRIMMAULD PLACE (VACANZE DI NATALE) - HOGWARTS

 
 


 
 
 
La Cena di Natale fu spettacolare, e la più esilarante a cui Hermione avesse mai partecipato.
In ordine di posti c’erano, seduti intorno al grande tavolo imbandito: lei, Ginny, Ron, Arthur, Tonks, Lupin, Sirius, Harry, Fred, George, Piton, Malocchio, Silente e la Mcgranitt.
Per l’intera cena risero e scherzarono come non mai. Tonks fece ridere tutti con le sue trasformazioni in ogni animale richiesto, Silente spettegolò su tutti i gossip dei professori nell’ultimo anno, facendo morire dalle risate gli studenti.
Sirius e Lupin parlarono di James e di Lily, dei bei vecchi tempi, mentre Harry li ascoltava estasiato.
Hermione notò un velo di tristezza passare negli occhi scuri e profondi di Piton, quando nominarono il nome di Lily.
Fred e George passarono la cena ad infastidire Piton, approfittando del fatto che in presenza di Silente lui non potesse fare nulla per reagire.
Gli rubavano il cibo dal piatto, lo punzecchiavano con le posate. Silente vedeva tutto, ma faceva finta di non vedere, era troppo bello.
Piton afferrò la forchetta che George gli puntava alla gamba, e la bloccò. La tirò verso di lui, trascinando avanti anche George.
“Questo vi è appena costato una punizione insieme ad Hagrid appena di ritorno a scuola, signori Weasley.” Sussurrò gelido al suo orecchio. George si tirò indietro beffardo.
“E di preciso, nella sua scala della gravità, la punizione per questo sarà peggiore o migliore di quella con Hagrid?” Chiese Fred divertito, indicando il piatto del professore, al quale erano spuntate due gambe e aveva iniziato a correre per tutto il tavolo, rovesciando il cibo ovunque.
Piton aveva alzato gli occhi al cielo e si era appoggiato alle mani con i gomiti appoggiati al tavolo, “ma chi me l’ha fatto fare di venire qui?” Si chiese sospirando debolmente.
Il cibo fu delizioso: il coniglio cucinato dai gemelli uscì fuori un po’ secco, ma molto gustoso. Tutti ridevano, chiacchieravano, si passano piatti su piatti, salse, contorni, caraffe di ogni genere alcolico esistente.
Alla fine della cena i ragazzi si alzarono tutti ed aiutarono Molly a sparecchiare la tavolata, per fare posto ad un enorme montagna di regali.
Si risiedettero tutti entusiasti, e iniziarono ad aprirli uno ad uno. Fu una scena memorabile. Partirono prima gli adulti, e Silente scartò una cuffia rosa da notte, una spazzola per lisciare la lunga barba, e una serie di libri di Magia.
Si mise subito la cuffia e poi costrinse Piton ad indossarla, scatenando le risate di tutti.
Poi fu il turno di tutti gli altri, che scartarono regali su regali, tra il sorpreso e l’ammirato. Harry ricevette da Lupin e Sirius una foto dell’Ordine della Fenice originario, in cui c’erano anche i suoi genitori.
Sorrise commosso, e li guardò.
Hermione si era fatta spedire tutti i regali per i suoi amici via gufo, e li distribuì. A Ginny un vestito, a Harry una nuova boccetta d’inchiostro, che poteva diventare invisibile, a Ron un libro sui Cannoni di Chudley, ai genitori Weasley, per la loro ospitalità, un ritratto che aveva fatto di tutti loro, a grafite, quando erano tutti insieme alla Tana quell’estate, che si muoveva grazie ad un incantesimo.
Raffigurava tutti loro in cucina, di schiena, che sistemavano, lavavano i piatti, e poi si giravano tutti come chiamati da una voce invisibile, sorridevano e salutavano. Fred abbracciava George da dietro e lo stritolava. Si fissavano ridendo e poi tornavano a sorridere guardando in avanti.
Molly si mise a piangere, e Arthur l’abbracciò commosso.
“E’ un regalo meraviglioso Hermione.”
“Sei bravissima a disegnare!” Esclamò Ron prendendo il disegno tra le mani.
“Questo lo appendiamo in cucina.” Mormorò Molly tra le lacrime, abbracciandola e baciandola.
Hermione rise e guardò i gemelli di fronte a lei. Mancavano solo loro.
Lei si alzò, andò nell’altra stanza, e portò il loro regalo. Era un pacco di cartone, che sembrava coprire qualcosa, alto e stretto. Aveva dei forellini da un lato. Davanti a lei, c’era già il suo da parte loro ad aspettarla.
I due la guardarono furbi, alzando un sopracciglio.
“Scommetto che sarà una pila di libri…” Dissero mentre lo aprivano con calma.
“Si lo sappiamo Granger, ogni anno è la stessa storia. Ci dimentichiamo come si legge, e tu pensi bene di rimediare con dei noiosi libri…”
“…quanto sei prevedibile...”
Mentre pronunciavano questa frase, la carta cadde sul tavolo, e rivelò quello che c’era sotto.
Era una piccola gabbia con le sbarre, che conteneva un gufo completamente nero al suo interno, che sonnecchiava beato.
I gemelli spalancarono la bocca, fissando l’animale con occhi scintillanti. Non si mossero di un millimetro, erano allibiti. Tutti fissarono la scena, Molly si mise le mani sulle guance intenerita.
Ginny quasi si commosse. Sapeva di quanto volessero un gufo tutto loro i gemelli, e dopo tutti quegli anni finalmente il loro desiderio era stato esaudito. Sorrise tra sé e sé, a quanto pare Hermione sapeva più cose sui gemelli di quanto credesse.
Intanto Hermione finì di scartare il grosso pacco rosso chiuso in maniera improponibile, con il sorriso sulle labbra, guardando di sottecchi la reazione dei due.
Quando vide il contenuto le si illuminarono gli occhi, e si mise una mano sulla bocca.
Era un giradischi vintage in legno lucido, all’interno di una scatola a forma di valigia celeste.
Hermione lo fissò a lungo, sfiorando ogni suo particolare con le dita.
Non ci poteva credere.
Quella notte sul tetto lei gli aveva rivelato che il suo più grande desiderio era ascoltare la musica anche ad Hogwarts, dove non aveva mai potuto portarsi dietro un apparecchio per ascoltarla, non possedendone uno suo.
E lui le aveva donato quello. Un giradischi da portare sempre con sé. Deglutì il salato delle lacrime e si alzò, voltandosi verso di lui.
Fred si alzò, aggirò il tavolo e si posizionò davanti ad Hermione, che non riusciva a staccare gli occhi dal giradischi.
“Io…” mormorò senza parole.
Fred si grattò la nuca imbarazzato, “non è nuovo, è usato, ma funziona bene, almeno spero. Così in Sala Comune potrai…”
Hermione non lo fece finire, scattò in avanti e lo abbracciò con foga.
Fred fu preso alla sprovvista, poi la strinse in un abbraccio profondo, carico di ringraziamenti e parole che non serviva pronunciare.
Il ragazzo alzò un braccio e con una mano strinse la nuca di Hermione, affondando la mano nei capelli e tenendola stretta contro il suo petto. Il tempo parve fermarsi, e rimasero stretti l’uno all’altra mentre gli sguardi di tutti erano puntati su di loro, ma non importava.
Quando si separarono, Hermione alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, erano lucidi, ed esprimevano tutta la gratitudine del mondo.
Non serviva ringraziarla a parole, il suo sguardo lo faceva per lui. Le aveva accennato solo una volta quel suo desiderio, quella notte sul tetto, e lei se lo era ricordato. Dopo tutto quel tempo.
George tossicchiò per attirare l’attenzione.
“Guarda che a quel regalo ho partecipato anche io.” Disse fingendosi offeso.
Hermione allungò un braccio verso di lui, e trascinò anche l’altro gemello in quell’abbraccio affettuoso.
“Sei fantastica Granger.” Mormorò George mentre si separava e tornava dal gufo, che scoprì essere una femmina. I due, senza rendersene conto erano tornati a fissarsi con intensità, ma imbarazzo al tempo stesso.
Il silenzio era carico di aspettative. Tutti li fissavano ardentemente.
“Io, Hermione volevo dirti che…”
Il cuore di entrambi accelerò.
Tutti i presenti si sporsero in avanti come per sentire meglio.
“Si Fred?”
George sorrise trionfante,
Finalmente...
“Io, volevo che tu sapessi…”
Avanti Fred, dille quello che pensi, quello che provi. Si… ma cosa provi realmente?
Il ragazzo chiuse gli occhi è deglutì.
“…Volevo dirti che sei davvero un’amica eccezionale.”
Codardo.
Hermione si morse un labbro. Che si aspettasse qualcosa di più? Lei voleva dirgli altro, ma cosa?
Un boato di delusione si levò dal tavolo.
Fred ed Hermione si guardarono intorno confusi da quella reazione. George batté un palmo sul tavolo irritato, sotto lo sguardo confuso di Ron.
“Oh per favore, come fate a non capire che…” Urlò Silente, prendendo tutti di sorpresa, ma la McGranitt lo bloccò tirandogli una gomitata, facendolo zittire. Piton si aprì in un sospiro simile ad una leggera risatina.
Fred alzò un sopracciglio.
Cosa diavolo avevano tutti da guardarli così delusi?
La McGranitt si alzò, rompendo la tensione, “grazie mille della cena Molly è stata fantastica. Ora dobbiamo proprio andare.”
“Ma io voglio rimanere a giocare a scacchi!” Sbuffò il preside incrociando le braccia al petto, come un bambino che si rifiuta di andare a letto.
La McGranitt alzò gli occhi al cielo.
Ron sorrise furbo. “Signore forse è meglio che vada, perché se rimane sarò costretto a stracciarla a scacchi, e non vorrei che poi si offendesse…”
Silente si alzò in piedi e si spostò la barba di lato con un gesto di stizza, “questo è troppo. Signor Weasley, si prepari ad essere distrutto.”
Andarono in salotto, davanti al fuoco, e iniziarono la partita, sotto gli sguardi curiosi e divertiti dei presenti.
Mentre Molly fece un incantesimo per far si che i piatti si pulissero da soli nel lavandino, Hermione e Arthur e Lupin, aiutarono a liberare il tavolo da tutte le cartacce dei pacchi regalo.
Fred si stese a pancia in giù sul tappeto, insieme a George, per godersi quella partita.
Silente fece la prima mossa, partendo molto agguerrito, ma Ron rispose senza pietà. Se la stava cavando davvero bene.
“Sapete a cosa mi fa pensare questo momento?” Chiese Silente ad un certo punto, rivolto a nessuno in particolare, “all’amore.” Sospirò dolcemente, e Fred alzò lo sguardo su di lui.
“L’amore più forte che esiste è quello celato agli occhi di chi sta amando, ma non a coloro che stanno intorno, che se ne accorgono e lo vedono brillare nel buio come una scintilla. Quello è vero amore.”
E lanciò una fugace occhiata a Fred steso per terra, senza farsi notare da nessuno. Il ragazzo aggrottò al fronte, chiedendosi il motivo di quello sguardo.
Cosa voleva dire con quella frase?
Alzò appena lo sguardo e vide Hermione salire le scale insieme a Ginny, sospirò e riappoggiò il mento sulle braccia incrociate davanti al volto, tornando a concentrarsi sulla partita.
 
 
 
§
 
 
 
Più tardi quella notte, mentre tutti erano andati a dormire dopo la fine della partita, in cui Ron aveva vinto magicamente per un pelo, sotto gli sguardi sorpresi di tutti, che avevano esultato come matti, e l’esclamazione di profonda indignazione di Silente, che lo aveva minacciato di aizzargli tutti i professori contro, se lo avesse raccontato a qualcuno; Fred era sgattaiolato fuori dal letto, portandosi dietro il suo nuovo gufo.
Aveva aperto una delle finestre dell’ultimo piano e aveva liberato il suo nuovo animale nella notte. Poi si era seduto sul bordo della finestra, appoggiato allo stipite con la schiena, ed era rimasto a guardare il piccolo gufo volteggiare in aria davanti alla luna.
“Ehi.”
Una voce dietro di lui lo fece voltare. Sorrise beffardo.
“Come mai quando non abbiamo sonno finiamo sempre per incontrarci noi due?”
Hermione sorrise dolcemente e si avvicinò, era in pigiama e aveva i piedi scalzi. Sotto braccio portava la valigetta con dentro il giradischi.
“Che fai qui?”
“Volevo un posto tranquillo dove ascoltare un po’ di musica, non lo sai, ma mi avete regalato dei dischi incredibili insieme a questo.” Disse estasiata, appoggiando il giradischi su un tavolino e sventolando in aria una serie di porta dischi colorati.
“Ah si? Io ho tirato ad indovinare al negozio…” mormorò lui sincero.
Hermione ridacchiò e si sedette sul bordo della finestra di fronte a lui, allungando le gambe e appoggiando i piedi sopra di lui. Fred tremò di piacere. Ogni contatto con lei era un sogno.
“Guarda che roba,” iniziò felice, alzandone uno alla volta mostrandogli la copertina, “Nick Cave and the Bad Seeds, Blue Swede, Shivaree, Johnny Cash, David Bowie!”
Fred l’ascoltava con uno sguardo malandrino ma attento, non aveva idea di cosa stesse parlando, ma il suo entusiasmo era meraviglioso.
Alzò l’ultimo album con gli occhi che brillavano, “lo sai che in questo album di Bowie, c’è una canzone che si chiama Letter to Hermione?” Disse tutta fiera. Il ragazzo rise per la sua espressione.
“Fammi sentire qualcosa.” Disse Fred, Hermione si aprì in un largo sorriso e si allungò verso il tavolo, infilando il disco che aveva in mano e posizionando l’ago sul disco in vinile, che iniziò a ruotare.
Nell’aria iniziarono a diffondersi le note di “Heroes” di David Bowie.
 
…..
I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can beat them, just for one day
We can be Heroes, just for one day

 
 
La ragazza sospirò con gioia. “E’ il regalo migliore che potessi farmi.”
Fred era così felice di vederla al settimo cielo per il suo regalo, non immaginava le sarebbe piaciuto tanto.
“Il merito è anche di George.”
“Si, ma eri tu quella notte sul tetto, te lo sei ricordato.” Mormorò dolcemente, e gli accarezzò la gamba con il piede, Fred fremette a quel contatto.
“Anche tu hai buona memoria vedo.” Disse lui voltando lo sguardo verso la gufetta ancora in volo.
 
 
Though nothing, will keep us together
We could steal time,
just for one day
We can be Heroes, for ever and ever
What d’you say?

 
 
Hermione seguì il suo sguardo in silenzio per un po’.
“Come la chiamerete?”
“Jean.”
Hermione si voltò verso di lui sorpresa. “E’ il mio secondo nome.”
“Maddai, che coincidenza…” Disse lui furbo.
Hermione non riusciva a smettere di sorridere, gli diede un colpetto sul petto.
“Non posso credere che tu l’abbia fatto.” Mormorò il rosso, “non posso credere che tu te lo sia ricordato.”
“Non è stato nulla” provò a dire Hermione, ma Fred si sporse verso di lei. “No, Hermione, è tutto invece.”
La ragazza lo guardò negli occhi, ci sprofondava dentro ogni volta che li fissava.
Erano così magnetici, profondi, dolci e brillanti. Si guardarono a lungo, lasciando che la musica li avvolgesse come un velo, scaldando loro i loro cuori, che battevano all’impazzata.
 

I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away



“Sono così felice per questo Natale,” mormorò Fred, ma era serio. “Ma non riesco a smettere di pensare a quello che abbiamo sentito ieri sera.”
Hermione guardò fuori dalla finestra, verso il cielo nero come l’inchiostro. Sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. La guerra alle porte.
“Se dico che ho paura sono un codardo?” Chiese più a sé stesso, stringendo i denti. Si vedeva che era combattuto con sé stesso ed era imbarazzato per essersi lasciato sfuggito quelle parole. Hermione si allungò verso di lui e gli strinse le mani tra le sue con forza.
“No, saresti pazzo a non averne. Anche io ho paura.”
Fred alzò gli occhi su di lei.
“Preferisco avere paura ora, ma sapere di poter fare qualcosa e porre fine a questa guerra una volta per tutte, e vivere sapendo di aver lasciato un mondo migliore ai miei figli, invece di aver paura per il resto della mia vita e dovermi nascondere per sempre.”
 
We can be Heroes, just for one day
We can be us, just for one day
 
Fred la guardò intensamente, sorpreso ancora una volta dalla saggezza di quella ragazza.
“Io non ho paura per me… ho paura per i miei, Ron, te… per George…” le parole gli morirono in gola. Ogni volta che pensava anche solo lontanamente al fatto che potesse accadergli qualcosa, si sentiva morire.
“Non accadrà mai Fred. Ci sei tu a proteggerlo.” Provò a sorridere, ma Fred non ricambiò. Hermione gli strinse le mani di nuovo, e sentì di dovergli dire la verità, “qualunque cosa accadrà, bisogna andare avanti.”
“Credi davvero di poter continuare a vivere dopo aver perso coloro che ami? Cosa faresti se perdessi Harry, o Ron? Riusciresti ad andare avanti?”
Fred sembrava distrutto al pensiero.
“Troverei il modo, perché se siamo andati fino in fondo, se abbiamo combattuto per la libertà, e alcuni di noi sono caduti nel farlo, dovremo avere la forza di andare avanti; così il loro sacrificio non sarà stato vano, dovremo farlo per loro.”
Fred non poté fare altro che sorridere. Aveva terribilmente ragione. Era doloroso, triste, ma vero. E lo avrebbe fatto. Perché era giusto così.
Si sorrisero con dolcezza, poi Hermione gli diede una pacca sulla coscia, saltò giù dalla finestra e iniziò a muoversi a ritmo di musica, sotto lo sguardo incuriosito del ragazzo.
“Che fai?”
 
I, I can remember (I remember)
Standing, by the wall (by the wall)
And the guns shot above our heads
(over our heads)

 
Hermione volteggiò spensierata, disegnando delle forme in aria con le mani, con gli occhi chiusi.

And we kissed,
as though nothing could fall
(nothing could fall)
And the shame was on the other side
Oh we can beat them, for ever and ever
Then we could be Heroes,
just for one day

 
 
Fred rise di gusto a quella vista meravigliosa. Era qualcosa di magico vederla ballare, senza pensieri, senza alcun imbarazzo, libera come l’aria in cui si muoveva.
Un sorriso rilassato in volto, gli occhi chiusi, i capelli che volteggiavano intorno al viso. Era più bella ogni giorno che passava.
La ragazza si avvicinò lui girando in cerchio e gli allungò una mano, “a volte bisogna solo ballare per sentirsi meglio.”
Fred sentì l’impulso di prendere la sua mano e lasciarsi trascinare in quel momento così puro, emozionante, e personale. Sentì di dover lasciarsi andare alla musica, alle mani di Hermione, invece rimase immobile e sogghignò.
“Lo sai che non ballo.” Scandì imbarazzato.
E’ la cosa più idiota che tu abbia mai detto.
“Oh andiamo Fred.” Sbottò lei senza fermarsi, “fidati è la miglior cura per il malumore. Ti sentirai come nuovo…”
“Tu fai così quando devi consolare qualcuno? Balli per lui?”
“Si, e funziona credimi.”
“Non per me.”
“Se mi sentissi giù di morale, mi sentirei immediatamente alla grande se ballassi con me.”
“Farei di tutto bellezza per farti stare meglio, ma non ballare. Mi viene in mente una cosa molto simile, si suda comunque… Ti va bene lo stesso?” Scherzò malizioso.
Lei alzò gli occhi al cielo, e gli prese con dolcezza la mano. “Dai Fred, balla con me.”
Lo tirò verso di lei per farlo alzare, ma lui fece resistenza. Lei lo guardò confusa.
“Se mi fai bere ancora un po’ di Whiskey Incendiario magari posso anche seguirti…”
Rettifico. Questa è la cosa più idiota che tu abbia mai detto.
Hermione abbassò le spalle e lasciò la presa dalla mano di Fred, che si sentì come cadere in una voragine, lo guardò triste.
“Sai Fred, a volte certe cose devono essere semplicemente fatte, e basta.” Mormorò delusa allontanandosi, Fred si sporse in avanti, come per cercare di raggiungerla, ma lei si girò abbassando lo sguardo.
“Buon Natale Fred.” Sussurrò afflitta, lasciando la stanza, mentre la canzone finiva.
Il ragazzo rimase lì, nel buio, il braccio ancora teso verso il punto dove prima si trovava lei, con il rumore del giradischi che girava a vuoto in sottofondo.
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sul bordo della finestra. Ma cosa diavolo gli era preso? Perché davanti a lei diceva sempre la cosa sbagliata? Perché non si lasciava andare? Con le ragazze di solito non era difficile, ma con lei era diverso. Si sentiva sé stesso, e la forza, la dolcezza di quella ragazza faceva vacillare la sua sicurezza, si sentiva nudo di fronte a lei. Ma vero.
Perché non le diceva quello che pensava? Ma il problema era proprio quello…cosa pensava in realtà?
Idiota, idiota, idiota…
 
 
§
 
 
 
 
 
“Cosa diavolo avete combinato?”
“Perché devi pensare subito a noi quando un ragazzino si sente male all’improvviso?”
“Chissà come mai!”
Erano tornati ad Hogwarts quella mattina. Erano passate quasi due settimane dalla notte di Natale. Avevano passato il resto delle vacanze ad aiutare a sistemare Grimmauld Place, a finire tutti i compiti assegnati, e cercare di non essere scoperti ad origliare le conversazioni dell’Ordine, ormai era normale routine.
Avevano passato il Capodanno tutti assieme in casa, festeggiando come non mai. Uscire era troppo pericoloso, anche i ragazzi lo sapevano.
 

Hermione era entrata in Sala Comune dopo cena, dopo la solita ronda e dopo aver cercato Draco per salutarlo di nascosto e avvertirlo della lezione dell’ES la sera dopo.
Appena aveva varcato la soglia aveva visto un gran putiferio di persone che ridevano, indicavano, parlavano tra di loro.
Un ragazzino biondo del primo anno si faceva strada tra la folla, vomitando senza sosta, mentre la gente si spostava per evitarlo.
“Cosa diavolo succede qui?” Urlò isterica. I gemelli dietro al ragazzino smisero di ridere immediatamente.
“Qualcuno lo porti in Infermeria.” Disse ad alta voce, e un paio di compagni dello stesso anno del ragazzino biondo lo scortarono fuori, ridendo come matti.
Hermione si voltò arrabbiata verso i gemelli e dimezzò la distanza tra loro con poche falcate.
Li spinse sul divano e i due caddero a sedere su di esso, fissandola a metà tra il divertito e lo spaventato.
Quando si infuriava poteva essere terribile.
“Allora?” Urlò spazientita.
“E’ colpa nostra se ha preso due Pasticche Vomitose in una volta sola? Le ha confuse con dei dolcetti normali!”
“Eravamo d’accordo che a quelli del primo anno non dovevate più vendere i vostri prodotti…”
“Hermione avrà solo un po’ di nausea stanotte nulla di più…”
“…Madama Chips lo guarirà in un lampo…”
“…Ti preoccupi troppo.”
“Mi avete stancato con i vostri giochetti.”
“Piantala, lo sappiamo che ci ami.”
Hermione sbuffò sonoramente, poi si aprì in un sorriso e incrociò le braccia. “Vi tolgo cinque punti.”
I due scattarono in piedi, allibiti.
“Non oseresti…”
“Oh si che oso. Ve lo avevo detto che se fosse andato storto qualcosa vi avrei tolto dei punti. E ringraziate che non ve ne tolga cinque a testa.”
“Ma fai parte anche tu di questa Casa!”
“Quel che è giusto è giusto…” Disse lei fiera, “buonanotte.” Li salutò cattiva, e se ne andò a dormire tutta contenta. Era la sua piccola vendetta per averle disobbedito, e ce l’aveva ancora un po’ con Fred perché non aveva accettato di ballare con lei, era davvero un idiota.
In quell’istante Katie le passò accanto, puntando dritta verso Fred, lei si voltò appena per vederla avvicinarsi a lui provocante, poi distolse lo sguardo schifata, salendo le scale con i pugni serrati.

 
“Quella ragazza è un mostro.”
“Piton in confronto è un angelo venuto dal cielo…”
“Merlino, la odio.” Sbottò Fred, ma sorrideva, non poteva farne a meno. Quei battibecchi con lei erano il suo pane quotidiano. Non poteva farne a meno ormai.
George lo fissò risiedendosi sul divanetto rosso. Il fuoco scoppiettava in un angolo allegro.
“Oh si, vedo l’odio puro nei tuoi occhi…” commentò sarcastico. Si slacciò la cravatta e si stravaccò sul divano, seguito a ruota dal gemello.
“Ciao Fred.” Arrivò Katie maliziosa e si chinò su di lui, baciandolo sulla guancia.
“Oh ciao Katie.”
“Non ti sei più fatto sentire dopo la notte della festa, pensavo ci fossimo divertiti insieme…”
George tirò appena su la testa per guardarli, confuso. Fred scrocchiò il collo agitato, era visibilmente a disagio.
“Cosa?” Chiese Fred confuso, ma aveva paura, aveva bevuto terribilmente quella notte e non si era svegliato nel suo letto…
George si allungò sul divano prendendo una caramella da un vasetto trasparente sul tavolino accanto.
“Volevo ridarti questa, te la sei dimenticata tra le coperte.” E gli allungò la cravatta nera che aveva indossato alla festa nella Stanza delle Necessità.
George in quel momento aveva lanciato la caramella in aria per prenderla al volo con la bocca, ma nell’udire quelle parole, aveva sbarrato gli occhi e la caramella gli era andata di traverso, facendolo tossire più volte.
Fred si voltò verso di lui, gli tirò una sonora pacca sulla schiena e la caramella venne sparata fuori dalla sua bocca, finendo in testa a Neville poco distante, che si voltò confuso.
“Scusa Neville” disse George con voca roca, massaggiandosi la gola, rosso in viso, tossendo ancora un paio di volte.
Poi guardò Fred in cagnesco e gli parlò con gli occhi. Come solo loro sapevano fare.
“Cosa diavolo hai fatto?”
“Ahem…”

“Io ti ammazzo…”
Fred tolse gli occhi dal fratello, che sembrava volergli saltare addosso da un momento all’altro, e allungò una mano prendendo la sua cravatta.
“Grazie…” mormorò a disagio.
“Ti va di andarcene da qualche parte a…parlare? Sono ancora arrabbiata con te per quello che hai detto quella notte, ma potresti rimediare al tuo errore facilmente.” Chiese con finta innocenza, sporgendosi su di lui e mostrando la scollatura della camicia.
Fred si schiacciò contro lo schienale del divano, cercando di allontanarsi da lei, con poco successo. Per fortuna c’era George; che osservò la scena schifato per un momento, poi scosse la testa e scattò in piedi, trascinando su con sé il gemello intontito.
“Scusa Katie, ma Fred non può venire a parlare con te,” esclamò ad alta voce, “perché lui è… ecco si è molto stanco. Sta morendo di sonno, vero Fred?” Chiese marcando molto le ultime due parole e guardando il fratello di sottecchi con sguardo complice.
Fred lo guardò confuso, poi vide la sua espressione e si esibì in uno sbadiglio fintissimo, stiracchiandosi.
“Oh si sono distrutto.”
“Ecco ciao ciao.” Sbottò George e trascinò Fred su per le scale, lasciando un’indispettita Katie a guardarli andare via.
George lanciò praticamente Fred dentro alla loro stanza e chiuse la porta con rabbia. Gli si avvicinò furente.
“Cosa diavolo voleva dire quello?”
“Quello cosa?”
“Non ci provare Fred, non sono scemo. Cosa intendeva Katie? Cosa significa questo?” E gli strappò dalle mani la cravatta nera, agitandogliela davanti al naso.
Fred sospirò e si sedette sul letto, affondando il volto tra le mani.
“Eh va bene… la notte della festa ero arrabbiato da morire con Hermione, e dopo la litigata… io… Katie mi ha raggiunto, io ero ubriaco… e mi ha trascinato in camera sua…”
George si mise le mani nei capelli. Non ci poteva credere.
“Sei andato a letto con Katie!?” Sbraitò fuori di sé, avventandosi su di lui.
“Si, no, forse. Non lo so!” Gridò Fred scattando in piedi.
“Non lo sai? Come fai a non saperlo? A quanto mi risulta, pare che il sesso sia una di quelle attività dove si necessita essere coscienti gemellino.” Digrignò tra i denti.
“Te l’ho detto! Ero fuori di me, non mi ricordo nulla dopo le scale del dormitorio. Vuoto totale. Mi sono svegliato la mattina nel suo letto, ero mezzo svestito, e sono tornato in camera immediatamente a cambiarmi.”
“E sei stato in grado di farlo in quelle condizioni?”
“Fino a poco fa ero sicuro di no, convinto che avessimo semplicemente dormito assieme, messo male com’ero… ma dopo quello che mi ha detto prima…” Rabbrividì e smise di girare in cerchio per la camera. Si risedette sulla sponda del letto e riaffondò il viso nei palmi.
“Sei un idiota.”
“Grazie George, come farei senza di te.”
“E io che pensavo che fossi andato da Hermione…per fortuna c’era Draco…”
“Ommioddio ma vuoi farmi stare meglio o cosa? Ho fatto un errore terribile, adesso Katie mi perseguiterà…”
“Sono cavoli tuoi.”
“Non mi uccidere…”
“Non servirà, c’è Hermione per quello…”
Fred alzò lo sguardo su di lui spaventato, “che vuoi dire? Non stiamo assieme.”
“Ma l’hai sentita nello sgabuzzino? E’ gelosa di Katie fino al midollo, non la sopporta… non serve che stiate assieme.”
“Promettimi che non le dirai nulla.”
“Io no, ma tu dovrai.”
“Che cosa?”
“La sincerità prima di tutto…”
“Ma siamo solo amici… okay, non lo so cosa siamo, ma non abbiamo l’esclusiva uno sull’altro, non ci siamo mai neanche baciati!”
“Prova ad immaginarti se fosse andata a letto con Draco quella notte, come ti sentiresti?”
Fred si fermò un attimo a riflettere. L’idea che qualcuno la sfiorasse, la vedesse nuda, la baciasse, che non fosse lui, lo faceva impazzire. Ma perché? Non stavano assieme, non era innamorato di lei…
Ma quel pensiero, di lei con un altro, lo faceva stare male. Strinse gli occhi.
“Hai centrato il punto…” Mormorò soltanto.
“Anche tra amici bisogna essere sinceri, lo sai. Devi dirglielo, è la cosa giusta. Vedrai che se lo saprà da te, andrà tutto bene.”
“Tu dici?” Chiese timoroso, non ne era così sicuro. Di solito era felice che Hermione fosse gelosa delle sue spasimanti, ma in quel caso aveva esagerato. Anche se era single, e poteva fare quello che voleva, si sentiva emotivamente legato a quella ragazza, sapeva che doveva dirle la verità.
Se fosse stato il contrario lui avrebbe preferito saperlo.
La loro era un’amicizia profonda, un legame indissolubile, come non lo aveva mai avuto con qualcuno che non fosse George. Ma non si amavano, potevano uscire con chi gli pareva, eppure non lo avevano mai fatto, dopo il Ballo del Ceppo.
E poi era arrivata la notte della festa, e lei aveva baciato Draco e lui aveva fatto ben peggio. Era stato spinto da quella visione ad andare via con Katie? Perché? Lo faceva tanto arrabbiare?
Eccome… ma perché?
Se una qualsiasi altra sua amica si baciava con qualcuno era solo contento, perché con Hermione era diverso?
“Lo farò Georgie…” sussurrò odiando sé stesso con tutto il cuore. Per la prima volta in vita sua, rimpianse di aver passato la notte con qualcuna. Non avrebbe dovuto farlo.






NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti, sono riuscita a pubblicare anche oggi! Spero vi continui a piacere, commentate se volete, che i vostri commenti li adoro.
A presto. Sempre più vicini...

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Capitolo 22
*** BLOCCATO NEL MEZZO CON TE ***


CAPITOLO VENTIDUE
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 


*vi consiglio di ascoltare le canzoni che cito, mai come in questo capitolo sarà necessario...
 
 
 


 
 
Durante la giornata seguente, Fred e George seguirono le lezioni normalmente, concludendo affari e incassando Galeoni tra una pausa e l’altra.
La sera ci fu la prima lezione dell’ES dopo le vacanze, e fu incredibile. Impararono gli Incantesimi per controllare gli elementi della natura: fuoco, acqua, vento, e piante.
Neville se la cavò alla grande con l’incantesimo dei rampicanti, e riuscì a intrappolare Seamus in un groviglio di rami. Harry gli diede una pacca sulla schiena felice. Tutti esultarono.
Draco riuscì addirittura a creare una lastra di ghiaccio e trasformarla in aculei appuntiti e gettarli su una parete, dove si infilzarono con forza. Hermione spalancò la bocca, e Ginny fu costretta a chiudergliela, mettendole due dita sotto il mento.
“Complimenti al nostro Serpeverde,” commentò la rossa avvicinandosi a lui.
“Facciamo progressi qui…” disse Hermione colpita.
Draco fece spallucce, ma il suo pallore non nascose un leggero colorito sulle guance.
“Me la sono cavata…” minimizzò lui strizzando l’occhio alle due ragazze.
“Non fare il modesto, dai spiega come hai fatto,” disse Hermione trascinandolo al centro della stanza, tutti si voltarono verso di lui colpiti.
“No, non credo sia una buona idea…” provò a dire lui in imbarazzo, ma il sorriso che vide sui volti dei presenti gli diede coraggio.
“D’accordo… il segreto è pronunciare bene l’incanto e tenere la bacchetta in questo modo…”
Iniziò a spiegare il biondo, mentre Hermione si spostava di lato per lasciargli spazio.
Fred le si affiancò, “però, è alto, biondo, avvenente, aria da cattivo ragazzo ma buono come il pane, ed è pure bravo con gli incantesimi. Come fai a non essere pazza di lui Granger?” Chiese con tono ironico, ma se lo chiedeva seriamente.
Hermione alzò un sopracciglio. “Davvero non lo so, ma tieni d’occhio Ginny, perché non credo stia ascoltando una parola di quello che Draco sta dicendo.” Sviò lei divertita, indicando con la bacchetta la sorellina minore dei due, che stava guardando Draco con occhi sognanti, sotto lo sguardo torvo di Dean, e si stava avvicinando a lui lentamente senza rendersene conto.
Era arrivata addirittura a sfiorargli un ciuffo biondo, prima che i due gemelli intervenissero sollevandola di peso e allontanandola da lui.
“Ginny mi dispiace ma con i Malfoy non possiamo imparentarci.”
“Già, pensa che belle le cene di Natale…”
Dissero i due divertiti, mentre Draco rideva insieme a tutti.
Hermione lo fissò ridere: era finalmente a suo agio, si sentiva uno di loro, e lei era davvero felice per lui.
Era davvero bello dovette ammettere, con la camicia arrotolata sopra i gomiti, il fisico asciutto sotto la stoffa bianca, la cravatta allentata, i capelli scompigliati quasi bianchi, gli occhi argentei…
Spostò lo sguardo su Fred, e anche solo il vederlo ridere insieme a Draco e prenderlo sottobraccio le fece girare la testa.
“Scherzo Draco, passerei il resto della mia vita con te, ma il caro Lucius seduto accanto a me a cena non ce lo vedo molto…”
Tutti risero, Draco più di tutti, e desiderò che le cose fossero diverse, che suo padre non fosse quello che era.
Hermione guardò Fred e vide quel sorriso che tanto amava, quelle labbra perfette, quegli occhi castani grandi e furbi, i capelli rosso fuoco e avvampò.
Perché quando guardava lui era così diverso? Cosa diavolo le prendeva al suo cuore quando incrociava il suo sguardo? Perché le si seccava la gola, le gambe diventavano molli, e il suo ventre era attraversato da fremiti fino all’inguine quando si sfioravano anche per sbaglio?
Perché quella notte, quando l’ha invitato a ballare, lui si era rifiutato? E perché questo l’aveva turbata tanto?
Sospirò e si riconcentrò sulle parole di Draco, che aveva ripreso a spiegare l’incantesimo.
 
 
 
§
 
 
 
Il giorno dopo Hermione, Harry e Ron avevano Difesa Contro le Arti Oscure insieme ai Serpeverde. L’idea di vedere la Umbridge le fece venire la nausea, ma si sforzò di essere la solita impeccabile Hermione Granger.
Hermione era in anticipo e si fermò sulla soglia della porta ad aspettare i suoi amici. Draco arrivò da lontano insieme al suo solito gruppo. Hermione cercò di non ridere quando si avvicinò e lui cercò di fare altrettanto.
Ma l’abitudine di stare con lei quasi tutte le sere prese il sopravvento, e quando le passò accanto per entrare, gli scappò un fino troppo dolce: “Ciao Hermione…”
Hermione sbarrò gli occhi, seguendolo con lo sguardo. Draco si bloccò, imprecando a bassa voce con una smorfia; Goyle, Zabini e Pansy fecero lo stesso, fissandolo sconvolti.
Lui si voltò verso di loro e verso Hermione dietro di loro, non sapeva dove arrampicarsi.
Hermione sentì di dover fare qualcosa immediatamente per salvarlo, o avrebbero potuto insospettirsi sul serio.
“Oh Malfoy,” sbottò acida, assumendo un’espressione schifata, “ti sei rammollito al punto che adesso mi chiami pure per nome?”
Draco si morse il labbro e colse la palla al balzo, anche se gli risultò terribilmente difficile trattarla in quel modo, ma non aveva scelta.
“Come osi parlare con me? Pensavo di averti già avvertito che non dovevi mai più rivolgermi nemmeno uno sguardo, sudicia Mezzosangue.” Si avvicinò a lei e sputò quell’ultima parola tra i denti ad un centimetro dalla sua bocca, la prese per il mento con forza.
Hermione emise un piccolo gemito, ma sostenne il suo sguardo fiera, e in fondo divertita, quella era recita ed essere a conoscenza che quegli idioti dei suoi amici non sapessero chi veramente era il loro idolo la esaltava.
“Grazie,” mormorò Draco ad un centimetro dal suo volto, lei ammiccò appena e lui la lasciò andare di colpo in malo modo. Ma rimase vicino a lei.
“Gliela fai passare così?” Sbotto Pansy irritata.
“Non perdo il mio tempo con una Sanguesporco.” Sussurrò lui senza staccare gli occhi da Hermione.
I Serpeverde alle sue spalle sembrarono rilassarsi a quelle parole; in quel momento una vocina acuta tossicchiò sulla soglia.
Hermione, Draco e tutti gli altri si voltarono.
La Umbridge era lì, in piedi e li fissava con sospetto. “Cosa succede qui?”
“Niente professoressa, rimettevo al suo posto chi se lo merita.” Rispose pronto Draco con un sorriso cattivo. La Umbridge spostò il suo sguardo da Draco ad Hermione e la osservò con disgusto.
“Ben fatto, ora ai vostri posti.” In quel momento arrivarono alle sue spalle Harry e Ron, sempre in ritardo, e si affrettarono ad unirsi agli studenti che prendevano posto, mescolandosi nella piccola folla.
La lezione fu terribile come al solito, se non peggio. La Umbridge cercò di riempirgli la testa come al solito con inutile idiozie e menzogne. Ma quella volta superò ogni limite.
Harry non fu capace di rispondere ad una domanda sul tema della lezione, e lei iniziò ad accanirsi su di lui, aggrappandosi a quella scusa.
“Signor Potter, lei si vanta tanto di essersi battuto come un eroe contro maghi oscuri e non sa rispondere ad una semplice domanda?”
Hermione strinse i pugni sotto al tavolo.
Stai calma. Harry sa difendersi.
“Non ho mai detto di essere un eroe professoressa, ho solo detto di aver comb…”
“Ah si si,” lo interruppe lei odiosa, “la conosciamo tutti a memoria quella storiella.”
“Storiella?”
“Perché insiste ancora cercando di spacciarla come verità?”
“Per la milionesima volta, è la verità! Perché dovrei mentire?”
“Perché sta aiutando Silente a prendere il posto di Primo Ministro. Sei solo un ragazzino pieno di fantasie che si è fatto indottrinare da un vecchio matto.”
Hermione stai calma. E’ una delle tue qualità più grandi. Non rispondere, è una professoressa…
“Albus Silente è il miglior mago del mondo! Molto più grande di quanto sarà mai lei o tutti noi.” Rispose arrabbiato Harry ad alta voce.
Metà della classe avrebbe voluto applaudire.
Draco trattenne a malapena un sorriso.
“Ma per favore, questa scuola è caduta in miseria da quando lui è preside. Siete degli stupidi se credete a lui o al signor Potter.” La voce le si alzava sempre di più.”
“Ma…”
Non devi rispondere, non devi rispondere…
“Siete degli ragazzini sciocchi con manie di grandezza. Non vi servirà essere abili con gli incantesimi, perché nessun signore Oscuro E’ TORNATO! DOVETE DARMI ASCOLTO!” Gridò fuori di sé.
Harry aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Era stanco e affranto.
Oh al diavolo!
Successe tutto in un attimo. Hermione scattò in piedi su tutte le furie e batté le mani sul tavolo, puntando poi un dito contro la Umbridge, che ammutolì.
“NO! Lei dia ascolto a noi ora per una buona volta. Non ci importa un fico secco di quello che pensa, noi non le crederemo mai. NOI CREDIAMO AD HARRY. Gli crediamo ciecamente, e lei dia retta a noi quando le diciamo che Voldemort è tornato e si sta avvicinando sempre di più, e la verità è che lei e quel pallone gonfiato che si fa chiamare Primo Ministro non ci volete pronti a questo!
Noi invece saremo pronti a combattere per quello in cui crediamo in un modo o nell’altro, e non sarà di certo lei VECCHIA MEGERA AD IMPEDIRCELO!”
Tutti spalancarono la bocca sorpresi. Draco si morse il labbro al settimo cielo. Era stato fantastico. Una visione quasi divina.
Hermione era ancora in piedi, respirava affannosamente, i capelli mossi ordinati, lo sguardo di sfida fiero e coraggioso, le mani chiuse in due pungi stretti lungo il corpo.
Era meravigliosa.
Harry la guardava dal basso, seduto sulla sedia accanto, avrebbe voluto alzarsi in piedi ed abbracciarla. Se lo meritava, non avrebbe potuto dire di meglio. Anche Hermione Granger aveva perso le staffe, per la prima volta in vita sua, e aveva risposto male ad un insegnante davanti a tutta la classe, con un coraggio da leonessa, rischiando molto.
Aveva messo da parte uno dei suoi ideali fondamentali: il rispetto per i professori. Ma quella non era una professoressa e non avrebbe mai avuto il loro rispetto e il loro silenzio. Ed Hermione si era alzata in piedi e glielo aveva fatto capire perfettamente.
La classe rimase in silenzio per qualche istante, passando lo sguardo prima da Hermione, o almeno quella che credevano fosse Hermione, e poi sulla Umbridge, che la fissava in silenzio, livida di rabbia, sembrava sul punto di scoppiare.
Ma non gridò. Cercò di contenersi molto, si vedeva che avrebbe voluto sbraitare come una matta.
“Ci vediamo questa sera nel mio ufficio per la punizione signorina Granger. Alle nove.”
Disse civettuola, fingendo una calma estenuante, addirittura sorrise. Ma era un sorriso cattivo, e pieno di vendetta.
Ma Hermione non aveva paura.
 
 
 
§
 
 
 
Fred era stravaccato come al suo solito sul divano migliore della Sala Comune insieme a George. Era a testa in giù, le gambe in alto incrociate appoggiate allo schienale. Stava rileggendo a mente tutta la lista dei prodotti definitiva da esporre in negozio; la penna d’oca in bocca. La fronte aggrottata per la concentrazione.
George controllava i prezzi di tutto e le scartoffie per l’acquisto del negozio. Ne avevano trovato uno perfetto.
Lee si gettò in mezzo a loro sul divano sfacciato, stravaccandosi e mettendosi comodo. “Ciao bellezze. Cosa mi sono perso?”
“Tanto lo sappiamo che la parte burocratica non ti interessa, non fingere.”
“Avete ragione non me ne importa un fico secco. Ci divertiamo con qualche primino?”
“Abbiamo da fare.”
“Dai parliamo di qualcosa che non sia lavoro… ne ho bisogno.”
“Se non te fossi accorto stiamo rendendo concreto il nostro futuro…”
“Vuoi che rimaniamo senza lavoro e che tra un anno bussiamo alla tua porta un giorno…”
“Chiedendoti di ospitarci per massimo un mese…”
“E alla fine rimaniamo lì con te per anni…”
“E tu sarai costretto a vivere con tua moglie, tuo figlio Junior e gli zii Fred e George che vivono sulle tue spalle?”
“Mangiando tutto quello che c’è in frigorifero, per il resto della tua vita?”
“Okay… mi avete convinto. Continuate pure. Non parlo più.”
Rimase in silenzio, cinque, massimo sei secondi.
Lee guardò passare Ginny e sorrise. “Sapete…” disse mettendo le braccia dietro alla testa, i due alzarono gli occhi al cielo e fecero cadere i fogli in grembo, “ho deciso che chiederò alla Granger di uscire…”
Fred sbarrò gli occhi e per poco non cadde a testa in giù dal divano. Si puntellò con le mani e si alzò a sedere.
“Cosa?” Domandò allibito.
“Voglio chiedere alla Granger di uscire.”
“Ho sentito benissimo quello che hai detto, e io ripeto: cosa?”
“Che c’è di male?”
“Non accetterà mai di uscire con te!” Sbottò Fred sistemando i fogli di malavoglia.
“Chissà magari si.” Azzardò George lanciando un’occhiata eloquente al gemello, che lo guardò torvo e gli lanciò un paio di fogli addosso.
“Perché tu mi stai dicendo che non usciresti con la Granger?” Chiese Lee ironico rivolto a Fred.
“Mai nella vita.” Rispose lui ostentando sicurezza che non aveva.
“Ma è una bomba sexy.” Esclamò Lee convinto.
“Oh si che è una bomba sexy Fred.” Ripeté George per dare noia al gemello.
“E’ intelligente.”
“Mooolto intelligente.”
“Carismatica.”
“Più che carismatica, affascinante.”
“E avete visto che corpo alla festa? Lo nasconde fin troppo di solito, ma si vede che ha un gran bel…”
Fred lo interruppe con un gesto di stizza. “Abbiamo afferrato.”
“Che c’è Freddie? A te non piacerebbe uscire con la Granger?”
“Mi sembra di avervi già risposto.”
“Ma perché?”
“Beh, dimenticate quanto sia saccente, un’insopportabile so tutto io, è fin troppo ordinata, in modo quasi maniacale, è frigida, non è un’amante del pericolo, del rischio…” spiegò Fred toccandosi un dito e alzandolo ogni volta che trovava u nuovo difetto.
“Questa te la sei inventata.” Sbottò George con un sorrisetto.
“Oh e la cosa più importante… è così rispettosa delle regole che da sui nervi, per lei sono tutto, cascasse il mondo prima che faccia perdere dei punti o finisca in punizione per aver detto quello che pensava realmente… Ma no, Hermione Granger è troppo una santarellina per rischiare una cosa del genere…” sbottò irritato.
In quell’istante Neville si precipitò gridando di gioia in Sala Comune, affannato come non mai, tutti si girarono verso di lui.
“RAGAZZI! NON AVETE IDEA DI COSA E’ APPENA SUCCESSO!”
Il silenzio calò nella Stanza, Harry e Ron arrivarono correndo in quel momento dietro di lui, sui loro volti era dipinta la pura gioia.
“Cosa?” Chiese Ginny curiosa.
“Hermione! Hermione ha tenuto testa alla Umbridge! Lei stava sparando le solite cavolate su Silente e su Harry, e lei è scattata in piedi come una furia e gliene ha dette quattro! Dovevate esserci! Davanti a tutta la classe!” Gridò Neville entusiasta.
“Le ha sfuriato contro e la Umbridge le ha dato una bella punizione. E’ stato epico!” Gridò Ron saltellando. Harry rideva come un matto, “è lì con lei adesso!”
Ci fu un attimo di silenzio, poi la Sala Comune esplose in un boato di gioia, grida, applausi, cori.
Fred incrociò lo sguardo di George che gli sorrise soddisfatto. Si morse un labbro e sorrise, abbassando gli occhi.
Si sarebbe aspettato di tutto da lei, ma non quello. Ora si che lo aveva veramente colpito, ancora di più che con quello scherzo fantastico dell’estate.
Era perfino più perfetta di prima, se era possibile.
Wow…
Guardò di nuovo George, e si capirono con uno sguardo in un lampo. Scattarono in piedi attirando l’attenzione di tutti, e salirono sul tavolo.
“Per festeggiare il coraggio e l’incredibile e inaspettata ribellione della nostra compagna di Casa, Hermione Granger, daremo una festa qui in Sala Comune, per lei. Quando tornerà dalla punizione sarà tutto pronto per celebrare questo momento memorabile! Datevi da fare!” Gridarono all’unisono, alzando un pugno al cielo, seguiti dall’intera Sala.
Tutti applaudirono felici, e si divisero tutti per cercare l’occorrente al più presto, all’ultimo minuto.
Fred uscì dalla Sala Comune e andò in cerca di Draco, non poteva mancare. Lo trovò diretto alla sua Sala Comune insieme a Pansy.
“Pssst, pssst,” sussurrò da dietro un angolo, ben nascosto. Draco si voltò e incrociò il suo sguardo, poi di dileguò da Pansy con una scusa.
Mentre tornavano insieme alla Torre di Grifondoro, Fred si fece raccontare per filo e per segno le esatte parole di Hermione e che cosa avesse fatto scattare la lite.
Draco gli raccontò tutto entusiasta, in ogni minimo particolare, e spiegò come fosse stata indimenticabile l’espressione della Umbridge dopo le parole di Hermione.
“Non sapeva cosa risponderle, te lo giuro. E’ stata fantastica, dovevi vedere la faccia di…” Si bloccò perplesso, davanti al ritratto della Signora Grassa.
Fred disse la parola d’ordine e si infilò nel buco, Draco rimase immobile. Fred si voltò e lo guardò stranito, “beh? Che fai lì impalato? Su vieni.”
“Ma… io non dovrei entrare…” mormorò avvilito.
Fred ridacchiò e gli allungò una mano, “sei uno di noi Draco ormai, fattene una ragione. Dai che dobbiamo festeggiare.”
Draco sorrise e prese la mano di Fred, lasciandosi portare dentro al passaggio e sbucando nella Sala Comune. C’era stato prima di Natale, per accompagnare Hermione, ma era vuota.
Adesso invece era piena di gente che camminava, rideva, urlava, chiacchierava, sistemava cibo, bevande sui tavoli, festoni rossi ovunque. Draco cercò di mischiarsi tra la folla, nascondendosi dietro i gemelli, c’era qualcuno che non era dell’ES e anche se lo avevano visto alla festa, la sua presenza non era ancora gradita a tutti.
Si sistemò tra i due più alti della casa, e cercò di dare una mano per preparare quella festa dell’ultimo minuto.
Dopo un po’, Harry, che stava di guardia all’ingresso, tornò appena indietro e sussurrò facendosi sentire da tutti: “Shhh! Sta arrivando! Tutti zitti!”
 
 
Hermione camminava sospirando debolmente. Arrivò davanti al ritratto, disse la parola e quello la fece passare subito. Sentì delle voci confuse all’interno. Si asciugò velocemente una guancia bagnata e cercò di ricomporsi.
Ormai erano le undici passate e non vedeva l’ora di andare a letto e dimenticare quella serata.
Varcò la soglia distrattamente, ad occhi bassi, chiedendosi per un attimo il motivo di quell’improvviso silenzio.
SORPESA!” Gridarono decine di voci in coro.
Alzò gli occhi e lanciò un grido. Si ritrovò davanti una folla di Grifondoro ad attenderla. Tutti ammassati l’uno sull’altro, chi in piedi sui tavoli, sulle poltrone, sui divani.
Partirono urla, fischi, incitamenti, cori in suo onore, risate, applausi. Hermione sorrise debolmente e si sistemò le maniche della camicia bene sui polsi.
In sottofondo c’era la musica che veniva dal suo giradischi che aveva lasciato su un tavolo.
“Africa” dei Toto.
 
The wild dogs cry out in the night
As they grow restless, longing for some solitary company
I know that I must do what's right
As sure as Kilimanjaro rises like Olympus above the Serengeti
I seek to cure what's deep inside, frightened of this thing that I've become

 
“Ma non è il mio compleanno…” disse confusa, i gemelli le furono subito intorno.
“No ma è un giorno speciale.”
“Il giorno in cui sei passata ufficialmente al lato oscuro e divertente dei ribelli di questa scuola!”
“Benvenuta!”
Altri applausi. Altre grida.
“Abbiamo organizzato una festa dell’ultimo momento solo per te.”
“Per il coraggio dimostrato…”
Presero dei bicchierini pieno di Whiskey Incendiario e ne porsero uno ad Hermione, che sorrise.
“Ad Hermione!” Gridarono i gemelli, buttandolo giù tutto d’un colpo.
“AD HERMIONE!” Gridò l’intera sala, facendo lo stesso.
Hermione tossì leggermente, la gola in fiamme, poi scoppiò a ridere.
Harry e Ron l’abbracciarono, seguiti da una marea di altre persone.
 
It's gonna take a lot to drag me away from you
There's nothing that a hundred men or more could ever do
I bless the rains down in Africa
Gonna take some time to do the things we never had (ooh, ooh)

 
Guardò Draco che alzò un altro bicchiere in suo onore, sorridendo ammirato, poi si portò due dita alla fronte e le levò in aria come un saluto. Hermione ricambiò aprendosi in un sorriso a trentadue denti, dimenticandosi di quello che era successo pochi minuti fa.
Alzò lo sguardo e guardò Fred accanto a lei, che la stringeva.
“E’ il tuo momento Hermione.” Disse dolcemente, strizzandole l’occhio. La ragazza sentì un’ondata di adrenalina e coraggio montarle dentro. Era vero. Era il suo momento di gloria. E se lo sarebbe goduto fino in fondo, dopo quello che aveva fatto.
Salì su una sedia aiutata dai gemelli e poi sul tavolo. Sollevò una mano e mostrò alla folla il dorso della mano. Sulla pelle era inciso ancora in rosso scarlatto, la scritta: non devo dire bugie.
It's gonna take a lot to drag me away from you
There's nothing that a hundred men or more could ever do
I bless the rains down in Africa
I bless the rains down in Africa

 
 
La folla esplose in un boato ancora più fragoroso e partì uno scroscio di applausi senza fine. Tutti si gettarono su Hermione, volevano stringerle la mano, congratularsi, salutarla, parlarle.
 
Improvvisamente il ritratto si aprì e una figura vestita di nero si precipitò dentro.
“Cosa diavolo state combinando qui?”
Il silenzio calò gelido.
La McGranitt. Era furiosa.
“Sento i vostri schiamazzi e la musica dalla mia stanza, qual è il motivo di tanto chiasso? Esigo una spiegazione.”
I gemelli non persero tempo, si avvicinarono a lei.
“Professoressa ci scusi, ma stavamo festeggiando Hermione…”
“E per quale motivo posso chiedere?” Domandò sospettosa guardando la ragazza confusa.
Hermione scese dal tavolo seria, si affiancò a lei e le mostrò la mano. La McGranitt gliela prese tra le sue, con delicatezza e osservò la scritta. Tremò di rabbia.
“Immagino che abbia sentito qualcosa che non voleva sentire…” disse ammirata e rattristata allo stesso tempo.
Hermione sorrise. “Temo di si. Non ho potuto non parlare.”
La McGranitt la guardò con rispetto e annuì decisa.
Ron abbassò la testa sconsolato, “adesso togliamo la musica professoressa…”
“Ma è impazzito signor Weasley? Alzatela al massimo e festeggiate questo momento, ve lo meritate!” Annunciò alla sala sorridente, e le sue parole furono seguite da applausi, risate e fischi.
“Però io vorrei dormire… Vitious non vi ha mai insegnato l’incantesimo per cancellare il suono all’esterno di uno spazio?” Domandò furba. Poi agitò la bacchetta e compì l’incantesimo.
I gemelli l’abbracciarono con foga, e lei ricambiò impacciata. Non ci sapeva fare con le dimostrazioni d’affetto fisiche.
Li allontanò impettita e si sistemò il cappello.
“Va bene, va bene… fatela pagare a quella stronza.” Sussurrò ad un orecchio ai gemelli, i quali sorrisero maligni. “Ci conti.”
Lei sorrise, guardando i suoi studenti tornare alla festa con gioia, e orgoglio. Prima di andare passò accanto ad Hermione e le mise una mano sulla spalla.
“E’ stata molto coraggiosa signorina Granger. Non che ne dubitassi, ma sono così fiera di lei, avrei voluto esserci. Io ci sarò sempre per voi, sappiatelo.” Mormorò infine con gli occhi lucidi. E se ne andò silenziosamente, lasciando i Grifondoro a divertirsi e ballare fino a tardi.
Hermione la osservò sparire con le lacrime che spingevano per uscire, voleva bene alla McGranitt e quelle parole l’avevano rincuorata.
 
 
La festa durò a lungo, ballarono, cantarono, bevvero come non mai. Hermione si lasciò andare ai festeggiamenti e finì con il ritrovarsi di nuovo brilla, insieme a Draco a ballare “Africa” dei Toto in modo goffo e divertente, cantando ogni tanto qualche strofa.
Ridevano come matti, anche Draco era brillo e girava in tondo con le mani tra quelle di Hermione, inciampando di tanto in tanto o perdendo l’equilibrio, con Hermione che cercava di sorreggerlo.
 
 
It's gonna take a lot to drag me away from you
There's nothing that a hundred men or more could ever do
I bless the rains down in Africa
Gonna take some time to do the things we never had (ooh, ooh)

 
Fecero una giravolta assieme e caddero sul tappeto ridendo come matti. Hermione con la testa all’indietro e Draco cadde per terra dalle risate. Fred li guardava sorridendo, mentre beveva con George e Lee e cercava di evitare Katie in tutti i modi possibili.
Dopo un po’ la Sala cominciò a svuotarsi, era quasi l’una.
Draco fu costretto a tornare nella sua Sala Comune a malincuore. Hermione chiacchierò un po’ con Harry e Ginny, cercando di farsi passare la sbronza, e si sedette per terra davanti al fuoco.
Salutò con una mano gli ultimi presenti alla festa con un gesto della mano e tornò a fissare il fuoco.
Da sola, senza musica, senza confusione, senza distrazioni, le tornarono in mente le ore passate con la Umbridge nel suo ufficio e rabbrividì. Scosse la testa e cercò di scacciare il dolore, le parole cattive, gli insulti, la punizione, ma non ci riuscì. Era forte, lo era stata, e cercava di esserlo sempre, credeva in quello che aveva fatto. Ma la paura che aveva provato sola con lei, riemerse improvvisamente e lei si lasciò andare.
Strinse le gambe al petto e rimase a fissare il fuoco, non riuscendo a trattenere le lacrime, cercando di liberarsi da quel peso. Rimase lì per un po’ a sfogarsi.
“Ehi.”
Si girò asciugandosi le lacrime con forza e accennò un sorriso. Era Fred, con la camicia mezza aperta, senza cravatta, a piedi nudi, i capelli disordinati.
“Oh ciao Fred.” Disse debolmente.
Lui si sedette goffamente accanto a lei davanti al fuoco con le gambe incrociate. Era leggermente brillo anche lui.
“Stai piangendo?” Domandò preoccupato.
“No!” Rispose lei nascondendo il volto dietro i capelli. Lui sorrise e le spostò il ciuffo dietro all’orecchio avvicinandosi.
“Si che piangi non mentirmi! Perché? Puoi dirlo a Fred.” Chiese curioso, Hermione rise per il tono della sua voce, era divertente da brillo.
“Non è niente davvero…”
“Vuoi che faccia qualcosa?” Domandò sbattendo le lunghe ciglia verso di lei.
Hermione sorrise, ma abbassò lo sguardo triste. “Non c’è niente che potrebbe farmi sentire meglio ora…”
Fred lasciò cadere la testa in avanti abbattuto e la fece dondolare, poi si bloccò e si tirò su. Guardò Hermione con un sorriso furbo.
“Io invece credo che ci sia…” disse contento, si alzò in piedi e si avviò barcollante al tavolo dove era appoggiato il giradischi. Mise un disco di vinile dalla pila ordinata che sorgeva accanto, e posizionò l’ago.
Nell’aria iniziò a suonare una canzone. Ma non una canzone. La canzone. La canzone preferita di Hermione.
 
Well I don't know why I came here tonight,
I got the feeling that something ain't right,
I'm so scared in case I fall off my chair,

 
Hermione alzò gli occhi lentamente dalle ginocchia e guardò Fred in piedi davanti al tavolo, che iniziava a ballare a ritmo di musica. Faceva dei passettini in avanti e poi tornava indietro, muovendo appena le braccia avanti e indietro.
 
Clowns to the left of me,
Jokers to the right, here I am,
Stuck in the middle with you

 
Cantava sotto le parole della canzone mentre si muoveva sensuale, un passetto alla volta verso la ragazza.
Indietreggiò sempre con quella camminata a ritmo, fece una giravolta, sotto lo sguardo allibito di Hermione.
Si avvicinò a lei ballando in quel modo perfetto e ritmato, ad occhi chiusi, facendo delle smorfie concentrato sui passi e sulle strofe, mordendosi le labbra e strizzando gli occhi divertito.
 
Yes I'm stuck in the middle with you,
And I'm wondering what it is I should do,
It's so hard to keep this smile from my face,
Losing control, yeah, I'm all over the place,
Clowns to the left of me, jokers to the right,
Here I am, stuck in the middle with you

 
 
Hermione spalancò la bocca, godendosi quel momento. Stava ballando, per lei stava ballando. E lo stava facendo con la sua canzone preferita.
Fred fece un’altra giravolta sul posto sempre camminando ritmato e le porse una mano.
“Milady…”
Hermione gli prese la mano estasiata e lui la fece scattare in piedi, la prese per la vita e la fece girare sotto al suo braccio. Poi iniziò a muoversi insieme a lei, avanzando e indietreggiando lei, e poi il contrario, sempre a ritmo.
 
Well you started out with nothing,
And you're proud that you're a self made man,
And your friends, they all come crawlin,
Slap you on the
back and say,
Please, please

 
Fred muoveva le spalle avanti e indietro, le mani a mezz’aria vicino al petto, le gambe sciolte. Ballava meravigliosamente. Hermione scoppiò a ridere per l’ennesima volta quando lui si esibì in quella camminata ritmata nuovamente.
La tirò contro il suo petto e iniziò a ruotare di nuovo.
Iniziarono a ridere come matti, girando sempre più velocemente, fino a quando persero l’equilibrio e caddero sul tappeto.
 
Clowns to the left of me,
Jokers to the right, here I am,
Stuck in the middle with you,
Yes I'm stuck in the middle with you,

 
Hermione si ritrovò stesa sopra di lui, perfettamente aderente contro il suo corpo. Smisero di ridere e si fissarono negli occhi, i volti ad un millimetro di distanza.
Hermione sentì il suo bacino premere contro il suo, e si dovette trattenere dall’emettere un gemito. Sentiva l’eccitazione crescere nel suo basso ventre. Era incontrollabile.
Fred si morse un labbro e la guardò dal basso divertito, allungò le braccia dietro alla schiena di lei e la premette ancora di più contro il suo petto. Sentì i suoi seni contro di lui, e sospirò di piacere.
“Cos’è quella faccia?” Chiese divertito lui.
“Hai ballato per me…” mormorò lei. Ma non era solo per quello, si stava trattenendo dal far aderire il suo bacino contro quello di lui, e cercava di non far trasparire le sue vere emozioni.
“Oh, capisco… sai Granger, devo ammettere che non è stato affatto male.”
Lei sorrise e si avvicinò ancora di più a lui, per spostargli un ciuffo via dalla fronte. Facendo quel movimento però premette il suo interno coscia contro l’erezione di Fred e l’avvertì contro di lei.
Guardò verso il basso e scoppiò a ridere, appoggiandosi sul suo collo.
“Cosa c’è da ridere?” Chiese offeso, ma divertito.
“Niente” provò a dire lei, ma non riusciva a smettere di ridacchiare. Fred le accarezzò una guancia e le spostò i ciuffi che le ricadevano verso il basso, dietro all’orecchio.
“Che ci vuoi fare, sei bellissima.” Mormorò, e si rese conto di quello che aveva appena detto un attimo dopo. Ma non si pentì, era vero. E lei doveva sapere che lui lo pensava.
Hermione sorrise imbarazzata, e quando premette ancora più forte contro i pantaloni di Fred lui trasalì. Un brivido di piacere percosse entrambi, e il tempo parve fermarsi.
Si guardarono negli occhi, poi la mano di Fred corse ai capelli di Hermione e l’attirò verso di lei, mentre l’altra scendeva giù verso la sua gonna. Hermione tremò al contatto di quelle dita lunghe e affusolate sulla sua pelle, che risalivano le gambe.
Lei sfiorò il collo di Fred con passione e scese giù, sul collo, slacciando ancora di più la camicia, poi giù sul petto, sugli addominali asciutti, sul ventre, si fermò all’orlo dei pantaloni e Fred mugolò di piacere.
La mano del ragazzo si infilò sotto la gonna e l’accarezzò dolcemente la coscia, lei afferrò i suoi capelli e lo tirò su a sedere. Erano incastrati perfettamente, il respiro affannato che si confondeva in uno solo, i cuori a mille, il corpo scosso da brividi e tremori di piacere.
Fred scattò in avanti per baciarla, per farla sua su quel tappeto, ma un tonfo li fece voltare entrambi. Hermione si abbassò la gonna immediatamente e si voltarono entrambi verso la fonte del rumore. 
Fred imprecò silenziosamente.
George era rotolato giù dagli ultimi gradini delle scale e si stava rialzando goffamente. Era parecchio ubriaco.
Quando fu in piedi a fatica li guardò perplesso e rise. Barcollò verso di loro e si dovette appoggiare al bordo del divano per non cadere come un sacco di patate.
“Oh, ciao,” biasciò George contento, “vedi che hai fatto bene Fred a dirle che sei andato a letto con Katie dopo la festa? Ha capito e ora è tutto apposto…”
Fred avrebbe tanto voluto Schiantare suo fratello seduta stante, ma il suo livello di ubriachezza non avrebbe reso lo scontro leale.
Lo avrebbe distrutto la mattina dopo. O se l’avrebbe pagata quella.
Hermione si girò verso Fred confusa.
“Che sta dicendo? Sei andato a letto con quella?” Gridò lei, scattando in piedi. Non aveva diritto di arrabbiarsi lo sapeva, Fred non era suo. Non stavano assieme.
Ma era gelosa da morire ed era furiosa con lui.
“Si, no, forse…”
“Mi prendi anche in giro?”
“Hermione ascolta, io ero ubriaco, arrabbiato, ho fatto un errore…” Si era alzato anche lui in piedi, sconvolto da quell’interruzione. Si stavano per baciare, stava per accadere, ma qualcosa li bloccava sempre. Era stufo e arrabbiato.
“Ti ho pure confidato quanto non la sopporti, e tu ci vai a letto?”
“E’ successo prima di quella confidenza…” provò a dire lui, ma ricevette solo un cuscino in faccia.
“Sei uno stronzo!”
“E perché? Sono libero faccio quello che mi pare! Tu hai baciato Draco!”
“Tu hai fatto molto peggio, come puoi paragonare le due cose? E poi con Draco è stato un errore, siamo amici.””
“Anche il mio è stato un errore. Un terribile sbaglio, non lo rifarei mai.”
“Oh certo immagino. Non aspetti altro che una ragazza che si getti nel tuo letto.”
“Non è così stavolta…” disse lui serio, riferendosi a quello che stava per accadere poco prima.
Hermione lo fissò arrabbiata.
“Sai pensavo veramente che ci fosse qualcosa di speciale tra di noi, chiamala come vuoi… amicizia, feeling, intesa. Ma era solo una perdita di tempo.” Gridò Hermione spingendolo lontano da lei.
“No non è vero, io e te… non lo so nemmeno io cosa sia, ma qualcosa c’è.” Urlò Fred spaventato.
“C’era.” Disse lei gelida.
Fred fece ricadere le braccia lungo i fianchi, adirato e sconvolto da quelle parole.
“Forse non c’è mai stato neanche niente,” disse con cattiveria, “ed è meglio così. Ci siamo sempre fermati perché è giusto che vada così. Io e te non saremo mai fatti per stare insieme.”
Hermione sentì le lacrime scorrere silenziosamente sulle guance.
Fred aveva la voce rotta, “guardaci! Siamo due mondi opposti. Non funzionerebbe mai…” e pronunciare quelle parole gli fece male al cuore.
“Già, è meglio così. Sono contenta che il fato ci abbia sempre diviso. Sarebbe stato un grande errore espormi a te, lasciarmi andare a te. Mi avresti masticata e sputata come fai con tutte.” Disse lei tra le lacrime, si avvicinò a Fred, che la fissava con gli occhi lucidi, le labbra strette; gli diede una spallata e lo superò senza guardarlo, diretta alle scale.
“Ti odio.” Mormorò.
“Bene!” Gridò Fred guardandola andare via. “Allora vattene, scappa via come fai sempre! Sto già molto meglio senza di te!”
“TI ODIO!” Gridò la ragazza voltandosi verso di lui in lacrime.
“SIAMO IN DUE ALLORA!”
“Non mi rivolgere mai più la parola.” Urlò lei prima di sparire nella scala a chiocciola delle ragazze.
Fred cacciò un urlo di rabbia e tirò un calcio ad una delle sedie, gettandosi seduto a terra disperato.
Lacrime di rabbia e tristezza gli bagnarono gli occhi, e lui le asciugò con furia.
Avevano mandato tutto a puttane di nuovo. Per l’ennesima volta.
Ma per loro fortuna, qualcuno li stava osservando a sua insaputa. Due occhi verdi, buoni e gentili guardavano la stanza dal vetro della finestra. Un gatto soriano si allontanò sul cornicione, sparendo nel buio.
 
 
§
 
 
 
 
“Non ci posso credere, Minerva. Sei sicura?”
“Si Albus, l’ho visto con i miei occhi. Hanno litigato furiosamente.”
Silente si lasciò cadere sulla sedia della sua scrivania. Piton in un angolo, giocherellava con Fanny.
“Non sarà facile ora farli riavvicinare, sono due testardi orgogliosi…” commentò a bassa voce.
“Le abbiamo provate tutte…”
“Al Ballo…”
“Quando ho fatto apposta a non vederli scappare per il corridoio di notte e sono finiti sul tetto…”
“Nello sgabuzzino a Grimmauld Place…”
“La notte di Natale…”
“Che situazione assurda, sono fatti per stare assieme…” Mormorò la McGranitt spazientita, aggiustandosi gli occhiali. “Ma da soli non ce la fanno proprio…”
“No, infatti. Forse è arrivato il momento di intervenire direttamente.” Disse Albus illuminandosi.
Piton si voltò, “cosa intende dire signor preside?”
“Ha pensato ad un modo?”
“Non ho solo pensato ad un modo, ho escogitato un piano geniale.” Disse furbo, alzando la bacchetta e muovendola in aria.
Due fasci di luce, uno bianco e uno nero volteggiarono in aria, si unirono e si scambiarono i colori, separandosi di nuovo. Uscirono dalla finestra sparendo nell’oscurità.
Silente sorrise fiero, “fidatevi, funzionerà.”
 
 
 
§
 
 
 
Quella notte Fred ed Hermione andarono a letto furiosi, avendocela a morte l’uno con l’altro, e con la chiara intenzione di non parlarsi mai più. Ma non avevano fatto i conti con una, no, tre anime buone e gentili che si erano interessati alla loro assurda storia, e avevano deciso, di aiutarli, dandogli una piccola spinta; o per meglio dire…intervenendo con una piccola magia per aiutarli ad aprire finalmente gli occhi.
 
I due dormirono male, fecero sogni strani, si girarono nel letto per ore. Poi finalmente si addormentarono e l’ultimo pensiero prima di crollare fu una strana luce bianca e nera intorno a loro e una sensazione sgradevole che gli attraversò tutto il corpo, come una scarica elettrica.
Non avrebbero mai potuto immaginare cosa stava accadendo in quel preciso momento.
 
 
 
§
 
 
La mattina dopo Hermione si svegliò assonata a causa di una sveglia fastidiosa, si stiracchiò e batté le palpebre più volte, infastidita dalla luce. Non era la solita musica che la svegliava, ma non ci fece caso.
Spostò le coperte e appoggiò i piedi a terra, si tirò su e avvertì subito una sensazione strana, si sentiva pesante.
Guardò a terra e i suoi piedi le parvero molto più lunghi e lontani del solito. Come se fosse molto più alta.
 
Non molto distante, Fred si svegliò subito dopo. Una musichetta soave si diffuse nella stanza.
“George! Spegni quella dannata musica!” Gridò soffocato nel cuscino, muovendo il braccio verso il comodino per spegnere la sveglia, ma non la trovò.
“George? Ma sei pazza?”
Fred scattò a sedere nel sentire una voce femminile nella sua stanza.
“Lavanda?” Chiese stropicciandosi gli occhi, “che ci fai nella mia stanza?” Perché aveva la voce così acuta? Tossicchiò un paio di volte per schiarirsela.
“E’ la mia stanza da cinque anni Hermione, ti senti bene? Hai bevuto parecchio ieri sera…”
Hermione?
Fred si alzò confuso dal letto, sentendosi molto leggero.
“Io scendo per la colazione ci vediamo.” Lo salutò Lavanda. Fred sospirò.
E’ solo un sogno…
Si stirò ancora e si sistemò il pigiama sul petto, ma incontrò qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Sbarrò gli occhi e guardò verso il basso, le mani ancora bloccate lì.
Ma queste sono?
Si allungò la scollatura del pigiama e guardò dentro.
MA CHE DIAVOLO!!?
 
Hermione fece una smorfia e si grattò la testa, ma sbarrò gli occhi quando sentì che i capelli non erano lunghi e cespugliosi, ma corti e arruffati.
Si guardò intorno. Non era la sua stanza. Vide Lee addormentato nel letto accanto al suo e George in quello dal lato apposto, dormivano beati.
Hermione si sentì molto confusa, cosa diavolo ci faceva la? Si guardò le mani, erano lunghe affusolate, ma non erano le sue.
Anche il pigiama a righe bianche e nere non era suo. Il cuore iniziò ad accelerare la testa le girò vorticosamente.
Camminò incerta fino allo specchio a muro della stanza, avanzando piano, il respiro rotto dall’ansia.
 
Fred si guardò intorno e vide un grosso specchio ovale e decorato appeso al muro, si avvicinò cauto, a disagio. Cosa diavolo stava succedendo? Aveva il respiro affannoso.
 
Entrambi si sporsero per vedere la loro immagine riflessa e spalancarono gli occhi e la bocca quando finalmente di videro, gridando a pieni polmoni in preda al panico.
“AHHHHHHH!”
FRED?!
HERMIONE?!








NOTA DELL'AUTRICE: ciao a tutti, eccomi qui, con il fatidico capitolo che si conclude con la grande sorpresa che attendiamo da tempo. Spero che l'idea vi piaccia, e ne vedrete delle belle nei prossimi capitoli, come è facile immaginare.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!
Grazie come sempre di tutto.

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Capitolo 23
*** LO SCAMBIO ***


CAPITOLO VENTITRE'
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 



 
 
 
“AHHHHH!”
George si svegliò di soprassalto gridando insieme a Lee, spaventati dal grido del gemello.
“Fred? Fred! Ti senti bene?” Scattò in piedi spostando le coperte di lato. Lee si mise una mano sul cuore, occhi sbarrati, fissando con odio Fred al centro della stanza.
Hermione iniziò a barcollare per la stanza, le girava la testa, sentiva di poter svenire da un momento all’altro, si teneva una mano stretta al petto, il cuore batteva a mille.
Cosa diavolo stava succedendo? Perché era nel corpo di Fred? Era veramente così? La testa le vorticava con mille domande, le venne un attacco di panico, e iniziò a respirare affannosamente.
“Fred, Fred, calmati cosa ti succede?” Chiese George preoccupato, prendendolo per le braccia e aiutandolo a tornare nel suo letto. Non appena la toccò Hermione cacciò un altro urlo e il gemello si ritrasse confuso.
La ragazza lo guardò terrorizzata dal basso, sedendosi sulla sponda del letto. “No! No, non può essere, sto sognando.” Disse spaventata, era la voce di Fred quella che usciva dalla sua bocca. Scattò di nuovo in piedi e tornò allo specchiò.
Si osservò da vicino: le lentiggini, i capelli rossi, gli occhi, la bocca. Era Fred. Tutto di lei era Fred…
“Freddie ti senti bene?” Chiese George spaventato, avvicinandosi con cautela con un cuscino in mano, pronto a difendersi nel caso.
Quello che credeva essere Fred si girò a guardarlo, “tu sei reale?” Domandò con uno sguardo e un tono da pazzo, si avvicinò a George tendendo una mano, “no che non lo sei. E’ solo un incubo, adesso mi sveglio nel mio letto e sarà tutto normale…”
Appoggiò la mano sulla guancia di George che la fissò stranito, e cacciò un urlo quando video il suo gemello mettersi ad urlare come un matto, gettandosi sul letto e avvolgendosi nelle coperte.
 
 
Fred si prese il volto con le mani e si fissò allo specchio in ogni minimo particolare. Hermione, era Hermione quella allo specchio. Ma era lui che controllava quei movimenti…
Stava credendo di impazzire.
Lavanda tornò indietro preoccupata. “Ho sentito gridare stai bene?”
“No! Non sto bene per niente. Ma non lo vedi?” Gridò lui isterico indicando il suo corpo, “sono Hermione!”
Lavanda indietreggiò impaurita, quella ragazza era davvero strana a volte.
“Si… sei Hermione.”
“No! Non lo capisci? Questo non sono io, questi non sono miei,” e si toccò i ciuffi lunghi, “questa non è mia,” e si toccò la faccia in modo isterico, “e queste di certo non sono mie...” sbottò alla fine afferrandosi i seni con entrambe le mani; ma si bloccò di colpo a quel contatto e guardò in basso verso di essi.
“Ah, però…” mormorò compiaciuto.
 
 
“Fred ma che ti prende?” Chiese Lee gattonando sul letto sopra le coperte fino al bordo, e tenendosi ad una delle colonne del baldacchino.
“Non sono Fred! Sono Hermione!” Urlò Hermione in preda al panico, avvolta nella coperta.
George e Lee scoppiarono a ridere come matti a quella vista esilarante.
“Fred, non è che ieri sera hai fumato anche dell’erba di Merlino oltre a bere tutto quel Whiskey Incendiario? Perché se è così e non me l’hai detto… mi arrabbio sul serio questa volta.” Concluse George assumendo un tono molto serio.
Hermione sbarrò gli occhi guardandolo fisso, poi iniziò a dondolare avanti e indietro tenendosi le gambe con le braccia, “F-fred? Sono Fred… Sono Fred…”
“Si esatto sei Fred, bravo, stiamo facendo progressi.” Si scambiò un’occhiata eloquente con Lee che alzò le spalle.
“Capisco che sei sconvolto per la litigata di ieri sera con Hermione, ma…”
Hermione alzò gli occhi di scattò, “Hermione” sussurrò flebilmente, come se avesse realizzato in quel momento l’idea di cosa potesse essere successo al suo di corpo.
Saltò sul letto e si precipitò fuori dalla stanza in pigiama, sotto lo sguardo allibito dei due.
 
Lavanda alzò un sopracciglio, guardando Hermione che si scrutava i seni con un misto di curiosità, malizia e spavento, e decidendo che non voleva stare un attimo in più nella stessa stanza con quella ragazza, indietreggiò fino alla porta.
“Allora io vado…”
“No Lavanda non capisci! Io sono Fred…”
Fred alzò gli occhi terrorizzato, realizzando improvvisamente e temendo il peggio, “Fred…” E anche lui corse a perdifiato fuori dalla porta, travolgendo praticamente Lavanda sulla soglia.
Corse giù in pigiama per la scala a chiocciola, e arrivò fino al punto in cui si incontrava con quella dei ragazzi, e sbatté con violenza contro qualcosa.
Alzò lo sguardo e vide sé stesso di fronte a sé. Hermione vide lo stesso per lei, massaggiandosi il mento dolorante, e sbarrò gli occhi.
“AHHHH!” Gridarono all’unisono fissandosi negli occhi ad un centimetro di distanza.
“Che cosa mi hai fatto?” Gridò Fred in preda al panico, puntando un dito contro sé stesso, parlare con la voce di Hermione era stranissimo.
“Io? Perché credi che sia stata io?” Sbottò Hermione soffiando verso l’alto per togliere un ciuffo ribelle rosso da davanti gli occhi. Era strano vedere tutto così dall’alto, da una prospettiva completamente diversa.
Parlando con il suo solito tono squillante e saccente, ma con la voce e il timbro di Fred, sembrava vagamente omosessuale. Anzi parecchio.
“Sei tu quella brava con gli incantesimi Granger. Cosa diavolo hai fatto?”
“Non ho fatto nulla! Non incolpare me, io sono esterrefatta tanto quanto te.”
I Grifondoro che scendevano le scale li fissavano straniti, passandogli accanto.
I due cercarono di ricomporsi.
Hermione tossicchiò, “parliamone con calma in un posto più tranquillo. Ci incontriamo prima di colazione fuori dalla Sala Grande, d’accordo?”
“Va bene.” Sbottò Fred.
Si separarono ancora sconvolti, ma cercando in tutti modi di respirare con calma, e pensare razionalmente. Era sicuramente frutto di una magia, pensò Hermione, e se non era stato uno di loro, allora qualcuno lo aveva fatto. Ma chi? E perché?
Cercò di non pensarci ed entrò in camera.
George e Lee avevano quasi finito di mettersi le divise, nel loro solito modo disordinato e pigro, Hermione ringraziò Merlino di non essere entrata nel momento più sbagliato possibile.
“Allora ti sei calmato?” Chiese Lee divertito.
George lanciò al suo gemello la divisa nera con un sorriso, “forza Freddie muoviti, dobbiamo scendere per la colazione.”
Hermione rimase impalata sul posto, la divisa stretta tra le braccia, lo sguardo perso nel vuoto.
George si girò verso di lei alzando un sopracciglio, “cosa aspetti? Cambiati su, o le frittelle finiranno subito…”
Hermione accennò un sorriso a disagio e andò verso il bagno afferrando dei vestiti a caso mentre indietreggiava.
“Io…credo che mi cambierò in bagno.”
George e Lee si guardarono e scoppiarono a ridere, “se ti fa sentire meno a disagio ci spogliamo per farti compagnia.” Rise George slacciandosi la cintura.
Hermione sbarrò gli occhi e mise una mano avanti, “NO!” Gridò.
George si bloccò divertito, guardando curioso il suo gemello che lo fissava visibilmente a disagio e spariva dietro la porta del bagno spaventato.
Lee fischiò facendo girare un dito in cerchio accanto alla sua tempia come per dire: “questo è matto forte.”
George fissò la porta chiusa del bagno per un attimo, allibito; quello si che era strano. Fred non era di certo un ragazzo timido, e non si era mai imbarazzato di spogliarsi davanti a lui, o all’intera famiglia, o a nessuno in generale, era nella sua natura essere così sciolto e libero, esattamente come lui.
Erano identici anche in quello.
“Se gli trovo ad avere dell’erba di Merlino e non ce l’ha detto…” Disse Lee battendo un pugno sul palmo opposto aperto, con aria di sfida.
George ridacchiò e guardò Fred uscire dal bagno, vestito con la divisa messa un po’ a casaccio, la cravatta slacciata e la camicia fuori dai pantaloni.
Ecco, quello era già più normale per Fred.
La verità era che ad Hermione tremavano le mani, e non era riuscita neanche a farsi il nodo della cravatta.
Si avviarono fuori tutti assieme.
 
Fred si svestì velocemente, ma non fece neanche caso al fatto che fosse in intimo con il corpo di Hermione, tanto era di fretta e fuori di sé. Era solo nella stanza, le altre erano già tutte scese, e questo gli permise di non comportarsi in modo bizzarro davanti a qualcun altro.
Si mise la camicia e se l’allacciò con le mani tremanti, poi iniziò a frugare nei cassetti accanto al letto di Hermione e ne tirò fuori dei collant neri, che osservò perplesso, la gonna e si sdraiò sul letto per infilarsi le calze.
Non si era mai messo dei collant, e forse li tirò su un po’ troppo velocemente saltando in piedi, perché si strapparono dietro, formando una stretta linea scucita lungo tutta la gamba.
Fred imprecò guardando al cielo e si infilò la gonna nera della divisa, probabilmente al contrario, ma non gli importò. Il maglione se lo infilò in un attimo, la cravatta se la mise al collo alla ben meglio e corse fuori come un fulmine.
Era Hermione con la velocità e la forza di Fred, quindi saltò senza troppi problemi oltre due primini che scendevano le scale, urtandoli.
Si voltò appena mentre correva per la Sala Comune, gridando: “scusate nanetti!” E sparì.
I due si osservavano perplessi, conoscevano la famosa studentessa modello Hermione Granger, e non pensavano che possedesse tali dote atletiche.
 
Fred arrivò davanti alla Sala Grande, e vide sé stesso appoggiato accanto alla porta in modo altezzoso, che lo attendeva.
 
Hermione si era separata da Lee e George con una scusa, e aspettava Fred dondolando sul posto in ansia.
Tutti lo fissavano divertiti mentre entravano in Sala Grande, perché Hermione non se ne rendeva conto, ma ogni suo movimento, espressione, gesto, era di Fred, non suo, e il risultato che usciva fuori era a dir poco esilarante.
Arrivò Draco da solo, con una camminata strascicata, le occhiaie e più pallido del solito, si era ubriacato terribilmente la sera prima alla festa ed era in pieno hangover.
Hermione si sporse verso di lui, sorridendo e agitando velocemente la mano felice di vederlo, “ciao Draco!” Esclamò con voce squillante. Draco si bloccò a guardarlo a metà tra il confuso e il divertito.
“Ahem… ciao Fred!” Rispose al saluto ridacchiando, “sei allegro stamattina.”
Hermione ridacchiò nervosamente e alzò le braccia al cielo, “sono solo felice di vederti.”
Draco sorrise stranito, “pure io Fred.” Si mise gli occhiali da sole, “ci vediamo.” Ed entrò in Sala Grande scompigliandosi i capelli bianchi.
“Ricordati del compito di domani di Astronomia, studia!” Gli gridò dietro. Draco si voltò verso di lui mentre camminava abbassando appena gli occhiali per guardarlo, “sissignore,” rispose divertito. Che strano… Fred che parlava di studio e compiti. L’alcol fa davvero male…
Hermione si morse un labbro, forse si era comportata troppo da Hermione, ma non poteva fare a meno di essere… beh, lei.
Alzò lo sguardo e vide sé stessa fissarlo con uno sguardo che non le apparteneva, malizioso e intrigante. Era stranissimo vedersi così da fuori, vedere ogni propria espressione, movimento e sentire la propria voce provenire da qualcun altro.
Fred le si avvicinò velocemente ed Hermione sbarrò gli occhi quando le fu vicino e poté vedere le calze sfilacciate e la gonna messa al contrario. Si chinò verso Fred e cercò di sistemare al meglio i collant.
Fred fece un passetto indietro e schiaffeggiò la mano di Hermione.
“Giù le mani, cosa tocchi? E’ il mio corpo.” Disse Fred.
“E’ il mio corpo.” Obbiettò Hermione arrabbiata.
“No, è il mio adesso.” Rimbeccò il ragazzo mordendosi il labbro inferiore e facendo l’occhiolino ad Hermione.
Hermione alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia, “cosa diavolo è successo?” Chiese osservando le proprie gambe e la gonna tirata troppo su, gliel’abbassò e Fred scoppiò a ridere.
“Rilassati, non è da me parlare così.”
“Beh, infatti non sono te. Allora?”
“Scusami se non mi sono mai messo un paio di collant nella mia vita!”
“Ma li hai distrutti!”
“Ne hai venti paia!”
“Hai frugato nei miei cassetti?”
“Come pensavi riuscissi a vestirmi altrimenti?”
“Ma… sono le mie cose.”
“Hermione tranquilla, comunque complimenti per la lingerie, non pensavo possedessi tali audaci e striminziti completini.” Esclamò malizioso Fred ammiccando.
Hermione iniziò a saltellare istericamente sul posto, i nervi a fiori di pelle, mugolando indispettita.
Un paio di compagni di anno di Fred passarono in quel momento guardandolo come se fosse matto.
Fred se ne accorse e bloccò Hermione per le spalle. “Smettila! Mi fai sembrare un idiota.”
Hermione si bloccò e lo guardò torva dall’alto. Era lei quella alta dei due ora, e faceva uno strano effetto. Si accorse di com’era piccola rispetto a Fred.
“La cosa più importante di cui dobbiamo preoccuparci è di non renderci troppo ridicoli. Poi dopo la fine delle lezioni oggi ci ritroviamo e cerchiamo di capire bene che cosa è successo.”
“Uffa va bene.” Sbottò Hermione, “ma niente più commenti sul mio intimo. Sono cose private.”
“Il tuo intimo è il mio intimo adesso, posso farci quello che voglio. Anzi… posso non metterlo affatto.” La provocò lui al settimo cielo.
Hermione gli puntò un dito contro, “non osare. Ti uccido Fred.”
Il ragazzo scoppiò a ridere, e la risata che uscì fuori non era la solita risata di Hermione, ma quella maliziosa di Fred.
Sarebbe stato davvero difficile abituarsi.
“Ora andiamo a fare colazione, e comportiamoci nel modo più normale possibile, pensi di potercela fare?” Chiese Hermione socchiudendo gli occhi.
Fred alzò gli occhi al cielo, “e tu pensi di poter evitare di farmi fare la figura della ragazzina isterica? Ho una reputazione da mantenere qui…”
“Io non sono ISTERICA!” Strillò acuta Hermione, nell’esatto istante in cui Angelina e Alicia passavano vicino a loro.
Le due ragazze sbarrarono gli occhi e fissarono il loro amico scoppiando a ridere, “Dov’è George?”
“Ahem… è già dentro…” borbottò Hermione cercando di abbassare il timbro della voce, anche se aveva la voce di Fred, parlava con note decisamente più alte del dovuto.
Angelina sorrise ed entrò seguita da Alicia.
Fred affondò le mani nella faccia e sospirò. “Va bene…facciamolo.”
Varcarono insieme l’ingresso della Sala Grande, spalla a spalla, guardandosi intorno e notando che molte teste si erano alzate e li fissavano divertiti.
Hermione faceva dei passettini troppo piccoli, facendo sembrare che Fred in tutta la sua altezza, non sapesse reggersi sulle gambe.
Fred camminava a falcate troppo grandi per le gambe di Hermione e in modo spavaldo, troppo abituato al suo solito modo di camminare.
Il risultato era a dir poco esilarante.
Silente, Piton e la McGranitt, gli unici a conoscenza dell’accaduto, li fissavano dal fondo sala trattenendo le risate.
Era cominciata.
“Ricordati che sei me,” le sussurrò all’orecchio Fred, “cammina più come farei io.”
Hermione cercò di aggiustare la camminata, ma era rigidissima, e in ansia per quella situazione assurda.
Mentre si avvicinavano ai loro posti si chinò leggermente su Fred per abbassargli la gonna.
“Ma che fai?” Sibilò Fred a denti stretti, spostando la mano di Hermione che le tirava già la stoffa.
“L’hai messa al contrario e ora il lato più corto è dietro, si vede tutto.”
“Oh, che santarellina… e non toccarmi!”
Draco li osservò seguendoli con lo sguardo percorrere il corridoio tra i tavoli centrali, sorseggiando una tazza di caffè e alzò un sopracciglio confuso.
Erano arrivati davanti ai loro amici, che alzarono lo sguardo perplessi su di loro, chiedendosi cosa ci facessero ancora in piedi.
“Giorno.” Disse George fissandoli insieme a Lee.
“Ciao,” disse Hermione alzando una mano in segno di saluto, Fred gliel’abbassò di scatto, sorridendo forzatamente ai loro amici.
“Avete fatto pace vedo.” Commentò George con uno sguardo malizioso, si ricordava della sera prima.
Dopo che il gemello lo aveva riportato a letto di peso, si era scusato centinaia di volte, prima di crollare addormentato, sotto lo sguardo intenerito di Fred, che anche se pensava che l’avesse combinata grossa era… George. Non poteva avercela con lui.
I due si fissarono in cagnesco, “più o meno.” Commentò Hermione tra i denti, ce l’aveva ancora a morte con lui per quello che si erano detti, anche se pure lei aveva esagerato. Ma nemmeno tra un migliaio di anni lo avrebbe ammesso a quel presuntuoso e vanitoso ragazzo di cui ora possedeva non si sa come il corpo.
E stessa identica cosa per Fred.
Hermione prese posto accanto a George che gli sorrise, lei ricambiò a stento.
Fred si sedette tra Harry e Ginny, di fronte a Ron, e assunse una posa molto maschile, con le gambe aperte.
Ron si abbassò appena oltre il tavolo per ammirare meglio la sua strana posa.
“Ehi casanova, io sono qui.” Sbottò Fred infastidito schioccando le dita, Ron si alzò di scatto e guardò la sua amica, pensando che aveva qualcosa di decisamente diverso quella mattina.
Ginny masticava il suo muffin osservandola stupita. “Che ti è successo alle calze?”
Fred ridacchiò, cogliendo la palla al balzo, non poteva farne a meno, “oh nulla, Fred si è dato da fare ieri sera…”
Hermione che stava sorseggiando del succo di zucca sputò tutto in faccia a Lee che era seduto di fronte a lei.
“Non è vero!” Gridò isterico. Tutti fissarono prima quello che credevano fosse Fred ridendo come matti, poi si resero conto di quello che aveva detto Hermione e sbarrarono gli occhi allibiti, anche Lee e George quasi si strozzarono per la sorpresa con i loro succhi.
“Complimenti gemellino,” commentò quest’ultimo battendogli una sonora pacca sulla schiena, “allora avete ripreso dove vi avevo interrotti? Questo si che è fare pace…” Disse ridendo.
Hermione arrossì, e George Lee sbarrarono gli occhi. Fred non arrossiva. Mai.
“Sta mentendo, non è successo nulla.”
Il cuore le batteva a mille nel petto. Lo guardò con odio. Come poteva scherzare anche in un momento simile?
“Grazie a Merlino. Anche se pensandoci bene, sarei la ragazza più fortunata del mondo a perdere il mio prezioso fiore con te, un ragazzo così meraviglioso e attraente.” Commentò Fred osannando sé stesso, con un tono tagliente e provocatorio che non apparteneva ad Hermione, sempre in quella posizione stravaccata a gambe aperte. Ron e Harry la fissarono a bocca aperta.
Hermione li seguì a ruota, digrignando i denti furiosa, “il ragazzo più insopportabile, vanitoso, odioso, strafottente dell’intero pianeta vorrai dire.” Rispose piccata con il classico tono di Hermione.
Ma era stato Fred a parlare, e George lo guardò confuso.
“Oggi siete strani voi due.” Commentò sospettoso indicandoli.
“Perché? Va tutto alla grande…” disse Fred con una smorfia, guardando il gemello con gli occhi di Hermione. Avrebbe dovuto dirlo almeno a lui? Forse per ora era meglio di no, almeno fino al momento in cui avessero capito che cosa diavolo fosse successo.
George fissò quella che credeva essere Hermione per un attimo, riconoscendo in quello sguardo sé stesso, ma non capì perché, così tornò a concentrarsi sulle frittelle nel suo piatto.
“Allora Fred, cosa ne pensi dei prezzi che ha assegnato George ieri sera?” Domandò Lee tranquillamente a Fred.
Hermione alzò gli occhi dai suoi pancakes, “cosa?” Domandò terrorizzata.
“I prezzi delle merendine sono giusti secondo me, ma per i prodotti non alimentari forse dovremmo riveder le stime… c’è qualcosa che non torna.” Spiegò George guardando un foglio accanto al suo piatto e passandolo al suo gemello.
Hermione lo prese e guardò cosa c’era scritto su, erano un insieme di codici numerici, calcoli e stime.
Si morse un labbro senza avere idea di che cosa dire, Fred si sporse oltre Harry verso Hermione e osservò il foglio. Gli bastò un’occhiata.
“E’ perché i prezzi delle Bacchette Trabocchetto e della Polvere buiopesto sono troppo alti…” tossicchiò nel pugno dietro ad Harry. Non lo sentì nessuno tranne appunto Hermione e Harry, che aggrottò al fronte perplesso.
Hermione si tirò su verso George, assumendo uno sguardo sicuro e concentrato mentre osservava per finta i numeri, “penso che sia a causa dei prezzi troppo alti delle Bacchette Trabocchetto e della Polvere buiopesto Peruviana.”
“In effetti la nostra clientela sarà per la stragrande maggioranza giovane, forse Fred ha ragione, questi prezzi sono troppo alti.” Commentò George.
Hermione lo osservò con attenzione, sembrava davvero identico a Fred in ogni particolare, tranne quel neo sul collo che lui non aveva e che lei aveva notato su Fred per la prima volta quel giorno al Paiolo Magico quando l’avevano aiutata ad alzarsi, e ne aveva avuto conferma quello stesso anno in Biblioteca, quando lei e Fred erano rimasti soli per la prima volta.
Ma lo sguardo era diverso, e quando la guardava non sentiva quella scossa nel basso ventre e le vertigini. Eppure in lui rivedeva Fred, i suoi movimenti, il suo sorriso malandrino e si riscoprì ad ammirarlo, mentre lo guardava osservare concentrato i prezzi e segnare qua e là qualche numero.
Erano veramente bravi in quello, ci erano nati, e non li immaginava a fare nient’altro che non fosse aprire quel negozio.
“Freddie questo pomeriggio dopo le lezioni ci troviamo in Sala Comune con Lee per confermare tutti i prezzi d’accordo? E ricontrolliamo il contratto d’affitto del negozio.” George guardò Hermione in attesa, e lei annuì convinta.
“L’avete trovato alla fine lo spazio?” Chiese Harry curioso ai gemelli, si era molto preso a cuore il loro sogno, che ormai un sogno non era più, era diventato reale.
George sorrise, “oh si, e vi assicuriamo che sarà nostro prima o poi. E’ perfetto per noi.” Guardò il gemello, ed Hermione ricambiò sorridendo sincera, amava la loro passione.
Fred sorrise fissando il proprio piatto, un posto più in là.
 
 
 
§
 
 
 
Quando tutti si ammassarono all’uscita per l’inizio delle lezioni, Hermione bloccò Fred per un braccio e lo trascinò lontano da sguardi indiscreti, in un antro del piano terra.
“Cosa c’è?”
Hermione gli porse un foglio seria.
Era parecchio assurdo vedere sé stessi con quello sguardo severo che non gli apparteneva, pensò Fred, mentre prendeva il foglio tra le mani.
“Questo è il calendario di tutte le mie lezioni questa settimana. Ti ho anche segnato i corsi extra che devi seguire, e ti ho cerchiato i giorni in cui ho i compiti in classe.”
“Quando hai fatto tutto questo!?” Domandò sconvolto Fred.
“Comunque, dammi il tuo calendario, così so dove andare.”
“Perché?”
“Non sappiamo quanto resteremmo così, e nel frattempo dobbiamo andare avanti con le nostre vite il più normalmente possibile. E questo significa frequentare le lezioni dell’altro e tutto…”
“Ma… segui dodici corsi! Non è legale questa cosa!”
“Oh smettila, non è una tragedia. Tu invece cos’hai oggi vediamo.” Borbottò prendendo il foglio di Fred.
“Oggi hai solo Pozioni e Trasfigurazione? Segui solo sei corsi per tutto l’anno!” Disse allibita facendo scorrere lo sguardo sulla tabella.
“Il minimo indispensabile… uno stile di vita.”
“Ma è assurdo, lo sai che quest’anno ti devi diplomare?”
“E allora? Mi diplomerò solo in quello che mi piace. Non sono mica te, che devo fare tutto per forza perché ho una voglia incontrollabile di sapere più di tutti gli altri.”
“Io seguo tutti i corsi perché li trovo tutti interessanti.” Sbottò lei sottolineando molto la parola “tutti.”
“Ma come credi che possa fare io a seguire il doppio dei corsi?”
“Dovrai farlo, e io cercherò di seguirne di più, magari ti alzerò pure la media.”
“Non ti azzardare. Sono felice così, del mio minimo indispensabile, e dei miei voti nella media.”
“Ma…”
“L’hai detto tu stessa che dobbiamo sforzarci di comportarci come l’altro finché non avremo più chiara la situazione. Se io mi devo adattare ai tuoi ritmi, tu dovrai farlo con i miei.”
“Ma… tra tre giorni hai l’esame di Pozioni, come pretendi che io non ti faccia prendere il massimo?”
“Sbaglia delle risposte apposta.” Disse tranquillamente Fred, Hermione sbarrò gli occhi e lo guardò come se avesse appena ricevuto la notizia peggiore della sua vita.
“No, questo mai.”
“E invece si.”
“Ma non è giusto! Tu mi abbasserai la media! Io ho i G.U.F.O. quest’anno!” Protestò isterica battendo i piedi a terra.
Fred si sporse verso l’altro e le tappò la bocca con la sottile e delicata mano, “sperando che questa… situazione duri il meno a lungo possibile, siamo solo a Marzo e avrai tutto il tempo del mondo per recuperare i tuoi bei voti e fare gli esami quando tutto sarà finito.”
Hermione abbassò gli occhi sospirando abbattuta, e guardò Fred negli occhi.
“E va bene… Ci ritroviamo in Sala Comune dopo le lezioni e troviamo un posto dove parlare con calma.”
Fred sorrise e si sistemò i capelli lunghi dietro alla schiena con un gesto altezzoso del capo, “perfetto. Ora se vuoi scusarmi… sono in ritardo per…” guardò il foglio dimenticandosi già il primo nome segnato, “Incantesimi. Buona giornata.”
“Non farmi fare brutte figure…”
“Nemmeno tu.”
“Ehi,” gli gridò dietro Hermione mentre Fred si allontanava, “cosa faccio se George o qualcuno mi fanno domande a cui dovrei saper rispondere?”
“Improvvisa!” Le gridò di rimando Fred ridendo e alzando le braccia, poi sparì nella folla.
 
 
 
 
§
 

 
 
A lezione di Pozioni, Hermione non riuscì a trattenersi come forse avrebbe dovuto dall’essere la solita studentessa modello.
Solo che studente modello e Fred Weasley non erano due cose che potevano andare a braccetto nella stessa frase.
Piton spiegò la funzione della pozione “Progetto di Pace”, che nonostante fosse argomento del settimo anno, Hermione conosceva perfettamente, avendo già studiato i testi dei libri degli anni successivi.
“Qualcuno sa dirmi qual è l’ingrediente fondamentale e ultimo da aggiungere per realizzare questa pozione?”
Si levò immediatamente una mano in aria, il braccio ritto e teso. George voltò la testa lentamente verso il gemello che gli stava seduto accanto, in una posa stranamente rigida ed educata per i suoi standard. L’intera classa del settimo anno si voltò stupefatta verso il loro compagno.
“Io, io…” sussurrava Fred a bassa voce, lo sguardo fisso sul professore, avido di mostrare le sue conoscenze.
Piton chiuse il libro di scatto e fissò Fred cercando di non ridere, perché lui sapeva.
“Bene signor Weasley, è un avvenimento speciale oggi. Non ricordo che abbia mai risposto volontariamente ad una domanda in sette anni.”
Hermione si guardò attorno e notò che tutti la fissavano, si morse il labbro, zitta.
“Ebbene? Ora siamo tutti curiosi di sapere cosa ha da dire.”
“Già…” commentò George stravaccato sulla sedia, fissando il gemello basito.
Non rispondere Hermione, di che hai sbagliato. Che vuoi solo andare in bagno. Dai ce la puoi fare…
“E’ il corno polverizzato del Lungocorno Rumeno l’ingrediente fondamentale, ma deve essere di un drago giovane, e deve essere aggiunta a piccole dosi e mentre si sta mescolando solo alla conclusione della preparazione.” Hermione non riuscì a trattenersi, e aveva risposto tutto d’un fiato, con la voce da sapientina e acuta che la distingueva tanto.
George quasi cadde dalla sedia, e l’intera classe scoppiò a ridere per il tono so tutto io che Fred aveva usato per rispondere.
“Molto bene… se potesse rispondere senza quell’odioso tono la prossima volta sarebbe ancora meglio. Forse passare troppo tempo con la signorina Granger non le sta facendo molto bene.” Commentò sarcastico, ed Hermione riabbassò la mano confusa.
Osservò Piton e lui accennò un sorriso divertito, cosa che fece sospettare doppiamente Hermione.
“Fred, forse Piton ha ragione, quella ragazza ha una cattiva influenza su di te.” Disse George sporgendosi verso di lui.
Hermione sbuffò e appoggiò la testa sul tavolo. Sarebbe stata più dura del previsto.
 
 
 
Fred a lezione con Vitious non se la cavò meglio. Lui era due anni più avanti, e quegli Incantesimi li conosceva già. Lui e George se la cavavano anche abbastanza bene con gli incanti in generale, ma c’erano due o tre formule che Fred non aveva mai imparato molto bene, data la sua scarsa attenzione durante molte lezioni.
“Allora, oggi impareremo un nuovo incantesimo di utilità. L’incanto è Deprimo, pronunciatelo correttamente. Il suo scopo è creare una grossa pressione contro un oggetto, fino a farlo esplodere. Oggi cominceremo con dei piccoli dadi, dovrete farli almeno accartocciare. A chi riuscirà a farlo esplodere entro oggi, assegnerò venti punti alla sua Casa.”
Ron, seduto accanto a Fred, lanciò un’occhiata alla sua migliore amica, strizzandole l’occhio.
“Quei venti punti sono già nostri.”
Fred sorrise forzatamente e alzò un pollice, “contaci amico.”
“Bene iniziate.”
Molte bacchette si mossero all’unisono, e nella stanza si alzò un coro simile ad una cantilena di decine e decine di ragazzi che pronunciavano “deprimo” in modo più o meno convinto.
Fred rimase a fissare il suo dado in preda al panico, Harry lo fissava, e dall’altra parte dell’aula anche Draco, con il quale condividevano molte lezioni, la guardava perplesso.
Hermione che non alzava per prima la bacchetta facendo vedere a tutta la classe come si faceva? Bizzarro…
Fred alzò lo sguardo e incontrò quello di Draco che fece una smorfia e le fece segno senza farsi vedere da nessuno come per dire: “cosa ti succede?”
Fred si sforzò di sorridere tranquillo, rispondendo al gesto con un okay. Si rimboccò le maniche della tunica, e si concentrò.
“Forza Hermione, ci servono quei punti.” Bisbigliò Neville dietro di lui. Fred sollevò la bacchetta ed esclamò: “deprimo!”
Ma non doveva essere del tutto concentrato, perché il suo dado, invece di accartocciarsi su sé stesso, balzò in avanti come un fulmine, sbattendo su tutte le pareti, sul soffitto e sul pavimento.
Gli alunni dovettero abbassare la testa più volte per evitare quel piccolo proiettile indemoniato. Fred sbarrò gli occhi scattando in piedi cercò di puntargli la bacchetta contro e fermarlo, ma sbagliò mira e rischiò di schiantare Vitious che si lanciò sotto alla cattedra.
Si levarono delle grida di terrore in tutta l’aula, finché Vitious non si arrampicò su una pila di libri e gridò: “finite!” Puntando la bacchetta contro il dado impazzito, il quale scoppiò in mille scintille.
Fred si risedette abbattuto, lo sguardo di tutti puntato contro. Harry e Ron fissavano la loro amica a bocca aperta.
Hermione che sbagliava un incantesimo e metteva in pericolo l’intera classe? Ma che stava succedendo?
“Beh? Che avete da guardare? Mai sbagliato una formula voi?” Sbottò Fred incrociando le braccia al petto e lasciandosi scivolare lungo la sedia, imbronciato.
“O non si preoccupi signorina Granger, può succedere a tutti. Riprendiamo.” Disse Vitious comprensivo.
Malfoy e metà classe si trattenne dal ridere, ma Harry, Ron, Neville e gli altri Grifondoro erano allibiti da quel comportamento.
Alla fine della lezione Draco riuscì a distruggere il dado e i venti punti andarono a Serpeverde.
Harry lo fissò in cagnesco incrociando le braccia e Draco rispose con uno bacio schioccando le labbra in aria. Ron scosse la testa con disappunto.
 
Usciti dalla lezione Draco bloccò Fred senza farsi vedere, e il ragazzo spaventato si lasciò scappare un urletto isterico a causa della voce di Hermione.
Draco la portò dietro una colonna ridendo.
“Ma rapisci Hermione sempre così?” Domandò Fred senza pensarci, con una punta di gelosia nella voce. Quei due si incontravano sempre così di soppiatto fuori dalle lezioni?
Si stupì di sé stesso quando sentì la fitta della gelosia attraversargli lo stomaco.
Draco era un bel ragazzo, e adesso che lo guardava così da vicino, con un’altra prospettiva, la prospettiva di Hermione, capì perché molte ragazze erano attratte da lui, ora che il Serpeverde era diventato uno di loro.
Il ricordo di lui ed Hermione che si baciavano alla festa lo fece rabbrividire, ma il suo viso era così gentile; non poteva avercela con lui. Non era mai stato arrabbiato con lui.
“Lo sai che il parlare in terza persona è uno dei primi sintomi della discesa nella follia?” Chiese divertito.
Fred alzò un sopracciglio e guardò il Serpeverde dal basso, incrociando le braccia sfacciato.
“Senti psicologo dei miei stivali, se devi prendermi in giro per la mia performance di prima fallo subito, così sarà meno doloroso.”
Hermione però risultò terribilmente sexy in quella posizione e Draco fu percosso da un brivido nel vederla così esuberante.
“Oh, non mi prenderei mai gioco di te.” Disse dolcemente avvicinandosi, “okay forse un pochino.”
Fred alzò gli occhi al cielo. “E va bene, hai dieci secondi.”
Draco iniziò a sbeffeggiarla con una cantilena, “alla faccia tua Granger, i venti punti me li sono presi io. Il capo di Serpeverde ha battuto la secchiona Grifondoro per la prima volta, dovevi vedere la tua faccia, impagabile. Spero davvero che non veniate stracciati alla prossima partita, o potreste davvero perdere la Coppa quest’anno…” Disse velocemente tutto d’un fiato.
Fred lo bloccò con una mano, “e va bene tempo scaduto. Ti senti meglio ora?”
“Molto, era da tempo che volevo arrivasse l’occasione per dirlo.” Disse lui ridacchiando con una smorfia.
Fred rise di gusto, era veramente simpatico. Lo aveva sempre considerato tale, ma in quel momento si rese conto effettivamente quanto fosse piacevole la sua compagnia, alla fine non era mai stato solo con lui.
“Senti Hermione,” disse improvvisamente Draco serio, “sarò sincero con te, oggi non sembri tu…”
Strano…
 “Se c’è qualcosa che non va, sappi che con me puoi parlare di tutto.” Gli sorrise e gli appoggiò una mano sulla guancia, Fred si irrigidì. Quello era veramente strano, ma doveva controllarsi.
“Sono il tuo amico Serpeverde ricordi?”
Fred sorrise e annuì non sapendo davvero cosa rispondere a quelle parole.
“Va tutto bene con Fred?” La incalzò lui sorridendo di sottecchi.
“Fred!? Cosa c’entra Fred?” Domandò Fred improvvisamente all’erta. Hermione e Draco parlavano di lui?
“Ho saputo della vostra litigata ieri sera, mi dispiace…”
“Lo sanno già così tante persone?”
“I Grifondoro sono molto pettegoli…” disse lui acido ma divertito.
Fred ridacchiò, “già… ahem, abbiamo avuto un piccolo conflitto di interessi…”
“A quanto ho sentito è stato un po’ più di questo… dicono che hai tirato a Fred un pugno sul naso.”
“Non è vero!” Disse Fred indignato, maledicendo i suoi compagni di Casa. “Chi te l’ha detto?”
“Oh me l’ha detto Zabini, che l’ha saputo da Calì, che l’ha saputo da Seamsus, che l’ha saputo da Lee…”
“Lee” sibilò Fred tra i denti, “quel brutto figlio di…”
Draco alzò un sopracciglio.
Fred si ricompose e si spostò un ciuffo di capelli dietro alla schiena con aria innocente, “volevo dire…che impertinente…”
“E poi sono io il tuo bersaglio per i pugni preferito no?” Domandò ridacchiando Draco, e Fred si ricordò di quella volta al terzo anno di Hermione quando lei gli aveva tirato quel gancio formidabile.
Rise di gusto. “Te lo eri meritato.”
Anche Draco scoppiò a ridere, e tornò a sfiorare il viso di Hermione con le dita, e Fred, nonostante il disagio molto ben nascosto, si rese conto di qualcosa. Il modo in cui lo guardava, in cui credeva di guardare Hermione, era lo sguardo che ogni ragazza al mondo avrebbe desiderato da un ragazzo.
Si chiese se Hermione se ne fosse mai accorta, probabilmente no. E si chiese cosa significasse quello sguardo profondo, sincero, puro, e pieno di riconoscimento del Serpeverde.
“Beh, sappi che io per te ci sarò sempre se ne avrai bisogno. Ora vado altrimenti i miei amici si chiederanno dove sono finito.” Sorrise e tolse la mano dalla guancia di Fred allontanandosi con un sorriso.
Fred rimase lì impalato un secondo, elaborando quelle parole nella sua testa. Si riscosse con una scrollata.
Draco Malfoy che gli sfiorava il viso e lo guardava in quel modo era stato molto strano, ma era così gentile e lui doveva tenere salda la copertura di Hermione. Anche se probabilmente con quella lezione aveva già mandato tutto all’aria.
 
 
 
§
 
 
 
“CHE COSA? Hai rischiato di schiantare Vitious?” Urlò Hermione in preda ad una rabbia cieca. Erano in piedi al centro della Sala Comune. Erano le sei appena passate e le lezioni erano finalmente finite.
“Shhh!” Sibilò Fred irritato, guardandosi intorno, “è stato un incidente. Ho sbagliato la formula e…”
“Hermione non sbaglia mai.”
“Beh temo che dovrai abituartici, perché mi dispiace molto regina degli incantesimi, ma non tutti sono bravi quanto te.” Sbottò Fred ad un centimetro dal volto di Hermione, dovendo mettersi in punta di piedi per poterlo fare.
“Davanti a tutta la classe?” Chiese avvilita Hermione.
“Si, e i venti punti che erano in palio se li è guadagnati Draco.”
“Ma così Serpeverde ci straccerà se non vinciamo la prossima partita di Quidditch…”
“Ecco a proposito di questo…” Azzardò Fred a disagio, ma fu interrotto da Katie che arrivò in quell’istante ad interromperli guardando Fred con grande desiderio.
“Ciao Fred…”
Hermione la fissò spaventata dall’alto, “ahem... c-ciao Katie...”
La ragazza scostò malamente Fred, senza sapere come stava trattando il vero oggetto del suo desiderio, e si frappose tra loro due, gli occhi incollati in quelli di Hermione.
“Senti Fred, che ne dici se andiamo in un luogo più appartato, solo io e te? Ti devo parlare…”
Hermione guardò Fred oltre le spalle di Katie, chiedendogli aiuto con gli occhi, per tutta risposta lui la incitò a inventarsi qualcosa con lo sguardo.
Hermione sorrise a disagio e tornò a guardare Katie, “Katie…tesoro,” disse impacciata dandole una pacca sulla spalla, “io adesso devo fare una cosa molto importante, lontano da qui. Ma ne parliamo un giorno, eh dai…” disse convinta dandole delle pacche sulla testa con il palmo aperto “pat-pat.”
Poi afferrò per una mano Fred, trascinandoselo dietro, e fu strano sentire la sua mano nella sua, invertiti.
Si guardarono intorno con circospezione, controllando che nessuno li stesse notando e si infilarono insieme nel ritratto, uscendo dalla Sala Grande con fare sospetto.
George sdraiato a terra a pancia in giù sul tappeto insieme a Lee, con la solita marea di scartoffie e fogli intorno, fissava il punto dove i due erano appena spariti con fare sospetto.
“Cosa c’è George?” Chiese Lee notando la sua espressione.
“C’è qualcosa che non va con Freddie…” disse a bassa voce, massaggiandosi il mento.
“Cosa te lo fa pensare? E’ per stamattina? Era solo in hangover molto pesante…”
“Non è per stamattina…”
“Anche a lezione è stato strano…”
“E’ stato molto strano, ma non come questo.”
“Che cosa?”
Indicò con il mento i fogli intorno a lui, “questa mattina gli ho dato appuntamento per parlare del negozio, è appena passato con la Granger senza neanche notarci…”
“E quindi?” Chiese Lee senza capire.
George si voltò verso di lui, puntellandosi sui gomiti, il suo sguardo faceva trasparire una certa preoccupazione, che non si vedeva spesso negli occhi dei gemelli, “e quindi Fred non si dimentica MAI delle cose che riguardano il nostro negozio… qualcosa non va…”








NOTA DELL'AUTRICE: Ciao cari lettori. Sono riuscita a pubblicare oggi e sono molto contenta di non avervi abbandonato per l'intero weekend.
Perdonate se questo capitolo è un po' caotico, ma speravo di trasmettere le sensazioni dei personaggi che per l'appunto, stanno vivendo un vero casino. Spero che vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate. Io mi sto divertendo un mondo a scrivere di questo scambio. A presto!

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Capitolo 24
*** C'E' QUALCOSA DI STRANO IN QUEI DUE ***


CAPITOLO VENTIQUATTRO
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
 
Hermione e Fred si incamminarono velocemente nell’unico posto dove erano sicuri sarebbero stati soli.
Dovevano capire cosa stava accadendo e in fretta.
Arrivarono alla porta giusta e salirono la scala a chiocciola saltando i gradini a due a due. Quando arrivarono alla finestrella Fred l’aprì e saltò oltre con agilità. Hermione lo fissò torva.
Con il corpo di Fred faceva fatica a muoversi, e già lei era goffa di suo, figuriamoci con tutto quel peso in più…
Scavalcò con le lunghe gambe il passaggio, ma inciampò in qualcosa e cadde sopra a Fred, che provò a sorreggerla, ma con il corpicino fragile e minuto di Hermione rischiò di essere travolto.
“Per Merlino, ma che braccine deboli hai?” Chiese il ragazzo massaggiandosi i muscoli doloranti delle braccia dopo che aveva cercato di sorreggere il suo stesso corpo, ma molto, molto più goffo.
“Uff, ho l’aria di una che si allena?” Sbuffò Hermione rimettendosi in piedi e sistemandosi la tunica.
“Beh, con tutti quei tomi che ti porti in giro tutto il giorno pensavo che avessi sviluppato una certa forza… ma a quanto pare mi sbagliavo.”
“Simpatico… beh nessuno riuscirebbe a reggerti, peserai novanta chili.” Sbottò la ragazza abbassando lo sguardo su Fred, il quale sorrise malizioso e si avvicinò a lei.
“Ottantasei chili di muscoli, dolcezza.” Disse toccando i propri pettorali per scherzo, che però ora appartenevano ad Hermione, la quale si ritrasse indignata, coprendosi il petto.
“Ehi ma che fai?”
Fred scoppiò a ridere, “che ti prende Granger? Sono i miei di pettorali.”
“Si, ma è strano se mi tocchi lì… riflesso istantaneo.”
“Sei così fortunata ad essere nel mio corpo.”
“Oh si proprio fortunata…” commentò lei sarcastica, e si sedette sul tetto, le mani sul volto.
Fred si sedette accanto a lei e si aggiustò la gonna nera, stendendo le gambe dritte in avanti.
“Che situazione assurda…”
“Già…”
“Ripartiamo dall’inizio va bene?” Domandò Fred serio. Hermione lo guardò e annuì.
“Allora…c’è stata la festa, poi siamo rimasti io e te, abbiamo litigato…”
Hermione sorvolò sul fatto che si stavano per baciare nuovamente, disinibiti dall’alcol, e scosse la testa a quel pensiero. C’erano cose più importanti a cui pensare ora. Tossicchiò imbarazzata.
Fred ricordò anche lui quel momento di passione pura che li aveva travolti come un fiume in piena. Hermione addirittura aveva sentito la sua eccitazione contro di lei, e non sembrava esserle dispiaciuto molto. Si chiese se sarebbero andati fino in fondo, presi da quella passione improvvisa, se non fossero stati interrotti. Per l’ennesima volta.
Con tutto quello che era successo non ci aveva più pensato, era passato in secondo piano.
“Esatto… grazie comunque per il “non ti rivolgerò mai più la parola” ti sei già resa conto che è impossibile ignorarmi?” Le chiese sarcastico, alzando le sopracciglia.
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Se non fosse successo tutto questo,” e indicò istericamente il corpo di Fred che ora le apparteneva, “non ti avrei neanche rivolto lo sguardo oggi.”
“Impossibile. Sono troppo irresistibile.”
“Ma davvero? A me non sembri nulla di che…”
“Non la pensavi così sul tappeto ieri sera…” borbottò Fred a bassa voce.
Hermione si voltò di scatto verso di lui. “Cosa?”
“Niente,” rispose lui con un sorriso innocente.
Hermione alzò gli occhi al cielo e arrossì. “Poi io sono salita e sono andata a letto. Tu hai fatto qualcosa di strano dopo che sono andata via?”
Fred si passò una mano sulla faccia. “No, ho portato George di peso a letto, ci siamo scambiati qualche parole e mi sono addormentato. Non ricordo nient’altro…”
Hermione sospirò.
“Aspetta, qualcosa mi ricordo. Prima di addormentarmi, avevo gli occhi chiusi ma ho visto come un bagliore chiaro e uno scuro, poi una scossa in tutto il corpo...”
“E’ successo anche a me!”
“Probabilmente ci è successo nello stesso istante.”
“Un incanto potente… solo una mago di grandissima esperienza poteva compierlo senza…effetti collaterali.”
“Effetti collaterali?”
“Beh lo scambio delle anime è un incantesimo antico, usato soprattutto dai maghi fuggitivi nella Prima Era. E’ molto pericoloso se non lo si sa controllare.”
“Quindi tu non conosci il contro incantesimo?”
“Solo il mago che l’ha compiuto può spezzarlo che io sappia. Ma forse c’è un modo, andrò in Biblioteca a controllare.””
“Questo è un problema, e se fosse lontanissimo questo mago?”
“Potrebbe essere anche vicinissimo. Questo tipo di incantesimo non può viaggiare a lungo, sarebbe troppo pericoloso. Chi l’ha compiuto non voleva metterci in pericolo.”
“E’ qualcuno delle scuola?”
Hermione annuì. “Ma perché noi? E perché ora?”
“Ma è definitivo?”
“Se non troviamo chi è stato… si.”
Il silenzio cadde tra i due. Erano spaventati e confusi. Chi diavolo avrebbe fatto una cosa del genere?
“Cosa facciamo intanto che troviamo il responsabile?” Domandò Fred.
Hermione sospirò profondamente e guardò sé stessa negli occhi, Fred aveva lo sguardo pensieroso.
“Oggi ci siamo esposti troppo. Dobbiamo sforzarci di comportarci come l’altro. So che è difficile, ma dobbiamo riuscirci.”
Fred si sforzò di sorridere. “Questa situazione è insopportabile per me quanto lo è per te. Ma ce la faremo. Intanto cerchiamo di non dare nell’occhio.”
Pensò se doveva dire ad Hermione della sua chiacchierata con Draco, dirle il modo in cui le aveva parlato e l’aveva guardata.
Lei non ne aveva la minima idea. Pensò alla festa in suo onore, quando li aveva visti ballare insieme felici.
Lui sembrava davvero la persona più felice sulla faccia della Terra quando era con lei.
Guardarono insieme il sole che calava pigro dietro le montagne. L’aria non era più fredda come prima.
La primavera si stava avvicinando.
“Quindi tu cerca di studiare, seguire tutti i corsi e non farmi abbassare la media.”
“E tu cerca di non andare troppo bene a lezione. E aiuta George con il negozio e qualche scherzo innocente.”
“E cerchiamo di andare d’accordo.” Mormorò Hermione, ultimamente sembrava più difficile del solito. E la cosa le dispiaceva molto.
“Hermione, quello che è successo con Katie…”
“Non fa niente,” lo interruppe lei, “avevi ragione. Ho esagerato… tu puoi fare quello che vuoi, e anche io.”
Sorrise forzatamente, e Fred non poté non sentirsi rattristato da quelle parole. Lui non voleva fare quello che voleva… e non voleva nemmeno che Hermione si allontanasse da lui.
Non lo vuoi Fred. Non vuoi questo. Diglielo…
“Certo. Grazie.” Mormorò sconsolato.
Idiota, idiota, idiota…
“Fred…”
“Si?”
“Non hai notato niente di strano stamattina quando ti sei vestito?” Domandò spaventata la ragazza. Le era tornato in mente cosa era successo nell’ufficio in punizione con la Umbridge, e temeva che Fred lo scoprisse, ma era inevitabile. Ricacciò indietro le lacrime.
“No nulla, ero davvero di corsa, perché?”
Hermione aprì la bocca per dirgli la verità, per raccontare cosa era successo, ma non lo fece, non ebbe il coraggio. Si vergognava terribilmente.
“Nulla.”
Lo avrebbe scoperto però prima o poi. E cosa sarebbe successo allora? L’avrebbe considerata una debole?
Si voltò a guardare le montagne dietro il Lago.
“Ti ricordi l’anno scorso quando siamo venuti quassù?” Cambiò argomento, Hermione, pensando a quel momento meraviglioso che la rincuorò subito.
“Come dimenticare.” Mormorò il ragazzo sorridendo.
“Che freddo che faceva.” Rise la ragazza.
“Ma noi siamo stati quassù fino all’alba.” Rise lui con lei, “non ci importava.”
“Già…” mormorò Hermione mordendosi un labbro.
Fred non riuscì a stare zitto. “Quello che è successo ieri sera…”
“Un errore…”
Fred imprecò tra sé e sé, e così fece Hermione, ma ormai lo aveva detto. Forse era ancora ferita per la litigata, anche se avevano risolto le cose.
“Già, un errore…”
“Per fortuna c’era George.” Disse lei poco convinta.
Fred sorrise forzatamente e guardò altrove, il cuore pesante come un macigno.
“Per fortuna…”
Si ritrovò a pensare che in realtà lui avrebbe voluto non essere mai stato interrotto.
Fred si spostò verso Hermione sistemandosi più comodamente, e la sua mano si posò per sbaglio su quella della ragazza, le loro dita si intrecciarono. Sollevarono lo sguardo uno sull’altra e si guardarono intensamente.
Poi un attimo dopo lei tolse la mano imbarazzata.
Calò un lungo silenzio, e Fred soffiò via un ciuffo di capelli mossi ribelli da davanti al viso, per smorzare la tensione.
“Ma come fai a gestirli?” Domandò rivolto alla folta chioma.
“Non ci riesco… oppure li lego.”
“Ahem…”
Hermione ridacchiò, “ti insegno io.”
Prese l’elastico dal polso di Fred che si portava sempre dietro, sapeva di averlo quando si era addormentata, e gli mostrò come si faceva una coda.
Fred era molto goffo, e anche se le sue mani ora erano piccole e sottili, la manualità era sempre la sua e lui non aveva mai legato dei capelli con un elastico in tutta la sua vita.
Ci mise un po’; risero insieme ogni volta che gli scappava dalle dita l’elastico, o quando imprecava perché dei ciuffi rimanevano fuori.
Alla fine riuscì soddisfatto a legarli in una coda abbastanza ben fatta ed esultò felice.
Hermione si sporse verso di lui e lo aiutò a spostarsi i pochi ciuffi rimasti fuori dietro alle orecchie, Fred sorrise dolcemente a quel tocco così gentile.
“Va bene,” sospirò Hermione, “forse è il caso che rientriamo per la cena.”
“Si.” Mormorò Fred deluso, non seppe bene da che cosa. Era tutto così complicato, così confuso.
“Ti prego non fare più battutine spinte ora che sei me…”
“Ci proverò…”
 
 
 
§
 
 
 
A cena arrivarono di nuovo insieme, e questo destò i sospetti di George e Ginny soprattutto.
Harry e Ron erano troppo occupati a parlare di Cho per notare che erano insieme ogni volta che spuntavano fuori da tutto il giorno.
Hermione lanciò uno sguardo veloce al tavolo dei Serpeverde, Draco parlava con Zabini concentrato sul suo roast beef.
Fred ammiccò ad una ragazza che gli passò accanto, facendole con le mani i segni di due pistole, “ciao splendore.” Disse esuberante, dimenticandosi però che ora era Hermione; la ragazza di Grifondoro lo guardò confusa e si allontanò.
Hermione senza accorgersi, per la forza dell’abitudine, si sedette tra Harry e Ron.
“State parlando di Cho? Ci sono novità Harry?” Domandò senza pensarci ai suoi migliori amici, che fissarono quello che pensavano fosse Fred straniti.
George si allungò fuori dalla panca guardando il gemello sospettoso.
“Ahem, Fred?” Domandò Harry, “tu come fai a sapere di Cho?” Chiese a bassa voce.
Fred ancora in piedi dietro Hermione si avvicinò civettuolo. “Oh gliel’ho detto io.”
“Hermione!”
“Lo so, sono una pettegola.” Disse mettendosi una mano sul petto. Ron alzò un sopracciglio mentre Hermione si alzava lasciando il posto a Fred.
“Avevi promesso che non mi avresti più fatto fare brutta figura,” sibilò lei mentre gli passava accanto.
“Ti ho appena salvato le chiappe, smettila di lamentarti sempre.” Sussurrò Fred in rimando.
Hermione prese posto accanto a George e Lee.
Ron sussurrò ad Harry: “c’è qualcosa du strano in quei due.”
Harry annuì e si servì del purè.
“Allora Harry, cosa stavi dicendo?” Disse Ron riprendendo a mangiare.
“Ci siamo trattenuti dopo la lezione, e ci siamo baciati…”
Fred annuì soddisfatto, ma Harry non sembrava molto felice.
“Ma…”
“Oh no, c’è un ma.” Sospirò Fred guardando Harry.
“Ha pianto.”
“In che senso?”
“Che ha pianto.”
“Dopo il bacio?”
“No.”
“Prima?”
“Durante.”
“Sfigato,” mormorò Fred mettendosi in bocca una grande forchettata di patate arrosto.
Harry la guardò sbarrando gli occhi.
“Scusami?” Chiese irritato all’amica.
Fred lo guardò come se avesse detto la cosa più naturale del mondo.
“Cosa?”
“Non sei d’aiuto Hermione.”
“Ascolta amico,” Fred si sfiorò il naso con il pollice, e lasciò cadere la forchetta nel piatto, si voltò verso di lui sollevando una gamba e si posizionò sulla panca di traverso con le gambe divaricate, un indice puntato contro di lui
“Se ha pianto vuol dire che qualcosa non va. Vuol dire che stava pensando a qualcos’altro. Sapevo che non eri un grande baciatore, ma addirittura questo…”
Harry si aggiustò gli occhi sconsolato. “Faccio schifo.”
“No Harry non fai schifo, devi solo migliorare.”
“Ma, è stata lei a…”
“Harry se stava pensando ad altro vuol dire che non era completamente presa dal bacio. Quando due si baciano devono sentire quella scossa elettrica, quel magnetismo capisci?”
“Io non credo di averlo sentito.”
“Allora non è quella giusta.”
Harry aggrottò le sopracciglia, non era da Hermione parlare in modo così diretto.
“A te è mai capitato?”
Fred pensò ai tanti baci che aveva dato in quegli anni, e realizzò in quell’attimo che in nessuno di quei casi aveva sentito quella scossa magnetica. L’aveva solo avvertita quando sfiorava Hermione, o tutte le volte che si erano quasi baciati… e non erano mai neanche arrivati ad un vero e proprio bacio.
“No, non direi.”
“Bene, faccio piangere le ragazze quando le bacio. Fantastico…” Batté le mani Harry ironico.
Fred si sentì in dovere di doverlo tranquillizzare.
“Ma magari non sei tu. Lei stava con Cedric no?”
Harry annuì.
“E’ ancora presto per lei. Forse pensa ancora a lui, ma si sente in colpa perché le piace già qualcun altro, e aveva bisogno di contatto fisico.”
“Grazie Hermione.” Mormorò Harry.
Fred sospirò, forse doveva iniziare a farsi pagare per quei consigli stratosferici.
 
 
Hermione dal canto suo, cercava di sorridere stupidamente a George ogni volta che lui la guardava, e questo lo fece insospettire ancora di più.
“Allora… tutto bene stasera? I nervi si sono calmati?”
“Oh si, brutto risveglio quello di stamattina. Sapete…l’alcol,” e fece un gesto con le mani come se gli dovesse esplodere la testa.
“Capisco… e non senti di aver dimenticato nulla di importante stasera?”
Hermione trasalì, “ahem…”
“La riunione per il negozio? Ti dice qualcosa?”
Fred poco distante alzò lo sguardo terrorizzato. George fissava il gemello con sospetto.
Hermione non sapeva davvero che cosa dire. Ma in quell’attimo realizzò che anche lei poteva sfruttare la carta di poter dar dire a Fred tutto quello che voleva. E ne approfittò giusto un pochino.
“Io…ero con Hermione.” Disse assumendo un tono remissivo.
Lee alzò un sopracciglio. “Spiegati.”
Fred mosse lentamente la testa verso di lei.
“Non mi va di parlarne…”
“Dai Fred.”
“E’ troppo imbarazzante.” Mormorò triste mettendosi una mano sulla bocca.
Fred alzò un sopracciglio, era davvero brava a recitare.
“Freddie qualsiasi cosa tu dica, non ti prenderemo mai in giro, coraggio.”
“E va bene,” disse Hermione prendendo fiato e agitando una mano in modo teatrale per farsi coraggio, “era da tempo che io ed Hermione ci giriamo attorno. Ma non potevo nascondere la brama che provo nei suoi confronti…” iniziò e Fred la guardò con gli occhi sbarrati scuotendo la testa lentamente.
“E quindi poco fa, ho deciso di mostrarle quanto la desiderassi e abbiamo iniziato a spogliarci selvaggiamente, o meglio io ho iniziato…”
Harry, Ron e Ginny si voltarono verso Hermione, che guardava verso il basso con gli occhi pieni di delusione e rancore, Fred temette moltissimo quello che stava per dire.
Ad Harry cadde il purè che teneva sulla forchetta a mezz’aria, Ron stava per svenire, e Ginny aspettava trepidante il resto, sporgendosi in avanti.
Quasi tutti si erano girati verso quello che credevano fosse Fred, perché il suo tono era diventato lamentoso e la voce quasi rotta. Anche dal tavolo dei Serpeverde qualche testa si girò, Draco compreso.
“…quando però sono arrivato a spogliarmi del tutto davanti a lei, pronto a fare tutto quello che voleva, lei ha guardato verso il basso ed è… scoppiata a ridere.” Hermione aveva iniziato a simulare una perfetta crisi, tra uno singhiozzo e l’altro continuò, “perché… oddio come faccio a dirlo in modo semplice? Ha capito quanto io abbia mentito in questi anni vantandomi con tutti quando ha visto… quando ha visto quanto è piccolo il mio pene!” Urlò alla fine scoppiando a piangere affondando la faccia nelle braccia appoggiate sul tavolo.
Metà del tavolo dei Grifondoro scoppiò a ridere, e anche i pochi Serpeverde che avevano sentito. Draco per poco cadde dalla sedia per le risate, e Fred lo fulminò con lo sguardo prima di tornare ad Hermione.
George rideva come un matto insieme a Lee e gli tirava piccole pacche sulla schiena.
Fred tremava di rabbia, le labbra serrate.
Silente, Piton e la McGranitt che avevano sentito tutto dal tavolo dei professori non molto distante, stavano cercando di tenere un contegno senza troppi risultati.
Silente si strozzò con il vino e Piton dovette tirargli qualche pacca sulla schiena.
Hermione si sporse verso Fred con uno sguardo distrutto, che la guardava sorridendo a denti stretti.
“Ammettilo Hermione, ammetti che mi hai ferito a morte. Ti ricordi quando hai detto delusa prima di lasciarmi lì, “oh, ho sentito dire su George cose meravigliose, a quanto pare non avete tutto identico?” Disse lei con tono tragico, tra i singhiozzi.
I loro amici scoppiarono a ridere ancora più fragorosamente, qualcuno piangeva a causa delle troppe risate.
Fred guardò con sfida Hermione.
Eh va bene… l’aveva voluto lei. Si sforzò di ridere insieme agli altri
“Granger, se vuoi un vero uomo, devi uscire con me, vedrai non ti lascerò delusa in nessun senso.” Disse Lee, rivolto alla ragazza poco distante, senza smettere di ridere.
“Certo.”
La risposta secca di Fred fece bloccare tutti immediatamente, anche Lee stesso era sorpreso.
“Certo cosa?”
“Già Granger, certo cosa?” Domandò spaventata Hermione, ricomponendosi immediatamente.
Fred sorrise maligno.
“Certo che esco con te Lee.”
Tutti spalancarono la bocca allibiti, qualcuno ridacchiò, George sorrise confuso. Anche quello era parecchio strano.
Dal tavolo si levarono dei mormorii di meraviglia.
“Ehi ehi, perché tutti così sorpresi?” Chiese offeso Lee, portandosi indietro i dread scuri e rivolgendosi alla ragazza con sguardo malizioso.
Hermione si sarebbe alzata e avrebbe strozzato Fred molto volentieri, ridendo mentre moriva soffocato.
“Dolcezza, quindi è confermato?”
“Assolutamente” rispose Fred civettuolo sbattendo le folte ciglia. Sorrise soddisfatto mordendosi un labbro alla vista dell’espressione impagabile di Hermione.
“Alla grande allora!” Esclamò Lee al settimo cielo, battendo il cinque a Dean.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Quando Hermione arrivò in Sala Comune, George la prese subito da parte.
“Ti devo parlare.”
E lo trascinò in camera loro, chiudendo la porta dietro di sé.
“Dimmi.” Disse Hermione cercando di mantenere un tono normale.
George incrociò le braccia ridendo.
“Cos’era quello? A cena…”
“Cosa?”
“Fred! Hai parlato del tuo pene… del tuo minuscolo pene… davanti a tutti…”
“Oh quello…” disse Hermione divertita, ricordando la scena e l’espressione di Fred quando tutte le sue amiche del settimo anno si erano voltate verso di lei.
“Avevo bisogno di sfogarmi…” si inventò lei con tono drammatico.
George rise scuotendo la testa, “devi dirmi la verità. Che cosa sta succedendo?”
Hermione abbassò lo sguardo seria. “Lo so che mi sto comportando in modo strano oggi…”
“Molto strano.” La corresse George marcando decisamente la parola molto, iniziando a slacciarsi la camicia della divisa.
“…Ma ti chiedo di chiudere un occhio,” disse decisa Hermione voltandosi e dando le spalle a George, “tu mi conosci meglio di chiunque altro, e se vedi che c’è qualcosa di diverso in me, ti chiedo di capirmi e avere pazienza. Sto attraversando un momento difficile, e tu...”
Si voltò di scatto, ma sbarrò gli occhi e cacciò un urletto isterico coprendosi gli occhi, quando vide che George si era tolto tutti i vestiti che aveva addosso con tranquillità.
Hermione arrossì immediatamente e si voltò di nuovo di spalle. “Ahem, George cosa stai facendo?”
“Mi sto cambiando…” Sentì la sua voce rispondere normalmente.
“Ahem, davanti a me?”
“Freddie sono il tuo gemello, è da diciassette anni che non è mai stato un problema per nessuno dei due.”
Hermione si voltò lentamente, e strinse le labbra, cercando di guardarlo in faccia, e resistette dal non far tremare la voce, anche se al tempo stesso le veniva da ridere. Lo guardò normalmente, come se l’avesse visto nudo veramente tutti i giorni da diciassette anni.
“Ma certo hai ragione… non è un problema infatti…” disse la ragazza trattenendo un’altra risata strozzata, mentre George si infila i pantaloni del pigiama grigi. Si avvicinò a petto nudo, ed Hermione indietreggiò, era molto strano avere George così vicino in modo intimo.
“Ascolta Freddie, io sono qui se hai bisogno di me lo sai. Parlami.”
Hermione si morse un labbro, “io, non mi sento molto me stesso ultimamente.” Mormorò, ed era l’unica piccola parte di verità che poteva rivelargli in quel momento.
George sorrise comprensivo, e le mise una mano sulla spalla possente, “succede di sentirsi disorientati quando ci si innamora.”
“Innamora?” Domandò Hermione perplessa, guardandolo voltarsi e infilarsi anche la maglietta del pigiama a maniche lunghe.
“Freddie, stai solo continuando a mentire a te stesso, lo abbiamo capito tutti tranne te. Spero che anche tu riuscirai a… vedere prima o poi.”
E si mise sotto le coperte con un sorriso sghembo, spegnendo le luci. “Buona notte Freddie.”
Hermione lo fissò per un po’, cercando di capire il significato di quelle parole.
Vedere?
Si avvicinò alla porta, l’aprì per scendere di nuovo in Sala Comune; doveva assolutamente parlare con Fred di quello che era successo a cena, era furiosa con lui, ma la voce sotto le coperte di George la bloccò.
“La persona giusta potrebbe essere molto, molto più vicina di quanto credi.”
Hermione alzò lentamente un braccio, e osservò la mano di Fred nella penombra della stanza, ruotandola.
Sospirò silenziosamente, “buona notte Georgie.” Mormorò sconsolata, sparendo nelle scale e chiudendo la porta.
George, sotto le coperte, sorrise nel buio.
 
 
Fred salì in camera di Hermione da solo, era terribilmente stanco, non aveva voglia di confrontarsi con lei, lo avrebbe fatto l’indomani. Quella giornata era stata così faticosa.
Le lezioni erano il doppio delle sue, non era abituato a quei ritmi, e sentiva che stava per crollare.
Maledetta Hermione e la sua fissazione con ste maledette lezioni. Tutte le frequenta, tutte. Anche Rune Antiche. Ma chi è che frequenta Rune Antiche?
Borbottò tra sé e sé mentre entrava e chiudeva la porta. Era solo, le compagne di Hermione erano ancora tutte in Sala Comune.
Si avvicinò al suo nuovo letto, e iniziò a spogliarsi per mettersi il pigiama. Quella mattina era uscito così di fretta che non aveva avuto neanche il tempo di ammirare sé stesso in intimo.
Era arrabbiato con Hermione per lo scherzetto a cena, ma non voleva ferirla o metterla a disagio, e sapeva che lei non avrebbe voluto che lui avesse guardato con attenzione il suo nuovo corpo. Ma il pigiama doveva metterselo per forza.
Sbuffò sonoramente e si slacciò la camicia, rimanendo in reggiseno e gonna. Prese la maglietta del pigiama in mano, si sfiorò un braccio con le dita.
La pelle di Hermione era così morbida, vellutata. Chiuse gli occhi e respirò il suo profumo, percorrendo con le dita il proprio braccio; ma si bloccò quando le sue dita incontrarono qualcosa di ruvido sul avambraccio. Aprì gli occhi e aggrottò la fronte.
Guardò con attenzione e nella penombra vide una sottile scritta rossa, marchiata a fuoco sulla pelle: non devo dire bugie.
Sussultò e i suoi occhi corsero al dorso della mano, dove la scritta della Umbridge identica sorgeva ancora, quella che lei aveva mostrato a tutti.
Fred iniziò ad agitarsi, si guardò l’altro braccio, sulla pelle bianca era incisa un’altra scritta: mezzosangue.
Fred sbarrò gli occhi e ammutolì, leggendo sussurrando la scritta rossa. Abbassò lo sguardo, ne aveva un’altra incisa sulla pancia, “non devo dire bugie”; e un’altra sul fianco sinistro “nata babbana”.
Iniziò a respirare affannosamente, corse davanti allo specchio e si voltò per riuscire a vedere la schiena. E quello che vide gli fece raggelare il sangue delle vene.
Sotto il gancio del reggiseno, sulle scapole, lungo la colonna vertebrale, dietro alle gambe, sui fianchi, era pieno di scritte sottili, rosso fuoco, incise sulla pelle con quella magia orribile.
“non devo dire bugie,” “mezzosangue,” “nata babbana,” “sangue sporco” “lurida mezzosangue”…
Fred si trattenne dal lanciare un grido di rabbia. La Umbridge, quella era opera sua. Ecco che cos’era successo nel suo ufficio. Non era solo la scritta sul dorso della mano. L’aveva torturata per ore.
E lei non aveva detto niente. Nemmeno a Silente. Nemmeno a lui. Ecco che cosa avrebbe dovuto notare quella mattina, quello di cui parlava Hermione sul tetto.
Si sentì uno stupido per non essersene accorto. Strinse i denti con rabbia e si infilò il pigiama, correndo fuori per le scale in preda ad una rabbia cieca, e ad una pesantezza sul cuore immensa, quasi da mozzargli il fiato.
 
 
 
Hermione era seduta accanto al fuoco e guardava le fiamme scoppiettare allegre nel caminetto.
Erano rimaste poche persone in Sala Comune. Neville le si era avvicinato e l’aveva salutata con gioia.
“Tutto bene?” Aveva chiesto notando la sua espressione. Era strano vedere Fred Weasley rimuginare su qualcosa.
“Si certo, buona notte Neville.” Aveva mormorato lei.
Ma non andava tutto bene. Era terrorizzata che Fred scoprisse il suo segreto, aveva paura che la giudicasse, perché non era stata abbastanza forte da ribellarsi, o da chiedere aiuto.
Sentì un rumore provenire dalle scale, come dei passi veloci e pesanti, alzò lo sguardo e vide apparire sé stessa, un dito puntato contro di lei.
“TU!” Gridò Fred, scese le scale a due a due e quasi la travolse, attraversando tutta la Sala in mezzo secondo.
Oh no.
L’afferrò per un braccio e la costrinse ad alzarsi. “Dobbiamo parlare.”
Hermione deglutì ma si lasciò trascinare da Fred oltre il ritratto, nel corridoio buio.
Poi si bloccò e si voltò a guardarla dal basso, gli occhi lucidi.
“Perché non me lo hai detto?”
Hermione capì immediatamente, e abbassò gli occhi affranta, che si riempirono di lacrime.
“Io… avevo paura.”
“Di che cosa?” Domandò Fred avvicinandosi a lei, che si scostò.
“Mi ha minacciata. Ha detto che i nati babbani come me non dovrebbero essere ammessi ad Hogwarts, che me lo meritavo; e che se avessi detto qualcosa a qualcuno, i miei genitori…”
Si bloccò chiudendo gli occhi, il salato delle lacrime in gola pizzicava, non riusciva a respirare.
“…avrebbero ricevuto una visita spiacevole dal Ministero…” Riuscì a dire infine, e affondò il volto nelle mani.
Fred sospirò, odiava quello che quel mostro le aveva fatto, e odiava vederla soffrire.
Si avvicino, si alzò in punta di piedi, e l’abbracciò con foga. Hermione ricambiò affondando la testa nel suo collo e scoppiò in un pianto liberatorio. Era esattamente come in Biblioteca quella sera di due anni prima, quando lei si era sfogata con lui e Fred l’aveva consolata e ascoltata pazientemente, desiderando di non staccarsi mai da lei.
Solo che le cose erano un pochino diverse ora… ma quel momento, le sensazioni, il calore dell’abbraccio, tutto era uguale, e bello come allora.
“Shh, shh. Ci sono io Hermione, ci sono io.”
Le accarezzò i capelli, i propri, con una piccola mano delicata e la strinse a sé.
Poi le prese il volto nelle mani sottili e la guardò negli occhi, asciugandole le lacrime, era strano vedere sé stessi piangere, ma quella era Hermione, e aveva bisogno di lui.
“Ascoltami, tu sei forte, non sai nemmeno tu quanto. Quello che è successo, è orribile, e chiunque ne avrebbe sofferto. Anche io fidati, siamo umani Hermione, non possiamo essere sempre perfetti. Tu supererai anche questo e lo sai perché?”
Si staccò da lei e si tirò su la manica lunga del pigiama azzurro, indicando una delle scritte. “Perché queste sono bugie. Queste.” Disse arrabbiato, “tu hai avuto il coraggio di dire la verità, in un momento in cui nessun altro lo avrebbe fatto. Per difendere un amico. Questa è la verità.”
Disse Fred convinto, tornando a prenderle il volto con le mani. Hermione sorrise tra le lacrime e lo abbracciò.
“Andrà tutto bene, andranno via, e con loro anche il ricordo.”
“No, no voglio dimenticare. Voglio ricordarmi per sempre quello per cui ho combattuto.” Disse con fierezza, e Fred sorrise ammirato.
“Su rientriamo, prima che qualcuno ci veda.” Sussurrò prendendola per mano, e riaccompagnandola oltre il ritratto.
“E poi, hai delle ferite di guerra ancor prima che la guerra sia iniziata, fico no?” Scherzò ridendo, ed Hermione si unì a lui, sentendosi più leggera e rassicurata da quelle parole.
“Grazie Fred,” mormorò quando si stavano per separare ai piedi delle scale. La Sala Comune ormai era deserta.
In quell’istante si ricordò della cena, e socchiuse gli occhi squadrandolo, “anche se non ti ho ancora perdonato per l’uscita che hai avuto a cena.”
Fred si scostò leggermente alzando un sopracciglio.
“Scusami?”
“Hai accettato l’invito di Jordan Lee… vuoi che ti ammazzi a mani nude o preferisci un incantesimo?”
“Tu ti sei inventata quell’assurda storia sul mio pene! Adesso tutte le ragazze penseranno che sia vero!”
“Perché non lo è?” Domandò lei furba, incrociando le braccia.
“Oh no, e lo scoprirai molto presto mia cara.” Rispose Fred sicuro e soddisfatto, imitando il gesto della ragazza.
Hermione lo guardò confusa.
Fred sbuffò, “Hermione andiamo, dovrai spogliarti prima o poi, farti una doccia… è inevitabile…” disse maliziosamente.
Hermione sussultò all’idea, “io…non lo guarderò.” Sbottò imbarazzata guardando altrove.
“Sarà impossibile non vederlo…” scherzò Fred ridendo, ed Hermione gli tirò un colpetto sul braccio.
“Tu non ci provare, non puoi guardarmi nuda. Se lo fai ti ammazzo.”
“Inevitabile.” Ripeté lui sbeffeggiandola.
“Fred no…”
“Hermione il tuo corpo è il mio corpo ora. E non posso avere segreti con il mio corpo.”
Alzò le mani e aprì i palmi di scatto. Hermione lo fissò sospettosa.
“Cosa stai facendo?”
Fred iniziò a muovere lentamente i palmi verso di sé, ruotandoli.
“Fred…”
Il ragazzo continuava ad avvicinare le mani al proprio petto, gli occhi fissi in quelli di Hermione, che iniziava ad agitarsi, aveva capito.
“No, non ci provare a toccarle…non ti azzardare. Sono seria.”
Ormai le mani aperte di Fred erano vicinissime, lui gongolava felice.
“Se anche solo le sfiori io ti…”
Ma Fred appoggiò velocemente le mani sui propri seni, e rise, “ops, troppo tardi.”
“Okay, sei morto.” Disse la ragazza lanciandosi verso di lui, che però scartò agilmente di lato, ridendo. L’afferrò per le braccia.
“Hai voluto iniziare una guerra con quella storiella? Ti sei messo contro il ragazzo sbagliato.” Disse malvagio, ma era divertito da morire.
Hermione lo guardò socchiudendo gli occhi, carichi di odio, “e va bene, che guerra sia allora.” Sibilò tra i denti piegandosi sul volto di Fred, che la fissava dal basso con un sorriso cattivo e la lingua tra i denti.
Fred mollò la presa e rise divertito. “Ci vediamo domani mattina Fred.” La salutò con cattiveria agitando una mano, e salì le scale per il dormitorio femminile ondeggiando le anche di proposito.
Hermione sospirò avvilita e si appoggiò al muro. Era iniziata una guerra. E lei si sarebbe fatta valere tanto quanto lui. Faceva male a sottovalutarla.










NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti. Scusate la mia assenza in questi tre giorni, ma mi sono completamente dimenticata di un'imminente operazione dentale che alla fine ho fatto oggi. Niente di preoccupante, ma abbastanza complicata, quindi sarò fuori gioco per i prossimi due giorni credo, perchè dovrebbe peggiorare da domani (a causa dell'operazione). 
Se mi sentirò bene però, proverò a scrivere il nuovo capitolo perchè ho un bisogno tremendo di andare avanti. E voi avete un bisogno tremendo di sapere come si evolveranno le cose hahha. Vedrò come sto.
Intanto ecco il nuovo capitolo per rendere l'attesa meno ardua.
Mi dispiace per questo incoveniente. A presto :)
Spero come sempre che vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate <3

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Capitolo 25
*** E' GUERRA ***


CAPITOLO VENTICINQUE
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 



 
La mattina dopo, Hermione si svegliò di buon ora, e decise che se doveva essere sé stessa, ma nel corpo di Fred, avrebbe fatto le cose per bene, fino in fondo.
Fred si sarebbe ricreduto su di lei, anche lei sapeva contrattaccare.
Si vestì a puntino, indossando la divisa perfettamente stirata, la cravatta legata per bene, che non era quasi mai stata allacciata, almeno non in modo dignitoso.
Si avvicinò al letto di George con calma, poi afferrò le coperte e tirò forte dalla sua parte. Il ragazzo preso alla sprovvista rotolò dalla parte opposta con un grido soffocato, finendo a terra con un rantolo.
“Forza alzati e splendi, raggio di sole.” Lo salutò il suo gemello con aria civettuola. George si alzò appena dal lato del letto massaggiandosi la testa, guardandolo torvo.
“Ma che diavolo ti prende?”
“Abbiamo lezione tra un’ora, non voglio mangiare di fretta perché ci svegliamo sempre tardi.”
George lo guardò come se fosse impazzito, “tu adori svegliarti tardi!” Esclamò allibito.
“Da oggi non più.” Disse Hermione furba, si avvicinò a Lee e batté le mani forte vicino al suo viso. Il povero ragazzo si svegliò di soprassalto gridando assonnato.
“Cosa c’è? E’ arrivato Tu-Sai-Chi a prenderci?” Domandò spaventato guardandosi intorno.
“No,” sbuffò George osservando Hermione che riordinava il letto in modo impeccabile, “questo è peggio di Tu-Sai-Chi.”
Hermione si voltò verso di lui con un sorriso materno e gli diede un buffetto sulla guancia, “oh Georgie, che simpaticone che sei.”
Poi smise di sorridere e gli lanciò la tunica, “ora vestitevi mentre sono in bagno, e quando esco voglio vedere delle divise messe in modo perfetto. Avete finito di andare in giro come degli straccioni.”
Lanciò anche quella di Lee al proprietario. “Muovetevi. Cinque minuti e siamo fuori.”
La ragazza se ne andò in bagno per finire i preparativi, mentre George e Lee si scambiavano un’occhiata stupefatta.
“Ma è sotto qualche sortilegio della Granger?” Domandò Lee, che non sapeva se essere divertito o spaventato dalla cosa. Poi si illuminò, “ehi a proposito della Granger, ti rendi conto che ha accettato il mio invito?”
“Già, assurdo.” Mormorò George iniziando a vestirsi.
“Ehi, io posso dirlo, tu no, dovresti supportarmi.” Ribatté lui offeso, litigando apertamente con la propria cravatta.
“Io sono con te amico, davvero. Quando uscite?”
“Non ci siamo ancora accordati, gliene parlerò appena possibile.”
George annuì e guardò il suo gemello uscire dal bagno, che li squadrò con un sorrisetto soddisfatto dipinto in faccia.
“Siete adorabili.”
“Grazie sorellina.” Commentò George ironico, alzando gli occhi al cielo.
Hermione gli si si avvicinò per sistemare gli ultimi particolari, provò a riordinare i capelli di Lee, ma senza successo.
“Bene, andiamo.” Disse Hermione prendendo tutta la pila di libri che c’era sul suo comodino.
“Woo…” sbottò George indicandoli, “quelli cosa sono?”
“Libri?”
George ridacchiò a disagio, “perché sono così tanti?”
Hermione fece spallucce, “ho realizzato che avevo troppo tempo libero, e cosi ho deciso che mi iscriverò a qualche corso in più…”
“Qualche corso in più? Quanti?” Domandò spaventato George seguendola.
“Oh, pensavo… tutti quanti.” Disse allegra, sparendo dietro la porta. George si appoggiò sullo stipite, scuotendo la testa che gli sembrava stranamente pesante.
Qui c’è davvero qualcosa che non va. E io lo scoprirò.
 
 
In Sala Grande, molte teste si voltarono a guardare quello che pensavano fosse Fred, seguito da George e Lee. Camminava tranquillo, una pila di libri stretti tra le braccia, in quel modo famigliare che tutti conoscevano essere tipico di Hermione. Sorrideva fiero, i vestiti perfettamente stirati e sistemati, la camicia infilata nei pantaloni, la tunica non più stropicciata, la cravatta legata.
Lo stesso era per George e Lee, che però, al contrario di Fred, sembravano a disagio della cosa.
George si slacciò la cravatta mentre camminava e Lee si tolse la tunica nera per il caldo.
Hermione si sedette educata incrociando le gambe e iniziò a leggere mentre mangiava.
Ginny lo guardò allibita. “Fred? Stai leggendo?”
“Certo, sei sorpresa Ginny?”
“Beh… si parecchio.” Mormorò la rossa, “ma quel corso tu nemmeno lo segui!” Esclamò sbirciando la copertina.
“Da oggi si. Insieme a tutti questi.” Disse appoggiando con forza sul tavolo la pila di libri.
Ginny spalancò la bocca, “Fred mi stai spaventando.”
George prese posto accanto al gemello, “a chi lo dici…” mormorò scostante.
In quel momento arrivarono Harry e Ron assonnati. Harry si sedette vicino a Ginny e le sorrise dolcemente.
“Dov’è Hermione?” Chiese quest’ultima ai due.
Ron fece spallucce e si servì una pannocchia. Guardò suo fratello leggere e diede una gomitata a Harry che si sporse verso Fred confuso.
 
Draco stava mangiando al tavolo dei Serpeverde, alzò lo sguardo e vide Fred Weasley in persona, leggere un grosso tomo di scuola mentre mangiava distrattamente, gli occhi incollati alle pagine; ignorando completamente il suo gruppi di amici, che lo guardavano di sottecchi.
Il rosso alzò lo sguardo su di lui e gli fece un occhiolino fugace. Draco inarcò un sopracciglio confuso, mosse la testa come per dire: “ma che stai facendo?”
Fred per tutta risposta ridacchiò e riaffondò il naso nel libro.
Quel gesto ricordò tanto qualcuno a Draco… ma non era possibile.
Scosse la testa e riprese a mangiare, ma venne interrotto da Goyle che iniziò a tirargli gomitate senza sosta.
Draco fece ricadere il cucchiaio nella ciotola con un gesto di stizza, voltandosi irritato verso il compagno. “Senti Goyle, so che il tuo passatempo preferito è disturbarmi per ogni singola cosa, ma nel caso non te ne fossi accorto, io starei mangiando. E dato che la colazione insieme ad altri due momenti della giornata, pranzo e cena, sono i miei attimi di pace e armonia con me stesso gradirei se…”
Ma il Serpeverde non lo ascoltava, voltandogli a forza la testa verso la porta l’ingresso della Sala, dove teneva fisso lo sguardo, insieme ad altre centinaia di persone.
Draco sbarrò gli occhi quando vide quella scena memorabile.
No, non può essere…
 
“Strano che Hermione non sia ancora scesa.” Azzardò Harry guardandosi intorno per vedere se riusciva a vederla, il suo sguardo si bloccò verso il corridoio che portava all’ingresso della Sala.
“Non può essere…” mormorò sconvolto, gli occhi fissi su qualcosa. Immediatamente la testa di George, Lee, Ginny, Ron si voltarono di scatto verso quella direzione.
Hermione ci mise un secondo di più, presa com’era dal libro, ma quando alzò lo sguardo, lasciò cadere la forchetta nel piatto, spalancando la bocca come metà della Sala Grande, che si era voltato per quell’incredibile ingresso.
 
 
Hermione Granger in persona, o meglio, Fred Weasley in persona, ma solo quattro persone erano a conoscenza di questo dettaglio in quella Sala, camminava spavaldo per il corridoio centrale.
Gli occhi di tutti puntati su di lei, sulla presunta Hermione.
Sembrava muoversi a rallentatore, era radiosa. I capelli erano sciolti sulle spalle e ondeggiavano a ritmo della camminata. Il viso era truccato al punto giusto, gli occhi furbi contornati da grande ciglia scure, un rossetto rosso fuoco sulle labbra.
Portava solo la camicia bianca e la cravatta allentata, la gonna era stata tagliata, era decisamente più corta e dal bordo si intravedevano i fili che pendevano a causa del taglio rude.
Non portava le calze nere della divisa, le gambe lunghe erano nude e slanciate, che si muovevano sicure.
Lo sguardo era quello di Fred, malizioso e provocante, che si guardava intorno. Qualcuno si alzò in piedi per vederla meglio, centinaia di teste si voltarono seguendola con lo sguardo.
Fred fece l’occhiolino ad un ragazzo di Tassorosso in piedi, che ricadde sulla sedia estasiato contro un suo compagno.
Fred continuò ad avanzare esuberante, salutando qualcuno di conosciuto e non. Quando arrivò all’altezza di Draco che lo fissava senza emettere un suono come tutti gli altri, senza credere ai propri occhi, lo guardò di sbieco sorridendo; si portò una mano alla bocca e schioccò un bacio in aria verso il Serpeverde, che scosse la testa ridendo cercando di non farsi vedere da nessuno. Metà dei Serpeverde sbarrarono gli occhi.
Fred gli concesse un occhiolino malizioso e si voltò di nuovo verso avanti. Arrivò dai suoi amici che la guardavano dal basso senza sbattere ciglio.
Hermione sarebbe voluta morire in quel momento dall’imbarazzo. Scomparire per sempre nel pavimento.
Fred aveva giocato molto bene la sua carta, fin troppo bene. E si stava anche divertendo parecchio a quanto sembrava.
George deglutì fissando quella che credeva fosse Hermione sporgendosi oltre la panca, ma Angelina gli tirò una gomitata infastidita e lui si riscosse tornando seduto, ridacchiando nervosamente.
Hermione alzò gli occhi al cielo innervosita. Il sangue le ribolliva nelle vene, ma cercò di controllarsi.
Fred si sporse verso di lei, “ciao Fred.” La salutò con malizia.
“Hermione…” mormorò lei a denti stretti, sforzandosi di sorridere.
“Ti vedo…diversa oggi.” Mormorò Ron, sforzandosi terribilmente per guardare la sua migliore amica negli occhi.
“Forse ti accorgerai finalmente quanto posso essere una ragazza dopo oggi.” Disse Fred sorridendo, Hermione soffocò un gemito di disprezzo.
“Sei…” iniziò Hermione, ma Fred la interruppe mettendole un dito sulle labbra.
“Bellissima? Si lo so grazie. Ma devi metterti in fila.” E strizzò l’occhio a Lee, che sorrise in modo ebete, non riuscendo a centrare la bocca con la forchetta.
“Qu-quando vuoi uscire?” Riuscì a chiedere poi, mentre Fred si sedeva vicino ad Harry che le fece spazio, e di fronte a Ron.
Fred sorrise, “ci penserò,” disse soltanto iniziando a servirsi montagne di pancakes e frittelle immerse nella panna e nello sciroppo d’acero. Era circondato da ragazzi che lo guardavano ammaliati e divertiti, Seamus, Dean, Neville, Cormac, mentre lui si sparava della panna montata direttamente in bocca.
Tutti risero, anche Harry e Ron, era strano, molto strano, ma divertente vederla così sciolta e rilassata.
Fred iniziò a fare battute, a scherzare con tutti, che ridevano come matti, pendendo dalle sue labbra. Mentre Hermione leggeva il suo libro con falsa tranquillità, la sua vendetta sarebbe arrivata più lentamente. Doveva solo aspettare.
Una ragazza di Corvonero si avvicinò ad Hermione, sotto lo sguardo furioso di Katie poco distante.
Fred alzò lo sguardo incuriosito.
“Ciao Fred.” Mormorò lei ridendo, “sei Fred vero?” Domandò poi.
Hermione sorrise spavalda, appoggiando un gomito al tavolo, “si sono io dolcezza.”
“Senti, lo so che sono passate diverse settimane, ma alla fine non mi hai più confermato per quell’uscita ad Hogsmade…”
“Oh…”
Fred poco distante rizzò la testa in ascolto. Se l’era completamente dimenticato, che idiota.
“E’ stato molto divertente il tuo scherzetto di ieri sulle tue, ahem… doti.” Si chinò su Hermione, “tanto sappiamo entrambi che non è vero.”
Hermione strinse i denti, sforzandosi per assumere un’aria noncurante.
Per Merlino, quel ragazzo era davvero incredibile…
“Si beh, ti dirò la verità… Amy?” Domandò sfacciata schioccando le dita.
“Penelope…”
“C’ero quasi. Ecco, Penelope…”
Fred si mise una mano in faccia avvilito, così lo stava facendo sembrare uno stronzo, non gli si sarebbe avvicinata più nessuna ragazza fino alla fine dell’anno.
“…vedi io mi sento un po’ confuso ultimamente, non sono sicuro che le ragazze siano l’unica cosa che mi interessa ormai…”
E strizzò l’occhio a Neville, che si soffocò con il succo, arrossendo imbarazzato. George alzò lo sguardo sul gemello allibito, aveva sentito bene?
Fred sbarrò gli occhi. Quello era davvero troppo…
Penelope abbassò gli occhi delusa, “oh okay, fammi un fischio se cambi idea…” e se ne andò al suo tavolo rattristata.
Hermione si voltò a guardare Fred con soddisfazione e lui passò un dito davanti alla propria gola, lo sguardo che sprizzava scintille, come per dire: “sei morta.”
 
 
 
§
 
 
 
Mentre Hermione usciva dalla Sala Grande per andare alla prima lezione della mattina, Angelina la bloccò malamente, trascinandola di lato.
“Ahia!”
Angelina ridacchiò nervosamente, “ma se non ti ho neanche colpito! Comunque… questa mattina tardi ci sono gli allenamenti di Quidditch, sii puntuale. Te lo dico perché mi sembri un pochino distratto stamattina.”
Hermione sentì il cuore martellargli nel petto. “Non posso, ho Erbologia.”
Angelina scosse la testa, “cosa cosa? Tu non hai mai lezione la mattina…” disse lei sospettosa. Fred si era sempre iscritto a tutti i corsi che iniziavano il più tardi possibile.
“Potrei essermi iscritto a qualche corso in più stamattina…”
Angelina non credeva alle proprie orecchie. “Non mi interessa se ti è venuta voglia di studiare a metà semestre dell’ultimo anno, questo è il nostro ultimo Campionato e me ne andrò da questa scuola da vincitrice hai capito?” Urlò la ragazza puntandole un dito contro.
Hermione trasalì e indietreggiò contro il muro. “Vedrò di liberarmi…” mormorò terrorizzata.
“Bravo ragazzo, alle undici e mezza al campo.”
Concluse la ragazza soddisfatta e se ne andò nella folla.
Hermione rimase in piedi respirando velocemente. Avrebbe dovuto giocare a Quidditch, l’unica attività in tutta la scuola in cui non eccelleva, anzi, in cui era proprio una frana. Come avrebbe fatto?
Pensò per un attimo di chiedere a Fred, ma poi scosse la testa con decisione. Non si sarebbe mai abbassata a tanto, chiedere aiuto a quell’idiota che si stava comportando male tanto quanto lei, anzi molto peggio.
Era stato lui ad iniziare quella guerra, e lei non avrebbe mai ceduto per prima.
Fu bloccato da George subito dopo.
“Ehi, ti va di saltare Storia della Magia e nasconderci nel bagno dei Prefetti per testare i nuovi Detonatori Abbindolanti? Ci serve coprire il rumore con un bel po’ d’acqua corrente…” Disse divertito, ma Hermione lo bloccò.
“No grazie, oggi passo. Ho di meglio da fare.”
“Cosa c’è di più importante degli sperimenti del negozio?” Domandò George affranto, quella non se l’aspettava per davvero.
“Ho lezione.” Rispose Hermione tranquilla, ma George la bloccò con una mano sul petto, lo sguardo torvo.
“Fred parlami.”
“Non ho tempo per quegli stupidi esperimenti.” Disse lei dispiaciuta. Voleva bene a George e odiava farlo soffrire così, ma non poteva perdere davvero tempo con lui.
George mollò la presa senza staccarle gli occhi di dosso.
Hermione si sistemò la tunica indispettita e si avviò per il corridoio, diretta alla lezione di Storia della Magia.
 
 
 
Fred camminava tranquillo nel corridoio, nemmeno un libro sotto braccio.
All’inizio aveva pensato di seguire comunque la maggior parte dei corsi di Hermione, ma dopo quella mattina a colazione ci aveva ripensato.
Sarebbe dovuto andare da lei e chiederle aiuto per spiegargli come faceva, se c’era un trucco o se era semplicemente pazza.
Ma non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai chiesto aiuto a quella ragazzina impertinente, che lo stava facendo sembrare un ragazzo a modo e studioso da un giorno all’altro.
Così si era ritirato da metà delle lezioni che seguiva Hermione, tenendo solo le più semplici e il numero minimo indispensabile. La McGranitt si era sentita quasi male quando lo aveva saputo.
L’aveva costretto Hermione a farlo. Lei si era iscritta ad ogni corso possibile e immaginabile, anche quelli extra-scolastici.
L’aveva semplicemente ripagata con la stessa moneta.
Stava per entrare nell’aula di Pozioni, quando vide Harry e Ron arrivare trafelati dietro di lei, madidi di sudore.
“Ci siamo dimenticati in stanza la pergamena che c’era da compilare per oggi.” Disse Ron con il fiato corto.
Fred li guardò confuso, sicuramente la sera prima aveva avuto troppi pensieri per la testa per ricordarsene.
“Oh, io non l’ho fatta.”
Harry e Ron ammutolirono, “stai scherzando?”
“No, no. Me ne sono completamente dimenticata.” Disse Fred sicuro, come se fosse totalmente normale, ma non lo era, non lo era affatto.
Ron spalancò la bocca, “Hermione…”
“Harry ti senti bene?” Domandò Fred, notando le occhiaie del ragazzo e il colorito pallido.
“I soliti incubi.” Mormorò lui strofinandosi la cicatrice di riflesso, gli bruciava ancora.
Fred sospirò, gli serviva una distrazione. Sorrise furbo.
“Sapete che facciamo?” Disse prendendo dalle mani dei ragazzi i fogli di pergamena e lasciandoli cadere a terra, “ce ne andiamo a fare una passeggiata.”
“Cosa?” Harry era sconvolto, “Hermione abbiamo lezione ora…”
“Oh andiamo fifoni, è una così bella giornata oggi. Andiamo al Lago.”
Disse Fred allegro, spingendo via i due ragazzi.
“Ma non dovremmo, è contro le regole. Cosa diciamo a Piton?”
“Gli diremo che ci siamo sentiti male…” azzardò Fred, usando sempre la solita scusa che usava con George da sette anni.
Ron scosse la testa mentre Fred lo trascinava via, “finiremo nei guai.” Mormorò al Prescelto, mentre questo lo seguiva mordendosi il labbro a disagio.
Hermione che li convinceva a saltare lezione ed uscire dal castello di nascosto?
Decisamente c’era qualcosa che non andava…
 
Scesero correndo di nascosto per la discesa nel pratone davanti al castello, superando la casa di Hagrid. Tutti erano a lezione, quindi non furono notati. O almeno così credevano.
Silente, dal suo studio, li osservava dalla finestra, le mani dietro la schiena. La McGranitt dietro di lui sospirava mestamente.
“Non sta andando esattamente come aveva previsto. Anzi le cose stanno peggiorando. La mia migliore studentessa rischierà di farsi abbassare la propria media proprio l’anno dei G.U.F.O e farà perdere punti alla Casa. E uno degli studenti più scapestrati, ma più divertenti e amati che io abbia mai avuto finirà per rovinare il suo futuro, diventando qualcuno che non è.”
Silente sospirò, guardando i tre amici che correvano e sparivano nel bosco.
“Le cose stanno andando male…” si voltò verso la professoressa, “ma non significa che non andranno meglio in futuro. Hanno solo bisogno di tempo per capire…”
“Capire che cosa?” Domandò la McGranitt.
Silente sorrise e si sedette dietro alla sua scrivania, accarezzando Fanny, “che non possono fare tutto da soli. Hanno bisogno l’uno dell’altro per scoprire il modo per spezzare l’incantesimo.”
 
 
 
§
 
 
 
Fred, Harry e Ron giunsero sulle sponde sassose del Lago Nero correndo divertiti. Avevano fatto a gara a chi arrivava prima, e Fred era in testa.
“Non ti ricordavo tanto veloce Hermione…” annaspava Ron cercando di raggiungerla, mentre l’erba lasciava il posto alla spiaggetta scura.
Fred rise di gusto, accelerando nell’ultimo pezzo di discesa, ma la spinta era tale che non riuscì a fermarsi in tempo, e finì per cadere correndo in acqua, sparendo sotto ad una marea di spruzzi.
Harry e Ron si bloccarono preoccupati sulla sponda, gli occhi fissi sull’acqua nera. Ma un attimo dopo Fred riemerse sputacchiando, fradicio dalla testa ai piedi, ridendo come un matto, seguito a ruota dai due.
“Ho vinto!” Gridò estasiato, alzando i pugni in aria, “adesso dovete farmi i compiti per tutta la settimana.”
I due si guardarono confusi, “in realtà tu non vedi l’ora di fare i nostri di compiti.”
“Beh quei giorni sono finiti tesori miei. Adesso sono la campionessa indiscussa del trio, e dovrete farmi i compiti per un’intera settimana a partire da oggi. Trovatemi un’altra sfida, e staremo a vedere se mi batterete…”
I due ridacchiarono, Fred si avvicinò per farsi dare una mano ad uscire dall’acqua, ma non appena i due afferrarono le sue mani per aiutarlo, lui li prese alla sprovvista e li trascinò in acqua con lui.
I tre riemersero ridendo come matti, nonostante l’acqua ancora fredda del Lago, e iniziarono a rincorrersi in acqua, a nuotare, ad immergersi, a spruzzarsi acqua in tutte le direzioni, voltando la testa per non essere presi in faccia.
Poi rimasero a galleggiare a pelo d’acqua, a guardare il cielo, rilassandosi e cercando di non pensare a nulla.
Harry chiuse gli occhi e si sentì tranquillo come non lo era da settimane. I brutti pensieri e i ricordi frammentati dei suoi incubi erano spariti come d’incanto. Si sentiva bene e felice, gli serviva quel momento di svago e ribellione, e non ci poteva credere che era stata Hermione a trascinarlo lì.
Quando iniziarono ad avere freddo tornarono sulla spiaggia, e si stesero al sole. Harry e Ron si tolsero le tuniche fradicie, mettendole su una roccia ad asciugare, e rimasero come Fred in camicia, a godersi il sole quasi primaverile del mattino, le mani affondante nei sassolini.
Harry guardò verso il castello. “Farò di tutto per proteggere questo posto.” Mormorò, sentì di doverlo dire.
Fred e Ron aprirono gli occhi e lo guardarono, sorridendo comprensivi.
“Noi saremo con te Harry.” Disse convinto Ron seguendo lo sguardo del suo migliore amico.
“Fino alla fine.” Confermò Fred mettendogli una mano sulla spalla.
Harry sorrise commosso. Dopo la sua chiacchierata con Luna nel bosco, aveva finalmente capito cosa intendeva quel giorno, grazie a quelle parole.
I suoi amici, fedeli, leali, coraggiosi, sarebbero sempre stati al suo fianco, a combattere con lui. Ecco cosa avevano loro, che Voldemort non aveva.
Si stesero di nuovo a guardare il cielo blu, parlando del più e del meno, di tutti i momenti che avevano passato insieme in quei cinque anni.
Fred si sforzò molto di far finta di sapere esattamente di cosa parlassero.
“Vi ricordate quella sera in cui abbiamo assistito alla nascita di Norberto?”
“Come dimenticare…”
“E di come Malfoy si è beccato la punizione con noi? Ah, la sua faccia…” disse Harry sognante.
Scoppiarono a ridere, Fred sorrise. Quei tre se la spassavano alla grande, nei rari momenti in cui non si infilavano in pericoli mortali…
Fred si alzò e immerse i piedi in acqua fino alle caviglie, lanciando un sasso e facendolo rimbalzare in acqua quattro volte. I due fecero lo stesso da seduti.
“Se penso a dove siamo arrivati adesso… quante cose sono cambiate.”
“E quante non lo sono affatto.”
“Come i biscotti di Hagrid.”
Ridacchiarono, mentre Fred raccoglieva un bastone e lo impugnava come una mazza. Harry gli lanciò un sasso e lui lo colpì al volo con il bastone, ruotando il busto. Il sasso volò lontano, per poi sparire con un piccolo tonfo in acqua, a parecchi metri di distanza.
Ron si mise una mano sulla fronte per coprire gli occhi da sole, fischiando colpito.
“Però Hermione, forse dovresti sostituire Fred o George nella squadra…” commentò divertito.
Improvvisamente Harry si alzò di scatto spaventato, “che ore sono?”
Ron guardò l’orologio. “Le undici e venti.”
“Merda!” Gridò Harry scattando in piedi e correndo inciampando verso la roccia, afferrando la tunica.
“Che ti prende?” Domandò Ron confuso, non aveva molta voglia di alzarsi.
“L’allenamento di Quidditch… inizia tra dieci minuti! Angelina mi ammazza.” Gridò iniziando a correre sulla salita del prato, diretto verso il campo.
Fred e Ron si guardarono per un istante, poi lo seguirono a tutta velocità.
Questa non me la voglio perdere…
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione saltellava agitata in mezzo al campo, in attesa. George parlava con Angelina, che sembrava molto irritata dal ritardo di Harry.
La ragazza tremava da capo a piedi, che cosa avrebbe fatto? Non era neanche capace di reggersi su una scopa da sola praticamente.
Iniziò a sudare sotto alla divisa.
In quell’istante Harry arrivò correndo, già cambiato, la scopa in mano, trafelato e con il fiato corto.
“Scusate il ritardo ero…”
Angelina lo zittì con un gesto, “non interessa a nessuno. Forza muovetevi. Il campo lo abbiamo prenotato solo per un’ora, poi è dei Serpeverde. Vediamo di dare il massimo.”
Hermione lanciò uno sguardo agli spalti, per fortuna erano vuoti, ma con orrore intravide Ron e sé stessa camminare e prendere posto.
Ma non avevano lezione quei due? Sbuffò sonoramente e sentì di voler mettersi a piangere.
 
 
Ron e Fred in tribuna stavano prendendo posto, quando Fred rischiò di pestare qualcuno nascosto a terra, sotto le panche.
“Ahia!” Sentirono un grido di dolore soffocato.
“Draco?” Domandò Fred chinandosi sotto la panca, “che ci fai lì sotto?”
“Mi nascondo da Pansy. Non mi lascia in pace un attimo…” sbottò il biondo afferrando la mano di Fred che lo aiutò ad uscire.
“Sapeva che sarei venuto qui per aspettare il nostro turno di allenarci… mi segue dappertutto.” Spiegò spaventato, ma si bloccò quando udirono una voce acuta strillare dalle scale.
“Draco? Dracuccio dove sei?”
Ron e Fred lanciarono letteralmente Draco sotto di loro, che si sdraiò a pancia in su sotto la panca.
Pansy sbucò dalle scale in quell’istante, li guardò con disprezzo “hai visto Malfoy traditore del tuo sangue?”
“No non l’ho visto.” Disse lui trattenendo una risata. Fred gli tirò una gomitata.
Draco da sotto la panca alzò lo sguardo e notò con piacere che era esattamente sotto la gonna di Hermione, si mise le mani sulla bocca per non ridacchiare.
Fred se ne accorse e gli tirò un calcio sotto la panca per spostarlo, Draco dalla sorpresa scattò in su con la testa, sbattendola sul legno con un tonfo.
“Cos’era quel suono?” Chiese Pansy avvicinandosi.
“Quale suono?” Ron tossì per coprire il suono e Fred picchiò con il piede a terra, “questo suono?” Chiese innocente.
Draco sotto di lui si massaggiò la fronte dolorante.
“Beh, se lo vedete ditegli che lo sto cercando.” Sbuffò lei altezzosa andandosene, lanciandogli un’ultima occhiata carica d’odio.
“Non ci rivolgiamo nemmeno la parola, ma contaci!” Le urlò dietro Ron alzando un pollice.
Fred si sistemò la gonna e spostò Draco da sotto la panca, che uscì fuori con i capelli tutti disordinati.
“Non l’ho fatto apposta a mettermi lì sotto.” Si giustificò lui ridendo, Fred alzò gli occhi al cielo.
“Beh la prossima volta invitami almeno ad uscire prima…” sbottò Fred piccato per scherzo, senza notare la luce malinconica negli occhi di Draco.
Ron sbuffò scocciato.
“Se ne è andata.”
Draco si alzò sistemandosi la tunica e si sedette dietro di loro, “grazie.” Disse allegro. “Quella ragazza è un incubo. Non sarei mai dovuto andare a letto con lei l’anno scorso, ora mi perseguita.”
Fred si girò verso di lui e gli strinse la mano, “ti capisco amico. Anche io dopo che sono stato a letto con Katie non riesco più ad avere un attimo di pace. Almeno credo che siamo stati…” lo disse senza pensarci, dimenticandosi per un momento di essere Hermione.
I due lo guardarono allibiti.
Fred sorrise imbarazzato, “ci siete cascati? Ah, ah, sono divertente vero?” Cercò di salvarsi, e per fortuna funzionò.
Fred sospirò sollevato e voltò lo sguardo verso il campo. Vide sé stesso saltare a cavalcioni della scopa e cadere dall’altra parte subito dopo.
Si schiaffò una mano in faccia, quella ragazza era così goffa. Lo avrebbe fatto passare per idiota.
“Quello è Fred?” Domandò Draco indicandolo.
Fred sbuffò.
“Ma è ubriaco?”
 
 
“Ma sei ubriaco?” Urlò Angelina planando accanto ad Hermione. Tutti gli altri erano già in volo.
Hermione si tirò su da terra, la scopa in mano. “Ahem no.”
“Sei fatto?”
“No!”
“Allora sali su quella scopa e fammi vedere il solito Fred.” Sbottò lei con convinzione, indicando l’aria sopra di loro.
Hermione prese un grande sospiro e si alzò in aria traballante. La scopa non le rispondeva, non era sua, e faceva fatica a controllarla.
Serrò le cosce intorno ad essa e strinse il manico con tutta la forza che aveva nelle mani, cercando di non guardare giù. Incredibilmente riuscì a raggiungere George in aria, che lo aspettava stravaccato sulla scopa.
“Qual buon vento…”
“Smettila…” sbottò Hermione, rischiando di sbilanciarsi per essersi distratta un attimo.
George ridacchiò, “okay gemellino, adesso mi allontano, Alicia ci lancerà uno dei bolidi e tu me lo passerai, okay?”
“Si certo…semplice…” mormorò la ragazza terrorizzata. George si allontanò.
Alicia lanciò il bolide in aria e lo colpì con il retro della scopa, mandandolo dritto a tutta velocità verso Hermione che scartò di lato, rischiando di cadere di nuovo, ma riuscì a tenersi forte al manico e si riposizionò, cercando di mantenere una certa dignità.
“Scusate non ero pronto.” Si giustificò la ragazza in imbarazzo.
Fred dagli spalti avrebbe voluto morire, si vedeva anche da lì. Hermione sorrise di sottecchi, in qualche modo la stava facendo pagare a Fred, ridicolizzandolo così, e ne era tremendamente felice.
George scoppiò a ridere, “e va bene, facciamo che te lo passo io il bolide.”
Hermione annuì e si posizionò con la mazza in mano, lo sguardo concentrato.
Alicia tirò nuovamente, George colpì con forza il bolide, che schizzò verso Hermione, che sollevò la mazza, ma il bolide era troppo veloce, e lei si spaventò vendendoselo venire incontro così.
“Fred colpiscilo!” Gridò spaventato George. Tutti sugli spalti trattennero il fiato, a Fred gli si bloccò il cuore dalla paura.
La ragazza riuscì a scartare il bolide abbassandosi incredibilmente, ma mollò la presa e cadde a terra dalla scopa.
“FRED!”
Non era molto in alto, al massimo un paio di metri, ma George si lanciò ugualmente a terra verso il gemello.
Draco, Fred e Ron corsero già dagli spalti spaventati, Draco sempre cercando di nascondersi dietro ai due, pregando che nessun Serpeverde fosse nei paraggi.
“Fred!” Gridò Ron spaventato per il fratello, correndo sul prato.
George aiutò Hermione a rialzarsi, stava bene, era solo un po’ scossa per lo spavento.
“Ti senti bene?” Gli domandò il gemello preoccupato. Hermione annuì e si tastò il fondo schiena, “mi sa che sono caduto sul coccige…ouch.”
“Sta bene sta bene!” Disse George alzando un braccio, rincuorando Harry e le Cacciatrici che si erano avvicinati con la scopa.
Angelina era preoccupata e furiosa al tempo stesso, “che hai oggi?”
Hermione preferì mentire, avrebbe aiutato lei e Fred, ma solo per il momento.
“Non mi sento molto bene, scusate.” Si giustificò mesta, Angelina sospirò.
“E va bene, per oggi abbiamo finito. Ma la partita è tra poco più di un mese. Vi voglio tutti al massimo della vostra forza. Su andate a cambiarvi.”
Hermione sospirò abbattuta. Per ora l’aveva scampata, ma al prossimo allenamento quella scusa non sarebbe più bastata.
Fred la guardò andare via mogia insieme a George e Harry, e fece una smorfia.
Per colpa sua avrebbero potuto perdere il campionato finale. Dovevano trovare il modo di tornare nei loro corpi, e in fretta.
 
 
 
§
 
 
 
Nella Sala Comune quella sera, Hermione agguantò Fred che era seduto ammiccante su una poltrona a chiacchierare con Harry e Ron, si era divertito un mondo con loro quel giorno; e lo portò in camera, chiudendo la porta.
“Stai esagerando.” Iniziò lei furiosa puntandogli un dito contro.
“Cosa?”
Hermione per tutta risposta si chinò e afferrò la gonna tagliata da Fred.
“Ohh questo… è stato divertente. Ammettilo.”
“Divertente? Mi fai sembrare una poco di buono.” Sbottò lei irritata.
“Quante storie… Ti faccio solo apparire divertente. La versione femminile di me.” Rispose lui divertito.
Hermione incrociò le braccia, senza rispondere.
“E tu allora,” disse Fred rabbuiandosi, toccandole la divisa ordinata e la cravatta allacciata, “che te ne vai in giro sommersa dai libri, vestita bene… Questo pomeriggio ho sentito due ragazzi che mi prendevano in giro perché mi avevano visto studiare in biblioteca. Fred Weasley non va mai in biblioteca.”
“Tranne che per imboscarsi con le ragazze.” Lo provocò lei.
“Già, proprio così.”
“Per tua informazione, IO sono andata in biblioteca per fare ricerche sull’incantesimo dello scambio…”
“E?”
“E nulla, dovrò guardare nella Sezione Proibita. Deve essere un incantesimo molto più antico di quanto pensassi…”
“Brava ragazza. Ora se non ti dispiace, torno di sotto…”
Hermione lo bloccò, “ci siamo dentro tutti e due in questa cosa. Mi devi dare una mano.”
“E come?”
“Magari potresti aiutarmi a cercare…”
“No, no, no. Non sono bravo nelle ricerche sui libri.”
“Beh allora finiamola con questa stupida guerra. Evita di farmi apparire ridicola vestendoti così.”
“E tu allora? Ma ti sei vista sul campo stamattina? Tutti hanno pensato che fossi impazzito.”
“Beh non è colpa mia! Non so volare su una scopa mi dispiace.”
“Beh e io non riesco a frequentare dodici corsi, ops. Mi sa che siamo ad un punto di stallo…”
“Cosa vuoi dire?”
“Potrei essermi ritirato da un paio di corsi oggi…”
“CHE COSA?” Gridò Hermione afferrandolo per la camicia. “Quali?”
“Beh,” disse Fred per niente intimidito, contando ogni nome sulla punta di un dito, “Antiche Rune, Astronomia, Divinazione, Cura delle Creature Magiche…”
Hermione tremava di rabbia. “Sei un idiota.” Gridò a pieni polmoni. “Non puoi farmi questo!” Urlò strattonandolo, con una forza che non credeva di possedere. Fred si staccò di scatto.
“Beh notizia dell’ultima ora, non è facile essere rinchiusi nel tuo corpo.”
“Io ODIO essere intrappolata nel tuo di corpo. Non lo sopporto più.”
Fred strinse le labbra e rimasero a guardarsi in cagnesco, “io invece non sopporto più te.”
Hermione stava per ribattere, ma George spalancò la porta, “ehi Fred…”
Li vide uno di fronte all’altro e si bloccò. “Oh scusate.”
“Che c’è?” Domandò Hermione asciugandosi una lacrima sulla guancia.
“Io, volevo solo dirti che ci stiamo preparando a scendere per la lezione dell’ES.”
“Oh grazie George, arriviamo.”
Il rosso sorrise leggermente, confuso da quella visione, e se ne andò.
“Forza andiamo.” Disse Fred piano, superando Hermione e lasciandola nella stanza.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Nella Stanza delle Necessità, Harry tenne una lezione sugli Incantesimi di attacco. Ormai erano mesi che si allenavano, tutti avevano perfettamente imparato gli Incantesimi di Difesa, e quelli più semplici di attacco, ma ora bisognava passare al livello successivo.
“L’incanto è Everte Statim, semplice ma potente. Bene, qualcuno se la sente?”
Draco alzò una mano, conosceva molto bene quell’incanto e lo aveva già usato.
Harry gli fece segno di avvicinarsi.
Draco si posizionò davanti a lui e alzò la bacchetta, “paura Potter?”
“Questa scena mi ricorda qualcosa,” rispose il Prescelto divertito.
Draco sogghignò e puntò la bacchetta contro il ragazzo.
“Uno, due, tre…”
“EVERTE STATIM!” Gridò Draco e un fascio di luce bianca colpì il ragazzo facendolo volare ad un paio di metri di distanza.
Tutte le teste si voltarono verso di lui, che cadde rovinosamente a terra con un tonfo. Faticava a rialzarsi.
Draco corse verso di lui e gli porse una mano, “tutto bene Harry?” Chiese con un sorriso preoccupato.
Il Presceltò alzò gli occhi stupito, lo aveva chiamato per nome. Sorrise e accettò la sua mano. Draco lo issò su.
“Si grazie. Allora, molto bene avete visto? Dovete essere veloci nel pronunciare l’incanto…Provate voi ora.”


Harry fece le coppie, e mise Fred con Hermione, per evitare di far subire a Ron l’ennesima caduta a terra, aveva picchiato la testa troppe volte a causa di Hermione in quelle lezioni.
Fred si mise davanti alla ragazza, e sorrise furbo.
“Forse ti conviene perdere di proposito, almeno la tua bravura rimarrebbe intatta.”
Hermione sorrise malvagia, “ci proverò.”
Fred sbuffò altezzoso, scostandosi i capelli, e quella visione fu la cosa più normale che Hermione avesse fatto negli ultimi due giorni agli occhi di tutta la sala.
Si misero uno di fronte all’altro, distanti, le bacchette puntate.
“Uno, due, tre…” contò Harry.
In una frazione di secondo Fred mosse la sua bacchetta, ma Hermione fu decisamente più veloce, come da manuale.
“EVERTE STATIM!” Nonostante la bacchetta non fosse la sua, le rispondeva abbastanza bene.
Fred fu scaraventato via in un attimo, finendo a gambe all’aria, per fortuna la gonna coprì il tutto, altrimenti le risate sarebbero state ancora più fragorose.
Tutti spalancarono la bocca sorpresi.
Fred Weasley che batteva Hermione Granger a duello?
Quello era ancora più strano di tutto quello che era già successo in quei giorni.
George scosse la testa allibito.
Si, c’era decisamente qualcosa sotto… doveva solo capire che cosa esattamente.
La ragazza si avvicinò lentamente a Fred e si chinò su di lui, e gli sussurrò ad un orecchio beffarda: “scusa non ho resistito.”
Harry rise insieme a tutti gli altri. La lezione riprese, tutti provarono l’incantesimo per un’ora buona.
I risultati furono eccellenti. Harry era al settimo cielo.
 
“Bravissimi ragazzi, complimenti a tutti.” Sorrise all’intera sala.
“Allora, questa è l’ultima lezione prima delle vacanze pasquali. Continuate ad esercitarvi per conto vostro. Al rientro riprenderemo al più presto. Grazie a tutti.”
Partì uno scroscio di applausi fragoroso.
Poi improvvisamente Hermione si bloccò terrorizzata. Fred, accanto a lei, la fissò dal basso, a margini della folla.
“Che ti prende? Mi hai battuto, che vuoi di più…”
“C’è un problema.”
Fred la guardò confuso.
“Ti ricordi che avevo scritto a Natale ai miei di poter tornare da voi anche per le vacanze di Pasqua?”
“Si…”
“Beh, Harry mi ha appena ricordato che i miei mi avevano dato il permesso…”
“Stai dicendo che…”
“Si... così, davanti a tutta la tua famiglia, per un’intera…”
“…settimana…”
“Merda…”
“Merda!”








NOTA DELL'AUTRICE: Ciao lettori. Scusate la mia assenza in questi giorni, non ho avuto modo e soprattutto forza di mettermi a scrivere anche se ne avevo voglia. Adesso ho fatto passare il weekend e mi sono completamente ripresa, e sono tornata più forte di prima. Questa settimano aggiornerò molto più spesso ve lo prometto.
Questo capitolo è guerra aperta tra i due, ma tranquilli, dal prossimo qualcosa inizierà a cambiare. Spero come sempre che vi piaccia, e commentate che mi fa piacere, davvero.
A prestissimo.

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Capitolo 26
*** INVITO ALLA TANA ***


CAPITOLO VENTISEI
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS – TANA
 

 
 
 
 
 
 
 
“…Ed è per questo che l’arte della Trasfigurazione è così complessa, se non vi concentrate bene sui minimi dettagli dei cambiamenti che volete apportare all’oggetto, finirà che… Signorina Granger? SIGNORINA GRANGER!”
La testa di Fred, che un attimo prima era appoggiata al banco di legno, scattò in su, spaventato.
“Sono sveglio, sono sveglio.” Mormorò assonnato. Si era addormentato durante la lezione della McGranitt. Gravissimo errore.
Tutta la classe era voltato verso di lui, fissandolo sconvolti. Hermione Granger che si era addormentata durante la sua lezione preferita, roba da matti.
Fred sospirò e si stropicciò la faccia, alzando lo sguardo e incrociando quello severo della McGranitt, era in guai seri. Harry e Ron lo fissavano increduli seduti accanto a lui.
“Non ammetto chi dorme nella mia classe,” iniziò la McGranitt infuriata, le labbra serrate; sapeva che era Fred, ma non poteva fargliela passare liscia solo perché si trovava nel corpo della sua studentessa prediletta.
“Professoressa oggi è incantevole,” iniziò ammaliante Fred, cercando di usare l’unica carta che aveva, “mi deve scusare, ma cerchi di capire, ho passato la notte in bianco a studiare per un compito in classe di…”
Bugia terribile, e ovviamente la McGranitt sapendo chi stava parlando in realtà, non si fece abbindolare.
“Non voglio sentire scuse, le tolgo cinque punti per la sua negligenza. Ora riprendiamo…”
Fred spalancò la bocca, come l’intera classe, “Ma io sono Hermione Granger!” Obbiettò lui sconvolto. Hermione non perdeva mai punti.
“Già, ma questo comportamento non è da lei…”
“Non può farlo!” Gridò sconvolto, tutti lo fissarono. Hermione lo avrebbe ucciso, insieme a tutti i suoi compagni di Casa.
“Ah, non posso farlo? NON POSSO FARLO?” Alzò la voce lei livida di rabbia, Fred si schiacciò contro la sedia spaventato.
“Ahem…”
“Altri cinque punti a Grifondoro, e per la sua insolenza dovrà pulire il corridoio del secondo piano dove l’ennesima vittima dei gemelli Weasley ha dato di stomaco,” la McGranitt alzò un sopracciglio furba, “so che non è colpa sua… ma spero non sia un problema…”
Fred si sforzò di sfoggiare un sorriso tirato e incrociò le braccia al petto, “certo che no.” Disse diligente. E questo gli costò molto.
“Bene, proseguiamo.” Annunciò la professoressa tornando verso la cattedra. Ron sembrava voler abbracciare Harry e baciarlo per la gioia, per la prima volta non era lui la pecora nera del gruppo.
Fred sbuffò sonoramente, afferrò un libro e ci appoggiò sopra il mento, guardando mesto davanti a sé, mentre Harry ridacchiava in sottofondo, e Draco iniziava davvero a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo.
Prima Hermione iniziava a comportarsi in modo strano e malizioso, dormiva in classe e saltava le lezioni, poi Fred non riusciva nemmeno reggersi sulla scopa, e faceva guadagnare punti su punti a Grifondoro.
No, doveva esserci qualcosa sotto…
 
 
 
§
 
 
 
Fred, in ginocchio, in mezzo al corridoio, strofinava con forza il pranzo di un povero ragazzino del secondo anno finito in Infermeria quella mattina per aver reagito male ad una Pasticca Vomitosa.
Il ragazzo si asciugò il sudore dalla fronte e sospirò avvilito, se l’era meritato, doveva ammetterlo.
“Ehi Granger.”
All’iniziò non si mosse, poi si ricordò di chi era e alzò lo sguardo. Si trovò davanti Lee, che la fissava chinato sorridente su di lei.
“Ciao Lee,” mormorò Fred riprendendo a strofinare con forza.
“Ho saputo della punizione e dei punti persi… dovrei essere arrabbiato, alla fine è anche la mia Casa, ma questo tuo nuovo lato ribelle mi eccita parecchio devo ammettere…”
Fred sbarrò gli occhi e strinse la bocca, non sapendo bene cosa dire; si sentiva a disagio, era il suo migliore amico e gli aveva appena rivelato che lo eccitava… inquietante.
“Comunque,” continuò Lee piegando le gambe e arrivando più vicino a lui, “mi chiedevo per quell’uscita…”
Fred si morse il labbro, non era più molto sicuro di volerlo fare. Un appuntamento romantico con Lee, non sembrava più una così buona idea come quella mattina a colazione.
“Ahem…”
“Sono davvero felice che tu abbia accettato…”
Fred sospirò, non voleva deludere il suo migliore amico così, gli stava facendo del male.
“Sai inizialmente pensavo che ti piacesse Fred…”
Fred alzò lo sguardo e tese le orecchie attento, “ah si?”
“Beh non fate che battibeccare tutto il tempo, ma poi avete litigato e ti ho sentita dire che non sarà mai il ragazzo giusto per te…”
Fred chiuse gli occhi, e si sentì a pezzi. Si era comportato da idiota, e quella litigata aveva fatto capire ad entrambi quanto fossero diversi.
E allora? Solo perché siete diversi non vuol dire che non possiate andare d’accordo… avete passato dei momenti meravigliosi insieme…
Fred scosse la testa.
“Fred non sa cosa si perde…”
Quanto ha ragione…
Ma si sforzò di sorridere, “grazie Lee. Certo che usciamo, facciamo dopo le vacanze?”
“Perfetto, così ho il tempo per scegliere qualcosa di speciale.” Le strizzò l’occhio, “preparati a scoprire il potere della bestia.” Disse con aria mistica stringendo i pugni a mezz’aria.
Fred stava per scoppiare a ridere, ma si trattenne, e si limitò a sorridere salutandolo. “Ciao cioccolatino.”
Lee rise e se ne andò confuso ma felice.
Appena si fu voltato Fred sbuffò sonoramente e riprese il lavoro, aveva quasi finito.
E va bene… uscirò con Lee Jordan. Non pensavo l’avrei mai detto…
Ma un dolore improvviso lo distrasse dai suoi pensieri, qualcuno gli aveva pestato una mano con la scarpa.
Fred ritrasse la mano dolorante e alzò lo sguardo infuriato. Si ritrovò circondato dal gruppo di Serpeverde del quinto anno che perseguitavano sempre Harry, Ron ed Hermione: Goyle, Pansy e Draco che era costretto a stare con loro per non far saltare la copertura.
Per fortuna almeno quell’idiota di Tiger era stato espulso, ma c’era ancora Goyle, che gli aveva appena pesato la mano con cattiveria. Draco tremò di rabbia a quella visione, non si aspettava quel gesto. Ma Hermione sembrava molto tranquilla.
Fred scosse la testa divertito, ignorando il dolore, “ciao bellezze. Mi date una mano?”
Pansy e Goyle scoppiarono a ridere, “aiutare una Mezzosangue come te? Neanche morti.”
“Finalmente fai quello per cui sei nata…”
Fred tremò di rabbia, erano tremendi con lei, anche se si sapeva difendere, ma quegli insulti erano troppo.
“Peccato, poteva essere istruttivo per voi. Alla fine se non spaccate nella carriera di Mangiamorte, sarà il vostro futuro lavoro, dovete iniziare a fare pratica.”
Pansy spalancò la bocca, orripilata.
Draco sorrise sotto i baffi. “Andiamo…” provò a dire, ma non lo ascoltarono.
“Osi anche prenderci in giro?” Urlò Pansy gettandosi su di lei, ma Fred, allenato e scattante, la evitò scartando di lato e spingendola indietro. Non poteva colpire una ragazza, ma Goyle lo avrebbe preso a pugni volentieri, anche se minuto com’era adesso, probabilmente sarebbe morto nell’arco di un secondo.
Pansy era rossa in viso, “Draco! Mi ha colpito fa qualcosa!”
“Non ti ha nemmeno sfiorata.” Non riuscì a trattenersi lui. Era troppo difficile mettersi contro Hermione per lui ora, erano amici, le voleva bene, non sapeva cosa fare, ma rischiava di farsi scoprire così.
Incrociò lo sguardo di Fred che lo incitò con lo sguardo, per il bene di tutti e due. Draco strinse i denti e si avvicinò.
“Anzi ripensandoci l’hai sfiorata, e le hai anche fatto male. Forse è il caso di dirlo alla McGranitt e farti beccare un’altra punizione.”
“Fallo pure, mi diverto così tanto a pulire il vomito altrui.” Sputò Fred tra i denti reggendo il gioco.
Draco si avvicinò pericolosamente a lei, e tirò fuori la bacchetta, voleva solo fare scena, ma Pansy batté le mani eccitata.
“Fagliela pagare Draco. Sfigurala.”
La mano di Draco tremò e Fred dentro di sé sorrise, ci teneva davvero ad Hermione, e doveva recitare quella parte ogni giorno, mettendosi contro le persone a cui teneva veramente. Provò pietà per lui.
“Attenzione Malfoy, Malocchio mi ha insegnato quel trucchetto del furetto…” Disse malizioso, e Draco sorrise a mala pena. Si sentiva malissimo.
“Oh basta lo farò io,” sbottò Pansy, tirando fuori la bacchetta e puntandola contro Fred.
Draco non riuscì a non fare nulla, mentre la ragazza stava per pronunciare la formula, scattò in avanti per mettersi tra lei e Fred, “NO!”
Pansy lo guardò allibita, ma ormai stava pronunciando la formula. Fred scartò di lato, atterrando Malfoy con lui ed evitando per un pelo la maledizione.
Fred si ritrovò sopra Draco e lo guardò. Successe in mezzo secondo.
“Scusami,” sussurrò Fred, Draco sbarrò gli occhi, un attimo dopo Fred gli aveva assestato un sonoro pugno sul naso, spaccandoglielo.
Il sangue iniziò a sgorgare e Draco si premette il naso con forza, chiudendo gli occhi. Fred rotolò di fianco, finendo seduto a terra accanto a lui.
“Andiamo a chiamare qualcuno!” Gridò Goyle correndo via, seguito da Pansy.
Draco scoppiò a ridere insieme a Fred non appena furono spariti, Draco sempre tenendosi il naso grondante.
“Ahia…”
“Scusami, ho dovuto farlo…”
“Lo so. Scusami tu, non riesco più a trattarti come una volta.” Mormorò guardandola sorridendo,
“Beh dovrai farlo, altrimenti sarò costretta a salvare la situazione di nuovo”.
“No ti prego, le prime tre volte mi sono bastate.”
Risero ancora.
Un attimo dopo sbucò Piton che li guardò dall’alto gelido, Pansy e Goyle dietro di lui.
I due smisero immediatamente, ma Piton li aveva visti benissimo, si sforzò di non sorridere. Gli piaceva quella nuova alleanza inaspettata tra Malfoy e i Grifondoro.
Gli ricordò lui e Silente.
“Cosa succede qui?”
“La Granger mi ha assalito.”
“E’ stato placcato dalla signorina Granger signor Malfoy?” Domandò lui decidendo di divertirsi un po’.
Malfoy arrossì, in effetti Hermione era molto più forte di quanto pensasse.
“Ahem, mi ha preso alla sprovvista.”
“Ma certo... Andate…” Ordinò poi a Pansy e Goyle.
“Temo che altri cinque punti siano d’obbligo.” Disse fermo Piton, Fred sorrise, “mi sembra più che giusto.”
“Continui il lavoro, e lei signor Malfoy, venga con me, l’accompagno in Infermeria.”
Draco si alzò lentamente, ma un attimo prima Fred lo bloccò per un istante e sorrise, “per scusarmi del pugno voglio invitarti da me… a casa Weasley per le vacanze di Pasqua…”
“Ma i Weasley non…”
“Tranquillo, è stata dei gemelli l’idea,” c’era una parte di verità alla fine.
“Grazie…” sussurrò piano il ragazzo, per poi alzarsi in piedi e seguire Piton nel corridoio, che aveva sentito tutto allo scuro dei due ragazzi.
Mentre camminavano Draco guardava a terra, “se mio padre dovesse rimanere allo scuro di questo,” iniziò timoroso, ma Piton lo interruppe sicuro.
“…sarebbe meglio.” Concluse continuando a guardare fisso in avanti. Draco sorrise appena, e non aveva neanche idea di quanto Piton lo stesse già coprendo da tempo ormai.
 
 
§
 
 
“Ascoltami,” mormorò Fred in Sala Comune quella sera ad Hermione, guardandosi intorno per essere certo di non essere ascoltato, “oggi ho avuto un piccolo bisticcio con un paio di Serpeverde, tra cui Draco. Ho dovuto tirargli un pugno sul naso per salvare la situazione, quel ragazzo è davvero troppo nobile per farti del male…”
Hermione si portò una mano alla bocca sconvolta, “no non di nuovo!” Strillò preoccupata, e Ginny le passò accanto in quel momento, guardandola stranita. In effetti le era uscita molto effemminata quell’esclamazione.
Hermione sorrise imbarazzata e spinse via l’amica, tornando a guardare Fred.
“Come hai potuto?”
“Ho dovuto farlo! Gli ho salvato le chiappe. Ma mi spiace comunque, e per farmi perdonare l’ho invitato da noi per le vacanze.”
Hermione sbarrò gli occhi incredula, “ma come faremo con i tuoi?”
“Capiranno, se gli spieghiamo tutto. Draco se lo merita, se la sta passando male ultimamente, e se stesse a casa una settimana con suo padre sarebbe solo peggio.”
Hermione sorrise ammirata, Fred sapeva davvero essere comprensivo e dolce quando voleva.
“Va bene, cosa devo fare?”
“Devi dire a George quello che ti ho detto io, ma sarà d’accordo. Lo capirà, anche lui sa cosa sta passando, e gli piace Draco.”
“E Ron?”
“Ma se stanno diventando migliori amici?” Scherzò Fred.
“Si sopportano, ma ultimamente è tremendamente geloso di Draco…” mormorò la ragazza fissando il rosso che parlava con Harry davanti al fuoco.
“E fa bene?” La domanda uscì da sola a Fred, si ritrovò ad essere anche lui geloso di Draco, non poteva farci nulla; ma nonostante quello lo aveva invitato ugualmente, era più importante.
“E tu?”
“Affatto.” Mentì lui perfettamente, Hermione sospirò.
“Bene, perché Ron esagera come sempre. Dovremo stare attenti a Ginny invece…”
“Perché? E’ solo Draco che viene a stare alla Tana per una settimana…” disse Fred noncurante, ma fu un grosso errore; perché Ginny passò accanto a loro in quell’istante di nuovo per tornare verso il camino, e si bloccò estasiata.
“DRACO VIENE A STARE DA NOI PER UNA SETTIMANA?” Urlò al settimo cielo, saltellando come una matta.
I due la bloccarono all’istante tappandole la bocca.
“Shhh! Ma sei matta?”
“E’ una cosa super segreta…”
“Non ci posso credere! Ron e Harry lo sanno?”
“No…” balbettò Hermione spaventata, “vai a dirglielo tu… Hermione.” Disse spingendo Fred verso il divanetto.
Fred alzò gli occhi al cielo e si avvicinò ai due stravaccati sul divano.
“Ascoltate,” si chinò verso di loro, erano tutti distanti per fortuna, “causa circostanze che mi hanno costretto ad agire in questo modo, ho deciso che voglio invitare Draco da noi alla Tana per le vacanze.” Disse ferma.
George, che era seduto su uno dei braccioli della poltrona di Ron, sorrise. Era pienamente d’accordo all’idea, anche se temeva la reazione dei suoi. Non avevano tempo di avvertirli, sarebbero dovuti partire l’indomani. Sarebbe stato dannatamente divertente.
Harry non sembrava scontento dell’idea, e nemmeno Ron; quest’ultimo infatti non aveva più nulla contro Draco, ma lo vedeva passare un sacco di tempo Hermione, e la faceva ridere sempre. Era tremendamente geloso di quel ragazzo, anche se era Malfoy…
Ron guardò Fred torvo, “è stata una tua idea?” Chiese seccato. Fred alzò un sopracciglio, “no è stata un’idea di Fred, perché?”
“Mah non saprei, passi molto tempo con lui ultimamente.”
Fred sapeva benissimo dove voleva andare a parare, suo fratello era così geloso di Hermione, ma non aveva mai provato a combinare nulla con lei, cosa diavolo aveva in quella testa?
Sbuffò sonoramente. “Come tutti noi.”
“Beh tu sembri apprezzare particolarmente la sua compagnia.” Disse lui a denti stretti, non era arrabbiato, solo indispettito. Si sentiva messo da parte.
Fred si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, “Ron, tu e Harry sarete sempre i miei migliori amici. Ma Draco ne ha davvero bisogno. Ultimamente l’ho visto spento, spaventato e so perché. Ha paura di tornare in quella casa, da suo padre, e con chissà che altro frequenta quel posto ultimamente. E’ più al sicuro con noi, siamo amici ora, e abbiamo il dovere di proteggerlo. Gli farà bene.”
Fred era sicuro di quelle parole, e Ron si convinse, aveva ragione. Sorrise debolmente e annuì.
“Allora siamo tutti d’accordo.” Sentenziò Hermione allegra al gruppo. Ginny aveva gli occhi che brillavano.
“Vado a dirgli di portarsi il costume da bagno…” annunciò allegra, ma George la bloccò per la collottola.
“Frena i bollori sorellina.”
“C-costume?” Domandò Hermione a disagio. Aveva paura di quello che sarebbe successo, ma era estremamente felice e curiosa di sapere come sarebbe stato stare a contatto con Draco per così tanti giorni di fila. Non era mai successo, e non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto lontanamente accadere anche solo fino a qualche mese prima.
 
 
 
§
 
 
 
 
Draco stava camminando per la Sala Comune dei Serpeverde, diretto verso il divano centrale, verde smeraldo, con le mani in tasca.
Non appena si fu avvicinato, vide che era occupato; stava per andarsene, ma i tre ragazzini che erano già seduti appena lo videro scattarono in piedi terrorizzati e gli lasciarono il posto.
“No, no, no.” Disse ridendo tranquillo, “tranquilli, sedetevi.”
I tre lo fissarono dubbiosi, poi si risedettero senza staccargli gli occhi di dosso. Lui scosse la testa e se ne andò verso la sua stanza.
Era davvero sempre stato così stronzo? Oh si. Non c’era dubbio. Ma era felice di come si sentiva ora, come rinato.
Improvvisamente Pansy lo bloccò abbracciandolo da dietro.
“Ciao Dracuccio, ti ho cercato dappertutto.” Disse maliziosa, mentre lui continuava a camminare con lei attaccata dietro.
“Ero in Infermeria.”
“Quella lurida Mezzosangue, ce la farà pagare.”
“Già…” disse lui poco convinto.
“Sei strano ultimamente.” Disse lei seguendolo sospettosa, i capelli corvini ondeggiavano sulle sue spalle.
“Sono solo stanco.”
“Beh, conosco un modo per tirarti su di morale,” disse lei languida, portandosi davanti a lui, e mettendogli le braccia dietro al collo.
Lui gliele spostò delicatamente, “no grazie non mi va.” Si dileguò lui velocemente, entrando in camera sua, sospirando e chiudendo la porta.
Quella ragazza è pazza.
Pensò sconsolato, ma si riscosse quando vide una lettera sul suo letto. Zabini era appena uscito dalla doccia e si stava asciugando i capelli con un asciugamano.
“L’ha portata un gufo nero.” Spiegò guardando Draco che la fissava sorpreso.
Il biondo si precipitò al letto a baldacchino e l’aprì curioso.
Era da parte di Fred, George, Hermione, Ginny Harry e Ron.
Sospirò felice, e cercò di leggerla in fretta, per non far avvicinare in tempo Blaise.
 
 

Caro nostro Serpeverde,
volevamo solo confermarti tutti assieme quello che Hermione ti ha accennato oggi. Saremmo felici di averti come ospite durante questa settimana di vacanza. Arrivati a King’s Cross domani dileguati dai tuoi amici e raggiungici.
Questa volta i nostri genitori non potranno venirci a prendere, quindi andremo tutti assieme alla Passaporta del Paiolo Magico che ci hanno lasciato, e arriveremo a casa tramite quella.
 
PS= preparati alla vita Weasley Malfoy, ti piacerà, e a tutto quello che comporta essere nostro amico.
 
PPS= Sono Ginny, portati con costume da bagno.
 
 
Hermione, Fred, George, Harry, Ginny e Ron
 
 
 
 
Draco sorrise commosso da quella lettera, era così felice che lo avessero accettato nel loro mondo, anche Harry e Ron, dopo tutto quello che era successo e gliene fu grato.
Blaise arrivò dietro di lui curioso e Draco piegò la lettera e se la mise nella tasca interna della tunica.
“Da chi era?” Domandò il ragazzo mentre il biondo andava alla scrivania e intingeva la penna nell’inchiostro e iniziava a scrivere una lettera ai suoi genitori.
“Non tornerai a casa per le vacanze?” Domandò Blaise sorpreso, sbirciando la lettera da sopra la spalla di Draco.
Lui sbuffò e si alzò di scatto piegandola con cura e mettendola in una busta nera.
“No,” disse secco, era convinto della sua decisione, voleva passare il minor tempo possibile a Villa Malfoy.
“Blaise devi farmi un favore.” Disse guardandolo con i suoi glaciali occhi argentei.
“Qualunque cosa Draco.”
“Devi coprirmi questa settimana.”
“Cosa?”
“Se i miei scriveranno, tu nascondi la lettera ai tuoi, intercettala e rispondi che sono li.”
“Perché dove sarai?”
Draco sospirò, “non te lo posso dire. E’ un segreto”
“E’ quello che credo io?” Domandò sospettoso.
Draco si riscosse arrabbiato, e spaventato. Non amava parlare di quell’argomento, anche se Blaise era l’unico che lo capiva, era come un fratello, e sapeva come la pensava. Anche se era un Purosangue non aveva particolare simpatia per gli ideali della famiglia Malfoy.
“No, ma come ti viene in mente?” Sbottò Draco agitandosi, Blaise lo guardò camminare per la stanza togliendosi la tunica e slacciandosi la cravatta.
“Draco lo sappiamo tutti e due cosa sta facendo tuo padre in questo momento.”
“Beh ma io che c’entro?” Domandò furioso, “non mi coinvolgeranno mai. Mio padre non mi ritiene all’altezza. Meglio così.”
“E lui?”
Draco si bloccò e lo guardò, il respiro gli si era mozzato in gola. “Io non… non l’ho mai visto.”
“Draco…” mormorò Blaise comprensivo andando verso di lui, sapeva cosa stava passando, lui era l’unico con cui Draco si apriva su queste cose.
“Non toccarmi!” Gridò Draco scostandosi di botto e puntandogli un dito contro spaventato, “io sono il figlio di uno dei Mangiamorte che non è tornato quando c’è stata la prima chiamata, siamo caduti in disgrazia, nessuno ci considera degni.”
Blaise si morse le labbra e spostò il bracco di Draco, abbracciandolo stretto, “tranquillo Draco, andrà tutto bene. Ti coprirò sempre lo sai.”
Il biondo ricambiò e sospirò, aveva paura del suo futuro, ma insieme ai suoi nuovi amici Grifondoro, non sembrava così lugubre come aveva sempre pensato.
Forse un bagliore di luce lo vedeva nell’oscurità.
 
 
 
§

 
 
“Come facciamo con i tuoi?” Domandò Hermione a Fred mentre camminavano lungo il binario. Il vociare allegro degli studenti copriva i loro discorsi.
“Cerca di comportarti come me e andrà tutto bene.”
“Sono i tuoi genitori lo capiranno… e poi sei stato tu ad iniziare questa stupida guerra.”
“Guarda che non era niente quello…” Disse lui malizioso.
Hermione lo bloccò infuriata, “non ti azzardare Weasley, ricordati quanto sono brava con gli incantesimi… ti avverto.”
“Uhh che paura.”
Hermione sbuffò e si affiancò a George, che rideva con Lee, tenendo un sacchetto in mano.
“Che fate voi due?”
“Io e Lee vogliamo usare questa per spaventare Ron,” e mostrò al gemello il sacchetto, dal quale una zampa pelosa cercava di uscire.
Hermione alzò gli occhi al cielo e susurrò: “Siete così immaturi.”
George lo sentì si bloccò per un attimo, sconvolto e affranto. Poi scosse la testa e riprese a camminare.
 
 
Fred entrò nel primo scompartimento vuoto che vide, seguito da Ginny, Harry e Ron. Presero posto e Fred si stravaccò contro il finestrino, mettendosi un maglione sugli occhi.
“Se qualcuno osa svegliarmi prima di arrivare a Londra lo trasformo in un rospo.” Disse Fred piccato, sbadigliando.
I tre si guardarono ridacchiando e iniziarono a infastidirlo lanciandogli caramelle e carte addosso.
Fred si riscosse esasperato, “vi avverto, un’altra caramella e siete mor…” Ma proprio in quell’istante Harry aveva appena tirato in faccia una caramella a Fred, che si bloccò cercando di non seguire tutti gli altri che erano scoppiati a ridere fragorosamente.
 
 
Draco salì sull’Espresso di Hogwarts insieme al suo gruppo di amici, allegro come non lo era da tempo.
Sua madre gli aveva risposto la sera prima che non c’era alcun problema per loro se stava da Blaise per quella settimana di vacanza, ma che quando sarebbe tornato a casa per l’estate avrebbero dovuto parlare di una cosa importante. Temeva quello e temeva suo padre se avesse scoperto dove stava andando in realtà, si chiese se stava facendo la cosa giusta.
Draco chiuse gli occhi e cercò di non pensarci mentre camminava per il corridoio del treno, e ogni incertezza e dubbio svanì quando passò davanti ad uno scompartimento e vide dentro Harry, Ron, Hermione e Ginny ridere come matti e lanciarsi addosso di tutto.
Sorrise e superò la carrozza, aspettandosi tanto divertimento, ma non avrebbe mai immaginato davvero quanto sarebbe stato bene in realtà.
 
 
Harry e Ron chiacchieravano di Quidditch, Fred cercava disperatamente di ascoltare, ma Ginny glielo rendeva impossibile.
“Mi fa male la pancia, deve essere il ciclo… spero non mi arrivi questa settimana.”
“Eew!” Sbottò schifato Fred.
“Hermione guarda che anche tu…”
Fred la bloccò, “si, ma sto pregando ogni giorno che non mi venga prima che…” Si bloccò stava dicendo troppo.
Ginny alzò lo sguardo al cielo, ma si fece subito curiosa, “allora cos’è questa storia di Lee?”
Fred sospirò, “non lo so, me l’ha chiesto e ho detto di si.”
“Ma pensavo che Fred…”
“Fred?” Domandò il ragazzo, era già la terza persona che rispondeva in quel modo, compreso Lee.
“Beh, pensavo che voi due…”
“No, no, no. Pensavi male.” Disse lui convinto.
“Non sembrava da come lo guardi, anzi da come vi guardate.”
“Io… lo guardo?”
“Sempre.”
“Ah si?”
“Dal Ballo del Ceppo, non hai fatto altro che parlare di lui anche senza rendertene conto.”
“Ma davvero?”
“Hermione lo sai benissimo…”
“Certo, certo… ma cosa ho detto di preciso?”
“Beh spesso mi hai detto che ti chiedi come sarebbe stato quel bacio nello sgabuzzino al Ballo, che non è mai arrivato… o a Capodanno.”
“Oh…”
“Ti ricordi quando mi hai raccontato in Infermeria quando eri ricoverata della notte con Fred in cui avete dormito insieme? Mi hai detto che avresti voluto davvero che lui ti dicesse qualcosa in quel momento, o che addirittura succedesse qualcosa, ma poi ti sei giustificata come al solito che dovevano essere i farmaci… io non ci ho mai creduto.”
“L’ho detto davvero?” Mormorò Fred piano sorridendo.
Anche lui aveva sempre voluto che accadesse qualcosa, da un anno ormai. Non aveva più guardato una ragazza come prima, sembravano tutte sparite dopo il Ballo. C’era solo lei. Anche quando lo faceva impazzire.
Si ricordò di Hermione, con quel vestito meraviglioso e quel sorriso ancora più incredibile, ballare con lui per ore. Ricordò quanto fosse luminosa, come una stella, e la sua risata alle sue battute mentre volteggiavano. Sorrise e guardò fuori dal finestrino.
Era stato un errore pensare che l’intervento di George fosse una cosa buona? Si, ora iniziava a pensare che lo fosse. Forse avrebbe dovuto dirle qualcosa, ma cosa? Non sapeva nemmeno lui stesso cosa pensasse. Sapeva solo di sentirsi il ragazzo più felice del mondo quando era accanto a lei, ed era contento di sentire che Hermione parlava di lui in quel modo.
In quel momento entrò George avvilito, seguito da Lee, lo sguardo furbo.
“Fred sta… non so come dirlo… leggendo un libro…”
Fred scosse la testa affranto, quella ragazza non imparava mai.
“Voglio fare uno scherzo al macchinista, chi si unisce a noi?” Domandò ammiccante, Fred sorrise, ma nemmeno lui imparava facilmente.
“Vengo io,” disse allegro, e si alzò, seguendo il gemello nel corridoio.
 
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Draco scese dal treno a King’s Cross, salutò Blaise con un veloce abbraccio, e si incamminò lungo il binario, guardandosi intorno e trascinandosi dietro il baule.
Non gli avevano detto esattamente dove farsi trovare, così li cercava con lo sguardo nella folla di studenti che man mano sparivano dietro al muro.
Improvvisamente due mani lo acchiapparono e lo trascinarono dietro ad un angolo.
Vide George ed Hermione, che lo avevano afferrato per la manica della felpa, nascosti.
“Cosa state…”
Ma i due lo zittirono e gli fecero segno di guardare verso il treno, sporgendosi oltre il muro di mattoni. In quel momento, dalla cabina in testa, si udì una forte esplosione e si spalancò la portiera, dalla quale uscì prima una nube nera, e poi il macchinista infuriato tossendo fragorosamente.
“Potremmo aver testato la Polvere Buiopesto Peruviana su di lui…”
“Sembra che funzioni.” Disse furbo Fred.
Appena il macchinista si voltò verso di loro i tre si nascosero di nuovo pronti, ridacchiando.
Hermione che camminava piano poco distante, leggendo il libro appoggiato al carrello che spingeva, e ignara di tutto, fu avvistata dal macchinista, che riconobbe uno dei terribili gemelli rossi e si lanciò su di lei, sotto gli sguardi dei tre dietro al muro.
“Tu.”
“Eh?”
“So che sei stato tu… dov’è l’altro?”
“Chi?”
“Questa volta non mi fregate…” urlò il macchinista ricoperto interamente di quella polverina nera e brillante.
“SCAPPA FRED!” Gridò George a pieni polmoni, e dopo aver afferrato i loro carrelli si misero tutti a correre verso il muro di mattoni. Hermione alzò lo sguardo su di loro terrorizzata e scattò in avanti spingendo il carrello, evitando per un pelo le mani del macchinista, che iniziò a rincorrerla.
Raggiunse gli altri correndo disperatamente. George afferrò anche Ginny per una manica, seguita da Harry e Ron, e tutti e sette iniziarono a correre come matti verso il passaggio.
“Più svelti!” Li incitò George. Draco in mezzo a tutti, abbassò la testa per nascondersi quando passarono accanto ad un gruppo di Serpeverde del quinto anno, ridendo come non mai.
Lasciarono per un pelo indietro l’infuriato macchinista, superando di getto il passaggio tutti assieme e ritrovandosi affannati e divertiti sul binario di King’s Cross.
Draco si mise una mano sul petto e si piegò in avanti, il fiato rotto. George gli diede una spallata sulla schiena.
“Forza Serpeverde, andiamocene prima che ci raggiunga.”
I sette ragazzi si avviarono verso l’uscita, diretti al paiolo Magico.
Draco aveva il cuore a mille nel petto, ma sorrideva felice mentre ascoltava Fred fare una predica senza fine a George, in un modo che gli suonava tanto famigliare; si scambiò un’occhiata fugace con George, poi scoppiarono entrambi a ridere, sotto lo sguardo furente di quello che credevano fosse Fred.
 
 
 
§
 

 
 
Arrivati al Paiolo Magico, chiesero a Tom dove fosse la Passaporta lasciata dai Weasley e il locandiere gli indicò il retro, guardando i sette giovani maghi con aria felice.
Si avvicinarono al solito stivale, sotto lo sguardo confuso di Draco.
“E’ quella la Passaporta?”
“Si.”
“Quello stivale vecchio e logoro.”
“Bello, quello stivale vecchio e logoro, come lo chiami tu, è la passaporta ufficiale della famiglia Weasley…”
“Ti aspettavi un calice di cristallo?”
“Beh, in realtà noi usiamo la coppa di…”
George lo interruppe ridendo, e gli mise un braccio dietro alle spalle, “smettila di fare il principino e muoviti. Muoio di fame.”
“A chi lo dici.” Mormorò Ron massaggiandosi lo stomaco brontolante.
Si riunirono tutti intorno allo stivale. “Al mio tre. Uno… due… TRE!” Gridò George e contemporaneamente sette mani scattarono in avanti afferrando lo stivale.
Iniziarono a vorticare in aria, mentre Londra spariva sotto di loro in un lampo di luce, lasciando il posto all’aperta campagna.
“Mollate!” Gridò pronto George, e tutti obbedirono. Immediatamente caddero tutti al suolo, colpendo l’erba.
“Ouch.”
“Ahia!”
Si tirarono su entusiasti, recuperando i propri bauli e osservarono la Tana che sorgeva davanti a loro, in tutto il suo splendore. Tutti sorrisero, Draco la fissava con il naso all’insù.
George gli si avvicinò.
“Qui non sei a Villa Malfoy. Non ti aspettare colonne di marmo e servizi di cristallo… sei tra i Weasley adesso, ma vedrai che ti farà impazzire.”
“Ne sono sicuro,” mormorò Draco sincero, seguendoli verso l’ingresso.
“Arthur, sono arrivati!” Sentirono la voce di Molly da dentro casa.
George, mentre apriva la porta si voltò verso Draco.
“Oh quasi dimenticavo,” disse divertito, mentre Fred rideva sotto i baffi, “non abbiamo avvertito mamma e papà, quindi… non fare movimenti bruschi, non guardare mamma negli occhi e se afferra qualunque tipo di oggetto… tu inizia a correre. Fai fare a noi.”
“D’accordo… aspetta cosa?” Chiese il biondo preoccupato, mentre veniva spinto dentro da George e si ritrovava nel soggiorno spazioso della Tana.
“Tesori miei siete arrivati…” iniziò Molly felice andandogli incontro sorridente a braccia aperte, ma si bloccò e la sua espressione cambiò di colpo quando vide Draco Malfoy davanti a tutti, che sorrideva imbarazzato e si guardava intorno estasiato.
“Malfoy?” Gridò spaventata e infuriata, tirando fuori la bacchetta di colpo e puntandola alla gola del ragazzo.
“MAMMA NO!”











NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti! Avete visto che ho fatto presto questa volta? Questo capitolo mi è piaciuto un sacco scriverlo, spero sia la stessa cosa per voi leggerlo.
Sono iniziate le vacanze, vedremo come se la caverà Draco alla Tana, adoro che si trovi lì. Ne vedrete delle belle anche nel prossimo capitolo, che sarà tutto incentrato sulla settimana di vacanza. Poi si tornerà ad Hogwarts, e saremo davvero vicini al prossimo punto di svolta della storia... finalmente. Immagino non ne possiate più di sti due hahah. 
Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate nei commenti! Che mi spronano un casino ormai lo sapete.
A presto, grazie!

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Capitolo 27
*** DAVVERO HO DETTO QUESTO? ***


CAPITOLO VENTISETTE
 
 
QUINTO ANNO: LA TANA (VACANZE APRILE)

 
 
 
 
 
 
 
 
“MAMMA NO!”
“No!”
“Allontanatevi da lui…”
“No mamma non è come pensi.” George si frappose tra sua madre e Draco, che era rimasto immobilizzato dalla paura.
“Ma siete diventati matti? E’ Malfoy!”
“Mamma ascoltami…”
“NO GEORGE, fatti da parte è un ordine.”
“Che cos’è tutto questo baccano?” Arthur era entrato dall’altra stanza, e si bloccò quando vide Draco Malfoy in piedi in mezzo ai suoi figli, che lo difendevano.
“Malfoy?”
“Salve.” Disse Draco spuntando da dietro George agitando una mano imbarazzato.
“George, spostati. Fred, Ginny, tutti voi…”
“Mamma,” Hermione raggirò Draco e George e si mise davanti a tutti, le mani alzate. Le labbra di Molly tremavano come la sua presa sulla bacchetta.
“Suo padre…”
“Si lo sappiamo chi è. So che può sembrare strano…”
“Strano?!”
“Ascoltatemi vi prego, lui non…”
Draco bloccò Hermione con una mano, guardandola come per dire: “ci penso io,” e si avvicinò con cautela ai genitori Weasley, le mani alzate, e un sorriso sincero sulle labbra.
“Lo so, è assurdo che io sia qui, ma sono cambiate tante cose quest’anno. Io…” doveva dire tutta la verità se voleva che si fidassero di lui, e lo voleva per davvero, “mio padre non fa che tormentarmi ultimamente, dice che non sono degno di quella famiglia. Mi odia, e io odio il fatto che non riesco ad odiarlo fino in fondo. Ma mi fa paura e meno tempo passo a casa mia… meglio è anche per me.
Non so cosa mi abbia fatto cambiare idea,” in realtà lo sapeva benissimo, ma non poteva dirlo ad alta voce, “ma è successo, e sono diverso ora. So di non meritarmi il vostro perdono dopo tutto quello che ho fatto e detto su di voi, ma sono stanco di essere qualcuno che non sono. Per tutta la vita sono stato esattamente come altri volevano e si aspettavano che io fossi, ma ora non più. Io non voglio essere come mio padre, come la mia famiglia…”
Sussurrò infine abbassando lo sguardo. Non sapeva cos’altro dire, strinse i denti e ricacciò indietro le lacrime, se pensava a qui momenti terribili prima dell’anno scolastico si sentiva mancare. Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
Molly sospirò, quelle parole erano sincere, e anche il tremore nascosto tra esse, diceva la verità, lei lo sapeva. E gli fece tenerezza quel ragazzo così giovane e già così distrutto, al quale non era stata lasciata scegliere una cosa della sua vita.
Abbassò la bacchetta sospirando e si scambiò uno sguardo con Arthur, che sorrise dolcemente scuotendo la testa.
Molly guardò i suoi figli, “posso parlarvi un attimo in cucina?”
Tutti superarono Draco a testa bassa, che rimase in soggiorno, mentre la famiglia Weasley, Hermione ed Harry parlavano a bassa voce nell’altra stanza.
Draco iniziò a dondolarsi nervosamente da un piede all’altro, e iniziò a guardarsi intorno.
La stanza era grande, illuminata dalle grandi finestre. Il soffitto era ricoperto di travi di legno spesse, e ogni dettaglio tendeva al rosso, le tende, il tappeto, le cornici dei quadri, i cuscini sui divani.
In un angolo il fuoco scoppiettava allegro nel camino. Accanto al lungo tavolo di legno, c’era un grosso orologio anch’esso di legno massiccio le cui lancette terminavano con i volti della famiglia Weasley. Invece dei numeri nel quadrante c’erano dei luoghi. Sei delle nove lancette segnavano la voce “casa.”
Draco sorrise, aveva passato una vita ad odiare quella famiglia, a causa delle idiozie inculcate da suo padre, quando invece non desiderava altro che far parte di una famiglia come quella.
Sentirsi al sicuro, protetto e amato erano cose che non gli erano mai appartenute. Certo sua madre gli voleva bene, ma non era l’affetto di una madre come le altre, anche lei si aspettava grandi cose da lui, e il suo più grande difetto era dare sempre ragione a Lucius, anche quando lo aveva picchiato a sangue; non lo aveva fermato, era rimasta a guardare, e Draco aveva capito che quello non era vero affetto, e si sentì solo come non mai.
Sospirò, poi si voltò verso la credenza, dove una strana scultura in vetro simile ad un alberello pieno di foglie dormiva dondolandosi avanti indietro. Draco si avvicinò curioso, sfiorandolo con un dito.
L’alberello si svegliò di soprassalto, spaventato, e si attaccò al dito di Draco che urlò di sorpresa e fece un salto all’indietro.
L’alberello saltò in aria e Draco lo riacchiappò al volo per non farlo cadere, con qualche difficoltà.
Qualcuno tossicchiò dalla porta della cucina, Draco si voltò e vide tutti che lo fissavano divertiti.
Il biondo rimise sulla credenza l’alberello offeso che gli fece una smorfia, per poi rimettersi a dormire, Draco sorrise imbarazzato.
Molly si avvicinò a lui, raccolse la sua borsa e gliela porse. Draco abbassò gli occhi sconsolati e il cuore gli divenne pesante come un macigno.
“Oh… certo. Me ne vado, scusate per l’intrusione, non c’entro nulla qua io.” Mormorò avvilito, avviandosi verso il suo baule.
Molly scoppiò a ridere, e lo abbracciò materna, Draco sbarrò gli occhi sorpreso.
“Ma che hai capito, su prendi le tue cose e portale al piano di sopra, starai in camera con Harry e Ron, loro sono d’accordo.”
Draco guardò avanti oltre la spalla di Molly e incrociò lo sguardo dei due che sorrisero comprensivi, Harry incrociò le braccia.
“A tuo rischio e pericolo.” Rise divertito il Prescelto. Draco fece lo stesso e quando Molly si staccò, sorrise amorevole e gli mise una mano sulla guancia.
“Benvenuto in famiglia Draco.”
Draco sorrise commosso. Quello fu uno dei momenti più belli della sua vita.
 
 
Gli altri gli fecero fare il tour della Tana, e gli mostrarono la sua stanza al secondo piano. Poi George ed Hermione, che cercava disperatamente di sembrare Fred il più possibile, lo accompagnarono di nuovo in cucina per preparare la cena. Harry e Ron uscirono in giardino per scacciare gli gnomi.
Fred stava per seguire il gemello, ma Ginny lo afferrò per una mano e lo trascinò dentro alla camera di Ron.
“Che fai?” Sbottò Fred guardando la sorellina che con una luce strana negli occhi si era inginocchiata a terra e stava rovistando nel baule di Draco sul pavimento.
Ginny alzò una camicia candida, quella della divisa e l’annusò chiudendo gli occhi.
“Ma sei matta? Mettila giù!” Gridò Fred strappandogliela di mano, allibito e divertito dal comportamento della sorellina.
“Sa di pino selvatico.”
“Tu sei malata.”
“Come se tu non fossi curiosa di sapere che biancheria porta.”
“No direi che curiosa non è il termine che userei.” Disse Fred rabbrividendo al pensiero.
Ginny lo ignorò e tirò fuori dal mucchio di vestiti un costume da bagno a boxer verde smeraldo. Si alzò in piedi ammaliata.
“Chissà come sta bene con questo addosso.”
“Tu devi farti curare,” sbottò Fred afferrando un lembo del costume, mentre Ginny tirava dalla parte opposta, “lascialo Hermione!”
“Mettilo via o ti…”
“Ragazze, Molly dice di aiutarla con la cena…” la voce di Draco arrivò dalle scale e il ragazzo entrò nella camera, bloccandosi sorpreso.
In quella posizione, le due ragazze sembravano starsi contendendo il costume da bagno del ragazzo. Fred e Ginny lo fissarono con gli occhi sbarrati, mollando immediatamente la presa.
Dracò indicò la sua valigia aperta, “co-cosa state facendo con i miei vestiti?”
Ginny rigida, il costume in mano, chiuse il baule con un calcio e lo spinse via.
“Niente… stavamo solo…”
Draco incrociò le braccia, cercando di non scoppiare a ridere. “Si?”
“Stavamo solo controllando se avevi portato il tuo costume, andiamo a farci un bagno al lago vicino a casa domani e devi assolutamente averlo.” Disse Ginny agitandolo con la mano in aria. Poi lo rilanciò sul suo baule mettendo le mani dietro alla schiena.
Fred la imitò sorridendo imbarazzato. Draco scoppiò a ridere e indicò il corridoio, chinandosi in un piccolo inchino, “signorine, dopo di me.”
Fred e Ginny si lanciarono un’occhiata divertita e uscirono dalla stanza, Ginny rossa come i suoi capelli.
Fred quando passò accanto a Draco si bloccò, “guarda che io stavo cercando di fermarla, eh.” Si giustificò a disagio, il biondo scosse la testa divertito e la spinse piano davanti a lui.
“Tranquilla Hermione, non devi rubare la mia biancheria, se la vuoi così tanto, te la posso regalare.” Disse lui ridacchiando.
Fred scosse la testa, ma sorrise.
 
 
 
Al piano di sotto Hermione non se la stava cavando meglio di Fred. Era rigida e tesa, in ansia continua che Molly o Arthur si accorgessero che qualcosa non andasse in uno dei gemelli, ma non si rendeva conto che comportandosi in quel modo aumentava solamente i loro sospetti.
“Fred che fai lì impalato?”
George stava giocherellando con il suo piccolo gufo Jean seduto sul tavolo da pranzo, e alzò gli occhi sul gemello.
“Ahem scusa mamma…” si riscosse Hermione, e si rimboccò le mani per aiutarla a riporre le stoviglie ad asciugare. Molly la guardò allibita.
“Che stai facendo?”
“Cosa?”
“Mi stai aiutando di tua spontanea volontà…” mormorò lei allibita.
“Mi nascondi qualcosa signorino?” Domandò fissandola con sospetto dal basso, era molto più bassa del figlio.
Hermione alzò lo sguardo terrorizzata e incrociò lo sguardo di Fred che stava scendendo le scale insieme a Ginny e Draco. Lui indicò prima lei e poi lui con entrambe le mani come per dire “sii me,” incitandola con gli occhi.
Hermione annuì decisa e si voltò verso Molly, “h-hai ragione mamma, io…non, non voglio aiutarti con le faccende…” disse impacciata, poi afferrò un piatto e lo scaraventò a terra. I cocci si sparsero su tutto il pavimento.
Tutti trasalirono e scoppiarono a ridere, tranne Molly e Fred che si lanciò su Hermione agguantandola per le spalle.
“Così è troppo però…” sibilò tra i denti Fred, spostando Hermione di lato.
“Fred Weasley!” Gridò Molly infuriata. “Adesso pulisci tutto immediatamente, e non ti azzardare a tirare fuori la bacchetta.” E se ne andò dalla cucina scuotendo la testa, quei ragazzi l’avrebbero fatta diventare matta.
Hermione spintonò Fred, che si massaggiò la spalla, spingendolo a sua volta.
“Che vuoi da me?”
“Tu mi hai detto che devo comportarmi più come te.”
“E io rompo i piatti davanti a mia madre? Farei prima a scrivermi in fronte: voglio morire per favore.”
“Non ti sopporto più.”
“Oh ma piantala.”
“Piantala tu!”
“L’ho detto prima io!”
“Sei così infantile…”
“Adesso pulisci donna.”
“Oh Fred, ti consiglio di non addormentarti stanotte.”
“Oddio che paura, verrai a picchiarmi con i tuoi libri?”
George e Draco si lanciarono uno sguardo sospettoso vedendo i due bisticciare. Quella conversazione era assurda ed esattamente specchiata; e i due non si erano accorti di essere ascoltati.
George stava iniziando a realizzare sul serio che qualcosa non andasse, si stavano comportando esattamente come l’altro da più di una settimana ormai. Doveva scoprire cosa c’era sotto. Si sporse verso Draco.
“Quei due nascondo qualcosa.” Sussurrò con un angolo della bocca.
“Fred che fa guadagnare punti, gioca male a Quidditch, ed Hermione che perde punti, si addormenta in classe e si taglia la gonna della divisa lanciando occhiatine ammiccanti a tutti… Si decisamente nascondono qualcosa.” Disse lui sospettoso, ma divertito.
“Io ho un piano per scoprirlo,” disse George con aria furba, continuando a fissare dal tavolo i due che si spintonavano e si guardavano in cagnesco, “sei con me?”
“Non devi neanche chiederlo.”
 
 
 
Quella sera a cena, si sedettero tutti attorno al tavolo per mangiare. Molly accudì Draco come faceva con Harry, facendolo sentire parte della famiglia.
“Alla fine hai visto che un Malfoy si è seduto a cena con noi?” Disse furba Ginny a George che era seduto accanto a Draco, che ridacchiò.
“Ammetto che non lo avrei mai pensato, ma è piacevole averti qui amico.” Disse George prendendo Draco sottobraccio.
“Non pensavo che lo avrei mai detto ma… mi passi le patate Draco?” Disse Harry, tutti scoppiarono a ridere.
“E’ tutto squisito signora Weasley.” Disse Draco servendosi l’arrosto per la seconda volta.
“Chiamami Molly ti prego.”
“Ti piace qui?” Domandò Arthur guardandolo e incrociando le mani, per lui era un po’ più difficile guardare questo nuovo Draco senza pensare a Lucius. Gli somigliava così tanto, anche se i suoi occhi grigi erano gentili ora, luminosi, nulla a che vedere con quelli gelidi di Malfoy Senior.
Arthur sapeva che Draco diceva la verità, che doveva aver passato momenti terribili in quella famiglia, ma ogni volta che lo guardava, rivedeva il Mangiamorte; doveva solo farci l’abitudine, ma per il momento era ancora strano.
Draco sorrise radioso, “è meraviglioso, è così calda e accogliente. Nulla a che vedere con Villa Malfoy…” si rabbuiò per un attimo. “Noi… non parliamo molto a cena, anzi in effetti non parliamo affatto…”
Tutti si scambiarono un’occhiata d’intesa, e George si sentì in dovere di tirare su il morale al ragazzo.
“Ehi Draco, devi venire assolutamente nel periodo di Natale, l’anno scorso non è venuta, ma zia Muriel è uno spasso quando beve. Quando io e Fred avevamo sette anni le abbiamo corretto il whiskey con un incantesimo, si eravamo dei geni già allora, e ha parlato al contrario per tutta la sera. Dovevi esserci.” Disse ridendo, seguito da tutto il tavolo.
“Si, ma adesso siete maggiorenni, non potete fare più questi scherzi…” disse Molly seccata.
“Oh mamma, guarda che andrà sempre peggio, vero Freddie?”
Hermione alzò lo sguardo e annuì sorridendo, “oh si assolutamente.”
Fred sorrise.
“Pensa a quando avremo quarant’anni, che scherzi grandiosi che faremo, e a settanta…” rise George iniziando a fantasticare sui loro progetti futuri per il negozio, sotto lo sguardo felice di tutti che lo ascoltavano.
Fred sospirò e guardò il gemello parlare a raffica, non vedeva l’ora di poterlo riabbracciare, fingere di non essere suo fratello stava diventando sempre più difficile, era lontano da lui da troppo tempo.
Hermione sorrise felice, era tutto perfetto, a parte il piccolo dettaglio dello scambio. Draco era riuscito a farsi accettare, diventare uno di loro, e lei sapeva che era la cosa che più desiderava al mondo, e niente gliel’avrebbe portata via.
George si lanciò un’occhiata eloquente con Draco e sorrise malefico.
“Mamma, Fred non ha ancora preso il purè.” Disse indicando la ciotola.
Molly sorrise, “ma certo, scusa caro,” e prese poi il piatto di Hermione, schiaffandoci dentro una bella cucchiaiata di purè, sotto lo sguardo schifato della ragazza. Era l’unico piatto che non mangiava praticamente.
“Su tesoro,” la incitò Molly, “mangia che si raffredda.”
“Ahem, non mi piace tanto il purè.”
Calò il silenzio, tutti la guardarono allibiti, Draco guardò verso George, sorrideva soddisfatto.
“Cosa?”
“Non posso mangiarlo, mi dispiace.” Disse Hermione allontanando il piatto orripilata, non riusciva quasi nemmeno a guardarlo.
“Ma Freddie, l’hai sempre mangiato…” disse George cercando di non scoppiare a ridere.
“No io odio il purè…” sbottò irritata senza capire perché tutti la guardassero così, non si poneva nemmeno il problema fondamentale.
“Già FREDDIE, è il tuo piatto preferito…” sussurrò Fred accanto a lei, con voce che faceva bene intendere quello che pensava, calcando a denti stretti il suo nome.
Hermione alzò lo sguardo spaventata su di lui. Solo lei l’aveva sentito.
Merda.
“Tesoro non ti senti bene?” Domandò Molly preoccupata.
“No sto benissimo.” Disse lei poco convinta, sfoggiando un sorriso falsissimo.
“Allora mangia.” Disse Arthur, e così Hermione alzò in aria una cucchiaiata di purè, lo guardò schifata. Aprì la bocca lentamente, avvicinando il cucchiaio.
Ce la puoi fare, dai non è così terribile, ce la puoi fare, ce la puoi…
Mangiò un minuscolo angolo di quella poltiglia gialla, e mollò la posata che tintinnò sul piatto.
“Scusate…” disse mettendosi una mano sulla bocca e alzandosi di scatto dal tavolo correndo in bagno.
“Fred!”
Hermione sputò tutto nel lavandino e si sciacquò la bocca sputacchiando orripilata.
“Bleah…” Chiuse il rubinetto e sbuffò, essere Fred era così difficile…
Si guardò allo specchio e vide riflesso Fred che la fissava ansimando. Sospirò debolmente.
Era così bello, quei capelli, le lentiggini, gli occhi nocciola, il sorriso. Quel sorriso le mancava da impazzire; lo vedeva su sé stessa, ma non era la stessa cosa. Le mancava vedere lui sorridere in quel suo modo imparagonabile.
Abbassò gli occhi e scosse la testa.
 
George guardò il gemello scattare in piedi, rovesciando quasi la sedia, Draco si sporse verso di lui.
“Questo è strano quindi?”
“Oh si, molto strano,” rispose lui sospettoso, “Fred ama il purè…”



 
 
§
 
 
 
Harry uscì dal bagno della loro stanza con indosso il pigiama, guardò Ron russare beato.
Si stava per coricare e togliere gli occhiali, quando notò che la brandina di Draco era vuota, le coperte spostate.
Voltò lo sguardo e lo vide seduto sul davanzale della grande finestra spalancata, le ginocchia contro il petto, che guardava fuori nella notte. Si avvicinò e si sedette accanto a lui.
“Ehi.”
“Ehi.”
“Non riesci a dormire?”
“No è che…” si interruppe, era strano parlare con Harry da solo, non era mai capitato. Solo con Hermione si era veramente aperto fino a quel momento, e in parte anche con Fred.
Harry lo guardò, incitandolo a continuare.
“Sento come un peso addosso, un’ombra oscura che si sta avvicinando sempre di più…”
“A chi lo dici,” disse Harry ridacchiando, Draco sorrise.
“Magari è la stessa ombra.” Mormorò Harry tornando serio, Draco alzò gli occhi su quelli verdi del ragazzo, che poi voltò lo sguardo verso la campagna buia.
“E’ da tutta la vita che mi sento fuori posto, ma adesso, da quando ho messo piede qui, per la prima volta, mi sento a casa.” Sussurrò Draco piano, Harry sorrise.
“Anche per me è stato così, non ho mai sentito Privet Drive come la mia vera casa, non ne ho mai avuta veramente una, fino a quando non ho conosciuto loro. Mi hanno accolto come un figlio e io… li sto mettendo in pericolo.” Mormorò Harry poi abbattuto, passandosi una mano sulla faccia.
“E’ inevitabile che ti staranno sempre accanto, non glielo puoi impedire. E’ giusto così.”
“E tu?”
“Io?”
“Ad un certo punto Draco arriverà un momento in cui dovrai fare una scelta, e quella scelta sarà solo tua.”
“Io non ho mai avuto molta voce in capitolo sul mio futuro, è sempre stato scritto da altri.”
“Tutti abbiamo una scelta, e quando arriverà il momento, sarà più facile di quanto credi.”
Draco lo guardò sorridendo, ma in realtà era un sorriso triste, aveva paura.
“Come quando ho scelto di non essere tuo amico, ho capito subito che era meglio così.” Aggiunse il Prescelto ridendo, Draco lo seguì, poi saltò giù dal davanzale nella stanza agilmente. Harry fece lo stesso e si avviò verso il suo letto.
Draco guardò fuori un’ultima volta. “Io credo di averla già fatta la mia scelta…” mormorò alla notte, Harry lo sentì e sorrise nel buio.
 
 
 
“Se ti devi comportare così male lo faccio anche io.”
“Tu ti sei comportato male fino ad ora. Devo ricordati il taglio della mia gonna, gli occhiolini a tutti, i ritardi alle lezioni, i punti persi?” Strillò Hermione isterica. Erano fuori in giardino, erano già andati tutti a dormire.
“Oh ti prego, davanti a mia madre ti rifiuti di mangiare il mio piatto preferito?”
“Che colpa ne ho se odio il purè?”
“Come fai ad odiare il purè? E’ buonissimo!”
“Non per me.”
“Io non ti capisco, non potevi solo mangiarlo?”
“Non ce l’ho fatta.”
“Pft. E vogliamo parlare di George? Fred Weasley non si rifiuta mai di fare uno scherzo, e soprattutto non evita in questo modo George!”
“Scusami se stavo facendo tutto il lavoro, cercando disperatamente un modo per aggiustare… questo!” Sbottò irata alla fine indicando entrambi in modo teatrale.
Fred rise di scherno, ed Hermione si infuriò ancora di più.
“Come se tu fossi stato bravo ad essere me, non ti sei sforzato nemmeno un pochettino.” Rimbeccò lei acida, Fred incrociò le braccia e la guardò con sfida.
“Adesso ti faccio vedere quanto poco posso essere te.”
 
 
 
 
§
 
 
 
Draco scese per colazione assonato, era abbastanza presto e stavano ancora tutti dormendo. Si spettinò i capelli bianchi ed entrò in cucina. La luce calda filtrava dalle grandi finestre. Draco ispirò l’odore della campagna, dell’erba e del legno.
Sorrise felice.
Si avvicinò al lavello e si versò una tazza di caffè.
“Ciao Serpeverde.”
Una voce maliziosa alle sue spalle lo fece voltare. Si girò e vide Ginny in camicia da notte che scendeva le scale sensuale.
“Buongiorno Ginny.” Disse lui sorridendo e abbassando la maglietta bianca a maniche corte del pigiama sui pantaloncini.
“Come hai dormito?”
“Come non dormivo da molto tempo.” Rispose lui sincero.
“Sono contenta… allora hai pensato alla mia richiesta di.. imparare a conoscerci meglio?”
Draco si guardò intorno indietreggiando, mentre la rossa si avvicinava a lui e si fermava dalla parte opposta del tavolo, senza staccargli gli occhi di dosso.
“Ahem veramente…”
“Facciamo un gioco.”
“Eh?”
“Ogni volta che dici cosa ti togli qualcosa di dosso.”
“Cosa?”
“Uhh come siamo impazienti di iniziare,” disse lei raggirando il tavolo, con sguardo accattivante. “Togliti la maglietta…”
Draco indietreggiò e si scontrò contro il piano della cucina, una luce di terrore negli occhi. “Io non credo che…”
“Hai paura?” Disse lei attaccata a lui, ad un soffio di distanza.
“C-cosa?”
“Ah! Hai detto di nuovo cosa! Tranquilla ci andrò leggera con te.”
“Aspetta cosa?” Disse lui, ma un attimo dopo Ginny si era avvinghiata a Draco e cercava di saltargli addosso, sbattendolo sul tavolo. Il biondo preso alla sprovvista si divincolò dalla presa così forte di quella ragazza, che rideva compiaciuta.
Draco urtò il tavolo che fece un gran baccano. “No Ginny aspetta!” Gridò spaventato, quasi cadendoci sopra.
“Cosa sta succedendo qui?”
In quell’istante Fred comparì dalle scale e sbarrò gli occhi quando vide la scena. Draco si tirò immediatamente su vedendo Hermione e allontanò Ginny.
“Giù le mani dalla mia sorellina!” Gridò Fred saltando gli ultimi tre gradini.
“No è stata lei a saltarmi addosso… aspetta sorellina?”
“Si… beh, Ginny è come una sorella per me. Che stavate combinando voi due?” Disse furbo.
“Hermione non è come pensi, io…” disse spaventato, sotto lo sguardo perplesso di Ginny. La rossa vide lo sguardo di Draco mentre fissava Hermione, completamente abbagliato, come se tutto il resto fosse svanito di colpo. La rossa alzò un sopracciglio.
“Si sono stata io è vero…” disse.
“Ginny te l’ho detto, non prima dei quarantacinque anni.”
“Oddio sembri Fred e George.” Sbottò lei scocciata, Fred ridacchiò e la bloccò, “cercavo te in realtà, devo chiederti aiuto per una cosa.”
“Va bene. Ci vediamo dopo Draco.” Disse Ginny facendogli l’occhiolino, e il biondo le guardò salire ridacchiando, osservando una spettinata Hermione che saliva le scale maldestramente, grattandosi una chiappa.
 
 
Hermione era seduta sul molo del lago, un libro in mano e gli occhiali da sole.
George accanto a lei prendeva il sole, la testa rivolta verso l’alto e gli occhi chiusi. Ginny, Harry e Ron chiacchieravano poco distanti.
“Ancora con quel dannato libro? Ieri hai letto fino a tardi.”
“Sto cercando un incantesimo.” Rispose lei senza staccare gli occhi dalle pagine.
“Posso darti una mano? E’ per uno dei nostri esperimenti?”
“No direi di no.”
Georges buffò sonoramente.
“Ma non abbiamo ancora fatto nessuno scherzo da quando siamo arrivati! Nemmeno uno piccino piccino a Ron.”
Hermione scosse la testa, e non rispose.
“Non sembri nemmeno più tu…” mormorò George triste, mettendosi gli occhiali da sole.
Hermione lo guardò e sospirò. Forse stava esagerando con George a non calcolarlo poi tanto, per lui doveva essere difficile veder comportarsi così la sua metà. Ma proprio non riusciva a comportarsi come Fred come avrebbe dovuto, il fatto che lui continuasse bellamente a ignorare i suoi doveri da Hermione la faceva imbestialire.
Non riuscivano a collaborare.
Ginny improvvisamente si alzò a sedere e si abbassò gli occhiali da sole, “o-mio-Dio.”
Hermione si voltò insieme a tutti verso l’erba, e abbassò gli occhiali pure lei per vedere meglio, spalancando la bocca.
Draco stava camminando verso il molo, a petto nudo, indossando solo il costume a boxer, la maglietta tenuta con un braccio sulla spalla, i capelli biondi spettinati, il fisico molto più scolpito di quanto pensassero.
George si girò verso il gemello e vide la sua espressione mentre fissava Draco avvicinarsi identica a quella di Ginny. Addirittura Hermione si tolse gli occhiali e si mise una delle stanghette tra i denti, fissando curiosa e maliziosa il Serpeverde.
George fissò il gemello allibito, voltandosi poi verso Draco e poi verso di lei, aggrottando le sopracciglia.
Draco si alzò e si avvicinò al bordo del molo e gettò la maglietta accanto a lui, sedendosi.
“Di che parlate?”
“Draco per favore puoi evitare di essere così incredibilmente attraente a quanto pare, la mia sorellina rischia di slogarsi la mandibola se continua a tenere la bocca così…”
Ginny gli lanciò un asciugamano rossa in viso e George ridacchiò, togliendoselo dalla testa.
“Stavo sgridando Fred perché non facciamo uno scherzo a qualcuno da più di due settimane. Sto iniziando a sentirmi male, ne ho bisogno!” Disse George con tono tragico. Hermione alzò gli occhi al cielo e tornò al suo libro.
Ginny si voltò verso di loro, mettendosi a pancia in giù. “Ho sentito la parola scherzo?”
Harry e Ron gattonarono verso di loro, Ron sorrise, “me ne è venuto in mente uno divertentissimo l’altro giorno…”
“Ronnie ti prego risparmiacelo…” disse George, mettendogli una mano sulla faccia, Ron la spostò scocciato, “uffa.”
“Non vedo l’ora di vedere il vostro negozio,” disse Draco pensieroso.
“Ormai è questione di mesi… sarà spettacolare.”
“Ehi,” mormorò Ginny, “ma dov’è Hermione? L’ho aiutata a ritrovare il suo…” Si voltò per rigirarsi di schiena, e si bloccò stupefatta. “Wow.”
Tutti i ragazzi ed Hermione alzarono lo sguardo e rimasero ammutoliti. Fred stava camminando disinvolto nell’erba con indosso lo striminzito costume rosa che Ginny aveva regalato ad Hermione tempo prima, e di cui Fred si ricordava benissimo.
Era stata un’impresa allacciarlo, ma ne era valsa la pena, ora lo sfoggiava in tutto il suo splendore. I seni erano fasciati perfettamente, la pancia piatta lasciata scoperta, come le lunghe gambe affusolate.
Sembrava muoversi a rallentatore. Si spostò un ciuffo di capelli dietro la schiena e sorrise ai suoi amici.
Draco deglutì, e così fecero anche gli altri tre ragazzi, ammaliati da quella visione. Hermione era davvero meravigliosa, ma non era da lei mostrarsi disinvolta in quel modo, e questo lo notò subito George.      
Fred arrivò fino al gruppo e li salutò allegro, poi si avvicinò al bordo del molo, Hermione lo guardava dal basso seduta con odio.
“Ciao Fred.”
“Bel costume.”
“Vero? Ho fatto molta fatica ad allacciarlo senza vedere nulla sai.” Le sussurrò ad un orecchio piegandosi su di lei.
“Dubito che tu ti sia sforzato tanto.” Sibilò lei seccata, ma Fred scosse la testa, “non devi credermi per forza.”
Poi Fred si voltò verso l’acqua e indicò qualcosa. “Che cos’è quello?”
George e Draco scattarono in piedi e si avvicinarono al molo curiosi e sporgendosi sull’acqua, Fred si mise dietro di loro silenzioso.
“Dove?”
“Io non vedo nulla Hermione.”
“Ops.” Disse Fred spingendo improvvisamente i due in acqua, che presi alla sprovvista caddero nel lago, riemergendo e guardandola furiosi, ma divertiti.
“Forse era questo quello che avevo visto.” Disse Fred pensieroso, ma Draco e George sorridevano dal basso.
“Cosa avete da ridacchiare voi due?” Domandò Fred sospettoso, si voltò appena in tempo per vedere Harry e Ron che correvano verso di lui e si tuffano in acqua trascinandoselo dietro.
Hermione e Ginny scoppiarono a ridere e si lanciarono pure loro in acqua, riemergendo in mezzo agli altri che ridevano come matti.
Hermione era accanto a George e fissava Fred ridendo, in effetti era davvero bella vista da fuori, con quel costume, i capelli bagnanti, l’aria disinvolta; era incredibile pensare che lì dentro ci fosse Fred e come si trovava stranamente a proprio agio nel suo corpo.
George si avvicinò ad Hermione, e sorrise, “eccolo lì,” disse a bassa voce, il mento immerso in acqua e lo sguardo furbo.
“Cosa?”
“Quello sguardo.”
Hermione lo guardò senza capire e George indicò con il mento Fred.
“Era da tempo che non la guardavi più così, ma ora rieccolo quello sguardo. Non guardi nessuno come lei.”
“La guardo davvero così spesso?” Domandò Hermione guardando Fred che sputava acqua in faccia a Harry ridendo.
“Oh si Freddie. Tutti i giorni.”
“E come la guardo?” Domandò lei piano, il cuore che batteva a mille nel petto.
“Come se non ci fosse nient’altro che lei. Dopo la sera del Ballo mi hai detto che quando l’hai vista scendere dalle scale ti è sembrato come se risplendesse di luce propria, e di come tutto il mondo intorno improvvisamente fosse sfumato. Mi hai detto che era la cosa più bella che tu avessi mai visto in tutta la tua vita.”
Hermione si voltò verso di lui, guardandolo negli occhi.
“E dopo quella sera, quando l’hai vista la mattina dopo a colazione, o camminare per i corridoi, anche se era tornata la solita Hermione di sempre, con i capelli arruffati, la divisa lunga, l’aria saccente, era ancora più bella, ogni giorno di più, da togliere il fiato. Intelligente, sveglia, brillante, e meravigliosa. Ecco cosa hai detto.”
Hermione si morse un labbro e sorrise dolcemente, abbassando lo sguardo.
“Davvero ho detto questo?”
“Si Freddie, non ti ho mai visto cadere tante volte come quando Hermione Granger entrava in una stanza…”
Hermione rise al ricordo e guardò verso Fred, che incrociò il suo sguardo e sorrise.
Fred aveva detto quello? Non ci poteva credere. La trovava davvero così bella? Si sentì mancare per un attimo, la testa le girò e il cuore sembrò balzarle in gola.
Stava per dire qualcosa a George, chiedergli di più, ma Ron si lanciò su di lei cercando di affogarlo ridendo.
Nuotarono tutti assieme al largo, facendo a gara, spruzzandosi, giocando, ridendo come non mai.
Era un momento perfetto, un piccolo angolo di gioia e divertimento, dove ogni problema fuori da quel posto sembrava un ricordo lontano. Ed Hermione era immensamente felice a quella scoperta a cui mai avrebbe pensato potesse essere vera.
E invece lo era. Fred Weasley la trovava meravigliosa...
 
 
 
La settimana finì in fretta, troppo in fretta per Draco. Hermione non aveva trovato nulla sull’incantesimo nei libri che aveva preso in prestito in biblioteca, e stava iniziando a perdere le speranze.
Lei e Fred non sapevano come venirne a capo. Decisero di aspettare Hogwarts, magari lì avrebbero trovato le risposte che cercavano, in un altro modo.
Passarono i giorni, uno dietro all’altro.
Draco imparò cosa voleva dire scacciare gli gnomi dal giardino di casa.
Arrivò una lettera da Felpato che gli spiegava che non poteva venire a fargli visita era troppo pericoloso. E che il Quartier Generale era meglio non frequentarlo ultimamente, per quello erano andati alla Tana, per le continue pressioni del Ministero che cercava la vecchia proprietà dei Black, senza alcun risultato per fortuna, ma era meglio non andare lì per un po’.
Harry si rattristò molto, voleva vederlo almeno un giorno. Gli incubi erano peggiorati e aveva bisogno di parlarne con Sirius.
Draco propose allora ad Harry per tirargli su il morale di giocare a Quidditch una mattina, per tenersi in allenamento, e questo lo distrasse molto per fortuna, tornando a sorridere come prima.
Draco scoprì che il padrino di Harry Sirius Black era vivo, e faceva parte di qualcosa di segreto con Silente, non aveva capito molto altro, e in realtà non voleva nemmeno. Non erano affari suoi, e sapeva che era meglio per lui se era al corrente il meno possibile dei fatti, per la sua sicurezza quando sarebbe tornato a casa.
 


Il penultimo giorno, George convinse tutti a fare uno scherzo a Molly: fecero un incantesimo per cui le stoviglie presero vita e scappavano dalle mani di Molly ogni volta che provava a pulirle, volteggiando per tutta la stanza.
Draco imparò anche cosa voleva dire far arrabbiare la signora Weasley, e lo imparò sul campo, dovendo scappare per le scale insieme a tutti, inseguiti da delle ciabatte volanti scagliate contro di loro per tutta la casa e le urla di Molly che echeggiavano ovunque.
Si divertì un mondo, era tutto così nuovo, diverso. Era tutto pieno d’amore, e Draco desiderò non andarsene mai.
Ma quel giorno arrivò e fu il momento di tornare ad Hogwarts.
I genitori Weasley li accompagnarono alla stazione, Draco si mise il cappuccio della divisa per non farsi riconoscere da nessuno e si fermarono davanti al passaggio.
Molly accarezzò una guancia dolcemente al biondo, mentre gli altri correvano oltre il muro, “Sappi che sarai sempre il benvenuto a casa nostra. Per qualsiasi cosa ora sai dove siamo, non aver timore di bussare alla nostra porta se ne hai bisogno…”
Draco sorrise debolmente, “grazie, ma io…”
Molly lo bloccò seria, “sai cosa intendo. Tu sei buono Draco, l’ho visto in questi giorni. Questo è il vero te, non aver paura di mostrarlo al mondo.”
“Signora W… Molly, vorrei fosse così facile. Ma non potrò mai essere chi sono veramente, finché mio padre avrà il controllo sulla mia vita.”
“Un giorno questo finirà, te lo prometto.” Disse Molly abbassandogli di più il cappuccio sulla testa e tirando su con il naso.
“Ora va che perdi il treno.” Disse con la voce rotta, indietreggiando. Arthur la cinse in vita e sorrise al ragazzo.
“Ricordati sempre chi sei Draco.” Disse Arthur agitando una mano in aria.
Draco sorrise commosso, e sentì il salato delle lacrime in gola. Poi strinse la presa sul suo baule e superò il passaggio, prendendo una strada diversa dal gruppo e raggiugendo Zabini e gli altri sul binario.
Mentre i genitori Weasley se ne andavano stretti l’uno all’altra, una figura incappucciata aveva osservato tutta la scena, nascosta nell’ombra. Si sistemò il mantello e per un attimo, un segno nero a forma di teschio sul suo avambraccio fu ben visibile, poi la figura si tirò giù la manica guardandosi intorno, e sparì nella folla, svanendo nel nulla.









NOTA DELL'AUTRICE: Buona sera cari lettori. Eccomi con il nuovo capitolo. Questo è come una piccola pausa, un piccolo angolo per far entrare del tutto Draco nella famiglia Weasley, e amo questa cosa. Intanto finalmente è anche servito ai due per capire qualcosa di più, e una volta tornati ad Hogwarts, le cose non saranno più le stesse. Vedrete nel prossimo.
So che sto mettendo molto di Draco, ma andando avanti con la storia, mi sono affezionata tantissimo a questo personaggio e volevo tenere anche lui in parallelo, essendo ormai molto importante, se non fondamentale per molti motivi. 
Ma non vi preoccupate, Fred ed Hermione rimangono i nostri protagonisti indiscussi, e finalmente stanno aprendo gli occhi, manca davvero poco al prossimo twist.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguire la storia e grazie dei bellissimi commenti. A presto!

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Capitolo 28
*** IL PIANO DI GEORGE E DRACO ***


CAPITOLO VENTOTTO
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 

 
 
 
 
 
 
 
Fred era in piedi sulla cattedra nell’aula di Pozioni, si era avvolto nella lunga tunica nera della divisa e aveva sfoggiato la sua espressione migliore per imitare Piton.
Ci era riuscito davvero bene. Tutta la classe lo guardava dal basso ridacchiando.
“Tu, hai respirato troppo forte, dieci punti in meno a Grifondoro. Tu…” e indicò una ragazza di Corvonero con i capelli neri lisci, “nessuno può avere i capelli migliori dei miei, meno cinque punti.” E mosse il capo facendo scuotere i capelli con aria di superiorità.
Tutti risero, Malfoy si morse le labbra sorridendo.
“Tu…” e indicò un ragazzo biondo, “la tua faccia mi da fastidio, meno cinque punti. Aspetta di che Casa sei?”
“Serpeverde.”
“No allora te li ridò i punti eccoli.” E gli lanciò qualcosa di immaginario. Tutti risero, tranne il solito gruppetto di Serpeverde, Draco dovette faticare molto per non emettere un suono.
Vedere Hermione che intratteneva l’intera aula prendendo in giro un professore era un evento talmente improbabile che tutti stavano cercando di goderselo appieno. Era diventata un’altra ultimamente.
“Aspettate,” disse Fred allegro, “sentite questa.” Si mise il mantello davanti al viso con un braccio piegato, l’aria contorta, gli occhi in due fessure, “tuttavia…”
La classe scoppiò a ridere, “allora com’era? Buona?” Disse Fred compiaciuto.
Improvvisamente però tutti gli studenti raggelarono e si zittirono, sbarrando gli occhi, ma Fred non se ne accorse e continuò allegro, “la rifaccio.”
Si mise nella stessa posizione di prima, aprì la bocca per rifare l’imitazione, ma una voce gelida alle sue spalle lo interruppe.
“Tuttavia…”
Fred si voltò di colpo e vide Piton dietro alla cattedra che lo fissava con un sopracciglio alzato.
“Professore, certo che nessuno lo dice come lei…” disse Fred con tono amabile, scendendo dalla cattedra con un salto.
“Lo so.” Rispose Piton strascicante, guardandolo dall’alto al basso.
“Era in ritardo e ho pensato di intrattenere la classe…”
“Non sapevo avesse questo spiccato senso dell’umorismo signorina Granger.”
“Oh nemmeno io fino a due settimane fa…”
“Vada al suo posto, adesso.”
“Sissignore.” Disse Fred facendo il segno militare, e prendendo posto vicino a Harry, mentre Piton alzava gli occhi al cielo e malediceva Silente per quella grandiosa idea.
“Allora, aprite il libro a pagina…”


 
 
§
 
 
 
 
George era appostato dietro ad un angolo, aspettando solo che Lee uscisse dalla classe di Astronomia, che lui ovviamente non frequentava.
Appena la lezione terminò, George agguantò Lee per un braccio e lo trascinò dietro all’angolo insieme a lui.
“Ahh! Oddio Fred sei tu, che spavento.”
“George.”
“Oh certo, scusa tesoro. Che c’è?”
George sfoggiò tutte le sue doti recitative e sorrise ammiccante, entrando in scena. “Ho sentito la Granger parlare con Calì prima, e sembrava abbastanza scontenta del fatto che non l’avessi ancora invitata ad uscire.”
“Ma sono passati solo due giorni dal ritorno dalle vacanze.”
“Beh sembra piuttosto impaziente…”
“Ah si?”
“Oh si amico. Diceva che voleva la cena più romantica della sua vita, con rose, candele, e poi dopo cena…”
Lee si illuminò sporgendosi in avanti curioso.
“…ha detto che si aspetta grandi cose da Lee Jordan. Non so se mi spiego.” Disse ridacchiando e punzecchiandolo con il gomito.
Lee si afferrò i lembi della tunica e si mise la lingua tra i denti, “lo sapevo che voleva conoscere la Lee la bestia Jordan.”
“Ci puoi giurare. Devi farlo stasera.”
“Stasera?”
“Si pensaci, chiedi agli Elfi di darti una mano. Organizzi una bella cenetta romantica in cucina, con del buon cibo, un po’ di musica… soli soletti, e poi…” Sorrise e gli strizzò l’occhio.
“Ottima idea. Corro.” Disse saltando di gioia, e corse via, poi tornò indietro e batté una mano sulla spalla di George, “grazie amico ti devo un favore.”
George lo guardò andare via sospirando, “no amico, mi sa che ne dovrò io uno a te…”
Si voltò per andare ad intercettare Hermione e darle la buona notizia.
 
 
Hermione stava studiando in santa pace in Sala Comune prima di cena, alternando quel libro di testo ad uno della sezione proibita sugli antichi incantesimi della Prima Era, ancora alla ricerca di una soluzione.
Ma niente.
Vide di sfuggita Fred sfrecciare diretto al dormitorio delle ragazze, seguito da George, che gli stava alle calcagna.
“Oh andiamo Hermione, sei tu che hai accettato ad uscire con lui.”
“Si ma pensavo una passeggiata, una birra… non una cena romantica!” Esclamò lui a disagio senza fermarsi.
George lo bloccò. “Ehi, è solo per stasera.”
Fred si bloccò arrabbiato, una cena romantica era troppo…
“Ho detto di NO!”
Hermione si avvicinò a loro furba, le era venuta in mente un’idea per mettere in difficoltà Fred.
“Ciao Hermione.”
“Che c’è?” Fred la guardò assumendo un’aria superiore, “hai sentito la storia della cena con Lee? Sei arrabbiato magari…?” Domandò speranzoso. L’unica cosa positiva di quella storia era che quella ad essere più infastidita dei due era Hermione, ma forse aveva fatto male i conti.
“No in realtà no. Anzi penso che sia grandioso che tu esca con lui.”
George e Fred si voltarono verso di lei stupefatti. “Davvero?” Domandarono all’unisono. Si guardarono per un attimo, George alzò un sopracciglio.
“Davvero. Lee è un bravo ragazzo, ed è un nostro caro amico. Hai accettato e adesso non puoi rimangiarti la parola. Non se lo merita.”
Fred la guardò in cagnesco, quella non se l’aspettava. Aveva capito benissimo cosa stava cercando di fare, e ci sapeva davvero fare dovette ammettere. Hermione rispondeva ai suoi attacchi senza pietà. Bastava rifiutarsi, dire di no. Ma come poteva?
Fred alzò gli occhi al cielo. Lee era suo amico, anzi il migliore. Come poteva dargli buca così?
Anche se era geloso che fosse così interessato ad Hermione, era lui Hermione ora. Forse non sarebbe stato così tragico.
“E va bene,” disse fingendo alla perfezione, ma anche lui aveva le sue carte da giocare, “hai ragione. Alla fine Lee è un bel ragazzo, chissà che non succeda qualcosa…” disse voltandosi verso Hermione, che si sforzò di rimanere impassibile.
Non l’avrebbe mai fatto, voleva solo spaventarla, ma un piccolo dubbio si insinuò dentro di lei. Fred Weasley era capace di tutto.
“Chissà.” Gli fece eco George, e Fred alzò le braccia tutto contento, “allora vado a prepararmi.” E si voltò verso le scale, andandosene saltellando.
“Alle otto!” Gli gridò dietro il gemello.
 
 
 
Fred scese nelle cucine alle otto. Era nervoso, ma cercò di prendere un profondo respiro, alla fine doveva solo cenare con il suo migliore amico. Non doveva preoccuparsi tanto, alla fine non è che Lee si fosse montato la testa o che altro…
Spinse la porta con decisione, ma si bloccò immediatamente, ammutolito. Lee, chinato sul tavolo, stava accendendo due alte e sottili candele al centro del tavolino imbandito con la punta della bacchetta.
Dalla porta della cucina fino al tavolo c’era una pista di petali di rose, la stanza era illuminata solo dalla fioca luce delle candele. Il tavolo era apparecchiato alla perfezione, con una tovaglia rossa.
Lee lo vide e sorrise radioso, si era pure vestito bene e si era raccolto i dread in una coda alta. Fred si era solo tolto la divisa e si era messo dei jeans e una maglietta attillata grigia.
Il ragazzo si raddrizzò con la schiena, spostò una delle sedie e la indicò con un gesto elegante.
“Milady…”
Merda…
 
 
 
Hermione stava ancora leggendo il suo libro, quando vide passare Harry e Ron che si stavano dirigendo ad uno dei tavoli della Sala.
“Dove state andando?” Disse con aria di superiorità. I due si bloccarono.
“Ahem, a giocare a scacchi prima di cena.” Disse Ron indicando il tavolo dietro di loro.
“Un uccellino mi ha detto che domani avete un compito in classe di Incantesimi.”
In realtà si ricordava benissimo tutte le sue scadenze e i giorni delle future verifiche, e quindi anche quelle dei due ragazzi.
“E quindi?”
“Studieremo domani mattina a colazione.” Dissero i due minimizzando.
Hermione chiuse il libro di scatto e si alzò, sovrastandoli con il suo incredibile metro e novantadue.
Gli puntò un dito contro minaccioso e i due si fecero piccoli piccoli, “non ci pensate nemmeno. Come pensate di poter affrontare i G.U.F.O con questo atteggiamento? Adesso portate le vostre pigre chiappe a quel tavolo e vi mettete a studiare per bene. Sono stato chiaro?”
“Fred, ma che…”
“SONO STATO CHIARO?”
“Sissignore.” Risposero i due in coro, spaventati e confusi. Corsero via, gettandosi quasi sul tavolo e rischiando di far cadere dei libri e le sedie.
“Ma che gli prende?” Sussurrò Ron esterrefatto all’amico che apriva il volume di Incantesimi, mentre Hermione si risiedeva allegra sulla sua poltrona.
“Non so, ma sembrava quasi…”
“Hermione.” Mormorarono insieme a bassa voce, guardandosi per un momento.
 
 
 
Draco camminava per i corridoi che collegavano i sotterranei alla Sala Grande, insieme a Zabini, Pansy e Goyle.
“Avete visto la Granger oggi?” Chiese Pansy. “Crede di farsi notare di più facendo così? Si è stancata di essere una noiosa Mezzosangue. Ora cerca di essere una Mezzosangue divertente, senza neanche riuscirci… che salto di qualità.” Rise ironica con cattiveria.
“A me ha fatto ridere.”
Tutti si voltarono verso Zabini. Lui non aveva mai avuto nulla contro quella ragazza, certo era una Grifondoro saccente, ma era brillante e lui non aveva mai dubitato che avesse aiutato Potter innumerevoli volte a salvare il culo a tutti loro, cosa che molti studenti di Hogwarts tendevano a dimenticare fin troppo facilmente.
Nonostante fosse Purosangue, non disprezzava i nati Babbani come la famiglia di Draco.
Zabini guardò i suoi amici che lo fissavano allibiti. Draco avrebbe voluto abbracciarlo, ma si trattenne.
“Cosa?”
“Beh, era una bella imitazione…” disse Zabini con noncuranza, riprendendo a camminare.
“Blaise!” Urlò schifata Pansy, ma lui la ignorò, e fu raggiunto da Draco, che gli sorrise, Blaise ricambiò, ma una voce li bloccò.
“Malfoy!”
Era uno dei gemelli Weasley, nessuno di loro sapeva quale, ma poco importava. Draco cercò di sfoggiare la faccia più superiore e schifata che potette. “Weasley, cosa ci fai così lontano dalla tua torre?”
George si rese conto in quel momento che c’erano troppi Serpeverde intorno a lui.
“Ciao carissimi!” Disse con un grande sorriso, salutandoli tutti con una mano.
“Che cosa vuoi tradito...” iniziò Pansy scocciata, ma George la interruppe annoiato, “si si la conosco a memoria la solfa… traditore del tuo sangue, schifoso ama-babbani, cos’altro c’era…?” Si fece pensieroso, “oh giusto, poveraccio senza soldi adoratore dei Mezzosangue… Se non vi dispiace possiamo saltare questa parte così vengo subito al sodo?”
Pansy e Goyle lo guardarono furiosi, ma non dissero una parola. Draco sorrise sotto i baffi, Blaise fece lo stesso, ma notò l’espressione del suo amico e alzò un sopracciglio.
“Parla.” Disse Malfoy freddo, era quasi sicuro che fosse George, ed era strano trattarlo così, era stato una settimana ospite a casa sua, e lo aveva trattato come un fratello e un amico; odiava la parte che era costretto a recitare.
“Grazie splendori. La… Umbridge vuole parlarti Malfoy.”
“A quest’ora della sera?” Domandò Blaise sospettoso, era molto più sveglio di Pansy e Goyle messi assieme.
Draco si agitò, “lo sai come è fatta, non ammette repliche. Meglio che vada. Ci vediamo a cena.” Disse battendo le mani lungo i fianchi, poi seguì George guardandosi per un attimo indietro.
Blaise lo seguì con lo sguardo sospettoso, e improvvisamente gli venne in mente la lettera che aveva ricevuto Draco che non gli aveva voluto mostrare.
Un dubbio gli si insinuò nella mente, e non lo lasciò più andare per tutta la serata.
 


“Cosa volevi dirmi?”
George si bloccò nel corridoio e si guardò intorno. “Ho convinto Lee ad organizzare una cenetta romantica per Hermione, sono nelle cucine. Vuoi andare a dare una sbirciatina?”
“Oh si. Ma cosa sospetti esattamente?”
“Non ne sono ancora sicuro. Ma è da quasi tre settimane che va avanti questo strano scambio di personalità, ed è strano che Fred non mi dica nulla, noi ci diciamo tutto. Devo scoprire cosa c’è sotto.”
“Cosa stiamo aspettando?”
George sorrise e insieme corsero dalla parte opposta della Sala Grande, diretti alle cucine, ardenti di scoprire come se la stesse cavando Lee.
 


I due arrivarono ad una delle piccole porte secondarie della cucina, l’aprirono lasciando solo uno spiraglio e si misero uno sopra e uno sotto per vedere attraverso.
Lee addentava ogni forchettata con malizia e teneva gli occhi fissi su Fred, alzando e abbassando le sopracciglia velocemente.
Fred sorrise a disagio, mangiando un pezzo di carne.
 Ma in che situazione mi sono cacciato?
“Sei davvero carina stasera. Beh, come sempre.” Disse Lee indicandolo con la forchetta, Fred sorrise impacciato, “ahem grazie Lee.”
“Ti piace il tacchino?”
“Oh si tantissimo.”
“E non hai ancora visto niente.” Lee batté le mani e una musica si diffuse per la stanza.
Cant’ Get Enough of your Love, Babe, di Barry White.
Fred sbarrò gli occhi, con la bocca ancora piena e incrociò lo sguardo di Lee che sorrise, alzando un pollice verso un paio di piccoli elfi in un angolo.
“Grazie ragazzi.” Poi si voltò verso Fred e fece un piccolo verso, come un grrr malizioso.
Fred fece cadere la forchetta e si prese la faccia tra le mani.
Che situazione…
George e Draco si guardarono tra loro e ridacchiarono mettendosi una mano sulla bocca.
 
 
Hermione stava quasi finendo il libro, ormai mancava poco alla cena. Lanciò un’occhiata a Harry e Ron che stavano ancora studiando con la testa china sui libri.
Sospirò e lo chiuse, stava per alzarsi e andare da loro e comunicargli che potevano scendere tutti insieme per la cena, avrebbe continuato a cercare l’indomani; ma incrociò lo sguardo furioso di Katie, che la guardava fisso, le mani sui fianchi.
“Ciao Katie.” Disse Hermione a disagio, si alzò, ma la ragazza la spinse e la fece risiedere.
“Ciao Katie? CIAO KATIE?”
Hermione ammutolì e si schiacciò contro la poltrona spaventata. Era in guai seri bloccata nel corpo di quell’idiota.
 
 
Lee, con le note che avvolgevano tutto e rendevano l’atmosfera piena di romanticismo, si alzò e si avvicinò lentamente a Fred, che indietreggiò impercettibilmente con la sedia, lo sguardo terrorizzato.
“Allora… qualcuno mi ha detto che eri molto ansiosa di questa serata.”
“Ah si?”
“Non fingere Granger, George mi ha detto tutto.”
“George?!” Esclamò sorpreso Fred. Quella non se l’aspettava. Cosa diavolo stava combinando il suo gemello?
“Si George, mi ha detto che non vedevi l’ora di conoscere…” Continuò Lee piano, la voce suadente e lo sguardo accattivante, appoggiando le mani sul tavolo e strisciando verso Fred.
“Conoscere che cosa?” Domandò Fred, guardandosi in giro cercando una via d’uscita, e i due nascosti si ritirarono dietro alla porta ridendo.
“Beh…” mormorò Lee, ormai sovrastando Fred, “Lee la bestia Jordan ovviamente!” Esclamò alla fine, facendo cadere tutto quello che c’era sul tavolo con una manata, e afferrando Fred per i capelli e cercando di baciarlo e trascinarlo sul tavolo insieme a lui.
George scoppiò a ridere e Draco fu costretto a tappargli la bocca.
“Ahh!” Gridò Fred preso alla sprovvista, cercando in ogni modo di allontanare il viso da quello di Lee, che non mollava la presa.
“Dovremmo intervenire?” Domandò Draco piano a George, che osservava la scena ammaliato “neanche per sogno,” rispose lui convinto.
 

 
Hermione si aggrappò ai braccioli della poltrona e guardò Katie negli occhi.
“Cosa ti prende?”
“Cosa mi prende? Non saprei, forse il fatto che abbiamo dormito assieme dopo la festa e non mi hai quasi più rivolto la parola da allora!”
“Sono stato un po’ occupato…”
“Occupato? Mi prendi in giro?”
“Beh, ho avuto tante cose per la testa, sono successe un sacco di…”
“Non mi interessa, non amo essere ignorata così.”
“Io…”
“Fred. Quella sera eri completamente andato, ma mi hai seguito comunque. Perché lo hai fatto?”
Già, perché Fred lo aveva fatto? Se lo chiedeva anche Hermione, e sicuramente non era lei la persona adatta a dargli la risposta che cercava, non la conosceva.
Sospirò. L’idea che Fred fosse stato con lei le provocò ancora quella sensazione spiacevole alle viscere. Si alzò di scatto.
“Scusa ma ora devo proprio andare.”
“E’ da mesi che mi rispondi così.”
“Ma è la verità!”
“Quindi cosa avevi di così importante da fare in questo periodo che ti ha costretto ad evitarmi?”
“Studiare.”
Katie gli tirò un sonoro schiaffo in piena faccia. L’intera Sala Comune si voltò verso di loro.
Katie era furibonda. Hermione si massaggiò la guancia dolorante. “Ahia.”
In effetti, detto da Fred, sembrava davvero una presa in giro.
La bruna se ne andò con il naso per aria, fremente di rabbia. Hermione rimase immobile, il fiato rotto, a guardarsi intorno imbarazzata.
Un paio di ragazzini la indicarono e ridacchiarono.
Neville si avvicinò timido, “Ehi... Stai bene?”
Hermione si grattò la nuca scompigliandosi i capelli rossi, lo guardò e sorrise.
“No non proprio.”
“So che non sono affari miei, ma so che è sempre meglio dire la verità. Perché non gliel’hai detta?”
“Che verità?”
“Beh, per la cosa di Hermione…”
Hermione si voltò verso di lui di scatto, “cosa?”
“B-beh,” mormorò Neville balbettando, “alla festa, io l’ho visto. Ho visto come l’hai guardata quando ha baciato Malfoy.”
“Ero arrabbiato?”
“Arrabbiato? Eri furioso! Non so cosa stia succedendo tra voi due, ma dire quello che si prova è sempre la cosa giusta.”
“Grazie Neville,” mormorò Hermione confusa, sorridendogli, quello che si prova? Cosa provava Fred?
Si domandò andando verso Harry e Ron, che non appena incrociarono il suo sguardo, tornarono con la testa sui libri alla velocità della luce.
Se Fred si era veramente così arrabbiato quando aveva visto quella scena, perché non gliel’aveva detto? Perché non era stato sincero? Invece di parlare, aveva preferito portarsi a letto Katie per divertirsi o distrarsi. Quel pensiero le fece ribollire il sangue nelle vene, e la sua rabbia crebbe.
Ma soprattutto perché Fred si era arrabbiato tanto?
Arrivò davanti ai due e li guardò affannata, “ho fame. Andiamo a cena.” Disse con tono autoritario, i due lo guardarono sorpresi, Fred di solito non voleva farsi vedere troppo in giro con il fratellino minore.
I due scattarono però in piedi, colpiti da quel tono che apparteneva così poco al Fred che conoscevano e le corsero dietro, lasciando i libri aperti sul tavolo.
 
 
 
“Lee! Lee!” Fred si agitò sotto il ragazzo, divincolandosi da quella stretta forte. Il ragazzo iniziò a baciargli il collo, scendendo sempre di più.
“Ti piace così eh?”
“Non esattamente,” disse Fred sotto di lui, spostandosi ad ogni movimento del ragazzo.
“Oh andiamo Hermione, tranquilla so che è quello che vuoi.” Disse scendendo fino al suo petto, Fred si ritrasse di scatto.
“LEE!” E nell’agitarsi tirò una testata al ragazzo che si spostò di colpo all’indietro tenendosi il naso con la mano.
Fred si alzò con il respiro affannoso, e guardò l’amico negli occhi, aggiustandosi la maglietta, sia allontanò indietreggiando.
“Mi dispiace Lee, devo andare.” E corse via spaventato dalla cucina. George e Draco si nascosero contro il muro, mentre Fred gli passava accanto scosso.
“Hermione aspetta!” Lee gli gridò dietro, per poi sedersi sul tavolo sbuffando.
“Vieni.” Disse George a Draco, “dobbiamo arrivare in Sala Grande prima di lei, o sospetterà di me.”
“Perché dici così?”
“Perché TUTTI sospettano sempre di me.”
Poco prima della Sala Grande si separarono, entrò prima George, seguito poco dopo da Draco che andò dritto al tavolo dei Serpeverde.
“Quanto tempo ci hai messo?”
“Che cosa voleva?”
“Voleva sapere una cosa sulla Squadra di Inquisizione.” Disse lui evasivo, ancora trattenendo le risate a causa della visione esilarante a cui aveva appena assistito.


 
Hermione era già seduta vicina a Ginny, Harry e Ron, George corse verso di lei e si sedette sulla panca, mettendosi dritto e incrociando le mani sul tavolo in modo educato.
“Che è successo?”
“Voi copritemi.” Disse solamente, salutando con una mano allegro Angelina, che ricambiò.
Poi si rimise in quella posizione educata e innocente, che non gli apparteneva assolutamente, mentre Fred, i capelli scompigliati e la maglietta grigia stropicciata si avvicinava a grandi falcate verso di lui.
Gli si fermò dietro e incrociò le braccia. Draco osservò la scena da dietro il braccio che teneva appoggiato sul tavolo accanto al piatto, per coprirsi dai suoi amici.
Fred tossicchiò e George si voltò innocente verso di lui, “Hermione, sei radiosa.”
“Risparmiamela Weasley, perché hai detto a Lee che volevo conoscere la bestia?” Chiese arrabbiato, facendo le virgolette con le mani sulla parola bestia.
“Sei stata tu ad accettare subito il suo invito…”
“Si, ma…”
“Hermione, sei stata tu a volere questo. Non puoi incolpare me.” Disse George tranquillo.
Fred chiuse gli occhi in due fessure e fissò il gemello, era tremendamente maligno e furbo. Aveva risposto esattamente come avrebbe fatto lui… ovviamente. Non poteva fregarlo.
Hermione si alzò lentamente, “George ha ragione, tu hai accettato il suo invito e ti sorprendi di quello che è successo? Andiamo Hermione…” disse divertita.
Fred le puntò un dito contro. “Tu,” sibilò tremando di rabbia, “tu lo sapevi.”
“Che cosa?”
“Lo sapevi che ci avrebbe provato spudoratamente con me e che io sarei scappato. E mi hai lasciato andare là…”
“Tesoro, era una piccola vendetta per la storia del costume da bagno. Siamo pari.”
“Pari? Non credo proprio.” Fred si avvicinò a lei e la guardò con odio dal basso, “tu hai superato qualunque linea ci fosse.”
“C’era una linea?” Domandò ironica Hermione sorridendo.
“Ohhh ohhh, okay.” Disse lui ridendo ironico, soffiandosi via un ciuffo di ricci dagli occhi. “Stai giocando con il fuoco signorina.”
“Uhh che paura. Penso che mi piaccia in fondo.”
“Sono stanco dei tuoi giochetti.”
“E io dei tuoi.”
“Questo era un colpo basso!” Gridò Fred ad un centimetro dalla sua faccia, “lo sai quanto bene voglio a Lee e gli ho dovuto tirare una testata per poter scappare.”
“E tutto quello che hai fatto a me?”
“Ancora? Basta non ne posso più delle tue lamentele!”
“Io non ti sopporto più!” Si urlano uno contro l’altro, fissandosi negli occhi, e dimenticandosi di essere in mezzo alla Sala Grande.
Furono interrotti da una voce gentile, pacata, e morbida. “Ragazzi, per favore…”
I due si voltarono all’unisono allarmati. Metà dei loro amici li fissava, e Albus Silente in persona era accanto a loro. Si staccarono imbarazzati.
“Professor Silente noi…” provò a dire Hermione abbassando lo sguardo, ma Silente alzò una mano e la bloccò.
“Vi sarei molto grato se poteste seguirmi nel mio ufficio… adesso. Wafer al cioccolato è la parola d’ordine.” Sussurrò nel suo solito modo gentile, sorrise ad entrambi e li superò, dirigendosi fuori dalla Sala Grande.
Fred ed Hermione si lanciarono una fugace occhiata, entrambi si chiesero cosa stesse succedendo. Hermione si voltò verso il tavolo dei professori e vide la McGranitt che li incitava con lo sguardo.
I loro amici li fissarono confusi, e sotto molti sguardi perplessi, si avviarono fianco a fianco lungo il corridoio centrale.
Uscirono dalla Sala Grande e si diressero verso l’ufficio del Preside.



 
 
§

 
 
 
Hermione bussò piano alla porta, sospirando. Non era mai stata convocata lì per essersi comportata male, era spaventata, non sapeva che cosa aspettarsi.
“Avanti.” La voce gentile di Silente arrivò a loro oltre la spessa porta, che aprirono timidi.
Fred si sfregava le mani agitato.
“Prego sedetevi.”
I due si sedettero immediatamente, fissando spaventati Silente, che però sorrideva calmo. Si sistemò la barba e si sporse verso di loro, incrociando le mani.
“Ditemi cosa c’è che non va.”
“Sto passando un brutto momento…”
“So che mi sto comportando in modo orribile ultimamente, ma non è un bel periodo…”
Iniziarono a parlarsi uno sopra all’altro, inventandosi ogni scusa possibile ed immaginabile, sotto lo sguardo divertito di Silente.
Il preside alzò di nuovo una mano, “vorrei sapere la verità.”
I due si zittirono improvvisamente e si guardarono, nessuno dei due era sicuro di voler cominciare, o di parlare affatto… cosa avrebbero potuto dire a Silente? Forse parlare dello scambio con lui non era una cattiva idea, avrebbe potuto aiutargli.
Ma avevano paura che per non aver detto nulla per settimane, e aver frequentato le lezioni uno dell’altra, sarebbero potuti finire nei guai.
“So che può sembrare assurdo, ma non dovete preoccuparvi. Ho capito cosa sta succedendo.” Disse lui vedendo che i due non accennavano a parlare.
“Lo sa?”
“Oh si. Voi avete problemi tra di voi.”
I due giovani maghi, che si erano sporti in avanti ansiosi di sapere, si erano ritratti delusi.
“Oh.”
“Cosa sono quelle facce? Vi aspettavate altro?”
“No, no…”
“So come potete risolvere questa situazione difficile.”
I due lo guardarono, come si aspettassero il consiglio del secolo, ma quello che ne seguì si ritrovò altrettanto deludente.
“Dovete imparare a capirvi sul serio.”
“Eh?”
“Se volete che questa situazione, CAMBI, dovete imparare a capirvi, mettervi nei panni l’uno dell’altra, per davvero. Senza filtri, e seguire il cuore dell’altro, oltre che il vostro.”
I due lo ascoltavano in silenzio, senza capire realmente cosa intendesse.
“Allora e solo allora, quando avrete compreso veramente l’altro, tutto si rimetterà a posto, tutto tornerà come prima. Anzi, non proprio come prima…Avete capito?”
“No.” Affermarono i due in coro, scatenando una leggera risata di Silente, che si alzò piano, “pensateci su. E capirete.”
I due lo seguirono subito dopo, Fred era confuso, ma il cervello di Hermione stava già iniziando a ronzare e lavorare all’impazzata.
“Buona notte professore, grazie?” Disse Fred facendola sembrare più una domanda che un’affermazione. Non aveva ben capito il senso di quella conversazione assurda, però aveva come la sensazione che volesse dire loro altro in realtà.
“Buona notte.” Li salutò lui sorridente, e i due uscirono dall’ufficio. Mentre la scala di pietra a chiocciola scendeva lentamente, Hermione strinse le labbra pensierosa.
“Che hai?” Chiese Fred curioso, adorava quell’espressione corrugata che le veniva quando pensava molto intensamente a qualcosa.
“Sto pensando.”
Fred saltellò nervosamente sul posto, impaziente.
Poi Hermione aprì gli occhi di scatto, quando la scala si fermò. “Ma certo!”
“Hai capito qualcosa?”
“Credo di si.” Si voltò verso Fred iniziando a camminare per il corridoio, “lui ha detto: se volete che questa situazione cambi, ha calcato molto questa parola. Voleva dirci qualcosa.”
“Si l’ho sentito, pensa che abbiamo solo problemi adolescenziali tra di noi.”
“Si esatto. Lui crede sia solo questo, ma noi sappiamo cosa sta succedendo in realtà.”
“Che vuoi dire?”
“Ha detto mettetevi nei panni dell’altro, per davvero… seguite il cuore dell’altro non solo il vostro…” Ripeté lei a occhi chiusi, concentrata.
Fred la guardò senza capire.
Quando avrete compreso realmente l’altro… tutto tornerà come prima. Ma certo! Non capisci? Ci ha dato inconsciamente la risposta che cercavamo.”
“…Tutto tornerà come prima. L’incantesimo! L’incantesimo si spezzerà.”
“Esatto!” Disse lei accelerando il passo.
Ma Fred si bloccò, realizzando improvvisamente qualcosa. “Sono stato un idiota.”
“Che cosa?” Domandò Hermione fermandosi e voltandosi a guardarlo.
“Non ho voluto collaborare dall’inizio, non ti ho mai nemmeno dato una mano per cercare di risolvere questa situazione, a cercare l’incantesimo. Ho peggiorato solo le cose… scusami Hermione.” Mormorò abbassando lo sguardo a terra.
Hermione tornò indietro verso di lui e gli mise una mano sulla spalla comprensiva. “Ci siamo comportati tutti e due da idioti.”
“Mi dispiace per la gonna, e il costume da bagno, e i punti persi…”
“E a me dispiace per la storia di Lee, e per il Quidditch…” immediatamente Hermione sbarrò gli occhi.
“Merda!”
“Cosa?”
“Il Quidditch, ho saltato gli ultimi allenamenti, e tra tre settimane c’è la partita di fine anno contro Serpeverde.” Disse la ragazza agitata, iniziando a camminare avanti e indietro. “Non c’è un sostituto, e io non so nemmeno reggermi su una scopa. Come faccio?”
Fred capì cosa doveva fare in un attimo. Capì il senso delle parole di Silente. La bloccò per le spalle, guardandola negli occhi seri. “Collaborare…” sussurrò.
“Che cosa?” Mormorò lei debolmente.
“Ti allenerò io. Se dovrai rimanere nel mio corpo non c’è altro modo. Tu hai la mia forza, dobbiamo solo insegnarti ad usarla.”
Hermione si aprì in un grande sorriso. “E io ti aiuterò a studiare per i G.U.F.O, così potrai fare un esame degno di Hermione Granger. E tutto tornerà come prima…”
Fred sorrise. “Tutto tornerà come prima. Si, mi sembra un ottimo piano.” E allungò una mano verso di lei.
Hermione la fissò per un momento, poi ricambiò il sorriso e la strinse con decisione, avvertendo un brivido lungo tutto il corpo. Le era mancato.
“Pace, allora.”
“Pace fatta, Granger.”
“Mettiamoci al lavoro.”











NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi con il nuovo capitolo. E' stata guerra aperta tra i due anche in questo, ma grazie al nostro Silente, pace è stata fatta. Basterà veramente a spezzare l'incanto? Vedremo nel prossimo episodio, e in quello dopo. Manca davvero dopo al prossimo grande twist. Spero vi continui a piacere la mia storia, commentate che mi fa sempre piacere! A presto.

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Capitolo 29
*** UN ABBRACCIO PER HERMIONE ***


CAPITOLO VENTINOVE
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Hai scoperto qualcosa?” Domandò Draco curioso, nascosto in un antro insieme a George, una mattina di Maggio, mentre la calca di studenti si riversava nel corridoio, ognuno diretto alla sua lezione.
“No scoperto no. Sono solo sempre più sospettoso, ma non ho prove.”
Draco sospirò, incrociando le braccia.
“E’ strano che Fred non me ne parli. Non è da lui…”
“Deve esserci un motivo vedrai, altrimenti lo avrebbe fatto.”
George si passò una mano sulla faccia. “Non so più cosa inventarmi.”
Draco si illuminò improvvisamente. “Beh, fino ad ora hai cercato di scatenare una reazione in Hermione, con la cena di Lee, ma probabilmente avrebbe reagito così normalmente di suo…”
“Ti ascolto.”
“Quello che voglio dire, è che se vuoi scoprire la verità, devi testare Fred, è lui quello che conosci perfettamente. Colpiscilo dove sai te.”
George lo guardò furbescamente, “sai Draco, la tua mente maligna mi piace.”
Draco sorrise, “io parlerò con Hermione.”
Si salutarono senza farsi vedere e si separarono tra la folla, prendendo due direzioni opposte, senza sapere di essere osservati da due occhi azzurri come il ghiaccio.
Draco, il libro sotto braccio, si incamminò verso Trasfigurazione, ma una mano lo afferrò e lo strascinò via, in un corridoio secondario.
“Blaise?”
“Dobbiamo parlare.”
 
 
 
§
 
 
Fred era in piedi davanti a Lee, nella Sala Comune. Quest’ultimo era seduto sul bordo del tavolo e guardava a terra afflitto e arrabbiato.
La prima cosa che aveva voluto fare Fred era mettere le cose a posto con lui.
“Mi dispiace per ieri sera…”
Lee non rispose, continuando ad osservarsi le scarpe.
“Quello che hai fatto per me, è davvero bellissimo, e non ti meriti questo Lee, ma io… ho fatto un errore ad accettare in primo luogo il tuo invito, io l’ho fatto per…”
“Per ripicca a Fred?” Alzò finalmente lo sguardo Lee.
Fred sbarrò gli occhi. “Cosa? No.”
“Ah no?”
Beh, girata al contrario avrebbe avuto senso, si.
“Perché dici così?”
“Vi lanciate di quelle occhiate da mesi ormai! Se ne sono accorti tutti tranne voi. Poi le frecciatine… neanche a parlarne. Solo che da quando le cose sono cambiate un mese fa tra di voi, ho pensato che…”
Fred si morse un labbro, erano davvero così ovvie quelle occhiate? Perché allora loro erano i primi a non rendersene conto? Era stato davvero un idiota a comportarsi così con Hermione.
“Beh, ti assicuro che tra me e Fred non c’è nulla, almeno non qualcosa di cui siamo al corrente…”
“Siete davvero così ciechi?”
Fred scosse la testa, “non è questo il punto,” si aprì in un grande sorriso, “il punto è che per farmi perdonare, e dato che sono una brava amica… ho fatto girare ecco… voci piacevoli sul tuo conto…” si voltò e indicò una ragazza del sesto anno dai capelli biondi lunghi, che sorrise e li salutò, “ti ho organizzato un appuntamento con Heidi.”
Lee si sporse oltre Fred e spalancò la bocca. “Non è vero.”
“Oh si amico. Su va da lei…” lo incitò, spingendolo piano giù dal tavolo. Lee sorrise, “grazie Hermione, spero che Fred apra gli occhi prima o poi…” e se ne andò allegro, sfoggiando la camminata più sexy che poteva.
Fred lo seguì con lo sguardo e sospirò profondamente per quelle ultime parole.
Era tutto così confuso nella sua testa, in mezzo a quella situazione non riusciva a pensare a lui ed Hermione, era quello che voleva davvero? Lei cosa voleva? Eppure ogni volta che la vedeva il suo cuore di fermava e ogni dubbio spariva via immediatamente.
Guardò l’ora e sbarrò gli occhi. “No, no, no, no.” Gridò in ansia mentre afferrava le sue cose e si precipitava fuori dalla Sala Comune, urtando un paio di piccoli Grifondoro.
Non poteva assolutamente arrivare tardi.
Corse velocemente, la borsa in mano, verso l’aula di Trasfigurazione. Nel corridoio trovò Harry e Ron che lo aspettavano, nascosti poco distanti dalla porta dell’aula.
“Ehi Hermione, stavamo pensando…” iniziò Ron timido.
“… che sarebbe bello saltare lezione come l’altra volta e andare a trovare magari Hagrid.” Continuò Harry speranzoso.
Fred sorrise maligno e li afferrò per la collottola delle divise, “non ci pensate nemmeno signorini. Oggi c’è l’esercitazione sugli oggetti di vetro.”
“Appunto…” disse Ron puntellandosi con i piedi, ma Hermione era stranamente forte e riuscì a trascinarli davanti all’aula, dove la McGranitt li aspettava sull’uscio e li guardava entrare.
“Forza muovetevi scansafatiche,” li incitò Fred autoritario, mentre i due camminavano mogi a testa china, sotto lo sguardo divertito e fiero della McGranitt.
 
Hermione era sdraiata sul tappeto in Sala Comune, e sorrise alle note della canzone che partì dal suo giradischi sulla credenza: Moonlight Shadow di Mike Oldfiled, la considerava la sua colonna sonora di quel periodo.
La canzone risuonò nella stanza mentre Fred acchiappava la sua borsa e correva via, guardando l’ora agitato e mandandole un bacio in aria. Hermione ridacchiò tra sé e sé, lei non aveva lezione fino alle due.
 
 
 
§
 
 
 
Draco fu spinto con forza da Blaise in un corridoio secondario, che lo bloccò al muro.
“Blaise che stai facendo? Ho lezione…” sbottò Draco irritato, spostando il braccio dell’amico per passare, ma Blaise lo riappoggiò con forza al muro, bloccandogli ogni via di fuga.
“Dimmi la verità.”
“Quale verità”? Domandò lui innocente, ma deglutì, aveva paura.
“Puoi fregare gli altri con la tua bella recita, ma non me. Cosa ci facevi con uno dei Weasley stamattina?”
“Non so di cosa stai parlando…” provò a dire noncurante Draco, ma Blaise gli prese le spalle con le mani e lo scaraventò contro il muro, “non mentire a me.” Scandì tra i denti, gli occhi fissi in quelli allarmati del ragazzo.
Draco gli tolse le mani dalla sua divisa con stizza e si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli. Respirava affannosamente, era in panico. Ma sapeva che non poteva più mentirgli.
“E va bene. Non ne potevo più va bene? Di mio padre, della mia famiglia del cazzo. Questo non sono io, e non lo sarò mai. Sono sempre stato plasmato da mio padre come un pezzo di ghiaccio, e poi ho realizzato: posso essere migliore di così. E sai che c’è? Lo sono! Sono migliore di come lo sia mai stato e sto BENE, STO BENE ADESSO!” Gridò euforico, liberandosi di tutto quel peso che si portava appresso da mesi.
“Sto frequentando i Weasley, e Potter e la Granger. Mi hanno accettato alla fine, non è stato facile, come dargli torto, ma ora sono uno di loro. E ho capito qual è il mio posto. Dillo a chi vuoi, negherò fino alla morte. Mio padre,” le parole gli si smorzarono in gola, sollevò una mano terrorizzato, “non deve saperlo, e sono pronto a tutto pur di impedire che ciò accada.”
Tirò fuori la bacchetta e la puntò contro il suo amico, le labbra che tremavano.
“Cosa farai? Mi Oblivierai?” Chiese ironico Blaise.
“Se devo.” Mormorò Draco con gli occhi lucidi. A Zabini si spense il sorriso sulle labbra, si avvicinò a Draco, che strinse la presa sulla bacchetta nera. Blaise lo guardò per un attimo, poi spostò il braccio di Draco e lo abbracciò stretto a sé.
Draco rimase un attimo impietrito da quella reazione, poi ricambiò la stretta con forza, la bacchetta sempre stretta in mano, si liberò in dei singhiozzi liberatori.
Blaise era l’unico con cui poteva essere veramente sé stesso, il ragazzo si staccò e lo guardò negli occhi. “Ti ho già coperto una volta, e continuerò a farlo. Tu sei il mio migliore amico.”
Draco sorrise.
“Era loro la lettera?”
Draco annuì e ripose la bacchetta.
“Sei andato dai Weasley per una settimana?” Domandò stupefatto.
“Si. E sono stato bene, per la prima volta in vita mia mi sono sentito…amato. E niente mi toglierà questo, nessuno me lo porterà via.” Disse con decisione.
“Ti sei infilato in qualcosa di pericoloso Draco.”
“Lo so. Ma loro… mi daranno una mano.”
“Chi? Potter?”
“Tutti loro. La famiglia Weasley, mi hanno accolto come un figlio, mi fido di loro.”
“Wow, non pensavo l’avresti mai detto.”
Draco ridacchiò, poi tornò serio e si guardò intorno. “Blaise se mio padre lo scopre io sono morto. Nessuno lo deve sapere, nessuno. Io… vedrò come fare questa estate. Forse me ne vado di casa.”
“Che cosa?”
“E’ da un po’ che ci penso. Io non appartengo a quel posto, e più tempo passo lì, più mi risucchierà tra le sue spire, fino a soffocarmi. Devo andarmene.”
Blaise sospirò, “se credi che sia la cosa giusta, sappi che io ci sarò sempre per te amico.”
Si abbracciarono ancora e Blaise sorrise, “quindi non sono così male quei Grifondoro, eh?”
“No affatto. Mi sono divertito come mai prima d’ora con loro. I gemelli sono fantastici… Poi Potter… si lo so che sembra assurdo. Soprattutto con Hermione lei è… diversa.” Tossì imbarazzato e guardò altrove.
“Diversa?”
“Abbiamo lezione. Su andiamo.” Disse Draco tossicchiando e cambiando subito discorso, incamminandosi per il corridoio.
Blaise alzò un sopracciglio divertito e lo seguì scuotendo la testa.


 
 
§
 
 
 
 
Fred si era riscritto a tutti e dodici i corsi di Hermione. Ogni mattina si svegliava alle sette per poter partecipare a tutte le lezioni della mattina. Non ne mancava uno.
Correva come un matto da un corridoio all’altro, senza quasi un attimo di pausa, per tutto il giorno. Sembrava tornata l’Hermione di sempre da fuori.
Seguiva attento, prendeva appunti quasi per la prima volta in vita sua, studiava la sera tornato in Sala Comune, passava ore in Biblioteca a cercare libri, approfondire.
E capì come mai Hermione era così agitata riguardo ai voti: tutti i professori si aspettavano tanto da lei, ogni volta, ogni giorno. Le aspettative erano così alte che Hermione non poteva mai permettersi di scivolare, e Fred comprese davvero quel suo bisogno costante di dimostrare la sua bravura a tutti.
Sorrise al pensiero, mentre seguiva la lezione di Storia della Magia, cercando in tutti i modi di non addormentarsi. Era davvero difficile con il professor Ruf, ma ci riuscì. Era sorpreso di sé stesso. Si batté una mano sulla spalla orgoglioso di sé stesso, bloccando tutti mentre uscivano dall’aula: “non mi sono addormentato… non l’ho fatto! Sono un genio…”
 
Hermione, dal canto suo, riuscì finalmente a rilassarsi. Tornò a frequentare i corsi base inziali di Fred, solo il pomeriggio. Per lei fu davvero difficile non prendere appunti, ogni tanto non resistette, era la sua natura, ma era felice di non dover faticare dietro a tutte quelle lezioni.
Chiacchierava con Lee e il suo gruppo di amici, rideva anche in classe, sfruttava il carisma di Fred con i professori, facendo addirittura qualche battuta spiritosa, in pieno stile Weasley.
Si ritrovò addirittura a divertirsi nel suo corpo, si sentì più leggera, spensierata.
Non sentiva più quel peso delle migliaia di aspettative che tutti avevano sempre avuto su di lei.
Una sera, andò da George, capendo quanto fosse stata stupida e insensibile nei suoi confronti.
Il ragazzo era seduto su una delle poltrone con la testa in giù appoggiata la pavimento, solo, che osservava il soffitto annoiato.
“Ehi.” Lo salutò Hermione timida. George alzò appena gli occhi per guardarla al contrario.
“Oh che visione rara di questi tempi… scusa ti conosco? Sai che siamo molto simili io e te?” Domandò ironico sbuffando.
Hermione rise e si accucciò davanti a lui. “Sono stato un idiota Georgie.”
“Si lo sei stato.”
“E’ che Hermione…” iniziò, alla fine era la verità più o meno, in parte…
George le puntò un dito contro soddisfatto, “ah-ah! Allora vedi che avevo ragione? Hai perso la testa per quella ragazza, ti porterà via da me.”
Hermione sospirò comprensiva e si avvicinò a lui, stringendogli una mano, “no Georgie non è come pensi. Ma ti dico una cosa, non mi porterà mai via da te, te lo prometto.” Disse con sicurezza, e George fece una capriola portando le gambe avanti e rimettendosi in piedi con agilità.
“Non accadrà?”
“No, mai.”
George sorrise, “cosa volevi dirmi?”
“Beh ho notato oggi a pranzo che la Umbridge era un po’ troppo, come posso dire… rilassata.”
George si aprì in un sorriso maligno. “Ah si? Forse qualcuno dovrebbe ricordarle che non è ben voluta qui.”
“Qualcuno dovrebbe farlo.”
“Hai in mente qualcosa?”
“Seguimi.” Disse Hermione voltandosi, ma George la fermò per un braccio, e l’abbracciò stretta.
“Mi sei mancato Freddie.”
“Anche tu.” Fece la ragazza ricambiando la stretta.
Poi George si staccò guardandosi intorno. “Andiamo, mi dirai tutto strada facendo.”
 

Il piano di Hermione era a dir poco eccezionale. Presero dalle loro scorte delle Pasticche Vomitose, ed Hermione le trasformò in dei cioccolatini a forma di cuore, e le misero in una scatola rosa.
Poi andarono davanti all’ufficio della Umbridge, che ormai era Inquisitore Supremo di Hogwarts, George scrisse un biglietto elegante, lo appoggiò sulla scatola sempre a forma di cuore e bussarono piano, correndo a nascondersi dietro un angolo.
Poco dopo la Umbridge spuntò sospettosa dalla porta, guardando da entrambe le direzioni. Poi abbassò lo sguardo e vide la scatola, prese il biglietto tra le mani e lo lesse.
“Alla nostra amata Umbridge, grazie per l’ordine che ha ristabilito in questa scuola, la preghiamo di accettare questi cioccolatini.
La Squadra di Inquisizione.”
La Umbridge ridacchiò estasiata in quel suo solito modo stridulo, e afferrò la scatola, sbattendo la porta dietro di sé.
Hermione e George ridacchiarono maligni, battendosi il cinque, quando sentirono i gemiti e i conati arrivare sempre più forti dall’ufficio.
Risero e scapparono via, prima che qualcuno potesse vederli.
 

La mattina dopo a colazione la McGranitt chiese silenzio, e si alzò in piedi. “Questa settimana le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure sono state cancellate, a causa di un’indisposizione della professoressa Umbridge, che sarà costretta a stare in Infermeria per qualche giorno.” Annunciò seria, ma non riuscì a trattenere un sorriso di vittoria alla fine, cosa che suscitò non poche risate, e applausi tra i tavoli.
George ed Hermione seri senza alzare gli occhi dai piatti si diedero il cinque, scambiandosi uno sguardo d’intesa poi. Incrociarono lo sguardo di Silente, che alzò un calice in loro onore, il tutto sotto lo sguardo triste di Fred.
George gli mancava terribilmente. Lo guardava e l’idea che non lo riconoscesse lo faceva impazzire. Rivoleva passare tutto il tempo con lui come prima, tornare ad essere quelli di prima. Inseparabili.
Hermione sorrise soddisfatta, era riuscita a fare uno scherzo degno dei Tiri Vispi Weasley, si sentì onorata.
Chiese tutto a George sul negozio, imparando moltissimo sull’inizio del loro progetto, cercando di non far notare al rosso che lei non sapeva assolutamente di che cosa stessero parlando; ma le piaceva sapere tutto di lui e Fred, li ammirava doveva ammettere.
Si divertì un sacco con lui, a lezione, nei corridoi, a prendere in giro Lee, i Serpeverde, alcuni professori, anche se Hermione cercò di far rigare più dritto George su quell’ultimo punto.
Sembravano tornati quelli di prima. George era tornato a ridere spensierato come prima, anche se certe uscite o modi di fare di Hermione lo facevano aggrottare la fronte spesso, ma Hermione era così felice.
Ce l’aveva fatta a fare anche quello, ora mancava solo una piccola sfida: rimanere in sella ad una scopa per più di cinque secondi.
 

Con il Quidditch difatti fu un po’ più complicato. Si incontrava con Fred sull’imbrunire, subito prima di cena. Ormai era arrivata la bella stagione, faceva caldo anche la sera.
Fred iniziò con le basi, facendo provare ad Hermione la mazza da terra, lanciandole piccole palle di cuoio. All’inizio la ragazza era un disastro, le mancava tutte.
Fred si avvicinò a lei, mentre la ragazza si lasciava cadere sull’erba afflitta.
“Non ti preoccupare se non ci riesci subito. Devi svuotare la mente con lo sport.”
“Come quando studi?”
“Si diciamo di si. Non devi pensare ad altro, che a questa,” e lanciò in aria la palla, “e questa.” E indicò la mazza di legno che Hermione teneva in mano.
La fece alzare e le sorrise, “forza riproviamoci.”
Hermione si concentrò su quelle parole, e riuscì a colpire la palla, ma debolmente.
Poi una sera, dopo che andava avanti così da un po’, Fred le si avvicinò di nuovo, “vedi che ce la fai a prenderla?”
“Si ma la lancio a malapena a due metri di distanza. Come farò con il Bolide?”
Fred non disse nulla, si voltò e aprì una cassetta di legno spesso, togliendo la sicura dei ganci.
“Che stai facendo?” Domandò Hermione spaventata, in una frazione di secondo, uno dei due Bolidi scattò in cielo a tutta velocità con un sibilo.
Fred tenne lo guardo su di esso, “Non aver paura Hermione. Mai aver paura della palla.”
Hermione indietreggiò appena, la mazza ancora abbassata sull’erba. Il Bolide fece un arco in aria e tornò indietro verso terra.
“No io…”
“Tu hai la mia forza, colpiscilo! Adesso!” Gridò vedendo il Bolide che sfrecciava contro Hermione, si ricordò per un attimo di quel momento in cui aveva pensato sul serio di perderla per sempre. Trattenne il fiato spaventato.
Ma Hermione strinse i denti convinta, alzò la mazza e si mise in posizione. Quando vide il Bolide arrivare a pochi metri, ruotò la mazza con un grido, colpendolo con tutta la forza del braccio che aveva e scagliandolo lontano, nel campo, facendolo passare in uno dei tre anelli.
Fred urlò di gioia battendo le mani e abbracciò Hermione, che rise sollevata.
“Ce l’ho fatta!”
Risero abbracciati nel buio, Fred le scompigliò i capelli rossi dal basso, e avvertì una scossa nel basso ventre, quando Hermione ricambiò la stretta con trasporto.
“Forza ancora.”
Poi arrivò il momento di far montare Hermione sulla scopa, e lì fu una risata continua per Fred, trovava adorabile la goffaggine di quella ragazza, e al tempo stesso ammirava il suo temperamento combattivo. Quando si metteva in testa qualcosa, nulla la fermava.
Cadde molte, moltissime volte. Cadde e ricadde ancora. Si sbucciò, si graffiò, si ricoprì di fango, di erba, ma non mollò, mai.
Dopo due settimane riusciva a controllare perfettamente la scopa di Fred, che era tornata a fidarsi del suo proprietario ciecamente, ora le rispondeva al minimo movimento della ragazza.
Aveva imparato a curvare di colpo in aria, a frenare perfettamente, addirittura a fare le piroette e i giri della morte. Colpiva il Bolide con tutta la forza che aveva direzionandolo con una buona mira, quasi sempre centrava l’obbiettivo.
Fred la guardava dal basso sorridendo ammirato: quella ragazza era piena di risorse.
Hermione scese a terra con un agile salto, Fred sfoggiò una faccia colpita e la ragazza si inchinò.
“Però… abbiamo fatto progressi.”
“Devo ancora aggiustare il movimento rotante con la mazza quando il Bolide arriva da dietro, ma penso che…” disse tutto d’un fiato lei affannata, ma Fred la bloccò ridendo.
“Hermione! Sei stata grande, davvero. Non posso dirti che mi hai superato in bravura, perché è impossibile. Ma sei pronta per la partita di domani.”
“Tu credi?” Domandò lei timida, picchiettando l’erba con il manico della scopa.
“Ne sono convinto.” Rispose lui dolcemente, sollevandosi sulle punte e prendendole il viso tra le mani. Hermione arrossì e si avvicinò a lui.
“Grazie Fred per tutto.”
Fred sorrise malizioso, “non c’è di che Granger…” avvicinandosi alla ragazza e spostando le mani dietro al suo collo, Hermione fremette.
“Io… devo dirti una cosa.” Mormorò la ragazza piano, senza smettere di avvicinarsi, Fred la guardò e vide sé stesso con quello sguardo dolce negli occhi, riuscì a vedere la bellezza di Hermione dietro al suo viso.
“Cosa?”
“Io… Io volevo dirti che…”
Fred sbarrò gli occhi improvvisamente, realizzando qualcosa di importante.
“Oh per Merlino!”
“Cosa c’è?”
“La Biblioteca chiude tra poco, dobbiamo andare.” Disse afferrandola per una mano e trascinandola via.
“P-perché?”
“Come perché? Domani ho i test per l’ammissione ai G.U.F.O!”
“O PER MERLINO!”
“Già… Ho studiato più in queste tre settimane che in tutti i sette anni qui ad Hogwarts,” disse Fred con il fiato rotto, mentre risalivano correndo il prato, “ma ci sono due o tre nozioni che proprio non mi entrano in testa.” Si bloccò e si voltò verso la ragazza, quando arrivarono ai piedi del castello, “non è che potresti…”
Hermione sorrise felice, “forza andiamo.”
Insieme corsero verso la Biblioteca. Quella sera restava aperta tutta la notte per permettere agli studenti del quinto anno di studiare e ripassare per gli esami del giorno seguente.
I due non pensarono nemmeno che fosse ora di cena, filarono dritti in Biblioteca, travolgendo quasi una sorpresa Madama Pince che guardò allibita verso Hermione.
Si stropicciò gli occhi. No, era davvero uno dei gemelli in carne e ossa, in Biblioteca di sera, e non era andato lì per appartarsi con una ragazza; era lì con Hermione Granger, intento a tirare fuori dalle mensole libri su libri e spargere fogli di pergamena su tutto il tavolo.
Scosse la testa confusa e si apprestò a tornare al lavoro, mentre i due accendevano un lume al centro del tavolo e iniziavano a ripassare.
“Su che cosa non ti senti sicuro?”
“Storia della Magia soprattutto… c’è un capitolo che proprio non ho capito… pagina... 1367…”
 

In Sala Grande, George mangiava le sue verdure in silenzio. Lo scherzo era stato incredibile. La Umbridge era rimasta cinque giorni in Infermeria a vomitare senza sosta. Fred era di nuovo interessato agli scherzi, agli affari del negozio, gli aveva chiesto gli ultimi aggiornamenti. Era arrivato il contratto di vendita definitivo, ma Fred non era lì a godersi con lui quell’incredibile traguardo che sognavano da anni.
Si rabbuiò. Per qualche giorno si era sentito di nuovo legato a Fred, che però poi era sparito di nuovo, come aveva fatto il mese prima.
Ma che diavolo gli prendeva?
Lo cercò con lo sguardo, ma nulla. Sbuffò e gettò la forchetta nel piatto con un tintinnio. Angelina lo notò e gli accarezzò la schiena con dolcezza, “tutto bene?”
“No… Fred…” sbottò lui irritato.
“Io l’ho visto prima.”
“Dove?” Scattò George sull’attenti, voltandosi a guardarla.
“Stava correndo con la Granger in Biblioteca. Li ho visti che entravano.”
“A quest’ora?”
“Domani ci sono gli esami per quelli del quinto anno…” disse lei indicando con il mento Harry e Ron che mangiavano distratti mentre leggevano righe e righe di appunti, cercando di non addormentarsi.
Un po’ di briciole caddero sulle pagine dal pezzo di pane che Harry addentava, e le scacciò via con un gesto di stizza.
Neville era agitato come non mai, saltellava seduto sul posto, chiudendo gli occhi ogni volta che voltava pagina e si ripeteva a mente le nozioni più importanti.
“Si ma Fred…” mormorò George confuso. Lui in Biblioteca, continuando ad evitarlo? No, adesso basta. Quello era troppo. Quello era davvero TROPPO.
Doveva capire cosa diavolo fosse successo al suo gemello, e lo avrebbe scoperto quella sera stessa.
 
 
 
§
 
 
 
Erano quasi le tre di notte. Fred ed Hermione erano ancora seduti al tavolo a ripassare.
La candela si stava consumando del tutto. Il buio li circondava, c’erano solo loro. Hermione appoggiò la mano alla guancia, e iniziò a scivolare lentamente con il gomito, mentre gli occhi le si chiudevano.
Improvvisamente cadde con la testa sul braccio e si riscosse scuotendo la testa.
“Che ore sono?” Domandò sbadigliando.
“E’ molto tardi. Vai a letto, me la cavo qui.”
“Sei sicuro?”
“Ma certo, hai già fatto abbastanza. Devi essere riposata per la partita di oggi.”
“Oggi?”
“Ormai si.” Disse Fred sveglio sorridendo dal libro. Hermione ricambiò e guardò l’orologio.
Si avvicinò al ragazzo e gli diede un bacio sulla guancia, “ci vediamo domani alla partita.”
“Contaci.” Disse lui strizzandole l’occhio e tornando con la testa tra le pergamene e i libri. Le dita erano sporche di inchiostro, tornò a scrivere concentrato.
Hermione lo guardò per un attimo, non ci poteva credere che dentro a quel corpo c’era Fred, serio e intento a ricordarsi tutto, pieno di determinazione. Vide la sua bellezza dietro al suo stesso viso concentrato. Sentì una stretta al petto, lo stava facendo per lei. Tutto per lei, come lei lo stava facendo per lui. Era una cosa meravigliosa.
 


Tornò in camera assonata e si mise a letto, George era nel suo e dormiva profondamente. Si mise sotto le coperte in silenzio, a petto nudo, solo con i pantaloni del pigiama, rannicchiandosi nel materasso distrutta.
Ma appena si spostò un attimo e urtò contro qualcosa di morbido, cacciò un urlo terrorizzata, alzandosi a sedere di scatto.
Nella penombra delle tende tirate vide Katie Bell con indosso una camicia da notte di seta che la guardava carica di desiderio.
“Tranquillo, ho fatto un piccolo incantesimo alle tende.”
Hermione sapeva benissimo che incantesimo intendesse, si ritrasse a disagio.
“Ah si?”
“Oh si, nessuno ci sentirà urlare.”
“Urlare?” Domandò Hermione spaventata, ma non fece in tempo a muovere un muscolo, che Katie si gettò sopra di lei, bloccandola, e iniziando a baciarla con passione. Hermione sbarrò gli occhi e la allontanò, ma lei scattò avanti e si mise a cavalcioni su di lei.
“Ero arrabbiata per come ti eri comportato e soprattutto per quello che hai detto la notte della festa…ma ho deciso di perdonarti.” Disse continuando a tenerla ferma e guardandola con una luce seducente negli occhi, mentre Hermione si agitava sotto di lei disperata. Si bloccò.
“Perché che cosa ho detto?”
“Eri ubriaco perso, ma pensavo te lo ricordassi,” disse lei piccata, poi lo imitò, “Hermione, oh Hermione…”
Hermione scattò a sedere appoggiandosi sul cuscino. “Aspetta cosa?”
“Eravamo a letto, ci stavamo baciando, eravamo sul punto di farlo e tu hai iniziato a ripetere il suo nome. Hai smesso di baciarmi immediatamente, chiamando ancora il suo nome e ti sei girato dall’altra parte. Hai mormorato qualcosa come: Hermione perché lo hai fatto?”
Hermione sbarrò gli occhi e quasi smise di respirare, non riusciva a credere alle sue orecchie. “Quindi non abbiamo…”
“No. Hai perso i sensi subito dopo. Me ne sono andata, in effetti è stato abbastanza irritante, vederti poi così spesso con lei. Ma poi non sembrava essere successo nulla tra di voi, anzi continuavate a litigare, quindi ho deciso di perdonarti, e tutto sarebbe tornato come prima.”
“Ha detto il mio nome…” mormorò la ragazza a bassa voce, più a sé stessa.
“Cosa?” Domandò Katie confusa, riavvicinandosi a lei, ma Hermione la bloccò. “Scusami ma te ne devi andare.”
“Scusa cosa?”
“Io… ho una partita importante domani. Voglio essere riposato, buona notte.”
Disse allegra togliendosela di dosso. Katie la incenerì con lo sguardo, “è per quella inutile secchiona?”
“Io…” Disse Hermione con aria sognante. Non vedeva l’ora di vedere Fred l’indomani. Lui non si ricordava nulla, ma aveva detto il suo nome, l’aveva chiamata, cercata inconsciamente. Doveva pur dire qualcosa, doveva darle qualche risposta.
Katie sbuffò irritata, scostò le tende con poca grazia e se ne andò arrabbiata, a grandi passi. “Questa me la paghi Weasley.”
“Fred se la caverà.” Disse la ragazza salutandola con una mano, mentre lei sbatteva la porta dietro di sé. Lee non c’era, probabilmente era con Heidi.
George si svegliò di scatto, appena in tempo per vedere il gemello in piedi accanto al letto. Scostò le coperte e si avvicinò a lui, spingendolo.
“Ti ho aspettato tutta la sera brutto idiota.”
“Ah si?”
“Si.” Ripeté George con una smorfia, avvicinandosi minaccioso. “Dove diavolo eri?”
“Io stavo…” mormorò. Non sapeva che cosa dire. Si sarebbe fatta scoprire se avesse detto la verità.
George sospirò e si voltò. Poi si ricordò del fatto che voleva sapere una volta per tutte la verità, e che niente gliel’avrebbe impedito. Sorrise maligno e si voltò di nuovo verso il gemello.
“Freddie,” disse con tono amabile, un sorriso falsissimo dipinto in volto, iniziò a camminare lentamente verso Hermione, “oggi abbiamo avuto la risposta del proprietario del negozio, ha accettato la nostra proposta per il prezzo. E’ nostro. E’ fatta.”
Hermione si avvicinò a lui al settimo cielo, “George è fantastico!” Fece per abbracciarlo, ma il rosso la bloccò senza smettere di sorridere.
“Ti ricordi il patto che abbiamo fatto quando abbiamo deciso di aprire il negozio?”
“Ahem…”
“Ti rinfresco la memoria.” Disse calmo, continuando a camminare verso di lei, e iniziando a slacciarsi i pantaloni e togliersi la maglietta. “Avevamo deciso che il giorno in cui sarebbe stato nostro, avremmo festeggiato abbracciandoci…” si tolse del tutto i pantaloni abbassandoseli a terra e si rialzò allegro completamente svestito, “nudi.”
Fred non si sarebbe mai rifiutato di fare una cosa del genere. Anche se se lo era inventato di sana pianta. Avrebbe comunque riso e non avrebbe perso tempo.
Hermione arrossì e voltò la testa da un’altra parte, cercando di evitare in tutti i modi di guardare il corpo di George, mettendosi una mano sulla bocca imbarazzata.
“Mhh-mhh.”
“Mhh-mhh.” Ripeté sicuro George, aprì le braccia. “Coraggio gemellino, onoriamo il patto.” Disse sorridendo smagliante, si avvicinò ad Hermione che non riuscì a stare ferma e si scansò di colpo, quello era troppo.
“No, no George ti prego! SONO HERMIONE, SONO HERMIONE!” Gridò saltando sul letto per evitare all’ultimo l’abbraccio di George che si bloccò sconvolto.
“Che cosa?”
“Qualcuno ci ha fatto un incantesimo poco più di un mese fa e ci siamo scambiati i corpi da allora. Sono Hermione!” Gridò in piedi sul letto, le braccia in avanti, mentre George, nudo la fissava dal basso allibito.
“Lo sapevo che c’era qualcosa sotto!” Gridò soddisfatto.
“Era vera la cosa del patto?”
“No! Ma Fred lo avrebbe fatto immediatamente…” poi abbassò lo sguardo sul suo corpo. “O Merlino… O merlino… O MERLINO!” Gridò rendendosi conto di essere effettivamente nudo davanti ad Hermione e rialzandosi i pantaloni velocemente, indietreggiando.
“Non mi stai prendendo in giro? Se questo è uno scherzo Fred non è divertente!” Gridò terrorizzato, agitando le braccia in preda ad una crisi isterica, mentre si guardava intorno. Hermione scese dal letto con calma, andando verso di lui, che ricadde seduto sul suo letto, fissandola sconvolto.
“E’ la verità George. E’ per questo che ci siamo comportati così ultimamente, come l’altro…”
“Perché eravate l’altro.” Completò la frase allibito George passandosi una mano nei capelli rossi. “Chi è stato?”
“Non lo sappiamo, ma dopo qualche piccola incomprensione abbiamo capito che dovevamo aiutarci e spalleggiarci a vicenda per poter uscire da questa situazione.”
“Ecco perché facevi così schifo a Quidditch! Ecco perché non volevi più fare scherzi con me. Ecco perché Fred…” la voce gli si spezzò in gola. L’idea di essere stato così lontano dal gemello lo fece rabbrividire, si era sentito così solo in quel periodo per un motivo.
Pensò a come doveva essersi sentito Fred. Anche lui doveva aver sofferto molto.
“Tutto questo è assurdo, perché qualcuno avrebbe dovuto farvi una cosa del genere?”
“Neanche questo abbiamo ancora capito, ma secondo noi non è stato qualcuno che lo ha fatto per farci del male… solo per farci capire qualcosa…” Mormorò confusa Hermione.
George sorrise, mettendo in ordine ogni tassello del puzzle, scuotendo la testa, “ma certo…”
“Cosa?”
“Niente niente, di certo non spetta a me.”
Hermione si avvicinò a George, “mi dispiace di averti mentito, e Fred è distrutto per questo. Ma abbiamo pensato che sarebbe stato meglio se nessuno ne fosse venuto a conoscenza. Con tutto quello che sta succedendo.”
E la sua mente viaggiò all’articolo che aveva letto quella mattina a colazione: decine di Mangiamorte erano evasi da Azkaban. Le cose si mettevano davvero male.
George sospirò e abbracciò Hermione in modo fraterno, la considerava la sua altra piccola sorellina e le voleva un mondo di bene.
“Lo capisco Hermione davvero. Non preoccupatevi per me. Aspetta… quindi giocherai tu a Quidditch domani?”
“Si.”
“E Fred farà i G.U.F.O?”
“Si.”
“Wow. Assurdo. Credi di potercela fare?”
“Fred mi ha allenata per settimane, e io ho aiutato lui stanotte e molte altre sere a studiare.”
“Ecco perché la Biblioteca,” sussurrò George, sorridendo al pensiero di che cosa era disposto a fare il suo gemello per amore. Peccato che né lui né lei se ne rendevano conto.
Si sorrisero e poi George si voltò malizioso verso il suo letto, “e quindi mi hai visto nudo per tutto questo tempo?”
“Oh si. Mi spiace…” Disse lei imbarazzata grattandosi la nuca. George rise, e osservò la ragazza dentro al corpo del suo gemello. Ora che lo sapeva, notò che si muoveva come faceva lei, anche le espressioni erano le sue.
“Ti sei innamorata del gemello sbagliato Granger,” scherzò George sdraiandosi sulla schiena, le braccia dietro alla testa, “non sai che ti perdi. Anzi lo sai.” Le ammiccò facendo schioccare la lingua tra i denti.
Hermione scosse la testa ridacchiando, poi però aggrottò la fronte, “Innamorata? Tu sei matto.”
“Sarebbe così terribile stare con lui?”
“Io… non lo so. No. Ma lui non è innamorato di me.” Ripensò inconsciamente alle parole di Katie. E se si sbagliava?
No non era possibile che Fred Weasley fosse innamorato di lei. Lo aveva detto lui stesso più volte, che non era una buona idea loro due assieme. Troppo diversi.
“Non devi pensarci troppo come al tuo solito Granger,” disse George spegnendo la luce, “tu sai qual è la verità. A volte le cose bisogna solo farle e basta… Ora dormi bellezza, domani è una giornata importante per noi.”
Hermione rimase seduta nel buio a lungo a pensare a quelle parole, con il cervello che vorticava come una spirale; poi crollò dalla stanchezza, agitata per la partita di quel pomeriggio e per l’idea di Fred ancora lì in Biblioteca a studiare, per renderla fiera di lui. Lei avrebbe fatto altrettanto. 











NOTA DELL'AUTRICE: Ciao eccomi con un nuovo capitolo. Finalmente i due hanno capito che senza l'aiuto dell'altro non ce l'avrebbero mai fatta, e collaborano insieme. Mi sono divertita molto a scriverlo, Blaise si è schierato dalla parte di Draco per proteggerlo, ma i guai non sono finiti per il nostro Serpeverde, vedrete più avanti. 
George ha scoperto tutto, nel migliore dei modi, la scena che mi sono immaginata con loro mi ha fatto ridere da sola mentre scrivevo, si non sono molto normale, rido delle mie stesse idee.
Adesso però Draco dovrà parlare con Hermione, cosa succederà? E la parita come andrà? E gli esami? Lo saprete molto presto. Grazie come sempre di tutto! Ciao ciao!

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Capitolo 30
*** FINALMENTE HO CAPITO ***


CAPITOLO TRENTA
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 

 
 
 
 
“Signorina Granger? Signorina Granger!”
Fred si svegliò di soprassalto e vide Madama Pince china su di lui che gli scuoteva gentilmente una spalla. Tirò su la testa dal tavolo e un foglio gli rimase appiccicato alla guancia.
“Ha dormito qui?”
“C-che ore sono?” Domandò staccandosi il foglio dalla faccia e guardandosi intorno confuso. Le mani erano piene di segni di inchiostro.
“Sono quasi le otto.”
“Le otto? Il primo esame!” Gridò Fred in preda al panico, raccogliendo tutti i fogli e le pergamene di fretta e furia, balzando in piedi.
“Mi auguri buona fortuna!” Gridò mentre correva fuori dalla Biblioteca e si precipitava nell’aula dove si svolgeva il primo esame.
“Buona fortuna!” Gridò la bibliotecaria confusa, ma intenerita dalla perseveranza di quella ragazza.
 
Fred corse nei corridoi come non aveva mai corso in vita sua, diretto all’aula di Trasfigurazione. Entrò spalancando la porta, con il respiro affannato. Tutti già seduti si voltarono a guardarlo, Harry e Ron, le penne d’oca in mano, trattennero una risata alla vista della loro migliore amica conciata in quel modo. Aveva le occhiaie, la cravatta storta, la divisa stropicciata e un groviglio al posto dei capelli.
Anche Draco sogghignò mentre scriveva il suo nome sul foglio.
La McGranitt guardò Fred e alzò un’occhiata sul grande orologio dietro di lei: le otto meno un minuto.
Sospirò sollevata, ma non lo diede a vedere, tornò a guardare Fred. Gli fece segno di sedersi con la testa e lui sorrise, obbedendo immediatamente.
Si sedette davanti ad Harry, prese la penna in mano e guardò il foglio bianco.
“Avete un’ora. Dovrete rispondere alle tre domande di teoria e poi negli ultimi dieci minuti dovrete essere in grado di trasfigurare il vostro animale in un altro essere vivente, possibilmente di dimensioni simili, ma per forza di un’altra specie. Cominciate… adesso!” Annunciò mentre l’orologio scoccò le otto. Decine e decine di teste si abbassarono all’unisono voltando il foglio. Fred chiuse gli occhi e prese un grande sospiro, poi li riaprì, guardò la prima domanda e iniziò a scrivere velocemente, sicuro.
La McGranitt lo guardò per un attimo e non riuscì a trattenere un sorriso fiero, poi si ricompose e andò a sedersi alla cattedra.
 
Fred finì le tre domande un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma aveva scritto molto ed era quasi convinto che fosse tutto corretto. Adesso però aveva solo cinque minuti per trasfigurare Grattastinchi. Lo guardò seduto sul bordo del banco che lo fissava annoiato.
Sospirò, tirò fuori la bacchetta di Hermione e si concentrò, provò una prima volta e non ci riuscì. Intorno a lui gli altri studenti sussurravano a bassa voce l’incantesimo.
Sospirò profondamente e alzò lo sguardo allarmato sull’orologio dietro alla cattedra. Mancavano meno di tre minuti.
Molti degli studenti avevano già finito e se ne erano andati, compreso Draco.
Guardò la bacchetta di legno chiaro, avvolta da ghirigori eleganti. Le ricordò tanto Hermione e sorrise, chiuse gli occhi e si concentrò, pensò a lei, alzò la bacchetta e sussurrò: “Formai.”
Una luce azzurra si sprigionò dalla sua bacchetta e avvolse Grattastinchi. Fred aprì gli occhi e vide che al posto del gatto c’era una lontra che lo fissava muovendo i piccoli baffi, era perfetta. Non era rimasto nulla del gatto. Ci era riuscito alla perfezione!
La McGranitt si avvicinò e la osservò sorridendo, “complimenti… signorina Granger.” Disse con tono ironico, segnando qualcosa su un blocchetto.
La professoressa ritrasformò la lontra in Grattastinchi, che scese irritato dal banco e Fred sorrise di gioia.
“Può andare.”
Fred si alzò stiracchiandosi, anche Harry e Ron avevano finito all’ultimo, ma ce l’avevano fatta. Ron aveva usato il suo piccolo gufo Leotordo che gli aveva regalato Sirius, e Harry Edwige.
Qualche penna era rimasta di tanto in tanto nel pelo dei loro due piccoli cagnolini, ma la McGranitt li fece andare via soddisfatta.
 
La seconda prova era Pozioni. Fred riuscì a preparare un discreto Distillato di Morte Vivente, senza troppi problemi. Lui alla fine in Pozioni se la cavava bene quanto Hermione, se non di più, grazie ai milioni di esperimenti fatti insieme a George.
Rispose alle due domande di teoria preparate di Piton alla fine della lezione, mentre il professore girovagava tra i banchi ad osservare le pozioni preparate, lasciando cadere una piccola foglia bianca per vedere la reazione del liquido nei pentoloni.
La piccola foglia in quello di Fred non prese fuoco immediatamente, ma piano a piano si disintegrò diventando rossa e sparì.
Piton alzò un sopracciglio e lanciò un’occhiataccia al ragazzo che ricambiò con un sorriso smagliante.
Si voltò girando la testa e vide Draco che sorrideva soddisfatto della sua pozione perfetta, mentre Piton gli regalava uno sei suoi “quasi” e rarissimi sorrisi tirati.
Draco si voltò verso di lui e Fred alzò un pollice soddisfatto, mentre il biondo sorrideva felice e incrociava le braccia, ricambiando il gesto.
 
Poi c’era Erbologia, i tre amici se la cavarono anche lì, riuscendo a piantare decentemente delle Ortiche Carnivore e farle calmare, senza essere quasi mai morsi, Ron però rischiò di perdere un occhio avvicinandosi troppo.
Neville se la cavò egregiamente, e la Sprite annunciò che era stato il migliore e che avrebbe preso il massimo del punteggio. Neville arrossì e svenne per l’emozione ai piedi della professoressa, che cercava di rianimarlo mentre gli studenti ridacchiavano e se ne andavano a pranzo.
 
Fred non vide Hermione da nessuna parte, e Seamus gli disse i giocatori si erano già avviati al campo di Quidditch.
Ad Harry e Ron mancavano solo gli esami di Incantesimi e Storia della Magia; Difesa contro le Arti Oscure era stato spostato di due settimane per la situazione di salute della Umbridge, che voleva essere in forma e dedicare un intero giorno a torturare gli studenti con il suo esame solamente teorico.
Dunque subito dopo l’esame di Storia della Magia, i due sarebbero andati al campo di Quidditch, Harry avrebbe raggiunto gli altri negli spogliatoi.
 
Storia della Magia fu l’esame più pesante insieme a Pozioni, solamente teorico, e bisognava rispondere a quante più domande possibili in quarantacinque minuti. Fred arrivò a dodici, era molto soddisfatto.
Grazie al ripasso di quella notte con Hermione si era tolto moltissimi dubbi; la ringraziò a bassa voce mentre rispondeva all’ultima.
 
Infine arrivò il turno di Incantesimi. Era solamente pratico per fortuna. Dovevano usare l’incanto Mobilicorpus e spostare la frutta che avevano di fronte sul banco da una parte all’altra della stanza.
Fred ci riuscì quasi perfettamente a spostare la sua ananas nei punti indicati, nonostante non fosse mai stato portato per quel tipo di Incantesimo, ma sperò almeno in un Oltre Ogni Previsione, dopo aver visto l’espressione colpita di Vitous.
Ron fece cadere la sua mela in testa ad Harry, ma poi dopo che rimbalzò sul ragazzo, la riacchiappò al volo, continuando a farla volare in orizzontale. Vitious applaudì con le sue piccole mani tutto allegro e li fece uscire.
 
Harry e Ron si precipitarono al campo da Quidditch, seguiti da Draco che doveva prepararsi, ma Fred no. Fred non aveva finito affatto.
Gli mancava ancora Antiche Rune, di cui era abbastanza preoccupato, Astronomia e Cura delle Creature Magiche. Per un attimo maledisse Hermione e la sua voglia di partecipare ad ogni singolo corso, ma si fece forza e si separò dai due.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione era nello spogliatoio maschile, e saltellava agitata sul posto, la divisa scarlatta e oro e la mazza che roteava in una mano. La lanciò in aria e la riprese al volo, sbuffando.
Harry arrivò trafelato togliendosi la divisa mentre correva e quasi inciampò nei suoi stessi pantaloni.
Hermione si voltò per non guardarlo e iniziò a giocherellare con la mazza.
Si voltò di scatto sferzando l’aria e per poco non beccò George, che si abbassò appena in tempo.
“Woo attenta con quell’affare. Vuoi mettermi fuori gioco così tutti avranno occhi solo per te?” Domandò ironico George.
“Scusa,” fece Hermione, “potrei essere un pelo agitata.”
“Un pelo?” Domandò ridendo George indicando le gambe di Hermione, che non riuscivano a stare ferme un attimo e tremavano come non mai.
“Dovrebbe esserci Fred al mio posto.”
“No.” Disse con fermezza George, “Fred sta facendo il possibile per avere dei buoni risultati. E tu devi fare lo stesso, per lui, per tutti noi. Io so che ce la puoi fare Hermione, tu puoi fare tutto.” La prese per le spalle e la guardò con sicurezza negli occhi, lei sostenne quello sguardo e annuì convinta, poi uscirono dallo spogliatoio e si avviarono al loro punto di ingresso.
“Siamo pronti.” Annunciò Angelina con fermezza, davanti a tutti loro.
Hermione afferrò la sua scopa e sospirò profondamente, cercando di controllare il battito del suo cuore, che sembrava impazzito. La porta di legno si spalancò ed Hermione fu accecata dalla luce del sole. Sbatté gli occhi e sentì la presa di George sulla sua mano con forza, la ragazza lo guardò e lui sorrise, strizzandole l’occhio.
“Si entra in scena.”
Si alzarono in volo spingendosi con i piedi e furono in aria, in alto, a volteggiare per il campo. Angelina alzò un pugno al cielo e le tribune dei Grifondoro esplosero.
Hermione si alzò in alto e fece un giro della morte in aria, perfettamente specchiato con quello di George, quando si incontrarono si diedero il cinque e dalle tribune si udirono ancora più forti i cori, le incitazioni e gli applausi.
Hermione sorrise, era bello avere un pubblico che la incitava in quel modo. Si sentì più forte.
Anche i Serpeverde fecero il loro plateale ingresso, aggressivi e combattivi. Le tribune dei loro compagni di Casa batterono le mani al settimo cielo, urlando e sventolando striscioni e bandiere verdi.
Su uno di essi c’era scritto: “Malfoy sei tutti noi.”
Draco si avvicinò con la scopa ad Harry e ridacchiò, “Potter sei triste perché a te non hanno fatto uno striscione?”
Harry ricambiò stando al gioco, “ti servirà come premio di consolazione… quando perderai.”
“L’ultima volta ho vinto io.”
“Vedremo.” Si passarono accanto e si sorrisero, portandosi ai lati opposti del campo.
Madama Bumb liberò le palle e fischiò l’inizio del gioco. La Pluffa fu lanciata per ultima, uno dei Serpeverde la intercettò immediatamente e se ne impossessò, seguito dalle tre Cacciatrici di Grifondoro.
Hermione iniziò a volteggiare in aria, insieme a George, a difendere le tre ragazze dai terribili Bolidi sparati dai Battitori di Serpeverde, che erano agguerriti come non mai.
La partita continuò scandita dalla solita divertente telecronaca di Lee, interrotta ogni minuto dai rimproveri di Piton, che sostituiva la McGranitt, la quale si trovava ancora al castello per la fine degli esami.
“Alicia Spinnet entra in possesso della palla, scarta Adrian Pucey, è quasi arrivata alla porta! Ma aspettate, il battitore Gregory Goyle le spara contro un Bolide a tutta velocità! Sta per colpirla… perderà la Pluffa!... Ma no! Uno dei migliori battitori di tutta la storia di Grifondoro…”
“Jordan!”
“Scusi professore… Fred… No George… no sono quasi convinto che sia Fred…”
“JORDAN!”
“E va bene… uno dei due fantastici gemelli Weasley…” avvicinò il microfono alla bocca e continuò con aria suadente, “Andate a visitare il negozio dei Tiri Vispi Weasley, che aprirà le porte al pubblico a luglio di quest’anno. Troverete prodotti di tutti i tipi…”
“Jordan giuro che ti boccio!”
“Va bene, va bene…” Il ragazzo si riavvicinò per un attimo, “Diagon Alley, strada principale, 94, Londra.”
Tutte le tribune risero e George ed Hermione alzarono i pugni al cielo, facendo impazzire la folla, che gridò il loro nome scandendolo, ridendo.
 
 
 
§
 
 
 
Fred appoggiò la penna d’oca nel suo gancio attaccato alla boccetta d’inchiostro e sospirò, guardando fuori dalla finestra.
L’esame di Cura delle Creature Magiche era andato bene, era stato aiutato molto da Hagrid; Astronomia se l’era cavata e adesso aveva appena finito di scrivere l’ultima riga dell’ultima domanda di Antiche Rune.
Non era sicuro su una delle risposte, ma su tutte le altre si. Era davvero soddisfatto e fiero di sé stesso, era sicuro che sarebbe passato, o almeno, che Hermione sarebbe passata grazie a lui.
Se avesse detto a sua mamma che aveva fatto per due volte gli esami dei G.U.F.O non ci avrebbe mai creduto.
Sorrise e consegnò la pergamena, da fuori si sentivano le urla e le incitazioni lontane dal campo.
Tornò dalla McGranitt che aveva il compito di segnare i giudizi a fine giornata di tutti gli studenti di Grifondoro. Davanti a lui c’erano pochi ragazzi, tutti avevano finito molto prima ed erano già andati alla partita.
Arrivò davanti alla professoressa e lei controllò tutti gli appunti degli altri professori.
Fred si dondolò agitato sul posto. Ai suoi primi G.U.F.O aveva preso tuti Accettabile tranne un paio di Oltre Ogni Previsione in Pozioni e Cura delle Creature Magiche.
La Mcgranitt alzò un sopracciglio stupita, ricopiando i voti. Aggrottò la fronte.
“Tutto okay?” Domandò allarmato Fred, mordicchiandosi un’unghia.
“Signorina Granger, lei ha preso tutti Oltre Ogni Previsione, tranne quattro Eccezionali… in Trasfigurazione, Incantesimi, Storia della Magia e Cura delle Creature Magiche…”
“CHE COSA?” Gridò Fred non credendo alle sue orecchie. “Non ho preso un voto sotto a Oltre Ogni Previsione in nessuna materia?”
“Beh si…”
Fred alzò le braccia al cielo gridando di gioia, “Si! Beccati questa mamma! Grazie grazie grazie!” Gridò al settimo cielo, chinandosi oltre la cattedra e abbracciando con foga la McGranitt che si irrigidì sorpresa.
“Su vai,” disse sorridendo quando il ragazzo si staccò, segnando il suo nome su un foglio, “corri! Sei libera!”
Fred sorrise smagliante e non se lo fece ripetere due volte, infilò la porta e corse già dalle scale, diretto al campo al settimo cielo.
“Complimenti… signor Weasley.” Mormorò la professoressa guardandolo oltre gli occhiali, e sorridendo con un angolo della bocca.
 
 
 
§
 
 
“La partita è incredibile! I Grifondoro sono in testa con 110 punti, contro i 90 di Serpeverde. Si respira l’aria della competitività… Ah-ah! Alla faccia vostra!” Urlò Lee a pieni polmoni.
Piton alzò gli occhi al cielo. E guardò i gemelli Weasley in aria, entrambi volavano sicuri e disinvolti, colpendo i Bolidi con forza. Non ci poteva credere che uno di loro era Hermione Granger, che volava su una scopa per aiutare il ragazzo e la squadra a vincere.
Si scambiò un’occhiata con Silente, che gli strizzò l’occhio.
La partita stava finendo, Harry e Draco avevano trovato il Boccino e ora lo stavano inseguendo spalla contro spalla, le braccia tese.
Erano quasi invisibili da quanto andavano veloci.
 
Fred arrivò in quel momento correndo alle tribune, accanto ad Hagrid, Neville, Ginny e Ron, che avevano lo sguardo fisso su Harry.
“Cosa mi sono persa?”
“Harry ha quasi preso il Boccino, ma Malfoy gli sta appiccicato… se lo prende…” disse Neville agitato, mangiando delle caramelle voracemente.
Poi Fred puntò lo sguardo su Harry e poi su Hermione, volava davvero bene. Le aveva insegnato bene, e lei era stata incredibile.
Sorrise, poi il sorriso gli si spense sulle labbra, e si portò le mani al volto, spaventato come tutti gli altri.
 
Accadde in pochi secondi. Goyle vide che Harry stava per prendere il Boccino, intercettò uno dei Bolidi lanciato da George e lo direzionò contro Harry, per impedirgli di afferrarlo, rischiando di colpire anche Draco.
I due ragazzi però non se ne accorsero concentrati com’erano sul Boccino, Hermione però vide tutta la scena. Era poco più in alto di loro, si lanciò in picchiata verso i due.
Tutti trattennero il respiro, George si bloccò terrorizzato, “No!”
Hermione strinse gli occhi concentrata e si frappose nella traiettoria del Bolide, che arrivava a tutta velocità verso di loro.
Hermione trasalì e strizzò gli occhi spaventata.
“Mai avere paura della palla.” Le parole di Fred all’allenamento le risuonarono in testa rimbombando come un eco.
Hermione strinse i denti con decisione, ma si accorse che la virata che aveva fatto per fermarsi l’aveva costretta a dare le spalle al Bolide, che era sempre più vicino.
“Hermione…” mormorò con il fiato spezzato Fred dalle tribune.
Mai avere paura della palla…”
Hermione gridò e ruotò la mazza sopra alla propria testa, piegandosi all’indietro, il Bolide arrivò da dietro sfrecciando, ma lei lo colpì con tutta la forza che aveva nel braccio e nella spalla e lo deviò, mandandolo lontano dai due, che la superarono in quell’istante.
“Wooo!”
“Che intercettazione spettacolare! Degna di un Weasley!”
Fred e George spalancarono la bocca, “non ci posso credere…” mormorarono all’unisono senza saperlo.
Hermione quasi cadde con la schiena sul manico da quanto si era piegata, e rischiò di scivolare di lato, ma si voltò immediatamente con un gesto del bacino e afferrò il manico nuovamente con entrambe le mani; si rialzò seduta e guardò avanti.
Vide Harry afferrare il Boccino nello stesso momento di Draco, le loro mani si scontrarono ed entrambi caddero dalla scopa, rotolando a terra sull’erba. Senza mollare la presa che entrambi avevano sul Boccino.
Le tribune dei Grifondoro e dei Serpeverde esplosero di gioia, poi gridarono arrabbiati, senza capire bene cosa fosse successo.
I due si alzarono seduti a fatica, senza staccarsi e guardarono in alto, Madama Bumb prese il volo e annunciò con voce amplificata: “Entrambi i Cercatori hanno sfiorato il Boccino contemporaneamente! Dunque i 150 punti vanno ad entrambe le squadre! Ma dato che Grifondoro era in vantaggio di 20 punti prima che il Boccino fosse acchiappato… GRIFONDORO VINCE IL CAMPIONATO!”
Altri applausi, altre grida. I Serpeverde urlarono sconfitti, sbuffando e borbottando, i Grifondoro urlarono di gioia, battendo le mani.
Harry e Draco si guardarono per un attimo e Draco mollò la presa.
“Congratulazioni. Mi rifarò l’anno prossimo.”
“Ci conto.”
Draco strinse la mano di Harry che ricambiò con forza. Poi rise alzando il Boccino in aria vincitore e Piton vide quel gesto e Draco che lo guardava cercando di nascondere un sorriso. Sospirò e strinse le labbra. Non sarebbe stato affatto facile per quel ragazzo…
Fred applaudiva insieme a tutti gli altri, orgoglioso di quella ragazzina così tosta, scese correndo per le scale e si gettò sui giocatori insieme agli altri Grifondoro.
Abbracciò stretto Harry e passò poi ad Hermione, si sorrisero per un attimo, poi si gettarono l’uno sull’altro.
“Ce ‘hai fatta, hai visto? Sei stata straordinaria!”
“Grazie Fred, ancora non ci posso credere…”
“Ho superato le prove.” Disse di getto Fred, staccandosi dalla ragazza.
“C-cosa?”
“Le ho superate tutte! Tutte ci pensi? Tutti Oltre Ogni Aspettativa e ben quattro Eccezionale! Beh manca ancora Difesa Contro le Arti Oscure però…”
“Quattro Eccezionale?” Gridò Hermione sconvolta.
“Lo so tu avresti fatto di meglio, ma…”
Hermione non lo lasciò finire e gli si gettò addosso, facendolo cadere sotto il suo peso, baciandolo ovunque sul volto, sulle guance, sul naso, sulla fronte. Mentre ridevano come matti.
“Grazie, grazie, ero sicura che ce l’avresti fatta! Sei stato grande!”
“Va bene va bene, adesso però spostati che soffoco.” Disse Fred travolto dal suo stesso corpo possente a terra.
Hermione si tirò su e lo aiutò ad alzarsi, ridendo. Si guardarono negli occhi e tornarono seri, deglutendo.
Fred stava per dire qualcosa, ma gli altri giocatori presero Hermione di peso sollevandola insieme ad Harry, scandendo i loro nomi felici come non mai.
Fred incrociò le braccia al petto, sospirando afflitto. Avrebbe dovuto dirle qualcosa in quel momento.
Sentiva che doveva farlo, non riusciva più a tenersi dentro tutta quella tempesta di emozioni.
Li salutò da lontano sforzandosi di sorridere, poi abbassò lo sguardo a terra abbattuto. Scosse la testa, indeciso.
“Ehi.”
Si voltò, Draco era nascosto dietro ai pali di legno che sorreggevano le grandi tribune. Gli fece segno di avvicinarsi. Fred si guardò intorno, tutti stavano tornando al castello.
“Devo parlarti.” Disse il biondo non appena gli fu accanto. “Ma non qui.”
 
 
Draco e Fred erano sulla Torre d’Astronomia, lontano da occhi e orecchie indiscreti.
Il biondo sospirò, era ancora vestito con la divisa da Quidditch. Affondò il viso tra le mani e si appoggiò al parapetto, guardando il tramonto.
“Io devo chiederti una cosa.”
“Dimmi.”
Draco si mise dritto e si morse un labbro, “d’accordo te lo dico e basta. Io non voglio tornare a casa mia.”
Fred lo guardò serio, in ascolto.
“Ho ricevuto una lettera da mia madre qualche settimana fa, dicendomi che quando tornerò dovranno parlarmi di una cosa importante sul mio futuro… che le nostre vite finalmente cambieranno e tutto tornerà come prima.” Il ragazzo alzò gli occhi argentei pieni di lacrime su quelli nocciola di Fred, “io…” la voce gli si spezzò, ma non si fermò, “io non so che cosa vogliono da me, ma non voglio scoprirlo. Se sono così felici… c’è qualcosa che non va. Non posso tornare capisci? Io non voglio. Non sono come credono loro, non sono forte…”
Fred lo abbracciò con forza a sé e chiuse gli occhi, “tu sei forte Draco. Il fatto è che non sei cattivo, per questo non lo vuoi fare, qualunque cosa sia. E non accadrà.” Aggiunse con decisione, “starai a casa mia per un po’ e poi andremo insieme alla Tana. Potrai stare lì per quanto tempo vorrai.”
“Ma non credi che…”
“No Draco, sono sicuro che ai Weasley farà più che piacere averti. Sei di famiglia ora lo capisci? Non ti abbandoneremo mai. Vieni qui.” Mormorò attirandolo a sé e stringendolo con foga.
“Grazie Hermione.” Sussurrò il biondo ricambiando la stretta, liberandosi in un pianto sommesso e portando le braccia sotto i capelli lunghi di Fred.
Rimasero così, in piedi, stretti, poi Draco portò la mano dietro la nuca di Fred e lo strinse con dolcezza, guardandolo con il suo sguardo penetrante e disarmante, gli occhi velati dalle lacrime.
Fred trattenne il respiro allarmato da quel gesto, mentre Draco si avvicinò a lui sporgendosi in avanti, accarezzandogli una guancia e il mento piano, chiudendo piano gli occhi. Fred li sbarrò terrorizzato e scattò indietro, appoggiando le mani sul petto del ragazzo.
“Draco…” soffocò quella parola mordendosi le labbra, guardandolo negli occhi. Draco si rese conto di quello che stava per fare e si staccò imbarazzato, passandosi una mano nei capelli.
“Scusami sono stato un idiota… io non so cosa mi sia preso, perdonami. Come ho potuto pensare che tu…”
Fred lo bloccò per i polsi, guardandolo negli occhi. “No Draco non è come pensi, io sono Fred.”
“Che cosa?” Gridò Draco ammutolito scansandosi e sbarrando gli occhi.
“So che è difficile da credere, ma ti devi fidare di me.”
“Io…”
“Pensaci, quanto siamo stati strani in questo ultimo mese e mezzo? Ci siamo comportati esattamente come l’altro…”
“Ma come?”
“Qualcuno ci ha scambiato i corpi una notte, non sappiamo chi.”
“Mi stai dicendo che quella che ha giocato oggi era Hermione?”
“Si.”
“E tu hai rifatto gli esami?”
“Si.”
“Sei stato tu per tutto questo tempo a lezione.”
“Oh si. E’ stato bello stare in classe con me?”
“Divertente… o per Merlino.” Sussurrò Draco appoggiandosi alla parete di pietra e lasciandosi scivolare a terra. “George aveva qualche sospetto e anche io, ma questo…” Scosse la testa allibito, “wow.”
“Già wow…” mormorò Fred sedendosi accanto a lui, “pensavamo fosse più sicuro per tutti non dirvi nulla.”
“Certo…” Mormorò Draco, rimasero in silenzio per un attimo.
“Non deve essere stato facile…”
Fred inaspettatamente sorrise, “all’inizio no per niente. Eravamo entrambi spaventati, disorientati. Abbiamo scatenato una guerra tra di noi per il nostro stupido orgoglio…”
“Classici Grifondoro” commentò divertito Draco, “è per questo che ti sei tagliato la gonna e sei andato in giro a saltare lezioni e tutto quanto? Per farla pagare ad Hermione?”
“Si e lei non è stata da meno, rispondeva a tutte le domande perfettamente, e faceva guadagnare punti…” rabbrividì per gioco al pensiero e Draco rise.
“Perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere?”
“Silente sospetta che qualcuno volesse farci capire qualcosa.” Marcò la parola capire e sospirò confuso.
Draco sospirò, deglutendo. “Fred per il bacio…”
“Tranquillo, ora che sai che sono io, non lo avresti voluto più…” sdrammatizzò Fred ridacchiando, ma vide Draco ruotare la testa verso di lui serio, le labbra che tremavano.
“Tu sei… Hermione?” Domandò sorpreso Fred, sentendo una morsa al petto.
Draco iniziò a respirare affannosamente, doveva dire la verità? Era la cosa giusta? No, non doveva farlo…
Raccolse a sé tutto il suo auto controllo e si esibì in una risata ironica, “aspetta credevi che fossi innamorato di Hermione?”
Fred scosse la testa, “beh… stavi per baciarla, baciarmi…”
“E’ stato solo il momento. Mi sono lasciato trasportare... tu mi avevi invitato a stare da te… davvero è solo questo.”
“Oh d’accordo, pensavo che…”
“Nahh, io e la Granger? Figuriamoci, non è il mio tipo…”
Fred sorrise rassicurato da quelle parole, e credette per un momento al Serpeverde, anche se qualcosa nel suo sguardo non lo convinceva.
“E poi cos’è cambiato?” Domandò poi Draco cambiando argomento curioso, iniziando a riordinare tutti i pezzi del puzzle.
“Ci siamo venuti incontro. Abbiamo capito che l’unico modo per andare avanti era collaborare e io mi sono sforzato di essere veramente lei, e lei me. L’ho allenata a Quidditch, lei è tornata a stare tanto con George, a interessarsi al negozio a tutto, e io…”
Fece una pausa e sorrise. “Ho studiato. Ho studiato veramente come un matto per quella ragazza. Non pensavo l’avrei mai fatto, e invece l’ho fatto. E mi è piaciuto, perché stavo aiutando lei, mi sono sentito… migliore e felice. Completo…”
Si morse un labbro, e si mise il dorso della mano emozionato davanti alla bocca, “wow, non pensavo che l’avrei mai detto. All’inizio pensavo sarebbe stato un incubo, e invece è stato bello essere lei, capire veramente quello che prova, quello in cui crede. L’ho capita per davvero, ho sentito il suo cuore battere in me e ho capito…”
“Che cosa?”
“Che non vorrei essere da nessun’altra parte ora…” mormorò piano.
Draco alzò gli occhi e sorrise, capendo al volo tutto. Ogni cosa andò al suo posto, e si incastrò perfettamente: le continue frecciatine, i sorrisi, gli sguardi, il fatto che Fred cadesse ogni volta che Hermione entrava in una stanza… ora era tutto chiaro.
Era incredulo che nessuno di loro ci fosse ancora arrivato.
“Sai, bisogna amare davvero tanto per dire questo…”
Fred lo guardò confuso, il cuore iniziava a martellargli nel petto.
“Amare? No…no siamo così diversi e poi lei…”
“Smettila di pensarci troppo lucidamente, quella roba non conta, elimina tutti i pensieri logici, ascolta solo il tuo cuore.” Disse il biondo scattando in piedi. Fred lo imitò e lo guardò senza sapere che cosa dire.
“TU sei innamorato di Hermione.” Affermò Draco sorridendo, mettendogli le mani sulle spalle.
“Io?”
“Si Fred.”
“Sono innamorato di Hermione?” Mormorò Fred sconvolto.
“Sei innamorato di Hermione.”
“Sono innamorato di Hermione…” esclamò a voce più alta e più convinto, “SONO INNAMORATO DI HERMIONE? SONO INNAMORATO DI HERMIONE!” Gridò a pieni polmoni, urlando di gioia, e abbracciando Draco con foga in modo fraterno.
Draco rise di quella reazione, e ricambiò. Poi si staccò, “che ci fai ancora qui? Va da lei!” Esclamò spingendolo via.
“Grazie Draco, grazie. Vieni in Sala Comune dopo, per festeggiare con noi la vittoria…” Mormorò Fred guardandolo ancora per un attimo.
“Giri il coltello nella piaga Weasley?” Domandò sfacciato. Fred rise e si voltò, scomparendo giù dalla scala a chiocciola della Torre. “Quante volte dovrò ripeterti che ormai sei dei nostri? Fattene una ragione!”
Non appena fu sparito, Draco chiuse gli occhi e il sorriso gli si spense dalle labbra.
Il cuore gli si strinse nel petto si lasciò cadere a terra, sentendo un peso enorme travolgerlo che lo fece vacillare. Le lacrime iniziarono a scorrergli lungo le guance candide. Si rannicchiò contro il muro e iniziò a singhiozzare disperato.
Guardò il sole tramontare dietro al Lago e trattenne un altro singhiozzo, asciugandosi il viso con rabbia.
Era innamorato perso di Hermione dal primo momento che l’aveva vista, il primo anno. Lo realizzava solo ora.
Ricordò la prima volta che l’aveva vista sul treno, mentre le passava accanto nel corridoio, e lei, senza sapere chi fosse gli aveva sorriso, lasciandolo passare.
Erano così piccoli, e lui aveva visto quello sguardo furbo, vispo e saccente, e l’aveva trovata bellissima da subito, anche con i capelli crespi e la sua statura minuta. Ma non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso. Per quattro. Lunghi. Anni.
L’odio che aveva serbato nei suoi confronti in quel modo nei primi tre anni era solo una reazione ai sentimenti che realmente provava, per compiacere a suo padre, dopo che aveva scoperto la sua natura.
Perché ci aveva messo tanto tempo a capirlo? Perché ci aveva messo dannatamente così tanto tempo? Era felice per loro, era felice che finalmente stessero capendo e scoprendo la verità… ma ora lui l’aveva persa per sempre.
 
 
 
§
 
 
 
Fred arrivò precipitandosi letteralmente in Sala Comune, affannato e con il cuore che gli esplodeva nel petto, non solo per la corsa.
Si guardò intorno, tutti festeggiavano allegri la vittoria di Grifondoro, esibendo striscioni, ridendo, bevendo e mangiando. La festa era già cominciata.
Iniziò a camminare in mezzo alla folla, salutò Neville e gli altri, Harry era con Ron a bere.
E poi la vide. O meglio, vide sé stesso. Hermione era seduta sul tappeto accanto a George, ridevano come matti. Si spintonavano piano, scoppiando a ridere. George si teneva la pancia, aveva le lacrime agli occhi.
Stavano guardando l’album di foto che lui e il gemello avevano regalato ad Hermione due Natali prima.
Hermione indicava una foto, poi un’altra, seguita da George accanto a lei, e scoppiavano a ridere, felici, spensierati.
Accanto a loro sul pavimento c’erano quattro bicchierini di Whiskey Incendiario vuoti, e un altro foglio.
Fred si avvicinò lentamente, estasiato da quella visione. La guardò ridere insieme al suo gemello, alla sua metà, a dondolarsi da un lato all’altro dalle troppe risate, rischiando di cadere di peso all’indietro.
E la trovò bella come non mai. Forte come non mai. Intelligente come non mai. Divertente come non mai.
Era innamorato di Hermione Granger. Lui, Fred Weasley, era innamorato di Hermione Granger, e capì in quel momento quanto quell’affermazione fosse ovvia. L’amava da così tanto tempo. E se ne rese conto solo in quell’istante.
Poi lei si alzò per rimettere il libro a posto, e si allontanò un attimo, non vedendo Fred nella folla.
Il rosso si avvicinò e si inginocchiò davanti al gemello, che alzò lo sguardo su di lui.
“Georgie devo dirti una cosa…”
“Lo so che sei tu Freddie.”
Fred sbarrò gli occhi, “da quando?”
“L’ho scoperto ieri notte… con un piccolo trucchetto alla Weasley.”
“Oh George scusami, volevo dirtelo ma…” si gettò tra le sue braccia e lo abbracciò stretto, felice di non dover più mentire al suo gemello.
“Lo so lo so.” Mormorò George ricambiando, e strofinandogli i capelli emozionato.
Poi si staccò e sollevò il foglio, facendo una faccia furba dietro di esso, e agitandolo da un lato all’altro.
“Che cos’è?”
“Il contratto di vendita…” Disse George passandogli il foglio, Fred lo prese con mani tremanti.
“Ha accettato…” mormorò Fred leggendo quello che c’era scritto sopra.
“Si Fred. E’ nostro.”
“E’ nostro il negozio… è nostro!” Gridò al settimo cielo e si lanciò tra le braccia del gemello, che scoppiò a ridere di gioia, una piccola lacrima uscì dagli occhi di entrambi per la commozione.
Era un momento storico.
“Lee l’ha saputo stamattina, ci sta già facendo pubblicità.”
Fred rise di gioia, “è fatta George. E’ fatta.” Mormorò rigirandosi più e più volte il foglio tra le mani, incredulo.
Hermione arrivò e si lasciò cadere accanto a loro, sorrise, sapeva già tutto.
Draco entrò in quel momento e raggiunse Harry stringendolo con forza, il Prescelto gli passò una BurroBirra e brindarono buttandola giù tutta d’un colpo.
Mentre tutti intorno li incitavano.
Anche loro tre batterono le mani, ma pian piano il sorriso svanì dalle labbra della ragazza.
Voleva essere accanto ad Harry, la vera lei, la sua migliore amica, e abbracciarlo. La domanda arrivò, spietata e invitabile.
“Come faremo ora?” Domandò piano, abbassando lo sguardo.
“Di che stai parlando?” Domandò Fred senza guardarla, continuando ad osservare Draco ed Harry assieme, erano adorabili.
“Non possiamo rimanere tutta la vita così.” Si alzò di scatto, e i due la guardarono dal basso confusi.
“Hermione…”
“Si oggi è stato bellissimo. Tu hai superato i G.U.F.O e io ho aiutato i Grifondoro a vincere la partita! E’ stato magico, incredibile! Ma cosa accadrà domani? Dopodomani?”
Fred si alzò, guardandola sconvolto. “Succederà quello che deve succedere…”
“NO!” Gridò in lacrime Hermione, tutti si zittirono e si voltarono verso di loro. L’ago del giradischi si spostò grattando e una nuova canzone partì e vibrò nell’aria: Madness dei Muse.
“Che stai dicendo Hermione?”
Non gli importava che tutti stessero ascoltando, o che capissero, non c’era altro che loro. Quello era più importante.
 
…..
I, I can't get these memories out of my mind
And some kind of madness has started to evolve

 
 
“Non possiamo andare avanti così all’infinto, non lo capisci? Ci siamo aiutati a vicenda, abbiamo capito che dovevamo collaborare, e ce l’abbiamo fatta, ed è stato… bellissimo!” Le lacrime iniziarono a scorrerle sul viso.
Tutti fissavano in silenzio, ammutoliti. Solo la canzone faceva da sottofondo.
 
I, I tried so hard to let you go
But some kind of madness is swallowing me whole, yeah

 
 
“Non ne posso più va bene! Non posso vivere così, dentro di te. Silente aveva detto che l’incantesimo si sarebbe spezzato quando avremmo iniziato a comprenderci per davvero, e non è successo! Non si è spezzato! Siamo ancora così…”
Fred si avvicinò a lei, ma Hermione si scostò. “Ma non capisci? Tu devi aprire il negozio con George, non io. Io devo stare sempre vicino a Harry non tu. Perché è giusto così! Perché deve essere così!”
Fred sentì la rabbia montare dentro, “pensi che non la sappia? Anche io sono spaventato, pensi che mi piaccia stare dentro di te? Dover studiare il triplo del dovuto, sentir parlare quei due dei loro problemi amorosi, essere costretto a fare la brava ragaza tutto il giorno?”
“E tu pensi che io mi diverta? A spaccarmi la schiena con quegli allenamenti, a gironzolare in giro tutto il giorno perché frequenti il minimo indispensabile dei corsi? Ecco il riassunto della tua vita: minimo indispensabile.”
Disse con cattiveria, Fred tremò di rabbia.
 
 
I have finally seen the light
And I have finally realized
What you mean
Oh oh oh

 
 
“Bene, sono felice che pensi questo…”
“E’ solo la verità Fred. Sai che ho ragione. Dovremmo vivere le nostre vite non quella dell’altro. Quanto andrà avanti ancora? Settimane? Mesi? Anni?”
“Sai che c’è non mi importa. E sai perché? Perché se dovessi passare la mia INTERA VITA nel corpo di qualcun altro, vorrei che fossi tu, tu e solamente tu. Anche se non ti sopporto.”
Hermione si voltò di scatto scoppiando a piangere isterica, ma ridendo ironica al tempo stesso, dandogli le spalle, “wow fantastico. Capisco sempre meno quello che passa in quella testa… questa situazione non ci ha aiutati proprio per niente a capirci.”
 
And now, I need to know is this real love
Or is it just madness keeping us afloat?

 
Avanzò per andarsene arrabbiata, Fred ignorò il salato delle lacrime e fece un passo avanti, sicuro. Non l’avrebbe lasciata andare via, non quella volta.
Finalmente aveva capito, e non poteva più tenerselo dentro.
“Io ti amo.”
 
 
And when I look back at all the crazy fights we had
Like some kind of madness
Was taking control

 
 
Hermione si bloccò sul posto, sconvolta. Smise di respirare, e iniziò a voltarsi molto lentamente, senza credere a quello che aveva appena sentito.
Tutti trattennero il respiro a quella rivelazione, Ginny si strinse a Draco commossa, mentre lui si sforzava di sorridere. Harry si portò una mano alla bocca, come Ron, Neville sorrise, come tutti, George scosse la testa piano e si godette la scena.
“Io non ti sopporto Hermione, davvero. Non sopporto quell’aria superiore che ti viene ogni volta che qualcuno sbaglia anche la minima cosa, ma amo la ruga che ti viene in fronte quando aggrotti le sopracciglia quando correggi qualcuno. Non sopporto il modo odioso in cui rimproveri tutti per i loro errori, ma amo che sai sempre cos’è la cosa giusta per tutti da fare.
Non sopporto che odi il purè così tanto, ma amo che abbiamo gusti così diversi, perché è questo il bello no?
Non sopporto che odi il Quidditch, ma amo il fatto che te ne sia fregata e che ti sia allenata fino allo sfinimento, per me. Solo per me.
Io ti amo Hermione, ti amo dalla prima volta che ti ho vista sul treno nel nostro scompartimento, quando ci hai chiesto con quel tuo modo saccente se avessimo visto un rospo.
Ti ho amata da quella volta in corridoio al terzo anno in cui ti sei difesa da sola contro di Serpeverde.
Ti ho amata da quella sera in Biblioteca, quando ti ho consolata. Ti ho amata anche dal Ballo del Ceppo, quando ti ho visto scendere da quelle scale e quando abbiamo ballato insieme, per ore, stretti, senza dirci una parola.
Ti ho amata dal primo scherzo che abbiamo fatto assieme, e si mentivo, io ti prenderei subito nei Tiri Vispi Weasley, ti voglio nella mia vita, ogni istante.”

 
And now I have finally seen the light
And I have finally realized
What you need

…..
…..
 
 
Hermione a quel punto si era voltata del tutto sul posto, e lo fissava incredula, incapace di emettere un suono, la bocca semi aperta. Gli occhi lucidi, il cuore che batteva a mille nel petto.
“E anche se siamo così diversi, per una volta ti sbagli.” Continuò Fred tra le lacrime. “Questo scambio ci ha… mi ha fatto capire così tanto. Vivendo dentro di te, solo così, ho capito quanto non ti sopportassi… e quanto ti amassi immensamente dal primo giorno. Quanto ti amo ora Hermione.”
Silenzio. Solo le note della chitarra elettrica della canzone in sottofondo. Tutti gli occhi erano puntati su di loro.
Fred la guardava in piedi, nel suo corpo, aveva le lacrime agli occhi, lacrime di paura, di gioia, di liberazione.
Hermione era serissima e iniziò a camminare piano verso di lui, poi sempre più veloce, riducendo la distanza tra di loro.
Ripensò alle parole di George la notte prima: “Non devi pensarci troppo come al tuo solito Granger.”
Guardò Fred davanti a lei, mentre si metteva quasi a correre.
“Tu sai qual è la verità. A volte le cose bisogna solo farle e basta…”
Fred temette uno schiaffo, una sfuriata. Indietreggiò appena. “So che dirtelo così forse non è abbastanza, ma…”
Hermione si gettò su di lui e lo baciò con passione sulle labbra, afferrandogli la nuca e la schiena e attirandolo a sé. Fred rimase spiazzato un attimo, poi ricambiò schiudendo le labbra, e si aggrappò con forza ad Hermione, circondandola con le braccia.
 
And now I have finally seen the end (Finally seen the end)
And I'm not expecting you to care (Expecting you to care)
But I have finally seen the light (Finally seen the light)

 
 
Entrambi sentirono improvvisamente una forte scossa calda partire dalle dita dei piedi, passare per il ventre e arrivare fino al viso, rabbrividirono e si staccarono guardandosi.
Hermione si sentì strana e si rese conto che qualcosa era cambiato. Aprì gli occhi e si scostò da Fred. Lo vide di fronte a sé che la fissava strabiliato quanto lei, ad un soffio dal suo viso.
Si sfiorò una guancia e si guardò il petto, toccandosi sorpresa con le mani. Era di nuovo lei.
Fred fece lo stesso e rise.
Tutti intorno a loro esultarono, applaudendo, fischiando, urlando di gioia. Ginny saltellava come una matta. Harry aveva le lacrime agli occhi dalla gioia, Ron sorrise suo malgrado, e si scambiò un’occhiata con Lavanda che ammiccò.
Fred, di nuovo nel pieno controllo del suo corpo e dei suoi movimenti, afferrò con forza Hermione per la vita e la strinse a sé, facendo aderire il suo corpo al suo.
Il suo inguine fremette a contatto con quello di lei, e le mise una mano sulla guancia, sfiorandogliela delicatamente, per poi insinuarsi sotto l’attaccatura dei capelli.
Dischiuse le labbra e avvertì la lingua di lei contro la sua, ardente di desiderio. La testa gli girò e dovette aggrapparsi a lei per non cadere, cercando di rimanere lucido; ma era impossibile. Non riusciva a staccarsi, a fermare quel contatto che aveva capito desiderare da così tanto tempo; e in quel momento realizzò che non avrebbe più potuto farne a meno.
Tutto intorno si era fatto sfumato, lontano, le voci erano solo echi che rimbombavano. C’erano solo loro due, finalmente completi, la stanza sembrava vorticare intorno a loro.
 
In un’altra ala del castello, nel suo ufficio Silente si alzò in piedi, alzando le braccia al cielo e sospirando di felicità. Il suo piano aveva funzionato.
Poi saltò sulla sedia e improvvisò un balletto allegro, le mani chiuse a pugno in alto, muovendo su e giù le gambe; mentre Fanny lo guardava di sbieco basita.
 
 
Fred ed Hermione si staccarono e si guardarono scoppiando a ridere, le mani del rosso erano sul viso della ragazza, la fissava incredulo, ma felice. Lei rideva in quel suo modo spensierato, arricciando il naso.
Fred perse di nuovo quel battito, che aveva perso tante altre volte. Ma ora tutto era chiaro.
Le voci, le urla intorno a loro tornarono chiare, definite. I due si voltarono e videro tutti i loro amici e compagni di Casa in cerchio intorno a loro, che ridevano, applaudivano, fischiavano.
 
 
Draco si appoggiò al muro di pietra, poco distante, ad osservare la scena. Il sorriso gli si incrinò appena.
Ginny si voltò per cercarlo e lo vide appoggiato alla parete, le braccia incrociate.
Semplicemente dal suo sguardo Ginny capì. Capì ogni cosa. Stava fissando Hermione in un modo che cercava di nascondere tanto sotto, era pieno di amore, ammirazione e desiderio. Ma anche una tristezza così profonda, che Ginny pensò di scivolare dentro a quegli occhi di ghiaccio. Vide il Serpeverde tremare, mordersi un labbro e guardare a terra, strizzando gli occhi.
E Ginny capì tutto, e realizzò quanto Draco fosse disposto a perdere, anche mettersi da parte, perché era arrivato tardi, pur di stare con loro. Perché Hermione non aveva la minima idea di cosa provasse, e lui non le avrebbe detto nulla, perché era giusto così. Perché voleva continuare ad essere loro amico e parte di quella nuova famiglia.
Perdendo però la cosa che aveva amato fin dall’inizio.
Ginny si avvicinò piano a lui sorridendo triste, il ragazzo la vide e ricambiò. Ginny lo fissò con intensità e il suo sguardo disse tutto; non c’erano parole per confortarlo.
I suoi occhi dicevano: mi dispiace. Draco capì e sorrise mesto, poi la ragazza prese il braccio del ragazzo e appoggiò la testa sulla sua spalla, tornando a fissare la scena.
“Ci facciamo una Burrobirra?”
“Oh si.”
 
 
Fred si staccò a fatica da Hermione, e si guardò in giro, vedendo i suoi amici intorno a lui che li fissavano, parlavano tra di loro.
“Ohhh finalmente! Alleluja!” Gridò George battendo cinque a destra e a manca, incitando la folla che scoppiò a ridere.
Anche Fred sorrise, per quelle parole. Incontrò lo sguardo del gemello e fece un leggero segno con il capo, George lo imitò.
Si intesero alla perfezione.
Fred guardò la folla avvicinarsi a lui ed Hermione, ma realizzò all’istante che non ce la faceva a stare lì; avrebbero avuto tutto il tempo per spiegare, per parlare con gli altri, per raccontare… ma non ora.
Prese la mano di Hermione e la guardò, “andiamo.” Sussurrò al suo orecchio, e la trascinò via dalla folla, che adirata e seccata da quella fuga, gli gridò dietro di tornare indietro, che non se ne potevano andare così.
Ma i due erano giù fuggiti ridendo, con le note della canzone che risuonavano dietro di loro. Corsero su per le scale, per intere rampe senza fermarsi senza riprendere fiato. Arrivarono fino alla stretta scala a chiocciola.
 
I have finally realized (Realized)
 
Fred spalancò la finestrella opaca: li nessuno li avrebbe trovati. Scavalcò il bordo con agilità, era strano essere di nuovo nel suo corpo, doveva rifarci l’abitudine.
Si voltò e tese una mano ad Hermione, che scavalcò goffa, mise male un piede e cadde addosso a Fred in avanti, che l’afferrò pronto e la fece ruotare sotto di lui, tenendola con le forti braccia.
Hermione lo fissò per un momento, sorrise, poi Fred si chinò e la baciò di nuovo, con trasporto.
 
 
I need to love
I need to love

Come to me,
Trust in your dream
Come on and rescue me
Yes I have known, I can be wrong
Maybe I'm too headstrong

 
 
 
Hermione afferrò i capelli di Fred, stringendolo a sé, mentre lui le cingeva la vita e si alzava lentamente, portandola su con lei. Il cuore di entrambi batteva a mille nel petto, le lingue vorticavano in un gioco di potere, sapevano esattamente cosa fare, dove mettere le mani, quali punti toccare. Perché ormai si conoscevano l’un l’altro alla perfezione.
Hermione si staccò con fatica e lo guardò negli occhi tirandosi completamente in piedi.
“Grazie.” Mormorò tra le lacrime emozionata, giocherellando con i suoi ciuffi color fiamma, Fred sorrise confuso e l’attirò a sé in modo sensuale.
“Di cosa? Non ho fatto nulla…”
Hermione si liberò in una risata cristallina scuotendo la testa, tra le lacrime di gioia, “no hai fatto tantissimo. E so che farai ancora così tanto…” Si rigettò su di lui facendolo quasi cadere, unendo di nuovo le loro labbra in quei baci così attesi, così pieni di desiderio e passione. Si desideravano da così tanto tempo.
Erano così calde e morbide le sue labbra che desiderò non finisse mai quel bacio. La testa le vorticava, gli occhi serrati per far si che la vista non si annebbiasse.
“Non posso credere che ci sia voluta una magia per farcelo capire, ma grazie,” disse il ragazzo staccandosi appena, guardando in alto al cielo con aria mistica, “grazie chiunque ti sia stato. Ti amo Granger, TI AMO!!” Gridò a pieni polmoni.
Hermione scoppiò a ridere e gli mise le braccia intorno al collo, approfondendo il bacio, il ventre fremette. Un brivido le percosse la spina dorsale. Era la sensazione più bella che avesse mai provato.
Fred sorrise sulle sue labbra, avvertendo il corpo della ragazza che fremeva sotto ad ogni suo tocco e ogni spostamento; ed Hermione fece altrettanto, stupita ma immensamente felice delle parole che le uscirono automaticamente dalle labbra appoggiate su quelle di lui: “Ti amo anche io Weasley.”








NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi! Finalmente ci siamo, ecco il grande secondo colpo di scena della storia che tutti attendevamo ardentemente. Finalmente hanno capito, realizzato tutto. Sono molto affezionata a questo capitolo e ho amato scriverlo, spero sia lo stesso per voi leggerlo. Grazie di tutto il vostro supporto, non vi preoccupate, la storia andrà ancora avanti. Ci sono tante cose ancora di cui parlare...
Pubblicherò probabilmente sabato o domenica. A presto <3 

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Capitolo 31
*** SONO GRANDI AFFARI NOSTRI ***


CAPITOLO TRENTUNO
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione si svegliò con la luce del sole che le colpiva il viso, sentì il tepore sulla pelle e si stiracchiò.
Non appena aprì gli occhi del tutto, si ricordò. Di tutto. Di come il giorno precedente Fred fosse entrato in Sala Comune durante i festeggiamenti, di come avessero iniziato a discutere con i loro soliti battibecchi, e poi quelle parole.
Una dichiarazione d’amore senza precedenti, pura, vera, intensa. Tanto che entrambi avevano le lacrime agli occhi quando lei era corsa verso di lui. Non si sarebbe mai aspettata quelle parole da lui, Fred Weasley. Uno dei ragazzi dall’animo più ribelle e meno romantico che avesse mai varcato la soglia di Hogwarts, aveva aperto il suo cuore completamente a lei. Davanti a tutti, senza timore o imbarazzo, perché non doveva essercene.
Era tutto così chiaro ora, ogni cosa era andata al suo posto. Si ricordò di tutti quei momenti passati assieme e di quanto fossero stati ciechi a non capirlo prima, mentre si rigirava tra le coperte sorridente: la notte in Biblioteca, il Ballo, lo sgabuzzino, quella volta in cui era caduto dal tavolo della sua cucina, o mentre scontava la punizione insieme agli altri. Il capodanno, o quando avevano ballato insieme quella notte prima dello scambio…
Poi dopo quel bacio pieno di passione erano scappati sul tetto, nel loro posto segreto ed erano rimasti stretti l’un l’altro, senza riuscire a staccarsi e smettere di baciarsi e guardarsi.
Erano così felici, non riuscivano a smettere di ridere, ma non di imbarazzo, piuttosto di sorpresa per quell’amore incontrollabile, di cui non si rendevano nemmeno davvero conto solo poche ore prima. Eppure sembrava così normale ora, come se non potesse essere in nessun altro modo.
Solo l’ora tarda li aveva costretti a rientrare, la Sala Comune era già deserta. Non avevano detto una parola, non ne sentivano il bisogno.
Fred l’aveva accompagnata davanti alla porta del suo dormitorio, le aveva accarezzato piano un braccio, con il dorso dell’altra mano la guancia, delicatamente.
Sapeva essere così dolce e premuroso con quei gesti, e quello sguardo. Poi l’aveva baciata piano, un’ultima volta, senza fretta, senza foga, quasi a stampo, e aveva sorriso. Nulla a che vedere con la passione dei primi baci, ardenti di approfondire, pieni di desiderio e di cose non dette.
“Ci vediamo domani Granger.” Aveva mormorato sogghignando, poi era sparito nel buio, picchiettando la mano sul muro di pietra.
Sorrise al ricordo, mordendosi il labbro inferiore, e si alzò allegra, diretta verso il bagno, senza sapere che cosa stava accadendo ai piani inferiori, nei corridoi e in Sala Grande.
 
 
 
§
 
 
 
“Aspetta, ma sei sicura di aver sentito bene?”
“Certo, me lo ha detto Calì, Fred Weasley ed Hermione Granger si sono baciati ieri sera.”
“HERMIONE GRANGER E FRED WEASLEY?” Gridò Colin Canon sentendo la conversazione delle due Tassorosso in corridoio mentre passava.
Corse al suo tavolo in Sala Grande trafelato, “è vero? Mi sono davvero perso una cosa del genere?”
“Cosa?” Domandò Lavanda mentre si serviva del bacon.
“Weasley e la Granger.”
“Fred vuoi dire? Oh si.”
“No io ho sentito che era George.” Si intromise una Corvonero mettendo le mani sul tavolo.
“Io c’ero. Era Fred.” Disse Lavanda indispettita.
“E come fai ad esserne sicura che fosse Fred e non George?”
“Perché George sta con Angelina.”
“E quindi?”
“Come sarebbe a dire? George non è fatto mica così.”
“Però Fred si.”
“Nahh.”
“Ma tra tutte con la Granger doveva succedere?” Sbottò Romilda seccata.
“Ma di che ti preoccupi? E’ Fred Weasley non è tipo da storia seria.”
“Povera Hermione.”
“Dalle una settimana, massimo due, e lo molla.”
“O lui molla lei per la prossima di passaggio.”
“Speriamo…”
“E poi si sono solo baciati, non penso che si metteranno assieme. No?”
“Baciati?” Sussurrò una ragazza di Serperverde che passava accanto per raggiungere il suo tavolo, ad una sua amica, “Io ho sentito che l’hanno fatto ieri sera.”
“Ah si?”
“Ho saputo che lo hanno fatto davanti a tutti in Sala Comune.”
“Non ti credo.”
“Te lo giuro, me lo ha detto Demetra.”
“Che storia…” mormorò la Serpeverde del quarto anno, sedendosi di fronte a Draco.
“Ciao Draco.” Lo salutarono civettuole, ammirando il biondo, che era ancora più affascinante in hangover.
“Ehi.” Sbuffò lui, aveva gli occhiali da sole, il viso pallido, e le occhiaie. Giocherellava con il bordo del suo bicchiere.
Una delle ragazze si morse un labbro osservandolo, era il ragazzo più ambito della Casa Serpeverde, ma c’era competizione anche nelle altre case, nonostante il suo caratteraccio; anche se da un anno a quella parte Draco non rispondeva male o prendeva in giro più nessuno.
Non girava nemmeno più con Pansy, non la sopportava più, e le ragazze avevano iniziato a manifestare il loro interesse in modo molto palese. Ma lui sembrava non farci molto caso quella mattina, di solito non gli dava affatto fastidio.
“Perché gli occhiali?”
“Ho dormito male.”
Bugia.
Aveva bevuto tutta la sera con Harry, Ron e Ginny; erano riusciti a distrarlo egregiamente. Ma ora il mal di testa che provava in quel momento gli faceva vedere doppio, e maledisse quella gran bevitrice della piccola Weasley. Aveva faticato per stare al suo passo a fine serata, per festeggiare poi la loro vittoria, non la sua. Ma si era divertito con loro come sempre, se non di più.
A fine serata ricordava solo vagamente dei flash, lui e George che cantavano il karaoke a squarciagola? Si era plausibile…
Si era addormentato su uno dei divanetti della Sala Comune, ed era sceso a colazione direttamente da li.
“Di che parlate?” Domandò amabile Blaise seduto accanto a Draco, che sapeva perfettamente dove era stato Draco la sera prima, sporgendosi verso le due ragazze.
“Oh non lo sai? La Granger e Weasley stanno assieme adesso.”
“Non stanno insieme, si sono solo baciati.”
“Ma non l’avevano fatto davanti a…?
Blaise guardò per un attimo Draco, che beveva il suo caffè con una smorfia, per poi fare un verso tirando rumorosamente aria dentro alla bocca, chiudendo i denti e riappoggiando la tazza con forza sul tavolo. Guardò verso il basso.
Blaise sospirò afflitto e non disse nulla, gli mise solo una mano sul dorso di quella di Draco per un secondo e poi riprese a mangiare.
 
Hermione varcò la soglia della Sala Grande tranquilla, senza pensieri, ignara che tutta Hogwarts sapesse già quello che fosse successo, o peggio, che stessero amplificando la cosa, di voce in voce, come un telefono senza fili, e nessuno capiva più quale fosse la versione corretta.
Entrò sicura, ma già dai primi passi notò gli occhi di tutti puntati su di lei. Aggrottò le sopracciglia confusa, guardandosi intorno. Abbassò lo sguardo sui suoi vestiti, no, la camicia era allacciata giusta. Voltò la testa indietro, molti la seguivano con lo sguardo. Si girò un po’ di più per potersi osservare la gonna dietro, non era sollevata, era tutto in ordine.
Fece una smorfia stupita e si sentì a disagio, ma che avevano tutti da fissare tanto? Si aggiustò come meglio potette l’acconciatura dei suoi capelli.
Arrivò vicino a Harry e Ron, che la fissavano sorridenti con le bocche piene.
“Buongiorno.” Dissero in coro senza smettere di ridacchiare.
“Ciao.” Rispose lei confusa da quei modi. Guardò avanti e vide George che mangiava trattenendo una risata, “Giooorno.”
“Ma che avete tutti?”
“Ho sentito che te la sei spassata con Weasley ieri sera.” Le disse una ragazza di Serpeverde cattiva mentre prendeva posto, fissandola.
Hermione sbarrò gli occhi, capendo all’istante, “no, no, no, no.”
“Oh si.” Disse George malizioso, “tu e il mio gemello ve la siete spassata alla grande sul tappeto della Sala Comune, a quanto ho sentito.”
“Io ho sentito nell’ufficio di Gazza.” Rise Harry.
“No, no era nel corridoio del quinto piano.” La prese in giro Ron, ridendo come un matto.
Hermione lo colpì su un braccio.
“Aspetta io ho sentito che stavo partecipando anche io ad un certo punto.” Continuò George facendo finta di essere pensieroso, ed Hermione gli lanciò un tovagliolo accartocciato in faccia.
Harry lo indicò divertito, “oh quella versione è la mia preferita.”
George alzò il calice verso di lui sorridendo, “che c’è Granger? Come se non ci avessi mai pensato.”
Hermione appoggiò la testa sul legno del tavolo, distrutta da quella conversazione, non ce n’era solo uno, ma due rossi alti e maliziosi in quella famiglia.
Ginny strisciò verso di lei sulla panca, comprensiva, “tranquilla Hermione, ti stanno prendendo solo un po’ in giro.”
“Si ma qualcun altro sembra essere serio.” Disse lei velenosa, alzando lo sguardo sugli altri tavoli, immediatamente decine e decine di paia di occhi si riabbassarono sui propri piatti, ridacchiando.
“Vedrai che domani se ne saranno dimenticati…però penso che sia più facile che Voldemort venga a chiedermi scusa in ginocchio per tutto quello che mi ha fatto…” sospirò Harry, facendole pat pat sulla testa, trattenendo una risata, tutti lo seguirono.
Era così felice per lei che riusciva a scherzare su tutta quella tremenda faccenda che stava accadendo fuori dai cancelli di Hogwarts.
George si girò verso la grande porta e sorrise, addentando una patatina fritta, “ecco la seconda star che fa il suo ingresso…”
Hermione si voltò alzando la testa dal tavolo e non poté fare a meno di sorridere.
Fred, deciso e affascinante come sempre, stava camminando per il corridoio, con una sicurezza che lo faceva apparire ancora più bello. I capelli leggermente cresciuti in quei mesi arruffati, le fossette sulle guance che spuntavano fuori quando sorrideva, i denti perfetti, gli occhi penetranti. Indossava solo la camicia della divisa arrotolata sopra i gomiti, la cravatta allentata. I pantaloni neri facevano risaltare i suoi muscoli.
Sorrideva tranquillo, ma con quella punta di malizia e beatitudine, sapendo benissimo che ogni singola testa della Sala Grande si era voltata al suo ingresso. Non che la cosa gli dispiacesse. Era il suo pane quotidiano. Era tornato il lui di sempre, e ne era felice.
Arrivò dietro di loro e si sedette accanto ad Hermione, che si sporse verso di lui per baciarlo, ma lui non la degnò di uno sguardo, iniziando a mangiare come se fosse tutto completamente normale, spiazzando la ragazza.
Per un momento il cuore della ragazza sprofondò nella paura: e se fosse stato tutto un gioco? Se non pensava a nulla di quello che le aveva detto e lo aveva fatto solo per conquistarla e poi dimenticarla la mattina dopo?
Lo guardò sorridendo, provando a calmarsi, cercando il suo sguardo, e lui si voltò appena verso di lei, ricambiando quello sguardo tenero con un veloce cenno del capo.
“George mi passi la marmellata?” Domandò gentile, ignorando di nuovo completamente Hermione, che si sentì morire dentro.
No, non può essere. Non è così meschino, è troppo persino per lui.
“Fred…” mormorò timida e impaurita, temendo il peggio che arrivò.
“Oh Granger non ti avevo vista…” disse addentando una fetta biscottata e fissandola, incrociò il suo sguardo disperato, ma fece finta di nulla, sfoggiando un innocente: “fetta biscottata?” Domandò normalmente, porgendogliene una con l’altra mano.
Hermione spalancò la bocca incredula, sentì montare una rabbia cieca dentro di lei, iniziò a respirare affannosamente. Aveva sbagliato a fidarsi di lui, non avrebbe dovuto farlo. L’aveva solo presa in giro come aveva fatto con tutte le altre. Era stata una stupida.
Digrignò i denti e con un colpo secco fece volare via la fetta biscottata dalla mano di Fred, che la guardò cadere sul tavolo divertito, immobile. La mano ancora ferma a mezz’aria.
Hermione tremò di rabbia e frustrazione e gli puntò un dito contro, “lo sapevo che non saresti cambiato mai…” sussurrò, fece per alzarsi, ma Fred si scambiò uno sguardo complice con George e scoppiò a ridere fragorosamente.
Tutti gli amici intorno a loro lo seguirono, Hermione si risedette confusa, incenerendoli con lo sguardo.
“Dovevi vedere la tua faccia!” Rise Fred battendo più volte un pugno sul tavolo, Hermione sbarrò gli occhi e si avvicinò minacciosa a lui.
“Era... uno scherzo? Non è divertente…”
“Oh si invece…”
“Hermione…” disse George improvvisamente serio, “tu sai con chi ti sei messa vero?”
Hermione guardò Fred che alzò gli occhi felici sul gemello. Non avevano ancora parlato di stare insieme, ma si amavano, Hermione non voleva nient’altro che quello, ma temette che per Fred non fosse lo stesso. Sapeva bene cosa pensava sulle relazioni stabili, glielo aveva detto in faccia chiaramente.
Fred attirò Hermione a sé e le cinse la vita con un braccio, mentre l’altra mano sotto il tavolo sfiorava la sua gamba, fino a sotto la gonna, accarezzandole la coscia. Hermione fremette e lo guardò negli occhi.
“Hai così poca fiducia in me?” Chiese fintamente offeso, senza smettere quei provocatori cerchi disegnati con le dita leggere sulla sua pelle. La sfidò con lo sguardo.
“Mi chiedo come mai…” Rispose lei sfoggiando un’espressione impassibile, cercando di non far tremare la voce per l’eccitazione.
“Sono passate solo dodici ore e già non mi resisti più?” Domandò malizioso. Era quello il nuovo gioco tra i due. Ma Hermione aveva la testa dura, e non voleva dargli alcuna soddisfazione. Le dita di Fred si insinuarono più in fondo, avvicinandosi all’interno coscia, Hermione credette di svenire, ma si trattenne.
Gli afferrò la mano con decisione e l’allontanò. “Non sai contro chi stai giocando, Weasley. Pensavo di avertelo già dimostrato…”
Fred rise e si staccò da lei, ma rimase vicino, spalla contro spalla, continuando a servirsi la colazione.
“Vedremo…” disse tranquillo, addentando la sua fetta biscottata.
Hermione udì altri bisbigli dietro di lei, al tavolo dei Corvonero, dove tre o quattro ragazze la fissavano invidiose, sussurrando tra di loro abbastanza forte perché lei potesse sentire.
“Fred Weasley con la secchiona della scuola?”
“Da non crederci…”
“Gli do tre giorni…”
Fred colpì piano Hermione con la sua spalla e sorrise, “non darci troppo peso.”
“E’ facile per te, tu ci sguazzi dentro queste cose, ma non fanno per me.” Disse lei infastidita, voltandosi di nuovo verso il suo tavolo.
Fred sospirò e la guardò, era a disagio, e non poteva permetterlo. Doveva agire e subito.
Lasciò cadere la fetta biscottata nel piatto e si strofinò le mani per togliere le briciole, strizzò un occhio ad Hermione e saltò agilmente al’indietro, mettendosi in piedi sulla panca, puntellandosi con le braccia sul tavolo.
“Un attimo di attenzione per favore,” iniziò ad alta voce.
“Ma che fai?” Sibilò Hermione nascondendosi dietro alla caraffa d’acqua, e facendosi piccola piccola, coprendosi la testa con le braccia, rossa come un peperone.
George guardò il gemello estasiato dal basso, mettendosi comodo; tutti si zittirono e si voltarono a guardarlo curiosi.
Fred si schiarì la gola con fare drammatico, e riprese: “so che girano molte voci da stamattina su di me e sulla signorina Granger,” e indicò Hermione accanto a lui che si fece ancora più piccola guardandosi intorno, “ma voglio mettere le cose in chiaro una volta per tutte, così non ci saranno incomprensioni…” e fece ben intendere cosa voleva dire, lanciando uno sguardo ai tavoli. Prese un profondo respirò e batté le mani con decisione, “SI io ed Hermione ci siamo baciati ieri sera, NO, non è successo nient’altro, non ancora,” tossicchiò avvilito, scatenando qualche risata, “SI siamo innamorati signori miei, perdutamente, NO non è una storiella da tre giorni,” e guardò le ragazze di Corvonero, “o da una settimana, o da un mese… è una cosa seria, importante,” incrociò lo sguardo di Hermione che dal basso sorrise commossa, poi Fred rialzò lo sguardo sulla folla, “ma qualunque cosa accadrà da questo momento in poi, se staremo assieme oppure no, se ci lasceremo, se ci sposeremo… preparatevi alla notizia del secolo…” si mise le mani intorno alla bocca, “SONO GRANDI AFFARI NOSTRI.” Scandì le parole con decisione, serio. Poi tornò a sorridere allegro nel suo solito modo, “grazie dell’attenzione, riprendete pure a mangiare.”
Si voltò verso il tavolo dei professori e incrociò lo sguardo di Silente, che alzò il suo calice d’oro ricamato in modo solenne, strizzandogli l’occhio. Fred gli sorrise, e fece un profondo inchino alla folla, facendo svolazzare gli arruffati capelli rossi, e si tirò su di scatto.
Si sedette con un gesto marcatamente elegante e riprese a mangiare con tranquillità. Hermione avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo con foga, ma si trattenne.
George sorrise mentre si infilava in bocca un pezzo di uovo strapazzato, senza alzare gli occhi dal piatto.
Fred si sporse in avanti per prendere l’ultima fetta di bacon dal piatto vuoto al centro del tavolo. Stava per mettersela in bocca, ma si bloccò. Si voltò verso Hermione sorridendo e le porse la fetta di bacon con un gesto nobile; la ragazza scosse la testa divertita e lo spezzò a metà, lasciando una parte al ragazzo, che sorrise teneramente e l’addentò compiaciuto.

 
§
 
 
 
Hermione si recò alla prima lezione di quel pomeriggio, i libri sottomano, percorrendo il corridoio insieme a Ginny, che non la lasciava in pace un momento e l’assillava con mille domande.
“Ginny ma tu ora non avresti Incantesimi?” Sbottò la ragazza diretta alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, la rossa le stava alle calcagna.
“Si, ma non hai risposto ancora ad UNA delle mie domande.” Obbiettò irritata, ma divertita al tempo stesso, tenendo il passo con quello veloce di lei.
Hermione si bloccò di colpo. “E va bene, te ne concedo una adesso, devo davvero scappare. Ne parliamo in Sala Comune questa sera.”
“Andata,” disse la rossa vittoriosa, “okay ce l’ho. Come bacia?”
“Ginny è tuo fratello.”
“E allora? Riconosco la bravura in tutti.”
“Ancora meglio di quanto mi aspettassi, ti va bene come risposta?”
“Coincisa, ma precisa. La accetto.”
Hermione si voltò per continuare a camminare, alzando gli occhi al cielo, ma Ginny la bloccò per un braccio supplichevole.
“Ti prego, ti prego, l’ultima te lo giuro e me ne vado.”
Hermione sbuffò divertita e si voltò in attesa verso l’amica.
“E’ vero quello che dicono?”
“Cosa?”
“Che lo avete già fatto.” Disse lei maliziosa, alzando e abbassando le sopracciglia. Hermione sussultò e si staccò imbarazzata, “no! Ma che dici?”
“Sarebbe così strano? La passione è passione. Non si può controllare.”
“Beh io sono una maestra nel controllare le cose, me la caverò, quindi,” e si liberò dalla stretta della rossa, “se non ti dispiace me ne vado a lezione.” Si incamminò per il corridoio che si stava svuotando mano mano, rossa in viso, mentre Ginny la fissava scuotendo la testa.
“Povera illusa.”
 
 
Hermione arrivò di fronte all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, la Umbridge non era ancora arrivata.
Ron ed Harry la raggiunsero, il rosso si bloccò accanto a lei. “Hermione, ti volevo dire che… sono stato un idiota a comportarmi come mi sono comportato l’anno scorso e negli ultimi mesi. Ora le cose vanno meglio tra di noi da un po’, ma dovevo dirtelo di persona, non ne abbiamo mai veramente parlato.
Sorrise all’amica, “sono contento che tu abbia trovato uno come Fred, è una persona meravigliosa, e scusa per tutto…” Hermione gli sorrise commossa, “grazie Ron,” e lo abbracciò, era felice che avessero messo finalmente le cose in chiaro. Ron entrò nell’aula, Hermione stava per seguirlo, ma si bloccò sulla porta, sentendo una voce famigliare con un ton altamente ironico, dietro di lei.
“Grazie Goyle sei davvero un amico.”
Draco stava per superarla, insieme al suo gruppo, ma lei lo bloccò e lo ritrascinò fuori contro la parete del corridoio.
“Ehi.” Mormorò lei, “ehi,” ricambiò lui sorridendo. Era così radiosa, Draco era felice per lei, ma quella morsa al petto non accennava ad andarsene.
Era ancora troppo presto, ma ci avrebbe fatto l’abitudine. Prima o poi.
“Scusa non abbiamo avuto molto modo di parlare in questo periodo, ma devo dirti la verità…”
“So già tutto dello scambio.”
“Eh?”
“Fred me l’ha detto dopo la partita.”
“Oh. Non sei arrabbiato quindi?”
“E di che?”
“Perché non ti sono stata vicino, ma ero così presa da quella situazione che…”
Draco la bloccò mettendole le mani sulle guance, “Ehi, ehi, non ci pensare nemmeno. So cosa hai passato, non è stato facile.”
“Tu stai bene?” Le importava molto di lui, lo considerava ormai uno dei suoi amici più cari.
“Oh si,” mentì spudoratamente lui togliendosi gli occhiali da sole e ridacchiando, “questo?” Domandò indicandosi il viso scavato e le occhiaie. “E’ solo il posto sbornia. I tuoi amichetti sanno il fatto loro.”
“I nostri amichetti.” Precisò lei divertita, poi tornò seria. “Fred me l’ha detto, del fatto che non vuoi tornare a casa.”
“Oh quello.”
“Draco anche se fossi stata io ti avrei detto di si, assolutamente. Certo che puoi stare da me.”
Draco alzò gli occhi su di lei, le labbra tremarono, “davvero?”
“Si assolutamente. Staremo da me per un po’, e poi andremo insieme alla Tana, e tu potrai stare lì quanto tempo vorrai, sono tutti d’accordo.” Sorrise amorevolmente, “okay?”
Draco annuì respingendo le lacrime. “Io non ci voglio tornare mai più lì.”
“Devi tornare solo per prendere le tue cose, e te ne andrai per sempre.”
Lo abbracciò stretto chiudendo gli occhi commossa, Draco ricambiò, rilassandosi contro il suo corpo e inspirò il profumo dei suoi capelli. Si sentiva al sicuro quando c’era lei vicino.
“Ehm-ehm.” Una voce stridula dietro di loro, fece sbarrare gli occhi terrorizzati ad entrambi. La Umbridge era dietro di loro, e li fissava.
I due si staccarono appena per guardarsi negli occhi lucidi. Hermione lo guardò con decisione, senza timore, “fallo.” Mormorò, era lui l’unico che poteva salvarli entrambi e non c’era altro modo.
Draco deglutì e scosse appena la testa, cercando di trattenere le lacrime. Chiuse gli occhi.
Doveva farlo, o sarebbero stati scoperti e sarebbe andato tutto a puttane.
“Mi dispiace,” sussurrò in un soffio, poi la spinse all’indietro con forza, separandola da lui e le tirò uno schiaffo in piena faccia, cercando di metterci meno forza possibile, ma abbastanza perché risultasse convincente.
“Ti ho già detto che te ne saresti pentita Mezzosangue se mi avessi toccato di nuovo. Piantala di seguirmi ovunque.” Sputò tra i denti con odio, ma dentro di sé stava morendo, aveva fatto una cosa terribile, ma non aveva scelta.
Hermione lo guardò sofferente, sfiorandosi la guancia dolorante, sapeva che era l’unico modo per mantenere la copertura di Draco.
La Umbridge con orrore di entrambi ridacchiò, “i Mezzosangue hanno una tale fissa per noi Purosangue, si deve abituare signor Malfoy.”
Draco, carico di odio, avrebbe voluto Schiantarla per quelle parole, e così anche Hermione, ma si trattennero.
“V-vado in bagno.” Mormorò la ragazza e si allontanò camminando svelta.
La Umbridge picchiettò una mano sulla spalla di Draco con sufficienza, “meno male che c’è lei a ristabilire l’ordine delle cose qui. Su andiamo.” E lo superò sorridendo malvagia. Draco rabbrividì a quel tocco e quelle parole gli ricordarono tanto suo padre.
Strinse le labbra fino a farle sanguinare, cercando di non scoppiare in lacrime per quello che aveva dovuto fare ad Hermione, ma si ricompose, tenendo i pugni stretti e la seguì dentro la classe.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione entrò nel primo bagno che incrociò, si mise davanti al lavandino. Si guardò riflessa e sospirò, si sciacquò la faccia con forza, e rimase li cercando di regolarizzare il respiro.
Draco era stufo, distrutto da quella parte che doveva recitare, da quella faccia che doveva sfoggiare ogni giorno come una maschera. Non era lui, non ne poteva più, voleva solo vivere in pace.
Ma riuscì a sorridere, dalla fine di quell’anno, a cui mancavano solo un paio di settimane, sarebbe cambiato tutto.
Lei lo avrebbe accolto, e così anche i Weasley, finché non si sarebbe rimesso in piedi. Draco era forte, ce la poteva fare.
Si sciacquò di nuovo il viso, come per cancellare il dolore, il livido sullo zigomo stava iniziando a intravedersi, pulsava.
Restò lì, chinata in avanti, con le goccioline che le scendevano lungo il viso, tintinnando nel lavandino.
Improvvisamente la porta si aprì ed entrò Fred, che si bloccò stupito nel vederla. Hermione si voltò di scatto sorpresa.
“Che ci fai qui?”
“Ahem Granger? Questo è il bagno degli uomini.”
Hermione arrossì e si morse un labbro divertita, ma imbarazzata. In effetti non aveva controllato quando era entrata, era troppo scossa.
“Oh errore mio, scusa. Me ne vado.” Disse con lo sguardo basso, ma Fred la bloccò per un braccio con forza quando gli passò accanto.
Hermione imprecò a bassa voce, mentre il ragazzo le sollevava un mento con il dito, lo sguardo indagatore.
Improvvisamente impallidì e ammutolì. “Che cos’è quello?” Chiese arrabbiato.
“Niente…” provò a dire lei, ma Fred l’afferrò nuovamente e la spinse contro il muro, osservandola bene.
“Regola numero uno, non ci mentiamo mai io e te.”
“Tu l’hai fatto stamattina.”
“No no no, signorina. Quello si chiama scherzo.”
“Mi hai fatto credere che ti fossi già stufato e dimenticato di me!”
“Sono un attore straordinario vero?” Chiese malizioso, la lingua tra i denti.
Hermione scosse la testa, “no solo un grande idiota.”
Fred rise, ma poi tornò serio, aderì il suo corpo contro quello della ragazza e le sfiorò delicatamente il livido con due dita, fremendo di rabbia.
“Chi è stato?”
“Draco, ha dovuto farlo per salvarmi… dalla Umbridge.” Aggiunse non riuscendo a guardarlo negli occhi. “E’ stato costretto, gliel’ho detto io di farlo, o ci avrebbero scoperti… lo avrebbero scoperto.” Ci teneva immensamente a quel ragazzo e Fred lo sapeva bene, sospirò avvilito.
“Devi stare più attenta Granger, anche per lui. Cerca di non far vedere che siete amici, non davanti alla classe della Umbridge almeno.”
“Lo so sono stata una stupida, è che era così triste… tu non hai visto il suo sguardo…”
“Si che l’ho visto.” Disse lui piano, e ripensò al giorno prima sulla Torre d’Astronomia, non aveva mai visto qualcuno doversi portare un tale peso addosso. Si ricordò anche del gesto che stava per fare subito dopo, chiedendosi se Draco dicesse la verità su quel improvviso quasi bacio.
“Quindi non sei venuta qua per tendermi una trappola e farmi tuo,” sbuffò lui contrariato e offeso per scherzo, ma si vedeva che lo avrebbe voluto veramente.
“No mi spiace.” Lo spostò leggermente, per andarsene, ma Fred, con uno scatto, le prese i polsi e la bloccò, alzandoglieli sopra la testa, e facendo aderire ancora di più i loro bacini. La schiena di lei sbatté contro le piastrelle del bagno.
Hermione credette di svenire lì, in quel momento. La vista le si annebbiò e un tepore si innalzò nel suo corpo vibrante.
“Dove credi di andare?” Domandò ironico e suadente, fissandola con intensità. Hermione fremette a quel contatto approfondito, sentì la sua erezione premere contro di lei, e aprì piano la bocca.
“I-io stavo… t-tornando in classe.” Balbettò, senza riuscire ad articolare bene a causa della troppa eccitazione.
“I-io… s-stavo,” la imitò ridendo Fred, “che c’è Granger? Mi desideri già così tanto?”
Si avvicinò pericolosamente a lei, fece come per baciarla sulla bocca, ma all’ultimo cambiò strada, e si avventò sul suo collo, mordicchiandolo e lasciando una scia di baci infuocati sulla pelle, da sotto l’orecchio fino ad arrivare alla clavicola scoperta; senza lasciare la presa ben salda sui polsi di Hermione.
La ragazza gemette di piacere, rabbrividendo. Non avrebbe mai immaginato che anche il singolo tocco delle sue labbra sulla sua pelle, il suo contatto contro di lei, le avrebbero provocato tali scosse di piacere.
Era dannatamente bello, affascinante, seducente, e imprevedibile. E lei era completamente in balia di lui. Questa cosa la mandava al manicomio.
No, non avrebbe dovuto permetterlo. Doveva riprendere coscienza di sé. Aprì gli occhi di scatto e con una forza di autocontrollo che non credette mai di avere riuscì ad allontanarlo un po’.
Lui la guardò sorpreso, lasciando la presa sulle sue mani, aspettandosi tutto meno che quello, e la ragazza lo guardò con sfida. Anche lei doveva avere le sue piccole vendette, e regole, altrimenti quel ragazzo l’avrebbe avuta sempre vinta.
Lo spinse indietro piano con una piccola mano, mettendo abbastanza distanza tra loro perché tornasse a respirare e sfoggiò una faccia sicura.
“Tre mesi.”
“Eh?”
“Tre mesi.” Scandì lei ripetendo divertita.
“No.”
“Oh si caro.”
“No no no no non puoi farmi questo. Io…” si avventò di nuovo contro di lei, baciandola con foga, e portando le mani sul viso della ragazza, “ti giuro che ti prenderei anche qui, adesso, in questo bagno…”
Hermione si avvinghiò a lui, le braccia intorno al collo e ricambiò il bacio con passione, ridendo sulle sue labbra.
“Mi dispiace Weasley, dovrai aspettare.”
“Tre mesi? Sono dodici settimane, novantuno giorni…” fece un veloce calcolo a mente con un’espressione concentrata che Hermione adorò, “duemilacentonovantuno minuti circa…Non puoi chiedermi questo.”
Hermione scoppiò a ridere per la faccia tragica del ragazzo, che l’afferrò per le spalle e la scosse, “non puoi farmi questo donna.”
“Smettila, non è una tragedia, è solo che voglio aspettare un attimo,” mormorò lei volutamente languida, si sporse verso di lui e lo attirò a sé con forza, afferrandolo per i capelli, e schiudendo le labbra, lasciando che Fred insinuasse la lingua dentro, approfondendo il bacio. Lei si inarcò contro di lui e Fred mugolò contro le sue labbra, vacillando.
Si staccò appena, “così mi uccidi però.”
Hermione ridacchiò, contenta di guidare lei il gioco per una volta. Si staccò e lo sorpassò, lasciandolo con una mano appoggiata alla parete, incredulo e destabilizzato.
“Penso che potrai farcela a resistere…” mormorò divertita lei, punzecchiandolo. Fred sembrò riscuotersi a quelle parole e si voltò verso di lei, il sorriso beffardo era tornato.
“No Granger, sarai tu a cedere per prima. Non riuscirai a resistermi.” Disse malizioso, abbassando la testa e guardandola di sbieco.
Hermione ripensò al poco autocontrollo che aveva ogni volta che lui le si avvicinava, come avrebbe fatto? Ce l’avrebbe fatta a resistergli?
Nonostante le mille domande, sfoggiò un’espressione sicura, “vedremo.” Rimbeccò lei, usando la stessa parola che aveva utilizzato lui a colazione.
Uscì dal bagno lasciandolo solo, a guardare in alto piacevolmente soddisfatto, ma al tempo stesso carico di desiderio, mentre la sua mente diabolica già elaborava un piano malvagio.
Era iniziata l’operazione: “Fred l’irresistibile- fra cedere la Granger”.
 
 
 
 
§
 
 
 
Passarono tre giorni, per Hermione fu una vera tortura. Ogni volta che era sola, camminava per i corridoi tra un’aula e l’altra, o tornava in Sala Comune, Fred la trovava, l’afferrava e la sbatteva contro il muro, bloccandole ogni via di fuga.
Era un gioco terribilmente eccitante, era la sua carta vincente. Sfinirla ogni giorno di più, facendo un piccolo passetto in avanti, quasi impercettibile, ma Hermione se ne accorgeva. Eccome se se ne accorgeva.
Inizialmente Fred la baciava sulla bocca con passione trasportata, la bloccava e iniziava a baciarla sul collo, sulle clavicole, sul petto, osando sempre di più, e spingendosi oltre di poco, lentamente, ogni giorno.
Intanto l’altra mano si insinuava sempre più sicura, sempre più ardente di scoprire, sotto la sua gonna, o sotto il maglione della divisa. Ma non arrivò mai a toccarla veramente, ed era questa la cosa che faceva impazzire maggiormente Hermione.
Ogni volta credeva sempre di meno nella sua capacità di andarsene, di bloccare quella sensazione incredibile che l’avvolgeva. La faceva sentire desiderata, amata, e bellissima, come mai nessuno l’aveva fatta sentire.
Sospirò di piacere, durante l’ennesima tortura, Fred l’aveva bloccata di sera mentre andava a cena, in un antro oscuro del primo piano, facendola sobbalzare di paura, e ora la stava baciando sul collo, mordicchiandolo più o meno forte, la pelle sotto il suo tocco sembrava andare a fuoco.
Hermione strinse gli occhi, e quando lui si abbassò, superando il suo petto e avventandosi sul fianco, alzando il maglioncino quanto bastava, ebbe un gemito più forte degli altri, e si aggrappò alle sue spalle.
Fred rise, mentre Hermione riacquistava magicamente lucidità, a causa di un gruppo del secondo anno che passava non lontano, parlottando tra di loro, e lo spingeva via.
Raccolse la sua borsa e si incamminò con lui dietro che trotterellava contento, “non ce la faccio più.”
“Fred sono passati solo tre giorni da quando abbiamo preso quella decisione.”
“No tesoro da quando TU hai preso quella decisione.”
“Fa lo stesso.”
“Ammettilo, mi vuoi morto.”
“No la mia vita sarebbe certo più tranquilla, ma tremendamente noiosa senza di te.”
“Lo so.” Gongolò lui con le mani dietro la schiena. Hermione alzò gli occhi al cielo, rideva costantemente quando era con lui.
“Non resisterai ancora a lungo, tra poco cederai e capirai che la tua assurda decisione è stata un grosso sbaglio.” Disse lui convinto, mentre si aggiustava la cravatta ed entravano in Sala Grande.
 
 
 
 
§
 
 
 
Due giorni dopo, a lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, Fred e George si rifiutarono di giurare fedeltà al Ministero della Magia, obbligo entrato in vigore per ordine di Caramell per tutti i maggiorenni.
La Umbridge non sopportò un tale atto di ribellione e li convocò nel suo ufficio per la punizione.
I due ci rimasero tutta la sera, la notizia fece il giro di tutta la scuola, ma non arrivò ad Hermione che era andata in biblioteca per ripassare per l’esame della Umbridge a malavoglia, al quale mancava solo una settimana.
Passando nel corridoio accanto ai portici del cortile, diretta in Sala Comune e ignara di tutto, incrociò Fred e George che camminavano a testa china, era strano vederli così silenziosi, ed Hermione si insospettì subito.
“Che ci fate in giro?” Domandò ironica, “non siete in Sala Comune.”
“Hermione” fece Fred radioso voltandosi di scatto e abbassandosi le maniche del maglione, “ci stavamo giusto andando adesso.”
Le schioccò un bacio sulla bocca, ma lei socchiuse gli occhi dubbiosa, vedendo di sfuggita una macchia rossa sul bordo della camicia del polso del ragazzo. La voce di Fred aveva tremato, e George dietro di lui, evitava il suo sguardo.
“Cosa è successo?”
“Nulla.” Disse Fred sfoggiando un sorriso tirato.
“Non ci mentiamo io e te.” Disse la ragazza sicura, incrociando le braccia. Fred sospirò e guardò il gemello, “e va bene, ma non qui.” Si guardò intorno e la fece entrare in un’aula vuota, mentre George si sedeva sul muretto del cortile interno, guardando lo squarcio di cielo nero.
Fred si chiuse la porta alle spalle e sospirò nella penombra, si avvicinò alla ragazza e si tirò su le maniche del maglione. Entrambe le braccia erano piene di quelle orrende scritte incise, sanguinavano ancora.
“non devo dire bugie,” “traditore del mio sangue”, “non devo essere cattivo,” “devo fare il bravo.”
Hermione si portò le mani alla bocca spaventata e rattristata, odiò che quella megera gli aveva fatto del male, a tutti e due. Si ricordò dei segni sulla sua pelle, ormai erano quasi invisibili, leggermente bianchi, solo un brutto ricordo lontano. Fred vide nel suo sguardo lo stesso che aveva avuto lui quando aveva scoperto quei segni sul corpo di Hermione, tremò al ricordo.
La ragazza trattenne le lacrime e abbracciò Fred, “che cosa è successo?”
“Non ci siamo piegati.” Disse lui fiero, “e non le è andata giù.”
Hermione non riuscì a non sorridere per quella forza d’animo e coraggio che avevano i due gemelli, come lei, come Harry, Ron. Non avrebbe piegato nessuno di loro.
Hermione si avvicinò al ragazzo, gli prese il braccio con delicatezza e glielo alzò, “ti fa male qui?” Mormorò lasciandogli un piccolo bacio sulla pelle dell’avambraccio.
“Si,” sussurrò lui.
“Anche qui?” Domandò piano lei, dandogli un altro bacino sul bicipite. Fred si aprì in un ghigno, che scomparve quando la ragazza alzò la testa, e sfoggiò invece un’espressione da cucciolo ferito.
“Mi fa male anche qui.” Disse sfiorandosi il collo, dove sorgeva un’altra scritta, Hermione lo baciò delicatamente e Fred fremette.
“E qui.” Si indicò una guancia, Hermione lo accontentò.
“E qui.” Continuò lui, lasciando il posto ad un tono suadente, sfiorandosi le labbra, la ragazza ormai aveva capito cosa stava cercando di fare, ma non si fermò. Lo baciò delicatamente sulla bocca, mentre lui si alzava il maglione scoprendo il ventre.
“Mi fa male anche qui.”
Hermione ridacchiò piano e si chinò, lasciandogli una lunga scia di baci infuocati dal basso verso l’elastico dei pantaloni. Lo tirò con i denti e lo lasciò andare di scatto.
Fred quasi cadde dal banco dove si era seduto. “Impazzirò prima o poi a causa tua,” disse con la voce strozzata, non riuscendo a trattenersi e lanciandosi su di lei, baciandola con foga; Hermione rise e ricambiò, mentre lui le cingeva la vita con una mano e l’altra correva ai glutei.
Ma un rumore appena fuori dalla porta li bloccò.
Uscirono e videro George vicino ad un ragazzino che piangeva sommessamente, Fred sospirò e guardò Hermione, lei capì.
“Ci vediamo in Sala Comune.” E se ne andò per il corridoio, mentre Fred raggiungeva il gemello seduto sul muretto dei portici che consolava il ragazzino.
Fred si piegò sulle gambe per arrivare all’altezza di quest’ultimo, guardandolo dolcemente.
“Che è successo qui?”
George strinse le labbra in un sorriso, passando una mano sulla schiena del ragazzino del primo anno, che non smetteva di piangere.
“Dai faglielo vedere,” sussurrò George paziente, il ragazzino alzò lentamente la manica della divisa e mostrò una delle scritte della Umbridge, “devo fare il bravo.”
Scoppiò di nuovo a piangere.
“Ehi, ehi, ehi non fare così. Guarda, ne abbiamo anche noi una.” Disse alzando solo di poco la manica, per non mostrare le altre sul braccio, e George fece lo stesso. Il ragazzino le guardò e sorrise debolmente.
“Sai che cosa vuol dire se hai una di queste?” Domandò George sorridendo, il ragazzino scosse la testa asciugandosi le lacrime.
“Vuol dire che sei stato tanto coraggioso.” Rispose Fred, aprendosi in un sorriso incoraggiante, che venne ricambiato.
Harry si avvicinò a loro, venendo da chissà dove, i due lo videro con la coda dell’occhio.
“Tra poco non farà più nemmeno male, tranquillo…” mormorò George, ma un colpo di tosse stridulo li fece alzare e accostare al Prescelto, in allerta.
Tutti e tre guardarono con odio la Umbridge davanti a loro, che li guardava sorridendo soddisfatta, “come le ho già detto una volta, signor Potter,” ma lanciò un’occhiata di fuoco anche ai gemelli e al ragazzino ancora seduto, “i ragazzi cattivi meritano di essere puniti.”
E se ne andò con fin troppa calma. Harry scosse la testa affranto. I due gemelli fissarono furbi il punto in cui la Umbridge era appena sparita, capendosi al volo come sempre.
“Sai George… ho sempre pensato che il nostro futuro sia aldilà del nostro rendimento scolastico.”
“Fred, stavo pensando esattamente la stessa cosa.”
 
 
 
 


 
 
 
 
NOTA DELL’AUTRICE: Ciao bellissimi, so che avevo detto che avrei pubblicato sabato o domenica… e ormai è lunedì se vogliamo essere precisi, ma sono stata super impegnata questo weekend, scusate. 
Ecco il nuovo capitolo tutto per voi, il primo ufficiale in cui Fred ed Hermione sono una coppia, che sogno.
Li amo ogni giorno, ogni capitolo di più. Voi cosa ne pensate? Vi piace anche questa nuova “guerra piccante” tra fidanzati che si sono creati? Io la adoro, mi diverto un sacco.
Vi voglio bene, grazie di tutto. Notte.

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Capitolo 32
*** L'USCITA DI SCENA DEL SECOLO ***


CAPITOLO TRENTADUE
 
 
QUINTO ANNO: HOGWARTS – TANA – MINISTERO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Deve essere il ricordo più bello che avete, concentratevi solo su quello. Non pensate a nient’altro.”
La voce di Harry che si muoveva velocemente tra gli studenti dell’ES echeggiava nell’ampia Stanza delle Necessità.
Le punizioni e l’umore della Umbridge erano peggiorate parecchio, ognuno di loro era stato interrogato, ma nessuno aveva parlato. E questo non fece altro che motivare i ragazzi, che ripresero le lezioni più agguerriti di prima.
“Incanto Patronus.” Mormorò Hermione, chiudendo gli occhi, e pensò a quel momento meraviglioso, due settimane prima, quando Fred le aveva dichiarato il suo amore, davanti a tutti. Aprì gli occhi e dalla sua bacchetta fuoriuscì immediatamente un fascio di luce azzurrina che prese la forma di una lontra e iniziò a girarle intorno allegra in aria.
Sorrise e la guardò, poi si voltò verso Fred, che ci era riuscito immediatamente anche lui: il suo era una volpe.
Hermione sorrise, molto azzeccata, e vide George che rideva con Angelina, e guardava il suo coyote rincorrere l’aquila della ragazza in giro per la stanza.
La volpe di Fred fece lo stesso con la lontra di Hermione, che si girò verso il rosso alzando un sopracciglio.
“Ho pensato ad una cosa…” iniziò lui avvicinandosi, “sarebbe davvero molto divertente se io e te… ci sposassimo.”
Hermione quasi si strozzò da sola, sorpresa.
“Ahem, Fred… non ti sembra un tantino presto?” Disse lei divertita.
“Oh andiamo pensaci, saresti la donna più fortunata del mondo, come potresti rifiutare?”
“Ma sei la stessa persona che un anno fa mi ha detto che gli anni migliori della sua vita non sarebbero mai dovuti andar sprecati?” Domandò lei ironica.
Fred si fece serio e le prese le mani, “sarebbero sprecati senza avere te accanto,” sussurrò baciandola dolcemente.
“Non sei Fred Weasley.” Affermò lei sconvolta facendo finta di provargli la febbre sulla fronte con il dorso della mano, facendo ridere il ragazzo. “Comunque no che non ti sposo.”
Fred assunse una faccia disperata, “prima mi vieti il sesso, adesso pure il matrimonio? Sei terribile!”
“Chi è che vieta il sesso qui?” Domandò Ginny curiosa, intromettendosi nella discussione. Fred allungò il dito verso Hermione mogio, per poi strizzarle l’occhio e raggiungere il gemello.
“Cos’è questa storia?” Chiese la rossa rivolta all’amica.
“Ho solo imposto a Fred un tempo di attesa.”
“Di?”
“Ora sono due mesi e mezzo.”
Ginny rise ironica, “non ce la farai mai.”
“Ah no?”
“No splendore, guardalo. Non gli resisterai ancora a lungo, e nemmeno lo vuoi…”
Hermione seguì il suo sguardo e vide Fred ridere con George, con quella risata meravigliosa che lei amava, guardò il suo corpo sotto la camicia, le fossette, i capelli rossi, le braccia forti, e si morse un labbro.
Okay forse sarebbe stato un po’ più difficile del previsto. Ma non avrebbe mai desistito. Non era da lei. Non poteva dargliela vinta.
Draco poco distante, si avvicinò alle due ragazze e sorrise. Hermione sarebbe stata comunque un’amica meravigliosa, lui lo sapeva, e aveva bisogno di lei, aveva bisogno di tutti loro.
“Grande lezione.”
“Oh si Harry è davvero bravo.” Disse Ginny convinta, “sai pensavo che il tuo Patronus sarebbe stato un serpente devo ammetterlo.”
“Forse non sono più degno della mia Casa,” rispose lui ammiccando e guardando il giovane piccolo Drago dietro di lui, fiero.
Hermione sorrise, poi le pareti della stanza improvvisamente tremarono, così come le luci e il lampadario di cristallo attaccato al soffitto. Tutti si bloccarono spaventati, la luce azzurrina prodotta dai Patronus di tutti si affievolì fino a scomparire. Guardarono verso il muro dal quale provenivano delle voci. Harry si avvicinò piano, “e’ la Umbridge,” sussurrò agli altri, senza smettere di avanzare. Tutti indietreggiarono appena.
Si sentì la voce stridula della Umbridge, “metterò fine a questa storia…”
Hermione si voltò di scatto verso Draco. “Corri.”
“Che cosa? No non lo farò.”
“Fallo.” Anche Ginny si era messa davanti a lui per coprirlo.
“Non vi lascerò qui. Scordatevelo.”
“Vattene Draco, se ti vedrà qui non potremo inventarci niente per coprirti, tuo padre lo scoprirà…” Hermione si avvicinò a lui di scatto e gli afferrò la manica della camicia spingendolo, “non possiamo permetterlo.”
Draco deglutì e si scambiò un’occhiata con Harry, che annuì convinto. Fred fece lo stesso.
“Vai!”
Draco imprecò e corse via, uscendo da una porticina posteriore, dalla parte opposta del muro dietro al quale si trovava la Umbridge, la bacchetta puntata contro la parete, mentre gli altri vennero presi alla sprovvista dall’incanto.
“BOMBARDA MAXIMA!”
Harry si gettò di lato, per evitare i detriti di pietra che volarono da tutte le parti. Fred, poco distante, protesse Hermione con il suo corpo dalle schegge, allarmato.
“PRENDETELI!”
Da quel momento tutto sembrò andare a rotoli. Furono scoperti, a causa di Cho, che aveva parlato contro la sua volontà, e l’organizzazione segreta, essendo chiamata Esercito di Silente, fu eliminata e resa illegale immediatamente. Silente stesso fu accusato per quello, e per proteggere Harry fino alla fine, si assunse la colpa totale, dicendo che era stata una sua idea.
Con orrore di tutti gli fu chiesto di consegnarsi per essere portato ad Azkaban, ma Silente aveva ancora qualche asso nella manica, e fuggì insieme a Fanny.
La Umbridge però, venne nominata Preside di Hogwarts, e tutto cambiò. Le lezioni segrete finirono, e anche qualsiasi altra organizzazione studentesca.
Nei corridoi non si sentivano più le risate degli studenti, l’aria allegra, erano tutti tristi, scoraggiati da quella situazione.
Le lezioni della nuova Preside divennero ancora più pesanti, insopportabili. Li obbligava a chinare la testa quando entrava, in segno di rispetto, con qualcuno dovette usare l’Incanto Imperio, anche se illegale.
Era una situazione orrenda.
 
Hermione, una sera, era seduta sulla sua solita poltrona rossa davanti al camino, intenta a ripassare per l’esame imminente di Difesa Contro le Arti Oscure, mancava meno di una settimana, poi la scuola sarebbe praticamente finita.
Ormai erano i primi di giugno: fuori l’aria era calda, il prato invitante, i fiori erano sbocciati. Ma nessuno aveva tanta voglia di divertirsi: la Umbridge aveva proibito qualunque uscita dalla scuola, le gite ad Hogsmade, le visite ad Hagrid, i bagni al Lago.
Sembrava tutto così cupo, nonostante le belle giornate e serate quasi estive. Ma c’erano due animi ribelli che quelle terribili regole e restrizioni, non erano proprio in grado di tarpare.
Una testa rossa arruffata sbucò da accanto le gambe accavallate di Hermione, che teneva appoggiate su una delle piccole ottomane di velluto scarlatto.
Hermione lo vide con la coda nell’occhio, sorrise di sbieco, ma fece finta di nulla. Continuò a leggere.
Due dita iniziarono a camminare lungo le sue gambe, mentre due occhi nocciola la scrutavano gentili dal basso. Hermione alzò un sopracciglio, tenendo sott’occhio le dita lunghe del ragazzo, che si facevano sempre più vicine alla stoffa della sua gonna.
Quando tentarono di infilarsi sotto di essa la ragazza gli schiaffeggiò la mano, e Fred la ritrasse ridendo.
“Ouch.”
“Cosa devi dirmi?” Chiese lei sospettosa, ma non riuscendo a non sorridere. Quando Fred era così calmo, voleva qualcosa da lei.
“Seeenti, stavo pensando…” disse lui avvicinandosi languido, “non è che ci hai ripensato sulla cosa di aspettare? Mancano ancora due mesi e mezzo...”
“Lo so.” Disse lei impassibile, gli occhi incollati al libro. Fred ridacchiò.
“Tu non sai che errore stai commettendo, a resistermi così. Non ha senso fidati, potremmo darci dentro come…”
Molte teste si girarono verso di loro divertite, Hermione arrossì e lo bloccò mettendogli una mano sulla bocca.
“Se non la pianti allungo l’attesa di un altro mese.”
“Non oseresti.”
“Vuoi mettermi alla prova?”
Fred assunse un’aria disperata, si mise in ginocchio e congiunse le mani con fare tragico.
“E’ perché non siamo sposati? Sono sicuro che se ci sposassimo i nostri genitori approverebbero. SPOSAMI HERMIONE!” Gridò prendendole le mani e scuotendola.
“Smettila Fred,” disse lei ridendo e liberandosi, “non ti sposerò.”
Fred si rattristò un momento, poi si avvicinò a lei avanzando sulle ginocchia, appoggiando il mento al bracciolo della poltrona, guardandola con occhi da cucciolo.
“Sicura, sicura, sicura? Sarei un bel partito, insomma guardami.”
“Sei così pieno di te.”
“Sono avvenente, divertente, affascinante, bellissimo, intelligente, carismatico…”
“Hai dimenticato inaffidabile, ribelle, scanzonato…”
“Uhh che paroloni. Cambierai idea Granger… su entrambe le cose,” aggiunse in modo languido, allungandosi e baciandole il collo. Hermione avvertì un fremito alla spina dorsale, mentre lui continuava imperterrito.
Il libro cadde in grembo alla ragazza, che non aveva più forza di tenerlo, e chiuse gli occhi. Fred le mordicchiò l’orecchio e lei dovette sforzarsi per non accasciarsi, colta da scosse di piacere.
“Oh, quasi dimenticavo di dirtelo,” mormorò lui con la bocca premuta contro la sua pelle, mentre continuava a lasciarle baci infuocati sul collo, “io e George apriremo il negozio un po’ prima del previsto…”
Hermione senza aprire gli occhi, sorrise in modo ebete, godendosi quei baci e senza prestare attenzione al significato delle parole del rosso, “ah si?”
“Si,” disse lui divertito senza fermarsi, accarezzandole nel mentre una guancia dolcemente, “non finiremo gli studi, scapperemo dalla scuola il giorno degli esami finali.”
La ragazza si morse un labbro estasiata da quella sensazione, poi improvvisamente sembrò rendersi conto di quelle parole e spalancò gli occhi; “Aspetta cosa?” Scattò con la testa in alto, spostandosi da Fred e lo fulminò con lo sguardo. Mentre il ragazzo assumeva un’aria innocente e decisa.
“Hermione, non abbiamo più niente da fare qui. E’ tutto pronto. Noi siamo pronti.”
La ragazza scosse la testa arrabbiata, “no i vostri M.A.G.O sono tra una settimana, non potete buttare via tutto quando manca così poco. Perché non rimandate? Si tratta di pochi giorni.”
Fred sorrise dolcemente e le prese il volto tra le mani. “Lo abbiamo deciso assieme, deve andare così.”
Hermione scattò in piedi e si liberò dalla sua presa furiosa, “no non deve andare così, avete pure studiato, cosa vi spinge a scappare così di fretta?”
“Odiamo cosa è diventato questo posto a causa di quella megera. Non vogliamo diplomarci con il suo stupido attestato del Ministero.”
Fred si sporse verso di lei, puntellandosi sulle ginocchia, ma lei lo bloccò, “non seguirmi, voglio stare sola.”
Se ne andò a grandi passi fuori dalla Sala Comune, anche se non era permesso, voleva rimanere in corridoio con i suoi pensieri. Fred la seguì con lo sguardo abbattuto, si mise il volto tra le mani e sospirò, riaccasciandosi a terra contro la poltrona.
Quando spostò le dita si ritrovò faccia a faccia con Neville che lo fissava scuotendo la testa, pieno di disappunto.
“Beh? Che ci fai ancora qui?”
“Scusa?”
Neville sospirò, “se c’è una cosa che so sulle donne…”
“Perché ne sai tanto di donne tu eh?” Domandò scettico Seamus passandogli accanto, facendo ridacchiare Fred. Neville lo guardò male, poi si ricompose.
“…se c’è una cosa che so, è che quando dicono che non vogliono essere seguite… vogliono essere seguite.”
Fred fece un verso di diniego, scettico. “Scusami tanto Paciock, ma credo di avere un minimo di esperienza in più rispetto a te sull’universo femminile.”
“Si e vedo come ti è andata fino ad ora.” Commentò lui sarcastico dando una fugace occhiata a Katie, che fissava Fred tremante di rabbia. Quest’ultimo pensò che il bicchiere di vetro che aveva in mano la ragazza potesse rompersi da un momento all’altro.
“Touché.” Ammise guardando il ragazzo nuovamente.
Neville sorrise fiero, “fidati, seguila.”
“Va bene Neville,” disse Fred alzandosi, “farò come dici, ma se non funziona…” e lo indicò minaccioso, “dovrai faticare tanto per riconquistare il mio amore.”
Sospirò e si avviò oltre il ritratto, nel corridoio buio. Hermione era in piedi, appoggiata contro il muro, le braccia conserte. Tirò su con il naso.
“Ehi,” sussurrò Fred dolcemente, si avvicinò e si appoggiò accanto a lei, sospirando, “senti, lo so che ci tieni che io e George prendiamo i M.A.G.O, ma lo studio non è tutto, so che è assurdo da pensare, ma per noi è così. Abbiamo già un’attività nostra e…”
“Non è per quello,” lo interruppe lei asciugandosi una lacrima frettolosamente, Fred la guardò stupito, “pensavo solo che…avremmo passato più tempo assieme sotto questo tetto.”
Fred sorrise e l’abbracciò, lei poggiò la sua testa sulla sua spalla e riprese a singhiozzare sommessamente, “ehi non fare così. La nostra avventura è appena cominciata.”
“Si, ma se te ne vai tra così pochi giorni, poi non ti potrò vedere per due settimane, e poi l’anno prossimo tu non sarai più qui tutti i giorni…”
Fred la spostò in modo da poterla guardare negli occhi, deciso, “ehi Hermione, lo so che l’anno prossimo non sarà facile, ma ci vedremo per tutta l’estate praticamente. E poi ci sono le vacanze di Natale, di Aprile…ti verrò a trovare ogni volta che posso durante l’anno… poi solo un altro anno di scuola, e staremo sempre insieme.”
Il suo tono era sicuro, convincente, ci credeva fermamente. Hermione lo guardò, “lo pensi davvero?”
Fred le diede un colpetto sulla spalla amorevole, con fare ovvio, “ma certo che lo penso! Ne sono sicuro. Mia cara, non ti libererai facilmente di me.” Rise e l’abbracciò, Hermione sorrise, asciugandosi le ultime lacrime sul viso e ricambiò la stretta.
“Quindi avete in mente l’uscita di scena del secolo…”
“Puoi dirlo forte.”
“Cioè?”
“Voglio che tu ti goda la sorpresa e lo spettacolo come tutti. Vedrai.”
“Mi mancherai da morire.”
“Ci rivedremo prestissimo, se sarò ancora vivo dopo aver detto a nostra madre che siamo scappati senza finire gli studi.”
“Speriamo… perché mi servi tutto intero…” disse lei maliziosa, e Fred rise, poi di scostò appena per sfiorarle lo zigomo e guardarla negli occhi.
Fred la baciò prima dolcemente, poi con sempre più passione, immergendo le mani nei suoi folti capelli, fino a quando entrambi dischiusero le labbra e le lingue si incontrarono.
Fred la spinse contro il muro del corridoio, facendo aderire il suo corpo contro quello di lei, Hermione sospirò di piacere per quel gesto frettoloso e passionale. Fred sorrise sulle sue labbra, e una mano si insinuò sotto al maglioncino, le scarice elettriche dovute ai suoi tocchi aumentarono di intensità.
“Sicura di non aver cambiato idea nemmeno ora?”
Hermione rise, troppo presa dal momento, afferrò la camicia di Fred e lo attirò ancora di più contro di lei, passandogli le mani intorno al collo.
“Forse sto iniziando a ripensarci…” mormorò suadente tra un bacio e l’altro. Fred sorrise vittorioso e la issò su, tenendole il fondoschiena e premendola tra lui e il muro, ed Hermione avvinghiò le gambe intorno al suo bacino, senza smettere di baciarlo.
Gli slacciò i primi bottoni della camicia, Fred la guardò stupito, e la lasciò fare. Hermione premette il suo inguine volutamente contro quello del ragazzo, che dovette chiudere gli occhi e appoggiare una mano alla parete per non cadere, fremendo di piacere.
Hermione sorrise maligna e si lasciò cadere a terra, in piedi, scostandosi dal ragazzo, che la fissò incredulo.
“Tu sei…cattiva…” iniziò a dire puntandole un dito contro, il respiro affannoso per il troppo piacere, lei rise e gli porse una mano.
Fred sospirò abbattuto, ma la prese ed insieme tornarono in Sala Comune. “Questa me la paghi.” Le sussurrò ad un orecchio prima di superare il ritratto.
 
 
 
§
 
 
 

L’uscita di scena dei gemelli fu spettacolare come avevano promesso. Durante l’esame dei G.U.F.O degli studenti del quinto anno, entrarono nella Sala Grande allestita con dei banchi in fila per l’esame, a cavallo delle loro scope, lanciando e creando fuochi d’artificio di ogni genere, colore, e dimensione.
Ogni singolo studente presente saltò in piedi gridando, lanciando fogli, ridendo, battendo le mani e alzando i pugni in aria, incitando i due gemelli.
I quali lasciarono il compito di rendere la vita impossibile alla Umbridge a Pix, che addirittura, con grande rispetto, li salutò con il saluto militare, augurandogli buona fortuna.
Fu un momento epico.
Ormai era il caos, la Sala Grande era un vortice di luci e colori.
“Pronto quando lo sei tu.”
Aizzarono un enorme drago di fuochi d’artificio contro la Umbridge, che scappò terrorizzata sui suoi tacchetti rosa.
Quando l’addentò, travolgendola e scoppiando in mille petardi e fuochi, quella scena oscurò tutti i momenti brutti e i soprusi che gli studenti erano stati costretti a subire a causa sua.
Tutti gli studenti si riversarono nel cortile, seguendo i gemelli che sfrecciarono via a tutta velocità sulle scope.
Hermione rideva come una matta, il naso per aria, guardando estasiata, insieme ad altre centinaia di teste rivolte verso l’alto, i due malandrini più famosi e amati della scuola in quegli anni, volteggiare in aria, fare piroette e scomparire dietro ad un’enorme W di fuochi d’artificio gialli e arancioni.
Tutti applaudirono estasiati, le mani ai lati della bocca, gridando i loro nomi. I due tornarono indietro e batterono il cinque a tutti, volando a pochi metri da terra.
“Grazie grazie!”
“Siete meravigliosi!”
“Il miglior pubblico che si potesse desiderare in questi sette lunghi anni!”
“Ci mancherete.”
“Venite a trovarci ai Tiri Vispi Weasley…”
“…prezzi economici per i maghi di tutte le età.”
Hermione guardò Fred scuotendo la testa e lui le fece l’occhiolino, poi la ragazza sentì qualcosa aggrapparsi alla sua tunica e si voltò. Era la mano di Harry, che era caduto a terra, lo sguardo perso nel vuoto, spaventato.
Hermione si chinò su di lui e lo sostenne. “Harry?”
Il ragazzo sembrò come risvegliarsi da una tranche, la guardò allarmato, “Sirius.”
Anche Ron arrivò preoccupato per l’amico, e lo aiutò a rialzarsi, aiutato da Draco che aveva visto la scena poco distante. “Cosa hai visto?”
“E’ nell’Ufficio Misteri, la stessa porta che sogno da mesi… e poi un corridoio e una stanza buia piena di profezie. Sirius è lì, Voldemort l’ha catturato e lo sta torturando.”
“E se lo stesse facendo per arrivare a te?” Domandò Hermione scuotendo la testa.
“E allora? Non posso perdere anche Sirius, è tutto quello che rimane della mia famiglia. Andrò a liberarlo.”
“Veniamo con te.” Disse sicuro Ron, non lo avrebbe mai abbandonato. Anche Ginny, Neville e Luna si erano avvicinati, avevano sentito tutto. Non avrebbero lasciato nemmeno loro andare Harry da solo. Erano ancora l’Esercito di Silente.
Hermione annuì convinta e si voltò verso i due gemelli che erano ancora sospesi a mezz’aria poco distanti, corse verso di loro e si aggrappò a Fred.
“Cosa succede?” Chiese lui allarmato vedendo la sua espressione, anche George si avvicinò.
“Harry ha avuto una visione,” sussurrò a bassa voce, cosicché solo i due potessero sentirla, “Voldemort ha catturato Sirius. Andiamo al Ministero a salvarlo.”
“Veniamo anche noi.” Disse Fred sicuro.
“No è troppo pericoloso, non dovete rischiare tanto.”
“E voi allora? Siamo i più grandi, dobbiamo proteggervi, e abbiamo giurato di rimanere accanto ad Harry, sempre.” Disse George con un tono che non ammetteva repliche, scendendo dalla scopa.
Fred fece lo stesso e baciò Hermione, “ti proteggerei anche a costo della mia vita, non puoi chiedermi di non venire con te.”
Hermione sorrise commossa, un nodo in gola terribile, aveva paura più per lui che per sé stessa, non poteva perderlo. Ma sarebbero stati tutti assieme, uniti, ed erano abbastanza preparati; inoltre quello sguardo deciso fece capire alla ragazza che non sarebbe mai riuscita a convincerlo.
Avevano preso la loro decisione, come lei.
Sorrise in modo tirato, “va bene, ci vediamo davanti all’Ingresso del Ministero, tra un’ora.” Lo baciò a stampo e corse via, raggiungendo i suoi amici. Iniziarono tutti ad incamminarsi velocemente verso il castello, poi quando furono lontani da sguardi indiscreti, Harry si voltò di scatto e mise le mani sulle spalle di Draco.
“Tu non vieni.”
“Che cosa?”
“Draco ascoltami, non credere che non ti voglia al mio fianco, perché lo voglio davvero,” e li fissò con intensità con i suoi occhi azzurri, “ma Voldemort non sarà mai li da solo, capisci?”
Draco fremette e scosse la testa, capendo al volo, ma non poteva starsene da parte di nuovo, “io voglio venire con voi.”
Hermione si avvicinò a lui, “Draco se c’è Voldemort, ci sarà anche tuo padre. Lui NON può vederti con noi, ora che sei così vicino dall’andartene per sempre.”
“Lo scoprirà comunque prima o poi, non mi importa. Io non resterò in disparte ancora, non dopo essere scappato dalla Stanza delle Necessità.” Deglutì, odiava non poter dare il suo aiuto, voleva stare vicino a tutti loro.
Hermione lo abbracciò, e così anche Ginny, “Ascoltami, se tuo padre ti vedrà lì con noi, potrebbe ucciderti, non possiamo rischiare che questo accada.”
“Ma io… voglio dare una mano.” Sussurrò in un soffio il biondo, stringendo i pugni e affondando le unghie nella carne.
Harry si avvicinò a lui velocemente, lo sguardo deciso, “c’è una cosa che puoi fare.”
Draco alzò lo sguardo attento. “Devi andare alla Tana e avvertire Molly e Arthur dove siamo, digli di Sirius, loro sapranno come avvertire gli altri Auror.”
“Si ha ragione, verrebbero a darci manforte e saremmo tutti più al sicuro.” Confermò Ginny.
“Usa la Metropolvere ad Hogsmade, arriverai a casa molto più velocemente.” Disse Ron battendogli una mano sulla spalla.
“E’ fondamentale che Lucius non ti veda, lo capisci vero?” Disse piano Hermione guardandolo con gli occhi lucidi, capiva quanto potesse essere difficile per lui, ma sarebbe stato dieci volte peggio se si fosse esposto tanto andando insieme a loro.
Draco sospirò profondamente e annuì convinto, almeno sarebbe stato utile. “Va bene, cercherò di metterci meno tempo possibile.”
Si voltò e iniziò a correre per il sentiero che portava al villaggio, diretto ai Tre Manici di Scopa.
 
 
Gli altri con non poche difficoltà riuscirono a liberarsi della Umbridge, e scapparono via, sotto consiglio di Luna, su dei Thestral, per arrivare il prima possibile, essendo velocissimi.
Planarono in una Londra immersa nell’oscurità, davanti alla cabina telefonica rossa, uno degli ingressi principali per il Ministero. I gemelli li aspettavano seduti sul marciapiede, in ansia. Non appena li videro scattarono in piedi.
“Perché ci avete messo tanto?” Domandò George abbracciando Ginny, e Fred fece lo stesso con Hermione.
“Abbiamo avuto qualche problema con la Umbridge più arrabbiata e affumicata che io abbia mai visto, a causa della vostra incredibile uscita di scena.” Commentò divertita Ginny. Harry la superò serio e guardò la cabina, aprendola.
“Su andiamo.” Disse agli altri, che lo seguirono sfoderando le bacchette, stringendosi dentro alla cabina rossa.
 
 
 
 
§
 
 
 
Molly e Arthur erano seduti al tavolo da pranzo, lei lavorava a maglia e lui leggeva il giornale. Il cielo si stava imbrunendo, Molly sbadigliò.
“Cosa vuoi per cena caro?” Domandò rompendo il silenzio perfetto di quel momento. Arthur aprì la bocca per parlare, ma da salotto si udì un enorme trambusto, come una fiammata e qualcuno che urtava il pavimento.
Molly cacciò un urlo e tutti e due si alzarono di scatto, correndo nell’altra stanza: il tappeto intorno al camino era completamente ricoperto di fuliggine nera, la stessa addosso ad un ragazzo che si rialzava a fatica, tossicchiando e togliendosi la polvere e la fuliggine in eccesso.
Alzò gli occhi grigi e vide i due padroni di casa e sorrise, “Salve. Scusate l’intrusione.”
“Draco?”
“Si,” disse lui avvicinandosi, e scuotendo la testa per far cadere il nero dai capelli bianchi.
“Cosa ci fai qui?”
“E’ successo qualcosa?”
Draco tornò serio, “si è una cosa molto importante. Mi hanno mandato perché era più sicuro che venissi io, per non incontrare mio padre.”
“Tuo padre? Ma…”
“Si esatto, dovete ascoltarmi,” disse lui agitato, il fiato corto, “Harry ha avuto una visione, ha guardato nella mente di Voldemort, e ha visto che stava torturando S…”
In quell’istante, Sirius Black in persona, un sorriso smagliante dipinto in volto, entrò in salotto, superandoli tranquillo, vestito con un accappatoio rosso leggero. Si riempì un bicchiere d’acqua in cucina.
“Il vostro bagno è incantevole, verrò più spesso a trovarvi dopo… che cosa succede qui?” Domandò guardando Draco ricoperto di fuliggine da capo a piedi, sorpreso, sapeva tutto di lui, Molly e Arthur gli avevano raccontato quanto si fosse avvicinato ai loro ragazzi, di quanto fossero amici ora.
Loro due erano pure imparentati, ed era felice di sapere che non era l’unico rimasto in vita in quella famiglia ad essere un totale idiota. Lo apprezzava molto.
Draco lo fissò più sconvolto di lui, alzò un dito per indicarlo, “m-ma tu, s-sei qui…”
“Si sono qui da stamattina, ho deciso di fare una piccola pausa da Grimmauld Place, non ne potevo più, Silente non fa che spettegolare tutto il tempo da quando…”
Draco lo bloccò, “no no intendo, tu sei salvo. Non sei al Ministero…”
“Di che parli Draco?”
Il ragazzo gli spiegò della visione terribile di Harry, e di come tutti fossero corsi in suo soccorso, addentrandosi nella stanza delle profezie del Ministero.
Sirius appoggiò con forza il bicchiere sul ripiano, “è una trappola.” Disse allarmato, iniziando a vestirsi in fretta e furia con il suo elegante completo.
Molly e Arthur tirarono fuori le bacchette come lui, fecero per Smaterializzarsi, ma Sirius bloccò Draco per un braccio, spingendolo verso il salotto.
“Devi fare una cosa per noi.”
“Che cosa?”
“Devi andare a Grimmauld Place, numero 12, usa queste esatte parole quando usi la Metropolvere, ti ritroverai già dentro casa mia, è protetta da un Incanto Fidelium, ma così potrai passare,” lo toccò sul petto e una luce bianca si sprigionò dal suo palmo, “trova Silente e digli di raggiungerci al Ministero al più presto, abbiamo bisogno di lui. Tu non lo seguire per nessun motivo, rimani lì dove sei al sicuro, ti verrò a prendere io quando sarà tutto finito.”
Draco annuì con convinzione, come per dire che aveva capito tutto, e guardò i tre maghi Smaterializzarsi in un secondo e svanire con un “crack.”
Si lanciò verso il camino, agguantò un po’ di polvere e disse a gran voce il nome che gli era stato detto.
Sparì avvolto in una fiammata verde.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Intanto al Ministero, Harry e gli altri furono costretti a battersi con i Mangiamorte tra cui Lucius. Avevano fatto bene ad impedire a Draco di venire. Lottarono con tutte le loro forze, cercando di proteggere la loro vita, quella di Harry e la profezia.
Alla fine però vennero catturati, in una strana stanza circolare, con un arco al centro, ognuno tenuto fermo da un Mangiamorte.
Fred cercò di liberarsi senza successo, mentre guardava a denti stretti uno dei Mangiamorte tenere Hermione per i capelli, il viso rivolto in alto, e una sottile lacrima che scappava dal bordo dell’occhio della ragazza, quando lui le annusò i capelli con una luce folle negli occhi.
Lei provò a guardarlo, ma venne strattonata con violenza.
“Lasciala andare!” Gridò Fred dando, per raggiugerla, una gomitata in pancia al Mangiamorte che lo teneva, che però lo riacchiappò subito.
“Sta calmo, o la Mezzosangue muore.” Sputò l’uomo con un sorriso cattivo tra i denti, procurando un profondo taglio sulla guancia alla ragazza con una piccola lama, che strizzò gli occhi per il dolore, ma non emise un suono, cosa che fece irritare non poco il Mangiamorte.
Hermione scosse piano la testa guardandolo di sbieco, dicendogli con gli occhi di smettere, ma Fred non ne voleva sapere di stare buono, terrorizzato per la vita di Hermione, di George e di tutti loro.
Cercò di arrivare alla sua bacchetta nella mano del suo rapitore, ma quest’ultimo se ne accorse e gli sferrò un calcio nella schiena facendolo cadere in avanti in ginocchio.
“No!” Gridò Hermione disperata, divincolandosi inutilmente, il volto rigato dalle lacrime.
Lucius rise poco lontano, malvagio, “consegnami la profezia Potter.”
Harry esitò.
“Facciamo così, ogni volta che ti chiederò di darmi quella profezia, e tu non lo farai, guarderai uno dei tuoi amici morire. E quel traditore del suo sangue sarà il primo.”
La bacchetta fu puntata alla testa di Fred, che lo fece piegare in avanti, la testa china e i capelli davanti al volto. Si udì la risata stridula e da brividi di Bellatrix.
“No!” Gridarono tutti, Harry guardò il gemello in preda al panico.
“Non dargli quello che vuole Harry.” Disse Fred tra i denti, sollevando appena lo sguardo per guardarlo, le mani dietro alla schiena, tenute dal Mangiamorte, che gli toccò la nuca con la punta della bacchetta.
“Uno…”
“Fred!” Gridò George divincolandosi con ferocia.
“Due…”
“No vi prego, non fatelo. Fred!” Gridava Hermione disperata.
“T…”
“E va bene.” Gridò Harry, sapeva di che cosa erano capaci, non stavano solo cercando di spaventarli. Non ci avrebbero messo nulla ad uccidere Fred, era solo un traditore in meno, non importava che fosse appena diciottenne.
Lucius sorrise malvagio e allungò una mano, vittorioso. Le prese sui ragazzi si allentarono, George tornò a respirare, il gomito del Mangiamorte era stretto intorno al suo collo, riuscì a guardare il suo gemello ancora in ginocchio, ma senza che si fosse piegato per davvero; e sentì di essere così fiero di lui, ma al tempo stesso avrebbe voluto ucciderlo per la sua vena ribelle che usciva fuori anche in momenti come quelli.
Niente li avrebbe cambiati, ma aveva rischiato di perderlo per davvero. Sentì il salato delle lacrime in gola.
Harry stava per porgere la sfera a Lucius, ma una luce bianca brillò luminosa per un momento. Sirius comparve dietro Malfoy, che si voltò confuso.
“Allontanati dal mio figlioccio.”
E gli sferrò un bel pugno sul naso.
Immediatamente gli Auror si Smaterializzarono con le stesse luci bianche in vari punti della stanza, disperdendo i Mangiamorte. Remus, Tonks, Molly, Arthur, Malocchio, Kingsley. Erano tutti lì per loro.
Malocchio si avventò sul Mangiamorte che puntava ancora la bacchetta alla testa di Fred e lo teneva fermo, e lo fece volare in aria per parecchi metri, aiutando poi il gemello ad alzarsi, che lo ringraziò e corse da Hermione e l’abbracciò, per poi farla abbassare di colpo e allungare la bacchetta oltre la sua schiena.
“STUPEFICIUM!”
Un Mangiamorte fu scaraventato via, Hermione si tirò su. “Complimenti Weasley.” Poi si separarono, dando man forte agli Auror e membri dell’Ordine.
George corse verso Fred e lo abbracciò dietro ad una roccia. “Tu sei pazzo, ma ti sembra il momento di fare l’eroe innamorato?” Gridò strattonandolo e abbracciandolo scoppiando in lacrime.
Fred rise piano, mentre gli incantesimi volavano da tutte le parti. “Era il momento perfetto per fare gli eroi.” Rispose ironico, stringendogli la mano e alzandosi di scatto.
“Non farlo mai più.” Gli ordinò George serio, seguendolo e Schiantando un Mangiamorte che correva verso di loro.
Tutti i cattivi si stavano Smaterializzando spaventati, accerchiati e inferiori di numero.
Alla fine rimase solo Lucius, intento a recuperare la profezia a tutti i costi, che però cadde e si ruppe.
Sirius lo incalzò colpo, dopo colpo e lo fece indietreggiare, Schiantandolo con forza. Harry lo guardò sorridendo, ma dietro a Sirius comparve Bellatrix, la bacchetta puntata contro di lui.
“AVADA KEDAVRA!”
 
 
 
§
 
 
 
Draco atterrò goffamente nel camino del salotto di Grimmauld Place, sollevando polvere e fuliggine nera ovunque. Si alzò di scatto, leggermente rintronato per tutti quei viaggi, ma scosse la testa e si aggirò per la casa.
“Professor Silente? PROFESSOR SILENTE!” Gridò chiamandolo a gran voce, girò un angolo, aprì una porta e lo trovò in cucina, una musica allegra diffusa nell’aria, intento a cucinare la cena fischiettando.
Nella padella friggevano delle uova. Si voltò verso il ragazzo leccandosi le dita. Era vestito con una vestaglia azzurra, la barba legata, lo sguardo felice, ma sorpreso.
“Signor Malfoy, cosa ci fa qui?”
Draco si gettò su di lui spaventato per i suoi amici e tutti quanti, sperando che fossero già arrivati ad aiutarli, “Harry ha avuto una visione credendo che Voldemort stesse torturando Sirius, ma era una trappola, voleva che lo vedesse, per attirarlo lì.”
“Dove?” fece lui improvvisamente serio e pensieroso.
“Al Ministero.”
“Gli Auror?” Domandò lui attento, allarmato, spegnendo con uno schiocco di dita il fuoco sul fornello.
“Dovrebbero essere già lì, li ho avvertiti.”
Silente lo superò e si cambiò abito con un gesto della mano mentre camminava, andando in salotto.
“Sei stato molto bravo Draco.”
“Mi porti con lei la prego.” Lo seguì lui.
Silente si voltò sorridendo dolcemente.
“Mio padre è là, a fare del male ai miei migliori amici, alle persone a cui voglio più bene a questo mondo. Non posso permetterglielo, sono stato già messo da parte troppe volte.”
Silente gli mise le mani sulle spalle e lo fissò con intensità. “Ammiro il tuo immenso coraggio, e il tuo amore per i tuoi amici, dentro di te batte il cuore di un leone come quello di un serpente. Il tuo momento arriverà Draco, in cui non potrai più stare in disparte, farai un passo avanti, e saprai tu quando sarà il tempo.
Ma non è oggi. Devi rimanere qui al sicuro. So quanto è difficile aspettare mentre i tuoi amici rischiano la morte, ma è così che deve andare, oggi. Un domani sarai solo tu l’artefice del tuo destino, e la tua voce si alzerà più alta di qualunque altra. Non dubitare mai di te stesso.”
Gli sorrise con decisione e si Smaterializzò, lasciando il biondo a crollare sul tappeto nero, al centro della stanza.
Kreacher si avvicinò a lui mesto, dall’altra stanza, porgendogli un porta sigarette di metallo lucido.
“Grazie,” mormorò il biondo sfilandone e accendendosene una con un colpo di bacchetta, aspirando e tossicchiando. Ne aveva davvero bisogno in quel momento.
 
 
 
§
 
 
 
 
Harry guardò Sirius morire davanti ai suoi occhi, e scomparire. Per sempre. Tutti lo guardarono terrorizzati, inseguire Bellatrix in preda ad una rabbia cieca, Hermione tentò di corrergli dietro, ma i gemelli la bloccarono, e così rimase a piangere sconvolta per lui e per Sirius, tra le loro braccia. Stringendosi poi a Ginny.
 
Arrivò anche Voldemort incontro ad Harry, ma per fortuna Silente, avvertito in tempo da Draco comparve da uno dei camini, affrontandolo nella piazza centrale del Ministero. Riuscì a sconfiggerlo e trattenerlo quel tanto per far arrivare Caramell che lo vide con i suoi occhi.
Anche tutti loro insieme agli Auror, giunsero dall’altra stanza, Harry era svenuto, senza più forze.
Avevano perso di nuovo qualcuno, questa volta però era parte della famiglia di Harry, e della loro. Non c’erano parole per consolarlo.
Tutti portarono i ragazzi alla Tana.
Remus si offrì di andare a recuperare Draco al posto di Sirius. Si sarebbero ritrovati tutti a casa Weasley.
 
 
§
 
 
 
Draco era seduto sul divano, gli occhi incollati al camino, in attesa che Sirius venisse a prenderlo, faceva dondolare velocemente un piede su e giù, in ansia.
Improvvisamente il caminetto si riempì di una luce verde abbagliante, il biondo si alzò e si mise una mano davanti agli occhi sorridente.
Ma gli si spense quando si ritrovò davanti il suo ex professor Lupin, e ora membro dell’Ordine della Fenice, con un’espressione distrutta dipinta in volto e gli occhi lucidi.
“Dov’è Sirius?” Domandò il giovane mago avvicinandosi, il cuore pesante come il piombo, temendo la risposta.
Che non arrivò, ma Draco capì immediatamente tutto, solo dallo sguardo di Lupin, pieno di dolore ancora fresco, mentre gli tendeva una mano, invitandolo a seguirlo.
Draco deglutì, si infilò in tasca il portasigarette e accettò la sua mano, scomparendo con lui un attimo dopo.
 
 
 
Draco entrò insieme a Lupin alla Tana, nel salotto, dove tutti erano seduti un po’ ovunque, sulle poltrone, per terra, sui tavoli sulle sedie di legno. Al biondo sembrò che tutto si muovesse a rallentatore intorno e lui, c’era chi piangeva disperato, chi parlava sommessamente, chi stava in silenzio.
Guardò Hermione appoggiata alla spalla di Fred, che fissava fuori dalla finestra senza dire una parola. Il viso era rigato dalle lacrime, ma non piangeva, le labbra erano serrate. Un lungo taglio rosso spiccava sulla sua guancia, ancora fresco.
Draco seguì il suo sguardo, dopo essersi scambiato un breve cenno d’intesa con Fred, e osservò fuori dalla finestra.
Harry era in piedi, nel cortile laterale, immobile sull’erba, e fissava davanti a sé.
“Tornerà a Privet Drive quest’estate. E’ più al sicuro lì.” Disse Malocchio notando lo sguardo del biondo.
“E’ più sicuro per tutti noi.” Aggiunse rammaricato Silente, lo sguardo rivolto verso il soffitto.
“Io…” iniziò Draco.
“Tu resterai qui dopo la fine della scuola. Per quanto tempo vorrai.” Affermò Molly sicura interrompendolo, sorridendogli a stento.
“Devo… devo portare via le mie cose.”
“Qualcuno andrà per te.”
“No.” Disse con fermezza lui, “è troppo pericoloso e siete già stati troppo gentili con me. Devo farlo io.”
Guardò Molly e Arthur con decisione, e i due sorrisero, capendo il suo bisogno di affrontare i suoi una volta per tutte.
Sospirò leggermente sollevato e si avviò fuori, fino a quando giunse alle spalle di Harry.
Il vento scompigliava i vestiti e i capelli ad entrambi. Harry chiuse gli occhi sentendo Draco arrivare.
“Un’altra persona è morta al posto mio. Sono stufo di essere quello che deve sempre essere salvato, mentre tutti muoiono per me.” Disse con un filo di voce, atono, non sapeva più cosa provare. Il mondo gli era crollato addosso.
Draco si avvicinò in silenzio, e si affiancò a lui, guardando in avanti.
“Non ti dirò di non starci male, di non piangere, che tutto passerà. Perché non è vero,” Harry lo guardò, “con il tempo certo le cose si aggiusteranno, ma non è ancora niente rispetto a quello che succederà. Perché ormai è inevitabile, e così vicino…”
Gli mise un braccio sulle spalle, stringendolo forte e cercando di trattenere le lacrime, fu un momento carico di emozioni per entrambi, “però una cosa te la posso dire. Non puoi impedire a quelli che ami di proteggerti fino alla morte.” Guardò per un attimo verso la casa, “Hermione, Ron, Ginny, Fred, George, Remus… loro saranno sempre lì per te, come c’era Sirius, come c’erano i tuoi genitori. E come ci sarò io.” Affermò con sicurezza e Harry trattenne un singhiozzo guardandolo di lato.
“Nessuno di noi rinuncerà a proteggerti fino alla fine, perché tu, solo tu, puoi fermarlo Harry. Nessun altro può. E tutto questo…” si bloccò per un nodo alla gola e il salato delle lacrime, “…dolore, questo terribile dolore, questa sofferenza non finirà mai finché lui non morirà.”
Fece una pausa e sospirò, riprendendo fiato, “ti prometto che un giorno, quando tutto questo sarà finito, questo dolore finirà, sarà solo un brutto ricordo, e sarà una vita migliore, vivendo dell’unica cosa che ci sta tenendo a galla ora, che ci fa andare ancora avanti…”
Lo guardò con i suoi occhi grigi, incontrando quelli azzurri velati del Prescelto, “l’amore, l’amicizia. Queste cose non te le toglierà mai nessuno, anche nel momento in cui ti sentirai più solo. Perché non lo sei Harry, non sei solo e non lo sarai mai.”
Harry scattò in avanti e lo abbracciò con foga, aggrappandosi alla sua tunica e scoppiando a piangere, per la commozione, per la paura, ma anche per liberarsi di tutto quel peso che così giovane si portava dentro da sempre. E chi poteva capire quel peso meglio di Draco? Erano così simili in fondo.
Harry si lasciò cadere in ginocchio, senza forze per il pianto e il dolore, ma capendo fino in fondo le sue parole così vere e forti, e Draco lo seguì stringendolo a sé, finendo in ginocchio pure lui sull’erba; senza staccarsi per un momento da Harry, che si sfogò senza vergogna.
Mentre tutti gli altri giovani maghi e i membri dell’Ordine, erano usciti dalla porta, o affacciati alle finestre, e fissavano quella scena in silenzio. Fissavano quei due legati da quell’amicizia così strana, profonda, che aveva legato quei due ragazzi che pensavano non avere nulla in comune, ritrovando invece lo stesso dolore nell’altro.
Rimasero a lungo a guardarli, mentre il dolore a quella vista pian piano, anche se solo in minima parte si affievoliva, caricandoli di una nuova speranza, una nuova forza, nuovi sentimenti per cui combattere.
Amore.
Amicizia.
Fratellanza.
Famiglia.
Non era ancora finita.








NOTA DELL'AUTRICE: Ciao! Eccovi come promesso il nuovo capitolo. Questo segue molti gli avvenimenti generali del quinto film (la scoperta dell'ES, l'uscita di scena dei gemelli, l'incursione al Ministero,) ovviamente con al centro la storia d'amore dei due, anche se mi sono voluta soffermare su Draco per designare bene il suo ruolo, che è costretto a seguire, ma qualcosa cambierà....
Spero vi sia piaciuto, anche se leggermente più spostato su tutti, ma il prossimo sarà incentrato molto sui due, e succederà un evento BOMBA, ve lo dico già così vi mordete le mani dalla curiosità. Spero come sempre di essere all'altezza.
A presto :) fatemi sapere cosa ne pensate! Attendo i commenti con ansia come voi attendete i capitoli. Ciao!

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Capitolo 33
*** LUCCIOLE ***


CAPITOLO TRENTATRE’
 
 
SESTO ANNO: TANA – MALFOY MANOR (ESTATE)

 
 
 
 
 
 
Draco si svegliò di soprassalto per le urla che provenivano dalla stanza accanto, scostando le coperte di getto. Si guardò per un momento con Ron, svegliato anche lui nello stesso modo.
“AHHHH! Aiuto!”
Un altro urlo squarciò il silenzio, ancora più acuto. I due si gettarono fuori dal letto, i piedi nudi sulle assi di legno. Draco guardò fuori per un momento, era l’alba.
Corsero fuori dalla stanza e si precipitarono in pigiama in quella di Ginny, dove dormivano le ragazze.
Aprirono la porta e videro Hermione e Ginny, in piedi sul letto di una delle due che strillavano come matte, aggrappate l’una all’altra. Il pavimento era completamente ricoperto di insetti e serpenti, che strisciavano verso il letto, iniziando ad arrampicarsi su di esso.
Hermione li guardò in preda al panico, “non riesco a raggiungere la mia bacchetta,” era infatti appoggiata sul comodino accanto al suo di letto. Draco suo malgrado scoppiò a ridere per quella scena estasiante, seguito a ruota da Ron, anche se stava ben nascosto dietro a Draco, lanciando occhiate preoccupanti ai ragni sul pavimento.
“Cosa diavolo avete da ridere?”
“Fate qualcosa!”
Da dietro i due ragazzi spuntarono i gemelli, ridendo come matti. Erano sempre altissimi, i capelli leggermente fatti crescere, ma sempre identici, gli occhi grandi e brillanti.
Si erano leggermente ingrossati dall’anno precedente.
Ormai era fine giugno. Hermione era rimasta con i suoi per un paio di settimane, cercando di spiegargli perché non poteva rimanere di più, era difficile, ma loro avevano capito. Era tornata da pochi giorni alla Tana, con l’intenzione di rimanere con loro tutta l’estate. Voleva passare più tempo possibile con quel fuori di testa di Fred. Anche se in quel momento ci stava davvero ripensando.
Draco aveva rimandato il breve ritorno a casa sua per prendere i suoi averi, impaurito, ma senza darlo troppo a vedere, vivendo con i vestiti di Ron. E questo era già divertente di suo.
Harry sarebbe arrivato ad inizio luglio, e poi dopo qualche tempo, quando se la sarebbe sentita, Draco sarebbe partito per Malfoy Manor in giornata, per poi ritornare subito. Gli altri avevano provato a convincerlo a farci andare qualcun altro, o di accompagnarlo, ma il ragazzo era stato irremovibile. Lui solo.
Aveva mandato una lettera dopo che erano tornati ad Hogwarts per gli ultimi due giorni di scuola, per il ritiro dei risultati degli esami, avvertendo i suoi che non sarebbe tornato a casa per un po’.
Ora era in casa Weasley, viveva con loro, da tre settimane intere. Era il paradiso, nonostante tutto quello che era successo a loro e a Harry. Erano una famiglia ora, e non voleva separarsi più da loro.
“Fred!”
“George!” Gridarono le due, nere per la rabbia, fissando con odio i due dietro a Draco e Ron.
“Che c’è?”
“Non fate i finti tonti.”
“Perché ogni volta che succede qualcosa pensate a noi poveri angeli innocenti?”
Hermione spalancò la bocca, mai aveva visto tanta sfacciataggine.
“Ma se ieri sera ho detto che avevo avuto un incubo terribile dove venivo ricoperta da insetti assassini.” Gridò Ginny scacciando uno scarafaggio con il cuscino che era riuscito ad arrampicarsi sul materasso.
“Che fantastica coincidenza…” dissero i due maligni in coro, fissando le due. Draco si teneva la pancia dal ridere nel vedere le due in quello stato. I pigiami estivi, i capelli arruffati, lo sguardo spaventato, era impagabile.
“NON STATE Lì IMPALATI!”
“FATE QUALCOSA!” Gridò Hermione indietreggiando sulla sponda opposta del letto quando un serpente si avvicinò pericolosamente a lei.
Draco agitò la bacchetta e immediatamente tutti gli insetti fatti apparire con un incantesimo, scomparvero volatilizzandosi in fumo.
Le due si accasciarono sul materasso, sconvolte e tremanti per il brutto risveglio.
“Siete morti.” Dissero le due, e saltarono giù dal letto.
“Corri.” Disse George a Fred, che lo seguì ridendo per le scale, scappando davanti a quelle due piccole furie che gli correvano dietro come forsennate, mentre Draco e Ron si spostavano di lato per farle passare.
“Uova e bacon?” Domandò Draco ridendo per le urla dal piano di sopra e il rumore dei piedi sulle scale di legno.
“Oh si ti prego.” Rispose Ron seguendolo al piano di sotto, lasciando i quattro a bisticciare.
Ginny ed Hermione arrivarono davanti alla porta dei gemelli, che venne chiusa in faccia all’ultimo alle due, le quali iniziarono a battere con le mani forte sul legno.
“Aprite codardi!”
“Affrontateci da veri uomini.”
Silenzio dalla parte opposta.
Si sedettero in attesa, continuando a bussare; sarebbero dovuti uscire per forza prima o poi. E loro sarebbero rimaste in attesa per fargliela pagare.
Dopo un po’ Ginny, stanca, rallentò il ritmo sul legno della porta, appoggiandocisi contro, avvilita. Poi si illuminò.
“Vedo se riesco a passare dalla finestra.” Disse Ginny furba a bassa voce, correndo nel bagno degli ospiti accanto alla stanza dei gemelli, mentre Hermione continuava a bussare senza tregua, cercando invano di aprirla con il suo peso, alzandosi in piedi.
Improvvisamente la porta si aprì con un cigolio e lei quasi cadde in avanti, presa alla sprovvista.
Alzò lo sguardo e vide Fred davanti a lei, coperto solo con un asciugamano in vita, molto in basso, che lasciava volutamente intravedere la V del suo bacino scolpito.
Era completamente bagnato, centinaia di goccioline erano ben visibili sulla sua pelle liscia, i capelli rossi più lunghi bagnati lo rendeva ancora più bello, e affascinante.
No non solo, tremendamente sexy e irresistibile. E come se non bastasse sfoggiò quel suo sorriso smagliante e malandrino, con tanto di fossette, che faceva perdere vari battiti ad Hermione ogni singola volta.
“Ti serve qualcosa Granger?” Domandò innocente, una mano appoggiata sullo stipite, passandosi i capelli bagnati con un piccolo asciugamano, scuotendoli in modo sensuale.
Hermione sbarrò gli occhi e ammutolì, la gola secca. La testa annebbiata. Non aveva parole, era così bello. Troppo.
“Cerchi George? E’ sotto la doccia, proprio…” e fece tendere il muscolo del bicipite al massimo, mostrandolo volutamente, indicando il bagno nella loro stanza alla sua sinistra, “da quella parte.” Disse malizioso, ma Hermione scosse la testa, capendo al volo cosa stava cercando di fare.
“Fai sul serio?”
“Ti sto solo sbattendo in faccia quanto sia inutile resistermi ancora a lungo…”
“Oh ma davvero?” Domandò lei divertita, chiedendosi per davvero se ne valesse la pena resistere, e spingendolo dentro alla stanza, iniziando a baciarlo con foga. Fred ricambiò immediatamente, piegandosi verso di lei. Hermione non riuscì più a pensare a nulla, con le sue labbra posate sulle sue, le sue mani che la stringevano, la facevano sussultare ovunque si spostassero. Lui le tolse velocemente la maglietta del pigiama, facendola rimanere in reggiseno e pantaloncini. A quella vista sorrise mordendosi un labbro, e si rigettò su di lei.
Hermione sorrise quando si avvinghiò a lui e avvertì l’erezione di lui che faceva fatica a rimanere nascosta sotto all’asciugamano bianco.
Hermione si aggrappò alle sue spalle, perdendo ogni senso del tempo e del mondo, indietreggiando velocemente, e tirandolo con sé, sbattendo sulla porta del bagno.
“No, no Hermione non qui dentro, c’è veramente…” provò a dire lui sulle sue labbra, ma la spinta che diede Hermione fu troppo forte, e fece aprire la porta di scatto. Si ritrovarono dentro, cadendo l’uno sull’altro e sentirono un grido di sorpresa.
Hermione si sollevò appena da sotto il corpo di Fred, a terra e vide George nella doccia, insaponato da capo a piedi che si voltò verso di loro sconvolto, guardandoli.
“Ma che diavolo fate? Proprio qui dovete venire a farlo?”
“No no no George non è come sembra.” Provò a dire Hermione coprendosi i seni con le braccia, anche se l’aveva vista in costume, in quel momento era terribilmente imbarazzata; cercando di non guardarlo, anche se l’aveva già visto nudo e anche se il vetro era comunque appannato.
Ora stava con il suo gemello…
“Ah no? E perché mi stavi trascinando nel bagno”? Domandò ironico Fred, incrociando le braccia e mettendosi in ginocchio davanti a lei, ancora seduta.
“Beh io…”
“O per Merlino…”
“Cosa?”
“Tu stavi cedendo.” Disse lui divertito puntandole un dito contro. Lei lo allontanò scocciata. “Non è vero.”
“Invece si che è vero.”
“No!”
“A me non sembrava avessi molti dubbi a riguardo Granger” commentò George dalla doccia accanto per nulla a disagio, dopo che la sorpresa era passata, reggendo come sempre il gioco a Fred, anche se quella volta, era la verità. Ma Hermione non lo avrebbe mai ammesso.
Era così divertente però vederla arrossire in quel modo dolce, pensò Fred.
Hermione spalancò la bocca, negando senza ritegno, “non ci sperare Weasley, manca ancora un mese.”
“Esattamente ventisette giorni.”
“Li conti?”
“Oh si dolcezza.”
“Sei così impaziente?”
“Come lo sei tu.” Ribatté lui saltandole addosso e baciandola ovunque, e facendole il solletico, facendola riappoggiare sulle piastrelle del pavimento del bagno e sovrastandola con il suo corpo.
Hermione rise e lo guardò dal basso, spostandogli un ciuffo dal viso.
“Hermione aspetta vengo a salvarti!”
Tutti e tre si girarono verso la loro stanza, esattamente dal lato opposto, davanti a loro, Ginny si era arrampicata a fatica nella loro finestra, scavalcandola con un grande impegno.
“Ginny!” Gridò arrabbiato Fred, “quante volte ti devo dire che non puoi entrare nella nostra stanza?” Alzandosi appena per mettersi seduto, e così mostrò Hermione sotto di lui, che si rialzava fissando l’amica. George nella doccia guardava la sorellina scocciato quanto il gemello.
Ginny si bloccò a metà, una gamba fuori e una dentro, spalancando la bocca inorridita.
“O PER MERLINO!”
“No Ginny non è come sembra!”
La rossa scavalcò agilmente l’ultimo ostacolo e si ritrovò dentro la stanza, “lo state facendo mentre George vi guarda? EWW!” Domandò sconvolta, Fred si voltò di fretta mettendo davanti le mani, “no no no no Ginny non è affatto così.”
“E allora cosa ci fate mezzi nudi sul pavimento del bagno insieme a George nella doccia?”
George si stava scompisciando dal ridere, “in effetti visto da fuori non deve lasciare molto all’immaginazione…”
“Oh andiamo George non aiuti.”
“Pensavo che me lo avresti detto quando tu e Fred l’aveste fatto!” Sbottò la rossa più preoccupata per quello che per un possibile incesto tra i suoi fratelli.
“Infatti non abbiamo ancora… ma perché sono tutti così interessati a questa cosa?”
“Perché non ne possiamo più di vedere te che cerchi inutilmente di resistere per chissà quale motivo e Fred che sfoggia il suo sex appeal per convincerti.” Rispose con un verso di disperazione George da dietro il vetro, “anche se te l’ho detto già Granger, se vuoi provare la vera magia, basta che apri questo vetro e ti farò vedere…” Disse malizioso, il corpo mezzo appoggiato sul vetro della doccia.
Fred diede un colpetto al vetro con una mano, facendolo tremare, “adesso falla finita gemellino.” Disse divertito, alzandosi in piedi e aiutando Hermione a fare altrettanto, uscendo dal bagno.
Hermione si rimise la maglietta del pigiama rossa in viso, e Fred le spinse tutte e due fuori dalla loro stanza.
“E’ stato un vero piacere.” Commentò ilare, chiudendo la porta dietro di loro.
Hermione sospirò ammaliata, e Ginny alzò gli occhi al cielo fissandola, per poi avviarsi verso le scale sbuffando.
“Che c’è?” Domandò Hermione tornando alla realtà, seguendola, “che c’è?”
 
 
 
§
 
 
 
A colazione erano tutti giù, a gustarsi le uova e bacon, e le crepes cucinate da Ron e Draco.
Presero posto ridacchiando, Hermione parlando a bassa voce con Ginny, arrivarono anche i due gemelli, poi Molly e Arthur, per niente straniti da tutto quella confusione.
Erano abituati, e avere anche Draco ed Hermione intorno li rallegrava come non mai.
Presto sarebbe arrivato anche Harry.
“Non dovevi caro,” mormorò Molly commossa guardando la tavola imbandita, rivolta a Draco.
“Mi fa piacere davvero.”
“Draco sono buonissime.” Disse Ginny con la bocca piena.
“Bello, biondo, avvenente, alto, sguardo accattivante, bravo a scuola, e ora pure cuoco. Se non mi piacessero le ragazze saresti il primo della mia lista.” Affermò George mettendosi in bocca una bella forchettata di crepes, scatenando risate in tutto il tavolo. Draco sorrise arrivando con l’ennesima padella a tavola piena di frittelle.
“Ne sono onorato.”
Tutti scoppiarono a ridere, gli avvenimenti di poche settimane prima erano ancora vividi, terribili, ma poco a poco le cose stavano tornando alla normalità. Stavano reagendo e andando avanti, spalleggiandosi l’un l’altro.
Draco si sedette a tavola insieme a tutti, ridendo come un matto.
“Passami quelle frittelle. Sembrano invitanti.”
“George, ne hai già mangiate un quintale!”
“Sono Fred mamma! Come fai a non riconoscerci mai?”
“Scusa tesoro. Però quando ti conviene sei George non è vero?”
“Scusa quand’è che ti saresti spacciato per me davanti a mamma?”
Tutti risero ancora, servendosi il cibo meraviglioso di Draco. Si scambiarono piatti, indicando le pietanze da passarsi, parlando del più e del meno. Felici.
 
 
§
 
 
 
Passarono i giorni, arrivò luglio e con lui arrivò anche il giorno dell’arrivo di Harry. Quella sera stessa sarebbe giunto alla Tana, scortato da Silente e sarebbe rimasto con loro fino al momento di tornare ad Hogwarts.
Gli avrebbe fatto bene stare con loro, almeno lo avrebbero distratto da tutto. Con i Dursley non doveva essere una vita facile, doveva sentirsi abbastanza solo.
 
 
Ginny ed Hermione erano sdraiate sull’erba vicine a casa, a prendere il sole, e guardare i ragazzi che lavoravano l’orto sul fianco della Tana.
Il Giradischi incantato per poter funzionare da solo appoggiato accanto a loro, con sparato a palla: Super Freak di Rick James, faceva da sottofondo.
Hermione alzò appena lo sguardo mettendosi una mano sopra agli occhi per coprirsi dalla troppa luce e si morse un labbro. Ginny seguì il suo sguardo curiosa.
Fred, poco distante dagli altri, facendo palesemente finta di non essere osservato dalla ragazza, si alzò la maglietta bianca a maniche corte con fare sensuale per asciugarsi il sudore dalla fronte, per il calore estivo e il lavoro nell’orto, mostrando in pieno l’addome e il petto.
Poi le diede le spalle e si piegò in avanti, mostrando il fondoschiena sodo alla ragazza, raccogliendo un pomodoro e mordendolo in modo provocante, strizzandole l’occhio quando si fu, molto lentamente, rialzato.
Hermione rise in quel suo modo adorabile, arricciando il naso, e Fred credette di morire, ma non lo diede a vedere. Si passò la lingua tra i denti e morse l’aria in direzione di Hermione.
Draco, poco distante, un cappello di paglia in testa, senza maglietta, diede una gomitata a George, ridendo.
“Ancora nulla?”
“Tu che dici?” rispose il rosso divertito, facendo ridacchiare anche Ron, appoggiato ad un albero. “Mai visto così.”
“E’ innamorato perso, sta impazzendo poverino…”
 
Ginny guardò la reazione divertita di Hermione, sorridendo e scuotendo la testa da sotto l’ampio cappello per ripararsi da sole.
“Dovresti lasciarti un po’ andare con lui.”
Hermione la guardò, “lo so, ma ho promesso a me stessa quel limite, non posso infrangerlo.”
“Ma che ti frega? Se senti che è il momento giusto non aspettare…”
Hermione sospirò e pensò a quelle parole. In effetti si sentiva pronta, perché soffrire e far soffrire lui? Anche se sembrava divertirsi molto…
“E Draco?” Domandò Hermione a bruciapelo, facendo sussultare la ragazza.
“Cosa?”
“Non ti piaceva?” Domandò indicando il ragazzo a petto nudo che rideva con Ron.
“Oh no. Non più. Terribilmente attraente, e simpatico, ma no…”
“Come mai?”
Ginny sospirò e cercò di guardare altrove. Non poteva dirle la verità, lo aveva promesso a Draco, non ora che finalmente lui stava meglio.
E poi c’era Harry… era tornata a pensare a lui tutti i giorni, l’idea che venisse a stare da loro per così tanto tempo, la faceva saltare di gioia.
“Harry…” mormorò semplicemente, almeno era una parte di verità. Bastò quello ed Hermione sorrise dolcemente, facendo cadere per grande fortuna di Ginny il discorso.
 
 
 
 
Quella sera a cena i sei ragazzi erano seduti in salotto a giocare ad un gioco da tavola babbano, che Hermione aveva portato da casa. Cluedo.
Aveva spiegato le regole con una certa fatica, e ora stavano giocando in cerchio, alcuni sulle poltrone, altri sul tappeto.
Draco fumava una sigaretta sulla poltrona accanto alla finestra spalancata, leggermente spostato dagli altri, e muoveva la sua pedina verde o alzava le carte con semplici cenni del capo; guardando di tanto in tanto le altre sue carte in mano e la sigaretta tra i denti.
Ron e George erano uno accanto all’altro, quasi schiena contro schiena, appoggiati contro la poltrona dove era seduta Ginny a gambe incrociate, che scrutava gli altri giocatori, come per tentare di capire che carte avessero e chi fosse il colpevole.
“Io dico che è stato Draco.” Disse la ragazza sospettosa.
Draco sbuffò un soffio di fumo e ridacchiò, “non sono Draco stasera, ma il signor Jacob Green, signorina Peacock.”
“E va bene è stato il signor Green.” Gli fece il verso lei con una smorfia.
Fred era sdraiato a terra, la testa sulle gambe di Hermione, cercava di sbirciare le carte di quest’ultima, che le ritraeva dandogli dei buffetti sul naso ogni volta.
“Smettila.”
“Oh andiamo hai tu la corda vero?”
“Non puoi vincere onestamente una volta in vita tua?”
“No.” Disse sfacciato lui facendo schioccare la lingua. La ragazza scosse la testa e si sporse per muovere la sua pedina rossa, nel farlo mise praticamente in faccia il suo prorompente petto a Fred che sbarrò gli occhi e poi li socchiuse ammaliato.
“Sei proprio cattiva a farmi questo Granger…” commentò facendo ridere tutti.
“Oh e non credere che sia casuale.”
“Questo ti rende ancora più malvagia. Che ti ho fatto di male?”
Hermione rise e alzò una carta.  “Secondo me è stato Victor Plum con il coltello in cucina…”
“Mi accusi così?” Domandò sconvolto George, mettendosi una mano sul petto.
“Oh si.”
“Bene, perché…”
Ma un sonoro schiocco in giardino li fece zittire tutti e voltare.
“Harry.” Disse Ginny mollando le carte sulla poltrona, per poi alzarsi di scatto e aprirgli la porta, mentre George si allungava e sbirciava le carte della sorellina alzandole di poco.
Harry entrò in casa seguito da Ginny, il baule e la gabbia di Edwige sempre dietro, che liberò nella stanza e la civetta andò a salutare Jean.
Li salutò tutti con una mano, mentre i suoi amici si alzavano e andavano a salutarlo, abbracciandolo con affetto. Si vedeva che era felice di essere lì, ma la tristezza nei suoi occhi era ancora ben visibile.
Solo Draco non si alzò, ancora stravaccato sulla poltrona, le gambe aperte e la sigaretta ancora in bocca.
“Ciao Potter.” Disse alzando le carte a mo’ di saluto. Harry sorrise, dopo il suo discorso si era sentito ancora più vicino a lui, ma era stato un caso che Draco si fosse comportato in modo così affettuoso e fisico, non era da lui, ma in quel momento si era sentito di doverlo fare, e ne era stato felice, Harry ne aveva bisogno.
Ma ora per quanto gli volesse bene certe smancerie potevano essere evitate.
“Da quando fumi?” Domandò Harry togliendosi la borsa a tracolla e appoggiandola su una delle sedie.
“Da quando ho capito che essere amico tuo non è affatto facile…” commentò il biondo con la sigaretta tra i denti.
Tutti ridacchiarono, poi Harry tornò serio abbassò lo sguardo, non riusciva a smettere di pensare a quello che era successo quasi un mese prima, ed era anche giusto così, ma se Hermione poteva alleviare quel dolore per un po’ era ben felice di farlo.
Si avvicinò al giradischi sulla mensola del salotto e inserì un disco di vinile. Nell’aria iniziarono a risuonare le note di Bring a Little Lovin’ dei Los Bravos.
Hermione iniziò a muoversi a ritmo.
 
……
I know that it's ten and you're stayin' in
La la la la la la la la la

 
Sorrise e allungò una mano a Harry, che indietreggiò appena.
“Oh no ti prego.”
“Andiamo Harry lasciati andare.”
 
And you're stayin' home and I'm all alone
La la la la la la la la la

 
“E’ inutile che tenti di resistere Harry,” disse George alzandosi in piedi e tirando su con se anche Ginny e Ron, iniziando a ballare a piedi nudi sul tappeto, seguendo Hermione, che riacciuffò Harry e iniziò ad avanzare verso di lui, e il ragazzo ad indietreggiare, e poi l’opposto. Hermione fece girare Harry sotto il suo braccio e scoppiarono a ridere.
 
 
Won't you, won't you, won't you
Bring a little water, bring a little wine
Bring a little lovin', and I feel fine
I know that you want to, and I know that you do
Come in here and love with me

 
 
Fred si voltò di scatto e iniziò a muoversi a ritmo di twist verso Draco, ancora seduto che li guardava ridendo.
“Oh no.” Disse il biondo capendo cosa volesse fare il rosso.
“Oh si.”
“Non ci provare Fred.”
Fred continuò ad avvicinarsi ballando a ritmo e facendo giravolte.
“Non fa per me.” Disse lui schiacciandosi contro la poltrona. Hermione superò Fred e guardò Draco muovendo le mani in aria. “Su coraggio.”
 
It's thunder and rains, but it's all the same
La la la la la la la la la
I'm paying for this call, and I don't mind at all
La la la la la la la la la

 
“Non ci provare Granger.”
“Andiamo Draco, nessuno può resistere a questo, non costringermi e venire a prenderti.”
Draco scoppiò a ridere, lasciando cadere le carte, e in effetti si stava alzando lentamente, seguendo senza quasi volerlo quel ritmo bellissimo, iniziò a muovere i piedi, le braccia e le spalle a ritmo del twist fine anni sessanta, ritrovandosi in piedi, la sigaretta stretta in un sorriso ammiccante tra i denti. A ballare con tutti i suoi più cari amici, che esultarono incitandolo e ridendo. Era vero. Ritmo irresistibile.
 
 
Won't you, won't you, won't you
Bring a little water, bring a little wine
Bring a little lovin', and I feel fine
I know that you want to, and I know that you do
Come in here and love with me

 
 
Mentre la canzone continuava iniziarono tutti a ballare al centro del tappeto, un twist esilarante, prendendosi le mani, facendo giri sotto le braccia alzate, muovendosi sul posto o in cerchio.
Fu un momento di ricongiunzione bellissimo, indimenticabile per tutti.
 
 
 
§
 
 
 
La mattina seguente, dopo colazione Molly e Arthur li portarono fuori con una scusa, ordinandogli di mettersi un costume e portare cibo e parei: i ragazzi obbedirono confusi. I due si Smaterializzarono insieme a tutti e con grande sorpresa dei giovani maghi, si ritrovarono su una spiaggia bianca. Non sapevano dove si trovassero, ma era il mare, blu e immenso quello davanti a loro.
Si guardarono per un secondo e poi iniziarono a correre a perdifiato verso il bagno asciuga, mollando tutte le borse e i parei sulla sabbia, mentre Molly e Arthur prendevano posto comodamente.
Arrivarono lanciando via scarpe, e vestiti, rimanendo in costume prima di raggiungere l’acqua.
Hermione si bagnò i piedi e chiuse gli occhi, inspirando l’aria marina, l’odore acre del sale dell’oceano.
Fred e George si gettarono subito in acqua sollevando schizzi a più non posso, ridendo come matti.
Era da anni che non andavano al mare.
Tutti li seguirono in acqua ridendo, giocando come matti, avevano bisogno di quel momento di distrazione, lontani da tutti e tutto per davvero. Quando furono stravolti uscirono ed Hermione si sdraiò sulla sabbia bollente, godendosi quella sensazione incomparabile.
Mentre gli altri tornavano ai teli per mangiare qualcosa, Fred si stese accanto a lei a guardare il cielo blu sopra di loro, poi ruotò appena e si mise un braccio piegato sotto alla testa per poterla osservare.
“Sai, ora che ci penso bene, io e te siamo fidanzati.”
“Ma davvero?” Fece ironica lei, senza aprire gli occhi. Aveva i capelli bagnati all’indietro, sparsi sulla sabbia, alcuni erano appiccicati al collo. Il costume rosa, e il petto che si alzava e si abbassava per la nuotata.
Fred ridacchiò, “intendevo dire che dovremmo fare cose da fidanzati di tanto in tanto.”
“Tipo?” Domandò lei assumendo la sua stessa posizione, rivolta verso di lui.
“Ma non saprei, tu cosa ameresti fare?”
“Mah, cena al lume di candela io e te vestiti eleganti, una fuga di mezzanotte, o fare un bagno di notte assieme, o ballare sotto un cielo di stelle con della musica romantica in sottofondo…” Elencò lei divertita, mentre lui la guardava attento.
“Però… sei preparata.”
Hermione rise.
“E poi ora che ci penso,” continuò lui, “non so alcune cose fondamentali sulla tua vita.”
“Ah si tipo?”
“Tipo… qual è il tuo colore preferito.”
Hermione sorrise, in effetti non avevano avuto molto tempo per parlare di quelle cose nei due mesi in cui erano stati assieme, e prima, beh, prima non erano amici intimi, anche se erano molto vicini; frequentavano anni diversi, e non avevano mai parlato di quel genere di cose. Erano addirittura stati nel corpo dell’altro per due mesi, ma non sapevano molto comunque.
Era tutto nuovo.
Hermione arricciò il naso, “va bene allora, una domanda a testa. Per recuperare un po’ di carenze all’ultimo minuto.”
“Ci sto.”
“Allora, colore preferito…celeste.”
“Rosso.”
Hermione gli sfiorò un ciuffo color fiamma, “come pensavo. Animale preferito?”
“Volpe.” Disse subito Fred pronto, era anche il suo Patronus.
“Mhh… le lucciole.”
“Ah si?”
“Sono meravigliose, quando ero piccola andavo in campagna con i miei e le vedevo sempre, a centinaia, e mia madre, quando morì mio nonno, mi disse che si era trasformato in una di loro, per illuminarmi sempre il cammino.” Si morse un labbro e iniziò a giocherellare con la sabbia tra le sue dita.
“Wow.”
“Già… nonno era forte. Ti sarebbe piaciuto.”
“Ne sono sicuro.”
Si sorrisero dolcemente, e Fred le sfiorò una guancia con due dita, rimanendo in silenzio per un po’,il rosso sembrava molto pensieroso. Poi si riscosse.
“Piatto preferito?
“Pizza.”
“Purè.”
Risero a quello che quella parola gli faceva ricordare, “cane o gatto?”
“Cane.” Disse Fred con fare ovvio, Hermione spalancò la bocca, “gatto. Grattastinchi non te la perdonerà questa.”
Risero ancora, spensierati e felici di quel momento assurdo. Poi si alzarono e raggiunsero gli altri spingendosi divertiti.
“Quindi le cose romantiche ti piacciono?”
“Non lo nascondo, le adoro, al contrario tuo.”
“Già su questo siamo d’accordo. Non fanno per me.”
“Vedrò di farmene una ragione…”
Raggiunsero gli altri, mentre Fred prendeva posto accanto a George, non riuscivano a stare lontani troppo a lungo e Hermione li capiva. Erano così legati, non potevano fare a meno l’uno dell’altro.
“Quando apre il negozio ufficialmente?” Chiese Draco curioso, addentando un panino.
“Il ventinove agosto. Dovete venire all’inaugurazione, assolutamente. Sarà strepitoso.”
“Non mancheremmo mai.”
Fred si sporse vero George, senza farsi sentire da nessuno e gli sussurrò ad un orecchio: “Devi aiutarmi per una cosa.”

 
 
§
 
 
 
Quella sera tornarono alla Tana, stanchi, ma felici di quella giornata al mare. Coloriti dal sole potente, sporchi di sabbia, di sale, i capelli ancora umidi, ma degli enormi sorrisi stampati in volto.
Era stata una giornata fantastica.
Hermione si affiancò a Fred, aspettandosi che attendesse con lei di sotto il suo turno per il bagno per farsi una doccia, e invece corse di sopra, borbottando che doveva fare una cosa.
Hermione rimase in salotto, seduta su una sedia, aspettando in silenzio, giocherellando con una ciocca di capelli.
Improvvisamente George si Smaterializzò accanto al camino, facendo sussultare Hermione. Lo guardò afferrare il suo giradischi e metterselo sotto braccio guardingo.
“George?”
Il rosso cacciò un urlo e si voltò verso di lei. “Che ci fai qui? Ginny doveva tenerti di sopra.”
E si morse un labbro, aveva detto troppo.
“Perché dovrebbe farlo?”
“Ahem…” fece George con una smorfia, mentre guardava oltre le spalle di Hermione, verso la cucina, e vide Harry, Ron e Draco che raccattavano una tovaglia, dei piatti, forchette. Incrociò il loro sguardo e loro gli fecero segno di “No” con le braccia.
Hermione si voltò verso la cucina, per vedere cosa diavolo stesse fissando George in quel modo preoccupato, ma in quell’istante, i tre giovani maghi si lanciarono sotto il tavolo, nascondendosi alla vista della strega, che tornò a fissare sospettosa George.
“Cosa fai con il mio giradischi?”
“Una cosa…” disse lui senza che gli fosse venuto in mente niente di meglio, mentre i tre gattonavano silenziosi nella stanza adiacente; poi tese un orecchio verso le scale, “che cosa? Si certo glielo dico.” Urlò al piano di sopra, “Ginny ti vuole.” Disse facendola alzare.
“Ma io non ho sentito nulla.” Fece la ragazza mentre veniva spinta sulle scale, lontano dalla cucina.
“Fidati, ciao ciao eh.”
E si Smaterializzò in un secondo.
Hermione salì confusa al piano di sopra, ma di Ginny nemmeno l’ombra. Salì ancora di un piano e dalla stanza di Fred e George uscì Ginny, già in pigiama, i capelli bagnati, che la guardò sbarrando gli occhi.
“Ginny!” Esclamò lei, “George mi ha detto che mi cercavi.”
“Ah si?... Oh si certo, volevo dirti che… il bagno per la doccia era pronto.” Disse radiosa, indicandole la porta del bagno.
Hermione socchiuse gli occhi e la squadrò, era brava a mentire la piccola Weasley, qualcosa però non quadrava, ma decise di lasciar correre. Guardò Ginny mentre correva di sotto agitata.
Che strana famiglia…
Hermione rimase un attimo immobile, confusa da quello strano comportamento di tutti, poi scosse la testa ed entrò nel bagno, lasciando a terra il pareo, e iniziando a spogliarsi lentamente.
Si tolse la felpa, le scarpe, e rimase con il suo vestito leggero corto ed estivo, che aveva indossato quella mattina per andare al mare.
Stava per slacciarselo, quando un “crack” dietro di lei la fece sussultare. Sorrise e si voltò, ritrovandosi Fred che la fissava smagliante, appoggiato alla porta chiusa del bagno. Ancora vestito con la maglietta grigia e gli shorts del costume a fiori lunghi fino al ginocchio.
“Se questo è un tuo strano modo per convincermi a fare la doccia assieme, non attacca.” Disse lei ironica, incrociando le braccia.
Fred sospirò, picchiettando con la mano il muro del bagno mentre si avvicinava a lei, sovrastandola come sempre, e sorrise beffardo quando le si parò a pochi centimetri.
“No, era solo un malvagio piano per impedirti di fare la doccia.”
“Come mai?”
“Perché dobbiamo andare a cena.” Rispose lui e le tese la mano, Hermione lo guardò senza capire, ma gliela prese comunque, e con sua grande sorpresa si Smaterializzarono immediatamente.
Hermione si ritrovò scombussolata, non era ancora abituata a viaggiare in quel modo, ma quell’anno avrebbe imparato anche lei.
Si piegò un attimo in avanti chiudendo gli occhi, poi quando si rialzò e li aprì, rimase senza parole, guardandosi intorno.
Si trovava in una radura erbosa circolare, circondata da alberi. Poco distante sorgeva un laghetto con una piccola cascata in fondo sulla parete di roccia.
In mezzo al prato, c’era un tavolino di legno, apparecchiato, il giradischi era appoggiato a terra poco distante, su una pietra, e accanto al tavolo, illuminato da un paio di candele, c’era Fred, che la fissava sorridente.
Allungò una mano e la invitò ad avvicinarsi, Hermione obbedì ammaliata, non aveva idea di che cosa stesse succedendo.
Lo guardò chiedendo spiegazioni.
“Fuga notturna,” rispose lui calmo alzando un indice.
Lei guardò il tavolo, elegante, rischiarato dalla luce delle candele, sui due piatti sorgevano due fette di pizza. Sorrise.
“Cena al lume di candela,” continuò lui facendola accomodare su una delle sedie e alzando il secondo dito, “non siamo vestiti eleganti, ma basterà comportarci in modo elegante e andrà bene,” precisò indicandosi il costume ridendo, ma Hermione aveva le lacrime agli occhi.
Fred sorrise e si accomodò in modo teatralmente decorso, per poi afferrare la fetta di pizza e addentandola vorace.
“Meno male che il tuo piatto preferito è la pizza, perché qualunque altra cosa non avrei saputo come recuperarla in tempo.”
“Aspetta, sei andato apposta a prenderla?”
“Mi sono Smaterializzato in una pizzeria della Londra magica, devo fargli i complimenti la prossima volta che vado, è davvero ottima,” disse lui afferrando con i denti la mozzarella filante e strappandola dalla fetta.
Hermione scoppiò a ridere e iniziò a mangiare la sua fetta, aveva una fame incredibile, ancora commossa da quel gesto così premuroso.
Chiacchierarono mentre finivano la cena, Hermione rideva continuamente, non riusciva a smettere, Fred la faceva sentire perfetta, divertente, bellissima, anche se lei non ci aveva mai creduto. Ma ogni volta che la guardava, lei si sentiva così, grazie ai suoi sguardi pieni d’amore.
Improvvisamente Fred si sfregò le mani, si alzò lentamente e schioccò le dita. Il giradischi iniziò a ruotare da solo, facendo partire una canzone scelta da Fred tra i dischi di Hermione.
Neutron Star Collision, dei Muse. Una delle band preferite di Hermione, che infatti sorrise soddisfatta, i gomiti appoggiati sul tavolo.
 

I was searching
You were on a mission
Then our hearts combined like
A neutron star collision


 
“Che fai?”
Fred si avvicinò a lei solenne, aggirando il tavolino, e le porse galante una mano, alzando il terzo dito dell’altra mano, “ballare sotto un cielo di stelle con della musica romantica in sottofondo.” Disse ripetendo le esatte parole della ragazza di quella mattina. Hermione accettò la sua mano e si lasciò guidare da lui fino al centro del prato verde.

 
I have nothing left to lose
You took your time to choose
Then we told each other
With no trace of fear that


 
Fred prese una delle mani di Hermione sollevata in aria, poi la strinse a sé per la vita e sorrise malizioso, iniziando a girare piano in cerchio.
Poi lui guardò in alto, “purtroppo le stelle stasera non ci sono,” Hermione seguì il suo sguardo, “ma possiamo rimediare.”
Aprì il palmo della mano, e come per magia, anzi, proprio per magia, migliaia di piccole lucciole luminose si levarono dal terreno, uscendo dagli alberi, dalle foglie, dai fili d’erba intorno ai due ragazzi, e iniziarono a volteggiare intorno e sopra di loro, illuminando l’intera radura.
Hermione sentì il suo cuore fermarsi per l’emozione, non sapeva che cosa dire. Gli occhi divennero lucidi e trattenne un singhiozzo misto ad una risata.
Era un momento perfetto, e non riusciva a credere che Fred avesse preso così alla lettera i suoi desideri romantici di quella mattina, pensava fosse solo un gioco, o semplice curiosità.
Ma si era ricordato di tutto, e sotto quel tetto di luci, che era uno spettacolo meraviglioso, il più bello a cui avesse mai assistito, sentì di sentirsi completa, e non voleva fare altro che passare il resto della vita con Fred.
Fred la strinse ancora di più a sé, notando con gioia la sua reazione piena di commozione, e la baciò dolcemente, con calma, senza fretta, lasciando che fosse lei ad approfondirlo e tirarlo a sé, stringendo le mani nei capelli rossi. Fred fece lo stesso con la mano stretta alla sua vita, passandole sulla schiena e arrivando fino al collo e alla nuca, facendo rabbrividire Hermione.
 
 
Our love would be forever
And if we die
We die together
And lie, I said never
'cause our love would be forever

 
 
 
Hermione scoppiò a ridere e si staccò appena, per guardare ancora quegli occhi nocciola imparagonabili.
“Non ci posso credere che hai organizzato tutto questo in dieci minuti.”
“Abbiamo organizzato,” la corresse lui continuando a girare in cerchio.
“Oh ecco perché erano tutti così strani.” Rise lei, e Fred ricambiò, abbracciandola con dolcezza.
“Grazie Fred per tutto.”
“Non è mica finita qui futura signora Weasley.” Disse lui divertito, staccandosi dall’abbraccio, mentre Hermione scuoteva la testa esasperata, ma divertita e curiosa. Si sentì immensamente felice che l’avesse chiamata così, anche se ci scherzavano sopra.
 

The world is broken
Halos fail to glisten
You try to make a difference
But no one wants to listen

 

Guardò Fred camminare all’indietro mentre si toglieva la maglietta e la lasciava cadere sull’erba, rimanendo in costume. Si avvicinò al bordo del laghetto dall’acqua limpida e illuminata dalla luce delle lucciole che volteggiavano ancora in aria.
“Bagno di notte assieme.” Disse lui semplicemente, alzando le mani, e si diede la spinta per una capriola all’indietro, finendo in acqua, e sollevando molti spruzzi.
Hermione scoppiò a ridere, adesso aveva fatto davvero tutto quello che lei gli aveva confidato volesse fare con lui, ma tutto assieme in una sola serata. Cosa poteva esserci di meglio?
Wow…
Si avvicinò al bordo slacciandosi il vestito e lasciando che scivolasse a terra, ai suoi piedi. Rimase con il suo costume rosa, e si tuffò in acqua di testa, elegantemente, riemerse accanto a Fred che la fissava con la bocca sott’acqua, lo sguardo furbo. I capelli bagnati tirati all’indietro.
“Pure quando ti tuffi sei noiosa.” Commentò acido, e si beccò dell’acqua sputata in faccia dalla ragazza, che ridacchiò divertita.
Fred si asciugò gli occhi e alzò le spalle, “e va bene, l’hai voluto te.”
Scattò verso di lei per afferrarla, Hermione cercò di scappare gridando impaurita e divertita al tempo stesso.
Riuscì a schivarlo, nuotando verso il centro del laghetto, ma Fred la raggiunse e l’afferrò ridendo. Hermione tentò di liberarsi e di affogarlo, giusto il tempo per nuotare via e scappare di nuovo.
 

Hail,
The preachers, fake and proud
Their doctrines will be cloud
Then they'll dissipate
Like snowflakes in an ocean

 
 
 
Si aggrappò al bordo e si voltò a guardarlo, mentre Fred spuntava dalla superficie dell’acqua con un sorriso maligno, pronto ad afferrare la sua preda. Hermione lo guardò attentamente, seria e pensierosa.
Era così bello, con i capelli bagnati, le ciocche ribelli, lo sguardo furbo, le fossette, il sorriso perfetto; poi la sua immensa dolcezza, la sua simpatia, i suoi modi di fare unici, la sua mente brillante. E poi gli occhi. Quegli occhi nocciola che la scrutavano senza ritegno, desiderandola da mesi ormai, ma rispettosi e pazienti, perché l’amava, l’amava con tutta sé stessa.
Guardò quegli occhi pieni di desiderio, e si rese conto che nei suoi di occhi era riflessa la medesima luce piena di passione, la sua anima ardeva come quella di lui.
Il cuore batteva all’impazzata, al solo vederlo e sentirlo così vicino a lei.
Ripensò alle parole di Ginny: “Se senti che è il momento giusto non aspettare…”
Fred si avvicinò scherzoso, continuano a giocherellare con lei, ridacchiando, ma sbarrò gli occhi, quando Hermione lo attirò a sé, guardandolo negli occhi.
Spezzò la poca distanza che c’era tra di loro e appoggiò le labbra sulle sue con foga, dischiudendole e lasciando che le loro lingue si incontrassero, giocassero tra loro.
Hermione gli afferrò i capelli rossi e lo strinse ancora di più contro di lei, Fred preso di sorpresa, indugiò un attimo, poi avvolse le sue braccia intorno ad Hermione e la sollevò, poggiandola sopra di lui.
La ragazza lasciò uscire un verso di piacere, al contatto con il bacino di lui, e non si vergognò di approfondire ancora di più quel contatto, facendo gemere il ragazzo.
Lo sentiva perfettamente contro il suo costume e sorrise sulle labbra di lui.
Fred se ne accorse e si staccò appena, interrompendo quel bacio, la guardò e le spostò un ciuffo dal viso.
“Sei sicura?” Domandò protettivo, lui voleva solo che lei fosse pronta, e che fosse felice.
Hermione sorrise dell’immensa dolcezza di quel ragazzo, e si sentì così fortunata che fosse entrato nella sua vita, e che ora fosse suo.
“Al diavolo un altro mese di attesa.”
Quello era il momento giusto. E lei non voleva più aspettare. Non poteva più aspettare. Non c’erano altro che loro due, e lei si lasciò andare completamente a lui.
“Io ti amo.” Disse ridendo e gettandosi di nuovo su di lui, Fred scoppiò a ridere da quella dichiarazione, e la strinse forte a sé, iniziando a baciarla con foga, e spingendola contro il bordo del laghetto.
Premette la sua erezione contro di lei, per farle sentire quanto la desiderasse, e lei lo accolse cingendogli il bacino con le gambe, facendole capire che fosse pronta. Insinuò la sua mano nel costume del ragazzo, facendolo gemere di piacere, e Fred dovette strizzare gli occhi per rimanere lucido.
 

Love is forever
And we'll die, we'll die together
And lie, I say never
'cause our love could be forever

…..
…..
 
 
 
Fred iniziò a baciarla con foga sul collo, sul petto, stringendola a sé, immensamente grato che quella brillante e meravigliosa ragazza si fosse innamorata di uno come lui.
Era così fortunato. Non desiderava altro che passare il resto dei suoi giorni con lei, si sarebbero divertiti così tanto e si sarebbero amati sempre di più, ne era sicuro.
Le sfiorò dolcemente la pancia immersa nell’acqua, e scese fino alla sua intimità spostando appena il costume. Hermione gettò la testa all’indietro, colpita da scariche di piacere: quella sensazione era nuova, forte, elettrica. Poi il dolore, pungente, ma misto a piacere, che tornò a colpirla violentemente, facendole uscire un verso strozzato.
Fred rise sulle sue labbra, anche se era spaventato di farle del male, sapeva che per lei era la prima volta, e non voleva sbagliare nulla. E forse immersi per metà in acqua era un po’ scomodo.
 
Now I've got nothing left to lose
You take your time to choose
I can tell you now without a trace of fear

That my love will be forever
And we'll die
We'll die together
Lie, I will never
'cause our love will be forever

 
Si fermò. Hermione lo guardò senza capire, il fiato corto, e lui sorrise. Si Smaterializzarono ed Hermione, trattenendo un piccolo urlo di sorpresa, si ritrovò a cadere sul letto di Fred, nella sua stanza, e lui cadde sopra di lei ridendo, puntellandosi con le mani per non schiacciarla.
Hermione si guardò intorno allarmata.
“Meno male che George non è qui.” Disse Fred ridacchiando.
“Ah quindi non era programmato che lui non ci fosse.”
“No abbiamo avuto solo fortuna. Ogni tanto dorme nella stanza accanto, nella speranza di lasciarmi solo con te.”
Hermione rise e lo riattirò a sé e riprese a baciarlo con passione, aggrappandosi alla sua schiena, lasciando che Fred le slacciasse delicatamente il costume e lo lanciasse via. Hermione si coprì con le braccia imbarazzata, era la prima volta che la vedeva nuda.
Fred rise e appoggiò la sua fronte contro quella di lei, “sei bellissima.”
Hermione accolse quelle parole come un invito a lasciarsi completamente andare a lui, e lo guardò svestirsi completamente, e fare lo stesso con lei. Era meraviglioso.
Fred si puntellò su un gomito e l’altra mano l’appoggiò sulla guancia della ragazza, che lo guardava dal basso, allargando le gambe, ma ormai ogni imbarazzo era svanito, erano fatti per stare assieme, e amarsi.
“Pronta?” Domandò lui con un filo di voce, Hermione annuì e sorrise, non aveva paura, lo desiderava ardentemente.
Fred le strizzò l’occhio ammiccante, un gesto che la rassicurò molto di più di quanto potesse pensare, per poi farsi strada in lei molto gentilmente, paziente. Ad Hermione le si mozzò il fiato in gola, il dolore era forte, inevitabile, ma non le importava, era troppo felice di essere lì con lui. Si strinse con forza alle sue spalle.
Fred appoggiò la testa sull’incavo del suo collo, la bocca semi aperta, colmo di piacere, continuando lentamente ad entrare, sempre di più. Hermione strizzò gli occhi dal dolore e dal piacere, era una sensazione stranissima. Strinse i muscoli delle gambe, tesa.
Fred voltò appena la testa verso il suo collo e la baciò lentamente, intrecciando le sue dita con quelle di lei, “rilassati Hermione,” mentre spingeva lentamente, senza fretta.
La ragazza sospirò e fece come le diceva, cercò di rilassare ogni muscolo del suo corpo, ogni fibra che ormai era infuocata di desiderio, la vista annebbiata, la testa pesante.
Guardò Fred negli occhi, e lui la guardò con intensità, amore, e lei sentì la prima vera scossa di piacere assoluto partire dal basso ventre e arrivare fino al petto e alla testa.
Gemette e Fred riuscì a scivolare dentro di lei fino in fondo, superando ogni ostacolo, la fronte contro quella di lei e gli occhi chiusi. Le baciò il naso e sorrise. Hermione ricambiò, ma Fred dovette metterle una mano sulla bocca quando iniziò a spingere ritmicamente con più facilità, ormai libero.
Scoppiarono a ridere e la ragazza lo baciò ancora, soffocando i gemiti nella sua bocca, dovendo interrompersi di tanto per prendere fiato.
Non pensava che il piacere sarebbe stato tale, certo Fred era dotato, ma si muoveva sinuoso dentro di lei, come se fosse nato per farlo, come se dopo tanto tempo si fossero congiunti del tutto, completamente.
Erano una cosa sola, ed erano fatti entrambi per appartenere all’altro, si incastravano perfettamente.
“Fred,” gemette Hermione forse un po’ troppo forte, ma non riuscì a controllarlo, il ragazzo scoppiò a ridere senza fermarsi e le tappò di nuovo la bocca; guardandola dall’alto, mordendosi il labbro, “shhh”. Le spinte aumentarono di intensità, facendo muovere il letto ritmicamente, Hermione credette di impazzire, le si mozzava il fiato, ad ogni colpo, sempre più forte e sempre più bello e appagante per entrambi.
Le scosse di piacere la facevano tremare, le uscì un altro verso soffocato, si aggrappò ai capelli di Fred e lo baciò liberandosi di ogni freno, mordendogli il labbro, e passando al collo.
Fred chiudette gli occhi assaporando quelle sensazioni, e approfondì le spinte, desiderando di più. E fu allora che lei lo sentì, e così anche lui. Il culmine del piacere, intenso, da fari girare la testa e far venire la pelle d’oca.
Hermione inarcò la schiena, approfondendo al massimo quel contatto perfetto, mentre i muscoli si tendevano, fremevano, e la testa le girava.
“Non ti fermare Fred…” Si aggrappò a lui con tutta la forza che aveva, affondando le unghie nella sua schiena, scontrandosi con lui, e anche Fred esplose di piacere dentro di lei, mugolando “ti amo Hermione” e trovando il suo nome bello come non mai, ricadendo con il suo corpo sopra quello di lei, il respiro affannoso.
Il petto di entrambi si abbassava e si alzava velocemente, erano sudati, stanchi, abbracciati l’uno all’altra stretti, sentendosi completi come non mai.
Fred uscì da lei con delicatezza, lasciandosi cadere sul materasso accanto a lei, cercando di regolarizzare il respiro, gli occhi fissi al soffitto, come lei.
Hermione rotolò accanto a lui e si appoggiò contro il suo petto, si guardarono per un secondo poi scoppiarono a ridere.
Hermione si alzò appena per guardarlo bene negli occhi, poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
“Devo prendere la pozione,” disse alzandosi. Prendeva la pozione anticoncezionale dei maghi ormai da un mese, stando stabilmente con Fred per sicurezza, ma lui la bloccò, “vado io ci metto meno.” E si Smaterializzò, ricomparendo cinque secondi dopo sul materasso, e porgendole la boccetta.
Si stese sul cuscino coprendo lui ed Hermione con il leggero lenzuolo bianco, mentre la ragazza si raggomitolava contro di lui.
“Ti amo Fred.” Mormorò lei ad occhi chiusi, una grande stanchezza si stava impossessando di lei.
“Ti amo anche io Granger. Ora dormi,” le sussurrò baciandole il naso, e attirandola ancora di più contro di lui. Si addormentarono insieme, abbracciati, e caddero in un sonno profondo e senza incubi, come non succedeva da tempo.
 
 
 
La mattina dopo si svegliarono con il sole estivo che li avvolgeva in un tepore rassicurante.
Hermione aprì gli occhi e sentì il corpo di Fred contro la sua schiena, di lato, che l’abbracciava stretta a lui, dormiva ancora. La ragazza sorrise, ripensando alla sera precedente, la più bella della sua vita.
Si voltò appena e guardò Fred svegliarsi lentamente per il sole negli occhi e sistemarsi meglio sul cuscino, aprendo un occhio e guardandola.
“Giorno.”
“Ehi.” Rispose lei sorridendo, godendosi quel momento meraviglioso.
“Ho fatto sesso con la ragazza più secchiona della scuola,” mugolò Fred attirandola a sé con falsa tristezza, cercando di non scoppiare a ridere.
“Cosa diranno i tuoi amici ora?” Domandò ironica, stando al gioco.
“Che sono il ragazzo più fortunato del mondo,” mormorò lui non riuscendo a non dire la verità e guardandola negli occhi.
Poi si alzò in piedi, sfoggiando il suo corpo e stiracchiandosi con teatralità, per poi infilarsi dei pantaloncini saltellando sul posto.
Hermione si tirò su, il lenzuolo stretto a lei, per guardarlo divertita. Alzò una mano, e vide che la punta delle sue dita erano leggermente sporche di sangue.
Fred lo notò e tornò saltando sul letto preoccupato, “stai bene? Ti ha fatto male?”
Hermione sorrise, “è stata la notte più bella della mia vita.”
Fred ghignò, “e devi vedere tutte quelle che verranno.” Si alzò di nuovo e le puntò due dita contro mentre andava verso il bagno, “preparati.”
Hermione rise e si vestì con dei pantaloncini e una sua maglietta, che le stava molto larga e le arrivava fino a metà coscia.
Scesero insieme per la colazione, tutti gli altri ragazzi erano già seduti.
“Buongiorno.” Li salutò Fred allegro, sedendosi di fronte ad Hermione e accanto a George, che sorrise dal suo bicchiere.
“Ma buongiorno a voi.” Rispose George malizioso, Fred lo guardò di sbieco ridendo, capendo al volo.
Hermione sorrise tranquilla, ignara, agli altri e iniziò a servirsi le uova e il bacon, erano tutti stranamente silenziosi, di solito il tavolo da pranzo era un chiacchiericcio unico.
Draco, Harry e Ron la guardarono, ma non appena lei alzò lo sguardo su di loro, i tre lo riabbassarono ridacchiando.
Hermione guardò Ginny che la fissò mettendosi in bocca una fetta di bacon, ghignando.
George tossicchiò rompendo il silenzio, mentre Hermione si versava un bicchiere di aranciata.
“Certo che potevate fare più piano ieri notte…” mormorò divertito, mentre Hermione sollevava lo sguardo su di lui confusa, e Fred si metteva una mano sulla fronte ridacchiando piano, insieme agli altri, che si vedeva lontano un miglio che cercavano di trattenersi.
“Di che stai parlando?” Domandò Hermione con noncuranza, sicura che millantasse, ma George appoggiò la forchetta accanto al suo piatto e batté entrambe le mani sul tavolo, aprendosi in un verso di piacere e chiudendo gli occhi.
“Oh si Fred, si così…” iniziò a mugolare di piacere, imitando i versi di Hermione, che si strozzò con l’aranciata, sputandone metà sul tavolo e tirandogli un calcio da sotto il tavolo. Tutto il tavolo scoppiò a ridere, Fred fissava il gemello di sbieco, ridendo come un matto. Niente lo imbarazzava, anzi era al settimo cielo per quella scenetta.
George batté di nuovo le mani con più forza, “Ahh si Fred non ti fermare, non ti fermare…” continuò intervallando gemiti di piacere esagerati, gli occhi ancora chiusi e la testa rivolta all’indietro, poi scoppiò a ridere, come tutti.
“Si ti prego, così così…”
“Così cosa?”
Molly si era palesata in cucina in quel momento, diretta al bancone.
“Niente mamma.” Si bloccò subito George sporgendosi sul suo piatto e ricominciando a mangiare; cambiando il tono di voce e tornando a parlare normalmente, ghignando soddisfatto.
Fred gli diede un piccolo scappellotto divertito, e riprese a mangiare, come tutti. Hermione lo fulminò con lo sguardo, socchiudendo gli occhi.
George le strizzò l’occhio, “io saprei fare di meglio.” Sussurrò mimando quasi le parole con la bocca, scatenando una risata negli altri.
Fred sbuffò contrariato e addentò una fetta di bacon, “ti piacerebbe.”
“Perché non lasciamo che sia lei a decidere…”
“La differenza la vedrebbe subito tranquillo...” commentò acido Fred, lanciando un’occhiata al gemello e abbassando lo sguardo su di lui.
George gli tirò una piccola gomitata.
“Che cosa sapresti fare meglio tesoro?” Domandò Molly portando a tavola il caffè, tutti si zittirono, poi scoppiarono a ridere come matti.
“Beh? Che c’è di tanto buffo?”
Ma questo fece solo ridere i ragazzi più forti, ed Hermione non riuscì a trattenersi, scoppiando a ridere pure lei, completamente innamorata di quella famiglia fuori dall’ordinario, e grata di farne parte a tutti gli effetti ormai.
 
 
 
§
 
 
 
Due settimane dopo Draco si decise a partire per tornare a casa sua, lo annunciò una mattina dopo colazione, con decisione.
Sarebbe tornato quel pomeriggio tardi, giusto il tempo di raccattare i suoi averi più importanti, e si sarebbe trasferito stabilmente alla Tana, fino a quando non avrebbe trovato una dimora sua.
Aveva ringraziato Molly e Arthur ogni giorno per quell’offerta così generosa, ormai loro si consideravano i suoi genitori acquisiti, e lui era estremamente felice che lo considerassero come un figlio.
Non poteva chiedere altro.
Quando fu il momento di salutarsi, anche se per poche ore, tutti si riunirono in salotto, davanti al camino.
Hermione lo abbracciò contenta, “ci vediamo dopo.” Era preoccupata che tornasse in quella casa, anche se per così poco, ma tentò di non pensarci.
Tutti i ragazzi lo salutarono con un unico grande abbraccio, e con colpi amichevoli sulle spalle. L’ultima fu Ginny che lo abbracciò in modo fraterno, e si avvicinò al suo orecchio.
“Non perderai mai questa famiglia, non perderai mai tutti noi, qualunque cosa accada.”
Malfoy la guardò per un attimo, stupito da quelle parole così dolci, ma inaspettate, non capendo bene cosa volesse dirgli, ma sorrise e annuì. Si voltò ed entrò nel camino, lanciando un ultimo fugace sguardo a tutti loro.
“Malfoy Manor.” Disse con fermezza, gettando la polvere a terra con forza, e sparendo con una fiammata verde.
 
 
 
Draco atterrò con agilità quella volta nel camino dell’immensa sala da pranzo di casa sua, vuota, completamente grigia e nera, con i soffitti ad arco talmente alti che la voce rimbombava, così come l’eco dei suoi passi.
Era tutto così freddo, lugubre, non come la Tana.
Corse in camera sua, senza incontrare nessuno, salendo le scale e camminando per i corridoi deserti.
Sperò con tutto il cuore di riuscire ad andarsene senza vedere nessuno. Entrò in camera sua, pulita come sempre, esattamente come l’aveva lasciata. Gli Elfi Domestici continuavano a sistemarla sotto ordine dei suoi a quanto pare, fece una smorfia di disgusto ed entrò.
Prese la prima borsa grande che vide, e iniziò a schiaffarci dentro vestiti, libri, pergamene, penne d’oca, tutto quello a cui teneva e che si voleva portare via con lui.
Quando ebbe finito, chiuse la zip e si voltò di scatto mettendosela a tracolla, ma si bloccò paralizzato dalla paura.
Suo padre era sull’uscio della porta, i capelli lunghi bianchi come i suoi, si era fatto crescere una barba sfatta, il volto era scavato e aveva una luce folle negli occhi.
“Bene, bene. Guarda chi abbiamo qui.” Disse ironico, con cattiveria. Draco sostenne quello sguardo carico di odio, ma non si scompose. Era lì per tagliare i ponti.
“Me ne vado subito tranquillo.” Gli passò accanto spostandolo, uscendo in corridoio, ma lui lo seguì.
“Dove credi di andare?” Disse con la voce che tremava per la rabbia.
“Lontano da te.” Gridò Draco con le lacrime agli occhi, senza fermarsi, Lucius accelerò e lo strattonò per un braccio, facendolo voltare a forza.
“GUARDAMI QUANDO ME LO DICI.” Tuonò e Draco strinse i denti, “me ne vado lontano da te.” Sputò il giovane mago tra i denti con fermezza, guardandolo negli occhi, identici ai suoi, ma pieni di quella luce che Draco odiava tanto, e che non gli apparteneva più.
Con uno strattone si liberò dalla presa del padre, ma lui lo colpì con uno schiaffo senza pietà, facendolo cadere all’indietro.
“Come osi parlarmi così,” disse lentamente, con quella sua voce bassa, impassibile, mentre Draco si rialzava a fatica, indietreggiando.
“Come osi voltare le spalle alla tua famiglia così, dopo tutto quello che abbiamo fatto per te. Guarda dove ti abbiamo fatto vivere…  e tu ora CI FAI QUESTO?” Gridò e un altro pungo colpì Draco, sullo zigomo. Il ragazzo si afferrò la faccia e scartò di lato, evitando il secondo colpo.
“Stupeficium!” Gridò con rabbia, tirando fuori la bacchetta, e scagliando suo padre lontano nel corridoio. Poi si mise a correre giù per le scale, stava per tornare alla sala da pranzo dove c’era il camino, ma cadde in avanti sul pavimento, sbattendo il mento, di fronte ad una porta chiusa, quella del salotto.
Vide le stelle per un momento, e il sapore del sangue in bocca, qualche goccia cadde sul pavimento lucido, poi si rialzò voltandosi indietro.
Suo padre stava scendendo lentamente le scale, la bacchetta puntata contro di lui, e lo guardava dall’alto, con disprezzo. Non poteva credere che quello fosse suo padre, a cui aveva dato la sua lealtà e la sua disperata ricerca di affetto anni prima.
Sputò sangue ai suoi piedi e lo guardò dal basso, indietreggiando appena.
“Allora, mi vuoi dire dove sei stato tutto questo tempo? O te lo devo tirare fuori a forza?”
“Mai!” Gridò Draco con tutto il fiato che aveva in gola, e Lucius gli tirò un calcio in pancia, facendolo stramazzare a terra, con un verso strozzato.
Improvvisamente la porta accanto a lui si spalancò.
“Basta così Lucius.” La voce di sua madre dall’interno della stanza fece voltare lentamente Draco, la vide seduta su una sedia, che lo fissava impassibile, la lettera che gli aveva inviato l’ultimo giorno di scuola da Hogwarts, stretta tra le sue mani.
“Mamma.” Si alzò di scatto e corse verso di lei, si gettò ai suoi piedi in ginocchio e scoppiò in lacrime. Dalla sua bocca usciva un rivolo di sangue, e lo zigomo si stava gonfiando, diventando nero, come l’occhio sinistro.
“Mamma ascoltami, so che tu puoi capirmi, io non ce la faccio più a vivere così. Non riuscirete mai a farmi dire dove sono stato o con chi. Ma non dovete saperlo per forza, lasciami solo andare. O anche se dovessi scappare, lo farò sempre, non vivrò qui un minuto di più. Io non sono così, non sono come voi! Ho trovato finalmente il mio posto in questo mondo, e sono felice! FELICE!” Gridò tra le lacrime. Vide passare un’ombra di comprensione negli occhi di sua madre, nel vederlo in quello stato, e così forte e determinato. Gli accarezzò la testa, ma quando alzò gli occhi davanti a lei, quella luce scomparve, lasciando solo il freddo vuoto a cui Draco tanto era abituato.
“Su alzati Draco, abbiamo visite.” Disse cercando di non far tremare la voce, e rimanere fiera, sfoggiando un sorriso tirato. Draco obbedì lentamente, senza capire, guardò suo padre che entrò nella stanza, senza degnarlo di uno sguardo.
Draco scosse la testa, guardando la sua borsa appena fuori dalla porta, non avrebbero mai capito, doveva andarsene il prima possibile, “non mi interessa, non faccio più parte di questa famiglia.”
Fece per andare verso la porta, ma questa gli si richiuse in faccia facendolo trasalire.
“Perché tanta fretta Draco?”
Al ragazzo gli si gelò il sangue nelle vene nel sentire quella voce sibilante dietro di lui, si bloccò di colpo, senza più forze; non l’aveva mai sentita prima d’ora, ma sapeva a chi appartenesse. Gli si accapponò la pelle, e le lacrime iniziarono a sgorgargli sulle guance, le labbra si serrarono e iniziò a voltarsi molto lentamente, respirando affannosamente.
“Parliamo un po’ adesso che ne dici?”
Si voltò del tutto e incrociò quegli occhi. Rossi come il sangue, chiusi in due fessure, divertiti da quella situazione. E gli sembrò di morire.










NOTA DELL'AUTRICE: Ciao gente. Allora, inizio col dire che questo capitolo molto lungo è per me molto importante, perchè da un'altra svolta molto importante al rapporto tra i due, la loro prima notte assieme. Non mi sono mai cimentata con una scena "spinta" ma ci ho tenuto a descriverla completamente, dall'inizio alla fine, perchè ci sono affezionata e spero che sia all'altezza. E poi qui inizia tutto la lenta discesa di Draco nelle grinfie di Voldemort....
Questo capitolo è molto incentrato su di loro, ma è l'ultimo vero spensierato, perchè i prossimi saranno un mix di dolce - amaro a causa di tutto quello che sta accadendo a Draco e al Mondo magico in generale, insomma lo sappiamo, si avvicinano le tragedie.
Quindi mi scuso in anticipo se la storia non sarà più molto concentratata solo e solamente su Fred ed Hermione, (sesto anno e ricerca degli Horcrux), anche se la loro storia d'amore rimarrà ovviamente al centro, ma inevitabilmente, cambierà tutto come è giusto che sia per l'avvicinarsi della guerra. Quindi non ci saranno più solo momenti teneri e divertenti, anche se li voglio inserire ugualmente in ogni modo possibile, perchè alla fine è una grande storia d'amore, e così deve essere. 
Scusate per questo lunghisso sproloquio, ma ci tengo tanto a farvi capire quanto per me sia importante anche parlare di tutto quello succede intorno a loro, essendo TUTTI coinvolti nella guerra imminente, e spero che vi continuino a piacere tutti fino alla fine. 
Vi voglio bene, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo, scrivetemi!!!! A presto :)
Grazie come sempre <3 

 

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Capitolo 34
*** BENVENUTI AI TIRI VISPI WEASLEY ***


CAPITOLO TRENTAQUATTRO
 
 
SESTO ANNO: MALFOY MANOR – TANA – DIAGON ALLEY (ESTATE)

 
 
 
 
 
 
 
“Ti prego Draco, siediti.”
Il biondo non mosse un muscolo, era impietrito da quella visione. Lord Voldemort in persona era seduto al lungo tavolo nel suo soggiorno, davanti alla grande finestra della stanza.
Dietro di lui, accanto ad essa, c’era Peter Minus, il suo fedele servitore, con il muso da topo, i denti sporgenti, e lo sguardo remissivo.
Sul suo braccio spiccava il Marchio Nero, come sull’avambraccio di Voldemort, e dei suoi genitori.
“Devo ringraziarti,” e indicò Minus, “è stato lui sotto mio ordine a confermare i nostri sospetti, ti ha visto in Stazione, e non eri solo.”
Draco indietreggiò appena.
“Draco dobbiamo solo parlare” disse Voldemort con una calma glaciale, notando l’indecisione del giovane mago spaventato. Le lacrime scorrevano lente sul suo viso, e lungo il mento affilato. Non riusciva nemmeno più a sentire il suo cuore battere.
“SIEDITI, HO DETTO.” Alzò la voce il Signore Oscuro, con fare autoritario, alzando la sua bacchetta contro il ragazzo, lanciandogli l’Incanto Imperio, e costringendolo a inchinarsi a lui, contro la sua volontà, facendolo avanzare verso il tavolo.
Draco tentò di resistere, ma inutilmente, il corpo non gli rispondeva ai comandi, la testa gli scoppiava nel tentativo di opporsi.
“Non resistere, è inutile.” Disse una voce squillante dall’ombra della parete opposta. Draco si accasciò sulla sedia, non appena la maledizione finì, il fiato corto, sudato.
Si voltò e vide sua zia Bellatrix spuntare dall’ombra, ridacchiando come una matta, “ciao Draco.” Lo salutò amabile, Draco la guardò in preda al panico.
“Tu… tu lo hai ucciso.” Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, scoppiando di nuovo in lacrime, si avventò su di lei, ma la strega pronta gli puntò la bacchetta contro.
“CRUCIO!” Gridò, Draco cadde sul pavimento, un dolore inimmaginabile, come una scossa elettrica continua gli attraversò tutto il corpo, facendolo gemere dal dolore.
Narcissa scattò in piedi, “fermati Bella, è mio figlio.”
Bellatrix fermò l’incantesimo e Draco si alzò a gattoni, in lacrime, ansimando per il dolore che pian piano diminuiva.
La strega sogghignò e si passò la bacchetta sulle labbra, “tu hai idea di dove sia stato tuo figlio Sissi?”
“Siamo qui per parlarne infatti,” disse Voldemort alzandosi in piedi e camminando svelto facendo volteggiare il mantello nero, fece alzare Draco e lo fece sedere sulla sedia, che lo guardò con disprezzo.
“Non vi dirò nulla.” Digrignò i denti sostenendo quello sguardo che avrebbe fatto cadere in ginocchio molti valorosi maghi.
Voldemort fece un verso di diniego, “Draco, Draco, Draco. Così non va bene. Se non collabori, le cose si metteranno male.”
“UCCIDIMI ALLORA!” Gridò con quanto fiato aveva in gola, sporgendosi verso di lui, facendo trasalire sua madre.
“E tu che dicevi che era un codardo Lucius, non mi pare proprio. Forse è un bene che sia così diverso da te.” Aggiunse guardando con disprezzo suo padre, che si affiancò a Narcissa, lo sguardo basso, remissivo.
“Draco,” iniziò Voldemort piegandosi su di lui, “io ho già guardato dentro il tuo cuore, dentro la tua anima. So già tutto.” Sussurrò con un filo di voce, Draco rabbrividì e alzò lo sguardo su di lui.
Mosse la bacchetta e comparve una nube di fumo, e al suo interno, iniziarono a crearsi delle immagini sempre più nitide. Draco la riconobbe subito: la Tana.
Il fiato gli si spezzò in gola, il cuore gli si fermò, e strinse i denti con rabbia.
“NO!” Cadde in ginocchio.
“I tuoi amici sono là, al sicuro, ti aspettano, credono che tornerai presto vero?”
L’immagine cambiò mentre Voldemort parlava con voce suadente, mostrando il salotto e la cucina Weasley, dove tutti si muovevano a rallentatore: Molly stava preparando la cena allegra, Fred e George ridevano insieme a Ginny. Harry e Ron giocavano a scacchi, poi Fred si mosse verso le scale, dalle quali scese Hermione, radiosa come sempre, che lo abbracciò, ridendo e raggiungendo poi Harry.
“So dove sono grazie a te. Puoi salvarli, ma se non accetterai quello che sto per chiederti, li vedrai morire e soffrire.
Si fermò un attimo, e notò lo sguardò di Draco mentre guardava Hermione sedersi sul bracciolo della poltrona di Harry e ridere insieme ai suoi migliori amici, “soprattutto quella tua amata Mezzosangue…”
Bellatrix scoppiò a ridere maligna, con un verso di schifo, Lucius chiuse gli occhi come Narcissa.
“Lei patirà la sorte peggiore della morte.” Concluse soffermando l’immagine su Hermione, che rideva spensierata, poi però si bloccava dopo un po’ e guardava fuori dalla finestra sospirando.
Draco non riusciva a incanalare aria, rimase in ginocchio, senza forze a guardare i suoi migliori amici ignari alla Tana. Non poteva cedere, non ora.
“Non farò mai quello che mi chiedi.” Disse senza paura, guardandolo negli occhi.
“Che peccato. Su andate.” Fece un gesto a Bellatrix, che si trasformò in fumo nero e uscì dalla finestra volando, seguita da altri tre Mangiamorte.
“COSA DIAVOLO HAI FATTO?” Gridò in preda al panico Draco.
“Lo vedrai presto.”
 
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione di spostò dal soggiorno e si avviò verso la porta d’ingresso, spalancandola, la brezza estiva fece volare qualche foglio e foto appesa nella stanza.
Fred alzò lo sguardo dalla cena che stava preparando e la vide uscire seria nel buio.
La seguì poco dopo, lasciandole un po’ di tempo. Si avvicinò a lei: era in piedi, le mani che stringevano le spalle, una maglietta larga blu e pantaloncini corti, fissava il cielo nero.
“Tutto bene Hermione?” Domandò accostandosi a lei.
“Non è ancora tornato.” Disse semplicemente lei con un filo di voce, lo sguardo carico di preoccupazione.
“Non ti preoccupare, magari voleva stare da solo un momento…”
Hermione si voltò verso di lui, “li conosci i suoi genitori. Forse lo hanno trattenuto, forse gli è successo qualcosa di grave.” Scosse la testa e tirò fuori la bacchetta, “vado a prenderlo.”
Fred la bloccò, “ehi ehi ehi aspetta. Credi davvero che presentarti da sola a Malfoy Manor risolva qualcosa?”
“Non possiamo abbandonarlo!”
“No Hermione e se veramente è successo qualcosa lo aiuteremo. Dagli però tempo, sono passate solo poche ore.”
Hermione sospirò rassegnata e alzò lo sguardo, da una delle finestre del primo piano vide Ginny parlare con Harry, si sorridevano.
Hermione abbozzò un sorriso e si voltò, “ci metteranno molto meno tempo a capirlo di noi…”
Fred seguì il suo sguardo, “non sono testoni come noi.” Rise contagiando anche la ragazza, che si avvicinò per baciarlo, ma un boato terribile li fece quasi cadere a terra.
Una fiammata enorme fu scaraventata dal cielo, e colpì il tetto della Tana, che prese fuoco.
Hermione urlò di spavento e Fred la protesse con il suo corpo, mentre tutti uscivano fuori. Delle ombre nere comparvero al suolo, non molto distanti tra loro. Quando il fumo nero si dissolve, Hermione riconobbe Bellatrix Lestrange, che la guardò sorridendo malvagia.
Harry sbucò dalla porta, dando una spallata ad Hermione e iniziò un inseguimento disperato contro la Mangiamorte, che corse via.
“Harry!” Gridò Ginny e gli corse dietro, superando il fuoco che avevano creato accerchiando la casa.
“Maledizione Ginny!” Gridò Hermione correndole dietro pure lei, saltando senza preoccupazione il fuoco, la bacchetta stretta in mano.
Fred imprecò a denti stretti, “maledizione!” E iniziò a correre a perdi fiato sfoderando anche lui la bacchetta.
Scomparvero nel canneto, perdendo le tracce uno dell’altro. Hermione non si fermò fino a quando il respirò non le si mozzò in gola, raggiungendo una radura. Si fermò un momento ansimante, poi sentì un sibilo alla sua sinistra.
“Protego!” Gridò creando uno scudo e parando la maledizione senza perdono che le aveva scagliato contro Bellatrix, che rise divertita.
“Crucio!”
Hermione gridò di dolore, non reagendo di nuovo abbastanza velocemente, e cadde a terra in ginocchio, ansimando.
“Non so davvero che cosa ci trovasse in te, Avada…”
“Stupeficium!” Gridò Fred comparendo dal canneto, e colpendo la Mangiamorte, che si volatilizzò in fumo, scattando verso l’alto e volando via.
Fred si gettò su Hermione a terra.
“Hermione…”
 
 
 
Draco guardava la scena impotente, lo sguardo fisso, gli occhi lucidi, la bocca serrata. Vide i suoi amici scappare dalla casa una volta che era stata colpita dal fuoco, che bruciava nel prato.
Li vide rincorrere i Mangiamorte, e vide Hermione affrontare Bellatrix. Fred riuscì a colpirla e lei scomparve, ma in realtà si era solo nascosta nuovamente nel canneto, alle spalle dei due giovani maghi. Fred aiutava Hermione e rialzarsi, mentre Bellatrix puntava contro di loro la bacchetta.
Un altro Mangiamorte faceva lo stesso con Harry e Ginny, sotto lo sguardo sconvolto di Draco. Le labbra gli tremavano.
“Aspettano solo un mio ordine. Vuoi davvero che finisca così? Guardali…”
Draco alzò gli occhi colmi di lacrime sulla sfera di fumo, Fred si guardava intorno spaventato, proteggendo Hermione con il suo corpo.
Come poteva fare loro questo? Avrebbe dovuto accettare, e sottostare a quella vita che non si sarebbe mai scelto da solo. Costretto di nuovo a fare qualcosa che odiava, contro la sua volontà.
Quella non era vita. Ma avrebbe salvato la loro, e questo bastava.
Voldemort chiuse gli occhi scuotendo la testa, alzò la bacchetta per dare l’ordine.
“Avada…” Bellatrix sorrise.
“ASPETTA!” Gridò Draco tra le lacrime, “aspetta, farò tutto quello che vuoi, lo giuro. Ma lasciali andare ti prego.” Scoppiò a piangere e appoggiò la fronte contro il pavimento, odiando sé stesso con tutta l’anima per quello che si stava piegando a fare, pur di proteggere loro.
“Bene iniziamo a ragionare.” Disse Voldemort soddisfatto, si sfiorò il Marchio Nero con la bacchetta e contemporaneamente quattro teste si alzarono in cielo, Bellatrix sbuffò contrariata e si levarono in volo, lasciando i ragazzi e tornando dal loro padrone.
Draco si mise in piedi a fatica, ogni traccia di rabbia era svanita, solo dolore e rassegnazione, mentre la sfera scompariva in un soffio di fumo.
Si voltò verso l’Oscuro Signore, che si era riseduto con calma al tavolo e lo fissava con i suoi scintillanti occhi rossi.
“Cosa vuoi che faccia?”
 
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione tornò di corsa alla Tana con Fred, seguiti da Harry e Ginny, quando sbucarono oltre il canneto, si ritrovarono davanti ad una visione terribile, da far male al cuore.
La Tana bruciava senza pietà, tutti la guardavano fissi, in silenzio, gli occhi lucidi.
Fred si strinse a George, che scosse piano la testa, entrambi sostenevano Molly, “come hanno fatto a trovarci?” Domandò quest’ultima con gli occhi lucidi.
Hermione udì quelle parole mentre fissava le fiamme divampare, il tetto di legno e paglia crollò su sé stesso.
E ripensò alle parole dei Bellatrix: “Non so davvero che cosa ci trovasse in te…”
Quelle parole le echeggiavano in testa come un eco. Che si stesse riferendo a Draco? E a chi altri sennò? Quello voleva dire che era lì con loro?
Cercò di scacciare quel tremendo pensiero, forse non era così. Ma una sensazione orribile le rimase addosso.
 
 
 
“No. Non puoi chiedermi questo.”
“Non hai scelta.”
“Perché io? No, non Silente…”
“Perché sei uno studente della scuola da sei anni, nessuno sospetterebbe di te, soprattutto dopo le strane amicizie che ti sei creato.” Rispose schifato il Signore Oscuro.
“Ma io… come?”
“Ti aiuteremo noi in questo, non ti devi preoccupare. Tu devi trovare il modo ora per far entrare quando sarà il momento i Mangiamorte dentro le mura del castello…”
“No…”
“Esistono due Armadi Svanitori, sai cosa sono vero?”
Draco annuì.
“Uno è a Nocturn Alley, l’altro è nel castello, al sicuro, nel posto dove tutto è nascosto.”
“La Stanza delle Necessità.” Mormorò Draco con gli occhi fissi sul legno del tavolo.
“Ma che bravo, qualcuno qui ha studiato. Lo devi riparare durante l’anno, e quando saremo pronti, entreremo. E ci riprenderemo ciò che è nostro. Ricordati, tieni lontani tutti. Tutti.” Calcò molto quella parola, facendo intendere al ragazzo chi intendesse per davvero.
Draco deglutì e si alzò in piedi, incrociò lo sguardo della madre che lo fissò con dolore, ma non disse nulla. Nemmeno lei poteva salvarlo. Ma quel peso da portare era davvero troppo.
Ma non avrebbe mai lasciato che venisse fatto del male ai suoi amici, li avrebbe protetti fino alla fine.
“Lo farò.”
“Non è così semplice Draco.” Voldemort si alzò e camminò verso di lui, non sembrava quasi neanche che toccasse terra, “non mi basta la tua parola. Io voglio te.”
“Che cosa?” Domandò il ragazzo scostandosi di un po’, stare così vicino a lui gli faceva venire i brividi.
Voldemort gli afferrò il braccio sinistro e gli tirò su la manica, scoprendo la pelle bianca.
“No.” Gridò il ragazzo, tirandosi indietro, “ti aiuterò, per loro. Ma non sarò mai tuo.” Gli puntò un dito contro tra le lacrime, la testa gli scoppiava, la vista era annebbiata.
“Draco solo così avrò il pieno controllo di te, così non potrai mai scappare, o tradirmi. E’ il tuo destino. Non hai scelta.”
A Draco girò la testa e fu costretto ad aggrapparsi al tavolo per non stramazzare a terra. Una scelta. No non aveva alcuna scelta, era vero, non gliene avevano lasciata nessuna. Era tutta la vita che andava avanti così. Con i Weasley aveva creduto di averne una, ma era stato troppo bello per essere vero, e ora era tutto finito. Era solo al mondo.
Indifeso.
“O questo, o quei traditori del loro sangue moriranno, tutti. E per ultima la sporca Mezzosangue, potrei farla uccidere a te. Ti piace di più come scelta?”
Draco strinse i denti con forza, ricacciando indietro le lacrime. Finché loro erano al sicuro, a Draco bastava.
Allungò il braccio guardando da un’altra parte, e stringendo con forza il pugno, le vene diventarono ben visibili.
Voldemort lo afferrò da sotto e lo strinse con forza, appoggiando la bacchetta sull’avambraccio.
Draco sentì come una pioggia di spilli trafiggergli la pelle e insinuarsi sotto la carne, un rivolo nero si creò dalla punta della bacchetta e si infilò sotto la sua cute. Draco strizzò gli occhi e gridò di dolore a pieni polmoni, le guance bagnate e i capelli scompigliati, stringendo ancora più forte le unghie nella carne del palmo. Il dolore lo attanagliava come una morsa, ma non si mosse; il Signore Oscuro rideva piano poi sempre più forte, mentre il teschio nero si creava sulla sua pelle, e dalla cui bocca uscì un serpente che si avvolgeva sinuoso su sé stesso.
La risata sinistra di Voldemort echeggiò nella grande sala, insieme alle grida disperate di Draco.
 
 
 
§
 
 
 
Era passato più di un mese dalla scomparsa di Draco. La Tana era tornata quella di prima.
L’avevano completamente messa a nuovo, ristrutturando anche qualche piccolo dettaglio trascurato dal tempo. Era di nuovo casa loro.
Lui non si era più fatto vivo in alcun modo, non una visita, nemmeno una lettera per spiegare almeno cosa fosse successo.
Nulla.
Hermione fu convinta dagli altri che andare a cercarlo a casa sua non era una buona idea, e dopo quello che era successo alla Tana, iniziava a pensarlo anche lei.
Era rimasta silenziosa, in pensiero per un paio di giorni. Poi sembrò farsene una ragione come tutti.
Tutti erano preoccupati a morte per lui, ma cosa potevano fare? Solo aspettare Hogwarts e vedere quale fosse la sua motivazione. Con la famiglia orrenda in cui viveva, non potevano aspettarsi che gliela facessero passare liscia.
Ed Hermione lo maledisse cento volte per essere voluto andare da solo ad affrontarli.
Ora era sicura che lo stessero trattenendo lì fino all’inizio della scuola, ma almeno a quel punto avrebbero avuto modo di parlare.
 
 
Una mattina di fine agosto, Hermione si svegliò nel letto di Fred, stiracchiandosi in modo buffo. Fred la notò con la coda dell’occhio e sorrise, ma li richiuse subito quando la ragazza si voltò a guardarlo, facendo finta di dormire.
Hermione rotolò sopra di lui e sorrise maliziosa. In quei giorni erano stati quasi tutto il tempo assieme, solo ogni tanto si staccavano perché Fred doveva stare con George e ogni tanto andavano via dalla Tana per approntare le ultime modifiche al negozio prima della grande apertura.
Ma ogni momento che avevano da soli lo sfruttavano al meglio. Non era facile essere completamente soli in quella casa, ma avevano i loro modi. Una scusa e si ritrovavano in bagno, un commento malizioso o una frecciatina e Fred si precipitava nella sua stanza, sollevando di peso Ginny e mettendola alla porta.
“Ehi quella è camera mia!” Gridò una volta la rossa sbuffando sonoramente davanti alla porta chiusa.
Molly trattava Hermione come una figlia, l’amava, ed era immensamente felice, come Arthur, che facesse parte della famiglia e riuscisse a contenere l’animo ribelle e scanzonato di Fred, per quanto possibile.
George aveva deciso che voleva metterla in difficoltà. Una volta Hermione era entrata in camera loro, e vedendo Fred di spalle senza maglietta, lo aveva abbracciato da dietro, in modo provocante, chiudendo la porta con un calcio.
“Ciao, passavo di qua e pensavo…”
George aveva tirato su la testa di scatto sorridendo e si era voltato verso di lei, mordendosi un labbro.
“Ah si?” L’aveva sollevata di peso ed era scoppiato a ridere, per poi incamminarsi verso il letto, “vieni qui allora dal tuo George.” Aveva detto provocante per scherzo, stendendosi sopra di lei.
Hermione aveva sbarrato gli occhi e in un attimo si era resa conto del neo mancante.
Si era divincolata alzandosi e gli aveva puntato un dito contro, “sei un vero idiota George.”
George aveva fatto come per morderglielo suadente, e le aveva strizzato l’occhio. “Era solo un piccolo scherzo. Sono stato buono, avrei potuto dirti chi ero... quanto sarebbe stato troppo tardi. Dovresti ringraziarmi Granger.” Rise. Era incredibile quanto fosse immaturo.
Hermione aveva alzato gli occhi al cielo e se ne era andata impettita, alla ricerca del vero Fred.
La ragazza sorrise divertita a quel ricordo, felice di vivere in una gabbia di matti, e si mise a cavalcioni su Fred, che continuava a fare finta di dormire.
“Ehi,” cercò di svegliarlo lei, picchiettandolo con una mano sulla guancia, e dandogli dei piccoli bacini sul viso.
Niente.
Si morse un labbro e le venne in mente un’idea; afferrò l’erezione di Fred maliziosa, guidandolo e aiutandolo ad entrare in lei, senza difficoltà ormai. Lasciò che scivolasse dentro di lei fino in fondo con un verso strozzato e si appoggiò contro di lui.
Fred sbarrò gli occhi, si aspettava tutto, ma non quello e gemette, scoppiando poi a ridere.
“Dovresti svegliarmi più spesso così.” Disse tirandosi su e appoggiando la schiena contro lo schienale del letto.
Hermione rise e iniziò a muoversi lentamente, facendo perdere lucidità immediatamente a Fred, che le afferrò i glutei e la schiena con forza, aiutandola a muoversi a ritmo.
“Sarà fatto.” Rispose lei tra un gemito e l’altro. Fred rise “Ti amo cazzo,” e con un colpo del bacino invertì la posizione, mettendosi sopra di lei e sfiorandole il collo.
Hermione soffocò un grido di piacere, e Fred dovette fare lo stesso continuando a muoversi ritmicamente dentro di lei sempre più forte. Hermione si aggrappò a lui, e sorrise sulle sue labbra, “si così Fred,” disse le inarcando la schiena.
Fred a quelle parole dovette chiudere gli occhi, spostandola afferrandole i capelli con forza, inclinandole la testa di lato e mordendole il collo. Hermione soffocò un altro grido, e rise, “dovremmo farlo nel vostro negozio una volta…” iniziò per provocarlo, ma a quelle parole Fred si bloccò improvvisamente dentro di lei, guardandola spaventato.
“Che giorno è oggi?”
“Il ventinove… perché?” Poi sbarrò gli occhi anche lei, “merda.”
“Oh no, no, no, no.” Iniziò a dire lui e si sporse verso l’orologio. Segnava le nove e un quarto.
“Merda!” Gridò Fred uscendo velocemente, infilandosi i jeans più velocemente che poteva, e la giacca del completo elegante uguale a George. Si mise la cravatta intorno al collo alla ben meglio, si rigettò sul letto per baciare Hermione a stampo.
“Ci vediamo più tardi,” le disse scomparendo in uno schiocco.
Hermione sorrise scuotendo la testa e iniziò a vestirsi con calma. Lei, Ginny, Harry, e Ron sarebbero andati nel tardo pomeriggio a vedere per la prima volta il negozio. Non vedeva l’ora.
Sospirò abbattuta al pensiero che avrebbe dovuto esserci anche Draco, e quanto lui desiderasse vedere quel posto.
Sperò che magari si facesse vedere almeno lì, lo aveva promesso. Tutti lo volevano lì con loro.
Ma non c’era.
 
 
 
Fred si Smaterializzò all’interno del negozio, direttamente seduto sul bancone della cassa, accanto a George che stava sistemando le ultime cose.
“Ciao gemellino.” Lo salutò allegro.
George si voltò verso di lui, “o ti sei degnato di farti vedere. Apriamo tra cinque minuti.” Disse mettendogli una scatola in mano.
“E allacciati almeno i pantaloni maniaco.” Aggiunse quando Fred saltò in piedi mostrando in pieno quanto in fretta si fosse vestito.
Gli allacciò la cravatta colorata sogghignando, mentre il gemello si sistemava la camicia e si allacciava la cintura.
Lo guardò e sospirò.
Si abbracciarono ridendo e insieme si avvicinarono alla finestra grande che sorgeva sul lato frontale del negozio, quello che dava in strada.
Fuori era già ben visibile una coda immensa, che girava pure dietro al primo angolo, formata da ragazzi e ragazze che si spingevano e allungavano il collo per guardare dentro.
“Pronto?”
“Quando lo sei tu.”
George sorrise e insieme schioccarono le dita, il lucchetto della porta al piano di sotto scattò e si spalancò di colpo, permettendo alla fiumana di gente di entrare.
“Benvenuti ai Tiri Vispi Weasley.” Esclamarono in coro alla prima massa di clienti della giornata, che li salutarono e guardarono come se fossero delle leggende, riversandosi tra gli scaffali.
 
 
§
 
 
Alle sei erano pronti ad andare. Si Smaterializzarono insieme ad Arthur e Molly, che volevano vedere anche loro l’impresa finita e aperta al pubblico dei loro figli, erano molto fieri di loro.
Hermione guardò il loro negozio, e sorrise, era l’unico colorato della via, quasi tutti gli altri negozi erano stati chiusi o distrutti. Dei Mangiamorte erano venuti a fare una visita a Diagon Alley qualche giorno prima.
Ma il loro negozio aveva aperto, e sembrava andare già alla grande. Harry si era portato il mantello per sicurezza, per loro non era più sicuro girare a piede libero; solo ad Hogwarts e alla Tana erano veramente al sicuro.
Voldemort si stava impadronendo di tutto il Mondo Magico.
Entrarono e furono subito accolti dall’aria allegra del negozio. Era pieno di scaffali, colmi di ogni prodotto possibile ed immaginabile. Le pareti di legno colorato, le scale che portavano sui diversi piani. C’era la sezione dei dolci, quella per i prodotti per la scuola, quella per gli scherzi generici.
In aria volavano scintille, scatole che si rimettevano a posto. I corridoi e le scale erano piene zeppe di maghi e streghe di ogni età, che correvano su e giù, compravano, provavano i prodotti.
In cima alle scale i due gemelli, vestiti identici, elencavano i loro prodotti a gran voce.
“Provate le nostre ultimissime Merendine Marinare…”
“… dopo le Pasticche Vomitose e il Torrone Sanguinolento…”
“…fatevi conquistare dai Pasticcetti Svenevoli,” e indicarono delle scatole verdi accatastate fino al soffitto nella sezione dei dolci.
Hermione si abbassò per evitare una specie di disco volante e rise con Ginny guardandoli, venendo poi attratta da una forte luce rosata in un angolo del primo piano soppalcato.
Prese tra le mani una boccetta a forma di cuore, piena di un liquido rosa e denso, i due rossi non ci misero tre secondi ad affiancarle. Fred lanciò uno sguardo a Cormac, che squadrava Hermione come se fosse un dolce, mentre lei osservava da vicino la scritta sulla boccetta.
“Salve signore… filtri d’amore?”
“Si funzionano davvero, è così che vuoi riconquistare Dean Thomas sorellina?”
“Non sono affari vostri, e comunque no, non voglio riconquistarlo.” Sbottò irritata, Harry la guardò andare via per un momento.
“E tu che ci fai qui?” Domandò suadente Fred con fare provocatorio. “Dopo quello che mi hai fatto stamattina, cosa faresti se prendessi una di queste?”
Hermione rise e la rimise a posto, “stavo solo guardando. Mi ha attirata il colore.”
“E’ fatto apposta.” Rise Fred e la cinse con le braccia, avvicinandosi, “senti quell’idiota di Cormac ti sta fissando ardentemente, dici che quest’anno devo fare un salto di tanto in tanto a sfoggiare il mio metro e novantadue?”
“Uhh qualcuno qui è geloso da morire.” Commentò divertita Hermione, dandogli un bacio sul naso, “tranquillo, non ti devi preoccupare per Cormac.”
“E di chi mi devo preoccupare?”
“Parla quello che ha una fila di ex amanti arrabbiate pronte a farmi la pelle per prendere il mio posto.”
“Che ci vuoi fare.” Fece lui stiracchiandosi tutto fiero, poi le diede un fugace bacio e si voltò per tornare da George; i due salirono una rampa di scala, quando Ron li fermò.
“Quanto costa questa?”
“Cinque galeoni.”
“E per me?”
“Cinque galeoni.”
“Sono vostro fratello.”
“Dieci galeoni.” Risposero i due in coro con aria strafottente facendo spallucce, voltandosi e continuando a salire le scale.
Ron sbuffò e si voltò verso Hermione ed Harry, “miseriaccia.”
Arrivò l’ora di chiusura, la gente iniziava ad uscire, era stata una prima giornata molto produttiva.
Erano tutti all’ultimo piano, a chiacchierare insieme a Fred e George, Hermione si accostò a lui e gli prese il mento con due dita, “sono molto fiera di te Weasley.”
“Ma grazie futura signora Weasley.” Rispose lui baciandola con delicatezza, George ridacchiò accanto a loro.
“Organizzate un matrimonio e non ne so niente?” Domandò ironico facendo il finto offeso.
Hermione rise e picchiettò il petto con un dito a Fred, “nessun matrimonio in vista. E’ Fred che si è fissato con quest’idea.”
“Sarebbe bellissimo vederti camminare sull’altare vestita di bianco, dei fiori tra i capelli,” rispose lui senza riuscire a smettere di guardarla, accarezzandola, “la strega più brillante e più bella, mia per sempre. Sarebbe un sogno,” mormorò piano.
George strabuzzò gli occhi, ma sorrise, “me lo hai fatto diventare un romanticone Granger? Cosa diavolo gli hai fatto?”
Tutti risero, Harry era appoggiato alla ringhiera, e si voltò quando sentì la voce di Neville dalle scale. “Mangiamorte in arrivo.” Disse solamente, e tornò giù.
I sorrisi si spensero sui volti di tutti.
“Harry non dovresti essere qui,” fece George allarmato.
“Non devono vederti.” Lo spinse indietro Fred.
“Presto sotto al mantello.” Disse Harry correndo verso i suoi due amici e nascondendosi sotto di esso insieme a loro, poco distante dai due gemelli.
In quell’istante due Mangiamorte fecero il loro ingresso nel negozio, tutti si spostarono di lato per farli passare.
Guardarono in alto sospettosi, lo sguardo truce. I due gemelli sospirarono e prepararono due sorrisi smaglianti da sfoggiare. Si appoggiarono alla ringhiera, per niente intimoriti.
“Benvenuti nel nostro nuovo negozio gentili signori.”
“Siete qui per comprare le nostre Merendine?”
Riuscivano a sfottere pure due servitori di Voldemort in persona; Hermione si morse un labbro e cercò di respirare il più piano possibile, ma il cuore le batteva nel petto come un tamburo.
I due volarono come fumo nero fino ai due piani superiori e atterrarono davanti ai due giovani maghi.
“Siete voi i proprietari?”
“In persona.” Risposero in coro.
“Cercate qualcosa?”
“Si, in realtà, non qualcosa, ma qualcuno.” Disse uno dei due, mentre sfiorava uno dei Marchi Neri Commestibili impacchettato.
“Ah si? Chi?” Fecero i finti tonti i due.
I due ridacchiarono e si avvicinarono minacciosi a Fred e George.
“Cerchiamo il vostro amico Harry.”
“Harry? Harry chi?”
“Harry Potter.”
“Mai sentito.” Ridacchiò Fred sfottendolo, e il Mangiamorte gli mise un braccio contro il suo collo, premendo forte e spingendolo contro il muro. Tirò fuori un coltello e lo puntò alla guancia del ragazzo. Hermione soffocò un grido di sorpresa con la mano.
“Capelli rossi, lentiggini, sguardo impertinente. Che mi dite invece di vostro fratello Ronald…Weasley?”
“Non gira sempre con il signor Potter?” Domandò l’altro bloccando George contro il muro.
“Dove sono?”
“Non lo sappiamo, non li vediamo da un po’.”
“E che mi dice della signorina Granger, la Mezzosangue?”
I tre sotto al mantello si scambiarono degli sguardi preoccupati, cercavano tutti loro per avere informazioni su Harry, e cominciavano dagli amici più stretti. La caccia era iniziata.
“Chi?” Domandò stupidamente Fred, cosa che fece irritare non poco il Mangiamorte, che si avvicinò ancora di più, guardandolo con odio, e sorrise malefico.
“Pensa che non sappiamo che lei e la signorina Granger siete molto… intimi ultimamente?” Domandò calcando con disprezzo la parola “intimi.”
“Le voci girano anche fuori da Hogwarts. Certo da un traditore del proprio sangue non ci aspettavamo molto di più. Ma se dovesse vederla in giro,” Fred cercò di tenere lo sguardo fisso in quello del Mangiamorte, impassibile, “ci faccia sapere, d’accordo?” E mentre pronunciava in modo glaciale queste parole, gli tagliò la guancia da parte a parte con la lama del coltello.
George si agitò sotto la presa salda dell’altro, fissando Fred preoccupato, che però non mosse un muscolo.
Fred sentì il sangue sgorgare fino al mento e sul collo, ma sorrise scuotendo la testa strafottente, “non ci contate.”
Il Mangiamorte scoppiò a ridere guardando l’altro, e tornò di colpo su Fred caricando un gancio tremendo e colpendolo sulla bocca. Facendolo piegare di lato.
George scattò in avanti, “lascialo,” ma venne bloccato dal Mangiamorte che rafforzò la presa su di lui, strozzandolo. Fred guardò il gemello dal basso.
Hermione strinse la presa sulla bacchetta infilata nella tasca dei suoi jeans, ma la mano di Harry la bloccò.
“State attenti Weasley, la prossima volta non saremo così comprensivi.”
Sputò ai suoi piedi e Fred si alzò facendo scrocchiare la mandibola, il labbro di sotto era spaccato. Sorrise sfacciato, “è stato un vero piacere.” Disse seguendoli con lo sguardo mentre i due se ne andavano per le scale.
“Tornate a trovarci presto.” Concluse George sorridendo in modo altrettanto provocante. I due uscirono dalla porta spalancata, lasciando una traccia di fumo nero dietro di loro che si dissolve pian piano.
I tre uscirono da sotto il mantello di getto, Hermione si avventò su Fred e lo abbracciò disperata, qualche lacrima le scappò.
Gli guardò il labbro spaccato e il taglio, “devi medicarti.”
“E’ solo un taglio Granger, sto bene.”
“Devi piantarla di fare così l’eroe.”
“Mi associo. Anche se è così divertente…”. Intervenne acido George massaggiandosi il collo dove il Mangiamorte aveva fatto pressione. Aveva un livido rosso. Hermione guardò preoccupata anche lui, sospirò e guardò Harry, “dobbiamo andare, non siamo al sicuro qui. Potrebbero tornare.”
“Si Hermione ha ragione, torniamo alla Tana.” Fece Ron andando a recuperare le sue cose.
“Voi andate,” fecero i gemelli, ormai il negozio era deserto, “noi chiudiamo e vi raggiungiamo.”
Hermione cercò di frenare il tremore alle gambe, aveva così paura che potessero fare del male a coloro che amava con così tanta facilità. Si accostò alla finestra per guardare fuori, ormai era buio, e l’occhio le cadde su una figura inconfondibile. Un ragazzo alto, pallido, dai capelli bianchi e vestito con un completo nero elegante, si guardava intorno in maniera sospetta, lo sguardo triste.
Accanto a lui c’era una donna, i capelli identici ai suoi.
“Draco,” mormorò la ragazza con un filo di voce.
 
 
Draco guardò il negozio colorato dei gemelli Weasley, le luci dentro erano accese. Era sicuro che fossero ancora dentro. Gli venne un nodo allo stomaco; sarebbe voluto entrare, salutarli, scusarsi, spiegargli ogni cosa. Ma come poteva? Li avrebbero uccisi.
Non poteva permetterlo. Pensò se dentro ci fosse anche Hermione, ma certo, aveva detto che sarebbe andata all’inaugurazione. Così vicini, eppure così dannatamente lontani e intoccabili.
Sua madre gli sfiorò un braccio, e lo spinse verso la via buia, “vieni, è ora.”
 
 
Cosa diavolo ci faceva lì? Perché non entrava? Perché non li aveva avvertiti che era lì?
Si voltò verso i suoi amici, che la raggiunsero, e guardarono fuori, nascosti come lei, e lo videro mentre veniva spinto dalla madre nel vicolo buio che portava direttamente a Nocturn Alley.
Ron strizzò gli occhi, “dove stanno andando così di fretta?”
“Scopriamolo” fece Harry sicuro.
 
I tre uscirono dal negozio, ma invece di andare al camino del Paiolo Magico, lasciarono la strada principale e seguirono cauti i due, nascosti nel buio. Quando videro che entravano da Magie Sinister, si arrampicarono sul tetto della casa accanto, per vedere meglio. Da lì avevano una visuale perfetta della grande vetrata della soffitta del negozio.
Hermione vide Draco aggirarsi per la stanza piena di cianfrusaglie e con loro sommo orrore videro i due Mangiamorte che erano entrati nel negozio e avevano minacciato i gemelli.
Il cuore di Hermione si fermò. Cosa ci faceva Draco lì dentro con due Mangiamorte? Erano ovviamente lì insieme, si conoscevano, stavano parlando. Draco sfiorò con una mano uno strano armadio nero e le sue labbra tremarono. Chiuse gli occhi.
Aveva paura. Hermione lo capì immediatamente, lo conosceva troppo bene. Ma allora perché era lì in loro compagnia? Che cosa stavano facendo insieme?
Quando uno degli scagnozzi di Voldemort si voltò verso la finestra, i tre si nascosero dietro alle tegole, abbassandosi più che potevano, e trattennero il fiato.
Scesero velocemente dal tetto, avevano visto abbastanza e stavano rischiando grosso. Harry e Ron si incamminarono verso il Paiolo Magico, Hermione si bloccò.
“Voi andate,” disse ai due amici, “torno con Fred.” I due si avviarono su per la strada, ma lei invece di tornare al negozio dei gemelli, si acquattò in un angolo, in silenzio. Vide i Mangiamorte passare dopo un po’, e anche la madre di Draco. Sparirono nel buio, in una via secondaria.
Draco arrivò poco dopo, passandosi una mano tra i capelli, e soffocò un grido di sorpresa, quando si sentì afferrare e trascinare in un antro buio.
Sbarrò gli occhi argentei quando vide Hermione davanti a lei, che lo fissava disperata. Il suo cuore riprese a pulsare dopo tanto tempo. Si sentì vivo.
“H-Hermione, cosa ci fai qui?” Si dimenticò per un attimo tutto, rivederla dopo più di un mese era meraviglioso.
“Cosa ci fai tu qui? Non mi hai mai scritto, uno straccio di notizia. Sei…sparito.” Disse arrabbiata, ma preoccupata.
“E’ complicato,” disse lui con la voce rotta, le lacrime agli occhi, tutto quel peso tornò tremendo, incontenibile, ma lui doveva proteggerla. Sempre e ad ogni costo.
“Parlami, parla con me ti prego,” lo attirò a sé scoppiando a piangere, “dimmi che cosa ti hanno fatto.” Gli afferrò il braccio e lui lo scostò malamente, tirandosi giù la manica fino al polso, il cuore che batteva a mille nel petto.
“Devo andare.” Disse semplicemente, andando via, non poteva permettere che la vedessero.
“No Draco aspetta, ti prego, io posso aiutarti.” Disse tra le lacrime, tentando di seguirlo.
Lui strinse gli occhi con forza, mordendosi le labbra e si voltò di scatto, puntandole un dito contro, “nessuno può aiutarmi,” sussurrò con un filo di voce rotto dal pianto, “ti prego, non provare più a parlare con me.” Disse piano, e questo gli costò uno sforzo inimmaginabile, il cuore gli si spezzò nel pronunciare quelle parole.
Le lacrime iniziarono a scorrere sul volto di Hermione, lo guardava, aprì la bocca per ribattere, ma non uscì alcun suono. Si allungò verso di lui, ma il biondo si ritrasse e sparì nel buio, prima che qualcuno potesse tornare indietro a cercarlo.
Hermione si appoggiò al muro di pietra, sconvolta. Ricacciò indietro le lacrime e si asciugò con rabbia le guance.
Perché si comportava così? Cosa stava nascondendo?
 
I gemelli uscirono in quel momento dalla porta sul retro, chiudendo a chiave e chiacchierando tra di loro.
Fred notò subito Hermione appoggiata al muro della casa accanto al loro negozio, e le corse incontro insieme a George, preoccupato a morte.
“Hermione cosa ti è successo? Dove sono Harry e Ron?”
La ragazza alzò lo sguardo triste e su di lui, “Fred…” mormorò.
“Si sono io.” Si chinò davanti a lei.
“Portami a casa.” Riuscì solo a dire, prima di dover chiudere gli occhi per non rimettersi a piangere. I due la cinsero con le braccia e si Smaterializzarono insieme a lei, diretti alla Tana.
Non appena entrò la ragazza si sentì subito meglio, prese un profondo respiro e promise a sé stessa che sarebbe andata a fondo in quella faccenda.
C’era qualcosa sotto, ne era certa lei e anche Ron e Harry. Il loro amico era in difficoltà, e avrebbero capito il perché.
 

 
§
 
 
 
La sera prima di partire per Hogwarts, Hermione stava finendo di preparare la valigia, ormai viveva nella stanza di Fred, cercando di passare più tempo possibile con lui prima della partenza. Aveva solo la maglietta larga di Fred addosso, e i capelli raccolti in una crocchia disordinata.
Si sedette sul letto, e aprì l’album fotografico che le avevano regalato i gemelli e rise commossa, le foto si erano aggiornate.
Adesso c’erano così tanti momenti belli da ricordare, sempre di più.
Il primo era lo scherzo che aveva fatto a Fred a Grimmauld Place, e rise al ricordo.
Poi vide lei che chiacchierava con Fred in infermeria, quando lui era stato tutta la notte, tutto il giorno seguente, e la notte ancora dopo al suo fianco, senza lasciarla un attimo.
C’era anche il momento in cui aveva vinto la Coppa di Quidditch, giocando da battitore al posto di Fred.
C’erano così tanti momenti in cui lui era presente.
C’era la sua dichiarazione d’amore davanti a tutti in Sala Comune, sfiorò la foto con due dita. Sorrise felice.
Poi c’erano tutti loro, che ballavano il twist in soggiorno alla Tana, felici e spensierati. Compreso Draco. Chiuse gli occhi e si mise una mano sulla bocca.
L’assalì la tremenda sensazione che quelli erano stati gli ultimi giorni in cui avrebbero passato del tempo assieme, a divertirsi, e stare bene, bene sul serio.
E infine c’era la notte più magica della sua vita, loro due che ballavano sotto quel mare di lucciole, abbracciati, e poi si buttavano in acqua ridendo.
Fece scorrere le pagine velocemente, ma dei passi nella stanza le fecero alzare la testa.
Fred era in piedi davanti al letto, coperto solo con un asciugamano in vita, che la fissava dall’alto.
“Tutto bene?”
“Si,” tirò su con il naso lei, mettendo in valigia il libro, “mi ero persa nei bei momenti passati.”
Fred mise una gamba sul letto e si chinò su di lei, “ne avremo ancora tanti di bei momenti Granger, te lo prometto.”
Lei sorrise e si stese sul letto, “devi farti una doccia? Perché io devo finire di preparare le valige…”
“Hai tutta la sera per farlo,” Fred le prese le mani con le sue e la fece alzare, coprendole poi gli occhi con i palmi, “ora devi solo pensare a rilassarti.” Le sussurrò ad un orecchio dolce, guidandola fino al bagno nella sua stanza.
Tolse le mani una volta dentro.
“Ta-daann.”
La luce del bagno era spenta, ma era tutto rischiarato dalla luce di piccole candele rosse, posizionate in vari punti: sul bordo della vasca, sul lavandino, sugli scaffali.
La vasca era piena di schiuma, invitante. Hermione si voltò verso Fred, che si era già spavaldamente tolto l’asciugamano e la fissava dall’alto muovendo le sopracciglia.
“Dillo che non te l’aspettavi tutto questo quando ti sei messa con me,” mormorò mentre le sfilava la maglietta lentamente, “ammetto che mi sorprendi ogni giorno di più, diciamo che non ti ho mai considerato negli anni un romantico…” rispose lei chiudendo gli occhi sotto ai suoi tocchi leggeri.
Le sfilò ogni indumento e la fece accomodare nella vasca insieme a lui, uno di fronte all’altro, immersi nell’acqua calda e nella schiuma. Si appoggiarono ai bordi opposti, le gambe incrociate in quelle dell’altro.
“Non credevi in me eh? Invece guarda,” Rispose lui piccato, le mani appoggiate ai bordi della vasca, la guardava beffardo.
“E’ solo che, dai racconti non sei mai stato un galantuomo.” Ammise lei divertita.
“Ah si? Le voci che giravano su di me erano così cattive?”
“Solo quelle di qualche ragazza insoddisfatta…”
“Capisco… peccato io abbia passato così poco tempo a scuola per potermi vantare di stare con te…”
“Non hai nulla di cui vantarti,” rispose lei imbarazzata, guardando da un’altra parte.
“Perché non sai quanto sei meravigliosa.” Rispose sicuro lui, prendendole il viso con le mai insaponate. Poi riappoggiò la schiena contro il bordo e si creò una barba e baffi finti con la schiuma.
“Come starei con la barba?”
“Meravigliosamente.”
“Dovrei convincere George a farcela crescere, saremmo ancora più sexy…”
“Non puoi fartela crescere solo tu vero?”
“Oh no,” disse lui con fare ovvio ridacchiando, “non siamo stati diversi per un attimo della nostra vita da quando siamo nati. Non mi sento me stesso, senza essere uguale a lui, lo so che è strano da pensare messa così… ma è la verità.”
“Ti capisco.” Rispose Hermione mettendogli una mano sul braccio, Fred sorrise e si rilassò, allungandosi contro il suo corpo.
“Bene, bene,” fece languido, “quanto ti mancherò quest’anno?”
“Non quanto ti mancherò io.”
“Ohh molto bene.”
Risero, “Granger ti scriverò ogni volta che posso, e poi,” le strizzò l’occhio, “qualche visitina ad Hogsmade la potrò fare nei weekend.”
Hermione sorrise e guardò fuori dalla finestra, la campagna era immersa nell’oscurità, “sarà strano senza voi due.”
Fred non disse nulla, seguì il suo sguardo, “starai alla grande. Ricordati però che appena finisce la scuola ci sposiamo io e te. Goditi questi due anni.”
Ridacchiò quando Hermione lo punzecchiò con il piede scuotendo la testa, le punte dei suoi capelli erano bagnati, il naso arricciato in quel suo sorriso meraviglioso.
Poi cercò di affogarla di sorpresa in acqua, ma lei reagì pronta, gettandogli della schiuma addosso, rimasero lì a lungo a ridere, scherzare, volendo che non finisse mai.
Perché dal giorno seguente, per la prima volta da quando si erano innamorati, non si videro più molto, e dovettero abituarsi a quella nuova situazione.
Ma intanto quello era il loro momento, e godettero di ogni prezioso secondo di quell’amore sconfinato e senza pensieri.
Perché non avevano idea di che cosa sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.











NOTA DELL'AUTRICE: Ciao carissimi, scusate i tre giorni di attesa, ma ho avuto molto da fare, ho scritto anche tantissimo intanto, e ho usato questo tempo per capire come strutturare questi ultimi, ma lunghi, capitoli. Spero davvero che vi piaccia anche questo, nonostante sia tutto un po' più oscuro ovviamente, ma molto intenso e denso di avvenimenti. Vi voglio molto bene e recensite se vi va perchè mi fa piacere e sono troppo curiosa di sapere cosa ne pensate!
Tornerò molto presto con il prossimo capitolo.
Sera!!

 

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Capitolo 35
*** IL RAGAZZO CHE NON HA AVUTO SCELTA ***


CAPITOLO TRENTACINQUE
 
SESTO ANNO: MALFOY MANOR - HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Draco era immobile, appoggiato al vetro alla finestra, era l’alba. La sua valigia era pronta ed era stata portata dagli Elfi nell’ampio ingresso della villa, restava lì ad attenderlo.
L’incontro con Hermione di tre giorni prima lo aveva scombussolato, gli aveva fatto ripensare a così tante cose, a così bei momenti. E si ricordò di quanto l’amasse, sembrava esserselo dimenticato vivendo rinchiuso in quel posto lugubre, spettrale, pieno zeppo di Mangiamorte ogni singolo giorno, che li dicevano cosa doveva e cosa non doveva fare.
Guardò il suo Marchio Nero sull’avambraccio sinistro, avrebbe dovuto vivere tutta la vita con il rimorso di che cosa aveva fatto. Anche se era per salvare i suoi migliori amici e tutta la famiglia Weasley.
Avrebbe dovuto uccidere a sangue freddo. Albus Silente. Un uomo che era sempre stato gentile con lui, che aveva capito per primo quanto fosse simile in realtà ad Harry, e di come potessero aiutarsi a vicenda, fino a diventare amici. Veri amici.
Scosse la testa, come avrebbe potuto farlo? Non gli era stata lasciata nessuna scelta. Era stato ricattato, pressato, torturato, sulla cosa a cui teneva più al mondo: quella famiglia di matti, e poi Harry ed Hermione.
Nel suo cuore raggrinzito e marcio sentiva ancora di provare amore per lei, e questo rendeva le cose solo ancora più difficili.
“E’ ora di andare.” La voce bassa e lenta di Piton lo fece voltare. Gli guardò il braccio, anche sul suo sorgeva il marchio. Aveva passato molto tempo a casa loro in quegli ultimi giorni, e aveva scoperto il segreto del professore.
Anche lui aveva un compito, proteggerlo ad ogni costo, coprirlo e fargli da guida.
Anche lui aveva tradito l’Ordine, o almeno così pensava Draco. Nessuno tranne Piton e Silente conoscevano la verità. E Severus avrebbe tanto voluto dirgliela, a quel povero ragazzo indifeso, abbandonato, solo, senza una scelta, senza una vita vera davanti a lui. Rassegnato al suo destino come lui.
Erano così simili. Ma a differenza sua, Draco in realtà una scelta l’aveva, ma era così lontana e sfumata, che nemmeno la vedeva. Sperò solo che lo avrebbe capito al momento giusto.
Gli mise una mano sulla spalla e Draco sospirò, guardando l’alba sorgere.
Piton sembrò leggergli nella mente, “abbiamo tutti una scelta Draco. Ricordatelo. Un giorno, sarei tu l’artefice del tuo destino.”
Draco si voltò di scatto sorpreso, erano state le stesse parole che Silente gli aveva detto a Grimmauld Place.
Lo guardò cercando di scovare qualcosa sotto quei pozzi neri, ma dopo quelle parole tornarono impassibili, e in un secondo si dileguò, lasciandolo solo, e ancora più confuso, ma non in senso negativo.
 
 
 
§
 
 
 
Hermione salì sul treno per Hogwarts, si sporse dal finestrino e salutò Fred e George, insieme a Molly e Arthur con una mano. Li avevano accompagnati in stazione prima di aprire il negozio.
Fred le schioccò un bacio e le strizzò l’occhio, “verrò a trovarti presto!” Le gridò quando il treno iniziò a muoversi. Hermione rispose con un grande sorriso e un: “ci conto,” per poi infilare la testa di nuovo dentro quando i rossi furono spariti alla sua vista.
Tirò fuori un libro e iniziò a leggere, poco dopo alzò lo sguardo su Harry che sembrava visibilmente preoccupato.
“Cosa ci faceva Draco da Magie Sinister?”
Hermione chiuse il libro e guardò Ron, “non lo so Harry, ma non sembrava nulla di buono.”
“Cos’è che stava guardando secondo te?”
“Te l’ho detto, non ho visto bene, ma mi sembrava un armadio. Ne stavano parlando e lo indicavano.”
“Tu l’hai visto in faccia?” Domandò Ron.
“Si.”
“E come lo hai trovato?”
Hermione sospirò e guardò fuori dal finestrino. “Come se stesse portando il peso dell’intero mondo sulle sue spalle.” Mormorò triste.
 
Qualche ora dopo, verso sera, ancora sul treno, Harry si alzò per prendere delle caramelle, passò davanti ad uno scompartimento con le tende tirate, stava per superarlo, ma sentì la voce di Draco e Zabini e si bloccò, nascosto.
“Te lo avevo detto di stare lontano da quel posto…”
 
 
Blaise osservava Draco sconvolto, le mani in faccia. Era successo esattamente quello che temeva l’anno precedente.
La sua orrenda famiglia lo aveva tirato in mezzo con i loro assurdi ideali, ma in qualcosa di grosso, di serio, e di orribile. Più grande di Draco, e troppo da sopportare.
Lui non gli aveva detto esattamente cosa, ma il Marchio Nero sul suo braccio diceva tutto, come la sua espressione sconfitta, piena di rimorso.
“Draco dimmi cosa ti hanno chiesto di fare.” Insistette Blaise, gli occhi lucidi. Vedere il suo migliore amico in quello stato gli faceva male al cuore. Avrebbe tanto voluto aiutarlo.
“Non posso Blaise te l’ho detto. Finiresti solo nei guai.”
“Te lo avevo detto di stare lontano da quel posto.”
“Mi sarebbero venuti a cercare anche in capo al mondo, ma non lo capisci? Non è uno a cui si può dire di no.”
“Si, saresti morto ora però.”
“Credimi, se ci fosse stata in ballo la MIA di vita, avrei già lasciato questo mondo da un pezzo, non avrei esitato un istante, ma non è così…” Si bloccò con un nodo in gola, e pensò ad Harry, Hermione in quel treno, così vicini, che si facevano mille domande, del perché non si fosse fatto sentire. E poi la sera in cui aveva visto Hermione… la sua espressione.
Strizzò gli occhi e si mise un pugno davanti alla bocca.
“Cosa vuoi dire? La vita di chi è in ballo?” Insistette Blaise preoccupato a morte per il suo migliore amico.
Draco imprecò e si alzò in piedi, “ho bisogno d’aria.” Blaise si alzò di scatto con lui e gli afferrò un braccio, “non so cosa ti abbia chiesto di fare, ma una cosa la so. Tu sei diverso Draco, me lo hai dimostrato l’anno scorso. Ci deve essere un modo.”
Draco tirò con rabbia su la manica del maglione verde scuro e mostrò il Marchio Nero all’amico, “non c’è altro modo Blaise, ma non lo capisci? Ora sono suo…” disse tra i denti e le lacrime.
Blaise aprì la porta scorrevole e si ritrovarono davanti Harry, che si alzò di colpo guardandoli.
Draco nascose il braccio velocemente dietro la schiena e guardò il Prescelto.
“Harry…” mormorò con un filo di voce.
Harry iniziò a respirare affannosamente, indietreggiando, “io stavo solo… cercando il carrello dei dolci.” Provò a dire, schiacciandosi contro il finestrino del corridoio, mentre Draco usciva e Blaise si lasciava ricadere affranto sul divanetto.
Harry bloccò Draco quando gli passò accanto, “Draco parla con me, lo sai che capirò, qualunque cosa ti abbiano detto i tuoi, noi possiamo…”
Draco guardò la sua mano sulla stoffa del maglione, chiuse gli occhi e desiderò tanto abbracciarlo, mostrargli cosa era diventato per proteggerli, e trovare una soluzione assieme.
Ma non ce n’erano di soluzioni.
“Mi dispiace,” sussurrò in tono amaro, “ma devo andare ora.”
Si liberò dalla sua presa, lasciando il ragazzo in corridoio e cercando di mettere più distanza possibile tra loro.
Non sarebbe stato affatto facile rimanere lontano da loro, ma doveva farlo.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
I mesi passarono, come l’inverno. Inesorabili. Per Hermione quell’anno fu strano per vari motivi.
Intanto era strano non avere Fred e George attorno, non sentire le loro voci allegre e beffarde quando tornava in Sala Comune, che prima tanto non sopportava, ora le mancavano come l’aria.
Desiderò averli vicini, sarebbe stato tutto più semplice, più divertente.
Il programma del sesto anno era interessante, le difficoltà degli incantesimi crebbero di livello, e impararono nel mese di novembre a Smaterializzarsi. Quello fu uno dei momenti più belli dell’anno. Anche Ron non se la cavava male, e superarono tutti l’esame di inizio Dicembre.
Poi Harry diventò non si sa come più bravo di lei in Pozioni, cosa mai successa prima, e quello fu un grave colpo per la ragazza.
Il Professor Lumacorno comunque l’adorava e divenne una delle sue allieve predilette, anche per la sua origine babbana, la comparava molto spesso a Lily, e questo le faceva immensamente piacere.
E poi c’era Draco.
Lo stesso Draco che solo pochi mesi prima viveva spensierato insieme a loro, ora sembrava un fantasma.
Si aggirava per i corridoi spaesato, l’aria triste, sovrappensiero. Saltava spesso le lezioni, non faceva i compiti. A lezione aveva lo sguardo sempre rivolto fuori dalla finestra, sembrava sempre sul punto di urlare, scoppiare in lacrime; e in Sala Grande, Hermione non lo vide mai, mai alzare gli occhi sul tavolo dei professori, come se evitasse lo sguardo di qualcuno.
Notò più di una volta Silente guardare nella sua direzione, e sospirare, come se sapesse qualcosa.
Fred andava a trovarla ad Hosgmade un weekend si e uno no, dato che non ci si poteva Smaterializzare dentro alle mura del castello, e ogni tanto le faceva anche delle sorprese in settimana.
Qualche volta venne pure George e insieme ad Harry e Ron si prendevano una birra ai Tre Manici di Scopa, oppure lei cenava con i gemelli.
Quei momenti erano una ventata di aria fresca, si sentiva come ricaricata per le settimane successive.
Una sera, poco prima di Natale, era a prendere una birra con loro, e capì che quello era il momento giusto per fare una richiesta importante a Fred, ma le conversazioni con quei due non si sapeva mai dove portassero.
“Oh piantala George, Hermione non si innamorerà mai di te.”
“Scommettiamo? Le do… tre anni, poi si renderà conto che ha scelto il gemello sbagliato.”
“Angelina come sta?”
“Alla grande, perché me lo chiedi?”
“Pensi che sarebbe felice di sapere le avance che fai alla mia donna?”
“Pffft ma per favore, è la tua donna che fa le avance a me.”
“E’ successo solo una volta.”
“Mi sono perso qualcosa?”
“Si Freddie, la tua donna mi è saltata addosso questa estate.”
Hermione fece un verso di sorpresa, “lo sai perché, pensavo fossi Fred!”
“Scusami?”
“Se non ti avessi detto chi ero, ora saresti già innamorata persa di me, dopo avermi visto in azione.”
“Ero solo distratta perché molto presa dalla situazione, me ne sarei accorta da un momento all’altro.”
“Okay ora mi sento ferito.”
“Fred” rise Hermione, “ho vissuto dentro di te, ti avrei riconosciuto subito, è lui che si crogiola in questa cosa!”
“Beh non è giusto che voi siate felici e io no.”
La risposta seria di George gli spiazzò entrambi.
Fred gli mise una mano sulla sua, “Georgie.”
George rimase in silenzio per un momento, guardando altrove, “non vanno così tanto bene le cose tra di noi. Non ci vediamo quasi mai, lei è sempre in giro per le partite di Quidditch…”
Fred ed Hermione si scambiarono uno sguardo, capendo bene cosa volesse dire, e sorrisero comprensivi, “perché non le fai una sorpresa?” Domandò Hermione.
“Che cosa?” Fece mogio George.
“Va a trovarla, dille cosa provi, che per te è difficile, se ti ama troverete una soluzione.”
George si aprì in un timido sorriso e li guardò, “grazie…” poi tornò allegro, “allora avete già scelto la data?”
Hermione rise e alzò gli occhi al cielo, mentre Fred sospirava pensieroso, ridacchiando.
Hermione cercò di cogliere quello stato d’animo.
“Ehi, Fred,” iniziò sorridente, picchiettando con due dita sulla mano aperta, in modo malizioso.
“Si splendore?”
“Posso chiederti un piccolo favore?”
“Per te bacerei pure Piton se servisse a convincerti a sposarmi. Farei tutto per te.”
“Verresti con me ad una festa che ha organizzato Lumacorno per il suo club?”
“Farei tutto ma non questo.” Sentenziò con un dito in aria.
Hermione tolse la mano sbuffando, “dai! Mi serve un cavaliere. Lo avrei chiesto ad Harry, ma ci va con Luna.”
“E Ginny?”
“Sta di nuovo con Dean.”
“E io che pensavo fossero intelligenti.”
“Ti prego, ti prego, ti prego, Fred ti chiedo solo una sera, è sabato quindi nemmeno hai la scusa che devi lavorare.”
“No.” Disse Fred schioccando la lingua, non si sarebbe mai lasciato convincere a vestirsi elegante ad una noiosa serata borghese, piena di figli di ricchi purosangue con la puzza sotto il naso, invitati solo perché bravi a Pozioni.
Era irremovibile.
Hermione guardò il bancone, e sorrise furbescamente, sporgendosi verso Fred, “d’accordo Fred, hai vinto.”
“Oh bene.” Fece lui vittorioso, bevendo un sorso di birra.
“Ci andrò con Cormac.”
Fred si strozzò con la birra e ne sputò un po’ sul tavolo di legno, tossicchiando allarmato, George represse una risata. Fred si voltò verso Hermione.
“Questo è un colpo basso.”
“Cormac Mclaggen? Quel Cormac?” Fece ironico George pulendo insieme a Fred la birra versata.
“Si proprio lui.”
“Ma è un idiota.”
“Un idiota patentato che la fissa come se fosse l’unica ragazza ad Hogwarts.”
“Ohh Freddie geloso sei adorabile.” Disse con voce tenera George strizzandogli una guancia.
“E levati tu. E va bene verrò,” disse alla fine puntando un dito verso Hermione, “ma non perché sono geloso. Vengo per l’open bar.”
“No, no, certo…” disse ridacchiando Hermione scambiandosi un’occhiata significativa con George.
“E’ geloso da morire” mimò con le labbra quest’ultimo, mettendosi una mano sul fianco della bocca per non farsi vedere da Fred.
“Lo so,” rispose Hermione in rimando, mentre Fred li spingeva piano con le spalle, bevendo un sorso di birra.
 
 
 
 
Alla festa Hermione si presentò insieme a Fred, parecchio imbarazzata per il suo look, ma ancora una volta molte persone rimasero a bocca aperta quando fece il suo ingresso.
Portava un vestito rosa, il colore che le stava meglio indosso, corto però questa volta, con le spalline che le mettevano in mostra il petto, ma senza esagerare.
I capelli erano morbidi e solo i ciuffi davanti erano raccolti dietro, lasciando sciolti e lunghi tutti gli altri.
Era meravigliosa per Fred, e di certo non se lo tenne per sé.
“E’ la mia donna questa,” disse a tutti mentre entravano indicandola, “si esatto proprio lei. Hermione Granger signore e signori,” ridacchiò sapendo quanto Hermione odiasse essere al centro dell’attenzione.
Hermione infatti gli abbassò il braccio imbarazzata.
“E piantala.”
“Tu mi hai trascinato qui, almeno lasciami comportare male.” Rispose Fred sorridendo a denti stretti, salutando Harry e Luna. Era vestito con un completo nero, molto elegante, i capelli erano sempre più lunghi, e ora li teneva ribelli e leggermente all’indietro.
“Devo fare bella figura con Lumacorno, per i voti del primo semestre…” rispose lei piccata.
“Oh per i voti del primo semestre,” la sbeffeggiò facendole il verso il rosso vedendo Lumacorno tra la folla di studenti, bere allegro e chiacchierare, “sarebbe un peccato se non mi presentassi allora,” disse scrocchiandosi le ossa del collo e avvicinandosi a lui a grandi passi.
“No,” sibilò lei correndogli dietro preoccupata, “profilo basso avevamo detto, profilo basso.”
Fred si affiancò a Lumacorno e gli porse una mano in modo teatrale, era altissimo, “buonasera professore, sono Fred.”
Lumacorno si voltò gentile verso di lui, e anche un po’ sorpreso, non era uno studente, stringendogli la mano, “molto piacere Greg.”
“Fred.” Scandì il rosso come se fosse sordo.
“Fred?”
“Weasley.”
Lumacorno si illuminò, “o ma certo un altro Weasley. Mi saluti tanto i suoi genitori, erano miei studenti.”
“Sarà fatto.”
Lumacorno lo guardò, “suo fratello minore è un mio studente ora, un po’ carente in Pozioni, ma un tipo simpatico.”
“Ron è un po’ carente in tutto.” Disse allegro Fred.
“Lei è uno dei due gemelli che ha dato fuoco alla Umbridge l’anno scorso e non ha finito la scuola vero? Le voci corrono…”
“Modestamente,” fece Fred tutto fiero, ed Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Oh signorina Granger, non l’avevo vista, lei conosce il signor Wembley?”
“Weasley.” Lo corresse divertito Fred. Quel tipo gli piaceva, ma era un po’ strano.
“Weasley” ripetette Lumacorno concentrato.
“Comunque certo che ci conosciamo,” disse Fred malizioso, circondando Hermione per le spalle, “ci sposiamo molto presto.”
“Ma davvero? Che bella notizia!”
Hermione sorrise imbarazzata, pestando un piede a Fred, che soffocò un gemito di dolore dietro ad un sorriso spavaldo, “no, non ci sposiamo. Gli piace scherzare.”
“Siete stranamente ben assortiti, mi piace. Ah l’amore giovane... non ci sono regole.”
“E’ quello che dico sempre io,” sorrise Fred guardando poi male Hermione, che fece una smorfia.
“E’ stato davvero un piacere conoscerti Greg.” Lo salutò Lumacorno, divertito dalla coppia improbabile, e raggiungendo Harry.
“Fred…” disse a denti stretti il rosso, quando si fu allontanato. “Che bel tipo.”
“Senti, Greg,” lo sbeffeggiò lei voltandosi di scatto, “se sei qui per mettermi in imbarazzo ci stai riuscendo alla grande.”
“E’ quello che mi riesce meglio, metterti in imbarazzo, perché reprimere questo dono magnifico?”
“Ho bisogno di qualcosa di forte.” Rispose lei agitata.
“Rimedio subito.” Fece lui ammiccante, raggiungendo il tavolo delle bevande.
Hermione rimase in piedi in un angolo della stanza, guardandosi intorno.
Vide Cormac che la notava, cercò di nascondersi, ma lui la riconobbe e si avvicinò sfacciato.
“Ehi.”
“Ciao.” Rispose lei a disagio, davvero non lo sopportava.
“Sei qui da sola?”
“No.”
“Peccato, avremmo potuto divertirci.”
“Mhh-mhh.”
“Sai, se Weasley non ti soddisfa abbastanza, mentre siamo ad Hogwarts, potremmo spassarcela io e te.”
“Sono a posto così grazie.” Disse lei cercando con lo sguardo Fred, che però sembrava sparito.
Cormac si avvicinò invadente, “se dovessi cambiare idea, sono in corridoio.” E sparì.
Hermione sbuffò, felice di essersi liberata di quell’essere spregevole, e cercò la chioma rossa nella folla.
Oltre agli archi di pietra che davano sul corridoio, Hermione notò invece una chioma bionda sparire dietro un angolo. Draco. Ed era solo.
Era il momento giusto per parlargli.
Uscì da uno degli archi e si avventurò per il corridoio buio da sola, guardinga. Voltò un angolo e due mani l’afferrarono per la vita, trascinandola contro il muro; Hermione gridò di spavento.
Cormac la bloccò contro la parete, “sapevo che saresti venuta,” disse viscido, cercando di baciarla, ma lei si ritrasse, “cosa? No!”
“Oh smettila di resistermi Granger, lo so che sono irresistibile,” insistette lui avventandosi sul suo collo.
“Lasciami!” Gridò Hermione “non toccarmi!” Gli tirò uno schiaffo in piena faccia, ma lui sorrise maligno.
“Mi piaci solo di più se ti ribelli,” mugolò gettandosi su di lei e premendo il suo corpo contro il suo, Hermione cercò di arrivare alla bacchetta, ma lui le bloccò le mani, cercando di alzarle il vestito. Hermione gridò ancora, chiuse gli occhi e improvvisamente si sentì libera.
Aprì gli occhi e vide Draco voltare Cormac e piantargli un bel pugno in piena faccia, facendolo barcollare.
Hermione guardò Draco sorpresa, ma grata.
Stava per dirgli qualcosa, ringraziarlo, ma Cormac si rialzò in piedi a fatica, sfidando il biondo con lo sguardo e allargando le braccia.
“E’ tutto qui quello che sai far…”
Non fece in tempo a finire la frase, che qualcuno lo placcò, scaraventandolo a terra.
“Schifoso bastardo!” Gridò Fred in preda all’ira, che aveva visto la scena da lontano. Gli diede un altro cazzotto, facendogli uscire sangue dal naso, rabbioso.
“Toccala un’altra volta e sei morto.” Gli afferrò il bavero dell’altra giacca con forza, attirando a sé, mentre con l’altra mano gli puntava un dito contro.
Cormac lo guardò terrorizzato e annuì, sotto lo sguardo fiero di Draco ed Hermione.
Fred mollò la presa con violenza e lo fece ricadere a terra. Il ragazzo si alzò tremante e corse via spaventato.
“Bravo corri, ecco cosa succede quando ti metti contro la squadra Malfoy-Weasley.” Disse tra il divertito e l’arrabbiato, non si era mai sentito così furioso con qualcuno in vita sua, tranne quando Hermione era stata quasi uccisa dal Bolide per colpa di Tiger.
Si voltò verso di lei e l’aiutò a rialzarsi, “ehi stai bene? Scusami se mi sono allontanato, ma Harry…”
Hermione si alzò tirando su con il naso, “tranquillo sto bene, grazie.”
Fred si voltò, “si grazie Draco per essere intervenuto.” Sorrise, ma Draco non li guardava negli occhi, teneva lo sguardo basso, distaccato.
Non avrebbe dovuto farlo, pregò che Piton non venisse a saperlo, nessuno poteva sapere. Non gli era permesso interagire con loro. Aveva rischiato grosso, ma non era riuscito ad andare via quando aveva visto la scena.
“Devo andare,” disse solamente ed Hermione batté una mano forte contro il muro adirata dall’ennesima reazione terribile di Draco. Cosa diavolo aveva?
Draco con uno sforzo immenso davanti al dolore della ragazza, se ne andò velocemente, ma Fred lo seguì e lo bloccò.
“Draco, ehi Draco. Devi darci qualche spiegazione.” Lo fermò contro un muro quando capì che non si sarebbe fermato, era molto più alto e abbastanza più grosso di lui per tenerlo fermo.
Draco finalmente lo guardò negli occhi, e Fred vide solitudine e dolore. Dolore puro. Sembrava non esserci rimasto nulla del ragazzo biondo e sorridente che conosceva e a cui ormai si era affezionato come un fratello, un amico leale.
“Draco” fece Fred scosso da quell’espressione, “dimmi la verità. Ti abbiamo aspettato per mesi… Hermione è sconvolta. Se non vuoi farlo per me, fallo per lei. Dimmi cosa è successo quando sei tornato a casa.”
Draco non rispose, strinse i denti.
“Io ti voglio bene Draco, tutti noi te ne vogliamo. Ma Hermione… lei è distrutta. Ha il diritto di sapere.”
Draco chiuse gli occhi e spostò le mani di Fred dalla divisa, non sapeva che cosa dire. Non poteva dire nulla. Quindi non lo fece. Se ne andò via velocemente, volendo sparire il prima possibile.
Non avrebbe mai funzionato così. Avrebbero continuato a cercarlo, a tentare di dissuaderlo, di farlo parlare. Perché gli volevano bene. Era questo il punto. Era ancora loro amico.
Doveva tagliare i ponti per sempre.
 
 
Hermione tornò alla festa con Fred, e poi lo accompagnò fino al giardino esterno, dove poteva Smaterializzarsi.
“Alla fine mi sono divertito più del previsto. Ho avuto anche la mia occasione di spaccare il naso a Cormac,” disse allegro, per sdrammatizzare, e fece un segno come per tirare un pugno all’aria.
Hermione ridacchiò, sotto la neve, e si sollevò sulle punte per baciare Fred.
“Ci vediamo a Natale.”
“Ci vediamo a Natale.” Confermò lui, stringendola sotto al suo cappotto, infreddolita com’era, e la avvolse tra le sue braccia, aderendo il corpo contro di lei.
Hermione fece lo stesso, ricambiando il bacio con passione, la lingua calda di lui le diede conforto, e si sentì al sicuro. Fred fremette contro di lei e si staccò appena, “mi manchi così tanto. Ti voglio.” Sussurrò e si rimpossessò della sua bocca vorace, desiderando di più. Era da troppo tempo che non la faceva sua.
“A Natale dovrai staccarmi da te con la forza,” continuò eccitato, Hermione tremò sotto alle sue mani calde, che sapevano esattamente dove toccarla, e sorrise sulle sue labbra.
“Non ti staccherei mai da me.” Sussurrò maliziosa, “ora vai.” Lo incitò. Fred si staccò di malavoglia e dopo un ultimo occhiolino da far battere il cuore, scomparve con un “crack.”
Hermione si voltò verso il castello e rientrò combattiva. Draco aveva superato ogni limite quella sera. Prima la salvava e poi non diceva una parola? Continuava a rifiutarsi di parlare? Bene, sarebbe andata lei da lui, e sarebbe stato uno scontro diretto.
 
 
§
 
 
 
Hermione trovò l’occasione dopo Natale.
Passò una settimana con i suoi genitori e una settimana a Grimmauld Place con gli altri. Dormire di nuovo con Fred fu un toccasana, riunirsi a lui in ogni modo possibile fu meraviglioso.
Passò una settimana lontano dai pensieri, anche se stare nella casa di Sirius era strano senza di lui, era l’unico vero posto sicuro.
 
Vide camminare Draco per andare a lezione di Trasfigurazione, solo la camicia bianca, la cravatta verde e un libro sottobraccio.
Camminava svelto, senza guardare nessuno. Lei doveva andare comunque in quella direzione, frequentavano gli stessi corsi.
Accelerò il passo, la divisa nera che ondeggiava intorno a lei, lo sguardo pieno di convinzione.
“Draco?”
Lo chiamò una prima volta, ma niente.
“Draco?”
Nulla.
Si mise a correre, piantò i piedi bene a terra quando gli fu vicino e gridò: “DRACO MALFOY.”
Sarebbe stata una scena buffa, se le cose non fossero andate in quel modo, ma Hermione era ferita, arrabbiata, preoccupata, e Draco era distrutto da quei mesi, non dormiva, non mangiava, e doveva ferire i suoi migliori amici per salvarli. Ironico.
E terribile.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Ora o mai più. Si voltò lentamente, aveva le occhiaie, era più magro e pallido del solito. I capelli disordinati come non mai.
“Che vuoi?” Domandò acido, il corridoio era vuoto per fortuna.
Hermione non si sorprese tanto di quel tono dati gli ultimi tempi, e insistette, avvicinandosi, “Draco. Parlami ti prego. Non so cosa ti stia succedendo, ma…” si fermò iniziando a piangere, ogni barriera era crollata, era preoccupata a morte per lui, gli voleva bene da morire, e non sopportava di vederlo così, “non stai bene è evidente. Lascia che ti aiuti, dimmi la verità. A me, solo a me, se non vuoi che qualcun altro lo sappia, confidati con me.
Non hai idea di quanto io ci tenga a te, è da mesi che va avanti così, non lo sopporto più. PARLAMI!” Gridò con quanto fiato aveva in gola, spingendolo, “perché non parli? Perché non capisci quanto mi stai facendo soffrire, quanto stai facendo stare male tutti? PARLAMI UNA BUONA VOLTA!” Gridò infine spingendolo un’altra volta con forza all’indietro, mossa da una rabbia cieca.
Qualche studente passò per il corridoio, che incominciò ad affollarsi, attirato dalle urla. Blaise era dietro a Draco, paralizzato da quella visione. Il viso del biondo era una maschera di sofferenza.
Draco cacciò indietro le lacrime e sfoggiò tutta la sua bravura nel tornare in modo convincente nella persona che aveva giurato di non essere mai più.
Quella che tutti avevano odiato per anni, e che aveva tanto faticato a lasciarsi alle spalle.
Si pulì la divisa dove Hermione l’aveva toccato con calma glaciale, e la fissò con disprezzo con i suoi occhi argentei, quello stesso sguardo che le aveva rivolto per anni.
Disgusto puro.
“Prova a toccarmi un’altra volta sudicia Mezzosangue, e ti ammazzo.” Disse glaciale, guardandola negli occhi. Dei Serpeverde, tra cui Pansy intorno a loro sorrisero vittoriosi, orgogliosi che il loro amato Draco fosse tornato quello di prima. Blaise invece tremò a quella visione.
“Cosa stai dicendo Draco, dimmi la verità…” iniziò a ribattere lei scossa a bassa voce, ma Draco la bloccò e si avvicinò pericolosamente a lei, “sai qual è la verità? La vuoi sapere? Bene eccotela,” sputò tra i denti, “mi fate schifo tutti voi. Potter, quella famiglia di poveracci dei Weasley, mi fate ribrezzo. Quando sono tornato a casa ho parlato con i miei, e mi hanno fatto aprire gli occhi una volta per tutti su chi davvero foste voi. Dei traditori. Non solo del sangue, ma della stirpe dei Maghi. Pensate solo a voi stessi, mi avete usato perché vi facevo pena, si è così lo so. Lo so ora, capisco tutto. Vi facevo pena come un cucciolo ferito e con il vostro animo buono e il vostro grande cuore mi avete accolto, solo per compiacere il vostro ego. Ora lo so. E la cosa divertente, è che non sono nemmeno arrabbiato. Perché se lo fossi vorrebbe dire che mi importerebbe qualcosa di voi, ma non è così. Non me ne frega nulla di quegli straccioni, di Potter, e tantomeno di te.”
Si avvicinò ancora di più fino a quando il suo viso fu ad un centimetro dal suo, erano arrivati anche Harry e Ron, e fissavano la scena sconvolti, “tu lurida Mezzosangue mi fai più schifo di tutti. Se penso che ho diviso i pasti con te mi viene da vomitare. Grazie alla mia famiglia ho riacquistato la ragione e mi hanno fatto capire quanto sia sbagliato che la gente come ME e quelli come TE respirino anche solo la stessa aria.
Non accadrà mai più, stammi lontana. Non azzardarti ad avvicinarti a me altrimenti,” le afferrò con forza il viso e premette forte sul collo, facendole male, “io ti ammazzo. Non ci metto niente a far fuori una Sangue Sporco come te. Una di meno al mondo, sarebbe solo meglio.” Premette ancora più forte contro il suo collo, strozzandola, “non rivolgermi mai più uno dei tuoi patetici sguardi carichi di pietà, ricordati qual è il tuo posto, o giuro che ti ammazzo.”
La strattonò con violenza, spostandola da parte, e se ne andò a grandi passi. Blaise vide lo sguardo di Draco quando gli passò accanto.
Non c’erano parole per descriverlo. Ma capì. Stava mentendo. Era una grande recita. Perché Draco amava Hermione più di qualunque cosa al mondo, glielo aveva confidato, e lui lo aveva capito anche prima, dai suo sguardi.
E anche se lei non ne sapeva niente, lui continuava ad amarla, da anni, perché non ne poteva fare a meno, e ora era stato costretto a dirle tutto quello, a farle del male, a farle credere che l’odiasse; per allontanarla definitivamente.
Ma lui l’amava, con tutto il suo cuore, e Blaise lo vide nel profondo dei suoi occhi di ghiaccio mentre si allontanava.
 
Harry e Ron, che erano stati bloccati da Goyle, si gettarono accanto ad Hermione, che si era lasciata cadere a terra, senza forze, in un pianto disperato. Sul collo i segni delle dita del ragazzo erano viola e ben visibili. Si massaggiò il collo tremante, sentendosi morire dal dolore, cadendo in lacrime nelle braccia dei due amici, che la consolarono a lungo, carichi di rancore e rabbia, verso quel ragazzo che pensavano fosse migliore di così.
Ma si erano sbagliati.
 
 
 
Draco non appena ebbe girato l’angolo, iniziò a correre, disperato, lasciandosi indietro tutti e tutto. Le lacrime spingevano per uscire, il cuore e la testa sembravano scoppiargli da un momento all’altro. Arrivò sulla Torre d’Astronomia, con il fiatone.
Si lasciò cadere in ginocchio, in quel luogo dove aveva stretto amicizia con quella ragazza fantastica, che aveva aperto il suo cuore a lui, perdonandolo, e permettendogli di fare quella vita incredibile con quelle persone incredibili, anche se per così poco; e che ora aveva ferito a morte. Nulla avrebbe mai potuto permettergli di spiegarsi. Tanto non avrebbe mai potuto farlo. Continuava a ripetersi che non aveva mai avuto una scelta, ma forse aveva solo scelto la strada sbagliata. E ora non poteva più tornare indietro.
Gridò la sua rabbia al cielo, scoppiando in lacrime e tendendosi il viso con le mani, sfogando tutto il suo dolore.
“Scusami Hermione, scusami, io ti amo, ti amo da morire, ti prego perdonami.” Sussurrava a sé stesso, dondolandosi avanti e indietro sulle ginocchia, ma nessuno poteva sentirlo. Aveva superato il limite, tagliando i ponti, tutto per proteggerla, e permetterle di andare avanti con la sua vita.
Ma la sua di vita? Che vita sarebbe stata senza di loro?
Non sarebbe stata vita.
Rimase lì, a piangere, a sussurrare il suo nome, nella speranza che lei potesse sentirlo e perdonarlo un’altra volta. Non voleva il suo amore, lei apparteneva a Fred, si amavano immensamente. Lui voleva solo indietro la sua ancora di salvezza, e questa volta per sempre.
Ignaro di essere in compagnia, due occhi neri come pozzi lo scrutavano silenziosi, lucidi, addolorati da quella visione spaventosa.
Non era quello il suo destino. Non doveva esserlo. E non lo sarebbe stato. Draco meritava di più.
 
 
“Il ragazzo non può farlo. Non si merita questa vita, la mia vita, odiato da tutti perché non può dire la verità a quelli che ama. E’ così buono e coraggioso…”
“Non lo farà comunque.”
“Ma se lo costringessero…”
“Allora dovrai farlo tu.”
 

 
§
 
 
 
 
“Draco,” la voce calma di Silente fece vacillare la presa che aveva sulla bacchetta. “Che stai facendo?”
“Io… lei non capisce. E’ una cosa più grande di me…”
Harry nascosto al piano di sotto della torre, dal basso vedeva la scena ammutolito, incapace di muovere un muscolo per colpa di Silente, che lo aveva incantato.
“Non devi farlo per forza…”
 
 
Hermione non riusciva a prendere sonno quella notte, Harry era fuori chissà dove a cercare quei maledetti Horcrux con Silente, aveva detto che sarebbe tornato, ma non si era ancora fatto vivo.
Hermione era rimasta sveglia, vigile, in Sala Comune, vestita e bacchetta alla mano, i capelli legati in una morbida coda bassa, seduta su una poltrona, preoccupata a morte per il suo amico.
Dopo le parole di Draco una parte di lei si era come spezzata, aveva creduto di essere sua amica, si era convinta che lui le volesse bene, invece era tutta una farsa. Aveva detto solo bugie per tutto quel tempo.
Una parte di lei ancora però non ci credeva del tutto. Il vero lui era quello che era andato a trovarla a casa, quello della Tana, solo sepolto sotto odio e dolore, inculcato dalla sua orrenda famiglia. Li odiò con tutto il cuore. Chissà cosa gli avevano detto per convincerlo così.
Non poteva credere che fosse stato tutto finto, ma dopo quelle parole non si era mai più avvicinata a lui, né gli aveva rivolto il minimo sguardo.
Per fortuna c’era stato Fred, senza di lui non avrebbe saputo come andare avanti, come reagire. Lui le era stato vicino ogni volta che poteva, e anche di più, l’aveva consolata, l’aveva distratta come sempre. L’aveva amata, solo quello. E lei era tornata a ridere, a studiare, ad essere praticamente quella di prima, non era stato facile, ma dopo mesi ci era riuscita.
Ormai era maggio, erano successe tantissime cose e avevano scoperto molti segreti importanti. Era tutto cambiato, ma ancora non sapeva quanto.
Frugò nella borsa di Harry, accanto a Neville che russava, salita in camera sua, e trovò la Mappa del Malandrino, sapeva come usarla.
Cercò un po’ e lo vide sulla Torre d’Astronomia insieme a Silente, sospirò e decise che sarebbe andata lì a capire cosa diavolo fosse successo, magari avevano bisogno d’aiuto.
Scese di sotto e si incamminò per i corridoi bui.
Arrivò alle scale della Torre d’Astronomia, e sentì delle voci, ma non era quella di Harry. Si insospettì e avanzò cauta, tirando fuori la bacchetta. Vide Harry sotto al pavimento a grate dell’ultimo piano, nascosto e immobile che guardava in alto.
La ragazza sciolse l’incantesimo, e si affiancò a lui. “Cosa succede?”
Harry guardò di nuovo in alto e la ragazza seguì il suo sguardo, mettendosi una mano davanti alla bocca con orrore.
Draco, le lacrime agli occhi, la bocca che tremava quanto la sua mano, puntava la bacchetta contro Silente.
Si avvicinò alle scale, ma Harry la fermò, “sta arrivando Piton.” Sussurrò ed Hermione tornò appena indietro, guardando la scena smettendo di respirare.
 
“Draco, ragazzo mio, hai una scelta.”
“Non ce l’ho, non l’ho mai avuta, mai in tutta la mia vita. Credevo di si, ad un certo punto mi sono convinto di averla per davvero, quando sono stato accolto in quella famiglia…”
Harry ed Hermione si guardarono, confusi, ma i pezzi stavano andando piano al loro posto.
“Lo so… ma la tua scelta non è mai andata via, è sempre rimasta con te, solo che non potevi più vederla dopo quello che ti era stato chiesto.”
Draco trattenne un singhiozzo.
“So cosa ti ha chiesto di fare Voldemort.”
Le labbra di Hermione tremarono.
“Ti ha chiesto di assassinarmi. E far entrare dei Mangiamorte nel castello stanotte.”
Hermione sbarrò gli occhi ed Harry l’abbracciò stretta, guardando cosa era diventato quello che considerava uno dei suoi migliori amici ormai.
La bacchetta di Draco tremò ancora di più, “lei come fa a…”
“Non è questo il punto, il punto è… tu cosa vuoi davvero?”
“Qui non si tratta di cosa voglio io, ma di cosa sono disposto a fare e lasciar andare per… salvarli tutti.”
Silente capì, “o quindi non si trattava della tua vita.”
“No… capisce perché lo devo fare? Io la devo uccidere… o Lui ucciderà tutti loro, costringerà me a farlo, lo so… Ucciderà lei.”
Silente chiuse gli occhi, felice di cosa avesse spinto quel ragazzo così giovane a diventare quello che era ora. L’amore, l’amicizia, la lealtà. Non lo avevano mai abbandonato, anzi. Piton aveva ragione.
Era stato così coraggioso, e fu felice di poterlo salvare, anche se Draco nemmeno lo sapeva.
Hermione cercò di capire quelle parole, ma era tutto così confuso.
“Draco,” continuò Silente, posando lo sguardo appena dietro di lui, “adesso non la vedi, ma una scelta ce l’hai, e l’avrai sempre. Tu non vuoi questo. Lo avresti già fatto. Ma quello che hai fatto è già tanto, sopportare questo peso, far credere alle persone che più ami di odiarle per tenerle al sicuro. E non hai nemmeno diciassette anni.
Ti ammiro molto Draco, non credo che molte persone avrebbero fatto quello che hai fatto tu. Adesso pensa un attimo a chi vuoi essere, prendendoti tutti i rischi, perché tu sei buono, e lo sai.”
Draco fissò il Preside con ammirazione, sembrava leggergli dentro. Osservò quel viso gentile, che lo aveva sempre trattato con amore e rispetto, credendo nelle sue capacità. No non poteva farlo. Non aveva mai voluto farlo.
Abbassò la bacchetta ed Hermione si mise una mano davanti alla bocca, chiudendo gli occhi, ma una voce fin troppo famigliare glieli fece riaprire di scatto terrorizzata.
“Albus.”
“Buonasera Bellatrix.”
Tre Mangiamorte si erano accostati a Draco, dei sorrisi cattivi stampati in volto. Draco li guardò spaventato, la presa sulla bacchetta appena abbassata vacillò.
“Che stai aspettando Draco? Devi farlo tu, è quello che vuole il Signore Oscuro.”
“Draco,” mormorò Silente con dolcezza, “ricordati sempre chi sei veramente.”
“FALLO ORA!”
“NO!” Gridò Draco scoppiando in lacrime, abbassando del tutto la bacchetta, ma Bellatrix costrinse Draco a rialzarla, che tremò dalla paura.
“NO.” Ripetette una voce calma, ma determinata dietro di loro. Tutti si voltarono ed Hermione ed Harry videro Piton in piedi dietro Draco, che lo affiancava, lo sguardo perso in Silente, che sorrise rassicurato.
Aveva fatto in tempo.
“Severus,” mormorò Silente tranquillo, Piton chiuse gli occhi e cercò di non lasciar trasparire alcuna emozione, ma non ci riuscì, per fortuna era di spalle rispetto ai Mangiamorte, ma Draco lo vide perfettamente. C’era qualcosa sotto.
“Ti prego, fallo adesso. Per lui. Ti prego.”
Pinton tentennò un attimo, poi alzò la bacchetta contro Silente, “AVADA KEDAVRA!”
Una luce verde colpì Silente, che precipitò dalla Torre all’indietro, cadendo nel vuoto.
“No!” Gridarono Harry ed Hermione, ma soffocarono il grido l’uno sull’altra. Il cuore della ragazza si fermò, solo vuoto nero. Sentì l’aria mancare nei polmoni.
No, non poteva essere successo sul serio.
“NOOO!” Gridò Draco in lacrime, gettandosi su Piton, “perché lo hai fatto, pensavo fossi venuto qui a salvarlo, a salvarci tutti.” Gridava mentre lo tempestava di pugni sul petto, ma lui lo fermò impassibile guardandolo negli occhi.
“Andiamo.” Lo spinse via con cattiveria, mentre Bellatrix rideva malvagia e creava il Marchio Nero verde in cielo, vittoriosa.
Draco lasciò cadere il braccio lungo il corpo, senza forze, mentre veniva spinto via, ed Hermione lo vide, il Marchio Nero. Gridò con tutta la forza che aveva ancora in corpo, ma Harry le mise una mano sulla bocca. Li guardò passare stringendo Hermione a sé, mentre loro scomparivano di sotto, non si erano accorti di loro, tranne Draco, che passò accanto alla scala e li vide nascosti.
“Hermione,” disse piano, lei lo guardò in lacrime, “HERMIONE!” Gridò cercando di raggiungerla, ma Piton lo fermò con un braccio, Draco scalciava, urlava, ma non serviva a nulla.
“Devi venire con noi.”
“No! Non voglio, io devo… devo spiegarle tutto. Hermione!” Gridava mentre spariva bel buio strattonato da Piton.
Hermione si dovette appoggiare alla scala, scoppiando in lacrime.
Draco era un Mangiamorte.
Draco era un Mangiamorte.
Draco era un Mangiamorte.
Harry strinse i denti e si gettò all’inseguimento, “Harry!” Lo chiamò Hermione tra le lacrime, ma lui non le diede ascolto.
La ragazza sola, iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro, poi si bloccò, rendendosi conto di quanto fosse arrabbiata, di quanto volesse correre dietro a Draco e capire una volta per tutte. Strinse la presa sulla bacchetta e corse per le scale.
 
 
Fuori dal castello vide in lontananza Harry correre per il sentiero, dietro a Piton, che lo aveva bloccato con un incantesimo e gli stava dicendo qualcosa.
Poi vide Draco poco distante sul prato che scendeva velocemente, lo inseguì senza paura, anche se i Mangiamorte erano vicini.
“Bastardo! Sei un bastardo! Guardami, abbi il coraggio di guardarmi almeno!” Gridava disperata, lui non si voltava.
“Stupeficium!” Gridò la ragazza, ma Draco bloccò l’incantesimo, quando Hermione gli fu praticamente addosso e le fermò i polsi con le mani. Le bacchette caddero sull’erba.
“Che cosa hai fatto, sei uno di loro,” gridò Hermione divincolandosi con rabbia, le lacrime che scorrevano senza sosta. Draco scoppiò in lacrime e la strinse a sé.
“Mi dispiace, Hermione mi dispiace così tanto. Non l’ho mai voluto, non ho avuto scelta.”
“Si che l’hai avuta! Hai scelto l’oscurità, hai scelto di abbandonarci per sempre, come hai potuto ti odio! Ti odio Draco!” Gridò tra le sue braccia, in preda al panico per aver saputo la verità.
Draco tra i singhiozzi le prese il volto tra le mani rigato dalle lacrime, “Hermione non avevo scelta, ti prego devi credermi. Io…”
“Saresti dovuto morire piuttosto!” Gridò lei e una parte di lei, quella che ancora gli voleva bene si pentì di aver detto quelle parole.
Draco si staccò appena e la guardò tra le lacrime, i ciuffi biondi coprivano la fronte e in parte gli occhi argentei, che la guardavano colmi di dolore, era ferito da quelle parole, tremendamente.
Perché venivano da lei.
“Hai ragione, Hermione hai ragione. Pensi che vi avrei tradito se in ballo ci fosse stata la mia di vita? Pensi che non l’avrei fatto? Sarei morto per voi. Ma non è così semplice, qui si tratta della vita di Harry, di Fred, di George, della tua cazzo!”
Si fermò un attimo e si passò una mano sugli occhi, “vi avrebbero uccisi tutti non lo capisci? Avrebbero costretto me a guardare, e a farlo, con tutti voi. Non potevo lasciare che accadesse. Non mi ha dato scelta.”
Si tirò su la manica della giacca, mostrando il Marchio Nero, la ragazza trasalì.
“Questo è quello che sono ora, quello che sono diventato. Per proteggere te.”
Hermione alzò gli occhi su di lui, colmi di lacrime, iniziando a capire tutto. Draco si morse le labbra, “ma non capisci? Mi ha detto che ti avrebbe torturata fino alla morte, che avrebbe fatto si che guardassi, che compissi io l’incanto senza perdono. Su di te. Per ultima. Dopo tutti gli altri. Tu una scelta l’hai sempre avuta, a me non hanno mai lasciato nemmeno questo.”
Le prese il volto con le mani, ad un soffio, scoppiando ancora in lacrime era troppo da tenere dentro, “sarebbe stato così facile se mi avesse ricattato con la mia morte. Sarebbe già tutto risolto, ma qui c’era in gioco la vostra vita, capisci? LA TUA VITA HERMIONE. Io non potevo, non posso permetterlo, perché ti amo,” rise tra le lacrime, Hermione trasalì e lo fissò sperduta, “no, no…”
“Si Hermione io ti amo, da quando ti sei spostata per fami passare la prima volta sul treno al primo anno, te lo ricordi? Mi hai guardato con quegli occhi gentili, senza sapere chi fossi, senza sapere il male che ti avrei fatto per tutti questi anni. Sono stato un cazzo di idiota, perché quando l’ho capito… tu eri già di qualcun altro.”
Hermione chiuse gli occhi singhiozzando, non si mosse, Draco continuò tra il sorriso e le lacrime, “ti ho amata ogni secondo in questi anni, ma ho messo tutto da parte, perché ero arrivato tardi, perché ho capito che il tuo cuore non mi sarebbe mai appartenuto.
Ti ho amata così tanto, tu nemmeno lo sai.”
“Io non…” sussurrò lei commossa tra le lacrime.
“Va tutto bene. Va bene così. La cosa più bella è che mi hai dato così tanto comunque. Mi hai insegnato cosa vuol dire voler veramente bene ad una persona. Vuol dire riaccompagnarla in camera completamente devastata e tenerle i capelli mentre vomita,”
Hermione rise, “sei stato tu allora…”
“Vuol dire perdonarsi, anche dopo tutti gli sbagli, vuol dire ridere fino alle lacrime,” sorrise, “vuol dire ballare insieme ubriachi una canzone degli anni ’80,” risero al ricordo in Sala Comune, “e vuol dire, saper mettersi da parte.”
La guardò con intensità negli occhi.
“Ma non importa. Non mi importava più dopo, perché quello che mi hai dato tu, senza saperlo, con la tua dolcezza, con la tua comprensione… e il tuo perdono, hai aperto il mio cuore comunque, lo hai aperto ad un'altra vita, ad una nuova vita, piena di amici, divertimento, gioia, amore, risate. Ho vissuto per davvero, in quella gabbia di matti.”
Hermione rise tra le lacrime.
“E in quel momento ho capito che se non avessi mai avuto il tuo amore non importava, perché avevo trovato un’altra cosa. Amici veri. Una famiglia. A cui importava di me, e ho mandato tutto a puttane per salvarli tutti. Per salvare Molly, Arthur, Ron, George, Ginny, Fred… te. E ti ringrazio così tanto per avermi fatto capire quali fossero le cose veramente importanti, è stato così bello… grazie.”
Si staccò da lei lentamente indietreggiando.
Hermione singhiozzò, capendo cosa volevano dire quelle parole. “Potrebbe ancora esserlo…”
“No Hermione, quello che ho fatto, quello che sono ora, non c’è perdono per questo.” Si voltò per guardare il bosco, “devo andare ora…”
“Non puoi sparire di nuovo.”
“E’ troppo tardi Hermione.” Draco le mise le mani sulle guance, e nel farlo la manica del completo nero cadde verso il basso rivelando il Marchio Nero sull’avambraccio. La ragazza sussultò e si staccò di poco d’istinto nel vederlo, tremò.
Ma serrò la bocca nel vedere l’espressione distrutta di Draco, “resta qui, questo è il tuo posto…”
“No non più.”
“Quindi tornerai da lui? E tutto il tuo meraviglioso discorso, dopo quelle parole… a cosa sono servite? Tornerai comunque da lui strisciando come un serpente?” Sputò cattiva tra i denti. “Non chinare la testa un’altra volta, non farlo. Perché devi farlo?” Urlò.
“Perché altrimenti sarete sempre in pericolo.”
Hermione fece un verso simile ad una risata isterica, e lo guardò di nuovo negli occhi, “Draco saremo sempre in pericolo ora, è cambiato tutto. Silente è morto…”
“Si Silente è morto, ed è MORTO PER COLPA MIA!!” Urlò con quanto fiato aveva in gola Draco avvicinandosi di nuovo a lei, “ho fatto entrare io i Mangiamorte nel castello, sono stato io. Non c’è perdono per questo…”
“Non impedirai tornando da lui che ci facciano di nuovo del male, continueranno a provarci, ma magari tu…” sussurrò Hermione, “se tornassi potresti darci una mano…”
Draco si alzò con rabbia di nuovo la manica e mise il braccio sotto gli occhi di Hermione costringendola a guardare il Marchio, “lo vedi questo? Lo vedi?” Gridò spaventato, “questo mi resterà per sempre, a tormentarmi per quello che ho fatto. Io ormai appartengo a lui. E non mi importa che cosa mi abbia spinto a fare quello che ho fatto, l’ho fatto.” Scandì glaciale, “e non posso più tornare indietro ora.”
“Come fai ad essere così codardo?” Lo spinse Hermione in preda al panico, gettandosi addosso a lui, “dopo quello che hai fatto, come fai ad essere così codardo?”
“Codardo? CODARDO?” Gridò tra le lacrime, la voce rotta Draco, “Non ho mai avuto una scelta, non ce l’ho nemmeno ora. E MAI, MAI l’avrò. Abbiamo vissuto vite diverse, non sai che cosa significa non essere padroni del proprio destino. Tu hai sempre scelto tutto per te, è stato facile no? Per me non è mai stato facile.
Quella” e indicò i Mangiamorte che correvano nel bosco, “è casa mia ora. E nessuno, potrà mai salvarmi da questo…”
Riabbassò il braccio e iniziò ad indietreggiare lentamente, guardando Hermione con un’espressione indecifrabile, “dopo tutto quello che ti ho detto, continui a non capire. Pensavo fossi la strega più brillante della tua età.” Rise di scherno tra le lacrime, alzò la bacchetta contro la strega, che fece un passo indietro.
“Non posso permettere che ti ricordi tutto questo, sarà solo più pericoloso.”
“No, Draco, non voglio dimenticare…”
“Mi dispiace Hermione, se non avrò mai il tuo perdono, non potrò vivere con me stesso. Almeno se non saprai la verità, vivrò con la consapevolezza che mi odi solo per i miei sbagli peggiori, non perché non sono rimasto.”
La ragazza si accasciò a terra, in attesa, con un singhiozzo.
“Grazie Hermione, per avermi fatto capire che cosa sia la vera amicizia.”
Le puntò la bacchetta contro tremante, “Obl…” iniziò Draco, ma Piton lo agguantò per la vita, ignorando appositamente Hermione per proteggerla e lo spinse via. Harry era a terra poco distante.
“Dove diavolo eri, ti ho cercato. Andiamo a casa.”
La capanna di Hagrid bruciò improvvisamente dietro di loro, per un maleficio di Bellatrix che rideva folle; Draco si voltò affranto verso Hermione, divincolandosi dalla presa di Piton.
“No! NO! Lei deve dimenticare… non deve sapere…” Gridò mentre veniva portato via, la ragazza lo guardò, lasciandolo andare via, lasciando che sparisse dalla sua vita per sempre, “perdonami, ti prego, perdonami!”
Ma lei rimase immobile.
Poi sparirono nel bosco, le sue urla si fecero ovattate, distanti. Ed Hermione senza più forze strisciò fino ad Harry, e si lasciò cadere a terra accanto a lui sfinita, piangendo in silenzio.
 
 
 
§
 
 
 
 
Alzarono tutti le bacchette per Silente, Hermione ed Harry raggiunsero la folla di gente che si era raccolta intorno al loro amato preside, inginocchiandosi accanto a lui e rendendogli omaggio.
Erano arrivati tutti per il suo funerale, vecchi professori e amici, ex studenti e tutta la famiglia Weasley.
Non appena vide Fred, Hermione si gettò tra le sue braccia, sfogandosi come non mai, aveva bisogno di lui, delle sue braccia calde, del suo conforto, che come sempre fu un toccasana per lei.
Era capace di guarirla con il suo semplice tocco.
 
 
 
Fred si guardò intorno tristemente, non sarebbe stato più lo stesso posto. Sembrava già tutto così grigio e spento. Hogwarts, la loro casa per sette anni, era caduta in mano al nemico, che sarebbe tornato senza più Silente, ad impossessarsene definitivamente.
La McGranitt subito prima della cerimonia, vide i due gemelli e si avvicinò sorridendo per la prima volta per davvero.
“Eravate tra i suoi preferiti,” affermò tra le lacrime abbracciando quei due scapestrati, ma più divertenti ragazzi dell’universo, che le avevano portato tanti problemi, ma una gioia immensa, rendendo i suoi ultimi sette anni come insegnante meno noiosi ogni giorno. Tirò su con il naso, rivedendo quei sorrisi, ora però tristi e dolci, e mormorò, “eravate anche i miei preferiti,” gli confidò scoppiando a piangere, e i due la strinsero con amore, ricacciando indietro le lacrime.
“Gliel’avevamo detto che le saremmo mancati,” sussurrano all’unisono, stringendo la smilza professoressa, la loro preferita da sempre.
 

 
§
 
 
 
Fred cercò Hermione con lo sguardo dopo il funerale, il giorno seguente, ma era sparita. Però lui sapeva perfettamente dove si era nascosta.
Si arrampicò agilmente oltre la finestrella e la vide seduta sul tetto rannicchiata su sé stessa appoggiata alle tegole, lo sguardo fisso su qualcosa tra le sue mani.
Fred si sedette accanto a lei, e indicò il medaglione ocra e argento che aveva tra le mani.
“Che cos’è?”
Hermione glielo porse, e gli diede anche il biglietto che Harry aveva trovato al suo interno, e che le aveva affidato.
Fred lo lesse ad alta voce:
 
 


All'Oscuro Signore

So già che sarò morto da tempo quando leggerai questo biglietto, ma volevo che tu sapessi che ho scoperto il tuo segreto. Ho il vero Horcrux e ho intenzione di distruggerlo il più presto possibile.
Affronto la morte con la speranza che, quando incontrerai il tuo Rivale, sarai di nuovo mortale.

R.A.B.

 
 
 

Fred rilesse con attenzione il biglietto, aggrottando la fronte, mentre Hermione gli spiegava cosa aveva fatto Voldemort per la sua immortalità.
“R.A.B,” ripetette piano, “l’ho già vista questa sigla, ma dove?”
Hermione sospirò. “Ho parlato con Harry,” iniziò piano, prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
“Quando compirà diciassette anni, dopo il matrimonio di Bill e Fleur questo settembre, partiremo per cercare il vero Horcrux,” doveva dire la verità, a Fred non poteva mentire, aveva il diritto di sapere tutto, “lo distruggeremo e poi troveremo anche gli altri. Ne rimangono quattro. E poi sarà di nuovo mortale.”
Fred la guardò intensamente, temendo molto quello che stava per dire.
“Con partiremo, intendi tu Harry e Ron, vero?” Domandò con un filo di voce, Hermione si voltò a guardarlo con gli occhi lucidi, “saremo più al sicuro in pochi, tu non verresti mai senza George.” Era un’affermazione.
Fred sospirò adirato, “già è vero.”
“Sarebbe troppo pericoloso.”
“Sarà pericoloso anche per voi.” Sbottò Fred ridandole il foglietto e il medaglione, alzandosi di scatto.
“Dobbiamo farlo, è l’unico modo per fermarlo.”
“E io cosa dovrei fare? Starmene qui ad aspettare che moriate nell’impresa?”
“Allora continuerà qualcun altro.” Disse lei pronta e lucida.
Fred rise istericamente, “tu sei matta. Io dovrei proteggerti sempre.”
“Lo farai per sempre, anche se non sarai accanto a me.”
“Merda…” sbottò lui in preda al panico, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. “Non puoi chiedermi questo. Non aspetterò immobile di sentire il tuo nome alla radio.”
“IO avrò il terrore di sentire il tuo nome alla radio Fred, noi saremo nascosti, tu sarai qui, in piena guerra, per mesi. Con i Mangiamorte che verranno a bussare alla tua porta un giorno si e l’altro pure. Credi di essere l’unico preoccupato a morte?” Gridò in lacrime scattando in piedi, “io penso tutti i giorni a quanto vorrei portarti con me, ma non posso. E mi odio per questo.”
“Io ti proteggerei…”
“Fred hai un negozio da portare avanti, George ha bisogno di te.”
“Beh e io ho bisogno di te invece, non posso perderti capisci?” Gridò furioso con gli occhi lucidi, andandole vicino, Hermione trasalì.
“Scusami, scusami,” disse lui piano abbracciandola, mentre la voce gli si rompeva per l’emozione, “è che ti amo, non posso vivere senza di te. L’idea che sarai fuori, in costante pericolo. Siamo ricercati ora, tutti noi.”
Hermione sorrise dolcemente e gli accarezzò una guancia, “tu servi più qui. Fai parte dell’Ordine ora, devi proteggere i tuoi, Ginny, tutti quelli che sono rimasti.” Le si mozzò il respiro in gola, “il negozio deve andare avanti, serve ora più che mai un po’ di gioia in questo nuovo mondo pieno di oscurità.” Mormorò dolcemente, spostandogli un ciuffo dalla fronte.
“Come posso lasciarti partire?” Chiese con la voce rotta lui, guardandola dall’alto e stringendola a sé.
Hermione rimase un attimo in silenzio, poi lo guardò con fermezza e coraggio, e Fred sentì di amarla come non mai.
Lo baciò delicatamente, e Fred trattenne un singhiozzo contro le sue labbra, arrabbiato, spaventato, ma anche ammirato, e innamorato di lei e del suo enorme coraggio, perché lei sapeva la verità, e la sapeva anche lui. Niente l’avrebbe fatta rimanere, e non era neanche giusto che lui ci provasse. Lei doveva andare, per dare a loro un futuro migliore, per permettere a loro e a tanti altri di vivere finalmente in pace; perché in fondo, la risposta a quella domanda era molto semplice:
“perché è giusto.”










NOTA DELL'AUTRICE: Ciao carissimi,dovrebbe essere il terzultimo capitolo questo. Siamo arrivati quasi alla fine manca davvero poco e io sono felice e triste al tempo stesso.  sto continuando ad alternare momenti tragici, come quelli di Draco, a momenti più dolci e divertenti, come la cena tra i gemelli ed Hermione e la festa di Lumacorno.
Fatemi sapere cosa ne pensate, come sempre attendo con ansia i vostri commenti che mi caricano molto e in queste ultime fasi finali ho ansia e ne ho davvero bisogno hahah 
a presto <3 

 

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Capitolo 36
*** NON SAREMO PIU' IDENTICI ***


CAPITOLO TRENTASEI
 
 
 
SETTIMO ANNO: TANA – PRIVET DRIVE – BOSCHI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Fred! Fred! Si così così… non ti fermare.”
I colpi del letto battevano sul muro, a ritmo.
Fred rise eccitato mentre Hermione, sotto di lui, girata di schiena, sdraiata sul materasso, vibrava di piacere, non riuscendo a trattenere i mugolii di piacere, intensi come non mai.
Fred contro di lei, teneva la fronte appoggiata contro la sua nuca e l’incavo del collo, afferrandole con forza i capelli con una mano e con l’altra esplorava il suo corpo, la sua schiena, i suoi fianchi.
Ogni volta era più bella, più intensa della precedente. Era davvero qualcosa di magico, incontrollabile.
Fred sentendo il suo fondoschiena premuto contro di lui mugolò di piacere insieme a lei, chiudendo gli occhi, e stringendola con forza a sé, non avrebbe voluto lasciarla andare via mai più.
“Mi ami”? Le chiese Fred furbo ad un orecchio, le spinte si fecero ancora più poderose.
Hermione aprì la bocca per rispondere, gli occhi chiusi, le scosse al corpo estasianti, ma dei colpi al muro davanti a loro, come un leggero bussare li fece fermare ansimanti.
“Si Fred, te lo assicuro io, ti ama da impazzire…però fate piano, mi distraete.” la voce annoiata di George li fece scoppiare a ridere, sudati, e Fred appoggiò la fronte contro la schiena di Hermione. Quel guastafeste.
“Ma non hai niente di meglio da fare?” Chiese Fred divertito e ansimante al muro, si sentì uno sbuffo profondo.
“Si starei cercando di acculturarmi, leggendo un buon libro qui, in santa pace. Ma è impossibile con voi due che…” immaginarono gesticolasse cercando di trovare le parole adatte, “…fate robe…”
“Vai in un’altra stanza allora,” rise Fred, Hermione si coprì il viso con le mani imbarazzata, ma divertita, mentre Fred la faceva girare e le dava un bacio sul naso, fissandola con intensità.
“La mia stanza è occupata in questo momento, da chi aspetta? Ah giusto da voi due. Ma non riuscite a stare lontani un momento?”
“No,” rispose piano Fred, ridendo, rientrando dentro Hermione con facilità, che si aggrappò a lui scossa da scariche di piacere.
“Guardate che tra mezz’ora dobbiamo partire…” disse George divertito, Fred sfiorò Hermione con una mano, spostandole un ciuffo ribelle dalla fronte, e sorrise dolcemente, “Appunto Georgie, stanotte potremmo morire,” sussurrò più ad Hermione che a lui, che sorrise con una punta di tristezza nello sguardo, ma comprensione per quelle parole, era spaventata anche lei.
“Dobbiamo goderci ogni prezioso momento,” concluse Fred sorridendo, abbracciando Hermione a sé e tirandola su con sé, mettendosi seduto. Hermione ridacchiò, avvolgendosi a lui, lo sguardo incollato nei suoi occhi nocciola così rassicuranti e al tempo stesso eccitanti.
“Quindi posso unirvi a voi?” La voce scherzosa di George arrivò dal muro, un po’ più lontana, i due scoppiarono a ridere assieme, ed Hermione sfiorò il naso di Fred con un piccolo dito.
“Se a lui va…” scherzò ammiccante lei, alzando le spalle.
“Questa me la paghi Granger,” rispose Fred agguerrito, facendola distendere di nuovo velocemente, premendo il corpo contro il suo e baciandola con passione, avventandosi poi sul suo collo.
 
 
George, il libro sottobraccio, scese le scale ridacchiando e scuotendo la testa, arrivò in cucina e trovò Ginny in piedi davanti ad una delle grandi finestre, che guardava fuori farsi buio, le braccia strette tra di loro.
“Ehi Ginny,” fece George piano, raggiungendola e sedendosi sul bancone. “Che hai?”
Ginny si asciugò una lacrima e si sforzò di sorridere, “nulla, è solo che…” tentennò un momento e guardò uno dei suoi fratelli preferiti negli occhi, “ho tanta paura.”
George l’accolse tra le sue braccia e la strinse, “vieni qui,” Ginny affondò contro di lui, piccola com’era rispetto al gemello, e lo strinse a sé. “Ho tanta paura di perdervi” rivelò lei sottovoce, in lacrime.
George le accarezzò la testa, comprensivo, “saremo in compagnia degli Auror migliori in vita. Tranquilla, andrà tutto bene. Il piano è di Moody, andrà bene… andrà bene,” cercò di convincere anche sé stesso con quell’affermazione, era felice della sua prima missione, felice di essere parte dell’Ordine, della resistenza contro l’armata di Voldemort, a combattere in prima linea, proteggendo Harry; ma aveva paura, tanta paura.
Non per sé stesso, ma per tutti i suoi fratelli, per Harry, Hermione, gli Auror, per Fred…
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro quella di Ginny, “shhh,” sussurrò alla sorellina che singhiozzava piano, un po’ confortata da quelle parole, ma lui non riusciva a smettere di pensare che qualcosa potesse accadere a Fred.
Non lo avrebbe mai sopportato. Non ce l’avrebbe fatta ad andare avanti. Come avrebbe potuto?
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione indossò la giacca di jeans sopra ad una felpa e guardò fuori dalla finestra della Tana, il cielo era nuvoloso.
Un tuono risuonò in lontananza.
Hermione strinse la presa sulla bacchetta, tremò, ma una mano si appoggiò sulla sua, che si fermò immediatamente, tranquillizzata.
“Pronta?”
La ragazza si fece una coda e guardò Fred con decisione. “Pronta.”
 
 
Il piano era molto ingegnoso, lei, Fred, George, Ron, Bill, Fleur, e Fletcher avrebbero bevuto la Pozione Polisucco, sarebbero diventati Harry, e sarebbero toranti separati alla Tana. Così se fossero stati attaccati, i Mangiamorte non avrebbero capito quale era il vero Harry, dandogli una possibilità maggiore.
Harry non sembrava molto entusiasta del piano.
“No, questo è diverso… bere quella roba… diventare me.”
“Beh non è che ne andiamo pazzi amico,” disse George divertito.
“Già, pensa se qualcosa va storto, e rimaniamo dei quattr’occhi tutto ossa per sempre…” Continuò Fred prendendo in giro il Prescelto.
“Come faremo altrimenti noi due?” Aggiunse sotto voce ad Hermione, che scosse la testa divertita. Quei due riuscivano a rendere comica ogni singola situazione.
Hermione strappò qualche capello ad Harry, e tutti loro presero le sembianze del Prescelto, vestendosi come lui.
“Harry sei praticamente cieco!”
“Ora capisco perché fai tante scene quando li perdi quegli occhiali.”
“Non mi piace questo colore..”
“Fattelo piacere Fred.”
“George.”
“E’ uguale.”
Tutti risero, i gemelli erano identici anche in quel momento e riuscivano a far arrabbiare Moody con grande facilità, alleggerendo la situazione.
“Fred tu verrai con me.” Disse Arthur, rivolto a tutti gli Harry, uno di loro si avvicinò al padre.
“Hermione tu con me.” Fece Kingsley rassicurante.
“George con me.” Disse Lupin subito dopo. Fred ed Hermione si guardarono per un momento, poi uscirono.
George abbracciò Fred rassicurante, strizzandogli l’occhio.
“Ci vediamo alla Tana.”
“Tutti pronti? Andiamo!” Gridò Moody dalla sua scopa, e tutti presero il volo immediatamente, sparendo nel nero cielo di Londra.
 
 
Hermione non appena ebbe superato le nuvole vide immediatamente un Mangiamorte andargli contro, si sporse oltre Kingsley che guidava, e Schiantò l’ombra con facilità.
Si guardò indietro e vide che era scoppiata una vera e propria battaglia. Il cuore le si fermò al pensiero che Fred e gli altri erano li in mezzo come lei, ma cercò di rimanere lucida. Qualcuno li inseguì, ma lei si voltò di scatto.
“Stupeficium!” Gridò agguerrita, e l’ombra scomparve dietro ad uno scoppio di luce bianca, colpito.
“Che mira.” Si complimentò Kingsley, pensando quanto coraggio avesse quella ragazza di solo diciassette anni, e che abilità.
“Grazie, merito di tante lezioni.”
 
 
Si Smaterializzarono all’ultimo dentro i confini della Tana. Smontò dalla scopa e corse incontro a Harry e Ron, che erano usciti di corsa, avevano uno sguardo strano.
Si voltò e vide Lupin correre incontro a Kingsley, George quindi era già dentro.
Un attimo dopo arrivarono anche Fleur e Bill.
Per un secondo il suo cuore si fermò quando realizzò che Fred e Arthur non erano ancora arrivati, ma tirò un enorme sospiro di sollievo quando li vide Smaterializzarsi nel buio e abbracciarsi sollevati.
Fred si tolse gli occhiali, e abbracciò Hermione stretta, una mano nei capelli.
Harry lo guardò con gli occhi lucidi. Fred vedendo la sua espressione si scostò.
“Dov’è George?” Chiese con un sorriso tirato.
Separarsi da lui, senza sapere cosa gli stesse succedendo era stato tremendamente difficile. Tutti lo sapevano.
Fred guardò Harry voltarsi verso la porta della Tana, e il rosso lo superò quasi correndo, entrando in casa.
Gli venne un colpo al cuore quando vide il suo gemello steso sul divano, la parte destra della testa, i capelli, il collo, la maglietta, completamenti imbrattati di sangue.
Molly gli accarezzava piano la testa, guardò Fred e sorrise tra le lacrime. Non era in pericolo di vita, ma Fred vide con sofferenza che non rimaneva quasi nulla del suo orecchio.
Si inginocchiò di fianco a lui e cercò di sorridere tranquillo. Hermione entrò in quel momento e si mise una mano davanti alla bocca, trattenendo le lacrime.
“Come ti senti George?” Domandò piano Fred al gemello.
George si mosse appena, senza aprire gli occhi. “Romano.”
“Come hai detto?” Fece Fred aggrottando le sopracciglia. Molly sorrise chiudendo gli occhi.
“Romano, come il foro… il foro Fred. Capito?” Disse lui sorridendo e indicandosi tutto quello che rimaneva del suo orecchio, un buco insanguinato.
Fred trattenne le lacrime e ridacchiò, “c’è mondo di battute legate alle orecchie, e tu scegli romano. Sei patetico.”
Hermione soffocò un singhiozzo misto ad una risata come tutti.
“Sono comunque più bello di te.” Rimbeccò George debole, guardando il gemello negli occhi, che sorrise senza staccare lo sguardo da lui. Arthur sospirò ridendo.
Hermione accarezzò la testa di George e mise una mano sulla spalla a Fred, che la strinse con quella libera, si, erano davvero in grado di fare battute nei momenti peggiori. Ma era quella la cosa meravigliosa di loro.
Bill fece un passo avanti, annunciando il tradimento di Fletcher e la morte di Moody.
Calò il silenzio, tutti i pensieri andarono al guerriero caduto.
Poi Molly si alzò, “vado a prenderti un panno pulito per lavarti George,” disse tirando su con il naso, ma Fred la fermò, “faccio io mamma.” E andò in cucina sotto lo sguardo sofferente e fiero della madre, che aveva già dovuto assistere, alla prima missione, a quello che aveva subito George, e che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.
Era la guerra, e loro non si sarebbero mai tirati indietro, nemmeno dopo quello, e sapeva che era giusto così, e dannò i suoi figli per essere così stupidamente e immensamente coraggiosi.
 
 
 
Fred, le gambe incrociate, nella penombra della stanza, solo, detergeva ancora la ferita di George.
La prima parte era stata la più dolorosa, dovendolo disinfettare a fondo. George stringeva gli occhi e i denti, sotto lo sguardo distrutto di Fred, che era costretto a fargli del male, anche se per il suo bene; ma non era mai successo prima, e fu così strano.
Poi, quando George si addormentò stremato per le cure, il dolore e le medicine, Fred rimase al suo fianco e vegliare su di lui, e pulirgli la ferita dal sangue in eccesso intorno, per poi fasciarlo una volta finito.
Tutti erano già andati a letto da un pezzo.
Imbevve per l’ennesima volta il panno nell’acqua in una bacinella appoggiata accanto a lui e la passò piano sul collo del gemello.
Chiuse gli occhi e trattenne un singhiozzo, poi sentì dei passi e si asciugò le lacrime silenziose in fretta.
“Sono io,” disse piano Hermione, e Fred si rilassò, soffiando aria in fuori per tranquillizzarsi.
“Come sta?” Domandò lei sedendosi accanto a lui, e stringendogli forte la mano, Fred sorrise stanco, “dorme ora, sta meglio.”
Hermione accarezzò una guancia a Fred, “sono venuta a vedere come stavi anche tu…” mormorò fissando il suo volto tirato, stanco.
“Sto… bene,” rispose il ragazzo con poca convinzione, “io…” le parole gli morirono in gola, si morse le labbra per non emettere un suono, Hermione lo strinse a sé, rassicurandolo con il suo dolce abbraccio, e Fred si sentì subito meglio, si facevano quell’effetto.
“Io… non posso credere che non sarà più come prima…”
“Che vuoi dire?”
“Non saremo più identici.” Ammise alla fine Fred, facendo cadere le spalle e ogni barriera, sentiva di doverlo dire almeno a lei. Hermione chiuse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime, ma erano Fred e George quelli che avevano bisogno di essere rassicurati in quel momento.
“Lo so, e sono sicura che George pensa la stessa cosa, ma…”
“Sai che ho già pensato almeno tre volte in un’ora al modo più facile per rimettere le cose a posto?” Fece lui con un filo di voce, tornando a guardare il gemello.
Hermione capì al volo. “Non dirlo nemmeno per scherzo… George non te lo perdonerebbe.”
“Sei stata tu a dirmi che George prova la stessa cosa, lo sai pure tu, come lo so io.”
“Si, ma intendevo dire che per George sarà per sempre la stessa cosa, sarete sempre voi due, uguali in tutto. Perché lo siete qui dentro.” Disse lei alzando appena la voce, e toccandogli il petto.
“Nessuno potrà mai togliervi questo, sarete sempre Fred e George.” Sussurrò sorridendo, e Fred sentì il suo cuore scaldarsi e battere forte. L’abbracciò di nuovo affondando il viso nel suo collo e ispirando il suo profumo.
Come avrebbe fatto senza di lei al suo fianco?
“Scusa se non te l’ho detto prima, ma mi dispiace per i tuoi genitori. Ho sentito che ne parlavi con Harry.”
“Te lo avrei detto arrivati qui, ma dopo che…” non finì la frase, guardò George e sorrise commossa. “Non ti preoccupare, è meglio così. Li avrebbero trovati subito.”
Fred l’abbracciò comprensivo, non sapendo che cos’altro dire, Hermione si asciugò le lacrime, “quando sarà tutto finito li cercherò.”
Sospirò profondamente e sorrise.
“Sono felice che tuo fratello faccia comunque il matrimonio, anche se è difficile… sarà bello per un momento far finta che vada tutto bene.”
Fred sorrise amaro, “quando partirete voi?”
“La mattina dopo il matrimonio, presto.”
Fred chiuse gli occhi, “manca così poco,” si sfiorò una tasca, “sai…” disse sfoggiando un sorriso provocante, “è usanza ai matrimoni, fare proposte di matrimonio…”
Hermione alzò un sopracciglio, “ma davvero?”
“Oh si anche dai babbani si usa, lo so.” Rise lui piano, “se io te lo chiedessi mi diresti di si?”
“Ah ma allora proprio non demordi,” ridacchiò lei, “ma non eri tu che dicevi che gli stessi scherzi nel tempo perdono di forza, non…”
“Sono serio Granger.”
Hermione si morse un labbro divertita, “Fred Weasley serio, davvero?”
“Okay, mi hai beccato, però… facciamo finta per un momento di essere seri… tu… diresti di si se te lo chiedessi?” Ripetette lui guardandola negli occhi.
Hermione sospirò, “quando me lo chiederai un giorno, al momento giusto, tra qualche anno, ti dirò di si, se ti comporterai bene, dai adesso basta scherzi,” giocò la ragazza poi, ancora convinta che il rosso stesse scherzando come sempre.
“Vi lascio soli.” Disse poi lei alzandosi, sapendo con amore che lui non si sarebbe mosso di lì, “ci vediamo domani.”
“Va bene.” Rispose Fred guardandola andare via, “buonanotte Granger.”
Sospirò e riprese il panno strizzandolo dall’acqua in eccesso nella bacinella, poi vide con la coda dell’occhio che George aveva aperto un occhio malandrino.
Sorrise nella penombra, “che hai da ridere tu?”
“Rido perché ti conosco come le mie tasche, eri dannatamente serio.”
“Quando?”
“Quando hai fatto quella domanda, riconosco il tuo raro, tono serio…” disse George divertito, alzando appena il collo per permettere al gemello di passarlo con cura tutto.
“Da quanto stai origliando?”
“Da quanto basta. Ehi a proposito,” gli fermò la mano e la strinse con la sua, sollevandosi a fatica per avvicinarsi a lui.
“George non devi muoverti troppo ancora…” Ma George non lo ascoltò e gli sorrise dolcemente, “io e te saremo per sempre, al cento per cento, in ogni modo possibile… identici.”
Fred ricambiò la stretta e il sorriso, gli occhi lucidi.
“Cerca di non fare stupidaggini tipo tagliarti via un orecchio… perché sappi che solo io posso rimanere meraviglioso anche così.” Sorrideva, ma sotto quello sguardo c’era una grande serietà e preoccupazione.
“Tranquillo Georgie, non lo farò.”
George si rilassò sul divano, tornando a sdraiarsi sul fianco e sorrise, “la ami così tanto,” cambiò discorso improvvisamente.
“Tu non sai neanche quanto.”
“So che sarà difficile vederla partire, ma ti dico una cosa, dille la verità, quello che provi, quello che vorresti fare… prima che se ne vada, altrimenti per mesi non saprai mai cosa avrebbe potuto risponderti, non sapendo quanto sei serio in realtà.”
Gli strinse la mano, per fargli capire senza le parole quanto fosse felice per lui, e Fred capì come sempre. George chiuse di nuovo gli occhi, rilassato e cullato dai dolci tocchi del gemello mentre gli fasciava la ferita.
Quando Fred ebbe finito, si sedette a terra appoggiato contro il divano, sfiorando George dietro di lui con la schiena.
Si frugò in tasca e tirò fuori una scatoletta blu, l’aprì e prese tra le dita un anello di brillante, semplice, argenteo che risplendeva nella penombra della stanza.
Lo osservò a lungo, pensieroso, ma non era mai stato tanto sicuro in tutta la sua vita su qualcosa.
“Oh, se faccio sul serio…” sussurrò contento a sé stesso, prima di cadere addormentato con la testa accanto a George.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Il giorno dopo tutto era pronto per il matrimonio: il tendone bianco, la lunga tavolata, il rinfresco, il cibo, la musica.
Era tutto bianco e nero, il tema della festa. Hermione si avvicinò a Molly per aiutarla a portare fuori le pietanze.
“No Hermione tranquilla… wow” si fermò quando la vide, “sei meravigliosa.”
“Questo? Grazie Molly, non è nulla di che…” Provò a dire lei, ma Fred da dietro la strinse sollevandola e facendole fare una giravolta.
“Ha ragione mamma, sei una visione.” Commentò lui squadrando Hermione dall’alto al basso.
Il vestito rosso fuoco corto a balze, i tacchi alti, i capelli semi raccolti, quella risata che le faceva arricciare il naso. Una vera visione.
“Ti presento al resto della famiglia.” Disse con gioia, aveva tutto programmato, dopo la festa e le danze, l’avrebbe presa da parte e le avrebbe detto che non poteva più aspettare, voleva chiederle di passare il resto della sua vita con lei, insieme.
Non voleva altro.
La cerimonia fu dolce, commovente. Bill e Fleur, dopo la cena, aprirono le danze, mentre tutti li guardavano e ridevano felici. George si era completamente rimesso e ballava con Ginny. Fred ballava con Hermione, ridendo e cercando di godersi quella sua ultima notte con lei.
Non sapeva nemmeno per quanto sarebbero stati lontani. Non avrebbero potuto comunicare in alcun modo, ma lui aveva trovato un modo geniale insieme e George e Lee.
“Vieni,” le sussurrò ad un orecchio, trascinandola via dalla pista, fuori dal tendone, sotto le stelle.
Le porse un pacco, Hermione lo aprì curiosa e si ritrovò tra le mani una radio argentea, portatile, la ragazza lo guardò confusa.
“Dato che non avremo modo di scriverci via posta, dato che non saprò dove sei, io George e Lee abbiamo avuto un’idea.” Accese la radio che gracchiò, “abbiamo codificato un canale segreto, RadioPotter, solo chi conosce la combinazione,” e iniziò a ruotare la manopola con sicurezza, “potrà accedervi, e sentire… noi che parliamo alla gente, per distrarla, da questo momento… e tu così potrai sentire la mia voce…”
Hermione rise al settimo cielo e si lanciò tra le sue braccia, abbracciandolo con amore, Fred quasi perse l’equilibrio, poi ricambiò.
“E’ geniale, come voi, ” sussurrò lei, “grazie Fred…mi servirà davvero…”
Lo baciò con dolcezza, assaporando il suo sapore e il suo calore. Sperando di riprovare presto quella sensazione. Quanto le sarebbe mancato.
“Magari un modo per vederci lo troveremo… se passerete non lontano da qui…” mormorò lui speranzoso. Poi si staccò e guardò Hermione negli occhi con fermezza e dolcezza.
“Hermione, sono così felice che tu ti sia innamorata di me, non so come sia possibile, ma è così,” sorrise commosso, e altrettanto fece la ragazza, “ti ricordi cosa ha detto Lumacorno la sera della sua festa?”
“Che il tuo vero nome è Greg?” Scherzò lei, Fred scosse la testa ridacchiando, “anche, ma… che l’amore non ha regole. Lo penso davvero. E che l’amore è assurdo, imprevedibile, e se tu ti sei innamorata di uno come me... nulla ha più senso e tutto ce l’ha…”
“Che vuoi dire?”
“Hermione… non sono mai stato felice in vita mia, completo, con qualcuno che non fosse George. Non posso aspettare, non voglio capisci? Potremmo morire in qualunque momento, da qui fino a quando non finirà tutto. Io voglio passare il resto della mia vita con te…”
Hermione alzò le sopracciglia confusa, cosa cercava di dirle?
“Non voglio fare altro per il resto della mia vita che bisticciare con te, ridere, e amarti, amarti per sempre…” Stava per tirare fuori dalla tasca la scatoletta e inginocchiarsi, ma un grido li fece voltare di scatto verso il tendone.
Le luci si erano spente, solo una sfera blu fluttuava nel buio, al centro della pista. “Arrivano… arrivano.” Furono le ultime cose che udirono, poi la sfera si spense, nel momento in cui Fred ed Hermione raggiunsero la tenda.
“Harry...” iniziò la ragazza, ma una fiammata dall’alto cadde sulla tenda, che prese fuoco.
Tutti gridarono terrorizzati, Fred si lanciò su Hermione, spostandola di colpo contro un tavolo e rotolando dietro di esso, schivando un’altra fiammata al pelo e un maleficio contro di loro.
Hermione inforcò la bacchetta come Fred e si alzò di scatto, Schiantando un Mangiamorte che correva verso di loro.
“Dobbiamo andare.” Gridò a Ron e Harry.
Fred si alzò e vide un Mangiamorte che si girava verso Hermione tra la folla, di schiena, e le puntava contro la bacchetta; si diede la spinta con le mani e strisciò di schiena sotto il tavolo, uscendo fuori e facendolo inciampare e cadere a terra. Si gettò su di lui bloccandolo. Hermione si girò a guardarlo terrorizzata, “Vai!” Gridò Fred alla ragazza, che strinse i denti e dopo un attimo di tentennamento, in cui vide George correre verso Fred e dargli manforte, Schiantando il Mangiamorte, riprese a correre, raggiungendo Harry e Ron, prendendogli la mano e Smaterializzandosi immediatamente.
Fred guardò per un momento il punto vuoto dove erano appena spariti, ricacciando indietro le lacrime, prima di rialzarsi e proteggere casa sua e tutti quanti.
Non ce l’aveva fatta in tempo a dirle cosa voleva, cosa provava per lei, e farle capire quanto fosse serio in realtà.
Cosa avrebbe fatto ora?
Avrebbe aspettato, come le aveva promesso, e avrebbe continuato a combattere al fianco di George e gli altri, come Membro dell’Ordine, fino al momento in cui si sarebbero rincontrati.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
A Grimmauld Place Hermione scoprì con Harry e Ron il primo indizio di quel complicato puzzle di pezzi mancanti.
Guardò la porta della stanza del fratello di Sirius, “Regulus Arcturus Black.”
“R.A.B.”
“Ecco perché Fred mi aveva detto che non gli era nuovo questo nome, ci siamo passati davanti a questa porta per mesi quando venivamo qui…” sorrise al ricordo di momenti più spensierati. La cena di Natale con Sirius, le estati passate a farsi scherzi e origliare conversazioni.
Sperò con tutto il cuore che quell’orrenda guerra finisse presto, e tornare quelli di prima, per quanto possibile.
 
 
Il primo Horcrux fu trovato, rubato nel cuore del Ministero dalle grinfie della Umbridge.
Riuscirono a scappare, ma Ron si Spaccò e non poterono Smaterializzarsi per settimane, costretti a proseguire a piedi, accampandosi nei boschi per l’intero autunno. Con l’arrivo dell’inverno fu ancora più complicato, e ancora nessuna fortuna con il Medaglione.
La sera Hermione ascoltava RadioPotter, tutte le sere che poteva, insieme ai due amici, e quei momenti le davano la carica giusta per andare avanti, anche se era sempre più difficile ogni giorno di più.
Dopo la trasmissione facevano partire una canzone, ed Hermione riconobbe subito i suoi pezzi babbani preferiti.
“Buona sera a tutti,” la voce di Lee dopo tutto quel tempo era strana, “anche per oggi abbiamo finito, ma vogliamo lasciarvi con una bella sorpresa.”
“Una canzone d’amore babbana, per la resistenza contro le forze oscure,” continuò George, “come si chiama?”
“River, di Leon Bidges. Mi fa ricordare una persona che mi manca da morire.
La voce di Fred fece sussultare il cuore di Hermione, la canzone partì e lei chiuse gli occhi, godendosi quel momento.
Sorrise commossa, rannicchiata nella coperta, all’idea che Fred facesse quello per lei ogni giorno, oltre al negozio ancora aperto, e i doveri dell’Ordine.
Desiderò riaverlo tra le sue braccia, lì con lei, a rassicurarla come solo lui sapeva fare.
Ma non erano tutti felici di quel momento.
I nervi di tutti erano tesi al massimo, tanto che Ron li abbandonò per quasi un mese, dopo essere crollato sotto il peso del Medaglione. La sera in cui se ne andò, quella della canzone, fu straziante.
“Ron toglitelo, lo tieni da giorni… non diresti così altrimenti.”
“Ancora a proteggerlo te? Dopo quello che mi hai fatto?”
“Cosa?”
“Non hai aspettato mezzo secondo a rimpiazzarmi con mio fratello quando ne hai avuto l’occasione.”
“Sei stato a dirmi che non provavi nulla per me,” urlò Hermione in lacrime, “io ho sempre avuto una cotta per te, fino al quarto anno, per quattro anni. E tu NIENTE. So che mi volevi bene, ma se ti fossi piaciuta veramente avresti avuto il coraggio di invitarmi al ballo e dirmi quello che provavi, forse pensavi solo di provarlo.”
“Già, lo pensavo, poi quando ti sei messa con Fred… ho capito che ti avevo persa per sempre, ed era stata tutta colpa mia.”
“Ma tu stai con Lavanda! La ami, dici così solo perché sei stanco e arrabbiato…”
“E’ così infatti. Non ti amo più da tempo, sono felice che tu abbia trovato Fred, mi dispiace solo che ti sia accontentata perché non potevi avere il Weasley che volevi dall’inizio.”
Harry lo spinse con violenza, “rimangiatelo! Sei fuori di te Ron.”
Hermione spalancò la bocca allibita da quelle parole, “io non mi sono MAI accontentata di Fred, lo amo da impazzire, da anni… è la mia famiglia ora.”
“No è la mia famiglia, e tu dovevi prenderti per forza qualcuno di noi, ad ogni costo?”
“Io non ce l’ho più una famiglia,” gridò Hermione disperata, “i miei genitori si sono dimenticati di me, io ho solo voi, ho solo Fred.”
“Anche per me è così, credi che non l’ascolti anche io quella dannata radio tutte le sere? Per sentire ancora le voci di Fred e George, sapere che stanno bene, che tutti stanno bene? Pensi che non sappia cosa si prova?” Spalleggiò Harry Hermione, furioso.
“No tu non sai cosa si prova, per colpa tua George ha perso un orecchio per sempre. I tuoi genitori sono morti. Tu non hai una famiglia.” Gridò Ron sconvolto, ed Harry in preda ad una rabbia cieca si lanciò sull’amico, che gettò via il Medaglione e se ne andò nella notte.
 
 
 
Finalmente Ron tornò e riuscì a distruggere il Medaglione con la Spada di Grifondoro, riunendosi ai suoi amici e compagni di viaggio. Hermione rimase arrabbiata con lui per un po’ ma presto le cose si sistemarono, prima di precipitare di nuovo, quando furono scoperti e catturati da dei Ghermidori nel bosco.
Ormai era fine Marzo, la neve si stava sciogliendo, il freddo stava mollando la sua presa, ma quell’imprevisto e ritardo terribile della missione, fece raggelare i cuori spaventati dei ragazzi.
Hermione si divincolò invano, aveva affatturato Harry, cambiandogli i connotati quanto bastava per renderlo irriconoscibile a occhi non esperti, e svegli a quanto pare.
La ragazza sperò quasi di riuscire a liberarsi in qualche modo, quando annunciarono che gli avrebbero portati al Ministero. Ma uno dei Ghermidori, si insospettì dell’aspetto di Harry, e riuscì avvicinandosi a scorgere quello che rimenava della cicatrice.
“Cambio di programma, questi non li portiamo al Ministero.”
Hermione si sentì il sangue gelare nelle vene quando si Smaterializzarono, alzò lo sguardo, le mani legate dietro alla schiena, e vide davanti a sé Villa Malfoy. Draco, Draco era lì dentro.
Si sentì mancare, ma non poté fare altro che lasciarsi trascinare dentro, incontro al suo destino.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Fred era steso sul tetto della Tana, un braccio dietro alla testa, l’altro appena sollevato, in mano teneva l’anello che non era riuscito a dare ad Hermione, se lo rigirava tra le dita, pensieroso.
Erano passati sette mesi, ormai era fine Marzo.
Al negozio ogni settimana arrivavano Mangiamorte, lo mettevano sottosopra, facevano domande; loro ogni volta lo rimettevano a posto, con calma e pazienza. Finché non facevano loro del male, non potevano reagire. Usavano solo il loro nuovo potere per umiliarli.
Una sera, all’ora di chiusura, un Mangiamorte di nome Augustus Rokwood entrò spalancando la porta, senza problemi. Harry Potter era stato avvistato al Ministero qualche giorno prima, insieme a Ron ed Hermione, ma erano riusciti a scappare.
“Il negozio è chiuso.” Disse George senza alzare gli occhi dalla cassa. Il Mangiamorte rise cattivo di scherno, e lo afferrò per il collo sollevandolo. George fu preso alla sprovvista, la bacchetta cadde a terra, e il Mangiamorte con facilità lo appoggiò con forza al muro dietro al bancone. George scalciò, affondando le unghie nel braccio dell’uomo, che però non si mosse di un millimetro.
“Non ti agitare, devo solo farti una domanda… Harry Potter è passato di qui negli ultimi giorni, per nascondersi magari? O i suoi amichetti? La Mezzosangue l’avete vista? Li tenete nascosti?”
“Queste però sono almeno quattro domande.”
Il Mangiamorte rise ancora e strinse la presa sul suo collo, soffocandolo, George annaspò in cerca d’aria.
“Non farei tanto lo spiritoso se fossi in te. Sei tu quello che sta con la Mezzosangue? Vuoi dirmi dov’è?”
“Va a farti fottere.” Rispose con voce strozzata il rosso, con un sorriso di scherno per quanto gli fosse possibile.
“Risposta sbagliata.” Lo lasciò cadere con una mano, mentre con l’altra gli puntava contro la bacchetta.
“Crucio.”
George cadde rovinosamente a terra, gridando di dolore, in preda agli spasmi. In quel momento Fred arrivò dal retro bottega, qualche scatola in mano, che non appena vide la scena, lasciò cadere a terra.
“George!” Gridò in preda al panico lanciandosi verso di lui, e cercando di spingere via l’uomo, che però gli diede una gomitata in faccia, e lo fece cadere accanto al gemello, la bacchetta rotolò sotto uno scaffale.
“No Fred…” disse debolmente George, ma il Mangiamorte non perse tempo, “Crucio.” Sussurrò maligno ridendo, i due ragazzi furono presi in pieno, gridando di dolore, contorcendosi; era insopportabile. Fred si lasciò cadere a terra, accanto a George, senza forze, quando l’incanto finì, il braccio era steso davanti a lui.
“Se non mi date la risposta che cerco, uno di voi la pagherà cara…” disse il Mangiamorte glaciale, “tu per primo,” e puntò la bacchetta solo verso George, la schiena appoggiata al muro.
Fred silenzioso si trascinò appena di lato, vedendo la bacchetta di George caduta poco distante, allungò le dita per prenderla.
“Uno, due…”
“Diffindo!” Gridò Fred rotolando di lato e colpendo lo scaffale alle spalle del Mangiamorte, che cadde in avanti prendendolo in pieno, il quale fu sepolto da una marea di scatole.
Fred si spostò di lato, portandosi dietro anche George, ancora dolorante, e si nascosero dietro al bancone.
Il Mangiamorte uscì infuriato, scaraventando in alto le scatole, Fred uscì di colpo, puntandogli la bacchetta contro, “vattene.” Disse con fermezza nella nube di polvere che la caduta dello scaffale aveva causato.
Il Mangiamorte rise, la sua bacchetta era puntata verso il basso, era in svantaggio, non ne valeva la pena per quella volta.
“Mi ricorderò di voi.” Li minacciò, e sparì verso la finestra, diventando fumo nero e spaccando il vetro, volando via.
 
Fred, sul tetto, ripensò a quell’episodio, e rabbrividì. Per un attimo aveva veramente pensato di perdere George, quando aveva visto la bacchetta del mago puntata contro di lui, pronto a compiere l’incantesimo.
Avevano rischiato così tanto, si sentì male. Harry era stato visto, anche Ron ed Hermione, ma ormai era mesi fa, non si avevano avuto più notizie da quel momento.
Silenzio totale. Sia per loro che per i Mangiamorte.
Fred stava iniziando ad agitarsi come non mai.
“Ti disturbo?” George spuntò dal lucernario aperto che dava sul tetto, “ti ho portato qualcosa da mangiare, non sei sceso a cena.” Disse preoccupato, mentre si arrampicava sul tetto e si sdraiava accanto a lui.
“Grazie George,” disse Fred piano, addentando una fetta di pizza.
“Che cos’è quello?” Domandò George sorpreso, vedendo l’anello tra le dita del gemello, risplendere nel buio.
“Oh questo, volevo darlo ad Hermone la sera del matrimonio, ma sono scappati via in un secondo, non ho avuto modo.”
“Non ci credo, pensavo fosse solo un’idea… ma tu le hai già comprato l’anello.
E con i guadagni del NOSTRO negozio,” fece ironico dandogli una piccola spallata, scherzoso. Fred sorrise scuotendo la testa.
“E’ meraviglioso Fred,” fece George prendendolo tra le mani e guardandolo con attenzione, felice.
“Dici che potrebbe piacerle?”
“Ovvio.” Rise divertito, “Fred Weasley, il ruba cuori di Hogwarts per anni, si vuole sposare a vent’anni?”
“Ne ho ancora diciannove fino a domani.” Rise lui, “ne abbiamo.” Si corresse poi sorridendo e abbassando lo sguardo.
“Dopo quanto che state insieme?”
“Due anni a Maggio.”
“Però… non perdi tempo eh.”
“George tu non…”
“Capisci?” Finì la frase George sorridendo sincero, “no Fred, io capisco perfettamente. Hermione è incredibile, è perfetta per te, e voi siete perfetti. Perché aspettare? Se la ami così tanto…”
“Lei non mi dirà mai di si, vuole fare le cose in ordine, con calma.”
“Calma? In un momento come questo?”
“Dopo tutto questo. Avremo molto tempo per pensarci, forse ha ragione…”
“Forse, o forse no. Non c’è giusto o sbagliato, solo quello che volete fare voi insieme. E qualunque cosa deciderai, io sono con te.” Concluse George ridandogli l’anello e battendogli una mano sulla spalla.
Fred sorrise, poi il suo viso si oscurò nel vedere l’espressione seria di George che guardava l’orizzonte.
“Tutto bene?”
“Mi prometti una cosa?”
“Tutto quello che vuoi.”
“Se io dovessi… hai capito…andarmene…”
Fred si voltò verso di lui arrabbiato, “non dirlo nemmeno per scherzo. Non…”
“Ehi ehi tranquillo, è solo un’ipotesi, lo sai che non mi separerò mai da te. Ma nel caso accadesse...”
“Non accadrà.”
“Se dovessi morire… mi prometti che non farai nulla di stupido?”
Fred lo guardò, “come per l’orecchio?”
“Si come per l’orecchio. Non tentare di…tornare ad essere uguale a me…” Disse con un grande sforzo George, non riusciva nemmeno a dirlo chiaramente, era troppo per tutti e due.
“Quella sera al negozio ci siamo andati davvero molto vicini, come al Ministero… non potrei perdonarmelo se tu dovessi raggiungermi a causa tua. Io voglio solo che tu sappia, che se anche dovesse accadare, devi andare avanti con la tua vita, per quanto doloroso potrà essere. Per mamma, per tutti…” Ammise finalmente George guardando il cielo, poi il gemello.
Fred sospirò, “te lo prometto George.” Gli strinse la mano con sicurezza, “te lo prometto.”
George si rilassò sorridendo, mordendo un angolo della pizza di Fred, “ehi quella è mia!”
“Troppo tardi.”
Scoppiarono a ridere e Fred si riprese la sua fetta, addentando la mozzarella, e spingendo piano il gemello per scherzo, che guardò l’orologio e mormorò: “buon compleanno Freddie.”
“Buon compleanno Georgie.”










NOTA DELL'AUTRICE: Ciao bellissimi, eccomi con il terzultimo capitolo, non riesco a credere che manchi così poco. Domani aggiornerò già quello dopo, sto scrivendo tantissimo in questi giorni. 
Alcune battute, soprattutto quelle dei gemelli, le ho tenute uguali al film, più o meno come tutto il filo della storia, come ormai avrete capito hahaha perchè le adoro.
Spero continui a piacervi, e che i momenti teneri tra i due in mezzo ai momento bui continuino a rispecchiare la grande storia d'amore, come era dall'inizio. Ci vediamo domani con il prossimo aggiornamento. 
Vi voglio bene, scrivetemi quanto e in quanti volete perchè mi aiuta davvero tanto, e mi serve per lo sprint finale. A prestissimo grazie di tutto. 

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Capitolo 37
*** LA SCINTILLA ***


CAPITOLO TRENTASETTE
 
SETTIMO ANNO: MALFOY MANOR - VILLA CONCHIGLIA

 
 
              
 
 
 
 
 
 
 
Hermione cercava di divincolarsi invano tra le braccia possenti del Ghermidore, terrorizzata, sudava freddo. Le bacchette gli erano state sequestrate subito, le tenevano gli scagnozzi di Voldemort, come avrebbero fatto ad uscire vivi di lì?
Farsi catturare era la cosa più stupida che avrebbero potuto fare. Alzò la testa di poco, davanti al cancello, e con orrore vide Bellatrix in persona che li fissava da oltre le sbarre, sorrise malvagia.
“Chiamate Draco.”
Quelle parole le fecero gelare il sangue nelle vene, Draco? Avrebbe dovuto riconoscerli, lo avrebbe fatto immediatamente. Erano spacciati. Non c’era modo di uscirne vivi, avevano compromesso la missione.
Entrarono nel grande salone, dai soffitti altissimi. Era tutto nero e argento. Le pareti scure, i mobili neri, il camino che scoppiettava debole in un angolo.
Hermione strinse i denti e alzò appena lo sguardo che teneva incollato a terra.
Vide Lucius, Narcissa, seduti su delle sedie, lo sguardo vacuo, ma vittorioso, Harry Potter e i suoi amichetti erano in casa loro.
Ma non sembrava Harry quello, grazie ad Hermione, solo Draco poteva riconoscerlo per davvero tra i presenti.
“Vieni Draco,” la voce di Bellatrix che si avvicinava da un’altra stanza, bassa, calma, la fece rabbrividire di nuovo.
Dei passi lenti e insicuri si avvicinarono e rimbombarono nel pavimento di marmo.
“Non temere, devi solo dirci se è lui. E noi lo chiameremo.”
Hermione alzò lo sguardo finalmente su di lui. E lo vide. Non sembrava Draco, ma era lui.
I capelli erano curati, all’indietro, ma era pallido come non mai, dimagrito, scavato, gli occhi grigi erano spenti, appassiti sotto tutto quel peso. Indossava un elegante completo nero.
Incrociò il suo sguardo per un momento, lui rimase immobile, a fissarli, poi guardò suo padre.
“Coraggio Draco.”
Il biondo si inginocchiò davanti ad Harry e lo fissò, lo aveva riconosciuto subito, tutti loro ovviamente, ma come poteva? Chiuse gli occhi. Doveva farlo, doveva dire chi erano, non poteva fare più nulla per loro.
Guardò negli occhi azzurri di Harry, che lo fissava impassibile, come se conoscesse già la sua risposta, nonostante tutto quello che avevano passato assieme.
Volse appena lo sguardo verso Hermione, le mani legate dietro alla schiena, china in avanti, e il cuore gli si bloccò, dovette chiudere gli occhi per un momento per non crollare. Gli occhi di Hermione erano lucidi, pieni di rabbia, paura. Le labbra tremavano appena.
Non poteva credere che lei fosse lì, davanti a lui, e lui non poteva dire, fare nulla. Non poteva dirle quanto gli dispiacesse per non essere rimasto, per essere scappato insieme ai Mangiamorte. Per averle detto la verità.
Forse non poteva dirglielo, ma poteva dimostrarglielo.
Si alzò appena in piedi, sfoggiando lo sguardo più confuso che potesse fare.
“Non capisco.”
“Che cosa?” Chiese Lucius affiancandolo.
“Non è lui, si sono sbagliati. Lo pensavo anche io all’inizio, ma…non è Potter. Guardatelo.”
Bellatrix si avvicinò rabbiosa, mentre i tre si lanciavano uno sguardo d’intesa. Cosa stava facendo? Era ovvio che li avesse riconosciuti.
“Draco,” sibilò Bellatrix all’orecchio del ragazzo, “sei stato a scuola con loro sei anni, hai anche frequentato questa feccia più del dovuto, lo ricordi?”
Draco deglutì.
“Ve l’ho detto, non ne sono sicuro…”
Il cuore di Hermione si bloccò, li stava proteggendo. Stava rischiando di nuovo per loro. Tutto quanto.
Lucius strinse con forza le dita sulla spalla di Draco, facendogli male, “Draco, guardali bene, li devi riconoscere per forza. Se tutto va bene, e sono loro, tutto tornerà come prima lo capisci? Saremo quelli che hanno catturato Harry Potter e i suoi amici, ci ricompenserà…”
“E se non sono loro? Cosa farà quando verrà qui e scoprirà che abbiamo quello sbagliato? Con chi pensi che se la prenderà dopo tutte le volte che lo hai deluso?” Sibilò Draco tra i denti ad un centimetro dal volto del padre, che digrignò i denti e gli tirò un sonoro schiaffo, facendogli voltare la testa dall’altra parte.
Hermione trasalì e lo guardò, Draco strinse i denti e chiuse gli occhi.
“Sei tu la delusione per me qui.” Ripose glaciale Lucius.
“Scusami padre.” Rispose freddo Draco, indietreggiando.
Bellatrix fece un verso di disgusto e si voltò verso i prigionieri. “Non possiamo rischiare di farlo venire qui a vuoto, ma…” si bloccò impietrita, guardando uno dei Ghermidori, e la Spada di Grifondoro che teneva in mano in quel momento.
“Dove l’hai presa quella?”
“La spada? Era nella borsa della ragazza quando l’ho frugata, ora è mia.”
Rispose tranquillo l’uomo, ma Bellatrix lanciò un urlo di rabbia raggelante, lo Schiantò immediatamente, facendo trasalire tutti.
“Bella? Ma che fai?” Gridò Lucius, ma lei si era già scagliata contro gli altri, lanciando maledizioni contro i Ghermidori che scappavano dalla stanza, colti si sorpresa da quella furia cieca.
Bellatrix raccolse la spada e la guardò con uno sguardo folle. “Portateli nei sotterranei…”
Peter Minus li afferrò e li trascinò via, ma Bellatrix lo bloccò. “No, non la ragazza. Devo fare una chiacchieratina con lei. Da donna a donna.” Disse con aria folle e cattiva, fissando Hermione negli occhi.
Harry e Ron furono trascinati via.
“No! Hermione!”
“HERMIONE! LASCIAMI ANDARE!”
Le loro urla echeggiarono nella grande stanza, fino a quando sparirono, ed Hermione tornò a guardare Bellatrix che le girava intorno come un predatore.
“Allora carina,” le sfiorò una ciocca, Hermione cercò di rimanere immobile, ma trasalì al suo contatto, “dove avete preso quella spada?”
“E’ la spada che va dove c’è bisogno.” Rispose calma Hermione, ma il cuore sembrava balzarle fuori dal petto per quanto batteva all’impazzata; guardava fisso avanti a lei, cercando di evitare lo sguardo di Bellatrix. Ma davanti a lei c’era Draco, appoggiato ad una poltrona con una mano, che la fissava spaventato. Non sapeva che fare.
“Bisogno per cosa?”
“Credi davvero che te lo dirò?”
Bellatrix rise malvagia, “no con le buone no. Ma con le cattive si.” Sguainò la bacchetta.
“CRUCIO.”
L’urlo di Hermione squarciò il silenzio. Draco scattò indietro, guardando con orrore Hermione che si piegava sotto il dolore che lui conosceva bene, che gli avevano fatto subire a lungo, per quello che aveva fatto, per dove aveva passato gli ultimi due anni della sua vita.
Si mise una mano davanti alla bocca, gli occhi pieni di lacrime. “No…” sussurrò.
Hermione cadde a terra, a pancia in su, contorcendosi dal dolore.
“Non so niente…” riuscì a dire tra le urla di dolore. Poi finì come era arrivato. Prese fiato.
“Quella spada doveva essere nella mia camera blindata alla Gringott, come diavolo SIETE ENTRATI NELLA MIA CAMERA BLINDATA?”
“Non siamo mai…”
“CRUCIO!”
Hermione urlò ancora più forte, il dolore era indescrivibile. Come se degli aghi appuntiti le trafiggessero il corpo contemporaneamente, infilzandosi nella carne, nei muscoli, nel cervello.
Urlò ancora e ancora, iniziando a piangere senza sosta, Bellatrix si lanciò sopra di lei, e le strinse il polso con forza.
“Parla ADESSO LURIDA MEZZOSANGUE, perché è questo che sei.” Le alzò il polso che le teneva stretto, affondò le unghie lunghe nella sua carne, facendo singhiozzare la ragazza sotto di lei.
“Non so niente lo giuro, la smetta…” gridava Hermione in lacrime, Bellatrix si scostò da lei con stizza schifata.
Hermione, senza più forze fece ricadere la testa di lato, non riusciva nemmeno più a piangere, si sentiva svuotata. Guardò appena il suo polso e vide la scritta: “mezzosangue,” impressa a sangue, ancora colante, un ricordo indelebile di quello che era per loro.
Girò appena gli occhi e vide Draco che usciva dalla stanza a grandi passi, li richiuse trattenendo un singhiozzo, l’aveva lasciata da sola.
 
 
Draco guardava Hermione venir torturata da sua zia senza pietà, gridava sotto di lei, in preda al panico e al dolore, sola. Non sapeva come sarebbe andato a finire quell’interrogatorio, ma sicuramente lei non avrebbe detto niente, il suo cuore coraggioso e puro non avrebbe ceduto alla tortura. Sarebbe morta piuttosto, e quello sarebbe accaduto.
Draco non poteva permetterlo, si asciugò le lacrime, e quando vide la scritta rosa sul suo polso, si sentì morire.
Non poteva stare lì a guardare. Prese un profondo respiro ed uscì dalla stanza, sotto lo sguardo sospettoso di sua madre, che però non si mosse.
Andò nella stanza vicina e chiuse la porta con rabbia, appoggiandocisi contro liberandosi in un pianto disperato.
Si lasciò scivolare a terra e nascose la testa nelle gambe, senza sapere che cosa fare. Come poteva aiutarli? Mentre singhiozzava, il suo occhio cadde sulle sue scarpe. Da sotto uscivano appena le sue calze, alzò lo sguardo con decisione, e gli venne in mente un’idea.
Si asciugò le lacrime e si tirò su di fretta, arrancando, guardò in alto e chiuse gli occhi.
“Dobby, Dobby… riesci a sentirmi?” Mormorò al nulla, non accadde nulla.
“Ti prego Dobby, ho bisogno di te,” alzò la bacchetta, comunicando con lui come quando era piccolo. Lui poteva sentirlo, sempre.
Sentì uno schiocco dietro di lui e si voltò.
Dobby era in piedi di fronte a lui che lo guardava sorridendo.
“Dobby.” Disse Draco felice e lo abbracciò.
“Padron Draco,” rispose il piccolo elfo, ricambiando commosso. “Quanto tempo.”
Nessuno lo sapeva, ma Draco era rimasto molto legato a Dobby, anche quando se ne era andato liberato da Harry, tornava spesso a trovarlo.
Era sempre stato gentile con lui, anche quando Draco riusciva ad essere uno stronzo da piccolo, lui gli era sempre stato accanto, in ogni momento; consolandolo quando suo padre lo picchiava o lo sgridava.
C’era sempre stato per lui.
E ora, dopo un intero anno di silenzio, eccolo lì, pronto ad aiutarlo di nuovo.
“Dove stai ora?”
“Un po’ a Grimmauld Place, un po’ al Vecchio Porco, affianco Abertforth, il fratello di Silente,” aggiunse notando l’espressione confusa di Draco.
“Oh, ha un fratello?”
“Si, lo aiuto con gli studenti di Hogwarts ad uscire dalle mura di tanto in tanto. Sapessi come è brutto lì ora, Padron Draco.”
“Immagino Dobby, deve essere orribile… ti avevo chiesto di non chiamarmi più così. Non lo sono più da cinque anni.”
Dobby sorrise, gli voleva un mondo di bene. “Perché ha chiamato Dobby?”
Draco sospirò e si abbassò alla sua altezza, “so che ti chiedo tanto dopo tutto questo tempo, ma ho bisogno di te.” Lo guardò con intensità negli occhi, “devi aiutarmi a liberare i miei amici, e anche le persone che sono rinchiuse nel sotterraneo.”
“Chi?”
“Ron Weasley, Hermione Granger,” gli occhi di Dobby si illuminarono, “la signorina Granger? Si è sempre battuta tanto per noi…”
“Lo so, e… Harry Potter.”
“E’ qui?” Squittì al settimo cielo Dobby, battendo le mani.
“Si, e ha bisogno di te. Ne abbiamo bisogno tutti. Solo tu puoi Smaterializzarti nei sotterranei, portali di sopra, ti aspetterò con Hermione e andiamo nel salotto, va bene? Li porterai tutti via.”
“Lei non viene Padron Draco?”
Draco sorrise, “si, si che vengo.” Mormorò dandogli un buffetto sulla guancia.
“Su vai, ci vediamo di sopra.”
“Cinque minuti.”
E scomparve con un piccolo schiocco. Draco respirò profondamente, tirò fuori la bacchetta nera, e tornò nella stanza dove c’erano tutti.
“Oh eccoti finalmente, questa sudicia Mezzosangue non parlerà mai, guarderò nella sua mente, poi potremo farla fuori.” Diceva tranquillamente Bellatrix, e Draco sentì di odiarla come non mai. Aveva ucciso Sirius, un componente della sua famiglia senza remore, togliendo a Harry tutto quello che era rimasto della sua di famiglia.
Strinse i denti e si avvicinò chinandosi su Hermione, le sfiorò la scritta con una mano, la voce rotta, “che cosa ti hanno fatto…”
Hermione girò appena lo sguardo per guardarlo, tentò di muoversi, ma inutilmente. Era tornato…
“Che bella idea, Draco perché non la fai fuori tu?”
Draco si alzò lentamente, la presa sulla bacchetta ben salda. “State indietro.”
“Che cosa?”
“STATE INDIETRO!” Ripeté il biondo voltandosi di scatto e puntando la bacchetta contro i suoi genitori. “Nessuno la tocchi, o siete morti.”
Bellatrix rise, suo padre lo guardava con disprezzo, “Draco metti via quella bacchetta…”
Draco stava per Schiantare Bellatrix, ma il suo sguardo omicida lo fece vacillare per un secondo, ma quanto bastava per la strega di lanciarsi contro di lui, cercando di disarmarlo, lo atterrò sul pavimento, facendogli sbattere la testa, ma lui reagì prontamente.
Scartò di lato e rotolò sul pavimento, accanto ad Hermione, tirò un calcio a Bellatrix che barcollò all’indietro presa alla sprovvista, alla ricerca della sua bacchetta.
In quell’istante, Harry, Ron e Dobby comparvero dalle scale, le bacchette in mano e combattivi. Bellatrix stava per lanciargli una maledizione senza perdono, ma il biondo lo vide, mentre si gettava su Hermione per sollevarla da terra.
“Expelliarmus,” gridò però pronto Draco e la bacchetta della strega volò lontana, lei rimase allibita, sconvolta da quel gesto e Dobby fiero di lui, schioccò le dita togliendo le bacchette dalle mani di Narcissa e Lucius.
“Come osi? Togliere le bacchette ai tuoi padroni?”
“Dobby non ha nessun padrone, Dobby è un elfo libero, ed è venuto qui per salvare Harry Potter e tutti i nostri amici!”
Bellatrix fece un verso di disgusto, lanciandosi verso di lui, ma Ron la bloccò, spingendola via, strappando la Spada di Grifondoro dalle sue mani e la bacchetta di Hermione, lanciandola ad Harry, mentre Draco prendeva in braccio Hermione e gridava: “di qua seguitemi!”
Tutti i giovani maghi corsero affannati nella stanza accanto, Draco con in braccio la ragazza arrancava dietro di loro, chiudeva la fila; si voltò appena vedendo la sua famiglia che correvano per il corridoio verso di loro.
Collaportus.” Gridò pronto, e la grande porta di legno si chiuse alle sue spalle magicamente.
Con il fiato corto il biondo si inginocchiò contro il divano, appoggiandoci sopra Hermione, quasi priva di sensi, che aprì gli occhi per guardarlo. Il ragazzo aveva una ferita sulla tempia che sanguinava accanto all’occhio, fino al suo zigomo affilato. Ma lei era messa molto, molto peggio.
La porta vibrò sotto gli incantesimi di Bellatrix.
“Andate, li tratterrò io.”
“No Draco tu vieni con noi.” Disse sicuro Harry.
“No io…”
“Non mi importa di cosa hai fatto, lo capisci? Tu sei uno di noi. Non puoi rimanere qui…”
Un altro potente colpo fece scuotere la porta. Tutti sussultarono.
“Draco ti uccideranno.” Affermò serio Ron, sotto lo sguardo preoccupato di Dobby.
“No, gli dirò che mi avete costretto.”
“Perché non puoi venire con noi?” Sussurrò Hermione con un filo di voce, alzando una mano per sfiorargli il volto, “non di nuovo…” mormorò tra le lacrime.
“Ehi,” disse Draco con dolcezza, accarezzandole il volto, vedendo che era cosciente, “mi dispiace per quello che ti hanno fatto.”
“Vieni con noi.” Disse solamente lei, e Draco sentì il suo cuore scaldarsi come non mai, la sua migliore amica lo aveva perdonato. Lo voleva con lei, a completare la missione.
Sorrise tra le lacrime. “Va bene verrò.”
Si alzò in piedi e allungò una mano verso di loro, per Smaterializzarsi con Dobby, ma in quel momento la porta si spalancò con un boato, e Bellatrix si precipitò dentro come una furia, spaventandoli.
“NO! Tu non andrai con loro bastardo! Il tuo posto è qui a soffrire,” rise con cattiveria, afferrando Draco per le spalle e trascinandolo indietro.
Bellatrix lo lanciò indietro verso Lucius, “NOOOO!” Gridò Draco, fermato e trattenuto con forza dal padre, che gli tirò una ginocchiata in pancia, e lui cadde ai suoi piedi, tenendosi lo stomaco.
Alzò lo sguardo e allungò una mano verso i suoi migliori amici, ancora immobilizzati sul divano, vicini.
“Andate!” Gridò con quanto fiato aveva in gola, incrociò lo sguardo disperato di Hermione, Dobby annuì con fermezza, prese la mano di tutti e tre. Bellatrix, poco più avanti di Draco, in piedi, tirò fuori con agilità un coltello d’argento e lo lanciò verso i ragazzi. Draco lo vide ruotare e brillare in aria.
“Nooo!” Gridò Hermione tra le lacrime, “Draco!” Ma un attimo dopo erano spariti, e il coltello con loro.
“NOOOO!” Gridò Draco lanciandosi su Bellatrix, aveva colpito qualcuno ne era sicuro, era troppo vicino a loro ed era scomparso.
La strega gli tirò uno schiaffo in piena faccia, e lui ricadde indietro, senza più forze.
“Portatelo nei sotterranei. Chiamate l’Oscuro Signore.” Sibilò lei fredda, lasciando Draco ansimante a terra, in ansia per i suoi amici, per chi avesse colpito. Forse nessuno, forse stavano tutti bene. Almeno erano riusciti a scappare da lì, grazie a lui.
Aveva fatto una sua scelta. Per la prima volta in vita sua.
Sorrise appena sputando del sangue a terra, lasciando che Minus lo facesse alzare senza molta grazia e lo spingesse nei sotterranei. Lo lanciò praticamente dentro, richiudendo il cancello.
Lì da solo, al buio, si appoggiò contro una parete umida, un topo passò vicino ai suoi piedi. Sorrise nella penombra, avevano portato via tutti.
Appoggiò la testa contro il muro, guardando in alto, aspettando la sua sorte con coraggio. Non aveva più paura.
 
 
 
 
 
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“Draco! No! Dobbiamo tornare indietro,” gridava Hermione disperata, gattonando sulla sabbia, ma Ron la bloccò, costringendo a guardarla negli occhi.
“Hermione, guardami. E’ finita, ha deciso lui di aiutarci. Ha fatto la sua scelta.”
Hermione chiuse gli occhi, affondando il viso nella camicia di Ron, e aggrappandosi a lui con forza, liberandosi in un pianto sommesso.
“R-ragazzi…”
La voce di Harry arrivò poco dietro di loro, i due si girarono e sbarrarono gli occhi colmi d’orrore.
Dobby era tra le braccia di Harry, il coltello argenteo di Bellatrix piantato nel petto, il sangue ricopriva quasi completamente la sua casacca.
Harry, le mani sporche di sabbia umida, come i jeans, lo tenne stretto a sé, in lacrime, togliendogli il coltello e gettandolo a terra.
Le onde del mare poco distante si infrangevano sulla costa pigre, ma rumorose. Il cuore di Harry sprofondò.
“No, Dobby, non puoi andartene, no… Hermione ti prego, nella tua borsa ci dovrà pur essere qualcosa, qualunque cosa… per… no lui sta… VI PREGO!” urlava disperato, Hermione chiuse gli occhi, sopraffatta dal dolore.
Harry si voltò di nuovo verso Dobby, che morì tra le sue braccia, guardandolo negli occhi.
“Un bel posto… per stare con gli amici. Dobby è felice, signore.” Furono le sue ultime parole, poi esalò l’ultimo respiro, tra le braccia della persona che lo aveva capito prima di tutti, che lo aveva rispettato, liberato e amato.
Harry si liberò in un grido di dolore, distrutto, rimanendo a piangere a lungo, senza volersi muovere per ore. Mentre Fleur, Bill, e Luna uscivano da Villa Conchiglia, dietro di loro, e guardavano la scena sospirando.
 
Harry aveva deciso di seppellirlo a mano, senza magia, sulla sommità di una duna di sabbia dietro alla casa.
Rimase lì a lungo, intagliando anche una scritta nella pietra che faceva da lapide.
 
Qui giace Dobby, un elfo libero.
 
Harry quando ebbe finito rimase lì a lungo, senza dire una parola, una manciata di sabbia stretta nel pugno, a fissare la lapide. Il vento tra i capelli. Un’altra anima buona morta per lui, per salvarlo. Come i suoi, come Silente, come Edwige, come Sirius. Ora Dobby.
Chi altri?
Pianse a lungo, senza vergogna, perché aveva bisogno di liberarsi da quel dolore insopportabile. Odiò sé stesso, per tutte le morti che aveva causato.
Ma erano così vicini ormai, non poteva mollare.


 
Decisero di rimanere a Villa Conchiglia per almeno un paio di settimane, per riprendere le forze ed escogitare un piano per entrare alla Gringott. Dove Harry era sicuro ci fosse un altro Horcrux, da come Bellatrix aveva reagito quando aveva creduto che fossero entrati.
Per Hermione vedere Bill fu dura, era così vicina alla Tana, poche miglia, ma non potevano andarci. Così vicina a Fred.
Sospirò, lasciando che Fleur le curasse il polso, e le altre ferite e lividi che aveva a causa della terribile tortura di Bellatrix. Era ancora scossa per quell’esperienza, ma man mano che passavano i giorni, si sentiva meglio, rinvigorita.
Alla fine, se guardava i lividi, era solo un brutto incubo passato.
Una settimana dopo il loro arrivo il piano era pronto; ma volevano rimettersi in forze completamente.
Hermione era seduta sul tavolo della cucina, a parlare con Bill mentre preparava la cena.
“Ho visto Fred un paio di settimane fa.”
Hermione alzò la testa dai pomodori di scatto, attenta, “ah si?”
“Si viene a trovarci ogni tanto, lui e George fanno da messaggeri per l’Ordine Smaterializzandosi, dato che non possiamo comunicare via posta.”
Hermione sorrise, era così fiera di loro, così coraggiosi. “Scommetto che si sono proposti loro.”
“Si Fleur non può viaggiare, per via del bambino,” sorrise dolcemente guardando la sua sposa che dall’altro lato della cucina tirava fuori una tovaglia, “e io non posso lasciarla sola.”
Hermione sorrise, felice di quel loro amore così profondo, desiderò essere accanto a Fred, anche lei.
Dopo cena Hermione prese la sua radio, quella che le aveva donato Fred, voleva sentire la sua voce, ed uscì diretta alla tomba di Dobby, per fargli compagnia. Salì sulla duna che sorgeva subito dietro alla casa, sotto la luce della Luna che quella sera era piena e splendente nel cielo. Si vedevano le ombre dei bassi cespugli marini e il mare poco distante, calmo.
Si inginocchiò e l’accese, componendo la sequenza corretta per entrare nel canale segreto.
Subito le voci dei ragazzi si levarono allegre, Hermione sorrise, sedendosi comoda.
“Buonasera cari ascoltatori e care ascoltatrici.” Questo era Lee.
“E’ un piacere per noi tenervi compagnia in questi momenti bui, mentre il Prescelto si sta facendo un culo così per salvarci tutti, dal primo all’ultimo.”
“Gli faranno una statua secondo te?”
“Oh si ci scommetto l’unico orecchio che mi rimane che la faranno.”
Hermione sorrise, George… quanto gli mancava anche lui. Ma perché Fred non parlava?
Chiacchierarono ancora per un po’ tra di loro, Hermione ascoltava divertita e commossa, chiedendosi però perché ci fosse solo George.
“Bene questo è tutto per stasera cari ascoltatori, vi lasciamo con una canzone strappalacrime che il mio adorato gemellino, in sua assenza, mi ha chiesto di mettere per la persona che ama con tutto sé stesso… bleah troppo zucchero, ma lo accontenterò perché gli voglio bene.”
Hermione aggrottò le sopracciglia, mordendosi un labbro. Non era lì con loro.
Nell’aria risuonò By this river, di Brian Eno.
Chiuse gli occhi, mentre la musica l’avvolgeva, e gli occhi le si facevano lucidi. Guardò la tomba di Dobby, “ti piace questa canzone? E’ una delle mie preferite…”
Era morto per causa loro, per salvarli, come probabilmente era morto Draco, costretto a rimanere lì.
Cercò di non pensarci, scacciando via con forza quell’orrendo pensiero, poi si ricordò delle parole di Bill: “Si viene a trovarci ogni tanto, lui e George fanno da messaggeri per l’Ordine Smaterializzandosi…”
Se non era lì con George per la trasmissione, allora… Si alzò di scatto, voltandosi, per vedere dall’alto, appena in tempo una figura avvolta in un mantello, Smaterializzarsi davanti alla porta di casa, pulirsi le scarpe dalla sabbia ed entrare.
“Fred…” sussurrò lei senza fiato.
 
 
Fred entrò in casa ignaro chi fossero gli ospiti di suo fratello dagli ultimi giorni, non poteva andare lì molto spesso, per sicurezza, e non potevano comunicare a distanza.
“Ciao Bill, ciao Fleur.” Li salutò tranquillamente, passando non lontano da Harry e Ron seduti a rilassarsi in salotto, che lo videro passare per l’ingresso, aprendosi in due enormi sorrisi.
“Ehi Fred,” lo salutò felice il fratello abbracciandolo. Fred dava la schiena ai due maghi, gli altri erano tutti di sopra a dormire.
“Sai chi è venuto…”
Fred bloccò Fleur con una mano, “se mi informate di nuovo che zia Muriel è venuta a trovarvi ignorando le nostre raccomandazioni non mi dite nulla di nuovo. Sapete come è fatta.
O questa è da Lupin.” Aggiunse poi porgendo una lettera al fratello. Era molto più sicuro così, di persona.
“Si ma…” continuò Bill, Fred si slacciò il mantello interrompendolo allegro, “posso rimanere a cena? Ho una fame… mi mangerei un Ippogrifo…” Ma si bloccò improvvisamente, voltato verso il soggiorno per appoggiare l’indumento, davanti a lui c’erano Harry e Ron. In persona. Che lo fissavano divertiti, in piedi, avvicinatosi a lui mentre parlava.
Fred spalancò la bocca ammutolito, “Harry… Ron…”
“In persona.” Fece Harry divertito, Fred si mise le mani davanti alla bocca, chiudendo gli occhi, e si gettò su di loro, “O per Merlino state bene, siete vivi…”
Li abbracciò insieme, da tutta la sua altezza, stringendoli a sé e stritolandoli con amore, “sono così felice di vedervi.”
“Anche noi Fred, anche noi.” Disse Ron guardando il fratello maggiore sorridendo.
Fred si sedette sulla poltrona accanto a loro, accavallando le gambe, calmo e rassicurato. Mentre tutti lo guardavano divertiti, aspettando.
“Dovete raccontarmi tutto, ogni cosa del viaggio… so solo che siete entrati al Ministero, gran bel colpo, sotto gli occhi di tutti quegli schifosi Mangiamorte poi… perché mi guardate così?”
Quando tutti ridacchiarono, improvvisamente Fred si aggrappò ai braccioli della poltrona, sbarrando gli occhi. “Aspettate ma sei voi siete qui allora anche…”
Scattò in piedi alla velocità della luce, spalancando la porta ed uscendo in camicia, anche se l’aria marina della sera era fresca, ma non gli importava nulla. Alzò gli occhi e la vide, sulla collina, che scendeva goffamente, per raggiungerlo, avvolta in un maglione marrone scuro.
“Hermione.” Sussurrò con un filo di voce, gli occhi lucidi.
“Fred!” Gridò Hermione vedendo che era uscito.
“HERMIONE!” Gridò il rosso lanciandosi in avanti sulla sabbia, andandole incontro.
“Fred!” Hermione scese l’ultimo pezzo ripido della duna e si lanciò tra le sue braccia, ridendo e piangendo commossa al tempo stesso. Lui l’accolse con calore, sollevandola e stringendola a sé, per poi lasciarsi cadere in ginocchio senza mollarla, un braccio intorno alla vita e uno dietro alla nuca.
Hermione piangeva di felicità aggrappata al suo collo, la testa nascosta contro il suo petto.
“Merlino, sei tu, non ci credo. Otto mesi, quasi otto mesi…” diceva lui piano, baciandola ovunque, dondolandosi avanti e indietro, scaldando Hermione con quell’abbraccio rassicurante, forte, che le era tanto mancato e sapeva di casa.
La ragazza, il cuore che batteva a mille nel petto, la testa pesante, si staccò appena per guardarlo.
I capelli erano più lunghi, tenuti indietro ma disordinati, aveva un filo di barba, le fossette erano sempre lì, come il suo sorriso incredibile e quegli occhi nocciola che la scrutavano pieni d’amore, da anni.
Sorrise, e si lanciò su di lui per baciarlo con foga, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo cadere indietro sulla sabbia. Fred rise e ricambiò, stringendola contro il suo petto, con forza.
“Merlino, quanto mi sei mancata, da impazzire.” Hermione rise a quelle parole dette sulle sue labbra, sfiorandogli una guancia. Aveva una ferita sullo zigomo, contornata da un livido, ormai vecchio.
“Che hai fatto?”
“Nulla nulla.” Minimizzò Fred rotolando e portandosi sopra di lei, i capelli rossi sporchi di sabbia caddero sul suo viso. “Sei ancora più bella di quanto mi ricordassi.”
Hermione sorrise e lo baciò ancora, approfondendolo a fondo, schiudendo le labbra umide e lasciando che le loro lingue morbide esplorassero senza fatica, fu scossa da un brivido di calore, mentre Fred le afferrava i capelli con passione, tirandola verso di lui.
“Ti faccio ancora questo effetto?” Domandò ironico Fred ridacchiando malizioso, la lingua tra i denti.
“Sempre di più.” Ammise lei, e Fred si morse un labbro.
“Si, se potete andare a fare infusioni almeno a cinquecento metri di stanza sarebbe meglio,” commentò divertito Bill, sull’uscio della porta, tutti dietro di lui guardavano la scena ammaliati.
“Facciamo una passeggiata?” Propose Fred ammiccante, porgendo una mano ad Hermione ed aiutandola ad alzarsi.
Insieme si incamminarono sulla sabbia, Fred si tolse le scarpe, come Hermione.
“Cos’è quella scritta?”
Chiese a bruciapelo Fred, indicando il polso di Hermione, che se lo coprì con la manica del maglione, guardando altrove.
“Siamo stati a Villa Malfoy quasi due settimane fa, ci hanno catturati…” sussurrò con un filo di voce.
Fred si bloccò, “come avete fatto a scappare?”
Hermione lo portò alla tomba di Dobby, Fred si inginocchiò, senza dire nulla, lo sguardo fisso sulla lapide. Aprì solamente il palmo della mano e creò un piccolo fiore bianco, che depositò sulla sabbia, appoggiato contro la lapide. Chiuse gli occhi, respirò profondamente, e appoggiò una mano sulla sabbia; immediatamente da essa germogliarono decine e decine di fiori bianchi uguali a quello, che ricoprirono la tomba, che diventò come un prato fiorito, bianco.
Hermione sorrise trattenendo le lacrime, mettendo una mano sulla spalla a Fred, che aveva conosciuto Dobby per la prima volta al suo quarto anno, e lo aveva rivisto alla Coppa del Mondo di Quidditch, era un grande elfo. Non si meritava quella fine per mano dei servitori di Voldemort.
Dopo un po’ si avviarono verso l’oceano, e la ragazza raccontò di come Draco aveva chiamato Dobby per aiutarli, e di come si fosse ribellato per l’ultima volta ai suoi ex padroni, salvando la vita a tutti loro.
I piedi di Hermione affondavano nella sabbia fredda, man mano che si avvicinavano al mare, e lasciavano dietro di loro le luci calde della casa che filtrava delle finestre, aumentò anche l’odore acre e salato del mare, odore di salsedine, che pungeva il naso.
Poi gli raccontò anche del periodo passato tra i boschi in tenda, al freddo, di come avevano trovato il primo Horcrux, ma non gli disse nulla di quello successivo, era troppo rischioso per lui sapere.
Si sedette sulla sabbia, a pochi metri dalle onde, i capelli che svolazzavano in aria, scossi dalla brezza, e Fred la seguì.
“E a voi come è andata?”
“Io e George facciamo avanti e indietro da casa, il negozio e qui. Sai i profitti sono andati comunque bene, abbiamo ricevuto tante richieste, poi più nulla.” Si rabbuiò, “negli ultimi due mesi entrava poca gente, tutti solo di Diagon Alley, gli altri sono troppo spaventati per spostarsi a lungo.”
Sorrise amaro, “ma abbiamo fatto talmente tanti soldi nel primo anno d’apertura, che siamo a posto fino a dopo la guerra.”
“Quel posto non chiuderà mai,” rise Hermione riscaldata dal suono della sua voce, “esisterà per sempre.”
“Spero che a mio figlio piaceranno gli scherzi, altrimenti chi lo manderà avanti quel posto?”
“I figli di George?”
“Pensi davvero che qualcuno farà dei figli con quello sgorbio?”
Hermione rise, “ma se è…”
“…la mia fotocopia malriuscita esatto.” Concluse a modo suo la frase Fred, sorridendo. Hermione si strinse a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla, guardando il mare.
“Stavo pensando all’ultima volta che abbiamo fatto il bagno assieme…”
“Sembra un secolo fa…”
“Lo è.” Sussurrò Hermione, si alzò decisa, illuminata da una brillante idea, e si tolse il maglione con fare suadente.
“Che fai?” Domandò curioso Fred.
“Mi voglio fare un bagno con il ragazzo di cui sono perdutamente innamorata.”
“Ma nuda vero? Perché sennò non vale.”
“Molto nuda.” Ridacchiò Hermione sfilandosi i jeans e la maglietta a maniche lunghe, insieme alla biancheria.
Poi si incamminò sulla sabbia, verso il bagno asciuga. Fred guardò la sua figura bianca e minuta, era dimagrita in quei mesi, aveva dormito e mangiato poco. La colonna vertebrale e le costole erano appena visibili alla luce della luna, i capelli erano sciolti e si muovevano sulla sua schiena per la brezza marina.
Fred era estasiato, felice, commosso dal poterla rivedere, toccare, ammirare.
“Che fai non vieni?”
“Ma sei matta?”
Si alzò di scatto, spogliandosi e seguendola correndo, lanciando i vestiti in aria al settimo cielo.
La superò e si tuffò in acqua di testa, era abbastanza fredda, ma rinforzante. Scosse la testa dall’acqua in eccesso e trascinò Hermione con sé, che lanciò un urletto isterico per il freddo.
Ma non appena Fred si avvinghiò a lei, a pelo d’acqua, il freddo, la paura, ogni timore svanì, come per magia. Il suo tocco era magico. Il rosso la cinse con le sue forti braccia, e la guardò negli occhi.
“Devo chiederti una cosa,” sussurrò ad un centimetro dal suo viso fradicio, anche senza anello, era quello forse il momento giusto.
“Dimmi.” Sorrise Hermione in rimando, e si impossessò della sua bocca con foga, eccitata dal tocco dei loro corpi.
Fred la issò sopra di sé, immerso per metà in acqua, tirandole appena i capelli bagnati con passione, approfondendo il bacio, infilando la lingua vorace nella bocca di Hermione, che l’accolse come un caldo regalo. Si aggrappò alle sue spalle e sentì il suo bacino contro quello di lei, desideroso di riunirsi a lei.
Hermione sorrise e si avvicinò ancora di più, baciando il collo di Fred, che gemette di piacere, chiudendo gli occhi colmi di piacere.
Calò su di lui, permettendogli di entrare con qualche difficoltà, data l’acqua e l’assenza lunga mesi e mesi.
Ma bastò uno sguardo di Fred, e il suo sorriso malandrino, con tanto di fossette, e il suo occhiolino che le era tanto mancato, come l’aria, a farla gemere di piacere, e Fred con una spinta entrò completamente in lei, facendola sua di nuovo.
“Magari più tardi…” fece lui eccitato, poi ribaciò Hermione con amore.
Rise di gioia e si avvicinò al bagno asciuga, facendo stendere Hermione sulla sabbia bagnata, mentre le onde a ritmo regole, tornavano a bagnarli di tanto in tanto.
Fred le sfiorò una guancia con dolcezza, e lei sfiorò il suo livido, sorridendo.
“Ti amo.”
“Anche io. Ma di più.”
“No io di più.”
“No io, l’ho detto prima.”
“Ma per favore non…” rimbeccò Hermione divertita da sotto di lui, ma Fred apposta si spinse con forza dentro di lei, con un colpo di reni, facendole morire le parole in gola, e facendole uscire un verso di piacere.
Fred ridacchiò, “stavi dicendo scusa?”
Hermione lo seguì, dandogli un buffetto sul naso, e si riaggrappò a lui, guardandolo con furbizia, “ti ricordavo più bravo Greg.”
“Questa poi,” rise Fred gettandosi su di lei, facendola scoppiare a ridere, “adesso vedi.” E iniziò a muoversi ardente dentro di lei, aggrappandosi a lei, e avventandosi sul suo collo, mugolando di piacere, insieme ad Hermione.
 
 
Erano sdraiati sulla sabbia asciutta, l’alba era vicina. L’orizzonte si stava lentamente tingendo di indaco, poi di rosa. Erano stretti l’uno all’altra, vestiti, e fissavano il mare in silenzio.
“Devo tornare a casa oggi, saranno già preoccupati, sarei dovuto tornare dopo cena, ma non posso avvertirli.” Ruppe il silenzio Fred.
“Certo,” sussurrò Hermione rattristata, sapeva che quel momento sarebbe arrivato.
“Ma ci rivedremo presto, okay?”
Hermione annuì, volendogli credere con tutto il cuore, e sperò che accadesse davvero presto, ora che lo aveva rivisto, non poteva più fare a meno di lui. Era quasi tentata di chiedergli di venire con loro, ora che era lì. Ma Fred doveva tornare a casa, da George, non poteva abbandonarlo così, lasciandogli solo un biglietto.
Non avrebbe mai potuto farlo.
“Stai bene?” Le domandò Fred, mettendole una mano sulle spalle, aveva la camicia slacciata arrotolata fino ai gomiti, i piedi nudi, i pantaloni leggeri larghi di tela appena arrotolati sopra alle caviglie. Gli ricordava molto la sera in cui avevano ballato sopra alla sua canzone preferita, prima dello Scambio. Solo i capelli più lunghi, il viso più pallido e stanco, l’accenno di barba erano diversi.
Sorrise al ricordo. Sembrava un secolo prima.
“Sono felice di aver vissuto dentro di te.” Disse lei solamente, “è come se ti avessi conosciuto più a fondo di tutti, mai come George eh, non oserei mai,” risero, “ma, sento che ci apparteniamo ancora di più, come se una parte di te fosse rimasta dentro di me in qualche modo.”
“La senti anche tu?”
“A volte se chiudo gli occhi, riesco a percepirti, a sentire quello che provi, ma non so se è per via dell’incantesimo, o è solo l’amore.”
Fred sorrise, “tutti e due credo.”
“Ma è così reale, non è solo una sensazione. Capita anche a te?”
“Si, è come se provassi le tue emozioni ogni tanto, senza una coerenza logica, capita solo di tanto in tanto… mi sento come se fossi di nuovo dentro di te.”
Hermione guardò il mare e si chiese se quella cosa esistesse solo nelle loro teste, e di come non se ne fosse realmente resa conto prima. Forse si stava rafforzando sempre di più.
“Io non riesco ancora a credere che ci sia voluto lo Scambio per farci capire quanto ci amassimo.” Ammise Fred scuotendo la testa.
Hermione si aprì in uno sbuffo come una risata sommessa.
“E’ stato Silente.”
Hermione lo guardò, “tu dici?”
“Oh andiamo, tutte quelle frasi sull’amore celato agli occhi di chi ama, poi la cosa di imparare a comprenderci. E quando quella mattina ero in piedi, in Sala Grande, ad annunciare ufficialmente di noi due, mi ha fatto l’occhiolino e ha alzato il calice in mio onore.” Fred alzò le braccia al cielo, “è ovvio. Quell’uomo è un genio.”
Hermione rise e ringraziò guardando in alto il loro Preside, per l’amore e la dedizione che metteva nelle cose che riguardavano i suoi adorati studenti.
“Ti ricordi quando ti ho bruciato la faccia?” Chiese Hermione divertita, immergendosi nei ricordi.
“Non prima che la bruciassi io a te.”
“Se penso che da quelle scintille è partito tutto, i vostri esperimenti, il negozio, la nostra amicizia…”
“Si Granger, è partito proprio tutto…” sussurrò Fred sfiorandole una guancia.
Hermione si voltò verso di lui, i loro visi erano rischiarati dalla flebile luce del sole appena sorto. Il tepore avvolse i loro corpi leggermente infreddoliti e indolenziti, a causa della notte in bianco sulla spiaggia. Avevano passato tutto il tempo a fare l’amore, ancora e ancora, e parlare, di ogni cosa.
“Da quella volta?”
“Oh si splendore, me ne sono reso conto quando ho realizzato tutto. La scintilla che ha fatto scoccare la nostra scintilla.” Rise dondolando la testa da un lato all’altro.
Hermione gli arruffò i capelli e gli toccò le ciocche rosse, osservandoli bene, “mi piaci con i capelli più lunghi.”
“Purtroppo la barba dovrò tagliarmela, George dice che ci invecchia di almeno cinque anni.”
“A me piace, ribelle e disordinata, come te.”
“Wow la mia dichiarazione d’amore fa pena in confronto a questo.”
Hermione rise e lo spintonò appena con la spalla, Fred si lasciò cadere di lato sulla sabbia, a peso morto.
Poi si rialzò e si avvicinò, per scaldarsi con il maglione di Hermione, che però teneva le gambe nude distese sulla sabbia, Fred gliele sfiorò con le dita.
“Hai detto che mi dovevi chiedere una cosa prima…” sussurrò Hermione curiosa, ricordando improvvisamente.
Fred giocherellò con l’altra mano con la tasca dei suoi pantaloni di tela, dove dentro c’era la scatoletta con dentro l’anello per Hermione, sorrise e guardò in basso.
Ripensò alle parole che gli aveva detto lei, che non c’era fretta, che avevano tutto il tempo del mondo per costruirsi una vita assieme, ma DOPO tutto quel dolore e quella guerra.
C’era tempo, c’era tempo…
“Nulla di importante. La prossima volta.” Mentì lui sospirando, riponendo con cura la scatoletta in fondo alla tasca. Tossicchiò e tornò allegro.
“Andiamo a salutare i due, così vado.”
“Salutami tanto tutti quando arrivi, di a George che ho sentito la canzone che hai scelto… grazie.”
Fred sorrise e l’abbracciò, mentre il mare e la sabbia si colorava d’arancione, era una giornata meravigliosa, ma tremendamente triste.
“Ci rivedremo presto Granger, te lo prometto.”












NOTA DELL'AUTRICE: Buonasera bella gente, non posso credere che questo sia il penultimo capitolo, (più sorpresa finale dopo l'ultimo ovviamente). 
Mi volevo soffermare su Malfoy Manor per concentrarmi sulla ricongiunzione con Draco, che finalmente ha fatto la sua scelta, la prima della sua vita, e nel prossimo capitolo vedrete che conseguenze avrà il suo gesto. 
Ho voluto però chiudere, dopo la straziante morte di Dobby (ho cambiato che è stato chiamato da Draco e non da Aberforth, perchè mi piaceva l'idea che fossero rimasti in contatto per anni all'insaputa di tutti, anche dopo la sua liberazione,) con una nota dolce e romantica, il ricontro di Hermione e Fred un paio di settimane prima della Battaglia di Hogwarts, che si svolgerà tutta nel capitolo finale, e li ho fatti rincontrare per un buon, buon motivo. Vedrete.
Non aggiungo altro, spero vi sia piaciuto come sempre, fatemi sapere tutto tutto con un commento, che li adoro. A presto, aggiornerò dopo il weekend.
Baci :)

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Capitolo 38
*** LA BATTAGLIA DI HOGWARTS - PARTE 1 ***


CAPITOLO TRENTOTTO
 
 
SETTIMO ANNO: BOSCHI – BATTAGLIA DI HOGWARTS 
 
 
PARTE 1

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lasciar andare via Fred non fu facile, ma la missione non era finita, c’era un altro Horcrux da trovare, e sapevano anche dove fosse.
Una settimana dopo la sua partenza, lasciarono Villa Conchiglia; riuscirono ad entrare alla Gringott, rubando dalla camera Blindata di Bellatrix la Coppa di Tosca Tassorosso.
Ne avevano un altro, ne mancavano solo due; ma non avevano più la spada per distruggerlo. Dovevano trovare un altro modo.
Harry ebbe un’altra visione, mentre scappavano a dorso del drago rinchiuso alla Gringott.
Il penultimo Horcrux era ad Hogwarts, e apparteneva a Corvonero. Erano sempre più vicini.
 
 
 
“Dobbiamo Smaterializzarci ad Hogsmade.”
“Harry è pericoloso, avvertiranno subito la nostra presenza.”
“Non abbiamo scelta, l’Horcrux è lì, dobbiamo distruggerli entrambi. Correremo il rischio.”
Hermione e Ron correvano quasi dietro ad Harry, incespicando nell’erba alta, mentre il Prescelto saliva sulla collina velocemente.
“Qual è il tuo piano? Lo sai che il castello è controllato da Piton e i Mangiamorte vero?”
“Non ho esattamente un piano, so solo che dobbiamo andare lì, al più presto.”
“Si non ne posso più dei boschi.” Sbuffò Ron per alleggerire la tensione.
“Intanto cosa facciamo?”
“Accampiamoci qui, ci riposiamo qualche giorno e capiamo bene che cosa fare.”
Hermione sospirò, ma era sollevata che fossero un passo ancora più vicini alla fine di tutta quella storia.
Mentre Harry montava la tenda, lei e Ron cercavano dei ramoscelli per fare il fuoco magico.
Non faceva più molto freddo, era quasi maggio, ma di notte l’aria era ancora fredda.
“Senti,” disse Ron mentre controllava lo spessore di un ramo, “mi dispiace per quello che ho detto quella sera.”
“E’ mesi fa Ronald tranquillo, abbiamo risolto,” rispose con un sorriso Hermione piegandosi per raccogliere un ramo e punzecchiando Ron sulla pancia.
“No non è vero,” Rise Ron, poi tornò serio, “sono stato uno stronzo, te lo volevo dire comunque. Fred non è il ripiego di nessuno, da quando state assieme è un altro, lo vedono tutti. E’ uno dei fratelli migliori che potessi desiderare, ed è uno dei ragazzi migliori che potessi trovare, uno dei migliori della famiglia Weasley,” sorrise amaro, “migliore di me sicuramente.”
Hermione si bloccò e lo guardò triste, “Ron…”
“No è la verità, meritavi molto di più di qualcuno come me, e sono felice che tu l’abbia trovato. Non ti farà mai del male Fred.” Sorrise dolcemente e l’abbracciò, Hermione ricambiò, sentendosi vicina al suo migliore amico come non lo era da mesi.
“Su torniamo da Harry, che quello lì senza di noi è perduto.”
 
 
 
 
§
 
 
 
Una settimana dopo, il Primo Maggio, si Smaterializzarono ad Hogsmade, in tarda serata.
Subito scattò un allarme, i tre sussultarono e si nascosero in un vicolo secondario, era tutto buio. I Mangiamorte si stavano avvicinando, allarmati dal rumore sospetto, ma per fortuna Abertforth, il fratello di Silente, li nascose nel suo locale appena in tempo.
 
 
“Neville!”
“Ciao ragazzi.”
“Che hai fatto alla faccia?”
“Oh questo? E’ quello che ti meriti quando disubbidisci alle nuove regole di Hogwarts,” spiegò lui mentre li guidava nel tunnel segreto che portava al castello, “i Carrow sono due Mangiamorte, fratello e sorella, con il compito di mantenere la disciplina a scuola, Piton non si vede mai, quindi praticamente decidono tutto loro. I professori ci aiutano come possono, ma… spesso non basta.”
E si sfiorò un grande livido sulla tempia. “Mi sono rifiutato a Difesa Contro le Arti Oscure di esercitarmi con la maledizione Cruciatus su quelli del primo anno, non l’hanno presa bene… perché poi si sono rifiutati tutti, anche molti Serpeverde, era troppo.”
“E’ orrendo,” borbottò Hermione disgustata.
Arrivarono alla fine del tunnel, che portava direttamente ad una spessa porta, che sbucava all’interno della Stanza delle Necessità. Lì furono accolti da tutti i loro ex compagni di scuola, l’Esercito di Silente ancora più grande, una piccola resistenza all’interno del castello, contro il controllo terribile dei Mangiamorte. Si trovavano in segreto per supportarsi, aiutarsi a vicenda.
Hermione si mise una mano davanti alla bocca, commossa da quel saluto caloroso da parte di tutti i loro amici, c’erano davvero tutti. Seamus, Dean, Neville, Luna, Cho, Lavanda, Padma, Calì, Colin, e tanti tanti altri.
Anche Ginny. Hermione guardò Harry correrle incontro e abbracciarla, era lei che aveva gestito tutto quello per mesi, in sua assenza, portando avanti la resistenza di Harry.
Si baciarono felici, finalmente ricongiunti, ed Hermione sorrise nostalgica a quella vista, improvvisamente avvertì una forte nausea attanagliarle le viscere, dovette sorreggersi a Ron, che era tornato accanto a lei dopo aver salutato con amore Lavanda, per non cadere.
“Ehi stai bene?”
“Si, solo un piccolo capogiro.” Hermione chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di tranquillizzarsi, aspettando che passasse.
Ginny si avvicinò a lei e l’abbracciò stretta. “Che bello vederti Hermione.”
“Anche per me,”
“Stai bene? Sei pallida…”
“Mi viene da vomitare… ma sto bene ora.” Si tirò su e prese un altro profondo respiro, pian piano le andò via del tutto.
“Piton lo sa, sa che hanno avvistato Harry ad Hogsmade.”
“Qual è il piano Harry?”
“Dobbiamo avvertire subito l’Ordine.”
 
 
 
 
§



 
Fred stava giocherellando con il suo gufetto Jean, dentro al negozio. Ormai era sera, quasi orario di chiusura.
George accompagnò gli ultimi due clienti della giornata alla porta con un sorriso, “tornate presto.”
Erano contenti di aver migliorato la giornata ai giovani maghi che andavano spesso al negozio per cercare un po’ di distrazione, che i gemelli riuscivano a dare.
George sospirò profondamente e si voltò verso Fred.
“Stai bene?”
Fred annuì, arruffando le piume al piccolo gufo nero appollaiato sulla sua coscia, aveva lo sguardo triste, perché le ricordava Hermione.
“Dai andiamo a casa,” mormorò George comprensivo, anche a lui mancava da morire Hermione, poi Harry e suo fratello, che rischiavano la vita per tutti loro. Chissà dov’erano adesso.
Improvvisamente una luce bianca si diffuse davanti alla porta d’ingresso, ben visibile oltre l’oblò di vetro opaco. I due si voltarono, Fred scattò in piedi, entrambi tirarono fuori le bacchette pronti, puntandole contro la porta.
George indietreggiò appena, la porta si aprì.
Era Kingsley.
Nessuno abbassò le bacchette. Era difficile fidarsi in un periodo come quello, e i due avevano avuto parecchie visite poco gradite.
“Che incanto segreto protegge il Quartier Generale dell’Ordine?” Domandò George con il braccio puntato, e una nota di sospetto nella voce.
“Incanto Fidelius.”
I gemelli abbassarono le bacchette rassicurati. “Cosa succede?” Domandarono notando la sua espressione preoccupata, ma fiera.
“Harry e gli altri sono arrivati ad Hogwarts. Ce lo hanno appena comunicato, l’intero Ordine è stato precettato al castello, dobbiamo proteggerlo. Voldemort si sta muovendo.”
I due si guardarono senza fiato per un attimo. Ecco il giorno che avevano temuto per anni, la resa dei conti. Quella notte sarebbe finito tutto, in un modo o nell’altro.
La Battaglia.
Fred e George annuirono con fermezza, e seguirono Kingsley fuori dal negozio, George si voltò per un momento, mentre chiudeva a chiave la porta, le luci spente.
Sospirò profondamente e lo guardò un’ultima volta, Fred se ne accorse e gli mise una mano sulla spalla.
“Tranquillo, sarà qui quando torneremo.”
George annuì e si sforzò di sorridere, poi si Smaterializzarono insieme a Kingsley, tutti gli altri Membri erano già là.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Draco si alzò dolorante, quando sentì dei passi lenti scendere le scale che portavano alla cella.
Era lì dentro da settimane ormai, aveva perso il conto, da lì sotto non riusciva nemmeno a capire se fosse giorno oppure notte. Gli davano poco da mangiare e da bere, almeno una volta al giorno qualcuno scendeva, ma abbastanza perché non perdesse troppo le forze.
Era l’umidità e la stanchezza che lo stavano uccidendo, la testa gli girava e aveva tutti i muscoli indolenziti. Non riusciva a dormire bene. E non capiva perché non l’avessero ancora ucciso.
Cosa lo tenevano lì a fare?
Avevano chiamato il Signore Oscuro quel giorno in cui aveva aiutato i suoi amici a scappare, ma nessuno era venuto a prenderlo, giustiziarlo. Voldemort se ne era andato così come era venuto.
Ma il freddo che scese insieme a quella figura lungo le scale, le luci che si spegnevano al suo passaggio, e la sensazione di avere un peso enorme sul cuore, fecero capire a Draco che era lui.
Appoggiò la schiena contro una delle colonne della cella, e alzò lo sguardo.
Era Voldemort, che passò spingendo via suo padre che aveva aperto la porta della cella, ed entrò avanzando a grandi passi.
“Sei venuto qui ad uccidermi?” Mormorò piano nell’oscurità il ragazzo.
“No Draco” rispose quella voce gelida, “sarebbe troppo facile per te. Tu ti sei messo in mezzo ai miei piani, esattamente come Regulus, il fratello di Sirius.”
“Immagino non sia più in circolazione da un po’.”
“No infatti, ha fallito alla ricerca delle uniche cose che possono farmi tornare mortale.”
“Perché me lo stai dicendo?” Draco era così confuso, li aveva traditi, qualcosa non quadrava.
“Perché ormai è di dominio pubblico, e Potter non so come, è lì per distruggere gli ultimi Horcrux, ma non ci riuscirà mai, perché tu lo porterai da me.”
“Che cosa?”
“Vorranno sicuramente combattere, poveri stolti, proteggeranno Potter ad ogni costo, tu puoi intrufolarti dentro e portarlo a ME.”
“Come fai a fidarti ancora di me? Lo sai che non lo farò. Preferisco morire.”
“Sei così coraggioso Draco, a volte il Cappello Parlante sbaglia…” si aprì in un sorriso maligno e i suoi occhi rossi brillarono al buio, il biondo deglutì.
“Infatti non mi fido di te,” continuò quasi divertito Voldemort, “sarai scortato da due Mangiamorte fedeli a me, che se tenterai di scappare, o avvertire qualcuno, uccideranno qualunque donna, uomo, o ragazzo avranno di fronte.”
Draco strinse i denti e guardò altrove, lo stava ricattando di nuovo per l’ennesima volta. Non aveva scampo contro di lui.
“Tu vivrai con la consapevolezza che mi hai aiutato a vincere questa guerra… e i tuoi amici per cui ti sei tanto sacrificato… ti vedranno farlo e tradirli un’ultima volta.”
Concluse con disprezzo, poi se ne andò facendo volteggiare il mantello nero, mentre due scagnozzi entravano al suo posto e si fiondavano su Draco.
“No! Non lo farò, lasciatemi…” gridò in preda al panico, divincolandosi dalla loro stretta, ma era tutto inutile.
“Crucio!”
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione e Ron si infiltrarono insieme ad Harry tra gli studenti, mettendosi delle divise sopra ai loro vestiti.
Vennero tutti richiamati in Sala Grande da Piton, che sapeva della loro presenza all’interno del castello.
Harry uscì dalle file ordinate, la bacchetta stretta in mano, per affrontarlo, e fu subito difeso dalla McGranitt, che scacciò via Piton, riprendendo il controllo del castello.
In quel momento era entrato anche l’intero Ordine della Fenice, pronto a combattere al loro fianco. Hermione si voltò al settimo cielo e corse verso Fred, che l’accolse a braccia aperte, lei si aggrappò al suo collo, mentre lui la stringeva a sé e la sollevava con amore, baciandola.
Era meravigliosa, i capelli legati nella sua solita treccia disordinata, una felpa rosa scuro e una giacca di jeans. Era fiera come sempre.
“Visto? Che ti avevo detto? Due settimane e già mi dovrai sopportare di nuovo ogni giorno…” Commentò divertito Fred, ridacchiando. Hermione rise commossa e si staccò per abbracciare anche George, il quale corresse il gemello con un malvagio: “CI dovrai sopportare di nuovo ogni giorno…”
“E’ bello rivedervi tutti.” Sorrise all’Ordine, erano passati mesi, e mesi, in completa solitudine, tranne che a Villa Conchiglia. Tutti si abbracciarono riuniti.
“Potter,” lo salutò la McGranitt con calore, “cosa ci fate qui?”
“Devo cercare una cosa importante, un oggetto, saremmo un passo più vicini a sconfiggere lui.”
“Noi possiamo ritardare l’attacco, darti un po’ di tempo.”
“E’ tutto quello che vi chiedo… ma non voglio che combattiate per me.”
La McGranitt fece un passo avanti con fierezza, “Hogwarts è la nostra casa… se viene attaccata… noi combattiamo. Su va Potter, noi proteggeremo la nostra scuola.”
Harry sorrise commosso, mosso da una nuova forza e coraggio interiore, anche Hermione si sentì inondata di speranza. Guardò Fred che avanzò insieme a George per stritolare la McGranitt.
“Ci è mancata così tanto…”
“Ha visto? Facciamo parte dell’Ordine… i due studenti peggiori della scuola…”
“Non siete mai stati i peggiori…” mormorò lei contenta e commossa di rivederli, così cresciuti e coraggiosi come sempre, “ve l’ho detto eravate i preferiti di quasi tutti, soprattutto i miei.”
“Scusi di CHI NON eravamo i preferiti?” Chiesero i due in coro, portandosi una mano al petto sconvolti.
La McGranitt rise come tutti, e spintonò piano uno dei due, per poi superarli, “forza, i professori con me. Ci vediamo più tardi Weasley.”
E se ne andò sollevando la lunga tunica con le mani, seguita da Lumacorno, Vitious, la Sprite e altri professori.
Hermione stava per seguire Harry, ma l’occhio le cadde su una decorazione di marmo che rappresentava lo stemma di Hogwarts, e in particolare sul serpente.
Bloccò i due amici, “Harry la Camera dei Segreti…”
“Che cosa?”
“Hai detto di aver pugnalato il diario di Tom Riddle con uno dei denti del Basilisco, il suo scheletro è ancora laggiù… potremmo…”
“Hermione sei un genio,” rise Harry, “non ci avevo pensato. D’accordo tu e Ron scendete nella Camera, io vado nella Sala Comune dei Corvonero, da qualche parte dovrò pur cominciare…”
Corse via seguito da Luna.
Hermione si voltò verso Fred, sorrise.
“Vado a fare il mio lavoro da Membro dell’Ordine,” disse tutto fiero, toccandosi i lembi della camicia.
Hermione si avvicinò a lui e sorrise, ma era preoccupata, gli scompigliò i capelli e lo tirò dolcemente verso di lei per in ciuffo rosso, “George tienimelo d’occhio.”
“Ci vediamo dopo.” Disse lui ridacchiando.
I due gemelli la guardarono andare via con Ron, correndo, diretti al bagno delle ragazze.
Lupin li superò. “Fred, George con me sulle mura.”
“Non fare troppo l’eroe… ci siamo intesi?” Disse serio George al gemello mentre lo seguivano sguainando le bacchette.
“Eroe? Io?” Domandò ironico ridendo, ma George dietro di lui non fece lo stesso, era preoccupato a morte.
 
Hermione e Ron trafissero la Coppa di Tassorosso con uno dei denti, ne rimanevano solo due.
Erano vicini. Ma Voldemort avvertì la distruzione di un altro Horcrux e lanciò tutta la sua ira sulla cupola protettiva che i professori avevano eretto per fermare l’avanzata.
 

 
§
 
 
 
Fred e George erano sulle mura di Hogwarts, le bacchette in mano e i gomiti appoggiati sul parapetto di marmo, poco distanti c’erano anche Remus e Tonks.
George guardò il suo gemello fissare la cupola che man mano si distruggeva sotto i loro occhi, e cadeva in pezzi luccicanti, nei suoi occhi nocciola si vedeva il riflesso della paura, illuminati da quella luce azzurra luminosa.
“Stai bene Freddie?” Domandò semplicemente.
“Si.” Fred si voltò, ha gli occhi appena lucidi, come quelli di George, pieni paura, ma anche tanta voglia che tutto quello finisca.
“Anch’io.” Rispose appena George colpendolo piano con la spalla, e quando i loro sguardi si incrociarono dissero tutto quello che non erano riusciti a dire in quel momento, perché tra di loro funzionava così.
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione e Ron corsero di sopra, alla ricerca di Harry, forse sapeva già dove si trovasse il Diadema di Corvonero.
Lo incontrarono sulle scale che correva a perdifiato, intanto i Mangiamorte erano entrati dentro le mura, e la battaglia era cominciata.
Incantesimi di attacco e difesa di ogni tipo volavano in tutte le direzioni, facendo brillare l’aria di colori diversi. Gli studenti rimasti si difendevano con coraggio e bravura, le lezioni erano servite davvero tanto, avevano fatto tutto per quel momento; e ora stavano dimostrando di che pasta erano fatti.
Harry si lanciò insieme a loro appena in tempo per evitare una maledizione, rotolò a terra.
“Stupeficium!” Gridò puntando la bacchetta da sdraiato, e colpì in pieno il Mangiamorte.
Si girò a guardare i suoi amici, “so dov’è il diadema.”
“Andiamo.”
In quell’istante Draco si Smaterializzò non lontano da loro, e anche uno dei Mangiamorte che lo scortavano li vide. Sorrise malvagio, l’altro era Tiger, che si era unito a Voldemort dopo essere stato espulso da Hogwarts, Draco lo aveva scoperto dopo che Voldemort gli aveva dato quell’ultimo incarico.
Lo odiava come non mai.
Il Mangiamorte che doveva occuparsi di far compiere a Draco la missione lo strattonò con rabbia, godeva nel fargli del male e comandarlo.
“Andiamo.”
“Lasciami bastardo!” Si ribellò il biondo, cercando di divincolarsi, ma fu un grande errore.
“Avada Kedavra.” Disse con calma immediatamente il Mangiamorte, puntando la bacchetta contro uno degli studenti di Hogwarts che era rimasto a combattere e che per sua sfortuna si trovò troppo vicino a loro.
Draco, la luce verde che si rifletteva nei suoi occhi argentei, aprì la bocca per gridare, ma non uscì alcun suono, gli morì in gola, si lasciò cadere a terra, gli occhi sbarrati sul corpo immobile del ragazzo, almeno due anni più giovane di lui.
Le lacrime iniziarono a scorrere silenziose sul volto del ragazzo, in ginocchio, senza più fiato. Li odiò con tutto sé stesso, e non voleva più far parte di quel gioco.
“Ora capisci che non scherzava. Alzati traditore.” Sputò con rabbia il Mangiamorte, senza remore, mentre Tiger rideva malvagio, agguantandolo per il colletto del completo e costringendolo ad alzarsi, obbligandolo all’inseguimento di Harry e gli altri.
 
 
 
 
 
Nella Stanza delle Necessità, Hermione iniziò a cercare il diadema insieme ad Harry e Ron. Ma la Stanza non era come quella in cui si allenavano, era immensa, dai soffitti altissimi, ad arco, e le pile di oggetti di ogni tipo arrivavano quasi fino a lassù, non si vedeva la cima.
Tra le montagne di cianfrusaglie c’erano degli stretti corridoi in cui poter passare.
“L’ho trovato!” La voce di Harry le arrivò seguita da un grande sollievo, svoltò l’angolo per tornare da Harry e Ron, ma si bloccò impietrita quando vide dietro di loro, un Mangiamorte, Tiger e…Draco?
Era vivo…
Era vivo, non lo avevano ucciso a Villa Malfoy.
Hermione non ci poteva credere, sentì il cuore diventare leggero, ma per poi ripiombare nel terrore quando vide le tre bacchette puntate contro di loro.
Draco era poco più avanti, li fissava con uno sguardo indecifrabile, la presa sulla bacchetta nera tremava.
“Draco…” sussurrò Hermione, ma lo sguardo del biondo la fece bloccare, si affiancò ai suoi amici, le bacchette pronte a difendersi. Cosa stava facendo?
“Mi dispiace che sia andata così Harry…” iniziò a parlare Draco, ma il suo sguardo non coincideva affatto con quelle parole, Hermione aggrottò la fronte.
“… ma ha vinto lui, devo fare come dice, o ucciderà di nuovo, sempre più gente innocente…”
“Uccidiamo gli altri due.”
“Vuole che ti porti da lui, per far cessare l’attacco…” La voce era sicura, determinata, ma lo sguardo diceva tutt’altro.
Hermione fece un passo avanti, ma Draco scosse la testa impercettibilmente, la ragazza si bloccò sul posto.
“Mettete giù le bacchette e allontanatevi da Potter…” ordinò Draco. Ron guardò Harry cercando di capire qualcosa, era molto confuso.
“Draco, non ti consiglio di farlo.” Disse fermo Harry, lo sguardo fisso in quello del suo amico Serpeverde.
“Io, Draco Malfoy, giuro di proteggere, seguire e…” sussurrò Draco, con voce ovvia, facendo segno con la testa ad Harry di avvicinarsi, che però rimase fermo e confuso.
Ron sbarrò gli occhi allibito.
Il Mangiamorte scosse la testa confuso, stava iniziando ad agitarsi, non capiva che cosa stava succedendo, “ma che stai…”
“…amare… il Prescelto con ogni fibra del mio corpo.” Continuò Draco imperterrito, indicando appena con la testa il Mangiamorte accanto a lui, e la sua bacchetta.
Hermione capì al volo, e prese Ron per la manica della felpa. E anche Harry capì; iniziò ad avanzare lentamente verso il Mangiamorte e Draco, porgendo la bacchetta al primo, che sorrise vittorioso, anche se ancora un po’ in allerta per quello strano scambio di parole.
Quando fu vicino, “va bene, avete vinto…” allungò la bacchetta nelle mani del Mangiamorte, guardò Draco, che gli fece un segno impercettibile, e scattò di lato, dando una gomitata in faccia al Mangiamorte, che preso alla sprovvista si spostò indietro.
Harry ne approfittò per riprendersi la bacchetta al volo, abbassandosi e rotolando di lato per evitare una maledizione di Tiger.
Hermione trascinò contemporaneamente Ron appena in tempo con lei dietro ad una pila di sedie, che venne fatta esplodere dal Mangiamorte, un attimo dopo che furono spariti.
Draco e Harry approfittando di quel momento puntarono le bacchette contro di lui, “Stupeficium!” Urlarono insieme, e la figura nera fu sbalzata via per il corridoio.
Tiger rispuntò furioso dall’angolo dove si era nascosto, e Draco si gettò su Harry, facendolo spostare appena in tempo. Nel punto in cui c’erano un attimo prima i due maghi ora sorgeva un solco nero sul pavimento.
Draco nascose Harry dietro ad una pila di libri, accucciandosi. “Oh andiamo Potter, avresti dovuto capirlo alla prima sillaba…” sbottò a metà tra il divertito e lo spaventato, mentre rispondeva alle maledizioni di Tiger che si avvicinava, facendo saltare i libri e le pagine dietro cui i due si nascondevano appena, rabbioso.
“Scusami, ma ho perso il conto di quale gioco facevi ormai…” scherzò Harry alzandosi appena e mancando Tiger di poco con un incantesimo, per poi tornare ad accucciarsi accanto a lui.
“Io sarò sempre con te Potter…” disse piano Draco con un mezzo sorriso, gli strinse la mano.
“E’ bello riaverti Draco.” Rispose Harry ricambiando sincero, si sentiva più forte con anche lui accanto.
Ma non si accorsero che Tiger quasi li sovrastava ormai dietro ai pochi libri rimasti, per fortuna Hermione arrivò da dietro un angolo. “Expelliarmus!” Gridò e una luce rossa colpì Tiger, che corse via.
“Se avete finito piccioncini,” commentò aspro Ron sbucando da dove era arrivata Hermione, “vorrei uscire di qui…”
I due li aiutarono a rialzarsi, un po’ intontiti e si avviarono verso l’uscita, ma Tiger gli sbarrò la strada, i pugni stretti, e gli puntò contro la bacchetta, compiendo un incantesimo non verbale. Fuoriuscì un fuoco che si contorceva in aria, non era normale.
“Correte!” Gridò Harry ai suoi amici, che lo seguirono a perdifiato nei corridoi, il fuoco che si ingrandiva dietro di loro, cercando un’altra uscita, ma non ce n’erano. “Salite,” urlò Ron ai piedi di una delle masse di oggetti più grandi, aiutando prima Hermione, che iniziò ad arrampicarsi velocemente.
Quando gli altri la raggiunsero, si guardarono attorno, arrivati quasi in cima, la Stanza era un fuoco unico, da ogni parte, sembrava un mare oro e rosso, con onde che si alzavano e si abbassavano.
Faceva un caldo terribile, ed Hermione si chiese come avrebbero fatto ad uscire da lì. Il cuore batteva all’impazzata, in preda al panico, mentre tutti si guardavano intorno per cercare una via di fuga, tossendo per il troppo fumo. I polmoni non riuscivano a prendere aria.
Draco scivolò sulla copertina di un libro, ma si aggrappò in tempo a qualcosa incastrato, tirò con forza e si rese conto essere un manico di scopa. Lo lanciò a Harry che lo prese al volo. Ce n’era un altro, tirò e tirò, ma non voleva saperne di uscire.
Harry intanto si era caricato dietro Ron, e stavano già prendendo il volo. Hermione si avvicinò a Draco, “stai pronto.” Tirò fuori la bacchetta, “REDUCTO!”
Gridò a pieni polmoni, la scopa si liberò, e caddero verso il fuoco, nel vuoto, ma Hermione si aggrappò con forza alla scopa, mettendosi a cavalcioni, controllandola, afferrando appena in tempo, a pochi metri dal fuoco Draco, che si aggrappò dietro di lei, stringendosi con forza, Hermione la puntò con prontezza vero l’alto e tornarono in aria, volando a tutta velocità.
Harry davanti a loro puntò la bacchetta verso il portone, “Alohomora!” Si spalancò e loro volarono fuori, a pochi metri da terra, rotolando sul pavimento di pietra, tossendo e ansimando.
Ron si alzò di scatto, il diadema era caduto a terra, sulla soglia della porta. Corse verso di esso, mentre il fuoco si srotolava inesorabile verso di loro, immenso. Ron prontamente assestò un bel calcio al diadema, facendolo sparire nel fuoco maledetto.
Le porte si richiusero appena in tempo, bloccando il fuoco, Ron si lasciò ricadere a terra esausto, accanto agli altri tre. Draco a pancia in su iniziò a ridacchiare isterico. “E’ tardi per cambiare idea sull’essere amico di Potter? Ogni volta rischio la vita…”
Tutti risero tossicchiando, Hermione sporca di fuliggine, il labbro tagliato e una ferita sulla guancia, strisciò verso il biondo, anche lui ricoperto di pece, ansimate e sorrise dolcemente.
“Grazie di averci aiutato per l’ennesima volta.”
“Grazie a voi di avermi perdonato,” sussurrò di rimando Draco, guardandola dal basso, “ e grazie a te per essere stata allenata da uno dei migliori battitori di Quidditch per settimane ed essere diventata così brava a volare,” rise il biondo, facendo ridere commossa Hermione, “…e avermi salvato al vita,” concluse prendendole la mano.
La ragazza ricambiò con forza, cercando di trattenere le lacrime, ma alzarono la testa di scatto quando sentirono l’urlo soffocato di Harry, che si appoggiava alla parete di pietra, lo sguardo vacuo, il respiro affannoso.
“Harry?” Lo chiamò Ron preoccupato, “che cosa hai visto?”
Draco ed Hermione si alzarono avvicinandosi a loro, “So qual è l’ultimo Horcrux.” Annunciò Harry tornando presente.
“Dov’è?”
 
Correvano giù per le scale a perdifiato, tornando nel pieno della battaglia, schivando e lanciando incantesimi. L’aria era colorata di verde, di rosso, di argento, per le maledizioni e incanti.
Harry bloccò tutti appena in tempo, fermandoli dietro un angolo, mentre una maledizione senza perdono, quasi li sfiorava.
Si fecero strada tra i combattenti, evitando Mangiamorte, rispondendo agli attacchi, arrivarono ai portici del cortile, quasi tutti crollati.
“No!”
La voce disperata di Ron li fece voltare. Lavanda era stesa a terra, in una pozza di sangue, con un Mangiamorte, lupo mannaro, chino su di lei che stava per azzannarla un’altra volta.
“Andate!” Gridò Draco, “ci penso io! Dovete ucciderlo!”
Ron venne spinto via in lacrime da Harry, superarono il cortile, Hermione lanciò un ultimo sguardo a Draco che si scagliava contro il Mangiamorte.
“Stupeficium!”
Il lupo mannaro venne sbalzato via di parecchi metri, Draco si gettò accanto a Lavanda, respirava ancora, ma era stata morsa al collo. Calì si inginocchiò in lacrime accanto a lui.
“Tampona la ferita, io cerco Lupin.” Le disse Draco, alzandosi in piedi, mentre la ragazza annuiva e Draco tornava in mezzo alla mischia, scartando incantesimi e corpi a destra e a manca.
“Lupin? Lupin! Qualcuno ha visto Lupin?”
 
 
 
§
 
 
 
Hermione Harry e Ron stavano per fare irruzione nella Stamberga Strillante, dove il Prescelto aveva visto Nagini insieme al Signore Oscuro.
Fecero un passo avanti per entrare, ma si bloccarono quando videro Voldemort parlare con Piton, e Nagini ucciderlo senza pietà, scattando verso il suo collo.
Voldemort si Smaterializzò con il serpente, portandolo chissà dove al sicuro, sapeva che mancava solo Nagini.
Harry entrò dentro non appena fu sparito, accucciandosi accanto a Piton, sofferente, e tamponandogli la ferita al collo.
Hermione dietro di lui trafficò con la borsa, alla ricerca del Dittamo, si avvicinò per aiutare Piton, ma lui la bloccò.
“Va bene così,” soffocò le parole, a fatica. Era spaventato, nessuno lo aveva mai visto così, ma non di morire, di non riuscire a far scoprire ad Harry la verità.
Sorrise appena, “sono contento che Draco abbia trovato degli amici come voi, e che alla fine abbia capito che una scelta l’aveva, a ha preso quella giusta.”
Hermione trattenne le lacrime, Harry guardava fisso Piton, senza riuscire a dire una parola. Ron in silenzio, si appoggiò ad una delle finestre.
“Alla fine mi sono divertito con voi in questi anni, mi dispiace solo essere stato quello che sono stato, ma…” non riuscì a finire la frase, un fiotto di sangue uscì dalla bocca e Harry premette più forte la ferita sul collo.
“Ma che cosa?”
“E’… complicato…vorrei tanto che tu capissi,” sussurrò Piton senza forze, poi sembrò venirgli in mente qualcosa, chiuse gli occhi e delle sottili lacrime iniziarono a scorrere sulla sua guancia, le indicò a fatica.
“Prendile, ti prego…prendile, va al Pensatoio… tu devi sapere,” mormorava, un filo di sangue sul bordo della bocca scorreva sul mento, mentre Harry prendeva la boccetta che gli porgeva Hermione e prendeva le lacrime.
“Hai gli occhi di tua madre.” Harry guardò Piton negli occhi, trattenendo uno singhiozzo.
“Perdonami… Harry.” E dal suo sguardo capì che lo aveva fatto, così esalò l’ultimo respiro, chiudendo gli occhi e la testa gli ricadde appena di lato, appoggiata contro il muro.
Harry chiuse gli occhi, stringendo la fialetta nella mano tremante.
 
 
 
 
§
 
 
 
Draco spintonò qualcuno, davanti alla Sala Grande, nell’atrio, alla ricerca di Lupin, ma niente, forse era ancora sulle mura.
Vide Fred e George combattere fianco a fianco contro un paio di Mangiamorte che gli davano del filo da torcere.
C’era anche Percy, arrivato a dare man forte, parlavano mentre schivavano incantesimi a non finire, e rispondevano senza sosta.
“Diffindo!”
George scartò di lato ed evitò l’incantesimo che si abbatté contro il muro, formando una grossa crepa lungo tutta la parete, qualche sassolino franò.
“Fred! George!” Gridò Draco, arrivò alle spalle del Mangiamorte, “Stupeficium!” Schiantò quest’ultimo, aiutandoli, mentre Percy si occupava e faceva perdere i sensi al secondo.
“Draco?” Fred si voltò sorpreso, mentre il biondo gli correva incontro per abbracciarli, i due gemelli lo strinsero a loro, in quell’attimo di tranquillità.
“Io credevo fossi…” disse piano Fred incredulo, Draco sorrise. “Mi ha dato un ultimo incarico, convinto che non mi avrebbero mai perdonato per quello che ho fatto, ma… ci siamo aiutati ancora.”
“Grazie per averli salvati da Malfoy Manor,” disse George, Fred gli aveva raccontato tutto dopo Villa Conchiglia.
“Non dovete ringraziarmi. Avete visto Lupin?”
“Era sulle mura insieme a Tonks e noi, poi siamo scesi, c’era da dare una mano qui. Cerchiamo di non farli entrare…” spiegò Fred, facendo abbassare Draco e puntando la bacchetta verso l’enorme portone d’ingresso e Schiantando un Mangiamorte che correva verso di loro.
Draco si rialzò con un sorriso, che gli scomparve quando sentì una voce dietro di loro.
“Bene, bene, bene…ma guarda chi abbiamo qui…”
Augustus Rookwood era dietro di loro, e fissava Draco con occhi pieni di cattiveria e vittoria. Il biondo si voltò spaventato. Augustus era stato a casa sua per mesi in quell’ultimo anno, ed era stato uno di quelli che lo aveva trattato peggio, soprattutto dopo il suo tradimento.
Era devoto come pochi al Signore Oscuro, quasi un fanatico, e molto molto pericoloso.
Guardò dietro Draco e vide Fred e George, accanto al muro, che respiravano affannosamente, le bacchette contro di lui.
“Ma guarda chi c’è, traditori del loro sangue con il peggiore dei traditori… che bel quadretto.”
Il sorriso gli si spense ed alzò una mano, Draco fu sollevato immediatamente in aria, la becchetta cadde tintinnando a terra, le gambe si muovevano freneticamente, le mani serrate sulla forza invisibile che gli stringeva la gola in una morsa.
Iniziò a tossire alla ricerca d’aria.
Fred e George si lanciarono verso il Mangiamorte, ma lui con un semplice gesto dell’altra mano tolse le bacchette ad entrambi, con una risata di scherno da far accapponare la pelle. Lui e George si bloccarono sul posto.
“Quando avrò finito con lui, penserò anche a voi due…” sputò tra i denti, ricordando l’episodio al negozio, e con un movimento del braccio scagliò Draco contro il muro di schiena, il quale si schiantò su di esso, formando altre piccole crepe. Ricadde a terra senza fiato, dolorante.
La grande lastra di pietra che prima collegava il soffitto alla colonna sopra di lui tremò appena e qualche altro sassolino franò intorno a lui. Fred alzò lo sguardo su di esso allarmato.
Anche il Mangiamorte lo notò e puntò la bacchetta lì invece che su Draco. “E’ quello che ti meriti per aver tradito il Signore Oscuro…”
Fred scattò di lato verso il biondo ancora sdraiato a terra e intontito, “Draco spostati!” Gridò per avvertirlo, ma non si sarebbe mai alzato in tempo. Corse verso di lui e lo spinse via di lato con forza, facendolo rotolare poco distante, e finendo a terra dove c’era lui un attimo prima.
“BOMBARDA MAXIMA!”










NOTA DELL'AUTRICE: Salve a tutti, questo capitolo ho deciso di spezzarlo in due, non odiatemi vi prego, ma sarebbe stato davvero troppo lungo. Sia questo che il prossimo tratterà della battaglia di Hogwarts, ho cambiato tante cose, alcune poco e alcune tento; e so, so quello che pensate, ma vi prego, aspettate il prossimo capitolo finale per vedere tutto il quadro finito.
Fidatevi di me davvero. 
Grazie per tutto, commentate numerosi che mi fa davvero piacere e ne ho bisogno mai come ora. E' straziante ma bellissimo scrivere questi ultimi due. 
A presto, aggiornerò prima che posso. Vi voglio bene. 

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Capitolo 39
*** LA BATTAGLIA DI HOGWARTS - PARTE 2 ***


CAPITOLO TRENTANOVE
 
BATTAGLIA DI HOGWARTS
 
 
PARTE 2

 


 
 
 
“…Avete combattuto con valore, ma invano! Io non desidero questo: ogni goccia di sangue magico versata è un terribile spreco. Pertanto ordino alle mie forze di ritirarsi. In loro assenza, disponete dei vostri morti con dignità…”
 
 
 
§
 
 
 
 
Hermione tornò a fatica in Sala Grande, trascinando quasi i piedi; assistere alla morte di Piton l’aveva sconvolta, non poter fare nulla, perché nemmeno lui voleva, era stato difficile.
Harry era andato direttamente nell’ufficio di Silente, non voleva perdere tempo dopo lo scadere del tempo che gli aveva dato Voldemort nel suo discorso.
Un’ora.
Hermione entrò nella Sala guardandosi intorno con sguardo funereo. Era pieno di barelle appoggiate a terra, così tanti morti; sui tavoli spostati ai lati della Sala stavano persone sedute a farsi curare, altre sdraiate.
Madama Chips correva avanti e indietro tra le barelle, senza sosta, lo sguardo addolorato, ma concentrato.
Molti la guardarono quando entrò, e inizialmente non si preoccupò neanche del perché. Guardò Lumacorno singhiozzare piano mentre Padma gli curava il braccio insanguinato, era strano non vederlo allegro e impacciato. Calì si occupava pazientemente di Lavanda, che si contorceva dal dolore.
Hermione dovette chiudere gli occhi, troppa sofferenza, troppo dolore. Si bloccò accanto a delle barelle e guardò a terra. Si mise una mano davanti alla bocca e si inginocchiò senza rendersene conto.
Lupin e Tonks, in due barelle vicine, erano sdraiati, occhi chiusi, non respiravano. Le mani si fioravano oltre la barella, le dita intrecciate, in quell’ultimo contatto, prima di venir uccisi.
Sentì la rabbia montare, poi solo una profonda tristezza, avevano lasciato un figlio, orfano a causa di quell’orrenda guerra. Altri innocenti, coraggiosi, buoni, caduti per quello in cui credevano.
“H-Hermione…” la voce di Ron, atona, arrivò da appena dietro la ragazza, che si voltò lentamente, verso un gruppo di persone dai capelli rossi, riunite in cerchio davanti a qualcosa.
Con gli occhi velati dalle lacrime cercò di intravedere qualcosa, non erano lontani, ma a fatica distingueva le persone. Si asciugò gli occhi e vide George in lacrime correre incontro a Ron e stringerlo a sé. Si alzò lentamente, la testa che iniziava a girarle, senza emettere un suono, lo sguardo fisso: vide Percy, Arthur, Ginny, Molly, Bill, intorno ad una figura stesa a terra.
George tornò indietro verso di loro tenendo stretto Ron, che non appena arrivò di fianco a loro si lasciò cadere a terra distrutto, in ginocchio, scoppiando in lacrime.
Hermione fece un passo, poi due.
Va tutto bene, Hermione, va tutto bene.
Guardò George, che teneva lo sguardo fisso a terra, era immobile, gli occhi pieni di lacrime, che solcavano il viso sporco di polvere e sangue. Draco era dietro di lui, in piedi, che sosteneva una stremata Ginny.
Mancava lui.
Fred. Dov’era Fred?
Va tutto bene, Hermione, va tutto bene.
Si avvicinò piano cercando di farsi coraggio, ma tutto crollò quando incrociò gli occhi di George; non appena la vide il rosso dovette distogliere lo sguardo, scoppiando in lacrime. Hermione sentì il cuore farle pesante, come un macigno, e sprofondare nell’oscurità, i piedi si muovevano da soli, si mise a correre disperata.
Non appena arrivò dietro a Ron si bloccò. Il fiato le si mozzò in gola, e uscì un verso strozzato.
Fred era steso a terra, su una delle barelle, il volto di lato, gli occhi chiusi. Aveva la giacca sporca di sangue, e anche i capelli arruffati erano intrisi del liquido rosso, come parte del suo volto.
Hermione scoppiò in lacrime, gettandosi accanto a lui. Le fecero spazio, lasciando che si accasciasse accanto al suo volto, glielo prese tra le mani tremanti. Era pallido come non mai.
“Fred? Fred rispondimi sono io.”
Nulla, era fermo. Molly scoppiò in lacrime sul petto di Arthur, che a malapena riusciva a sostenere la moglie e il suo dolore.
“Fred, ascoltami, sono io, Hermione. Quando ero io al tuo posto mi sono svegliata quando ho sentito la tua voce, te lo ricordi?” Gli accarezzò la testa con un mezzo sorriso di speranza, “eh te lo ricordi Fred? Mi hai fatto svegliare tu…”
George guardava la scena senza dire una parola, lo avevano tirato fuori dalle macerie che a malapena respirava, ora non lo capivano nemmeno più se fosse ancora vivo oppure no, c’era solo dolore puro nei suoi occhi.
“Fred, ti prego, ti prego…” Hermione quasi gridò quelle parole, stringendo i capelli di Fred tra le dita.
Improvvisamente sotto il tocco di Hermione, Fred tossicchiò, voltando la testa verso l’alto, muovendosi appena e sbattendo piano gli occhi. Tutti sospirarono intorno a lui di gioia.
“Ommioddio Fred, sei vivo…” la ragazza scoppiò in lacrime per l’emozione, stringendolo a sé.
“Così mi soffochi però Granger…” disse lui piano, non aveva forze per parlare normalmente, doveva sussurrare, ma non poteva non scherzarci su.
“Scusami Fred,” ridacchiò piano Hermione e si tirò appena su in ginocchio, liberandolo dalla stretta, mentre George si accasciava dall’altra parte e lo stringeva a sé senza parole.
“Come ti senti Freddie?”
“Sicuramente non Romano…”
George scoppiò suo malgrado a ridere, ma era furioso al tempo stesso, e spaventato a morte. “Te lo avevo detto di non fare più l’eroe, cazzo… ti odio,” diceva al gemello tra le lacrime, mentre lo abbracciava, che sorrideva debolmente.
“Scusami Georgie…”
“Che cosa è successo?”
“Un Mangiamorte ha causato una frana,” intervenne Draco in piedi, “non sarebbe dovuta andare così, ero io che…” Chiuse gli occhi e voltò la testa altrove, le labbra tremarono. Era colpa sua, Fred si era messo al suo posto, spingendolo via appena in tempo, ed era rimasto schiacciato sotto alle macerie. Come avrebbe fatto a conviverci?
“Che ci vuoi fare, sono meraviglioso…” disse piano Fred a Draco con un sorriso sghembo, ed Hermione sentì di odiarlo e amarlo come non mai, quella sua vena ribelle e coraggiosa non era mai andata via.
Tutti ridacchiarono per la sua battuta, in quel momento. Era sempre lui, in ogni istante.
“Il mio bambino,” sussurrò Molly accarezzandogli la testa, Ginny lo guardò dall’alto, in lacrime, non riusciva a muovere un muscolo.
“Mamma…” si sforzò di dire qualcosa, ma un altro attacco di tosse lo costrinse a bloccarsi.
“Shhh, va tutto bene ora, ti riprenderai lo so…” mormorò Hermione, mettendogli una mano sul petto, sulla casacca verde, ma quando sentì bagnato, l’alzò nel panico tremante. La osservò alla luce delle fiaccole, era completamente rossa, grondante. Guardò verso il basso, sul suo petto si stava allargando una macchia rossa sotto alla giacca verde, scorrendo di lato e fino al collo con dei rivoli sulla pelle bianca.
Ginny si mise le mani davanti agli occhi singhiozzando a quella vista.
Fred prese aria e tossì di nuovo, sputando sangue, un rivolo scivolò dall’angolo, sul mento.
Hermione chiuse gli occhi per un momento, mentre George prendeva uno straccio e lo premeva forte sul petto del gemello, per rallentare l’emorragia.
“Ehi, va tutto bene Granger,” bisbigliò Fred, mettendole una mano sporca di sangue sulla guancia, con molto sforzo. “Non ho paura.”
“Non devi averne, perché andrà tutto bene, tu ti salverai, sei forte…” piangeva Hermione tra una parola e l’altra, sommersa invece dalla paura più totale, ma aveva speranza.
“Ehi, ehi, va bene così. Avrei voluto passare la mia vita con te…”
“Tu la passerai con me, me lo avevi promesso.” Hermione scoppiò ancora in lacrime senza riuscire a trattenersi, avrebbe voluto essere forte, ma non ci riusciva. “ME LO AVEVI PROMESSO” Gridò arrabbiata.
La McGranitt arrivò dietro di loro stremata, insieme ad altri professori, un po’ in disparte. Si mise una mano davanti alla bocca addolorata a quella vista. Iniziò a piangere silenziosamente, e si dovette sostenere a Lumacorno, che l’aveva affiancata, per non crollare a terra.
“Me lo avevi promesso Fred… che non ti sarebbe successo nulla, che mi avresti protetta per sempre…”
“Mi dispiace così tanto,” Fred chiuse gli occhi riprendendo fiato, tossì ancora, altro sangue. Sempre di più. Era anche interna l’emorragia, Hermione se ne rese conto in quel momento.
Quando Fred riaprì gli occhi si voltò appena verso George che appoggiò la fronte contro il suo petto, straziato dal dolore, in lacrime, “non farmi questo Freddie, non puoi andartene, non puoi lasciarmi…”
Fred gli mise una mano sulla testa e lo strinse come più poteva. “George, ti prego,” lo costrinse ad alzarsi appena e guardarlo negli occhi, “io sarò sempre con te. Ogni volta che ti guarderai allo specchio.”
“No NO!” Cercava di non ascoltarlo George, ma la presa di Fred era incredibilmente stabile, in quel momento, e mise tutte le sue forze per farsi guardare in faccia.
“Promettimi una cosa, ti prego” sussurrò Fred tra le lacrime, “ti prego non fare niente di stupido.” Gli disse serio ad un orecchio, e George chiuse gli occhi, capendo bene a cosa si riferisse.
“Promettimelo ti prego. Lei ha bisogno di te.” Disse senza staccare gli occhi da quelli del gemello, che si asciugò la bocca e annuì, “te lo prometto Fred.”
“Prenditi cura di lei,” mormorò riappoggiando la testa a terra, guardando anche Draco, poi tornò a guardare Hermione, “e tu prenditi cura di lui per me.”
“No, Fred, lo farai tu,” sussurrò Hermione accarezzandolo. “Non puoi lasciarmi, non così… io ti amo. Mi avevi detto che mi avresti amato per sempre.”
“Ma io ti amerò per sempre. Grazie per aver reso questi ultimi due anni i migliori della mia vita…”
“Non posso vivere senza di te.”
“Dovrai farlo. Per me. Sei stata tu a dirmi che qualunque cosa poteva accadere, bisogna andare avanti, per coloro che sono caduti… te lo ricordi?”
Hermione annuì e lo baciò sulla fronte, facendo cadere qualche lacrima su di lui, si ricordava di quel momento, a Grimmauld Place.
Ma non avrebbe mai pensato che sarebbe andata così.
“Rimpiango solo una cosa…” iniziò piano Fred, il fiato corto, non aveva più forze, ma non poteva non dirle la verità. Indicò la propria tasca con un dito e George tirò subito fuori la scatoletta blu, Fred l’aprì debolmente e mostrò con la mano tremante e rossa l’anello ad Hermione, che sentì il suo cuore riempirsi d’amore; scoppiò a ridere e a piangere. “Era questo che dovevi chiedermi quella notte?”
“E’ da molto prima che te lo voglio chiedere. Sarebbe stato bello se mi avessi detto di si, se avessi accettato. Avrei tanto voluto sentire il tuo si, con quel tuo sorriso da far girare la testa, vederti camminare sull’altare in bianco, bella come non mai, e… passare il resto della mia vita con te.” Tossì ancora sommessamente, era distrutto, ed Hermione lo sostenne.
“Si.”
Fred alzò gli occhi su di lei sorpreso, la luce in essi non si era mai spenta davvero, era lui come non mai in quel momento. Tutti scoppiarono a piangere commossi per quel momento.
“Si che ti voglio sposare Fred,” rise tra le lacrime e Fred fece altrettanto.
“D-davvero?”
“Si, Fred. Certo che si, voglio passare la mia vita a sopportarti.” Rise ancora lei, e lui le mise piano l’anello al dito, tirandosi appena su. Scoppiarono a ridere ed Hermione appoggiò la sua fronte contro quella di lui, baciandolo poi con delicatezza. Fred ricambiò debolmente, poi con una smorfia di dolore si staccò e si riappoggiò a terra.
Hermione aveva la bocca sporca di sangue, ma non le importava, non riusciva a staccare gli occhi da quelli nocciola di Fred, che da vividi sembravano diventare sempre più stanchi e velati.
“Signora Weasley… mi piace…sarebbe stato così bello passare la vita a infastidirti” bisbigliò con un sorriso furbo, il suo solito, “Signora Hermione Weasley…” ripeté allegro, “mi piace…” poi le parole gli si spensero, come la vista.
“Fred…”
Il rosso iniziò ad annaspare alla ricerca d’aria, spaventato; George gli mise una mano dietro alla testa, ignorando la profonda ferita e il sangue, per sostenerlo, “ho freddo…” tossì ancora, il sangue uscì copioso. Draco si inginocchiò dietro George insieme a Ginny, non più in grado di stare in piedi.
“Ci siamo qua noi Freddie, va tutto bene.” Continuava a dire George piano, rassicurando il gemello, cercando di scaldarlo standogli attaccato, e continuando ad accarezzarlo.
Hermione gli strinse la mano con forza, per fargli sentire che era lì, vicino a lui, che non lo avrebbe mai lasciato, “Fred, ti prego non lasciarmi, ti prego…”
“Non ti lascerò mai Hermione…” disse con un filo di voce Fred, “non vi lascerò mai…” ma lo stava facendo e lo sapeva, annaspò ancora, tossendo, ma sorrideva, nonostante la paura, e nonostante iniziasse a sentire tutto ovattato, distante, tutto stava diventando buio.
Sentiva solo la voce di Hermione, come un eco, sempre più lontana, non capiva più cosa diceva, ma era dolce e piacevolmente famigliare, e gli faceva pensare a tanti bei ricordi, tanti bei momenti; così la paura svanì grazie a quella voce, che lo accompagnò fino alla fine.
“Fred? Fred?” Hermione sentì la presa di Fred nella sua mano farsi sempre più debole, fino a diventare del tutto inerme. Gli occhi gli si chiusero e la sua testa ricadde di lato lentamente, esalando l’ultimo respiro.
“FRED? FRED, NO, NO TI PREGO, NON PUOI ANDARTENE. TORNA DA ME TI PREGO, TORNA DA ME.” Gridava Hermione disperata, rendendosi conto che non respirava più. Non aveva mai provato tanto dolore come in quel momento, nemmeno quando era stata torturata.
Quello era troppo, troppo da sopportare. L’amore della sua vita se ne era andato per sempre. Fred se ne era andato.
Hermione scoppiò in lacrime sul suo petto, stringendo la sua casacca e i capelli, ma non poteva più sentirla. Urlò di dolore tra le lacrime, cercando di rimanere aggrappata a lui, per non lasciarlo andare via.
La McGranitt si dovette sedere su una delle panche, lo sguardo vacuo, spento. Lumacorno teneva gli occhi fissi su Fred, a terra e su Hermione che sembrava poter morire di dolore da un momento all’altro.
“No, Fred, qualcuno… fate qualcosa, un incantesimo… ci deve essere un modo. NOOO!”
Due braccia forti la sollevarono in piedi e la spostarono dal corpo di Fred, lei si divincolò come una forsennata, scalciando. Poi le due braccia la fecero voltare, e per un momento, in quell’istante di puro dolore e follia credette che fosse Fred, che si era alzato, salvo, pieno di vita, per stringerla a sé.
Ma non era Fred, era George.
E dal suo sguardo vide il suo stesso dolore, anche se in una forma diversa. Un altro tipo di amore. I suoi occhi nocciola lucidi la fissavano senza parole, non riusciva a dire nulla, ma da quello sguardo Hermione capì.
E’ finita. Se ne è andato.
Si gettò tra le braccia di George scoppiando ancora in lacrime, e lui si sentì davvero morire dentro. Una parte di lui, la sua metà se ne era andata per sempre. Subito sentì di voler raggiungerlo, di passare la vita con lui da un’altra parte.
Ma come poteva?
Sentì Hermione piangere tra le sue braccia, mentre Ginny, Molly, Arthur, Percy circondavano Fred per salutarlo. Come poteva lasciarla? E come poteva far quello alla sua famiglia?
Glielo aveva promesso. Lo aveva promesso a Fred, come lo aveva fatto promettere a lui un mese prima, la notte del loro compleanno. Ma era toccato a Fred, non a lui alla fine, e non poteva non rispettare quella promessa.
Sarebbe dovuto andare avanti, per tutti loro, per sé stesso.
Per Fred.
Hermione si strinse con forza a George, per molto tempo, piangendo tutte le sue lacrime, voleva strapparsi il cuore dal petto tanto le faceva male. Non sarebbe mai vissuta veramente così. Se ne rese conto in quel momento per davvero.
“Lasciami!” Hermione si divincolò da lui con una rabbia cieca che le montava dentro. Si staccò da George, che non riuscì a trattenerla, debole com’era.
“Hermione…dove vai?” sussurrò George disorientato, ma lei si era già allontanata. Il rosso non riuscì a muovere un muscolo, si inginocchiò di nuovo accanto a Fred e guardò suo fratello: gli occhi chiusi, il viso pallido rilassato, sembrava quasi dormisse. Ormai lontano. Sperò fino all’ultimo che si svegliasse ridendo, dicendo che era stato tutto uno scherzo al suo solito modo, ma non accadde.
Se ne era andato per sempre, e in quel momento non riusciva a pensare che quello.
 
Dietro di loro c’era Harry che guardava la scena inerme, sopraffatto dal dolore, l’occhio gli cadde anche su Lupin e Tonks. E capì cosa andava fatto.
 
 
 
 
§
 
 
 
Harry si avvicinò piano e passò accanto ad Hermione che correva via nella direzione opposta, capendo che forse era meglio lasciarla sola per un po’, così non la seguì. Si avvicinò a Ron e lo abbracciò stretto, guardando il corpo di Fred immobile.
Quella scena era così sbagliata. Tutto quello che era successo era sbagliato. La morte di Fred era sbagliata, aveva vent’anni, una vita con Hermione, con George, con i suoi amici davanti a lui. E gli era stata portata via a causa sua, perché Fred aveva deciso di combattere al suo fianco, per la libertà del mondo magico, ma era stato un prezzo troppo alto da pagare.
Guardò la famiglia Weasley attorno al ragazzo senza vita, piangere tutte le loro lacrime. La famiglia che lo aveva accolto come un figlio e che gli aveva dato tutta la sua lealtà. La famiglia più bella, assurda, rumorosa, dolce e divertente che avesse mai incontrato, ora sembrava composta da spettri senza luce negli occhi, solo dolore, rabbia, rassegnazione.
Era tutto così sbagliato.
Ora sapeva, e aveva capito tutta la verità, non c’era nient’altro che potesse fare.
Si avvicinò piano a Draco, Ron era seduto accanto a lui in silenzio.
“Uccidi il serpente, è l’ultimo Horcrux.” Sussurrò a Draco chinandosi su di lui, poi si alzò in piedi e si incamminò per la Sala. Il biondo gli corse dietro.
“Dove stai andando?”
“Doveva andare così dall’inizio Draco, l’ho capito solo ora. Uccidi il serpente e rimarrà lui solo. Uccidetelo. E finirà tutto.”
“Non andare Harry…”
Harry si voltò verso Draco e lo abbracciò stretto, “gli altri capiranno,” guardò oltre le sue spalle Ron e incrociò il suo sguardo, si era alzato in piedi e lo fissava, “ho appena perso Fred, Harry non puoi farmi questo.”
“Non c’è altro modo. Fidatevi di me.” Sussurrò con un filo di voce. Poi si voltò e si incamminò diretto alla foresta, incontro al suo destino.
 
 
 
 
§
 
 
 
Hermione camminò barcollando nel buio per i corridoi distrutti, dalle pareti bucate o incenerite, le scale rovinate. Era tutto così spettrale.
Non era rimasto quasi nulla della Hogwarts che l’aveva accolta anni prima.
Ormai l’alba non era lontana, il cielo si stava colorando di indaco. Le gambe si muovevano lente, da sole, e la stavano portando su, sempre più su. Salì la scala a chiocciola, e arrivò alla finestrella opaca.
L’aprì piano e la scavalcò, una parte lontana del tetto era sfondato, ma alcune tegole avevano resistito, e il punto suo e di Fred era ancora intatto. Si accucciò a terra e sfiorò le tegole con il dito, ricordando quella notte dove avevano parlato per ore sotto la coperta, dove si erano confidati i loro segreti per la prima volta; e poi dove erano scappati per baciarsi e parlare di loro in pace, lontano da tutti.
Era il loro posto, solo loro.
Ed era lì che sarebbe dovuto succedere. Si alzò lentamente, gli occhi velati, non provava nemmeno più rabbia, dolore, tristezza, tutto se ne era andato con Fred, anche le sue emozioni.
Non avrebbe mai vissuto una vera vita senza di lui. Doveva andare così.
Arrivò al bordo del tetto, e guardò giù. Il prato era lontanissimo, parecchi metri più in basso, le vennero le vertigini e dovette chiudere gli occhi.
Respirò profondamente, e avvertì di nuovo quella nausea tremenda, ma pensava fosse dovuta al dolore.
Fece un altro piccolo passetto in avanti, “coraggio Hermione,” disse a sé stessa, avanzò ancora, il suo piede era nel vuoto.
Chiuse di nuovo gli occhi, non ce la faceva a guardare giù, stava per lasciarsi cadere, l’unico modo per mettere fine a quel terribile e orrendo senso di vuoto, ma una voce dietro di lei la fece trasalire e balzare all’indietro, cadendo di sedere sulle tegole.
“Mi manca di già la tua goffaggine.”
Si voltò puntellandosi sui gomiti e sbarrò gli occhi incredula. Fred era dietro di lei, seduto nel loro punto, praticamente stravaccato al suo solito modo, e sorrideva beffardo.
Era completamente rischiarato da una luce azzurrina, semi trasparente. Quasi come un fantasma. Hermione si chiese come fosse possibile che fosse lì, ma non le importava. Si alzò e lo guardò.
“Sei qui.”
“Te l’avevo detto che ci sarei sempre stato per te, non dirmi che non mi hai creduto Granger.”
“Mi hai lasciata qui…” era arrabbiata con lui per quello che aveva fatto, si era sacrificato per Draco. Era felice che lui fosse vivo, ma aveva perso Fred per quel gesto così altruista e coraggioso.
“Mi dispiace Granger…”
“Non mi bastano le tue scuse… sei morto Fred! Per sempre…” si voltò di nuovo verso il vuoto, le lacrime che tornavano prepotenti, non riusciva nemmeno a guardarlo; faceva troppo male.
“Non posso vivere senza di te.”
“Io veglierò sempre su di te, Hermione, io sono qui…” la sua voce era più vicina, e la ragazza si rese conto che era dietro di lei in piedi, e la guardava dall’alto con tristezza. Si voltò per guardarlo, allungò una mano verso la sua, ma lo trapassò.
Chiuse gli occhi.
“Non sei qui…”
“Sono dentro di te.”
“Non è la stessa cosa.” Tornò a guardare il vuoto, “solo così saremo davvero di nuovo insieme.” Si fece coraggio, era sicura di quello che stava per fare, per quanto terribile, ma non voleva nient’altro che lui.
Si sporse di nuovo verso il vuoto, pronta ancora una volta a farla finita e lasciarsi cadere, scivolando appena verso il bordo.
“Spero davvero che non prenda la tua goffaggine.” Commentò divertito Fred dietro di lei, e a quelle parole Hermione si bloccò allibita. Il cuore le si fermò, iniziò a tremare, dentro di lei vorticarono un migliaio di emozioni diverse, e domande.
Si voltò molto lentamente, e senza rendersene conto si sfiorò il ventre. “Cosa?”
Fred allungò una mano per sfiorarle la pancia, ma sapendo che l’avrebbe trapassata, si bloccò un attimo prima, chiudendo gli occhi.
“Avrà i capelli rossi ci scommetto, il tuo sorriso meraviglioso, ma con la mia punta di malizia. Spero gli piacciano gli scherzi quando sarà più grande... chissà quanti ne farà con lo zio George...”
La voce di Fred era calda rassicurante, ed Hermione scoppiò in lacrime tenendosi il ventre, sia di gioia, sorpresa che dolore. Era felice, ma sola.
“Dovevi scoprirlo insieme a me, conoscerlo…come faccio a vivere senza di te?”
“Vedrai me tutti i giorni in lui…Non farlo Hermione… per lui. Per me. Sarò sempre con voi.” Le sussurrò ad un orecchio. Hermione si avvicinò a lui, sperando con tutto il cuore che potesse abbracciarla, baciarla, stringerla.
Ma quando riaprì gli occhi lui non c’era più, e la ragazza si chiese se fosse mai apparso per davvero, o se fosse stata solo un’allucinazione per il dolore, una cosa creata dal suo cervello per fermarla, perché inconsciamente sapeva del bambino, ma aveva usato Fred per farlo.
O forse ancora era quella piccola parte di Fred che non se ne era mai andata dopo lo Scambio, quella che viveva dentro di lui, e che ci avrebbe vissuto per sempre. Quella che riusciva a sentire, e quindi anche a vedere…
Si accasciò a terra, strisciando lontano dal bordo e si rannicchiò a piangere le ultime lacrime che le erano rimaste, si sentiva prosciugata. Ma quella nuova vita dentro di lei almeno le aveva dato uno scopo.
Anche se voleva dire vivere senza di lui.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Harry camminava come un fantasma, lasciandosi strascinare dai suoi piedi, che sembravano non rispondergli più. La foresta si aprì davanti a lui e lo inghiottì nella sua oscurità.
Anche se stava sorgendo l’alba, dentro gli alberi enormi e spessi, non lasciavano entrare molta luce. Camminò lentamente, diretto al cuore della Foresta Proibita.
Arrivato in una piccola radura si fermò, e si infilò una mano in tasca, tirò fuori il Boccino d’Oro e guardò la scritta sottile incisa su di esso.
Mi apro alla chiusura.
Ora capiva il significato di quella scritta, ecco perché Silente glielo aveva lasciato, perché sapeva che quel momento doveva arrivare.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, “sono pronto” pensò e riaprì gli occhi. Sussultò di sorpresa.
Intorno a lui c’erano quattro figure in piedi, rischiarate da una luce azzurrina e semi trasparenti.
Sua mamma, suo papà, Lupin, e Sirius. La sua famiglia. Si avvicinò a sua mamma per sfiorarla, ma la sua mano la trapassò, Harry si bloccò rattristato. Però erano lì con lui.
“Sei stato così coraggioso Harry in questi anni.” Disse sua mamma con un sorriso.
“Voi…”
“Abbiamo vegliato su di te per questi diciassette anni, ogni giorno,” rispose per lui suo padre.
“Non volevo che qualcuno di voi morisse per me… come Dobby, Silente, Moody, Edwige… Fred…” quell’ultimo nome gli diede una stretta al petto terrificante. La sua morte era una delle peggiori, perché aveva lasciato non solo amici, ma un’intera famiglia straziata dal dolore, ed Hermione, che credeva di passare la sua vita in pace insieme a lui.
Erano tutte sbagliate, dolorose, ma la sua, gli faceva male come non mai.
“Fred sta bene,” sussurrò sua madre, ed Harry chiuse gli occhi accecato dalla disperazione.
“P-perché siete qui?” Riuscì a chiedere dopo un po’ di silenzio.
“Perché puoi fare una scelta ora Harry. La pietra che hai in mano? Sai a cosa serve?”
“A rivedere i propri cari defunti?”
“Possederla comporta una scelta, e un sacrificio. Quando ti è stata donata, ci si aspettava che tu fossi in grado di prenderla.”
Harry pensò a Silente, e su quante cose lo avesse tenuto allo scuro, anche sul significato della Pietra della Resurrezione. Gliel’aveva data, perché?
“Una scelta?”
“Grazie a quella Pietra potrai riportare in vita solo uno di noi, ma questo comporterà sacrificare la tua vita. E’ questa la tua scelta.” Spiegò Sirius con calma.
“Questo vuol dire, che se tengo la pietra, non morirò?”
“Esattamente.”
“Ma se la lascio… uno di voi tornerà indietro?”
“Dovrà essere l’ultimo nome che pronuncerai, il prescelto, eh si tornerà indietro.” Disse con un mezzo sorriso Lupin.
Harry iniziò a girare piano in tondo guardandoli tutti con sofferenza. “Mamma, papà… io…”
“Lo sappiamo tesoro mio. Non avrebbe senso riportare indietro solo uno di noi, non potremmo vivere senza l’altro.”
“Siamo morti da diciassette anni… va bene così.”
Harry si voltò verso Lupin, “Lupin, tuo figlio, Tonks…”
“Altri gli diranno per cosa suo padre e sua madre sono morti… un giorno lui capirà.”
Harry sospirò di tristezza e si voltò verso Sirius, “Sirius…”
Ma lui si limitò a sorridere e scuotere al testa, “va bene così Harry. Avrei voluto passare la vita a farti da padrino, ma ora sono di nuovo con i miei migliori amici… sono felice.”
Harry chiuse gli occhi distrutto, un enorme peso sul petto, che lo soffocava, ma non era combattuto, dopo quelle parole. Sapeva che cosa era giusto fare.
Guardò di nuovo i suoi genitori, uno sguardo pieno di decisione negli occhi, non aveva più paura, perché c’erano loro con lui.
Suo padre sembrò leggergli nella mente il suo unico dubbio. “Gli altri sono tutti d’accordo…”
Harry sorrise appena, si era la cosa giusta da fare. Ne era sicuro. Altri avrebbero portato avanti la missione, ce l’avrebbero fatta anche senza di lui.
“Fa male?”
“E’ più facile e veloce che addormentarsi.”
“Ma voi resterete con me vero?”
“Fino alla fine.”
 
 
 
§
 
 
 
George si era steso accanto a Fred, e si era addormentato per pochi minuti, distrutto dal dolore e dal pianto, non aveva più forze. Si svegliò che fuori c’era già luce, si alzò appena e si guardò intorno. Aveva gli occhi gonfi di pianto, i capelli disordinati, il volto pallido e tirato.
La McGranitt incrociò il suo sguardo poco lontano, si alzò vedendo che era sveglio, gli mise una mano sulla spalla, senza sapere che cosa dire, George appoggiò la mano sulla sua con delicatezza. Si sforzò di sorridere ma non ci riuscì, e questo fece sprofondare ancora di più nel dolore la sua ex professoressa, che non riuscì a credere che George avrebbe dovuto passare il resto della sua vita da solo.
Si chiese dove fosse Hermione e si risedette.
George guardò i suoi ex compagni di scuola: Neville era seduto su uno dei tavoli e si rigirava il capello tra le mani, qualcosa luccicò al suo interno e si riflesse sul suo volto.
Neville sbarrò gli occhi strabiliato.
Luna consolava Calì che accarezzava piano la testa a Lavanda, stesa sulle sue gambe, che riposava dopo la dolorosa cura.
Colin Canon era anche lui su una delle barelle, senza vita. Sedici anni. Era voluto rimanere a combattere con loro.
George sentì un groppo in gola tornando a guardare il suo gemello, e gli spostò un ciuffo dalla fronte.
“Perché te l’ho fatto promettere… perché tu l’hai fatto con me bastardo… adesso sarei già lì con te… perché non me lo hai permesso?” Gridò poi, mentre il dolore tornava ad assalirlo come un’ondata, iniziò di nuovo ad agitarsi e ansimare. Draco scattò verso di lui e lo strinse con forza, sedendosi accanto a lui.
“Ehi, ehi, George calmati… cosa accadrebbe se te ne andassi anche tu? Tua madre? Ginny?” Cercò di calmarlo il biondo e farlo ragionare, mentre George si accasciava sulle sue gambe, scoppiando di nuovo in lacrime.
Draco guardò il volto di Fred per un attimo, mentre teneva George, ma dovette distogliere lo sguardo. Il fatto che ci sarebbe dovuto essere lui al suo posto lo avrebbe perseguitato per il resto della sua vita.
 
 
 
§
 
 
 
Harry strinse nella mano la Pietra, comparendo dagli alberi e portandosi al centro della grande radura dove Voldemort e tutti i suoi Mangiamorte sopravvissuti lo aspettavano trepidanti.
Voldemort si voltò a guardarlo, e sorrise senza pietà. Alzò appena la bacchetta con un gesto elegante.
“Harry Potter… il ragazzo che è sopravvissuto…”
Harry prese un grande respiro e si rigirò la piccola pietra tra le mani, immobile.
“Venuto a morire…”
Harry chiuse gli occhi, era pronto.
E’ la scelta giusta Harry.
Sei così coraggioso figlio mio.
Siamo fieri di te.
Le loro voci nella testa lo rassicuravano. Si, era la cosa giusta. E lui era pronto.
Voldemort puntò la bacchetta contro di lui. “AVADA KEDAVRA.”
Harry vide il lampo di luce verde accecante attraverso le palpebre, “Fred…” sussurrò piano e immediatamente lasciò la presa sulla pietra, che cadde nell’erba ai suoi piedi, un attimo prima di essere colpito.
 
 
 
Fred sbarrò gli occhi e spalancò la bocca prendendo aria a fatica, che tornò fresca nei suoi polmoni di getto. Inarcò la schiena sollevandosi appena, per poi gettarsi di lato, tossendo per lo shock improvviso.
Sputò del sangue a terra e tentò di regolarizzare il respiro rotto e affannoso, ansimando e continuando a tossire.
George lo vide e cacciò un grido di sorpresa, come Draco che cadde quasi all’indietro dopo che George si era puntellato su di lui per tirarsi su.
“Fred? FRED! NON CI POSSO CREDERE, SEI VIVO!” Gridò George gettandosi su di lui immediatamente, catturando l’attenzione di quasi tutta la Sala Grande. Molti si alzarono.
“Come è possibile?” Gridò Draco ancora mezzo scioccato, mettendosi le mani nei capelli, mentre George quasi soffocava il gemello con un abbraccio, e quest’ultimo rispondeva a malapena, picchiettandogli la schiena.
“George… George… soffoco…” mugolava sotto di lui, cercando di liberarsi.
“O Merlino scusami,” disse George ma rimase chino su di lui, tenendogli il volto con le mani, lacrime di gioia e sorpresa scorrevano sulle sue guance, “eri morto Fred… eri morto, te ne eri andato…” gridava tra le lacrime sconvolto, scuotendo il volto di Fred, che sorrideva debolmente.
“Sono tornato Georgie… sono qui ora.”
“Mamma!” Gridò George, mentre Draco stringeva Fred, dall’altra parte della stanza Molly arrivò correndo, sconvolta da tutto quel chiasso, “George che stai…” iniziò tristemente, ma non appena Draco si spostò e Molly vide Fred sotto di lui che tossicchiava debolmente, ma sorridente, le si fermò il cuore e cacciò un grido che risuonò in tutta la Sala Grande.
“FRED!”
Si accasciò accanto a lui e lo abbracciò tempestandolo di baci, “il mio ragazzo, se vivo… ARTHUR!”
“Mamma,” singhiozzò piano Fred, stringendosi a lei con tutta la forza che aveva, era confuso, stranito, e faceva fatica a tornare a respirare in modo regolare. La testa gli girava.
Arthur, Ron, Ginny, Bill, Percy, Fleur, arrivarono correndo come matti, a quelle urla, e gridarono anche loro di gioia a quella vista meravigliosa e incredibile.
Tutti lo abbracciarono, piangendo ridendo di felicità, sollevati come non mai per quel miracolo.
Ron gli arruffò la testa sorridendo. “Bentornato tra di noi.”
Fred riprese fiato sorridendo, e si alzò a sedere a fatica, quanto tutti si spostarono, sorretto da George e Draco.
La casacca era ancora sporca di sangue, come i capelli, il volto, il collo, se l’aprì slacciandola, la ferita era ancora lì, ma chiusa, anche se ancora piena di sangue.
“Ma che…”
Se la sfiorò confuso, toccandosi anche quella alla testa. Il sangue si confondeva nelle ciocce rosse, si tastò piano, non era più aperta nemmeno quella. Lasciò ricadere il braccio e avvertì un piccolo capogiro per il troppo sforzo, ricadde nelle braccia forti del gemello.
“Non mi sento molto bene…” commentò incredulo, sbattendo gli occhi più volte.
“Ci credo Fred che non ti senti bene, sei tornato dall’aldilà,” rispose divertito George, baciandolo sulla fronte.
“Sei qui,” continuò poi serio, a bassa voce, Fred alzò gli occhi lucidi su di lui, “sei qui con me.”
“Sono qui George.”
Si abbracciarono stretti, confusi, ma felici di quel momento, con mille domande in testa come tutti. Nessuno se lo spiegava.
Fred sentì la testa e gli occhi pesanti, si appoggiò al petto di George, mentre tutti discutevano tra di loro, battibeccando, su cosa potesse essere successo, tutti dicevano la propria.
Prima di perdere i sensi, Fred sorrise per un momento, così felice e al sicuro di essere di nuovo lì tra loro.
 
 
§
 
 
 
Harry si svegliò in un posto strano, completamente illuminato da una forte luce bianchissima. Sembrava il binario di una stazione, sotto ad una panchina vide un essere orrendo rannicchiato su sé stesso. Si ritrasse spaventato, e si voltò quando sentì una voce piacevolmente famigliare dietro di lui.
“Harry caro, carissimo ragazzo. E coraggioso, coraggioso uomo.”
“Professori Silente… ma che cos’è quello?”
“Vieni facciamo due passi.”
Si incamminarono lungo il binario, nella luce bianca. Harry era felice di rivederlo, anche se voleva qualche risposta.
“Quella era la parte di Voldemort che viveva in te, tu eri l’Horcrux che lui non ha mai avuto intenzione di creare. E l’ha uccisa poco fa, quando ha ucciso te.”
Harry non rispose, così Silente continuò.
“Sei stato molto coraggioso a sacrificare la tua vita per quella del signor Weasley.”
“Lui aveva una famiglia da cui tornare… io no.”
“Non è del tutto vero. Ormai è anche la tua di famiglia, ma il tuo gesto è stato ammirabile, non hai avuto ripensamenti.”
“Vorrei sapere cosa sta accadendo là ora…”
“Perché non vai a vedere di persona?”
“Che cosa?”
“Dove credi che siamo?”
“Sembra King’s Cross, ma più pulita…”
“Dici che è King’s Cross eh? Allora potresti saltare su un treno e tornare indietro…”
“Ma…Voldemort.”
“Voldemort ha ucciso semplicemente solo la parte di lui che viveva in te, non la tua anima. Anche non usando il potere della Pietra, saresti comunque potuto tornare indietro…”
“Questo vuol dire che…”
“Si Harry, puoi scegliere. Tornare indietro e finire quello che hai iniziato, so quanto tu sia stanco di tutto questo… sarebbe più facile rimanere, lasciar fare a qualcun altro, no?”
“Se posso scegliere… sono io a dover mettere fine a questa guerra…una volta per tutte.”
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Fred riaprì gli occhi, sentendosi un po’ meglio di prima. Si tirò su appena e si guardò intorno. Molte persone lo circondarono sorridendogli, scambiando qualche parola.
La McGranitt lo abbracciò con affetto, cosa che spiazzò per un attimo Fred, ma ricambiò felice.
“Sono così felice che tu sia…” ma non finì la frase commossa e si soffiò il naso con un fazzoletto scozzese.
Si allontanò e Fred guardò a terra, vide la scatoletta aperta accanto a lui, vuota. Sbarrò gli occhi ricordandosi di quello che era successo poco prima che tutto diventasse buio, distante…
“Hermione…”
Aveva detto si. Hermione aveva accettato la sua proposta. Si guardò intorno girando la testa, ma non la vide da nessuna parte, George era poco distante, accanto al tavolo, che parlava con Ginny e Neville. Cercò di alzarsi, ma sentì una fitta tremenda alla gamba che era stata colpita dalle macerie, quella era ancora insanguinata e infettata.
Strizzò gli occhi per far passare il dolore, e tentò nuovamente ad alzarsi a fatica.
 
 
 
Hermione tornò in Sala Grande, voleva stare vicino a George, a tutti i Weasley, e dare la notizia.
Alla fine sarebbe stata parte di quella famiglia comunque. Quel pensiero le permetteva di muovere un piede dopo l’altro.
Arrivò sulla soglia, e guardò il muro semi distrutto. Esattamente in quel punto, due anni prima, la mattina dopo lo Scambio, nel corpo di Fred, lo stava aspettando in preda all’ansia, appoggiata al muro.
Sorrise al ricordo, e a quella strana avventura che li aveva portati ad innamorarsi perdutamente, anche se lo erano da tempo.
Camminò per la Sala e non appena vide George lo raggiunse, afferrandolo per un braccio.
“George devo dirti una cosa,” aveva le lacrime agli occhi per tanti motivi, avrebbe voluto dare quella notizia a Fred in persona, ma era felice che ci fosse almeno George e che ci sarebbe sempre stato per lei, l’avrebbe aiutata lui.
“Anche io Hermione,” aveva un sorriso smagliante in volto, ed Hermione intontita, confusa, triste, ma felice com’era per la notizia, non si interrogò sul motivo.
“Prima io…” disse velocemente, “so che è assurdo, ma io lo so... lo sento.”
“Che cosa?”
“Sono incinta.” Disse a voce alta, afferrandolo per entrambe le braccia e invertendo le posizioni, ora dava le spalle al fondo della Sala. George sbarrò gli occhi allibito, senza parole. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono. Era una notizia meravigliosa, da togliere il fiato. Hermione stava per dire qualcos’altro, anche lei stranita ma felice quanto lui.
“Sei incinta?”
La voce di George alle sue spalle le bloccò le parole in gola. Fissò George dal basso, non aveva ancora emesso un suono. Ma quella era la sua voce, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Aprì piano la bocca confusa, cercando di dire qualcosa, ma non ci riuscì, George sorrideva, quello voleva dire che… le parve che il suo cuore si fermasse per davvero quella volta.
Hermione dovette chiudere gli occhi, mentre si voltava sul posto, molto, molto lentamente.
Quando li riaprì, non credette a quello che vedeva. Portò le mani alla bocca sconvolta. 
Fred era in piedi davanti a lei, ancora sporco di sangue, leggermente piegato, che cercava di non mettere peso sulla gamba ferita. Ma era lui, era vivo. Il suo Fred.
“F-Fred…” balbettò con la voce roca, il cuore ora le batteva a mille nel petto, sembrava esplodere. Le gambe si fecero molli, e dovette mettere tutta la sua buona volontà per non crollare.
“FRED!” Gridò rendendosi conto in quell’istante che era effettivamente lui, vivo, davanti a lei. Scattò in avanti verso di lui, dimezzando la poca distanza che c’era tra di loro, Fred zoppicò a fatica in avanti, piangendo di gioia come lei, ed Hermione letteralmente si tuffò sopra di lui, stringendolo in un abbraccio, il più bello che avesse mai dato e ricevuto.
Il suo corpo era caldo, morbido, il suo cuore batteva di nuovo. Si accasciarono a terra insieme, ridendo e piangendo. Hermione lo baciò con passione, e fu come toccare il cielo e tornare indietro.
Fino a pochi minuti prima aveva creduto di non poterlo più rivedere sorridere, parlare, baciare, invece era di nuovo lì con lei, con tutti loro.
Fred si staccò dal bacio ricordandosi di quello che aveva appena sentito, e le prese il sottile volto nero di fuliggine, ancora sporco di sangue come il suo e rigato dalle lacrime tra le mani affusolate.
Era incredulo, ma non era mai stato tanto felice in vita sua. "Cosa... cosa... com'è possibile?"
"Io non lo so, ma... Aspetta, hai detto… che sei incinta?”
Hermione rise e annuì, asciugandosi le lacrime, “si Fred. Sono incinta. Avremo un bambino…”
“Un maschio?”
Hermione annuì ancora, mentre tutti si avvicinavano a loro al settimo cielo, qualcuno perplesso, stranito, altri allegri come non mai. Molly stava per svenire a quella notizia.
“Come fai a saperlo?”
“Lo sento.”
Me lo hai detto tu.
Avrebbe voluto dire, ma ci sarebbe stato tutto il tempo per spiegare quella strana visione che aveva avuto, e di come pensasse centrasse il loro Scambio. Ma c’era tempo.
Avevano di nuovo tempo, tutto per loro.
Fred scoppiò a ridere commosso e l’abbracciò stretta, “ti amo da impazzire Granger” dondolando avanti e indietro, godendosi il suo contatto vellutato, il profumo della sua pelle e dei suoi capelli.
Era di nuovo lì, con lei con George. E non li avrebbe lasciati mai più.
“Anche io Fred.”
Neville salì in piedi sul tavolo, guardando fuori da un vetro rotto; mentre Hermione aiutava a stento Fred a rimettersi in piedi, per fortuna venne in soccorso George.
“Ahem… ragazzi. Odio rovinare questo momento… ma il nostro caro Voldemort è tornato…con tutta la combriccola…”
Tutti si avvicinarono alla finestra, per vedere. Fred, Hermione e George rimasero indietro, dovendo sostenerlo, era ancora molto debole e si muoveva a fatica.
C’era anche Hagrid, e portava in braccio qualcosa.
Mentre tutti si riversavano all’esterno, Draco si affiancò a Neville, che aveva ancora in mano il Cappello Parlante, e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio, lanciando un’occhiata dentro al vecchio cappello. Neville sorrise convinto e annuì.
Tutti uscirono fuori nel cortile interno, ricoperto di macerie. Era una limpida mattina di maggio, il sole stava sbucando dietro alle montagne.
“HARRY POTTER… E’ MORTO!” La voce allegra di Voldemort tuonò per tutto il cortile.
“NO!” L’urlo di Ginny si levò alto, scattò in avanti verso di loro, ma Ron la bloccò per le braccia.
“Sciocca ragazzina… Harry Potter è morto! Si…” Rise malvagio, seguito da tutti i Mangiamorte, alcuni come Bellatrix saltellavano di gioia, altri erano immobili come Lucius e Narcissa, zitti,
“D’ora in poi,” continuò Voldemort, “riporrete la vostra fiducia in me. Coraggio, chi è il primo che si unirà al mio esercito? Fate un passo avanti…”
Calò un silenzio cupo, carico di tensione. Si sentivano i respiri di tutti, alcuni si scambiarono delle occhiate d’intesa.
Nessuno fece un passo.
Voldemort camminava avanti e indietro, impaziente, facendo volteggiare il lungo mantello nero; in attesa.
Tra la folla, una chioma bianca si fece avanti improvvisamente, un piede dietro l’altro. Centinaia di occhi si puntarono su di lui, che si fermò al centro dei due schieramenti.
Voldemort ridacchiò ironico. “Bene Draco, un po’ me lo aspettavo… sempre dalla parte del vincente, non è vero?”
Draco non rispose, lo sguardo fisso a terra.
Hermione si scambiò un’occhiata stranita con Fred, George e Ron. Cosa stava facendo ora? Per un attimo il cuore della ragazza si colmò di terrore. Draco era imprevedibile.
Lucius si chinò appena in avanti, porgendo una mano al figlio, terribilmente imbarazzato che si trovasse dalla parte opposta, “figliolo… coraggio vieni.”
Draco fece ancora qualche passo in avanti, lo sguardo ancora a terra, poi quando fu più vicino a Voldemort, alzò lo sguardo appena, e vide Nagini che strisciava accanto al suo padrone.
A quel punto lo alzò del tutto e incrociò gli occhi rossi e divertiti di Voldemort, che lo scrutavano senza pietà.
“Sarà divertente giocare ancora un po’ con te, fino a quando non mi stuferò…” Altre risate dietro di lui, Bellatrix gongolava di quello che gli avrebbe fatto per aver combattuto contro di loro.
“Voglio dire una cosa prima…” lo interruppe Draco, sicuro, e tutti trattennero il fiato, zittendosi.
“Bene Draco, sono sicuro che sono tutti molto interessati nel sapere che cosa hai da dire…”
Draco si aprì in una mezza risata ironica, il viso sporco di sangue e polvere, i capelli arruffati, il completo nero sbrindellato, e si guardò alle spalle.
“Non importa che Harry sia morto…”
Hermione chiuse gli occhi, trattenendo un singhiozzo.
“Draco…” disse piano Neville, facendo lentamente qualche passo avanti, che però nessuno notò tranne Draco.
“La gente muore di continuo… da sempre. A causa tua.” Si voltò puntando un dito contro Voldemort, che fece un gesto di stizza con la testa, “i genitori di Harry, Sirius, Lupin, Tonks, Dobby…” chiuse gli occhi, ricordando quando aveva saputo del suo piccolo amico, nella cella e ricacciò con determinazione indietro le lacrime, “tutti i giorni… muoiono le persone più buone. Più coraggiose, per colpa TUA, loro oggi non ci sono più. Ma ci siamo NOI. Si, forse avremo perso Harry stanotte, ma ci SIAMO NOI. Io, Hermione, Ron, Neville, Fred, George, Ginny… tutti noi, non lasceremo che Harry sia morto invano. CONTINUEREMO A COMBATTERTI SEMPRE, perché il cuore di Harry batteva per noi, il cuore di tutti loro. TU MORIRAI STANOTTE PERCHE’ NON E’ ANCORA FINITA! PER LORO!” Urlò con quanto fiato aveva in gola, tutti dietro di lui sussultarono di sorpresa; si voltò, nessuno se ne era accorto, ma Neville si era avvicinato a lui silenzioso, il Cappello in mano.
Il sorriso scomparve dal volto di Voldemort, che alzò una mano bianca in aria.
“Uccidi.” Ordinò a Nagini, che scattò in avanti, puntando alla gola di Draco.
“NEVILLE!”
Il ragazzo pronto infilò una mano nel Capello, e sfilò la lunga spada argentata di Grifondoro, lasciando cadere il cappello. La lanciò a Draco che la prese al volo con una sola mano, ruotando il busto.
L’alzò in aria e la fece calare con un grido su Nagini, a pochi centimetri da lui, recidendole il collo di netto. Immediatamente il grosso serpente si dissolse in una nube di fumo e cenere, coriandoli neri volarono verso l’alto, circondando Draco e Neville.
In quell’istante Harry, vigile, si gettò dalle braccia enormi di Hagrid a terra, rotolando per qualche metro e mettendosi in piedi.
“Harry!” Gridò di sorpresa Draco, seguito da Neville, che erano i più vicini a lui, non appena lo videro. Voldemort gridò di rabbia al cielo.
Hermione si portò le mani alla bocca, scoppiando di gioia nel vedere il suo migliore amico vivo e vegeto, come tutti gli altri combattenti. Gridarono di felicità e sollievo, tirando fuori le bacchette pronti a combattere al suo fianco un’altra volta.
Harry corse via dentro al castello, inseguito da un furioso Voldemort.
I Mangiamorte tornarono all’attacco, ma più spaventati. Tanti volarono via scappando. Draco tornò indietro dai suoi amici, ma un braccio lo bloccò all’altezza del polso.
Era suo padre.
“Tu vieni con me, il tuo posto è con noi a soffrire.”
Draco si divincolò con forza, ma suo padre gli storse il braccio che teneva la spada, il ragazzo gridò di dolore, e la spada tintinnò a terra.
“Anzi no, ti ammazzo ora,” disse con sguardo folle. “Preferisco vederti morto che traditore.” Si gettò su di lui come una furia, e lo agguantò per il collo, sbattendolo a terra.
Draco scalciava con tutta la forza che aveva, serrando al tempo stesso le mani su quelle del padre strette intorno al collo magro, ma non riuscì a liberarsi. Iniziò ad annaspare alla ricerca d’aria, invano, ma suo padre non mollava.
Iniziò a girargli la testa, senza respiro, sentì di star per perdere i sensi definitivamente.
“Ti ammazzo…. Ti ammazzo…” continuava a ripetere suo padre, e Draco oltre lui riuscì a vedere sua madre che non muoveva un muscolo per aiutarlo, per salvare il suo unico figlio.
La vista si annebbiò, stava diventando tutto nero. Improvvisamente sentì la presa sul suo collo allentarsi, aprì gli occhi di scatto e vide una lama spuntare dal ventre di suo padre, che abbassò gli occhi sorpreso.
Si scostò da Draco ancora a terra, che si voltò di lato tossendo senza sosta, cercando di riprendere aria, e vide Neville, dietro suo padre, in piedi che teneva ancora la presa sull’elsa della Spada di Grifondoro.
“Lascia stare il mio amico.” Disse con fierezza, e tolse di getto la lama, un fiotto di sangue uscì dalla pancia di Lucius, che guardò con odio Neville, sconvolto, prima di cadere a terra in una posizione scomposta.
Narcissa urlò di rabbia, si gettò su Neville, ma Draco prontamente si mise in mezzo, con determinazione, piantando bene i piedi a terra.
“Vattene… e non farti vedere mai più.” Disse semplicemente, scandendo bene le parole. Narcissa lanciò uno sguardo addolorato al corpo di Lucius a terra, poi guardò con disprezzo il figlio che aveva scelto un’altra strada, per l’ultima volta, e si Smaterializzò.
Draco tirò un sospiro di sollievo, e Neville lo sostenne, vedendo che stava per cadere.
“Tutto bene?”
“Mi consideri tuo amico?” Chiese con il fiatone Draco, massaggiandosi il collo pieno di lividi e il braccio slogato.
“Certo… alle lezioni dell’ES sei stato forte, poi hai appena tagliato la testa del serpente di Voldemort…”
“Sai… tu sei sempre stato uno dei pochi Grifondoro che si salvava. Mi piacevi in fondo… scusa se sono stato uno…”
“Stronzo? Oh si parecchio.”
“Già…”
“L’incantesimo della Pastoia non mi passerà mai credo…”
“Neanche dopo che ho tagliato la testa al serpente?”
“Beh, ti ho appena salvato la vita. Direi che questo la batte.”
“Hai ragione.” Affermò Draco con una smorfia, poi alzò lo sguardo, “abbassati!” Gridò, Neville lo fece immediatamente, e Draco puntò la bacchetta contro un Mangiamorte che correva verso di loro.
“Stupeficium!”
Neville si rialzò allegro, “grazie Draco. Magari ci facciamo una birra ogni tanto.”
“Contaci.” Rispose Draco mentre tornavano a combattere schiena contro schiena.
 
 
 
 
Hermione sosteneva Fred da un lato e George dall’altro, dato che zoppicava terribilmente, e lo riportavano in Sala Grande, insieme agli altri feriti.
Lo appoggiarono su uno dei tavoli.
“Tu sta qua,” disse seria Hermione, “proteggi i feriti, se ti azzardi ad uscire da questa Sala ti picchio.”
“Dopo quello che mi è successo non ho più paura di te Granger…” ridacchiò ironico, ma quando vide la sua espressione omicida, tornò immediatamente serio.
“Okay forse un po’ di paura ce l’ho ancora.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, e guardò George, “andiamo, teniamoli lontani dal castello.”
“Ehi ehi, tu sei incinta non puoi… perché tu si e io no.”
“Non posso rischiare di perderti di nuovo.” Sussurrò Hermione prendendolo per il viso. “Servi più qui, proteggi i feriti.” Ripeté convinta, e Fred sospirò.
“E va bene. George tienimela d’occhio.”
In quell’istante almeno cinque Mangiamorte superarono l’Ingresso, diretti a grandi passi in Sala Grande. Hermione puntò la bacchetta contro il soffitto.
“Bombarda!”
Tutta la pietra crollò immediatamente, bloccando il passaggio ai Mangiamorte, che si ritrassero appena in tempo impauriti.
Fred schioccò le labbra, “okay rettifico, Hermione tienimi d’occhio George.”
George ridacchiò e si spostò dall’altra parte della stanza per proteggere le finestre.
Improvvisamente le macerie cadute esplosero e Bellatrix si fece largo con uno sguardo folle negli occhi, sorridendo malvagia, seguita dagli altri.
Fred Schiantò subito uno dietro Hermione, e le fece l’occhiolino malizioso, poi ripresero a combattere fianco a fianco, Fred a fatica stava in piedi, e si appoggiava ogni volta che poteva, ma doveva aiutarli.
“Sai stavo pensando…” cominciò Fred proteggendo lui e lei da un attacco, mentre Hermione rispondeva pronta, “… se sarà davvero un maschio… dovremmo scegliere il nome.”
“Adesso?” Domandò Hermione perplessa, gridando subito dopo: “PROTEGO!”
“Beh, no, però… stavo pensando, così… prima… Noah non sarebbe male no?”
“Ah-ah mio zio si chiama così.”
“E?”
“Non sopporto mio zio.”
“Oh.”
Fred si alzò a fatica e spostò Hermione di lato, Schiantando l’ennesimo Mangiamorte, “che ne dici di Troy?”
“EW!” Fece Fred schifato, scartando di lato un incanto e rispondendo con un incantesimo non verbale. “Benvenuti problemi adolescenziali… come minimo verrà bullizzato con quel nome.”
“E va bene signor so tutto io… cos’altro proponi? Expelliarmus!” Fece Hermione rotolando sulla schiena di Fred che si era rialzato, e proteggendo George dall’altra parte della stanza, mentre un Mangiamorte si stava lanciando su di lui dalla finestra rotta.
Bellatrix si scaraventò su Ginny, stava per colpirla, ma Molly si mise in mezzo.
“Mia figlia no, bastarda.”
E vinse lo scontro, furiosa e scattante, contro una delle Mangiamorti peggiori, la uccise senza esitazione.
Fred ruotò verso Hermione con agilità, riavvicinandola a lui con la mano di getto, portando i loro corpi a scontrarsi, “James…” sussurrò furbo, gli occhi che brillavano.
Hermione sorrise, ma vide oltre la spalla di Fred un Mangiamorte che correva verso di loro, lo fece spostare di lato.
“Everte Statim!”
La figura incappucciata fu sbalzato via contro il muro. Hermione, la mano sempre stretta in quella di Fred, sorrise di nuovo smagliante, ad un soffio dal suo volto.
“Mi piace James.”
E le sue gambe quasi si sciolsero quando vide rispuntare sul viso di Fred quel sorriso malandrino e furbo che aveva creduto di non poter rivedere mai più.
 
 
 
§
 
 
 
La Battaglia finì. Harry grazie alla distruzione di tutti gli Horcrux, uccise Voldemort, al centro del cortile interno della scuola. Il Signore Oscuro scomparve per sempre, e con lui tutti i Mangiamorte si ritirarono, ponendo fine all’assedio al castello.
Avevano vinto. Avevano avuto parecchie perdite, feriti, momenti terribili, ma era finita.
Finalmente era tutto alle spalle, come desideravano da anni.
Tutti trovarono finalmente riposo, pace, anche se c’era ancora tanto da fare. Prima di tutto ricostruire Hogwarts, dare una degna sepoltura ai caduti, curare bene i feriti.
Ma era un primo passo, verso la vera pace, tanto sognata.
 
 
Hermione era sul tetto del castello, e guardava l’orizzonte pensierosa. Era finita, non ci poteva credere. Fred era tornato in vita, non sapeva come, ma era successo.
E ora avrebbero davvero passato il resto della loro vita insieme. Si sarebbero divertiti così tanto, già lo sapeva.
“Ehi, non so come… ma sapevo di trovarti qui.” La voce di Fred dietro di lei non la sorprese nemmeno. Sorrise e si voltò verso di lui.
“Non dovresti fare le scale con quella gamba.”
“Oh, ma Madama Chips mi ha dato un paio di stampelle,” rispose lui canticchiando allegro, raggiunse a fatica la ragazza aiutato dalle stampelle e lei lo aiutò a sedersi. Aveva la gamba quasi del tutto fasciata e anche il petto.
“Sono più figo così vero?”
“Oh si.”
“Grazie, grazie lo so."
Sorrisero, poi Fred alzò lo sguardo sul Lago. "Harry mi ha detto che cosa ha fatto."
Hermione gli prese la mano. "Non ha esitato un secondo a sacrificarsi per te..."
"Sono quasi tentato di invitarlo al matrimonio ora," scherzò Fred ed Hermione scoppiò a ridere, poi l'occhio le cadde sulle fasciature, qualche macchia rossa faceva intendere che le ferite non fossero guarite del tutto. 
“Dobbiamo andare al San Mungo. Devi curarti per bene.”
“Altrimenti come farei a sposarti come si deve?”
Hermione rise e guardò l’anello al dito intenerita, “me lo volevi chiedere davvero da così tanto?”
“Tu non sai quanto. Ma avrei voluto farlo bene… come si deve. Inginocchiandomi e tutto, mi ero preparato un bel discorso, avevo provato per settimane… Non in punto di morte, senza nemmeno poterti baciare come si deve…”
Hermione si morse le labbra furba, e lo guardò di sbieco, si tolse l’anello dal dito e glielo porse. “Beh, io il tuo discorso lo voglio sentire.” Fece lei ironica, e Fred prese l’anello divertito, “okay ho capito cosa devo fare.”
Si alzarono in piedi, e Fred si mise in ginocchio, puntellandosi con fatica su una delle stampelle, ma riuscì a mettersi in posizione. Porse l’anello ad Hermione con eleganza.
“Facciamo finta che tu non sappia niente… faccia sorpresa…” fece Fred cercando di mantenere un’espressione seria quando Hermione si aprì in una smorfia di pura marcata meraviglia.
“Hermione Jean Granger. Ti amo da quando ti ho vista per la prima volta sul treno per Hogwarts, ma questo lo sai già. Sai che mi hai reso una persona migliore, che non sarebbe la stessa vita senza di te. Tu rendi ogni cosa più luminosa, come una scintilla.
Ti ho trovato meravigliosa dal primo istante, ma quando mi hai aizzato addosso quella scintilla, da lì è cominciato tutto per me… ma anche questo lo sai già…
Sono dovuto vivere dentro di te per settimane, prima di capirlo, ma quando l’ho fatto… tutto era più chiaro, più definito. La mia vita era completa, eri la parte che mi mancava oltre George, e ti prometto che passerò la mia vita ad amarti e infastidirti ogni giorno,” rise divertito dall’espressione di Hermione, “ci divertiremo un mondo assieme Granger, te lo prometto. Mi vuoi sposare?”
Hermione chiuse gli occhi commossa, mentre una sottile lacrima usciva dal bordo del suo occhio, e allungò una mano, per lasciare che Fred le infilasse l’anello al dito, “si, Fred.”
Il rosso rise felice, poi guardò verso il basso e sfoggiò un’espressione innocente, “probabilmente da questa posizione non mi rialzerò mai più, se ti abbassassi mi faresti un grande…”
Ma non finì la frase che Hermione si gettò a terra, davanti a lui, in ginocchio e lo baciò con foga, aggrappandosi ai suoi capelli con passione. Fred ricambiò ridendo e la strinse a sé, e lì capì, quanto per davvero si sarebbero divertiti assieme, quanto si sarebbero amati ogni giorno, e quanto fosse tutto perfetto, quanto loro fossero perfetti, insieme.
E ringraziarono ancora cento volte Silente in quel momento, per quell’idea geniale dello Scambio, che gli aveva fatto aprire gli occhi, e che gli aveva dato la spinta giusta per capire quanto si appartenessero da sempre.
Grazie a quella scintilla, alla notte in Biblioteca, a Silente, a Piton, a tutti i loro amici che lo avevano capito molto prima di loro, alla notte sul tetto, alla festa, alla punizione della Umbridge, allo Scambio…
Perché tutto quello li aveva resi quello che erano oggi. E finalmente potevano godersi la pace e la tranquillità che si meritavano da tempo.
Certo, tranquillità per modo di dire, pensò Hermione mentre stringeva e guardava Fred che rideva felice, perché la sua vita, con quel meraviglioso, ribelle, vivace, scherzoso, malandrino, sfacciato, ragazzo; insieme ovviamente al suo gemello identico… sarebbe stata tutt’altro che tranquilla. 









NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi con l'ultimo capitolo di questa storia (seguirà però un epilogo finale).
In questo finale ho cambiato completamente il significato della Pietra della Resurrezione, dandone una mia interpretazione, cosicchè Fred potesse salvarsi. Inizialmente non doveva sopravvivere Fred, nella mia testa, ma andando avanti con la storia ho capito che c'è già troppa sofferenza in questo mondo per far soffrire me e voi con la sua morte. Inoltre mi sono innamorata a tal punto di questa coppia lungo la storia, che non ho potuto non lasciarli felici insieme per sempre, mi ero davvero troppo affezionata a questi due.
Anche se ovviamente la scena straziante della morte ho voluto metterla comunque, perchè la progettavo davvero da settimane. 
Ho anche fatto fare il discorso a Draco contro Voldemort, perchè nella mia storia si allineava perfettamente con l'evoluzione del personaggio, per farlo riscattare una volta per tutte, e mettersi davvero contro i suoi genitori e Voldemort. Neville è rimasto cazzuto salvando la vita a Draco, non potevo non farlo eheh. 
Spero che nonostante lo strano" cambiamento della Pietra, il finale vi sia piaciuto, anche se non è del tutto davvero finita, come l'intera storia, e fatemi sapere tutto tutto quello che pensate, ci tengo molto.
Volevo ringraziare con tutta me stessa, tutti quelli che hanno seguito la mia storia, capitolo per capitolo, e chi ha commentato, perchè mi dava sempre quella carica in più necessaria per andare avanti.
Siete stati davvero divertenti, dolcissimi, e molto di supporto. Grazie ancora di tutto questo.
Ci vedremo un'ultima volta con l'Epilogo.
A presto, un bacio.


 

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Capitolo 40
*** EPILOGO ***


EPILOGO
 

 
3 MESI DOPO LA BATTAGLIA DI HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
“Fred? Fred dove sei? Ti devi sposare tra dieci minuti!”
George in smoking, cercava il gemello in ogni antro della Tana, infilò la testa dentro l’ennesima stanza, ma nulla.
Salì ancora le scale, diretto all’ultimo piano. Entrò di getto nella loro stanza e lo trovò accucciato accanto al letto, che si allungava sotto di esso, per cercare di afferrare qualcosa.
“Che stai facendo?” Chiese divertito incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio.
Fred per tutta risposta cercò di allungarsi ancora di più sotto il letto, con un verso di sforzo.
“Ho perso il mio papillon, è qua sotto.” Disse mordendosi il labbro per lo sforzo.
“Ti rendi conto di essere un mago o sei troppo emozionato per ricordartene?” Rise George tirando fuori la bacchetta dalla tasca interna della giacca.
Accio.” Disse e il papillon scattò da sotto il letto, volando dritto nella sua mano, George lo agitò divertito.
Fred sospirò e si mise in ginocchio per guardarlo, “forse un po’ emozionato lo sono…”
George ridacchiò intenerito, e fece cenno al gemello di avvicinarsi. “Su vieni, ti aiuto io.”
Si posizionarono davanti al grande specchio, lui dietro Fred, e gli allacciò il papillon nero con dolcezza, godendosi quel momento. Poi quando ebbe finito Fred si voltò e aprì le braccia come per dire: “cosa ne pensi?”
George sorrise emozionato e fiero di lui, non serviva che glielo dicesse, il suo sguardo parlava per lui.
Fred indossava un completo bianco e nero, gli calzava perfettamente, era davvero elegante, fiero, felice, e ora era pronto.
“Alla fine ci siamo eh,” disse Fred agitato, sistemandosi il colletto e la giacca, e guardando George negli occhi.
“Sei bello quanto me Freddie.” Rispose quest’ultimo scherzoso, ma in realtà dentro di lui era serissimo, non lo aveva mai detto prima in vita sua. Era così fiero di lui, ma non c’era bisogno di dirlo.
E Fred capì, come sempre.
Poi si rese conto dell’ora e sbarrò gli occhi, “Merlino devo sposarmi… tipo adesso.”
George gli toccò immediatamente il braccio e si Smaterializzarono al limitare della radura dove sorgeva la navata, senza farsi vedere da nessuno. La stessa radura dove Fred aveva organizzato il primo appuntamento per Hermione: la cena, il ballo sotto le lucciole.
Sospirò e si aggiustò per l’ultima volta il colletto, incamminandosi lungo la navata, George al suo fianco.
 
 
 
Hermione era in fondo alla navata, dietro agli alberi, che camminava avanti e indietro, agitata come non mai. Fred era in ritardo ovviamente. Ginny tornò da lei trafelata.
“Non sono ancora arrivati.”
“Perché non sono sorpresa che sia in ritardo anche OGGI?”
“Ehi sei tu che te lo sposi, io sono stata costretta a conviverci.”
Hermione alzò gli occhi spaventata, “e se fosse scappato? Se avesse cambiato idea? Devo…”
Ginny rise radiosa e la bloccò, “Hermione tranquilla, Fred non sta nella pelle di sposarti. Lo desidera da anni… fidati di me, arriverà.”
Harry e Ron arrivarono in quel momento, “Fred e George sono arrivati.” Disse Harry allegro, cingendo Ginny per la vita e ammirando la sua bellezza.
Hermione sorrise e sbirciò dietro all’albero.
Fred e George camminavano lungo la navata sull’erba. Fred zoppicava ancora, la ferita alla gamba gli aveva lasciato dei segni indelebili.
Ai lati c’erano le file di panche bianche. In fondo, sotto ad una tettoia di edera e fiori, c’era l’altare, con Kingsley fiero sotto di esso che li aspettava; fungeva da consigliere per il Ministero.
Fred salutò tutti con un gesto della mano, ridendo, e la ragazza vide Molly già commuoversi per l’emozione.
Guardò tra gli invitati già seduti. C’era Neville, seduto accanto a Draco che parlottavano tra loro amabilmente, guardando Fred che passava. Era scaturita una meravigliosa amicizia tra di loro dopo la battaglia.
Poi c’erano praticamente tutti i loro compagni di scuola del loro anno, Dean, Seamus, Lavanda, Calì, Zabini, Luna, e molti dell’anno dei gemelli. C’erano tutti i professori, l’intera famiglia Weasley allargata ovviamente.
Lee era già in piedi, accanto all’altare, come secondo testimone, che batté il cinque a Fred appena arrivò.
Hermione avrebbe voluto che ci fossero anche Piton, Silente, Sirius, Lupin, Tonks, Moody. I caduti. Ma in qualche modo c’erano, lo sapeva.
Hermione si rabbuiò e si nascose di nuovo dietro all’albero, sospirò e chiuse gli occhi.
“Hermione tutto bene?” Domandò Ron preoccupato, sfiorandole un braccio. Hermione trattenne le lacrime, “avrei voluto camminare all’altare con mio padre.”
Cadde il silenzio. Hermione non era ancora riuscita dopo tre mesi a rintracciare i suoi genitori. Avevano lasciato la casa, l’aveva trovata venduta, e avevano lasciato anche il paese.
Si asciugò una guancia, mentre Harry guardava Ron e si avvicinava all’amica dolcemente, “se per te va bene, potremmo accompagnarti io e Ron.”
“Il trio insieme ancora una volta.” Affermò Ron convinto, con un grande sorriso.
Hermione si dovette trattenere dal non commuoversi, e li abbracciò stretti, sollevata dall’avere due migliori amici così straordinari.
“Grazie,” sussurrò e tornò a sorridere radiosa. I due si misero ai suoi lati e la presero a braccetto, e uscirono dalla coltre di alberi, camminando stretti l’uno all’altro.
Ginny poco dietro di loro, li seguiva commossa.
Non appena misero piede fuori dal limitare degli alberi, partì la musica dal giradischi magico di Hermione.
Take care di Beach House.
 

Stand beside it, we can't hide the way it makes us glow
It's no good unless it grows, feel this burning, love of mine
Deep inside the ever-spinning, tell me does it feel?

 

Tutti si voltarono a guardarli, sorpresi da quella visione, ma immensamente felici e toccati da quella visione. Il trio camminava insieme, Hermione accompagnata dai suoi due migliori amici all’altare.
 
 
It's no good unless it's real, hillsides burning
Wild-eyed turning 'til we're running from it

 
Fred si voltò insieme a George in piedi, poco distante, che faceva da testimone. La visione che ebbe davanti agli occhi fu una delle cose più belle che avesse mai visto.
 
 
I'd take care of you if you ask me to
In a year or two, oh oh oh

….
 
 
Hermione camminava leggera, elegante. Indossava un lungo abito bianco che si allargava appena sotto i fianchi. Dalla vita in su era puro pizzo bianco che la fasciava perfettamente, il davanti era accollato, aveva le maniche lunghe, anche quelle interamente di pizzo.
Il retro del vestito era scollato a V per quasi tutta la schiena. Il velo era lungo fino a terra, di tulle. I capelli erano semi raccolti, tempestati di piccole gocce bianche.
Il viso era appena truccato, e il suo sorriso. Quello fece perdere battiti a Fred più di ogni altra cosa. In quel momento davvero risplendeva, ancora di più che al Ballo del Ceppo.
Si scambiava occhiate divertite ed emozionate con Harry e Ron, che avevano gli occhi lucidi e sembravano fatti per essere lì con lei, in quel momento.
Guardava tutti, da un lato all’altro, salutava, senza smettere mai di sorridere.
Fred sorrise a quella visione meravigliosa, era quello il suo futuro, e non poteva essere più grato di così. I loro sguardi si incrociarono, quando lei ormai era vicina.
 
I tre arrivarono davanti a lui e Harry e Ron, presero entrambi la mano di Hermione e l’accompagnarono verso quella di Fred, posandola nella sua. Poi si sorrisero ancora e si spostarono di lato, prendendo posto appena dietro Hermione, dal lato opposto di George e Lee, come testimoni.
A quel punto gli occhi di Fred si incollarono a quelli di Hermione, e non si staccarono più.
“Gentili signore e signori,” iniziò Kingsley con aria solenne, la voce profonda, “siamo qui riuniti oggi, in questa meravigliosa giornata estiva, per celebrare l’unione tra questi due giovani maghi.” Fece una breve pausa e li indicò con un gesto elegante della mano, “Frederick Weasley, ed Hermione Jean Granger…”
Molly scoppiò a piangere seduta in prima fila e Fred soffocò una risata.
“Avete le fedi?”
George da dietro Fred fece un passo avanti e porse al gemello quella di Hermione, Ginny fece lo stesso con quella di Fred.
La ragazza tornò a guardare Fred e lui le porse la mano ammiccante, con un gesto teatrale. Hermione ridacchiò e gli infilò la fede al dito, guardandolo negli occhi.
“Fred Weasley, non ho mai conosciuto un ragazzo più vanitoso, impertinente, e scapestrato di te… mi hai fatto saltare i nervi come nessun altro.” Molti invitati risero, “ma quando avevo bisogno di te, tu c’eri. Come quando in Biblioteca ero stressata e infuriata per la storia di Fierobecco, e tu hai lasciato quella bella ragazza devo dire,” altre risate, “per inseguirmi e consolarmi, e darmi ottimi consigli devo ammettere.”
Fred sorrise furbo.
“E quella era solo la prima volta. Ci sei sempre stato per me. Alla Coppa del Mondo di Quidditch quando siamo scappati assieme, al Ballo del Ceppo quando sei tornato indietro per consolarmi, e siamo rimasti ore a ballare insieme… Quando mi hai regalato quel meraviglioso giradischi, tu c’eri per me su quel tetto. E quando hai passato i G.U.F.O per me, anche lì c’eri. Sempre. E hai combattuto con me, al mio fianco, fino alla fine.” Chiuse gli occhi per un momento, la voce si incrinò, il ricordo di quelle ore di terrore in cui lo aveva creduto morto, era ancora troppo vivido nella sua mente, la paura che aveva provato, l’abbandono, la voglia di morire.
“Ma tu sei qui ora, e non potrei mai, in tutta la vita, farti una dichiarazione d’amore più bella di quelle che hai fatto a me,” gli occhi le divennero lucidi al ricordo, “ma cercherò di farti capire ogni giorno, quanto ti amo, e quanto riesci a rendere la mia vita più bella, e molto, molto meno noiosa e normale. Grazie.” Sussurrò infine e gli sfiorò la mano con la sua.
Molly singhiozzò ancora, e anche qualcun altro nella folla. Tutti avevano gli occhi lucidi puntati su di loro.
Fred chiuse gli occhi un attimo e respirò profondamente, cercando di mantenere un tono normale, ma era emozionato tanto quanto lei, e fu molto difficile.
Le prese l’altra mano con delicatezza e le infilò il suo anello al dito, “Hermione Granger… quando ti ho conosciuta avevi undici anni, e io tredici. Non sapevo un bel nulla dell’amore, e non ne ho saputo nulla fino a cinque anni dopo. Il mio ultimo anno.
Ti vedevo tutti i giorni nei corridoi, in Sala Comune, a cena… eri la cosa più bella dell’universo, ma io ero così cieco che non riuscivo a vederti per davvero. Beh, ammetto che tu ci mettevi di impegno a irritarmi eh,” aggiunse annuendo convinto, e tutti risero con lui, “eri la secchiona più rompi-bolidi e perfettina della storia… il mio opposto. Ma ogni volta che rispondevi ad una frecciatina, ogni volta che sorridevi, o mi guardavi, il mio cuore si riempiva un po’ di più, di amore. Era amore, ma non l’ho capito per anni, e anni e anni.” Risero ancora tutti dopo che ebbe marcato quelle parole, “è stato tutto chiaro poi, ma solo dopo che qualcuno ci ha aiutati.” Spostò lo sguardo sulla McGranitt, e lei sorrise fiera, perché sapeva che quello sguardo era anche per Piton e Silente.
Fred poi guardò anche Draco, solo per un attimo e lui ammiccò. Hermione non aveva mai saputo che era stato lui a far aprire gli occhi del tutto a Fred, dopo la partita. Era anche grazie a lui. E Fred sapeva, lo ringraziò con gli occhi.
“A tante persone devo dire grazie per essere qui in questo momento.” Si voltò verso Hary e la voce gli si incrinò, Harry serrò le labbra per non emettere un suono, tremando di emozione, “grazie per quello che hai fatto per me. Lo so che sei stanco di sentirtelo dire, ma sento di doverlo fare adesso, di nuovo. Grazie per avermi permesso grazie al tuo coraggio di essere qui oggi, e sposare la donna che amo, e veder crescere mio figlio.”
Chiuse gli occhi, la voce rotta, dovette interrompersi un momento, poi riprese sorridendo tra le lacrime. “Sarà solo grazie a te se conoscerà suo padre, se crescerà insieme a tutti e due. E quando lo vedrò salire per la prima volta su una scopa, o compiere la prima magia, o ricevere la lettera di Hogwarts, sarà grazie a te Harry…” si bloccò ancora ed Hermione si asciugò una lacrima guardando il suo migliore amico, che fissava Fred commosso.
“E ringraziamo Merlino per la tua inesauribile fonte di fibra morale e botta di culo che non ti abbandonerà mai, perché sono grato che tu sia qui oggi, nel giorno più felice della mia vita. E lo devo a tante persone, ma soprattutto a te.” Fece una pausa e tornò a guardare Hermione, “ora torniamo a te signorina…” ammiccò allegro, “mi sono innamorato di te molto tempo fa, ma ho aperto gli occhi grazie a te, perché mi hai mostrato, quanto potevi comprendermi fino in fondo, e quanto fossi disposta a fare per me,” disse alludendo allo Scambio, agli allenamenti di Quidditch, alla partita e quanto si fosse avvicinata a George. “Hai fatto tutto quello per me, e lì ho capito, che non avrei mai voluto infastidire qualcuno per il resto della mia vita, che non fossi tu Hermione. Voglio passare la mia esistenza ad amarti con tutto me stesso, e infastidirti oltre ogni dire, prenderti in giro, irritarti e vedere quella meravigliosa espressione scocciata che ti viene fuori quando senti qualcosa che non ti piace.”
Rise commosso, come l’intera folla, ed Hermione lo guardò dal basso sentendosi davvero la ragazza più fortunata del mondo.
“Se mi farai l’onore di diventare tuo marito, ti prometto che ti farò irritare, divertire, scocciare, ridere, per il resto delle nostre vite. Insieme.” Concluse e prese la mano di Hermione nella sua, stringendola forte. “Hai ragione sono un genio nel fare i discorsi.”
 
 
You say swimming in the lake we'll come across a snake
It is real and then it's fake, feel its heartbeat
Feel what you heat, far so fast it feels too late

 
 
Hermione rise ancora, Kinglsey allargò le braccia. “Cosa rispondete?”
“Lo voglio.” Sussurrò la ragazza, avvicinandosi a lui. La folla sussultò di gioia.
“Lo voglio.” Disse poi Fred guardandola dall’alto, la folla esultò di nuovo, contenendosi a malapena.
“Allora, per i poteri conferitomi dal Ministero inglese, io vi dichiaro… marito e moglie.” Annunciò Kingsley ad alta voce con gioia. “Puoi baciare la sposa!”
Fred fece schioccare la lingua tra i denti, afferrò Hermione per la vita e la fece avvicinare a lui, facendola scontrare contro il suo petto. “Vieni qui signora Weasley.”
 
 
I'll take care of you if you'd ask me to
In a year or two, oh oh oh

 
 
Hermione rise e si aggrappò a lui, che la baciò con passione e amore, spostandosi in avanti e facendola piegare all’indietro. Tutti gli invitati si alzarono in piedi applaudendo ed esultando di felicità.
Fu un momento davvero meraviglioso, ed emozionante.
Quando si staccarono Hermione si voltò, dando le spalle alla folla e lanciò il bouquet, molti si alzarono in piedi per prenderlo, ma volò dritto dritto sulle gambe di Draco in seconda fila, che lo fissò per un attimo e sbarrò gli occhi sorpreso.
Hermione non appena lo vide scoppiò a ridere e Fred lo indicò al settimo cielo.
Draco si alzò in piedi stringendo il bouquet, e stese in aria il braccio per mostrarlo a tutti, che esultarono per lui, battendo le mani divertiti.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
Più tardi, subito dopo la grande cena nel pratone davanti alla Tana, sotto alle stelle, dove erano stati allestiti una dozzina di tavoli bianchi sotto un tetto di lucine, pieni di gente che rideva, mangiava, parlava, Hermione e Fred aprirono le danze per l’inizio della festa.
Con un lento, volteggiavano nel prato, a lato dei tavoli.
Nell’aria estiva risuonava “A Groovy Kind of Love”, di Phil Collins.
Fred fece un gesto con la mano aperta, e di nuovo, come al loro primo appuntamento, iniziarono a levarsi in aria e volteggiare intorno a loro centinaia di lucciole, avvolgendo i due giovani sposi e la pista da ballo.
Hermione e Fred iniziarono a girare in tondo, lentamente, le mani a mezz’aria congiunte, e le altre una in vita e l’altra sulla spalla di lui.
Scoppiarono a ridere non appena i loro sguardi si incontrarono. Hermione si guardò attorno, posando lo sguardo sulle lucciole attorno a loro, tornò a guardare Fred ammaliata, che fece una smorfia furba.
“E così… siamo sposati.” Affermò Fred fintamente serio.
“Eh si.”
“Chi lo avrebbe mai detto, io, sposato a vent’anni.”
“Già, tutti pensavano saresti stato l’ultimo a scuola…”
“In realtà tu pensavi che io sarei rimasto solo a vita, scapolo e infelice…”
“Perché non sembrava lo volessi a quel tempo…” si giustificò lei imbarazzata per quelle parole.
“Perché non avevo ancora vissuto dentro di te.” Disse lui dolcemente, poi sfiorò il ventre di Hermione.
“Non posso crederci che tra cinque mesi saremo in tre. E’ successo tutto così in fretta.”
“Hai paura? Perché io si… insomma… quando ho deciso che sarebbe stato tutta la mia vita, era perché credevo di aver perso te per sempre.” Sussurrò lei amara, “ma ora ho paura.”
“Non devi averne, ci sono io con te. Ce la faremo, insieme. Anche io ho paura, ma appena ti guardo, e vedo che cosa saremo… tutto passa.”
Hermione sorrise e abbassò lo sguardo, “è che tu hai già una carriera, io vorrei finire gli studi, non so nemmeno che voglio fare. Quando avrei dovuto pensarci ero occupata a salvare il mondo,” ridacchiò.
“Si si ci hai salvati tutti lo sappiamo.” Scherzò lui, poi tornò serio, “Hermione tu potrai fare quello che vuoi. Si certo sarà dieci volte più complicato, ma ci sarò io con te. Lo sai.”
Le sfiorò dolcemente una guancia e il suo sguardo caldo e sicuro convinse Hermione, le diede la sicurezza che a volte non aveva.
Si sorrisero e continuarono a danzare piano, in silenzio. Poi Draco arrivò dietro di loro, il bouquet ancora sotto braccio.
“Posso rubare la tua sposa per un momento?”
Fred si fermò, sorrise, e mise la mano di Hermione su quelle del biondo, allontanandosi e lasciandoli soli, tornando al banchetto.
Hermione si strinse a Draco guardandolo e iniziarono a ballare in cerchio, Hermione rise piano e si appoggiò con il braccio e il mento sulla sua spalla.
“E’ stato bellissimo oggi. Sei la sposa più bella dell’Universo Hermione,” sussurrò Draco.
“E tu un giorno sarai uno sposo bellissimo e molto fortunato,” rispose lei piano, indicando il bouquet che lui teneva in mano contro la sua schiena.
“Oh certo,” rise lui, ed Hermione si scostò appena per poterlo guardare negli occhi.
“Non ti ho mai detto nulla su quello che mi hai rivelato quella notte, prima di andartene dopo Silente…” disse decisa, ma Draco la interruppe.
“Non devi dire niente Hermione. Ho sempre sperato di essere io quello che ti sposava oggi, quello che fantasticava sul nostro amore, ma è andata così. Tu non sei mai stata innamorata di me, e va bene.
Io… ho capito che cercavo disperatamente qualcuno che mi amasse, ma tu hai fatto molto di più. Mi hai perdonato, mi hai accettato tra di voi. Ti devo tutto, e questo a me è bastato.
E’ per me ha significato più di ogni altra cosa. Sarei stato il ragazzo più fortunato del mondo a sposarti, ma…” spostò lo sguardo e fissò per un attimo Fred, che intratteneva gli ospiti al tavolo facendo ridere tutti con George, “sono stato un vero stronzo, per troppo troppo tempo. Non ti saresti mai potuta innamorare di me, anche se non ci fosse stato Fred.”
Hermione seguì il suo sguardo, “chi può dirlo,” sorrise dolcemente, “sei stato un grande amico Draco, fedele e coraggioso, e continuerai ad esserlo, vicino a me.”
Draco alzò lo sguardo su di lei senza capire.
“Credevi che ti avremmo lasciato tornare a Malfoy Manor? So che non ci vuoi tornare, c’è ancora tua madre lì. Il tuo posto è qui con noi.”
“Stai dicendo che… posso rimanere a vivere alla Tana?”
“Certo che si. Io e Fred rimarremo lì per un po’, poi ci sposteremo non lontano da qui. E George andrà a vivere con Angelina nell’appartamento sopra al negozio. Così la loro stanza sarà tua.”
Draco sentì il cuore accelerare a quella notizia, “davvero”?
“Potrai rimanere quanto vorrai, Molly e Arthur sono d’accordo, andranno comunque via per una vacanza, dopo la guerra hanno detto che ne avevano bisogno...” deglutì e cercò di non pensarci, scacciando via i brutti ricordi.
Draco l’abbracciò stretta, e si sentì comunque un ragazzo fortunato, perché aveva loro accanto in ogni caso, e non lo avrebbero mai abbandonato.
“Grazie Hermione. Fred è così fortunato…”
La ragazza sorrise dolcemente e gli posò un leggero bacio sull’angolo della bocca, un gesto che significava tutto per entrambi, che faceva capire quanto si volessero bene.
“Anche tu un giorno troverai una ragazza che ti farà sentire così.” Sussurrò e la musica si fermò, come loro.
Le lucciole intorno a loro si erano allontanate, spargendosi nel cielo nero, e Draco l’aveva riaccompagnata al tavolo da Fred, mentre tutti si alzavano e iniziavano a danzare a coppie o gruppi.
Fred aveva baciato Hermione dolcemente, chinandosi su di lei e aveva sorrise a Draco, strizzandogli l’occhio, “grazie” mimò con le labbra e Draco rispose con un breve cenno.
Perché Fred sapeva quanto Draco l’avesse amata, e quanto avesse messo da parte per lei, per la sua felicità, perché era arrivato tardi. Ma era felice che lui si sentisse a casa, e che fosse praticamente parte della famiglia.
Gli doveva molto. E la sua profonda amicizia, la sua casa, la sua gratitudine, erano un primo passo. Ovviamente dopo avergli salvato la vita…
 
La festa continuò allegra, la musica alta andò avanti fino all’alba, così come le danze, il mangiare, il divertimento.
Brindarono a tutti gli amici e compagni caduti. In guerra o prima. Fu una serata indimenticabile, c’erano davvero tutti.
Poco prima dell’alba, Molly e Arthur partirono, per la loro vacanza, salutarono tutti con affetto, promettendo che sarebbero tornati presto.
Gli ospiti iniziarono ad andare via, poco a poco, e i tavoli e la pista, illuminata da delle lampadine calde rotonde, si svuotò anch’essa.
Ron andò a dormire, seguito da Draco, Harry e Ginny, che entrarono nella Tana.
Quando furono rimasti soli, e ormai il sole quasi stava sorgendo all’orizzonte colorato di rosa, Fred prese Hermione in braccio, sollevandola da terra senza preavviso.
Lei cacciò un urletto divertito e si aggrappò al suo collo. Fred barcollò fino alla porta della Tana, erano entrambi un po’ brilli. L’aprì con un leggero calcio ed entrarono ridendo come matti per quella tradizione babbana che Fred aveva assolutamente voluto provare.
“Beh è stato divertente,” commentò una volta dentro, guardandosi intorno, poi si avviò verso le scale, senza lasciare Hermione. Arrivarono fino alla stanza dei gemelli ed entrarono chiudendo la porta dietro di loro. Hermione però sbatté la testa contro lo stipite in quella posizione mentre entravano, e scoppiarono di nuovo a ridere.
“Scusami Hermione”, fece Fred, ma non riuscì a trattenere la risata.
“Ouch.”
Fred la fece stendere sul letto e si sdraiò sopra di lei, puntellandosi con i gomiti per non pesarle. Erano ancora vestiti da cerimonia.
“Spero non ti dispiaccia stare nella mia stanza per un po’…”
“Affatto, lo sai quanto amo questo posto.”
“Un giorno avremo un posto tutto nostro.”
“Magari sulla spiaggia…”
“Così James potrà vedere il mare tutti i giorni.”
“Chissà in che casa sarà Smistato…”
“Chissà se sarà divertente come me, o noioso come la madre.”
Hermione gli fece una smorfia. “Sperò che verrà fuori secchione e rispettoso delle regole, ti farebbe impazzire,” immaginò divertita, provocandolo.
“Giuro che se non gli piacciono gli scherzi lo diseredo. Non ci voglio nemmeno pensare…”
“Sarebbe divertente…”
“E smettila. Tanto c’è tempo…”
“Si, abbiamo tempo per tutto questo.” Affermò Hermione sorridendo sotto di lui, ed era davvero grata che le cose fossero andate così. Perché entrambi per molto tempo avevano vissuto nella paura e nella certezza che di tempo non ce ne fosse affatto.
“Mi dispiace così tanto,” fece Fred con la voce rotta, guardando Hermione in viso, appoggiato sul suo vestito bianco da sposa, “ho rischiato di lasciarti da sola, senza di me. Sono sicuro che avresti trovato qualcuno che ti avrebbe amata come meriti… che ti avrebbe aiutato con James, ma ti chiedo scusa per…” non riuscì a finire. Era felice di aver salvato Draco, ma quel gesto era costato caro, anche se per fortuna, solo per poche ore.
Hermione gli mise le mani sulle guance e lo attirò a sé baciandolo con delicatezza, “sono felice che tu sia qui. Ti amo da impazzire Fred, non sarebbe mai stata la stessa cosa senza di te, non pensarlo nemmeno per un secondo.”
Si sorrisero e Fred sfiorò il naso di Hermione con il suo, “ora ti decidi a spogliarmi Fred Weasley, o ti serve una mano?” Lo provocò lei ridacchiando e mordendogli il naso.
Fred scoppiò a ridere attirandola a sé, “non aspettavo altro, signora Weasley…”
 
 

 
§
 
 
 
 
 
SETTE MESI DOPO LA BATTAGLIA DI HOGWARTS
 
 
 
 
 
 
Fred, senza vita, a terra. Bianco come un lenzuolo. La casacca verde imbevuta di rosso.
Tutti si voltavano a guardarla e si scagliavano contro di lei, Harry, Ron, Molly, Ginny, la strattonavano e la costringevano a guardarlo.
“E’ colpa tua, è tutta colpa tua.” Continuavano a ripetere come una cantilena, poi la schiacciavano contro di lui, forzandola ad appoggiare la testa contro il suo petto grondante di sangue, che si spargeva su tutta la sua faccia, a terra, sui suoi vestiti. Fred immobile sotto di lei.
E lei gridava, gridava, senza poter fare nulla.
 
 
Hermione si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, urlando di paura, madida di sudore. Il cuore che le galoppava nel petto. Tremava da capo a piedi.
Una piccola luce sul comodino si accese, e due braccia la strinsero a sé, facendo attenzione a non fare troppa pressione sulla pancia di Hermione, che ormai si era ingrandita parecchio.
“Hermione, Hermione sono io va tutto bene.”
Hermione scoppiò in lacrime e si aggrappò al petto di Fred, toccandolo per essere certa che fosse veramente lì con lei.
“Sei morto Fred, tu eri morto… non respiravi più, l’ho visto di nuovo…” gridava tra le lacrime, tenendosi a lui, guardò la grande cicatrice che gli attraversava il petto, non sarebbe più andata via, come quella sulla gamba, che lo avrebbe fatto zoppicare forse a vita.   
Segni indelebili del fatto che lo aveva quasi perso per sempre.
“No, no no, Hermione, tranquilla, sono qui, sono Fred, il tuo Fred. Sono vivo…non mi perderai mai,” ripeteva Fred per tranquillizzarla, e la stringeva forte a sé, “shhh, va tutto bene, va tutto bene.”
Poco a poco Hermione tra le sue braccia, seduta sul letto, si calmò, e tornò a respirare normalmente. Chiuse gli occhi e scacciò dalla mente la visione di Fred senza vita a terra, pallido, gli occhi chiusi.
No, lui era lì con lei. Lo guardò negli occhi, solo così si convinse che fosse sano e salvo.
“Sei qui Fred…”
“Si sono qui con te.”
“Non lasciarmi mai più ti prego,” singhiozzò lei abbracciandolo, e Fred la strinse ancora, e ancora, perché era l’unica cosa che poteva fare per farle capire che lui era lì, e non se ne sarebbe mai più andato.
Hermione sussultò quando sentì il bambino calciare, in modo anche abbastanza vivace. Guardò Fred negli occhi.
Lui le sfiorò il pancione ormai prominente e sorrise, avvertendo i calci, sarebbe stato un ragazzino pieno di vita, sembrava avere più di due gambe. “Hai visto? Stiamo tutti bene, andrà tutto bene Hermione. Io son qui con te.”
La fece sdraiare e appoggiare sul suo petto, accarezzandole piano la spalla e il braccio.
Grazie a quelle parole Hermione riuscì a tranquillizzarsi, e si riaddormentò serena con lui. Ma la paura non andò mai via veramente che, come gli incubi, ci mise molto, molto, tempo a sparire del tutto.
 

 
§
 
 
 
 
 
 
NOVE MESI DOPO LA BATTAGLIA DI HOGWARTS

 
 
 
 
 
 
 
Fred era seduto al tavolo della cucina della Tana, a capotavola. Era sera, appena dopo cena.
Draco viveva lì con loro, come Ron, Harry e Ginny per il momento. Nell’attesa di trovare un lavoro o continuare gli studi, e avere un posto tutto loro.
George era andato a cena a trovarli quella sera, ed era seduto vicino al gemello. Avevano fatto molta fatica a separarsi, e ogni volta che poteva, oltre il negozio, cercava di stare con il gemello.
Anche lui era perseguitato dagli incubi, da dopo la battaglia, dopo quello che era successo a Fred. Anche a lui, come Hermione, lo avrebbero perseguitato per sempre.
C’era anche Neville, che dopo aver legato molto con Draco, andava a trovarli quasi tutte le settimane, stava studiando per superare gli esami per poter insegnare Erbologia ad Hogwarts.
Harry e Ron stavano iniziando la carriera da Auror, mentre Ginny finiva l’ultimo anno, Hermione li avrebbe seguiti dopo essere uscita dalla maternità. Voleva intraprendere anche lei quella carriera.
Erano tutti assieme seduti intorno al tavolo, e giocavano a Cluedo, si erano appassionati a quel gioco dopo che Hermione glielo aveva fatto scoprire.
La pancia di Hermione ormai era enorme, indossava un lungo abito giallo a maniche corte, e rideva spensierata da quella bella serata.
“Io dico… che è stato Jack Mustard, nella Spa, con il candelabro.” Annunciò George, fissando le sue carte.
Draco sospirò, e segnò qualcosa sul suo foglietto come tutti, “maddai perché dovrei essere stato io?”
“Ti ho visto come guardi le carte degli altri… non mi convinci biondino.” Fece George con una smorfia.
Draco sorrise furbo e si mise la sigaretta tra i denti, agitando il piede sotto al tavolo, indeciso su cosa dire.
“Certo Hermione che sei enorme ormai,” commentò divertito Ron, che ormai faceva coppia fissa con Lavanda.
“In senso buono…” aggiunse il rosso cogliendo l’occhiataccia dell’amica, che minuta e bassina com’era la sua pancia sembrava ancora più enorme.
“Dovrebbe nascere a giorni…” Disse Fred entusiasta, non vedeva l’ora, mancava così poco.
“Abbiamo scommesso due galeoni che avrà i capelli rossi, ma i suoi occhi. La mia altezza, incrociamo le dita, e… il suo naso.”
“Speriamo,” commentò Ginny e si beccò una cartaccia in faccia da Fred e fece la sua mossa.
Hermione rise, ma improvvisamente sentì una fitta tremenda al basso ventre, come se le budella le si accartocciassero, tanto che le si mozzò il respiro. Si prese la pancia con una mano e si piegò dolorante.
“Fred…”
“E’ inutile che fai quella faccia Hermione, per una volta sto vincendo lealmente,” la sbeffeggiò il marito divertito.
“No Fred, credo che…”
“Okay d’accordo lealmente è un po’ esagerato… ma ho guardato le carte di George solo una volta…”
“FRED!” Gridò Hermione per attirare la sua attenzione, e tutti si zittirono.
“Il bambino…”
“Cosa?”
“Sta arrivando… ahhh!” Gridò di dolore, un’altra contrazione, erano arrivate vicinissime, era davvero il momento. Fred scattò in piedi, “o Merlino sta arrivando… cosa dobbiamo fare?”
A Draco quasi cadde la sigaretta di bocca dalla sorpresa, la spense immediatamente nel posacenere.
“Andare in ospedale potrebbe essere il primo passo…” commentò divertito Harry, mentre tutti si alzavano in piedi e Neville sorreggeva Hermione da dietro, aiutandola ad alzarsi.
Fred fece una smorfia agitato, “ma certo l’ospedale,” e corse di sopra per prendere tutte le cose di Hermione.
Hermione si lasciò sfuggire un altro grido di dolore soffocato. Faceva tremendamente male, ma era troppo felice, Draco arrivò in suo soccorso, aiutandola a stare in piedi.
“Non possiamo Smaterializzarci… come ci arriviamo al San Mungo?”
“La Ford di papà, è in garage, vado a prenderla.” Esclamò Ron correndo fuori.
“Hermione, andiamo,” fece Draco e l’aiutò a camminare fuori dalla porta insieme a George.
Harry sistemò un attimo il tavolo con la magia, aiutato da Neville e corsero fuori dietro di loro.
Ron li aspettava in macchina, il motore acceso, sulla stradina di sterrato. Camminarono fino a lì e fecero salire Hermione dietro, George guardò suo fratello.
“Ron spostati…”
“Ho diciotto anni, posso guidare. Faccio io.” Fece stizzito, George alzò le mani in aria e prese posto sul sedile del passeggero, “va bene fratellino vediamo come te la cavi.”
“L’ho già usata…”
“Si e hai quasi ucciso Harry e siete quasi stati schiacciati da un treno…”
“Siamo sempre QUASI stati uccisi da qualcosa… ma non è mai successo.”
“Stavo solo dicendo che…”
Hermione urlò di dolore da dietro, colpita da un’altra fitta. “Dov’è Fred?” Gridò poi afferrando Draco per i capelli e strattonandolo con forza.
“Ahia Granger! I miei…”
“DOVE DIAVOLO E’?”
“Non lo so, non lo so… eccolo!” Fece Draco dolorante, Hermione ancora attaccata alle sue ciocche bionde.
Fred si lanciò in macchina con loro insieme ad Harry, prendendo posto accanto ad Hermione; Draco fu schiacciato contro il finestrino.
Neville si avvicinò al finestrino da fuori, “io avverto i vostri genitori e Ginny. Ci vediamo là.”
“Grazie Neville.”
“Parti!” Fece Fred in ansia a Ron, che ingranò la marcia e la Ford partì per lo sterrato sgommando, alzandosi dal suolo pochi metri dopo. Ondeggiò in cielo per un po’, poi si stabilizzò, diretta al San Mungo.

 
 
§
 
 
 
Hermione fu messa su una barella, la mano stretta in quella di Fred, che correva accanto a lei per il corridoio dell’ospedale. Seguita da tutti gli altri agitati.
Quando arrivarono davanti ad una porta, l’infermiera li bloccò.
“Solo due possono entrare.”
“Ma noi…”
“Dobbiamo esserci tutti.”
“Mi dispiace sono le regole.”
“Ma io sono Harry Potter!”
“Già lei lo sa chi è lui?”
“Come ho detto, sono le regole.”
I giovani maghi sbuffarono e si sedettero sulle sedie in corridoio. Fred entrò con Hermione, che gli stringeva la mano con una forza incredibile per la sua piccola stazza.
“Ahi ahi ahi ahi.” Fece Fred piegandosi sotto alla sua stretta, “Hermione tesoro mi fai male…”
“QUESTO FA MALE!” Gridò lei sotto l’ennesima contrazione.
“AHHH! Okay scusa scusa scusa…”
Hermione gridò con quanto fiato aveva in gola.
Fred si allontanò per un momento, parlando con l’infermeria, guardò Hermione in panico, “torno subito Hermione!” E uscì dalla stanza correndo.
“Fred? Fred!” Lo chiamò spaventata; un attimo dopo rientrò.
“Fred cosa…”
“Sono George splendore, sono colpito dalla tua bravura di riconoscere tuo marito…”
“Scusa sono un po’ presa da altro in questo momento per distinguervi,” fece lei sarcastica, tenendosi la pancia con una mano. “Vi vestite pure simili e che cavolo!”
George ridacchiò, ma Hermione si sporse in avanti e lo afferrò per la collottola, facendolo chinare accanto a lei, “dove è andato?”
“Si è dimenticato i vostri documenti, si è Smaterializzato tornerà a momenti.” Fece George terrorizzato.
Hermione annuì.
“Di che cosa hai bisogno?”
“Mi tieni la mano?”
“Ma certo Granger…” fece George, ma un secondo dopo si liberò in un grido di dolore, sotto la sua potente stretta, “Granger piano! Così me la stacchi…”
“AHHH!” Gridò Hermione, senza ascoltarlo.
L’Infermiera si avvicinò, “le contrazioni sono più vicine, meno di tre minuti l’una dall’altra… sei molto dilatata, tra poco dovrai cominciare a spingere.”
“No! No! Fred…”
George le mise una mano sul viso con un sorriso dolce, “Granger ci sono io ora, ma Fred tornerà in un baleno, tranquilla.”
Si posizionò bene accanto al suo viso e le tenne la mano.
“Adesso devi spingere Hermione, al mio tre… uno due tre!”
Hermione spinse con forza, più volte, strizzando gli occhi, per poi lasciarsi ricadere sul cuscino stravolta.
Fred poco dopo arrivò spalancando la porta. “Eccomi eccomi sono qui!” Si bloccò sbarrando gli occhi a quella vista, sulla soglia.
“Fred molla quei documenti e porta le tue chiappe immediatamente qui!” Sbraitò Hermione facendolo sobbalzare.
Fred lasciò i documenti su un tavolo in ansia e si avvicinò a lei, dal lato opposto di George, prendendole l’altra mano.
L’infermiera si bloccò e si spostò, per parlare con un medico che supervisionava.
“Qualcosa non va?” Domandò Hermione iniziando a preoccuparsi.
“No niente di grave. Uno dei due non permette all’altro di uscire… sono incastrati.”
“L’altro?” Gridarono i tre in coro, allibiti.
“Sono due gemelli. Non lo sapevate?”
Hermione guardò Fred, e mentre a lui si disegnava un enorme sorriso in volto, lei si stava mettendo a piangere.
“Due gemelli? Abbiamo le facce di due che lo sapevano?”
George sorrise sognante, “questo si che è interessante. Complimenti gemellino, hai fatto doppia subito.”
“George giuro che quando sarò in grado di correre…preparati.” Soffocò un gemito Hermione, strizzando gli occhi.
Fred e George soffocarono una risata e si batterono il cinque di nascosto dietro alla ragazza piegata in avanti.
“Proviamo una manovra, quando te lo dico io, spingi.” Fece l’infermiera, con un sorriso di incoraggiamento.
“Ora!”
Hermione spinse con forza, e decisione, stringendo le mani ai due gemelli. Ancora e ancora. Poi finalmente un gemito.
Hermione aprì gli occhi e i due voltarono la testa verso l’infermiera, attenti.
“E’ un maschio.”
Lo portarono via un momento per lavarlo e fargli i controlli, poi Hermione sentì un’altra potente fitta.
“Arriva l’altro. Spingi ora!”
Pochi secondi dopo venne al mondo l’altro gemello, quello di cui non avevano idea, ma di cui erano immensamente felici e divertiti. Hermione si lasciò cadere stravolta sul cuscino, madida di sudore, i capelli appiccicati al collo, mentre Fred e George le accarezzavano la testa dolcemente.
Poco più tardi, entrarono nella stanza tutti i loro amici, per dare il benvenuto al nuovo arrivato, che scoprirono essere due.
Molly si mise a piangere alla notizia. Dietro di lei entrarono Arthur, Ron, Harry, Ginny, Draco e Neville. Sorrisero tutti a quella vista.
Hermione sdraiata nel letto teneva in braccio James, che dormiva beato, lo passò a Molly, che era diventata nonna per la seconda volta, dopo Bill.
Lo guardò con amore e gli diede un piccolo bacio sulla fronte. Arthur dietro di lei, le mani sulle spalle, parlottava allegro con la moglie.
Fred teneva l’altro in braccio, anche lui dormiva, camminava avanti e indietro, lo fece vedere a tutti, sorridendo.
Poi guardò George, “lo vuoi tenere?”
George tentennò un attimo, poi lo prese goffamente dalle sue braccia e sorrise, sentendolo subito vicino, il suo nipotino. Quasi si commosse, e Fred prese la mano di Hermione, sedendosi sul bordo del letto.
Si scambiarono uno sguardo ed Hermione annuì convinta. Fred si voltò verso il gemello, “Ehi Georgie, vuoi dargli tu un nome?”
“Io? No, voi non…”
“Non saremmo d’accordo comunque, così su due piedi poi…” fece Fred divertito.
“Siete sicuri?”
“Si.”
George guardò quel piccolo batuffolo tra le sue braccia, e sorrise dolcemente, le lacrime agli occhi, “Oliver…” sussurrò. Gli era sempre piaciuto come nome.
“James e Oliver, mi piace,” fece Fred fiero.
Hermione sorrise, e riprese in braccio James, mentre George poco dopo ridava Oliver a Fred.
Tutti rimasero lì a guardarli estasiati, commossi, da quella visione meravigliosa. Hermione e Fred, seduti uno accanto all’altro, cullavano i loro figli, guardandoli con amore e ridendo tra loro.
“Adesso sarà venti volte più difficile…” Commentò Fred divertito, dando un bacio sulla fronte ad Hermione, che si morse un labbro, non sapendo bene se essere spaventata o divertita, ma era così felice in quel momento nel vedere l’espressione toccata di Fred, che si dimenticò di ogni paura.
C’era lui con lei.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
CINQUE ANNI DOPO LA BATTAGLIA DI HOGWARTS
 
 
 
 
 
 
“Ah! JAMES!” Gridò Hermione spaventata, dalla cucina della loro casa sulla spiaggia. Era distante dalla Tana solo pochi chilometri, l’avevano trovata vicino ad un piccolo villaggio di maghi su una scogliera.
Loro erano qualche miglia fuori, sorgeva sulla sabbia, a pochi metri dal mare.
Era molto simile a Villa Conchiglia, era fatta di pietra, con il tetto rosso, due piani. Loro quattro ci stavano benissimo, ma andavano spesso alla Tana per stare tutti assieme.
Era perfetta. Piena di finestre, di luce.
Hermione balzò spaventata dal figlio che era spuntato a testa in giù dall’oblò che dava sul mare, prendendola di sorpresa.
“Quante volte ti devo dire che non devi…” ma un piccolo botto scoppiò in piena cucina, facendo trasalire nuovamente Hermione, e tutti i biscotti che stava cucinando saltarono in aria.
“OLIVER!”
Un ragazzino dalla chioma rossa uscì correndo come un matto da casa, Hermione lanciò sul bancone la teglia e lo seguì rabbiosa.
Si ritrovò davanti Fred che rideva come un matto, battendo il cinque ad Oliver, e allungandosi poi per recuperare James che se ne stava aggrappato sui rampicanti che avvolgevano la casetta.
“Grande Oliver, l’hai spaventata a dovere la mamma?”
“Si papà, ha fatto tanto rumore....”
“Ricordatevi, se vi chiede qualcosa, io non c’entro nulla…” Ma una voce tossicchiò dietro di lui irritata e lui imprecò a bassa voce, voltandosi e sfoggiando l’espressione più innocente e ammiccante che poteva.
“Hermione, amore… stavo proprio sgridando i ragazzi per…”
“Raccontala a qualcun altro…ti ho sentito benissimo. Non dovrebbero fare queste cose…”
“Tesoro stanno solo sperimentando la magia…”
“No, James sta facendo pratica di arrampicata,” sbuffò contrariata aiutando il figlio a scendere.
“Sono incastrato.” Fece lui mogio, a testa in giù.
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non poté non sorridere. Erano identici, in ogni cosa a Fred e George, sia di carattere che aspetto.
Avevano i capelli più rossi scuri, un mix dei loro colori, le chiome arruffate e leggermente boccolosi, solo quello avevano preso da lei. I visi erano Fred e George, gli occhi grandi e furbi, avevano però un particolare meraviglioso.
Erano color nocciola all’esterno, ma intorno alla pupilla erano azzurri, come quelli del papà di Hermione. Ma l’espressione furba, malandrina, era la loro. Come il taglio della bocca, del viso.
Fred si arrampicò essendo il più alto e lo scastrò divertito, facendolo volteggiare con una magia a mezz’aria, e riprendendolo al volo in braccio.
“Ma sei incredibile James… così piccolo e ti arrampichi già così bene?”
“Io non sono riuscito a creare il fuoco d’artificio papà, ha fatto solo rumore!” Fece Oliver da terra, offeso e abbattuto.
Fred rise e se lo mise sull’altra forte spalla. “Non ti preoccupare Oliver, un giorno ci riuscirai,” e strizzò l’occhio ad Hermione, che sospirò divertita suo malgrado.
“Forza, andiamo, o arriveremo tardi per il compleanno di Roxanne alla Tana.”
“Si, andiamo da zio George, zio Draco, zio Harry e zio Ron!” Gridarono i due all’unisono, correndo dentro casa per prepararsi, facendo scoppiare a ridere i due genitori per la loro sincronia.
Si erano davvero come Fred e George.
“Fa già tre anni Roxanne?” Domandò Fred sconvolto, prendendo Hermione per la vita e seguendo i figli dentro.
“Si è incredibile, e la figlia di Draco tra poco ne farà quattro.”
“Scorpius quanto ha?”
“L’età di Albus. Due.”
“Wow.”
“Sono bellissimi vero?” Domandò Fred quando furono dentro, fissando i due gemelli che si rincorrevano per il salotto e la cucina, facendo a gara poi chi si vestiva per primo.
“Si, è vero.” Mormorò Hermione baciandolo dolcemente sul collo, e guardandoli con immenso amore.
 
 
 
 
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QUATTORDICI ANNI DOPO LA BATTAGLIA DI HOGWARTS
 
 



 
“Ma dove saranno finiti?” Domandò Harry spazientito, guardando l’orario.
Le undici meno un quarto.
“Eccoli!” Fece Ginny indicando un gruppo di persone che si avvicinavano. Fred, George, Hermione, Angelina arrivarono trafelati, seguiti dai tre rispettivi figli, che correvano trainando i carrelli.
“Finalmente.”
“Scusate, non trovavamo il gufo.” Si giustificò Fred, che non era mai, mai in orario, come George.
James e Oliver si staccarono dal gruppo e andarono subito a infastidire il controllore. Loro erano al quarto anno.
Si erano alzati tantissimo in quegli anni, erano alti quasi come il padre. I capelli rossi scuri boccolosi arrivavano quasi alla fine del collo e ricadevano in tante ciocche ribelli sulla fronte. Gli occhi brillanti luccicavano come quelli di Fred e George, e più crescevano più gli somigliavano, il sorriso, le smorfie, il modo di parlare, di camminare, e di comportarsi… quello era il problema maggiore. Erano identici tra loro come lo erano Fred e George.
Roxanne li guardò sbuffando, e si avvicinò ai figli di Ron e Lavanda e Ginny e Harry, sotto lo sguardo divertito di George, la cui figlia invece aveva preso quasi tutto dalla madre.
Hermione prese fiato per la corsa, abbracciando Harry e Ron con affetto. Mentre Fred stringeva Ginny.
“Come state?”
“Albus era un po’ nervoso, ma ora va tutto bene.” Sussurrò Harry all’amica.
In quel momento arrivò Draco con Astoria. Seguiti dai figli Scorpius, il quale andava anche lui per la prima volta ad Hogwarts come Albus e il figlio di Ron. I capelli erano bianchi come il padre, come il suo viso affilato, anche Daisy, sua sorella, gli assomigliava molto ed era al terzo anno.
Scorpius salutò con gioia Albus e iniziarono a parlare.
“Oh andiamo vogliamo vedere come funziona il treno…” Sentirono le voci di James e Oliver che si finivano le frasi a vicenda poco distanti.
“Le promettiamo che non le daremo fastidio.”
“Lo avete detto anche l’anno scorso, e avete fatto scoppiare uno di quegli affari nella mia carrozza, ho dovuto fermare il treno.”
“E’ stato un incidente!”
“Lo giuriamo!”
“Era la Polvere Buio Pesto Peruviana…”
“Mi è scivolata dalla tasca…”
“…Ci deve credere, non accadrà questa volta.”
Ma il controllore fu irremovibile, e i due tornarono mogi, salutando il resto della famiglia.
“Ehi Daisy,” fecero i due in coro rivolti alla ragazza bionda, che li fissò alzando un sopracciglio.
“Come va dolcezza?” Domandò Oliver alzando il mento spavaldo, e James cercò di appoggiarsi al muro di mattoni per assumere una posa sensuale, ma scivolò e per poco non cadde.
Oliver inciampò su di lui e puntò i piedi per non ruzzolare a terra, tenendosi al fratello. I due si rialzarono e sorrisero imbarazzati.
Daisy si sistemò i lunghi capelli biondi sghignazzando, quel sorriso di scherno era uguale a quello di Draco; e si voltò dall’altra parte.
Tutti gli adulti poco distanti vedendo la scena scoppiarono a ridere. Draco sospirò, “non ci imparenteremo mai se va avanti così…” scherzò divertito.
“Questo si che non l’hanno preso dal padre,” commentò acido Fred, scuotendo la testa per la poca bravura dei suoi figli con le ragazze.
La goffaggine infatti era, cento per cento, di Hermione, e quel tratto distintivo, più quelli dei gemelli, avevano fatto uscir fuori due comici nati. I quali tornarono affranti indietro, rifiutati entrambi.
“E’ colpa tua, mi sei caduto addosso!”
“Perché tu scivoli su ogni cosa, anche sulla pietra. Come si fa a scivolare su questo pavimento? Solo tu…”
“Piantala.”
“Piantala tu.”
“Smettetela voi due.” Li fermò Hermione, poi si rivolse ad uno dei due.
“James, hai tutti i libri?”
“Io non sono James, lui è James.”
“Già. Lui è Oliver. Come fai a non riconoscerci donna?”
“Sei o non sei nostra madre?”
Hermione guardò Fred, chiedendogli aiuto con lo sguardo, il quale si scambiò uno sguardo commosso con George ricordando quando era successo a loro, di prendere in giro Molly con la stessa tattica, molti, molti anni prima.
Hermione sospirò.
“Mamma secondo me non riconosci neanche papà da zio George.”
“Solo per l’orecchio forse…”
“La mamma in questo era molto brava invece,” la difese Fred strizzandole l’occhio.
“Beh un paio di volte è successo però,” si intromise George tirando una piccola gomitata ad Hermione e strizzandole l’occhio.
“Una volta George, una. Non me la lascerai mai passare vero?”
“Oh no,” Schioccò le labbra lui divertito.
“Non vi ha accettati in carrozza?” Domandò Fred divertito ai figli, indicando con il mento il conducente che si guardava intorno con aria sospetta.
“Ce l’ha ancora con noi per l’anno scorso…a Oliver è caduta la Polvere per sbaglio e…”
“Perché avevate uno dei prodotti di vostro padre per andare ad Hogwarts?” Domandò seria Hermione incrociando le braccia.
I due si scambiarono uno sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Il padre e George andarono in loro soccorso.
“Temo sia colpa nostra…”
“Eh si, sono venuti al negozio un giorno e potrei avergli dato un paio di prodotti da portare a scuola…”
“CHE COSA?”
“Tesoro, è da anni che Hogwarts non vede dei prodotti di scherzi degni di nota… volevamo solo dare una piccola spinta.”
“A fare che? Cacciarsi nei guai?” Domandò ironica Hermione ai due.
“Tanto la Preside McGranitt ci adora, una volta ci ha addirittura coperti. Che donna…” Dissero i due giovani maghi in coro.
Fred e George si guardarono furbi, “è un amore di famiglia da anni…”
“Tutto quello che avete è confiscato in ogni caso, date qua.” Fece Hermione severa allungando una mano.
I due a malumore tirarono fuori dalle tasche di tutto, Orecchie Oblunghe, la Polvere Buio Pesto, Merendine Marinare.
Hermione sospirò e si voltò verso Draco per parlare. I due si allontanarono ma Fred e George li fermarono.
“Vi abbiamo messo nelle borse alcuni dei nuovi prodotti del negozio, se riusciste a fare uno scherzo al professor Paciock…”
“… vi saremmo molto grati.”
“mi raccomando, massimo svenire per un giorno, qualche effetto collaterale, nulla di mortale…”
“Ci siamo intesi?”
I due annuirono e li abbracciarono, poi raggiunsero un gruppo di amici.
Fred e George tornarono indietro e si riunirono al gruppo di adulti.
“Tu dove speri di finire?” Domandò Albus a Scorpius, che erano appoggiati alla parete accanto ai genitori.
“Mhh, forse Grifondoro.” Ripose lui convinto e tutti guardarono Draco che si appoggiò anche lui con la schiena poco distante al muro e si mise una mano sul petto.
“Questa ha fatto male…” disse con una smorfia, e tutti risero.
Uno scoppio poco lontano li fece tutti voltare e videro James e Oliver in mezzo ad un gruppo di amici che li circondavano, e pendevano dalle loro labbra, che si passavano in aria un piccolo fuoco d’artificio blu, prendendolo al volo.
James lo lanciò un’ultima volta in alto, da dietro la schiena, e Oliver lo prese al volo con la mano, facendolo sparire.
Il treno fischiò e si levò il fumo bianco.
Si voltarono verso i genitori e la famiglia, per recuperare i carrelli, mentre tutti iniziavano a salire sul treno.
James e Oliver, affiancati dai genitori parlavano tra loro entusiasti dell’incantesimo riuscito.
“Hai visto papà?” Chiese Oliver con gli occhi che brillavano, mentre Fred li aiutava a caricare i bagagli sul treno.
“Ce l’abbiamo fatta!” Esclamò James aiutando poi Oliver a salire sul treno con lui, una volta sistemati i bauli.
“Ho visto ragazzi. Siete stati forti.” Disse Fred felice e lui ed Hermione li seguirono da fuori, camminando sulla banchina, mentre i figli camminavano per il corridoio e trovavano uno scompartimento vuoto. Si affacciarono dal finestrino, le braccia conserte che sporgevano, con lo stesso sorriso compiaciuto dipinto in volto.
“Sapete…io non ci sono riuscito fino ai quindici anni…” iniziò a spiegare Fred ai figli, “mi ha insegnato la mamma a creare la prima scintilla fatta come si deve…”
“Davvero”? Domandò Oliver sconvolto, guardando sua mamma dall’alto, che rise al ricordo. “Tuo padre e tuo zio stavano cercando di crearne una con i loro esperimenti, ma stavano solo facendo un gran casino,” iniziò a raccontare Hermione, “ma io gli ho dato una mano, creandone una e gliel’ho lanciata dritta in faccia! Li ho bruciacchiati per bene…”
“Noooo!” Fece James colpito. “E cosa è successo poi?” Domandò mentre il treno fischiava di nuovo e iniziava lentamente a muoversi.
Fred ed Hermione si scambiarono uno sguardo carico di significato. L’abbracciò stretta e alzarono entrambi la mano libera per salutare i figli che si sbracciavano dal finestrino.
“Poi è successo tutto quanto,” mormorò Fred senza staccare gli occhi da Hermione, che sorrise dolcemente e ricambiò lo sguardo, risero ricordando ogni cosa insieme, guardando il treno allontanarsi sulla banchina e sparire dietro alla curva, stretti l'un l'altra, inseparabili.
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine. 









NOTA DELL'AUTRICE: Ed eccomi qui, con l'ultimo capitolo e l'ultima nota di questa storia. Questo epilogo è stato meraviglioso da scrivere, leggero, intenso, emozionante. Tutto è andato bene alla fine. Sono felice di questo, perchè all'inizio non doveva essere così, avevo altri piani.
Però sono davvero contenta che sia andata così alla fine, perchè è il finale perfetto per me, dopo una storia del genere. Ora penso che non poteva andare in altro modo. Io vorrei ringraziarvi un'ultima volta per aver seguito dall'inizio alla fine la mia storia.
Sono felice di avervi fatto ridere, emozionare, piangere, arrabbiare, spaventare.... perchè per me come per voi è stato un mix di tante emozioni diverse, di ogni tipo, che mi hanno tenuto compagnia in questi mesi strani fino ad oggi.
Mi sento un po' orfana di storia adesso, un po' vuota, ma è anche giusto che sia così, doveva finire questa magia prima o poi, e io sono soddisfatta di quello che è venuto fuori, da amante di Harry Potter, ma soprattutto da "spero" futura scrittrice. Per me molte delle cose che mi avete scritto nei commenti significano molto anche per questo.
Beh, io non ho nient'altro da aggiungere. Fatemi sapere numerosi cosa ne pensate di questo finale nei commenti. 
Un grande abbraccio e bacio per l'ultima volta.




La vostra Marghe. 

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