The power of love

di MauraLCohen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cervicale ***
Capitolo 2: *** Incidente stradale ***
Capitolo 3: *** Sbronza ***
Capitolo 4: *** Influenza ***
Capitolo 5: *** Insogna ***



Capitolo 1
*** Cervicale ***


Prompt: cervicale 
Parole: 368


Kirsten pressò le dita sul collo, inarcando la testa all’indietro. Le luci del Newport Group le stavano torturando gli occhi, già stanchi e in fiamme per la lunga giornata. Il dolore della cervicale si stava intensificando a tal punto che anche la testa iniziava a tirarle. Era esausta. Davanti a lei troneggiava sulla scrivania il plastico dell’abitazione tipo e il progetto su cui aveva passato le ultime otto ore. Continuò a massaggiarsi il collo come poteva, nel tentativo di alleviare il dolore, ma tutto sembrava inutile; forse era ora di chiudere e andare a casa: era rimasta solo lei in ufficio, persino Caleb era andato via. Kirsten si mise a raccattare le proprie cose dalla scrivania, controllò il cellulare e si rese conto che erano quasi le dieci di sera, si stava per alzare dalla sedia quando vide la figura di Sandy appoggiato allo stipite della porta. « Non è un po’ tardi per restare in ufficio? » le chiese l’uomo, avvicinandosi alla scrivania. 
« Stavo giusto per venire a casa » rispose, sorridendo stancamente al marito. « Non mi ero accorta dell’orario. »
Sandy si chinò su di lei per baciarla. « Stanca? » domandò premuroso. In quel momento una fitta di dolore obbligò Kirsten a strizzare gli occhi e a tenersi il collo con una mano. « La cervicale mi sta uccidendo. » Il tono non lasciava dubbi sull’intensità del dolore. Sandy le accarezzò i capelli, facendo scivolare le mani sulle sue spalle; poggiò i pollici contro il collo di Kirsten e lì esercito una lieve pressione, iniziando a muovere le dita in senso orario. 
Kirsten si lasciò scappare un gemito. 
« Meglio? » si preoccuppó Sandy. 
« Decisamente » rispose lei, piegando la testa in avanti ed esponendo il collo ancora di più. Sandy sorrise e senza smettere di darle sollievo con quel massaggio, le posò un bacio sulla pelle diafana, un po’ arrossata dall’attrito con le sue dita. « Allora ho fatto bene a passare » commentò lui mentre il proprio respiro contro la sua pelle le fece il solletico. Kirsten portò la propria mano su quella di Sandy e sorrise. « Ti amo » sospirò, chiudendo gli occhi nel momento in cui sentì aumentare la pressione sul collo. 

 


N.d.A. 
Ciao a tutti e bentrovati ancora una volta! Come procede la vostra quarantena? Io non ho di che lamentarmi, se devo essere onesta. Scrivo, leggo, mangio (tanto!) e guardo qualche serie TV. 
Oggi, come penso sappiate, su Italia1 è tornato il mio amato The O.C. con i primi due episodi: Orange County Il nascondiglio perfetto. Non vi nego che sono stra felice di fare il ventordicesimo rewatch di questa serie (anche se in realtà avevo già in corso quello della terza stragione xD), nonostante i primi episodi mi lascino sempre un po' di amaro in bocca a causa dei numerosi attriti tra la mia Kiki e Sandy. Li amo troppo per vederli litigare, perciò non vedo l'ora che si arrivi ai momenti pieni di fluff e amore. 
Per celebrare questo ritorno, comunque, ho pensato che fosse una bella idea lanciarmi in una piccola pubblicazione (visto che tanto non lo faccio mai, neh) di brevi flashfic in cui vi racconto qualche missing moments dei miei Kandy – così ci disintossichiamo insieme dalla presenza morbosa di Jimmy in questi primi episodi. 

 

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Capitolo 2
*** Incidente stradale ***


Prompt: incidente stradale
Parole: 412



Sandy stava tornando a casa dall’ufficio, era molto tardi e il sonno iniziava a farsi sentire. In quei giorni lavorava come un matto ad un caso di frode ed aveva bisogno di recuperare le energie. Aveva gli occhi puntati sulla strada, cercando di rimanere concentrato, ma le palpebre presero a calargli ad intermittenza. Sentiva il corpo indolenzirsi, la bocca seccarsi e la testa farsi man mano più leggera. Era così rilassato, così… Gli occhi gli si aprirono di colpo, davanti a lui il guardrail della grande carreggiata su cui la macchina procedeva spedita. Il rumore del telaio in frantumi gremì l’aria, poi il silenzio. La testa di Sandy schiacciata sul volante perdeva sangue incessantemente.

*

Il telefono squillava all’impazzata ma ci volle un po’ perché Kirsten, a mollo nella vasca, poté sentirlo. Quando se ne rese conto, si avvolse in un asciugamano e velocemente arrivò in camera da letto per afferrare la cornetta.
« Pronto? » esordì. 
« Signora Cohen? » Una voce gentile rispose dall’altro capo.
« Sì, sono io, chi parla? » Il tono era preoccupato.
« La chiamo dall’ospedale. Suo marito ha avuto un incidente. È in sala operatoria al momento. » 
Il telefono le cadde dalla mano, finendo sulla moquette ai piedi del letto. 
Kirsten non disse più nulla. Il cuore le salì in gola e uno spasmo le scombussolò lo stomaco. 
« Signora Cohen? Pronto? È ancora lì? » si sentiva in sottofondo.

*

Ora Kirsten sedeva accanto a Sandy, privo di sensi. Il dottore le aveva detto che non c’era da preoccuparsi e che il marito era fuori pericolo, doveva solo essere paziente ed aspettare che si svegliasse. E lei così stava facendo. Gli teneva la mano e lo guardava: il volto tumefatto e i capelli sporchi di sangue. Non riusciva a vederlo conciato in quel modo, faceva dannatamente male. Kirsten a stento riuscì a rigettare dentro le lacrime, alzando il viso verso il soffitto. La luce bianca della stanza era terribilmente fastidiosa. Riportò gli occhi sul marito e gli accarezzo il capo mentre con l’altra mano stringeva la sua. « Sandy, mi senti? » chiese e in quel momento desiderò profondamente di sentire una risposta, che, però, non arrivò. « Perché non mi senti? » Un singhiozzo la interruppe. « Perché non ti svegli? » Un altro singhiozzo. « Sandy… » In quel momento Kirsten sentì stringersi la mano. Sandy aveva ancora gli occhi chiusi, ma le sue dita erano strette in quelle di lei. Anche in quelle condizioni, anche incosciente, riusciva a non lasciarla mai. 

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Capitolo 3
*** Sbronza ***


Prompt: sbronza;
Parole: 400
 

Era un normale giovedì sera come tanti, questo significava che alla Berkeley University le matricole stavano facendo festa, tra alcol scadente e musica assordante. Il giovane Sandy Cohen era sempre in prima linea quando si trattava di divertirsi, ma quella sera dovette restare nella sua stanza a preparare l’esame imminente. Stava provando ad imbastire un discorso sugli emendamenti, ma venne interrotto da un intenso bussare alla porta. Andò ad aprire e si trovò davanti il suo amico Paul, un po’ preoccupato. 
« Hey, Po! Che succede? » chiese Sandy, incuriosito dall’espressione provata del ragazzo. 
« Dovresti venire a recuperare Kirsten. È con Helen, completamente ubriaca. »
« Kirsten, ubriaca? » Sandy scoppiò a ridere, « Questa sì, che è nuova. » 
I due raggiunsero la stanza del dormitorio in cui si stava svolgendo la festa e lì trovarono Helen seduta su un divanetto blu insieme a Kirsten quasi in catalessi. 
« Menomale che sei arrivato » commentò la ragazza, portando lo sguardo da Kirsten a Sandy. « Ha buttato giù un bel po’ di birre e qualche bicchiere di tequila. Non si regge in piedi. » 
Il corpo di Kirsten era appoggiato allo schienale e la testa moriva sul bordo. Teneva gli occhi chiusi e il viso contratto in un’espressione sofferente. Era completamente ubriaca. 
« Mi gira tutto » si lamentò a bassa voce, portandosi entrambe le mani tra i capelli. Sandy le sorrise, intenerito da quell’immagine. 
« La festa è finita, Ki. Vieni, ti porto a letto » le disse, prendendola in braccio. Lei mugugnò qualcosa di incomprensibile mentre appoggiava la testa al petto di Sandy. Questi salutò gli amici e si allontanò con Kirsten; non voleva lasciarla sola, così sbronza, sarebbe stata una nottata infernale per lei e per non parlare del risveglio, perciò, anziché portarla nella sua stanza, il giovane Cohen la mise a riposare nella propria. Scostò le coperte e l'adagio delicatamente, spostando i libri su cui poco tempo prima stava studiando. Si coricò al fianco di Kirsten, che era crollata in un sonno profondo appena aveva appoggiato la testa sul cuscino, e le cinse le spalle con un braccio, avvicinandola a sé. Sul viso aveva dipinta l’espressione di una bambina e Sandy non riusciva a resisterle. Si chinò su di lei e le baciò la fronte, prima di riprendere in mano il manuale di diritto per tornare a studiare, con Kirsten che riposava su di lui. 

 
N.d.A.
Ehilà gente! Come va la vita? Perdonate il ritardo della pubblicazione di oggi: sono consapevole del fatto che le due di mattina non siano esattamente l'orario migliore per postare una drabble; ma tra cervicale e quant'altro, devo ammettere di essere stata un po' presa. Fortuna che ho Kierkegaard e Kiki a farmi compagnia, altrimenti sapete che noia! 

 

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Capitolo 4
*** Influenza ***


Prompt: influenza;
Parole: 480
.
 

Il sole stava appena iniziando a sorgere quando Sandy si scostò di dosso le lenzuola per mettersi seduto. Intorno a sé la stanza era silenziosa e leggermente illuminata dalle timide luci dell’alba. Quella era la parte della giornata che l’uomo preferiva: la calma che si respirava quando tutti dormivano gli lasciava addosso una bella sensazione; come ogni mattina, si sistemò per andare a fare un po’ di surf, sperando che ci fossero onde stupende ad aspettarlo. Dal bagno tornò in camera da letto, per salutare Kirsten che ancora dormiva rannicchiata su un fianco. Sandy si avvicinò al suo viso, piano per non svegliarla, ma quando poggiò le labbra sulla sua fronte si rese conto che era in fiamme. Kirsten stava sudando freddo e il volto era contratto in un’espressione sofferente. Sandy le accarezzò un braccio. « Tesoro? » la chiamò e lei prese a muoversi lentamente, strizzando lievemente gli occhi. Sandy la chiamò ancora, finché Kirsten non si svegliò del tutto. 

« È già ora di alzarsi? » si lamentò lei, mentre il dolore alla testa sopraggiungeva violento, costringendola a chiudere gli occhi di colpo. 

« Hai la febbre alta » disse Sandy, accarezzandole i capelli. « Ti preparo qualcosa da mangiare, così puoi prendere l’aspirina. » 

Kirsten annuì tenendo le mani pressate sulle tempie. Il dolore la stava uccidendo e sentiva tutto il corpo andare a fuoco. Si tolse di dosso tutte le coperte, rimanendo distesa a letto con solo la vestaglia a coprirla. Dio, ci mancava l’influenza, pensò. Lei odiava stare male; odiava non poter lavorare e dover rimanere imprigionata tra i cuscini, agonizzante, mentre tutto il resto del mondo correva veloce in preda ai mille impegni. 

Sandy, fortunatamente, ci mise pochi minuti a tornare, distogliendola da tutti quei pensieri che le stavano affollando la mente. Aveva in mano il vassoio con le uova strapazzate e il cappuccino decaffeinato per cui la moglie andava matta. Appoggiò la colazione sul comodino vicino a lei, seguita dal bicchiere d’acqua con l’aspirina e il termometro. Sandy le prese prima la temperatura: 102.2. Era decisamente troppo alta. 

« Visto? Avevo ragione ieri a dirti di prendere una giacca. » 

« Non sei d’aiuto » rispose ironicamente Kirsten, mettendosi seduta. « Ci mancava solo il raffreddore » aggiunse, sbuffando, mentre Sandy gli porgeva il cappuccino e le uova strapazzate. 

« Stai a letto e riposati » le disse con fare paterno. « Passerà in un lampo. »

« Me lo auguro » rispose Kirsten, prendendo un sorso dalla propria tazza, poi riportò gli occhi sul marito, assumendo un’espressione curiosa. « Ma tu non dovresti essere in spiaggia a quest’ora? » 

Sandy fece spallucce, sorridendole mentre le si sdraiava vicino. « E lasciarti sola in casa, moribonda? Mai. Il surf può aspettare » le rispose, posandole un bacio sulla fronte. Lei gli sorrise di rimando. « Grazie » bisbigliò, rannicchiandosi tra le sue braccia.

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Capitolo 5
*** Insogna ***


Prompt: insogna
Parole: 818


Era notte fonda e fuori dalle finestre di casa Cohen si respirava una piacevole aria di tranquillità. La casetta in piscina riposava, il giardino interno era avvolto nel silenzio e le luci delle stanze erano tutte spente, o quasi. Lo studio di Sandy era ancora sveglio e operativo. L’avvocato, infatti, si stava immergendo nella lettura di svariati fascicoli inerenti al nuovo caso su cui da qualche giorno lavorava. Una famiglia rischiava di prendere il proprio figlio perché l’assicurazione sanitaria non copriva un intervento, ritenendolo troppo sperimentale. Sandy voleva disperatamente trovare un modo per risolvere la situazione e permettere ad una madre di non dover guardare morire il proprio bambino per uno stupido cavillo burocratico. Si stava impegnando a tal punto da averci perso il sonno. 

Kirsten, intanto, dormiva al piano di sopra, avvolta dal buio della camera da letto e dal piacevole tepore delle lenzuola. Si girò su se stessa, finendo sul cuscino vuoto del marito. Istintivamente gli occhi di Kirsten si aprirono, ma non riuscirono a vedere nulla a causa dell’oscurità; mosse lentamente le mani sulla superficie del materasso, percependo la stoffa sgualcita delle lenzuola. Cercava Sandy, ma lui non c’era. Anche quella notte doveva essere rimasto in piedi, pensò, mettendosi a sedere con la schiena contro la spalliera. L'incessante smania di aiutare gli altri era una caratteristica di Sandy che Kirsten amava profondamente, ma si rendeva conto che il marito, spesso, si lasciava trascinare eccessivamente dalla cause che seguiva. Era come se quelle famiglie e i loro problemi, gli entrassero sotto pelle. Andava avanti così già dai tempi di Berkeley; Kirsten, ormai, aveva perso il conto delle notti in cui lo aveva trovato addormentato sul pavimento, tra il tavolino e il divano, circondato da mille scartoffie. Quell’immagine le dipinse sul viso un sorriso nostalgico; gli anni a Berkeley erano stati i più belli della loro vita: avevano vissuto lì la maggior parte dei momenti più importanti della loro storia: dal primo incontro, fino alla nascita di Seth. Era strano pensare a come il tempo fosse volato veloce e a quanto entrambi fossero cambiati. Kirsten allungò la mano sul comodino per accedente l’abat jour e rischiarare gli ambienti della stanza. Si mise in piedi per cercare l'accappatoio bianco, non ricordandosi dove lo avesse lasciato la sera precedente. Quando lo ebbe trovato, ci si avvolse dentro mentre scendeva le scale per andare al piano di sotto. Com’era prevedibile, l’unica luce accesa era quella dello studio di Sandy. Kirsten si avvicinò alla stanza senza fare troppo rumore: non voleva disturbarlo. Lo trovò con il capo reclinato sulla poltrona ed entrambe le mani a coprirgli la faccia, mentre sulla scrivania vi erano decine di fogli e cartelle. Rimase a guardarlo per un po’ senza dire niente: anche con l’aria così stanca, con i capelli spettinati e il viso crucciato, Sandy appariva agli occhi della moglie terribilmente attraente. Sorrisero entrambi quando i loro sguardi si incrociarono. 

« Che fai in piedi? » chiese l’uomo con fare premuroso. Kirsten fece spallucce, camminando verso di lui. « Ti stavo cercando. Non sei venuto a letto. » 

Sandy scosse la testa, esausto. « Scusami, ma questo caso mi sta uccidendo. Non so davvero come aiutare gli Hughes ad uscire da questa storia. È incredibile… » fece una pausa mentre Kirsten si sedeva su di lui, portandogli le braccia al collo. « È incredibile quanto sia ingiusta tutta questa situazione. Il figlio ha appena dodici anni. » Un sospiro sommesso gli scappò dalle labbra e gli occhi gli si incupirono al pensiero di tutta la sofferenza che i suoi clienti dovevano star patendo in quel momento. « Ho le mani legate » proseguì, guardando la moglie. A Kirsten si spezzava il cuore nel vedere Sandy così turbato; sapeva che la sua preoccupazione era sincera: a lui non importava dei soldi né della carriera, l’unica cosa che voleva era aiutare gli altri. E lei voleva davvero poter alleviare le sue pene in quel momento, ma non sapeva come. Gli accarezzò i capelli con le dita, liberando la fronte dalle ciocche ribelli che lo stavano infastidendo. Lui le sorrise, stringendola a sé. 

« Vedrai che troverai un modo per aiutarli » lo rassicurò Kirsten, sorridendo di rimando. « Nessuno meglio di Sandy Cohen sa come affossare il sistema. » 

Sandy sospirò. « Stavolta credo proprio che sarà il sistema ad affossare me. » E a giudicare dalla rassegnazione nel suo sguardo, ci credeva davvero. Kirsten gli prese il viso tra le mani e gli baciò dolcemente le labbra. « Io ho piena fiducia in te e anche tu dovresti averne. E comunque vada, qualsiasi cosa succeda, io sarò lo stesso orgogliosa di te, perché so che avrai fatto l’impossibile per cercare di aiutare quella famiglia. » 

« Ti amo, lo sai, vero? » le rispose Sandy, accarezzandole il braccio. Kirsten annuì, ridacchiando. « Lo sospettavo » scherzò, riavvicinandosi al viso del marito per baciarlo ancora. 

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