Bring me to life

di Dolceninfa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bring me to life ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***



Capitolo 1
*** Bring me to life ***


"Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno di un amore"

La canzone di Marinella.

 

 

-Vi è mai capitato di desiderare di poter tornare indietro nel tempo? Avete mai sentito dentro la vostra mente il bisogno impellente di poter cambiare qualcosa nella vostra vita? Di riuscire a riavvolgere il nastro, modificando ciò che ritenete abbia causato più danni al vostro presente, per poter raggiungere un pò di pace? - pausa di qualche secondo -Io lo faccio continuamente. Chiudo gli occhi e mi concentro sul mio passato, cercando di individuare quale evento abbia condotto me a tale punto. Cosa è scattato, quale è stato l'interruttore che, acceso, ha dato inizio alla sequela di errori a cui non posso rimediare? Cresciamo con l'illusione che gli errori non siano altro che dei maestri di vita, che servano ad imparare la lezione nel modo più duro, ma spronano anche a poter cambiare, a fare di meglio la prossima volta. Ci istruiscono consegnandoci una gomma, capace di cancellare ciò che è errato. Ci prendono in giro, mentendoci, donandoci la speranza che, anche se fai un errore, hai comunque la possibilità di porvi rimedio. Che basta essere umile, comprendere laddove hai sbagliato e agire di conseguenza. Nessuno però ci avverte che non sempre questo è possibile. Ci sono errori ai quali non si può porre rimedio. Non esiste una gomma nella vita reale. Ci sono scelte che, una volta compiute, ti lasciano solo con un'unica possibilità: andare avanti imparando a convivere con quanto fatto. A nessuno poi importa cosa ha causato quell'errore, quella scelta. Quando lo sbaglio diventa imperdonabile, quando ti spingi troppo oltre, gli occhi di tutti ti guarderanno sempre in maniera diversa, persino i tuoi. E' per questo che ho smesso di specchiarmi, perchè non voglio più vedere il biasimo nel mio stesso sguardo. E quindi mi immergo nella fantasia della mente, nell'illusione che io possa tornare indietro e cambiare quel momento. Anche solo una parola differente, una brezza di vento che spira al momento opportuno e la sequela di eventi che mi ha condotto qui, sarebbe diversa. A che serve provare rimorso, quando non puoi risolvere i tuoi stessi casini? Si dovrebbe vivere il presente con il senno di poi per impedirsi simili sbagli, invece arriva sempre dopo. Ma a che serve raggiungere la consapevolezza, la realizzazione della verità, se questa arriva troppo tardi? Che cosa me ne faccio della ritrovata verità, che cosa me ne faccio di questo nuovo me, se il mio passato è una montagna creata sugli sbagli con cui non riesco a convivere? Tutto ciò che mi rimane è l'illusione creata dalla fantasia, da quella speranza interna che mi ripete che, se potessi tornare indietro, non rifarei gli stessi sbagli. Ma, ditemi, tutto questo a che serve? A cosa importa se ora sono una persona migliore che morirebbe per chiunque? Che vale che adesso il mio scopo è cambiato, a che serve che io sia cambiato? Tutto ciò che sono è e rimmarrà sempre colui che ha commesso quegli sbagli.- E così tacque.

 

 

I ninja si muovevano, alternandosi nello scontro. Fuoco, elettricità, vento, elementi che si scambiavano colpo su colpo, accompagnati anche dal suono sordo di oggetti di metallo che cozzavano tra loro. Scatti in avanti con kunai, allontanati da shuriken o parati con altri kunai. Nessuno sembrava voler cedere un passo, un balletto fatale la cui minima distrazione poteva costare la vita. I piedi calpestavano la superficie acquatica, un concentrato di chakra che rendeva quel fiume come il terreno: solido. Solo uno tra di loro sembrava stanco, per gli altri era come se non avessero fatto nulla, come se non stessero là da chissà quanti minuti o forse ore a rincorrersi, a difendersi, a colpirsi, ad allontanare la morte che l'altro provava a provocare. E poi avvenne, il cedimento. Un attimo di esitazione durato esattamente un battito di ciglia. Talmente poco da non essere nemmeno quantificabile, ma sufficiente. La lama del kunai squarciò la sua gola. Spalancò gli occhi e le labbra, consapevole in quegli ultimi secondi di vita che non avrebbe visto il tramonto di quella giornata, perchè la notte era giunta sulla sua esistenza. Fiotti di sangue caldo bagnarono il fiume. Udì urla strazianti, che perforarono il suo cuore come un pugnale. L'ultima cosa che vide fu il volto del suo carnefice con la lama insanguinata in mano. L'ultima cosa che sentì fu il corpo precipitato nel fiume, ora che nessun chakra riusciva a sostenerlo. L'ultima cosa che percepì fu l'acqua immergere il suo cadavere. E poi fu buio.

 

 

Tutta Konoha era presente quel giorno. I ninja si erano radunati dietro quella lapide di pietra così piccola, così grigia, per chi aveva perso la vita. Davanti un ragazzo biondo singhiozzava coprendosi gli occhi con il braccio destro. Quasi non volesse vedere la realtà. Al suo fianco un uomo dai capelli grigi, una benda sul'occhio sinistro ed una maschera tirata fino al naso, teneva una mano sulla spalla di quel giovane, mentre una lacrima scendeva dall'unico occhio in vista. Non credeva possibile che per la seconda volta avesse perso un compagno. Era come un incubo che tornava, solo che non esisteva risveglio.

Qualche passo più distante un uomo ed una donna, adulti, piangevano in silenzio il sangue del loro sangue, domandandosi in silenzio perchè non avessero spinto per un'altra strada, qualcosa di meno pericoloso. Al loro fianco tre ragazzi: una bionda travolta dal dolore al punto da perdere i sensi e due giovani, uno cicciottello ed uno magro, impegnati a portarla via, per farle riprendere coscienza. Ad un passo da loro un'altra donna sempre bionda. Dall'espressione avrebbe volentieri spaccato tutto ciò che la circondava. Non era solo rabbia la sua, ma furia accecante che probabilmente nessuno avrebbe mai potuto spegnere.

E così via. Altri ragazzi, altro dolore. Ogni persona presente in quel luogo piangeva il morto, perchè quel giorno Konoha aveva subito una grande perdita. A poco a poco il luogo si faceva sempre più deserto, fin quando rimasero solo il giovane dai capelli biondi e l'uomo con la maschera. Il ragazzo si piegò, posando un fiore di ciliegio ai piedi della lapide.

 

Sakura Haruno

Con te se ne va la primavera.

 

Buongiorno a tutti!!!

Mi sono svegliata ispirata e ho scritto queste parole, guidata dalla musica poetica di De Andrè. Non so bene che cosa sia realmente questo pezzo. Ho scelto di ritenerlo una oneshot perchè al momento sto scrivendo la mia storia, La famiglia Uchiha, ma non è detto che non decida di portarla avanti.

Un capitolo molto angst e abbastanza duro. Sakura è uno dei miei personaggi preferiti, ma ho sempre pensato che la sua morte potesse dare comunque molto alla storia. Ho volutamente lasciato molto vaghi i protagonisti, è tutto sfumato per fare in modo che sia la vostra fantasia a parlare ed intuire. La sintesi è il minimo essenziale, giusto per non spoilerare cose di troppo.

Quindi boh...aspetto vostri pareri e vi abbraccio tutti virtualmente, augurandovi una serena settimana santa <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Camminava, quasi trascinando il peso del suo corpo per quella via. Non che poi fosse così pesante, in realtà a pesare era altro, era il suo passato, un onere da cui non sarebbe mai potuto sfuggire, neppure con la morte. Era stato trattenuto per mesi nella prigione di Konoha, dopo che la grande guerra ninja era terminata. Il sesto Hokage aveva deciso che, contribuendo ad eliminare il pericolo e salvando la vita di tutti gli shinobi, aveva scontato la sua pena. Il bene che aveva fatto era riuscito a comparare al male inflitto, per cui ora poteva ricominciare. Però negli occhi di Kakashi Hatake c'era una realtà differente. Sasuke lo avrebbe visto anche senza bisogno di interpellare lo sharingan od il rinnegan. Il sesto Hokage gli aveva concesso la libertà, aveva fatto prevalere la giustizia, ma Kakashi Hatake, il sensei della squadra 7 non lo avrebbe mai perdonato.

I passi si susseguivano lenti su quella via, la luce quasi arancione a causa del tramonto. I genitori prendevano i figli e li mettevano al sicuro al suo passaggio, i ragazzi apparivano terrorizzati se solo si avvicinavano troppo a lui. Era libero, si. Ma come poteva definirsi realmente libertà quella vita? Sasuke Uchiha sarebbe stato per sempre prigioniero del suo passato.

La via era ormai deserta, ora che le luci naturali stavano per essere sostituite da quelle artificiali. Il ragazzo si fermò. Una sagoma si ergeva ad un paio di metri da lui. Capelli biondi, occhi azzurro chiaro, talmente cristallini da sembrare quasi trasparenti, pelle pallida e fisico snello. Ino Yamanaka lo guardava digrignando i denti e stringendo i pugni.

-Ti odio- gli sputò contro come se potesse avvelenarlo con quelle parole. Sasuke vide quel sentimento corrodere la donna, scorrerle nelle vene al posto del sangue. Conosceva quella sensazione, era vissuto provandola. -Ti odio così tanto, Sasuke. Tu me l'hai portata via e loro ti hanno lasciato libero. Dovresti marcire in prigione- più la bionda si sfogava contro di lui, più si avvicinava, lasciandosi guidare dalla rabbia. Vide lo schiaffo prima che lei decidesse di colpirlo, ma non la fermò. Si lasciò centrare da quel ceffone che fece più male del previsto, non perchè la Yamanka fosse chissà quanto forte, ma perchè lui era colpevole ed era il primo ad odiarsi per questo. La ferita mortale che aveva inferto a Sakura si era scolpita sul suo cuore e non smetteva di sanguinare. -Lei era più forte di te, di me, di tutti noi. Quel giorno aveva confessato a Naruto di amarlo, in quanto credeva che così lui non sarebbe più venuto a cercarti. Voleva liberarlo dalla sua promessa, voleva salvarlo, come voleva salvare te- gli occhi lei si riempirono di lacrime mentre parlava -E' venuta a cercarti per ucciderti, ma non ha avuto la forza di farlo, perchè non voleva porre fine alla tua vita. E tu l'hai assassinata a sangue freddo -l'accusa fu un stilettata a quella ferita. Ino singhiozzava- Ti rendi conto di cosa hai fatto, Sasuke?- gli urlò contro...

 

 

...-Cosa hai fatto...-l'incredulità di Naruto si tramutò in orrore- COSA HAI FATTO, SASUKEEEEE?!? - l'urlo era così straziante che avrebbe potuto benissimo squarciare il cuore dell'Uchiha, tanta era l'intensità. Sasuke aveva ancora il kunai insanguinato in mano, quando Kakashi raccolse il corpo della rosa che stava affondando.

-Non è vero...ditemi che non è vero- sembrava un folle, mentre osservava il volto senza vita della sua compagna. I battiti del cuore stavano accelerando a vista d'occhio, mentre il panico si stava diffondendo in lui. Forse è solo un genjutsu. Forse vuole destabilizzarmi. La speranza si accese in lui -Kai!- provò la tecnica, ma la situazione non cambiò.

-Naruto- la voce di Kakashi sembrava volerlo portare ad una realtà che non poteva realizzare. Afferrò anche lui un kunai e si colpì sulla gamba. Avvertì il dolore fisico, tuttavia era nulla in confronto a quello del cuore. Stava sudando freddo. "Perchè Sakura non parla? Perchè non si alza? Dovrei essermi liberato da questa illusione" pensò.

-Naruto!- il sensei lo richiamò ancora, eppure lui si rifiutò di ascoltare. Non poteva semplicemente essere vero, perchè Sasuke, per quanto si fosse opposto a loro, non avrebbe mai ucciso la sua Sakura. Non avrebbe semplicemente potuto farlo. Lei era un importante compagna del team 7, parte di quella famiglia che avevano creato. Però Sasuke era sporco del sangue di Sakura. Si ergeva sull'acqua senza alcuna emozione e quel sangue sul kunai stava gocciolando.

-NARUTO!- gridò adesso Kakashi, dato che di scatto Sasuke aveva ripreso l'azione. Stava per essere colpito e non se ne sarebbe mai accorto. Ed in quel momento si risvegliò. "Sakura è morta. Sasuke l'ha uccisa. Sakura è morta, Sasuke l'ha uccisa. Sakura è morta, Sasuke l'ha uccisa."

Evitò l'attacco di Sasuke e si piegò su se stesso, mentre un tonfo sordo al cuore lo fece impallidire dal dolore. Strinse un pugno all'altezza del petto, tenendo tra le dita la stoffa della felpa. E lui che pensava di conoscere il dolore e la sofferenza. Ciò che stava provando era di una atrocità ineguagliabile.

 

-Perchè lo hai fatto, Sasuke?-

Anche Naruto gli aveva fatto quella domanda quel giorno. Socchiuse gli occhi. Non concesse alcuna risposta alla Yamanaka.

Quel giorno invece rispose.

 

-Perchè era noiosa-

Vide il chakra espandersi dall'Uzumaki ad una velocità inaudita. L'urlo che adesso lanciò il biondo, non aveva nulla a che fare con la sofferenza. Quello era dolore concentrato nell'odio. Il chakra della volpe prese a circondare il ragazzo, i cui occhi adesso non erano più azzurri, ma rosso fuoco, rosso sangue. Seguì le linee del chakra che lo avvolgevano. Era come vedere la volpe in persona con tutte e nove le code. Non gli ci volle molto per capire che di fronte a lui non c'era più Naruto Uzumaki, ma il demone volpe. Lo attaccò senza pietà con l'intento di ucciderlo e lui non potè che difendersi. Per la prima volta da quando aveva lasciato Konoha, non era lui a condurre la partita. Se lo scontro si fosse protratto a lungo, avrebbe potuto anche rimetterci la vita. D'altronde aveva già sostenuto un altro combattimento e aveva affrontato tre ninja insieme. Naruto a quei livelli era semplicemente troppo. Adoperò uno stratagemma per avere via libera sulla sua uscita di scena. Quasi si vergognò di utilizzarlo, ma ne andava del suo obiettivo e non poteva rinunciare così. Avrebbe ottenuto la sua vendetta. Si trasformò proprio in Sakura e, come aveva ipotizzato, Naruto si bloccò. Lo shinobi era chiaramente sotto shock per il dolore, in altre situazioni non l'avrebbe mai ingannato. Il suo eterno rivale riprese immediatamente coscienza, combattendo l'influenza della volpe. Quel cedimento servì perchè lui potesse allontanarsi. Naruto svenne, sopraffatto dalla quantità di chakra usato, Kakashi era rimasto con Sakura, non aveva nemmeno la forza di provare a seguirlo e allora lui se ne andò via indisturbato. Si voltò solo un'ultima volta a guardare il viso privo di vita della kunoichi. Un ultimo sguardo prima di sparire dalla loro visuale.

 

 

Sospirò. Le parole di Ino avevano riacceso quei ricordi. Non che fosse per lui qualcosa che potesse dimenticare. Non c'era notte che non sognasse quel momento, non c'era attimo in cui non desiderasse di poterlo cambiare, di poter agire diversamente.

-Se potessi prendere il suo posto, lo farei- fu l'unica frase che rivolse alla donna. Lo pensava davvero. Sarebbero stati tutti meglio se al posto di Sakura ci fosse stato lui in quella tomba. Si sarebbe riunito alla sua famiglia, ad Itachi e tutto quello strazio che lo divorava nell'anima sarebbe terminato.

-Già. Eri tu a dover morire. Dimmi, Sasuke, ora che hai ottenuto la tua vendetta, sei felice?- Però quella non attese la sua risposta. Distolse lo sguardo da lui e se ne andò per la sua via, lasciandolo nuovamente solo.

Sasuke riprese a camminare. Entro mezz'ora il cielo sarebbe divenuto scuro. Aveva ancora del tempo. Pensò alla domanda di Ino e sorrise amaramente. La felicità era un sapore che non avrebbe mai più assaggiato.

 

Angolo autrice- Risposte ai commenti

Non avevo intenzione di continuare questa storia, ma poi ho letto delle recensioni bellissime e ho deciso di provarci e lasciarmi andare.

A a l e x : grazie mille per i complimenti. Sono davvero felice che tu abbia apprezzato il mio stile. Diciamo che mi sono lasciata andare ed è quello che ho ottenuto.

Mammiloso : grazie anche a te. Ho provato ad immedesimarmi nella sua psiche, a capire cosa potrebbe aver provato. E ogni personaggio avrà un suo spazio in questa storia, ma è chiaro che i principali sono Naruto e Sasuke.

 

L'ambient riguarda la fine della guerra, i nostri eroi hanno quindi 17 anni. Spero che questo ulteriore capitolo vi possa trasmettere qualcosa e ricordate di seguire anche la mia altra storia "la famiglia Uchiha", se vi può fare piacere.

Attendo come sempre pareri per le vostre impressioni o migliorarmi!

Ciao e buona Pasqua!

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Capitolo 3
*** Cap 2 ***


Raggiunse il cimitero di Konoha che il cielo tinteggiava sull'arancione. Sembrava passata una vita dall'incontro con Ino ed invece dovevano essere stati massimo cinque minuti. Era stanco, si sentiva svuotato da qualsiasi forza. Conduceva la sua vita trascinandola, come se l'intera sua esistenza non fosse altro che un peso. Individuò con facilità la lapide della kunoichi.

Sakura Haruno

Con te se ne va la primavera

Chiuse gli occhi per qualche secondo, riportando alla mente il volto pulito, sorridente, della ragazza. Quegli occhi verdi che si accendevano di speranza, mentre si rivolgeva a lui. Aveva spento quella speranza. Quale azione può cancellare la colpa di aver eliminato l'innocenza? Perchè Sakura era questo: innoncenza e purezza.

Prese un respiro profondo -Non dovresti farti vedere con me-

Aveva avvertito la sua presenza, non appena aveva messo piede nel cimitero. Naruto lasciò la sua posizione dietro la quercia che aveva usato come nascondiglio. A differenza sua, che non aveva più il braccio sinistro perso durante il loro ultimo scontro, Naruto mostrava un arto creato con le cellule di Hashirama, tutto bendato.

-Sono abbastanza cresciuto da sapere chi posso frequentare-

Sasuke sbuffò esasperato, tornando a guardare avanti. La palla di calore che era il sole stava abbassandosi sempre di più, adesso quasi rosso fuoco mentre gli ultimi raggi facevano capolino dalle colline per donare un bagliore tenue.

-Perchè non mi odi?- si voltò a guardare lo shinobi. Era cresciuto, cambiato e lui non se ne era quasi accorto. Avevano trascorso anni distanti a sfuggirsi e ora sentiva che tante cose erano diverse, soprattutto tra loro. Il vento scosse il mantello nero da cui si era avvolto, una brezza fredda ad avvisare del sopraggiungere della sera.

-Odiarti non la riporterà in vita- commentò quello -E lei non lo vorrebbe- aggiunse. Naruto mise le mani in tasca e gli diede le spalle, intenzionato ad andarsene.

-Perchè non mi hai ucciso, Naruto?- domandò prima che fosse troppo lontano per udirlo. Infatti quello si fermò -Perchè mi hai salvato nonostante tutto?-

Lo shinobi restò di spalle, immobile, silenzioso, come se non volesse dargli alcuna risposta o forse non sapesse dargliela.

-Perchè nemmeno ucciderti l'avrebbe riportata indietro- rispose

Sasuke sentì la rabbia montare -Avresti ottenuto giustizia! Mi avevi sconfitto, ero pronto a morire per pagare le mie colpe. Sarebbe stato di certo meglio che questa sottospecie di vita! Hai vissuto fin troppi anni nella medesima situazione, da sapere che l'odio della gente ti lacera! Hai detto che ero comunque il tuo più caro amico. Se fosse stato realmente così, mi avresti risparmiato questo strazio-lo accusò di getto. Respirava affannosamente, come se quello sfogo gli fosse costato più fatica di quanto volesse. Naruto però non dava segno di voler rispondere. Sasuke rimase a guardarlo impotente, tutto ciò che vedeva era la sua nuca bionda, le sue spalle, la sua schiena coperta da quella felpa arancione. L'ultima volta che era stato tanto inerme di fronte a qualcuno, suo fratello Itachi stava per dirgli ancora addio, quando la tecnica dell'edo tensei venne rilasciata.

 

Il suo amato fratello stava a poco a poco sgretolandosi. Eppure usò lo sharingan per vedere la verità. Scoprì come la sua famiglia stava tramando quella ribellione che tanto preoccupava Danzo e l'Hokage. Vide come il fratello si trovò nella delicata situazione di dover scegliere da che parte stare e capì che la sua scelta venne influenzata unicamente da lui. Itachi Uchiha decise di sterminare il suo clan per proteggere il villaggio, ma anche per salvarlo, perchè se non avesse agito prima, allora la ribellione del clan avrebbe coinvolto anche lui, nonostante fosse innocente.

-Non voglio nasconderti più nulla- gli disse, avanzando verso di lui con difficoltà, mentre lottava con quella tecnica che stava per cancellarlo definitivamente -Da allora ti ho sempre mentito e ti ho chiesto di perdonarmi, tenendoti intenzionalmente sempre a distanza da me. Solo perchè non volevo che rimanessi coinvolto- Sasuke sentiva il cuore quasi ghiacchiato. La realtà che si era aperta ai suoi occhi faceva veramente male -Ma ora credo che...tu...avresti potuto cambiare nostro padre, nostra madre e il resto degli Uchiha- notò la pallida mano di Itachi tesa verso di lui -Se mi fossi aperto con te fin dall'inizio e ti avessi guardato dritto negli occhi dicendoti la verità, non mi sarei mai trovato qui davanti a te a raccontarti tutto questo nel mio fallimento-

-Io...-la voce di Sasuke tremò per l'emozione -io ho fatto delle cose imperdonabili, nii-san- forse quella era la prima volta che lo ammetteva. Il pentimento. No, non gli importava di aver ucciso Danzo. Lui se lo meritava. Ma...il grande ma lo aveva dentro da un pò e aveva il colore rosa.

Itachi lo guardò con amore e compassione, mentre quella mano tesa lo strinse dietro al capo in un ultimo abbraccio -Ora voglio trasmetterti un'ultima verità. Tu non devi affatto perdonarmi. E' tutta colpa mia quello che ti è successo. Sono io la causa dei tuoi errori. Non importa quello che farai da qui in avanti -i loro occhi erano vicinissimi, si scrutavano l'anima, mentre Itachi stava svanendo, fronte contro fronte. Lo vide sorridere in quell'addio -Ma ricorda solamente che io ti amerò sempre- e poi sfumò.

 

Itachi si era addossato la colpa dei suoi errori, però sarebbe stato troppo facile se solo fosse così. Naruto infine riprese a camminare

-Perchè non volevo perderti-

Sasuke spalancò gli occhi, ma non riuscì a dire nulla che quello sparì.

Ormai la sera era quasi giunta. Approfittò quindi di quella solitudine per tornare a guardare la lapide. Si piegò, sfiorando il nome della kunoichi infisso sopra la fredda pietra.

-Non ho mai meritato il tuo amore, nè la tua gentilezza. Mi dispiace, Sakura- carezzò quei caratteri come se potesse sfiorarle la pelle. Un'altra brezza di vento condusse un petalo sulla lapide. Lo riconobbe subito, era un petalo di ciliegio, laddove nessun albero di ciliegio sorgeva. Sollevò di scatto lo sguardo al cielo, raccogliendo il petalo morbido e setoso tra le dita, il petalo del colore dei suoi capelli. Nemmeno una nuvola adombrò quella sera. Alzò sul capo il cappuccio del nero mantello, mentre la pietra venne colpita da diverse gocce.

Si alzò, stringendo nel pugno quel petalo -Sta piovendo- disse, ma il cielo non era mai stato più sereno.

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Capitolo 4
*** Cap 3 ***


Shikamaru emise una nuvola di fumo, consumando a poco a poco la sigaretta che teneva tra le dita. Un brutto vizio quello, preso dal maestro Asuma. Il suo modo per ricordarlo, perchè fosse ancora parte di lui.

-Quindi è stato messo in libertà- Temari si avvicinò a lui, interrompendo la sua quiete.

-Che seccatura- replicò lui

-Tu sei d'accordo con la decisione del sesto?- gli domandò ancora

Shikamaru scrollò le spalle, mentre prese a contemplare il cielo -Ha salvato la vita a tutti noi con il suo intervento durante la guerra. Migliaia di vite ne ripagano due- espresse l'opinione con la stessa emozione che usava quando giocava a shoji, valutando le mosse e studiando ogni azione con dovizia.

-Sarà, ma a me avrebbe fatto saltare i nervi-

Il Nara squadrò la donna. Conosceva bene il suo temperamento, quindi quell'affermazione non lo sorprese. Forse era proprio questo che lo attraeva di lei. Così diversa, così focosa.

-Non che mi faccia impazzire. Sarà più utile al villaggio in libertà che in reclusione-

-Una sorta di espiazione?- chiese quella

-Così la vede lui. Il primo che si tormenta per questo è lo stesso Sasuke. Per cui non me la sento di infierire-

-Ma ha ucciso una tua amica, Shikamaru. Questo non conta nulla?-

L'uomo sospirò. Fece un altro tiro a quella sigaretta quasi terminata.

-I sentimenti personali non devono intralciare le decisioni prese su una base logica. Tutto ciò che l'Hokage fa, è dettato da una nuova via che abbiamo deciso di percorrere. Basta sangue, basta perseverare nella violenza. Abbiamo ucciso tutti noi qualcuno, un amico, un figlio, un padre, un fratello. Dovremmo tutti noi essere condannati allora. Sasuke però ha salvato anche tante persone, ha contribuito in modo definitivo, laddove nessuno poteva. Se non fosse per lui e Naruto, staremmo ancora sotto l'influsso dello tsukuyomi infinito-

Si guardarono a lungo. Shikamaru era un genio, ma anche se non lo fosse stato, avrebbe individuato il disappunto nell'espressione della donna.

-Si suppongo tu abbia ragione- gli concesse infine -Forse mi sento colpita sul personale, ecco perchè non riesco a fare le adeguate distinzioni. Se Sakura Haruno non fosse esistita, mio fratello Kankuro sarebbe morto per il veleno usato da Sasori. Le sono ancora grata, dopo tutto questo tempo. Ecco perchè una parte di me lo biasimerà sempre. Ecco perchè quando posso, vengo a Konoha per portare il mio rispetto alla sua lapide. Le devo la vita di mio fratello. Un debito impagabile, soprattutto ora che non posso fare nulla per lei-

Shikamaru non seppe che dire. Non riusciva ad immaginarsi in quella situazione. Sakura era amata da tante persone, ma non aveva mai considerato che anche lei potesse sentirsi così.

-Non pensavo che andassi a trovarla- ammise infine, frugando in tasca e prendendo un'altra sigaretta

-Finiranno per ucciderti-

Shikamaru osservò di nuovo il cielo mentre la accendeva -Non so. Se saremo fortunati, probabilmente morirò per questo-

Un mondo in pace, senza più guerre. Sarebbe stato un lusso poter morire di malattia. Naruto e Sasuke erano davvero riusciti ad ottenere questo?

 

 

Shikamaru era insieme al suo team, quando notò un flagore che catturò la sua attenzione. Stentava quasi a crederci, ma lo aveva previsto nelle sue mosse ed era avvenuto.

Sasuke Uchiha era arrivato ed aveva affiancato Naruto.

L'Uzumaki stesso si era mostrato sorpreso di rivedere il suo ex amico e i due si erano fissati a lungo, quasi si stessero studiando, entrambi scettici di essere l'uno al fianco dell'altro.

Lo Shinobi provò d'un tratto uno strano senso di disagio, mentre li osservava fissarsi. Sentì come di essere un intruso, di spiare un qualcosa che nessuno aveva il diritto di vedere. Ecco, se fosse stata una donna e avesse avuto qualche considerazione più emotiva, avrebbe persino potuto considerare quella scena "intima", ma tutto ciò che fece, fu semplicemente distogliere lo sguardo e tornare a concentrarsi sul proseguo della battaglia.

Sentiva di essere sicuro di vincere, ora che Sasuke era lì.

Però non avrebbe corso rischi, quindi continuò a concentrarsi, poichè la differenza tra la vita e la morte talvolta era dettata da una semplice distrazione.

 

 

Aveva trascorso quei giorni in completo isolamento. Stava attendendo che l'Hokage gli desse risposta sul suo desiderio di prendere parte a missioni segrete e particolarmente rischiose. Sentiva di poter espiare la sua colpa, agendo per il bene del villaggio. E quando ricevette la comunicazione a presentarsi nell'ufficio dell'hokage, nutrì finalmente qualche speranza che potesse andare via, allontanarsi.

Quindi si mostrò nuovamente dinnanzi agli abitanti di Konoha, percorrendo la via che portava alla sua destinazione.

Sasuke non prestava particolare attenzione ai loro volti, conscio di sapere con quale espressione l'avrebbero guardato, eppure non potè fare a meno di essere attratto da una coppia poco distante da lui.

Naruto stava invitando Hinata a prendere posto, precedendolo, nel chiosco di Teuchi, dove era solito mangiare il ramen più buono del villaggio. Sasuke avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì. Fu quasi un richiamo silenzioso quello che l'Uzumaki avvertì, quando si voltò ed i loro occhi si incastrarono in un filo invisibile, ma che li teneva incollati a fissarsi.

Sapeva che non doveva guardarlo così, che doveva fingere di non averlo visto e tirare avanti. Però qualcosa nel suo incoscio era più forte del suo autocontrollo.

Il cielo degli occhi di Naruto sembrava voler avvolgere Sasuke nella luce, mentre l'oscurità nelle pupille dell'Uchiha pareva voler immergere il biondo nel buio.

Entrambi sapevano di dover spezzare quel filo, entrambi erano consapevoli che era sbagliato continuare a cercarsi, però nessuno dei due voleva fare quel primo passo.

-Naruto?- fu la voce di Hinata a rompere l'incantesimo.

Sasuke si risvegliò da quella trance. Gli era quasi sembrato di sentire la morbidezza delle nuvole, mentre osservava gli occhi di Naruto. Riprese a camminare. Un passo, due passi, tre passi. Non seppe perchè ma si voltò di nuovo. Naruto lo imitò. I loro occhi si incontrarono ancora. E non seppe nemmeno perchè sorrise. Ma lo fece. Solo che Naruto non lo vide e lui ne fu lieto.

 

Angolo autrice

Ciao a tutti. Vi accolgo con questo nuovo capitolo che spero possa piacervi.

 

_sckarlett_ : L'addio tra Itachi e Sasuke fa commuovere chiunque. E' una scena intensa e tristissima. Per quanto riguarda la parte finale sono lieta che tu abbia colto questa cosa. In effetti c'è un motivo, ma lo si scoprirà più avanti.

 

Grazie mille per chi segue la mia storia!

Alla prossima!

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