Anime Immortali

di _WarSif_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo: Lingua d'Argento ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo: Parole non dette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo: Lingua d'Argento ***


Note inizio storia:
I fatti narrati all'interno di questi racconti sono al di fuori dell'universo Marvel che conosciamo. I fatti descritti in Infinity War e Endgame non sono accaduti, ergo Loki e i relativi personaggi ispirati alle sue avventure rimangono intoccati da qualsiasi evento futuro dei successivi film.
La storia è ambientata subito dopo gli eventi di The Avengers, durante Thor: The Dark World.
Buona Lettura!
LokixSif  





Capitolo Primo: Lingua D'Argento

 



Asgard non era mai stata così splendente, doveva ammetterlo.

Si guardava attorno come se stesse vedendo lo scintillare di quei palazzi per la prima volta in tutta la sua vita e quasi rimase ammaliato da quei colori così vivi.

Poi, in un attimo, tornò alla realtà.

Le manette strette attorno ai polsi, il collare attorno al collo con le catene sorrette da quattro guardie che lo accerchiavano e che camminavano con lui in direzione del Palazzo Reale. 

Davanti a lui scorgeva il mantello rosso sangue di Thor fluttuare nella brezza fresca della Terra degli Dei e, al suo fianco, l'armatura splendente di Heimdall.

La mascella gli doleva terribilmente causa la morsa applicatagli su Midgard dal fratello ma comunque il dolore non gli impediva di pensare a quanto sarebbe stato interessante il colloquio che di lì a poco lo attendeva nella grande Sala del Trono.

Giunti davanti all'ingresso del palazzo, Thor si volse verso il fratellastro e senza dire una parola sganciò la morsa dal suo volto.

Il Dio degli Inganni mosse debolmente la mascella per poi rivolgergli il più maligno dei sorrisi.

“Fossi in te non parlerei a sproposito in questo momento. Tieni a freno la lingua” lo ammonì.

“Non agitarti, Odino deve solo sentenziare la mia pena dopotutto” Thor non rispose. Fece cenno alle guardie di accompagnarlo all'interno del palazzo, poi si voltò verso Heimdall e si diressero verso la città.

La realtà era che quasi lo divertiva quella situazione. 

Trovava stranamente esilarante quanto ogni volta pianificasse qualcosa di apparentemente interessante e ben formato, Thor senza troppa fatica riusciva comunque a mandare tutto in frantumi. Purtroppo i piani su Midgard erano stati clamorosamente distrutti ma non poteva aspettarsi altro visto l'aiuto misero ricevuto dai Chitauri in un momento in cui aveva solo bisogno di più forza e meno alieni che uccidevano senza logica. 

Della promessa fatta a Thanos poteva anche non occuparsene più visto che ormai lo scettro non era più in mano sua ed il Tesseract era stato chiuso nelle profondità della camera delle armi di Asgard.

Non vedeva l'ora di vedere la faccia di Odino una volta prostratosi ai piedi dello scrano dorato da lui tanto agognato.

Quando il piccolo drappello fece ingresso nella Sala del Trono, Loki perse un battito.

Si aspettava di vedere il Padre degli Dei fronteggiarlo ma non Frigga, non la madre che lo aveva cresciuto ed iniziato alle arti magiche. Non avrebbe mai voluto che lo vedesse in quelle circostanze, nonostante sapesse di averla delusa più di tutti.

Percepì leggermente la sua maschera di scherno cedere e si affrettò a ricomporsi e a indossare il solito aspetto cupo e strafottente.

Portando lo sguardo sul trono, rimase sorpreso di come Odino lo stesse fronteggiando con il suo stesso sorriso.

“Loki!” lo chiamò Frigga da una colonna. Lui si voltò con lentezza e le sorrise malignamente.

“Salute, madre! Ti ho reso orgogliosa?” scorse negli occhi di lei la delusione e un piccolissimo cenno con viso. Continuò a fissarla negli occhi e la vide riprendere la parola.

“Ti prego... Non peggiorare le cose” lo supplicò.

Loki digrignò i denti in risposta e sentì una morsa di rabbia chiudersi nel suo ventre mentre con uno sguardo sprezzante le si rivolse di nuovo.

“Definisci peggiorare” rimarcò sull'ultima parola e sembrò sfidarla negli occhi. Dopotutto, sapeva bene quanto Odino preferisse vederlo morto piuttosto che in catene ancora tra i suoi piedi e la tristezza nello sguardo di Frigga gli trafiggeva ancora di più il cuore di rabbia perché non c'era cosa più struggente che vederla lì ad assistere alla sua condanna.

“Basta!” tuonò Odino “Parlerò con il prigioniero da solo” sentenziò fissando la moglie negli occhi. Frigga abbassò rispettosamente lo sguardo, fece un breve inchino per poi guardare di sfuggita Loki che ancora la fissava. 

Forse in quel momento avrebbe dovuto chiederle scusa, scusa per la sua natura dannatamente aggressiva ma nonostante il rimorso si stesse facendo spazio tra le sue viscere, la sua bocca rimase ferrata in un ghigno gelido. 

Frigga scosse nuovamente la testa, poi si volse e se ne andò.

Odino non mosse un muscolo vedendo la scena ed attese che il Dio degli Inganni riportasse l'attenzione su di lui. Egli fece un passo avanti quasi come se stesse giocando per poi scoppiare in una fragorosa risata che percorse le alte colonne della Sala del Trono.

“Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio” disse, infine.

Visibilmente alterato, Odino si sistemò sul trono, stringendo con più forza la lancia Gungnir.

“Realmente non comprendi la gravità dei tuoi crimini? Ovunque tu vada c'è guerra, rovina e morte!” le parole del Padre degli Dei piombarono su di Loki come una verità conosciuta ormai da troppo tempo ma non avrebbe lasciato mai intendere di aver capito la scelleratezza di quel gesto.

“Sono sceso su Midgard per governare il popolo della Terra come dio benevolo... Esattamente come te” Odino sapeva a cosa si riferiva, non solo all'amore che gli umani gli avevano dimostrato ma anche alle guerre che aveva dovuto combattere per giungere al potere di cui Asgard era sovrana.

Non si scompose davanti alla plateale provocazione.

“Noi non siamo dei. Nasciamo, viviamo, moriamo. Esattamente come gli umani” rispose quasi pacatamente. A Loki scappò una piccola risata.

“Cinquemila anni piò o meno” 

“Tutto questo perché Loki ha bramosia di un trono” se il Dio degli Inganni sapeva provocare, il padre degli Dei poteva fare molto peggio e come da lui calcolato, fu proprio in quel momento che Loki perse le staffe ritrovandosi a strattonare le catene.

“Un mio diritto di nascita!” urlò a perdifiato.

Davanti a quella ulteriore ma devastante provocazione, Odino non si trattenne e impugnando la lancia Gungnir si alzò bruscamente dal trono per guardare in faccia Loki e rivelargli il più terrificante dei ricordi mal celati dallo Jotun.

“Il tuo diritto di nascita era morire!” fece una breve pausa godendosi lo sgomento sul viso di Loki.

Ormai la maschera di indifferenza era completamente svanita e si poteva osservare come la spiazzante verità destabilizzasse a livelli incredibili il Dio degli Inganni.

“...Da bambino, abbandonato su rocce di ghiaccio” continuò Odino.

Loki sussultò ancora vedendo quanto colui che doveva realmente temere sapesse fronteggiarlo alla perfezione e ritornò composto al proprio posto. Vista la reazione del dio nel non rispondergli,Odino proseguì nel suo discorso.

“Se io non ti avessi salvato, ora non potresti essere qui ad odiarmi” marcò l'ultima parola con tutto il disprezzo che le sue membra potessero emettere ed attese.

Raramente si era trovato con le spalle al muro e quella situazione non gli piaceva. Inerme davanti alla presenza del dio, Loki abbassò la testa e tentò un'ultimo gesto di scherno.

“Se la scure mi attende, allora, per amore della misericordia, finiscimi!” lo guardò in volto per cercare una traccia di qualsiasi sentimento ma Odino aveva smesso di preoccuparsi di qualcuno che in realtà non voleva altro che accaparrare più che potesse da Asgard. Ormai affranto da quello che poteva osservare, Loki continuò.

“Non è che non ami i nostri colloqui, è solo che... Non li amo” era una supplica, una mera supplica al termine di quel colloquio che aveva preso tutt'altra piega rispetto a quella che sperava di avere. Aveva perso le redini del suo autocontrollo nel momento in cui Frigga era comparsa all'interno del suo campo visivo e ciò lo fece accorgere di quanto il suo cuore fosse ancora così maledettamente soggetto ai ricordi e alle emozioni. Tuttavia, doveva ammettere che la testardaggine di Odino nel fronteggiarlo finalmente era quasi onorevole nei suoi confronti. 

Il Padre degli dei sorrise notando la resa nelle parole di Loki.

“Frigga è l'unica ragione per cui sei ancora vivo e non potrai più rivederla. Trascorrerai il resto dei tuoi giorni nei sotterranei” sentenziò infine facendo gesto alle guardie di portarlo via.

Loki venne strattonato per essere allontanato ma per lui la questione non si era chiusa in quel momento.

“Che ne sarà di Thor? Nominerai quello stolto villano Re mentre io marcisco in catene?!” era la collera a parlare, la rabbia celata a lungo che infine prendeva il suo posto nella bocca di Lingua d'Argento e che mai avrebbe voluto lasciar trasparire. Sapeva di star recando soltanto soddisfazione in Odino ma a quel punto, cosa importava?

Odino non si scompose più di tanto, ormai per lui la questione era già chiusa.

“Thor dovrà combattere per rimediare ai tuoi danni. Restituirà l'ordine ai Nove Regni e poi sì, diventerà Re” questa volta, le guardie strattonarono più forte Loki e lui le lasciò fare, rivelandogli non solo che gli era toccata la punizione peggiore ma che avrebbe dovuto assistere anche all'incoronazione di Thor.

Nonostante la rassegnazione ad una vita da recluso, era proprio l'ultima frase di Odino ad averlo scosso davvero ma sapeva alla perfezione, che l'unica cosa che rimaneva da fare in quel momento era saper attendere e presto avrebbe trovato una soluzione al problema che ormai faceva parte di lui.






Note Autrice:
Spero che la storia possa essere di vostro gradimento. So perfettamente che che la ship che ho scelto è diversa dai canoni normali ma non del tutto esclusa...
Al prossimo capitolo!

-GeaTellus

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo: Parole non dette ***


Capitolo Secondo: Parole non dette

 

 


“...Restituirà l'ordine ai Nove Regni e poi sì, diventerà Re” 

Un ghigno le si era dipinto sul volto non appena Odino aveva pronunciato quelle parole. Osservava da lontano il Dio degli Inganni sprofondare nella vergogna e forse anche nella rassegnazione e ciò non poteva donarle più soddisfazione di quanto potesse trovarne in qualsiasi altro luogo.

Le colonne distanti le donavano l'oscurità di cui aveva bisogno in quel momento e l'invisibilità ad occhi che non voleva di certo la vedessero.

No, non voleva di sicuro che il Padre degli Dei si accorgesse di lei ad un'udienza dove neanche Thor era stato ammesso, ma quando fece per voltarsi ed andare via, una voce dalla sala la chiamò.

“Credevo che certe questioni non interessassero la Dea della Guerra” 

Odino aveva richiamato la sua attenzione e il sangue nelle vene di Sif si gelò per un secondo. Si voltò nuovamente e si fece avanti.

“Perdonatemi, ero solo curiosa di vedere il viso con cui Loki è tornato ad Asgard” disse, avvicinandosi al trono.

Odino fece un piccolo sorriso e si alzò dallo scrano. Gungnir splendeva dell'oro più lucente sotto i raggi di luce che inondavano la sala dorata.

“La bramosia di Loki lo ha portato in antri troppo oscuri persino per la nostra comprensione. Le celle di Asgard gli doneranno un luogo dove riflettere” le fece cenno di seguirlo verso i corridoi del palazzo reale e Sif ubbidì solennemente.

“E Midgard? Chiederanno spiegazioni per ciò che è accaduto” disse.

Si fermarono davanti al campo di addestramento dei cadetti migliori della guardia reale. Odino scrutava a lungo i giovani battersi tra loro in un allenamento sfiancante quanto estremamente educativo. In lontananza, Huginn e Muninn sorvolavano una delle torri più alte della reggia e non appena Odino li guardò, i due volatili planarono in direzione del dio, fino ad appollaiarsi sul suo braccio destro. 

“Thor ha raggiunto un accordo con i loro capi. Non verrano più turbati dalla presenza di Loki e ciò è bastato loro per essere messi a tacere. Il Tesseract rimarrà con noi” rispose Odino mentre carezzava le teste dei pennuti. Con un suo singolo gesto della mano, i due corvi ripresero nuovamente il volo verso le pendici più alte di Asgard, allontanandosi dalla reggia.

“Il caos creatosi nei Nove Regni è terminato su Vanaheim grazie a Thor. Asgard non dovrebbe avere altri nemici da mettere a tacere al momento... Che cosa ci aspetta?” domandò la donna.

Odino si volse verso Sif e la guardò in volto con l'aria di chi conosce già i fatti che verranno.

“Mia cara, Thor possiede un animo nobile e di certo nessuno può eguagliarlo in battaglia. Con i Nove Regni in armonia, egli dovrà garantire la pace tra essi e potrà farlo solo diventando Re” disse. Sif annuì sorridendo. Molti sapevano del cambiamento che il tormentato Dio del Tuono aveva affrontato e che grazie alle sue nobili gesta presto sarebbe diventato colui che aveva da sempre desiderato essere.

Ma Sif doveva ammettere a sé stessa che non era quello il desiderio che avrebbe portato il Regno di Asgard alla grandezza che meritava.

Continuarono a camminare per il palazzo finché non incontrarono in uno dei giardini le ancelle di Frigga alle prese con nuovi incantesimi. Odino osservò quelle donne a lungo, poi nuovamente si volse verso Sif.

“Mi sono sempre chiesto perché tu non abbia mai deciso di dedicarti alle Arti Magiche, Sif” 

“Trovo che la spada e lo scudo siano di gran lunga più efficaci di un incantesimo, mio Re” rispose sorridendo la dea. 

“Mi ricordo quanto ardore e furia hai dimostrato durante i tuoi primi allenamenti. Un'allieva formidabile, al pari di Thor per molti aspetti. Hai dimostrato a molti che una donna può diventare un valoroso guerriero, la cosa ti onora” 

Nonostante capisse alla perfezione cosa significasse essere una donna in grado di maneggiare la spada, Sif sapeva bene quanto il popolo stesso l'aveva denigrata per non essere mai stata alle regole indette da un codice etico che nessuno conosceva davvero ma che tutti si ostinavano a rispettare.

Fin da quando era piccola, le era stato imposto che doveva essere una nobile dama, capace di indossare gli abiti più sfarzosi ed essere sempre pronta ad accontentare in ogni modo il proprio futuro sposo. Ma quando per pura casualità si era ritrovata ad assistere agli allenamenti dei principi Thor e Loki quando erano più giovani, la spada la chiamava a gran voce e in poco tempo la piccola aveva imparato a combattere con estrema agilità. 

Aver sfidato i pregiudizi delle persone le era costato caro ma ormai non le importava più, poiché in millenni di battaglie aveva dimostrato di che carattere era formata e la cosa la inorgogliva più di ogni altra cosa. 

Dopotutto, Odino le aveva donato l'onore di diventare Dea della Guerra proprio per le doti che dimostrava in combattimento. 

Heimdall, suo fratello, l'aveva informata non molto tempo prima che lo scopo di Odino era un matrimonio combinato tra lei e Thor e la cosa la esaltava molto, poiché in cuor suo il Dio del Tuono aveva sempre avuto un posto particolare.

“Apprezzo che sia di vostro gradimento il mio ardore in battaglia. Presto non servirà più” ammise abbassando lo sguardo.

Odino scoppiò in una breve risata, alquanto inusuale per lui.

“Il tuo ruolo non avrà mai fine, mia Sif. I Nove Regni vivono in pace ora. È giunto il momento per Thor di rendersi conto delle sue reali responsabilità ed ammettere a sé stesso che ha bisogno di una donna abile e valorosa al suo fianco per regnare su Asgard” la guardò a lungo e la donna non poté negare che la cosa la onorava più di qualsiasi altro e per un momento i suoi occhi brillarono di una luce mai vista.

“Vedrai, presto si renderà conto di quello che da sempre è rimasto sotto i suoi occhi” le sorrise ancora prima di allontanarsi in direzione delle ancelle di Frigga, dove poco dopo la sua stessa moglie lo raggiunse.

Osservò la scena con dolcezza e ripensò a lungo alle parole di Odino che, nonostante sapesse già a cosa si stesse riferendo, l'avevano turbata nel profondo del suo animo.

Sposare Thor sarebbe stato il coronamento dei sogni di chiunque, ma non per lei. Non avrebbe avuto senso sposare qualcuno per cui si prova soltanto una grande ammirazione e nulla di più e sapeva che anche lui aveva il cuore da tutt'altra parte, in un altro mondo.

Purtroppo, il volere del Padre degli Dei non era mai stato messo in discussione e sebbene non fosse d'accordo con la decisione presa dal dio, sapeva di non potersi sottrarre alle conseguenze.

O forse, non era nella sua indole sottostare a determinate regole.

Riscossasi da quei pensieri, decise che avrebbe dedicato il resto di quella giornata ad allenare le nuove reclute e così fece, recandosi nelle scuderie.

 

 

 

 

 

-Questo posto puzza di sudicio- pensò tra sé e sé.

Si guardava attorno come qualcuno che stesse osservando per la prima volta quel luogo. La lunga schiera di celle lievemente illuminate dava spazio ai prigionieri di muoversi liberamente in esse ma comunque non vi erano letti, sedie o qualsiasi cosa potesse recare loro riposo. La guardia che lo teneva da destra notò lo sguardo preoccupato di Loki.

“Bello, vero? È stata un'idea di tuo fratello togliere i letti e le sedie” disse, come a rispondere ai suoi quesiti e Loki ne fu quasi sbalordito. Non credeva che Thor potesse essere in grado di essere così spietato e la cosa lo incuriosì non poco. 

Giunsero davanti ad una cella uguale alle altre, con niente dentro ma tanta, troppa luce. Lo accompagnarono dentro e gli tolsero le manette ed il collare solo in quel momento. I polsi gli dolevano terribilmente ma la cosa che più lo turbava era l'esagerata luce che abbagliava quel posto.

“Immagino che le luci siano state aumentate di proposito” affermò, voltandosi verso le guardie che uscivano dalla cella. Uno di loro gli rivolse un ghigno maligno ed annuì.

“Non solo, i pannelli che ricoprono la tua cella affievoliranno la tua magia. Non sarai in grado di fare i tuoi trucchetti qui dentro” con queste parole, il piccolo drappello si allontanò dalla cella e Loki poté sentire nitidamente le risatine soddisfatte di quegli uomini. 

Non avrebbe facilmente dimenticato quell'affronto e non avrebbe di sicuro permesso che qualcun altro potesse prenderlo in giro. Dopotutto, la sua condizione già lo disonorava abbastanza.

Girò per la cella per osservarla meglio e constatò che quel piccolo gruppo di ignoranti aveva ragione riguardo i pannelli di cui era rivestito l'intero perimetro. Provò più volte a fare anche gli incantesimi più stupidi ma comunque non ci riuscì, come se i suoi incantesimi venissero immediatamente bloccati da una forza molto più grande.

Improvvisamente, riuscì a percepire qualcosa nella cella, assieme a lui.

“Il tuo spirito materno ti ha portata a scendere nelle celle più basse di questo posto, madre

Frigga sostava in piedi dietro di lui, il viso totalmente inespressivo.

“Un tempo, credevo che avresti apportato grandi cambiamenti a questo mondo e a tutti i Nove Regni. Un tempo credevo che mio figlio, dotato di grande intelletto e abile nella magia come nessun altro, avrebbe fatto grandi cose” fece una pausa scrutando il Moro in volto. Loki rimase immobile nella sua posizione con solo un lievissimo sorriso compiaciuto sul volto.

“Ed ora eccomi qui, ad osservarti all'interno della tua cella” ammise infine, abbassando lo sguardo, la dea. Il Dio degli Inganni cominciò a camminare lentamente.

“Sapevi qual è sempre stata la mia natura, eppure hai deciso comunque di credere in me. Perché? Dopotutto, non sono mai stato al pari di Thor in nessun momento” le sue parole trasudavano di qualcosa molto simile ad una provocazione. 

Frigga non si scompose, poiché già altre volte aveva assistito a quelle dimostrazioni di odio per il figlio maggiore.

“Sei mio figlio. L'amore per un figlio non ha una giustificazione” rispose, non cogliendo la sua provocazione. 

“Io non sono tuo figlio” lo disse fissandola scuro in volto. Frigga gli sorrise benevolmente, poi gli si avvicinò fin quasi a sfiorargli la mano.

“Oh Loki, sei il Dio degli Inganni ma non puoi ingannare anche te stesso” la voce della dea si era fatta dolce e serena, mentre osservava tramite i suoi occhi azzurri l'animo tormentato del Moro.

In quel momento, Loki perdette per un secondo la sua maschera e si mostrò per quello che era: un uomo sconfitto costretto ad ammettere il male che aveva fatto. Frigga sapeva, sapeva perfettamente quanto in Loki vivesse l'odio da sempre provato per Thor ma sapeva anche che ciò di cui aveva sempre avuto bisogno era qualcuno che credesse in lui in qualsiasi momento e con qualsiasi mezzo. Sua madre, Frigga, gli era sempre rimasta accanto, consolandolo quando le angherie del Biondo diventavano insopportabili e quando il popolo non lo ammetteva. 

Thor era il futuro Re di Asgard, Loki soltanto colui che avrebbe vissuto nella sua ombra.

Frigga conosceva fin troppo bene quello che Loki aveva sofferto durante tutti quegli anni di vita e la dura scoperta fatta dal Moro riguardo le sue origini, aveva turbato ancora di più il suo animo.

Odino era stato un vigliacco, qualcosa di indescrivibile per chiunque per aver trattato Loki da trofeo e il rancore che provava nei suoi confronti era del tutto giustificato. Ma nonostante Frigga continuasse a giustificare Loki, doveva ammettere che infondo non gli era mai mancato nulla tra le mura di quel castello.

Odio, puro odio era quello che provava Loki in quel momento. Odio per quella situazione, per il fratellastro e per Odino. Odio per qualsiasi cosa che si fosse parata davanti a lui.

“Vattene da qui” disse, digrignando i denti.

La dea rimase turbata da quella reazione e fece per avvicinarsi all'uomo.

“Ho detto vattene da qui!” gridò il Dio degli Inganni. La rabbia continuava a montare in lui e sentiva le sue mani fremere dal nervoso. Frigga lo guardò con la delusione negli occhi, poi si voltò e poco prima di svanire in una nube di fumo parlò ancora con severità.

“Un giorno, quando avrai fatto pace con i tuoi demoni, capirai la gravità delle tue azioni. Fino a quel giorno, non avrai altre notizie di me” e svanì esattamente come era venuta.

Loki strinse i pugni ancora più forte, fino a sferrare un colpo alla parete talmente forte da far tremare leggermente i pannelli.

Sentiva il sangue colare sulle sue nocche ma non gli importava perché, ancora una volta, era riuscito nella miglior cosa gli riuscisse.

Lasciare che gli altri credano alla sua maschera di indifferenza.





Note Autrice:
La storia si sta evolvendo... Come ho già detto questa storia seguirà in gli avvenimenti di Thor: The Dark World ma non riporterà tutto con precisione.
Spero possa essere stata di vostro gradimento e ringrazio chiunque voglia lasciare un commento! :)
A presto,

-GeaTellus

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