One Piece Week

di Nami93_Calypso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Essere pirati ***
Capitolo 2: *** Primo incontro ***
Capitolo 3: *** Quarantena ***
Capitolo 4: *** In fondo al mar ***
Capitolo 5: *** Competizione ***
Capitolo 6: *** Notte insonne ***
Capitolo 7: *** Scoperte ***



Capitolo 1
*** Essere pirati ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 1 – Pirati
 
Angolo di Calypso
Buona sera a tutti.
È da moltissimo tempo che non mi metto a scrivere come si deve, specialmente su One Piece. Ma non mi soffermerò sull’argomento.
Grazie alla quarantena e a fanwriter.it ho trovato il tempo, il modo e la voglia di provare a riscrivere qualche cosina. Sono parecchio arrugginita quindi chiedo scusa per le cose orribili che potreste leggere. Ma ho voluto cogliere l’occasione per rimettermi un po’ in gioco.
Ho pensato molto a cosa fare per questa challenge, se utilizzare i 7 prompt in modo collegato ad esempio in una long, dedicandomi alle OTP, alle BROTP, a una tematica o simili ma alla fine… è uscito un miscuglio di cose, ovviamente xD Perciò ho deciso di parlare di cose diverse, personaggi diversi, generei diversi per, appunto, rimettermi in gioco nel modo più ampio possibile.
Quindi sì, insomma, troverete un sacco di cose a caso e senza senso. Siate clementi.
Con questo primo capitolo ho voluto un po’ reimmergermi nel clima delle prime saghe in cui tutto era semplice, erano tutti uniti e spensierati
COME SEMPRE le note sono uscite più lunghe del capitolo quindi stop.
Buona lettura.

 

 

Essere pirati

Nonostante fosse cresciuta circondata da pirati, in realtà li detestava con tutta se stessa.
Erano persone malvagie, egoiste, meschine, non avevano scrupoli e non si erano fatti troppi problemi ad uccidere una madre davanti alle sue due figlie piccole.
Si era unita a loro, nonostante tutto il dolore che provava, solamente per poter salvare il suo villaggio. Loro le avevano portato via tutto: sua madre, la sua famiglia, la sua vita. Ma, anche se avesse dovuto impiegarci anni, lei avrebbe salvato il suo villaggio e tutte le persone che vi abitavano.
Ogni momento che passava con loro non faceva altro che alimentare il suo odio, le uniche persone che prendeva di mira per ottenere il suo bottino altri non erano che pirati.
Era convinta che li avrebbe odiati per sempre.
Ma, un giorno, un ragazzino moro con un cappello di paglia e un ampio sorriso era letteralmente piovuto dal cielo e le aveva sconvolto la vita.
Anche lui era un pirata, ma era diverso. Era buono, il suo intento non era quello di derubare, uccidere o assoggettare. Il suo unico desiderio era essere libero e ovunque andasse portava con sé quel suo forte senso di liberà.
Lui l’aveva accolta, l’aveva salvata, aveva liberato lei e il suo villaggio e poi l’aveva accolta di nuovo.
Inizialmente, era stata quasi incredula di essere diventata una piratessa (questa volta per davvero) ma navigando insieme, Rufy le aveva mostrato la vastità del mondo e come era possibile essere pirati e al contempo persone giuste.
Aveva giurato a se stessa che avrebbe messo le sue abilità a servizio del sogno del suo capitano, lo avrebbe condotto fino alla fine della Rotta Maggiore.
Erano quasi a metà del loro viaggio, stavano per raggiungere l’arcipelago Sabaody, l’ultima isola del Paradiso.
-Chopper, guarda!-
L’urlo di Usop la risvegliò dallo stato di quiete in cui era scivolata mentre prendeva il sole sulla prua della nave persa nei suoi pensieri. Guardò in direzione del cecchino e lo vide mentre, con fare concitato, indicava al medico un punto in mezzo al mare.
A qualche centinaio di metri dalla loro imbarcazione vi era un banco di mostri marini giganti che emergeva dall’acqua per poi scomparire nuovamente sotto la superficie. Da come si muovevano i grossi mostri sembrava quasi stessero giocando tra di loro.
Ma lei non era stata l’unica a udire il richiamo di Usop.
-Wow!- Rufy, che fino a pochi istanti prima era disteso sulla polena della nave a forma di testa di leone (o di sole, non era molto chiaro), atterrò con un salto accanto a lei e guardò ammirato in mare in direzione del banco.
-Potremmo andare a pescarne uno! Potremmo mangiarcelo o tenercelo come animale da compagnia!- disse il capitano con aria eccitata, poi si voltò verso la navigatrice con sguardo speranzoso -Nami, possiam…- ma non terminò mai la sua richiesta perché la navigatrice lo aveva zittito dandogli uno dei suoi poderosi pugni (che riservava quasi esclusivamente a lui) sulla nuca.
-Non pensarci nemmeno, Rufy!- si spazientì la rossa alzandosi dalla sdraio.
-Perché no?- piagnucolò quello massaggiandosi il bernoccolo che già gli stava crescendo sulla testa.
-Perché è pericoloso!- rispose subito quella -E perché non possiamo fare deviazioni, siamo quasi arrivati a Sabaody e dobbiamo essere pronti-
-Non ricordavo fossi diventata tu il capitano, mocciosa- si inserì Zoro, che si trovava poco distante da loro, mentre appoggiava a terra il manubrio carico di pesi che stava utilizzando per allenarsi.
-Marimo, vedi di abbassare i toni con le mie dee. Non hai alcun diritto di rivolgerti a Nami-swan in questo modo- fece Sanji passando davanti allo spadaccino fulminandolo con lo sguardo, sguardo che mutò immediatamente quando raggiunse Robin, che occupava un’altra delle sdraio, e le porse una limonata ghiacciata spargendo cuoricini rosa tutti intorno a loro.
-Grazie, Sanji-kun- rispose lei con tono gentile mentre appoggiava il libro che stava leggendo per afferrare il bicchiere umido per la condensa.
-Ehi, si vede qualcosa!-
La voce di Brook, che in quel momento era di vedetta, li raggiunse dall’alto e tutti quelli raccolti sulla prua alzarono lo sguardo verso di lui.
-Sembrano… dei giganteschi alberi-
La navigatrice si voltò alla ricerca di Franky, ma non fu nemmeno necessario chiamarlo in quanto quello stava già salendo la scaletta per raggiungere il timone.
Nami studiò il log pose che portava al polso mentre si avvicinava al carpentiere.
-Aggiustiamo la rotta, Franky. Quindici gradi verso est-
-Ricevuto- rispose quello, afferrando il timone ed eseguendo il suo ordine.
Rufy, ormai dimentico dei mostri marini, corse verso la polena per poter osservare la loro prossima meta che si faceva sempre più vicina.
-Forza uomini!- urlò, così che tutto l’equipaggio potesse sentirlo -Pronti per una nuova avventura!-
-Sì!-

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Capitolo 2
*** Primo incontro ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 2 - Flashback

 
 

Primo incontro

Stava quasi per fare buio. Se non fosse rincasato al più presto Dadan gliel’avrebbe fatta certamente pagare.
Sbuffò mentre percorreva il sentiero che procedeva in salita in mezzo al bosco. Quella donna era davvero una rottura quando ci si metteva.
Si accorse di fare più fatica del solito nel risalire il sentiero verso la cima della montagna. Aveva le gambe pesanti, il fiato corto, un forte mal di testa e un dolore lancinante alle costole.
Nonostante li avesse battuti tutti, quei quattro bastardi che aveva incontrato al bar del villaggio dovevano averlo conciato proprio male. Erano più forti di qualsiasi altro avversario avesse sfidato durante i suoi pochi anni di vita, e quel maledetto pugno di ferro rinforzato che lo aveva colpito ripetutamente al costato doveva avergli fatto più male del previsto.
Inaspettatamente la vista gli si annebbiò. Per lo spavento improvviso perse l’equilibrio e, mentre cercava di riappoggiare entrambi i piedi saldamente a terra, inciampò con la punta del piede su una radice di un albero che sporgeva dal terreno. Mentre precipitava verso il suolo, sapeva che doveva fare qualcosa per evitare lo schianto ma il suo corpo non gli rispondeva.
Atterrò sulla terra dura con un tonfo e perse i sensi.
 
Si risvegliò dopo un tempo che non sapeva calcolare, ma si sentiva di nuovo pieno di energie, come nuovo.
Non era più steso a terra, nel bosco. Sopra di sé vedeva un soffitto di lamiera e sotto di sé percepì un materasso morbido e calde coperte che l’avvolgevano.
Riconobbe che quella non era la casa dei banditi di montagna.
Si guardò intorno, in parte incuriosito e in parte allarmato. Da una piccola finestrella vide penetrare una luce tenue, segno che ormai era quasi mattino. Era rimasto incosciente per tutta la notte.
D’improvviso, la porta accanto alla finestra si spalancò. Una figura scura si stagliò contro la luce che veniva dall’esterno.
Ace si irrigidì sul posto e sentì i peli sulle braccia rizzarsi.
-Ah, ti sei svegliato finalmente!-
Quando la figura fu entrata e non fu più in controluce, vide che si trattava di un bambino.
Doveva avere circa la sua età. Era biondo, poco più basso di lui, indossava un cappello a cilindro e una giacca che poco si addicevano ad un bambino. Era eccentrico. Aveva un’aria quasi ridicola.
Nell’ampio sorriso che gli rivolgeva mancava un dente.
-Chi sei tu?- domandò Ace aggrottando le sopracciglia, mentre ancora lo studiava.
-Io sono Sabo, piacere- rispose quello -Tu come ti chiami?-
-Dove ci troviamo?- chiese ancora il moro.
Il nuovo arrivato non sembrò scomporsi dalla mancata risposta e si avvicinò al tavolino presente nel mezzo della stanza poggiandovi sopra le buste che teneva in mano.
-Siamo nel Grey Terminal- spiegò -Ieri ti ho trovato svenuto ai piedi della montagna e ho immaginato che non volessi essere sbranato dai lupi quindi ho pensato di portarti qui, a casa mia-
Ace tornò a guardarsi intorno e notò l’arredamento scialbo della piccola abitazione monolocale e i chiari lavori di restauro di cu necessitava. Una casa così poteva trovarsi solo nel Grey Terminal.
-Immagino tu abbia fame-
Il moro si voltò appena in tempo per afferrare al volo il panino che l’altro gli stava lanciando.
Aveva un odore molto invitante e, senza farsi pregare, lo addentò voracemente.
-Io forse so chi sei- proseguì Sabo mentre anch’egli masticava la sua colazione -Sei Ace, il ragazzino che sfida uomini forti e muscolosi e li batte sempre tutti-
Ace indurì lo sguardo, non cogliendo le intenzioni dietro quelle parole.
-Sei fortissimo!- proseguì il biondo ridendo di gusto.
Ace ghignò, soddisfatto da quel complimento.
-Guarda che anche io sono forte-
-Sì, certo- rispose il moro sbuffando una risata dal naso.
Sabo rise di nuovo.
-Ma tu dove vivi?- domandò mentre passava una mela al moro.
-In cima alla montagna insieme ai banditi-
-Ah, ecco perché non ti ho mai visto in giro-
-E tu come mai vivi qui da solo?- domandò Ace scrutando l’altro da capo a piedi.
-Sono scappato di casa- rispose quello con un’alzata di spalle e con tono indifferente.
Il moro rimase ad osservarlo; il ragazzino aveva acquisito un po’ più di rispetto ai suoi occhi. Scappare di casa così giovani era sicuramente una cosa da duri, non da pappamolle. Prima o poi avrebbe dovuto farlo anche lui per sfuggire a quella strega di Dadan.
-Se vuoi ogni tanto puoi venire qui- disse Sabo, come se gli avesse letto nel pensiero -Così posso farti vedere quanto sono forte- aggiunse sorridendo fiducioso.
Ace scoppiò a ridere e ben presto il biondo lo imitò.
-Si può fare- rispose.
Il moro si alzò dal letto e andò incontro al biondo porgendogli la mano. Quello l’afferrò e la strinse immediatamente e i due si scambiarono un sorriso complice. Il primo di tanti
 




Angolo di Calypso
Buon salve!
Rimuginando sul prompt “flashback” mi sono resa conto che nell’opera non si parla mai esplicitamente del primo incontro tra Ace e Sabo.
Ho cercato di riportare il carattere dei due ai tempi in cui erano bambini (che ritengo sia diverso rispetto a quando sono adulti). Mi sono immaginata un Ace inizialmente diffidente e un Sabo da subito amichevole.
E nulla. Anche questa una storiella senza troppe pretese :)
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Quarantena ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 3 - AU

 

 

Quarantena

Oggi vi racconterò una storia, una storia che si svolge in un mondo diverso da quello che tutti conosciamo pullulante di pirati, marines, mostri marini, frutti del mare, tesori misteriosi, isole esotiche e avventure irresistibili.
Nulla di tutto ciò.
In questo mondo, all’alba dell’anno 2020, un virus pericolosissimo e letale si è diffuso rapidamente per l’intero globo costringendo la popolazione mondiale a rinchiudersi in casa per evitare di contrarre il virus e ammalarsi e, nei casi peggiori, morire.
Questa condizione di quarantena e di isolamento forzato, a lungo andare ha iniziato a lasciare dei segni nella vita, nelle abitudini e nella psiche delle persone.
Per potervi raccontare questa storia ho deciso di andare a indagare per poi presentarvi la situazione che alcuni giovani stavano vivendo.
Tra loro possiamo trovare Usop: il giovane provava un’immensa paura di ammalarsi di questo nuovo e sconosciuto virus, terrore alimentato dai mezzi di comunicazione che ormai trasmettevano notizie unicamente inerenti ad esso. Perciò, dall’inizio della quarantena, decise di trincerarsi in casa, non usciva nemmeno per fare la spesa, si faceva arrivare tutto a casa evitando rigorosamente di entrare in contatto con i vari corrieri. Passava le sue giornate chiuso in camera, al buio, sulla sua poltrona da gamer giocando online insieme a Shachi e Penguin a qualsiasi videogioco inventato dal genere umano fino a quel momento o a fare maratone di serie tv abbuffandosi di Coca Cola e pop-corn. Tutto sommato, non fosse stato per la pandemia mondiale, era per lui un sogno che diventava realtà.
C’erano alcuni per cui, invece, la vita non era cambiata poi molto. Trafalgar Law, ad esempio, proseguiva con la sua solita vita fatta di studio, seminari online di medicina, film d’epoca, messaggi monosillabici su whatsapp agli amici. L’unico cambiamento degno di nota nella sua routine era che, dato che non aveva orari e non era costretto ad uscire di casa, dormiva di giorno e stava sveglio di notte.
Per altri, invece, la quarantena aveva dato la possibilità di scoprire e sviluppare le proprie abilità. Boa aveva scoperto di essere un’influencer nata: ogni sera alle 20.30 si collegava in diretta con i suoi numerosi e adoranti followers su Lumagram, il social network più in voga del moneto. Oltre alle live, passava il tempo a registrare video o Stories in cui condivideva con i suoi fan consigli di abbigliamenti, make-up, beauty care o foto dei suoi outfit preferiti. Boa era sicura che avrebbe cavalcato l’onda della popolarità anche al termine di quella situazione di emergenza.
Altri avevano deciso di sfruttare tutto quel tempo a disposizione per migliorare se stessi. Sanji passava le sue giornate a cucinare provando ricette nuove per affinare le sue abilità in vista di quando avrebbe potuto riprendere a lavorare al ristorante. Oltre a cucinare, il biondo aveva deciso di aprire un blog in cui pubblicava video tutorial dei piatti che preparava e foto delle sue creazioni diventando così un food blogger molto seguito e acclamato dalla community.
Qualcun altro avrebbe potuto spopolare sui social se avesse avuto un minimo di dimestichezza con la tecnologia e un minimo di pazienza per gestire tutti gli aspetti che la fama portava con sè. Ma dato che Zoro non possedeva nessuna delle due, si limitava a tenere per sé i suoi workout efficaci e professionali che avrebbero potuto essere d’aiuto a molti per mantenersi in forma in quel momento difficile. Egli passava tutto il giorno ad allenarsi e dormire. Nessuno dei suoi amici sapeva se fosse ancora vivo dato che il ragazzo non si era mai preoccupato di cercarli o rispondere ai loro messaggi e videochiamate. Dato che nessuno poteva andare a verificare se stesse bene, a causa delle limitazioni imposte dal governo, lo diedero definitivamente per disperso.
I workout di Zoro avrebbero potuto essere molto d’aiuto ad Ace. Il moro, infatti, essendo un pozzo senza fondo e soffrendo di frequenti attacchi di narcolessia, passava le sue intere giornate a dormire e mangiare, mangiare e dormire. Peccato che non fosse come i gatti, che rimangono sempre belli e perfetti seguendo quella stessa routine: limitandosi a mangiare e dormire senza mai fare movimento aveva iniziato ad ingrassare a vista d’occhio giorno dopo giorno perdendo la sua linea affascinante ed invidiabile (un po’ come Thor in End Game, per intenderci). Tutto ciò faceva divertire molto Izo che ogni volta che lo vedeva in videochiamata faceva uno screenshot dello schermo così da poter tenere traccia del vertiginoso aumento di volume dell’amico.
Suo fratello Rufy, invece, aveva messo a dura prova la pazienza del nonno che dopo giorni e giorni passati a stentare i suoi tentativi di uscire di casa e sorbirsi i suoi lamenti su quanto si annoiasse e quanto desiderasse uscire all’aria aperta a divertirsi, si era visto costretto a legarlo al letto con una camicia di forza e narcotizzarlo di tanto in tanto per tenerlo buono.
Anche Nami stava avendo difficoltà a gestire la nuova situazione di reclusione forzata e cercava di gestire la tensione videochiamando le sue amiche in continuazione, facendo con loro workout via skype, proponendo sempre nuove app di videochiamata e scolandosi tre o quattro bicchieri di vino rosso ogni sera per gestire quelle crisi isteriche che spesso la coglievano al tramonto.
Ma chi più di tutti stava dando segni di instabilità mentale era Perona. Proprio non ce la faceva più a rimanere reclusa, sentiva il bisogno di scorrazzare in giro. Era preda di cambi di umore repentini, passando da risate sguaiate e immotivate a crisi di pianto isteriche in cui lanciava oggetti contro il muro. Era arrivata a spostare tutti i mobili della casa per vedere in quale posizione stessero meglio, e perché diceva che loro (sì, i mobili) avevano bisogno di quello, di cambiare posizione. Aveva scoperta la passione per i puzzle. Era già al suo terzo puzzle da 2 000 pezzi che ogni tanto, in piena notte, smontava per poi ricominciare da capo il giorno seguente.
C’era chi, invece, viveva tutta quella situazione con totale serenità, che era riuscita a trovare una routine equilibrata che le permetteva di mantenere la sua sanità fisica e mentale. Ogni mattina, Robin si svegliava all’alba e scaldava il suo corpo con il Saluto al Sole e qualche altra posizione di yoga. Dopo essersi dedicata alle piante che coltivava sul proprio terrazzo, si metteva su una sdraio con un buon libro e prendeva il sole per un paio d’ore al giorno. Aveva già raggiunto un’abbronzatura invidiabile. Per il resto, passava le sue giornate a leggere, cucinare, riordinare la casa, prendersi cura della sua pelle. Quasi sperava che quella condizione di quiete non terminasse mai.
Questi sono solo alcuni degli individui che vivono questo strano mondo durante questo particolare periodo storico. Spero di essere riuscita a raccontarvi la situazione in cui verte la loro società attraverso i loro occhi. Se anche voi ne avete avvistato qualcuno non esitate a contattarmi. Mettendo insieme le nostre conoscenze potremmo portare avanti una ricerca sociologica fondamentale per la comprensione di questo mondo per noi così lontano.
 




Angolo di Calypso
E tu? Che tipo da quarantena sei? xD
Scherzi a pare, ho voluto provare a immaginare in modo un po’ parodistico e attraverso questo narratore esterno che rompe la quarta parete come i personaggi di One Piece si comporterebbero se si trovassero ad affrontare la quarantena che noi stiamo vivendo.
Un po’ di sana demenzialità fa sempre bene al cuore.
Sono curiosissima di conoscere i vostri headcanon, le vostre idee su come questi e altri personaggi vivrebbero la quarantena :)
Un super grazie a chi legge e recensisce <3
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** In fondo al mar ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 4 – Mare aperto

 
 

In fondo al mar

C’erano due ragioni principali per cui Trafalgar Law aveva deciso che la sua imbarcazione pirata doveva essere un sottomarino anziché un più classico veliero o vascello.
Il primo motivo era un fattore puramente strategico. Navigando al di sotto della superficie del mare si limitavano i pericoli che avrebbero potuto incontrare. Potevano celarsi alla vista dei nemici, dato che in pochi decidevano di adottare un sottomarino per avventurarsi per mare, e, se navigavano sufficientemente in profondità, potevano evitare tutte le insidie dovute al clima che in quelle acque era così imprevedibile, come tempeste e nubifragi, ma anche le forti correnti che avrebbero potuto condurli fuori rotta.
Il secondo motivo era meno razionale del primo, aveva origini più istintive e psicologiche. Sapere di essere completamente circondato dall’acqua lo faceva sentire protetto. Era ben conscio del fatto che fosse un controsenso, che chi ha mangiato un frutto del mare dovrebbe invece temere quella situazione che generalmente lascia poche vie di scampo. Eppure, contro ogni logica, si sentiva più al sicuro e padrone della situazione a centinaia di metri di profondità piuttosto che in superficie. Gli piaceva l’idea di potersi muovere liberamente passando inosservato. Quando si trovava nel suo sottomarino nelle profondità dell’oceano si sentiva bene con se stesso e con il mondo.
Tutto questo, però, fino a quel fatidico giorno.
Avevano ingaggiato una battaglia sott’acqua con un altro sottomarino di una banda rivale. Lo scontro era durato per ore, avevano subito numerosi danni, ma fortunatamente nessuna vittima e grazie al suo equipaggio estremamente preparato, alla fine, erano riusciti ad abbattere i nemici e mettersi in salvo.
Quella sera si nascosero tra le rocce sul fondale dell’oceano per evitare ulteriori pericoli e così da poter recuperare le forze. Il giorno seguente sarebbero emersi in prossimità di un’isola per riparare i danni subiti.
Ma ciò che aveva lasciato in lui un segno indelebile quel giorno non fu la cruenta battaglia, no. Fu quello che accadde quella sera.
Il suo equipaggio era stremato ma al contempo aveva ancora molta adrenalina in corpo a causa dei recenti avvenimenti. Quella situazione gli impediva di poter dormire profondamente nelle loro cabine ma anche di fare una qualsiasi cosa fosse anche solo minimamente produttiva.
Perciò avevano deciso di vedere un film tutti insieme.
Si erano radunati tutti nel salone più grande del sottomarino e, dato che era impossibile mettere d’accordo una ventina di pirati, estrassero il nome di chi avrebbe dovuto scegliere il film da vedere. Secondo le regole che loro stessi avevano deciso, nessuno poteva obiettare o opporsi alla scelta.
Il fortunato estratto fu Bepo.
Il visone scelse di vedere “La Sirinetta”.
Law si era dileguato dalla stanza mentre Shachi e Penguin prendevano ad insultare il povero navigatore. Ikkaku era intervenuta in difesa del visone rimproverando i due nakama dicendogli di accettare da veri uomini ciò che il fato aveva deciso per loro.
Evidentemente poi il film non era dispiaciuto all’equipaggio, dato che da quel giorno aveva iniziato una nuova tradizione che spinse Law ancora di più verso l’orlo della pazzia e il desiderio di sterminare l’intero genere umano, Pirati Heart compresi.
Dopo quella maledetta sera, ogni volta che scendevano oltre i 500 metri di profondità intonavano tutti insieme una canzone. Solitamente erano quegli idioti di Shachi e Penguin a iniziare il coro.
-LE ALGHE DEL TUO VICINO TI SEMBRAN Più VERDI SAI-
La stessa canzone che già sentiva in lontananza mentre era chiuso nella sua cabina a studiare le prossime mosse che avrebbe attuato per sconvolgere l’intero mondo.
-VORRESTI ANDAR SULLA TERRA, NON SAI CHE GRAN SBAGLIO FAI-
Il coro diventava sempre più alto, segno che sempre più membri dell’equipaggio si stavano unendo alla loro ormai consolidata tradizione.
-SE POI TI GUARDASSI INTRONO VEDRESTI CHE IL NOSTRO MAR-
Si strofinò le mani sul volto per poi passarle tra i capelli spettinati afferrando qualche ciocca corvina per reprimere l’istinto di dare un pugno alla scrivania che, sicuramente sarebbe andata in frantumi.
-È PIENO DI MERAVIGLIE CHE ALTRO TU VUOI DI Più-
Ormai totalmente spazientito si alzò dalla sedia talmente di scatto da farla grattare sul pavimento di metallo. Si calcò il cappello maculato in testa e si avviò alla porta della sua cabina.
-IN FONDO AL MAAAR! IN FONDO AL MAAAAAR-
Afferrò la fedele nodachi che se ne stava appoggiata accanto allo stipite e mise la mano sulla maniglia.
-TUTTO È BAGNATO È MOLTO MEGLIO CREDI A MEEE-
Si richiuse la porta alle spalle con solenne lentezza.
-QUELLI LA SU CHE SGOBBANO, SOTTO A QUEL SOLE SVENGONO-
Appoggiò la spada alla sua spalla mentre si voltava in direzione delle voci.
-MENTRE COL NUOTO CE LA SPASSIAMO IN FONDO AL MAAAR-
Ghignò malignamente mentre si avviava lungo il corridoio.
Un paio di teste sarebbero certamente rotolate.
Letteralmente.
 




Angolo di Calypso
Io non so come il mio cervello partorisce certe cose.
Forse è tutto merito degli Heart che sono così stupendamente idioti.
È tipo dall’inizio della saga di Wano che dico che Law perderà definitivamente la su sanità mentale. Quindi perché non scriverci qualcosa sopra?!
Alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Competizione ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 5 – Rivalità
 


Angolo di Calypso
Con i prompt di oggi onestamente non sapevo bene cosa scrivere. Poi mi è tornato in mente uno degli ultimi capitoli del manga (il 976, quindi se non lo avete letto SPOILER ALERT) che mi ha fatto emozionare e venire curiosità per quello che accadrà prossimamente.

 
 
 

Competizione

Tutti loro avevano più che una buona ragione per trovarsi lì a solcare quel mare in tempesta fronteggiando tre grandi imbarcazioni nemiche.
Kidd non vedeva l’ora di mettere le mani addosso a Kaido e fargliela pagare con gli interessi non solo per quello che aveva fatto a lui, per averlo catturato, torturato e sbattuto in prigione, ma anche per quello che aveva fatto al suo equipaggio e soprattutto al suo vice nonché suo primo compagno, probabilmente l’uomo di cui aveva maggiore stima al mondo.
Law, invece, era ben intenzionato ad andare fino in fondo al piano che aveva progettato meticolosamente negli anni. Dopo aver finalmente vendicato la morte di Corazon sconfiggendo Doflamingo, dopo aver sfidato Big Mom, ora era il momento per Kaido di soccombere. Anche se alcune cose non erano andate come da lui previsto, i rischi che si correva alleandosi con persone con un cervello più piccolo di una nocciolina, non si sarebbe mai tirato indietro.
Rufy, dal canto suo, aveva un motivo molto più semplice: lui sarebbe diventato il re dei pirati. Per farlo avrebbe dovuto sconfiggere tutti gli altri pirati, quindi perché non iniziare dagli imperatori? E poi, doveva assolutamente aiutare Torao, Kinemon, Momo, i samurai e quel popolo che ormai da tempo immemore aveva perso la propria libertà.
Nonostante i tre capitani fossero tra loro rivali, in quella circostanza avevano il medesimo obiettivo, quindi perché non collaborare temporaneamente per poi tornare a fronteggiarsi l’indomani?!
-E vi dirò un’altra cosa- l’uomo-gabbiano sulla nave di fronte a loro stava ancora farneticando il suo monologo -Il banchetto di questa sera celebrerà la nascita dell’alleanza tra gli imperatori Kaido e Big Mom!-
Tensione e sgomento serpeggiarono tra i tre equipaggi della generazione peggiore.
-Perciò saremo noi ad occuparci di voi- proseguì il pirata -Non interferirete con il banchetto. Vi affonderemo qui e adesso. Uomini! Preparate i cannoni!-
A quelle parole Rufy si mosse istintivamente. Nessuno avrebbe toccato la nave che Franky aveva costruito con tanta cura per lui. Allungo le braccia fino ad afferrare il parapetto della nave nemica.
-Fatevi da parte!- intimò agli altri due capitani mentre si lanciava in avanti -Ci penso io!-
-Idiota, sei tu che devi farti da parte!- urlò Law mentre attivava la sua room per tele-trasportarsi sul ponte della nave delle Cento Bestie.
-Levatevi di torno, mi siete d’intralcio!- gridò Kidd mentre anche lui si lanciava verso la nave nemica sfruttando i poteri del suo frutto.
Nella mente di tutti e tre emerse una sensazione di deja vu mentre atterravano simultaneamente sul ponte di legno uno accanto all’altro.
-Levatevi! Mi basta un solo colpo per farli fuori!- si spazientì Rufy che sentiva l’esigenza di sfogare la furia combattiva che si era impossessata di lui.
-Ma smettila di dire stronzate!- gli urlò dietro Kidd con tono alterato.
Quei due mocciosi proprio non volevano saperne di scomparire e lasciar fare a lui.
-Non siete altro che degli idioti- disse Law con tono calmo, senza nemmeno degnarli di uno sguardo -E dei falliti-
-FALLITI?- urlarono in coro gli altri due lanciando sguardi omicidi verso il chirurgo.
Nonostante la loro scaramuccia, non si erano dimenticati della situazione in cui si trovavano. Contemporaneamente, i tre capitani lanciarono il proprio attacco contro i nemici, alimentati dalla rabbia che la vicinanza dei loro più acerrimi rivali, in quel momento alleati, provocava in loro. Bastò un solo colpo da parte dei tre per affondare la prima nave.
Mentre l’imbarcazione colava a picco e i tre continuavano a litigare ed insultarsi, i capitani compresero da dove derivasse quella strana sensazione di deja vu. Quella attuale era una scena analoga a quanto accaduto qualche anno prima sull’arcipelago Sabaody all’uscita della casa d’aste.
Ancora una volta si trovavano a stringere un’alleanza di comodo solo per sconfiggere un nemico comune. Ma erano consapevoli che in un futuro più o meno lontano avrebbero dovuto scontrarsi per decretare chi tra loro potesse fregiarsi del titolo di unico e solo re dei pirati.

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Capitolo 6
*** Notte insonne ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 6 – Cicatrici  

 
 
 

Notte insonne

Bibi si rigirò nel letto per l’ennesima volta quella notte.
Proprio non sapeva perché non riuscisse a prendere sonno.
La stanza era silenziosa, una brezza fresca entrava dalla finestra aperta mitigando l’aria afosa della sua terra natia. L’aria gonfiava la tenda bianca leggera facendola svolazzare allegramente con un lieve fruscio. La turchina si perse ad osservare quel movimento ipnotico che nel suo danzare permetteva alla luce della luna piena di intrufolarsi nella camera.
Seguì con gli occhi un raggio di luna finchè il suo sguardo non si posò sul volto di Sabo che dormiva beatamente al suo fianco.
Le ciocche bionde ricadevano disordinate sulla fronte candida, il volto perfettamente rilassato, l’espressione di totale beatitudine, le labbra leggermente schiuse da cui sfuggiva il suo respiro lento e costante.
Un piccolo sorriso fece capolino sul volto della ragazza mentre si girava, attenta a non fare rumore per non svegliarlo, per poterlo osservare meglio. Evidentemente lui non soffriva dei suoi stessi problemi di insonnia.
Accarezzò con lo sguardo i lineamenti dolci e ancora un po’ fanciulleschi del volto del rivoluzionario finchè i suoi occhi nocciola indugiarono sulla cicatrice rossastra che deturpava il suo occhio sinistro senza però intaccare la sua bellezza. Anzi, forse gli donava addirittura del fascino in più.
Non gli aveva mai chiesto quale fosse la storia di quella cicatrice. Aveva sempre pensato che quei segni fossero una cosa profondamente intima che celavano storie spesso travagliate e dolorose e che, probabilmente, i proprietari non si sentivano a proprio agio nel condividerle. Perciò preferiva non domandare mai i motivi di quei segni così evidenti. Se Sabo avesse voluto raccontarle la sua storia, lo avrebbe fatto senza che lei gli domandasse nulla.
Del resto, non aveva mai chiesto nemmeno al fratello minore del biondo l’origine della cicatrice che attraversava la sua guancia appena sotto l’occhio, nonostante avessero navigato insieme per molto tempo.
Nemmeno a Nami, che lei considerava come una sorella, aveva mai domandato della cicatrice che aveva sulla spalla. Nonostante l’avesse coperta con il tatuaggio blu, quella brillava leggermente quando veniva raggiunta dai raggi del sole, rendendo così vano l’intento della navigatrice di nasconderla.
Durante una delle tante notti passate insieme di vedetta, la rossa le aveva raccontato la sua storia. Quella cicatrice era ciò che rimaneva del suo passato, un passato durante il quale aveva sofferto, era stata umiliata, aveva perso cose importanti, e lei aveva cercato di coprirla rendendo omaggio a due delle persone più importanti della sua vita.
Se anche non gli avesse chiesto nulla, forse un giorno anche Sabo le avrebbe confidato la storia di quella cicatrice.
Non si era resa conto di aver allungato una mano verso il volto del biondo fino a sfiorare i bordi frastagliati dello sfregio. Con movimenti lenti e dita delicate ne tracciò il contorno e l’accarezzò dolcemente.
Quel contatto fu sufficiente perché Sabo si destasse dal suo stato di sonno.
Le palpebre tremolarono brevemente prima che lui aprisse gli occhi. Il suo sguardo si posò sul volto di Bibi, a pochi centimetri dal suo, che lo fissava con espressione pacifica e serena.
-Che c’è? Va tutto bene?- domandò lui con la voce resa roca dal sonno.
La turchina annuì.
-Sì- rispose -Faccio solo fatica a dormire-
D’istinto il biondo allungò un braccio verso di lei.
-Vieni qui- la invitò, allargando le braccia nella sua direzione.
In automatico, Bibi si sollevò e lo raggiunse adagiandosi sul suo petto. Subito le braccia di lui la circondarono saldamente mentre entrambi sospirarono soddisfatti da quel contatto per loro tanto naturale quanto inebriante.
Bibi chiuse gli occhi e si concentrò sull’odore che la pelle di Sabo emanava e sul battito del suo cuore che risuonava nelle sue orecchie come una ninna nanna personale.
Mentre finalmente il sonno si impossessava di lei, sentì le labbra del biondo posarsi tra i suoi capelli turchini e posarvi un bacio delicato.

 



Angolo di Calypso
DAVVERO PENSAVATE NON AVREI SCRITTO UNA SABO X BIBI?
I’m sorry, è la mia crack ship personale della vita, non ho resistito.
Spero vivamente che il Reverie (quando mai riprenderà) porti con sé molte fan art e fan fiction su di loro, di qualsiasi genere. I need it!
Btw una storia molto easy non ben definita nel tempo e nello spazio.

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Capitolo 7
*** Scoperte ***


“Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it”
Lista: One Piece
Prompt: Day 7 – Nuovo Mondo 

 
 

Scoperte

Durante i due anni passati lontana dalla sua ciurma a Weatharia, Nami aveva impiegato tutte le sue energie per prepararsi adeguatamente ad affrontare il Nuovo Mondo.
Si era fatta insegnare dai vecchi meteorologi dell’isola tutto ciò che c’era da sapere su quel mare a lei sconosciuto: come funzionasse il repentino cambiamento del clima e come prevederlo, quali tecnologie usare per poter navigare in modo più sicuro e anche nuove tecniche di combattimento da attuare con il suo clima-tact.
Al termine di quei due anni di addestramento si sentiva sicura di sé e pronta ad affrontare il Nuovo Mondo.
Ma nessuno l’aveva preparata a quello.
Ad affrontare quel Chirurgo della Morte, quella supernova nonché flottaro che si aggirava liberamente sulla loro nave e la scrutava con i suoi occhi glaciali come se desiderasse spogliarla solo con lo sguardo. Ogni volta che lo faceva, anche in mezzo al resto dell’equipaggio, lei si voltava dall’altra parte infastidita da tanta sfacciataggine.
Ma la paura che aveva iniziato a provare per lui durante gli avvenimenti di Punk Hazard, subito mutata in fastidio per quel suo comportamento invadente, si erano ben presto trasformati in eccitazione e desiderio.
Aveva iniziato a sognare di notte i suoi occhi che la scrutavano famelici nell’oscurità e ad immaginare ad occhi aperti come fosse avere quelle mani tatuate sul proprio corpo.
Poi, durante una sera in cui tutti avevano esagerato un po’ con l’alccol e solo loro due erano rimasti svegli a parlare nell’acquario, era successo. Sapeva che se fosse rimasta lì sola con lui non avrebbe resistito e avrebbe ceduto al suo desiderio di conoscere più a fondo il chirurgo.
Da quella notte, non perdevano mai occasione per appartarsi in qualche angolo della nave per baciarsi, toccarsi, accarezzarsi e conoscere meglio i loro rispettivi corpi.
Mentre ripensava a tutti quei momenti passati insieme, sentì un piacevole calore diffondersi in lei.
La doccia che stava per fare per togliere la salsedine dai suoi capelli dopo la nuotata in mare l’avrebbe certamente aiutata a tornare padrona di se stessa.
Entrò nella vasca e spostò di lato col piede una paperella di gomma gialla che probabilmente Chopper usava quando faceva il bagno. O forse Rufy.
Girò la manopola e acqua tiepida cadde immediatamente dal soffione della doccia.
Si passò le mani tra i lunghi capelli rossi e socchiuse gli occhi beandosi di quella sensazione rigenerante.
Quando li riaprì, si accorse di un alone azzurrino che l’avvolgeva. Sapeva cosa stava per accadere, era successo già diverse volte.
Un secondo dopo, la paperella scomparve e prese il suo posto Trafalgar Law, il suo solito ghignò in volto, i capelli neri che già si riempivano di goccioline d’acqua, il corpo nudo con i suoi tatuaggi in bella mostra.
-Te ne vai in giro per la Sunny senza vestiti, Torao?!- lo canzonò Nami schizzandogli un po’ di acqua in faccia con le dita.
-Ho i miei metodi- rispose quello allargando il suo ghigno.
Senza aggiungere altro, annullò la già esigua distanza tra loro e appoggiò le labbra sul collo candido della ragazza.
La navigatrice si lasciò sfuggire un sospiro compiaciuto mentre piegava il capo di lato e sentiva la bocca del ragazzo lambirla partendo dall’orecchio e scendendo giù fino al suo petto prosperoso.
Allacciò le braccia dietro al suo collo mentre anche lui la stringeva per la vita e faceva aderire il corpo di lei al suo costringendola a stare in punta di piedi.
L’acqua della doccia ancora pioveva su di loro mentre le mani del Chirurgo accarezzavano esperte ogni centimetro della sua pelle finchè, finalmente, non entrò in lei.
A Nami piaceva quando lui usava i suoi poteri durante il sesso, come in quel momento in cui aveva attivato la sua room per farla galleggiare e rendere così più facili i loro movimenti.
Non sapevano dare un nome a quel rapporto che si era instaurato tra loro. Non ne sentivano il bisogno. Avrebbero continuato a scoprirsi l’uno l’altra e vedersi in segreto finchè fosse stato possibile, finchè avessero voluto.
Soddisfatti, si sdraiarono nella vasca ancora avvinghiati l’uno all’altra. Nami accarezzò i suoi capelli corvini e appoggiò la guancia sul suo capo sorridendo beata.
Il fatto che ci fossero ancora cose che non conosceva del Nuovo Mondo e che poteva scoprire man mano che proseguivano con il loro viaggio la esaltava e stuzzicava il suo desiderio di avventura.
 




Angolo di Calypso
Eh… Non potevano nemmeno mancare Law x Nami, il mio primo amore, che mi hanno fatto inevitabilmente alzare il rating, mannaggia a loro. Ma ho cercato di trattenermi.
Siamo quindi giunti al termine di questa Week. È stata una bella esperienza che mi ha dato la possibilità di spezzare un po’ la monotonia della quarantena. Soprattutto, mi ha permesso di tornare a scrivere su One Piece e tornare nelle lande di EFP. È stato come un tuffo nel passato, ho riscoperto autori e storie che quasi avevo dimenticato. È stato bello vedere come anche per altri la quarantena sia stata una spinta per tornare a scrivere, ho visto storie abbandonate dal 2017 aggiornate nelle ultime settimane.
Insomma, un tuffo nel passato che chissà non possa diventare un ritorno al futuro presente.
Come sempre ingrazio fanwriter.it e Eneri_Mess per l’iniziativa, un grazie a TheDoctor1002 che mi ha accompagnato fedelmente in questa settimana e un grazie a tutti coloro che hanno letto la storia <3
Alla prossima!
Calypso

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