Se due fate si incontrano è sicuramente destino

di Monkey D Akiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La camicia perduta ***
Capitolo 2: *** Come il tramonto e l'oceano ***
Capitolo 3: *** Un incontro importante ***
Capitolo 4: *** Perchè piangi? ***
Capitolo 5: *** Messaggi ***
Capitolo 6: *** Ti ricordi di me? ***
Capitolo 7: *** Cercare la perfezione ***



Capitolo 1
*** La camicia perduta ***


Possibile che fosse sempre la stessa storia? Perché doveva sempre lasciare i vestiti in giro, a scuola per giunta?!
Gray girava per i corridoi dell’istituto a torso nudo in cerca della camicia. Fortuna che portava la divisa estiva o avrebbe dovuto cercare pure la giacca. Nessuno, tranne qualche ragazza sua fan, gli prestava attenzione perché ormai il suo spogliarello era all’ordine del giorno, se non dell’ora.
Persino i professori si erano rassegnati e non gli davano più note di demerito, anzi, avevano istituito un “Lost & Found” solo per i suoi indumenti, così da accorciare i tempi della ricerca.
Questa volta però era quasi certo che avrebbe trovato l’oggetto smarrito nello spogliatoio perché quella mattina aveva avuto educazione fisica. Vi entrò con noncuranza ma presto la sua calma interiore fu turbata.
Di fronte a lui c’era una splendida ragazza dai lunghi capelli blu, mossi come le onde del mare. Indossava solo la gonna blu scuro della divisa e un reggiseno bianco, e in mano teneva la camicia che stava cercando. Lo sguardo di Gray si posò, per ultimo, sul fianco destro della ragazza dove svettava uno strano tatuaggio a lui fin troppo famigliare.
Il moro stava per chiederle qualcosa ma sentì delle voci avvicinarsi, così non ci pensò due volte e si nascose con la ragazza nel locale delle docce. Fortunatamente non entrò nessuno e le voci si allontanarono. Fullbuster tirò un sospiro di sollievo, che lasciò di nuovo spazio all’agitazione quando si ricordò della compagna di scuola.
Senza rendersene conto l’aveva bloccata tra il suo corpo e la parete. Incerto, posò lo sguardo su di lei. Il volto completamente rosso era rigato dalle lacrime e il labbro inferiore tremolava.
Gray iniziò a sudare freddo. Subito si allontanò con uno scatto da lei e tenne le mani alzate in segno di resa.
“M-mi dispiace! Non aver paura, non voglio farti del male! Credevo stesse entrando qualcuno e ho agito d’istinto perché … Aah! Mi vuoi dire che ci fai tu nello spogliatoio maschile?!”
La ragazza, che si era coperta il seno con le braccia, teneva ancora in mano la camicia del ragazzo.
“Juvia pensava che Gray-sama avesse dimenticato la camicia qui ed è venuta a prenderla per restituirgliela …” rispose tra un singhiozzo e l’altro tenendo lo sguardo basso.
“Quindi è per questo che sei qui”
La ragazza annuì piano. Gray si grattò la nuca e guardò da un’altra parte.
“Ti chiami Juvia, giusto? Ascolta, una ragazza non dovrebbe entrare nello spogliatoio maschile, può essere pericoloso” la ammonì.
“Juvia non lo farà più …” rispose sempre singhiozzando.
“Adesso basta piangere. Piuttosto, puoi coprirti con la mia camicia, anche se non è pulita …”
Juvia sobbalzò e trattenne il fiato per qualche istante.
“Gra-gray-sama sa che … questa è la sua … camicia?” balbettò.
“Beh, si vede che è troppo grande per te” rispose sbirciandola.
“Uuuaaah! – scoppiò a piangere – La vita di Juvia è finita!”
Juvia scivolò lungo la parete finendo in ginocchio sul pavimento. Si portò le mani al volto, lasciando cadere la camicia sul suo grembo, per cercare di asciugare le copiose lacrime che piovevano dai grandi occhi blu.
“C-che succede? Qual è il problema?” domandò allungando una mano verso di lei, che repentinamente, però, bloccò in aria.
“Juvia voleva provare la camicia di Gray-sama prima di restituirgliela. Adesso che lo sa, Gray-sama odierà Juvia!”
Ecco spiegato perché si trovava solo in reggiseno. A Gray sorse spontaneo un sorriso, quella ragazza le faceva tenerezza.
Si inginocchiò davanti a lei e le accarezzò teneramente i capelli.
“Adesso basta piangere, io non ho alcun motivo di odiarti” la consolò teneramente.
La ragazza scostò le mani dal volto e lo guardò con occhi da cerbiatta. Gray sentì il cuore fermarsi e ripartire in quarta.
“No …?”
“N-no. E poi non sei l’unica, non sai quante volte ritrovo giacche e camicie con un profumo da donna …”
A quelle parole, sul volto di Juvia comparve un piccolo broncio.
“Che ti prende adesso? Ho forse detto qualcosa di sbagliato?”
“Juvia non vuole essere come le altre ragazze – il suo volto si intristì – Juvia vorrebbe poter stare più vicino a Gray-sama. Juvia sente che c’è qualcosa di speciale”
Strano che lo avesse detto. Era la stessa cosa che aveva pensato il ragazzo quando aveva visto il suo tatuaggio.
“Cosa intendi per speciale?”
“Juvia vede sempre Gray-sama senza vestiti – era proprio la norma – e un giorno si è accorta che Gray-sama ha un tatuaggio uguale a quello che Juvia ha dalla nascita. Juvia ha pensato che fosse un segno …”
Lei aveva quel tatuaggio dalla nascita, proprio come il suo che svettava sul fianco sinistro. Un tatuaggio dalla forma di cicatrice.
Era davvero un segno del destino o solo un caso?
“È strano, sai Juvia? Anche il mio tatuaggio ce l’ho dalla nascita” disse osservandolo.
“Forse Juvia e Gray-sama si sono incontrati in una vita passata e questi tatuaggi ne sono la testimonianza”
Che fosse vero? Si erano già conosciuti in una vita passata? Però quei tatuaggi non potevano simboleggiare una semplice conoscenza, forse erano stati qualcosa di più.
Gray si perse ad osservare il tatuaggio della ragazza, che arrossì per quelle attenzioni.
“Chissà, sembra che questi tatuaggi siano fatti per unirsi” mormorò  non distogliendo lo sguardo da quel marchio sulla pelle chiara di lei.
Non riuscì a trattenersi, voleva toccarlo, sentiva di doverlo fare. Con due dita le sfiorò la pelle e la sentì bruciare sotto il suo tocco. Contemporaneamente anche il suo tatuaggio iniziò a bruciare. Entrambi si sentirono pervasi da una tiepida nostalgia.
Questo non poteva essere solo un caso.
La campanella suonò, interrompendo così un momento importante delle loro giovani vite. Il ragazzo si alzò e le porse una mano per aiutarla a fare lo stesso.
“Beh, temo che dobbiamo sbrigarci a tornare in classe” disse grattandosi il capo.
Detto questo iniziò a incamminarsi verso l’uscita.
“Gray-sama!” subito fu fermato da lei.
Si rigirò e Juvia si buttò tra le sue braccia. Era così soffice, profumata e fragile.
“I nostri tatuaggi si uniscono?” domandò tremando come una foglia.
Entrambi controllarono e scoprirono che accadeva davvero.
Gray sorrise. Si sentiva come se gli fosse stato tolto un grosso peso dal cuore. Tra le braccia di Juvia si sentiva completamente sereno.
“Era davvero destino che ci incontrassimo”
La abbracciò a sua volta.
“Ora però dobbiamo davvero andare e inoltre dobbiamo ancora vestirci” la richiamò all’attenzione.
“Eh? Ma Juvia vuole stare ancora un po’ con Gray-sama!” si lamentò la ragazza.
“Aspettami al cancello dopo le lezioni. Ti riaccompagno a casa, ok?”
“Davvero? Juvia è felicissima, grazie!”
Per la prima volta Gray vide il sorriso di Juvia. In quello stesso momento decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterlo ammirare ogni giorno.
“Gray-sama si è dimenticato la camicia e ha perso i pantaloni …”


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Questa è la mia prima esperienza in questo fandom ma spero non sarà l'ultima ^^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho voluto iniziare con una, a mio parere, delle coppie più belle (chi non è d'accordo non mi odi per favore, i gusti sono gusti XD ).
A presto!
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 2
*** Come il tramonto e l'oceano ***


Ricordava ancora la volta in cui si rese conto che era diverso dagli altri.
Aveva poco più di cinque anni, sua madre e suo padre lo avevano portato a fare una lunga scampagnata in mezzo ai prati. Si era divertito tantissimo e anche i suoi genitori sorridevano sempre.
Poi a un certo punto sua madre gli disse: “Hai visto, Gerard, come è bello il tramonto? Oggi sei proprio fortunato perché il cielo è tutto rosso! Hai visto?”
Anche lui aveva alzato gli occhi al cielo.
“Mamma, dov’è il rosso?”
I volti dei suoi genitori si incupirono. Sua madre non gli rispose. Il giorno dopo si ritrovò da uno strano dottore che gli fece qualche domanda a cui non riuscì a rispondere. Poco dopo era solo nella sala d’attesa mentre i genitori parlavano col medico. Era troppo curioso per restarsene buono, così si mise a spiare dalla porta. Fu allora che vide sua madre piangere.
“Vostro figlio ha un grave disturbo alla vista: sembra che percepisca il mondo in bianco e nero, per lui non esistono altri colori. Non sappiamo come curarlo. Ci dispiace”
Capì il vero significato di quelle parole solo anni dopo. Capì anche lo strano comportamento dei genitori, quando era piccolo, che non facevano altro che chiedergli di ricopiare nei suoi disegni  certi oggetti e i loro falsi sorrisi quando vedevano il risultato.
La sua era una vita in bianco e nero, questo gli dicevano. Lui, che a malapena sapeva cosa volesse dire bianco e cosa nero, sapeva solo che era una vita solitaria. Non c’era nessuno come lui.
 
***

 Chissà quando si era resa conto di vedere, così dicevano gli altri, in bianco e nero? Erza non lo riusciva a ricordare, d'altronde era nata così. Tuttavia la sua condizione non le impediva di vivere come gli altri. Se non poteva vedere i loro colori ne avrebbe inventati dei nuovi solo per lei!
Aveva allenato molto i suoi occhi e ora riusciva a percepire certe sfumature sia nel bianco che nel nero e in qualche modo era riuscita ad associarli ai colori della realtà.
Davanti ai suoi amici si mostrava forte e sicura di sé, la sua condizione non le pesava affatto, ma nel profondo c’era un disagio. Perché era l’unica?
Voleva trovare qualcuno come lei, qualcuno con cui condividere le difficoltà e trovare delle soluzioni. Qualcuno che avrebbe potuto capirla e che avrebbe potuto capire.
 
***
 
Si era chiesto spesso nel corso degli anni come fossero i colori. A volte chiedeva ai genitori o agli amici di spiegargli come erano fatti. Non avrebbe mai potuto capirli interamente ma per lo meno sapeva associarli a un odore, a un tatto o a una sensazione.
Più di tutti gli piaceva il rosso. Aveva imparato che il rosso è ardente come il fuoco e come la passione ma soprattutto come certi tramonti. Era rimasto un bisogno indelebile quello di vedere un tramonto che tinge il cielo, che di norma è azzurro placido come l’acqua, di un rosso incandescente.
Un giorno lo avrebbe visto.
 
***
 
I suoi amici le avevano detto che aveva degli splendidi capelli rossi ma lei non ne era molto felice. Lei preferiva l’azzurro. Il colore del cielo e del mare. Il colore di due vastità.
Era un peccato non poterle ammirare appieno.
 
***
 
La città brulicava di persone. Bianco e nero si accalcavano tra loro tanto da faticare a distinguerli. Era davvero difficile camminare per qualcuno nella loro condizione.
Gerard cercava di uscire dalla folla per avere una visuale maggiore.
Erza si faceva strada testardamente verso una pasticceria.
Doveva trattarsi certamente del destino, non c’era altra spiegazione.
Quel giorno, in mezzo a tante persone, tra tutto quel bianco e quel nero, si incontrarono.
I loro occhi e le loro vite cambiarono per sempre.
“Hai dei bellissimi capelli rossi lo sai? Mi ricordano un tramonto incandescente”
“I tuoi invece mi ricordano l’oceano”
Quella fu la prima volta che videro i colori ma la ricorderanno per sempre come il giorno in cui hanno scoperto l’amore.


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3
Eccomi qui con il secondo capitolo della raccolta. Questa volta ho adottato uno stile diverso, spero vi piaccia ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita tra le preferite e le seguite e lestoargento e Sissi1978 per aver recensito il capitolo precedente! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 3
*** Un incontro importante ***


Prima o poi tutti incontreranno qualcuno di speciale con cui condivideranno il resto della vita. Moltissime persone non fanno altro che chiedersi quando arriverà quel momento e continuano a sognare ad occhi aperti.
Non sarebbe bello poter sapere con precisione quando si incontrerà l’anima gemella?
Ci fu qualcuno, talmente tanti anni fa da perderne il conto, che inventò una magia che mostrasse il conto alla rovescia per il fatidico incontro. Lo fece per le sue preziose figlie, che non avrebbe affidato a nessun altro se non alla loro anima gemella. Le figlie si sposarono ed ebbero figli a cui tramandarono la magia, e così via nel corso dei secoli.
 La storia ci porta in una residenza maestosa, dove un’amorevole madre sta per donare la preziosa magia alla figlia.
 
“Lucy, dove sei?”
Layla stava cercando la figlia nell’immenso giardino della residenza Heartphilia.
“Sono qui mamma!”
Da un cespuglio fece capolino una testolina bionda.
“Lucy, oh santo cielo! Che cosa fai lì dentro?”
“Due uccellini hanno fatto il nido qui dentro!”
Layla sorrise teneramente mentre aiutava la figlia a uscire.
“E dimmi, li hai visti?”
“Sì! Erano vicini, vicini. Forse erano una mamma uccello e il suo bambino!”
La donna rise ancora.
“Non sono sicura di questo, penso piuttosto che fossero due compagni”
“Compagni?”
“Sì, due compagni come mamma e papà, tesoro”
Lucy sembrò pensarci un po’, poi fu un’esplosione di allegria.
“Allora poi nascerà un piccolo uccellino, che bello!”
La bambina iniziò a correre e piroettare intorno al cespuglio.
“Lucy, vieni qui. Voglio consegnarti una cosa importante, ormai è arrivato il tuo momento”
La donna fece comparire un piccolo cofanetto di legno intagliato.
“Che cos’è mamma?”
“Lo sai Lucy perché quegli uccellini si sono scelti come compagni e non hanno scelto qualcun altro? – la bambina nego con il capo – Perché sono anime gemelle legate dal destino. Ognuno di noi ha una sua anima gemella che conoscerà e deciderà di vivere la vita insieme a lui. Anche a me è successo con tuo padre”
I grandi occhi della piccola Heartphilia luccicavano dalla curiosità.
“Anche io mamma ho un’anima gemella, giusto? Quando la incontrerò? Quando, quando?” esclamò alzandosi sulle punte.
Layla rise sommessamente.
“Non avere fretta piccola mia. Le persone normali non possono saperlo, avviene tutto secondo il destino”
“Allora non posso saperlo?” chiese tornando con i piedi per terra con un’espressione delusa.
“Un modo in realtà c’è, ed è proprio in questo cofanetto – detto questo lo aprì ed estrasse una Chiave d’Argento – questa è la Chiave dell’Orologio con cui potrai evocare Horologium, tra le altre cose ti mostrerà il tempo che manca all’incontro con la tua anima gemella. Da adesso questa chiave è tua e un giorno la passerai a tua figlia come ho fatto io con te”
La bambina prese attentamente la chiave tra le mani come se si trattasse dell’oggetto più fragile del mondo. Sebbene stesse ancora imparando la magia degli Spiriti Stellari, era già in grado di aprirne le porte.
“Apriti, portale dell’Orologio! Horologuim!”
Ed ecco comparire un grande orologio a pendolo. Lucy gli chiese subito se sapesse tra quanto tempo avrebbe conosciuto il suo compagno.
“11 anni, 3 mesi, 23 giorni, 5 ore, 18 minuti e 43 secondi a partire da quando terminerò di parlare”
 
***

“Horologium, quanto tempo manca?”
“2 giorni, 16 ore, 37 minuti e 9 secondi. Se posso permettermi, me lo avete già chiesto tre volte negli ultimi dieci minuti”
“Hai ragione, è che sono così nervosa! A breve incontrerò la mia anima gemella e non so nemmeno dove. E se non mi trovassi nel posto giusto?” chiese dimenandosi nel letto.
“Signorina, lo sa che il posto in cui si trova è ininfluente: la sua anima gemella verrà da lei ovunque si trovi. Cerchi di non andare al bagno o di spogliarsi quando arriverà il momento, sarebbe imbarazzante”
“Questo non c’era bisogno di dirlo!” esclamò colpendolo con un cuscino.
 La Chiave dell’Orologio aveva un altro potere: quando veniva attivata, compariva all’anima gemella un famiglio di Horologium, sincronizzato con lui, che gli avrebbe indicato la via da seguire per raggiungere il futuro partner.
Il possessore del famiglio doveva vivere semplicemente la sua vita ma in base alle scelte che compiva il tempo segnato poteva aumentare, quello era il segnale che aveva compiuto una scelta che non lo avrebbe portato alla compagna.
Non era ben chiaro se fosse il destino o  la magia a guidare i futuri innamorati verso il congiungimento ma non era così importante infondo, contava solo che si incontrassero.
 
30 Minuti
 
L’emozione era così forte che il cuore quasi le scoppiava. Continuava a fare aventi e indietro per il giardino nella vana speranza di far scorrere più velocemente il tempo.
Aveva scelto quello stesso luogo in cui anni addietro sua madre le aveva donato la Chiave dell’Orologio, non avrebbe saputo trovare un posto più adatto.
Se sua madre fosse stata ancora viva avrebbe saputo tranquillizzarla sicuramente. Le mancava così tanto, ma quel giorno non poteva perdersi nel passato, doveva pensare al futuro.
 
10 Minuti
 
“Signorina, fa ancora in tempo a fare una sosta in bagno”
“Ho detto di smetterla di dire certe cose!”
 
1 Minuto
 
Perché non arrivava nessuno? Lucy non faceva che guardarsi intorno ma non c’era anima viva. Il tempo ormai stava per scadere.
Il cuore le si fermò in gola e gli occhi iniziarono a pizzicare. La sua era stata un’attesa inutile?
Eppure Horologium era tranquillo, come se stesse andando tutto bene.
Non resisteva più!
Alzò gli occhi al cielo chiedendo alla madre che vegliasse su di lei da lassù.
Il cielo era limpido, e gli uccellini volavano sereni rincorrendosi tra loro. C’era anche qualcosa di nero proprio sulla sua testa, cos’era? E perché diventava sempre più grande? Oddio, stava precipitando?!
“Attenti lì sotto!”
Quella figura gridò, era una persona allora? Un ragazzo?
Prima che potesse muoversi, qualcuno le atterrò addosso.
“Aaah!”
Si alzò un gran polverone.
“Il tempo è scaduto signorina, vi lascio al vostro appuntamento” detto questo Horologium sparì.
L’individuo che l’aveva travolta si sollevò un poco e lei poté fare lo stesso, seppur piena di lividi.
Lucy aprì gli occhi e si ritrovò davanti un bellissimo ragazzo dai capelli rosa e il sorriso smagliante.
“Tu devi essere la mia anima gemella! È bello conoscerti, io mi chiamo Natsu!”
La ragazza arrossì.
“I-io Lucy, molto piacere” balbettò.
“Che c’è? Non ti senti bene forse? Mi sembri strana, fa vedere se è tutto apposto”
Mentre diceva questo, Natsu iniziò a toccare Lucy per controllare che non ci fossero problemi.
“Wow, sono enormi!”
La maga degli Spiriti Stellari tirò un poderoso pugno in testa al ragazzo.
“Stupido! Sono nervosa, no? E poi ti sembra il caso di palpare una ragazza che hai appena conosciuto e su cui sei precipitato addosso dal cielo?!”
“Beh che c’è di tanto strano? Noi siamo anime gemelle!” rispose esibendo lo stesso splendi sorriso di prima.
Lucy non seppe resistere e si calmò.
Aveva trovato la sua anima gemella, un ragazzo che all’apparenza sembrava un concentrato di energia dal cuore d’oro. Si ritrovò a sorridere tra sé e sé. Quell’incontro tutto era stato fuorché come se l’era immaginato.
“Già siamo anime gemelle …” sorrise.
“Così mi piaci, Lucy! Sorridente!”
Sì, si sarebbe trovata bene con lui.
“Ma dimmi, come mai sei caduto dal cielo?”
“Oh, Happy ha starnutito e mi ha lasciato cadere” rispose incrociando le braccia dietro la testa con noncuranza.
“E chi sarebbe Happy?”
Proprio di fianco a loro atterrò un gatto blu con le ali.
“Aye, eccomi qui!”


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3
Nuovo capitolo, nuova coppia: NaLu <3 Spero vi sia piaciuta!
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita tra le preferite, seguite e ricordate e Sissi1978 per aver recensito il capitolo precedente ^^
A presto!
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 4
*** Perchè piangi? ***


La gilda era trepidante come al solito e il master Makarov si stava godendo tranquillamente un bicchierino sul bancone della locanda.
“Nonno, nonno, guarda! È successo ancora!”
Luxus entrò di corsa e si precipitò dal nonno.
“Cosa è successo ancora?” domandò inarcando un sopracciglio.
Il bambino si parò di fronte a lui e si indicò il viso.
“Guarda, sto piangendo ancora!”
Makarov lo fissò per qualche secondo.
“Perché piangi? Ti sei fatto male da qualche parte?”
Il giovane mago strinse i pugni e rizzò la schiena.
“Sto piangendo ma non sono io a piangere! Non sono una femminuccia! – affermò portandosi un pugno al petto – Ormai è la quinta volta che mi succede. Nonno, tu sai perché?”
Il master si prese il mento tra le dita e assunse un’espressione assorta.
“Se come dici è qualcun altro che piange, non può che trattarsi di quello …” asserì incrociando le braccia e piegando il capo in avanti.
“Trattarsi di che cosa, nonno?” il bambino era sempre più impaziente.
“Di una magia molto potente, forse la più potente di tutte: sto parlando di soulmate
“Soulmate? E che magia è?”
“Eh, eh, eh! Il mio piccolo Luxus sta crescendo! – rise il nonno – Si tratta di una magia che ti lega alla tua anima gemella in diversi modi. In questo caso, quando uno di voi due piange, anche l’altro piange senza motivo”
“Quindi è la mia anima gemella che sta piangendo?”
“Proprio così”
Il bambino rimase ammutolito, con i pugni stretti a guardarsi le punte dei piedi. Poi con uno scatto alzò il capo e si asciugò le lacrime che ancora scorrevano sulle sue guance.
“Ho capito! Devo trovare la mia anima gemella e, quando l’avrò fatto, non la farò piangere mai più!”
“Oh! Bravo, mi sembra una saggia decisione” si complimentò il nonno.
“Se continuassi a piangere la gente mi prenderebbe in giro!”
Non era proprio questo quello a cui Makarov stava pensando, ma infondo Luxus era ancora un bambino. Ci sarebbe voluto del tempo.
 
***
 
Luxus era appena tornato da una missione e stava cercando un posto tranquillo dove riposare senza essere disturbato dai mocciosi di suo nonno. Quei perditempo erano troppo chiassosi. Pensò che se fosse andato nella cantina sarebbe stato tranquillo, al fresco e in compagnia di birra e vino, cos’altro poteva volere?
Stava per varcare la soglia quando si accorse che c’era qualcuno. Senza farsi vedere, spiò all’interno del locale. Rimase molto sorpreso quando vide Mirajane seduta in terra vicino alle botti. Aveva un’aria strana, sembrava molto triste. Anche lui avvertì una strana sensazione di amarezza ma non ne capì il motivo, non era mai stato un tipo troppo empatico.
La stanza iniziò a riempirsi di gemiti e singhiozzi. Mira stava piangendo? Proprio lei, che era l’incarnazione della felicità con quel suo luminoso sorriso?
Prima che potesse porsi altre domande, sentì qualcosa di umido scivolargli sul viso. Erano lacrime quelle che riempivano i suoi occhi? Luxus verificò asciugandoseli con il dorso della mano. Stava proprio piangendo.
Questo non poteva dire che una cosa.
Mirajane era la sua anima gemella.
Come aveva fatto a non accorgersene in tutto questo tempo? Eppure aveva cercato ovunque e attentamente tra le persone a lui vicino. Anche se effettivamente non aveva investigato troppo su di lei, era sempre troppo sorridente perché potesse trattarsi di lei. Ora capiva che la ragazza nascondeva a tutti il suo dolore e che lo sfogava da sola di nascosto.
Il biondo si diresse verso di lei.
“Quindi sei tu, sei sempre stata tu e io non me ne sono mai accorto”
La ragazza sobbalzò, non si aspettava di trovare qualcuno. Cercò di asciugarsi frettolosamente le lacrime per nasconderle e tentò di sorridere.
“Luxus, sei tornato! Che cosa ci fai qui giù? E perché stai piangendo?” si era infatti accorta delle sue lacrime.
“Questo dovresti spiegarmelo tu, non stai forse piangendo anche tu?”
Mira guardò da un’altra parte intenzionata a non rispondere. Luxus poté vederle tremare il labbro inferiore. Si chinò alla sua altezza.
“Sto piangendo a causa di una magia. Quando la mia anima gemella piange, piango anche io incondizionatamente”
La maga si voltò verso di lui con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse.
“Quindi smettila di piangere” le disse accarezzandole la testa dolcemente e con il suo solito sguardo penetrante.
Era arrivato per lui il momento di mantenere ciò che si era ripromesso. Non l’avrebbe più fatta piangere.

NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3
Ecco a voi il quarto capitolo! Ammetto che inizia ad essere molto impegnativa questa challenge ahahah ^^"
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e Sissi1978 per aver recensito il capitolo precedente! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 5
*** Messaggi ***


La biblioteca era in assoluto il suo posto preferito. Solo tra gli scaffali pieni di volumi, libri e rotoli si sentiva davvero a casa. Quel giorno stava riguardando lo scaffale su cui aveva trovato gli ultimi libri letti e il suo sguardo si posò su un diario. Lo aveva trovato il giorno prima e ne era rimasta affascinata. Apparteneva a un giovane mago, ancora studente, di nome Zeref che era vissuto secoli prima. Era rimasta molto delusa nel trovare il diario mezzo vuoto. Probabilmente Zeref lo aveva appena iniziato e si era stancato, non voleva pensare che gli fosse successo qualcosa di brutto.
Sfiorò delicatamente la copertina nera con il nome del proprietario inciso sopra. Senza pensarci troppo lo sfogliò nuovamente per leggere le ultime righe. Quello che scoprì la lasciò senza parole.
Sul diario erano comparse nuove pagine scritte. Non era possibile. No, Mavis pensò che dovesse esserci una spiegazione logica: sicuramente il giorno prima non si era accorta di queste pagine, insomma, un diario non poteva mica scriversi da solo durante la notte!
Rassicurata, lasciò la biblioteca ma, quando vi tornò il giorno dopo, il sospetto era ancora presente così riprese il diario.
“Non è possibile! Ci sono nuove pagine!”
No, no, una spiegazione c’era sicuramente: forse la sua amica Zera le stava facendo uno scherzo! Quella notte fece la sentinella e si assicurò che la sua amica non toccasse il diario. La mattina dopo, con sua grande sorpresa, erano comparse ancora nuove scritte.
Che si trattasse di magia? Di fate? Mavis voleva sapere chi scriveva tutte le notti su quel diario, così decise di lasciarci un messaggio:

A te che ogni notte scrivi su questo diario, ti chiedo di dirmi chi sei.
   Mavis Vermillion

La risposta che trovò la mattina dopo la lasciò senza fiato.
 
***
 
Il giovane mago aveva finito le sue lezioni e come d’abitudine stava per annotare le sue ultime scoperte sul suo diario.
“M-ma questo … che significa?”
Sul suo diario, sul suo prezioso diario che non lasciava mai incustodito, in una calligrafia elegante era presente il messaggio di una ragazza. Questa Mavis gli stava chiedendo chi fosse l’autore, eppure dovrebbe aver ben visto che c’era il suo nome sulla copertina. Anche se ancora si chiedeva come avesse fatto a prenderlo.
Decise di risponderle.
 
***
 

Come hai fatto a prendere il mio diario?
     Zeref Dragneel

Non era possibile. A scrivere sul diario di Zeref era Zeref stesso!
Ma lui era vissuto secoli prima, che si trattasse di un portale spazio-temporale?
Mavis gli scrisse nuovamente.
 
***
 
“Come sarebbe a dire che lo ha trovato in una biblioteca?”
L’unica soluzione che trovò per spiegarsi questo fatto era che il suo diario doveva essere collegato ad un’altra dimensione temporale, perché lui lo aveva sempre tenuto con sé tutto il giorno. Nessuno avrebbe potuto toccarlo in altro modo.
Doveva togliersi il dubbio.
 
***
 
“Dammi una prova delle tue parole? Eh va bene, Zeref ma dovrai farlo anche tu”
Pensò incollando una pagina di un vecchio giornale per dimostrargli che si trovava in un secolo diverso dal suo.
In risposta lui le chiese se ci fossero delle piante estinte nella sua epoca, presenti ancora nella sua. La mattina dopo, Mavis trovò inserito nel diario un fiore essiccato, scomparso decenni prima.
Era tutto vero. Avevano scoperto un portale tra due dimensioni temporali.
I due iniziarono a scriversi tutti i giorni e i messaggi diventavano sempre più lunghi. Più che un diario, era diventata una raccolta epistolare. Zeref e Mavis parlavano di qualsiasi argomento: dalla magia alle loro vite.
Il loro rapporto era diventato sempre più importante e aspettavano con trepidazione la risposta dell’altro. Purtroppo, però, non potevano stare insieme.

Sento che c’è qualcosa di profondo che ci unisce, anche se il destino non ci farà mai incontrare.

Mavis scrisse questo messaggio con amarezza. Perché dovevano essere così irraggiungibili tra loro?
 
***
 
Zeref accarezzò l’ultimo messaggio arrivatogli. Anche lui provava gli stessi sentimenti di Mavis. Quella ragazza era speciale e lui voleva poter parlarle a voce, passare del tempo insieme a lei, voleva vivere in un mondo insieme a lei.
Strinse con decisione la penna e rispose al suo messaggio.

Un giorno, ci incontreremo e staremo insieme.


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3
Eccoci al quinto capitolo, ogni giorno mi sembra di scrivere meno ahahahah XD
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita nelle preferite, seguite e ricordate e Sissi1978 per aver recensito il capitolo precedente! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 6
*** Ti ricordi di me? ***


Stava per iniziare il suo primo giorno nella nuova scuola, stava per incontrare nuovamente lui.
Era da tempo che lo stava cercando e finalmente un giorno lo aveva riconosciuto per strada. Purtroppo non era riuscita a raggiungerlo ma aveva visto chiaramente la sua divisa scolastica. Aveva poi convinto a fatica i suoi genitori a trasferirla da una prestigiosa scuola privata a una mediocre pubblica pur di stare di nuovo con lui.
Il professore le fece cenno di entrare in aula per presentarsi e così fece. Guardò con attenzione tutti i volti dei nuovi compagni, sperando di essere stata inserita nella sua.
Gli occhi le si illuminarono e dovette trattenersi dall’urlare. Era proprio lì, seduto nell’angolo della classe, vicino alla finestra. I loro sguardi si incrociarono e lei gli sorrise con tutta la dolcezza di cui era capace. Lui però la fissava torvo e subito dopo si girò verso la finestra. Cosa stava succedendo?
“Bene ragazzi, da oggi avremo una nuova compagna. Lei è Levi McGarden ed è una studentessa brillante. Spero che possa influenzare positivamente tutti voi con la sua dedizione allo studio”
Il professore l’aveva appena presentata ma Gajeel non aveva avuto nessuna reazione. Perché si comportava così? Non si ricordava di lei?
Dovette convivere con i dubbi e l’agitazione tutta la mattina. Non appena suonò la campanella della pausa, Gajeel si alzò per uscire dall’aula. Lei volle seguirlo ma i suoi nuovi compagni la fermarono per conoscerla meglio. Non voleva essere scortese con nessuno ma non aveva tempo per queste cose. Con una scusa li liquidò educatamente e corse all’inseguimento del suo dragon slayer.
Lo vide svoltare l’angolo in fondo al corridoio, verso l’uscita. Quando vi arrivò anche lei lo aveva già perso di vista. Come fa uno vistoso come lui a confondersi tra la folla?
Tra il vociare generale, sentì finalmente il suono della sua risata e poté localizzarlo. Era in un angolo non troppo cieco del cortile e teneva sollevato da terra attraverso il collo della camicia un povero malcapitato.
“Allora, ti decidi a darmi i soldi del pranzo o devo prendermeli da solo?”
Levi non poteva credere a ciò che stava assistendo, quello non era il suo Gajeel. Era come se il ragazzo fosse tornato ad essere un mago di Phantom Lord.
“Gajeel!” lo richiamò mentre gli andava incontro.
Il ragazzo la guardò annoiato mentre teneva ancora stretta la sua preda.
“Che cosa stai facendo? Lascialo andare!”
Per tutta risposta lui sbuffò divertito.
“Di cosa ti impicci, nanerottola? Torna con il naso sui libri”
“Gajeel, perché mi tratti così?”
“Ma che cosa vuoi?! Levati da qui se non vuoi che ti faccia male!”
Levi abbassò la testa, tenendo le braccia tese lungo i fianchi.
Rialzò la testa di scatto e colpì con un calcio in volo lo stomaco del moro.
“Sei uno stupido!” gli gridò contemporaneamente.
A causa del colpo, lasciò cadere a terra il ragazzo,  che prontamente se la diede a gambe levate. Redfox fissò con occhi furenti la ragazza di fronte a lui, che, al contrario di essere terrorizzata, aveva un broncio adorabile. Ma a cosa andava a pensare in quel momento?
Le afferrò il braccio e la tirò vicino a sé, i loro volti erano quasi appiccicati.
“Hai del fegato piccoletta, ma non credere che possa lasciarti andare così dopo il calcio che mi hai dato”
“Te lo sei cercato perché sei uno stupido –borbottò lei, poi la voce le si incrinò – davvero non sai chi sono? Non ti ricordi di me?”
Le lacrime agli occhi, le gote arrossate, Levi ormai aveva capito che solo lei aveva conservato la memoria del passato. La sua era una vana speranza di sentirsi dire il contrario.
 Gajeel tentennò un istante. Quella piccoletta lo destabilizzava. Sembrava lo conoscesse ma lui di lei non aveva alcun ricordo. Era davvero sicuro?
“Forse adesso mi ricordo … ma sì, certo! Ti ho vista nella vetrina del negozio di giocattoli, bambolina! Ahahahah!”
La ragazza si era aggrappata a una fragile possibilità, subito infranta dallo scherno di lui. Voleva piangere, voleva piangere disperata, urlare al mondo il suo dolore.
Non riuscì a fare nulla di questo. Nuove emozioni la travolsero. In qualche modo si sentì più leggera. Lei era comunque con Gajeel, chi può dire di aver avuto la possibilità di amare la stessa persona e di vivere con lei due volte?
“Ehi, il gatto ti ha mangiato la lingua? Che c’è, ti ho fatta piangere? Beh, sappi che non ho ancora iniziato a divertirmi. Preparati, perché chi si mette contro di me non avrà vita facile! Ahahahah”
Girò su se stesso e la fece sbattere contro il muro che era dietro di lui, bloccandola con il suo corpo.
Anche in questo loro secondo primo incontro dovevano lottare? No, Levi non voleva ripetere certi momenti della loro storia.
Si alzò sulle punte, cinse il collo del suo dragon slayer con le braccia e lo baciò intensamente. Gajeel rimase sbigottito. Perché lo stava baciando?
Quel contatto, però, era così piacevole che non volle staccarsi, al contrario, rispose al bacio. Fu lei a interromperlo ma restò stretta a lui.
“Non ti posso permettere di farmi del male. Non voglio più vederti soffrire”
Già, perché lei lo aveva perdonato subito ma il mago si era portato il peso di quella colpa per tanto tempo. In questa nuova vita, Levi lo avrebbe protetto da qualsiasi dolore.
Gajeel non capì le sue parole ma la ragazza era sicura di ciò che diceva.
“Tsk, oggi ti risparmio, se non altro perché mi è piaciuto il bacio” bofonchiò per non mostrarsi debole.
“Grazie!”
Levi sorrise e lo abbracciò forte. Il ragazzo si sentì incredibilmente impacciato e arrossì. Poi lei si staccò e si spostò dal muro. Lui la lasciò passare. Era rimasto come rapito da lei, voleva sapere di più.
“Ehi, Levi, giusto? Noi ci conosciamo davvero?”
Lei sorrise nostalgica.
“Anche se non lo ricordi, noi ci conosciamo da tantissimo tempo ed è da allora che ti amo”
Disse l’ultima frase sussurrando, forse lui non l’aveva nemmeno sentita ma non le importava. Avevano tempo. Sarebbero tornati quelli di prima e un giorno lei gli avrebbe raccontato della loro vita passata a Fairy Tail.


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Eccomi con il penultimo capitolo. Questa è una delle coppie che più mi piacciono e mi è piaciuto molto scrivere questa mini storia ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita tra le preferite, seguite e ricordate e Sissi1978 per aver recensito il capitolo precedente! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 7
*** Cercare la perfezione ***


Lei era bella, forte, intelligente, tenace, elegante, in poche parole era perfetta. Nessuna avrebbe potuto competere con lei. Lei meritava solo il meglio, ecco perché selezionava scrupolosamente la sua cerchia di amicizie. Aveva sempre deciso chi poteva e doveva frequentarla, i fidanzati non facevano eccezione.
Ne aveva avuti di tutti i tipi e tutti eccellevano in qualche campo ma per lei non bastava, nessuno di loro era sufficiente per farle battere davvero il cuore. L’unico che poteva farla innamorare era il ragazzo perfetto e un giorno lo conobbe. Luxus era la perfezione fatta persona, l’idolo di tutte le fanciulle e non solo.
Lei aveva fatto di tutto per avvicinarglisi e ci era riuscita. Faceva parte del Commando del dio del fulmine ma in qualche modo Luxus era ancora irraggiungibile. Non le aveva mai mostrato alcun tipo di interesse nei suoi confronti come possibile partner, sebbene lei non avesse tentato di mascherare le sue intenzioni.
“Se solo potessi dimostrare a tutti che io e Luxus siamo la coppia perfetta, lui non potrebbe più ignorarmi!” si ripeteva in continuazione.
Casualmente, un giorno le capitò di leggere su un libro la leggenda del filo rosso, secondo la quale ciascuno di noi è legato alla sua anima gemella da un filo rosso invisibile al mignolo della mano sinistra.
Era fatta, se riusciva a rendere visibile il suo filo avrebbe finalmente dimostrato di essere legata al mago dei fulmini. Non fu facile trovare l’incantesimo adatto ma lei poteva ottenere tutto quello che voleva.
“Ce l’ho fatta!” esclamò non appena vide comparire il tanto atteso filo rosso.
Con sua sorpresa, erano presenti tanti altri fili. Forse aveva sbagliato qualcosa e ora poteva vedere i fili di tutti ma l’importante era vedere il suo.
Iniziò ad arrotolarsi il filo intorno al braccio man mano che avanzava verso la sua anima gemella. Il filo sembrava infinito e non faceva che intrecciarsi a quelli degli altri.
Finalmente arrivò all’ultimo intreccio e davanti a lei c’era il suo predestinato dai capelli dorati. Aveva ragione! Luxus era il suo uomo, non poteva che essere così.
Era al settimo cielo. Districò velocemente il nodo e camminò spedita verso di lui. Qualcosa però la tirò indietro. Doveva impigliarsi proprio adesso?
Innervosita si guardò alle spalle e vide il suo filo teso. Come era possibile? Controllò meglio e si accorse che il filo non la portava verso Luxus, bensì dalla parte opposta. Sentì la terra cederle sotto i piedi. Eppure non si trattava di un errore.
Frustrata, decise di seguire comunque il suo filo, ora era più decisa che mai a scoprire chi c’era all’altro capo. Di nodi non ne incontrò più e ciò velocizzò la sua ricerca.
E poi lo vide. Questa volta era sicuro.
“Quindi saresti tu la mia anima gemella?!”
Evergreen guardò scioccata il ragazzo davanti a lei. Come poteva Elfman essere l’uomo perfetto per lei?
“L’anima gemella, cosa?” aggrottò le sopracciglia.
Sempre più indispettita, Evergreen gli mostrò con la magia il filo rosso che li univa. Elfaman arrossì all’istante.
“Tutto questo è troppo inaspettato per un uomo!” esclamò agitandosi.
“Vorrei sapere perché proprio tu dovresti essere la mia anima gemella!” domandò dandogli le spalle e mettendo il broncio.
“Non ti vado bene forse?” chiese lui titubante.
Lei aspettò un po’ per rispondere.
“Pensavo si trattasse di Luxus …”
Per la ragazza era difficile confrontarsi con la realtà, non tanto perché amava Luxus quanto per tutte le aspettative che si era fatta. Forse era lei a non essere perfetta.
“Mi dispiace – disse pensando a come possa sentirsi la ragazza – ma ti do la mia parola che farò di tutto per diventare l’uomo che ti possa rendere felice”
Evergreen si voltò verso di lui. Aveva un’espressione così sicura di sé e le sorrideva. Le guance le iniziarono a scottare, non si era mai sentita così prima. Forse aveva sempre ambito alla cosa sbagliata. Non era la perfezione quella che avrebbe dovuto cercare ma solo l’amore. Per fortuna non è mai troppo tardi per capirlo.
“Sarà meglio che ti impegni!”  


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Eccoci arrivati alla fine di questa piccola raccolta. Io mi sono divertita molto, sebbene sia stata un'esperienza impegnativa ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita tra le preferite, seguite e ricordate e Sissi1978 per aver recensito il capitolo precedente! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

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