Così è cominciata

di Sara_JBNH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
Io e Gladio ci conosciamo da diversi anni. Per forza di cose, gli Amicitia difendono la stirpe reale da generazioni. Quindi per me è sempre stata routine averceli attorno, durante gli allenamenti, le lezioni a scuola, ed eventi a palazzo. Sono sempre stato un ragazzino sulle mie, timido e abbastanza pauroso, e a volte anche irascibile. Anche con Gladiolus...soprattutto con Gladiolus. Ha sempre avuto un'influenza strana su di me. Non sopportavo di averlo attorno con tutti i complimenti che riceveva per la sua dedizone allo studio e agli allenamenti, e naturalmente spiccava in tutto quello che faceva. Era forte e molto intelligente già da piccolo. E appena diventato adolescente ha cominciato, ovviamente, ad avere successo anche con le ragazze. Ma non mi pare di averlo mai visto andare in giro con qualcuna delle sue pretendenti, l'unica femmina a cui sembrava dare corda era la sua sorellina, Iris. Anche con lei era severo ma si trasformava, diventava dolce e premuroso. Tutto il contrario rispetto a quando aveva a che fare con me. Era severo, dispotico e a dirla tutta sembrava un vero stronzo, sempre pronto a criticarmi e a farmi credere che non facevo abbastanza, dovevo sempre fare di più secondo Gladio. Ma non bastava un padre Re a farmi la ramanzina per ogni minima cosa? E io a quanto pare ero buono solo a interessarmi alla pesca e ai fumetti. In realtà l'arte della spada la sentivo più vicina a me rispetto a quello che pensavano mio padre e Gladio, ma il loro atteggiamento mi aveva fatto prendere quella curiosità come qualcosa di negativo e quindi non volevo neanche dargli la soddisfazione di farmi vedere interessato, era più facile sbuffare quando mi riempivano la testa durante le lezioni sulle armi ancestrali. Però una nota positiva in tutto questo c'era: a scuola non frequentavamo le stesse classi perché Gladio ha 3 anni in più di me, grazie a Odino. Prompto era il mio migliore amico anche allora e sembrava l'unico con cui potessi tirare un sospiro di sollievo, e ne ero veramente contento visto che frequentavamo la stessa classe, così anche quei momenti di noia diventavano piacevoli. L'ho sempre trovato diverso da me, per quanto recentemente mi abbia confidato di essere stato uno timido e senza amici, io credo che abbia sempre avuto una vena comica e socievole. Anche Ignis stava in nostra compagnia qualche volta pur avendo due anni in più di noi, ma penso più che altro che fosse per tenermi d'occhio, dopotutto in lui scorreva il sangue degli Scientia, i consiglieri della famiglia reale, braccio destro della nostra stirpe insieme agli Amicitia. Era in classe con Gladio, aveva fatto la "primina": un modo carino di dire che il suo Q.I era più alto del normale, per quel che ne sapevo poteva anche stare seduto alla cattedra a insegnare, specie la matematica. Ma secondo le regole e le tradizioni reali frequentare lo stesso ambiente e condividere un percorso lungo degli anni serviva a rafforzare i legami tra le casate. Ed io e Gladio a quanto pare avevamo interrotto questa antica affinità. Arrivati alle scuole superiori il nostro rapporto non accennava a migliorare, lui era sempre più risoluto e l'addestramento specifico che seguiva destinato agli Amicitia lo aveva reso ancora più fiero di quello che già non era da piccolo. Tutto ciò lo rendeva più esigente nei miei confronti, e rendeva me, sempre più incazzato.
Quella domenica ci attendeva un addestramento speciale, e si, "speciale" stava per "massacrante", mirato ad affinare la tecnica della spada a due mani, la preferita di Gladio, che puntava a riuscire ad usarla con una mano sola, e con la velocità con cui si sviluppava mi faceva credere che ci sarebbe riuscito molto presto. Io ero più svogliato del solito, perché la domenica era l'unico momento in cui potevo scappare insieme a Prompto nelle sale giochi o portarmelo a tenermi compagnia durante i miei tentativi di pesca al molo, e invece anche durante il MIO giorno ero costretto a vedere lui, ed ero sicuro che il mio risentimento fosse reciproco. Lo vedevo da come mi guardava. Conoscevo bene quello sguardo di rimprovero. Lo stesso di mio padre, Re Regis.
Gladio:" Dai Principe, non farmi pentire di spendere il mio tempo insieme a te, cerca di sembrare meno smorto".
Noct:" non vorrei dirtelo, ma è domenica anche per me".
Gladio:" il prossimo esame di addestramento pratico lo devi passare tu, non io, e quando ti ritroverai senza un braccio perché avevi di meglio da fare che allenarti, non venire a frignare da me."
Sapeva che quel suo fare lo stronzo mi mandava in bestia e mi faceva venire voglia di combattere, così presi il mio spadone dall'armeria, a differenza sua, che aveva già imparato a farlo comparire con la magia.

30 minuti dopo ero stremato a terra, come sempre d'altronde, quando mi allenavo con lui, e mi tremavano le gambe e le braccia. Quella spada era davvero pesante e quel suo essere così fresco e poco sudato mi faceva davvero imbestialire, come faceva a non affaticarsi? Io mai e poi mai in tutto il mondo dei mai avrei seguito i suoi ritmi nell'esercizio fisico, era da pazzi. Doveva davvero divertirsi a potersi credere migliore di me, e in fondo lo era, e tutto ciò mi mandava in collera.
Gladio:" Che succede principe giá ti arrendi? Suvvia non è da te" disse con tutto il sarcasmo che aveva in corpo, se non avessi avuto le gambe così instabili giuro che mi ci sarei fiondato addosso, a mani nude, perché la spada non poteva stritorargli il collo.
Noctis:" Scusa non ho capito, sono stati i tuoi muscoli a parlare?"
Gladio:" È stata la bocca, quella che potrei facilmente chiuderti usando questi muscoli"
Noctis:" La sai una cosa? Va bene, mi ammutolisco e me ne vado, così potrai parlare con l'unico che merita tutta la tua attenzione: te stesso."
E così lasciando cadere la spada per terra mi voltai di scatto e nel momento in cui stavo per mettere il piede fuori dalla sala di addestramento sentii un boato assurdo e le pareti tremare. Mi girai mentre mi ero coperto la testa dallo spavento, e capii che quel rumore che continuava a rimbormarmi nel cervello proveniva da Gladio: aveva colpito con la spada e con tutta la sua rabbia il pavimento creando una sorta di voragine nel marmo. Tenne gli occhi chiusi per un minuto mentre il suo respiro così furente rimbombava tra le pareti. Quando li riaprì il suo sguardo era cambiato: era più severo e gli occhi più ambrati del solito. Insieme a quello sguardo glaciale arrivarono le sue parole, come dei proiettili:" Maledizione Noctis! È questo quello che sei?! Un ragazzino viziato che pensa di poter affrontare la vita con rispostine pungenti ritenendole abbastanza da poter voltare le spalle ai problemi?! Tu sei il principe, il futuro Re, non puoi permetterti di fregartene del tuo ruolo, devi rassegnarti e venire a patti col tuo cervello: il tuo compito sarà guidare il popolo, e per farlo devi tirare fuori le palle. Io non sarò mai lo scudo di un senza palle, Noctis. Hai due possibilità adesso: varcare quella soglia con la consapevolezza di essere un codardo, e che sarai un reale senza il suo scudo, oppure puoi, con la decenza che ti rimane riprendere quella spada in mano, e venire a fare quello per cui sei nato."

Rimasi senza fiato. Gladio era diventato adulto e io non me ne ero accorto fino a quel momento. A 19 anni aveva capito quale fosse il suo ruolo, lo aveva accettato e ne andava fiero, ci credeva davvero. Sapeva anche chi sarei dovuto diventare io, prima che ci arrivassi da solo. Guardavo la vena della sua fronte pulsare dalla rabbia, la sua cicatrice che sembrava trafiggere quel suo occhio dorato, e percepii qualcosa che mai avevo provato in sua presenza: elettricità. In realtà mi sentivo elettrico ogni volta che lo vedevo o anche solo udivo la sua voce. Ma quelle scosse elettriche erano diverse, e finivano anche in parti del corpo che non avevo mai osato esplorare in maniera approfondita.
Dopo la sua mitragliata di parole rimanemmo in silenzio. Da quel momento il tempo con lui aveva smesso di trascorrere in modo umanamente percepibile, mi sentivo sospeso, come se nient'altro importasse all'infuori di lui, di noi. Tutto ciò che ricordo dopo quelle parole è che ripresi la spada tra le mani.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

La sera di quello stesso giorno, ero bloccato a letto, dovevo essermi stirato i muscoli della schiena perché non riuscivo praticamente a muovermi. Il discorso di Gladio mi aveva scosso, sentivo che qualcosa era scattato dentro di me, ma una nuova consapevolezza non ti rende magicamente possente come lui...dannazione! Di solito dopo gli allenamenti passavo almeno un'ora intera a pentirmi di non averlo battuto o almeno fatto tentennare, ma inspiegabilmente quella sera era diverso, non mi importava, probabilmente mi ero rassegnato al fatto che fosse più forte di me...o era forse qualcos'altro? No! Non voglio neanche pensarci! Io e Gladio ci odiamo, ci siamo sempre odiati! Le cose non cambieranno mai.
Quella marea di pensieri, che mi stava logorando il cervello, fu interrotta quando qualcuno bussò alla mia porta. Probabilmente era mio padre che veniva a informarsi su come procedevano i miei studi e i miei allenamenti, ma speravo vivamente che non fosse lui, non avevo alcuna intenzione di farmi vedere in quelle condizioni pietose.
"Avanti!" Gridai, non avevo la forza di alzarmi dal letto. La porta si aprì e spuntò quella chioma folta e imbizzarrita che conoscevo bene: era Gladiolus. "Perfetto" pensai.
"Buonasera principe" disse con quel suo solito sorrisetto stampato sulla faccia.
Noct:"Se sei venuto per un'altra ramanzina, direi che per oggi io e la mia schiena ne abbiamo avuto abbastanza".
Gladio stranamente non rispose e iniziò a guardarmi con uno sguardo perso. Che gli prendeva? Era così insolito vedere il suo volto rilassato, con la bocca leggermente socchiusa, di solito serrava la mascella come se fosse un bunker blindato. Ed eccola di nuovo, quella scossa elettrica. Come per riflesso mi portai le mani verso la pancia, e in quel momento Gladio si riprese dal suo smarrimento:" Fammi vedere", sobbalzai per un attimo pensando si stesse riferendo a quel mio ultimo movimento di riflesso, quindi gli chiesi infastidito:" Cosa vuoi vedere?".
Indicandomi con un gesto veloce della mano, sbuffò e disse:" La tua schiena, principino".
Basta era troppo, non ce la facevo a sopportare oltre la sua arroganza, rendeva quel dolore che provavo ancora più lancinante.
Quindi risposi con un secco e sonoro:"NO" e aggiunsi:" Te ne puoi anche andare".
Non si scompose, incrociò le braccia, si avvicinò al mio capezzale e mise un ginocchio sul letto vicino alla mia gamba, con tutta la naturalezza e la sfrontatezza che possedeva. Mi fissava, e il fatto che mi fissasse dall'alto mentre io ero inerme sul mio letto, sotto di lui, senza potermi muovere in alcun modo, mi metteva estremamente in soggezione. Ma allora perché sentivo di nuovo quelle scosse elettriche invadermi il corpo?
Capii che non si sarebbe smosso, e non volevo rimanere un minuto di più in quel momento di sospensione temporale, mi bloccava il respiro. Così decisi di accontentarlo, non mi importava se fosse per deridermi, ma ero disposto a tutto purché se ne andasse al più presto.
Semplicemente lo guardai e sospirai, cercando di far percepire più che potevo il mio dissenso. Feci per voltarmi in posizione prona, soffocando i lamenti di dolore che cercavano di uscirmi dalla bocca e senza neanche accorgermene mi ritrovai una mano di Gladio sul petto e una sulla schiena. Mi stava girando. Gladio mi stava aiutando. Perché?
Caddi in uno stato di deficienza totale, e mi ripresi solo quando sentii qualcosa di bollente toccarmi la schiena: erano le sue mani.
"....male?"
Noctis:" Cosa?" Non avevo capito niente, se non che avesse parlato.
Gladio:" È qui che ti fa male?", non riuscendo a vederlo in faccia per capire se fosse serio o no dovevo affidarmi solo al tono della sua voce. Ed ero troppo confuso e dolorante per capirlo.
Emisi un "si" strozzatissimo e un attimo dopo la mia risposta, sentii sulla pelle nuda qualcosa di viscido e gelato. Sobbalzai, e Gladio, che non si mosse di un centimetro da dove si trovava, con la mano che non era impegnata a percorrermi la schiena, mi tenne la testa sul cuscino.
Noct:" Ma che diav...?".
Gladio, prima che terminassi la mia imprecazione, appoggiò un barattolino di latta blu sul mio cuscino, in modo che potessi vederlo, e disse:" È l'unguento magico che usiamo noi Amicitia per lenire gli strappi muscolari"
Noct:" Ah...si? Non ti ho mai visto usarlo" gli dissi, ma non mi sorprendeva molto la cosa, dato che sembrava non possedesse punti deboli.
Gladio:" Lo credo bene, è una formula ideata per i bambini dai 6 ai 12 anni" eccolo di nuovo che si prendeva gioco di me approfittandosi della mia irascibilità.
Scattai di impulso girandomi verso di lui per sferrargli un colpo, lui si parò senza il minimo sforzo, come sempre, e mi tenne il polso in una mano, che poteva essere grossa come le mie messe assieme.
Io ero imbronciato come al solito, ma lui aveva un'espressione diversa sul volto: sorrideva. Gladio che sorride? A me? Okay, dovevo essere su uno di quei programmi di scherzi che vedevo ogni tanto alla televisione.
Noctis:" Che hai? Perché hai quel sorrisetto?".
Gladio:" Vedo che riesci a muoverti già molto meglio" disse con la sua voce profonda ed ero sicuro di aver avvertito una punta di quella dolcezza che usava soltanto con la sorella.
E accidenti, aveva ragione, nemmeno me ne ero accorto che mi ero ritrovato in ginocchio sul letto di fronte a lui, a pochissimi centimetri dal suo viso, potevo addirittura sentire l'odore del suo bagnoschiuma. Come faceva ad essere così disinvolto? Io andai nel panico nell'esatto momento in cui mi accorsi di quella situazione. Non dovevo fare in modo che lo capisse così cercai di uscirne a testa alta dicendo:" Pensavo che non volessi avere niente a che fare con un principe senza palle come me, perché torni sui tuoi passi?" Aspettavo una delle sue risposte secche, ma non arrivò. Rimase seduto dov'era, posò il mio polso sul materasso, che era ancora nella sua calda mano, non accennando a lasciarmi andare disse, guardandomi fisso negli occhi:" A proposito di stamattina, mi dispiace, ho perso il controllo, dovevo sfogarmi". Non potevo crederci, stava chiedendo scusa a me.
Guardandolo bene mi resi conto del fatto che sotto quella sua figura austera e risoluta poteva celarsi qualcosa di più sensibile. Dopo tutto era un ragazzo di 19 anni, non così lontano dall'adolescenza, fase in cui ero in pieno. Sono sempre stato bravo a concentrarmi su quello che non volevo essere, e sulle cose che pesavano su di me. Quella fu la prima volta in cui pensai a che cosa potesse voler dire essere un Amicitia, lo scudo del re. Chissà cosa poteva provare Gladio a dover fare da balia ad un ragazzino ostinato e insopportabile come lo ero io. Chissà quale peso comportasse mettere, in ogni situazione, il benessere di un'altra persona prima del proprio, soprattutto se con quella persona non c'è il minimo legame.
Noctis:" Avevi ragione, non avrei dovuto tentare di scappare, sono stato un pigro e un vigliacco" dissi stupendomi da solo a quelle parole che stavano uscendo dalla mia stessa bocca, e a guardare Gladiolus, sono sicuro che avesse provato il mio stesso stupore.
Mi rispose:" chi sei tu e cosa ne hai fatto del principe Noctis?" Aveva un ghigno sulle labbra, ma capii che non stava ridendo DI me, ma stava ridendo CON me. Senza rendermene conto il suo sorriso mi aveva contagiato e lui se n'era accorto. Così per l'imbarazzo mi alzai, dirigendomi verso la balconata. Di sera mi era sempre piaciuto guardare le luci della nostra città, e tornare per un attimo a quella consueta abitudine mi aveva messo pace nell'animo. Tornai alla realtà quando sentii la spalla di Gladio sfiorare la mia, mentre si appoggiava al parapetto, così vicino a me.
Noct:" Noto che stai prendendo il tuo ruolo di scudo più seriamente di quello che pensassi" gli dissi per notare se lo starmi così appresso fosse una cosa voluta.
Gladio:" Bhe dovrai farci l'abitudine" e mi fece l'occhiolino.
La testa cominciava a girarmi, come poteva essersi ribaltata tanto la situazione nel giro di una sola giornata, iniziata così male?
Cercai di ricompormi da quella frenesia che mi stava incendiando la carne, per fortuna eravamo sul balcone e l'aria fresca e il buio aiutavano a mascherare le mie reazioni emotive, e dissi con tutta la risolutezza che potevo avere:" Non devi farlo se non vuoi. Lo scudo intendo. È vero, sto cominciando a prendere coscienza di quello che siamo, e la tua strigliata di oggi mi ha lasciato qualcosa (mi aveva lasciato molto di più ma non volevo dargli troppa importanza). La tua dedizione ti fa onore, la tua precocità anche. Ma vedo come la tua espressione cambia ogni volta che mi guardi, lo vedo il tuo risentimento. È così che dovrà essere fino alla fine dei nostri giorni? Perché più andremo avanti e più io e te saremo a stretto contatto. Io già non posso dirmi pronto per farmi carico in futuro di una cosa grande come il regno di mio padre, ma sono certo di non essere disposto a rovinare la vita di entrambi per delle tradizioni su cui non sempre concordo". Finito di parlare per un attimo mi morsi il labbro, avevo paura che potesse ripetersi una scena come quella di qualche ora prima. Ma non successe, anzi, Gladio mi rispose con la pacatezza che aveva usato qualche istante prima:" Forse hai ragione, non devo, forse dovremmo rivoluzionare quello che è stato fino ad adesso, le nuove generazioni servono anche a questo no? Ma io sono fiero di quello che sono, e voglio esserlo." Distolse gli occhi dalla vista mozzafiato per incentrarli su di me, mi feci coraggio e sostenni il suo sguardo che rifletteva sulle sue iridi ambrate tutte le luci della città davanti a noi, e continuò:" Io lo sento quel legame atavico che unisce le nostre famiglie. Lo sento da tempo e vivere con la costante paura di non essere all'altezza di questo compito verso la mia famiglia, verso di me e soprattutto...verso di te...mi logora. Forse quando mi arrabbio con te, è perché invidio la tua capacità di estraniarti da questo mondo. Dal MIO mondo. E mi incazzo, perché non vedi me nella tua vita come io vedo TE nella mia" fece trasparire tutta la frustrazione che aveva dentro, e io per diversi attimi rimasi attonito da quelle rivelazioni. Allora era vero quando pensavo che sotto quella corazza ci fosse un uomo fatto di carne e spirito.
Improvvisamente si girò verso la camera, probabilmente perché non vedendomi rispondere, stava cominciando a sentirsi imbarazzato e in collera per essersi esposto così tanto, mi parve di percepire un ringhio quando scattò per andarsene.
"Gladio!" Gridai di riflesso.
Lui si fermò, voltando un po' il volto verso di me pur dandomi le spalle.
Continuavo ad essere pervaso da quella elettricità che a quanto pare solo lui era in grado di scatenare.
Noct:" Sii ciò che sei, sii il mio scudo". A quelle parole Gladio si girò per guardarmi, aveva uno sguardo incredulo e cominciò ad avanzare lentamente verso di me. Feci anch'io la stessa cosa.
Nessuno dei due si era accorto che avesse cominciato a piovere, ce ne rendemmo conto quando sentimmo i boati dei tuoni irrompere sopra di noi. Gladio senza dire niente fece comparire con la magia il suo scudo di battaglia, argenteo e scintillante, con incise le sue iniziali sul retro e se lo mise sulla testa attirandomi a sé per non farmi bagnare. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro su di me.
Gladio:" Ormai ti sei pronunciato. Non si torna indietro".
Noctis:" Non lo farei mai".
Gladio:" E anche se volessi, non te lo permetterei" appena pronunciata l'ultima parola, quasi in un sussurro, chiuse gli occhi avvicinando le sue labbra perfette alle mie. Mi strinsi a lui e in quel momento pensai che i tuoni del temporale fossero i boati elettrici del mio corpo. Non sentivo freddo, la sua mano sulla mia schiena che mi stringeva al suo corpo era più calda e piacevole di una giacca del cotone più morbido e i suoi muscoli non erano pungenti come li avevo immaginati, e mi ci sarei avvinghiato ancora più stretto se avessi potuto. Non avevo mai baciato nessuno prima di allora ma fu così facile lasciarsi trasportare dalla sua lingua e dalla sua passione. Pensai addirittura che il fatto di non averlo mai visto in giro con una delle sue pretendenti fosse perché sapeva che quel bacio andava riservato solo a me. Potevo percepire la sua foga nel voler esplorare il mio corpo con le mani esattamente come potevo percepire la mia, ma mai, lasciò cadere lo scudo da sopra la mia testa, era nella sua natura proteggermi. Sentire la sua barba sulla mia pelle liscia, mi faceva pensare davvero di essere un bambino in confronto a lui, ma mi faceva desiderare ancora più intensamente di diventare presto come lui. E desideravo LUI, così come lui desiderava ME. Finalmente l'avevo capito. Era sempre stato lì per me e io non me n'ero mai accorto. Che stupido ero stato. Ma da adesso le cose sarebbero cambiate.
Ero suo da un pezzo, e lo sapeva. Furono queste le ultime parole che mi rivolse quella sera, prima di addormentarci uno a fianco all'altro sul mio letto. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Il Mattino dopo la sveglia non suonò, quel giorno si celebrava la memoria del centesimo Re di Lucis, che aveva dato la vita per non permettere all'antico impero di mettere le mani sul Cristallo reale, cimelio che noi della stirpe dei Lucis Caelum dovevamo proteggere una volta diventati Re. Un giorno quel compito sarebbe toccato a me, ma non volevo pensarci, almeno fino a tempo debito.
Alle 7 del mattino, sentendomi un peso sul petto, confuso aprii gli occhi, e in quel momento, riconoscendo a chi appartenesse il braccio che poggiava sul mio corpo, ricordai tutto quello che successe la sera prima. Io e Gladio eravamo ormai diventati qualcosa che ancora non riuscivo a definire per quanto mi sentissi legato a lui, e avevo capito, ma non ancora realizzato, che anche lui sentisse quel legame.
Gladio era prono, con il viso rivolto verso di me, sentivo il suo respiro profondo, il che significava quanto fosse ancora immerso nel suo sonno. Aveva un'espressione serena, i muscoli così rilassati, e pensai che non lo avevo mai visto così inerme e vulnerabile. Pensare di essere l'unico a cui fosse concesso di vederlo in questo modo, mi fece stampare in faccia un sorriso veramente compiaciuto. Non potevo vedermi, ma ne avvertii gli effetti.
Di rischiare di svegliarlo non se ne parlava, non avevo il coraggio di muovermi, per quanto ne avessi la piena possibilità, grazie al miracoloso unguento degli Amicitia che la sera prima mi aveva spalmato sulla schiena. Sobbalzai come se quel ricordo mi avesse di nuovo fatto sentire la sua mano possente sulla mia schiena nuda. In quel momento realizzai che Gladio mi aveva alzato la maglietta, e sentii il volto andarmi in fiamme. "Sono ridicolo" pensai, non potevo sentirmi in imbarazzo per una cosa così normale, dopotutto era stato un gesto amorevole o comunque qualcosa che tra compagni di allenamento di sicuro gli era capitato di fare. Ma non a me, io di solito preferivo soffrire lontano dagli sguardi indiscreti, non mi piaceva essere vulnerabile di fronte agli altri, e tantomeno senza vestiti. Eppure con lui per quanto all'inizio fosse stato strano, poi avevo provato delle emozioni nuove e devo ammettere, anche appaganti.

Gladio:" Però, che strano vederti così concentrato di mattina. O di pomeriggio. O di sera. C'è qualcosa di interessante sul soffitto?" Il mio cuore esplose al suono di quella voce. Mi sentivo un idiota, ma non riuscivo a controllare quelle vampate che per fortuna non mi facevano fumare la pelle. Ma dovevo ritornare lucido e rispondergli, per quanto fossi intontito non mi erano sfuggite le sue frecciatine, che in parte mi avevano tranquillizzato, voleva dire che era il solito Gladio, e io il solito Noctis sempre pronto a tenergli testa:"Probabilmente ideare un piano per sfuggire al peso di un bisonte richiede molto impegno mentale, e il soffitto è l'unica cosa che vedo da quaggiù". Speravo che dalla mia voce non trapelasse l'agitazione che stavo provando.
Gladio:" Ed è la sua vista che ti fa venire la tachicardia?" Disse con un suono profondo e un po' strozzato visto che si stava stiracchiando, ma non sembrava intenzionato a togliere quel braccio dal mio petto.
Noct: " Piuttosto, come mai sei già sveglio a quest'ora? Devi addestrarti anche oggi?" Volevo ribaltare l'attenzione su di lui, mi imbarazzava essere il centro di quella conversazione.
Gladio: "No" disse, e portando la mano sul mio cuore aggiunse: "Ecco perché sono sveglio" intanto sogghignava e teneva gli occhi chiusi come se stesse parlando nel sonno.
Rimasi in silenzio nella paura di aver intuito a cosa volesse arrivare, e cominciai a trattenere il respiro.
Gladio: "É per questo frastuono" disse picchiettando la mano nello stesso punto su cui l'aveva appoggiata, subito dopo alzò lievemente la testa dal cuscino socchiudendo gli occhi, pensai che mi guardò per un attimo, poi si rimise come prima e aggiunse" E no, il tuo cuore non rallenta neanche adesso che provi a trattenere il respiro".
Accidenti! Lo sapevo, non gli sfuggiva mai niente, specialmente se una cosa mi riguardava. Infatti era sempre così abile nel pungermi sul vivo quando ci scontravamo.
Gli risposi semplicemente:" Non ti sopporto". La sua reazione fu issarsi su un braccio e sporgersi su di me, molto vicino al mio volto. Aveva l'aria ancora un po' assonnata ma severa. Rimase così per qualche secondo, ma lo percepii come un tempo indefinibile, mi ero perso di nuovo nei suoi occhi...e credevo che avrei potuto farci l'abitudine. Poi tutto ad un tratto rilassò la sua espressione, come se avesse finito di esaminare la mia, fece un lieve sorriso e si chinò su di me, dando un bacio sull'angolo delle mia labbra, e disse:" Nemmeno io".

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