Stelle cadenti

di Juliet1987
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I demoni non fanno promesse ma... ***
Capitolo 2: *** I sospetti di Sophie ***



Capitolo 1
*** I demoni non fanno promesse ma... ***


I demoni non fanno promesse

 

Era tutto il giorno che Howl passeggiava nervoso per il castello scarrozzandosi dietro un pesante librone polveroso.

Continuava a sfogliarlo in continuazione e a mormorare sotto voce incantesimi in una lingua antica e sconosciuta, accompagnandosi di tanto in tanto con eleganti movimenti delle mani inanellate.

 

-Oh insomma!- sbraitò nervoso dopo l’ennesimo fallimento, -Possibile che non ci sia modo di concentrarsi a dovere in questo castello?! Fate tutti quanti un tale baccano!- sbottò rivolto a Sophie, che smanettava allegramente con i piatti nel lavello, per poi indicare il suo giovane apprendista Markle che correva divertito alle calcagna del cagnolino Heen, sgusciandogli continuamente fra le gambe.

-Suvvia Howl, lasciali in pace no? Se l’incantesimo non ti riesce oggi lo farai domani, per una sera puoi anche lasciar perdere- cercò di rabbonirlo Sophie abbandonando la sua postazione e avvicinandosi a lui per calmarlo.

Howl sbuffò ancora più contrariato e si avvicinò al focolare colmo di cenere, dove la vivace fiamma del suo vecchio amico Calcifer, un simpatico e potente demone del fuoco, scoppiettava allegramente.

Sophie allora gli allacciò le braccia intorno alle spalle carezzandogli le scapole ossute per rilassarlo. Il mago sembrò non accorgersene e con un gesto imperioso della mano sbatté il vecchio librone su una delle sedie lì accanto.

-Calcifer! Mandami acqua calda in bagno- ordinò al demone, con tono fin troppo autoritario, prima di sparire in cima alle scale.

-Tze! Anche se adesso ha di nuovo il cuore non è cambiato niente, sta continuamente a bistrattarci!- borbottò Calcifer afferrando un grosso ceppo di legno lì accanto e avvolgendolo immediatamente con le sue fiamme. Sophie sospirò rassegnata, poi, dopo un’ultima occhiata di compatimento al demone, tornò ad occuparsi delle stoviglie sporche.


Due ore dopo, Howl non si era ancora degnato di mettere piede fuori dal bagno, e Sophie decise che era il momento di portare a letto la nonnina, che aveva passato tutto il pomeriggio a rilassarsi in giardino, ignara probabilmente dell’ultima breve sfuriata del mago.

-Buonanotte Sophie!- la salutò Markle come di consueto, facendo capolino nella sua stanza con un timido sorriso. -Buonanotte-.

Il bambino fece per andarsene, ma poi tornò indietro e la squadrò indeciso per qualche secondo. Infine prese coraggio e le domandò -Credi che il signor Howl sia ancora molto arrabbiato con me?-, Sophie sorrise comprensiva. Povero piccolo, chissà quante gliene aveva fatte passare quel mago lunatico con le sue sfuriate. Perfino lei, fra la collera di gelatina verde e gli spiriti dell’oscurità, non sapeva quale fosse peggio. Ad Howl piaceva sempre fare scena, anche quando andava su tutte le furie. Come quella volta in cui lei aveva pasticciato con l’armadietto del bagno scombinandogli tutti gli incantesimi, e facendolo ritrovare con i capelli tinti di un bel color melograno.

-Non preoccuparti Markle, sai com’è fatto, domani gli sarà già passata. E poi... tu non stavi facendo niente di male- gli disse facendogli l’occhiolino per rassicurarlo. -Si, ma se io non avessi rotto il suo prezioso compasso magico non dovrebbe scervellarsi tutto il tempo per trovare un incantesimo adatto a ripararlo- piagnucolò Markle tirando su col naso e nascondendosi il volto con la manica della vestaglia. Sophie rimase sorpresa, non sapeva assolutamente nulla di quella storia del compasso, Howl non aveva mai accennato a parlargliene. -Markle...- cominciò, senza saper bene cosa dire, -Sono sicura che un modo troverà per ripararlo, e poi... non sarà certo un esemplare unico, potrà di certo comprarne uno nuovo-, -Non sai proprio niente di oggetti magici Sophie, non è così semplice aggiustarli o sostituirli, alcuni si tramandano di generazione in generazione e custodiscono poteri strabilianti. Possono essere anche trasformati in potentissimi talismani-.

La giovane si stupì di quanto seriamente il ragazzino prendesse la faccenda, e si passò una mano fra i capelli argentei in un gesto di stanchezza.

-Ascolta- gli disse poi, decisa a chiudere la questione -Anche se non capisco un accidenti di magia, sono più che sicura che su questa storia sia meglio dormirci su. Domani, a mente fresca, penseremo al da farsi-. Markle sbuffò, non era molto soddisfatto della risposta ma dall’espressione del suo viso capì che avrebbe dovuto accontentarsi. Così le diede nuovamente la buonanotte e si ritirò in camera sua corrucciato.

-Questa è la volta buona che il signor Howl mi rimanda in strada Heen- mormorò sottovoce al cagnolino bianco che si era sistemato fra le pieghe della coperta ai suoi piedi. -E proprio adesso che aveva finalmente deciso di insegnarmi a far levitare gli oggetti...-.

 

Quando Howl lasciò la stanza da bagno era ormai notte fonda, e tutti, compresa Sophie, erano già da tempo sprofondati nel mondo dei sogni.

Il mago si passò con delicatezza un asciugamani fra i capelli corvini per rimuovere l’eccessiva umidità, e assicurandosi di non fare alcun rumore si diresse al piano di sotto per parlare con Calcifer.

-Era ora! Non ne potevamo più di farti da caldaia!-sbottò il demone afferrando con le sue minuscole braccine uno degli ultimi ciocchi di legno rimasti per poter alimentare ancora un po’ le sue fiammelle stanche. Howl sospirò alzando gli occhi al cielo, poi recuperò il grosso librone che aveva abbandonato in precedenza e si lasciò cadere stancamente sulla sedia accanto al caminetto, dove aveva l’abitudine di sostare in forma di uccello, quando rientrava al castello dopo una battaglia eccessivamente faticosa e non riusciva subito a ritramutarsi.

 

-Beh? Non dici niente?! Di solito quando ti piazzi lì davanti è sempre per chiedere un consiglio a noi, o per confidarci quali nuovi guai hai in mente di combinare-, borbottò Calcifer curioso, notando l’eccessivo silenzio del mago che non faceva altro che sospirare e sfogliare il vecchio librone, senza neanche degnarsi di indossare una camicia.

-Insomma! Almeno vestiti no?! Siamo un demone con una dignità noi, non possiamo stare ad osservare uno spettacolo tanto osceno- sbottò allora Calcifer seccato, visto che il giovane non lo degnava di una risposta. Howl gli rivolse uno sguardo spaventato, come se si fosse all’improvviso reso conto di essere visto, e si affrettò a far apparire, con uno schiocco di dita, una candida camicia a maniche larghe e un paio di pantaloni neri. Li indossò senza molta grazia e finalmente si rivolse al demone, che intanto aveva accennato un risolino beffardo, felice di avere per una volta il coltello dalla parte del manico.

-Tu… Puoi vedere quello che ho impresso sul corpo, di la verità, avanti!- chiese quasi scosso da un lieve tremore, -Certo che possiamo, noi siamo un demone eh?! Con noi gli incantesimi di invisibilità non funzionano, dovresti saperlo Howl-.

Il mago sospirò con tono vanesio -Lo immaginavo, di certo non avresti parlato così del mio splendido corpo altrimenti-, -Siamo tornati eloquenti adesso eh?!- sogghignò Calcifer con una fiammata. Howl lo ignorò e riprese a sfogliare febbrilmente il librone con destrezza.

-Com’è che te le sei fatte allora?- continuò il demone insistente, indicando il punto esatto dove comparivano le ferite che aveva visto impresse sulla sua schiena . Howl sospirò massaggiandosi il torace, che incominciava ormai a dargli un fastidiosissimo prurito, altro inconfondibile sintomo del progredire della maledizione, poi rispose -Markle ha usato male il compasso di mio zio. Ricordi? Quello che stava appoggiato sulla scrivania nella vecchia casetta al mulino, proprio vicino agli appunti di progettazione del castello. Gli avevo detto di non toccarlo per nessun motivo ma… non mi ha dato retta, e la maledizione al suo interno si è riattivata.

Fortunatamente sono arrivato in tempo per riuscire a indirizzarla verso di me, ma ora non riesco più a trovare il contro incantesimo giusto per spezzarla-.

Calcifer era senza parole, -Non dirmi che si tratta della maledizione τρῆμα- mormorò preoccupato, tentando invano di squadrare il torace del giovane, nonostante l’interferenza causata dalla camicia.

-Purtroppo sì, rispose Howl grattandosi il capo ma senza alzare gli occhi dal librone. -E Markle lo sa?- chiese ancora il demone abbandonando il camino per fare un breve voletto di controllo. Voleva essere certo che nessuno li stesse ascoltando.

-No, gli ho detto solo che, toccandolo, lo aveva danneggiato, e che ci sarebbe voluto un incantesimo molto difficile per rimediare essendo quel compasso un potentissimo talismano di famiglia, che può essere maneggiato soltanto da chi possiede il sangue dei Jenkins-.

Calcifer aspettò in silenzio che il mago terminasse il suo discorso, poi con un guizzo di scintille rosse si frappose fra lui e il librone, illuminandogli il volto pallido e perlaceo.

-Noi vogliamo farti un po’ di luce, così leggerai più velocemente e troverai prima l’antidoto-, Howl gli sorrise grato, come al solito non c’era bisogno di parlare.

La calda luce infuocata emanata dal demone si rifletteva negli occhi di zaffiro del giovane mago, facendoli brillare come due meravigliose stelle cadenti, che giocavano a rincorrersi nell’immensità del cielo notturno. Così diversi eppure così simili a quelli del ragazzino che aveva conosciuto tanti anni prima. Calcifer era riuscito a percepire l’enorme sofferenza e solitudine che portava dentro di sé, soltanto guardandoli.

Howl, prima di incontrarlo non aveva mai avuto un amico, o una famiglia che si prendesse cura di lui.

Così, quando quella notte di San Lorenzo Calcifer era precipitato sulla terra sotto forma di stella cadente ed era atterrato fra le sue mani, ormai in procinto di esalare la sua ultima scintilla, il giovane mago non aveva esitato un momento a salvarlo.

-Promettimi di non lasciarmi mai solo- gli aveva chiesto soltanto come ultimo desiderio, un attimo prima di donargli il suo cuore.

La cosa più preziosa che avesse.

Un vero mistero quel ragazzo, che bevve una stella cadente e rinunciò al suo cuore, solo perché amava troppo, solo... perché desiderava un amico.

Tuttavia, Calcifer aveva smesso ormai da tempo di custodire il cuore del mago fra le sue fiamme, ma nonostante questo lui ed Howl avevano sempre continuato a capirsi al volo, come se il loro legame non fosse mai stato spezzato.

 

-Calcifer?- aveva mormorato a un tratto il mago come colto da un pensiero improvviso, mentre con le mani tremanti aveva riposto il libro su uno dei tanti scaffali sopra il caminetto.

Era evidente che i primi effetti della maledizione cominciavano a farsi sentire.

-Perché sei rimasto con me anche se Sophie ti aveva liberato dal vincolo del nostro patto?-.

Il demone ridacchiò -Noi non volevamo bagnarci, quel giorno stava per piovere, ma prima o poi se continuate tutti quanti a bistrattarci, ce ne andremo di sicuro-, Howl scosse la testa e lo guardò come se avesse appena udito la più grande menzogna di tutti i tempi. -Potrai anche darla a bere a Sophie e a Markle, ma io non ci casco sai? Dimmi la verità avanti, perché… perché sei tornato indietro?-.

Le fiammelle del demone fremettero di un rosso scarlatto mentre si rintanava nuovamente in fondo al caminetto nascondendo gli occhietti bianchi sotto la cenere, vergognoso.

-Noi… abbiamo fatto una promessa sai?- bofonchiò afferrando in tutta fretta il ceppo di legno che Howl gli stava porgendo per alimentarsi. Il mago sorrise bonariamente stringendosi nelle spalle a causa dei brividi causatogli dal progredire della maledizione. -L’hai dimenticato? I demoni non fanno promesse-, -I demoni no, ma... le stelle cadenti sì!- sorrise Calcifer facendogli l’occhiolino con aria complice, riducendo lentamente la sua fiamma, pronto a schiacciare un bel pisolino.

-Buonanotte Calcifer!-, -Buonanotte Howl!-.

 

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Capitolo 2
*** I sospetti di Sophie ***


I sospetti di Sophie

 

Sophie si svegliò di prima mattina, energica e pimpante come al solito. Di volata, attraversò l’ampio corridoio e si fiondò dinanzi alla credenza alla ricerca di qualcosa di buono per preparare la colazione. Quando si presentò innanzi a Calcifer, che era ancora mezzo sonnecchiante, Sophie aveva già recuperato una dozzina di uova, una decina di fette di pane da tostare, cinque fettine di pancetta e tre infusi di the verde aromatizzato al limone.

-Buongiorno! Allora, pronto per la colazione?-, ma nessuno rispose. -Calcifer?- chiamò ancora Sophie, prima di rendersi conto che il demone non c’era, e che quello che vedeva era una semplice fiamma senza alcune proprietà magiche.

-Chissà dove sarà andato- borbottò la giovane fra sé e sé mentre si dirigeva nella stanza della nonnina per svegliarla.

 

Intanto al piano di sopra, nell’ultima stanza in fondo al corridoio, Howl si svegliò di soprassalto, in preda a brividi incontrollabili. -Ca-Calcifer, ho b-bisogno di una co- co- coperta-, il demone allora, che gli era stato accanto tutta la notte per scaldarlo, intensificò ulteriormente il suo calore per allontanare da lui quella sgradevole sensazione di freddo intenso..

-La maledizione si sta espandendo, noi non siamo sicuri che riuscirai a nascondere i sintomi ancora per molto, devi far presto a trovare una cura-.

Howl emise un debole lamento e si rincantucciò sotto la sua soffice coltre imbottita di piume.

-Non so più dove guardare, ho controllato il libro degli incantesimi dello zio da cima a fondo, e in più ho provato tutti i sostitutivi possibili. Nessuno ha funzionato come avrebbe dovuto-, Calcifer sprizzò un paio di deboli scintille -Forse stai solo guardando nel posto sbagliato. Tuo zio non aveva anche una biblioteca segretissima, nascosta sotto la ruota della casetta del mulino?-, Howl quasi cadde dal letto per la sorpresa -Ma certo! Come diamine ho fatto a non pensarci. Quando abbiamo messo insieme il castello, ho trasferito qui tutti i libri della biblioteca dello zio. Compreso “Antichi incantesimi di protezione” dove sono descritti tutti gli effetti della maledizione τρῆμα; ma gli ingredienti per il contro incantesimo no, quelli erano elencati su un foglietto a parte. Dev’essere scivolato fuori dal libro senza che me ne accorgessi, forse mentre lo portavo via dal mulino. Devo andare a controllare-.

Mentre parlava, il mago si alzò dal letto, seppur con una certa fatica, e si vestì senza molti accorgimenti.

Calcifer sghignazzò divertito -Sai, pensandoci bene, qualcosa di buono questa maledizione l’ha fatto.

E’ la prima volta, da quando noi ti conosciamo, che non passi ore e ore davanti allo specchio e ti prepari tanto in fretta e trasandatamente-.

-Talvolta la necessità dispensa dal decoro- rispose prontamente Howl afferrando la sua elegante giacca a rombi color oro e viola, e appoggiandosela sulle spalle con teatralità.

-Bisogna che ci muoviamo, non riuscirò a tenere a bada il dolore per molto. Mentre sono al mulino assicurati che il castello e il resto della famiglia siano al sicuro, d’accordo?-, il demone annuì con veemenza, poi, dopo averlo investito con un’ultima ondata di calore, lo seguì al piano di sotto.

 

-Signor Howl sta uscendo?- domandò il piccolo Markle con gli occhi ancora impastati di sonno, incrociandolo in corridoio mentre si dirigeva a passi veloci verso l’ingresso.

Il mago non rispose ma si limitò ad annuire con un cenno del capo, poi girò il pomello di legno della sua porta magica con decisione, e la rotella colorata che regolava l’accesso ai vari luoghi da lui prescelti in precedenza, si installò su una placca dal colore rosa con uno scatto meccanico.

Non aveva ancora messo piede fuori che si ritrovò faccia a faccia con Sophie, sua agguerritissima donna delle pulizie, sua fittizia signora madre, nonché sua splendida e incantevole fidanzata.

La ragazza stringeva fra le mani un grazioso mazzolino di fiori, ce n’erano davvero di tutti i tipi. Dalle margherite alle primule, dalle malve ai ranuncoli, dai papaveri alle orchidee angelo; tutti erano meravigliosamente freschi e colorati, e tutti, erano stati appena colti dai fertili prati del loro preziosissimo giardino segreto.

Sophie gli rivolse un’occhiata guardinga.

I suoi capelli argentei, lunghi fino alle spalle, erano raccolti in una treccia spettinata, lasciando sfuggire qua e là qualche ciocca ribelle, che se possibile, metteva ancor più in risalto i suoi splendidi occhi scuri, incorniciando alla perfezione i tratti ancora fanciulleschi del suo volto delicato.

Howl sorrise d’istinto, quella mattina la sua Sophie era ancora più bella del solito.

-Dove pensi di andare grande mago? Da qui non si esce, non prima di aver fatto colazione almeno- lo bloccò immediatamente la ragazza costringendolo a indietreggiare nuovamente verso l’interno.

Howl le posò un bacio sfuggente sulle labbra, non aveva tempo per mettersi a discutere con lei.

Ogni minuto che passava sentiva le forze scivolargli sempre più via dal corpo, e il dolore si faceva più intenso rendendo ancora più faticosi i suoi tentativi di ignorarlo. Anche i suoi incantesimi di invisibilità erano diventati più deboli, presto non avrebbe avuto più energia per controllarli.

-Sophie, perdonami, ma devo sbrigare una faccenda importante, non ci metterò molto te lo prometto- le disse con voce dolce, sfiorandole una guancia rosea e facendola istantaneamente avvampare.

Quando Howl le regalava quelle tiepide carezze così tenere e rassicuranti, Sophie si scioglieva come neve al sole. Era un tocco, un contatto così delicato, così semplice, così infantile… ma per lei valeva più di mille parole.

Tuttavia, poco prima di chiudersi la porta alle spalle, il mago fu nuovamente investito dai brividi e, per un breve momento, Sophie credette di averlo visto accasciarsi sul prato fiorito del giardino, ma non riuscì ad accertarsene perché Calcifer si affrettò a distrarla, attirando la sua attenzione con una lunga fiammata.

-Allora? Io sono pronto, prepariamo la colazione?- sorrise, esortando la ragazza a prendere il padellino che in precedenza aveva abbandonato sul tavolo. Sophie annuì un po’ stupita. Calcifer si lamentava sempre di essere utilizzato come fornello, invece quella mattina… sembrava quasi che ne fosse felice. Il suo strano atteggiamento dunque non era passato inosservato, e questo portò Sophie a porgli quella domanda fatidica che ormai non gli rivolgeva più da molto tempo. -Dì un po’ Calcifer, tu e Howl state di nuovo combinando qualcosa?-, -Insomma cosa vai farneticando?! Noi non combiniamo proprio nulla. L’unica cosa che “noi” facciamo, in questo assurdo e vecchio castello, è essere continuamente bistrattati da tutti quanti voi.

Noi! Che siamo un potentissimo demone del fuoco, ridotti a fare da caldaia a quel mago “assurdamente” vanitoso, per cosa poi? Per rischiare continuamente di spegnerci a causa delle tue “assurdissime” pulizie giornaliere. Perfino quando aiutiamo a preparare la colazione, nessuno che ci dice mai un grazie- sbottò il demone con un sbuffo di fumo, cercando di apparire il più convincente possibile.

Sophie si lasciò scappare una risatina soffocata.

-Hai proprio ragione, scusami. E’ che io… sono un po’ preoccupata per Howl, sai… continua a leggere quel libro tutto il giorno, senza neanche fermarsi per mangiare. Esce di nascosto per andare chissà dove, e sembra perfino meno… imbellettato del solito- mormorò infine, porgendo al demone un piccolo ceppo di legno per dimostrargli la sua gratitudine.

Calcifer sospirò e le sue fiamme si rimpicciolirono per qualche secondo prima di afferrarlo.

In verità, anche lui era piuttosto preoccupato.

Cosa sarebbe potuto succedere se Howl non fosse riuscito a ritrovare quell’incantesimo in tempo non voleva neanche immaginarlo.

Tuttavia, almeno per il momento, era decisamente meglio che Sophie e Markle rimanessero all’oscuro di quella storia. Si sarebbero preoccupati di sicuro, e Calcifer sapeva perfettamente che Howl non voleva far sentire in colpa il suo giovane apprendista, tanto meno far soffrire la sua adorata e bellissima Sophie.

 

-Sta tranquilla, vedrai che stasera tornerà il solito mago spocchioso di sempre- borbottò, più rivolto a sé stesso che a Sophie; poi si rannicchiò in fondo al focolare per consumare il nuovo delizioso ceppetto.

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