Il corteggiatore misterioso

di loverrrr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lasciati aiutare ***
Capitolo 3: *** Benvenuto Angel ***
Capitolo 4: *** Toc, toc! ***
Capitolo 5: *** Non so più chi sono ***
Capitolo 6: *** Una ferita ancora aperta ***
Capitolo 7: *** Voglio ricominciare con te ***
Capitolo 8: *** Sincerità ***
Capitolo 9: *** Il corteggiatore misterioso ***
Capitolo 10: *** Fiori, un'altra volta fiori! ***
Capitolo 11: *** Il mistero quasi svelato ***
Capitolo 12: *** E ora che facciamo? Dici che funziona? ***
Capitolo 13: *** Una sorpresa per te ***
Capitolo 14: *** Una lettera misteriosa ***
Capitolo 15: *** Lasciami in pace ***
Capitolo 16: *** Il corteggiatore svelato ***
Capitolo 17: *** Nuovi amori e proposte importanti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buongiorno! Mi scuso se il prologo è molto corto, ma voglio capire ❤️🤗 se vi potrebbe interessare. In caso, la porto avanti. È sempre molto leggera, per tenerci compagnia e per sognare sempre Edward e Bella. 




Pov Bella

Mi chiamo Isabella - anche se gli amici mi chiamano Bella o Bells -, ho 24 anni e nella vita faccio la veterinaria. Ho sempre amato gli animali. Ricordo che papà mi portava ogni domenica allo zoo, mi comprava un sacco di libri e DVD sugli animali, e per i miei 15 anni mi regalò un bellissimo barboncino nano, che chiamai Teddy. Lavoro in proprio, ho un mio studio di veterinaria nel centro di Seattle, che ho acquistato e messo su, insieme alla mia migliore amica Alice; anche lei è una grande appassionata degli animali, specie dei gatti. Vedo che si avvicina con un mazzo di rose rosse in mano e un gigantesco sorriso stampato in viso.
«Per te!».

Sospiro. «Di nuovo!», esclamo stupefatta.
Quando si stuferà di corteggiarmi? Forse quando gli dirò chiaro a tondo che per me sarà sempre e solo un amico. Mi dico.
«Io fossi in te accetterei».
Sospiro di nuovo. Questa volta però con amarezza. «Lo sai cos’ho passato con James».
«Edward è diverso», dice in tono rassicurante.
«So che è tuo fratello…».
«Il fatto che sia mio fratello non centra. Io parlo di Edward come ragazzo, e posso assicurarti che è veramente interessato a te», mi fa notare. «Altrimenti perché ti manderebbe quasi ogni giorno un mazzo di rose?».
Forse perché vuole fare lo stronzo come James? Mi dico.

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Capitolo 2
*** Lasciati aiutare ***


Buongiorno. 

Posto già il secondo capitolo per vedere cosa ne pensate. Altra e ultima chance per la storia. Mi raccomando, fatemi sapere se vi piace o cosa vi aspettate. Un kiss. 







Pov Bella
 
Sospiro amareggiata. Al contrario del lavoro – che va alla grande – l’amore è un disastro totale. Fino a due anni fa pensavo che fosse la cosa più bella che mi potesse capitare, ero felice. Ero… erano altri tempi ed io avevo un modo di pensare, di vedere l’amore, totalmente diverso rispetto ad oggi. James. Lui era la mia concezione perfetta dell’amore, aveva costruito intorno a me, tutta una serie di bugie, alle quali io credevo fermamente; ero veramente convinta che James fosse quello giusto, ma soprattutto, che dovevo a lui la mia felicità. James, mi riempiva di regali, quasi ogni mattina si presentava con un mazzo di fiori diverso, oppure con una scatola di cioccolatini. Non passava giorno in cui non ricevessi un suo regalo, ed io stavo bene, ero felice. Avevo l’impressione che fosse un “ragazzo d’altri tempi”, all’antica. Tradizionalista. Peccato però, che si trattava soltanto di una stupida impressione. Ero talmente innamorata da non riuscire a vedere il mostro che si nascondeva dietro quel fascino da angelo. Lui non amava me e tutti quei regali erano un modo per portarmi a letto. James voleva solamente avere l’amente, una ragazza con cui fare sesso, senza che la sua fidanzata lo venisse sapere. Fu Alice a mettermi al corrente di ciò. Dopo l’ennesimo mazzo di rose rosse ricevute, prese coraggio, e mi raccontò tutto quanto dall’inizio. Come l’aveva scoperto? Mentre stava arrivando in studio, vide James con un mazzo di rose rosse, identiche a quelle che inviava a me, ma non stava venendo verso il nostro studio. Entrò in un bar all’angolo, vicino al supermercato Billy’s market, e con voce molto alta, esclamò «Ti amo Victoria!». Ed ecco svelato il motivo per cui detesto chiunque mi mandi dei mazzi di fiori. Non li accetterei nemmeno se il corteggiatore fosse il principe Carlo.
«Dico sul serio», dice Alice. «Lascia stare il fatto che sia mio fratello».
«Ma infatti lascio stare, e come sai ho chiuso definitivamente con gli uomini».
Mike entra in studio tenendo fra le braccia il suo cagnolino, un cucciolo di dalmata. Lui è un altro problema, più o meno simile a Edward.
«Giorno!»
«Anche oggi Tyler ha un problema?», faccio notare sarcasticamente.
Si presenta qui circa ogni mattina - magari non proprio ogni mattina - diciamo una sì e l’altra pure, con la scusa che il cane è stato poco bene. Tutto ciò per avere una qualche speranza di riuscire a conquistarmi. Ma tutti io li attiro? Mi dico. Non la smette di fissarmi sorridendo come un deficiente.
«Stamattina ha mangiato poco e ha fatto i bisogno un pò morbidi, potresti dargli una controllata?».
«Alice puoi pensarci tu? Io ho una questione urgente da sistemare».
Edward e il mazzo di rose rosse.
«Hai bisogno di una mano?», propone Mike. «Se vuoi posso aiutarti, lo faccio più che volentieri».
«No grazie, e poi sbaglio oppure. Tyler sta poco bene», faccio notare.
Mike balbetta. «Ah ehm sì, hai ragione».
«Ora devo andare, ci vediamo tra un po' Alice».
Prendo dalle sue mani il mazzo di fiori ed esco. Il Cullen Daily News - nota testata giornalistica e televisiva - dove Edward è sia il fondatore, che capo redattore, non dista molto dal mio studio. Mentre sono ferma al semaforo leggo il bigliettino, notando però che non c’è il mittente e la scrittura - tra l’altro - non sembra nemmeno quella di Edward. Alla donna più bella che io abbia mai incontrato. Il tuo corteggiatore misterioso. Sorrido mentre leggo il biglietto, ma torno subito seria e cammino a passo svelto verso il Cullen Daily News.
«Salve».
«Sì? Chi è?», domanda la signorina al citofono.
«Bella Swan...», prendo qualche secondo di pausa. Mi scoccia molto dirlo. «Sono una sua amica».
«Bella!», esclama sorpreso Edward alle mie spalle «e tu che ci fai qui?».
Sussulto dallo spavento.
«Sono qui per parlarti di questi», dico seria mentre mi giro verso di lui.
«È un bellissimo mazzo di rose rosse».
Sospiro esausta. «Lo vedo benissimo anche io», dico in tono serio «e vorrei che lo riprendessi».
Edward fa una smorfia.
«Guarda che non sono stato io».
Scoppio a ridere. «Non ti credo!».
«Giuro su quello che vuoi», ribadisce.
«Edward fammi il favore» e gli leggo il biglietto.
«Veramente Bella, non sono stato io» sfila il biglietto dalle mie mani. «Vedi, non c’è la mia firma sotto e se noti ancora meglio, questa non è la mia scrittura».
Giusto. Ottima osservazione! Mi dico.
«Ok e per quale ragione io dovrei crederti?».
«Quando ti mando dei mazzi di fiori, per quanto queste rose rosse siano bellissime, io non vado mai da questo fioraio e - cosa ancora più importante - non scrivo frasi banali cercate su Google».
«È un modo carino per dire che non sono bellissima?».
Sorride. «Bella, tu sei molto più che bellissima», dice. «Sei meravigliosa, hai due occhi bellissimi e un fisico mozzafiato, ma non mi piaci solo per quello. Tu sei stupenda sotto ogni punto di vista».
Per la prima volta - dopo tanto tempo - sento le guance arrossire. Stranamente, il suo complimento mi ha fatto piacere. Dal suo sguardo sembra essere sincero, specie quando dice di non essere stato lui a mandarmi quel mazzo di rose rosse. E allora chi è stato? Mi dico.
«Ok va bene, ti credo», dico spaventata «ma se non sei stato tu, chi diavolo è stato?».
Il suo sguardo diventa teso, nervoso. «Hai notato qualcosa di strano nell’ultimo periodo?».
«Beh no. Io sinceramente pensavo che fossi tu».
«Mi dispiace Bella, ma questa volta non sono io».
Inizio ad agitarmi. «Allora chi è stato?».
Sussurra. «Ehi» si avvicina e afferra con delicatezza il mio viso. Glielo lascio fare, stranamente non lo allontano. Lo accarezza dolcemente e affievolisce il tono della voce. «Ti darò una mano a scoprire chi è stato», dice. «Poi lo ammazzerò con le mie stesse mani».
Lo allontano all’istante. Farfuglio. «Non serve, posso benissimo scoprirlo da me».
«Bella», dice in un rimprovero, «non ti lascerò da sola. È troppo rischioso». Addolcisce di nuovo il tono della voce. «E la tua incolumità è tutto per me, dovresti saperlo».

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Capitolo 3
*** Benvenuto Angel ***


Buon pomeriggio ^__^ eccoci con il 3 capitolo, anche se alla fine sarebbe il secondo visto che il primo capitolo è stato il prologo della storia. Vi ringrazio di cuore per i bellissimi complimenti al capitolo precedente. ^__^ Grazie di cuore, vi lascio a questo capitolo.
 

 
 
 
Pov Bella
 
Se qualcuno mi avesse detto che sarei finita al bar con Edward Cullen, molto probabilmente gli avrei riso in faccia. Non è uno scherzo. Non ci avrei nemmeno creduto, ma neanche se avessi visto una foto di noi due seduti allo stesso tavolo. Ho provato a dirgli che il suo aiuto non era necessario, ma non ha funzionato. Non pensavo che fosse così testardo.
«Per caso qualcuno negli ultimi tempi ti ha mandato mazzi di fiori o regali?», domanda sospettoso.
«A parte te?».
«Ovvio!».
«Mhmm…» ci penso su qualche minuto. «C’è Mike, ma lui non mi manda mai mazzi di fiori e non mi fa nemmeno dei regali», rido, «viene solo a portare il cane, il povero Tyler, inventandosi ogni giorno che sta poco bene».
Il tono della sua voce si fa sempre più sospettoso. «Quindi Mike viene ogni mattina con il suo cane, giusto?».
Rido di nuovo. «Sembri la signora in giallo».
«Bella… si seria per favore», dice in un rimprovero.
Accenno un sorriso. «Devo piacerti molto, vista la tua insistenza e la tua preoccupazione».
Sorride timidamente. «Un po'».
«Un po' tanto», faccio notare.
«Più o meno», dice. «Comunque, lo sai che non mollerò, vero?»
Puntualizzo. «E tu lo sai che non avrai mai un sì, vero?».
Mi guarda dritto negli occhi. Sembra molto sicuro di sé. «Vedremo». dice. «Ma tornando al discorso, non è che per caso Mike, senza dirti nulla, ti ha fatto mandare dei fiori?».
«Mike è troppo timido per farlo. Già è tanto se quando viene riesce a salutarmi senza balbettare troppo».
«Altri pretendenti? Escludendo me ovviamente».
Bevo un po' di latte macchiato e provo a pensarci su qualche minuto.
«Non sarò mica l’unico?», esclama perplesso.
«Può darsi…».
«Mi stai dicendo che oltre me, nessuno ci ha mai provato con te?».
Sembra molto stupefatto.
Puntualizzo arricciando il naso. «Tu non ci hai provato con me» e poso il bicchiere sul tavolo.
«Perché io sono un ragazzo d’altri tempi. Forse potrà sembrarti strano Bella», sospira, «ma mi piace fare le cose per bene».
«Mandandomi quasi ogni giorno un mazzo di fiori?», faccio notare.
«Non è colpa mia se la ragazza in questione è allergica ai fiori. Ma in caso non lo sapessi, corteggiare, significa anche mandare mazzi di fiori», puntualizza.
Ridacchio. «Quindi, tu mi staresti corteggiando?».
«Circa».
«Ti fa onore la cosa».
«Grazie, anche se non è la risposta che avrei voluto».
«Edward, ma ora che ho capito che non sei stato tu ad avermi mandato quelle rose, chi è stato?», domando perplessa.
«Ottima osservazione!».
 
Entro in negozio e trovo Alice con le mani sui fianchi, con lo sguardo serio.
«Pretendo delle spiegazioni!»
Schiarisco la voce. «Siamo andati al bar a prendere una cosa, e comunque non è stato lui».
«Da quando esci con lui?», domanda maliziosamente mentre riprende il lavoro.
Ridacchio e scuoto il capo. «Mica siamo usciti insieme…», dico sistemando il cappotto.
«Beh, sei stata fuori per più di mezz’ora», fa notare.
«Lo so, scusa».
Devo aver perso la cognizione del tempo. Non so come, né il perché, ma non mi sono per niente resa conto di quanto passassero velocemente i minuti.
«Però mi fa piacere, come vedi non è un cattivo ragazzo».
Infilo il camice.
«Può darsi».
Alice smette di lavorare e si gira verso di me, guardandomi negli occhi.
«Bella che cosa ti sta succedendo?», domanda preoccupata.
Inizio anche io ad essere un po' turbata.
«Niente perché?».
«È la prima volta che torni tranquilla dopo aver parlato con Edward, senza sbuffare o ripetere con voce irritata che non lo sopporti più», fa notare.
«Beh…», tentenno un pochino, ma non riesco più a dir nulla.
«Beh? Quindi?», insiste.
Non so cosa risponderle. Di solito ho sempre la risposta pronta – specie se si tratta di ragazzi – Edward in modo particolare, invece, è come se non fossi più in grado di formulare una risposta. Resto imbambolata a fissare Alice in attesa che riesca a dirle qualcosa, anche la più banale. Vengo salvata da un cliente, che entra all’improvviso, correndo velocemente. Fra le braccia ha un cucciolo di labrador, sembra ferito. Ci avviciniamo, il cucciolo ha una zampa ferita e sembra molto debole. Delicatamente, glielo sfilo dalle mani e me ne occupo all’istante, mentre Alice cerca di capire cos’è successo. La storia che ci sta raccontando è raccapricciante. Non ci posso credere che al mondo esistano persone così disgustose. Sono scioccata. «Quindi, il suo vicino di casa ha abbandonato la femmina di labrador poco prima che partorisse i cuccioli?». Il signore annuisce. «Esatto», racconta. «Io ho assistito alla scena per puro caso. Mi sono subito occupato di lei, ma non essendo un veterinario, ho fatto ciò che ho potuto».
Alice gli porta un bicchier d’acqua «Lei ha fatto molto di più, ha salvato la vita a questo cucciolo», dice Alice sorridendo.
Il signore beve un po' d’acqua. «Grazie», sorride, «ma il vero lavoro lo sta facendo la sua collega».
Io nel frattempo sto finendo la medicazione. Non è grave, ma se la caverà. Come può una persona abbandonare il proprio cane, soprattutto quando sa che sta per avere dei cuccioli? Mi dico. Questa storia andrebbe denunciata e io so anche chi può aiutarmi. Mi dico.
«Edward!», esclamo ad alta voce.
Alice mi guarda dubbiosa. «Ed-edward?».
«Ma si certo! Lui può aiutarmi a scrivere un articolo su ciò che è successo».
Alice fa una faccia sorpresa. «È vero!».
Ridacchio. «Sai? Non è poi così tanto male tuo fratello».
Il signore ci guarda confuso, come se non avesse capito nulla del nostro discorso.
«Lei conosce un giornalista?», domanda curioso e al tempo stesso confuso.
Risponde Alice. «Mio fratello è un noto giornalista», dice. «Non so se conosce la Cullen Daily News».
Il signore annuisce. «È una rete famosissima!», dice entusiasta. «E se volete vi posso aiutare io con l’articolo, o magari lo chiedo a mio figlio».
Prendo una coperta e avvolgo il cucciolo. Ora ha bisogno di riposare e di rimettersi in forze. Sarebbe meglio se lo lasciasse qui.
«Volentieri, grazie», dico sfilando i guanti.
Il signore ci guarda contento. «Ma dite sul serio?».
Annuisco insieme ad Alice. «Certo», dico in tono serio. «Noi siamo contro gli abbandoni degli animali e se per lei non è un problema, dovrebbe lasciare qui il piccolo. Sta bene fortunatamente, ma qua potremmo sempre tenerlo sotto controllo e quando starà meglio potrà portarlo a casa».
Sorride. «Non so davvero come ringraziarvi».
Sorrido anche io. «Di nulla».
«Guardi glielo regalo».
La sua risposta mi sorprende molto e vorrei poter dire di sì, ma purtroppo, avendo già un cagnolino, Teddy – che tra l’altro è un maschio – non posso accettare. Vorrei tanto, però so che la convivenza non sarebbe né facile e non andrebbero nemmeno d’accordo visto che sono entrambi maschietti. Il mio sguardo si intristisce. «Lo terrei volentieri, solo che ho già un cagnolino ed essendo maschio come lui, sarebbe difficile la convivenza».
«Lo prendo io!», esclama Edward, entrando in studio.
Gli vado incontro. «Capiti proprio a fagiolo», domando confusa, «ma che ci fai qui?».
«Sono riuscito a risalire al nome della fioreria», dice tirando fuori dalla tasca del giubbotto un bigliettino.
Lo rimprovero. «Non era necessario».
Puntualizza. «Per lo era».
Il signore si intromette nella conversazione.
«È interessato al cucciolo di labrador? Perché io l’avrei regalato alla signorina».
Edward – mostrando come al suo solito la sua eleganza – si presenta al signore.
«Sono un amico di Bella e sapendo che lei non può tenerlo, lo prendo io», dice dolcemente. «Bella potrà venire a vederlo quando vuole e naturalmente anche lei».
«Beh…».
Farfuglio interrompendo il signore. «Edward ne sei sicuro?», dico titubante. «È un cane, ha bisogno di cure, di attenzioni».
Edward sorride e affievolisce di più il tono della voce. «Ed io saprò dargliele. Basta che il signore sia d’accordo».
Dallo sguardo del signore sembrerebbe un sì.
«Per me va bene».
Edward sembra scoppiare dalla felicità. Che matto! Mi dico. Farebbe di tutto pur di stare vicino a me. Mi dico.
Farfuglia, anche se cerca di nasconderlo schiarendosi la voce, «Bene».
Interviene Alice. «Ah Edward, senti avremmo bisogno di un mano per scrivere un articolo», continuo io, senza far finire Alice. «Magari anche di una video news se fosse possibile».
Forse perché ci sono io di mezzo, però sembra molto interessato.
«Di cosa si tratta?».
Inizio a raccontargli la storia e ogni tanto il signore interrompe per aggiungere dei dettagli, poi gli spiego l’idea che ho avuta. Lui ascolta attentamente, osservando tutti i miei gesti e i movimenti delle mie labbra. Se non fosse una questione importante, gli avrei già chiesto di smetterla. È fastidioso il modo in cui mi guarda.
«Oltre all’articolo avevo pensato anche ad una video news, che magari potrebbe andare in onda al TG. Che ne pensi?».
Risponde il signore. «Sempre che per lei non sia di troppo disturbo».
Edward sorride. «Nessun disturbo, anzi, ce ne fossero di persone come lei che salvano gli animali» e si avvicina al cagnolino, avvolto nella coperta. «Cosa ne dite se lo chiamiamo Angel?», dice rivolgendosi a me. «Bella a te piace come nome?».
Sono sorpresa. È un nome bellissimo, ma come gli è venuto in mente? Mi dico.
«Angel è perfetto».
Interviene Alice. «E bravo il mio fratellino!».

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Capitolo 4
*** Toc, toc! ***


Buongiorno! Grazie di cuore  ❤️ per le splendide recensioni, son contenta che la storia vi stia piacendo. Io sono curiosa quanto voi di scoprire chi è l'ammiratore segreto di Bella e vi domando "Cosa ne pensate se vi facessi un pov in cui parla solo lui?" Fatemelo sapere, se vi fa piacere, e vi lascio alla lettura. 




Pov Bella
 
Entro a casa e un batuffolo dolcissimo corre verso di me abbaiando e scodinzolando. Il mio amore dolcissimo. Mi dico. Teddy riesce sempre a rallegrare le mie giornate e il mio umore. Sorrido. «Ehi piccolo!». Vorrei prenderlo e coccolarlo ma ho portato Angel a casa. Non me la sono sentita di lasciarlo in studio da solo, potrebbe aver bisogno di cure e conoscendomi non avrei chiuso occhio tutta la notte. L’ho lasciato avvolto nella sua copertina e messo dentro ad un trasportino che Alice ha trovato nello sgabuzzino, lavato, disinfettato e sistemato. Vado in camera mia, Teddy mi viene dietro scodinzolando, chiudo la porta così non può entrare e poso delicatamente il trasportino a terra. Stanotte dormirà qui, è più sicuro ed io sarò più tranquilla. Esco dalla stanza, socchiudo la porta e prendo Teddy in braccio. Gli faccio un po’ di coccole sdraiata sul divano, poi lo porto a fare i bisogni. Non sto fuori molto, anche perché fa freddo e il mio cucciolo poi si ammala. Certo che Edward è stato così eccitato di prendere con sé il cucciolo. Non pensavo gli piacessero gli animali. Sono rimasta sorpresa dal suo entusiasmo. Mi dico. Ripenso a quel momento e un sorriso spunta sul mio viso. Dov’è finita la Bella che conoscevo? Quella che detestava il genere maschile e che desiderava rimanere single a vita? Mi domando. Hai forse dimenticato quanto hai sofferto a causa di James? Mi dico. Sospiro e torno a casa. Mentre preparo la cena il pensiero torna ancora su Edward. Lui non sa che Angel è da me, e dato che ha deciso di occuparsene, forse dovrei avvisarlo. Bella, non è che per caso la tua è una scusa per sentirlo? Mi dico. Scaccio via quel pensiero, prendo il cellulare e lo chiamo. Farfuglio un po’. «Ciao Edward, ti disturbo?».
«Ehi Bella! Che piacere sentire la tua voce, dimmi pure», dice entusiasta.
«Edward ciao! Scusami se ti disturbo a quest’ora, volevo informarti che Angel stanotte dorme qui. Sai per precauzione».
«Non ti preoccupare», affievolisce il tono della voce, «e poi Angel è anche tuo, no?».
Continuo a incespicare per tutto il resto della conversazione diventando nervosa e agitata. Da quando Edward ha così tanta influenza su di me? Mi chiedo confusa. Incespico perfino quando prendo il respiro, ma spero vivamente che lui non se ne sia accorto; sarebbe davvero imbarazzante se ciò fosse successo. Sento il viso accaldarsi.  James, ricordati di tutto il male che ti ha fatto Bella. Mi dico.
 
La mattina arriva in un baleno e non faccio in tempo a cambiare posizione che suona la sveglia. Alzo leggermente la testa, sbuffo e la lascio cadere a peso morto sul cuscino aprendo le braccia. Ieri sera non sono riuscita a prender sonno perché sono stata tutto il tempo a pensare alla mega figura di cacca che ho fatto con Edward. Non riesco a credere di aver balbettato tutto il tempo. Mi dico. Più che altro temo che lui se ne sia accorto e se così fosse voglio sprofondare sotto la sabbia.
 
«Niente fiori oggi?», sfotte Alice.
Le lancio un’occhiataccia. «Spiritosa!».
«Di solito mio fratello te li fa recapitare quasi ogni mattina». Il tono della sua voce diventa sospettoso. «Però è strano. Da quando c’è di mezzo l’ammiratore segreto non ti ha più mandato fiori, eppure lui odia le competizioni».
Abbasso il capo arricciando il naso, credo anche di essere lievemente arrossita in viso. «Edward non mi sembra un tipo da “competizione”», dico. «Forse ha capito di non avere alcuna speranza con me».
«Si vede che non lo conosci», ride. «Quando mio fratello si mette in testa qualcosa, fa di tutto pur di prendersela, e tu gli piaci molto».
Non ho mai detto di non piacergli, solo che lui non piace a me – il che è completamente diverso da ciò che sta dicendo lei –. E se invece piacesse anche a me? Mi dico. Rabbrividisco subito a quel pensiero facendo una smorfia e vado a controllare come sta Angel. Un sorriso spunta sulle mie labbra. È così piccolo, indifeso. Angel è un nome bellissimo. Mi dico. Con una mano, delicatamente, gli accarezzo la testolina.
Si avvicina anche Alice e parla con voce bassa. «Vedo che ti stai affezionando molto a lui». Improvvisamente divento rigida e smetto di accarezzarlo. È come se le sue parole mi avessero colpita. Come se fossi stata colta con le mani nel sacco. «Guarda che io mi riferivo al cane», fa notare.
«Lo avevo capito», mento a voce bassa. A chi voglio darla a bere? Forse a me stessa, ma è ovvio che il suo è stato un chiaro riferimento a Edward. Ammettilo Bella, a te piace quando lui ti fa recapitare dei fiori. Mi dico.
«Bella…», dice in un dolce rimprovero, «Guarda che non c’è niente di male se ti piace Edward, e non lo dico perché è mio fratello. So quanto tu abbia sofferto per amore».
Sento il viso diventare tutto rosso. La supplico. «Non me lo ricordare, ti prego».
«Io al tuo posto una possibilità gliela darei». Vengo distratta dalla vibrazione del telefono. Lo tiro fuori dalla tasca del camice, ho un messaggio su iMessages da parte di un numero che non ho in rubrica.
 
Cosa ne pensi? Spero che ti piaccia e che piaccia anche a Angel. Edward.
 
E lui come fa ad avere il mio numero? Mi chiedo perplessa. Alice, giusto. Deve averglielo sicuramente dato lei, ma stranamente non riesco ad essere arrabbiata e sorrido di nuovo mentre guardo la foto. È una cuccia per cani a forma di casa. Non avrei mai pensato di vedere Edward con un cane. Ieri, è stato così entusiasta di tenerselo. Mi dico.
 
A Angel piacerà un sacco. Bella.
 
In realtà sono felice che lo abbia preso lui. L’avrei tenuto io ma avendo già un cane maschio non avrebbero fatto altro che litigare e insieme sarebbero diventati ingestibili.
«Qualcuno qui sorride», fa notare Alice.
Sento nuovamente il viso in fiamme. «No, che dici» e arriccio il naso.
«Mhmm… Bella, tu non me la racconti giusta».
La voce timida di Mike, interrompe la nostra conversazione ed io per la prima volta sono felice che sia qui.
«Tyler non sta tanto bene», dice preoccupato. Me lo immaginavo, anzi, strano che non fosse già arrivato. Mi dico.
«Cos’ha?», chiedo fingendo di essere preoccupata.
«Non ha mangiato ieri sera e stamattina ha dato di stomaco».
«Vieni, gli do un’occhiata».
Almeno eviterò di parlare con Alice. Voglio veramente evitare di parlare con lei, oppure è una cosa passeggera? Mi dico. La chiamata di ieri sera, l’altro giorno al bar. Prima non avrei mai accettato di prendere un caffè con Edward, e mai l’avrei chiamato. Cosa sta succedendo? Mi dico. Tyler abbaia attirando la mia attenzione, ma vengo subito distratta. Qualcuno sta bussando alla porta. Lascio il cane e insieme ad Alice – con la stessa rapidità – vado a vedere chi sia. Dobbiamo aver pensato entrambe la stessa cosa vista la rapidità con cui siamo andate ad aprire. Mi dico. Non c’è nessuno.
«Guarda!», fa notare indicando verso il basso. A terra c’è una scatola rossa di cioccolatini e una rosa. Vicino alla rosa c’è anche un bigliettino.

To be continued...

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Capitolo 5
*** Non so più chi sono ***


Buongiorno raga ^____^ scusate se l'ho postato con qualche giorno di ritardo rispetto al solito ma ci ho lavorato molto. Qui abbiamo una Bella diversa ed entrerà un new personaggio. Buona lettura.





Pov Bella
 
«Buon san Valentino!», esclamo sarcasticamente mentre raccolgo la scatola di cioccolatini insieme alla rosa e al bigliettino. Questo corteggiare misterioso dev’essere un tipo molto romantico, altrimenti come posso dare un senso a tutto questo? Ci manca solo che venga in sella ad un cavallo bianco e posso chiamarlo Garibaldi: l’eroe dei due mondi. Mi dico.
«Beh? Non lo leggi?», domanda Alice curiosa.
Mordicchio il labbro. A pensarci bene però, forse questo corteggiatore misterioso potrebbe rivelarsi il mio principe azzurro, chi può saperlo? Magari è qualcuno che conosco e per paura di un rifiuto da parte mia, si è sempre tenuto tutto dentro, soltanto che un giorno – stufo di ciò – ha pensato di farsi avanti in modo anonimo. Mi dico.  Rido al pensiero di ciò e leggo il biglietto: Sei tu la mia stella, la più bella. La rosa rappresenta la tua bellezza e i cioccolatini la tua dolcezza.
«Allora è vero ciò che pensavo: Bella si è innamorata di me», esulta Edward, che all’improvviso è apparso davanti a me.
Oddio che spavento! Mi dico. Sobbalzo portando una mano sul petto e l’altra sulla fronte. «Mi hai spaventato», dico irritata. «E comunque hai sbagliato perché questa frase me l’ha mandata il mio corteggiatore misterioso».
Edward fa una smorfia. «Da quando sei così felice di ricevere un suo bigliettino?», chiede confuso.
Arriccio il naso. «Non sono confusa», dico. «Stavo solo… pensando… che… magari potrebbe essere qualcuno che conosco… può darsi che non abbia il coraggio di farsi avanti, così ha deciso di usare l’animato».
Il suo sguardo si fa più confuso, diventa quasi irritato. «Ti preoccupi del fatto che sia innamorato di te?», esclama facendo avvertire la sua gelosia. Ho come l’impressione che abbia usato quel tono volutamente.
Sospiro. «Non mi preoccupo e smettila di usare quel tono», dico in un rimprovero.
Si passa una mano tra i capelli nervosamente. «Quale tono? Bella vorrei ricordarti che hai accettato il mio aiuto per trovare chi si celasse dietro tutto questo, e mi sei sembrata parecchio spaventata quando sei venuta in redazione», puntualizza seccato.
Veniamo interrotti da una voce maschile molto timida ed impacciata, che incespicando cerca di pronunciare una frase. È anche arrossito in viso. «B-u-buongiorno cer-cerco una ra-a-ragazza, Bella mi-mi sembra». Io e Edward ci giriamo assieme verso di lui mettendo le mani sui fianchi. La rosa e il biglietto cadono a terra ma sono focalizzata sul ragazzo. «Che c’è?», esclamiamo insieme. Alice scoppia a ridere ed io sbianco di colpo mentre davanti ai miei occhi – come in un film – ho un flashback di ciò che è appena successo. Edward rivolge un sorriso verso di me arrossendo lievemente in viso. Deve essersi compiaciuto del mio comportamento. Scuoto il capo e schiarisco la voce. «Scusami. Comunque Bella sono, tu?».
Il ragazzo si pulisce le mani sui pantaloni abbassando il capo – tipico di quando si è in imbarazzo – poi se ne passa una tra i capelli, lasciando l’altra scivolare giù. «Mol-molto piacere Bella», farfuglia. «Io sono il figlio di quel- quel signore che ti ha portato il cucciolo. Sì, sono suo figlio».
«Ciao piacere», dice Edward sicuro di sé. «Io sono il proprietario di Angel, il cucciolo. Doveva prenderlo lei ma avendo già un cagnolino, l’ho preso io» e gli porge la mano. Il ragazzo ricambia la stretta e abbozza un timido sorriso mentre io ho come l’impressione che fra i due non scorrerà mai buon sangue. Non lo so il perché, però ho la netta sensazione che Edward vorrebbe ridurlo in polpette.
«Ma dimmi pure», dico. È meglio che intervenga prima che scoppi la terza guerra mondiale. Mi dico.
«Ah, ehm…» e si gratta il capo arrossendo. Balbetta un po' mentre parla. «Mio padre, ecco, lui mi ha… mi ha chiesto di venire qui per par-parlare dell’articolo e del-della video news».
«Si dovevamo discuterne insieme», risponde Edward. «Per me possiamo parlarne anche adesso, sempre che Bella sia libera» e si rivolge a me.
Io gli lancio una leggera occhiataccia. Sembra che lo stia facendo apposta per infastidirmi. In tutto ciò, il ragazzo tiene lo sguardo fisso su di me, non ce la fa proprio a guardare altrove, o anche solo a non sorridere. «Dovr-dovrei se-n-sentire papà. sarebbe ven-venuto lui m-a-ma», farfuglia, «purtroppo oggi ha avuto un imprevisto e, e così, ha mandato me».
«Tranquillo», risponde Edward.
Proprio non ce la fa a tenere lo sguardo lontano da me. Quando lo faceva James, quando era lui a guardare il mio viso o anche solo a sorridere, tutto aveva un senso ed io stavo bene, ero felice. E quando veniva in studio con le rose, con dei regali o me li faceva recapitare, anche se – spesso e volentieri era lui che veniva – tutto diventava magico ed io avevo l’estrema convinzione che fossi l’unica; che guardasse solamente me in quel modo, perché nessuna aveva il mio sguardo, il mio sorriso e i miei occhi. Peccato che erano tutte balle. Già, peccato. Scaccio via quel pensiero, passo una mano tra i capelli e sospiro mentre lui si allontana per telefonare. Mi fiondo su Edward come un leone farebbe con la sua preda.
«Si può sapere cosa ti prende?», borbotto.
«Niente, perché?».
«Edward…» e lo fulmino con lo sguardo.
«No dico sul serio, cos’ho fatto?».
«Lo stai mettendo a disagio», faccio notare.
Il suo sguardo diventa nervoso. «Io? Sei sicura di non essere tu?», esclama irritato.
Spalanco gli occhi dallo stupore. «Io? Ma che vai dicendo?».
Alza gli occhi al cielo nervosamente. «Ora non dirmi che non te ne sei accorta perché non ci credo», bofonchia, «si vede lontano un miglio che quel Jacob ti sbava dietro».
«Ma se nemmeno mi conosce», faccio notare.
«Peccato che i suoi occhi parlassero al contrario», dice irritato, scompigliandosi i capelli.
Scuoto il campo e scrollo le spalle nervosamente. «Può darsi, ma non sono interessata».
Edward sospira. Sembra più sollevato.
«Mio p-padre ha detto che va bene», balbetta il ragazzo mentre mette via il telefono.
«Domani alle 16 in redazione?», propone Edward.
«Penso ch-che no-non ci dovrebbero essere problemi» noto che cerca di non incespicare, ma con difficoltà.
«Ok! Allora domani alle 16 in redazione? Io lavoro al Cullen Daily News», dice Edward.
«Sì d’accordo. Magari tu e tuo padre potete venire qui e andiamo insieme», propongo.
Il ragazzo annuisce timidamente. «Beh… allora… ehm…» e sorride. «Ci- ci vediamo domani».
«A domani Jacob», dice Edward.
Sospiro anche se vorrei prenderlo a schiaffi. «A domani e grazie della visita», dico.
Jacob si incammina lentamente e quando è a metà strada, si gira, e mi sorride facendo ciao con la mano. Ma cos’ho? Un radar che becca solo ragazzi cotti di me? Mi dico.
«Simpatico il ragazzo», esclama Edward.
«Spiritoso» e riprendo la conversazione di poco fa. «Dico sul serio Edward, la prossima volta guardalo direttamente in cagnesco che fai molto prima».
Alice sbuffa. «Ragazzi!!!! La piantate di fare il cane e il gatto?», borbotta.
Noi non… stavamo facendo cane e… gatto. Ma no, noi… è stata una semplice conversazione, e questo dimostra che Edward non mi piace affatto. Mi dico. Sbuffa anche Edward e raccoglie la rosa. «Ti è caduta», dice porgendomela.
Nel prenderla le nostre mani si sfiorano lievemente. Edward sposta lo sguardo su di esse sorridendo compiaciuto mentre io sento il viso accaldarsi. È successo di nuovo, sono arrossita. Il cuore inizia a battere più velocemente, sento perfino lo stomaco andare sotto sopra. Non può veramente piacermi. Proprio lui, e proprio io, che ho giurato a me stessa di stare lontana dal genere maschile. Mi dico.
«Gr-grazie», farfuglio.
Edward sorride. «Tregua? Ti offro un caffè al bar, così leggo l’ennesimo bigliettino e cerchiamo di capire chi è questo corteggiatore misterioso».
«Solo un caffè?».
«Giuro!».
«Guarda che ci conto eh!».
«Un caffè e poi tu torni da Alice ed io in redazione».
«Vai Bella, qui ci penso io», dice Alice.
«Ok d’accordo e grazie Alice», dico.
«Bella oddio, Bella meno male che sei qui!», dice Mike in tono disperato.
Ci mancava la ciliegina sulla torta. Mi dico.
«Mike ciao, che succede?» fingo di essere preoccupata.
«Tyler sta poco bene, ieri sera non ha mangiato e oggi nemmeno», risponde in tono preoccupato.
«Ci penso io, vieni», dice Alice.
La guardo, le sussurro un grazie e con Edward ci avviamo al bar.
 
Sono di nuovo al bar con Edward Cullen, strano, ma vero. Ho preso un latte macchiato mentre lui una tazza bollente di caffè.
«Così quello è il famoso Mike?», domanda con un certo interesse.
«Già. È lui».
Il tono della sua voce diventa più interessato. «E ti piace?».
Arriccio il naso e bevo un sorso di latte macchiato. «Non mi piaci tu, figuriamoci Mike Newton».
Scuote il capo ridendo. «Ne sei proprio sicura?».
Arriccio il naso e domando confusa. «Di cosa?».
«Che io non ti piaccio», puntualizza.
Bevo un altro sorso di latte.
«Te le ripeto Edward: non mi piaci», ribadisco nuovamente.
Sorride divertito. «Lo vedremo…».
Un brivido oltrepassa tutto il mio corpo. Deglutisco e poso la tazza sul tavolo.
«Parlando di cose serie invece», sospiro, «sono preoccupata».
Edward si fa pensieroso. «Bella scusami se torno a chiedertelo, ma sei proprio sicura che nessun cliente ti abbia mai fatto qualche proposta o magari anche qualche complimento».
«Scherzi? Lo avrei cacciato subito, o ci avrebbe pensato Alice».
«E che mi dici di Mike? Da quel che ho capito viene sempre in studio, sei proprio sicura che non sia lui?».
«Ma sì certo», dico in tono rassicurante.
Il tono della sua voce e il suo sguardo diventano dubbiosi. «Bella pensaci», dice. «Chi ti manda i fiori e tutto il resto, sa dove lavori. Oltre me e Mike, chi altro può saperlo?».
Effettivamente. Sospiro e sbatto ripetutamente le ciglia facendo una smorfia. «Ok hai ragione, ma sono sicura che Mike non centra niente».
«Come puoi dirlo con certezza?».
«Lui è troppo timido per fare un gesto simile».
«Bella tu mi piaci… e lo sai».
Lo interrompo. «Edward…».
Mi supplica e sospira. «No, lasciami finire ti prego», dice. «E proprio perché mi piaci posso capire chi prova qualcosa per te. Mike non avrà il coraggio di dirti ciò che prova, quindi, ti manda dei fiori e dei cioccolatini in modo anonimo. Pensaci Bella».
«Ma dai. Mike dietro a tutto questo?».
«Io fossi in te ci ragionerei sopra».
Sento la testa scoppiare. Finisco il latte macchiato e torno da Alice. Già immagino il predicozzo, infatti, la trovo davanti alla porta, con le mani sui fianchi.
«Era ora che tornassi!», dice in un rimprovero.
«Lo so scusa» entro e mentre infilo il camice le racconto della conversazione. Alice è molto curiosa di sapere cosa ci siamo detti, lo vedo dal suo sguardo. Ha perfino smesso di sistemare delle cartelle – e di solito non lo fa mai – anzi, quando lavora non sopporta che qualcuno la distragga.
«Soltanto di questo avete parlato?», domanda curiosa e anche un po' maliziosa.
«Certo», arriccio il naso. «Di cosa avremmo dovuto parlare?».
«Forse del fatto che…», la interrompo.
«Siamo solo amici», puntualizzo.
Non è come pensa – perché tanto lo so che sta pensando proprio quello – ma si sta sbagliando di grosso perché a me non piace suo fratello. Lui vuole aiutarmi con il corteggiatore misterioso. Tutto qui. Che poi io gli piaccia è vero – questo lui non me l’ha mai nascosto – però io non ricambio. Edward per me è e rimarrà solo il fratello della mia migliore amica.  
«E come mai prima sembravate due fidanzatini che stavano litigando?», fa notare.
Faccio una smorfia. «Che vai dicendo?».
«Edward era geloso marcio di come quel ragazzo ti stava guardando», puntualizza.
«Io no però», mi correggo subito. «Cioè voglio dire, non ero gelosa del fatto che lui lo fosse. Insomma quel ragazzo non mi faceva né caldo né freddo».
«Forse quel ragazzo, ma non mio fratello».
«Naaaa…» e faccio una smorfia.
«E allora, come mi spieghi perché quando guardi Angel o stai con lui sorridi?».
«Preferisci forse che lo torturi?».
«Non ho detto questo».
«Io voglio bene a lui perché…».
«Tu vuoi bene a Edward, e anche al cane, ma vuoi bene a anche Edward fidati».
«È tuo fratello e ok, ma niente più di questo davvero».
Alice si sbaglia e se ne renderà conto molto presto. Edward, così come Mike e quel ragazzo, per me non sono niente. Dopo James, ho chiuso definitivamente con il genere maschile.
 
Angel rimane da me anche stasera. La ferita è guarita, ma preferisco aspettare ancora qualche giorno prima di affidarlo a Edward, potrebbe avere una ricaduta e lui – se ciò accadesse – non saprebbe cosa fare. È stata una mia decisione, ho pensato che fosse meglio per il cucciolo. Sorrido. Edward non ha obiettato, l’ho visto molto sereno e fiducioso. Per un secondo – non so spiegare il perché – ma ho avuto la sensazione che io e lui stessimo parlando di nostro figlio e non di un cucciolo di labrador. Che cosa stupida. Angel è un cane, soltanto un cane e Edward non è mio marito o il mio ragazzo. Io sono solo una veterinaria che ha sempre molto a cuore la salute degli animali, tutto qui. Mi dico. Sposto Angel dalla gabbietta al mio letto lasciandolo avvolto nella sua copertina e gli faccio qualche coccola. Sorrido di nuovo.
«Ehi piccolo», sussurro a bassa voce, «ti voglio un mondo di bene» e gli lascio un lieve bacio sulla fronte. Mentre continuo ad accarezzarlo immagino Edward che lo porta a spasso, che corre con lui nel parco e sento la sua risata echeggiare nella stanza. Sembra talmente tutto reale che senza nemmeno rendermene conto, scoppio a ridere. Questo cagnolino ha davvero dei poteri su di me. Mi dico. Vengo distratta dalla vibrazione del cellulare. Corro a prenderlo, ho una chiamata da parte di Edward. Mordicchio il labbro e rispondo.
«Ciao Edward».
Balbetta un po' quando parla. «Bella… ahm… spero di… non disturbare».
Torno in camera da Angel e mi stendo al suo fianco. «No anzi, ti stavo per chiamare io… sai Angel», dico guardandolo. Com’è che mi sento così stupida? Mi domando. In questo momento non c’è niente che vada come dovrebbe andare. Ho le mani tremolanti, il cuore che batte velocemente e sorrido. Che diavolo mi prende? Mi domando.
«Infatti, ti chiamavo per sapere come stava».
«Aspetta, resta in linea che ti mando su iMessages la foto» metto vivavoce, apro la fotocamera e gli scatto una foto. «Fatto! Ora te la mando» e apro iMessages. Cerco Edward Cullen e appaiono due numeri di telefono. «Ho due numeri, hai per caso cambiato numero?», domando confusa.
«Oddio scusami! Credevo che tu avessi entrambi i numeri. Uno è per lavoro e l’altro è personale».
«Dimmi qual è quello di lavoro così lo segno e non te lo intaso».
«No tranquilla, mandalo dove vuoi».
«Sicuro?».
«Sì, non preoccuparti».
Ed io che pensavo fosse stata Alice a darmi il suo numero di telefono. Mi dico. Gli scatto un’altra foto e le mando al numero con cui mi ha scritto l’altra mattina.
«Inviate!».
«Ora controllo», dice. «Ma è bellissimo…», sussurra.
«Sta dormendo, ma appena si sveglia gli do da mangiare».
«Sai, non vedo l’ora che stia da me».
«Non pensavo ti piacessero i cani», dico con stupore.
È tutto sbagliato: questa conversazione, io che continuo a sorridere e il cuore che sta totalmente prendendo il sopravvento. Mi dico.
«Ho avuto un barboncino nano per tantissimi anni, si chiamava Miele», sospira, «poi la vecchiaia… beh sai meglio di me come vanno queste cose».
«Mi dispiace Edward».
«Sto bene, anche se, non nascondo di pensarlo ogni tanto».
«Sono sicura che dovunque sia, anche lui ti pensa», dico dolcemente.
«Non potrò mai dimenticarlo. Miele è stato e continuerà ad essere parte di me».
«Lo so, ti capisco. Teddy è tutto per me».
«Ma ora ho Angel e voglio dargli tutto l’amore del mondo».
«Tu gli stai già dando tutto l’amore del mondo. Basti pensare all’entusiasmo con cui hai detto di sì a Billy, o alla cuccia di cane che hai comprato per lui».
Affievolisce molto il tono della voce. «Bella…» cessa di parlare e sospira. «So che non vuoi sentirtelo dire, ma non ci riesco, non adesso» smette nuovamente di parlare ma questa volta rimane in silenzio per dei secondi e quando riprende a parlare, balbetta un pochino. «Tu non puoi nemmeno immaginare quanto sentirti dire quelle parole mi abbia fatto innamorare nuovamente di te e se fossi stata qui adesso, con me, te l’avrei detto guardandoti dritta negli occhi», sospira. «Ma va bene così, io continuerò ad amarti e tu continuerai ad essere la solita di sempre, quella che non mi sopporta e ripete costantemente che non mi ama».
Ora sono io a sussurrare. «Edward… io non ti odio affatto», dico. «Certo, non… provo le stesse cose, però non ti odio».
«Scusami, perdonami… io… non so… cosa…» e si continua a scusare mentre io non riesco a dirgli una parola. Sono al telefono con il fratello della mia migliore amica e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che vorrei essere con lui. Dov’è finita la Bella che avrebbe chiuso in fretta la telefonata? La ragazza che aveva promesso a sé stessa di non ricascarci più; la ragazza che – al sol sentir parlare di uomini – rabbrividiva ricordando tutto il male che aveva subito da James. Mi domando confusa. Ho quasi paura di guardarmi allo specchio e ancora più paura di ciò che potrebbe succedere se lasciassi entrare Edward nella mia vita. Guardare il mio volto riflesso nello specchio sarebbe come guardare un’altra ragazza, ecco perché sono spaventata da ciò. «Edward…» e lo interrompo. Si sta scusando un po' troppo e non riesco più a sopportare tutto questo disagio. «Tranquillo».
«Scusa… ops… l’ho detto di nuovo» schiarisce la voce. «Beh ora ti lascio e salutami Angel».
«Sarà fatto» e chiudo la telefonata.
Osservo il suo nome sullo schermo dell’iPhone, poi sposto lo sguardo su Angel. Resto così per parecchio tempo, a pensare e a riflettere. Ne ho bisogno…

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Capitolo 6
*** Una ferita ancora aperta ***


Buona sera ^___^ il cielo e il tempo sono così belli in questi giorni che mi sembra di essere tornata in Kenya. È stata una vacanza bellissima!!!!!! Se non ci siete mai state vi consiglio di andarci. Ma veniamo al capitolo ^^ finalmente sono riuscita ad aggiornare. In realtà doveva partire diversamente, poi ci ho ripensato. Bella e Edward non possono stare separati <3______<3 o almeno io li amo così tanto insieme che non riesco a vederli distanti. Team Edward tutta la vita. Vi lascio al capitolo, che è diviso in due parti.
 
 
 
 
Pov Bella
 
Stamane ci sono solo io in studio, Alice deve svolgere delle commissioni, ma non dovrebbe metterci molto.
«Sì può?», domanda Edward dolcemente, entrando.
In mano ha un mazzo enorme di girasoli. «Per te!», dice porgendomeli.
«Sono molto belli, grazie» e accenno un timido sorriso.
Nel prenderli le nostre mani si sfiorano lievemente ed io sento una scarica elettrica oltrepassare tutto il mio corpo. Li metto subito sopra al tavolo e per poco non inciampo. Mi succede sempre quando sono in imbarazzo o a disagio con un ragazzo. Sento Edward sghignazzare sotto voce. Deve essersi accorto del mio disagio e del mio essere quasi costantemente buffa e maldestra. Mi dico. Prendo il vaso vuoto, lo riempio d’acqua e sistemo i girasoli.
«Angel, come sta?».
Un sorriso si espande sul mio viso. «Guarda non potevi trovare nome più azzeccato di Angel perché è proprio un angelo quel cucciolo, e sta benissimo, ma come ti dicevo giorni fa, è meglio che lo tenga con me, almeno finché la ferita non guarisce del tutto».
«Sai perché l’ho chiamato così?», domanda dolcemente e sorride. «Quella mattina la mia giornata non era iniziata alla grande, un’altra testata giornalistica mi aveva soffiato una notizia molto importante ed io sapevo che l’unica persona in grado di farmi tornare il buon’umore eri tu, così…». Lo interrompo curiosa. «Io?».
Annuisce. «Sì, tu. Così sono venuto a in studio e quando ho visto quel cucciolo di cane fra le tue braccia, è stato come vedere un angelo caduto dal cielo», dice. «E poi, a pensarci, tu sei un po' il mio angelo custode, anche se ti piace fare di testa tua», sussurra.
Divento tutta rossa in viso. «Oh…». È l’unica cosa che riesco a dire, con voce molto tremolante.
«Già» e si gratta il capo dall’imbarazzo. «Ora lo sai».
«Perché faccio di testa mia?», domando curiosa, arricciando il naso mentre vado a prendere Angel.
Ride divertito. «Sai, volevo proprio chiedertelo».
«Cerco sempre di agire in modo corretto e di essere gentile con tutti».
«Gentile come ieri, con quel ragazzo?», fa notare.
Poso Angel nella sua cuccia e torno da lui. Non mi è per niente piaciuto come si è comportato ieri con Jacob. È stato scortese e l’ha messo a disagio.
«Sì, al contrario di qualcun altro», puntualizzo a mo’ di rimprovero.
«Non mi pare di essere stato scortese», dice nervoso. «E comunque, non ero io quello a cui cadeva la bava dalla bocca. Perfino mia sorella si è accorta di come ti guardava», borbotta.
«Lo hai terrorizzato», faccio notare.
«Io? Per essermi semplicemente presentato», esclama nervosamente stupefatto.
«Vorresti dire che non è così?», esclamo altrettanto stupefatta e nervosa.
«Vorresti dire il contrario?», domanda nervoso.
Incrocio le braccia al petto e sbuffo. «Edward lo hai fatto sentire più volte a disagio», borbotto.
«Bella quel ragazzo non faceva altro che mangiarti con occhi», fa notare nervosamente.
«Sei troppo geloso», puntualizzo seccata.
«Sei troppo gentile», ribadisce irritato.
«Non mi piace essere maleducata», borbotto.
«Non sono… geloso», brontola.
«Oh sì che lo sei invece…», faccio notare mettendo le braccia sui fianchi.
Scrolla le spalle nervosamente. «Ok d’accordo lo sono», borbotta. «Ma tu sei troppo gentile con chi non se lo merita», farfuglia.
«Lo metterai a disagio anche oggi, vero?». La mia non è una domanda, quanto una puntualizzazione.
«Dipende tutto da lui Bella. Meno ti guarda e più io sarò gentile».
Provo a parlare con sicurezza, ma finisco per balbettare e le braccia scendono. «E se fossi io a guardarlo?», esclamo in tono un po' provocatorio.
Sorride divertito. «Non ne saresti capace».
«Oh, ci scommetti invece?».
Edward comincia a fissarmi intensamente negli occhi mettendomi non poco a disagio e se ne accorge, difatti, sorride divertito e si avvina lentamente verso di me. Scrollo le spalle e guardo verso il basso arrossendo vergognosamente in viso. Merda! Sono completamente in suo pugno e ha ragione, non ne sarei capace. Mi dico.
«Ok va bene hai vinto», farfuglio a bassa voce mentre indietreggio.
«Come?», ripete venendo sempre più vicino, «non ho ben capito, che hai detto?» e storce il naso.
Finisco contro il tavolo, le mani poggiate su di esso e lo sguardo rivolto verso il basso. Lui è a pochi centimetri da me e c’è tensione, ma non da parte sua. È come se fossi venuta al mondo per la prima volta e questo fosse il mio primo giorno di vita. Non so cosa devo fare, cosa devo dire. So solamente che il perché di questa tensione e ne sono terribilmente spaventata. L’incubo è tornato a farmi visita, soltanto che questa volta sembra essere diverso dal precedente.
«Sei così bella…», sussurra.
«Ok hai vinto tu», farfuglio e mi sposto dietro al tavolo. «Non ne sarei capace ed è vero che gli cadeva la bava dalla bocca, ma resta comunque il fatto che lo hai messo a disagio», dico mentre fingo di controllare alcune cose al pc.
Edward sorride. «È vero l’ho un po' terrorizzato».
Alzo lo sguardo e lo guardo dritto in faccia. «Solo un po'?», dico a mo’ di rimprovero.
«Un po' troppo?», domanda divertito mentre mi fissa dritto negli occhi, con quello sguardo un po' furbetto e un po' divertito.
«Forse non te ne sei accorto, ma parlava come se avesse puntata una pistola alla tempia», faccio notare seria.
«Forse non te ne sei accorta, ma non la smetteva di guardarti», fa notare nervoso.
«Sai com’è, quando si parla con una persona, la si guarda in faccia», puntualizzo seccata.
«Sai com’è, quando un rag…».
«La smetti di ripetere tutto ciò che dico?», borbotto irritata.
Ride divertito e un secondo dopo rido anche io. «Sai credo che Alice abbia ragione quando dice che sembriamo cane gatto».
«Lo credo anche io», dice e schiarisce la voce. «Pensi che potremmo avere una “tregua” di un caffè al bar?», propone dolcemente.
«Non posso lasciare lo studio e poi c’è Angel», dico.
«Giusto, mia sorella non c’è», dice dispiaciuto.
Me ne pentirò amaramente e non farò altro che maledirmi per tutto il resto della giornata, ma preferisco odiarmi piuttosto che vivere con il rimorso. Com’è che si dice? Il treno passa una volta sola no!? Mi dico.
«Però, potremmo…», farfuglio, «andare a mangiare una pizza… stasera».
Edward è molto sorpreso delle mie parole, i suoi occhi si illuminano di una luce che sembra quella di un diamente.
«È la prima cosa carina che mi dici da quanto ci conosciamo», dice dolcemente.
«Alle otto davanti al tuo giornale?».
«Alle otto davanti al mio giornale», ripete.
«Niente vestito elegante», puntualizzo.
«E immagino niente fiori, regali o cose del genere».
«Esatto!».
«D’accordo, posso accettarlo» e arriccia il naso.
Sono esterrefatta. «Credevo obiettassi», dico confusa.
«I fiori te li ho portati poco fa e… se non mi sbaglio… sei tu che mi hai invitata», puntualizza.
«Ottima osservazione».
«Visto? Quando vuoi riconosci che ho ragione».
«Non ho mai detto che tu abbia ragione», faccio notare confusa.
«Oh sì che l’ha fatto».
«Non è vero e non insistere!», dico irritata.
Alza le mani avanti e indietreggia lentamente mentre sorride divertito. «D’accordo… allora ci vediamo alle quattro in redazione per l’articolo e alle otto per il nostro… appuntamento o qualsiasi altra cosa sia».
«Ehi aspe…» ma è già andato via. Sospiro. Volevo che vedesse Angel. Mi dico. La porta si apre di nuovo. Ci avrà ripensato. Mi dico. «Edward vieni a vedere Angel», dico dolcemente.
«Bella…», sussurra…
 
To be continued…
 

 

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Capitolo 7
*** Voglio ricominciare con te ***


Buon pomeriggio. Come avrete capito dal precedente capitolo, Bella sta buttando giù il muro che aveva creato per colpa di James e in questo capitolo finalmente lo butterà giù definitivamente e aprirà di più il suo cuore. Vi lascio al capitolo e grazie mille per il sostegno.





Pov Bella
 
Nel precedente capitolo…
 
La porta si apre di nuovo. Ci avrà ripensato. Mi dico. «Edward vieni a vedere Angel», dico dolcemente.
«Bella…», sussurra.
La sua voce è come un tuono nel silenzio che irrompe in una normale notte d’inverno e mi spaventa molto, fa male.
«Non dici nulla?», domanda stupito. «Sembri la stessa Bella di un tempo, così… graziosa, educata… mi manchi lo sai», dice dolcemente.
«Cosa vuoi?», domando seria.
Guardarlo, o anche solo pronunciare il suo nome, riaprirebbe una ferita che vorrei rimanesse chiusa per sempre.
«Lo so, ti ho ferita e hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi, ma sono qui per scusarmi», sospira. «All’epoca ero troppo stupido e ingenuo per rendermi conto di cosa stessi perdendo, ma starti lontana mi ha fatto capire quanto tu fossi importante per me», dice con voce un po' tremolante. «Bella so che ti chiedo molto, me ne rendo conto, ma vorrei… avere una… seconda possibilità».
Mi giro di scatto e lo guardo malissimo. «E tu pensi che io ti creda?». Questa poi, è assurdo. Mi dico scompigliando i capelli. «Io ero innamorata di te, ogni volta che mi mandavi dei fiori o me li portavi, mi sentivo la ragazza più felice del mondo e quando Alice mi ha detto che ti aveva visto con un’altra, io non le volevo credere e continuavo a ripeterle che si stava sbagliando», sospiro, «ma quando ti ho visto con quella ragazza…». Parlo senza riprendere fiato, guardandolo dritto in faccia, e le parole escono dalla mia bocca senza che io riesca a controllarle. «Mi è letteralmente crollato il mondo addosso e mi sono sentita stupida perché avevo perso tempo con un ragazzo che voleva solo prendersi gioco di me e dei miei sentimenti», riprendo fiato e continuo, «era come se tu mi avessi portato sulla luna e un secondo dopo, fossi caduta sbattendo contro la cruda realtà. E sai cos’è che mi fa più male? Non aver capito chi eri sin dall’inizio e l’essermi lasciata condizionare da ciò che tu avevi fatto a me, come se ogni ragazzo fosse stronzo quanto te o volesse farmi soffrire nello stesso modo».
Si avvicina lentamente. «Bella, mi dispiace. Cosa posso fare per rimediare a tutto il male che ti ho fatto?», domanda in una supplica.
Non è per niente cambiato: il tono della voce, il viso, il portamento e il vestire. È lo stesso identico ragazzo che mi aveva fatta innamorare di lui, solo che ora non lo amo più. «Non… provare… ad avvicinarti», dico in toni intimidatori.
Alza le mani e le mette avanti. «Dammi almeno una possibilità».
«Mi fai… schifo James», dico stringendo i denti e le mani a pugno.
«C’è un altro?», domanda nervoso, stringendo le mani a pugno.
«Questi non sono affari tuoi!», dico seria.
«Ma che cosa devo fare per avere il tuo perdono?», domanda in una supplica.
«Non avrai il mio perdono James», dico seria.
«Allora è così: vuoi odiarmi per sempre?», domanda confuso e perplesso.
«Io non ti odio, mi fai solo schifo e mi dispiace per chiunque ragazza si innamori di te perché prenderà soltanto una grande e grossa fregatura».
«Victoria è stata solo un’avventura, mentre tu… tu sei s….».
«Mentre io ero l’amante? È questo che vuoi dire?», esclamo stizzita.
«Non ho mai detto questo Bella».
«Il tuo comportamento però ha detto il contrario», sospiro. «Senti James, non so per quale motivo tu sia qui e non mi interessa saperlo. Ora va via e non farti più vedere da queste parti», dico in toni intimidatori.
«Che diavolo ci fai qui?», chiede scioccata Alice, entrando.
«Alice che piacere vederti!».
«Esci immediatamente fuori di qui, James!», dice in toni minacciosi.
«Sei sempre molto educata, vedo», risponde nervoso.
«Sono educata con chi voglio e ora fuori di qui!», dice guardandolo in cagnesco.
«Hai ragione tu Bella… sei veramente cambiata», sospira. «Comunque sono solo di passaggio, tra poche ore ho il treno per Seattle e da lì prenderò un aereo per Boston. Credevo di poter rimediare, ma mi sbagliavo».
«È troppo tardi James, e anche se non lo fosse, non riuscirei a stare con un ragazzo che mi ha fatta soffrire», dico seria.
Sospira. «Allora… ciao Bella» e si rivolge ad Alice. «Alice, è stato davvero un piacere rivederti».
«Si certo, come no!?», esclama sarcasticamente mentre lui se ne va.
Tiro un sospiro di sollievo.
«Bella tesoro», sussurra.
Faccio una smorfia. «Va tutto bene… credo».
Alice si avvicina e mi abbraccia. «Tesoro…», sussurra.
«Io pensavo fosse Edward, che fosse tornato indietro e invece…», dico con voce provata mentre sciolgo l’abbraccio e vado a controllare come sta Angel. Sta dormendo. Sorrido mentre gli accarezzo la testolina.
«Che gran bastardo! Guarda se davvero non parte, giuro che lo riduco in polpette».
Mi viene da ridere. «Sembri Edward quando parla di Jacob».
«A proposito di mio fratello, sono suoi questi girasoli?», domanda curiosa.
Annuisco. «Sì, è stato qui fino a poco fa e…», rivelo timidamente «non sai quanto mi costi dirlo, ma… avevi ragione tu. Lui mi piace».
«AHHHHHHHHHH, lo sapevo!», esclama euforica.
«Sai Alice, credo che rivedere James mi abbia fatto bene», sospiro. «Ho capito che in realtà, quando respingevo Edward, era solo perché avevo paura di aprire il mio cuore ad un altro ragazzo, paura di soffrire. Ecco cos’era, ma Edward non centrava nulla».
«Allora che aspetti? Va da lui e diglielo!!!!».
«Veramente stasera usciamo insieme, l’ho invitato a mangiare una pizza», dico imbarazzata.
Alice spalanca gli occhi sorpresa. «No scusa un secondo, fammi capire bene» e posa le braccia sui fianchi. Io ti lascio aprire lo studio e tu combini un appuntamento con mio fratello e quando arrivo trovo James», dice. «Che diavolo hai combinato?», chiede sconcertata.
Rido imbarazzata. «Possiamo cambiare discorso?».
«Ok d’accordo, ma lascia che ti dica una cosa: Edward ti ama veramente e non è come gli altri ragazzi».
Sorrido. «Lo so».
In realtà, credo di averlo sempre saputo, così come ho sempre saputo che fosse quello giusto, solo che evitavo l’argomento per paura di soffrire nuovamente. Il pensiero che potesse rivelarsi stronzo come James, non ha mai abbandonato la mia mente.
 
Il Cullen Daily News è situato all’interno di un grattacielo enorme, molto alto e dentro è gigantesco. Ognuno ha dei compiti precisi e da quando siamo qui non ho sentito nemmeno un urlo o qualcuno che bisticciasse. Tutti lavorano rispettando gli altri, aiutandosi e ciò che più mi ha colpita è il modo in cui Edward interagisce con ognuno di loro. Per lui non sono dei dipendenti, o persone che lavorano ad di sotto, ma vengono tutti trattati allo stesso modo e sono tutti sullo stesso piano. Non lo avrei mai pensato e nemmeno immaginato, ma perfino la sua segretaria viene considerata al suo stesso livello. Credo che alla base di tutto ci sia il rispetto e la stessa identica passione per il giornale e la televisione. Sono sorpresa, Edward mi ha sorpreso, e sono anche orgogliosa di lui e di come ha impostato il lavoro. Ascolta il padre di Jacob con lo sguardo fisso sul computer – nemmeno la mia presenza riesce a distrarlo – e non si lascia sfuggire neanche una parola. Tutto l’opposto di Jacob. È da ieri che sento i suoi occhi sempre addosso, con quello sguardo timido e impacciato di chi ha una cotta verso un’altra persona, che in questo caso sarei io. Ahimè, non sono l’unica ad averlo notato. Edward ieri l’ha impaurito a tal punto che quando parlava teneva quasi sempre lo sguardo rivolto verso il basso. Strano che oggi non gli abbia rivolto nessuna occhiata. Forse è troppo concentrato sull’articolo. Mi dico mentre scaccio via questi pensieri. Per la prima volta voglio avere gli occhi solo su Edward e lasciare che il mio cuore apra le porte al suo. Sorrido guardandolo.
«Ah Jacob scusa», dice Edward, alzando lo sguardo, «per caso ti ricordi di preciso quando hanno abbandonato i gattini?».
Io abbasso gli occhi dall’imbarazzo, anche se in realtà vorrei perdermi nel suo bellissimo sguardo e noto che Edward se ne accorge. Arrossisco in viso. Allora non gli sono indifferente come pensavo? Mi dico mentre Jacob, schiarendosi la voce inizia a raccontare.
«Cir-r-r-ca, circa sei mesi fa è successo», farfuglia Jacob.
Edward scuote il capo dal nervoso. «Che gente! Io più continuo a scrivere, e più non riesco a credere che esistano persone del genere», dice allibito.
«Ma ci sono anche altre persone, buone e generose come te Edward», dico dolcemente mentre lui – lentamente – sposta lo sguardo su di me. Sorride arrossendo leggermente sulle gote. Vorrei dirgli che sono fiera di lui, che ammiro il suo modo di lavorare e che non potevo desiderare un ragazzo migliore di lui al mio fianco. In tutto ciò, Jacob ha ripreso a guardarmi con quello sguardo a dir poco imbarazzante.
«Bella ha ragione», dice Billy, interrompendo il mio pensiero. «Magari fossero tutti come te, e ci terrei molto a ringraziarti per aver accettato di aiutarci».
«Non devi ringraziarmi. Io l’ho fatto perché sono il primo ad essere contro cose del genere e sono sicuro che grazie all’articolo e alla video news possiamo fare informazione», dice Edward. «Le persona devono sapere cosa succede» nel dirlo il suo sguardo si sposta su di me ed è pieno d’amore, così come io sono fiera e innamorata di lui. Sposto una ciocca di capelli dietro la nuca arrossendo leggermente in viso mentre sorrido. Pochi secondi dopo, anche lui sorride.
«Verrà un bell’articolo e anche la video news sarà perfetta», dico.
«Grazie Bella», dice dolcemente. «Oh! Non vi ho nemmeno offerto un caffè, che sbadato!», dice timidamente.
«Qui sotto mi sembra ci sia un bar, però offro io», dice Billy.
Edward ha catturato così tanto la mia attenzione che non ho mai guardato l’ora. Se non torno in studio, credo che Alice poverina inizierò ad odiarmi e anche se stamane ho aperto io lo studio, è il caso che torni. Mi dic
«Io verrei molto volentieri ma, credo sia ora di tornare da Alice», dico. «Poverina è tutto il pomeriggio, quasi, che è da sola».
«Be-l-bella, se vuoi posso accompagnarti io», dice Jacob, balbettando leggermente.
«Ah grazie, ma vado a piedi. Mi va di fare due passi».
«Grazie di tutto», dice Billy.
Sorrido guardando Edward. «È merito di Edward».
 

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Capitolo 8
*** Sincerità ***


Buongiorno!!!!!! Credo che questo sia uno dei capitoli più importanti della storia, insieme al precedente. Qui abbiamo una grande svolta e spero che vi piaccia come sia andata. Grazie mille per i complimenti e i suggerimenti/ consigli. Al prossimo capitolo.



 
Pov Bella
 
«Sei splendida», dice dolcemente.
«Sbaglio o avevo detto nie…».
«Non avevi detto che i complimenti erano vietati», fa notare.
«Hai ragione, ma devo dirti che esageri».
«Bella tu diventi ogni giorno sempre più stupenda e non capisco come fai a non accorgertene», dice stupito.
«Forse perché mi vedo allo specchio tutte le mattine e so per certo che ti sbagli?».
«Allora credo che tu ci veda male perché…», dice. «Sei bellissima e ogni giorno lo diventi sempre di più», sussurra.
Sorrido spostando indietro dei capelli.
«Visto? Ti ho fatta sorridere, quindi ho ragione».
È così strano essere qui. Da quando oggi pomeriggio sono rientrata in studio non ho fatto altro che pensare alla cena di stasera, e ora che siamo sotto alla sua redazione, mi tremano le ginocchia e mi sudano le mani. «Comunque grazie del complimento», farfuglio.
«È ciò che penso», sussurra, «sei splendida Bella».
«Allora Don Giovanni, dove hai intenzione di portarmi?», domando cercando il più possibile di non fargli notare il mio imbarazzo.
«Visto che non è un vero e proprio appuntamento, ho pensato di andare da “Tutta Bella”», dice. «È una pizzeria nuova, si trova in Stone Way».
Lo guardo confusa. «”Tutta Bella?”», esclamo sarcasticamente, «mi prendi in giro?».
«Controlla pure su Tripadvisor se non ci credi».
«Vuoi che ti ripeta il nome della pizzeria?», chiedo in toni sarcastici.
Edward scoppia a ridere. «Oh andiamo…».
Incrocio le braccia al petto e mi giro arrabbiata. Secondo lui dovrei credergli? Mi dico. «L’hai fatto di proposito, ammettilo!», borbotto.
«Bella…», sussurra, «lo sai che non ne sarei capace…».
Metto le mani sui fianchi e mi giro guardandolo dritto negli occhi.  «Invece sì!», controbatto seccata.
«E invece io ti dico di no», ribatte.
«Invece sì e smettila di ripetere tutto quello che dico come un pappagallo», bofonchio e sbuffo.
Fa una smorfia agitando le mani. «Io non ripeto tutto quello che dici», borbotta.
«Ma se lo hai appena fatto?», rispondo nervosamente.
«No, io non…».
«Sì invece!», controbatto nervosamente.
«La vuoi smettere?», esclamiamo entrambi nervosamente per poi scoppiare in una risata fragorosa.
«Cane e gatto», dice tra una risata e l’altra.
«Già, cane e gatto», rispondo mentre continuo a ridere, rivolgendo lo sguardo verso il basso.
«Ehi!», dice in un rimprovero, «non ripetere quello che dico».
Infilo le mani in tasca. «Oh, scusi tanto signor Cullen», dico prendendolo in giro.
«No, no, continui pure signorina Swan», dice prendendomi in giro.
Piano piano le nostre risate si placano e rimane solo l’eco nelle mie orecchie, contornato da un velo di imbarazzo e da una forte voglia di baciarlo. «Non mi hai ancora detto come mai hai scelto quella pizzeria», domando curiosa mentre iniziamo a camminare. 
«Le recensioni dicono che è buona, ma possiamo anche da un’altra parte».
«Se si chiama come me, deve essere buona per forza, ma in caso contrario…», schiarisco la voce, «beh… pagherai tu il conto».
«Non preoccuparti, lo pagherò in entrambi i casi», dice dolcemente.
«Vorrà dire che dovrò invitarti a cena un’altra volta», farfuglio.
«Mi stai forse invitando ad uscire una seconda volta?», domanda perplesso.
Sento il viso avvampare di calore. È tutta colpa di quel dannato imbarazzo che non vuole darmi pace da quando sono qui. 
«E ti dispiacerebbe se ciò accadesse?», chiedo timidamente.
Sussurra. «Come potrebbe? Lo sai che non aspettavo altro» e ci fermiamo. Siamo davanti alla sua macchina.
«Edward io…», farfuglio un po' mentre parlo. Ahhhh, non so nemmeno da dove cominciare. Mi dico.
«Dimmi Bella» e si ferma poco prima di aprire lo sportello.
Scrollo le spalle e inizio a gesticolare. Tipico di me quando sono agitata o molto imbarazzata. «Non so da dove iniziare e ti pregherei di non interrompermi perché è difficile per me da dire ma…», sospiro guardandolo dritto negli occhi. Edward inizia a studiare il mio sguardo nella speranza di riuscire a capire cosa voglia dirgli e ciò rende la situazione ancora più imbarazzante perché in questo modo non riuscirò mai a trovare le parole giuste. Se lui si è sempre ritenuto un ragazzo all’antica, io voglio fare le cose per bene e non sono una ragazza che si dichiara al primo che passa. Schiarisco bene la voce e scompiglio i capelli. «Quando l’altro giorno hai preso Angel, sono rimasta sorpresa, non pensavo ti piacessero i cani e i giorni successivi, quando ci siamo sentiti, io non ho fatto altro che pensare alle nostre telefonate, ai tuoi messaggi», rivelo timidamente, «e oggi, in redazione, mi sono chiesta tutto il tempo come mai non avevi guardato male Jacob, quando il giorno prima lo avevi terrorizzato. E poi Alice, io che ti ho inviato a mangiare una pizza e tu che hai accettato».
Arriccia il naso. «Alice?», domanda curioso.
«Edward tu mi piaci», ammetto arrossendo in viso. Un sorriso spunta sulle mie labbra e poco dopo anche sulle sue. Ora non cerca più di capire cosa voglia dirgli, i suoi occhi sono lucidi e dal rossore delle sue guance, si direbbe anche molto a disagio.
«Oh, bene», farfuglia.
«Avevo chiesto di non interrompermi», rammendo agitata. Non ho ancora finito e pensandoci non è nemmeno così che volevo iniziare il discorso – anche se alla fine era proprio quello che volevo dirgli. «Edward tu mi piaci», ripeto. «E credo di averlo sempre saputo, ma non volevo ammetterlo perché avevo paura del mio passato, paura di soffrire ancora. James, il mio ex, non aveva fatto altro che riempirmi di bugie e ha pure avuto il coraggio di chiedere scusa, ma il punto non è questo. Tu mi piaci e non riesco ad immaginare un futuro senza di te».
«Bella… io…», sussurra con voce tremolante.
«Dimmi solo che ci sarai nel mio domani e che saprai rispettare i miei tempi, anche se ti conosco e so che sarà così, ma ho bisogno di sapere che ci sarai perché altrimenti sarei costretta a corteggiarti come tu hai fatto con me», ridacchio, «e posso assicurarti che anche io quando voglio ci so fare».
«Certo che rispetterò i tuoi tempi Bella. Non potrei mai forzarti a fare qualcosa contro la tua volontà, andrei contro i miei principi», sussurra.
«Perché io ti voglio nella mia vita, ma non voglio affrettare le cose o che tu pensi che io sia una ragazza facile, che si dichiara al primo che passa», dico tutto d’un fiato.
«Bella…», sussurra mentre un sorriso compare sul mio viso, «io non ho mai pensato niente del genere ed ero pronto a lasciarti andare se ti fossi innamorata di un altro. L’unica cosa che per me è importante, è tua felicità».
Gli vado vicino e mentre intreccio una mano con sua, i nostri sguardi si calano sulle nostre mani. «È molto lontano la pizzeria?», domando dolcemente.
Mi guarda confuso. «Circa 10 minuti a piedi».
«Ti dispiace se non prendiamo l’auto e andiamo a piedi?», domando dolcemente.
«Assolutamente no», dice dolcemente sorridendo, e ci incamminiamo.
Parliamo, scherziamo – o come direbbe Alice – ci comportiamo come cane e gatto, ed io, per la prima volta, mi apro totalmente raccontandogli le mie paure e com’è andata la mia relazione con James. I dieci minuti più belli della mia vita, e spero anche della sua.
«Edward mi spieghi come ti è saltato in mente di venire in una pizzeria che ha il mio nome?», domando sarcasticamente.
«Le recensioni erano buone, tutto qui» e ci fermiamo.
Siamo arrivati davanti casa mia. Abbiamo camminato fino alla macchina mano nella mano, poi mi ha portato a casa in auto.
«Edward…», dico in un dolce rimprovero.
«Ma se hai divorato la pizza prima di me», puntualizza facendo una smorfia.
«Sei carino quando ti arrabbi sai?».
«Dici sul serio?».
«Sì, molto carino e anche se sono stata io ad invitarti a cena, grazie per aver pagato il conto», dico dolcemente.
«Quindi, posso continuare a mandarti dei fiori?», domanda curioso.
«Credevo l’avessi capito…», dico confusa.
«Cosa?», chiede arricciando il naso.
«Beh… che potevi continuare a corteggiarmi».
«È un modo carino per chiedermi se posso essere il tuo ragazzo?».
Mi alzo sulle punte e lo bacio sulla guancia. «È un modo carino per dirti che sei il mio ragazzo».
Edward arrossisce e sorride. «Credo che noi due dovremmo uscire più spesso insieme, dopotutto non sei così male», sussurra.
«Ma se lo sanno tutti che hai sempre avuto una cotta per me», faccio notare ridacchiando.
«Hai ragione e da quel che vedo, non sono l’unico…», dice. «Anche tu hai… una cotta per me, o sbaglio?», sussurra.
Annuisco sorridendo. «No, non sbagli», sussurro. «Buona notte Edward», dico dolcemente.
«Buona notte Bella», risponde dolcemente.

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Capitolo 9
*** Il corteggiatore misterioso ***


Buona sera o buongiorno se la leggerete domani :) Allora!!!!!! Non so onestamente se questo sia il momento giusto per far parlare il corteggiatore misterioso, ma trovo sia giusto far parlare anche lui e soprattutto far capire il suo punto di vista. Il capitolo non è lunghissimo, però spero che il suo POV vi piaccia. *ANTICIPAZIONE* il prossimo capitolo riprende da qui, solo che dal punto di vista di Bella, quindi vedremo come andrà a finire... Baciiiiiii. PS: Accetto consigli per questo pov, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate.




Pov Corteggiatore misterioso

 
Non scorderò mai cosa indossava Bella la prima volta che l’ho vista. Passavo da quelle parti in quanto stavo andando al lavoro, nel market di mio zio Billy. Io lavoro da nell’aria manager, mi occupo della gestione del personale. Quel giorno ero anche in ritardo – tra l’altro – e passavo per l’appunto da quelle parti, mi trovavo esattamente dall’altra parte della strada. All’improvviso fui attratto da una bellissima ragazza, che indossava un paio di jeans a vita alta, una camicetta o una maglietta bianca – con il camice sopra faticai a capire cosa fosse – e un paio di ballerine color beige. Non era molto truccata e aveva i capelli raccolti in una lunga coda alta. La ragazza stava sistemando una pianta davanti all’entrata di un negozio, il suo supposi. Dopo una manciata di minuti, un’altra ragazza la chiamò urlando il nome: «Bella, ti vogliono al telefono!». Amore a prima vista? Colpo di fulmine? Ho sbattuto contro un albero? Qualcuno mi ha tirato una pallonata in fronte? Un fulmine mi ha colpito in testa? So solo che ne sono follemente innamorato e che darei qualsiasi cosa pur di essere il suo fidanzato. Purtroppo però, non è così facile come può sembrare. Non si direbbe, ma sono un ragazzo assai timido e da quel giorno – seppure abbia continuato a passare per quella via e a sognare un futuro insieme – non ho mai avuto il coraggio di farmi avanti. Ho troppe paure, troppe insicurezze che non riesco a scacciar via e da che ho ricordi, sono sempre stato una frana con le ragazze. Al liceo non c’è stata una sola storia che sia andata nel verso giusto e la mia ultima relazione risale a tre anni fa. Per di più, credo, ma non ne sono sicuro, lei è già impegnata con un ragazzo. Tuttavia, c’è una cosa positiva; forse non quanto lo vorrei, però ogni volta che le mando un mazzo di fiori o una scatola di cioccolatini, io mi sento felice e sogno sperando in una sua risposta. Potrà sembrare antiquato mandare fiori, bigliettini e cioccolatini, ma penso che non ci sia cosa più romantica del ricevere un bellissimo mazzo di fiori, accompagnato da un bigliettino. Vorrei solo avere il coraggio di mandarli a mio nome, invece che in anonimato come sto facendo, ma non ci riesco; quando compro il biglietto e inizio a stamparci sopra la frase, già è tanto se riesco a piegarlo senza strapparlo o rovinarlo. È come se rivelandogli chi sono mettessi a nudo la mia persona, e lo so che si dovrebbe fare così, solo che io sono troppo timido per farlo.  
«Allora giovanotto, come li vuole questi fiori?», domanda la commessa.
«Oh, mi scusi», rispondo imbarazzato.
Sono così sovrappensiero che ho scordato di essere dalla fioraia. Vengo sempre da lei a prendere i fiori perché sono economici, ma belli, secondo me.
«Deve piacerti molto», fa notare.
Arrossisco leggermente in viso. «Un po'».
«Io ti consiglierei un mazzo di rose rosse, gialle e bianche».
«Va bene, la ringrazio».
«Te le preparo subito».
«Grazie, gentilissima».
«Immagino anche tu debba piacergli molto».
«Ah beh, non proprio…», dico timidamente.
«Chi non impazzirebbe con tutti questi bellissimi mazzi di fiori?», esclama stupita.
«Non lei purtroppo» e sospiro.
«Tu come lo sai? Se posso chiedertelo».
«Io ehm… a dire il vero», farfuglio, «non lo so se le piacciono oppure no, ma spero tanto di sì».
«Farai un figurone ragazzo!».
«Grazie, io lo spero».
«Vedrai, le piacerà un sacco. Sono 16.50 in tutto».
«Ah sì, ecco tenga pure» e le porgo i venti dollari che tenevo in tasca. Aspetto il resto, prendo il mazzo di rose colorate e torno verso il posto di lavoro, non prima di aver lasciato il mazzo di fiori davanti al suo negozio.
 
«Ehi cugino, che si dice in giro?», domanda Jacob euforico.
Alzo lo sguardo dal pc e andiamo cinque minuti fuori a sgranchirci le gambe.
«Tutto nella norma», dico. «Tra poco finisco di lavorare, ci facciamo una birretta?», propongo.
Jacob è mio cugino, figlio di mio zio Billy, fratello di papà. Terminati gli studi universitari, ho scelto di lavorare qui per rimanere in famiglia, inoltre, ho un bellissimo rapporto con entrambi e non vedo perché dovrei cercare altrove.
«Mi spiace ma sono già impegnato…» dice facendo percepire che c’è di mezzo una signorina. «Cioè non proprio, ma ci sto lavorando».
«Jacob ha la ragazza?», esclamo esterrefatto.
«Non ancora, ma conto di sì», sospira, «ti è mai capitato di conoscere una ragazza da poco e di provare subito qualcosa per lei?».
«Circa…».
«Anche tu hai la ragazza?», chiede stupito.
«Non proprio. Sai, credo che siamo nella stessa identica situazione» e sospiro.
«Comunque, l’altro giorno ho conosciuto una ragazza meravigliosa e volevo andare da lei per invitarla a prendere un aperitivo al bar», racconta. «O dici che l’aperitivo è banale?», domanda più a sé stesso che a me.
«Ti invidio sai? Almeno tu hai il coraggio di invitarla, io me la faccio sotto e non sai da quanto vorrei dirle cosa provo».
«Perché non le fai recapitare dei fiori?», domanda. «Giusto, i fiori! Secondo te è ancora aperta la fioreria?».
Torniamo nel mio ufficio. «Lo faccio già da mesi, ma in modo anonimo. Te l’ho detto Jake, sono un caso disperato», dico sedendomi.
«Non dire così Seth. Io fossi in te prenderei coraggio e andrei a parlarle».
«Non saprei neanche da dove cominciare» e urto involontariamente la piantina grassa che ho vicino al pc facendola cadere. «Lo vedi? Anche solo parlarne mi fa diventare nervoso».
«È carina?», domanda Jacob curioso.
«Oh lei è stupenda Jacob», dico dolcemente. «E lei invece com’è?», chiedo curioso.
Sorride emozionato. «È bellissima Seth».
«Chi l'avrebbe mai detto, tu e io innamorati di due bellissime ragazze», dico stupefatto.
«Eh già! Che dici, sono vestito bene o dovrei essere più casual?», chiede guardandosi.
«Sta benissimo e sono sicuro che andrà bene».
Al contrario di me, che rimarrò single a vita.
«Grazie. Lo sai quanto conti per me la tua approvazione», dice.
«Vedrai, questa serata sarà indimenticabile», dico in tono rassicurante.
Jacob sorride e se ne va correndo felice. Glielo auguro con tutto il cuore, mio cugino è un bravissimo ragazzo e merita tutta la felicità di questo mondo.
 

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Capitolo 10
*** Fiori, un'altra volta fiori! ***


Buona sera o buongiorno, dipende da quando leggerete questo capitolo. Nel precedente, finalmente, ha parlato il corteggiatore misterioso e abbiamo scoperto chi si cela dietro, ovvero Seth, che sarebbe il cugino di Jacob. Forse parlerà ancora nei prossimi capitoli o forse no, chi lo sa... invece riguardo al capitolo, è molto leggero, però si andrà ovviamente avanti con la storia. Un bacione e vi auguro buona lettura.




Pov Bella

 
«Fiori in arrivo!», esclama in toni scherzosi Alice, entrando in studio con un mazzo di rose colorate. Sono rosse, gialle e bianche.
Distolgo lo sguardo dalla cartella clinica e sospiro. «Fammi indovinare...sono per me?», domando in toni sarcastici.
«Credo di sì, non c’è nessun bigliettino questa volta».
Riprendo a controllare la cartella clinica e scrollo le spalle. «Immaginavo...», dico.
Questa storia sta iniziando a non piacermi. Perché inviare un mazzo di fiori senza biglietto? A che scopo? Mi domando sospettosa. «E… se fosse Mike?», esclamo con stupore. Sarei molto sorpresa se dietro tutto ciò ci fosse lui, anche se è strano pensarlo.
«Oh mio Dio!», esclama stupefatta. «Dici sul serio? Pensi che possa essere Mike Newton?», domanda incredula.
Arriccio il naso alzando lo sguardo. «Perché non potrebbe?» e scrollo di nuovo le spalle. «Insomma, lui sa dove lavoro e sa anche come mi chiamo», faccio notare. Forse Edward ha ragione quando dice che dietro tutto questo c’è Mike Newton. Mi dico.
«Se fosse così, allora perché non ha il coraggio di farsi avanti?», chiede Alice curiosa.
«Probabilmente, come dice Edward, ha paura di sentirsi rifiutato, non lo so onestamente».
«È… per-me-permesso?», balbetta Jacob entrando, ma rimanendo davanti alla porta.
«Ciao Jake! Entra pure», dico sorridendo.
I suoi occhi si illuminano e il suo viso diventa rosso, come un peperone. È così buffo. Mi dico.
«A-h- gr-grazie», balbetta mentre si avvicina. Con una mano inizia a grattarsi il capo, chinandolo leggermente. «Sp-ero di non dis-sturbare», farfuglia.
«No, affatto», dico. «Immagino tu sia qui per sapere della video news e dell’articolo».
«An-anche sì», incespica Jacob. «A dire il v-ero io…» e schiarisce la voce «volevo, ecco… che fai stasera?», domanda timidamente.
«Come sta la mia veterinaria preferita?», domanda Edward felice entrando.
Lascio la cartella clinica sul tavolo e lo raggiungo mentre un sorriso si posa sul mio viso. «Molto bene! E il mio giornalista preferito?», chiedo con altrettanta felicità.
Ieri sera è stato magico, anzi, direi indimenticabile. Edward è davvero un gentiluomo, sono fortunata ad essere la sua ragazza. Mi dico. Abbiamo parlato tanto, io mi sono totalmente aperta e tra sguardi, sorrisi, mani intrecciate e risate, ci siamo fatti delle promesse, ma abbiamo anche deciso di non correre. Lui mi ama, io anche, per quale motivo dobbiamo affrettare le cose? Infondo, abbiamo una vita davanti da condividere insieme no?!
«Molto bene» sorride felice. «Mi sei mancata sai tesoro?», sussurra cercando il mio sguardo, che subito si congiunge con il suo.
«Anche tu amore mio. Cosa fai stasera?», chiedo dimenticando completamente che Jacob mi ha fatto esattamente la stessa domanda qualche minuto fa.
Un colpo di tosse mi fa ricordare che non siamo soli. Ci giriamo, siamo entrambi imbarazzati, ma Jacob lo è più di noi. Il suo sguardo non è rivolto verso di me e nemmeno verso Edward – credo abbia capito cosa succederebbe se lo guardasse anche solo per un secondo – ma è volto verso il basso, più precisamente alle sue scarpe. Inizia a giocherellare con i piedi, tipico di chi si sente molto in imbarazzo.
«Allora fratellino, come va con la video news e l’articolo?», domanda Alice in toni curiosi.
Deve aver intuito – forse dal mio sguardo – che questo silenzio mette un po' troppa tensione, oltre che imbarazzo.
«L’articolo è pronto e anche la video news», dice Edward mentre ci avviciniamo. «Domani se siete liberi potete venire a dargli un’ultima occhiata e poi possiamo farli uscire».
«Mi raccomando fatemelo sapere quando va in onda che voglio vederlo», dice Alice euforica.
«Certo. Bella ti farà sapere tutto quanto», dice Edward.
Nel frattempo vado a controllare in agenda se domani abbiamo molti impegni e fortunatamente c’è solo un piccolo intervento con due visite e tre vaccini, ma nel pomeriggio, quindi, potremmo andare in redazione la mattina, se per Edward non è un problema.
«Si potrebbe fare domani mattina?», chiedo alzando la testa dall’agenda.
«Per me nessun problema», dice Edward. «Tu Jacob? Sei libero? Ovviamente vorrei ci fosse anche Billy».
«Oh… ahm… sì cer-rto» Jacob schiarisce la voce. «Beh… or-ora io devo, devo andare ecco, ma p-per domani nessun problema, a che ora?», domanda Jacob balbettando.
«Alle 09 e 30 è troppo presto?», chiede Edward.
«No va bene. Apro il negozio e vi raggiungo», dico.
«D’a-a-d’accordo», farfuglia Jacob. «Allora a domani» e senza darci il tempo di salutarlo, se ne va.
«Sbaglio o stava per invitarti ad uscire, prima che arrivasse Edward», fa notare Alice.
«Te l’avevo detto che si era preso una cotta per te», puntualizza Edward.
«Può darsi…», dico. «Ok avete ragione voi, ma ragazzi sono fidanzata e comunque so a cosa state pensando, ma non è lui il corteggiatore misterioso».
«A proposito di corteggiatore, per chi sono quelle bellissime rose colorate?», domanda Edward in toni curiosi.
«Indovina?», esclamo sarcasticamente. «Per la sottoscritta! Ma questa volta non c’è nessun bigliettino».
«Ne sei sicura?», domanda Edward sospettoso.
«Alice ha controllato più volte, ma non c’è da nessuna parte.
«Tesoro non voglio spaventarti e scusami se ti dico ciò, ma credo che chiunque sia, abbia oltrepassato il limite», dice Edward in toni seri e preoccupati. «Cosa vuole ottenere inviandoti dei fiori senza bigliettino? Insomma, sarà la milionesima volta che ti manda dei fiori e sarebbe anche ora che si facesse vivo, non trovi?».
«No, tu hai ragione. Hai perfettamente ragione», dico scompigliando i capelli. «Onestamente non so più cosa pensare».
«Mike è più venuto a trovarti?», domanda Edward, sospettoso.
«È da un po' di giorni che non si fa vivo», dico.
«Potrebbe tranquillamente essere lui», dice Edward.
«Bella questa volta penso che mio fratello abbia ragione», dice Alice.
«Sì, forse avete ragione voi. La prossima volta che giunge gli chiedo se possiamo parlare e magari se ci fossi anche tu… sai, mi sentirei più sicura».
«Digli che vuoi prendere un caffè insieme, mi telefoni e vi raggiungo», propone Edward.
«Grazie», sussurro.
«Posso vedere Angel?», domanda Edward. «Come sta?».
«Certo sì, amore non devi nemmeno chiederlo vieni» sorrido e ci avviciniamo alla cuccia di Angel.
Il cucciolo per fortuna ha reagito bene alle cure ed è finalmente guarito. Volendo Edward potrebbe portarlo a casa già da stasera.
«Che amore», dice Edward dolcemente.
«Sì è stupendo», rispondo dolcemente. «Senti ma… che ne dici se venisse a stare da te?», propongo.
Sposta lo sguardo su di me e sorride. «Dici davvero?», chiede sorpreso e felice.
«Certo! La ferita è guarita del tutto, lui sta bene, quindi per me si può fare».
«È una notizia meravigliosa. Tesoro io… sono così felice», dice euforico.
Glielo leggo in faccia che è felicissimo ed io lo sono per lui.
«Allora puoi passare a prenderlo quando vuoi. Ti consiglio di farlo dormire in casa i primi mesi e quando sarà più grande lo metti fuori».
«Perché non vieni a cena? Ti va? Così lo abituiamo insieme alla nuova casa», propone.
«D’accordo».
«Fantastico! Ti passo a prendere alle 19 e 30».
«Magari prima passo un attimo da casa a cambiarmi», dico guardandomi dalla testa ai piedi.
«Sei bellissima anche così amore», dice dolcemente.
«Tesoro… sei sempre dolcissimo», sussurro.
 
È strano tornare in redazione ora che sono la sua ragazza perché non perdo mai occasione per guardarlo innamorandomi ad ogni sorriso ricambiato e ogni sguardo ricambiato. Soprattutto perché se fino a ieri ero fiera di lui, oggi lo sono ancora di più. Osservare Edward a lavoro mi riempie di orgoglio e non potrei essere più felice.
«Accetto critiche, consigli e in caso fosse disastroso, sono pronto a rifarlo», dice Edward un po' ironicamente.
Lo contraddico subito «Scherzi?», esclamo sbalordita. «La video news è perfetta così com’è».
Sorride. «Grazie».
«Concordo con Bella, è perfetta. Molto chiara e soprattutto trasmette un bel messaggio», dice Billy.
«Ti ringrazio, sono contento che vi piaccia così posso mandarla in onda già da domani sera», risponde Edward.
«Ma è stupendo!», esclamo felice. «Tu Jake, cosa ne pensi?».
«Mi piace molto, complimenti Edward», risponde Jacob timorosamente.
«Grazie», dice Edward. «Mentre l’articolo eccolo qui» e tira fuori una copia del suo giornale con l’articolo addirittura in prima pagina. Glielo sfilo dalle mani e lo leggo ad alta voce.
«Lo so avrei dovu…».
«Non dire una sola parola! È perfetto, dico sul serio», esclamo compiaciuta mentre passo il giornale a Billy. «Dimmi tu stesso cosa ne pensi».
Billy inizia a leggerlo. «Edward sono senza parole, l’articolo è una bomba. I miei complimenti, bravissimo!».
«Grazie mille, davvero», risponde Edward emozionato.
«Addirittura in prima pagina! Ma come hai fatto?», domando curiosa.
«Sono il proprietario di questa redazione, inoltre, è una cosa che mi sta molto a cuore», risponde Edward.
«Sei il migliore», dico dolcemente sorridendogli.
«Edward complimenti, davvero e grazie dell’aiuto», dice Jacob.
«Di nulla, figurati», risponde Edward.
Jacob è strano rispetto a ieri. Con me ha cambiato totalmente atteggiamento, sembra molto freddo e non ha cercato un mio sguardo o un mio sorriso nemmeno una volta. Eppure, qualche giorno fa, quando siamo venuti qui, io ero il centro delle sue attenzioni. Chissà… magari ha altro per la testa. Mi dico.
«Cosa ne dite se andiamo a mangiare una pizza? Per ringraziare Edward e Bella dell’aiuto che mi hanno dato con Angel e ovviamente anche per il bellissimo articolo e la splendida video news», propone Billy.
«Per me non ci sono problemi», dice Edward.
«Io vengo volentieri, ma non ci devi ringraziare. Noi l’abbiamo fatto più che volentieri», dico.
«Verrei anch’io, ma sono molto stanco e forse è il caso che vada a casa», dice Jacob.
«A me farebbe molto piacere se tu venissi con noi e magari dopo la pizza potete venire da me a salutare Angel», propone Edward. «È a casa mia da solo un giorno, ma si è ambientato benissimo e sono sicuro gli farà piacere salutarvi».
«Perché no?!», esclama Billy.
«Vieni con noi Jacob, ti divertirai e dopo passiamo da Angel» cerco di convincerlo perché non è bello passare la serata da soli e anche se lui non ammetterebbe mai che c’è qualcosa che non va, è palese che sia il contrario. Lui sospira, ma io non mollo, glielo ripeto un’altra volta e alla fine accetta.
«Scusate», dice Jacob. «Sono solo un po' stanco, ma vengo molto volentieri. Grazie ragazzi».
«Io devo tornare al lavoro, ci vediamo stasera davanti allo studio di Bella verso le otto se per voi non è troppo tardi», dice Billy.
«Per me nessun problema», dice Edward.
«D’accordo», rispondo.
Billy e Jacob si accingono ad uscire dall’ufficio di Edward. Anche io dovrei tornare al lavoro, oggi pomeriggio dobbiamo effettuare un piccolo intervento, tuttavia, vorrei tanto poter restare con Edward fino a stasera.
«Tesoro vado anch’io che Alice mi starà aspettando», dico dispiaciuta.
«Non preoccuparti amore. Ci vediamo stasera», dice in toni rassicuranti.
Gli lascio un bacio sulla guancia ed esco. Billy insieme a Jacob sta per prendere l’ascensore, così lì raggiungo. Vorrei poter parlare con Jacob – se lui me lo permetterà – e aiutarlo perché poco fa ho visto chiaramente che c’era qualcosa che non andava. «Jake, potrei parlarti un secondo?», chiedo spostando una ciocca di capelli dietro la nuca. Lui è sorpreso della mia domanda, o almeno dal suo sguardo sembrerebbe che lo sia.
«Io allora vado al lavoro, ci vediamo dopo ragazzi», dice Billy, salendo in ascensore.
«A dopo papà», risponde Jacob. «Dimmi Bella».
«Qualcosa non va?», chiedo preoccupata.
«No perché questa domanda?», domanda curioso e perplesso.
«È che poco fa hai detto di essere stanco e… mi sono preoccupata, tutto qui».
«A chi non prende la stanchezza?».
«Certo, però mi è parso che tu fossi più di stanco», faccio notare.
«Forse c’è qualcosa ma…» scrolla le spalle. «Bella non penso che i miei problemi ti possano interessare».
«Voglio solo aiutarti», ribadisco.
«Allora ti basti sapere che sono solo stanco», puntualizza.
«Poco fa l’hai detto tu stesso che forse c’era qualcosa, o sbaglio?», ribatto.
«Ok l’ho detto e forse è vero, ma…».
«Lascia che ti dia una mano. Infondo tu hai salvato la vita di Angel».
«Allora è per questo che lo fai? Puro e semplice scambio di favori?!», esclama seccato, alzando leggermente il tono della voce.
«Ragazzi tutto bene?», chiede Edward, arrivando di corsa.
«Sì a stasera», risponde Jacob in toni molto freddi mentre si accinge ad andare verso le scale.
«Credo di aver combinato un disastro», dico dispiaciuta.
«Che è successo amore?», domanda Edward curioso.
«Volevo aiutare Jacob, ma pensa che voglia farlo solo perché lui ha salvato la vita di Angel», racconto dispiaciuta.
Edward mi stringe a sé. «Anzitutto, il fatto che tu voglia aiutarlo ti fa onore, e secondo, se lui pensa questo significa che non ti conosce, quindi che non sa la meravigliosa che in realtà sei», dice dolcemente.
«Lo sai che ti amo vero?».
«Sì e anche io ti amo», sussurra lasciando un bacio tra i miei capelli.

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Capitolo 11
*** Il mistero quasi svelato ***


Buon pomeriggio ^_^ qui c'è una pioggia che sembra di stare a Forks... e fa pure un pò freddino brrrrrr. Ragazze!!!!!! Vi dico solo una cosa: che capitolo! Ma nel vero senso della parola. Non dico altro per non fare spoiler, ma ci vediamo alla fine del capitolo.



Pov Bella
 
Ieri sera a cena è stato un disastro e con Jacob non ho fatto altro che peggiorare le cose.
 
Siamo a casa di Edward, abbiamo deciso di prendere qui il caffè. Billy e Edward stanno giocando con Angel mentre Jacob è andato in veranda. Durante la cena ho parlato poco con Jake e anche lui ha parlato poco, sia con me che con gli altri. È stato freddo, specie quando Edward ha pagato il conto. Avrà sicuramente pensato che l’abbia fatto per farsi vedere, in realtà ha voluto solamente essere gentile con Billy. Chiunque l’avrebbe fatto al suo posto. Mi dispiace che loro due – Edward e Jacob – non riescano ad andare d’accordo e vorrei andare da Jake adesso, però non so se peggiorerò la situazione, ma ormai… peggio di così come vuoi che vada? Lo raggiungo in veranda.
«Si sta bene qui, vero?», domando.
«Edward ha una bellissima casa», risponde in toni freddi.
«È molto grande e ben arredata».
«Lo so, Edward ha molte qualità», borbotta.
«Posso sapere perché non ti sta simpatico?», domando curiosa, arricciando il naso.
«Si vede così tanto?», esclama sarcastico.
«Più o meno».
«Vedi, è come se nessuno potesse mai competere con lui perché tanto sarà sempre il vincitore», dice sospirando.
«Perché dovresti voler competere?», chiedo curiosa.
«Giusto, che senso avrebbe se tanto alla fine vincerebbe sempre lui?».
«Non ho detto questo Jacob».
«Senti Bella, lascia stare…».
«Invece voglio parlarne e cercare di capire».
«Tanto è inutile, io e lui non diventeremo mai amici», mette in chiaro e va da Billy.
 
«Un po’ mi dispiace», dico sospirando.
Alice alza lo sguardo dal PC. «Per cosa?», domanda curiosa.
«Jacob. Ieri mi ha trattata malissimo», racconto in toni tristi.
«Da quando ti interessa quel ragazzo?», esclama perplessa.
Storco il naso. «Lui non m'interessa affatto», dico. «Ieri pomeriggio l’ho visto molto giù di morale e ho cercato di parlargli, ma non ha funzionato», racconto dispiaciuta.
«Si vede lontano un miglio che tu gli piaci Bella. L’altra sera voleva invitarti fuori e probabilmente l’avrebbe fatto se non fosse arrivato Edward» fa notare. «L’hai visto tu stessa come ha cambiato atteggiamento appena l’ha visto arrivare».
«Non può essere lui», dico scuotendo il capo.
«Chi? Il corteggiatore misterioso?», domanda Alice.
«Sì», dico.
«Puoi sempre chiederglielo la prossima volta che lo vedi», dice Alice.
«Non ci vedremo una seconda volta» e sospiro. «Lui è convinto che voglia aiutarlo solo perché suo padre ha salvato Angel».
«Edward cosa ne pensa?», chiede Alice curiosa.
«Oh lui è un tesoro», rispondo dolcemente. «Amo il modo in cui mi fa sentire, ma sono dispiaciuta che Jacob non possa trovare in me un appoggio».
«Gli passerà vedrai», dice Alice in toni rassicuranti.
Veniamo attirate dalle urla di un giovanotto, che con toni molto spaventati chiede aiuto. Usciamo di corsa e l’immagina che ci troviamo davanti è impensabile, sembra la scena di un film. Mike è chinato a terra, continuare a urlare «AIUTOOOO, AIUTATEMI VI PREGO» mentre intorno a lui stanno arrivando delle persone. Chiediamo permesso e ci avviciniamo. Tyler è accasciato a terra, poco più distante da lui, ed è ferito. Alice si occupa subito del cagnolino, mentre io cerco di tranquillizzare Mike e di capire cosa sia successo.
«Oh Bella sei qui», dice Mike in toni molto turbati.
«Ehi» lo rassicuro. «Cos’è successo?», chiedo preoccupata.
«Salve sono della polizia, va tutto bene? Ho sentito delle grida poco fa e volevo accertarmi che il ragazzo stesse bene», dice in toni preoccupati un signore in divisa da poliziotto.
«Il suo cane è stato ferito, ma ora è con la mia collega che se ne sta prendendo cura», rispondo.
«Ha visto per caso chi è stato?», chiede il poliziotto.
«No purtroppo», risponde Mike agitato.
«Penso sia stato un pirata della strada», dico.
«Si è probabile, girano di questi tempi», dice il poliziotto.
«Devo fare la denuncia?», domanda Mike, confuso e scosso.
«Dovrebbe sì», risponde il poliziotto.
Interrompo Mike prima che possa rispondergli. «Vai e non preoccuparti per Tyler, se la caverà», dico in toni rassicuranti.
«Bella io…».
«Non preoccuparti, ci vediamo dopo» accenno un sorriso e raggiungo Alice.
Sono sorpresa di trovare Jacob.
«Jake, ciao», dico stupita.
«Oh!» e si gira. «Ehi, ciao Bella», dice in toni timidi.
«Come mai qui?», chiedo curiosa e un po' confusa mentre mi sistemo.
«Beh… ecco… volevo scusarmi con te per come mi sono comportato», dice timorosamente, grattandosi il capo. «Non avrei dovuto dirti quelle cose, mi dispiace».
Le sue parole mi colpiscono molto. Non credevo sarebbe venuto a chiedere scusa. Sono proprio sorpresa di trovarlo qui, soprattutto, di sentirlo così dispiaciuto. È strano perché l’altra sera per poco non mi uccideva. Mi dico un po' sarcasticamente. «Nessun problema Jake», dico in toni tranquilli.
«No dico sul serio, non mi sono comportato bene con te e mi dispiace», dice accennando un timido sorriso. «Ricominciamo da qui? Ti va?», propone allungando una mano verso la mia.
Gli stringo la mano. «Va bene», dico sorridendo. «Ora però sarei un po' impegnata, devo aiutare Alice con un intervento urgente e inaspettato, ma se vuoi possiamo vederci dopo il lavoro».
«Perché no?», esclama euforico.
«Ottimo! Allora ti aspetto per le 19 e 30, qui di fronte c’è un bar, potremmo prendere un aperitivo insieme», propongo un po' di fretta. «Dopo se ti va mangiamo una pizza insieme. Chiamo anche Edward, sarà felicissimo di stare tutti insieme e se Alice non ha impegni può venire con noi».
Peccato che Jacob non sembra per nulla contento. Appena ho pronunciato il nome “Edward”, ha cambiato espressione. È nervoso, sembra sul punto di far scoppiare una guerra. Eppure, mi sembra che Edward con lui si sia comportato bene rispetto al primo incontro.
«No ti ringrazio ma ho ricordato che devo aiutare mio cugino al supermercato di papà, scusami Bella ma sarà per un’altra volta, ora ti lascio lavorare» e se ne va.
«Arrivo subito», dico ad Alice e lo raggiungo fuori.
«Jake cosa ti prende?», domando confusa e preoccupata.
Lui si ferma e sospira, anche se quel sospiro assomiglia di più ad uno sbuffare dal nervoso. «Pensavo volessi ricominciare da qui», dice in toni nervosi, girandosi.
«Infatti ti ho chiesto se ti andava di venire a cenare insieme a me».
«Insieme a te, Alice e Edward», puntualizza seccato.
«Mi sembrava scortese non invitare Alice, e Edward è il mio ragazzo», preciso in toni seri.
«Io volevo ricominciare con te, non con Alice e Edward», ribadisce seccato.
«Edward è il mio ragazzo, come credi che si sentirebbe se uscissi con un altro senza di lui?», faccio notare.
«Ehi ragazzi come state?», domanda Edward in toni felici mentre si avvicina a me. «Ciao tesoro», mi dice dolcemente all’orecchio.
«Ci mancava anche lui adesso!», borbotta Jacob, sbuffando a bassa voce, ma sia io che Edward, purtroppo lo abbiamo sentito.
«Come prego?», chiede Edward, storcendo il naso.
«Dio… sei così… dannatamente irritante!», esclama Jacob seccato.
«Ma cosa ti ha fatto? Non capisco?!», dico confusa e al quanto stupefatta del suo atteggiamento così indisponente nei confronti di Edward.
«Lui è quello gentile, lui è quello che salva gli animali, lui quello che ha una redazione super figa, lui è quello ricco, pieno di soldi, mentre io… sono solamente lo sfigato, l’amico che resterà sempre e solo l’amico», dice Jacob, irritato, guardando me in cagnesco.
Incrocio le braccia al petto. «Hai detto proprio bene Jacob», dico in toni stufi, «Edward è un ragazzo gentile e a differenza tua non si permetterebbe mai di offendere un’altra persona senza nemmeno conoscerla».
«Dimmi una cosa Jacob», interviene Edward in toni sospettosi e al tempo stesso seri, mentre io giro lo sguardo verso di lui, «sei tu che le mandi mazzi di fiori e scatole di cioccolatini in modo anonimo?».
«Non so di cosa parli», risponde Jacob irritato, guardandolo malissimo.
«Io invece credo che tu lo sappia molto bene», dice Edward in toni seri.
«È vero Jacob?», chiedo spaventata.
«Cosa?», esclama allibito girando lo sguardo su di me. «Lo pensi veramente?».
«Secondo te cosa dovrei pensare?», esclamo sconcertata.
«Allora è così che stanno le cose: lui è il buono e io sono il cattivo, giusto?» ci guarda entrambi malissimo e stringendo le mani a pugno se ne va a passo svelto.
Una lacrima scivola sul mio viso, ma l’asciugo all’istante. Non voglio che Edward pensi che sia emotivamente fragile e oltretutto dovrei essere ad aiutare Alice adesso.
«Tesoro…», sussurra.
Al suono di quella parola scoppio in lacrime buttandomi fra le sue braccia, lasciando che le sue braccia mi diano sicurezza. «Scusa… io…», balbetto piangendo.
«Ehi… shhhh…», sussurra accarezzando la mia schiena.
«Non pensavo che… che fosse… lui», balbetto tra un singhiozzo e l’altro.
«Lo so ed io posso solo immaginare come tu senta adesso», dice dolcemente mentre continua ad accarezzare la mia schiena.
Alzo la testa e i nostri occhi s’incrociano all'istante. «È… assurdo tutto ciò», dico sconvolta, «perché si è comportato così?».
Edward accarezza dolcemente il mio viso, asciugandomi le lacrime. «Tesoro non ne ho la minima idea, ma ti prometto che se proverà ancora ad avvicinarsi gli farò arrivare una lettera dal mio avvocato», dice in toni rassicuranti.
Annuisco. «Dovrei tornare da Alice, abbiamo avuto un intervento inaspettato», dico cercando di ricompormi.
«È meglio se andiamo a casa. Hai bisogno di stare tranquilla e non mi sembra il caso che tu rimanga a lavoro. Con mia sorella ci parlo io, tranquilla», propone.
«Sì, hai ragione» ed entriamo mano nella mano.
«Bella cosa ti è successo?», chiede Alice, preoccupata.
«Abbiamo scoperto chi è l’ammiratore segreto», dice Edward. «Bella però non se la sente di rimanere a lavoro oggi, andiamo a casa».
«Non preoccuparti tesoro, qui ci penso io. Tu pensa solo a riposare» e guarda Edward. «Mi raccomando».
«Grazie Alice. Poi domani ti racconto con calma cos’è successo», dico.
«Tranquilla», dice sorridendo.
Lascio giù il camice, salutiamo di nuovo Alice e andiamo a casa mia. Volevo passare a prendere Teddy, non voglio lasciarlo da solo.
«Sembrava un così bravo ragazzo», dico sconcertata mentre mi stendo sul divano.
«Tesoro non pensarci, almeno per stasera e l’importante ora è che non ti si avvicini più», dice entrando in cucina.
Sento i rumori del microonde.
«Per te è troppo se ti chiedessi di andare dal tuo avvocato domani mattina?», chiedo.
«No affatto» torna e si distende al mio fianco.
«Grazie e grazie per essere arrivato in tempo», dico dolcemente. «Non so cosa sarebbe potuto succedere se tu non fossi arrivato», dico spaventata.
«Una cosa è certa: a me quel ragazzo non mi è mai stato simpatico», dice.
«Avevi ragione tu, ti devo delle scuse», dico.
«Va tutto bene tesoro» si alza e torna in cucina riapparendo una manciata di minuti dopo con due tisane fumanti. «È camomilla, ti rilasserà».
«Grazie amore» prendo la mia tazza, soffio un po' e ne bevo un sorso.
 
Appena Alice mi vede entrare in studio, si avvicina e c’abbracciamo.
«Come stai tesoro?», domanda preoccupata.
Sciolgo l’abbraccio e sposto dei capelli dietro l’orecchio chinando leggermente il viso verso il basso. «Meglio grazie», dico. «È stato un bene che Edward arrivasse. Non so cosa sarebbe successo altrimenti», dico in toni rasserenati.
«Io non ho sentito nulla perché ero impegnata con Tyler», dice Alice, in toni dispiaciuti.
«Non preoccuparti», dico in toni rassicuranti e vado a infilare il camice. «Comunque nel pomeriggio andiamo dall’avvocato. Forse sbaglierò, ma in tutta onestà non mi sento sicura», rivelo spaventata.
«Mi dispiace che tu stia passando questo brutto periodo», dice Alice, dispiaciuta.
«Da Jacob non me lo sarei mai aspettata», dico stupefatta. «Edward aveva ragione, sono stata una stupida a non dargli retta».
«Jacob?», esclama altrettanto allibita «Il figlio di Billy?».
«Lo so è incredibile e…», sospiro, «sono sincera Alice» la guardo dritta negli occhi. «Ho paura».
«Deve solo provare a mettere piede qui dentro, lo mando via senza nemmeno dargli il tempo di spiegarsi», dice Alice.
«Grazie», dico.




Eccoci alla fine del capitolo ^^ allora!!!!!! Come avete letto, è successo un gran casino perché Bella e Edward pensano che dietro al corteggiatore misterioso ci sia Jacob, non sanno che in realtà è il cugino Seth. Ma il vero problema arriverà quando, e se, Jacob scoprirà che sotto a quel mazzo di fiori c'é suo cugino... sarà un bel casino...

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Capitolo 12
*** E ora che facciamo? Dici che funziona? ***


Buona sera, o buongiorno ❤️ oggi torna a parlare il corteggiatore misterioso e ci voleva perché dopo l'ultimo mazzo di fiori che ha inviato a Bella è sparito. Chissà che fine ha fatto. Inoltre, questo capitolo, seppur corto, è l'inizio della seconda parte della storia. Spero vi piaccia 😘 ci vediamo al prossimo capitolo. PS: ci sono alcune cose che non ho accennato nei capitoli precedenti perché avverrano in quelli successivi.





Pov corteggiatore misterioso
 
Jacob entra nel mio ufficio sbattendo la porta.
«Cosa significa questo?», domanda furioso, buttandomi in faccia il mazzo di rose che avevo lasciato mezz’ora fa davanti lo studio della mia innamorata. Aspetta un secondo… ma lui come fa ad avere lo stesso identico mazzo di rose, se mezz’ora fa l’ho lasciato davanti allo studio di Bella? E poi, come ha fatto a riconoscere che sono stato io a mandarglielo? Mi dico un po' confuso mentre sposto il mazzo di rose, che cade a terra. «Che strano… è uguale a quello che ho lasciato davanti al negozio dove lavora la ragazza che mi piace», dico in toni sarcastici.
«Non fare lo spiritoso con me Seth», dice in toni minacciosi, puntandomi il dito contro.
«Ehi che ti prende?», domando nervosamente.
«Mi prende che ho trovato questi fiori davanti allo studio di veterinaria dove lavora la ragazza che mi piace», dice in toni seccati.
«Bella è la ragazza che ti piace?», esclamo allibito. Oh cavolo… io non lo sapevo, ho combinato un casino, un bel casino. Mi dico.
«Allora è vero che sono tue queste rose!», esordisce in toni furiosi, stringendo i denti e le mani a pugno.
«Jacob senti, io non sapevo che…», cerco di trovare un appiglio ma mio cugino è talmente incavolato che è meglio se smetto di parlare, prima di finire in ospedale con le ossa rotte.
«Non lo sapevi, oppure l’hai sempre saputo ma te ne sei fregato?», domanda furioso.
Scuoto il capo e faccio una smorfia. «Cosa dici no?! Io non avevo idea che Bella ti piacesse, altrimenti… avrei lasciato stare. Ti pare che vado a fregare la ragazza di mio cugino? Non ci penserei nemmeno per un secondo, scherzi?!
Jake sospira.  «Lei mi piace Seth», dice in toni più calmi, «è la prima volta che una ragazza mi piace così tanto e quando ho visto quel mazzo di rose davanti al suo studio non c’ho visto più».
«Scusa un attimo, ma come diavolo hai fatto a capire che erano da parte mia?», chiedo curioso.
«È stato più facile di quanto pensi: il bigliettino» e storce il naso. «Chi mai prenderebbe una frase sdolcinata da Google? Tu!».
Arrossisco abbassando il capo. «Giusto, io…».
«Seth mi dispiace di averti aggredito prima, non era mia intenzione», dice in toni dispiaciuti.
«No, non preoccuparti», dico in toni rassicuranti, anche se mi sento ancora un po' in imbarazzo.
«E scusa anche per il mazzo di fiori, anche se credo di aver combinato un casino», rivela con un velo d’imbarazzo.
«Che è successo?», domando curioso.
«Bella crede che quelle rose gliel’abbia mandate io e non vuole più vedermi», racconta in toni feriti.
«Mi dispiace Jacob».
«In realtà credo sia colpa del suo ragazzo», sospira. «Quel tipo non mi piace per niente, è così irritante», dice in toni infastiditi.
«Ah, quindi lei è… fidanzata?», domando in toni delusi e amareggiati.
«Con un certo Edward Cullen, uno che ha una grossa redazione», dice. «Ma per me è tutta apparenza, quello in realtà è una mezza sega. Io dico che non sarebbe capace nemmeno di fare a botte» e ridacchia.
«Magari non è un tipo violento».
«O magari piangerebbe al primo pugno, chi può dirlo», dice in toni sarcastici.
«Cosa farai?», chiedo curioso.
«Lei non vuole più vedermi, lui mi ha quasi minacciato e Billy crede che vada tutto alla grande», sospira, «non lo so Seth. E tu? Che farai?».
«Non lo so nemmeno io».
 
Quella sera, quando ho saputo che mio cugino aveva una cotta per Bella, non ho chiuso occhio tutta la notte. Sono stato a pensare – mi sono anche dato dello stupido più di una volta – ma non è uscito nulla di buono. Credevo che pensare avrebbe alleviato il dolore, che avrei trovato una soluzione al problema – perché non posso negare che esista un problema – invece ha amplificato tutto. I giorni successivi sono stati peggio. Ormai non aveva più senso andare dalla fioraia o passare di fronte al suo negozio. Avrei potuto inviarle una lettera spiegandole come sono andate le cose le cose dall’inizio, ma avrei solamente peggiorato la situazione, che già di per sé è molto imbarazzante. Ad oggi sono passate quasi due settimane da quella sera ed io sono ancora con il cuore spezzato, a domandarmi quale sia la cosa giusta da fare. Jacob è passato la settimana scorsa, mi ha raccontato che Bella è partita con il suo ragazzo per non so dove, e forse è giusto così: lei con quel tipo ed io con il cuore in frantumi.

Settimene dopo...*
 
«Stai ancora pensando a lei?», domanda Jake curioso.
«E tu?», rispondo con lo stesso tono.
Siamo venuti al bar per fare aperitivo, anche se sembra più un ritrovo per gli sfigati depressi che non sanno come sfogarsi dopo essere stati piantati in asso dalla stessa ragazza.
«Hai ragione, dovremmo parlare d’altro», dice timidamente.
«Ma chi poteva immaginare che ci sarebbe piaciuta la stessa ragazza?», esclamo in toni un velo sarcastici.
«È già cugino… siamo proprio due idioti», ride.
«Forse io lo sono, tu hai ancora una speranza».
«Tu dici? Io non ne sarei così sicuro», fa notare.
«Beh, tanto per cominciare le hai parlato e siete anche usciti insieme se non sbaglio», puntualizzo.
«Se per te uscire insieme a lei con mio padre e il suo ragazzo equivale ad un appuntamento…».
«Hai ragione, però se non sbaglio mi hai detto che i vicini sono andati nel suo studio a rompere le scatole giusto?», chiedo in toni sospettosi.
«Papà mi ha raccontato che mentre era a NY con il suo ragazzo, si sono presentati nello studio e hanno “minacciato” di sporgere denuncia», racconta.
«Questa potrebbe essere la tua occasione, pensaci», faccio notare.
«In che senso?», domanda un po' confuso.
«Beh potresti andare da lei e dirle che ti dispiace molto per ciò che è successo con i vicini», propongo.
«Non penso che voglia vedermi».
«Secondo me ti ha perdonato. Tu fingiti amico, dille che se ha bisogno ci sarai e fai qualcosa per aiutarla, così lei ti vedrà come il principe azzurro che l’ha salvata in sella al suo cavallo bianco».
«Dici che funzionerà?», domanda un po' scettico.
«Portale un caffè domani mattina. Vedrai, funzionerà», dico cercando di convincerlo.
«Tentar non nuoce, ci proverò!» e sospira.

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Capitolo 13
*** Una sorpresa per te ***


Buongiorno, o buona sera dipende quando leggere il capitolo. Ultimamente sto aggiornando molto di sera sul tardi ma prometto di aggiornare il prossimo capitolo quanto prima. Nello scorso capitolo ha parlato di nuovo Seth e ha scoperto che è innamorato della stessa ragazza che piace al cugino. Ora la domanda è: come faranno? Ma soprattutto, Bella lo scoprirà mai? Vediamo cosa succede in questo capitolo...





Pov Bella

 
Ma che cosa sto combinando? Mi domando mentre poggio la testa indietro sul divano. Sospiro. Edward è il mio futuro, dovrei pensare a lui, e soprattutto è lui il mio ragazzo. Sono fortunata, dico sul serio. Se ora lo chiamassi e gli chiedessi di venire, lo farebbe all’istante, anche se fossero le quattro di notte o avesse un impegno. Per lui esisto solo io e lui è meraviglioso sotto ogni punto di vista, mentre io non faccio altro che combinare pasticci. Lo amo, voglio che ci sia nel mio domani e nei giorni avvenire, ma forse non gliel’ho dimostrato abbastanza. Devo fare qualcosa, qualcosa che lo faccia sentire amato proprio come lui fa con me. Mi dico. Balzo dal divano e corro a prendere il computer. Credo di aver trovato la giusta soluzione! Mi dico. Lo apro, vado su Google e cerco delle soluzioni di viaggio per una settimana a New York. Lo so, è lontano da qui, ma Edward ha sempre raccontato che NY è una delle sue mete preferite e una volta disse che avrebbe voluto andarci con me, quindi, perché non portarcelo io? Dio, ne sarà entusiasta! Mi dico euforica. Dopo aver vagliato diverse soluzioni, tra cui hotel e b&b, faccio l’acquisto del pacchetto viaggio, lo stampo e piombo all’improvviso a casa sua. Dal citofono la voce appare assonnata, involontariamente devo averlo svegliato ma la sorpresa che ho in mente per lui lo sveglierà all’istante. Apre la porta, dall’aspetto e dallo sbadiglio, direi che stava dormendo, ma sorride subito dopo. Gli do un bacio sulla guancia. Indossa una canotta senza maniche bianca e un paio di boxer. Se dicessi che è un figo pazzesco, esagererei? Spero di no perché lo è davvero.
«Non volevo svegliarti», mugolo entrando.
Sfilo il giubbotto di jeans e lo metto nell’appendi abiti all’ingresso.
«Mhmmm, non preoccuparti amore, anche se un po' mi sono spaventato», dice in toni assonnati, tra uno sbadiglio e l’altro.
«Scusa, ma volevo farti una sorpresa», mugolo mentre andiamo in soggiorno.
Edward storce il naso facendo una smorfia. «Una sorpresa?», domanda dubbioso e curioso allo stesso tempo e ci sediamo sul divano. Lui scompiglia i capelli ed io tiro fuori dalla borsa il pacchetto viaggio e glielo porgo in mano sorridendo. «Sorpresa!», esclamo felice.
Sul suo viso comincia a intravedersi un sorriso, che diventa sempre più grande e luminoso. «L’hai fatto davvero?», domanda esaltato mentre alza lo sguardo.
«Sì, poco fa» e annuisco.
«Andremo una settimana a NY?», esclama incredulo.
«Sì, una settimana solo per noi a NY», dico felice.
«Bella… amore ma è meraviglioso!», esclama felice, con un viso così radioso, luminoso; leggo nei suoi occhi felicità e tanto amore, e quel sorriso lo rende ancora più meraviglioso.
«Ti amo Edward», sussurro catturando in un secondo il suo sguardo. «E dato che volevi portarmi a NY, beh ho pensato di portarti io», dico ridacchiando.
«È il regalo più bello che potessi farmi tesoro e ti amo da morire anche io», sussurra attirandomi a sé.
Poggio la testa sul suo petto, le gambe distese quasi sopra alle sue e le mani dietro al suo collo mentre lui accarezza la mia schiena.
«Quando partiamo?», chiede curioso.
Alzo leggermente lo sguardo per poterlo vedere dritto negli occhi e rimanerne affascinata. «Dopo domani», dico un po' ridendo.
«Posso amarti ancora di più?», domanda euforico.
Ridacchio tornando a poggiare la testa sul suo petto. «Certo! E poi, per una volta ho pagato io visto che quando usciamo insieme paghi sempre tu».
Ride anche lui. «Sarà una settimana indimenticabile… NY è così piena di posti da visitare».
«Dovremmo trovare un bel regalo da riportare ad Alice. Una settimana senza di me sarà dura», dico.
«Forse è meglio due», dice sarcasticamente.
«Sì forse due è meglio», dico mentre cerco di tornare in piedi ma lui mi riporta subito giù.
«Dormi qui?», sussurra spostandomi indietro una ciocca di capelli.
«Speravo me lo chiedessi…», sussurro sorridendo.
Sorride anche lui, ma non andiamo a letto subito. Restiamo ancora qualche minuto a coccolarci.
 
«Guarda che voglio un regalo!», dice Alice in toni minacciosi e al tempo stesso sarcastici.
«Te ne porteremo due sorellina», risponde Edward euforico mentre le da un forte abbraccio.
«E mi raccomando, fate i bravi», dice Alice, rivolgendosi a tutti e due, in toni maliziosi.
Io arrossisco un pochino. «D’accordo, lo faremo» e l’abbraccio. Il taxi ci sta aspettando fuori dallo studio. Siamo venuti a salutare Alice e ricordarle di passare a prendere i nostri piccolini, Teddy ed Angel. A dire il vero volevamo ringraziarla nuovamente per il grosso favore che ci fa tenendo i nostri cuccioli ed io volevo ringraziarla ulteriormente per non essersi arrabbiata. Insomma, parto per una settimana e in studio non ci sarà nessuno, esclusa lei ovviamente.
«Bella ciao!», esclama Jacob, in toni sorpresi e un po' impacciati.
Ci giriamo tutti verso di lui. Non pensavo che sarebbe tornato, tutt’altro. Posa lo sguardo sulle nostre valigie.
«Ciao Jacob», rispondo in toni un po' freddi. Mi dispiace, ma faccio fatica ad essere gentile visto come si è comportato, specie con Edward.
«Parti?», chiede Jacob curioso, infilando le mani in tasca.
«Partiamo sì. Una settimana di puro relax».
«Allora non ti faccio perdere molto tempo», farfuglia, «volevo scusarmi. So che non ci crederai» sposta lo sguardo verso Edward «e nemmeno tu probabilmente, ma ci terrei molto a scusarmi con entrambi. Sono stato maleducato, soprattutto con te Edward, e mi dispiace davvero», dice in toni dispiaciuti.
«Grazie Jacob» accenno un sorriso. «Ora dobbiamo proprio andare, il taxi ci aspetta», dico mentre prendo la mia valigia.
«Oh, giusto, dovete partire», farfuglia Jacob.
«Sì, ma grazie di essere passato», risponde Edward, prendendo la sua valigia.
«Spero accettiate le mi scuse e… buon viaggio» alza la mano per salutare e mentre se ne va, noi salutiamo ancora una volta Alice e saliamo in taxi.
«All’aeroporto grazie», dice Edward.
«Non pensavo che sarebbe venuto a cercarmi ancora», dico in toni dispiaciuti.
«Tesoro non preoccuparti», dice in toni rassicuranti.
«Ma ciò che conta è la nostra vacanza di una settimana a NY. Ci pensi che avremo una settimana tutta per noi?», esclamo euforica.
«Sì e non mi sembra vero», sorride guardandomi. «Grazie amore, è stata una sorpresa meravigliosa», dice dolcemente.
Ricambio il sorriso. «Ti amo».
«Anch’io ti amo».
 
La vacanza a NY si è rivelata pazzesca e ho così tante cose da raccontare che non basterebbe nemmeno un libro intero. Tanto per cominciare, la sera che siamo arrivati abbiamo cenato in un ristorante favoloso – tutta opera di Edward – il quale, durante il volo, a sua volta, ha voluto farmi una sorpresa prenotando al Gotham e dopo cena abbiamo fatto un giro panoramico fino al Rockefeller Center, è stato davvero magico. Il giorno dopo, mi sono svegliata e c’era la colazione in camera con un’altra sorpresa, una piccola scatolina di Tiffany contenente una collana a forma di cuore stracolma di piccoli diamanti. Diciamo che ci siamo fatti entrambi due bellissime sorprese. Ma non è finita qui! Il giorno stesso abbiamo fatto un bellissimo giro in centro e ci siamo dedicati ai regali per Alice e per noi, soprattutto per Edward – vista la bellissima collanina che ha voluto regalarmi – e la sera abbiamo mangiato in camera, eravamo stanchissimi. I giorni successivi abbiamo visitato la città, fatto altro shopping e Edward – o forse sarebbe meglio dire – quel matto di Edward, mi ha fatto un altro bellissimo regalato: una cena in uno dei più lussuosi ristoranti di NY proprio difronte alla statua della libertà. Non gli ho chiesto quanto abbia pagato perché altrimenti mi sarei rifiutata di entrarci, ma è stato una bellissima sera e… mentre rientravamo in hotel, vicino Central Park, ci siamo scambiati il nostro primo bacio. Ho preso io l’iniziativa, volevo farlo già da tempo ma non volevo affrettare le cose. Sembra complicato come ragionamento, in realtà avevo paura che baciandolo sarebbero riaffiorate tutte le mie paure ed insicurezze, ma così non è stato, tutt’altro. Direi che questo viaggio ci è servito a capire quanto sia davvero difficile riuscire a rimanere separati.
«Devo andare in redazione», mormora Edward con voce roca.
«Lo so», mormoro triste mentre gli accarezzo i capelli.
«Non ci vorrà molto per arrivare a sera», dice in toni rassicuranti.
«Sarà un tempo lunghissimo invece», mugolo.
«Ce la caveremo, vedrai» cerca di essere convincente. «Infondo cosa vuoi che sia?», esclama arricciando il naso.
«D’accordo, allora ci vediamo stasera».
«A stasera tesoro e buon lavoro» lascia un bacio tra i miei capelli e indietreggia, si gira ma torna subito indietro. Le mani afferrano il mio viso mentre la sua bocca si impossessa della in un bacio carico di passione e desiderio. Porto le mani dietro al suo collo avvinghiandomi ad esso.
«Avevi ragione tu», mormora Edward con voce roca, tra un bacio e l’altro.
Ci fa separare un colpo di tosse piuttosto acuto. «Buongiorno ragazzi», dice Alice in toni imbarazzati. Non che io e Edward non lo siamo, anzi.
«Ciao Alice, allora come stai?», domando imbarazzata, riprendo fiato mentre un batuffolo color miele viene avanti correndo. Lo prendo in braccio e lo coccolo. «Ehi Teddy!!!!!!!», esclamo felice.
«Voi due piuttosto!!!!! Tornate e vi trovo appiccicati come due sardine. Mi dovete delle spiegazioni», dice Alice esterrefatta.
«Molto semplice sorellina: siamo innamorati e ci stavamo solamente salutando», mette in chiaro Edward.
«Se lo dici tu… allora, com’è NY? Una figata vero?», domanda Alice entusiasta e curiosa.
Poso Teddy a terra. «È meravigliosa!», dico felice girandomi verso Edward. Ci sorridiamo.
«Sì è stupenda sorellina, devi visitarla merita veramente», dice Edward.
«E Edward lo è ancora di più», dico facendole notare la bellissima collana.
«Ma è bellissima!», esclama felice.
«Guarda non puoi nemmeno immaginare dove mi ha portata a cena. Edward è stupendo», racconto euforica.
«Conoscendo mio fratello avrà speso un patrimonio, ma sono felice per voi, ve lo siete meritati».
«Grazie Alice e non è tutto! Abbiamo due regali per te!», dico con voce sempre più euforica.
«Ragazzi grazie, ma scherzavo quando ve li ho chiesti».
«Vedrai ti piaceranno! E qui come sono andate le cose?», chiedo curiosa.
Alice sospira e il suo sguardo diventa leggermente cupo, preoccupato. «Non te l’ho detto prima perché volevo che vi godeste il viaggio, ma sono venuti i vicini di casa di Billy e non erano per niente contenti», racconta Alice con voce rattristata.
«Cosa sono venuti a fare? Non capisco?», domando confusa.
«Probabilmente saranno venuti anche in redazione», dice Edward dubbioso.
«Questo non lo so, ma hanno chiesto di te e dal tono della voce erano tutt’altro che allegri», racconta Alice.
«Devo andare in redazione il prima possibile, tu intanto avverti Billy», dice Edward.
«D’accordo sì», dico annuendo.
Lo bacio a fior di labbra e lo lascio andare in redazione. «Così tu e mio fratello avete fatto baldoria a NY?», domanda Alice, con voce maliziosa.
Arrossisco in viso facendo una smorfia. «Era solo un bacio, tutto qui», puntualizzo.
«Un bacio? Bella era letteralmente un fuoco ardente, giuro», fa notare Alice.
Ridacchio. «Vado a prendere i regali e torno», dico mentre mi avvio. Siamo venuti qui con la mia macchina, abbiamo dormito da me la scorsa notte. Sicuramente le piaceranno molto, io le ho preso più di un regalo perché volevo che avesse un bel ricordo, come se fosse venuta insieme a noi, mentre Edward gliene ha comprato solamente uno.
«Ecco a lei!», esclamo porgendole la busta.
«Bella spero che tu stia scherzando?», domanda Alice in toni perplessi.
«No mia cara e questi sono i miei, vedrai quello di Edward».
«Non vedo l’ora di aprirli! Grazie tesoro, siete stati carinissimi», dice Alice con voce emozionata.
Io le ho regalato una tazza con la scritta NY, una maglietta con la scritta NY, una calamita per il frigo accompagnato da altri gadget locali e una bellissima statua a forma di cane che richiama la sua passione per gli animali, mentre Edward le ha regalato un abito favoloso, le piacerà un sacco!
«Ma sono stupendi! Bella non dovevate!!!!!!!!!», dice Alice euforica e commossa.
«Sono contentissima che ti siano piaciuti» sorrido. «Piuttosto mi dispiace per i casini che hanno creato i vicini di Billy», dico preoccupata.
«È probabile che abbiano visto la notizia al tg o che abbiano letto l’articolo», dice Alice.
«Sicuramente è stato così, ma noi abbiamo dovuto farlo», dico in toni preoccupati. «Non potevamo lasciare che lo facessero di nuovo».
«Non avete nessuna colpa Bella. Casomai sono solo che dovrebbero vergognarsi per ciò che hanno fatto», dice Alice, in toni rassicuranti.
«Sì è vero, però ti hanno creato casini ed io non ero nemmeno presente», dico in toni dispiaciuti.
«Puoi stare tranquilla perché li ho messi subito a tacere» Alice cerca di rassicurarmi più volte, ma sono comunque preoccupata e dispiaciuta per averla lasciata da sola. Sento puzza di guai, specie per la redazione. Edward ci ha messo anima e corpo in quell’articolo e la video news è perfetta. Noi vogliamo solo fare giustizia e salvare dei poveri, innocenti animali che sono stati abbandonati da gente senza scrupoli. Come si può abbandonare un cane o un gatto? Come si può anche solo pensare di farlo? Dio, mi sale il sangue al cervello al sol pensarci. Sospiro per tentare di darmi una calmata e sento Billy al telefono. Sul momento rimane un po' sorpreso perché credeva non avrebbero avuto il coraggio di presentarsi qui, ma visto come sono andate le cose, si è dovuto ricredere. Ci siamo dati appuntamento per il primo pomeriggio al bar di fronte il mio studio, per capire come procedere. Non possiamo mica lasciar correre? Sarebbe da pazzi e non faremmo altro che dare ragione a quelle persone, oltre che dare l’idea di esserci spaventati.
«Con Billy ci vediamo nel primo pomeriggio, dobbiamo agire quanto prima», dico sistemando il cellulare nella tasca del camice.
«Fate bene, io sto dalla vostra parte», dice Alice.
«Grazie».
«Caffè?», domanda Jacob timidamente, entrando in studio con una busta di carta. Chiude con il piede la porta e si avvicina. «Spero di non disturbare».
«Ah dire il vero sono appena arrivata», dico.
«Ottimo allora», dice sorridendo mentre posa la busta sul tavolo e tira fuori tre caffè. «Ne ho preso uno anche per la tua amica, se le va naturalmente».
«Oh, grazie», risponde Alice sorpresa.
«A te va?», domanda rivolgendosi a me.
«Ma sì, un caffè ci sta. Grazie Jacob», dico sorridendo.
Sembra tranquillo, diverso da come l’ho lasciato quando sono partita. Magari è cambiato in questa settimana. Mi dico.
«Ecco a te» prende il caffè e lo porge ad Alice, che accetta ringraziando di nuovo, ed ecco a te, e lo porge a me. «Allora, dove siete andati di bello?», domanda curioso.
«A NY. Edward voleva andarci da tempo e finalmente abbiamo trovato un po' di tempo libero per visitarla», dico eccitata. «Tu ci sei mai stato?».
«No però immagino sia bellissima», risponde bevendo un po' di caffè.
«Sì è stupenda NY, dovresti andarci».
«A proposito, papà mi ha accennato della storia dei vicini. Mi… dispiace che vi abbiano dato problemi», dice in toni preoccupati e dispiaciuti.
«Avrei dovuto prevedere che sarebbero venuti qui. Edward crede che siano andati anche in redazione», dico preoccupata mentre  sorseggio un po’ di caffè.
«È molto probabile, sì. Ma che ti hanno detto?», chiede Jacob curioso.
«C’era Alice quel giorno, e forse è stato meglio così perché se cero io non so cosa sarebbe successo», dico sospirando.
«Ti consiglio di non abbassarti al loro livello, non ne vale la pena», dice. «Comunque, se hai bisogno di qualcosa o Edward ha bisogno di aiuto, io ci sono».
«Dici davvero? Beh grazie mille, una mano in più ci sarà molto d’aiuto» sono parecchio sorpresa di sentirli dire quelle parole. «Magari nel pomeriggio puoi venire con Billy, ci vediamo al bar qui di fronte».
«Certo, volentieri», dice sorridendo. «Ora devo andare e immagino tu abbia da lavorare».
«Oh sì è vero!».
«Ottimo allora! Ci vediamo più tardi».
«A dopo Jacob» lo saluto con un cenno e finisco di bere il caffè.
«Posso dire come la penso?», esclama Alice preoccupata.
Arriccio il naso confusa. «Se ti riferisci al suo atteggiamento mi è sembrato strano anche a me, però chi può saperlo», dico scrollando le spalle, «magari ha riflettuto e ha capito che stava sbagliando».
«Oppure c’è qualcosa sotto», dice Alice in toni sospettosi.
«Io una seconda possibilità gliela darei», dico.
«Forse, però ti consiglio di stare attenta, anche se è stato gentile a potare il caffè, ci voleva».
«È vero si, ci voleva proprio un buon caffè», dico ridacchiando mentre ne sorseggio un pò.

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Capitolo 14
*** Una lettera misteriosa ***


Pov Bella
 
Edward ci ha visto giusto, i vicini di Billy – dopo essere stati in studio – si sono presentati in redazione minacciando di denunciare l’autore dell’articolo e il capo della redazione. Da quanto mi ha raccontato, hanno usato dei toni molto intimidatori e più che parlare con calma, si sono messi a gridare; invece di rendersi conto della gravità di ciò che hanno fatto, o provare a chiedere scusa, voglio venirci contro. Nel pomeriggio ne abbiamo parlato con Billy e Jacob, ci siamo incontrati nel bar di fronte allo studio, ma nessuno di noi ha avuto idee e per la prima volta, io e Edward non siamo stati d’accordo.
 
«Sto per dire una follia, ma se vogliono denunciarmi, che lo facciano pure», dice Edward.
«Cosa?», esclamo stupefatta.
«Bella sono stato io per primo a voler portare avanti questa battaglia ed è giusto che mi assuma la responsabilità di ciò che ho fatto. Era più che normale una loro risposta negativa, avrei dovuto aspettarmelo», dice Edward in toni seri e decisi.
«Sì, ma chi ti ha spinto? Io ti ho spinto Edward, e se denunciano te, ci andrà di mezzo anche la tua redazione e non voglio», dico dispiaciuta.
«Amore…», sussurra.
«Niente amore! Se ne va di mezzo la tua redazione, ne voglio andare di mezzo anche io e il mio studio. Non è giusto che tu ti assuma tutte le responsabilità», puntualizzo seria.
«Dobbiamo e vogliamo andarne di mezzo anche noi», dice Jacob. «Infondo è stato papà a portarvi Angel in studio».
«Mio figlio ha ragione. Ne dobbiamo andare di mezzo tutti e quattro», dice Billy.
«Ragazzi, apprezzo molto che vogliate entrare nella questione e so quanto ci tenete ad Angel così come alla lotta che abbiamo intrapreso, ma spetta a me addossarmi tutte le colpe. Dopotutto, l’ho scritto io l’articolo, inoltre è mia la redazione», dice Edward.
«Non se ne parla neanche», dico allibita. «Se denuncia te, voglio essere denunciata anche io!».
«E anche noi!», dice Jacob.
Edward sospira preoccupato. Intreccio una mano con la sua e percepisco all’istante che è un po' nervoso. «Ehi, tesoro cosa ti preoccupa», sussurro cercando il suo sguardo.
«Non voglio che ci vada di mezzo il tuo studio», dice preoccupato, «o la tua persona, così come non voglio che ne risenta Billy e Jacob».
«So che vuoi proteggermi e credimi, lo fai ogni giorno ma questa storia riguarda anche me» cerco di convincerlo, ma non c’è storia che regga. Lui è convinto che debba essere il solo a doversi prendere la responsabilità di ciò che è successo.
 
Proprio per questo motivo, sono sotto al portone di casa sua con Teddy. Voglio chiarire la situazione e sperare di fare la pace. Suono al campanello più volte. Edward risponde dopo un po'. «Sì?».
«Sono io… e vengo in pace, se mi vuoi ancora parlare», dico in toni preoccupati.
Non sento nessuna risposta, ma due minuti più tardi è giù. Indossa solo i boxer e una canotta senza maniche. «Amore scusami per oggi», sussurra in toni dispiaciuti.
«No, sono io che devo scusarmi con te», rispondo con lo stesso tono di voce.
«Per cosa?», esclama arricciando il naso «per essere la donna meravigliosa che sei? Chi dovrebbe darsi una padellata in testa sono io».
Un sorriso spunta sulle mie labbra. «Scemo!» rido. «E sappi che sono fiera di te, del lavoro che hai fatto e voglio combattere fino infondo insieme a te. È una guerra che dobbiamo vincere entrambi».
«Ce la faremo vedrai», dice in toni rassicuranti «ho un caro amico avvocato, sai quello di cui ti parlavo e può aiutarci lui».
«Grazie amore», dico dolcemente.
«Sali su?», propone.
«Io pensavo di restare a dormire».
«Ancora meglio tesoro», dice sorridendo mentre si abbassa ad accarezzare Teddy, che subito gli lecca la mano. «Ehi cucciolo, lo sai che il tuo fratellino Angel ti sta aspettando?», esclama felice.
«Mi manca così tanto…».
«Gli manchi anche tu e sei mancata anche a me», sussurra.
«Sì anche tu mi sei mancato».
 
Ho fatto bene ad andare da Edward ieri sera. Quando siamo saliti, abbiamo parlato a lungo e ci siamo confrontati, aperti in modo del tutto sincero; e questo non ha fatto altro che confermare quanto lui sia un ragazzo straordinario, ma anche quanto io sia stata sciocca a non accorgermene prima. Sono sicura che grazie al suo avvocato riusciremo ad averla vinta.
«Spero non ti dispiaccia se anche oggi ti ho portato del caffè», dice Jacob in toni timidi, entrando con una busta di carta.
«No anzi, grazie! Ci voleva proprio un buon caffè».
Jake sorride, prende il mio caffè e me lo porge, poi prende il suo e ne beve subito un po'.
«Con Edward alla fine avete chiarito? Spero di sì», chiede con un velo di curiosità.
«Ieri sera sono stata da lui e abbiamo parlato molto. È un ragazzo davvero straordinario», rispondo felice.
«Mi fa molto piacere, state davvero bene insieme».
«Grazie Jacob!», esclamo con voce sorpresa. Non me lo sarei mai aspettato da lui.
«Cerco la signorina Isabella Swan, è lei per caso?», chiede un signore con toni parecchio seri, quasi intimidatori mentre apre e chiude la porta alle sue spalle.
«Sono io perché?», domando confusa.
«E lei cosa ci fa qui?», esordisce Jacob, in toni molto provocatori.
«Il figlio di Billy Black!», esclama il signore stupefatto. «Sono venuto ad avvertire Isabella che presto riceverà una denuncia e se mi girano le farò anche chiudere questa catapecchia», dice in toni intimidatori.
«Guardi che non mi spaventa, e comunque Bella non ha fatto nulla di male», risponde Jacob in toni seri.
«Ha umiliato me e la mia famiglia dicendo cattiverie gratuite», controbatte il signore in toni arroganti.
«Per lei abbandonare dei cani e dei gatti – non dica che non è vero perché l’ho visto io stesso – è una cosa normale?», fa notare Jacob, in toni alterati.
«Quello che faccio con la mia famiglia sono affari miei, non vostri», risponde il signore, in toni altrettanto alterati.
«Jacob ha ragione e lei dovrebbe soltanto che vergognarsi», m’intrometto seria.
«Si faccia gli affari suoi e stia bene attenta, presto le arriverà una bella denuncia», risponde il signore, in toni minacciosi.
«Sono curiosa di leggere la motivazione, così mi farò due grosse risate e me la faccia pure, tanto è lei che ha torto e presto se ne renderà conto», rispondo con gli stessi toni.
«Vedremo» e senza aggiungere altro, se ne va.
Sospiro preoccupata. «Ora si che siamo nei guai».
«Non gli permetterò di denunciarti», dice Jacob.
«E come farai?», domando dubbiosa e preoccupata.
«Troverò il modo, ma quel verme non la passerà liscia!».
«L’unica è andare subito dall’avvocato», dico mentre prendo il telefono dalla tasca del camice. «Chiamo Edward e l’avverto di quanto è accaduto».
«Sì, io intanto vado da mio padre al supermercato e vedo cosa mi consiglia di fare».
«D’accordo e grazie ancora per il caffè».
«Figurati!» e mentre va da Billy, io chiamo Edward.
 
Edward mi viene incontro lasciando la porta mezza aperta e m’abbraccia forte. «Tesoro come stai?», domanda preoccupato. Dopo aver saputo che quel signore è venuto in studio, ha lasciato il lavoro ed è corso qui. Mi stringo al suo petto sospirando. «Non preoccuparti sto bene, però dobbiamo fare qualcosa e anche alla svelta perché quel signore sembra davvero convinto di volermi denunciare», dico preoccupata.
«Bella scusami se stamattina ti ho lasciata sola, ma avevo delle cose da pagare e non potevo più rimandare», dice Alice, in toni mortificati.
«Ma no tranquilla. Fortuna che in quel momento è passato Jacob, però ne ha prese anche lui, di mal parole intendo», racconto.
«Quel ragazzo non mi piace per niente», commenta Alice, in toni leggermente preoccupati.
«Secondo me invece ha capito di aver sbagliato e sta cercando di rimediare», risponde Edward.
«Sì anche per me», dico.
«Io fossi in voi stare attenta», dice Alice.
«Mi ha anche detto che stiamo molto bene insieme e non posso che dargli ragione», dico alzando lo sguardo. Subito si incrocia con i suoi bellissimi occhi e sorridiamo nello stesso momento.
«È vero, stiamo molto bene insieme», sussurra Edward.
«Almeno su questo è stato onesto», bofonchia Alice.
«Ora però abbiamo un problema da risolvere, ovvero i vicini. Penso che vogliano davvero sporgere denuncia e mi chiedevo quando il tuo avvocato potrebbe riceverci», dico preoccupata.
«Lo chiamo subito, magari si libera anche per domattina», risponde Edward mentre si accinge a prendere il cellulare.
«D’accordo».
 
L’articolo e la video news hanno portato parecchio scompiglio in redazione e in studio. Il signore che è venuto “a trovarmi” l’altra mattina non si è più presentato, ma secondo me tornerà molto presto alla carica. Da come ha parlato sembrava davvero convinto di aver ragione e certo che avrebbe sporto denuncia contro di me, peccato di non essere stata io ad aver abbandonare quegli animali. Jacob invece è scomparso, non si fa vivo da giorni. Può darsi che abbia avuto da fare, o magari sta pensando a qualche idea insieme a Billy per cercare di placare l’ira dei vicini. Se vuole può venire lui a trovarmi o passare a trovare Edward, tanto sa dove lavoriamo.
«Ho trovato questa lettera fuori, è per te», dice Alice in toni un po' preoccupati mentre entra e si avvicina con una busta bianca.
«Per Bella» leggo ad alta voce. «Vuoi vedere che i vicini hanno davvero sporto denuncia?», esclamo sicura di me.
«Secondo me non è dei vicini», dice Alice in toni seri.
«E di chi sennò?», arriccio il naso, «Jacob?».
«Te l’ho detto che a me quel tipo non mi piace», puntualizza.
«Ma dai, Jacob che mi scrive una lettera? A che scopo scusa?», domando confusa.
«Beh, visto che non ti ha più mandato fiori, magari ha pensato di darsi alla scrittura e ti ha spedito una lettera».
«Ho chiarito con lui, tra l’altro c’era anche Edward quel giorno e come ben vedi non sono più arrivati fiori», metto in chiaro.
«Fino ad oggi, dove però, ti ha spedito una lettera», puntualizza.
«Non dire stupidaggini, secondo me stai sbagliando a giudicarlo così male».
«Allora apri la lettera e illuminami».
«Ok d’accordo» sospiro e apro la lettera.
La scrittura è davvero pessima, ma leggibile.
 
To be continued…
 






E come si direbbe "il mistero si infittisce!". Di chi sarà mai quella lettera???? Edward e Bella hanno avuto la loro prima lite, però hanno subito fatto pace, si vede che il loro amore è più forte di qualsiasi ogni altra cosa. E i vicini di Billy? Chissà come finirà?! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo!!!!

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Capitolo 15
*** Lasciami in pace ***


 
Buona sera/ buongiorno! Finalmente in questo capitolo scopriremo chi si cela dietro la lettera e cosa c’è scritto. Chissà chi è… Spero di avervi incuriosito, che vi piaccia e vi ringrazio perché mi fa molto piacere che la storia vi stia piacendo. Un bacione e al prossimo capitolo. 
 
 
 
Pov Bella
 
La scrittura è pessima, ma è leggibile. Sospiro e inizio a leggere ad alta voce.
 
Cara Bella,
non è facile per me trovare le parole…
 
Alice m’interrompe: «Che ti avevo detto?», esclama sicura di sé.
«Ok forse avevi ragione tu», borbotto, «ma fammi leggere prima di arrivare a strane conclusioni».
«D’accordo Bella».
 
Schiarisco la voce e riprendo da dove mi sono fermata. 
 
non è facile per me trovare le parole giuste e vorrei dirti queste cose di persona, ma non sono abbastanza coraggioso per farlo. Penserai che sia un ragazzo timido – ed è verissimo – io sono molto timido, ed è per questo che ho deciso di scriverti una lettera.
 
«Ora mi credi?», esclama Alice sicura di sé, mettendo le mani sui fianchi. È dura ammetterlo, ma Alice ha ragione, eccome se ne ha. Jake è innamorato di me e nonostante io gli abbia detto chiaramente che lo vedo soltanto come un amico, non si è fatto scrupoli e mi ha scritto una lettera; come se non avessimo mai parlato, come se non fossi stata sufficientemente chiara, quando non è così. Dovrò parlargli – con Edward presente sia chiaro – nella speranza che si renda conto di come stanno le cose e che accetti solamente la mia amicizia. Jacob ovviamente soffrirà, non sarà facile nemmeno per me fargli quel discorso però devo farlo e anche il più in fretta possibile. Scompiglio i capelli sospirando.
«Io l’ho sempre detto che quel ragazzo era strano», puntualizza Alice.
«Ed io come una cretina non t’ho dato retta. Mi dispiace».
«Che vuoi fare adesso?», chiede preoccupata.
«Prima di tutto voglio avvisare Edward, è il mio ragazzo e deve saperlo. E voglio chiamare Jacob, mi farò dare il numero da Billy», dico. «Gli chiederò se ci possiamo vedere al bar di fronte lo studio il prima possibile».
 
Edward, appena saputo della lettera è subito corso in studio mentre io ho contattato Jacob. Ho avuto il numero di telefono da Billy, gli ho mandato un sms, ma non ho ancora risposto. 
«Forse si è reso conto della gravità della cosa e teme un confronto», suppongo.
«Può darsi, anzi, è molto probabile che sia così», risponde Edward.
«Gliel’avevo detto che lo ritenevo soltanto un amico».
«Ma lui ha fatto di testa sua scrivendoti una lettera».
«A me quel ragazzo non è mai piaciuto e forse aveva ragione Edward quando all’inizio lo guardava male», dice Alice.
«Effettivamente…», dice Edward. «Più che altro mi infastidiva come la guardava», borbotta.
«Io pensavo fosse timido ed impacciato, invece era tutta una facciata», dico sospirando mentre Edward scuote il capo. «Ed io che volevo pure dargli una chance», dice sbalordito.
«Mi dispiace», dico chinando il capo.
«Per cosa amore?».
«Beh infondo è colpa mia».
«Non dirlo nemmeno per scherzo. Lui sapeva che per te era soltanto un amico, così come sapeva che siamo fidanzati. Casomai è lui il colpevole».
«Speriamo che parlandogli si renda conto e la smetta», dico sospirando mentre alzo lo sguardo.
«Tu devi stare tranquilla perché non lascerò che ti mandi ancora lettere o fiori, o quel che sia», dice Edward in toni rassicuranti.
«Grazie amore mio».
«La tua sicurezza è tutto per me. Jacob dovrà vedersela con il sottoscritto se non vuole lasciarti in pace», dice Edward serio.
«E guai a lui se proverà ad entrare qui dentro un’altra volta, lo stendo», dice Alice.
Sorrido. «Grazie Alice. Non so come farei senza di voi». Edward mi attira a sé e lascia un bacio tra i miei capelli. «Andrà tutto bene amore», sussurra.
Sospiro al suono delle sue parole. Il telefono vibra, credo – e spero – sia Jacob. Mi allontano tirandolo fuori dalla tasca del camice, c’è un suo sms.
 
Ok d’accordo, ci vediamo tra venti minuti al bar di fronte lo studio. 
 
«Dice che ci vediamo tra venti minuti al bar di fronte lo studio».
«Bene», risponde Edward.
«È meglio se noi ci avviamo. Intanto ordiniamo qualcosa», dico con voce leggermente preoccupata.
«Andate pure, qui ci penso io tranquilla Bella» mi rassicura Alice.
«Grazie» e andiamo.
Jacob arriva puntuale ed è sorpreso di vedere anche Edward, ma non potevo affrontarlo senza di lui. Accenno un sorriso, tiro fuori la lettera e con l’altra mano cerco quella di Edward, che subito intreccia le nostre mani. Andrà tutto bene Bella. Mi dico. 
«Penso che tu ci debba una spiegazione», dice Edward serio.
«Per cosa?», chiede Jake confuso.
Metto la lettera sul tavolo e gliel’allungo. «Questa. E non dire che non centri niente perché è palese che sei stato tu a scriverla», dico altrettanto seria.
«Io?» Jacob è sempre più vago. 
«Per favore, già è difficile essere qui». La sua espressione m’innervosisce un bel po'. Ci guarda come se non ne sapesse niente di quella lettera, ed è proprio questo che mi rende nervosa. Almeno abbi la decenza di assumerti la responsabilità di ciò che hai fatto, anche perché non basta leggerla tutta, già dalle prime righe s’intuisce che è stato lui. Sospiro. «Jacob ormai sappiamo che sei stato tu» vado dritta al punto nella speranza che si palesi, invece il suo sguardo si fa sempre più vago, confuso. «No guarda, credo che abbiate preso un granchio perché io non ho fatto proprio niente» cerca di giustificarsi, al che Edward gli indica la lettera con l’indice della mano sinistra, come se lui non l’avesse notata. «E di questa che hai da dire? L’hai scritta durante il sonno?», domanda Edward sarcasticamente, ma riesco a percepire un velo di nervosismo nel tono della voce e lo capisco benissimo. Jake prende in mano la lettera e inizia a leggerla, poi alza di scatto la testa. «Io non ho scritto questa lettera», esclama stupefatto. Sbuffo nervosamente. «E io non mi chiamo Isabella Swan, ma per favore Jacob!», esclamo spazientita. «Mi sembrava di essere stata chiara l’altra volta», faccio notare.
«Bella non sono stato io a scriverla, te lo giuro» mi supplica.
«Chi pensi di prendere in giro?», domanda Edward serio mentre Jacob cambia sguardo, gli rivolge un’occhiata che – secondo lui dovrebbe spaventare – in realtà Edward non è un ragazzo che si fa spaventare e continua a parlare. «Prima le mandi dei fiori in anonimato poi, non soddisfatto, le scrivi una lettera ed ora insisti che non sei stato tu. Una volta tanto assumiti la responsabilità di ciò che hai fatto». 
«Non sono io che dovrei assumermi delle responsabilità, perché non sono stato io ma so chi è stato», controbatte infastidito. Edward scuote il capo ridendo dal nervoso. «E allora chi è stato? Il tuo fantasma?», chiede Edward in toni sarcastici. 
«Bella non vorrai mica credergli?», esclama Jake sbalordito. Lo guardo sorpresa. «Dovrei forse credere a te?» e rivolgo lo sguardo verso Edward, che subito si gira verso di me. I nostri occhi divengono due calamite, incapaci di staccarsi ed io mi sento subito al sicuro, protetta; e non c’è bisogno che dica niente perché lui capisce al volo il mio pensiero. «Andiamo», dice Edward dolcemente. Annuisco e ci alziamo. Si alza anche Jacob allungando un braccio verso di me, afferrandomi il polso della mano sinistra. «Bella ti prego aspetta…», dice supplichevole. «Lascia che ti spieghi come siano andate veramente le cose, te lo giuro non è come pensi». Edward lo guarda malissimo. «Ti conviene levare subito quella mano», dice serio. Jake ricambia l’occhiataccia, ma non molla, mentre io invece cerco di divincolarmi dalla sua stretta. «Voglio chiare con lei. Ne ho tutto il diritto», dice Jake infastidito, verso Edward. Ma non l’avesse mai detto. In un baleno si ritrova a terra, Edward gli sta sopra e la velocità, ma soprattutto la forza che ha avuto nel fare quel gesto è stata a dir poco spaventosa. Jacob trema come una foglia e tremerei anche io se fossi nella sua stessa situazione. «Edward fermo, gli fai male», dico spaventata.
«Forse così la smetterai di dire bugie e ti assumerai la responsabilità di quello che hai fatto», dice Edward serio. Jacob cerca di dire qualcosa, ma lo sguardo di Edward lo zittisce all’istante. «Vedi di non provarci mai più e se ti vedo ancora nei pressi dello studio agirò per altre vie» lo intima Edward alzandosi. Non l’ho mai visto comportarsi così e sì, lo ammetto, mi ha un po' spaventato ma forse è servito a Jake – o almeno lo spero – perché sono davvero stanca di ricevere lettere, fiori e quant’altro. Il suo sguardo è serio, rigido e quando cerco di catturare i suoi occhi, subito si addolcisce. «Andiamo via, ti prego», sussurro con voce provata. Lui annuisce. Non si gira a guardare Jacob, io invece gli rivolgo un mezzo sorriso, quasi a dire che sono dispiaciuta per il comportamento di Edward. Non dico di esserlo veramente perché mentirei a me stessa, però non pensavo che andasse a finire così e la velocità con cui l’ha messo a terra mi ha scosso molto, oltre che spaventato. Ce ne andiamo silenziosamente, io ogni tanto giro lo sguardo verso Jacob, che nel frattempo si è alzato ed è rimasto lì seduto. Arrivati davanti allo studio, Edward sospira. «Bella… ti devo delle scuse io, non so cosa mi sia preso», dice mortificato.
«Non t’ho mai visto così», dico preoccupata, «mi hai spaventato un po'».
«Lo so», mormora. «Amore mi dispiace». E lo è davvero. Nel suo sguardo riesco a vedere molta mortificazione e percepisco chiaramente che si sente a disagio. «Stringimi», sussurro, «stringimi e basta». Anche se sembra più una supplica. Edward lo fa lasciando un bacio tra i miei capelli, più volte. «Non volevo che ti ferisse ulteriormente», sussurra mentre io affondo la testa sul suo petto chiudendo gli occhi, intrecciando le nostre mani. «Quand…» lo interrompo. Alzo lo sguardo e all’istante i nostri occhi diventano una cosa sola. «Mi hai protetta come non ha mai fatto nessun altro», dico. «Jake sapeva che stavo con te, ma non si è fatto scrupoli e per quanto forse sei stato un po' troppo duro, forse se l’è meritato», continuo osservando come la sua espressione cambia di secondo in secondo, diventando sempre più dolce, «Edward io sono la prima a odiare la violenza, ma non ne posso più di ricevere lettere, fiori e quant’altro». 
«Ti chiedo scusa se ho agito d’istinto e sono pronto a scusarmi se lo vorrai, ma non poteva continuare a dire che non centrava niente, quando è palese che sia stato lui».
«È lui che dovrebbe chiedere scusa, non tu e anche se hai agito d’istinto, hai avuto i tuoi buoni motivi per farlo, ma apprezzo molto le tue parole».
«Non voglio che ti sia fatta una cattiva idea su di me», dice preoccupato.
«Non sarei qui se fosse così», rispondo rassicurandolo.
«Scusami ancora se ho agito in quel modo».
Mi alzo in punta di piedi e lo bacio a stampo. «Amore va tutto bene» lo tranquillizzo di nuovo.
«Te la senti di tornare al lavoro, o vuoi andare casa?».
«Sì, sto bene».
«Allora ci vediamo stasera».
Annuisco e mi stringo ancora a lui per qualche minuto e torno in studio. «Credo che Jake non si farà vivo per un po'», dico sollevata mentre infilo il camice.
«Che è successo?», domanda curiosa, alzando lo sguardo dal pc.
«Non sapevo che Edward avesse fatto arti marziali, dovrò chiedergli spiegazioni», dico un po' sorpresa.
«A dire il vero ha fatto sia Karatè che Box», puntualizza Alice.
«Wow non lo sapevo!».
«Deduco che siano arrivati alle mani».
Riprendo quello che stavo facendo prima che ricevessi la lettera, ovvero sistemare alcuni carteggi. «Non proprio, cioè Edward l’ha messo a terra con una mossa e in pochissimi minuti. Per quello dico che Jake non si farà più vedere», racconto.
«Io non direi…» e indica la porta che si apre. Sospiro amareggiata. «Cosa ci fai ancora qui?», domando con voce stanca. Jacob avanza lentamente. «Voglio chiarire Bella» mi supplica.
«Chiarire? Pensi veramente che io ti creda?», esclamo scioccata, incrociando le braccia al petto.
«Sì lo penso perché non sono stato io a scrivere quella lettera».
«Vattene, oppure chiamo Edward», dico in toni minacciosi e seri.
«Ok hai ragione, provo qualcosa per te, ma non sono io che ti ho scritto questa lettera» mi supplica di nuovo.
«Jacob te lo chiedo un’ultima volta, per favore vai via» lo imploro seriamente, passando una mano tra i capelli.
«È meglio che te ne vai, se mio fratello ti trova qui saranno guai seri per te», dice Alice in toni molto seri.
«Ti proverò che non sono stato io, puoi giurarci», dice guardandomi dritto negli occhi. Indietreggia, si gira e se ne va mentre io tiro un sospiro quasi di sollievo.
«Vuoi che avvisi Edward?», domanda Alice preoccupata.
«No, sarebbe peggio».
«Tu stai bene?».
«Sì, credo di sì» e sospiro di nuovo. Ma quanto vorrei essere con Edward, stretta al suo petto mentre mi rassicura dicendo che andrà tutto bene. «Avresti dovuto vederlo», racconto incredula.
«Ti riferisci a mio fratello? Beh, ti ama e vuole proteggerti».
«Sì, è stato strano. Voglio dire, mi ha spaventata però, per la prima volta, mi sono sentita al sicuro. Non so se intendi».
«Tu sei la sua priorità, la sua ragione di vita. Non permetterebbe mai a nessuno di farti del male».
«Ora ne ho prova, anche se già lo sapevo» e riprendo a sistemare quei carteggi. «Certo che star via un’ora da qui è come andare via un mese intero. Domani mattina vado dal commercialista».
«Cerca di tornare per le 10.30 perché viene il signor Welling per controllare la piccola Nikki, ricordi?», rammenda Alice.
«Oh giusto, dobbiamo vedere se la ferita è guarita».
 
La sera arriva in un baleno, e per fortuna. Non vedevo l’ora che Edward mi venisse a prendere per stare da soli. Ispiro il suo profumo. «Scusami se non t’ho detto che Jacob è tornato poco dopo», dico dispiaciuta. Edward ci copre di più con la coperta. Siamo abbracciati nel letto e abbiamo appena finito di guardare un film. «L’importante è che tu stia bene», risponde sereno.
«Comunque Alice gli ha fatto presente che se non se ne fosse andato via subito, ti avrebbe chiamato e per lui sarebbero stati guai», racconto.
«Ha fatto bene», dice. «Bella, amore io non so davvero come scusarmi per come ho agito oggi, ma lui continuava a mentir…» lo zittisco portando una mano dietro al suo collo e l’attiro a me baciandolo con dolcezza. «Non sai come mi hai fatto sentire protetta», sussurro guardandolo dritto negli occhi; due occhi bellissimi, grandi, un po’ lucidi ed uno sguardo dolcissimo. Mi stringe più possessivamente a sé lasciando un bacio tra i miei capelli ed io sospiro. 
«La tua incolumità è tutto per me», mormora.
«C’è solo una cosa che voglio sapere: quando mi avresti detto che hai fatto box e karatè?», domando curiosa.
«È stato molti anni fa», dice ridendo.
«Mi insegneresti qualche mossa?», propongo.
«Nemmeno per sogno, è troppo rischioso. Sai quante volte mi sono fatto male?», esclama terrorizzato.
«Ma potrebbe essermi utile», mugolo.
«No, è escluso. Se ti capitasse qualcosa poi sarebbe colpa mia e non me la sento».
«E dai amore… almeno fammi vedere qualche mossa, quanto meno per difendermi in caso dovessero venire dei ladri in negozio», insisto e lui sospira.
«Ok d’accordo, ma niente cose complicate e poco alla volta intesi?».
«Va bene» lo bacio a fior di labbra. «Faremo come vuoi».
 
Accidenti! Il commercialista è impegnato stamane e ha spostato tutto a dopo domani pomeriggio. Che cavolo, avevo pure puntato la sveglia presto quando potevo concedermi altri cinque minuti di relax con Edward. In compenso, sono riuscita a fare una sorpresa ad Alice. Con tutte quelle volte che l’ho lasciata da sola, un regalo è quello che ci vuole. Ma non è solo per questo, lei è una grande amica e so che potrò sempre contare sul suo aiuto. All’inizio volevo prenderle solo un nuovo modello dei braccialetti di Pandora, che lei so adora molto, poi però ho avuto l’idea di prenotare due giorni alle terme per noi due ed ora sto andando in studio per darle la sorpresa. Edward appena l’ha saputo è stato contentissimo e dice che già gli manco. 
«Dov’eri finita? Il signor Welling ti aspettava», borbotta.
«Lo so sei arrabbiata, ma ho qui due sorprese per te» e le porgo prima il pacco di Pandora. «Ma Bella… non dovevi!», esclama sorpresa.
«Spero ti piaccia».
«Ma è stupendo, grazie mille Bella», esordisce felice mentre tira fuori il braccialetto. «Sei un tesoro».
«Mi fa piacere che ti sia piaciuto», dico. «Ora però, tocca al secondo regalo».
«Così mi fai sentire in colpa… io non ti ho regalato niente».
«Zitta e apri!» le impongo porgendole la busta contenente i biglietti.
Un urlo di felicità arriva ben presto e inizia a saltellare per tutto lo studio. «Un weekend di relax solo per noi, che figata! E partiamo dopo domani».
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto».
«Scherzi?! Bella è… è il più bel regalo che io abbia mai ricevuto».
«Ne sono felice e non vedo l’ora di partire».
«Sì anche io, Edward cosa ne dice?», chiede curiosa.
«Già gli manco, che scemo!».
«Siete matti, davvero e vi voglio tanto bene».
L’abbraccio forte. «Anche noi ti vogliamo bene».
 
Una settimana dopo…*
 
Ci volevano proprio due giorni di relax, specie se Edward si presenta improvvisamente alle terme per passare una serata romantica che aveva programmato a mia insaputa con Alice. Non si è potuto fermare perché non voleva lasciare i nostri cagnolini da soli, ma è stata ugualmente una splendida sorpresa. Se penso che fino a qualche tempo fa non l’avrei mai immaginato di finirci insieme. In realtà ho sempre avuto paura del mio passato, è stato quello il principale motivo per cui l’ho respinto. 
«Sono stata a casa della signora Potter e Lilly sta meglio. Aveva solo una congestione», racconta Alice entrando. 
«Meno male». 
«Certo che quei due giorni alle terme sono proprio volati», fa notare con un velo di tristezza.
«Io mi sono rilassata un sacco e conto di tornarci quanto prima». È stato come svuotare la mente, c’ero solo io insieme alla mia amica e una splendida vasca idromassaggio; per non parlare poi della sorpresa che m’ha fatto Edward. Che amore! Una serata solo per noi, romantica al punto giusto ma non troppo. 
«Per caso cercate degli stagisti?».
Parli di Edward e arriva in studio. Smetto di lavorare e gli vado vicino, usando la stessa malizia. «Mah… a dire il vero no, però se vuole…», sussurro e lo bacio portando le mani dietro al suo collo mentre lui mi stringe i fianchi.
«Ciao amore», mormora lasciando le labbra a pochi centimetri dalle mie, sorridendo.
«Ciao», mormoro e lo bacio un’altra volta, rendendolo passionale; m’impossesso della sua bocca, la divoro mentre mi avvinghio al suo corpo. Edward risponde con la stessa passione e lo stesso desiderio senza mai lasciare i miei fianchi, cingendoli con più ardore. «Ti amo da impazzire Bella», mormora con voce roca mentre cerca di riprendere fiato. Lo bacio ancora una volta, più dolcemente. «Anche io ti amo da morire Edward», mormoro innamorata, buttandogli indietro i capelli.
«Quindi è mio il ruolo?», domanda curioso, usando un tono di voce malizioso.
Ridacchio maliziosa. «Assolutamente sì!».
«Assolutamente no!», bofonchia Alice. «Se lui lavorasse qui, voi due stareste appiccicati come due cozze e Dio solo sa come finirebbe».
Scoppiamo a ridere entrambi. «E dai sorellina, è solo uno stage», insiste lui.
«Guarda è un bene che non ci capisci niente di animali perché sul serio sarebbe la fine».
«A proposito», dice Edward preoccupato, «sono tornati i vicini di Billy, c’era anche la signora questa volta e dicono che se non rimuoverò l’articolo e la video news ci denunceranno».
«Posso farlo?», chiedo spaventata.
«Credo di no, lo spero».
«Dico io, come diavolo fai ad abbandonare degli animali e poi fingere così», dico sbalordita.
«Purtroppo non tutti sono come noi, ma tranquilla ho subito avvisato il mio amico avvocato e ci attende domani pomeriggio», mi rassicura Edward.
«Grazie».
«ADESSO TU VIENI CON ME E LE SPIGHI CHE SEI STATO A SCRIVERLE QUELLA LETTERA» sentiamo urlare da fuori. La voce è piuttosto familiare e un po' ci preoccupiamo, io soprattutto visto il modo rapido con cui Edward ha cambiato espressione.
«Io quello lo ammazzo», dice Edward stringendo i denti, con un tono di voce molto nervoso. «Gliel’avevo detto di non farsi più vedere».
Gli afferro il viso tra le mani costringendolo a guardarmi. «Ehi…», sussurro facendolo sospirare. «Bella è meglio se mi stai vicina prima che passi dalla parte del torto», dice serio. Stringo forte la sua mano e usciamo a vedere cosa sta succedendo. Jacob sta urlando contro un ragazzo. «Si può sapere cosa diavolo ci fai qui?», domanda Edward piuttosto alterato.

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Capitolo 16
*** Il corteggiatore svelato ***


Buongiorno raga! Non voglio fare spoiler, quindi vi lascio alla lettura. Il capitolo non è lunghissimo, me ne rendo conto ma è succulento, ricco di cose. Un bacione e al prossimo capitolo, ed ultimo capitolo, ma scoprirete tutto nel prossimo. Grazie mille per sostenere ogni mia folle idea. 
 
 
 
 
Pov Bella
 
«Sì può sapere che diavolo ci fai qui?», domanda Edward piuttosto alterato. Jacob cambia subito atteggiamento. Chiunque lo avrebbe fatto se si fosse ritrovato a terra, immobilizzato da un ragazzo che non ti fa fuori solamente perché non vuole finire dalla parte del torto, anche se ne avrebbe tutte le ragioni. 
«Ci…ao Edward», balbetta. 
«Allora?», insiste Edward, «Sì può sapere cosa ci fai qui, e per quale motivo stavi urlando contro questo ragazzo?». 
«Oh beh…» e schiarisce la voce. 
«Non hai nulla da dire?», ribadisce Edward. 
«Edward… amore», sussurro attirando subito la sua attenzione. Sospira stringendo un po’ meno forte la mano. «Jake ti si sentiva urlare da dentro e ci siamo preoccupati», dico in toni calmi».
«Volevo darti la prova che dietro alla lettera, ai fiori e ai cioccolatini non c’ero io», racconta cercando di non incespicarsi. 
«Che diavolo ti sei inventato?», bofonchia Edward. Lo rimprovero con uno sguardo e mi rivolgo a Jake. «Non capisco, cosa vuoi dire?», gli chiedo confusa. 
«È stato Seth a scriverti quella lettera, così come ti ha mandato il mazzo di fiori e tutto il resto».
«Ma la lettera diceva che…», sospiro, «Dio che stupida! Ho letto solo le prime righe pensando fossero sufficienti per darti la colpa di tutto. Non avevo idea che dietro ci fosse un’altra persona».
«Ora lo sai», dice Jacob. «Bella per quanto tu mi piaccia, non sono stato io a mandarti quei mazzi fiori, i bigliettini, i cioccolatini e non men che meno ti ho scritto una lettera». 
«Scusami Jacob, io sono desolata», dico dispiaciuta.
«Quindi dietro a tutto questo ci sei tu?», domanda Edward sospettoso al ragazzo. 
«I…io», farfuglia strusciandosi più volte le mani sui pantaloni, «Seth mo…molto piacere».
«Lui è Seth, mio cugino. Non parla molto perché si vergogna, infatti nemmeno voleva venire, l’ho costretto io», interviene Jacob. 
«Seth è vero che sei suo cugino e che dietro tutto ciò ci sei tu?», persiste Edward. Il ragazzo schiarisce la voce e abbassa il capo verso il basso iniziando a giocare con i lacci delle sue scarpe. «Si», farfuglia.
«E perché non ti sei mai palesato? Come facevi a sapere che lavoro qui?», domando confusa. Quindi il corteggiare misterioso è lui? Mi dico guardandolo. 
«Timidezza…», sospira e inizia a raccontare tutto dall’inizio, ma ricordo poco. Quando apro lentamente gli occhi sono seduta, sono tutti intorno a me, Edward è in ginocchio e mi stringe una mano. «Tesoro, stai bene?», domanda spaventato. Cerco di sistemarmi meglio sulla sedia. Mi gira un po’ la testa. «Mhmm… Cos’è successo?», mormoro.
«Hai avuto un capogiro», dice Edward. 
«Ci hai fatti preoccupare Bella», dice Alice porgendomi un bicchier d’acqua. Ne bevo un pochino e le ridò il bicchiere. 
«Sto bene… credo. Io…».
«È stata tutta colpa mia», sussurra dispiaciuto il ragazzo, «perdonami Bella».
«Sì lo è stata Seth, hai rovinato tutto immischiandoti in cose che non ti riguardano», gli dice Jacob alterato.
Edward scatta in piedi rapidamente. «Se vuoi litigare fa pure, ma non qui! Hai già fatto abbastanza», gli intima serio. 
«Forse è il caso che andiamo via Seth» si rivolge al cugino facendogli cenno di seguirlo fuori. Edward mi stringe subito al suo petto posando un bacio lieve tra i miei capelli ed io stringo forte la sua maglietta chiudendo gli occhi, lasciando uscire un sospiro dalle mie labbra. «Amore stai bene? Vuoi andare a casa?», domanda preoccupato. Rimango tra le sue braccia per qualche minuto, ne ho bisogno. «No» alzo lo sguardo e mi perdo letteralmente nei suoi bellissimi occhi sentendomi subito al sicuro, protetta. «Io sto bene. Sono un po’ scossa, ma sto bene Edward», mormoro intrecciando le nostre mani insieme. 
«Sei sicura?», domanda preoccupato.
«Bella se vuoi andare per me non ci sono problemi», dice Alice.
«Tesoro, hai avuto un capogiro. Riposare ti farebbe bene», insiste Edward dolcemente.
«Ma no tranquillo» lo rassicuro «amore sto bene».
«Mhmm d'accordo… Alice mi raccomando, se per qualsiasi mot…».
«Stai tranquillo» lo rassicura Alice.
Ci scambiamo un bacio a stampo. «A stasera amore e non preoccuparti, sto bene», sussurro in toni rassicuranti. 
«Ti amo, a stasera». Lo lascio andare anche se vorrei rimanesse con me, stretta al suo petto mentre mi coccola, ma stasera avremo tutto il tempo per stare insieme. 
«Bella davvero, se preferisci andare a casa, non ci sono problemi. Qui posso stare io».
«Grazie Alice, sei un tesoro ma sto bene», dico sorridendole. «Certo che se ci penso è al quanto assurdo… non trovi anche tu?».
«Effettivamente…».
Sospiro scompigliando i capelli. «Speriamo Jake non si faccia più vedere, almeno per un po’. Non me la sento di vederlo». 
«Tu come ti senti?», chiede preoccupata. 
«Alice ve l’ho detto, io sto bene, solo non me l'aspettavo». 
«A me dispiace per Seth, il cugino se non sbaglio. Per tutti questi mesi ti ha corteggiato in anonimato e a causa della timidezza non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi… chissà come deve essersi sentito».
«Sì guarda. Ma io cosa posso fare? Non potevo sapere di come stavano realmente le cose e poi sono fidanzata. Dici che i due hanno continuato a litigare?», domando preoccupata.
«Forse non si parleranno per un po’, ma vedrai che presto si capiranno. Infondo Seth voleva solo aiutarlo».
«Speriamo», sospiro. Speriamo. Mi dico. La sera arriva in un baleno. Spengo le luci dello studio, sistemo il camice ed esco. Alice è già andata via, ha avuto un piccolo imprevisto. 
«Bella volevo scusarmi a nome di Seth», sussurra Jacob amareggiato. 
«Preferirei non parlarne, scusa ma non me la sento. Almeno non adesso».
«No scusa tu», sospira, «non sarei dovuto venire, è che volevo scusarmi e conoscendo mio cugino so che non verrebbe. Lui è troppo timido per farlo».
«Invece ti sbagli», gli risponde Seth comparendo alle sue spalle. 
«E tu cosa ci fai qui?», esclama Jacob  stupefatto. 
«Quello che ci fai tu. Sono venuto a scusarmi con lei», dice serio. «Bella perdonami per tutto, a cominciare dai fiori, alla lettera. Ho sbagliato a non venire mai di persona, ma temevo in tuo rifiuto e avevo paura che la timidezza avrebbe preso il sopravvento». 
«Anche io devo chiederti scusa e lo devo anche a te Jake, ma ciò non toglie che sono fidanzata e molto innamorata». 
«Voi due cosa ci fate qui?», gli domanda Edward con toni intimidatori. Mi avvicino e lo prendo per mano. «Stavano andando via amore» cerco di calmarlo per evitare che vi siano scontri. Non voglio che Edward si metta nei guai per difendere me. «E comunque sono venuti per chiedere scusa».
«È la pura verità Edward. Voglio scusarmi con Bella e anche con te, sei il suo ragazzo e non avrei dovuto inviarle quella lettera», dice Seth. 
«Dici così solo per fare la vittima. La verità è che prova qualcosa per te Bella, ma si vergogna a dirtelo», borbotta Jacob irritato.
«Adesso basta ok?!», esclamo esausta. «Sono stanca di ricevere fiori, cioccolatini, bigliettini e ora anche lettere, in anonimato. Lasciatemi in pace, io sono fidanzata e non lo lascerò per nessuno dei due. Volete continuare a litigare? Fatelo pure, ma non davanti a me» e ora mi rivolgo a Seth. «Accetto le tue scuse, ma la prossima volta che vuoi corteggiare una ragazza fallo di persona. Edward andiamo a casa?».
Senza aggiungere altro, Edward ed io andiamo a casa sua. Quanto a Jacob e suo cugino, possono anche riprendere a litigare per quanto mi riguarda. Ora che finalmente il mistero è risolto, posso vivere a pieno la mia relazione. 
 
La lettera del corteggiatore misterioso: 
 
Cara Bella, non è facile per me trovare le parole giuste e vorrei dirti queste cose di persona, ma non sono abbastanza coraggioso per farlo. Penserai che sia un ragazzo timido – ed è verissimo – io sono molto timido, ed è per questo che ho deciso di scriverti una lettera. Direi finalmente, visto che ci ho provato più volte, ma con scarsi risultati. Ti chiederai il motivo di questa lettera. Diciamo che voglio uscire allo scoperto e voglio che mi perdoni se posso averti infastidito o spaventato, non era nelle mie intenzioni. Ti amo e mi piaci sin dalla prima volta che t’ho incrociato per puro caso mentre andavo al lavoro. Non so cosa sia scattato dentro di me, forse un colpo di fulmine? Forse. Oh, che sbadato! Non mi sono nemmeno presentato. Seth Clearwater, nonché cugino di Jacob Black. Sono io che ti ho sempre mandato i fiori ed i cioccolatini in anonimato e sono io che l’ultima volta non ti ho messo il bigliettino. Non avevo né penna né il bigliettino e così te l’ho lasciati davanti al negozio senza nulla, ma non era mia intenzione. Poi è passato Jacob, voleva dirti che non centrava nulla, però tu non gli hai creduto così avete finito per litigare. Lui tiene molto a te, anche se non l’ha mai detto, o forse si, ma non del tutto. Tu gli piaci Bella, ed è un bravo ragazzo, serio, con la testa sulle spalle; non si sognerebbe mai di farti soffrire, ci tiene troppo a te e farebbe di tutto pur di vederti felice, sempre col sorriso. Jacob non è come me, che per tutto questo tempo mi sono nascosto dietro l'anonimato e che tuttora non ho il coraggio di dirti le cose in faccia. Lui è un bravo ragazzo, ma questo già lo sai, e ci tiene davvero molto a te, anche se immagino tu sappia anche questo. Dagli una possibilità, fallo per me. Seth.
 
 

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Capitolo 17
*** Nuovi amori e proposte importanti ***


Buona sera, o buongiorno se invece leggerete il capitolo domani mattina. Ci siamo raga, questo è l’ultimo capitolo di questa storia. Come mai finisce? Avrei potuto fare altri capitoli, però sarebbe stato un po' “inutile”, dato che ormai si era scoperto il famoso corteggiatore misterioso. Io ringrazio di cuore, ma davvero, ringrazio di cuore chiunque abbia letto questa storia, anche solo un capitolo o mezzo capitolo, chi l’ha messa nelle seguite, nei preferiti e chi l’ha recensita. Ormai penso che si sappia hahha, ho idee al quanto bizzarre riguardo le storie. Grazie davvero, soprattutto per i consigli che sono sempre ben accetti. Mi piace scrivere, ma anche migliorarmi. Grazie di cuore e buona lettura.
 

 
 
 
Pov Bella
 
Entro in studio e trovo mazzi di fiori sparsi ovunque. Sospiro quasi sbuffando. Un’altra volta, no! Credevo di essere stata chiara quella sera e credevo lo fosse stato anche Edward, ma a quanto sembra direi che Seth non ha capito, sempre che non sia stato Jacob o magari Mike. Chi può dirlo?! Ormai ho perso il conto di quanti corteggiatori ho. Le cose stavano andando così bene con Edward, e Jacob non era più fatto sentire – a parte suo padre per discutere dei loro vicini. Sento la porta aprirsi. «Se è uno scherzo, non è divertente», dico seccata.
«Nemmeno se fossi io?», mormora Edward.
Gli vado vicino. «Amore… Oddio scusami, io credevo fos…».
«Ogni mazzo di fiori rappresenta l’amore che provo per te e non è l’unico regalo», dice dolcemente.
Lo guardo confusa, ma al tempo sesso curiosa e felice. «Amore… ma io non ti ho regalato niente».
«Siamo stati a NY se ricordi? E poi mi ami, cosa posso desiderare di più?».
«È vero, ti amo. Ti amo tantissimo amore mio».
«Bella so che stiamo insieme da poco e probabilmente mi prenderai per matto», tira fuori una scatolina dalla giacca e si inginocchia. I miei occhi si fanno lucidi, il cuore accelera i battiti. Apre la scatolina, all'interno c’è un bellissimo anello con dei diamanti che luccicano tantissimo. «Ma ti amo immensamente e vorrei passare il resto della mia vita con te. Isabella Marie Swan, posso avere lo straordinario onore di diventare suo marito?», mormora con voce emozionata.
«Sì, mille volte si amore», rispondo commossa. Edward sorride emozionato, sfila l’anello ed io gli tendo la mano. Lo infila e l’attimo dopo ci stiamo baciando teneramente, tra un sorriso e un ti amo.
«Che sta succedendo?», domanda Alice sconcertata. «Non avrete mica intenzione di aprire una fiore ria?».
Ci giriamo e Edward mi stringe da dietro sorridendo. «Io e Bella ci sposiamo», le dice emozionato.
«Ragazzi ma è meraviglioso!», esulta Alice felice.
«Bella pensava fosse di nuovo Jacob, o Seth», racconta Edward ridacchiando.
«L’ho pensato davvero! Chiunque al mio posto lo avrebbe fatto», brontolo. «Scusa sono entrata e ho visto tutti questi mazzi di fiori. Per poco non mi è preso un colpo».
«Poi però hai scoperto che ero io e mi sei saltata addosso», racconta Edward.
Divento rossa come un peperone. «Amore cosa dici che non è vero?!», bofonchio. «Ma, sei stato molto romantico…», mormoro mentre mi giro, allungo il collo e lo bacio teneramente portando le mani tra i suoi morbidi capelli. Lui mi cinge i fianchi possessivamente. «Ti amo Bella…», mormora lasciando le labbra a pochi centimetri dalle mie.
«Ti amo Edward» e lo bacio di nuovo.
 
Sospiro preoccupata. È appena passato il postino con una busta ed io immagino anche chi siano: i vicini di Billy. Quei maledetti! Non riescono in nessun modo a capire che sono loro i colpevoli.
«Altre bollette?», domanda Alice.
«Credo sia una denuncia da parte dei vicini di Billy».
«Oh no! Mi dispiace tanto Bella».
«L’aveva detto Edward che l’avrebbero fatto prima o poi».
«Cosa vuoi fare?», chiede preoccupata.
«L’aprirò con Edward e poi andiamo dall’avvocato. Lui è l’unico che può aiutarci», dico posando la busta sul tavolo. Poso anche la borsa, mi sistemo, infilo il camice e inizio a lavorare. In pausa pranzo andrò da Edward, tanto dovevamo vederci e gli faccio vedere la lettera. Dovrò anche avvisare Billy. È giusto che sappia.
«Oh Bella, Alice… meno male che ci siete…», dice Mike preoccupato, entrando con una cagnolina ferita alla zampa sinistra.
E ti pareva che la ciliegina sulla torta doveva essere Mike. Bella stai calma. Mi dico. «Vieni Mike, fa vedere. Ma Tyler?», domando confusa.
«Oh lui è con Jessica», racconta, «lei è Ginger, la cagnolina di Jessica. Lei è rimasta a parlare con la polizia».
Sono a dir poco sorpresa di sentirgli pronunciare il nome di un’altra donna che non sia io. Gli vado vicino e vedo la cagnolina. «Cos’è successo?», chiedo.
«Jessica e Ginger stavano camminando, quando un’auto ha sbandato finendo sul marciapiede e Jess purtroppo non è riuscita a salvarla in tempo. Ma si riprenderà vero?».
«Certo che si riprenderà Mike, tranquillo».
«Sono venuto qui perché era l’unico veterinario vicino, povera Ginger e povera anche Jessica. Era così spaventata», dice preoccupato.
«Ginger, come sta la mia piccola Ginger?», domanda Jessica preoccupata entrando di corsa in studio.
«Jessica giusto?», chiede Alice. «Ginger starà benissimo non preoccuparti».
«Oh grazie al cielo! Grazie di cuore ragazze», dice sospirando. «Se non era per Mike non so come avrei fatto».
Mike diventa tutto rosso in viso. «Oh beh, io ho solo visto che eravate in pericolo e vi ho salvate».
Qualcosa mi dice che si stanno innamorando. «Non preoccuparti Jessica, la tua Ginger starà presto bene».
«Grazie, grazie di cuore».
 
«Bastardi!», dice Edward a denti stretti. «Vuoi vedere che siccome non ho rimosso l'articolo e la video news ci hanno denunciato?».
«Casomai “MI” hanno denunciata. Guarda tu stesso» e gli metto sotto gli occhi la lettera dell'avvocato. Edward la legge più volte. «Pazzesco!», esclama allibito. «Denunciarti insinuando che gli hai rovinato l'immagine e che sono sulla bocca di tutti per colpa tua».
«Cosa facciamo adesso?», chiedo spaventata.
«Primo, andiamo dall'avvocato e poi dobbiamo avvisare Billy prima che riescano a sbatterlo fuori di casa».
«Allora io avverto Billy e tu chiama l'avvocato».
«Ne usciremo fuori amore, te lo prometto», mi rassicura lasciando un bacio tra i miei capelli. Sospiro e avverto Billy chiamandolo. «Sì pronto?», risponde Jacob.
Sono due settimane che non ci sentiamo più ed io credevo non lo avrei più sentito, né visto. Lui sicuramente non si è fatto vivo per ovvi motivi, io non avevo e non ho alcun motivo per farmi sentire.
«Pronto?», ribadisce.
«Ah, ciao Jacob. Cercavo Billy, sai dove posso trovarlo?».
«Papà è impegnato al momento, però puoi dire a me».
«È arrivata una denuncia da parte dei vostri vicini e siete citati anche voi, o meglio, lo è Billy».
«La casa è l’unica cosa che abbiamo. È vero c’è il market, ma l’altro 50% è di suo fratello. Se ci mandano fuori siamo rovinati Bella. Dove andremo a dormire?», dice preoccupato.
«Edward adesso è al telefono con l’avvocato e sicuramente entro domani avremo un appuntamento», lo rassicuro.
«Appena ti fa sapere qualcosa richiama. Io cerco di rintracciare papà».
«D’accordo» riaggancio e cerco di capire dalla conversazione che Edward sta avendo con l'avvocato, cosa possiamo. Sono preoccupata, non solo per me, Edward. A dire la verità mi preoccupa molto anche Billy.
«No d'accordo, domani alle 16 va benissimo e grazie ancora per la tua disponibilità».
«Allora? Cosa dice l'avvocato?», domando preoccupata.
«Ci aspetta domani alle 16.00, ma l’ho sentito molto sereno. Mi ha detto che la loro denuncia non è valida in quanto hanno commesso un reato», dice Edward. «Billy cosa dice?».
«A dire il… vero ha risposto Jacob», racconto, «Billy non c’era, però mi ha detto che lo rintracciava».
«Stai bene amore?», domanda in un sussurro, preoccupato.
«Non mi aspettavo che rispondesse lui, ma sto bene amore» lo rassicuro.
«Vieni qui…», mormora attirandomi a sé. Poso la testa sul suo petto e sospiro chiudendo gli occhi. «Andrà tutto bene amore» mi rassicura.
«Mi fido di te amore», mugolo.
Edward lascia un bacio tra i miei capelli. «L'avvocato ci aiuterà a risolvere la questione e anche Billy ne verrà fuori».
«Sono così preoccupata. Se la loro denuncia va in porto ci vai di mezzo anche tu, Billy inoltre perderà la casa e…», mormoro spaventata.
Edward afferra il mio viso tra le mani, apro gli occhi perdendomi nel suo bellissimo viso. Mi basta guardarlo una sola volta per sentirmi al sicuro.
«Non succederà nulla di tutto ciò amore mio, non permetterò che loro la abbiano vinta», mi rassicura accarezzandomi delicatamente il viso.
«Ho così tanta paura…», mormoro preoccupata.
Edward mi stringe a sé. «Andrà tutto bene tesoro», sussurra.
«Mi fido di te amore» e sospiro.
 
*Un mese dopo*
 
«Allora?», domanda Alice spazientita.
«Non lo so…», dico confusa.
Sono più di dieci minuti che continuo a fissarmi allo specchio senza uscire. Il vestito è meraviglioso, solo che non so se sia quello giusto. Voglio un vestito che mi faccia sentire: “Questo è quello giusto!”, non so se mi spiego e finora nessuno mi ha dato questa sensazione.
«Bella…», mi rimprovera, «è il decimo vestito da sposa che ti provi e il negozio sta per chiudere».
«E io non sono ancora sicura. Mi piace, non dico di no, però…».
«Però?».
«Però voglio trovare quello perfetto, quello che una volta indossato farà impazzire anche Edward».
«Mio fratello è già pazzo di te. Almeno posso vedere come ti sta?», domanda curiosa.
«Ok d’accordo, ma se sto male, voglio saperlo» ed esco timidamente dal camerino.
«Oh mamma…», esclama.
«Lo sapevo!», esclamo scoraggiata.
«Bella, ma stai una favola! Questo vestito è divino e ti sta benissimo».
«Tu dici Alice?».
«Assolutamente sì!».
«La sua amica ha ragione, questo vestito le dona molto», dice la commessa.
«Facciamo così, ci penso e domani vi faccio sapere».
Alice sospira. Mi starà odiando in questo momento, ho fatto così anche ieri e due giorni fa, ma non voglio fare un acquisto affrettato di cui potrei pentirmene. Come tolgo il vestito inizio a respirare. Rimetto i miei abiti, ringraziamo di nuovo la gentilissima commessa e andiamo a pranzo.
«Io punterei su quel vestito, ti stava una favola».
Ridacchio. «L’hai detto anche ieri e l’altro ieri», faccio notare. «Alice so che ti rompo e magari sarai anche scocciata, ma ci tengo molto al vestito».
«Lo so, e tal proposito ho già io la soluzione».
La guardo stupita. «Hai già la soluzione?!».
«In questi giorni ho parlato con tua mamma ed Esme, e conoscendoti abbiamo subito pensato che sicuramente ti sarebbe piaciuto».
«Non dirmi che hai già il mio vestito da sposa», esulto esterrefatta.
«Circa…».
«O mio Dio, Alice! Voglio vederlo!».
«Dopo pranzo ti porto da me e così lo vedi, ma sicuramente ti piacerà».
«E di chi è? Dove l’hai preso? Quanto hai speso, ti devo dare i soldi», dico tutto d’un fiato.
«Sono o non sono la damigella d’onore? Vedrai, ne andrai matta e farai impazzire anche Edward».
Dio, non vedo l’ora di vederlo. Alice mi ha messo troppa curiosità che non riesco nemmeno a finire il pranzo obbligandola ad andare subito da lei per vederlo. In macchina non faccio altro che ringraziarla e ripetere quanto sia eccitata ed emozionata.
«Tua mamma voleva darmi il suo, le sarebbe piaciuto molto che lo indossassi, ma tra i vari traslochi e Phil non si ricorda dove sia finito, ma…» e va in camera sua, tornando qualche istante dopo con un bellissimo vestito di pizzo bianco. Dire che è bellissimo, è dire poco. «Esme l’ha conservato e dato che io non sono proprio il tipo da “matrimonio”, vuole che lo prenda tu. Dopotutto sei di famiglia Bella».
Ho le lacrime agli occhi. «Io… non so cosa dire… è bellissimo, io… non posso accettare».
«Bella… Esme ci tiene così tanto e immagina quando lo vedrà anche Edward».
«Fatti abbracciare» e le salto addosso abbracciandola forte, forte. «Ti voglio bene Alice».
«Anche io Bella».
 
*Un anno dopo*
 
Entro in casa e i miei due cucciolini corrono verso di me abbaiando. Che cuccioli! Seppure Angel non sia più un cucciolo, per me lo sarà sempre. Gli faccio un po' di coccole, nel frattempo sopraggiunge Edward che nemmeno leva il cappotto e si china con me a fare le coccole ai nostri bellissimi amori. Sposto lo sguardo sull’anulare della sua mano sinistra e sorrido felice. Ancora non ci credo che siamo sposati. È stata una cerimonia meravigliosa, era tutto esattamente come lo volevamo noi, semplice ma al tempo stesso elegante e raffinato. Alice ci ha dato una grande mano insieme a mia madre ed Esme, è stata molto più di una damigella d’onore; una sorella, sì, una sorella e una grande amica che ha assecondato ogni nostro desiderio senza mai sbuffare. Tra gli invitati del matrimonio, oltre che tutta la redazione, le nostre famiglie e qualche amico di entrambi, è venuto anche Mike insieme a Jessica. Ricordate di Ginger? Se non l’avesse mai salvata, non si sarebbero mai innamorati. Ad oggi convivono in una casetta davvero deliziosa e io sono diventata molto amica di Jessica.
«Oh!», esclamo mentre cado a terra per colpa di Teddy che mi è venuto addosso. Scoppio a ridere seguita da Edward.
Avremmo voluto invitare anche Billy insieme a Jacob, ma non abitano più qui. Dopo che siamo andati dall’avvocato – il giorno successivo a quello in cui avevo ricevuto la lettera dei vicini – che alla fine si era rivelata una denuncia, e dopo aver spedito una contro denuncia, abbiamo aspettato qualche settimana e ciò che ci aveva detto l’avvocato si è rivelato essere vero: l’avvocato sapeva che se avessimo spedito una contro denuncia fatta bene, non come la loro denuncia, fatta da un avvocato di poco conto, loro avrebbero ritirato le accuse e così è stato. Nemmeno una settimana e già avevamo le scuse. È stato un gran successo, specie per Billy che non ha dovuto lasciare casa. La sera stessa che lo abbiamo saputo, siamo andati tutti a cena fuori ed è venuto anche Jacob. Non ci siamo parlati molto e col passare dei giorni, poi delle settimane e dei mesi, ci siamo sentiti sempre di meno, con Billy intendo. Al momento degli inviti volevamo mandargliene uno anche a loro, ma quando ho chiamato Billy mi ha raccontato che non vivono più qui. Si sono trasferiti a Phoenix e l’altra metà del negozio l’ha venduta al fratello, padre di Seth. In realtà non è proprio un “fratello”, cioè si lo è, ma solo da parte di madre. Un fratellastro ecco. Così, li abbiamo persi di vista, ma quando posso gli mando sempre foto di Angel.
Resto a terra e Edward si stende al mio fianco. Ci guardiamo dritto negli occhi sorridendo, ma non faccio in tempo a baciarlo che Angel gli lecca la faccia. Ora sono è lui ridere prima di me. «Angel, cucciolo dai…», dice ridendo.
«Sei così buffo Edward», dico ridendo.
«Ma senti un po' chi parla», brontola tra una risata e l’altra.
Teddy abbaia ed Angel gli va vicino. Sto per alzarmi, ma Edward m’attira a sé portando le mani sui miei fianchi e ci scambiamo un lungo bacio. Porto le mani dietro al suo collo, poi inizio ad accarezzargli i capelli, dalla base alla punta.
«Sono così felice Edward… e devo tutto a te, ti amo», sussurro con voce roca, guardandolo dritto negli occhi.
«Anch’io ti amo Bella, così come amo e amerò sempre Angel e Teddy», sussurra, «siete la mia vita» e le nostre labbra si uniscono ancora, in un bacio molto dolce, tenero e pieno d’amore, che diventa ben presto carico di passione e desiderio.
 
The end.
 

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