The Kind of Passion You Can’t Fake

di fantaysytrash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lip ***
Capitolo 2: *** Carl ***



Capitolo 1
*** Lip ***


Note dell’Autrice

Dunque, questa storia ha luogo in un ipotetico futuro in cui Mickey non è stato arrestato alla fine della quinta stagione, ma Ian ha comunque rotto con lui ed è attualmente in una relazione con Trevor.

Essendo una fic basata principalmente sulle interazioni tra i personaggi, non ci saranno moltissimi riferimenti al canon; gli unici particolari rilevanti che sono stati modificati sono la storia tra Ian e Caleb che non è mai esistita (anche se Ian è comunque un EMT) e Monica che è viva e lo resterà fino alla fine di questa long.

Il titolo è ovviamente parte della frase iconica detta da Frank nella 7x10 – “Love is not supposed to be cute. Love is raw and destructive. Love is you almost stabbing me in the heart with an ice-pick when we were having an argument. That’s the kind of passion you can’t fake” – che, credo possiamo concordare tutti, si adatta alla perfezione ai Gallavich.

Titolo alternativo: “The Gallaghers shipping Gallavich for eight chapters straight gay.”

Also, sì, odio Trevor con tutto il cuore e si vedrà parecchio nel corso della storia; non credo esista effettivamente qualcuno che abbia apprezzato la sua presenza nella serie, ma nel caso sappiate che non verrà considerato in modo positivo. Tuttavia, tutti i commenti transfobici da parte di Mickey non sono assolutamente qualcosa che condivido, ma semplicemente contribuiscono all’IC del personaggio in questione.

Infine, l’avvertimento “tematiche delicate” sarà presente unicamente nell’ottavo capitolo e, in particolare, si riferisce a pensieri suicidi da parte di Ian.

Spero che la storia vi piaccia,

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Paul Abbott, a John Wells e alla Warner Bros. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

THE KIND OF PASSION YOU CANT FAKE

#1 – LIP

 

Mickey viene destato dal suo sonno agitato dal rumore incessante di qualcuno che bussa alla sua porta.

Non sa quanto tempo sia passato da quando si è coricato la sera precedente – sa a malapena che giorno sia, in realtà – e l’ultima cosa che vuole è avere a che fare con altri esseri umani.

Quando la testa rischia di esplodere per via del frastuono e si accinge finalmente ad aprire l’uscio di casa, è tentato di richiudere la porta prima che Lip abbia il tempo di emettere una sola parola.

“E tu che cazzo ci fai qui?”

Lip sembra voler ribattere con un commento ugualmente irriverente, ma opta all’ultimo secondo per una scrollata di capo e un gesto sbrigativo.

“Mandy ha chiamato, dice che non ti sei mosso per tutta la settimana e che hai bisogno di fare un controllo all’ospedale.”

Mickey lo squadra dalla testa ai piedi, incerto se mollargli un pugno ben assestato o ignorarlo completamente e tornare a dormire.

La gamba dove quella stronza di Sammi l’ha colpito è quasi interamente guarita, non ha avuto bisogno nemmeno di stampelle o periodo di convalescenza, e ha interrotto le visite all’ospedale dopo che un’infermiera ha allungato un po’ troppo le mani in punti non interessati dalla ferita. Il capo reparto non ha apprezzato le minacce che inevitabilmente sono fuoriuscite dalla bocca di Mickey.

“Stai scherzando, vero?” risponde invece, senza preoccuparsi di tenere un tono di voce adeguato.

“No,” Lip ribatte scrollando le spalle e indicando la propria automobile alle sue spalle. “Sono venuto a darti un passaggio.”

Mickey vorrebbe rientrare in casa con un’espressione neutra e un atto plateale, ma se c’è una cosa che ha imparato negli anni precedenti è che i Gallagher sono dei bastardi testardi e determinati.

“Va bene, se non hai proprio niente di meglio da fare,” borbotta il moro mentre segue il maggiore fino all’auto.

“Lui sta bene, sai,” rompe il silenzio Lip dopo qualche minuto. “Meglio.”

“Qualcuno l’ha chiesto?” sbotta Mickey. Sa che Ian sta meglio perché nonostante tutto controlla ancora di tanto in tanto, ed è per questo che sa che il coglione si è trovato un nuovo ragazzo… o qualcosa di simile, almeno.

Mickey non è geloso – non esattamente – perché, dopo le prime settimane di rabbia e frustrazione, ha capito che nel cervello malato di Ian, il ragazzo ha pensato di fargli un favore, di sollevarlo da ogni responsabilità. Sono un mucchio di stronzate, ovviamente, ma Mickey può comprendere la logica di base.

Potrebbe persino considerarsi privilegiato nel sapere che la nuova fiamma di Ian non è così importante da essere protetta; si chiede se sappia del disturbo bipolare o se è una cosa talmente passeggera da non valerne la pena.

Tuttavia, ha intenzione di far sapere al malcapitato esattamente cosa pensa di lui e delle persone che toccano ciò che è suo. Perché Ian lo è ancora, lo è sempre stato e lo sarà per ancora molto tempo.

“Be’, spero che mia sorella ti scopi a sufficienza,” tenta di cambiare argomento. “Perché l’ospedale è a un’ora di macchina.”

Mickey,” lo interrompe bruscamente Lip. “Non ti ho accompagnato qui perché voglio qualcosa da Mandy, ma perché ne avevi bisogno.”

“Huh?”

Il più grande distoglie lo sguardo, concentrandosi sulla strada di fronte a sé e cercando le parole più appropriate per comunicare ciò che ha sente.

“So che non siamo sempre andati d’accordo, ma… quello che hai fatto per Ian è stato fottutamente importante. Chiunque altro gli avrebbe voltato le spalle e lo avrebbe abbandonato, ma tu sei rimasto con lui. So che non state più insieme, ma sei comunque parte della famiglia.”

Mickey non sa come rispondere, leggermente sconcertato da questa rivelazione.

“Tu mi odi,” dice quindi. “Non mi hai mai sopportato, tu e Fiona avete fatto di tutto per separarci.”

“Sì, be’… tutti possono commettere degli errori.”

“Cosa stai cercando di dirmi?” chiede Mickey guardandolo di sottecchi.

“Dovresti venire a cena da noi una sera.”

Un sorriso complice irrompe sul suo viso mentre distoglie brevemente lo sguardo quando si ferma a un semaforo rosso.

“E perché mai dovrei fare una cosa del genere?”

“Perché lo ami ancora e, anche se ora si rifiuta di ammetterlo, ti ama anche lui. Mostragli quello che si sta perdendo.”

Il moro si lascia andare in una risatina imbarazzata, non riuscendo a credere alle parole dell’altro. Mai avrebbe pensato di vedere il giorno in cui Lip si fosse schierato dalla sua parte.

“Fai sul serio,” nota Mickey con una certa sorpresa. Poi irrompe in un ghigno. “Stai forse dicendo che ti manco, Phillip?”

Lip fa un gesto sbrigativo con la mano e anche se non si volta nella sua direzione, Mickey scorge ugualmente un’espressione vagamente imbarazzata.

“Ti mando un messaggio per farti sapere il giorno e l’orario,” è la risposta evasiva del secondogenito dei Gallagher.

“Seriamente, perché lo fai?”

“La vostra storia ha avuto alti e bassi, e si può dire che sia stato un vero e proprio disastro, ma… era vera, emozionante, il tipo su cui scrivono libri!”

Mickey gli lancia un’occhiata di traverso e impiega qualche secondo prima di capire la vera fonte di questo cambiamento in Lip.

“Sei in una relazione,” afferma, parzialmente rassicurato dal fatto che ci sia un’altra spiegazione, oltre all’aver sbattuto la testa, per essere diventato improvvisamente il suo fan numero uno. “Una relazione che non dovresti avere, e ora stai proiettando su di me i tuoi sentimenti.”

“Ehi!” esclama il biondo. “Sono io quello che sta andando al college, non tu.”

Mickey alza un sopracciglio in segno di provocazione.

“Okay, sì, è vero. Ma ciò non cambia nulla. Io ed Helene… cazzo, posso già vedere la fine di questo rapporto che a malapena è iniziato, ma tu e Ian fate sul serio, okay? Avete superato il peggio, non puoi mollare proprio ora.”

Il resto del viaggio viene trascorso in religioso silenzio, e il moro pensa di poter fare un ultimo tentativo per riconquistare Ian; dopo tutto quello che hanno passato, si meritano un finale felice, per quanto possa esserlo nel South Side.

E quando giungono a destinazione e Mickey si incammina verso l’entrata dell’ospedale con una presenza solida al suo fianco, non può fare a meno di constatare che non è poi così male avere Lip Gallagher come amico.

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Capitolo 2
*** Carl ***


Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Paul Abbott, a John Wells e alla Warner Bros. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

THE KIND OF PASSION YOU CANT FAKE

#2 – CARL

 

Mickey è meno nervoso di quanto si sarebbe aspettato quando arriva il giorno della cena dai Gallagher e si ritrova su quegli stessi gradini in cui è stato scaricato meno di due mesi prima.

Potrebbe entrare come se niente fosse cambiato, ma ignorare i problemi non gli ha mai giovato in passato ed è certo che irrompere nell’abitazione del suo ex non rientri tra i comportamenti normali a cui invece dovrebbe attenersi.

È Lip ad aprire la porta e a invitarlo dentro, un luccichio negli occhi chiari che Mickey dovrebbe forse saper decifrare, ma che ha quasi paura di scoprire cosa possa nascondere.

La prima cosa che nota con stupore è che la nuova fiamma di Ian – Travis? Trent? – siede accanto al resto dei Gallagher, e gli ci vogliono esattamente due secondi per capire che nessun altro membro della famiglia si aspettava di vederlo.

“Mickey!”

Carl è il primo a farsi avanti, irrompendo nel suo spazio vitale e circondandogli il busto in un mezzo abbraccio, per poi fargli un cenno con il capo nello stesso modo in cui i novellini credono si faccia al riformatorio.

Mickey non riesce a ricordare un solo altro momento in cui il giovane abbia fatto una cosa simile, ma ricambia il gesto notando come il giovane tenti di mostrarsi indifferente.

Ricorda vagamente come una volta Ian gli abbia rivelato che Carl lo vede come una specie di eroe da cui prendere esempio – Dio solo sa perché – e, se non altro, costituirà qualcosa su cui concentrarsi in caso si senta completamente fuori luogo.

Mickey cerca di non soffermarsi troppo sulla figura di Ian, ma non può fare a meno di notare quanto mozzafiato sia. È chiaro che prende le medicine e ha uno stile di vita più stabile, e sarebbe tutto perfetto se solo quel pel di carota idiota condividesse la sua ritrovata felicità con lui invece che con un altro.

Specialmente quando l’individuo in questione ha esattamente l’aspetto di tutte le fighette che Mickey era solito pestare in passato.

“Sono Trevor, piacere.”

Il sorriso facile e la mano allungata in segno di saluto cordiale mostrano che non abbia la minima idea di chi Mickey sia in realtà. Non sa se prenderlo come un insulto o un complimento, ma squadrando l’altro dalla testa ai piedi non può che notare come quel ragazzo sia il più lontano possibile dal tipo ideale di Ian.

“Mickey,” risponde afferrando la mano e premurandosi di mostrare le nocche tatuate. Meglio che mettesse in chiaro fin da subito che non aveva la minima intenzione di instaurare un rapporto di amicizia con lui.

“Sei un amico di Ian?”

Mickey tituba, incerto, perché come diavolo dovrebbe rispondere a una domanda del genere? No, non è un amico di Ian, non lo è mai stato. Hanno semplicemente iniziato a scopare e non si sono più fermati.

Mentre sta decidendo se parafrasare i suoi pensieri o dire la verità causando disagio – perché dovrebbe essere l’unico a sentirlo, dopotutto? – Carl interviene in suo favore.

“Lui è amico mio,” dice con una scrollata di spalle, come se fosse una nozione nota a tutti.

Mickey lo guarda di sbieco, tentando di non mostrare la propria sorpresa, e nota con la cosa dell’occhio il sospiro di sollievo che esala Ian. Ne prende nota, perché ormai non è più oltre il trarre informazioni e usarle quando più ne ha bisogno.

Ian non vuole che il nuovo fidanzatino sappia di lui? Buono a sapersi.

Dopo un’ora di conversazione al tavolo dei Gallagher, tuttavia, Mickey decide che la presenza di Trevor è più divertente che fastidiosa. Il ragazzo parla un sacco dei suoi incontri per giovani in difficoltà, intercalando i suoi discorsi con grandi paroloni che nessun altro pare comprendere.

Viene perlopiù ignorato da tutti gli altri, solamente Debbie si sforza di sorridergli di tanto in tanto, mentre Carl coglie lo sguardo di Mickey dall’altra parte del tavolo e rotea gli occhi in segno di seccatura.

Sorprendentemente, il Milkovich non si sente a disagio e interagisce piuttosto liberamente con il resto dei Gallagher. Paradossalmente pensa che non sia mai stato in così ottimi rapporti con loro nemmeno quando stava con Ian. Persino Fiona è cortese quando gli chiede di prendere il dolce dalla cucina, senza accennare neanche un attimo a una delle frecciatine di scherno che gli riservava di solito.

Ian, da parte sua, non è così d’accordo di avere Mickey in casa sua.

“Cosa stai facendo?” sibila non appena sono lontani dalla portata degli atri, cercando di non farsi sentire e di mantenere un comportamento adeguatamente cortese allo stesso tempo.

“Sto prendendo il dolce,” risponde beffardo l’altro mentre si muove per ritirare il semifreddo che è stato incaricato di portare al tavolo.

La mano di Ian richiude bruscamente l’anta del frigorifero non appena Mickey si mostra indifferente alle sue parole.

“Cos’è, una tua tattica per guardare la competizione?”

Mickey non riesce a trattenersi e scoppia in una fragorosa risata.

“Oh, ti prego,” sbotta. “Non ti sei nemmeno impegnato. Dovrei davvero credere che quel tipo sia di tuo gradimento?”

“Perché semplicemente non te ne torni a casa tua?”

“Perché non vai a farti fottere?” irrompe una nuova voce alle loro spalle.

Carl è appoggiato allo stipite della porta, e assottiglia lo sguardo verso il fratello mentre dice senza preamboli: “Mickey è qui perché Lip l’ha invitato e perché è mio amico, non tutto ruota sempre intorno a te, Ian.”

Tornano in soggiorno e trascorrono il resto della serata ammucchiati sul divano a guardare film orrendi e a rimpinzarsi di dolciumi, e Mickey è costretto ad ammettere che gli erano mancati quei marmocchi lentigginosi che si erano fatti largo nella sua vita.

Quando arriva l’ora di andarsene, viene trattenuto ancora una volta da Carl.

“Ehi, Mickey,” lo richiama all’ultimo minuto. “Domani posso venire da te? C’è un idiota che sta dando fastidio ai miei amici, mi servono consigli su come farlo sparire.”

L’intera famiglia protesta rumorosamente, e tutti scuotono le teste in una sincronia quasi spaventosa.

“Ne abbiamo già parlato,” interrompe Ian brusco. “Sei appena uscito dal riformatorio, non puoi andare in giro a menare le persone.”

“Perché non vieni agli incontri a cui faccio da moderatore?” si intromette Trevor all’improvviso. “Potrebbero aiutarti.”

Lo sguardo congiunto dei Gallagher rimane su Mickey, che da parte sua non riesce a decifrare cosa vogliano esattamente da lui. Ma non importa, perché sa cosa Ian vuole che faccia e se c’è una cosa positiva da trarre dalla situazione – dopo aver ignorato il suo cuore spezzato e il sentimento di abbandono che non ha smesso di provare da mesi – è la sua abilità nello scatenare una reazione nel rosso tanto facilmente.

Quindi ghigna per la prima volta nel corso della serata, abbandonando ogni pretesa di amicizia, e si concentra solo su Carl quando solleva i due pugni per mostrare la frase intera dei suoi tatuaggi.

FUCK U-UP.

Lo sguardo passa veloce su Trevor quando dice: “Certo, sai che puoi contare su di me.”

E con questo esce dall’abitazione pensando, forse per la prima volta da quando tutta quella storia è iniziata, che la separazione era tanto inevitabile quanto provvisoria. E che si prenderà il suo dolce tempo per far rimpiangere a Ian la sua decisione idiota.

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