Prigione di sangue

di lmpaoli94
(/viewuser.php?uid=975081)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tracce indelebili ***
Capitolo 2: *** Un'imboscata letale ***
Capitolo 3: *** Un corpo indistruttibile ***
Capitolo 4: *** Una fine gloriosa ***



Capitolo 1
*** Tracce indelebili ***


Dopo essere sfuggiti al massacro dell’esplosione del nuovo grattacielo di New York, Mary Jane si rifugia nell’appartamento di Peter Parker cercando quel conforto che non riusciva a trovare da molto tempo.
< Ti ho preparato una tazza di thè > fece il ragazzo porgendogliela.
< Grazie. Sei gentile. >
< Mi fa piacere vederti sorridere… Adesso come stai? >
< Ho avuto giorni migliori. >
< Chi l’avrebbe potuto immaginare che dietro a tutto questo ci fosse quel dannato Norman Osborne? >
< Che cosa? È stato il padre di Harry a causare tutto questo? >
< Purtroppo sì… La sua sete di potere l’ha completamente rovinato, barattando la sua anima con la forza e vendicarsi della povera gente come noi. >
< Ma noi che cosa gli abbiamo fatto? >
< Niente. Ce l’aveva solo con i potenti. >
< E Harry? È a conoscenza di tutto questo? >
< Sinceramente non lo so. È ancora distrutto per la morte di suo padre, ma non so se conosce davvero la sua identità. >
< Spider – man ha dovuto toglierlo di mezzo… >
< Sono molto dispiaciuto per aver preso una tale decisione, ma non avevo altra scelta. >
< Ti capisco, Peter. Hai salvato tutti coloro che si trovavano nella torre. Compresa me… Ed io non posso dimenticarlo. >
Accoccolandosi vicino a Peter, Mary Jane sentì quel calore e quell’amore che avrebbe voluto sentire da molto tempo prima.
< Che cosa gli dirai ad Harry? >
< Non posso permettere che la mia vera identità venga messa in discussione. Tutte le persone vicine a me sarebbero in pericolo e non posso permetterlo. >
< Lo sai che Harry non si fermerà mai nel trovare l’assassino, vero? >
< Ne sono consapevole. Ormai per lui Spider – man è diventata una minaccia da togliere di mezzo immediatamente. >
< E non hai paura? >
< La paura fa parte dell’essere umano… Ma adesso che finalmente ti ho ritrovato, mi sento più forte che mai. >
< Lo sai che non mi hai mai persa, vero? Dovevi solo confessare i tuoi reali sentimenti. >
< Sono una persona timida, Mary Jane. Mi dispiace non averlo fatto prima. >
< Ti capisco… Meglio tardi che mai. >
< Esatto. >
Nel mentre Peter e Mary Jane si stavano scambiando effusioni d’amore, i due nuovi fidanzati non notarono che Gwen Stacy li stava fissando da fuori l’appartamento del ragazzo.
< Oltre ad Harry, devi risolvere la questione di Stacy > mormorò Mary Jane ritornando seria.
< Con lei non devo risolvere nessuna questione. Siamo soltanto amici. >
< Da come ti stava attaccato alla festa non credo che sia così. >
< Lei conosce i reali sentimenti che ho per te. Non li ho nascosti a nessuno. >
< Tranne a me > replicò la donna un po’ adirata.
< Scusami se mi sono comportato come un’infantile. >
< Sei perdonato. Ma la prossima volta ti consiglio di rivelarmi tutta la verità. >
< Certo. Lo farò… Tranne però sulla mia verà identità. >
< D’accordo. Questo te lo concedo > Rispose Mary Jane mettendosi a ridere < Però dovresti sapere come sta Gwen? Non abbiamo più nessuna notizia dopo che mi hai salvato. >
< Domani mattina cercherò di mettermi in contatto con lei. >
< Non ce l’hai il suo numero di telefono? >
< In verità, sì. >
< Allora chiamala subito. Potrebbe avere bisogno d’aiuto. >
< Proprio adesso che sono con te? >
< Ti reca così tanto disturbo? >
< No, però… Volevo non pensare ad altro e rimanere accanto a te per tutta la notte. >
< Abbiamo abbastanza tempo. Ti consiglio di chiamarla subito. >
Convinto dalle parole della sua amata, alla fine Peter decise di contattarla.
< Non mi sta rispondendo > fece il ragazzo.
< Dagli tempo. Tu continua ancora. >
Guardando il display del suo cellulare, Gwen pensò se rispondergli oppure no.
“Adesso ha il coraggio di cercarmi quel codardo. Chissà cos’ha da dirmi.”
< Pronto? > fece Gwen con tono flebile.
< Ehi, ciao. Sono Peter Parker. Volevo sapere come stavi. L’ultima volta che ti ho visto eri con i medici e ho deciso di non disturbarti ulteriormente. >
“Certo. Perché non trovi una scusa più adeguata e mid dici che volevi stare con la tua amata?”
< Nessun problema… Adesso sto molto bene. >
< Meno male. Dove ti trovi? Sei a casa? >
< Sì. Sono in compagnia dei miei genitori > rispose Gwen distogliendo lo sguardo verso Harry.
< Mi dispiace non esserti rimasta vicino. Davvero. >
< Non ti preoccupare. Anche tu avrai i tuoi problemi, no? >
< Diciamo che ho preferito tornarmene a casa. Tutto qui. >
“Sì, a pensare a quella maledetta.”
< Se per te non è troppo disturbo potremmo vederci domani mattina per prendere un caffè insieme. Ti va? >
< Sì, certo. Nessun problema. >
< Splendido. Alle nove davanti al bar dell’università va bene? Dopo non posso perché ricominciano le lezioni. >
< D’accordo. Per le nove va bene. >
< Ci vediamo domani. Buona serata. >
< Grazie altrettanto > disse Gwen riagganciando la chiamata mentre la sua rabbia era incontenibile.
< Allora? Che ti ha detto? >
< E’ solo uno stupido egoista che pensa solo a se stesso > rispose Gwen con le lacrime agli occhi < Lo odio. Lo odio con tutto il mio cuore. >
< E il tuo odio non rimarrà impunito, mia cara. Non la passerà liscia. Domani mattina dovrà vedersi bene le spalle. >
< Che cosa vuoi fare? >
< E’ una sorpresa… Ti consiglio di non presentarti a quell’appuntamento se non vuoi rischiare la vita. >
< Lo vuoi davvero uccidere? >
< Ho forse altra scelta? Ha ucciso mio padre! E il suo crimine non deve rimanere impunito. >
< Sì, hai ragione… Adesso però meglio che me ne torni a casa. Rimanere qui non può che farmi male > disse infine Gwen mentre la sua disperazione pervadeva continuamente il suo animo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un'imboscata letale ***


Il mattino dopo il sole splendeva alto sulla grande città di New York.
Sembrava che in una sola notte la vita fosse ricominciata dall’inizio facendo spazio alla catastrofe della notte scorsa.
Ma il passato non si cancella, e presto Peter Parker lo proverà sulla sua pelle.
Erano le sette e mezzo del mattino quando spalancò gli occhi fissando il soffitto con aria trasognata come se la sua vita avesse preso una piega perfetta e impeccabile.
“Mary Jane, tu sei il fiore della mia vita indistruttibile che non appassirà mai. Ti amo più della mia stessa vita e in questo momento mi dispiace lasciarti da sola.”
Cercando di non fare il minimo rumore, Peter si cambiò velocemente senza fare nemmeno colazione.
L’attendeva una persona molto importante per lui, ma mai quanto la sua Mary Jane.
< Peter, che stai facendo? > gli domandò la donna guardandolo con gli occhi a fessura.
< Sto uscendo, tesoro mio. >
< Così presto? Ma dove te ne vai? >
< Mi devo vedere con Gwen. Non te lo ricordi già più? >
< No, me lo ricordo… Ma puoi aspettare ancora un po’? >
< Per fare cosa? >
< Vieni da me e lo scoprirai. >
Fissandola con sguardo sensuale, solo pochi secondi dopo e Peter capì all’istante.
< Sei veramente insaziabile, sai? >
< Non voglio perdere un solo istante con te. >
< Nemmeno io, tesoro mio > rispose Peter rispogliandosi e rimettendosi sotto le coperte.
 
 
Dopo aver consumato il loro momento d’amore breve e intenso, Peter vide l’orologio attaccato alla parete.
“Le otto in punto. Per fortuna che non sono così in ritardo.”
< Hai intenzione davvero di andare a quell’appuntamento? >
< Certo, Mary Jane. Devo sincerarmi delle condizioni di Gwen. >
< Non andare Peter. Ti prego. >
< Come? Non dirmi che sei già gelosa > replicò l’uomo visibilmente divertito.
< Non è uno scherzo, Peter… Secondo me succederà qualcosa di molto brutto. Ho un terribile presentimento. >
< Che tipo di presentimento? Non capisco. >
< Spero che non sia niente, ma ho paura che quell’appuntamento si riveli un’imboscata in piena regola. >
< Ma cosa vai a pensare? Perché Gwen mi dovrebbe fare questo? >
< E se fosse lei quella tremendamente gelosa? So che covava un forte sentimento per te… E se non fosse cambiato nulla? >
< Allora vorrà dire che dovrà capire che io amo solo te. >
< Peter, non credo che la vostra conversazione finirà così… >
< Ma di cosa ti preoccupi? >
< Mi preoccupo per te! Non andare. >
< Mary Jane, credo che le tue supposizioni siano un tantino esagerato. Mi vedrò con lei per fare colazione insieme e poi me ne andrò a lezione. Tornerò a casa nel pomeriggio. Ecco, questo è il mio programma di oggi. >
< Se non fossi stata impegnata con il mio lavoro ti avrei accompagnato. >
< Non so se sarebbe stata una buona idea… E se Gwen non accettasse il fatto di noi? Con te presente potrebbe succedere l’irreparabile. >
< Ah davvero? Allora vedi che è meglio che ci sia anch’io a proteggerti. >
< Ahahah ma stavo scherzando. Non fare la sciocca. >
< Mi prometti che quando avrai finito con lei mi chiamerai avvertendomi com’è andata. >
< D’accordo. Se questo può farti stare bene, lo farò. >
< Mi raccomando, non scordartelo. >
< Va bene. Adesso però non ti preoccupare più, ok? Meglio che vada, altrimenti farò tardi. >
< Perché tanta fretta? Io ho ancora voglia di… >
< Risparmia la tua voglia per questa sera > rispose Peter sorridendo.
< Perché scusa? Io ho ancora voglia adesso! >
< Ora non abbiamo tempo, insaziabile donna. >
< Va bene, per questa volta te la cavi. Ma la prossima volta non riuscirai a sfuggirmi. >
< Affare fatto. Buona giornata, Mary Jane. >
< Grazie anche a te > disse infine la donna prima di vedere il suo amato uscire dal suo appartamento.
 
 
New York era sempre una città caotica a qualsiasi ora del giorno.
Gli abitanti e i turisti del posto non facevano altro che affollare la città spostandosi da una parte all’altra.
“Gwen mi ha mandato un messaggio sul cellulare dicendomi di recarmi a questo indirizzo. Ma è abbastanza lontano dalla mia università.”
Non capendo le reali intenzioni della donna, alla fine Peter decise di non pensarci ulteriormente e accettare il suo invito.
“Quando la vedrò, glielo voglio domandare.”
Appena arrivò nel bar indetto proprio da Gwen, Peter vide la ragazza intenta a parlare segretamente con qualcuno al cellulare.
< Mi raccomando, fai come ti ho detto io e vedrai che Peter Parker non ci sfuggirà. >
< Sei sicuro che facendo così io non correrò nessun rischio? >
< Certo, stai tranquilla. Basterà che tu esca dalla porta di servizio e che tu ti allontani in tempo prima che le bombe che ho messo in tutto il bar esplodano. >
< Va bene… Ho il cuore che mi batte all’impazzata per il nervosismo. Spero davvero di riuscire in questa impresa. >
< Ti controllerò a debita distanza. Se dovesse succedere un imprevisto, il nostro piano salterà e non succederà niente. >
< Ok. Adesso mi sento già meglio… Devo andare > disse infine Gwen riattaccando la chiamata prima di ritrovarsi dinanzi a Peter.
< Ah, sei qui! Mi hai spaventato > fece Gwen smorzando una risata isterica.
< Scusami. Non volevo spaventarti > replicò Peter con tono indifferente < Come stai? >
< Molto meglio ora che sei qui. >
Senza avere il permesso del ragazzo, Gwen si avvicinò a lui stampando le sue labbra con le sue.
< Spero che non ti dispiaccia. >
< Gwen, a proposito di questo, è uno degli argomenti di cui ti vorrei parlare. >
< Che cosa vorresti dirmi al riguardo? >
< Possiamo entrare nel locale e metterci comodi? >
< Certo. Che maleducata che sono. >
Una volta entrati nel bar, Gwen disse al barista di avere prenotato un tavolo appartato in modo che nessuno li avesse disturbati.
< Ecco qua a lei, signorina. >
< La ringrazio > rispose Gwen con tono cordiale.
< Perché hai voluto spostare l’appuntamento qui? > domandò immediatamente Peter.
< Perché mi sembrava molto più carino rispetto al bar della tua università e soprattutto perché era molto più vicino a casa mia… Mi dispiace averti fatto camminare più del dovuto, ma i miei genitori mi hanno detto che non devo strapazzarmi troppo dopo tutto quello che è successo la notte scorsa. >
< E’ stato un vero incubo > fece Peter con tono preoccupato < Ma per fortuna si è risolto tutto per il meglio. >
“Tu dici?”
< Sì, puoi ben dirlo… Sono stata davvero fortunata a non farmi niente. >
< Sei riuscita a scappare prima che la situazione precipitasse. >
< Quel pazzo mascherato voleva farci fuori tutti… Ma perché? >
“Solo per vendetta, Gwen. Ma è meglio che tu non lo sappia.”
< Non lo so. Nessuno lo sa… >
< Parlando di tutt’altro, che cosa volevi dirmi sul bacio di prima? >
“Ecco la parte più difficile che vorrei evitare.”
< Gwen, non so come dirtelo ma io… Non possiamo stare insieme. Tutto qui. >
Sentendo quelle parole, Gwen non batté ciglio attendendo il vero motivo che Peter aveva in mente di dirgli.
< Non mi dia una spiegazione valida? >
< Certo… E’ che non riesco a trovare le parole adatte. >
< T provaci lo stesso. Ti ascolto. >
< In verità solo ora ho capito che posso amare una sola persona, Gwen… Ma purtroppo non sei tu. >
< Ti stai forse riferendo a Mary Jane? >
< Come fai a saperlo? >
< Andiamo, Peter… Credi che non l’abbia capito con quali occhi pieni di rabbia la vedevi insieme ad Harry Osborn? Pensi davvero che io sia sciocca? >
< Lo davo a vedere così tanto? >
< Abbastanza… Ma adesso di tutto questo che cosa penserà Harry? Anche lui tiene molto a Mary Jane, sai? >
< Sì, lo so. Risolveremo questa situazione il prima possibile. Intanto io e Mary Jane ci siamo fidanzati ufficialmente. >
< Co sì presto? Non perdete tempo voi due. >
< Dovevamo farlo molto tempo fa’, ma non c’è mai stata occasione. >
< Quindi in tutto questo tempo non hai fatto altro che prendermi in giro? >
Sentendo quella domanda, Peter sbiancò di colpo.
< Gwen, non è come pensi… >
< E’ qui che ti sbagli, Peter Parker. Ho capito tutto di voi due… Sapevo bene che Mary Jane sarebbe venuto all’inaugurazione di quel palazzo maledetto e tu hai colto l’occasione di portarmi anche me, abbandonarmi appena possibile per spassartela con lei. >
< Io non volevo che accadesse ciò… >
< Smettila di dirmi bugie. Mi stai umiliando, sai? Se amavi quella ragazza dovevi dirmelo prima. E non usare giri di parole come stai facendo ora. >
< In verità ti sto dicendo le cose come stanno. >
< Lascia stare. È meglio chiudere l’argomento qui. >
Vedendo che la situazione stava degenerando, Peter decise di chiedere umilmente scusa alla povera Gwen.
< So che non meritavi tutto questo, ma non posso farci niente se io e lei siamo fatti l’uno per l’altro. Cerca di capirmi. >
< Ti capisco, non ti preoccupare > rispose Gwen cercando di trattenere la sua rabbia< Puoi scusarmi un attimo? Devo andare in bagno. Quando torno ordiniamo la colazione, ok? Come due perfetti amici. >
< D’accordo. Vai pure. >
Una volta raggiunto i servizi igienici, Gwen fissò Peter con attenzione dando segno a Norman di attuare il suo folle piano.
< Sei pronta ad uscire? >
< Sì. Tra due minuti sarò fuori. >
Senza farsi vedere da nessuno, Gwen Stacy riuscì ad uscire dalla porta di servizio e a mettersi al sicuro dall’eventuale esplosione che non tardò a manifestarsi.
Il locale posto in centro a New York saltò in aria emanando un boato generale che scosse l’intera città.
Una volta fuggita dal luogo del disastro, Gwen avvertì immediatamente Norman che il loro piano era andato a buon fine.
< Ottimo lavoro, Gwen. Sei stata bravissima. Adesso Peter Parker non sarà mai più un problema di nessuno. >
< Adeso che pensi di fare con Mary Jane? > domandò Gwen trattenendo a stento le lacrime per aver condannato Peter.
< Anche lei sortirà la mia vendetta. si pentirà di avermi tradito con Spider - man… Ma adesso tu non mi servi più. È una questione tra me e lei > disse infine Harry agganciando la chiamata.
< Harry, aspetta! >
Ma era troppo tardi.
Gwen alla fine decise di tornare a casa lontano dalla zona distrutta, facendo finta di niente e non preoccupandosi più del dovuto di quello che era successo.
“Peter Parker, mi dispiace… Dovevi capire che i tuoi sentimenti e le tue azioni non potevano rimanere impunite per molto” pensò la ragazza con disprezzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un corpo indistruttibile ***


Dopo il gravoso fatto avvenuto nel bar dove Gwen e Peter si erano ritrovati, Mary Jane venne a sapere della notizia guardando la tv.
“Quel giacchetto di pelle lo riconosco benissimo… Ma è quello di Peter.”
Con un senso di profonda apprensione, la ragazza cadde a terra con il cuore che gli batteva dalla disperazione-
“Non è possibile che Peter sia stato invischiato in quell’esplosione.”
Con le lacrime che gli sgorgavano sul viso, prese il suo giubbotto per uscire dall’appartamento e raggiungere il luogo del disastro.
Anche se non era molto distante, sembrava che il tragitto fosse infinito.
Non riusciva a pensare ad altro che al suo fidanzato rimasto molto probabilmente vittima di una tale distruzione.
“Chi può aver architettato una cosa simile? Peter, dimmi che stai bene.”
Mentre stava camminando nervosamente, Mary Jane provava e riprovava a chiamarlo, ma il ragazzo non rispondeva minimamente.
L’incubo che davvero fosse tra una delle vittime stava diventando sempre realtà.
“Peter, non puoi lasciarmi proprio ora.”
Presa da una profonda disperazione, la ragazza raggiunse il luogo dell’incidente dove una folla si era radunata dinanzi al disastro in attesa di sapere che cos’era realmente successo
< Lasciatemi passare! > gridò Mary Jane inferocita < Lì c’è il mio fidanzato! >
Non riuscendo a capire le intenzioni della donna, la gente ubbidì lo stesso alla sua richiesta facendogli largo, ma fu fermata dopo che aveva oltrepassato le transenne.
< Signorina, non può passare. È pericoloso > gli fece un poliziotto.
< Voglio sapere che cos’è successo al mio fidanzato. Doveva vedersi con un’amica in questo bar e quando ho sentito la notizia alla televisione… >
< Signorina, se il suo fidanzato si trovava dentro il locale non ha nessuna possibilità di essere rimasto vivo. Tutte le persone che erano qua dentro sono morte nell’esplosione. >
Sentendo le parole del poliziotto, Mary Jane cadde a terra completamente distrutta dal dolore.
< Mi dispiace dirle simili parole, ma purtroppo è così. Appena i vigili del fuoco avranno completamente domato le fiamme, faremo una ricerca sull’edificio per sapere chi realmente era all’interno, ma sarà molto difficile risalire ai morti accertati. Sono stati inceneriti. >
< Il mio fidanzato non poteva trovarsi là dentro… è impossibile… >
< Comprendo il suo dolore. Se posso fare qualcosa per lei… >
< Voglio vedere con i miei occhi la devastazione. >
< Si farebbe ancora del male signorina, ed è sconsigliabile in questo momento per lei. E poi è troppo pericoloso. Potrebbe rimanere vittima di alcuni calcinacci che non si sono staccati dall’edificio distrutto. >
< Come potrò fare senza di lui? >
< Lei non ha nessun parente per cercare il conforto necessario? >
< Non ho bisogno di conforto… Ho bisogno di trovare un colpevole. >
< A questo proposito deve lasciare spazio a noi. >
Pensando a chi davvero potesse aver commesso un simile scempio, la prima persona che Mary Jane risalì fu Gwen.
La giovane donna dai capelli rossi pensava che l’attentato era stato architettato da quella mente meschina. Ma non poteva aver fatto tutto da sola… Ci doveva per forza essere un complice. >
< Per caso sapete se all’interno c’era anche una ragazza dai capelli biondi? >
< No, signorina. Non sappiamo ancora chi ci fosse all’interno. Mi dispiace… Adesso devo andare. I miei compagni hanno bisogno di me. E’ sicura che lei può stare da sola? >
< Sì… sicurissima. >
Una volta rimasta da sola immersa nel più profondo rammarico, una donna dietro di lei vestita da cameriera si avvicinò alla ragazza spiegandogli che la bionda in questione era uscita poco prima che esplodesse l’edificio.
< Ne sei davvero sicura? >
< Sì. Non posso sbagliarmi sul suo conto… Ha detto al ragazzo insieme che doveva andare in bagno, ma quando mi hanno ordinato di controllare i servizi igienici, ho visto che la ragazza non c’era più.
Allontanandomi per un momento per andare a fare alcune compere non molto lontano da qui, un forte boato attirò la mia attenzione e subito dopo ho visto questo edificio andare a fuoco.
E’ successo tutto troppo in fretta e ancora adesso non riesco a capacitarmi di quello che è successo. >
< Nemmeno io… Quindi sei sicura che questa ragazza bionda è uscita prima dell’esplosione? >
< Sì, ne sono convinta. >
“Maledetta puttana. È stata lei! Ne sono convinta.”
< Hai detto a quel poliziotto che dentro c’era il tuo fidanzato, vero? Mi dispiace tantissimo. >
< Ti ringrazio… Ma la sua uccisione non rimarrà impunita. Te lo posso garantire. >
< Hai intenzione di risalire a quella ragazza? >
< Esatto. A costo di cercarla in tutta la città. Non mi fermerò finché non l’avrò trovata. >
Mentre la giovane cameriera strinse la mano a Mary Jane, Harry contemplò la scena a distanza di sicurezza riferendo il tutto a Gwen.
< Credo che ti sei fatta una grande nemica, Gwen > fece Harry con un sorrisetto compiaciuto.
< Non me ne importa. Quella ragazza non mi fa paura > rispose la bionda digrignando i denti < Se vuole vendicarsi che lo faccia pure. >
< Lo farà, stai tranquilla. Ti cercherà anche in capo al mondo se sarà possibile. >
< Ed io sarò pronta ad accoglierla. Non ho problemi… Anche lei farà la fine di quel dannato Peter Parker. >
< Che cosa pensi di fare adesso che Peter Parker non è più un nostro problema? >
< Non lo so… Visto che in giro c’è una pazza squilibrata che vuole uccidermi sarebbe meglio andarmene da qui e fare una nuova vita. >
< Ah ah! Quindi mi stai dicendo che hai paura di lei, giusto? >
< Assolutamente no. Può benissimo venirmi a cercare. Però io non fuggirò da lei. >
< Allora rimani qui a New York. >
< No, grazie. Questa città mi annoia molto. E poi dopo tutti questi attentati da parte tua e da parte di tuo padre… >
< Mio padre ha causato l’attentato al grattacielo per vendicarsi di coloro che si volevano sbarazzare di lui. >
< Ne sei davvero convinto? >
< Sì. Me l’ha raccontato in confidenza circa un mese fa’. >
< Quindi tu sapevi benissimo che tuo padre era quel mostro e che avrebbe attaccato tutti no. >
< No. non sospettavo minimamente di mio padre… Pensavo che si sarebbe vendicato in altri modi e non spingendosi oltre. >
< Perché non mi riesce fidarmi di te? >
< Puoi pensare pure quello che vuoi. È questa la verità > rispose Harry distogliendo lo sguardo da Gwen.
> Comunque adesso non ha più importanza. Ci siamo vendicati di Peter Parker ed è questa l’unica cosa che conta. >
< Puoi ben dirlo… Quindi non ci rivedremo più? >
< Ti dispiace, forse? >
< Un po’ sì. Sei una ragazza carina e mi piacerebbe frequentarti. >
< Davvero? Non l’avrei mai detto > rispose Gwen con tono sensuale < Però meglio non vederci assieme in questa città. Qualcuno potrebbe renderci la vita impossibile. >
< Ti stai riferendo a Mary Jane? >
< Non solo a lei, ma anche ai paparazzi. So quanto tutta la tua famiglia è famosa. Avete costruita un’azienda dal nulla e siete diventati una realtà costante. >
< Forse una volta… Quei dannati traditori volevano affossare l’azienda e mio padre. Ma hanno avuto quello che si meritano. >
< Parole sante… Comunque se vogliamo frequentarci, io non ho niente in contrario. Mi basta sapere che la nostra vendetta è stata finalmente compiuta. >
< E nessuno sospetterà di noi > rispose Harry con ghigno malefico.
 
 
Mentre i vigili del fuoco stavano ancora rovistando tra le macerie, qualcuno vicino a loro si stava muovendo con circospezione.
< Ehi Clark, hai sentito qualcosa? >
< No, perché? >
< Ho la netta sensazione di aver sentito qualcosa muoversi. >
< Ti stai sognando. Qui non si è mosso nessuno. >
< E se fosse qualcuno dei sopravvissuti? >
< La vedo molto difficile… Purtroppo sono morti tutti inceneriti. >
< Quindi tocca a noi dare la brutta notizia ai telegiornali? >
< Frank, non ti rendi conto che c’è stata un’esplosione? È impossibile che siano rimasti in vita! >
< Odio quando hai ragione. >
< Meglio tornare a casa. È stata una giornata alquanto lunga e difficile. >
< Ti seguo a ruota. >
Appena tutti i vigili del fuoco se ne furono allontanati, un uomo nell’ombra si allontanò dal luogo del disastro.
Nessuno avrebbe mai immaginato che la vendetta avrebbe albergato nelle menti di alcune persone fino a quando non sarebbero morti i veri colpevoli.
Una vendetta che avrebbe fatto assaporare una liberazione inimmaginabile.
E questo Peter Parker lo sapeva, riuscito a scampare miracolosamente all’esplosione ordita da Gwen e dal suo complice.
“Gwen Stacy, hai osato farmi questo… Ma presto capirai una cosa che ti costerà molto: Spider – man non muore mai.”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una fine gloriosa ***


Mentre Mary Jane ancora visibilmente distrutta stava facendo di tutto per scoprire la verità e il reale assassino, si crogiolava nei suoi pensieri riguardo al suo amato che molto probabilmente non c’era più.
“Non finirà così, Peter. La faccenda non sarà chiusa finché non toglierò di mezzo Gwen Stacy e il suo complice.”
Rovistava tra le macerie polverizzate dall’esplosione a mani nude, con la rabbia che gli imperversava nelle vene.
< Signorina, rimanere qui non servirà a niente > gli suggerì il poliziotto con voce calma.
< Questo lo dice lei > rispose Mary Jane adirata < Il mio fidanzato si trova qua sotto e devo scovarlo a qualsiasi costo. >
< Perché vuole farsi del male da sola? >
< Perché se non lo troverò sotto queste macerie vuol dire che molto probabilmente è ancora vivo. >
< Allora si vuole dare false speranze? Non vuole capire che il suo corpo potrebbe essere stato polverizzato? >
< No! Non mi dica così! >
< Purtroppo la cruenta verità è questa, signorina. Mi dispiace. >
< Dispiacersi non serve a nulla. Mi deve aiutare. >
< E’ inutile! >
Ma Mary Jane non voleva arrendersi per nessun motivo, scavando fino a farsi venire il sangue alle mani.
< Così finirà in un vortice di autodistruzione > gli suggerì il poliziotto.
< Davvero? Io non credo che sia così. >
< Se l’aiuto riuscirà a ragionare lucidamente? >
< Non lo so… Forse sto impazzendo oppure stoi facendo la cosa giusta. In questo momento mi sento molto confusa. E non riesco a tenere a freno la mia rabbia. >
< Ha bisogno d’aiuto… Forse uno psicologo… >
< Niente psicologi! Devo ritrovare Peter da sola! >
Ma nel mentre Mary Jane continuava a scavare con le sue sole forze, un uomo dinanzi a lui completamente con il viso coperto si avvicinò a lei con far guardingo.
< Che cos’ha da guardare? > domandò la donna rabbiosa < E’ pregato di andarsene. Sta ostacolando il mio volere. >
< Addirittura? Che cosa vuole fare una giovane donna radiosa e solare come lei? >
< Ritrovare il mio ragazzo… Ma credo che queste cose non siano affari che le riguardano. Almeno che non sia lei colui che vuole aiutarmi. >
< Non ci sarà modo di aiutarla… >
< Che intende dire? Ascolti, smettetela di farmi perdere tempo. Tutti e due. >
< E tu smettila di rovinarti quelle mani, ok? >
Ad un certo punto, l’individuo misterioso si tolse la maschera e Mary Jane non riuscì a credere a chi si trovò di fronte.
< Non è possibile… Sei davvero tu, Peter? >
il giovane Spider – man aveva il viso sfigurato a causa di una caduta ed era ricoperto di stracci.
< Me la sono davvero vista brutta, Mary Jane > fece il ragazzo con tono flebile < Ma sono riuscito a fuggire dal bar appena in tempo… Non avrei mai creduto che quella donna… >
Senza farlo continuare, Mary Jane piombò addosso al suo amato abbracciandolo e baciandolo con passione.
< Credevo di averti perso per sempre > mormorò la ragazza con le lacrime agli occhi < Questo è un vero e proprio miracolo. >
< Io direi più un colpo di fortuna > precisò Peter < Se io fossi rimasto0 anche un solo secondo in più in quel locale, a quest’ora saresti sempre qua a rovistare tra le macerie inutilmente. >
< Ti avrei cercato fino alla fine dei miei giorni. Non potevo stare senza di te, Peter. >
< Ma adesso non ci pensiamo, ok? Dobbiamo guardare avanti e trovare la nostra pace. >
< Ragazzo, quindi è tutto apposto? È lei la signorina che stava cercando? >
< Sì. È tutto apposto agente > rispose Peter cercando di liquidare il poliziotto.
< Molto bene, sono davvero felice per voi… Ma non potete rimanere qui. Noi della squadra mobile dobbiamo fare ancora delle ricerche e state inquinando la scena distruttiva. >
< Ci dispiace. Togliamo subito il disturbo. >
< Perfetto… Ragazzo, credo che sarebbe meglio che lei si facesse vedere da un medico. Ha dei brutti graffi sul viso. >
< Non è importante. Sto bene. >
< Come crede lei… Arrivederci. >
una volta che il poliziotto si fu allontanato, Peter fissò con sguardo coraggioso e determinato la sua amata Mary Jane.
< Gwen ha avuto l’aiuto di qualcuno, non è vero? >
< Hai dei sospetti, Peter? >
< Certo che ce l’ho. Ma dobbiamo essere molto cauti. È un uomo molto pericoloso e molto vicino a noi. >
< A chi ti stai riferendo? >
< Ad Harry Osborn. >
< Che cosa? perché ti avrebbe voluto morto? >
< Perché lui insieme a quella dannata biondina hanno scoperto la mia vera identità… Purtroppo non sono più al sicuro, Mary Jane. E non lo sei nemmeno tu. >
< Quindi che hai intenzione di fare? >
< Mi dispiace… So che Spider – man non ucciderebbe mai per vendetta, ma se devo proteggere una persona molto vicina a me, non ho altra scelta. >
< Ed io ti aiuterò come posso, Peter. >
< No, Mary Jane. Tu non devi entrare assolutamente in questa faccenda. È una questione tra me e loro. >
< Come scusa? non se ne parla nemmeno. >
< E’ troppo pericoloso! Ed io non posso pensare che tu rischi la tua vita inutilmente. Mi renderesti vulnerabile. Lo capisci? >
< Peter, perché? >
< Ascoltami bene: recati da mia zia May e aspetta il mio ritorno, d’accordo? Sbrigherò la faccenda molto velocemente. >
< E se tu avessi bisogno d’aiuto? Come farò se non sono lì con te? >
< Me la caverò con le mie sole forze. Stai tranquilla. >
Convintosi delle parole di Peter, alla fine Mary Jane si dovette mettere da parte.
< Che cosa dirò a tua zia? >
< Digli che sei venuta a trovarla dopo tanto tempo… >
< Va bene, farò come dici tu > rispose la donna con sguardo serio e contrariato.
< Lo so che vuoi starmi vicino, ma in questo momento non è possibile… Prega per me che vada tutto bene. >
< D’accordo. Però vedi di fare presto > rispose Mary Jane mentre stava ricominciando a piangere.
< Che fai? Non voglio vederti in questo stato, capito? Voglio vederti sorridere. >
< Così va meglio? > replicò la donna ubbidendo alla sua richiesta.
< Bene. Adesso posso combattere tranquillo. >
< Stai molto attento, ok? >
< Certamente > disse infine Peter salutando la sua amata prima di concentrarsi sulla sua battaglia finale.
 
 
L’odio e ‘orgoglio di Peter Parker erano talmente funeste che niente e nessuno lo avrebbe fermato.
Non sapeva dove trovare le sue prede per ucciderle, ma era sicuro che non avrebbero avuto vita molto lunga.
“Ecco che stanno parlando in maniera amichevole come due fidanzatini” pensò il ragazzo fissandoli da fuori il locale.
“Non posso fare una strage davanti a tutte queste persone. Devo trovare un vicolo…”
Attendendo con impazienza che potessero uscire dal locale, Peter non notò che fu proprio visto da Gwen.
< Che cosa ti prende? > gli domandò Harry vedendo la ragazza bionda distratta.
< Mi è sembrato di vedere Peter che ci stava guardando > rispose Gwen terrorizzata.
< Peter? Ma ne sei sicura? >
< Io… non lo so. >
< Secondo me stavi sognando. Ormai Peter Parker non è più un nostro problema. >
< Sarà, ma io non mi fido. >
< I tuoi sensi di colpa stanno prendendo il sopravvento? Vedrai che col tempo ci farai l’abitudine. >
< Tu come fai a rimanere così tranquillo? >
< Perché so di aver fatto la cosa giusta. Tutto qui. >
Ma Gwen non riusciva minimamente a stare tranqu8illa, uscendo dal locale mentre l’ansia e il nervosismo invadevano la sua mente.
“No. Non può essere vivo” pensò la ragazza “L’ho visto in quel locale fino ad un attimo prima dell’esplosione. Non può essere sopravvissuto. È impossibile!”
< Gwen, tu sei paranoica > fece Harry ritrovandosi fuori dal locale insieme a lei < Rientriamo e festeggiamo. >
< No, Harry… Non c’è niente da festeggiare. >
Con lo sguardo persone nel vuoto, la ragazza fissò la figura di Peter Parker dinanzi a lei.
< Peter… sei davvero tu? >
< In carne ed ossa… Avrei preferito attendervi in un altro posto lontano da tutti, ma la mia vendetta non può aspettare oltre. >
< Osi tu parlare di vendetta? > domandò Harry con tono rabbioso < Hai ucciso mio padre a sangue freddo, Spider – man. Non puoi parlare di me di vendetta. >
< Tuo padre era un feroce criminale, Harry > gli spiegò Peter < Volva far fuori quegli uomini facendo saltare tutto il palazzo di New York. >
< E con ciò? Lui è stato tradito e aveva tutte le ragioni. >
< Perché parli così? Questo mi fa capire che tu sei uguale a lui. >
< Sei molto sfortunato che per precauzione ho portato il mio arsenale con me > fece Harry facendogli vedere sotto la giacca la sua enorme quantità di bombe < E non è tutto, amico mio: dietro di te c’è l’aliante di mio padre pronto ad infilzarti una volta per tutte. >
< Come hai potuto prevedere tutto questo? >
< Sono solo più furbo di te, Peter. >
< Questo staremo a vederlo. >
Mentre Peter corse verso di lui, Harry gli intimò una seconda volta di non muoversi.
Ma il giovane Spider – man non sarebbe mai rimasto sotto ricatto, evitando di ascoltare i suoi ordini.
< Addio, Peter Parker… Salutami mio padre dall’inferno. >
Mentre l’aliante si stava dirigendo a grande velocità contro Peter, quest’ultimo riuscì a schivarlo con un pelo andando ad uccidere proprio Harry Osborn.
Terrorizzata, Gwen non credeva a quello che aveva visto.
Senza riuscire a resistere al colpo subito, Harry fu ucciso in pochi secondi dalla stessa arma di suo padre.
Peter al contrario, non aveva nessun rimorso per il suo amico.
Era consapevole che una forte minaccia si sarebbe abbattuta sulla città di New York e non aveva avuto altra scelta che distruggere due vite molto legate a lui.
< Gwen, non ti ucciderò se è questo che pensi > fece Peter con tono flebile < Ma ti avverto di una cosa: stai lontano da me e da Mary Jane. >
Senza riuscire a dire una parola, Gwen Syacy fuggì nel buio della notte acconsentendo alla richiesta di Peter.
Infatti, da quella notte, la bionda scomparve per sempre da New York, facendo perdere le sue tracce a tutti coloro che la conoscevano.
 
 
Tornando dalla sua amata, Mary Jane lo intravide dalla finestra della cucina della casa di Zia May mentre stava aiutando la donna a cucinare.
< Tesoro, chi hai visto? >
< Tuo nipote è qui, zia May. >
Con il cuore colmo di gioia, Mary Jane uscì di casa per abbracciare e baciare Peter come non aveva mai fatto prima d’ora.
< Allora ce l’hai fatta > fece Mary Jane commossa.
< Sì, Mary Jane. È finita. >
< Peter, allora ci sei anche tu! ti fermi a cena insieme a Mary Jane? >
< Con grande piacere, Zia May. >
< Allora sbrigati. Il pollo è quasi pronto. >
< Arrivo subito > rispose Peter prima che sua zia tornasse dentro.
< Allora? Com’è andata? >
< Adesso non ha più importanza, Mary Jane… Possiamo vivere la nostra vita in tranquillità. >
< E’ questo quello che ti volevo sentire dire > disse infine la ragazza fiera del suo amato.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3901428