Nonostante tutto

di naos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Parte terza ***
Capitolo 4: *** Parte quarta ***
Capitolo 5: *** Parte quinta ***
Capitolo 6: *** Parte sesta ***
Capitolo 7: *** Ultima parte ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***


Erano passati 5 mesi dalla rapina alla Zecca dello Stato e la vita di Ariadna era completamente cambiata. Ogni giorno si svegliava e davanti a se aveva un panorama che sapeva di Paradiso: spiaggia, mare, palme e sole. Tutto poteva sembrare perfetto, ma per lei quella fino ad allora era stata una prigione dorata. Non sapeva dove fosse precisamente, Berlino non glielo aveva detto. “A cosa ti serve sapere dove stai andando? Avremo tutto.”  Così le aveva detto e lei aveva sorriso amaramente.
Aveva progettato tutto nei minimi dettagli, dal volo alla permanenza sull’isola. Ariadna era quasi sicura di trovarsi vicino l’India ma non era sicura. Quel posto le ricordava la località che da bambina i genitori sceglievano per godersi almeno una settimana di ferie. Quei tempi ora le sembravano così lontani da sembrare vissuti da un’altra persona.  Ciò che le era successo le aveva completamente stravolto l’esistenza e si chiedeva ogni singolo istante per quale motivo non le fosse toccata la sorte di qualsiasi altro ostaggio. Di sicuro tutti avevano vissuto la stessa esperienza all’interno della Zecca, ma dopo? Qualche incubo ogni tanto, una seduta dallo psicologo e tutto sarebbe tornato alla normalità. Sarebbe potuto sembrare un finale poco allettante per qualsiasi persona, ma  non per Ariadna. A lei toccava abbracciare il suo incubo ogni giorno, farci l’amore e condividerci il letto. Sapeva che Berlino non le avrebbe dato pace, la voleva con sé a qualunque costo e assecondarlo nella sua follia le era sembrato il modo migliore per avere salva la vita e assicurarsi un patrimonio da capogiro. La ferma convinzione dell’uomo nella loro storia le fece pensare che probabilmente qualcosa in lui non andava; come poteva pensare che fosse felice?
I mesi passavano e le condizioni di salute di Berlino peggioravano, anche se stava resistendo molto di più di quanto gli era stato prospettato; Ariadna provava sempre più pena per lui e quel sentimento la spaventava: secondo le sue previsioni avrebbe dovuto provare sempre più sollievo e senso di liberazione.
Non tutte le giornate erano uguali alle altre, alcune volte sembrava stare bene, altre non aveva voglia neanche di mangiare. Stava seduto sulla spiaggia e guardava il mare assorto, si chiedeva che cosa pensasse, se avesse qualche minimo senso di rimorso per quello che aveva fatto e non solo con lei. Sapeva poco di lui, ma sicuramente un ladro manipolatore e spietato come lui avrebbe avuto molto su cui riflettere in punto di morte. Le aveva fatto del male e questo non avrebbe potuto mai perdonarglielo, ma vedendolo chiudersi nel suo silenzio con lo sguardo perso nel vuoto le faceva pensare a quanto la vita gli avesse giocato un tiro mancino. Non sapeva quanti anni avesse ma non superava i 45, sicuramente troppo pochi per andarsene. Non aveva mai voluto dirgli quando fosse il suo compleanno, probabilmente una scelta dovuta al narcisismo che lo caratterizzava.
Le giornate di silenzio per la giovane stavano diventando sempre più difficili da vivere e non se lo sarebbe mai aspettato; mesi prima avrebbe detto di averli desiderati come l’aria e invece ora no.
Il sentimento di pena stava diventando sempre più qualcosa di diverso che non riusciva a descrivere. Cosa sarebbe successo dopo? Qualcuno sarebbe andato al suo funerale? Sapeva che il Professore fosse suo fratello e che in qualche modo si tenevano in contatto, probabilmente lui si sarebbe occupato di tutto. Quei pensieri affollavano spesso la sua mente e il perché la inquietava. Che stesse cominciando a provare qualcosa per il suo aguzzino? Monica si era innamorata di Denver e lei non era mai stata in grado di capire come ci fosse riuscita. Sicuramente Denver non era Berlino, ma allo stesso modo per lei era inconcepibile. O meglio, era stato.
Pensava a questo mentre era sdraiata sulla sua amaca e guardava il sorgere del sole. Le capitava spesso di svegliarsi prestissimo, proprio in tempo per godersi quello spettacolo. Aveva sempre pensato che da quel momento in avanti avrebbe scelto per le sue vacanze posti ben diversi da quello, benchè indubbiamente le piacesse tutto quello che la circondava.
“Non ti preoccupare, andrà tutto bene” senti la voce di Berlino e si spaventò. Non lo aveva sentito muoversi, ma cosa c' era da stupirsi? Era un ladro.
“Di che parli?” Rispose sedendosi. Berlino si fece spazio accanto a lei e si sedette.
“Dei   tuoi pensieri”
“Non sai a cosa penso" rispose ed era vero. Berlino aveva capito quale fosse la sua insofferenza con il tempo, ma sembrava non importargli. La voleva lì accanto a lui, con o senza il suo pieno consenso. Era un uomo intelligente e aveva compreso che in fondo la stava comprando. PRobabilmente, però, non era consapevole del fatto che in lei qualcosa stesse cambiando.
“Vieni, voglio fare il bagno e poi godermi questa splendida giornata.” Disse e le prese le mani trascinandola verso l’acqua. Ariadna non voleva ma si fece portare, cosa aveva imparato a fare in tutto quel tempo. Assecondarlo era la sua unica scelta e così aveva fatto per tutta la sua prigionia.
Era una giornata “sì” per lui, lo vedeva di buon uomore e questo stranamente la rendeva dello stesso stato d’animo. La baciava come non faceva da giorni e la stringeva a se trascinandola giù in acqua. Aveva imparato in quei mesi a nuotare bene, glielo aveva insegnato lui e le piaceva andare a raccogliere i ricci per poi cucinarli. Non li aveva mai mangiati, mentre lui ne andava ghiotto. Berlino sembrava conoscere tutte le cucine dl mondo, aveva girato molto nella sua vita e i suoi viaggi erano stati l’argomento di molte cene sulla spiaggia, sebbene trattenesse i particolari più sensibili ed intimi. Erano racconti di una vita avventurosa piena di adrenalina e salti nel vuoto. Ne parlava come se fosse un romanzo a tratti romantico perché così Berlino era in fondo: un uomo passionale, che viveva di ideali e fuoco. Una mente fervida che fino a qualche anno prima avrebbe potuto progettare una rapina alla Banca  di Madrid e che invece ora si nascondeva su un’isola forse dell’Atlantico o del Pacifico. A lei sembrava essere troppo poco per uno come lui. Non avrebbe mai scelto quella soluzione se solo non avesse avuto la necessità di fermarsi prima di morire; di raccogliere i pensieri e di vivere una pace mai vissuta prima.
Ariadna era tornata a respirare in superficie. Nonostante le sue condizioni Berlino sapeva trattenere il fiato molto di più di lei. Aveva visto qualcosa che aveva attirato la sua attenzione, ma non aveva fatto in tempo a capire cosa perché i suoi polmoni avevano comicniato a chiederle aria.
Non lo vedeva tornare a galla e per un momento se ne preoccupò. Prese aria e si immerse vedendolo immediatamente nuotare verso la superficie, ma non aveva nulla tra le mani.
Usciti Ariadna corse a predere il telo per coprirsi; era ancora mattina presto nonostante il sole fosse sorto e aveva freddo. Andres invece era entrato in quella che ormai per lei era diventata casa (o qualcosa che ci si avvicini almeno): una bellissima costruizione in legno sulla spiaggia, con un portico ampio e finestre con tende bianche. Chissà cosa ne sarebbe stato alla fine quando entrambi se ne sarebbero andati. Chi l’avrebbe occupata al loro posto?  Questo pensava mentre cercava di riscaldarsi avvolta nel telo, ricordando tutte le giornate passate su quel portico. Sembrava passata una vita dall’ultima volta che aveva respirato l’aria viziata della sua Madrid.
Andres uscì gia vestito, indossava una camicia di lino e dei pantani corti, aveva mantenuto il suo stile nonostante la loro vita trascorresse su un lido semideserto. Le aveva fatto comprare abiti di stoffe pregiate e leggere, l’aveva vestita come una dea greca e la viziava come se fosse tale. Non si poteva  dire che la stesse trattando male, ma era pur sempre una specie di bambola per lui. Non si poteva definire una relazione vera e propria. Si limitava a soddisfare i suoi desideri nell’attesa di poter tornare alla sua libertà. Poche volte aveva raggiunto l’orgasmo, sebbene facessero sesso spesso. Berlino era un amante generoso, nonostate le premesse non lo avrebbero mai fatto  pensare. Ariadna però non viveva l’intimità come una qualsiasi donna innamorata o semplicemente desiderosa di soddisfare i propri istinti. Si era trovata la maggior parte delle volte a fingere di aver raggiunto l’apice del piacere nella speranza che il tutto finisse velocemente.
“Devi coprirti, altriementi prenderai il rafreddore”. Che grande contraddizione: il suo carceriere che si dimostrava con lei premuroso come un uomo innamorato. Sembrava a volte anche esserlo veramente, ma non poteva che essere un amore malato. Per lei amare significava lasciare liberi: solo liberi si ama veramente e quella non era libertà.

Ciao! Spero che l'idea di questa fanfiction vi piaccia! Tengo ad ogni singolo parere, perciò mi farebbe piacere se mi lasciaste un commento con pareri, positivi o negativi che siano. A presto!

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***


Come era successo? Perché si trovava a ridere alle sue battute non dovendo fingere? Se ne accorgeva poco dopo averlo fatto. Si risvegliava quasi subito da quel sortilegio, quasi spaventata dalle conseguenze. Il pensiero che potesse succederle la stessa cosa accaduta a Monica la torturava. Denver le aveva salvato la vita, risparmiandole la morte che porprio Berlino le voleva riservare. Non c’erano che parole positive per il giovane rapinatore e non sembravano espresse da una donna raggirata.
“Oggi hai qualcosa di diverso” le disse osservandola attentamente. Che avesse capito?
“Ho messo il rossetto” rispose prontamente per concludere il discorso.
“ Somigli molto a mia madre. Era bellissima” disse lanciando un pezzo di legno nel falò. Lo disse assorto e quasi subito sembrò reprimere il pensiero e voler riprendere la sua aura da uomo dall’animo imperturbabile…Privo di emozioni.
Cosa sapeva Ariadna dell’uomo che aveva davanti? Delle sue origini e la sua vita? Nulla. Le parlava  spesso dei suoi viaggi ma mai nei dettagli: “Informazioni riservate” diceva.
Sapeva fosse stato sposato e si chiedeva sempre se le altre sue metà fossero state costrette oppure si fossero veramente innamorate di lui. La possibilità le sembrava sempre remota, ma forse nel tempo era cambiato. Chissà come sarebbe stato conoscerlo a vent’anni. Probabilmente con le altre aveva sfoggiato il suo lato più sensibile, le aveva attratte con la sua intellligenza e savoir fair.
“ non mi parli mai del tuo passato” chiese istintivamente e subito dopo se ne pentì.
“tu neanche”
“Sai tutto di me”
“ Oh io non credo proprio. Credo tu sia tutt’altro rispetto a quello che mostri” disse guardandola con lo sguardo profondo di un uomo che semrbava provare veramente curiosità. “ma va bene così. È nel mio interesse” concluse laconico. Voleva una bambola e questo aveva ottenuto. Inizialmente aveva sperato che si innamorasse follemente di lui, sarebbe stato meraviglioso diceva. Lei però non era mai stata in grado di fingere a tal puntoe aveva sempre sviato l’argomento. O così o niente e lui lo sapeva.
Quella sera il cielo sembrava essere più vicino e le stelle, quasi ad un palmo dal naso. Una sera che si sarebbe potuta ritenere romantica e Ariadna per la prima volta sembrava non sentire quel peso sul cuore che la accompagnava sempre. Andres si alzò per mettersi dietro di lei, appoggiò il mento sopra la sua spalla e ne respirò il profumo.
“Hai un profumo che adoro” disse baciandole l’incavo del collo e questa volta per lei sembrò quasi un’abitudine familiare. “Voglio vederti nuda, alzati” disse in tono tra il dolce e l’autoritario. “Alzati” la incitò. E lei lo fece, non era la prima volta che si trovava a soddisfare queste richieste. Indssava un vestito monospalla che cadeva morbido sulle sue forme accuratamente scelto Da lui. Ariadna ricordò il mercante di stoffa che glielo aveva venduto al mercato del paese in cui si erano fermati prima di arrivare sull’isola. Un azzurro meraviglioso, scelto per valorizzare i suoi occhi. Era una giornata calda e ricordava ancora il senso di vuoto che provò girando tra quei banchi pieni si stoffe e colori. Sarebbe dovuta essere una lunga luna di miele secondo lui ma per lei si stava avvicinando l’inizio di un incubo. Un altro.
Si tolse il vestito davanti a lui, non provava più nessun tipo di imbarazzo nel farlo, anzi. Vedere i suoi occhi bramarla non le dava neanche più così tanto fastidio. Passavano dei giorni in cui neanche la degnava di uno sguardo, stava male e il sesso era l’ultimo dei suoi pensieri. Quando non stava da solo si addormentava sulle sue gambe sopito dagli antidolorifici. Dormiva per ore e lei era lì che lo guardava sognare e spesso avere anche incubi. Il viso gli si contraeva in una smorfia di dolore, non sapeva se fosse in parte anche fisico. Rimediava accarezzandogli dolcemente il viso, sembrava tranquillizzarlo.
“ Vieni qui” disse autoritario e lei si avvicinò obbediente. La baciò con passione passando la lingua ovunque. Ariadna decise di tentare di abbandonarsi quella volta e non le fu difficile. Presa dal piacere si dimostrò molto più partecipe e lui non sembrò disprezzare questa nuova intraprendenza. Il sesso era esperienza reciproca e solo in quel momento si rese conto di quanto fino a quel momento avesse fatto tutto da solo,e non per soddisfare il suo istinto da dominatore.
Vedendolo con gli occhi chiusi, in balia delle sue mani e della sua bocca provò una scarica di adrenalina e si giustificò dicendo che forse godersi quei momenti di puro istinto non era così sbagliato. Nessun sentimento di mezzo. Probabilmente stava giustificando un qualcosa a cui dare la vera risposta l’avrebbe solo mandata nella confusione più totale, ma non ci pensò in quell’istante. Fecero l’amore sulla spiaggia, sotto un cielo complice e testimone di un nuovo tipo di complicità.
Il giorno dopo si svegliò sul petto di Andres. Non ricordò da subito bene cosa fosse successo il giorno prima, forse aveva bevuto troppo vino. Sentiva una strana sensazione di pace che per un momento la preoccupò. Non sapeva darsi una spiegazione a tutto quello che nella sua testa stava accadendo, ma non poteva più  far finta di nulla. Decise di non pensarci mentre sentiva il cuore di Berlino battere regolare. La finestra era spalancata e per la prima volta guardò fuori non avendo il timone del giorno che sarebbe arrivato con il sorgere del sole.

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“Mi hai fatto vincere!” disse Ariadna facendo scacco matto.
“Oh no tesoro, non è proprio nel mio stile” rispose serio Berlino “Sei diventata decisamente brava, solo mio fratello mi batteva a schacchi”
Era Più di un ora che si trovavano seduti intorno al tavolo sul portico, era una bella giornata e tirava un vento piacevolissimo. Ariadna aveva giocato poche volte a scacchi con sua madre, ma non aveva tanta esperienza da potersi dire capace di battere un giocatore come Berlino. In quei mesi ,però,le loro partite erano diventate quasi un rituale e si rendeva conto di migliorare passo dopo passo. Aveva avuto sicuramente un buon maestro.
“Come hai organizzato la rapina? Giocando a scacchi?” chiese la giovane tutto ad un tratto. Era curosa, ma non aveva mai avuto  il coraggio di chiedere nulla di personale. Si accontentava di quello che lui spontaneamente condivideva, anche se sapeva che dietro le sue parole calcolate c’era una vita che non raccontava.
“Non è proprio mio il piano, ho collaborato”  Ariadna aveva sempre dato per scontato che in tutto quel caos, lui fosse la sola ed unica mente. “Delusa?”
“No… sorpresa” rispose abbassando lo sguardo.
“Io ho progettato un altro tipo di rapina, ma non avrò mai la possibilità di vederla messo in atto.”
“Quale?” a quella domanda Berlino rimase sorpreso e la guardò serio. La ragazza non capì il perché di quella sua aria pensierosa. In realtà non era mai riuscita a decifrare i suoi sentimenti, per lei quell’uomo era un mistero.
“Parteciperesti?” rise beffardo. La stava palesemente prendendo in giro  e questo la fece stizzire.
“Perché no? Mi istruisci come hai fatto con gli altri”
“Non sei il tipo, fidati” disse saccente.
“Con le altre tue mogli hai rapinato banche?” rispose velocemente e senza pensare, perché sembrava essere la risposta di una donna gelosa.
“Gioiellerie, porta valori…un po' di tutto” sospirò quasi sovrappenisero mettendo a posto le pedine sulla scacchiera. Aveva un’ eleganza innata nei movimenti, si sarebbe potuto dire un nobile. Improvvisamente Ariadna si chiese come fosse andata con le altre, come le avesse sposate. Sicuramente un matrimonio diverso dal loro, a detta dello stesso Berlino non si era mai sposato su una spiaggia di notte.
La sua mente tornò al giorno della cerimonia. Lui voleva sposarsi ed era convinto che sarebbe stato magnifico; Ariadna si convinse solo perché non avrebbe avuto valenza legale. Aveva organizzato anche quella occasione nei minimi dettagli. Era notte e delle fiaccole formavano una passerella con un tappeto rosso che portava ad un piccolo altare, circondato da un arco di fiori bianchi e rossi. Aveva sognato spesso il giorno del suo matrimonio e mai era arrivata a concepirlo in quel modo. Non solo per la location ma per tutto quello che stava significando. Stava accontentando le follie di un ladro in fin di vita.
Non c’era l’emozione che si aspettava di provare entrando in chiesa, i parenti intorno a lei sorridenti ed eleganti, il braccio del padre a sostenerla prima del grande passo, uno sposo che le avrebbe con un sorriso sciolto la tensione accumulata le ore prima. Così si era sempre immaginata il giorno più felice della sua vita e quella sera non aveva provato neanche per un secondo quelle emozioni.
Ad aspettarla all’altare c’era l’uomo che in parte le aveva rovinato la vita per sempre. Poteva anche sembrare un uomo innamorato, ma l’amore è fatto di reciprocità e lui la stava costringendo e comprando allo stesso tempo. L’unica sensazione che in quegli istanti provò era la voglia di vendicarsi per tutto quello che le aveva fatto passare.
“A che pensi?” le chiese mettendole i capelli dietro l’orecchio e lei tornò immediatamente alla realtà.
“A nulla”
“Ah Ariadna, mi farai morire senza una risposta” scherzò. Parlava spesso in questo modo e lei lo aveva sempre trovato poco simpatico. Per lui ormai convivere con la morte era diventata un’ abitudine, o forse la faceva sembrare tale.
“Non scherzare così,” disse d’istinto e lui la fissò con quello sguardo indecifrabile che lo caratterizzava.
“A cosa stai pensando” lo imitò lei con un sorriso.
“che sei bella” mentì e gli si leggeva in volto
“Non è vero”
“Gioco al tuo stesso gioco”
“Non ci sai giocare” scherzò e lui rise.
“ Questa è l’Ariadna che voglio. Serena e sorridente” lo disse con un tale entusiamo che si sentì colpita. Per un momento le sembrò di star parlando con un suo amico perché non si sentiva più a disagio.  Qualcosa stava cambiando ed era inutile negarlo.
 
Ciao! Ecco la seconda parte, spero vi piaccia. Aspetto un voltro parere, anche solo una un piccolo pensiero sulla storia. Per me è veramente importante J Baci.

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Capitolo 3
*** Parte terza ***


Il mese successivo piovve molto, il che li costrinse a stare dentro casa. Ariadna lesse molto e imparò a cucire grazie alla signora che li autava in casa. Era bravissima e sapeva anche intrecciare le palme. Aveva un bambino piccolo con sé, Kim, che rallegrava le giornate della ragazza, aveva un bel colorito ambrato e due occhioni scuri da far perdere la testa. La loro presenza l’aveva salvata in molte giornate “no” e in qualche modo le ricordavano che c’era un mondo lì fuori.
Andres disegnava spesso, si sedeva in veranda e si impegnava per ore con i suoi disegni. Ne aveva visto qualcuno ed erano veramente belli. Non sapeva dove li riponesse una volta finiti ma le sarebbe piaciuto  vederli tutti. L’avevano sempre affascinata ed in un certo senso intimorita gli artisti. Avevano un modo particolare di vedere il mondo e le persone. Sembravano farlo con una profondità fuori da normale; capaci di notare ogni piccolo particolare e cogliere la profondità di uno sguardo.
Si trovò spesso a guardarlo disegnare in quelle giornate, lo convinse anche a farle un ritatto per poi scoprire che ne aveva già molti. Li trovò in un cassetto della camera da letto mentre cercava per lui un antidolorifico. Fogli su fogli che vedevano ritratti il mare, Kim e Ariadna. L’Aveva ritratta tantissime volte, mentre leggeva, cuciva o semplicemente era persa a guardare l’orizzonte. Non glieli aveva mai fatti vedere eppure erano stupendi. Si vedeva persino più bella di quanto pensava di essere realmente, era forse quello il modo in cui Berlino la vedeva?
I giorni passavano e Ariadna si sentiva sempre più in pace con se stessa, era più sorridente e quel peso che aveva nel cuore sembrava non appartenerle più.  Il pensiero che prima o poi tutto sarebbe finito ora non era più ossessivo, anzi; pssavano giorni in cui preferiva cacciare indietro il pensiero. Che la sindrome di Stoccolma avesse preso anche lei? Non le importava più sapere la risposta; Voleva godersi quei giorni e non pensare. E così passarono altre settimane.
Si godevano la compagnia l’uno dell’altro e anche Andres vedendola più propensa a ricevere le sue attenzioni sembrava aver ammorbidito alcuni aspetti del suo carattere.
Un giorno le regalò un giro sulla barca a vela. Quell’uomo non smetteva di stupirla, sembrava aver vissuto mille vite e in ognuna interpretato parti dierse: dal marinaio al consulente bancario.
“Oggi ti porto in barca” questo fu il suo buongiorno. Gli piaceva stupirla e questi gesti facevano sempre più riflettere Ariadna. Che cosa lo attirava di lei?
“Da quando sai andare in barca a vela?”
“Da quando avevo 15 anni. Forza vestiti” rispose eccitato. Sembrava un bambino a cui avessero appena regalato la macchinina da sempre sognata.
La giornata era spettacolare e perfetta per un giro in barca. Non ci era mai stata ma sapeva di potersi fidare di Berlino.
Da tempo sembrava vivere quell’isola in maniera diversa; come se fino a qualche mese prima fosse stata costretta a vivere con una benda sugli occhi e sul cuore. Si sentiva leggera e la sensazione era quella di star vivendo una specie di luna di miele. Per lui probabilmente non era cambiato nulla, ma nella sua testa nulla era più come prima.
“Non hai mai fatto un nodo da marinaio vero?” la prese in giro
“No, ma scommetto che mi insegnerai anche questo. Giusto?”
“Giusto, Bimba” rise e si avvicinò per mostrarle il procedimento. Non era poi così difficile e con un po' di pratica riuscì a realizzarlo senza problemi.
Andare in barca a vela si dimostrò molto più bello di quanto si aspettasse. Le ridiede quel senso di libertà che da tempo non provava.
“Sei anche un marinaio oltre che un ladro, quante vite hai vissuto Berlino?”
“Abbastanza” rispose issando la vela.
“Ti va di parlarmi della rapina, di tuo fratello?”
“Mio fratello è geniale, molto più di me forse. Freddo e calcolatore… il ladro perfetto”
“Pensavo fossi tu il ladro per eccellenza” lo provocò e lui rise al tenativo.
“Io sono un romantico. Forse è questo che ci distingue, ma non me ne rammarico. Ho vissuto una vita piena proprio per questo mio modo di essere. ”
“Ma non avresti voluto finirla così” finì lei
“Chi avrebbe voluto? Ma sai una cosa? Guardo il lato positivo e vivo la mia vita a mille, senza un freno. Domani potremmo essere sul Grand Canyon, che ne dici?”
Era un folle, ma non potè fare altro che farsi trascinare da quell’ebra follia. In fondo era comprensibile voler vivere in quel modo con i giorni contati. Chi avrebbe sprecato tempo sapendo di non averne?
“Dico che non ci sono mai stata”
“Ah Ariadna, Ariadna, mi darai mai la risposta che desidero?”
“Quale sarebbe?”
“Sì, ti seguo in capo al mondo” rise ma in fin dei conti era quello che si voleva sentir dire e lei lo percepì subito.
“Non ti ho detto di no” lo canzonò
“Ma non mi hai detto neanche di sì.” Rispose avvicinandosi e le prese il volto tra le mani.
“Questi occhi…ne ho avute di donne belle, direi bellissime, ma questi occhi non li ho mai visti in nessuna” a quelle parole lei arrossì e abbassò lo sguardo. Reazione prima mai avuta di fronte ai suoi apprezzamenti,tanto che rimase stupito.
“Che fai arrossisci? pensavo fossi abituata ai complimenti Chissà quanti ne avrai ricevuti in passato. Quanti uomini hai avuto?”
“Sono informazioni riservate” lo imitò lei e lui colse subito.
“Non credo proprio” disse baciandole il collo e lei non potè fare altro che sospirare e ricambiare le attenzioni. Fare sesso in barca a vela si rivelò una piacevolissima attività, con  Il vento che li accarezzava e il mare che li cullava. Sentì qualcosa di diverso Ariadna, fu più dolce quella volta, una sensazione più completa che la spinse ad abbandonarsi e venire molto prima del previsto.
Stanchi e sudati si ritrovarono sdraiati a largo senza neanche la forza di muoversi. Il vento soffiò più prepotente sulla loro pelle bagnata e lei rabbrividì avvivinandosi di più al corpo di lui.
“Tieni” Berlino le porse il telo che avevano portato e li avvolse.
“Grazie”
“Guarda che non mi scappi. Quanti ne hai avuti?”
“Seri 2. Gli altri non fanno tanto testo. Tu?” chiese ma non era sicura le avrebbe risposto.
“Che uomini fortunati.”
“Anche tu non mi scappi”
“Io mi sono sposato 5 volte.” A quella risposta Ariadna rimase scioccata. Immaginava avesse avuto molte donne, ma addirittura 5 mogli no.
“Sei stupita?”
“Beh direi. Non capita tutti i giorni di incontrare un uomo che si è sposato 5 volte”
“In realtà con te 6”
“Ah giusto” ricordò e la cosa la fece sorridere.
“Perché ridi?”
“No nulla. Ho sempre immaginato di essere la sola ed unica sposa di mio marito”
“Ma tu sei la mia unica e sola. Le altre sono passate”
“Dettagli”
“Sei gelosa?”
“No” rispose istintivamente, ma dentro di se non sapeva se stesse dicendo o meno la verità.
“Io lo sarei. Anzi lo sono di quei due, che ti hanno avuta come forse io non ti avrò mai”disse serio e la guardò tanto profondamente che quasi quella ammissione la commosse. Non fece in tempo a rispondere che Berlino si era già alzato e diretto alle vele.
“Dobbiamo tornare. Dammi una mano”disse porgendole le corde e lei le afferrò cercando  di aiutarlo il meglio che le fu possibile.
Tornati sull’isola Ariadna crollò stanca sul letto dopo aver cenato. Riuscì solamente a sentire Berlino coprirla con un lenziolo leggero e baciarle la fronte sussurrando qualcosa che non avrebbe mai saputo ricordare.
 
Bentrovati! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate. Mi farebbe molto piacere! Baci
 
 

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Capitolo 4
*** Parte quarta ***


“Se non fossi ricercato ormai in tutto il Mondo, sarebbe più facile fartene fare il giro” disse ancora con gli occhi chiusi. Si era addormentato sulle sue gambe dopo una mattinata decisamente no. “Devo organizzarmi bene, ma voglio farti vedere almeno l’Italia.”
“Ci sei stato molte volte?”
“Ci ho vissuto per diverso tempo. Precisamente a Firenze. Che magnifico paese, tu non puoi capire che panorami, che arte, che architettura.”
“Io sono stata a Venezia diversi anni fa. La ricordo bellissima.”
“Stupenda. E non sei stata a Roma, un museo a cielo aperto.”
“Mi ci porterai”
“è un ordine?” sorrise lui aprendo gli occhi. Fino a quel momento sembrava aver rivissuto tutte le sue esperienze in Italia mantenendoli chiusi.
“Lo hai detto tu prima”
“Sei brava a rigirarti i discorsi”
“Ho avuto un ottimo maestro” sorrise e lui ricambiò toccandole il naso con un dito. Un vezzo che aveva sempre avuto. La faceva sentire un po’ bambina e in fin dei conti non le dispiaceva. Il silenzio fu interrotto da una voce in lontananza:La signora Adsila stava cantando accompaganta da uno strumento; era una musica semplice ma aveva completamente catturato il piccolo Kim che ballava e rideva.
Appena videro Ariadna fare capolino si fermarono con suo grande dispiacere: voleva far parte del quadretto e pregò la signora di continuare. Prese per le mani il piccolo e ballarono; cercò anche di farlo girare con alcune difficoltà, ma una volta imparato sembrava esser diventato una trottola impazzita. La risata del piccolo era contagiosissima e anche la madre fece fatica a mantenere il tono.
Ariadna girandosi vide Andres poco lontano appoggiato ad un albero che sorrideva divertito alla scena.
“Che fai, ridi? Unisciti a noi e facci vedere se sei più bravo” lo canzonò e lui accettò. Raramente rifiutava una sfida e così cercò di accennare qualche passo e lei si stupì del fatto che non fosse per nulla un ciocco di legno come avrebbe scommesso.
“Che c’è, pensavi non avessi il minimo senso del ritmo?”  le disse prendenole una mano  facendola girare e stringendola poi a se. Risero molto nel vedere il piccolo che cercava di imitarli con scarsi risultati.  Un momento che Ariadna avrebbe ricordato come felice.
La pioggia li colse tutto d’un tratto e furono costretti a correre in casa. Si sedettero in veranda guardando il mare mosso che confondeva il suo colore con quello grigio del cielo. Poteva sembrare inquietante ma era comuqnue uno spettacolo.
“Vuoi diventare madre?” chiese improvvisamente Berlino e Ariadna quasi si strozzò con il tè che stava sorseggiando.
“non ora. Tra qualche anno ti vedi con una famiglia e figli?” si spiegò meglio e lei quasi si sentì mancare un battito. Non parlava di un quadretto di cui sarebbe stato protagonista, non gli sarebbe stato possibile e questo la riportò alla verità che per un momento aveva lasciato fuori la porta: Berlino stava morendo.
“Sì, perché no” rispose guardando in basso. Non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia; gli stava praticamente parlando di un futuro che non lo avrebbe compreso e non voleva ferirlo.
“Che hai?” disse alzandole il mento con due dita e guardandola negli occhi. A lei non sembrò essere triste, forse l’unica ad esserlo per le sue condizioni in quel momento era lei.
“Non mi pare carino parlare della mia vita dopo la tua morte. Tutto qui” rispose velocemente e nella speranza di chiudere l’argomento.
“Non c’è nulla di male. La vita andrà avanti e tu sarai una splendida madre.” Le accarezzo il viso e in quel momento lei si rese conto di non poter più mascherare il velo di tristezza nel suo sguardo.
“Magari lo chiamerai Andres” scherzò lui cercando ti sdrammatizzare .
“Te lo scordi. Non penso che il mio compagno sarebbe felice di sapere che il figlio porti il nome di un mio ex”
“E tu non glielo dire” rise e la tensione si allentò.
Nel mentre la pioggia evava cessato di cadere copiosa e un raggio di sole stava squarciando le nubi. Ariadna pensò a se stessa come quel cielo, sarebbe tornato anche per lei il sereno dopo la tempesta? Veramente la vita  sarebbe tornata normale dopo tutto quello che aveva vissuto…dopo Andrés?
Berlino nel frattempo si era alzato per prendere la sua dose di antidolorifici e si era disteso nell’enorme letto a baldacchino della loro stanza. Ariadna decise di stendersi accanto a lui e si rese conto tutto d’un tratto che in quell’utimo periodo stava facendo spontaneamente ancora più gesti che prima non avrebbe pensato minimamente possibili.  Mentre guardava le nuvole diradarsi decise di non censurare più  i suoi pensieri e le sue curiosità.
“Parlami della tua vita Berlino, non ne so nulla” alzò il viso per guardare il suo. Aveva gli occhi chiusi ma non stava dormendo.
“Sono stato un ladro niente male, ma questo lo sai” scherzò ma Ariadna non aveva la minima intenzione di lasciare andare l’argomento
“Tua madre? Come se ne è andata?”
“Aveva la mia stessa malattia. Le prese in forma molto più aggressiva e ci lasciò in pochi anni dalla diagnosi” si fermò un attimo e poi continuò “Era bellissima e aveva una voce molto dolce. Ricordo ancora le favole che mi raccontava prima di andare a letto. A volte mi sembra di risentirla chiamarmi chiudendo gli occhi”  concluse e al pensiero sorrise involontariamente. “Non ho foto ma l’ho disegnata. Ci sono dei disegni in quel cassetto. Prendili”
Ariadna obbedì e scoprì solo in quel momento dell’esistenza di altri disegni. Li prese e li portò con sé spargendoli sul letto. Ce ne erano moltissimi e raffiguravano persone diverse. La donna che le indicò Berlino aveva più ritratti di tutti ed era vero: era bellissima. Non le somigliava molto, se non per alcuni tratti.
“Era veramente stupenda” confermò lei.
“Già, da lei ho preso il mio fascino” scherzò
“Non le somigli per nulla” rispose schietta e lui fece finta di essere indignato.
“Cosa vorresti dire, che sono brutto?” rise
“Non lo  sei e lo sai, solo che non le somigli. Forse giusto in alcuni tratti”
“è il primo complimento che mi fai, non ti è riuscito benissimo però. Prova ad impegnarti di più” disse fingendo serietà.
“Non hai bisogno che qualcuno accresca il tuo ego” parlò e scoppio a ridere ai tentativi di Berlino di farle il solletico per vendicarsi. Non avevano mai vissuto momenti così nei mesi precedenti e soprattutto Ariadna non avrebbe mai pensato che un uomo così tutto d’un pezzo potesse lasciarsi andare in tal modo. Su molte cose giurò in seguito di essersi sbagliata sul conto di quell’uomo.
“Basta, ti prego Andrés” implorò con le lacrime agli occhi mentre continuava a ridere per il solletico. Lui però appena sentito il suo nome si fermo sorridendole.
“Come mi hai chiamato?”
“Andrés… non va bene?” si affrettò lei
“No, benissimo. Non mi avevi mai chiamato con il mio vero nome”
“Beh c’è una prima volta per tutto” disse circondandogli il collo con le braccia lasciandosi baciare con passione e, per l’ennesima volta, Ariadna non ebbe alcuna remora nel concedersi.
Tutto quello che stava vivendo poteva sembrare al limite del normale, ma non si chiedeva più cosa stesse accadendo nella sua mente. Non poteva fare altro che vivere ogni singolo istante come veniva, perché la consapevolezza che tutto prima o poi sarebbe finito si faceva sempre più una realtà.
 
Ciao! Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va; mi farebbe molto piacere. Baci

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Capitolo 5
*** Parte quinta ***


Aveva mantenuto la promessa: avevano lasciato l’isola per viaggiare e non fu facile dato che si trattava di farlo con un ricercato, ma Berlino era un uomo dalle mille risorse.
Per Ariadna abbandonare quel piccolo angolo di mondo aveva significato un insieme di emozioni contrastanti, stava lasciando un luogo che per lei aveva significato gioia e dolore. Per quanto negli ultimi tempi le cose fossero cambiate, non era così semplice dimenticare tutto quello che era successo. Quell’anno la sua vita era stata totalmente travolta da un uragano che aveva il nome di una città e guardando l’isola farsi sempre più piccola all’orizzonte, aveva come l’impressione che si stesse chiudendo un capitolo.
Sicuramente non avrebbe mai dimenticato ciò che in quei mesi le era successo; le sembrava di aver vissuto più in quegli ultimi mesi che per tutta la sua vita precedente alla rapina.
La prossima meta sarebbe stata l’Italia e glielo aveva detto come se le stesse dicendo che sarebbe andato a pescare il giorno dopo.
“Domani ce ne andiamo, devi preparare la valigia” Ariadna rimase per un momento interdetta, non si sarebbe mai aspettata di lasciare l’isola con quella velocità. Pensava che la sua permanenza lì sarebbe durata molto tempo ancora.
“Per andare dove?”
“In Italia, te lo avevo promesso” sorrise e nel suo sguardo  lei colse un velo di ansia. Come se avesse il timore della sua risposta.
“Ah giusto”non riuscì a dire molto altro perchè  i pensieri le si accavallavano nella testa che era diventato come un frullatore.
“Non ti vedo entusiasta, pensavo ti avrebbe fatto piacere”
“Mi fa piacere, solo che non me lo aspettavo. Pensavo di rimanere qui per più tempo”
“Te lo avevo detto che vivere con me avrebbe riservato sorprese” 
“Già” disse sovrappensiero e riportando lo sguardo a Berlino lo vide contraddetto, non si aspettava decisamente quel tipo di reazione.
“Ariadna io…” non fece in tempo a finire che Ariadna lo interruppe
“Andiamo!”
Alle sue parole Berlino sembrò rilassare il volto e si alzò azionando il giradischi. Partì una musica adatta per un lento e lei capì subito dove sarebbe andato a parare.
“Balliamo” le offrì la mano e lei si alzò seguendolo sulla spiaggia poco lontano il portico. Poggiò la testa sua sua spalla e in quel momento, sentendo il cuore dell’uomo che la stringeva, pensò che forse veramente in quel momento lo avrebbe seguito in capo al mondo come si sarebbe voluto sentir dire.
“Ti voglio regalare una cosa” le disse piano all’orecchio e si allontanò brevemente per prendere qualcosa nelle sue tasche. Ne tirò fuori un piccolo anello con fila di legno intrecciata, sulla sommità si vedeva una perla grezza abilamente incastonata.
Ariadna per un attimo trattenne il respiro, era un anello bellissimo nella sua semplicità e la sua mente ritornò a quel giorno in acqua, quando non lo vide da subito ritornare a galla: aveva trovato un’ostrica.
“La struttura non durerà molto essendo di legno. Lo farò lavorare in oro appena mi sarà possibile” spiegò ma lei sembrò sentire solo una voce ovattata. Non sapeva cosa dire, voleva che rimanesse così per sempre e così sarebbe stato.
“è bellissimo così” disse guardando ancora nelle mani di lui.
“Beh te lo posso mettere?” rise riportandola alla realtà.
“Sì” disse porgendogli la destra
“L’altra Ariadna” la corresse in parte divertito dalla sua realzione e in parte compiaciuto.
“Sì, scusami”
“Mancava l’anello” riflettè ad alta voce mettendogli il pegno al dito.
“Sei un romantico Berlino” scherzò lei
“Certe tradizioni vanno onorate. “
“Uomo di altri tempi”
“Sì, in un certo senso sì”concluse stringendola di nuovo a sé e riprendendo a ballare lentamente. “Spero in futuro possa ricordati di tutto questo” sussurrò con voce flebile, quasi non volesse che lei ascoltasse veramente, ma il messaggio arrivò chiaro e Ariadna per la prima volta si commosse. Lui non se ne accorse, ma per lei quello significò mettere un punto per tornare a capo.
 
֍֍֍
 
Roma era bellissima e quello che le piacque di più fu passeggiare tra le piccole vie del centro. Le era mancato fare cose semplici come una passeggiata e con Berlino fu strano ma allo stesso tempo piacevole. La loro relazione poteva essere definita in qualsiasi modo tranne che canonica e fare le cose che fanno semplici coppie a tratti le sembrava assurdo, a tratti la cosa più normale del mondo.
L’arte la conquistò quanto il cibo e le giornate volarono pur con determinate accortezze, era pure sempre un ricercato.
In tal senso le aveva dato una pistola da tenere sempre con se. Non fu facile per Ariadna riuscire a familiarizzare con il pensiero di avere costantemente un’arma dietro ma con il tempo ne fece una abitudine. Sull’isola Berlino le aveva insegnato come usarla e benchè le ricordasse momenti poco piacevoli, si lasciò istruire. Lui faceva sempre più fatica a tenerla in mano senza tremare visibilmente, quindi cercò di spiegarglielo nel modo più semplice senze fare dimostrazioni. Non gli piaceva farsi vedere in difficoltà, anche nelle azioni più banali e Ariadna aveva imparato a capirlo e anticiparlo per non metterlo a disagio, come nel versare il vino o l’acqua.
Furono giorni perfetti e Roma fece da sfondo magistralmente: spettacolare nel suo fascino e nel suo spirito. Videro il Colosseo, San Pietro e molto altro camminando per km senza mai stancarsi. Berlino c’era già stato e fu una perfetta guida; lo scoprì appassionato di arte ed architettura. Per lui la bellezza era un valore inestimabile da custodire e onorare e quella città ne era il templio.
Girando per le Via del Corso e vedendo tutti quei negozi Ariadna ebbe un’idea che non sarebbe stata poi apprezzata.
 “Non è proprio il mio stile, sono nato con la camicia non con una giacca di pelle”
“Ma dai, staresti bene! Sciogliti un pochino Sig. Berlino, sembri un membro di quelli che alla zecca chiamavo la banda dei Pinguini. Ingessatissimi” rise ma lui non la segui. La sua espressione era mortalmente seria e Ariadna tornò composta. Andrés continuò a camminare lasciandola indietro.
“Dai su, scherzavo!” ma le sue scuse non sortirono l’effetto sperato, continuava a camminare senza voltarsi e Ariadna velocizzò il passo parandoglisi davanti. Non riusciva ad essere seria, ma si sforzò-
“Siamo leggermente permalosi?”
“Mortalmente” disse con un tono e sguardo talmente serio che Ariadna abbandonò qualsiasi tentativo ironico di riprendersi. Gli si mise accanto e camminarono per dieci minuti senza proferire parola.
Ogni tanto lo sbirciava con la coda dell’occhio ma l’espressione era sempre la stessa. Stava pensando a come recuperare quando lo sentì sghignazzare sotto i baffi. Che gran figlio di puttana pensò
“è stato pessimo il paragone con i pinguini, anche perché io ho decisamente più stile di loro.” Disse fermo, ma Ariadna percepì l’ilarità nel tono.
“Non pensavo te la prendessi”
“Sono molto permaloso Ariadna, inseriscilo come difetto nella tua lista. La pagina 44 deve essere riempita.”
“No, la 56” ribattè lei e subito l’aria si fece meno tesa.
“Non cambierò il mio stile per una donna, ricordalo.” Riprese “Poi una giacca di pelle me la sarei potuta permettere a 20 anni. Ogni cosa ha il suo tempo”
“Stai dicendo che sei un vecchio?”
“No, che è passato il tempo per una giacca di pelle”
“Posso non essere d’accordo?” chiese fingendo di essere servile e lui rise.
“Solo per questa volta”
Berlino aveva un carattere decisamente difficile e forse il suo essere permaloso era il minore dei problemi, Ariadna lo aveva capito passandoci gli ultimi mesi della sua vita.
Continuarono il loro giro fino ad arrivare a Piazza del Popolo, che rapì completamente Ariadna. Si fermarono per riposarsi seduti sui gradini della fontana al centro e si godetterò quell’attimo di pausa circondati dalla bellezza e riscalati dal sole caldo della Primavera inoltrata.
“Ti sei mai chiesto cosa avresti fatto se non fossi diventato un ladro?”
“Avrei aperto un’azienda vinicola nel sud della Francia”
“E perché non lo hai fatto?”
“Non avevo abbastanza soldi” e alla risposta lei pensò di aver fatto una domanda stupida.
“Domanda stupida, scusami. “
“Lo avrei potuto fare dopo le prime rapine, ma ho capito da subito che quella fosse la mia vocazione ed ero decisamente bravo”
“Non hai mai pensato di abbandonare tutto?”
“No, ho capito di essere nato per questo. So di non essere un ottimo esempio di integrità morale e che lo stai pensando, ma non mi aspetto che tu capisca. Si tratta di una vocazione… di arte.”
“Sono cresciuta con il valore del rispetto per il lavoro altrui, ma questo non mi impedisce di provare a vedere il mondo dall’altro punto di vista”
“Ovvio” rispose pensieroso ma Ariadna capì subito che in qualche modo la stava escludendo, come se non potesse capire e fosse inutile anche solo parlarne.
“Non mi piace il fatto che tu non mi ritenga all’altezza”
“Di cosa?” chiese stupito
“Di capirti…di te”
“Non l’ho mai pensato Ariadna”
“E invece sì, non sono stupida e so quello che pensi di me. Semplice ragazza perbene che non ha mai impugnato una pistola in vita sua e che non avrebbe il coraggio di rubare neanche una penna” sputò via e lui rimase stupito da quella sua improvvisa scarica emotiva.
“Non ho mai  pensato che tu fossi una donna senza spina dorsale Ariadna. Io non avrei mai rinunciato alla mia libertà per seguire un pazzo come me, non ne avrei avuto la forza. E non è per i soldi perché il cuore non si compra. “ La fulminò la sua affermazione e per un momento non seppe cosa dire. Le aveva appena sbattuto in faccia la realtà: lei si era innamorata.
Non riuscì più a sostenere il suo sguardo e si voltò guardando le strade di Roma affollate di turisti, improvvisamente ebbe come la sensazione di voler piangere. Non seppe spiegarsi quella reazione, si sentiva quasi spogliata e vulnerabile tutto d’un tratto.
“Pensavi che fossi talmente cieco da non accorgermi che tu stessi cambiando? Sei molto diversa nei miei confronti negli ultimi tempi e non fingi più” le disse prendendole il viso con due dita e spingendola a guardarlo negli occhi “Neanche gli orgasmi” e la fece sorridere per un secondo.
“Finiscila” disse asciugandosi un lacrima che non era riuscita a cacciare indietro.
“Ariadna non sono nato ieri e per quanto possa sembrare un insensibile non sono un mostro senza sentimenti. Ti vedo sorridermi e penso che tu non abbia più poi tanta paura.” Continuò  serio ma lei non riusciva ancora a guardarlo. In quel momento capì di aver mentito a se stessa quando cercava giustificazioni o quando non le voleva trovare per ogni gesto che le veniva spontaneo. Andrés aveva ragione: l’aveva fottuta,perché lei sarebbe rimasta…mentre lui no.


Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi piaccia e se vi va scrivetemi cosa ne pensate, mi farebbe veramente piacere! Le vostre parole sono importanti. A presto!

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Capitolo 6
*** Parte sesta ***


Dopo Roma si ritrovarono a Firenze, una città che Berlino amava particolarmente. Erano passati tre giorni dal discorso fatto a Piazza del Popolo e Ariadna non riusciva a togliersi uno strano peso dal cuore, aveva come l’impressione di essere ora completamente esposta. Ad un tratto si chiese che cosa stesse facendo e dove l’avrebbe portata quel flusso a cui aveva deciso di abbandonarsi ma che non era riuscita a controllare.
“Ho sempre amminato la cupola, che grande Architetto Brunelleschi. Gli fu commissionata dalla famiglia Medici, una stirpe di banchieri che decisero di donare a questa città l’arte dell’umanesimo. Dei visionari” disse mentre osservava incantato il Duomo di Santa Maria del Fiore. Lo guardava come se fosse la prima volta, mentre invece Ariadna sapeva averlo ammirato più e più volte.
“ti appassiona molto l’arte” quasi riflettè ad alta voce.
“Ne sono ossessionato direi.Un poeta Italiano disse «fate della vostra vita un’opera d’arte» e così ho cercato di fare costantemente” disse e si guardò intorno contemplando quello che aveva intorno.
“D’Annunzio” disse lei e attirò lo sguardo stupito di Berlino
“Già, come lo conosci?”
“Mio padre è un’appassionato di letteratura spagnola e non. Mi ha trasmesso lui la passione per la lettura.”
“Ah Ariadna, donna dalle mille sorprese. Non lo sapevo”
“Tante cose non sai di me e io di te”
“E questo ti incuriosisce, ammettilo” le sorrise e si avvicinò per baciarla.  
“La brava ragazza e il ladro manipolatore, sembra la trama di un libro per adolescenti” rise
“Alla fine però lui si redime e diventa un esempio di rettitudine”
“E tu sei lontano dal farlo, immagino”
“ Per quanto tu possa avere ascendente su di me cara Ariadna, nessuno potrebbe farmi cambiare o pentire di ciò che ho fatto nella vita” rispose e la baciò ancora.
“Non ci ho mai sperato” rise lei.
Essere ladro per Berlino significava avere un dono, una vocazione. Non si trattava di essere semplici scassinatori o scippatori; c’era una distinzione da fare tra coloro che lo facevano per necessità e chi invece seguendo un ideale e lui (e suo fratello) erano artisti.
Continuarono la loro camminata per il centro fino alla Galleria dell’Accademia, dove la ragazza rimase abbagliata dalla bellezza del David di Michelangelo. Non si accorse nemmeno di essersi fermata in contemplazione, osservando rapita i minimi dettagli “Una meraviglia” la voce di Berlino la riportò alla realtà
“La luce che lo illumina attraverso il soffitto di vetro è stata un’idea geniale. Rende ancora di più la bellezza”
“Andiamo altrimenti finisco per essere geloso” scherzò lui
“Tu non sei geloso” lo corresse lei
“Di lui sì” Ribattè serio e lei non potè fare altro che sorridere. Aveva scoperto con il tempo che Berlino, l’uomo tutto d’un pezzo, possedeva senso dell’umorismo. Aveva un’ilarità tutta sua e sicuramente fine e non becera…non poteva essere altrimenti.
 
Quella sera cenarono in un ristorante lussusissimo, in perfetto stile de Fonollosa. La differenza con il loro portico sull’isola era evidente e per un momento si fece prendere dalla nostalgia: il mare, il vento, le palme e la sua amaca le sarebbero rimaste impresse per sempre nella memoria.
Con quell’uomo stava vivendo più che negli ultimi 29 anni della sua vita e guardandolo leggere il menù dei vini concentrato si soffermò sui suoi tratti ormai familiari. Si trovò a farlo più di una volta pensando a quanto tutto ciò che stava vivendo fosse folle; forse era un modo per la sua mente di elaborare.
“Ti piace?” disse chiudendo il menù.
“è stupendo”
“Il proprietario è un mio amico” disse e vide Ariadna alzare un sopracciglio perplessa.
“Anche i ladri hanno amici” continuò
“Certo”
“Dubiti che io possa avere relazioni interpersonali?”
“Hai avuto cinque mogli…non credo possa dire il contrario” rispose e la curiosità di sapere di più su di loro si fece sempre più forte. Berlino non era prodico di informazioni sulla sua vita privata e questo lei lo aveva capito, nonostante questo decise di fare un tentativo.
“Le tue ex mogli erano tutte ladre? Mi hai detto che hai rubato con loro, ma con tutte?”
“No, tu non sei una ladra” e ne dedusse che tutte le sue precedenti relazioni fossero state intrattenute con donne con la sua stessa inclinazione.
“Ti incuriosisce l’argomento?” disse guardandola inclinando la testa, come faceva quando cercava di leggerle dentro. A volte riusciva a capire cosa le passasse per la testa, altre per lui quella ragazza dagli occhi blu rimaneva un mistero.
“Semplice curiosità” si limitò a rispondere con un dubbio nella testa: voleva che fosse gelosa di lui? Si era sempre sforzata di capire cosa passasse nella sua testa e presa dalla continua lotta tra il suo istinto e il suo pensiero razionale, raramente si era trovata a cercare di capire quello che provasse lui. Le volte in cui aveva tentato nell’impresa si era vista analizzare talmente tante contraddizioni che le resero impossibile anche solo avvicinarsi alla comprensione di quello che ormai definiva un uragano…impossibile da fermare ed analizzare.
All’inizio l’unica cosa che le interessava era riuscire a sopravvivere e non avere un collasso a livello psicologico ed emotivo, ma da quando si era avvicinata ad Andrés aveva provato a capire cosa sentisse per lei.  Non era alla sua prima relazione, ma quella era una situazione che si poteva dire tutto tranne che ordinaria: quell’uomo non lo era. Proprio per questa sua convinzione non riusciva a capire cosa potesse trovare in lei. L’unica risposta che si era riuscita a dare nel tempo era che non volesse morire da solo, anche se le attenzioni che le rivolgeva a volte le facevano pensare che non fosse solo quella la motivazione. Il timore era che stesse cercando di trovare nel suo comportamento un briciolo di interesse, come quelle donne che si illudono di avere accanto un uomo che le ama non guardando in faccia la realtà.
Che sarebbe arrivata a fare certi ragionamenti non lo avrebbe mai e poi mai sospettato, ma in quei mesi era arrivata alla conclusione che la vita non smette mai di stupirti.
“Ti fidi di me per il vino?”
“Mi fido”
“Brava ragazza” le sorrise e chiamò il cameriere per farsi portare un Chianti
Il cibo si rivelò essere all’altezza delle aspettative e la serata fu piacevole. Ariadna si chiese dove sarebbero stati il giorno dopo mentre a piedi si trovavano per la strada verso l’Hotel dove alloggiavano. Aveva preferito tornare a piedi e godersi quella serata che sapeva di primavera.
“Domani dove andremo?”
“Parigi” disse e fece una cosa che non aveva mai fatto prima: le prese la mano. Ariadna si stupì di quel gesto che riteneva molto intimo e lontano dal suo carattere. Non importava che facessero sesso tutti i giorni, c’erano dei gesti che significavano molto di più per lei.
“Non lo faccio se vuoi” disse con il sorriso sghembo di chi già sa la risposta. Ariadna non gli rispose e si limitò a  dargli un leggero bacio a fior di labbra. Non voleva dargli la soddisfazione di sentirsi dire che le piaceva camminare per strada con lui così, ma non si riuscì a trattenersi abbastanza dal frenare quell’istinto.
“Ti vorrei sempre così” disse con occhi sinceri.
“Come?”
“Senza quel carico di pensieri che ti porti dietro”
“Anche io ti vorrei più così” disse e lui scosse la testa facendole capire che volesse la conclusione.
“Dolce”
“Mi rendo conto di non essere la persona più espansiva del mondo, ma sono fatto così”  rispose laconico e Ariadna si rese conto che più di così non poteva pretendere da lui.
 Guardando quei bei vicoli si chiese se mai un giorno sarebbe tornata in quei posti e come sarebbe stato viverli di nuovo, con chi sarebbe stata, cosa avrebbe pensato.
Ad un tratto il pensiero la rattristì: faceva ogni giorno più male pensare che tutto quello che stava vivendo avrebbe avuto una fine. Non pensava più neanche ai soldi , e se avesse potuto cederli tutti per curarlo lo avrebbe fatto senza pensare per un secondo... prescindere da come sarebbe andata fra di loro.
Non era abituata a vivere le relazioni pensando che ci sarebbe stato un termine utimo. Le persone innamorate si promettono “per sempre” e anche chi non lo dice in fondo lo spera, ma lei non avrebbe avuto questo privilegio.
 
Bentrovati! Spero che la lettura vi abbia intrattenuto e vi stia piacendo lo sviluppo. A presto!

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Capitolo 7
*** Ultima parte ***


E Parigi fu. Alloggiarono in un Hotel bellissimo del centro; la suite si rivelò essere più un appartamento che una stanza e Ariadna riflettè sul fatto che quel lusso non lo aveva mai sperimentato in vita sua.
“Hai sempre avuto questo tenore di vita?” chiese sedendosi su un ampio letto a baldacchino al centro dell’enorme stanza.
“Diciamo che me lo sono sempre potuto permettere” rispose posando la testa sulle  sue gambe e chiudendo gli occhi. Avevano viaggiato molto e la stanchezza cominciava a farsi sentire, soprattutto per lui.
“Essere un ladro ti  porta nelle fogne per aprirti un passaggio e nel lusso per trascorrere il resto del tempo” continuò
“Hai mai ucciso qualcuno?” gli fece una domanda che non aveva mai avuto il coraggio di fargli. Sapeva usare la pistola e lo aveva visto più volte minacciare ma voleva sapere se era mai andato oltre.
“Mai. Prima regola di ogni rapina: non si uccide. Si spara solo se necessario e non mi è mai capitato di trovarmi nella necessità di doverlo fare.”
“Avuto paura invece?”
“Siamo curiose oggi” disse sfiorandole il naso. “Non per me, ma per chi mi stava accanto”
“Chi lo avrebbe mai detto” sorrise lei “L’imperturbabile Berlino” si trovarono entrambi a sorridere.
“Adesso basta domande” disse alzandosi a sedere e stendendosi su di lei mostrando chiaramente quali fossero le sue  intenzioni. Ariadna si stupiva sempre di più di come non facesse più nessuno sforzo a concedersi e neanche ad avvicinarsi. Scoprirono pian piano di avere una complicità che non è così scontato a letto.
Berlino era sicuramente un uomo con molta più esperienza di lei, ma non le era mai pesata la differenza di età da quel punto di vista e non. Non sapeva quanti anni avessero le sue precedenti relazioni, ma non sentì mai il peso del paragone.
Stanchi e sudati decisero di fare un bagno nella enorme vasca idromassaggio nella stanza da bagno. Ariadna si rilassò completamente poggiando la testa sul petto di Andrès che sembrava essersi quasi addormentato in quella nuvola di sapone.
“Parlami del colpo alla Banca” chiese Ariadna senza troppi peli sulla lingua.
“Neanche il sesso riesce a fermare quella lingua, pensavo di averti stremata” rise e lei gli diede una scherzosa gomitata.
Già una volta aveva provato a chiedere ma senza risultati, questo sarebbe stato il suo ultimo tentativo di soddisfare una sua grande curiosità.
 E così venne a conoscenza del suo folle e geniale piano. Ne parlò con un tale entusiasmo e passione che Ariadna per la prima volta comprese cosa intendeva dire quando parlava di una vocazione. Un mondo sicuramente lontano dal suo ma la mente umana è strana. Quante volte ci si trova a prendere le parti del “Cattivo”? E lui, insieme ai suoi compagni, alla Zecca non aveva fatto che questo. Erano diventati eroi sebbene ladri.
Quello che più la colpì fu l’entusiasmo che mise nelle parole e nell’affetto che dimostrò nei confronti del suo migliore amico e suo fratello; non era decisamente abituata a sentirlo parlare in quel modo di suoi cari, mai si era sbilanciato in quella misura.
“Ti mancano?”
“Questa vita ti porta a delle rinunce. Prima o poi ci incontreremo di nuovo” rispose ma nel suo tono c’era amarezza, come se sapesse dell’impossibilità di ciò che stava dicendo.
“Dai andiamo, abbiamo già perso tanto tempo” disse guardando l’orologio e lei ebbe l’impressione che volesse interrompere la conversazione per pensare ad altro.
“Ti devo far vedere Parigi” disse baciandole la spalla e muovendosi per alzarsi.
La città era bellissima e Ariadna rimase affascinata dall’eleganza di quel posto. Le fu chiaro poi per quale motivo la chiamassero la città dell’amore: era molto romantica nei suoi locali e vicoli stretti, testimoni perfetti di baci rubati e parole sussurrate a bassa voce. La cosa che colpì più di tutto fu la vista dall’ultimo piano della Tour Eiffel, un panorama mozzafiato che la lascio senza parola. Si erano fermati in religioso silenzio davanti alla vetrata che dava su una Parigi illuminata dal sole del tramonto. Un momento che non avrebbe mai dimenticato.
Tutto d’un tratto arrivò alla conclusione che avrebbero avuto troppo poco tempo; paradossale pensare a come fino a qualche mese prima avrebbe voluto che tutto finisse il prima possibile. Non sapeva come sarebbe andata a finire se fossero rimansti insieme, difficile dirlo e anche immaginare una storia stabile con un uomo tanto complicato come Berlino, ma Ariadna in quel momento avrebbe voluto avere la possibilità di sperimentarlo in libertà, senza una scadenza.
“Mi mancherai” sussurrò ma non riuscì a guardarlo in viso, non sarebbe riuscita a farlo. Lo disse continuando a guardare di fronte a sè, pensando che, nonostante tutto, avrebbe lasciato un vuoto. Non avrebbe più guardato un tramonto con la stessa leggerezza nel cuore, avrebbe fatto di tutto per dare ad Andrés il tempo che gli sarebbe stato tolto, ma non ne aveva il potere.
Si accorse che lui girò lo sguardo verso di lei. Non le disse nulla,le prese semplicemente la mano e gliela strinse forte...per lei era una risposta.
 
֍֍֍
 
Nelle due settimane successive visitarono SanPietroburgo per poi volare dall’altra parte dell’oceano per vedere il Grand Canyon : Si divertirono come matti in quelle gite e Ariadna decise di comprare una polaroid per scattare delle foto. Furono giornate perfette e felici; Ariadna cercò di levarsi dal cuore i pensieri di cui parlava Berlino e pur con qualche difficoltà riuscì a tenerli fuori dalla porta, fino a quello che avrebbe ricordato come uno dei momenenti più brutti della sua vita: l’addio.
Avevano appena finito un safari e si stavano godendo una pausa, nulla avrebbe fatto  presagire una tempesta.
“Le nostre strade si dividono da ora” disse tutto d’un tratto e Ariadna perse un battito. “Stai scherzando?” avrebbe voluto dire altro ma nella sua testa la confusione impedì di formulare altro. Pensava che fosse un incubo e ad un tratto comicniò a far fatica a respirare.
“Ascoltami” disse e la fece sedere davanti a lui tenendole strette le mani improvvisamente fredde. “Ho passato la vita a fare lo stronzo egoista, non posso permenttermi di esserlo ancora…non con te” la guardò negli occhi e lei capì che non era la sola a soffrire. Stava avendo la risposta che da qualche tempo aveva cercato: non era la sola ad amare. Fino ad allora aveva sempre avuto troppi dubbi non riusciti a fugare, le si chiarirono nel momento sbagliato: quando tutto sarebbe potuto cominciare e invece stava finendo.
“Lo sto facendo per te e un giorno lo capirai” quelle parole rimbombarono nella testa di Ariadna come se ovattate, pronunciate da una persona lontana chilometri. Le si era appannata la vista e aveva abbassato la testa cercando  di respirare e far cadere le lacrime che non era riuscita a trattenere. Tutto ad un tratto provò un moto d’ira che sembrò ridarle la voce.
“Non puoi decidere per me. Cazzo  Andrés credi che ti lascerò andare proprio ora? Sei solo un figlio di puttana!” sputò con tale rabbia che per un momento lui pensò di ritornare sui suoi passi, ma guardando i suoi occhi rossi e le labbra gonfie dal pianto si rese conto non non avrebbe potuto farle ancora del male. Facendola rimanere vicina a lui fino alla fine l’avrebbe distrutta e non se lo sarebbe mai perdonato. Se c’era una cosa che con lei aveva capito era che l’amore non è egoista.
Passare altri mesi insieme a lei l’avrebbe fatta legare ancora di più e vederlo morire le avrebbe solo dato un dolore troppo grande.
Non si poteva permettere un altro passo falso e, se solo quegli occhi non le avessero toccato l’anima, si sarebbe pentito fino all’ultimo di averle fatto del male. Non poteva fare altro che chiederle perdono per un peccato che avrebbe ricommesso.
“Se puoi perdonami per tutto quello che ti ho fatto” disse mantenendo la compostezza che lo contraddistingueva, ma quella volta con molta fatica.
Ariadna a quelle parole non seppe cosa rispondere, era rimasta completamente attonita e dovette sforzarsi per riprendere a respirare regolarmente.  Non si sarebbe mai aspettata quel discorso; a tutto avrebbe potuto pensare tranne che a quello che era appena successo. Tempo prima avrebbe reagito con gioia a quella decisione e avrebbe riso di fronte alle sue scuse…un’altra vita.
Alzò gli occhi e lo fissò pensando che probabilmente l’unica cosa non che gli avrebbe perdonato sarebbe stato quel finale, perché non si meritava di soffrire ancora.
“Ti ho comprato il biglietto per un volo diretto a Madrid che parte questa sera. Ti farò avere tutti i soldi appena possibile” continuò rompendo il silenzo e Ariadna senti una lama al petto.
“Se pensi che accetterò quei soldi non hai proprio capito un cazzo di me”
“Sapevo lo avresti detto, ma accettali. Prendili come un regalo da parte mia; giraci il mondo e goditi la vita che ti meriti. Sapere che potrai farlo grazie a me sarà un privilegio. Te lo devo”
“Ma tu pensi veramente di avermi comprato per tutto questo tempo?”
“è proprio perché con il tempo ho capito che non lo stavo facendo che ti sto dicendo questo. Non posso spezzarti Ariadna, so che lo farei tenendoti con me.” Prese un lungo respiro e continuò “E visto che comunque sono un egoista narcisista, ti dico che non voglio tu mi veda star male più di  quanto abbia già visto. Voglio che tutti si ricordino di me così” e a quelle parole lei per un momento, seppur breve, capì cosa le stesse dicendo.
“Dove andrai?” chiese arresa all’evidenza che non avrebbe potuto fare nulla per convincerlo a rimanere. Andrés era così: una volta presa una decisione era irremovibile e questo lei lo sapeva bene.
“Non lo so ancora.” Le rispose mettendole i capelli dietro l’orecchio e cercando di imprimersi l’immagine di quella ragazza dagli occhi blu così lontana da lui e allo steso tempo vicina. Aveva sempre creduto nell’amore Andrès ed era sempre stato deluso da quel sentimento: aveva divorziato 5 volte e se ne andò con il dubbio, o forse la certezza, che la promessa fatta quella notte sulla spiaggia poteva rappresentare la chance per tornare a crederci per sempre.
“Non sto ancora realizzando tutto questo” disse Ariadna scuotendo la testa per poi poggiarla sul petto di lui. Decise di respirare profondamente e concentrarsi sul battito del suo cuore, che capì esserle appartenuto solo in quell’istante.
“Cerca di essere felice”
Lo guardò per l’ultima volta e nella sua testa tutto quello che con lui aveva vissuto gli sfilò davanti…non avrebbe mai dimenticato. Nonostante tutto.
 
5 Mesi dopo
 
Il professore riuscì a mettersi in contatto con Ariadna lasciandole un appuntamento: Indonesia.
Era una bellissima giornata di sole e seguendo le indicazioni lasciatele era arrivata ad una bellissima spiaggia bianca con alte palme. Le ricordò molto quella in cui aveva trascorso i primi mesi con Andrès e fu catapultata in ricordi che ancora facevano troppo male. Dire che fosse riuscita a dimentacarlo avrebbe significato mentire a se stessa, e una delle cose che quella esperienza le aveva insegnato è che doveva essere più sincera con i suoi sentimenti.
In quei mesi aveva tentato di tornare a vivere, ma la verità era che ci sarebbe riuscita solo molto tempo dopo. Il primo mese ebbe diversi attacchi di panico e molti incubi che le resero la vita impossibile. Non riusciva a darsi pace e a realizzare quello che era successo. Si trovò tutto d’un tratto a pensare che fosse stato tutto un sogno e a cercare le prove che ciò che aveva vissuto fosse reale.
Le uniche cose che riuscivano a riportarla a quei giorni come concreti erano l’anello con la perla che le aveva regalato Andrès l’ultima sera sull’isola e un ritratto, lasciato per diverso tempo in una tasca interna della sua valigia. L’aveva riposto in modo tale che non andasse rovinato e non perse poi tempo ad incorniciarlo. Non aveva altro.
Sperimentò per la prima volta quale fosse veramente la potenza dei ricordi: ci si trovò a fare a pugni i primi tempi, ma poi ne capì il valore.
Trovandosi su quella spieggia quasi le sembrò di risentire il suo profumo e li rivide, per un moemento, seduti a guardare il tramonto. Provò una sensazione con cui aveva imparato a familiarizzare nel tempo:la mancanza di respiro. Riuscì però a gestirla pensando al motivo per cui era lì.
Vide in lontananza un gruppo di persone e da subito riconobbe Denver e Monica, avvicinandosi poi individuò gli altri membri della banda. Difficile dimenticare certi volti, l’ultima volta che li aveva visti erano vestiti con una tuta rossa e indossavano la maschera di Dalì. Erano ancora di spalle quando Nairobi si voltò e la vide arrivare; istintivamente le puntò la pistola contro provocando la stessa reazione in Ariadna che aveva tenuto la revolver nei pantaloni.
“Che cazzo ci fai qui?” disse puntandola e Monica si precipitò cercando di fermarla.
Ariadna si sentì il cuore in gola, ma cercò di mantenersi il più ferma possibile come Berlino le aveva insegnato.
“Nairobi fermati, per favore” Urlò Monica.
“Abbassa la pistola Nairobi, l’ho chiamata io” disse un voce in lontananza e tutti si girarono verso il professore che stava arrivando trafelato al luogo dell’appuntamento.
“Ti prego abbassa la pistola, è qui per il nostro stesso motivo” continuò e si avvicinò alla donna che abbassò l’arma.Ariadna la seguì e tornò a respirare solo in quel momento. Calò il silenzio che fu interrotto solo dalla voce di Rio.
“Tiene la pistola meglio di me” rise stemperando la tensione e Nairobi cambiò improvvisamente lo sguardo osservandola per qualche secondo.
“Che gran figlio di puttana” disse con un sorriso amaro e Ariadna capì che aveva fatto i suoi conti. Nei suoi insulti colse il dolore di una donna stava dicendo addio ad un collega ma, soprattutto un amico.
“Perdonami, ho capito solo ora” disse abbracciandola e nel suo gesto non si potè che cogliere sincerità.
Fu un momento difficile da vivere per Ariadna, che però sentì il suo dolore per la prima volta condiviso dalle persone che si trovavano accanto a lei.
Non riuscì a piangere, aveva versato tutte quelle che aveva; l’unica sensazione che provò fu quella di vuoto guardando le onde portarselo via per sempre.
Monica le stette accanto sempre, stringendole la mano  e provando a farla sentire meno sola.
 Tutti rispettarono un religioso silenzio, rotto da qualche singhiozzo trattenuto. Ariadna in qualche modo si sentì sollevata di star vivendo quegli istanti insieme ad altri, avrebbe voluto un bel saluto per Andrès e quello sicuramente era dei più sentiti.
Erano rimasti solo lei ed il professore alla fine a guardare le onde infrangersi sulla battigia e il sole tramontare. Osservando la quiete del mare ricordò le parole di un uomo che era inutile negare, aveva amato in maniera del tutto folle ma con una forza che il suo cuore non avrebbe più sperimentato. Avrebbe avuto altre relazioni, ma un certo sguardo lo avrebbe sempre ricercato tra la folla. L’aveva segnata indelebilmente e non ce la faceva ad odiarlo, perché sentiva in cuor suo di doverlo ringraziare.
“Se mai avrai bisogno di qualcosa io ci sarò…gliel’ho promesso” disse il Professore mettendole una mano sulla spalla.
“Ho paura a chiederti come sia successo”
“Non avrebbe mai aspettato la fine” disse e un velo gli coprì gli occhi. Ariadna riuscì a percepire il dolore di un fratello che aveva perso una parte di sé e lo abbracciò. Non poteva alleviare il suo dolore, perché aveva imparato sulla sua pelle che un sentimento simile va solo vissuto, ma volle solo fargli sentire la vicinanza di una persona che stava provando lo stesso.
“Farete mai il colpo alla Banca?” chiese cercando di ricomporsi e trattenere il turbinio di emozioni
“Può darsi” rispose il Professore sorridendo e asciugandosi la lacrima che aveva non era riuscito a trattenere.
“Farò il tifo per voi” disse e si sorrisero ricordandosi a vicenda che non avrebbero mai dimenticato.
 
 
Ciao  a tutti! Siamo arrivati all’ultimo capitolo e ci tengo a ringraziare chi ha letto e chi leggerà questa storia in futuro. Spero vi abbia intrattenuto e, anche se in minima parte, emozionato; se vi va fatemelo sapere…mi farebbe molto piacere conoscere le vostre sensazioni e i vostri pareri finali, per me è importante il vostro giudizio.
Non mi resta che salutarvi e ringraziarvi ancora una volta. Baci, Chiara.😘

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