Hana no Haru

di Sakurahara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I fiori di ciliegio ***
Capitolo 2: *** Il sogno fiorito ***
Capitolo 3: *** Il Sogno Fiorito ***



Capitolo 1
*** I fiori di ciliegio ***


La giovane apprendista si svegliò di soprassalto. Aprendo gli occhi il paesaggio che le si stagliò davanti era diverso da quello che avrebbe dovuto vedere. Un lungo viale ciottolato si allungava ai suoi piedi, ornato dai meravigliosi alberi di ciliegio, così incantevoli durante il periodo dell'Hanami. Si alzò dalla panchina di legno, con le gambe ancora intorpidite dal sonno, e si diresse all'albero più vicino, allungando la bianca mano verso uno dei rami. Le sue dita sfiorarono caute i piccoli fiori rosa che erano da poco sbocciati. Era da sempre stata innamorata di quei fiori, i sakura. A quel pensiero ritrasse la mano e la poggiò su una guancia con aria triste. Ricordava bene quel lontano giorno in cui incontrò per la prima volta il signor Hanamura-san, suo padre adottivo. Aveva un'aria allegra quando la accolse a casa sua; non poteva dimenticare i suoi occhi bruni stracolmi di gioia nel vederla arrivare così piccina e così bisognosa di affetto. Si ricordò la prima cosa che fece per farla sorridere: le mise fra i capelli una ghirlanda di fiori di ciliegio dicendole: "Questi fiori saranno ancora più belli se incorniceranno un visino dolce come il tuo". Fu per quel motivo che Hanamura-san acconsentì alla sua assurda richiesta di farsi chiamare Sakura. Sakura sorrise a quel dolce ricordo, arrossendo un poco sulle guance. Un soffio di vento spirò tra le fronde degli alberi facendo cadere sulla sua scura chioma alcuni petali rosa. Ma Sakura non si dette pena di scrollarseli via, le piaceva così. << Sakura-chan! >>, sentì chiamare da lontano. Si voltò verso la panchina su cui si era addormentata e scorse la figura slanciata di suo fratello maggiore, Shinji. Il suo viso rifletteva la luce interiore che si portava dentro fin da quando erano bambini. Quel ragazzo sorride sempre, pure quando è triste, pensò Sakura aspettando che il fratello si avvicinasse. << Hai fatto un bella dormita, Sakura-chan >>, continuò Shinji con un sorriso stampato sulle labbra scarlatte, una volta arrivato dalla ragazza. << Ero un po' stanca. Mi dispiace di averti lasciato solo per tutto questo tempo >>, rispose la giovane abbassando lo sguardo e arrossendo di vergogna. Come aveva potuto lasciare Shinji da solo, proprio oggi che dovevano passare la giornata insieme; una delle rare volte che capitava di avere un po' di tempo libero dalle lezioni che impartiva loro il padre. << Non ti preoccupare, onee-chan; perlomeno ho avuto un po' di tempo per farmi una passeggiata >>, la rassicurò affettuosamente. Era sua abitudine tentare sempre di rimpicciolire i fatti, più che altro per timore di arrecare fastidio o dolore nelle persone che amava. Ma Sakura insistette, poiché conosceva bene il fratello. << Nii-san, se questo ti ha arrecato dispiacere ti prego di perdonarmi; non era mia intenzione... >> << Lo so >>, la interruppe dolcemente. << E' un periodo difficile per tutti e due. Le lezioni occupano molte ore durante il giorno, a volte ci tolgono anche il sonno. Più che altro sono contento per te che sei riuscita a riposarti un poco >>, finì sorridendo di nuovo, mentre la sua mano stringeva quella della sorella. << Ma guarda, ti donano proprio questi fiori, Sakura-chan! >>, esordì, indicandole i capelli cosparsi di petali rosa. La ragazza arrossì e fece per scrollarseli di dosso anche se a malincuore. Ma Shinji le fermò la mano in tempo e le disse: << No, stai bene così >>. Sakura sorrise. Adorava suo fratello come si adora una divinità. Shinji era il figlio legittimo di Hanamura, rimasto senza madre all'età di tre anni, un anno prima che Sakura entrasse nelle loro vite. A quanto sapeva, lei era la figlia di un vecchio collega di Hanamura, nonché suo migliore amico, e Hanamura aveva richiesto esplicitamente di accudire egli stesso la piccola. Aveva quasi due anni quando vide Shinji per la prima volta. Si ricordava dei suoi folti e disordinati capelli verdi, dei suoi occhi ambrati così intensi, ma più di tutto il resto, si ricordava alla perfezione il suo sorriso accecante, pronto a sollevare il morale di chiunque ci posasse lo sguardo. Erano sempre andati d'accordo, come se fosse destino che si incontrassero. A volte la gente li scambiava per fratelli di sangue, talmente era forte il loro legame. Con un solo sguardo riuscivano a capirsi, quasi comunicassero telepaticamente. Sì, era proprio destino..., pensò in quel momento Sakura, incamminandosi al fianco del fratello.

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Capitolo 2
*** Il sogno fiorito ***


I due ragazzi entrarono in casa con ognuno un gelato in mano, chiacchierando ad alta voce e ridendo a squarciagola. Non passavano momenti del genere da un'eternità, pensò Sakura con un velo di tristezza; ma poi, guardando il volto sereno del fratello, si scrollò di mente quei pensieri folli, e continuò a scherzare con lui. << ...sì, poi Lucifer mi ha acchiappato da dietro e alla fine siamo volati tutti nel fango! Non ti dico quanto ha urlato sensei quando ha visto il disastro... >> << Ah, siete quì >>, si intromise una voce baritonale, dal tono autorevole. << Nagano-san! >>, esordirono i due ragazzi nell'entrare dell'austero maestro, alzandosi in piedi dirimpetto. L'uomo si fece avanti dall'oscurità, mostrando il suo volto segnato dalle molteplici rughe che si infittivano e si intricavano col corso di alcune profonde cicatrici. La sua espressione era distaccata, quasi a sfiorare un'irritante autorevolezza spropositata. La sua figura era alta e imponente, con i capelli castano scuro legati in una coda e la folta barba lasciata crescere senza ritegno. All'occhio destro si poteva vedere una delle tante cicatrici che lo solcava obliquamente. << Preferirei che mi chiamaste sensei in mia presenza >>, aggiunse con un tono di disappunto. Si posizionò davanti a loro scrutandoli da capo a piedi con sufficienza. Poi si avvicinò al volto di Sakura, prendendole il mento tra le mani e osservandola con molta attenzione quasi oltraggiosa. << Adesso basta! >>, sbottò Shinji scacciando la ruvida mano del maestro dal volto puro di Sakura, rimasta sbigottita da tale gesto. << Siete andato troppo oltre, sensei >>, continuò avvicinandosi a Sakura, con apprensione, quasi a volerla proteggere. << Sciocco ragazzino! >>, sputò il maestro tornando di nuovo con quella sua espressione distaccata e un ghigno rude sul volto. << Non capisci proprio niente. E' mio dovere controllare le vostre condizioni dopo un'intera giornata di libertà, lontani dal mio sguardo. Devo vedere se siete stati feriti dai...succhiasangue >>. << Be' perlomeno potreste... >> << No, Shinji, è tutto a posto >>, lo interruppe Sakura con voce lieve. << Il maestro stava adempiendo ai suoi doveri >>, concluse, rivolgendogli uno sguardo supplichevole. Shinji sospirò rassegnato scusandosi in un inchino appena accennato. Si notava per ogni suo gesto che Shinji non tollerava i modi rudi del maestro. Sakura invece tentava in ogni modo di non far cacciare suo fratello in grossi guai. Il rispetto era una delle regole più ferree di tutto il Raduno: se non si rispettava quella regola si veniva severamente puniti. E Shinji l'aveva già provato una volta sulla sua stessa pelle. Il maestro, con riluttanza guardò Shinji e poi aggiunse: << Ragazzo, devi capire che sto cercando di proteggere la famiglia Hanamura con tutti i miei sforzi >>, concluse scoccando un'occhiata restia a Sakura, che tremò sotto al suo sguardo. << Mi perdonerete se chiedo come mai della vostra visita oggi? >>, proferì la ragazza, che sembrò quasi sfracellarsi sotto il peso delle sue stesse parole. Il maestro la guardò con fare superiore, poi voltandole le spalle uscì dalla stanza senza risponderle. << Odio quando si comporta in maniera così sgarbata con te! >>, sbottò sottovoce Shinji, sbattendo un pugno sul tavolino. Sakura sospirò rassegnata e si risedette sul divano. Mi chiedo quale sia il motivo che spinge Nagano-sensei a comportarsi in quel modo con me..., si chiese mentre il fratello borbottava una sequela di imprecazioni. << Sakura, c'è qualcosa che non va? >>, chiese Shinji vedendo la sorella con la testa immersa fra le ginocchia. Sembrava volesse nascondersi. Il ragazzo si sedette davanti a lei, ai piedi del divano, prendendole il viso tra le mani. Scorse una piccola lacrima sul suo volto immacolato e la asciugò in fretta con un sorriso sulle labbra. << Non piangere nee-chan, il tuo volto è così bello quando sorridi >> << Scusa, Shinji-kun, ma non ne posso fare a meno >> << E' per colpa del maestro, non è così? >>, insinuò il ragazzo con tono astioso. << Non arrabbiarti con lui; credo di sapere il motivo per cui si comporti così con me: penso che sia perchè non sono una Hanamura di sangue. In fondo, lui ha sempre addestrato solo i componenti sanguinei di questa famiglia ed io sono la prima a non esserlo e per questo...sensei... >>, non riuscì a finire la frase che scoppiò in lacrime. Shinji si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo: non poteva stare a guardare sua sorella disperata in quella maniera. Doveva fare qualcosa. << Senti, che ne dici se andiamo a fare un giro al parco? >>, le propose con un sorriso sul volto. Sakura smise di piangere per un momento guardandolo intensamente, poi annuì tentando di asciugarsi le lacrime con una manica della camicia. E così i due ragazzi si ritrovarono al parco dove Sakura si addormentò improvvisamente. In sogno le apparve una selva incolta di notte; tutto taceva, persino degli animali non vi era traccia. Sakura impugnò la sua Arcangela, la katana avuta in dono da Hanamura, e si addentrò nella selva oscura. Avvertiva un presentimento nefasto nell'aria, come odore di sangue fresco. Quando guardò ai suoi piedi, una scia di nettare rosso si allungava dritta fino al folto della selva incolta. Sapeva cosa si nascondeva, ripugnante, dietro quei rami intricati e quelle ombre inquietanti. Eppure, non riusciva a pronunciare il nome di quei mostri o a visualizzare la loro forma immaginaria; d'altronde non li aveva mai visti dal vivo. Impugnando ancora più fortemente il manico di Arcangela, prese coraggio e si allungò verso quei rami. Ad un tratto due occhi iniettati di sangue le furono addosso...

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Capitolo 3
*** Il Sogno Fiorito ***


I due ragazzi entrarono in casa con ognuno un gelato in mano, chiacchierando ad alta voce e ridendo a squarciagola. Non passavano momenti del genere da un'eternità, pensò Sakura con un velo di tristezza; ma poi, guardando il volto sereno del fratello, si scrollò di mente quei pensieri folli, e continuò a scherzare con lui. << ...sì, poi Lucifer mi ha acchiappato da dietro e alla fine siamo volati tutti nel fango! Non ti dico quanto ha urlato sensei quando ha visto il disastro... >> << Ah, siete quì >>, si intromise una voce baritonale, dal tono autorevole. << Nagano-san! >>, esordirono i due ragazzi nell'entrare dell'austero maestro, alzandosi in piedi dirimpetto. L'uomo si fece avanti dall'oscurità, mostrando il suo volto segnato dalle molteplici rughe che si infittivano e si intricavano col corso di alcune profonde cicatrici. La sua espressione era distaccata, quasi a sfiorare un'irritante autorevolezza spropositata. La sua figura era alta e imponente, con i capelli castano scuro legati in una coda e la folta barba lasciata crescere senza ritegno. All'occhio destro si poteva vedere una delle tante cicatrici che lo solcava obliquamente. << Preferirei che mi chiamaste sensei in mia presenza >>, aggiunse con un tono di disappunto. Si posizionò davanti a loro scrutandoli da capo a piedi con sufficienza. Poi si avvicinò al volto di Sakura, prendendole il mento tra le mani e osservandola con molta attenzione quasi oltraggiosa. << Adesso basta! >>, sbottò Shinji scacciando la ruvida mano del maestro dal volto puro di Sakura, rimasta sbigottita da tale gesto. << Siete andato troppo oltre, sensei >>, continuò avvicinandosi a Sakura, con apprensione, quasi a volerla proteggere. << Sciocco ragazzino! >>, sputò il maestro tornando di nuovo con quella sua espressione distaccata e un ghigno rude sul volto. << Non capisci proprio niente. E' mio dovere controllare le vostre condizioni dopo un'intera giornata di libertà, lontani dal mio sguardo. Devo vedere se siete stati feriti dai...succhiasangue >>. << Be' perlomeno potreste... >> << No, Shinji, è tutto a posto >>, lo interruppe Sakura con voce lieve. << Il maestro stava adempiendo ai suoi doveri >>, concluse, rivolgendogli uno sguardo supplichevole. Shinji sospirò rassegnato scusandosi in un inchino appena accennato. Si notava per ogni suo gesto che Shinji non tollerava i modi rudi del maestro. Sakura invece tentava in ogni modo di non far cacciare suo fratello in grossi guai. Il rispetto era una delle regole più ferree di tutto il Raduno: se non si rispettava quella regola si veniva severamente puniti. E Shinji l'aveva già provato una volta sulla sua stessa pelle. Il maestro, con riluttanza guardò Shinji e poi aggiunse: << Ragazzo, devi capire che sto cercando di proteggere la famiglia Hanamura con tutti i miei sforzi >>, concluse scoccando un'occhiata restia a Sakura, che tremò sotto al suo sguardo. << Mi perdonerete se chiedo come mai della vostra visita oggi? >>, proferì la ragazza, che sembrò quasi sfracellarsi sotto il peso delle sue stesse parole. Il maestro la guardò con fare superiore, poi voltandole le spalle uscì dalla stanza senza risponderle. << Odio quando si comporta in maniera così sgarbata con te! >>, sbottò sottovoce Shinji, sbattendo un pugno sul tavolino. Sakura sospirò rassegnata e si risedette sul divano. Mi chiedo quale sia il motivo che spinge Nagano-sensei a comportarsi in quel modo con me..., si chiese mentre il fratello borbottava una sequela di imprecazioni. << Sakura, c'è qualcosa che non va? >>, chiese Shinji vedendo la sorella con la testa immersa fra le ginocchia. Sembrava volesse nascondersi. Il ragazzo si sedette davanti a lei, ai piedi del divano, prendendole il viso tra le mani. Scorse una piccola lacrima sul suo volto immacolato e la asciugò in fretta con un sorriso sulle labbra. << Non piangere nee-chan, il tuo volto è così bello quando sorridi >> << Scusa, Shinji-kun, ma non ne posso fare a meno >> << E' per colpa del maestro, non è così? >>, insinuò il ragazzo con tono astioso. << Non arrabbiarti con lui; credo di sapere il motivo per cui si comporti così con me: penso che sia perchè non sono una Hanamura di sangue. In fondo, lui ha sempre addestrato solo i componenti sanguinei di questa famiglia ed io sono la prima a non esserlo e per questo...sensei... >>, non riuscì a finire la frase che scoppiò in lacrime. Shinji si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo: non poteva stare a guardare sua sorella disperata in quella maniera. Doveva fare qualcosa. << Senti, che ne dici se andiamo a fare un giro al parco? >>, le propose con un sorriso sul volto. Sakura smise di piangere per un momento guardandolo intensamente, poi annuì tentando di asciugarsi le lacrime con una manica della camicia. E così i due ragazzi si ritrovarono al parco dove Sakura si addormentò improvvisamente. In sogno le apparve una selva incolta di notte; tutto taceva, persino degli animali non vi era traccia. Sakura impugnò la sua Arcangela, la katana avuta in dono da Hanamura, e si addentrò nella selva oscura. Avvertiva un presentimento nefasto nell'aria, come odore di sangue fresco. Quando guardò ai suoi piedi, una scia di nettare rosso si allungava dritta fino al folto della selva incolta. Sapeva cosa si nascondeva, ripugnante, dietro quei rami intricati e quelle ombre inquietanti. Eppure, non riusciva a pronunciare il nome di quei mostri o a visualizzare la loro forma immaginaria; d'altronde non li aveva mai visti dal vivo. Impugnando ancora più fortemente il manico di Arcangela, prese coraggio e si allungò verso quei rami. Ad un tratto due occhi iniettati di sangue le furono addosso... [Fine Capitolo] P.s. scusate se è tutto cosi attaccato ma non ho altro modo per postare il capitolo ^^'' Grazie per la lettura -Sakura-

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