Independent Love

di Vale__91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Davanti allo specchio. I soliti occhi color grano, i soliti capelli disordinati, lo stesso sguardo di sempre. Ancora i pensieri confusi di chi forse nella sua vita avrebbe preso altre decisioni, ma che ormai si trova lì e non può più fare nulla per tornare indietro.
Akito si sistemò la camicia abbottonando l’ultimo bottone quando sentì dei passi svelti entrare in camera.
<< Ciao tesoro, ma come siamo eleganti >> disse lei con un sorriso. Lui, come gli era sempre successo, non potè fare e meno di arrossire.
<< Nami, allora sei pronta? >>
<< Pronta? >> disse lei sorpresa.
<< Non dovevamo usc… >>.
Non terminò la frase, lo capì subito dal suo sguardo. Se l’era dimenticato e a quell’appuntamento ne aveva sostituito un altro. Ora l’avrebbe sentita di nuovo piagnucolare i soliti “ scusami ”.
<< Tesoro, io… Davvero sono una stupida… >>
<< No, non importa… Tanto avevo un po’ di mal di testa >>
<< Ma ti sei preparato, sono proprio un disastro di fidanzata >>.
Disastro? No, quello semmai era un diminutivo. Akito quando l’aveva conosciuta l’aveva apprezzata per qualcosa che ora non accennava a farsi rivedere, qualcosa per cui pensò di essersi innamorato.
Adesso che convivevano da circa un anno che cosa gli restava di quel sentimento? Le porte sbattute da lei che usciva più con le colleghe o con le amiche che col proprio ragazzo.
<< Sta tranquilla, è tutto a posto >> le disse per non farla rimanere male.
Era stato sempre così. Era lui che avrebbe dovuto offendersi, ma pur di vederla sorridere si era sempre sacrificato e aveva lasciato in secondo piano piccoli problemi come questi che ora però, a distanza di anni iniziavano a pesare.
<< No dai non esco >> iniziò lei prendendo il cellulare.
Lui le prese le mani, poi le accarezzò il viso e le diede un piccolo bacio sulle labbra.
<< Ti ho già detto che non c’è problema >>.
Gli veniva difficile, ma provò ad abbozzare un sorriso.
<< Tu sei… Tu sei… >>
<< Sì lo so, che ci vuoi fare Akito Hayama è fatto così >> fece lui ironico << Con chi esci? Ora non mi dici nemmeno più dove vai? >>
<< No è che io davvero pensavo di avertelo detto, come al solito… >>
<< …Ti sei dimenticata. Che strano questa frase non mi è nuova >>
<< Non scherzare, sul serio mi sento uno schifo >>
<< La vuoi finire? >>.
Squillò il cellulare. Era quello di Nami.
<< È Sachiko, è venuta a prendermi… Cena di lavoro >> disse sbuffando << Ma stasera, non m’importa se sarò stanca o lo sarai tu, noi due staremo insieme e passeremo la nostra serata, anche se… Beh… In modo un po’ diverso >> disse con un sorriso incerto.
Un altro squillo.
<< Vai, altrimenti ti danno per dispersa >> fece lui.
Un ultimo svelto bacio e Nami sparì. Sentì la porta chiudersi. Il sapore del suo tocco era già sparito.
Akito si lasciò cadere sul letto. In fondo non gli andava di rimanere in casa da solo a far nulla. Se lo avesse saputo prima si sarebbe organizzato con degli amici, ma ormai era troppo tardi. Decise di uscire comunque, sarebbe andato in qualche locale a bersi qualcosa, giusto per non rimanere circondato da quelle mura ormai troppo soffocanti.
Il palazzo in cui vivevano dava su una lunga e trafficata strada, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di prendere l’auto per spostarsi.
Era una sera di maggio, il caldo che il sole aveva lasciato durante la giornata non si era ancora dissolto e Akito camminava senza una meta precisa, tenendo con due dita dietro la spalla una giacca nera leggera.
Si girò a guardare un locale: troppo affollato. Poi un altro: gente non troppo raccomandabile. Al terzo tentativo entrò.
Non molta gente, luci soffuse, tavoli occupati in parte, ma specialmente, bancone libero: il suo posto preferito.
Appena si fu seduto gli si avvicinò il barman. Ordinò un Martini che dopo pochi secondi si figurò davanti a lui.
<< Speriamo di passare per i Mondiali >> fece il barista pulendo dei bicchieri.
<< Come? >>
<< Domani c’è l’ultima partita per la qualificazione ufficiale, se perdiamo siamo fuori >>
<< Ah, non seguo molto il calcio >>
<< Ah no?! E cosa le piace invece? >>.
Capì subito che il signore brizzolato davanti a lui pur di evitare di rimanere ancora in silenzio in quella serata noiosa, avrebbe parlato di qualsiasi cosa.
<< Karate, lo insegno ai bambini dagli otto anni in su >>
<< Allora anche agli adulti? >>
<< Non mi capita spesso, si inizia da piccoli di solito >>
<< Avevo uno zio che faceva Karate… >>.
La conversazione iniziò a farsi noiosa e Akito bevve ancora un sorso dal suo bicchiere.
Poi si spalancò la porta con violenza e vi entrò un ragazzo. Alto, capelli neri molto corti e dai modi di fare anche un po’ presuntuoso.
Hayama lo guardò senza farci troppo caso, ma poi si bloccò di colpo. Dietro l’uomo vi era anche una donna e a seguire un altro ragazzo con i capelli castani lunghi fino alle spalle.
Si soffermò su di lei, sul suo sguardo un po’ perso. Quella ragazza che con la mano stretta in quella del primo uomo si avvicinava al bancone, proprio dove era seduto lui.
I capelli rossi e sciolti danzavano vicino al suo viso, limpido e con un velo di trucco.
<< Hey barista >>
<< Dica signore… >>
<< Tre Martini uno per me, per il mio amico e per la mia donna >> disse indicando con lo sguardo le persone dietro di lui.
<< Subito >>
<< Dai va a sederti tesoro >>.
La ragazza venne leggermente spinta da una pacca sul sedere, ma non accennò a dire o fare nulla, e si sedette vicino ad Akito, che intanto cercando di non farsi notare continuava ad osservarla.
I tre drink arrivarono e i due ragazzi iniziarono a conversare tra loro facendo finta che la rossa non esistesse. Dalla noia le scappò uno sbuffo.
<< Ti annoi? >> provò a dirle Akito a bassa voce.
Lei si voltò velocemente, quasi presa alla sprovvista, poi però per non farsi vedere dal suo uomo gli sorrise malinconicamente.
<< Perché si nota tanto? >>
<< Da come hai sbuffato un po’ sì >>.
Il discorso cadde lì e le poche parole appena pronunciate sparirono, smorzate dalle risate e dai discorsi che circondavano il bar.
La ragazza fece per accendersi una sigaretta per evitare di essere divorata dalla monotonia.
<< Mi dispiace signorina, non si può fumare qui >> fece il barista indicandole un cartello.
Posata anche la sigaretta la rossa prese a fissare un punto qualsiasi del tavolo senza che avesse un’effettiva importanza. Sapeva che distogliere l’attenzione del suo fidanzato dalla conversazione che stava proseguendo non sarebbe servito a nulla.
<< Ne vuoi un altro? >>
<< Scusa? >>
<< Di Martini, neanche io so tanto che fare >>
<< Allora offri alcolici alle ragazze? Comunque no, grazie >>.
Questa volta il ragazzo sentì la breve conversazione e si girò con sguardo torvo verso Akito che però non lo aveva ancora notato.
<< Hey tu… >>.
Hayama alzò gli occhi nella sua direzione.
<< Chi, io? >>
<< Senti non fare il finto tonto con me, che cosa le hai detto? >>
<< Nori, non è successo nulla >>
<< Zitta tu! >>.
La rossa tacque all’istante.
<< Ti sembra il modo? >> fece Akito tranquillo.
<< Allora razza di idiota non costringermi a venire lì >>
<< Io non ti ho chiesto nulla >>
<< Vedi di lasciarla in pace o non esci vivo da qui e… Saya tesoro >>.
Un’altra ragazza si era avvicinata al bancone. Una donna alta, bionda occhi chiari. Bastò lei a far cadere l’attenzione di Nori da Hayama.
Il giovane dai capelli scuri e il suo amico presero a parlare con la ragazza. Tutti, a parte lo sguardo di Akito, ignorarono la rossa che però intanto cercava di non dare a vedere quanto stesse male. Passarono dieci minuti, poi Nori e l’amico si alzarono, la ragazza fece la stessa cosa.
<< No tesoro >>
<< “ No ” cosa? >>
<< Stavamo cercando un posto più tranquillo per parlare di cose private >>
<< E perché io non potrei venire? >>
<< Mi sembra logico >>
<< Non per me, dato che sono tanto stupida illuminami >>
<< Non puoi venire e basta >>
<< E lei sì? >> disse indicando la bionda che aspettava che i due ragazzi si muovessero.
<< Bambolina, poi ti spiego tutto >>
<< Ma va al diavolo >> fece lei rimettendosi a sedere.
<< Cos’hai detto? >>
<< Nulla >> disse distratta.
Nori mormorò qualcosa e si allontanò, lasciandola da sola. Il barman era a dir poco indignato.
<< Senta me la fa accendere una sigaretta? Pagherò la multa >>
<< O-ok >>
<< Posso fartela una domanda? >> disse Hayama un po’ incerto.
<< Che c’è? >>
<< Perché ti fai trattare così? >>.
La rossa fece una breve risata amara.
<< Che domanda stupida! Credi davvero che io mi lasci usare? >>
<< Sembrerebbe >> disse lui tranquillo.
Lei provò a ribattere, ma non ci riuscì. Le parole morirono ancora prima di essere pronunciate e i suoi occhi scuri si posarono su quelli chiari di lui, così belli.
<< Me lo offri ancora quel Martini? >>.
Hayama sorrise lievemente e lo ordinò.
<< Io sono Akito Hayama >> disse porgendole la mano.
<< Io Sana, Sana Kurata >>.

Ok, sto esagerando, ma le idee mi vengono in mente così, da un momento all'altro e non riesco a smettere di scrivere...in fondo nn penso sia tanto un male, ma visto tt le fic che devo finire proverò ( impegni scolastici compresi ) a fare del mio meglio per completarle tutte. Sono tornata da Akito e Sana i miei due tesori...Come avrete notato in questa ff ci sarà tutto al di fuori di quello che si sa di Kodocha...almeno si cambià un po', si leggono storie nuove! Ke dire, io come al solito spero vi piaccia e ke mi scriviate...accetto consigli, critiche, tutto!!La Vale vi saluta e vi da un grande bacio!A prestoo!kisses

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Capitolo 2
*** 2 ***


Prima di staccarsi dal saluto si fissarono un istante. Sana bevve a piccoli sorsi il Martini che le era appena stato offerto.
<< Comunque… >> iniziò lui.
<< Cosa? >>
<< Non mi hai risposto alla domanda >>
<< Come no? Credi davvero che io mi faccia “ usare ” da lui, stiamo insieme io e Nori…e poi tu non mi conosci nemmeno >> disse con una punta rabbia. Non era perché la domanda di Hayama fosse falsa, ma proprio perché rispecchiava la realtà, ma questo la rossa non voleva e non poteva accettarlo.
<< Ti ha lasciato qui da sola. Io non l’avrei mai fatto >>
<< Non so se hai sentito, ma…erano cose private >> ormai si stava arrampicando sugli specchi, ma non poteva assolutamente cedere.
<< Ok, mettila come vuoi >>.
C’era un’altra domanda che Akito avrebbe voluto farle, ma sul punto di dirgliela si trovò incerto, confuso. Perché avrebbe dovuto fare una cosa simile, in fondo non ce n’era bisogno, non la conosceva nemmeno e lei avrebbe potuto interpretare male, ma si rese conto che era proprio questo ciò che più lo spingeva a chiederglielo. Alla fine cedette.
<< Senti…Ti va di fare due passi? >>.
Lei tranquilla, per nulla sorpresa. Solo un piccolo particolare ostacolava il “sì” della sua risposta.
<< Ok, ma se Nori torna e… >>
<< Non preoccuparti per quello >>
<< Tu non lo conosci >>
<< Hey non devo mica rapirti…solo due passi qua fuori >>.
Sana lo fissò un’altra volta poi fece un cenno di assenso con la testa ed entrambi uscirono dal locale. L’aria era tesa, non tirava vento. Per le strade c’era ancora molta gente, Hayama iniziò a chiedersi a che ora sarebbe potuta tornare a casa Nami.
La ragazza e Akito poi iniziarono a camminare in direzione del centro.
<< Beh, raccontami un po’ di te >> fece lui guardando le stelle.
<< Di me? Non c’è molto da dire. Ho ventisei anni e lavoro in una profumeria >> disse con un’espressione quasi di disgusto.
<< Non sembri molto contenta… >>
<< Sono costretta a farlo, vedi i miei da quando me ne sono andata di casa per vivere con Nori non mi hanno dato più un soldo. A stento parlo ancora con loro, poi col passare del tempo tutto è andato storto anche con il mio ragazzo anche se malgrado tutto stiamo ancora insieme. Diciamo che ha iniziato a frequentare, e lo fa tuttora, gente che non mi piace per nulla, ma nonostante ciò non sono mai arrivata al punto di lasciarlo, anche perché…beh…non potrei >> disse abbassando lo sguardo a terra << …Mi sarei dovuta laureare in medicina, modesti a parte ero davvero brava, ma è sfumato tutto…Una volta il mio futuro era così chiaro adesso…adesso ho paura di quello che mi aspetta >>.
Hayama l’ascoltava con attenzione, catturando ogni minimo particolare. Aveva di fianco una ragazza bella, intelligente, ma tremendamente insicura. C’era qualcosa che gli trasmetteva, qualcosa di quasi enigmatico che l’attirava come una calamita.
<< Allora ti ho detto un po’ di me, anzi forse tutto. Non hai niente da dire? Tu che vita fai? >>
<< Io…Convivo da quasi un anno con una ragazza. Si chiama Nami >> disse sempre rivolgendo lo sguardo al cielo notturno.
<< È bella? >>
<< Scusa? >>
<< Niente non importa, continua >>
<< Non c’è granché da dire, sono un insegnante di karate >>
<< Ah, adesso capisco perché eri così sicuro e determinato quando Nori ti minacciava >>.
Forse per mancanza di argomenti il discorso finì lì.
Arrivarono nei pressi di un piccolo parco occupato da molte panchine.
Alcune erano ancora libere, così si avvicinarono a una e si sedettero. Sana iniziò a frugare nella borsa, mentre Akito la iniziò ad osservare quasi incantato da ogni suo minimo gesto. Si sentiva un’idiota, in fondo anche se era una bella donna, di rado si era mai sentito così affascinato dal sesso opposto. Passarono molti secondi e alla fine la rossa estrasse dalla borsetta un accendino e una sigaretta.
<< Perché fumi? >>
<< Che domanda è? >>
<< È una domanda e basta >>
<< Fumo perché…mi va >>
<< Ah, ok >>.
Sana osservò prima la sigaretta poi l’accendino ed entrambi li scagliò per terra. << Mi ha sempre fatto schifo fumare >> disse lei stringendo i pugni sulle gambe << Tutta colpa di quell’idiota se ho iniziato >>
<< Non ti dovresti far coinvolgere così facilmente >>
<< Ma tu che ne sai, non ti conosco nemmeno e già mi fai le morali >>
<< Non sono moralista, è la verità…Sembri tanto…fragile >>.
Gli occhi di lei si spalancarono quasi atterriti, poi si fecero colmi di lacrime.
<< F-fragile? >>.
Odiava quella parola più di qualunque altra. Perché lei lo era davvero, ma non lo aveva mai voluto ammettere. Il suo orgoglio non poteva essere calpestato in pochi secondi da uno sconosciuto, o forse, .
<< T-tu invece mi sembri troppo sicuro di te stesso >>
<< Io sono esattamente l’opposto. Sono un eterno indeciso e insicuro >>
<< Allora perché fai finta di essere il contrario >>
<< Ti sbagli, forse è l’apparenza, ma non sono come credi. Probabilmente sono un po’ come te… Sana >>.
La rossa ad ogni sua parola si trovava sempre più spiazzata. Non le era mai capitato di avere una conversazione tanto strana, tanto vera, tanto bella.
Sorrise e lui la notò. Era splendida quando sorrideva e il suo primo vero sorriso non potè mai dimenticarlo.
<< Sai perché sorrido? Vedi io non l’ho mai voluto ammettere, ma potrebbe essere vero…Sì insomma, potrei essere davvero debole, ma fa parte di me e per il momento non posso fare nulla per cambiare le cose >>
<< Allora perché sorridi? >>
<< Perché per una volta, anzi per la prima volta qualcuno ha letto dentro di me ascoltando le mie poche parole e guardandomi negli occhi, e lo ha fatto senza fare errori…Akito >>.
Sana sorrise ancora, ma questa volta al sorriso si mischiarono le sue lacrime che iniziarono a scendere senza sosta.
<< Scusami >> disse lei asciugandosi il viso << Forse è meglio che torniamo indietro, Nori potrebbe tornare tra poco >>.
Fecero ritorno al locale senza nemmeno una parola. Poco distante dall’ingresso Nori era lì con il suo amico e dalla faccia si capì subito che aveva già scoperto che Sana non era più lì.
<< Mi dispiace ti ho cacciata in un bel guaio, se vuoi… >>
<< Non preoccuparti ci penso io…Allora ciao Akito Hayama >>.
La vide allontanarsi a passi svelti. Nori la fissò con uno sguardo misto a rabbia e preoccupazione.
<< Ma dove diavolo eri finita? >>
<< Ero qui a fumarmi una sigaretta, il barista non voleva farmene accendere nemmeno una >>.
Il ragazzo voltò la testa scocciato, ma ci credette. Lei per tranquillizzarlo gli diede un bacio sulla guancia.
Bella, intelligente, fragile e furba. Sorprendente era l’aggettivo giusto per racchiudere tutti i pensieri che Hayama sino a quel momento si era fatto di lei, Sana Kurata, che conosceva da poco più di due ore.
Li vide allontanarsi e si voltò in direzione di casa. Nami era già li?
Si mise le mani in tasca quando qualcosa di simile a un pezzo di carta gli sfiorò la mano. Tirò fuori il foglietto: “ Ciao Akito, quando ti va di fare due passi questo è il mio numero…fatti sentire ci tengo, Sana ”.
Rimase per un attimo fisso a guardare la sua calligrafia, più leggeva e più credeva di essersi sbagliato, poi si rese conto che tutto era vero, che aveva in mano davvero qualcosa scritto da lei. Fu da quella sera che la ragazza non sparì mai dagli occhi di lui.

Ta Dannn...Sì sono al secondo cappy...sento già che a questa ficcy mi sto affezionando molto, cosa che dovrete fare anche voi XDDD! A parte gli skerzi spero vi piaccia davvero e che vi trasmetta qualcosa...Inoltre vi voglio ringraziare davvero di cuore per le recensioni che mi avete lasciato...Un grazie particolare a: MaKiCo, speednewmoon, gohan4ever, ryanforever e miki90...Sul serio nn so che altro dire se non Grazie Infinite!Ok, allora ci vediamo al 3° cappy che arriverà presto, perchè so già come sarà...^^...Un bacione a todos!!!La vostra Vale/Viky!

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Capitolo 3
*** 3 ***


Quando Akito tornò a casa, l’appartamento era ancora vuoto. Non un rumore, non un ombra. Si spogliò e con indosso una canottiera e dei boxer neri si sdraiò sul letto pesantemente. La sua mente era altrove, ancora su quella panchina, in quel parco, con l’accendino e la sigaretta per terra e con affianco lei, Sana. Cosa gli prendeva? Le aveva fatto uno strano effetto, di quello era sicuro, in più avere il suo numero a portata di mano era un pretesto per rivolgerle qualche pensiero in più. Non se la sarebbe levata dalla mente molto facilmente, ma forse era proprio quello che voleva. Ora l’unica precauzione da prendere era nascondere il foglietto a Nami che per nessuna ragione al mondo avrebbe dovuto trovarlo.
Se lo nascose per bene nel portafoglio quando sentì il rumore di una chiave girare nella toppa. Era tornata.
<< Amore, sei sveglio >> disse avvicinandosi a lui con passi lenti e stanchi.
<< Beh non è molto tardi >> le rispose prima di ricevere un sonoro bacio sulle labbra.
<< È stato decisamente stancante, ho parlato di lavoro tutto il tempo, una vera noia…Per fortuna adesso… >> fece con sguardo malizioso togliendosi la giacchetta leggera che indossava << …Sono a casa, da te >>.
Gli si gettò al collo e lo baciò con trasporto. Hayama per un attimo si concesse del tutto alla sua compagna, poi successe qualcosa dentro di lui, un pensiero inaspettato. Lentamente si scostò da lei che iniziò a guardarlo stranita.
<< Che c’è? >>
<< No, nulla scusa >> disse sedendosi sul bordo del letto.
<< Questa sera dovevamo uscire, ma io ho rovinato tutto come al solito…Pensavo che avremmo dovuto recuperare, sei arrabbiato con me? >> disse la ragazza sedendosi affianco a lui.
<< Ma no, cosa vai a pensare >>
<< Allora che ti prende? >>
<< Ecco, io… >>.
Cosa poteva dirle? Cosa gli poteva venire in mente? Di certo dire “ questa sera ho incontrato una ragazza e sto ancora pensando a lei ” non era assolutamente la cosa giusta, anche perché Nami non sospettava minimamente che Hayama quella sera fosse uscito.
<< Nami tesoro, credo di non stare troppo bene >>
<< Ti senti la febbre? >>
<< Non so, non mi sento davvero bene…Non voglio che tu passi una brutta serata per colpa mia >>.
Fu la prima cosa che gli venne in mente, ma fu efficace.
<< Akito cosa dici…Tu sei sempre così premuroso nei miei confronti, al massimo sono io che sono un disastro, ora ti metti a letto e ti riposi >>
<< Già poi domani c’è il lavoro >>
<< Infatti, non vorrai mica mancare, il tuo sostituto non è certo alla tua altezza >> gli disse facendolo entrare nel letto e rimboccandogli dolcemente le coperte, quasi come se Hayama fosse un bambino.
<< Grazie >> il ragazzo alzò il collo e la baciò, lei sorrise.
<< Ok, vado in bagno a struccarmi e vengo a letto anche io >>.
Nel lasso di tempo in cui Nami rimase nella toilette ad aggiustarsi per la notte, Akito non chiuse nemmeno gli occhi. Ad illuminare la camera da letto vi era solo una piccola lampada poggiata su un mobile posizionato di fianco al letto. Lo infastidiva la vista della luce, quasi gli bruciava gli occhi. Il buio invece l’avrebbe aiutato, l’avrebbe circondato e forse gli avrebbe fatto rivedere lei, una sagoma bianca nell’oscurità. Nami tornò e nello sdraiarsi abbracciata a lui spense la lampada.
<< Buonanotte amore mio >> bisbigliò lei mettendogli una mano intorno al corpo.
<< Buonanotte >>.
Ormai tutto era scuro intorno, chiuse gli occhi e dopo pochi secondi per un istante la vide, poi non riapparse più. Per un attimo sperò che il braccio attaccato al suo petto fosse quello di lei, Sana.

§

<< Forza, dritti con la schiena >>
I ragazzini seduti in quella strana posizione in cui anche lui era stato tantissime volte lo rimandò a vecchi ricordi. Ora era lui l’insegnante di karate, era lui che preparava i ragazzi a diventare future cinture nere.
Guardò l’orologio appoggiato alla parete.
<< Ok, anche oggi abbiamo finito >>.
Alcuni bambini tirarono un sospiro di sollievo, altri si massaggiarono i piedi.
<< Su, non fate quelle facce >>
<< Quando lotteremo sul serio? >> chiese uno con tono scocciato.
<< A tempo debito >>
<< Sì, ma stiamo qui tutti i giorni a sederci e a pulire per terra, questo non è karate >>.
Hayama si abbassò notevolmente per raggiungere l’altezza del bambino ancora seduto per terra.
<< Dimmi, ti sembra che io non sia un bravo insegnante? >>
<< I-io v-veramente… >>
<< Rispondi con sincerità >>
<< Io credevo che noi avremmo lottato… >>
<< Non ho detto che non lo farete, ma non ora, siete ancora piccoli e dovete imparare le regole di base. Quello del karate è un percorso lungo e faticoso >> disse rialzandosi in piedi << e chi non se la sente e pensa che sia difficile e noioso può anche andarsene >> fece tranquillo.
Nessuno disse una parola.
<< Forza andate a cambiarvi >>.
Anche Akito andò nel suo spogliatoio. Si cambiò e sistemò la borsa che si era portato come al solito da casa. Poi prese in mano il portafoglio. Vi frugò dentro, tirò fuori il bigliettino accartocciato dove Sana aveva scritto. Lo lesse un paio di volte.
“ Fatti sentire ci tengo ”.
“ Fatti sentire ci tengo ”.
“ Fatti sentire ci tengo ”.
Gli aveva detto proprio così, ma avrebbe dovuto chiamare?
<< Maestro? >>.
Akito preso alla sprovvista ficcò velocemente il foglietto da dove l’aveva preso.
<< Ah, sei tu Ryu >>
<< Maestro io volevo scusarmi per prima…Lei è…davvero un bravo insegnante >> il bambino visibilmente arrossito si girò e scappò via.
<< Grazie >> sussurrò Hayama anche se sapeva benissimo che non lo avrebbe potuto sentire, poi uscì dalla palestra.
Camminando per il viale che lo avrebbe condotto a casa si decise a prendere il cellulare dalla tasca della giacca.
Chiamarla con il telefonino sarebbe stato pericoloso in quanto Nami avrebbe potuto facilmente trovare il numero salvato, ma se avesse chiamato da una cabina qualunque lei non avrebbe potuto avere memorizzato il suo numero.
Riprese il foglio, digitò i numeri sulla tastiera poi premette invio.
Lo sentì squillare, una, due, tre volte, infine qualcuno rispose.
<< Pronto? >>
<< Sana? >>
<< Sì, chi parla? >>
<< Sono io, Akito >>
<< Aki mi hai chiamata! >> disse lei entusiasta.
<< Aki? >> ripetè lui dubbioso.
<< È più carino no? Beh ma come stai? >>
<< Tutto bene sono appena uscito dalla palestra >>
<< Ah, io fra un quarto d’ora esco da questa stramaledetta profumeria >> disse abbassando il tono della voce.
<< Ti va se…ci vediamo? >>
<< Oh, ma certo, cosa fai passi a prendermi? >>
<< Forse è meglio se ci vediamo direttamente in un posto…va bene il parco di ieri? >>
<< Sicuro, allora tra mezz’ora sarò lì >>
<< Ok allora a dopo, ciao >>.
Chiuse la comunicazione. Aveva di nuovo sentito la sua voce, l’avrebbe rivista. Per un attimo una strana sensazione lo pervase da capo a piedi. Mandò un messaggio a Nami: “ Torno tardi, ho incontrato un amico ”, poco dopo ricevette una sua risposta, un semplice “ ok, va bene ”. Mentiva spudoratamente e un po’ fu trattenuto dal rimorso, in fondo teneva alla sua ragazza, le voleva bene, ma ora ciò che più gli interessava era guardare un’altra volta negli occhi la giovane dai capelli rossi.
Ci impiegò un po’ ad arrivare al parco, infatti quando vi entrò lei era già seduta lì, sulla stessa panchina del giorno precedente.
<< Ciao >> fece lei con un cenno della mano.
<< Ciao…tutto bene? >>
<< Mhh, diciamo di sì, tu invece? >>
<< Non c’è male >>.
Si sedette anche lui. Inaspettatamente un velo di tensione li coprì per un po’. Era assurdo come il giorno prima si fossero sentiti così disinvolti, così semplici.
<< Tutto bene…al lavoro? >> fece lui dubbioso sulla domanda.
<< Sì, ma davvero ne vuoi parlare? >>
<< No…e con il tuo ragazzo? >>
<< Si è sistemato tutto, vuoi parlare davvero anche di questo? >>
<< Non proprio >>
<< Volevo vederti Akito >>
<< S-sul serio? >>.
Lei assentì col capo.
<< Se mi hai cercata, vuol dire che anche tu mi hai pensata >>
<< Diciamo…diciamo di sì >>
<< “ Diciamo ” ? >>
<< Vorresti sentirti dire che non ho fatto altro che pensare a te? >>
<< Una cosa simile >> disse sorridente.
<< Piuttosto c’è una cosa che mi chiedo >>
<< Sarebbe? >>
<< Ieri quando ti ho parlato di Nami mi hai chiesto se è…bella. Sinceramente non ho ancora capito il motivo >>.
Sana fu presa alla sprovvista. La sera precedente quando fece quella domanda pensò che davvero lui non avesse sentito, tuttavia ripensando a ciò che il giorno prima aveva chiesto, sorrise e fissandolo nei suoi occhi chiari gli rispose.
<< Vedi, l’ho chiesto per sapere se avrei potuto avere una possibilità anche io…di conquistarti >>.

Eccomi eccomi...non scappo giuro...anzi adesso che la situazione si fa interessante come faccio ad andare via? XDDDDDDDD Ke bello quando leggo le vostre recensioni,,,siete sempre super gentiliiii...quindi un grazie particolare a: MaKiCo, gohan4ever, ryanforever, miki90 e speednewmoon!!!Grazie grazie grazie grazie grazie grazie...ovviamente ringrazio anche chi legge soltanto ^^...Ora mi congedo, ma voglio promettervi che mi vedrete presto!^^...un besooo!Vale!

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Capitolo 4
*** 4 ***


Hayama rimase in silenzio con gli occhi puntati su di lei, sulle su labbra, sul suo sorriso lieve, ma stupendo.
<< Ti è sembrata una risposta…stupida? >>
<< Tutt’altro >> rispose lui.
<< E come mai sei rimasto in silenzio? >>
<< Cos’avrei dovuto dire? Anzi cosa avresti voluto sentirti dire? >>
<< Che ti senti…lusingato >> disse sorridente.
La semplicità e la spontaneità che Sana trasmetteva imprigionavano Akito in un vortice che lo allontanava da ogni altro pensiero, perché davanti a lui c’era solo e unicamente lei e niente e nessuno poteva distoglierlo da quell’incanto.
Proprio nel momento in cui anche Hayama avrebbe voluto farle una domanda squillò il telefono di Sana.
<< Scusami… >> lo prese dalla borsetta e si allontanò di poco per non farsi sentire, cosa che non valse a nulla visto che la ragazza non mantenne un tono di voce misurato.
<< Nori…sì cosa c’è? No sono fuori, con un’amica…sì…perché adesso? Mi sono rotta di dover risolvere sempre i tuoi casini…sì ok, arrivo >> stizzita tornò alla panchina.
<< Problemi? >>
<< Sì devo andare, ma un giorno di questi lo mando al diavolo >>
<< Ti sei decisa finalmente >>
<< Spiritoso, comunque mi dispiace che la nostra chiacchierata sia già finita, ti chiamo io la prossima volta Aki, ok? >>
<< Non chiamarmi Aki non lo sopporto >>.
Sana camminava già, ma appena sentite le sue parole corse indietro e alzandosi sulle punte lo baciò con dolcezza. Anche Hayama per un attimo socchiuse gli occhi, gli sembrò di essere entrato in un’altra dimensione.
<< Ma a me “ Aki ” piace di più >> lo salutò con un altro sorriso e si allontanò.
Ormai Hayama ne era certo, nessun altra donna prima di allora gli aveva fatto quell’effetto, solo lei, Sana Kurata.

§

Arrivò il week-end. Sana per tutta la settimana non si fece sentire, ma altrettanto fece Akito, voleva essere sicuro che lei avrebbe mantenuto la parola e che prima o poi l’avrebbe chiamato.
Il ragazzo dai capelli color grano si rigirò nel letto e guardò la sveglia. Erano le otto, al suo fianco Nami dormiva ancora, coccolata da Morfeo. Le mani di lui andarono a posarsi sui capelli lunghi e castano-biondi di lei.
Era bella davvero, m a più o meno di Sana? Quell’assurda domanda gli ronzava in testa da quando gliel’aveva fatta. Nami o Sana?
Al tocco di Akito la ragazza si destò e tenendo sempre gli occhi chiusi gli sorrise e si lasciò cingere dalle sue braccia.
<< Buongiorno amore mio >> fece lei accarezzandolo.
<< Buongiorno, dormi ancora un po’ se vuoi >>
<< Tra le tue braccia di sicuro, anche se perderei il privilegio di guardarti mentre sogni >>.
Aprì gli occhi e lo baciò trasportata sempre di più dall’amore e dalla passione che divennero un’unica cosa. Hayama con il viso sopra il suo la guardò dolce, felice, ignara di ciò che frullava nella testa del suo ragazzo, ignara del fatto che qualcun altro gli stava per portare via il cuore.
Si amarono e durante quegli istanti Hayama lasciò perdere il bacio della rossa, le sue parole e i suoi occhi.
Il ragazzo di nuovo fra le braccia di Nami chiuse gli occhi e si trovò in uno spazio completamente bianco e accecante. Due porte argentate, una alla sua destra e una alla sua sinistra, si distinguevano in quel luogo sconfinato. Provò a leggere l’iscrizione posta su ognuna delle due, ma appena sgranò gli occhi la voce della fidanzata lo svegliò.
<< Tesoro, la colazione >>.
Riguardò la sveglia. Le dieci e trenta, forse era davvero ora di alzarsi.

§

<< Sana? >>.
Il moro prese a giocare con i capelli rossi di lei, mentre la ragazza raggomitolata tra le lenzuola sembrò infastidirsi.
<< Sana? >> questa volta Nori le accarezzò il viso.
<< Nori…che c’è? >> farfugliò lei con la testa impiantata nel cuscino.
<< Penso che sia ora di alzarsi >>
<< Sono stanca… >>
<< Non è una buona scusa direi >>.
La ragazza aprì gli occhi e con un sguardo misto tra lo scocciato e l’offeso si mise a pancia in su sistemandosi il lenzuolo sopra il seno, rimasto scoperto dalla notte precedente.
<< È una delle poche mattine in cui posso riposarmi, perché mi hai svegliata >>
<< Come siamo acide questa mattina >>
<< “ Acida ” io? >>
<< Su dai scherzavo >> disse azzardando un bacio sulle labbra.
<< Va beh tanto ormai sono sveglia, tanto vale che preparo qualcosa >>
<< Perché sei sempre così sfuggente in questi giorni? >> disse lui mentre lei seduta al bordo del letto si rivestì.
<< “ Sfuggente ” ? >>
<< Sì da circa una settimana, anzi adesso che ci penso da quella sera in cui siamo andati in quel bar vicino al centro >>
<< Quando tu mi hai lasciata da sola e te ne sei andato con una bionda? >>
<< Sana era una cosa seria, non è successo assolutamente nulla >>
<< Allora quando c’è da tirarti fuori da qualche casino mi metti sempre in mezzo, quando appare una stangona che ti porta via mi metti da parte, ti sembra normale? >>
<< Stai dicendo che ti sto usando? >>.
Quelle parole, le stesse che Hayama aveva pronunciato la prima sera che si erano incontrati.
<< Sana mi ascolti? >>
<< S-sì ci sono >>
<< Allora non mi hai risposto >>
<< Senti Nori, se io mi comporto in una determinata maniera vuol dire che c’è un motivo, e il motivo adesso è il tuo modo di fare…Stai sbagliando troppe cose con me, stai continuando a frequentare gente che non mi piace e… >>
<< Piantala con questa storia >> disse lui alzando la voce.
<< Va bene la smetto, ma sappi che se hai deciso di prendere questa strada io non ti seguirò più, ho già fatto tanto per te e quello che ricevo in cambio cosa sono, le tue urla?! >>.
Con gli occhi colmi di lacrime Sana si voltò e presi degli abiti si allontanò dalla stanza. << Dove vai adesso? >>
<< Mi preparo, nel pomeriggio lavoro >>.

§

<< Sai cosa pensavo? >> fece Nami asciugando l’ultima tazza.
<< Cosa? >>
<< Dato che oggi siamo liberi tutti e due potremmo andare a fare un giro in centro, so che non ti piace lo shopping, ma… >>
<< Va bene >>
<< Sul serio? Ah, ero sicura che avresti ceduto al mio fascino >> disse ridendo.
Nami stava facendo di tutto per recuperare dagli errori che aveva commesso, ma Akito, nonostante le volesse davvero molto bene, continuava ad avere nella mente diversi pensieri caotici e la sua indecisione lo portava sempre di più al limbo con le due porte argentate.
Nel pomeriggio uscirono di casa e con l’auto si fermarono nei pressi del centro.
Dopo circa un’ora di sfrenato shopping e un caffè, Nami si soffermò a guardare una particolare vetrina.
<< Guarda che belli Akito >>
<< Cosa? >>
<< Ma sì, quei profumi a forma di angioletto, non sono bellissimi? >>
<< Beh ecco >>
<< Ah non importa, entriamo? >>.
Con uno sguardo di assenso Hayama fece entrare nel negozio per prima la fidanzata. Il ragazzo si guardò intorno un po’ incerto, poi sentì Nami chiamare una commessa e una voce che ormai gli era divenuta familiare lo fece diventare di sasso. Erano capitati lì dove lavorava lei, ed era con la sua ragazza. Cosa avrebbe fatto ora?
<< Dica, posso esserle utile? >>
Mentre Nami parlava Akito cercò di allontanarsi il più possibile da lì, ma qualcosa rovinò i suoi piani.
<< Akito vieni a sentire se ti piace questo profumo? >>.
Sana quasi impallidì quando lo vide e Hayama non potè far altro che girarsi e incontrare ancora una volta gli occhi di lei.

Me è stata bravissimissima ad aggiornare subito vero????^^...Ma che belle le cose che mi scrivete...siete troppo gentiliiiiii!Un gigantesco grazie alle recensitrici: miki90, MaKiCo, ryanforever, speednewmoon e gohan4ever...siete davvero gentilissime!Ovviamente sempre un grazie grande a chi legge soltanto e a chi ha inserito la ff nei preferiti!!Mi dileguo e torno a scrivere...un beso a todosss!Tschuss!!

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Capitolo 5
*** 5 ***


Sei di nuovo in quel luogo bianco e sconfinato, nel limbo. Ti giri in torno e c’è il nulla a farti compagnia, cos’altro si può trovare di più confortante? Appaiono dal nulla le due porte argentate e con la stessa velocità con cui sono comparse scompaiono davanti ai tuoi occhi, ancor prima che tu ti possa avvicinare…Akito.
Lo sguardo di Sana fisso a esaminare con accuratezza ogni segno di lui. Come avrebbe dovuto comportarsi ora che ce l’aveva davanti e con lui c’era la sua ragazza?
Optò per la scelta più semplice.
<< Si avvicini pure, ho spruzzato del profumo alla sua ragazza >> disse con gentilezza studiata.
A stenti il ragazzo si avvicinò e sentì il profumo sul polso di Nami. Poi osservò il cartellino che Sana aveva attaccato alla camicia e lesse il suo cognome: Kurata.
<< Allora, ti piace? >>
<< Beh…Non me ne intendo in verità, ma…mi sembra che sia buono >>
<< Non ci credo sei d’accordo >> fece lei sorridendo sorpresa.
<< Perché scusa? >>
<< Non importa, va bene lo prendo allora >> disse rivolta a Sana ignorando il fatto che non fosse una comune commessa.
<< Bene, lo porto alla cassa, vuole vedere qualcos’altro? >>
<< Mhh, credo basti così, ma faccio un giro qui intorno…Akito ti dispiacerebbe andare tu intanto >>
<< No, no…va bene >>.
Mentre la ragazza si inoltrava fra altre diavolerie femminili, Hayama seguiva Sana verso il bancone. Andava dietro ai suoi passi lenti, quasi ammalianti, tanto che la gonna nera succinta che le arrivava alle ginocchia gli fece notare un particolare di lei che non aveva ancora notato.
<< Vuole un pacchetto signor Akito >> fece lei seria.
<< Dai piantala, e comunque volevo chiederti scusa, se sapevo che lavoravi qui non sarei nemmeno passato >>
<< Perché, non volevi vedermi? >>
<< Non qui, non adesso, non insieme a lei…mi sembra sia logico no? >>
<< È da molto tempo che ho perso il senso della logicità quindi faccio un po’ di fatica a seguirti, però non importa…Allora lo vuoi il pacchetto o no? >>
<< Mah, non credo lo voglia, se l’ha già sentito il profumo a cosa le servirebbe un pacco regalo >>
<< Non sai cosa farebbero le donne per avere continuamente qualcosa da scartare, anche se l’hanno avuto tra le mani giusto un istante prima, poi figurati se glielo regala il suo fidanzato, crederà che sia stato tu a chiedere di farlo >>
<< E tu non rientri in questa categorie di donne? >>
<< Forse una volta >>.
Rimasero in silenzio per un po’, a fare da eco solo le chiacchiere degli altri clienti e la musica di sottofondo trasmessa dalle casse.
<< Finito. È venuto bene no?! >>.
Akito lo osservò un attimo.
<< Direi di sì >>
<< Ti metto anche questi campioncini di profumi e questo è un omaggio della ditta, o meglio mio >>.
Senza farsi notare dai colleghi mise nella busta che conteneva la fragranza un altro profumo che aveva la boccetta a forma di rosa, compresa di gambo e spine.
<< Ma no, perché scusa? >>
<< Non vorrai mica farti trovare solo con quello che ha scelto lei? Le donne vanno matte per i fiori e soprattutto per questo genere di profumi sai? >>
<< E tu come fai a sapere i gusti di Nami? >>
<< Intuizione femminile, e poi…un po’ si vede >> disse osservando la ragazza ancora tra i bancali in cerca di qualcosa da aggiungere alla lista. << Comunque sono 10860* Yen >>.
<< Sana…Graz… >>
<< Tesoro non ho trovato nient’altro, andiamo? >>
<< Ok, finisco di pagare e ti raggiungo >>
<< Va bene…arrivederci signorina >>
<< Arrivederci >> disse Sana con un sorriso. Poi guardando Akito: << Aki, guarda che i soldi me li hai già dati >>
<< Lo so, solo che non ho finito la frase. Grazie davvero, solamente continuo a non capire perché ti comporti così >>
<< Mhh, vediamo…Perché sono buona e perché…so che alla fine sarò io a conquistare il tuo cuore >>.

§

<< Hayama questi due profumi sono…bellissimi, non ho parole >>.
Seduta sul divano di casa con affianco Akito, Nami osservava i suoi due nuovi tesori che teneva tra le mani.
<< Poi sai quanto amo i fiori, specialmente le rose…e i profumi. Sei stato un amore >>.
Il ragazzo non disse nulla, però arrossì.
<< Li chiameremo i “Matsumi-Hayama Parfum” , sì lo so che non sono nostri, ma è uno dei regali più belli che tu mi abbia mai fatto >>.
“ Allora ho fatto davvero poco per te ” si disse Akito malinconico. Solo che davvero adesso come adesso non riusciva a concentrarsi pienamente su di lei, aveva un altro pensiero nella testa, qualcosa di incancellabile.
<< Cos’hai? >>
<< Come!? Niente perché? >>
<< Sei diventato silenzioso da un momento all’altro >>
<< Ma no, pensavo >>
<< Sai cosa? C’è che in questi giorni ti vedo più pensieroso del solito >>
<< E ti sorprendi tanto, Akito Hayama pensa e tu ti sorprendi, dovresti essere orgogliosa di me >>.
La fece sorridere e si ritrovò in un attimo le sue mani sul suo viso e le labbra su quelle di lei.
Socchiuse gli occhi. Bastava un bacio per far sparire la rossa dalla sua mente?

§

Stanca dall’ennesima giornata di lavoro, Sana infilò le chiavi nella toppa e girò frettolosamente. La voglia di farsi un bagno caldo rilassante era più forte di qualsiasi altro impulso.
Entrò e si accorse che la luce era soffusa, o meglio provocata da delle…
<< Candele? >>
<< Tesoro mio, non ti avevo sentita entrare >>
<< Nori? >>.
Le si avvicinò sensuale, con la camicia sbottonata e lo sguardo malizioso. La baciò con trasporto, ma dopo poco lei si scansò.
<< Non mi hai mai preparato nulla di simile >>
<< Mi dispiaceva per la discussione di stamattina, ho pensato di rimediare >>.
La ragazza era senza parole. Da quando lo conosceva, mai aveva fatto niente di simile. Che stesse cambiando su serio?
<< Davvero non so cosa dire, sono bellissime…Solo che… >>
<< Sei stanca vero? Eh ma io non mi faccio mancare nulla, vieni >>.
Il moro la trascinò in bagno dove la vasca era già piena d’acqua su cui posavano dei petali di rosa blu e un profumo di vaniglia invadeva il locale.
<< Sono sempre più… >> la frase si bloccò all’istante << Sicuro di stare bene? >>.
Nori rise, poi baciandola ancora cercò di toglierle i vestiti.
Non aveva pensato ad un bagno in coppia, però in fondo l’idea di essere circondata da petali e candele era allettante, specialmente se era per farsi perdonare di qualcosa. Trasportata dal sentimento si concesse del tutto alla dolcezza e all’avvolgente passione che fece parte dei corpi di entrambi.
Dopo tanto tempo Sana si abbandonò alla voglia di essere una ragazza come le altre, senza problemi, ma soprattutto andò di diritto a far parte della schiera di donne da cui si era autoeliminata.

Sìììììì sono io, scusate il ritardo, ma mi sono dedicata un attimino ad altr ff, però non vi mollo, promesso ^^...anche perchè questa storia piace per prima a me, quindi come potrei rinunciarvi, ovviamente spero sempre che il cappy sia piaciuto, è tardi e purtroppo devo chiudere in fretta quindi non riuscirò a ringraziarvi una per una, ma le vostre recensioni sono state spettacolari...Grazieeeeee...grazie a chi ha aggiunto la ff nei preferiti e anche a chi ha solo letto. Un bacio grande e a presto!Baci! *nota: il prezzo segnato in Yen è stato calcolato con un vero cambio in valuta...il prezzo qui in Italia sarebbe in realtà di 65€ circa...

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Capitolo 6
*** 6 ***


<< Sensei*, fa caldo. Possiamo aprire le finestre? >>
<< Non prima della fine dell’allenamento >>
<< Ma allora dovremo andare via, che senso avrebbe…la prego Sensei >>
<< Mi sembra di aver già risposto a questa domanda >>.
Con sguardo corrucciato gli allievi di Hayama ripresero gli esercizi che per il caldo afoso di maggio non erano riusciti a terminare.
Pochi istanti dopo si sentì aprire la porta principale della palestra. In molti, specialmente i più grandi, si fermarono a fissare l’entrata della ragazza che in punta di piedi cercò di non farsi notare. Una volta che anche Akito si accorse di lei si affrettò a raggiungerla e notando lo sguardo dei ragazzi ormai totalmente impalati li esortò a continuare per non ricevere degli esercizi in più come punizione alla fine dell’ora.
<< Sana, che ci fai qui? Come fai a sapere dove lavoro? >>
<< Mi sono informata ed eccomi qui, sono uscita prima dalla profumeria e avevo intenzione di passare a salutarti e a chiederti una cosa. Scusami non volevo disturbarti mentre sei impegnato con i ragazzi, ma ho pensato che chiamandoti al cellulare sarebbe stato anche peggio >>
<< Anche perché è spento >>
<< Appunto, comunque se non hai tempo ci vediamo dopo, non è un problema >>
<< Aspettami qui >>.
Una volta giratosi andò verso i suoi allievi.
<< Forza andate a fare la doccia >>
<< Ma manca ancora un quart…ahi >> disse uno dei bambini.
<< Vuoi stare zitto! >> mormorò un altro tirandogli un pugno sulla spalla.
<< Ho detto che potete andare >> continuò Hayama tranquillo.
<< Grazie Sensei >> dissero in coro i ragazzi, poi presero le loro cose e sparirono dietro la porta su cui vi era scritto “ spogliatoi ”.
<< Ti fai rispettare vedo >> disse Sana con un sorriso.
<< Beh, abbastanza…Ci sediamo qui fuori, ci sono delle panchine >>
<< Ok, anche perché qua dentro c’è un caldo soffocante, perché non apri le finestre? >>
<< È per i ragazzi, devono riuscire a superare ogni tipo di fatica. L’arte del Karate richiede molta disciplina e sacrificio, è bene che lo imparino sin da subito >>
<< Direi che è una motivazione più che valida, però li capisco poverini, avere te come insegnante >>
<< Cosa stai insinuando scusa? >>
<< Nulla, nulla…andiamo fuori? >>.
Sorrise di nuovo, poi aprì la porta a soffietto e insieme uscirono dirigendosi verso delle panchine all’ombra, riparate dal sole da degli alti alberi ormai già in fiore.
<< Allora come stai? >> chiese lei serena.
<< Bene direi, tu…con Nori tutto bene? >>
<< Stranamente direi di sì, tu con Nami, le è piaciuta la rosa? >>
<< Non fa altro che spruzzarsi quei profumi tutte le volte che esce di casa, per poco non lo fa anche per andare a buttare la spazzatura >>
<< Beh ma dovresti andare a gettarla tu, non lei, così almeno in un occasione eviteresti di vederla mettere i profumi che le hai regalato, no? >>
<< Non penso risolverei la cosa, spero solo che finiscano presto, credo mi stia venendo l’allergia a qualcosa >>.
Sana scoppiò a ridere. Non l’aveva mai vista così solare, spontanea. Spesso durante i loro incontri c’era sempre stato quel velo di insicurezza e imbarazzo che ora però sembrava essersi dissolto in un attimo.
<< Di cosa volevi parlarmi? >>
<< Ah già. Stasera sei libero? >>
<< Stasera? Credo di sì, Nami ha una cena di lavoro >>
<< Anche Nori esce, pensavo che ci potremmo vedere, mangiare qualcosa insieme o andare al cinema, fare un giro…per me non fa nessuna differenza >>
<< Anche per me è uguale >>
<< Allora è deciso, ci vediamo alle 19.30 all’ingresso del parco, sei libero per quell’ora >>
<< Sì…ci vediamo dopo allora >>
<< Ok.. >> la ragazza si alzò e prima di andare via lasciò l’impronta delle sue labbra sulle guance di Akito <<... a stasera >>.
Sentì l’odore del suo profumo, a differenza di quello della sua ragazza gli sembrò più delicato e meno soffocante. Che fosse lei a portarlo così bene?

§

Le 19.00 in punto, tra pochi minuti sarebbe dovuta uscire per vedersi con Hayama. Cosa significasse per lei ancora non era sicura di saperlo. Gli piaceva, e non poco, non le sarebbe affatto dispiaciuto poter essere vista da lui molto più che una conoscente o un’amica. Su una cosa era certa, ci sarebbe riuscita molto presto ad essere considerata qualcosa di più.
Appena prima di uscire sentì il campanello suonare.
<< Arrivo >>.
Si trovò davanti una ragazza bionda, alta, snella. Cercò di ricordarsi qualcosa del suo viso, poi focalizzò.
<< Tu sei la ragazza del bar, giusto? >>
<< Abita qui Nori, no? >>
<< Se non ti dispiace ti ho fatto una domanda >>
<< Sì ero io, contenta?! >>
<< Per nulla, cosa vuoi? >>
<< Ho bisogno di parlare con lui >>.
Per un attimo Sana provò a rincuorarsi, almeno sapeva che l’uomo che dormiva al suo fianco, in quel momento non si trovava con lei e che probabilmente non gli aveva mentito in quell’occasione e davvero si trovava al bar con dei suoi amici.
<< Non è in casa e comunque se prima non dici a me cosa gli devi dire con lui non ci parli >>
<< Senti non ho tempo da perdere io, è una cosa abbastanza seria che riguarda me e lui, quindi adesso mi dici subito dov’è, chiaro? >>
<< Aspetta tu ti chiami Saya, giusto? >> la bionda annuì << Ok, gli dirò che sei passata, ciao >>.
Sana fece per chiudere la porta ma la ragazza la bloccò prima con una mano e poi con un piede.
<< Ti ho detto che è una cosa seria, parliamo la stessa lingua? >>.
Decisamente scocciata la rossa riaprì l’ingresso e la fissò negli occhi quasi con sfida.
<< Cosa c’è di tanto importante? >>
<< C’è che il tuo ragazzo mi ha messa incinta >>.

§

Akito si guardò alle spalle, sembrava tutto in ordine. Prese le chiavi di casa e fece per uscire, quando sentì il telefonino squillare.
“ Ciao Akito, scusami non me la sento più di uscire…non so proprio cosa dire, ci sentiamo ”.
Rilesse il messaggio più volte. Doveva esserle successo davvero qualcosa di grave per annullare di punto in bianco l’uscita.
Cercò nella rubrica del cellulare il suo numero e la chiamò.
<< Perché mi hai chiamata? >> sentì la sua voce spenta, debole.
<< Volevo sapere come stavi…cos’è successo? >>
<< Niente, non mi sento molto bene, preferisco non uscire, scusami >>
<< Aspetta non mettere giù, oggi mi sembrava che stessi benissimo…è successo qualcosa? >>.
La sentì singhiozzare, quasi percepiva sul suo volto le lacrime che Sana continuava a versare su sé stessa.
<< Vengo da te, dimmi l’indirizzo >>
<< Non è il caso >>
<< C’è lì Nori >>
<< Non è questo, anzi spero non si faccia rivedere mai più >>
<< Allora non c’è motivo per cui io non possa venire, dammi l’indirizzo…Sana >>
<< Ok… >>.
Preso l’indirizzo Hayama preferì prendere la macchina per andare al suo appartamento, così sarebbe arrivato da lei molto prima del previsto.
Parcheggiò ed entrò nella palazzina che aveva il portone spalancato.
Terzo piano, ultima porta a sinistra, numero 20. Suonò il campanello.
<< Chi è? >>
<< Sana, sono Akito >>.
Senza chiedere altro aprì la porta e lo fece accomodare.
Fazzoletti di carta sparsi ovunque, due portafoto rotti e i suoi occhi rossi furono la prima cosa che lo colpirono.
<< Ti ha fatto qualcosa? >>
<< No, non lo vedo da stamattina >> disse lei sedendosi sul divano, stravolta.
<< Senti, ormai sono qui, dimmi cos’è successo, per favore >>.
Le prese le mani fredde, lei alzò gli occhi verso lui e iniziò a far cadere altre lacrime sui suoi abiti.
<< Avrei voluto che non mi vedessi così >>
<< Non è questo il problema…forza >>
<< Vedi, stavo per uscire ed hanno suonato alla porta…C’era una ragazza…Saya, quella del bar, ti ricordi? La sera che ci siamo conosciuti >>.
Akito annuì.
<< Voleva vederlo, parlargli di una cosa seria, ma lui non c’era…Stavo per sbatterle la porta in faccia, ma ha voluto per forza rimanere lì, voleva sapere dov’era…così le ho chiesto cosa doveva dirgli di così importante, ma avrei fatto meglio a dirgli dov’era e basta…Vedi…lei…è incinta >>.
Calò il silenzio. Sana riprese a singhiozzare e Hayama non sapendo cosa fare la strinse a sé e la fece piangere sulla sua spalla. Poi le parole uscirono da sole, dolci, confortanti e scaldarono il cuore di entrambi.
<< Per quanto sarà difficile, cercherò di darti tutto il bene che meriti Sana…te lo prometto >>.

*= Per chi non lo sapesse la parola Sensei è il nostro " maestro " in italiano, ed ho voluto utilizzare questa parola per riferirmi appunto al ruolo che ricopre in questo caso Hayama.
Eccoci al 6° cappy,,,spero che il colpo di scena sia stato gradevole e nn scontato...Ringrazio come sempre chi ha letto, ma soprattutto chi ha recensito la ficcy e spero di tutto cuore che continuerete a farlo...mi congedo, scusate sono di fretta gg XD un bacione a tuttiiii!!Vale

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Capitolo 7
*** 7 ***


Accoccolata tra le sue forti braccia, passò la serata ad asciugarsi lacrime insistenti. Quanto avrebbe voluto non aver mai conosciuto Nori ed aver incontrato Hayama molto tempo prima. Probabilmente molte cose sarebbero state diverse, forse molto dolore se lo sarebbe risparmiato.
Non si accorse che ormai fuori era buio pesto fino a quando non si voltò a fissare l’orologio appeso al muro.
<< Sono le 11 >> disse scostandosi da lui come se ci fosse rimasta per anni << Non vorrei che ti trovasse qui, sarebbe un bel casino e poi forse la tua ragazza è già tornata a casa >>
<< Non devi preoccuparti per questo, se vuoi rimango >>
<< No, è meglio così >>
<< Farai finta che non sia successo nulla con lui? Gliela farai passare liscia? >>
<< Non questa volta >> disse sicura voltando lo sguardo verso la porta da cui l’avrebbe visto arrivare.
<< Mi raccomando non farti prendere dall’agitazione troppo in fretta…Se hai bisogno di me, beh sì insomma… >>
<< Grazie >> rispose lei con sguardo dolce.
Si avvicinò a lui e l’abbracciò un’altra volta.
Perché doveva essere tanto speciale e così lontano allo stesso tempo, perché le cose non potevano cambiare.
Lo fissò negli occhi poi dischiuse le labbra e le appoggiò leggere sulle sue. Durò solo un attimo.
<< Sei stato davvero gentilissimo, scusami…davvero >>
<< Non farmi diventare noioso, ho già detto che non devi preoccuparti >>.
Si avvicinarono all’ingresso e una volta aperta la porta l’espressione di entrambi, che per un attimo era diventata rilassata, cambiò.
Nori era davanti a loro con le chiavi in mano. Akito non disse nulla e svoltò subito per andarsene.
<< Hey, che diavolo ci fai tu in casa mia con la mia ragazza, chi accidenti sei?!…Hey torna qui! >> fece per raggiungerlo, ma prontamente il braccio di Sana lo fermò.
<< Non ti azzardare a seguirlo, è chiaro?! >>
<< Quindi mi tradisci, te la fai con lui >> disse entrando in casa sbattendo forte la porta tanto da far sussultare la ragazza.
<< Osi parlarmi di tradimento, schifosissimo verme, faccio persino fatica a guardarti in faccia >>
<< Ancora con questa storia che pensi che io… >>
<< SO TUTTO! >>.
Sana esplose tutto d’un colpo. Il viso si fece rosso e vivo di rabbia, gli occhi si velarono di lacrime d’odio e le labbra iniziarono a tremarle.
<< Ti rendi conto di quello che è successo? Di quello che mi hai fatto? E io a crederti come una stupida mentre tu andavi a letto con mezzo mondo >>
<< Sana non è vero, è successo solo una volta >>
<< SEI SOLO UN BASTARDO >> urlò gettandogli addosso una cornice poggiata su un soprammobile, che però il ragazzo schivò.
<< Adesso calmati ok? E poi cosa dovrei pensare di te, ti ho trovata qui con uno sconosciuto alle 11 di sera, anzi ho capito chi è…quell’idiota del bar, non finisce qui questa storia >>
<< Smettila di prendermi in giro, non sono una stupida, anzi l’ho fatto per troppo tempo, ho lasciato correre ogni cosa, ma adesso hai oltrepassato il limite >>
<< Si risolverà tutto, te lo prometto >>
<< L’HAI MESSA INCINTA, LO VUOI CAPIRE! >>
<< Forse non è vero, forse… >>
<< Hai ammesso tu stesso ora che te la sei portata a letto e mi basta, che sia stata una volta, due…non mi interessa più niente di te >>
<< Sana… >>
<< Mi sono stancata, sicuramente non è la prima volta che mi tratti come ruota di scorta, chissà quante altre volte mi avrai tradita, ma adesso basta fare l’ingenua che ti corre dietro, è finita…Hai fatto un gran casino, ora ti arrangi >>
<< Possiamo provare a riparare… >>
<< Prendi le tue luride cose e sparisci immediatamente, non mi importa dove andrai, non voglio più saperne nulla di te, tanto vederti mi fa stare solo male. La casa la sto pagando io, ne sono proprietaria, quindi dammi le chiavi prendi le tue cose e vattene >>.
Nori la fissò.
<< Ti prego Sana… >>
<< VATTENE! >>.
Il ragazzo non cercò di ribattere un’altra volta. Lentamente prese un borsone e ci mise alla rinfusa i suoi vestiti e degli altri effetti personali. Una volta finito, Sana andò ad aprire la porta e senza guardarlo in faccia aspettò che uscisse e la richiuse con violenza.
Poggiò la testa contro lo stipite e si lasciò cadere. Pianse forte, con le mani premute sul viso, di nuovo soffocata dal dolore. Era finita.

§

Nuova mattina, nuovo giorno. Akito non aveva minimamente chiuso occhio. Pensava alla serata precedente, così strana, così sentita. Non aveva avuto il coraggio di mandare un messaggio a Sana per chiederle come stava, sperava con tutto il suo cuore che con Nori fosse ormai finita e che lui fosse sparito del tutto dalla sua vita.
Nami lo fece distrarre dagli ostinati pensieri e come un fulmine a ciel sereno lo portò alla realtà.
<< Sei ancora qui? >>
<< Eh? Come? >>
<< Ma non vedi l’orologio? È tardi, non vorrai mica far aspettare i tuoi allievi >>
<< Sai…oggi non ho molta voglia di andare al lavoro >>
<< Cosa? Mi prendi in giro? >>
<< No dico sul serio >>
<< Ti senti poco bene? Perché se è così puoi rimanere a casa senza problemi, sappiamo come fare >>
<< No, non è questo…è che ho altro per la testa >>
<< E quale sarebbe il motivo tanto forte da farti rinunciare a una giornata di lavoro? >>
<< Fa niente, vado a finire di prepararmi >> e così dicendo si alzò e si avviò verso il bagno.
<< Akito ti senti bene? Mi sembri un po’ strano >>
<< Tranquilla…Va tutto bene >>
<< Se lo dici tu…Senti avrei bisogno di un favore >>
<< Cioè? >>
<< Non è che potresti farmi un prestito…Oggi devo assolutamente comprare delle cose, ma vedi… >>.
Nami lo guardò quasi imbarazzata, era la prima volta che gli chiedeva una cosa simile e senza spiegarsi il perché si sentiva un po’ a disagio.
<< Ti fai problemi per così poco. In camera sulla scrivania ci dev’essere il portafoglio. Prendi quello che ti serve >>.
La ragazza non aggiunse altro e si avvicinò al tavolo. Aprì il borsellino del compagno nel quale gli Yen non facevano sentire la loro mancanza ed estrasse qualche banconota. Ne cadde una e insieme a questo un piccolo fogliettino bianco spiegazzato che Nami si mise subito ad esaminare.
“ Ciao Akito, quando ti va di fare due passi questo è il mio numero…fatti sentire ci tengo, Sana ”.
Iniziarono a tremarle le mani. Chi poteva essere questa Sana, come faceva a conoscerlo? Hayama, sapeva che per lei non c’erano mai stati problemi se doveva sentirsi con una vecchia amica, allora perché gli stava nascondendo qualcosa?
Sentì i passi di Hayama andare verso di lei e frettolosamente rimise il foglietto al suo posto e contò le banconote che aveva in mano.
<< Trovato quello che ti serviva? >>
<< Oh sì, sì…Adesso è meglio se vado o farò tardi >>.
Mentre Akito si aspettava il solito bacio Nami invece proseguì dritto verso la porta.
<< Ah e stasera penso di fare molto tardi esco con un’amica >>.
Senza aggiungere altro prese la maniglia della porta ed uscì di corsa.

Nuovo Cappyyy!!Detto sinceramente ne sono abbastanza orgoglioso xDD,,,boh sarà che le cose si complicano e io mi diverto ancora di più nel scrivere le cose, ma mi è piaciuto come capitolo XDD!!a voi? in fondo è quello che conta a parte il mio parere. Quindi non esitate a dirmi cosa ne pensate...Intanto vi ringrazio di cuore per le recensioni...siete tutti stupendiiii con me...ovviamente anche chi ha la fic tra i preferiti e chi legge solamente...!Ora vado a pensare ai risvolti della ff che spero di postare presto!!VoloOoO!!Bacioni!Vale!

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Capitolo 8
*** 8 ***


Incurante di cosa potesse essere successo alla sua compagna in quella frazione di secondo, rimise a posto il portafoglio in tasca e si preparò per andare in palestra.
Lungo il tragitto iniziò a chiedersi se avrebbe fatto meglio a chiamare Sana subito oppure aspettare un suo squillo o un suo messaggio.
Prese in mano il cellulare quasi sperando di trovarvi scritto qualcosa, ma non vi era altro che il solito display, tuttavia si ricordò che avrebbe fatto meglio a cancellare i suoi messaggi e le sue chiamate, prima che Nami potesse sospettare qualcosa.
Arrivato nei pressi del lavoro incontrò molti suoi allievi che quel caldo sabato di maggio si erano alzati presto per andare a lezione da Hayama, anche se normalmente “ l’addestramento ”si svolgeva nel tardo pomeriggio, quando i ragazzi avevano terminato la scuola. In base al giorno della settimana Akito aveva in palestra allievi di età diversa, quella mattina avrebbero partecipato i più piccoli del suo corso.
Avvicinandosi all’ingresso cercò di evitare di ripensare ulteriormente a quello che era successo negli ultimi due giorni, ma arrivato ormai nei pressi della porta non potè fare a meno di cambiare idea. Sana, in tutto il suo splendore si trovava di fronte a lui.
<< S-sana, che ci fai qui? Come sapevi che…? >>
<< Mi informo molto lo sai? Non sei contento di rivedermi? >>
<< Scherzi?! Anzi volevo chiederti… >>
<< Sto meglio e Nori è sparito…o l’ho fatto sparire…Sì credo sia meglio >> disse sorridente.
Rispetto alla serata precedente sembrava un’altra persona. Rinvigorita, sicura di sé stessa, solare.
<< Sono contento di vederti così >>
<< Grazie…Scusami comunque, non volevo venire a disturbarti…volevo, solo vederti >>
<< Beh potevi scrivermi, dirmi di vederci da qualche parte >>
<< Lo so, ma la prima cosa a cui pensato questa mattina quando mi sono alzata era venire qui e vedere te >>.
Il suo primo pensiero. Lo era stato anche lei, più e più volte, persino di notte le appariva in sogno e ora sapere che la cosa era reciproca lo rincuorava maggiormente. Ma c’era sempre quel bivio da scegliere, quell’eterna indecisione. Nami era ancora lì, presente, costante e lui non poteva e non voleva diventare infedele e bastardo come lo era stato Nori con Sana. Prima o poi avrebbe scelto, avrebbe deciso quale donna l’avrebbe reso davvero felice, a quale delle due avrebbe potuto donare il suo amore.

§

<< Nami…Nami ci sei? >>
<< Eh?! Cosa?! >>
<< Il telefono sta squillando da una vita, ti muovi a rispondere? >>.
La ragazza prese la cornetta in mano con incertezza, quasi come se non sapesse nemmeno cosa fosse. Rispose al cliente in modo vago, dopo pochi secondi rimise giù.
<< Già fatto? >> chiese la collega di fianco a lei.
<< Avevano sbagliato numero >>
<< Nami, tesoro cos’hai oggi?…Sei così totalmente assente, ti dimentichi di rispondere al telefono, non dici una parola. Sicura di stare bene? >>
<< In effetti…No, non va tutto bene. Yumi devi darmi una mano… >>
<< Hey, ci conosciamo da una vita, lo sai che puoi parlare di qualsiasi cosa con me >>
<< Il problema è…Hayama >>
<< Hayama è il problema? Non l’avrei mai detto >>
<< Invece è proprio così. Vedi, stamattina è caduto dal suo portafoglio un foglietto…Una ragazza di nome Sana gli ha scritto il suo numero di cellulare >>
<< Il suo cosa? >>
<< Oddio io non so cosa fare, come comportarmi…Non voglio pensare al peggio, ma non riesco a fare altro. E se fosse la sua...sua… >>
<< Magari è solo una vecchia amica >>
<< È quello che mi sono detta anche io, ma allora perché non dirmelo, non mi sarei arrabbiata…E invece mi nasconde qualcosa. Io non credevo ci sarebbe mai successo qualcosa del genere, ma forse dovevo pensarci prima…Può essere che sia stata colpa mia >>
<< Colpa tua? >>
<< Sì Yumi, apri gli occhi, ho fatto tanti di quegli errori in questo periodo, tutte le cene mancate, i ritardi. Probabilmente si sarà sentito “ abbandonato ”. Però solo il pensiero che abbia potuto tradirmi senza nemmeno discutere il problema mi fa infuriare. Come devo comportarmi ora secondo te? >>
<< Beh, è difficile. Secondo me non dovresti ignorarlo o cose del genere, lo faresti insospettire soltanto. Se vuoi saperne qualcosa di più dovresti passare con lui più tempo possibile, tutte le sere che puoi, a incominciare da stasera >>
<< Ma dalla rabbia gli ho già detto che sarei tornata tardi >>
<< E che t’importa, non puoi iniziare a sprecare le occasioni…uscite e state insieme >>.
Ricominciare a sorridere di nuovo con la persona amata, ricominciare a vedersi più spesso. Se quella era la formula giusta, l’avrebbe seguita.
Trascorsero altre ora, ormai ne mancava una alla tanto agognata fine. Sarebbe corsa a casa, l’avrebbe aspettato, avrebbe fatto qualunque cosa per togliergli dalla testa quella Sana.
<< Yumi devo andare alla fotocopiatrice puoi aiutarmi con quelle pile di fogli >>
<< Vengo subito >>.
Le due ragazze presero rispettivamente in mano due enormi risme di documenti e li portarono con cautela nella stanza accanto. Appena prima di poter raggiungere una scrivania Nami si voltò verso l’amica per parlarle.
<< Ci ho pensato molto. Se devo essere sincera inizialmente avevo pensato di fargli la sfuriata stasera, ma poi visto quello che mi hai detto tu ci ho ripensato, quindi… >>
<< Nami attenta >>.
Bastò un solo attimo e la ragazza cadde atterra insieme alla miriade di scritti che fino a un secondo prima aveva tenuto in mano.
<< Oh damn, i’m so sorry >>
<< Ma che diavolo…! >>
<< Insomma signorina Matsumi vuole fare attenzione!? >>.
Riconobbe subito la seconda voce, era indiscutibilmente quella del suo capo, mentre la prima gli apparve nuova, mai sentita prima in quegli uffici dove, nonostante ci lavorasse molta gente, si conoscevano tutti. Si accorse che non aveva parlato in giapponese, bensì in inglese.
<< Mi scusi dottor Fujieda, sono desolata >> disse rialzandosi e facendo un piccolo inchino.
<< In realtà la colpa sarebbe mia, non l’avevo proprio vista, mi dispiace >>
<< Si figuri signor Harvey, lei non deve scusarsi di nulla. Tuttavia signorina Matsumi cercavo proprio lei… >>.
<< M-me? >>
<< Sì, esatto lei…Vede questo ragazzo? >>.
Dal momento dell’impatto Nami non si era ancora voltata contro la “ cosa ” contro la quale era andata a sbattere. Si voltò verso il ragazzo di fianco al suo capo. Tratti somatici tipicamente occidentali, occhi verdi e capelli scuri. Avrebbe fatto mozzare il fiato a chiunque in quel posto infatti una volta che Yumi si accorse della presenza di quell’angelo quasi non fece cadere anche lei i fogli che ancora teneva traballanti tra le dita.
<< L-lui? >> balbettò Nami.
<< Cos’è ha perso la lingua!? Per lei è il signor Harvey… >>
<< Charlie Harvey, molto piacere >> disse porgendole la mano la quale la ragazza strinse quasi intimorita.
Si staccò da lui ma rimase a fissarlo quasi incantata da qualcosa di luccicante nei suoi occhi.
Il dottor Fujieda quasi scocciato dall’interruzione riprese a parlare, ma ormai Nami non lo ascoltava più.
<< È arrivato ieri da Londra ed è la prima volta che si trova qui a Tokyo anche se ha visitato più volte il Giappone e come vede parla benissimo il giapponese. Bene dato che oggi gli ho fatto fare la visita della degli uffici domani lei dovrà accompagnarlo per la città, si faccia trovare all’ingresso intorno alle 9.00. Sappiamo tutti che è immensa, ma confido in lei che riesca a fargli l’intera zona e magari qualche extra. So bene anche che oggi lei e la signorina Astumi oggi avete fatto gli straordinari qui essendo sabato, ma non le dispiacerà domani fare questo piccolo sforzo anche se di domenica vero? >>.
La domanda del signor Fujida sembrò più una minaccia che una vera e propria domanda, ma nonostante ciò Nami non gli stava prestando attenzione e quindi rispose “ sì ” ad ogni sua richiesta.
<< Bene, ora andiamo e lei rimetta a posto questo casino >>
<< A domani >> disse Charlie allontanandosi e inchinandosi brevemente.
<< A domani >> fece Nami estasiata poi lei e Yumi si inginocchiarono per rimettere a posto i documenti finiti a terra.
<< Ne è valsa la pena di venire qui oggi anche se è sabato, hai visto che bello! >>
<< Già Nami, in fondo sei stata fortunata a scontrarti con lui >> disse quasi gelosa l’amica << Gli hai anche stretto la mano >>
<< Vero, penso che non me la laverò >> disse ridendo << Ma adesso che ci penso, perché ha detto “ a domani ” se è domenica? >>
<< Ma come, non hai sentito cos’ha detto il capo? >>
<< Nemmeno una parola >>
<< Oh, ma dove diavolo hai la testa >>
<< Hey hai visto anche tu chi avevo di fronte >>
<< Sì però ho ascoltato lo stesso, meno male che ci sono io >>
<< Beh quindi cosa dovrei fare scusa? >>
<< Dovrai accompagnare il signor Harvey per l’intera zona e mostrargli magari qualche particolare della città >>
<< Ma è domenica? >>
<< Lo so bene, e se lo vuoi sapere te l’ha anche detto, ma tu non hai sentito una parola >>
<< Oh no e ora cosa dico ad Hayama, proprio ora che non volevo perdere nemmeno un secondo con lui, sono davvero nei guai >>
<< Già, ma non hai alternative, dovrai essere qui domani alle 9.00 >>
<< E anche il mio giorno libero per questa settimana è andato a farsi benedire >>
<< Dai non è andata poi così male, dovrai passare tutto quel tempo con lui >> fece maliziosa Yumi.
<< Ma a cosa stai pensando? Io ti dico che forse Akito mi tradisce e tu mi spingi tra le braccia di un altro? >>
<< Dai scherzavo, ma ora muoviamoci se non vogliamo rimanere qui fino a stasera >>.
Finito di raccogliere le mille scartoffie le due passarono l’ora seguente davanti alla fotocopiatrice, poi terminato il lavoro anche quel giorno, Nami e Yumi si salutarono prendendo due strade diverse.
Erano appena passate le 3 del pomeriggio, probabilmente Hayama era già tornato a casa. L’unica cosa da fare era raggiungerlo e fare ciò che avrebbe dovuto. Stare insieme.

§

Mentre da una parte Nami stava ancora facendo conoscenza del moretto occidentale, dall’altra parte Hayama stava appena finendo gli allenamenti dei suoi ragazzi. Li salutò spronandoli ad allenarsi anche a casa quando potevano, poi si cambiò ed uscì dalla sua palestra. Lì fuori su una panchina c’era ancora Sana.
<< Sei rimasta qui? >> chiese sorpreso Akito.
<< Ho fatto un giretto, ma sostanzialmente…sì >>
<< E perché? >>
<< Beh eri impegnato e non potevamo stare insieme, così ho pensato di aspettarti >>
<< Nami uscirà presto dal lavoro e anche se per qualche strano motivo ha detto che tornerà tardi devo farmi trovare a casa, non vorrei che si insospettisse >>
<< Sì, sì lo capisco, ma infatti volevo chiederti se potevamo vederci stasera…Ovviamente se non ci sono problemi >>
<< Oh beh, visto il fatto che sicuramente lei uscirà penso non ci saranno difficoltà per vederci >>
<< Facciamo per le 19.00 sotto casa mia? Questa volta non ti darò buca tranquillo >>
<< Va bene, ci vediamo lì allora >>.
Sana sorrise. Il suo solito sorriso disarmante lo travolse per l’ennesima volta.
<< Grazie Aki >>
<< Per cosa? >>
<< Perché sei una persona speciale, il fato ha fatto bene a farci incontrare >>.
Senza dire altro si voltò e andò via.

Ed eccoci qui, ottavo capitolo. Non sapete quanto mi dispiace per il tremendo ritardo, mi odierete lo so, ma non sono riuscita a fare prima. Non mi dilungo troppo con le scuse perchè purtroppo devo staccare, ma in ogni caso i motivi principali sono stati la scuola, la mancanza di tempo e a volte anche un po' la mancanza di fantasia XD...Ringrazio di cuore sempre chi legge, ma soprattutto chi recensisce e chi mi ha tra i preferiti.Spero che anche qst cappy vi sia piaciuto. Mi auguro di aggiornare presto, ma prima mi occuperò d altre ff da completare. baci grandi a tutti.Byeeeeee!!!

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Capitolo 9
*** 9 ***


Il fato. Fosse solo quello. Ormai erano anima e corpo a chiedere di voler vedere Sana, ti guardare i capelli rossi e setosi, i suoi occhi pieni di insicurezza e le sue labbra. Appena la ragazza andò via Akito si sedette sula panchina sulla quale vi era rimasta seduta lei un attimo prima.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si mise le mani tra i capelli. Più passava il tempo e più la situazione tendeva a migliorare e peggiorare verso due diverse direzioni.
La domanda cruciale era “ Cosa devo fare? ”, ma era tutto inutile pensarci troppo, non avrebbe cambiato niente e non gli avrebbe fatto pensare a nulla di nuovo.
Forse dal primo incontro Akito capì che Sana non sarebbe stata una semplice ragazza incontrata in un bar, oppure un’amica con cui parlare e basta. I loro sguardi incrociati non potevano più distogliersi l’uno dall’altro e difficilmente si sarebbe potuto allontanare da lei e tornare alla normalità. Sono quelle piccoli dolci cose che ti sconvolgono la normale vita quotidiana, e più le assapori più senti il loro sapore delizioso e amaro allo stesso tempo, c’è sempre qualcosa che può rompere l’incanto, c’è sempre la gioia e il rimorso ad ogni gesto compiuto.

§

Cielo limpido e sole alto. Nami entrò in casa quasi ignorando quello che era successo quella mattina. Hayama non era ancora rientrato, così ebbe il tempo di mettersi qualcosa di comodo e preparare qualcosa di veloce per il pranzo. Dopo circa mezz’ora sentì la chiave girare nella toppa.
Appena Hayama entrò la ragazza gli si gettò al collo baciandolo con enfasi.
<< Ciao amore mio >> gli disse cercando di essere più radiosa possibile.
<< N-nami, tutto bene? Pensavo saresti tornata stasera tardi, avevi detto che… >>
<< Cambio di programma, possiamo stare insieme tutto il giorno >>
<< Ah, fantastico >> disse Hayama senza entusiasmo.
In quelle condizioni non poteva pensare di inventarsi una scusa e uscire con Sana. Avrebbe dovuto rinunciare, oppure pensare a qualcosa.
<< Cosa c’è, non sei contento? >>
<< No, è che potevi avvertirmi prima, vedi io…Avevo chiesto a Hitoshi… >>
<< Ah, ho capito >> fece lei abbassando lo sguardo delusa.
Come poteva sapere se era la verità o era una scusa per uscire? Fargli una scenata avrebbe solo peggiorato le cose e ripensando alle parole di Sayu non era la cosa migliore da fare. Aveva bisogno di un’altra idea, ma ci avrebbe pensato dopo il pranzo.
<< A che ora vi dovete vedere? >>
<< Verso le 19.00 >>
<< Beh adesso mangiamo, sarai affamato, e almeno non sprechiamo queste ore >>
<< Sicuro, hai cucinato tu? >>
<< Sushi >>
<< Ecco perché ti adoro >> disse baciandola frettolosamente e avvicinandosi alla tavola.
Passarono altre ore e si fecero le cinque del pomeriggio. Akito e Nami erano rimasti insieme tutto il tempo parlandosi poco e stando stretti l’uno all’altro il più possibile.
Lei sfruttò la situazione per mostrarsi ad Hayama più affettuosa e presente, d’altro canto lui provò a capire se il legame con la sua attuale ragazza valeva o meno la pena di essere vissuto. In realtà erano entrambi molto confusi, ma cercano con studiata tranquillità di non farlo notare.
<< Con chi hai detto che esci? >>
<< Hitoshi, quel ragazzo che faceva karate con me una volta, lo conosci no? >>
<< Ah sì, ora ricordo. E dove pensate di andare? Potevi invitarlo a casa se volevi >>
<< No beh, preferiva andare a bere qualcosa in un locale. Tu piuttosto, puoi ancora uscire con le tue amiche se vuoi, abbiamo tutto domani per stare insieme, purtroppo è andata così stasera >> disse Akito cercando di essere più convincente possibile.
<< Veramente domani… >>
<< Cosa? >>
<< Niente ne parliamo più tardi. Comunque non ti devi preoccupare, se ci pensi questa situazione l’hai vissuta non poche volte…È la mia “ punizione ”… >> disse sorridendo.
<< Ma quale punizione >>.
Si baciarono teneramente, poi a Nami venne in mente un’idea.
<< Ma Hitoshi non stava con quella ragazza, come si chiama…Satzuki? >>
<< Non ricordo bene, però può darsi. Sei tu quella brava con i nomi >>
<< Perché non facciamo un’uscita a quattro, è tanto che non usciamo con due nostri amici, anche se… Beh è più amico tuo che mio >>.
Questo era davvero un guaio.
Hitoshi in realtà era un grandissimo amico di Hayama, ma Nami era stata troppo disattenta in quegli anni per ricordarselo, a differenza dei nomi delle persone che memorizzava con un'abilità incredibile. In ogni caso l’amico fidato non sapeva un accidente né di Sana né di quest’assurda montatura.
<< Allora? >> chiese lei con viso angelico.
<< O-ok, vado a prendere il cellulare >>.
Con finta calma Hayama entrò in camera e ad una velocità incredibile mandò un messaggio a Hitoshi.
“ Sto per chiamarti, rispondi di no a tutto quello che ti chiedo. Ti prego coprimi, poi ti spiegherò tutto ”.
Avvisato l’amico e cancellate le prove, tornò al divano dov’era seduta Nami cercando in rubrica il numero del ragazzo.
<< Senti, perché non metti in vivavoce? >>.
Era semplicemente una tattica studiata al momento. Così facendo Nami avrebbe scoperto se Hayama le aveva mentito o no.
<< In vivavoce? >>
<< È che non me lo ricordo molto bene fisicamente, sentendo la voce magari… >>
<< Sai, è una situazione un po’ strana, sembra di stare nelle indagini investigative di Death Note* >>
<< Scusa? >>
<< Niente lasciamo perdere >>.
Akito iniziava a insospettirsi sulle intenzioni della sua ragazza.
Voleva davvero trascorrere la serata con lui o c’era dietro qualcosa?
In vivavoce sentirono squillare** il telefono di Hitoshi, poi rispose.
<< Pronto? >>
<< Hitoshi, sono io Akito >>
<< Hey, tutto bene? >>
<< Sì tutto a posto, solo che per stasera, so che ci dovevamo vedere solo noi due, ma volevo farti una proposta >>.
Una risposta come “ Perché dovevamo uscire? ” avrebbe cacciato Hayama in un mare di guai. Sperò tanto che l’amico avesse letto in tempo il messaggio mandato poco prima.
<< Certo dimmi tutto >>.
Akito tirò un sospiro di sollievo.
<< La mia ragazza, Nami, si è ricordata che stai insieme a Satzuki e si chiedeva se non vi dispiaceva fare un’uscita a quattro. Per voi andrebbe bene? >>
<< Oh, ecco vedi, in realtà era anche di questo che volevo parlarti stasera…Ci siamo lasciati da poco e… >>.
Nami si premette una mano sulla bocca terribilmente imbarazzata, poi scappò in camera da letto. Hayama tolse il vivavoce e prese in mano il cellulare che era rimasto posato sul tavolino di cristallo posizionato di fronte al divano.
<< Cavolo mi dispiace, allora nulla saremo solo io e te, ci vediamo tra poco ok, al solito posto >>
<< Ok, a dopo Akito…Dovrai raccontarmi molte cose >> disse Hitoshi facendo notare un velo di sarcasmo nell’ultima frase.
Riattaccò.
Nami era distesa sul letto con le lacrime agli occhi.
<< Sono un’idiota >>
<< Come potevi saperlo, non l’aveva detto nemmeno a me >>
<< Sì, ma ho insistito e la mia insistenza ha portato solo a…insomma io non volevo >>.
Una lacrima le rigò il volto.
Akito si sdraiò accanto a lei accarezzandole il viso.
<< Cos’hai oggi? E soprattutto cos’è che ti preoccupa tanto? Staremo insieme domani, tutto il giorno. Te lo prometto >>
<< Sono io che non posso farlo >> disse lei guardandolo con gli occhi lucidi.
<< Cosa intendi dire? >>
<< Non mi crederai mai e già lo so, ma il mio capo domani vorrebbe che accompagnassi un nuovo arrivato da Londra per “quasi tutta”*** Tokyo, che gli mostrassi la città eccetera. Volevo rifiutare, ma non sono riuscita a impedirlo >>
<< E perché non me l’hai detto prima? >>
<< Ci ho provato, ma avevo paura che ti arrabbiassi. Doveva essere il nostro week-end, invece ho rovinato tutto >>
<< Un po’ è anche colpa mia >>
<< Mi perdonerai? >>
<< Non c’è bisogno di farlo…Aspetta un momento. È un ragazzo? >>.
Nami si mise a ridere. Raramente le capitava di vedere geloso Hayama.
<< Ingelosito? >>
<< Beh vediamo, sei fuori quasi tutto il giorno con una persona che non conosco, magari con un ragazzo atletico, bello, col fascino straniero per giunta…No perché dovrei ingelosirmi? >> fece lui sarcastico.
<< Smettila! >> disse lei con un sorriso << Non ce n’è bisogno >>.
Lo baciò con dolcezza, e Nami pensò che in fondo Akito non ci aveva visto male. Charlie aveva l’aria di essere un ragazzo a cui non si può resistere tanto facilmente, ma lei avrebbe resistito, per lui, per loro.
<< Si sta facendo tardi è meglio se vado a prepararmi >>
<< Ok, io intanto cercherò di capire come organizzare la giornata di domani e magari invito Sayu a casa…Non ti dispiace? >>
<< Figurati, le ragazze sono ben accette in questa casa >>.
<< Ma cosa dici? >> disse lei tirandogli dietro un cuscino.
<< Che hai capito, dicevo che finché inviti il “gentil sesso” non ci sono problemi >>.
I due si sorrisero, poi ognuno iniziò ad occuparsi dei propri impegni.
Hayama notò che l’ultima frase detta aveva qualcosa di amaro. Lui, che entro poche ore avrebbe rivisto Sana, si preoccupava se Nami invitava dei ragazzi a casa o se li vedesse per lavoro.
“ Ma non era Nori il bastardo? ” si disse guardandosi allo specchio.
Era una situazione troppo scomoda, troppo rischiosa, ma per il momento non avrebbe potuto mettere la parola “ fine ” a nulla di tutto quello che lo circondava.
Inevitabilmente però, qualcuno prima o poi avrebbe sofferto.

Note:
* Death Note: famosissimo manga/anime giapponese ( che credo conosceranno in tantissimi, inutile dirlo ). Ho inserito questa "citazione" come se effettivamente nel mondo creato da me in cui vivono Akito e Sana esistessero tutte i manga che conosciamo noi, tra cui appunto Death Note (e ovviamente escluso Kodocha). Il fatto che Nami volesse usare il vivavoce mi ha fatto pensare alle moltissime scene presenti nell'anime in cui la polizia utilizza questo metodo per ascoltare quasi tutte le conversazioni telefoniche e non. Ho fatto intuire anche che Akito si interessa di manga ( sarebbe curioso XD ). Il fatto inoltre che Nami voglia "investigare" su Akito rimanda ancora di più al manga di Death Note, da qui la citazione ^^. ( ho spiegato tutto nel caso qualcuno se lo fosse chiesto o meno ).
**Sentirono squillare: ho messo come nota queste due parole solo per chiarire un mio dubbio. Mi suonava male come frase, ma pensandoci bene quando chiamiamo qualcuno e sentiamo che il telefono è acceso diciamo che " sta suonando " o " sta squillando "...Non riuscendo a trovare un altro modo per dirlo ho usato appunto il verbo squillare. ( lo so mi faccio troppi problemi XDDDDDDDD ).
***"quasi tutta" Tokio: questo è un altro mio piccolo chiarimento personale. A quanto ne so ( purtroppo non ci sono ancora stata ç_ç ) Tokyo è veramente enorme, quindi dire "quasi tutta" credo sarebbe fisicamente impossibile da visitare in mezza giornata. Ho scritto così solo per enfatizzare le parole del capo di Nami che le sono state riferite da Sayu ( dato che lei non ha sentito una parola, troppo presa a guardare Charlie XD ).
Ringrazio moltissimissimo chi ha recensito lo scorso cappy ( e ovviamente anche chi ha solo letto ), spero che questo seguito vi sia piaciuto. Alla prossima, bacioni a tutti!

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Capitolo 10
*** 10 ***


Suonarono alla porta.
<< Arrivo… >> gridò la rossa infilandosi frettolosamente una scarpa.
Quando aprì si trovò davanti Akito, bello come non mai.
Per un attimo Sana rimase impietrita, poi chiuse gli occhi un paio di volte e parlò.
<< Non dovevamo vederci giù? >>
<< Sono un po’ in anticipo, scusa… >>
<< Oh, beh… Solo dieci minuti non ti preoccupare. Entra pure, devo solo sistemarmi questi dannati capelli >>.
Akito entrò e la guardò di spalle mentre andava velocemente nella sua stanza. I capelli le danzavano lungo la schiena, perfetti senza una piega.
<< Stai bene anche così >>
<< Oh, grazie… Ma pensavo di farmi una coda o altro, fa parecchio caldo fuori… Non ti preoccupare non ci impiego molto >>.
Sana si girò di nuovo e lui le osservò il magnifico vestito.
Era interamente nero e le scendeva fino alle ginocchia facendo risaltare ogni sua splendida curva. Camminando lasciò anche la scia del suo profumo, e Akito si accorse che non era nauseante e soffocante come quella del negozio in cui era andato con Nami, ma dolce ed estremamente inebriante.
Seduto su un divano color panna la sentiva canticchiare una melodia sconosciuta mentre si aggiustava i setosi capelli rossi.
Adorava sentire la sua voce, non avrebbe voluto sentire altro, per il resto della sua vita.
Con una strana agitazione addosso si alzò di nuovo in piedi e iniziò a camminare nervosamente su e giù per la stanza.
Non poteva resistere più, non poteva aspettare, voleva solo avere il suo sapore sulle labbra e il suo viso dolce e sorridente. Si sentì tremendamente stronzo, sapendo di comportarsi esattamente come un uomo senza attributi, ma non c’era spiegazione razionale che tenesse. Lui aveva solamente bisogno di lei.
<< Scusa ti ho fatto aspettare… Come mi stanno così? >>.
Con un’acconciatura stupenda, Sana si presentò sulla soglia del salotto indicando dubbiosa i suoi capelli.
<< Hayama ci sei? Secondo te vanno ben… >>.
Akito le andò in contro e la spinse contro la parete soffocandola con un bacio. Non aspettò un secondo, non ci pensò un attimo. Continuava a baciarla senza sosta, ora lungo il collo.
<< A-akito cosa fai? >> disse lei un po’ atterrita.
Hayama si fermò di colpo e la guardò negli occhi, dispiaciuto, come non lo era stato mai.
<< Sana… Io, non so cosa mi è preso >>.
La ragazza lo afferrò per il colletto della camicia e lo trascinò verso di sé. I due si baciarono ancora, avidamente, senza perdere per un attimo il contatto con l’altro.
Hayama le baciò nuovamente il collo scendendo sempre di più verso il suo decolté, poi le sollevo la gamba, che teneva stretta con una mano.
Andarono addosso a diversi mobili e ruppero un paio di oggetti, trasportati dall’irrefrenabile passione. Neanche il più razionale dei pensieri, li avrebbe potuti fermare.
Una volta arrivati al letto, Sana sbottonò a lui la camicia senza mai staccare le labbra dalle sue. Lo stesso fece Akito, che con delicatezza le sfilò il vestito che tanto gli era piaciuto indossato da lei.
Le slegò i capelli che tornarono a danzarle sul corpo ormai nudo.
Hayama si staccò un attimo dai suoi instancabili baci. Era di fronte a lei, bella come non l’aveva mai vista, innocente come non avrebbe mai creduto.
Non pensò ad altro che a renderla felice, a trasformare il tempo in pura e semplice armonia, il piacere dei sensi li trasformò in un’unica persona.
Guardare instancabilmente il viso di Sana fremere ad ogni movimento, sospirare ad ogni tocco era l’unica, eterna “cosa” che desiderasse in quel momento.
Con gli occhi illuminati dalla luna, Akito e Sana si lasciarono cadere sul letto, ancora abbracciati, non ancora stanchi.
La notte passò lenta e serena. Non una nuvola in cielo. I due amanti da quei lunghi istanti, non si erano più alzati dal letto.
<< Mi dispiace rovinare il momento >> disse Sana guardandolo con un sorriso << Ma che ore saranno? >>.
Senza la benché minima preoccupazione, Akito guardò il suo orologio al polso.
<< Le undici >>
<< Forse dovresti… >>
<< No… Non ti preoccupare, rimango qui >>.
Prese il cellulare posato sul comodino accanto al letto e mandò un messaggio a Nami.
<< Cos’hai fatto? >>
<< Odio ammetterlo >>
<< Cosa? >>
<< Le ho mentito ancora >>
<< Akito, io non ti ho costretto a fare nulla… >>
<< Non è questo… Sento, di essere innamorato di te, però non riesco a non pensare… >>
<< A Nami? >>
<< No. Di essermi comportato come un bastardo >>
<< Perché mi dici queste cose? Perché lo vieni a dire a me? >>
<< Perché sei l’unica persona che capisce quello che penso… E mi fa sentire, al sicuro >>
<< Quindi non vuoi andartene? >>.
Hayama le si avvicinò. Le sfiorò le labbra e chiuse gli occhi, per riuscire a sentire meglio il suo respiro.

§

<< Sai Sayu, Akito non è tornato… >>
<< Come non è tornato? >>
<< Mi ha mandato un sms verso le undici, dicendomi che Hitoshi stava troppo male e che preferiva stare da lui, se necessario l’intera notte. Ora che ci penso erano grandissimi amici, anzi, credo proprio lo siano ancora >>
<< E tu non hai fatto niente? >>
<< Ho scritto “va bene” >>
<< Va bene?! Il tuo ragazzo non torna a casa e tu gli scrivi “va bene” ?! Tesoro, dove hai la testa? >>
<< Ma no, gli voglio credere, anzi gli devo credere… Molto probabilmente la mia gelosia è infondata, quindi perché dubitare di lui, non voglio diventare cinica e sospettosa >>
<< Quindi cosa pensi di fare? >>
<< Niente… Mi preparo e vado in ufficio >>
<< Ah già… Charlie, ecco perché sei di buon umore >>
<< Ma che stai dicendo?! >> urlò Nami dall’altra parte della cornetta.
<< Ok, ok, non te la prendere, ma vedi di raccontarmi tutto quando torni >>
<< Tranquilla che non ci sarà nulla da raccontare. Ora è meglio che vada, ci sentiamo >>.
Chiuse la comunicazione.
Si guardò allo specchio prima di uscire di casa. Era davvero pronta? In fondo non era un appuntamento, perché preoccuparsi tanto allora?
Appena scesa dalla macchina, lo vide arrivare dalla parte opposta e salutarla con la mano.
<< Che tempismo >> disse lei sorridente.
<< Buongiorno, pronta a mostrarmi la stupenda Tokyo? >>
<< Un secondo solo, salgo a prendere dei fogli e sono qui >>
<< No, lascia perdere >>
<< Come “lascia perdere” ? >>
<< Alle scartoffie ci pensiamo dopo, non mi interessano tutte quelle formalità, piuttosto sono venuto in moto e muoio di fame, ti va di fare colazione, ovviamente decidi tu dove >>
<< Moto? M-ma scusa non è tipo un “ Incontro altamente Professionale ” ? >>
<< Guarda che non vado forte >>.
Nami gli sorrise nuovamente. Forse era la sua spontaneità a colpirla di più.
Charlie le porse la mano quasi come fosse un principe, lei non potè far altro che posare le sue dita su di essa.
Era chiaro, che non sarebbe stata una giornata come le altre, era chiaro che Charlie, il ragazzo americano, non sarebbe rimasto solo un affascinante collega di lavoro.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Quando Sana si svegliò non trovò nessuno al suo fianco. Pensò subito che Hayama per evitare di svegliarla aveva preferito andarsene prima di insospettire ulteriormente la sua ragazza. Si morse indispettita il labbro inferiore, ma poi pensò che in fondo era meglio così. Una volta in piedi si rivestì ed andò in cucina per prepararsi la colazione. Notò alcuni soprammobili per terra e ricordò in una frazione di seconda quegli attimi splendidi passati insieme ad Akito. Proprio quando aprì il frigorifero sentì girare la chiave nella toppa e vide entrare Hayama con un sacchetto bianco in mano.
<< Scusa, non volevo disturbarti e mi sono permesso di usare le tue chiavi >>
<< Mi hai un po’ preso alla sprovvista, in verità alle chiavi non avevo neanche pensato, pensavo fossi tornato a casa >>
<< A fare cosa? Ti va di fare colazione insieme? Ho preso dei croissant, dei muffin >>
<< Colazione atipica per un giapponese no? >>
<< Mi piace cambiare, e sinceramente adoro la cucina occidentale >>
<< Ah, non vuoi assaggiare niente preparato da me? Scherzo, le brioche e i muffin andranno benissimo, anche perché li adoro >>.
Si diedero un bacio sulle labbra. Per un attimo ad Akito parve di essere stato sempre fidanzato con lei e non con Nami, che ora sembrava lontana, troppo distante.
<< Purtroppo dopo la colazione devo lasciarti, la profumeria è aperta anche oggi >> disse Sana addentando un croissant con fare scocciato.
<< Non ti preoccupare, credo mi vedrò con un amico >>
<< Mi rimpiazzi facilmente vedo >> gli rispose sarcastica.
<< Farò finta di non aver sentito >> disse lui sorridendo.
<< Quando sorridi… >>
<< Cosa? >>
<< Sei bello, quando sorridi >>.
Akito arrossì, lei prese una goccia di cioccolato da un muffin e si avvicinò a dove era seduto. Gli si sedette sulle gambe, poi lasciò che Hayama mangiasse la goccia posata sul suo dito e lo baciò con trasporto.
Provava per lui ciò che non aveva provato mai, quelle sensazioni uniche che con Nori si era solo sognata.

§

<< Sono andato troppo veloce? >>
<< No, ma va figurati… Solo, non è che mi potresti aiutare a togliere il casco? >>
<< Certo >>.
Una volta tolto Nami si sistemò velocemente i capelli e aspettò che Charlie mettesse la catena alla moto.
<< Bene io dopo la colazione avrei intenzione di portarti… >>
<< Nami >>
<< Sì? >>
<< Ti devo confessare una cosa. Vedi, non è la prima volta che mi trovo qui a Tokyo. Il tuo capo non mi ha fatto nemmeno finire di parlare durante il colloquio e non sono riuscito a dirgli che è almeno la terza volta che vengo qui e che ci sono stato anche per periodi di un mese o due, quindi bene o male la conosco abbastanza >>
<< E allora che cosa ci faccio qui? >>
<< Scusami non volevo mettere di mezzo anche te, solo che ho pensato che in fondo passeggiare per Tokyo con una bella ragazza non sarebbe stata poi così una brutta idea >>.
<< Voi americani e le vostre manie di grandezza >> disse Nami ormai rossa in viso per l’imbarazzo al complimento appena ricevuto.
<< Io ho perso un pomeriggio con una persona importante sai? >>
<< Sei fidanzata? Beh certo, perché non dovresti esserlo. Scusami, allora facciamo che tu torni pure a casa ed io anche e domani mattina ci inventiamo una bella storiella ok? Sorry >>.
Aveva già fatto qualche passo verso la moto, ma Nami era rimasta così colpita dalle sue parole, espresse con così tanto dispiacere, che lo chiamò per nome almeno tre volte prima che potesse anche toccare la catena che legava il mezzo.
<< Aspetta, ti va di mangiare qualcosa insieme? >>
<< Non avevi detto che avevi degli impegni? >>
<< No, ho la giornata libera apposta, allora ti va? >>
<< Ok, ok, ma a questo punto il posto lo decido io >>.

§

<< Prego entra >>.
La casa di Hitoshi era rimasta la stessa di un anno prima, cioè da quando lui e la sua ragazza avevano deciso di convivere. Lo stesso profumo di vaniglia, le solite pareti color pesca che lo avevano ispirato a tal punto da dipingere così le mura di casa sua, in fondo anche Nami era stata d’accordo.
<< Satzuki è uscita con una sua amica, quindi puoi raccontarmi proprio tutto con calma. Siediti e spiegami che diavolo sta succedendo >>
<< Prima volevo chiederti scusa per ieri, lo so è stato imbarazzante… Sapevo che tu e la tua ragazza stavate ancora insieme, ma avevo bisogno di una scusa >>
<< Hai l’amante? >>.
Akito arrossì e si sedette sul divano nero. Davanti a lui, sul tavolino di cristallo vi era un vassoio con delle caramelle e due bicchieri con dell’acqua.
<< Hitoshi non è così semplice… No, non ho l’amante, forse è peggio, sto per esplodere >>
<< Va bene ho capito, parla solo tu e dimmi tutto dall’inizio >>
<< Circa un mese fa ho conosciuto una ragazza in un bar, ero da solo perché per l’ennesima volta Nami si era dimenticata di un nostro appuntamento ed era uscita per conto suo, così per non starmene piazzato davanti alla tv ho preferito farmi un giro. Appunto in questo bar c’era questa ragazza stupenda accompagnata da un povero idiota che ora non vede più. Sta di fatto che abbiamo iniziato a parlare… >> Akito si interruppe.
<< Come si chiama? >>
<< Sana >>
<< Ti piace? >>
<< Che domanda idiota >>
<< Certo, altrimenti non ti saresti inventato una scusa con Nami usando me per poter uscire con lei >>
<< Il punto è che inizialmente oltre che per la bellezza, perché indubbiamente è una bella ragazza, mi piacevano i suoi ragionamenti, il suo modo di pensare >>
<< Poi la situazione è precipitata… Ho capito tutto, ma ho una domanda cruciale da farti. Ci sei andato a letto? >>.
Akito arrossì ulteriormente e evitò per qualche secondo di guardarlo in faccia.
<< Ok >> rispose Hitoshi aumentando decisamente la pronuncia della vocale << Domanda ancora più importante. Sei innamorato? >>.
Dell’altro silenzio.
<< Cazzo Akito sei proprio nei casini >>
<< Come se non lo sapessi, ho la testa così tanto martellata dai pensieri che penso un giorno di questi esploderà >>
<< Mi sembra una cosa decisamente seria… Hayama, potrai rimandare quanto vuoi, ma un giorno o l’altro dovrai scegliere. Prima o poi abbandonerai una delle due >>
<< Odio questa parte >>.

§

<< Parli talmente bene il giapponese che se non fosse per il fisico penserei che fossi di qui >>
<< Beh dai un po’ di accento si sente no? >>
<< Sì, ma veramente poco >>.
Nami addentò la sua brioche abbassando e alzando lo sguardo verso lui che faceva esattamente la stessa cosa, ma ad intervalli diversi.
<< Alla fine sei riuscito a trascinarmi in una caffetteria stile americano >>
<< Anche se adoro la cucina giapponese, la colazione americana non la cambierei con nessun altra al mondo >>
<< Ti capisco, anche io sono una molto tradizionalista >>
<< Quindi fra circa due mesi potrei anche vederti indossare uno Yukata ? >>
<< Beh, sì, può darsi >>
<< Mi sembri una bella persona Nami, solo un po’ timida >>
<< Timida? >> ripeté lei arrossendo.
Charlie fece sì con la testa.
<< Comunque è comprensibile, non ti preoccupare >>
<< Nessuno mi ha mai detto che sono una persona timida >>
<< Ed è strano questo? >>
<< Probabilmente sei la prima persona con cui mi sento così >>.
Nami fissò la sua tazza di caffè ormai vuota ed evitò in qualsiasi modo di guardarlo di nuovo negli occhi.
Quella banalissima frase poteva anche voler dire molto. In fondo era chiaro che Charlie le faceva uno strano effetto, un effetto piacevole. Ed era strano che lui invitasse una persona qualunque a trascorrere mezza giornata con lui. Quindi c’era la benché minima possibilità che entrambi potessero prov… “Impossibile, cavolo non lo conosco nemmeno da un giorno” si disse più volte Nami.
<< Cos’hai? >> la destò il ragazzo.
<< Cosa?! Niente, niente… pensavo >>
<< Piuttosto, cosa vorresti fare dopo? >>
<< Non saprei, decidi tu >>
<< Se proprio insisti. Se ti va c’è una “fiera del manga” se non sbaglio, qui vicino >>
<< Sì, l’hanno aperta proprio oggi >>
<< Non ci crederai, ma ho talmente tante collezioni a casa che faresti fatica a contarle. Se ti va possiamo andare a dare un’occhiata >>.
Più passavano i minuti e più Nami credeva si sarebbe sentita a disagio, invece provava sensazioni totalmente opposte. Era vero che si sentiva un po’ intimidita dalla sua presenza, ma mai le sarebbe venuto in mente di tornarsene a casa. La fiera che aveva proposto Charlie sarebbe stata perfetta.

§

<< Pronto? >>
<< Sana, Sana sono io Nori… No aspetta non attaccare, aspetta >>
<< Cosa vuoi ancora? >> gli rispose lei più distaccata possibile.
<< Tra poco avrò le prove >>
<< Le prove? >>
<< Sì, che non sono io il padre. Quella stronza voleva solo incastrarmi >>
<< Senti, devo andare al lavoro, sinceramente non mi interessa più dei tuoi problemi >>
<< Ma ti giuro che non c’entro nulla >>
<< Nori il punto non è essere il padre o meno, ci sei comunque stato a letto, mi hai tradita, e chissà con quante altre persone >>
<< Ma, ascolta… >>
<< Devo andare >>.
Mise giù la cornetta con le lacrime pronte a scenderle sul viso. Non poteva certo dimenticare in due giorni quegli anni passati insieme a lui, tuttavia con una mano si asciugò velocemente gli occhi e si disse con decisione che non gli avrebbe mai più dato un’altra possibilità.
Finalmente pronta per uscire aprì la porta, quando suonò di nuovo il telefono. Avrebbe voluto lasciarlo suonare, ma preferì rientrare e rispondere.
<< Nori, piantala di chiamare >>
<< Sana? >> era una voce di donna.
<< Zia Misato? >>
<< Sana, devi tornare a casa appena puoi >>
<< C-cosa? >>
<< Tuo padre… >> la voce era coperta dai singhiozzi e anche le lacrime di Sana tornarono a far capolino sui suoi occhi.
<< Mio padre cosa?! Zia, cos’è successo? >>
<< Devi venire qui, ha avuto un incidente sul lavoro >>
<< Come?! Ma com’è successo?! >>
<< Tesoro torna a casa, è molto grave, ti prego torna qui >>.
Misato continuava a piangere senza tregua, Sana con mani tremanti poggiò la cornetta al suo posto e si accasciò per terra.

La Vale non si è persa ^^...Ha solo cambiato Nick e si è presa un po' di tempo...Non abbandonerei mai le mie storie, ci sn troppo attaccata e amo scrivere, non è un semplice hobby. Questo nuovo capitolo si potrebbe dire che è strutturato in maniera diversa dagli altri e l'effetto è stato creato così apposta, piccole "scenette" per ogni situazione cercando di richiamare le cose più importanti senza dimenticarsi dei dettagli. Come al solito spero vi sia piaciuto e mi scuso per gli enormi ritardi. Purtroppo non posso davvero fare prima, ma mi impegnerò per non deludervi, perchè capisco che l'attesa poi porta al dimenticarsi di alcune storie. Ringrazio ovviamente chi ha recensito lo scorso capitolo.A presto!

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Capitolo 12
*** 12 ***


“ Il tuo respiro lento sul mio petto
quei capelli che ti rendono incantevole
le mille parole che non riesco mai a dirti
… Se ti avessi incontrata prima…
Ma è sbagliato piangersi addosso
Adesso come adesso credo mollerei tutto
qualsiasi cosa per quegli occhi profondi
quelle labbra rosate
che si posano sulle mie
e lasciano un sapore indelebile
Il profumo sul tuo collo
quel brivido nel tuo corpo
il tuo sorriso quando ti accendi
le mani sul tuo viso
È chiaro che non potrò fare a meno di te
è chiaro che riuscirò a rinunc… ”


<< Cosa scrivi? >>
<< N-niente >> disse Akito coprendo il foglio che teneva stretto tra le dita.
<< Dai fammi leggere >>
<< Nami, davvero non è niente >> disse mettendoselo in tasca.
<< Mi nascondi qualcosa? >> disse fingendosi imbronciata con uno strano sorriso sul viso.
<< Sembri piuttosto felice, è andata bene la giornata con quel…come si chiama? Chuck? >>
<< Si chiama Charlie. Niente di speciale >> disse voltandosi incrociando le dita di una mano.
<< Bugiarda >>
<< Mi stai dando dell’infedele? >> disse sorridendo.
Akito raggelò per un attimo. “ Infedele ”, che brutta parola, pensò.
Guardò l’orologio. Sana non si era fatta sentire per niente, non erano serviti messaggi in segreteria, sul cellulare, squilli, chiamate.
Aveva deciso di non andare a disturbarla a casa. “ Avrà avuto i suoi buoni motivi ” pensò tutto il giorno. Tuttavia raggiunte le otto di sera non resistette più, a non sapere nemmeno un “ Qui tutto ok, tu? ”, ma i suoi piani non andarono in porto, non questa volta.
<< Akito ti va di… Andare a cena fuori? >>
<< Non devi vederti con qualche tua amica? >> disse sarcastico.
<< Spiritoso. Dico davvero, è da tanto che non ci concediamo una serata solo noi due >>.
Non potè rifiutare. Le si avvicinò, le baciò il collo e andò a prepararsi.
Quella sera a Tokyo il vento faceva compagnia ad una luna piena e qualche stella sparsa in cielo.
Nami, vestita di tutto punto, teneva la mano al suo ragazzo mentre camminavano per il centro, più precisamente in una via molto ampia piena di ristoranti di tutti i generi.
Entrarono in uno dei locali con l’insegna più allettante.
<< Un tavolo per due, non fumatori grazie >>
<< Prego, seguitemi >>.
Seduti ad un tavolo con vista sulla strada affollata di coppiette, Akito e Nami fecero la loro ordinazione, poi si fissarono.
<< Non ci siamo detti una parola per tutta la strada, hai notato? >> disse lei.
<< Sì >>
<< “Sì”… è tutto quello che hai da dire? >>
<< Beh a me è piaciuto. Sentire solo il rumore dei nostri passi… >>
<< Akito devo confessarti una cosa >>.
In quello stesso momento arrivò la prima portata. I due si lasciarono mettere i piatti davanti a loro, poi ripresero il discorso.
<< Cosa? >>
<< Sì ecco io, io… ho sospettato che mi tradissi >>.
Nami arrossì e abbassò lo sguardo, poi si disse di rimanere forte, di guardarlo… doveva capire.
<< Tu cosa? >>
<< Ti ho visto molto assente durante le ultime settimane, non hai lasciato il cellulare in giro per un attimo e… >>
<< E…? >>.
Il biglietto. Doveva dirglielo del biglietto trovato nel portafoglio con il numero di una certa Sana? Stava già mettendo a repentaglio la serata, forse quello era davvero troppo, sarebbe sembrata una vera e propria accusa, mentre voleva essere solo un chiarimento.
<< E niente… Mi dispiace di averlo pensato, è stato più forte di me >>.
Hayama non sapeva cosa pensare, cosa dire. In fondo era la verità, ma non era solo un tradimento quello che stava accadendo tra lui, Sana e Nami. Non era un “normale” triangolo amoroso. Si sentì infastidito. Pensava di passare una normalissima serata in un ristorante qualunque con la sua ragazza, ma queste accuse lo irritarono facendogli perdere persino l’appetito.
Nami prese in mano la forchetta.
<< Non mangi? >>
“ Sono un bastardo, lo so… Ma sto solo cercando di capire cosa mi sta succedendo… merda” pensò Akito.
<< No, non ho fame >>
<< Ma…? >>
<< Mi chiedi di uscire, di passare la serata insieme e mi rifili queste accuse gratuite >>.
Fece molta fatica a dirlo, ma non potè evitarlo. In questo momento sarebbe scappato da lei, senza esitazioni.
<< Hayama, volevo solo fartelo sapere, volevo solo essere sincera con te >>
<< Ma la sai una cosa? Tu hai passato l’intera giornata con uno sconosciuto e non hai voluto dirmi nulla, nemmeno una parola >>
<< Beh perché non c’era nulla da dire >>
<< È io dovrei non dire niente, dopo che mi accusi di punto in bianco di averti tradita? >>
<< Ti ho già detto che volevo solamente fartelo sapere, lo sai che la fiducia… >>
<< Basta >>.
Nami in realtà non era del tutto sincera. La giornata passata con Charlie non era stata del tutto ordinaria, anzi aveva persino ricevuto un secondo invito dall’americano e lei non aveva saputo che rispondere.
Sembrava la fiera della falsità e trascorsi dei minuti non andò meglio.
Nami poggiò rabbiosa la sua forchetta sul tavolo.
<< Sai perché mi viene da dubitare di te? Perché scrivi bigliettini e non me li lasci leggere, perché stai fuori la notte e ti devo credere… Posso avere delle preoccupazioni? >>
<< E io cosa ne so di quello che fai quando esci ogni settimana con “le tue amiche” >>
<< Questo è il colmo >>
<< No, sono io che dovrei dirlo >> Akito si alzò prendendo mano al portafoglio << Questi sono i soldi della cena, fanne quello che vuoi >>.
Senza dire altro si allontanò e uscì dal ristorante. Nami per la rabbia, senza farci troppo caso, gettò per terra il piatto che andò in frantumi.

§

<< Sana, sono di nuovo io… Sto girando per Tokyo a caso, è successo un mezzo casino con… beh non ha importanza. Ho solo voglia di vederti e passare da te. Spero sentirai questo messaggio prima del mio arrivo >>.
Chiuse la comunicazione e si avviò verso casa sua. Era l’unica cosa che in quel momento potesse tirarlo su e si sentì ancora più falso e meschino. Probabilmente era l’essere un traditore che l’aveva fatto reagire così, ma in realtà era davvero geloso di Nami, in fondo era diviso tra due fuochi.
<< Ma in che cavolo di casino mi sono cacciato, sono proprio un deficiente >> disse ad alta voce.
Raggiunse la palazzina, la guardò dal basso verso l’alto. Guardò la sua finestra, buia.
“ Forse dorme ” pensò.
Non citofonò per non disturbarla, salì le scale e andò davanti al suo appartamento. Cercò la chiave nel posto nascosto che gli aveva mostrato Sana la sera prima, ma non c’era.
Iniziò a preoccuparsi. Cos’era potuto succedere, perché era così tanto tempo che non si faceva sentire.
Provò a chiamarla da fuori.
<< Sana? Sana, sono io >>.
Toccò la maniglia e sentì scivolare un foglio lungo lo stipite. Qualcosa si fermò ai suoi piedi.
Una lettera. Hayama la prese in mano e la rigirò su se stessa.
Vi era scritto a chiare lettere “ X Akito ”.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Aprì la busta con foga e lesse le brevi righe che Sana gli aveva lasciato. Notò subito dalla scrittura tremolante che doveva essere successo qualcosa di serio. Inizialmente pensò al suo ex Nori, ma capì subito che si stava sbagliando.
“ Sono partita per Osaka poche ore fa, mio padre ha avuto un incidente e io non posso stare lontano dai miei genitori in questo momento. Spero tu possa capire. Non cercarmi… Non so quando tornerò, se tornerò. Grazie per tutto, Sana ”.
Cosa significava “Grazie per tutto” ? Era tutto finito, tutto dimenticato?
Akito prese la lettera e se la infilò in tasca. Sapeva benissimo quello che doveva fare, non ci avrebbe pensato due volte, non avrebbe avuto ripensamenti improvvisi.
Tornò a casa e una volta aperta la porta sentì i singhiozzi di Nami provenire dalla camera da letto.
<< Sei tornato >> disse lei alzandosi in piedi. Aveva gli occhi rossi e bagnati per il lungo pianto e appena vide Hayama davanti a sé riprese a piangere più forte.
<< Non avrei dovuto dirti quelle cose >>
<< Non ha importanza adesso >>
<< Invece sì Akito. Volevo fosse una serata tranquilla, invece ho rovinato tutto come al solito >>
<< Io… Devo lasciare la città >>
<< Cosa?! >>.
Akito la guardò un attimo, poi prese un borsone da viaggio da dentro un armadio e iniziò a buttarci dentro vestiti a caso.
<< Cosa stai facendo? Akito, è stato solo un litigio come tanti… Non fare così ti prego >>
<< Non è per quello >> disse senza distogliere lo sguardo.
<< Mi stai lasciando? >> chiese disperata senza smettere di piangere.
Akito si fermò un attimo.
<< Tornò fra un paio di giorni credo >>
<< TI HO CHIESTO SE MI STAI LASCIANDO! >>
<< Non fare l’isterica adesso, Nami. Ho bisogno di lasciare la città un paio di giorni… Non ti sto lasciando >>
<< A me sembra il contrario. Non hai mai reagito così… Ah, adesso ho capito. È per quella Sana vero? È per lei che te ne stai andando >>.
Nami lasciava che le parole le uscissero senza pensarci troppo. Non aveva bisogno di pensare a cosa dire, il cuore avrebbe fatto il suo corso. Hayama invece si fermò di nuovo, ma questa volta si ritrovò spiazzato dalle frasi della ragazza. Allora sapeva.
<< Di cosa stai parlando? >> mentì.
<< Non fare lo scemo, lo so benissimo. Ho visto il biglietto con il suo numero che tenevi nel portafoglio, e adesso non farmi la morale sul cosa devo e cosa non devo fare con le cose degli altri. È capitato, ma ora non posso più stare zitta. Mi stai tradendo non è vero? L’altra notte eri con lei? Ora stai andando via con lei? RISPONDI NON STARTENE Lì SENZA DIRE NIENTE >>
<< Stai vaneggiando. Sana è un’amica, niente di più >>
<< E perché non la conosco? Perché non me ne hai parlato? >>
<< Perché non ce n’è stato bisogno, ci siamo visti una sera per caso e mi ha dato il suo numero nell’eventualità che volessimo risentirci, ma non l’ho fatto… Sei contenta ora >>
<< Stai mentendo… Da chi hai imparato a dire così bene le bugie? >>
<< Forse da te >>
<< Allora è vero che stai mentendo >>
<< Adesso basta… Ne riparleremo quando sarai un po’ più tranquilla >>.
Akito si avvicinò alla porta d’ingresso. Non aveva mai mentito tanto in vita sua, ma era necessario, non era ancora arrivato il momento di dirle la verità. Per quanto gli potesse dispiacere, capì che l’unica cosa che poteva fare era aspettare e vedere come si mettevano le cose, anche se peggio di così credeva non potesse andare.
<< Akito Hayama, se esci da quella porta non mi vedrai mai più >>
<< Tornerò presto >> rispose lui uscendo e facendo finta di non aver sentito l’ultima frase.
Sbatté la porta e sentì Nami battere un pugno su di essa. Sperò solo non facesse stupidaggini, poi uscì dalla palazzina ed entrò in macchina, diretto all’aeroporto.
Nami intanto si era accasciata sul pavimento con le lacrime che ormai inondavano il suo viso. Una volta rialzatasi prese decisa il suo cellulare e cercò in rubrica un numero.
<< Pronto? >>
<< Ho bisogno di vederti…Subito >>.

*

Riuscì a prendere il volo per Osaka mezz’ora dopo l’arrivo in aeroporto. Atterrò in città dopo poco piú di un'ora di viaggio. Era mezzanotte e un quarto e inizialmente pensò che forse era meglio cercarsi una sistemazione per quella notte e aspettare il giorno seguente per cercarla, ma allora aver fatto quel viaggio frettoloso non sarebbe servito a nulla, quindi decise di prendere un taxi e farsi portare all’ospedale più grande di Osaka. Lì avrebbe chiesto se era ricoverato suo padre, ma si accorse di non sapere il suo cognome. Senza quello non sarebbe andato da nessuna parte, poi si fece spazio tra i ricordi e ripensò al cartellino che le aveva visto attaccato alla camicia quel giorno in profumeria.
Prese il taxi e arrivò a destinazione. Una volta dentro dovette aspettare un paio di minuti prima di vedere la reception dell’ospedale meno affollata.
<< Buonasera, mi scusi mi sa dire se qui è ricoverato il signor Kurata? >>
<< Un attimo prego >>.
Prese dei fogli con una lista immensa di nomi e la esaminò a lungo.
<< Soichiro Kurata, è lui? >>
<< Io… Purtroppo conosco solo il cognome. È stato ricoverato ieri >>
<< Sì, mi risulta >>
<< Potrei vederlo? >>
<< È un parente? >>
<< Non proprio, sono un amico di sua figlia >>
<< Allora mi dispiace, ma non posso dirle altro. Il signor Kurata è in prognosi riservata >>
<< La prego, ho bisogno di parlare con quella ragazza… Devo sapere come sta, sicuramente è qui >>.
Akito si mise una mano tra i capelli disperato. Se era arrivato fin lì per poi dover tornare a casa sarebbe stato totalmente inutile il viaggio appena fatto e soprattutto sarebbe dovuto tornare da Nami che era l’ultima persona che al momento avrebbe voluto vedere.
L’infermiera lo guardò un paio di secondi, poi gli rivolse un lieve sorriso.
<< Va bene può andare >> disse a bassa voce << Terzo piano. Lì troverà sicuramente qualche parente nel corridoio >>
<< Grazie, lei è un angelo >>
<< Lo so >> rispose la donne sorridendo.
Prese in mano il borsone che si era portato sin lì e salì le scale più in fretta che potè senza intralciare infermieri, pazienti e familiari che salivano e scendevano. Una volta arrivato al terzo piano guardò a fondo entrambe le parti del corridoio, quando notò un gruppo di gente intorno a una porta e una ragazza seduta con la faccia rivolta verso il basso e le mani tra i lunghi capelli rossi. La riconobbe subito.
Posò a terra il borsone e la fissò senza muoversi. Non riusciva a muoversi. Forse aveva sbagliato, forse non doveva trovarsi lì in quel momento, forse quella frase “ Non mi cercare ” sarebbe stato meglio seguirla alla lettera. Era tardi per i ripensamenti, perché proprio mentre Akito si poneva quelle domande, Sana alzò lo sguardo e lo vide, a pochi metri da lui.
Si alzò in piedi continuando a fissarlo, poi sua zia le si avvicinò preoccupata.
<< Tesoro, tutto bene? >>
<< Sì… Torno subito >> disse non rivolgendole lo sguardo e iniziando a muovere qualche passo verso Hayama.
Quando gli fu di fronte lo fissò a lungo senza parlare. Iniziò a piangere e dentro di sé non capì se si trattassero di lacrime di gioia per averlo lì vicino o lacrime di dolore per tutto quello che le stava succedendo.
<< C-cosa ci fai qui? Hai fatto male a venire >>
<< Non potevo rimanere dov’ero. Perdonami, ho dovuto farlo >>
<< No che non dovevi. Akito, non è il momento per quel genere di problemi adesso. Perché sei venuto a cercami, ti avevo detto… >>
<< Non sono venuto per parlare, voglio solo starti vicino… Non sto mentendo >>.
Sana abbassò lo sguardo e pianse più forte. Akito non potè far altro che stringerla a sé. Quell’abbraccio racchiudeva tutto l’amore possibile, non quello fisico, ma quello di due cuori che si appartengono e che devono rimanere uniti. Quello era l’istante in cui ormai i sentimenti erano stati rivelati senza bisogno di parole. Se lo avessero voluto, sarebbero rimasti abbracciati per sempre.

*

<< Posso entrare? >>
<< Certo che puoi entrare… Hey cos’è successo? Sembri sconvolta >>.
Nami aveva ancora gli occhi leggermente gonfi per le lacrime scese quella sera. Quando guardò Charlie provò a sorridergli, ma non fu semplice.
<< Ti prego, ti chiedo solo un favore >>
<< Nami, tranquilla… Vuoi sederti? >>
<< Charlie… Baciami. Ho bisogno che tu mi baci, ho bisogno che tu faccia quello che volevi fare ieri… Quindi ora baciami… Ti prego >>.
Il ragazzo la guardò confuso un paio di secondi, poi si avvicinò a lei e le scostò una ciocca di capelli dal viso. Quei suoi occhi tristi gli mossero il cuore. Avvicinò le labbra alle sue e le suggellò con un bacio. Si accorsero entrambi che non bastava. Si staccarono un attimo per poi baciarsi più appassionatamente di prima. Nami teneva le braccia intorno al suo collo, mentre Charlie la prese in braccio e la portò nella sua stanza.




Grazie di cuore ai lettori e alle recensitrici dello scorso capitolo:
trixina
Fallen Star
ryanforever
Bacioni, a presto

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Capitolo 14
*** 14 ***


I due giorni in cui Akito sarebbe dovuto rimanere ad Osaka si trasformarono in due lunghe settimane. Sana l’aveva ospitato a casa di sua zia spiegandole che era molto importante che in quei momenti lui gli rimanesse vicino. Non c’erano state obiezioni.
Nel frattempo Nami non si era fatta sentire. Akito provò più volte a telefonarle, ma spesso chiudeva la comunicazione prima ancora di sentire se il telefono fosse libero. Una sera decise di chiamare a casa, ma si rese conto che il telefono era come staccato.
<< Sei preoccupato? >> gli chiese Sana durante il quinto giorno di permanenza.
<< Preoccupato? Per cosa? >>
<< Dai, non far finta di nulla. È ovvio che sei in pensiero per Nami. Non sei ancora riuscito a sentirla? >>.
Akito rimase in silenzio un paio di secondi. Voleva provare a negare, ma non fu facile nascondere la verità.
<< No… Sta impedendo qualsiasi via di comunicazione. Non vorrei che avesse fatto qualche stupidaggine >>
<< È  per questo che controlli tutti i giorni la cronaca nera sui giornali? Semplicemente sarà molto arrabbiata… Lo sarei anch’io. E tu puoi tornare a casa quando vuoi, senza problemi >>
<< Sana, io non voglio andarmene. Lo capisci che non ce la farei a sentirti lontana da me, sapendo oltretutto che soffri. Non se ne parla >> le disse stringendola a sé.


All’alba della seconda settimana Hayama era alle prese con varie telefonate che riguardavano il lavoro. Non sapeva quando sarebbe tornato, così spiegò al suo sostituito  e ai vari colleghi, cosa avrebbero dovuto fare. Per quanto gli dispiacesse lasciare la palestra e i suoi allievi, in quel momento non poteva fare diversamente.
Quel giorno non aveva accompagnato Sana all’ospedale, ma era rimasto a casa da solo perché sapeva che sarebbe dovuto rimanere molto tempo al telefono e non gli era parsa una buona idea entrare in clinica per poi dover continuamente disturbare, considerando poi che era vietato tenere i cellulari accesi. La ragazza gli disse che sarebbe tornata per l’ora di pranzo.
Poco dopo mezzogiorno, Hayama sentì le chiavi girare nella toppa. Quando entrò si alzò in piedi e quasi non la riconobbe.
<< Sana… Cosa succede? >>
<< Va tutto male, tutto male… >> disse ripetendolo all’infinito mettendosi le mani sulla faccia.
Si accasciò sulle ginocchia piangendo, ma subito Hayama cercò di tirarla su e portarla sul divano.
<< Cerca di calmarti, respira… >>.
Le si gettò al collo. La situazione sembrava dover essere davvero grave, ma questo lui provò solo a immaginarlo.
<< Quei bastardi… Quei bastardi non ci danno speranze >> disse rivolgendosi ai dottori, continuando a piangere.
<< Sana, penso stiano facendo il possibile >>
<< Ho bisogno di prendermela con qualcuno, perché altrimenti inizierò a prendermela con me stessa e non voglio distruggermi più di quanto non stia già facendo >>
<< Non voglio assolutamente che tu dica che è colpa tua >>
<< Gli ho solo dato delusioni, non sono stata la figlia che sarei dovuta essere… Dio quanto sono stata stupida, ma non era lui a dover meritare tutto questo. Vorrei solo che sentisse la mia presenza quando sono lì vicino a lui e che finalmente possa aprire gli occhi e guardarmi mentre gli chiedo scusa. Akito, se ne sta andando >> disse soffocata dai singhiozzi.
Era già un grande sforzo il fatto che riuscisse a parlare.
<< Guardami… Ti prego guardami >> disse Akito premendole i pollici sulle guance.
<< Ho paura Hayama >>
<< Io non posso prometterti niente, non sono in grado… Non posso, ma di una cosa sono sicuro. Tutta questa tua premura, questo tuo dispiacere, queste tue lacrime e soprattutto queste tue parole tuo padre le ha dentro di sé. Sa benissimo tutto il bene che gli vuoi, che gli hai sempre voluto… E sono certo che non ti ha mai odiato… Mai >>
<< Perché dici questo? Tu non lo conoscevi >>
<< Ma conosco te… E per quanto tu possa essere testarda tuo padre non potrebbe mai volerti del male e non vorrebbe vederti star male dandoti delle colpe inutili. Credimi… Non sto dicendo frasi a caso solo per farti stare meglio. Voglio che tu capisca, che qualunque cosa accada non è per merito o causa tua >>
<< Sai qual è la cosa curiosa? Mia madre oggi mi ha fatto lo stesso discorso, usando quasi le tue stesse parole. I dottori ci avevano appena dato l’ennesima pessima notizia, e io in quel momento sono crollata, ho perso qualunque residuo di speranza. Io che avrei dovuto consolare mia mamma, ho fatto accadere il contrario. Si è seduta accanto a me e mi ha detto che lei e papà mi avevano sempre voluto bene, che nonostante avessi preso delle decisioni sbagliate non mi avevano mai voltato le spalle, era solo mio padre ad essere un po’ orgoglioso da non volerlo mai ammettere in mia presenza. E sai cosa le ho detto io? Non ti credo. Sì, le ho detto davvero così… Solo ora, risentendo quelle parole dette da te, ho capito che erano le più vere che avessi mai sentito >>.
Akito non disse nulla, ma la strinse più forte a sé. Ancora una volta si sentirono più uniti di qualsiasi altra cosa al mondo.
Il giorno seguente Sana e Hayama andarono insieme in ospedale.
<< Vorrei entrare da sola, posso? >> chiese Sana a sua madre che già da molte ore si trovava lì. Ovviamente lei non potè che accogliere la richiesta della figlia.
Quando uscì mezz’ora dopo le lacrime erano infinite, ma sul suo viso fece capolino un piccolo sorriso.
<< Gliel’ho detto >> disse rivolgendosi ad Akito.
<< Cosa? >>
<< Gli ho detto di quanto mi è dispiaciuto essermene andata, di quanto gli volessi bene e quanto gliene voglia ancora. Ho usato un paio di frasi dette da te ieri e poi gli ho parlato di te… Della persona stupenda che ho incontrato una sera in un bar e che mi fa vibrare il cuore ogni singolo giorno >>.
Akito le si avvicinò e le diede un lieve bacio sulle labbra.
<< Sai, per un attimo ho sentito nella sua mano quasi una vibrazione. In quel momento ho capito che aveva sentito ogni singola parola. Grazie >>.
Quella sera tutti tornarono a casa carichi di speranze, ma l’idillio non durò molto.
Il giorno seguente di nuovo Hayama decise di fermarsi a casa un po’ di tempo  in più per poi raggiungere più tardi Sana in ospedale.
Poche ore dopo ricevette una telefonata proprio da lei.
Con la voce spezzata dal pianto gli disse che suo padre era morto.

*

<< Scusami, occupo casa tua da quasi tre settimane e non ti ho nemmeno ringraziato >>
<< E invece lo fai sempre sai? Ogni volta che ti avvicini a queste >> disse sfiorando le sue labbra con un bacio. << Piuttosto… Non mi hai ancora ben chiarito cos’è successo con il tuo ragazzo >>
<< Ex ragazzo… Sinceramente non mi va di parlarne >>
<< Nami, nonostante tu viva qui da me e passiamo momenti bellissimi insieme, sono sicuro che sei preoccupata. Sicura di non volergli fare nemmeno una telefonata >>
<< Non se la merita. E comunque non c’è nulla da chiarire. Lui non è tornato, questo significa solo una cosa… Avrà trovato di meglio da fare. Oddio questo caffè è amarissimo >> disse buttando la tazza nel lavabo e ponendosi una mano sulla bocca.
<< Lo bevi sempre così, non è cambiato di una virgola. Non è che volevi solo cambiare discorso >>
<< No, no… È disgustoso >> disse correndo in bagno.
Charlie la sentì rimettere.
Quando rientrò in cucina la vide decisamente più pallida.
<< Sicura di sentirti bene? Non hai per niente una bella cera >>
<< In effetti, ho un po’ di nausea >> disse tornando in bagno più in fretta che potè.
Questa volta fu Charlie a raggiungerla per aiutarla.
<< Ho una strana sensazione >> disse l’americano guardandola stravolta seduta sul pavimento.
<< Cioè? >>
<< Vado un attimo in farmacia… Tu rimani in bagno che forse è meglio. Torno subito >>
<< Charlie, ma che stai dicendo… Charlie… >>.
Sentì sbattere la porta.
<< Che palle >> borbottò lei, poi riaffacciò la testa sul water.
Passò meno di mezz’ora e sentì il ragazzo rientrare. Quando entrò in bagno la trovò di nuovo seduta con il viso un po’ più colorito di prima.
<< Cos’hai lì dentro? >> chiese guardando il sacchetto che teneva in mano.
<< Ora voglio che rimani calma e che non ti muovi di lì ok? >>
<< Cos’hai lì dentro ti ho chiesto >>.
Charlie tirò fuori tre tipi diversi di test di gravidanza. Nami sbarrò gli occhi impaurita e provò ad alzarsi.
<< Tu sei matto >>
<< Aspetta >>
<< Fammi uscire di qui >>
<< Nami, è tutta la mattina che vomiti e sono sicuro di averti sentita anche ieri pomeriggio dopo il lavoro. Non lo trovi al quanto insolito >>
<< Trovo che tu abbia perso il cervello? Come puoi pensare che sia incinta >>
<< È possibilissimo >>
<< E lo dici con tutta questa tranquillità, come se fosse la cosa più naturale al mondo. Lo sai che se così fosse potrebbe non solo essere di Hayama >>
<< Ti sembro un ragazzo che ha paura? Se ho comprato questi direi che dimostro il contrario… Ci tengo a te >>
<< No, non voglio farlo >>
<< Ora invece prendi questi e li fai… Tutti e tre intesi? Io ti aspetto qui fuori, quando hai finito chiamami >>.
Charlie richiuse la porta del bagno e si mise seduto sul pavimento ad aspettare.
Nami sbuffò e guardò i tre test posati su un mobiletto accanto al lavandino. Controvoglia li fece tutti e tre. E se i risultati fossero stati positivi? Cos’avrebbe fatto? Respirò a fondo e chiudendo gli occhi ne prese in mano uno a caso.
Lo guardò a lungo. Prese il secondo. Lo fissò ancora di più del primo. Infine il terzo le sembrò quasi scontato.
Li rimise in fila, l’uno accanto all’altro.
Mettendosi una mano tra i capelli, l’unica cosa che riuscì a dire fu una parola sola.
<< Merda >>.



Eccoci di nuovo qua...Io non sono contenta se non complico le cose XDD. Spero come sempre vi sia piaciuto...E ringrazio di cuore chi ha letto lo scorso capitolo e chi ha recensito:
Trixina
turnright__
ryanforever
Grazie di cuore =) ...A prestissimo

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Capitolo 15
*** 15 ***


Il giorno del funerale il cielo non smise di piangere nemmeno un secondo ad Osaka. La pioggia iniziò a cadere sin dal mattino presto. Akito, nonostante non fosse uno della famiglia, partecipò alla cerimonia. La madre di Sana, vedendola sconvolta, lo pregò di starle vicino il più possibile. Lui cercò con tutte le sue forze di dire qualcosa, ma non era abituato a situazioni simili, non sapeva cosa dirle, avrebbe voluto non essere banale, come fa spesso la maggior parte della gente per togliersi un peso.
Intorno alla tomba nel cimitero, mentre il prete parlava, alcuni piangevano, altri tenevano la testa china senza mai alzare lo sguardo. Sana sembrava ipnotizzata. Fissava davanti a sé senza fare assolutamente nulla. Akito provò a prenderle la mano più volte, ma questa sembrava senza vita tanto che ogni volta gli scivolava dalla presa.
Terminato il funerale, Sana volle tornare a casa e una volta arrivata si chiuse in camera senza dire una parola.
<< Akito, figliolo, sono preoccupato per mia nipote >> gli disse la zia della ragazza ponendogli una mano sulla spalla. << Non l’ho mai vista così, hai provato a parlarle? >>
<< Non ha detto nulla, nemmeno una parola. Credo continui a darsi la colpa per essere stata lontana da lui e sua madre >>
<< Ti prego, prova a farla sfogare… Ho paura che… >>
<< Non dica altro >>.
Akito non voleva sentirlo, non voleva sapere quello che sarebbe potuto succedere se Sana non si fosse ripresa.
Lasciò passare una mezz’ora, poi andò alla sua porta e bussò piano.
<< Sana… Posso entrare? >>.
Non ricevette risposta.
<< Ne avevamo già parlato di questo, ricordi? Tu non c’entri nulla Sana, è successo… Non devi assumerti nessuna colpa o responsabilità. Quando gli hai parlato lui ti ha sentito, ha sentito ogni singola parola. Sana, non ti mentirei mai, sono certo che lui sapesse quanto l’amavi. C’era del rancore, dell’orgoglio, ma te l’ha detto persino tua madre… Ti amano alla follia, tutti qui ti vogliono bene >>.
Sentì la chiave nella toppa girare e tirò un sospiro di sollievo. Quando aprì la porta le cadde tra le braccia, ma non la sentì piangere, così la prese in braccio e la fece distendere sul suo letto.
<< Perché sei ancora qui? >> chiese lei con un filo di voce.
<< Che domande sono? >>
<< Sì, dovresti tornare a casa, dalla tua ragazza, dalla tua vita. Tutto questo non ti appartiene >>
<< Sei solo un po’ scossa, è normale  >>
<< I-io… Io non so come supererò la cosa, ma ce la farò… Me lo sono promessa. Ma tu davvero, non dovresti più stare qui, saranno tutti preoccupati a Tokyo >> disse senza muoversi dalla sua posizione.
<< Starò qui, finché non ti vedrò stare bene >>
<< Sto bene, davvero… Non è come sembra >>
<< Sana si può sapere cos’hai? >> chiese Akito alzando leggermente la voce.
<< Voglio che tu te ne vada ora >>  disse mettendosi supina e alzando a sua volta il tono. << Perché un giorno lo farai comunque e io non voglio star male sapendo che ti perderò da un momento all’altro, quindi va via ora, non voglio soffrire più... Ti prego >> disse supplichevole con le lacrime che iniziarono a rigarle il viso.
<< Io non posso andarmene lo capisci? >>
<< SÌ INVECE, SE TIENI A ME COME DICI DEVI ANDARTENE DA QUI >>
<< NON CAPISCI CHE TI AMO >>.
Sana rimase in silenzio. Guardava dritto davanti a sé, con gli occhi spalancati, il pianto silenzioso che non accennava a smettere.
<< Ti amo Sana… Non credo di aver mai provato nulla di simile >>.
<< T-tu n-non hai… T-tu non l’hai detto >>
<< Ti amo >> ripeté lui per renderla cosciente del fatto che non era stata un’illusione.
Questa volta lei si voltò verso di lui e lo guardò dritta negli occhi.
<< Non voglio più sentire alcun dolore Akito… >>
<< Non potrei mai farlo >>.
Si avvicinò a lui e appoggiò il suo viso sulla sua spalla. Lui la strinse piano, e insieme lasciarono che solo il silenzio fosse presente.

*

<< Buongiorno >> disse Sana con un lieve sorriso sul viso il mattino seguente.
<< Buongiorno, già sveglie? >>
<< In realtà non ho chiuso occhio. Devo parlarti >> affermò seria mettendosi seduta al tavolo della cucina.
Akito non disse nulla e si sedette di fronte a lei. Era comunque contento di sapere che aveva ripreso il suo colorito naturale e che parlava in modo tranquillo.
<< Ho deciso…. Ho deciso di rimanere qui, ad Osaka >>.
Stranamente non le sembrò sorpreso di ciò che aveva appena detto.
<< Non dici niente? >>
<< Penso sia una tua legittima scelta >>
<< Sì, beh ho pensato a mia madre, ora che mio padre non c’è più rimarrà qui da sola e io non me la sento di lasciarla senza nessuno accanto. Pensavo avresti reagito in modo differente, sarà inevitabile dividerci e non penso potrebbe funzionare >>.
Lui sorrise e Sana capì ancora meno cosa gli frullava per la testa.
<< Mi stai ascoltando? >> chiese innervosita.
<< Ogni singola parola >>
<< E sorridi? >>
<< Beh vedi, mi sorprende che tu non abbia capito le mie intenzioni >>.
Lo guardò interrogativa mentre lui continuava ad assumere un aspetto sereno e sorridente.
<< Rimarrò qui >>
<< Ma cosa… ? No, Akito, non puoi farlo, non puoi rinunciare a tutto >>
<< Tutto cosa? È ovvio che chiuderò con Nami e per il lavoro non devi preoccuparti, se ce l’ho fatta a Tokyo ce la farò anche qui. La cosa più grande a cui potrei rinunciare ora sei tu… E non voglio farlo >>
<< Sei incredibile >> disse alzandosi in piedi.
Gli si avvicinò e si mise sulle sue gambe.
<< Quante volte ancora dovrò dirti grazie? >>
<< Non ce n’è bisogno, visto che già esisti >>.
Sana sorrise e arrossì. Akito finalmente la vide sorridere e questo lo fece rassicurare ancora di più. Tutti i fantasmi del passato sembravano sconfitti.
Si guardarono intensamente, poi lentamente dischiudendo gli occhi si avvicinarono finché le loro labbra non si incontrarono.
<< Mi sei mancata >>
<< Anche tu… Ti amo >>.

*

<< Com’è andata? >>.
Nami uscì dallo studio della sua ginecologa con un foglio tra le mani e il corpo tremante.
<< Ti senti male? >> chiese Charlie preoccupato avvicinandosi a lei per sorreggerla.
<< Sono incinta, dannazione sono incinta >>.
Insieme si sedettero su delle sedie prima di uscire. Nami aveva bisogno di respirare e Charlie di capire cosa dire e cosa fare.
<< Vuoi che ti porto qualcosa da bere? >>
<< Sono incinta >> ripeté lei con lo sguardo perso nel vuoto.
<< Nami, forse non ti sembrerà il momento, ma sappi che puoi contare su di me. Non sono il genere di uomini che scappa di fronte al problema. Cos’hai intenzione di fare? >>
<< I-io… Non lo so >>
<< Non avrai mica intenzione di... ? >>
<< Ci ho pensato, ci ho pensato spesso >>
<< Nami, non farlo… È tuo figlio >>
<< Sì, ma non era il momento. Il mio primo bambino me lo immaginavo da sposata, un po’ più matura >>.
Charlie non disse altro e abbassò lo sguardo, allora Nami lo guardò voltandosi.
<< Tu davvero mi staresti vicino? >>
<< Mi è successo qualcosa quel giorno, in ufficio. La prima volta che ti vidi, un po’ impacciata, un po’ timida… Mi colpisti subito, e sapere che ti avrei rivista nei giorni seguenti, beh questo mi rendeva felice, ma più che felicità penso sia stato proprio una sorta di sentimento. Non credo al colpo di fulmine, ma ogni volta che ti guardo… >>.
La frase si interruppe lì. Lei lo continuò a guardare mentre lui non si decideva a smettere di fissare il pavimento.
In quello stesso istante una donna incinta di circa sei mesi attraversò il corridoio con al fianco una ragazza e insieme si sedettero di fronte a loro, dove vi era un altro studio medico. Nami si voltò a guardarla. Sembrava estremamente raggiante e più volte notò che con delicatezza si accarezzava il pancione quasi a volerlo cullare.  Fu in quel momento che allungò la sua mano verso quella di Charlie e gliela strinse.
<< Ho capito cosa fare >>.

*

Il giorno dopo aver deciso di vivere insieme ad Osaka, insieme partirono per Tokyo così da recuperare le proprie cose e risolvere i problemi lavorativi. Si promisero di non rimanere lì più di una settimana.
<< Forse è meglio se vai a parlare con Nami, non credi? >>
<< Non penso nemmeno viva più lì >>
<< Tanto dobbiamo passarci comunque. Preferisci andare da solo? >>
<< No, andiamo insieme… Forse sarà più semplice, in ogni caso preparati a scappare se necessario >> disse ridendo.
Più si avvicinavano all’appartamento più Akito era tentato a fare marcia indietro. Una volta arrivati Sana lo esortò ad essere un po’ più veloce di quanto invece ci stava impiegando.
<< Dai, non vorrai stare qui tutto il giorno? >>.
Hayama sbuffò e insieme salirono le scale.
La porta che aveva lasciato circa tre settimane prima era rimasta la stessa, ma a lui sembrò di essere mancato un’eternità tanto che quasi si stupì di vederla non cambiata di una virgola.
Una volta entrati Akito andò a sbattere contro uno scatolone poggiato su una sedia accanto alla porta. A grandi lettere su un lato vi era scritto "Hayama".
<< Sicuro che posso entrare? >> chiese lei a bassa voce.
Lui non le rispose e l’accompagnò dentro prendendola per mano.
<< Chi c’è? >> chiese minacciosa Nami brandendo un ombrello e uscendo dalla camera da letto. Quando lo vide lo fece scivolare dalle mani e lo guardò quasi incredula.
<< Ah… Sei tu >>
<< Ciao Nami >> disse Akito con un filo di voce.
<< E c’è anche quella >> gridò furiosa lei quando notò la presenza della ragazza alle sue spalle. << Che cazzo ci fa qui? >> disse riprendendo l’ombrello in mano.
<< Adesso calmati… >>
<< Nami chi er… >>
<< E quello chi è? >> chiese Akito notando uscire dalla stessa stanza un ragazzo che non aveva mai visto.
Nami si voltò e arrossì lievemente, poi guardando di nuovo Hayama gli rispose senza nessuna titubanza nella voce.
<< È Charlie… Quella è Sana non è vero? Aspetta un attimo… >> disse guardandola attentamente << Non è mica la commessa della profumeria. È così che si rubano i ragazzi oggi, brutta stronza? >> disse dirigendosi minacciosamente verso di lei.
Akito si pose davanti a Sana, mentre Charlie fermò Nami prima che potesse fare qualche cavolata.
<< Non ci siamo conosciuti lì, ma comunque non ha importanza ora >>
<< Ah, non importanza dici? Sei sparito per tre settimane per quella e dici che non è un problema?! Non pensavo potessi essere assurdo fino a questo punto >>
<< Lo dicevo che facevo bene a rimanere fuori >> intervenne Sana che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
<< Sì ecco sparisci >>
<< Se se ne va lei esce anche quello >> disse lui indicando Charlie.
<< Forse è meglio… >>
<< No, tu resti >> gli disse Nami minacciosa.
<< Allora rimaniamo tutti >>
<< Ma sì, in fondo perché perderci questa bellissima rimpatriata Akito >>
<< Vedo che comunque non hai perso tempo >>
<< Tu non provare a dirmi quello che devo o non devo fare, visto quello che hai combinato >>
<< Aveva bisogno del mio aiuto >>
<< Non sapevo facessi anche il supereroe ora?! Io invece avevo bisogno di non impazzire qui da sola… Mi hai mollata come un’idiota >>
<< Mi dispiace… Avrei dovuto gestire meglio la cosa, ma se vuoi che te lo dica ufficialmente… Beh è finita… Sono venuto a prendere le mie cose, ma vedo che te ne sei già occupata >>
<< È la prima cosa che ho fatto prima di lasciare l’appartamento >>.
Ad Akito non importava più di ciò che avesse pensato o fatto, ma se non altro pensò che  gli aveva risparmiato la fatica.
<< Andiamo >> disse afferrando due borsoni e affidando due scatole non molto pesanti a Sana.
<< Non te ne puoi andare >>
<< Cosa stai dicendo… Tu ora stai con questo Chuck mi sembra >>
<< Charlie >> chiarì il ragazzo.
Ci fu un attimo di silenzio. Sana iniziò ad avere un brutto presentimento.
 << Akito, sono incinta >>.



Rieccomi qui... Sì beh forse è un po' tardi per aggiornare, ma non ce la facevo ad aspettare domani =) ... Magari c'è qualche nottambulo come me che leggerà l'aggiornamento subito, altrimenti, beh non scappa di certo =) ! Ringrazio come sempre i lettori del capitolo precedente e in particolare le recensitrici... Grazie di cuore: ryanforever, trixina.
Bacioni e a prestissimo =)

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Capitolo 16
*** 16 ***


 

Quelle ultime due parole erano cadute a terra facendo un rumore assordante, cospargendo lo spazio di schegge di vetro che nessuno avrebbe potuto eludere. I tagli sarebbero stati inevitabili.
Akito aveva la mente annebbiata. Vide davanti a sé quelle due dannate porte che gli erano comparse tempo fa più volte tra i pensieri. Su una scorse chiaramente il nome “Sana” sull’altra vi era un’enorme punto interrogativo e da dentro si poteva udire chiaro il pianto di un bambino. Nessuno osava più parlare, e fu un rumore a rompere il silenzio.
Sana aveva lasciato cadere le scatole che teneva in mano. Sul pavimento accanto ai suoi piedi vi erano alcuni cd con la copertina infranta, e portafoto che ritraevano foto ormai dimenticate dal tempo.
<< No… Non è possibile. Di nuovo… Lo stesso incubo >>.
Corse più veloce che potè fuori dalla porta impedendo a chiunque di poterla fermare. A Nami se ci fosse o meno non importava, mentre Akito appena si accorse della sua fuga la chiamò uscendo sulla soglia, ma non si mosse da lì. La vide andar via e rimase fermo a guardarla mentre scompariva dietro le scale.
<< Come mai non la segui? >> chiese sfacciata Nami.
<< È vero quello che hai detto? Tu sei… >> non riuscì a dirlo.
<< Potrei mai inventarmi una cosa simile? Hai proprio una faccia tosta. Comunque se non ci credi prendi pure quei fogli sul tavolo e controlla >>.
Hayama si voltò per vedere i fogli, ma non si avvicinò per leggerli. Sapeva benissimo che non si trattava di un modo per tenerlo lì con lei, era semplicemente la verità.
<< Cos’hai deciso di fare? >>
<< Lo terrò, di questo sono certa e sinceramente avrei voluto evitare di lasciare mio figlio senza una figura paterna. Akito, noi ormai non ci amiamo più, questo lo capisco, ma potremmo aver creato una creatura… Che crescerà dentro di me… Oppure… Oppure no >>
<< Come “oppure no” ? >>
<< No, intendevo dire che… Non per forza potrebbe essere nostro il figlio che avrò >> disse voltandosi verso Charlie.
<< Ah perfetto >> fece Akito sarcastico.
<< Quello che voglio dire è che ormai è successo… Sono incinta di tre settimane e non so chi sia il padre. Tu saresti disponibile a… >>
<< Nami, l’hai detto tu. Non possiamo continuare a far finta di amarci, tanto meno posso mentire ad un bambino. Se fosse mio ovviamente non potrei negargli il mio amore, ma non apparterrei comunque a questa famiglia… Mi dispiace >>
<< Ti chiedo solo di fare il test del DNA. Quando sapremo i risultati decideremo come comportarci >>
<< E tra quanto potrai farlo? Non dobbiamo aspettare la nascita del bambino? >>
<< No, mi sono informata. Dobbiamo solo aspettare la dodicesima settimana di gravidanza, quindi tra circa due mesi possiamo effettuare il test >>.
Tutto quel tempo sembrava un’eternità, ma se non altro non sarebbero stati nove mesi a dividerli da quella scoperta.
E Sana cos’avrebbe detto? La sua reazione lasciava spazio solo ad aspetti negativi.
<< Devo andare…  Ti chiamerò >>.
Nami annuì, mentre Charlie, che era rimasto in silenzio fino a quel momento si propose di aiutarlo con i bagagli che avrebbe comunque portato via.
Una volta scesi Akito sperò di trovare Sana alla macchina ad aspettarlo, ma non vide nessuno.
<< Senti, mi dispiace >> disse Charlie mentre Hayama sistemava un borsone nel portabagagli.
<< Di cosa? >>
<< Beh, Nami era a pezzi… Diciamo che per lei sono stato una consolazione >>
<< Per quanto mi riguarda, ormai Nami può frequentare chi vuole. In fondo se ci pensi sono io che dovrei chiedere scusa, ma non lo faccio… Perché sono innamorato e so che le cose non sarebbero potute andare diversamente >>
<< Quindi nessun rancore >>
<< Assolutamente. Beh grazie per l’aiuto, ora è meglio che vada. Ci sentiremo in questi giorni >>
<< Akito… Io amo davvero Nami, puoi stare tranquillo >>
<< Buon per lei >>.
Mise in moto la macchina ed andò via.

*

<< Sapevo di trovarti qui >>.
Akito aveva parcheggiato nel parco dove erano andati la sera del loro primo incontro. Era come stato un sesto senso, era sicuro che l’avrebbe trovata lì, seduta sulla stessa panchina.
Sana aveva fatto finta di non vederlo arrivare. Era ancora troppo scossa da tutto quello che le stava succedendo. Prima suo padre, ora questo. Possibile che tutto non potesse mai andare come voleva?
<< Cosa stai facendo Sana? >> chiese notando la sigaretta che teneva tra le mani.
Non ricevette risposta.
<< Allora non hai mai smesso di fumare >>
<< L’ho chiesta ad un passante >> disse assente.
Akito si sedette accanto a lei prendendole la sigaretta dalla mano e gettandola a terra.
<< Non sono io quella incinta, non nuocerà a nessuno >>
<< Farà male a te >> disse carezzandole i capelli.
<< Perché continuano a succedermi cose brutte? >>
Sana si mise le mani sulle ginocchia. Tremava.
<< Mi dispiace sia successo. Beh io e Nami stavamo insieme… È normale che noi… >>
<< È tutto sbagliato >>
<< Sana, si sistemerà tutto >> disse sfiorandole una mano, ma lei si scansò.
<< È da sempre stato sbagliato… Avrei dovuto comportarmi diversamente, invece come un’idiota ho ceduto sempre… Che stupida >>
<< Ma io amo te >>
<< Non capisci? Non hai sentito bene? Avrai un bambino, sarà tutto diverso… Non sarà come immaginavamo >>
<< Potrebbe non essere mio >>
<< Le cose non cambiano. Mi dispiace Akito forse non era destino >> disse alzandosi << Tornerò ad Osaka domattina… Da sola >>
<< Ma cosa… ?! >>
<< Non ci sono “se” e non ci sono “ma”. Non mi raggiungere questa volta, io non ce la faccio più, finirò ricoverata da qualche parte se non inizio a vivere una vita serena, e così non sarei serena. Se mi vuoi bene, se mi ami… Lasciami andare… Devi lasciarmi andare >>.
Akito non disse una parola. La guardò e capì ogni secondo che passava il perché si era innamorato di lei, ma questa volta non avrebbe aggiunto altro, tutto si fermava lì, alla sua ormai sbiadita immagine. La porta di Sana, nel limbo, era sparita.
<< Addio Akito >>.

*

<< Tesoro, Akito non è venuto con te? Ci raggiunge più tardi? >>
<< Mamma ho voglia solo di far colazione ora, non mi va di parlare >>
<< Non mi dire… Non mi dire che avete litigato? >>.
Aiko Kurata camminò svelta verso il tavolo sedendosi di fronte alla figlia. Nonostante la morte del marito il suo viso era rimasto privo di segni del dolore che in realtà provava. Ad ogni sguardo sembrava invece dare sicurezza e conforto agli altri, ma in fondo perché forse era quello che le era sempre piaciuto fare.
<< Akito non verrà >>
<< Oh tesoro, cos’è successo? >>
<< Ti dispiace se non ne parliamo? >>
<< Sì, mi dispiace >>
<< La mia non era una vera domanda >>
<< Ma la mia era una vera risposta, quindi adesso mi dici perché non è venuto anche lui qui ad Osaka >>.
Sana prese un grande respiro e posò la tazza di tè che provava a bere per distrarsi. Ogni cosa da fare o pensare era un buon modo per allontanare i ricordi.
<< Vedi… Non poteva funzionare >>
<< Tu e la tua testardaggine. Devi avergli detto qualcosa di… >>
<< La sua ragazza è incinta >>.
Sua madre tacque.
<< Quando dici incinta… >>
<< Incinta >>
<< Beh, però non era poi così improbabile se ci pensi, cara. E lui vuole rimanere con lei? È per questo? >>
<< In realtà potrebbe anche non essere suo, nel senso che lei ha frequentato un altro uomo in questo periodo >>
<< Dio come siete svampite al giorno d’oggi. Sapete cos’è l’autocontrollo? >>
<< Mamma >>
<< Scusami, ma non posso non pensare che… >>
<< Mamma, ti prego, la predica un altro giorno. Penso faranno il test per chiarire chi sia il padre, ma io in tutto questo non voglio intromettermi >>
<< Quindi è una pausa momentanea >>
<< No, nel senso che è qualcosa che mi farà sicuramente, nuovamente soffrire e, se permettete, sono stanca di dover continuare a piangere >>
<< Io ti capisco tesoro mio, ma sicuramente Akito avrebbe trovato una soluzione in qualunque caso. Se non ama più questa ragazza, ma te, allora non c’è motivo di preoccuparsi tanto. Voi due dovreste pensare solo al vostro amore >>.
Quelle parole facevano più male di qualunque altra cosa. Sana poggiò i gomiti sul tavolo e iniziò a singhiozzare mentre sua madre si avvicinò a lei e le fece posare la testa sul suo ventre.
<< Non posso tornare indietro. Percepisco tutto in modo così spaventoso, non potrei sopportarlo >>
<< Sei sicura Sana? >>
<< È finita >> disse mentendo al suo cuore << Ora, vado in camera a sistemare le mie cose… A più tardi >>.
Da sola nella sua stanza si accasciò alla porta e ricominciò a piangere, perché era da sola che riusciva davvero a far uscire tutto il male possibile che sentiva dentro.
Ormai l’aveva detto… Era finita. L’aveva perso, lo avrebbe dimenticato, anche se è  l’unica cosa che il cuore non sa fare. Come avrebbe potuto fare a mentire a sé stessa per il resto della sua vita. Come poteva non convincersi che quello era stato l’unico vero sentimento della sua vita, l’unico amore che le avesse fatto venire i brividi.
Dentro di sé l’unica cosa che riusciva a ripetersi era una sola parola.
“Torna”.



Proprio non ce la faccio ad aggiornare tardi eh?! XD Ho preso il vizio. Innanzitutto vi ringrazio di cuore, ma tanto tanto tanto perchè continuate a seguire con affetto questa FF e perchè le recensioni sono aumentate e perchè vi adoro =) ... Un grazie sincero a tutti i lettori, siete indispensabili e ovviamente a voi gentilissime che avete recensito... bontina, trixina, ryanforever, stefola93 e delichan123...Siete state gentilissime. Spero questo nuovo capitolo vi sia piaciuto... E mi duole annunciarvelo, ma la FF sta giungendo al termine e ( notizia forse ancor più sconvolgente ) credo manchi un solo capitolo e l'epilogo ( se lo vorrete, anche se penso proprio di scriverlo lo stesso =) ) ... Mi metterò al lavoro il prima possibile per concludere al meglio la FF, sperando ovviamente di non deludervi... Che dirvi d'altro? Penso per ora basti così...Quindi alla prossima!Bacioni, Vale!

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Capitolo 17
*** 17 ***


Trascorse un mese dal giorno in cui Akito e Sana vennero a sapere della gravidanza di Nami. Da quel giorno non si sentirono, non si scrissero. Il niente assoluto.
Sana cercò un’occupazione in qualche negozio. Che fosse una profumeria o altro non le importava, qualsiasi cosa sarebbe andata bene pur di allontanare i suoi insistenti pensieri che non facevano altro che portarla indietro nel tempo. Aveva anche l’intenzione di riprendere gli studi e magari iscriversi alla facoltà che aveva da sempre sognato.
Avvertiva ogni giorno come più pesante di quello precedente. Tutte le volte che sentiva suonare il telefono o bussare alla porta sperava con tutto il cuore fosse lui. Era il suo maledetto orgoglio e la paura che l’affliggeva a non farla muovere di lì, altrimenti non ci avrebbe pensato due volte a volare fino a Tokyo per dire ad Akito quanto l’amava e quanto avrebbe voluto cancellare quell’ultimo mese.
Hayama aveva fatto come le aveva detto. Se l’amava doveva lasciarla andare e così fece, ma non c’era momento in cui non si malediceva per non essere riuscito a muovere un muscolo in quel momento. Ritornò a lavorare alla palestra, ma tutto sembrava così spento, non c’era cosa che riuscisse a ridargli la forza di un tempo.  In quel periodo era tornato a vivere nella casa che aveva condiviso con Nami, mentre lei si trasferì da Charlie. Per quanto tra i due ex non corresse più buon sangue cercarono di mantenere i rapporti se non altro per il bambino che sarebbe nato e che sarebbe anche potuto essere suo.
Mancava ancora un mese al test che Nami avrebbe dovuto fare per sapere chi fosse il padre di suo figlio. L’attesa per Akito iniziò a diventare estenuante. Ogni giorno controllava il calendario per essere sicuro che i giorni diminuissero invece di aumentare.
Letteralmente ossessionato da ciò che gli stava accadendo, una sera decise di andare a trovare Hitoshi, l’amico che in più di un’occasione l’aveva tirato fuori dai guai.
Una volta che gli ebbe raccontato tutto, al ragazzo fu ancora più chiaro quanto Akito ormai fosse innamorato di Sana.
<< Possibile che siate così testardi? >>
<< Testardi? >>
<< Sì, e anche un po’ masochisti se volete. Non vi vedete, non vi sentite… Vi state solo facendo del male >>
<< Lei mi ha detto di lasciarla andare se l’amavo. Diceva che sarebbe stata male avendomi accanto e io non potevo vederla soffrire ancora >>
<< E tu che le dai anche ascolto. Ti conosco bene Akito, uno come te l’avrebbe raggiunta persino a piedi >>
<< C’è anche Nami poi, che con la storia del bambino mi trattiene qui >>
<< Balle >>
<< Beh ok, non mi va di essere cacciato da lei un’altra volta. So benissimo che è lei che voglio, che passerei attraverso un vulcano per stare con lei, ma quelle sue parole ora sono più forti di tutta la mia buona volontà. Mi impediscono di reagire >>
<< Sei solo un po’ intorpidito. Se proprio non riesci a far nulla, allora aspetta almeno il test, forse dopo saprai cosa fare. Akito sono sicuro che non te la lascerai scappare, quindi smettila di pensare che te la dimenticherai >>
<< Sarà impossibile che succeda. Anche se venissi rifiutato, non potrei mai scordarmi di lei >>.
Una volta tornato a casa restò al buio sveglio nel suo letto a fissare il soffitto, come se potesse dargli una mano a risolvere i casini che gli tormentavano la mente. Le due porte nello spazio bianco che si era immaginato erano sparite, ora ce n’era solamente una, molto grande. Sopra non vi era scritto nulla, ma era chiaro cosa ci sarebbe stato dentro… La sua vita, insieme a una persona. L’unica.

*

Trascorse un altro mese e arrivò il giorno del test di paternità. Nami, Charlie e Akito si recarono all’ospedale dove avrebbero fatto tutti gli esami necessari. Quando ebbero finito dovettero aspettare quasi due settimane prima di sapere i risultati. Nami li andò a ritirare un lunedì mattina, da sola, ma non aprì la busta che conteneva la verità, aspettò di trovarsi di fronte a Charlie e Akito per rivelare quale sarebbe stato il futuro di tutti.
Seduti sul divano i tre fissavano la busta poggiata sul tavolo. Nessuno osava prenderla in mano o aprirla, ma l’avrebbero dovuto fare prima o poi.
<< Beh… Sarò io la madre, credo dovrei farlo io, no? >>
<< D’accordissimo >> risposero gli altri due.
<< È solo che potrebbe rimanere lì ancora un po’, non credete. Sì lo so, abbiamo aspettato molto, però… >>
<< Nami, prendi quella busta >> la esortò Charlie.
Lei annuì e alzatasi lentamente prese i risultati con mani tremanti .
<< Ok, ora apro >> disse staccando la linguetta che teneva chiusa la busta di carta.
Respirò a fondo, poi guardò a lungo i due ragazzi. Se l’era immaginato difficile come momento, ma non così. I tre presenti creavano un tale silenzio da essere diventato insopportabile. A Nami batteva forte il cuore. Una volta aperta non aveva il coraggio di estrarre i fogli che sembravano come infuocati. Se li avesse anche solo toccati, si sarebbe scottata.
Quando finalmente si decise a tirarli fuori Akito si alzò in piedi di scatto.
<< Ferma! >>.
Charlie e Nami lo guardarono sorpresi.
<< C-che stai dicendo? Proprio ora che mi ero decisa >>
<< No, non leggerlo >>
<< Sei impazzito, certo che devo leggerlo. Dobbiamo sapere >>
<< Certo, questo è chiaro, ma senza di me. Non posso rimanere qui >>.
I due giovani lo guardavano sempre più esterrefatti. Akito intanto si era avvicinato di corsa alla porta.
<< Ma dove vai? >>
<< Mi dispiace, ma devo fare una cosa importantissima. So bene quanto anche questo abbia la sua priorità, ma leggete pure voi con calma… Poi, poi mi informerete… >> disse frettolosamente.
Nami non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo che lo vide schizzar via dall’appartamento.
<< Akito… Akito dove vai? >>.
Entrambi si avvicinarono alla porta per provare a fermarlo, ma non ci fu verso. Andò via dicendo quelle poche parole, senza far capire quali fossero le sue intenzioni.
<< Che diavolo gli è preso? >>
<< Non ne ho idea… Ormai è inutile corrergli dietro >> disse Charlie, poi guardò la busta che lei ancora teneva tra le mani << Leggiamo questi risultati? >>.
Insieme abbozzarono un sorriso, Nami annuì e tornarono al divano.

*

“ L’aereo, l’aereo… No, no ci vorrà troppo… La macchina, la macchina ”.
Akito scendeva le scale con tutta la velocità possibile. Raggiunta l’auto si buttò sulla strada premendo più che potè sull’acceleratore. Sapeva ci sarebbero voluto molto tempo per arrivare a destinazione, ma l’aereo gli avrebbe fatto passare ore di attesa estenuanti, mentre la macchina era il rimedio giusto per fare le cose in prima persona, raggiungere l’obiettivo lui stesso, con le sue stesse mani.
Non gli importava di superare il limite di velocità, di prendere multe. Avrebbe fatto attenzione, ma avrebbe corso il più possibile. Era arrivato il momento, ora non si sarebbe fermato.
Arrivò in città in tempo record. L’auto doveva aver patito parecchio il lungo e frenetico viaggio, perché appena arrivato ad Osaka il motore emise strani rumori e si fermò di colpo.
<< No, dai… Avanti parti >> disse premendo sull’acceleratore e girando più volte la chiave.
Non c’era nulla da fare, la macchina era morta. Per arrivare a destinazione ci sarebbe voluto ancora un po’, ma senza un mezzo che lo accompagnasse, l’unica cosa da fare fu quella di trasportare a mano l’auto da qualche parte e iniziare a correre. Corse come non aveva mai fatto in vita sua, corse pensando ad un’unica cosa. Ormai senza fiato raggiunse il palazzo in cui viveva la madre di Sana. Sapeva che l’avrebbe trovata lì.
Fortunatamente nello stesso istante in cui arrivò lui un uomo uscì dal portone, così che lui potè entrare senza alcun problema. Corse di nuovo a perdi fiato su per le scale… L’ascensore gli avrebbe solo fatto perdere un sacco di tempo.
Eccola lì la porta. Vi era davanti, non esitò un secondo. Bussò forte.

*

Erano ormai le tre del pomeriggio. Sana quel giorno sentì di avere un gran mal di testa e decise di rimanere a casa dal lavoro. Aveva trovato un posto come commessa in un negozio di lingerie.
Nonostante il dolore, passò l’intera mattinata a pulire e fare faccende di casa per dare una mano a sua madre che spesso la mattina andava a dare una mano a un’anziana signora, così da poter racimolare anche lei qualche soldo.
Per pranzo si preparò qualcosa di veloce, dopodiché si distese sul divano così da poter riposare. Sapeva benissimo il perché di quel mal di testa, non era certo la prima volta. Era contenta di essere rimasta accanto a sua madre, ma più passavano i giorni, più si rendeva conto che effettivamente le mancava qualcosa. Non c’era minuto in cui non si facesse domande che riguardassero Akito. Si chiedeva se già sapesse di essere il padre del figlio di Nami o se avesse scoperto di non esserlo, se a volte pensava a lei, se aveva ripreso la vita di sempre, se lui e la sua ex si erano innamorati di nuovo. Sicuramente così il mal di testa era difficile da mandar via, ma era inevitabile pensare quelle cose.
Passò una mezz’oretta sul divano ad occhi chiusi, provando a dormire, quando d’improvviso sentì qualcuno bussare forte alla porta. Presa dallo spavento sobbalzò e si alzò in piedi di scatto.
“ Chi diavolo è che mi fa prendere questi colpi?! ”.
<<  Arrivo >> disse con tono scocciato.
Raggiunta la porta non guardò nemmeno dallo spioncino ed aprì con veemenza.
Quando lo vide, poggiato allo stipite della porta con il fiatone, ebbe un tuffo al cuore. Non poteva essere lui, non poteva essere lì in quell’istante. Se lo stava solo immaginando, certo si era addormentata e stava sognando.
<< S-Sana… >> fece Akito ansimando.
Lei non rispose. Nonostante credesse di trovarsi in un sogno non si era mossa di lì, era come rimasta di pietra.
<< M-meno… M-meno male che sei… A c-casa >> disse prendendo fiato.
Entrambi si guardarono interdetti. Sana capì che era la pura realtà.
<< C-cosa ti è successo? >>
<< Non ci crederesti mai. Sono venuto fin qui con la macchina, poi si è spenta in mezzo alla strada e sono venuto qui di corsa… Il destino voleva mettersi contro di me >> disse abbozzando un sorriso.
<< N-non dovevi venire >> fece lei abbassando lo sguardo.
<< Non me ne importa niente del dovere o non dovere. Sono qui adesso, e non me ne vado finché non senti quello che devo dirti… Guardami, ti prego >>.
Lo implorava di guardarlo. Non poteva non concederglielo, così non evitò il suo sguardo. I suoi occhi color grano entrarono nei suoi.
<< Sana, io non ho mai amato tanto. Vivere a Tokyo, sapendoti qui è stato uno strazio, ma tu mi hai chiesto di lascarti andare e io pur di non vederti più soffrire ho lasciato che accadesse. Ci ho provato, ho tentato, ma quando ami così tanto una persona è impossibile fermarsi, altrimenti si ferma anche il tuo cuore… Non volevo morire così, volevo che il mio cuore continuasse a battere, magari insieme al tuo. Dio, mi sento così un’imbecille… Sicuramente sarò arrossito, ma non mi interessa… Quel giorno al bar, te lo ricordi. I nostri occhi si sono incrociati ed è accaduto qualcosa. I nostri occhi ora sono ancora qui, e io credo fermamente che ciò che successe quella sera, non si sia ancora estinto… E non avverrà mai, perché per quanto posso starti lontano, smettere di amarti per me è impossibile >>.
Sana piangeva guardandolo in silenzio. Era assurdo come per due lunghi mesi i due non fossero riusciti nemmeno a sentirsi.
<< Dì qualcosa, ti prego >>
<< Io non avrei mai voluto allontanarmi, questo voglio che tu lo sappia, ma sono così dannatamente fragile. Ho avuto paura di perderti, di perdere quello che stavamo costruendo insieme. Sarei corsa tutti i giorni da qui per venire da te, ma non ce l’ho fatta… In più quella storia del bambino… >>
<< Ma non mi interessa lo capisci? Che sia mio, che non sia mio… Affronteremo la cosa. Sei tu l’unica cosa che conta in questo momento, l’unica per cui vale la pena andar via un minuto prima di sapere i risultati del test di paternità, per cui vale la pena farsi non so quanti kilometri correndo come un pazzo, per cui vale la pena perdere qualsiasi altra cosa… Sei solo tu >>
<< Io… Ti amo >>.
Lo disse con un filo di voce, tremante, con il pianto a spezzarle ogni singola parola, ma l’aveva detto con tutto l’amore possibile, quello che si era nascosta dentro per troppo tempo.
Akito la guardò intensamente e la strinse a sé. Sentire il suo calore dopo tanto tempo era il regalo più bello che potesse mai ricevere. Cadde anche a lui una lacrima lungo la guancia, poi si staccò da lei e le sfiorò le labbra con un dito.
<< Devo dirti una cosa… Spero… Spero sia facile >>.
Sana per un attimo ebbe paura delle sue imminenti parole. Di cosa poteva trattarsi ancora?
Chiuse gli occhi come per tranquillizzarsi e quando li riaprì trovò Akito inginocchiato davanti a lei.
<< Sana Kurata… Vuoi sposarmi? >>.


Oddio non posso crederci che siamo arrivati alla fine!! è vero che ho iniziato questa FF moooooolto tempo fa, ma era diventata un po' "immortale" per me XD... Invece si conclude così, con un finale forse banale, ma che mi è balenato in mente esattamente in questa maniera ( perchè inizialmente l'idea nn era proprio questa )... Allora, una cosa per volta. Sono le 2.52 ( di notte ovviamente XD ) e il cervello un po' atrofizzato dalla stanchezza mi dice comunque di iniziare dai ringraziamenti. GRAZIEEEEEEEEEE!!! Siete degli angeli davvero... Sempre così tanti, così gentili. I ringraziamenti lunghi lunghi li farò quando ci sarà il prossimo capitolo, cioè l'epilogo, cmq per il momento ringrazio come al solito tutti i lettori e le 5 recensitrici: NinaFallenAngel, trixina, delichan123, ryanforever e stefola93!! Siete veramente indispensabili =) ...
Dopo i ringraziamenti passiamo alla FF vera e propria. Come avrete già capito, questa è davvero la fine. Ci sarà un epilogo entro breve, dopodiché si concluderà davvero un "capitolo" della mia "avventura" da scrittrice. Scrivere i sentimenti di Sana e Akito è sempre una cosa magnifica, mi riempie di alternative, di sensazioni diverse... Sono stata felicissima di intraprendere questa parte del mio viaggio =)! Spero sia piaciuto anche a voi, spero non vi sia sembrato banale. Certo una proposta di matrimonio di punto in bianco può sembrare una sciocchezza, ma io me lo sono proprio immaginata così... Quindi al diavolo con i pensieri contorti e viva l'amore XDDD... In fondo scrivere è l'unico modo per vivere, a volte in prima persona, ciò che magari non avviene nella realtà...
Ok si sono fatte le 3.00 e credo dovrò andare a riposare il cervello XD. Ci sentiamo molto presto, mi metterò a scrivere il prima possibile ! Grazie di nuovo a tutti!Bacioni..
Vale

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


5 anni dopo

C’era stato qualcosa, tra i loro occhi, quella sera di cinque anni fa, qualcosa che ha fatto in modo che non si potessero lasciare mai più. C’erano stati pianti, c’erano stati sorrisi, ma quegli occhi non avevano mai smesso di guardarsi, intensamente… Come la prima volta.
Osaka era calda quella mattina, quasi soffocante. Le strade erano piene di macchine, le quali molte contenevano valigie pronte a trasferirsi per brevi periodi in altre città. Era il tempo delle vacanze estive, il più agognato dai lavoratori. Quella stessa mattina Akito aveva chiuso le porte della sua palestra, pronte a riaprirsi di lì a tre settimane.
Una volta tornato a casa, quasi non riconobbe il suo appartamento. Vi erano tre valige aperte in ogni parte della sala, vestiti sparsi sulle sedie e sul divano, scarpe ovunque e un caldo allucinante per via del ferro da stiro acceso.
<< Non avevi detto che era già tutto pronto? >> urlò appena entrato.
<< Ah, sei già qui… Sì, beh mi sono accorta di aver dimenticato un po’ di cose >>
<< Un po’? >> rispose sarcastico.
Lei gli si avvicinò sorridente e gli diede un bacio sulle labbra.
<< Non farci caso, tra un’oretta partiamo come promesso >>
<< Sapevo sarebbe successo, così ho preso il volo dell’ora dopo >>
<< È per questo che ti ho sposato? >>
<< Spero di no >> fece lui sorridendole.
<< A proposito, Seiko dice che vuole rimanere qui >>
<< Come vuole rimanere qui? >>
<< Ha paura di prendere l’aereo. Ho provato a rassicurarla, ma non ne vuole sapere. E se la lasciassimo da mia madre? >>
<< Non se ne parla >> fece andando verso la sua stanza.
<< Sii buono >> lo raccomandò lei.
Prima di entrare nella sua cameretta bussò leggermente alla porta. Sentì la voce di una piccola bimba chiedere chi fosse.
Akito non rispose, così sentì i piccoli passi della bambina andare verso di lui e vide la maniglia girare piano. Gli occhi scuri della piccola apparvero sul basso della porta.
<< Papà >> disse spalancandola << Perché non hai risposto? >>
<< Si apre agli sconosciuti? >>.
La bambina scosse la testa.
<< Allora la prossima volta cosa fai? >>
<< Non apro se non mi dici il tuo nome >>
<< Brava piccola mia >> disse prendendola in braccio << È vero quello che ha detto la mamma? >>
<< Cosa? >>
<< Che questa bellissima bambina di quattro anni non vuole partire? >>
<< Non voglio prendere l’aereo. Un bambino all’asilo ha detto che gli aerei cadono nel mare e le persone muoiono >>
<< Chi è questo bambino? >>
<< Goro Tsumiko >> rispose la bambina con il viso corrucciato.
<< Beh, dì a questo tuo amico che dice un sacco di stupidaggini >>
<< Ma ha detto che suo nonno è morto così >>
<< Possibile che all’asilo non possano giocare come tutti i bambini invece di parlare di queste cose? >> disse rivolto a Sana che passò di lì in quell’istante.
<< Convincila a venire e basta >> rispose ridendo.
<< Seiko, ti fidi del tuo papà? >>.
La bimba annuì.
<< Allora sai cosa facciamo, prendiamo un bell’aereo e andiamo a trovare Ryuichi… Con l’aereo saremo lì prestissimo >>.
La bambina gli rivolse un sorriso felice e iniziò a saltellare per la stanza cantando.
<< Ho sentito male o hai detto Ryuichi? >>
<< Hai sentito bene, perché? >>
<< Non avevi detto che saremmo andati a Tokyo >>
<< Non l’ho fatto? Certo che te l’ho detto… Prima che andassi a comprare i biglietti. Quando eri al telefono >> le disse rimproverandola.
<< Ops… Ma tu potevi scegliere un momento migliore no? >>
<< Non far ricadere la colpa su di me ora. Domani partono anche loro e prima di non vederci più per altri tre mesi volevano che andassimo a trovarli, soprattutto per Ryu >>
<< Avranno parlato di te al massimo >>
<< In che senso? >>
<< Nel senso che Nami mi odia da tutta una vita, lo sai benissimo >> fece scoraggiata.
Akito le si avvicinò e mise le sue braccia intorno alle sue spalle, poi le baciò il collo.
<< Va bene, va bene… Non c’è bisogno che fai così per convincermi. Se poi è l’unico modo per far venire Seiko >>
<< Abbiamo una bambina splendida lo sai? >>
<< Tutto merito della madre >>
<< Meglio occuparsi delle valige, o partiremo domattina >>.

*

<< E se andaste solo voi? >>.
Il caldo a Tokyo era peggiorato. Il viaggio era stato piacevole, e a Seiko prendere l’aereo non era affatto dispiaciuto, inoltre l’idea di doverci risalire poche ore dopo l’aveva resa ancora più felice. Subito dopo avevano affittato una macchina per poche ore, così da poter raggiungere qualunque posto in breve tempo e senza fatica, vista la quantità di bagagli.
La casa che raggiunsero era una piccola villetta in una delle zone più modeste della città.
Akito parcheggiò l’auto e guardò male Sana al suo fianco.
<< Farò finta di non aver sentito >>
<< No, dicevo sul serio… Non c’è bisogno che anch’io… >>
<< Scendi >>
<< Ma… >>
<< Mamma scendi >> fece Seiko aprendole la portiera.
Arrivarono all’ingresso. Sana faceva il possibile per essere l’ultima della “fila”. Quando si aprì la porta, la situazione non era poi molto diversa da quella che aveva trovato Akito a casa sua quando era tornato dalla palestra. Vestiti ovunque, valige aperte.
Ad accoglierli arrivò Charlie, che apparve un po’ stremato, probabilmente anche per via delle voglie della moglie, incinta di ormai quattro mesi.
<< Entrate... Scusate il disordine >>.
Una volta in casa Seiko iniziò a guardarsi in giro speranzosa di vedere il suo “amichetto”, che apparve poco dopo, una volta uscito dalla sua stanza.
<< Papà! >> urlò correndo verso Akito.
<< Eccolo qui il mio ometto >> disse prendendolo in braccio.
Fu allora che arrivò in salotto anche Nami, con un pezzo di cioccolato in mano.
<< Ce l’avete fatta >> disse addentando la barretta.
<< Ciao zia Nami >>
<< Seiko… Come sei cresciuta >> disse accarezzando la bambina, poi rivolse un breve sguardo di circostanza a Sana, che di rimando le sorrise freddamente.
Akito lasciò scendere dalle sue braccia suo figlio che poi andò a giocare con Seiko nella sua stanza. Per un attimo gli sembrò assurdo che la sua vita avesse preso quella piega. Padre di due bambini che non vivevano insieme, ma erano distanti kilometri. Figli di due madri diverse, ma era una sola quella che amava, quella che era diventata sua moglie.
<< C’è un vero casino qui… Volete qualcosa da bere? >> chiese Nami agli ospiti, cercando di sembrare più gentile possibile.
<< Non ci tratteniamo molto, abbiamo il volo fra poco >>
<< Insomma siete solo venuti per disturbare >> disse facendo notare il disordine accanto a sé.
<< Scusatela, è un po’ stressata per via della gravidanza >> disse Charlie porgendo a Nami un’altra barretta di cioccolato.
<< Io sto benissimo… E volevo quello bianco, non quello al latte >> disse ridandoglielo indietro e abbandonando la stanza.
<< Vedo che ti tiene occupato >> scherzò Akito.
<< Mi sta facendo impazzire, il che è peggio… Da come si comporta credo sarà una femmina >>
<< Voi uomini e le vostre discriminazioni >> fece Sana tirando una piccola gomitata al marito che si era messo a sorridere.
I tre andarono in cucina, dove bevvero del The freddo.
<< Sono sicura che a Nami venga il nervoso ogni volta che mi vede >>
<< Sarebbe stupido avercela con te dopo tutto questo tempo >>
<< Sono d’accordo con Charlie >> puntualizzò Akito.
<< Eppure è sempre così scontrosa con me >>
<< È solamente per via del periodo. Quando è incinta sembra esista solo lei >> fece Charlie ridendo.
<< Ti ho sentito >> urlò lei dalla stanza accanto.
<< Credete sia stato un bene? >> chiese Akito fissando il vuoto per un attimo.
<< A cosa ti riferisci? >>
<< A Seiko e Ryu. Averli fatti conoscere così presto, averli fatti diventare fratellini a distanza… Forse dovevamo aspettare >>
<< Nascondere la verità  a qualcuno non è mai piacevole, nemmeno per un bambino >> rispose Sana mettendo una mano su quella del marito.
<< Forse hai ragione… Ora almeno ci prova a chiamarti papà? >> chiese rivolto a Charlie.
<< Credo faccia sempre un po’ di fatica, soprattutto perché è un bambino intelligentissimo, ma si sforza di farmi piacere >>.
I tre si sorrisero. In fondo non era male essere rimasti in contatto nonostante l’astio dei primi periodi. Per fare del bene a Ryuichi si era deciso di rimanere in una qualche maniera “uniti” per il suo bene. Si sentiva troppo spesso parlare di famiglie rovinate per via della lontananza dei genitori, che anche in questo caso, era pur sempre presente.
Inizialmente non fu facile per Sana accettare la situazione. Per quanto facesse sembrare di essere forte, si rese conto giorno per giorno che le nuove circostanze non le avrebbe affrontate con facilità. Capì che in qualche modo la ex di Akito l’avrebbero dovuta rivedere almeno tre volte l’anno, e questo non era stata una notizia piacevolissima, ma soprattutto sentir chiamare suo marito “papà” da un bambino che non era il suo, inizialmente le aveva fatto prendere diverse fitte al cuore. Col tempo ci aveva fatto l’abitudine, soprattutto per via della dolcezza del bambino, che sarebbe riuscito a contagiare chiunque col suo meraviglioso sorriso.
Trascorsero lì ancora del tempo, fin quando non arrivò l’ora di tornare alla macchina e raggiungere di nuovo l’aeroporto.
<< Saremmo rimasti di più, ma abbiamo un aereo che ci aspetta >> fece Akito stringendo la mano di Charlie salutando per la seconda volta suo figlio.
<< Qualche volta potremmo organizzare una breve vacanza insieme? >> propose l’occidentale.
<< Non ci pensare nemmeno >> dissero all’unisono Nami e Sana che poi si guardarono imbarazzate, rosse in viso.
<< Ok, evitiamo nuovi rancori e andiamo… Seiko, hai salutato tuo fratello? >>.
La bambina annuì e gli Hayama tornarono nell’auto affollata da valige e borse di ogni genere.
<< Non impareremo mai ad accettare questa situazione >>
<< Io l’ho già fatto >>
<< Mi riferivo a Nami e me >>
<< Siete donne, che ci vuoi fare >>
<< Cosa stai insinuando? >>
<< Che siete complicate dalla nascita >> disse voltandosi verso la sua bambina indecisa su quale vestitino far indossare alla sua bambola.
<< Mi ami come cinque anni fa? >> chiese richiamando l’attenzione di suo marito.
I loro visi non erano cambiati nel tempo, erano rimasti uguali ad allora. Akito la fissò spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Eri e sei rimasta un po’ paranoica, mia cara Sana >>
<< Insicura… Preferisco >> disse sorridendo avvicinandosi a lui.
Quando furono a un passo dalle loro labbra si guardarono per capire se quella scintilla era rimasta accesa tutto quel tempo. Con piacere si accorsero che era lì, a brillare più di prima, ad accendere speranze.
<< Se ti dicessi che ti amo più di ieri, mi crederesti? >>
<< Provamelo >>.
Una volta unite le loro labbra, i due furono interrotti da una vocina alle loro spalle.
<< Bleah >> fece schifata la bambina che aveva visto i suoi genitori baciarsi.
I due risero e la macchina partì in direzione dell’aeroporto.
<< Un giorno non farai così tanto la schizzinosa >> le disse sorridente Akito.
La paura che l’amore tra due persone diventi scontato è uno dei più grandi timori di qualsiasi coppia. Spesso capitò di interrogarsi se l’amore durato così tanto nel tempo era tutt’ora così autentico e vero, ma ogni volta che si ponevano la domanda, entrambi si rispondevano allo stesso modo.
“ Dalla vita, non chiedo altro che il suo sorriso ”.


È finita... Ma finita finita XD... Oddio ogni volta che finisco una FF mi vengono in mente mille dubbi... mille domande. Sarò riuscita davvero a rispettare quello che mi ero prefissata all'inizio? Con questa storia direi che ho anche superato quello che mi aspettavo. Innanzitutto non pensavo sarebbe stata così seguita e per questo vi ringrazio col cuore in mano, tutti voi!!! Ho superato anche le mie aspettative personali, non pensavo ne sarei rimasta così coinvolta, non pensavo la FF avrebbe preso questa piega, ma ne sono felice. L'amore trionfa, un'altra volta... Dopo tante sofferenze, uno può anche tornare felice no? E poi c'è già così tanta tristezza nella realtà, almeno immaginarsi un lieto fine è lecito =) ( ma soprattutto voi mi avreste uccisa se nn fosse finita così XD )! Checche se ne dica, sono soddisfatta del mio finale =) !Passiamo alla parte più importante... I ringraziamenti
Iniziamo con i lettori... Solo il primo capitolo conta gli oltre 3000 lettori... Siete la fiamma viva di questa Storia! Voi che recensite siete stati di profonda ispirazione ( qualcuno ha anche azzeccato qualche previsione XD ) ... Grazie di cuore a chi ha recensito sin dall'inizio, chi si è perso nel mezzo e chi ha recensito l'ultimo capitolo =) !!!Ringrazio infine di cuore chi ha messo la FF tra i preferiti e la lascerà lì e chi l'ha messa nelle seguite... Sapere che la mia storia venga anche solo presa in considerazione, è importantissimo per me! Grazie con l'anima!!! Ora mi dileguo perchè come al solito ho fatto tardi ( sono le 3.20... Ups )... Il letto mi chiama, quindi vado! Questa storia se voi la terrete viva, rimarrà viva sempre... Grazie di nuovo!

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