Dead men tells no tales

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blood moon ***
Capitolo 2: *** Take my compass, barman ***
Capitolo 3: *** Kill the filthy pirate, i will wait ***
Capitolo 4: *** El matador del mar ***
Capitolo 5: *** The map that nobody can read ***
Capitolo 6: *** Dead men tells no tales ***



Capitolo 1
*** Blood moon ***


 
Il mare aveva ormai un nuovo padrone a bordo della Queen Anne’s Revenge.
Hector Barbossa possedeva la flotta di navi, rubata  a Barbanera, con la quale saccheggiava qualsiasi cosa gli si trovasse davanti e otteneva oro e argento a volontà.
Perfino i suoi denti erano fatti di pietre preziose.
Era felice dopo tanto tempo, ma lo stesso non si poteva dire della sua figliastra.
Jack l’aveva abbandata, dopo aver saputo che aspettava un figlio.
Il pirata era terrorizzato all’idea di aver un piccolo pargolo che correva per la Perla Nera che, tuuttavia, era ancora intrappolata nella bottiglia.
Perciò, Alice aveva preso la prima scialuppa e con mille lacrime che le rigavano il viso, aveva scovato la nave di Barbossa e gli aveva chiesto disperatamente aiuto.
Senza pensarci due volte, il capitano l’aveva accolta sulla nave e non le aveva fatto mancare niente per tutti i 9 mesi della gravidanza.
Prima che la pancia crescesse troppo, si era allenata con la spada e il suo patrigno le aveva insegnato tutti i segreti per governare una nave.
Nei giorni di riposo, invece, si dondolava su una sedia a dondolo e si accarezzava la pancia, a ritmo della melodia del ciondolo che mai si era tolta.
In un pomeriggio particolare, Alice curiosava tra i tesori di suo padre e trovò un curioso piccolo quaderno con una pietra rossa scintillante incastrata nella copertina.
Si trattava del diario di Galileo Galileo, uno scienziato e astrologo italiano che, da come aveva letto Alice, per tutta la sua vita era andato a caccia de Tridente di Poseidone.
Il tridente era l’unica arma in grado di spezzare tutte le maledizioni e di comandare il mare.
Ma per trovarlo bisognava decifrare la mappa che nessuno sa leggere.
Fu mentre continuava a leggere che, improvvisamente, la pancia le diede delle forti fitte.
Il diario le cadde a terra e Alice iniziò ad avere paura: erano tutti uomini su quella nave e di certo nessuno sapeva come far nascere un bambino.
Venne trasportata al letto e le sue urla si fecero sentire per tutti i sette mari.
In alto brillava una luna rossa che illuminò la stanza, una luna che si mostra solo ogni 20 anni.
Alla fine, tra sangue e sudore, Barbossa arrotolò il bambino dentro una coperta e lo porse alla madre.
-Non c’è tesoro più bello.- commentò. –Peccato sia di Sparrow.-
Alice notò subito che era una femmina e le sorrise, ma dentro di se fece una promessa: sua figlia non avrebbe mai dovuto toccare l’acqua e sarebbe stata al sicuro da qualsiasi male.
Non voleva che anche lei soffrisse come aveva sofferto lei.
Così, prese la stessa decisione che molti anni prima, Bill Turner prese per lei.
-Portatela via.- disse poi a suo padre, porgendole la neonata e mise il quaderno di Galileo tra la sua copertina.- Mi fido di te. Fa che la crescano con amore.-
Barbossa prese la bambina con cura.- Ne sei sicura? Non le hai dato nemmeno un nome.-
Alice la guardò per un’ultima volta con una lacrima sul volto.- Lei è Horizon.-
 
20 anni dopo. San Martin-Caraibi.
 
Erano quasi 10 anni che Alice andava alla ricerca di Jack Sparrow: era stata messa un’alta taglia sulla sua testa e almeno con quei soldi, la donna sperava di rifarsi una vita.
Così era sbarcata a San Martin con la sua scialuppa, sapendo che quella città aveva appena costruito un bunker per conservare le tasse dei cittadini: Jack non si sarebbe fatto scappare quell’occasione.
Nella grande piazza si stava svolgendo la presentazione di questo nuovo bunker e Alice assistette.
Improvvisamente si udirono delle urla: -Non fatela scappare! E’ una strega!-
Sembrava che dei soldati britannici inseguissero una ragazza accusata di stregoneria.
Alice non poteva credere che quell’indifesa adolescente fosse una strega e oltretutto le Giubbe Rosse le erano sempre andate antipatiche dopo l’episodio di Lord Buckett.
Quindi, decise di aiutare la ragazza e fece inciampare, con uno sgambetto, una delle guardie creando così un effetto domino con tutti gli altri soldati.
La ragazza si voltò e scoppiò a ridere.- Grazie!- esclamò, per poi correre via nel suo vestito azzurro.
Fu in quel momento che si aprì la cassaforte della banca fatta di duro ferro, ma sembrava esserci qualcuno all’interno: Jack Sparrow stava beatamente dormendo con una bottiglia quasi vuota di rum in mano.
Per Alice non era una novità, mentre tutti i cittadini erano scioccati perché Jack non era solo: accanto a se vi era una donna che si svegliò subito.
-Pirata!- gridò il direttore della banca, un vecchio uomo con una parrucca in testa. –E quella accanto a lui sarà sicuramente una sgualdrina!-
-In realtà, signore, quella è vostra moglie..- gli disse uno dei suoi uomini.
Alice sperò che rivedere Jack non le avrebbe fatto nessun effetto, ma purtroppo non fu così.
Le vennero brividi per tutto il corpo e un formicolio alle dita, ma poi salì la rabbia e si scrollò il resto di dosso.
A quel punto, Jack si alzò e si guardò intorno spaesato. –Dove sono? Come sono arrivato qui?- si domandò. –Ora ci arrivo.. Giusto un momento per schiarirmi le idee.- balbettò, ricominciando a bere.
Intanto, non molto lontano da lì, Gibbs e altri componenti della nuova ciurma di Jack, avevano legato un gruppo di cavalli alla costruzione in legno che racchiudeva il bunker, così da portarselo via.
Alice si fece spazio tra i cittadini, allungando la testa verso il bunker e notando che il retro era legato a delle corde.
Allora intuì tutto.
Una fila di soldati britannici puntarono i fucili verso Jack, che, voltandosi verso il denaro, ricordò cosa fosse successo la sera prima. –Ah! Ora ricordo! Sto rapinando la banca con il vecchio metodo-
-Cavalli al galoppo.- pronunciarono insieme lui ed Alice.
-Sparategli!- ordinò il proprietario della banca.
Jack si sdraiò a terra per evitare i proiettili, mentre Gibbs iniziò a far cavalcare i cavalli verso la spiaggia.
La casetta di legno iniziò a sgretolarsi ed ad alzarsi dal suolo, strisciando via insieme ai pirati.
-Questo non faceva parte del piano.- commentò Jack, mettendosi il suo cappello.
Bruscamente, una delle tante corde legati ai destrieri, si infilò al piede di Jack e lo trascinò via.
Alice non poteva permettersi di lasciarlo fuggire e nemmeno l’esercito britannico.
L’ex capitano riuscì a salire sul tetto dell’edificio e notò che tutto il denaro scivolava via per la troppa velocità.
Alice lo inseguì e si arrampicò per raggiungerlo.
Non appena Jack la vide lanciò un urlo dal tratto femminile.
-Anche io sono contenta di vederti, Jack.- esclamò lei, sarcasticamente.
-Oh andiamo, non ce l’avrai mica con me per quella nostra piccola discussione!- In risposta, Alice gli diede un forte schiaffo. -Okay, forse questo me lo meritavo…-
Fu in quel momento che Alice notò quella ragazza scappare ancora dai soldati: così prese la bottiglia vuota di rum e la lanciò sulla testa di uno dei tanti.
Poi si chinò per farla salire insieme a loro.
-Lei fa parte del piano?- domandò Jack.
-Non sono in cerca di guai!- esclamò la ragazza.
-Che esistenza inutile.- commentò l’altro, per poi spingerla via, facendola cadere  su una balla di fieno.
-Sudicio pirata!- gridò ella.
-Non c’è bisogno di offendere!- disse Jack che, voltandosi verso la strada, vide un ponte troppo basso per far passare l’intero edificio in legno. -Ehm…Ponte..-
-Salta!- esclamò Alice e insieme a Jack balzarono oltre il ponte mentre la casetta si distruggeva, facendo rimanere solo il bunker di ferro sopra cui caddero entrambi per poi giungere finalmente alla spiaggia.

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Capitolo 2
*** Take my compass, barman ***


Il bunker venne trasportato fin sopra l’unica nave che Jack aveva: il Gabbiano Morente, ovvero una malandata barca posta su delle assi di legno.
Ma, andandola ad aprire, la cassa si rivelò vuota.
-Non c’è niente!- gridò Scrum.
Jack portava con se solo cinque uomini, Scrum, Gibbs, un piccolo omino dalla testa pelata, un rabbioso uomo di colore e un magrolino tipo dall’aria buffa.
-Credete che rapinare una banca sia facile?!- intervenne Jack. –Ora su, forza, offritemi un tributo. Sono o non sono il vostro capitano?-
-Noi dovremmo pagare te?!- esclamò il nanetto.
-Non c’è nessun tesoro! Non ti seguiremo più su questa dannata nave!-
-Io ce l’ho un’altra nave..- continuò Jack, tirando fuori dalla tasca la Perla nella bottiglia.- E’ sempre con me.-
-E’ il pirata Barbossa che domina il mare, adesso.- continuò Alice, con un sorrisetto compiaciuto.- Ha una flotta di navi, con tanto di cannoni.-
Jack la guardò male e sembrava rendersi conto che in realtà non era più il pirata di un tempo.
-Hai perso la fortuna e ora anche la ciurma.- disse Scrum, voltandogli le spalle e andandosene con tutti gli altri.
-Ammettilo Jack, non hai più niente.- gli disse Alice, notando, con amarezza, che al collo non aveva più il carillon.
L’ex capitano cercò di guardarle indisturbato il ventre.- Hai avuto…Il..-
Jack non riusciva nemmeno a pronunciare la parola.
Alice incrociò le braccia, annuendo.- Sì…E’ una femmina, se lo vuoi sapere, ma non credere che te la farò anche solo toccare.-
-E allora perché sei venuta qui?- le chiese, digrignando i denti.
-C’è una grossa taglia sulla tua testa e intendo consegnarti.- rispose l’altra, tirando fuori la spada e puntandogliela contro.
- Va bene, va bene, ma prima facciamoci un goccetto, che ne dici?-
L’altra annuì, riponendo la spada. -Offri tu.-
***
Iniziò a piovere a dirotto, come se anche il clima stesse andando contro Jack Sparrow.
Alice rubò un paio di manette da un soldato e le mise ai polsi del pirata per non far si che fuggisse.
-Anche le manette? Una volta era il contrario.- commentò Jack.
Solo pensando a quei tempi, Alice fece uno sguardo disgustato mentre entravano dentro una locanda completamente bagnati.
Sui muri c’era ancora il disegno da ricercato di Jack, ma sembrava che la ricompensa si fosse abbassata ad un solo scellino.
-Che cosa?!- esclamò scioccata Alice, non appena lo vide.
-Sembra che ormai io non valga molto.- borbottò l’altro tra se e se, dirigendosi verso il bancone.
Le faceva quasi pena.
-Due bicchieri del tuo rum più buono.- chiese il pirata al barista senza capelli e dallo sguardo duro.
-No, a me il rum fa schifo, del gin.- replicò Alice.
-Non vedo l’argento.- ringhiò egli.
Con fatica per via delle manette, Jack estrasse la sua bussala dalla tasca e la offrì al locandiere. –Facciamo un baratto?-
Alice sgranò gli occhi vedendo che stava dando via la sua cosa più preziosa.- Stai scherzando? E’ la tua bussola! La nostra bussola!-
Ma l’altro non esitò e batté l’oggetto sul bancone, pronto a darlo via.
Improvvisamente poi, la terra prese a tremare senza motivo.
Era come se qualcosa di inimmaginabile fosse legato a quella bussola e, dandola via, si fosse liberata dalla sua prigionia.
I soldati britannici videro che il tremore proveniva da quella locanda e vi fecero irruzione.
A quel punto, Alice poteva giocare quella situazione a suo vantaggio e tirò fuori la spada, puntandola verso Jack. –Vi consegno ufficialmente Jack Sparrow!-
-Che sia presa nota che il pirata Jack Sparrow sarà giustiziato domani all’alba!- gridò una delle guardie. –Insieme alla sua complice.- continuò, mentre gli altri uomini incatenarono anche Alice.
-Complice?!-
-Ho già visto il vostro volto accanto a quello di questo sporco pirata e non mi faccio ingannare.- continuò, lanciandole uno scellino ridacchiando.- Ecco la vostra ricompensa.-
***
Così, Jack ed Alice passarono la notte dentro una cella, sconosciuti del loro destino.
Nessuno dei due rivolgeva la parola all’altro e di certo non sarebbe stata Alice la prima ad aprire bocca.
-Mi dispiace per quello che è successo.- disse Jack.
-Sei ubriaco.- mormorò lei.
-Nah, altrimenti sarei già fuori di qui. Riesco a fare molte cose da ubriaco.-
-Come abbandonarmi.-
Il capitano fece spallucce.- Non sono un buon amante.-
Alice sospirò e rivolse lo sguardo verso il mare che si vedeva da quella piccola fessura nel muro.- Già. Tu ami solo una cosa e io non me ne sono resa conto.- sussurrò tra se e se. –Che cosa mi aspettavo? Che saremmo stati come Will ed Elisabeth?-si domandò, mentre Jack fece una linguaccia.- E’ un amore molto più profondo che quello tra te e il rum!- esclamò, guardandolo male. –Lui scende a terra ogni 10 anni e lei è sempre lì ad aspettarlo.-
Non ottenendo una risposta, Alice si voltò verso di lui e notò che aveva preso al collo una delle guardie attraverso le sbarre.
-Dammi la tua spada.- gli ordinò.
-Non ho una spada...Sono ricercato.- rispose quello che dalla voce sembrava solo un ragazzo.
-Uhm...Ricercato e senza una spada.-
-Sto cercando un pirata…Il capitan Jack Sparrow.-
Fu in quel momento che il capitano lasciò la presa.- Beh, è il tuo giorno fortunato perché si da il caso che sia io.-
Alla vista di quello sporco e puzzolente uomo, il ragazzo sembrava esserci rimasto piuttosto male.- Cosa? Ho passato anni a cercare questo? Jack Sparrow non è un ubriaco in una cella!-
-Il Jack Sparrow che cerchi tu è morto da un po’.- intervenne Alice.- Tu chi sei?-
-Il mio nome è Henry Turner: figlio di Will Turner ed Elisabeth Swan.-
Alice ne fu molto sorpresa e sorrise ed invece Jack storse la bocca.- Tua madre ti ha mai chiesto di me?-
-No, non ha mai parlato di voi.-
La ragazza ridacchiò sottovoce, mentre Jack sembrava essersi offeso. -Sicuramente di me ti ha parlato, sono Alice.-
Henry spalancò la bocca, sorridendo.- Oh Mio Dio, certo! Tu sei la coraggiosa Alice! Il pirata donna più intrepida dei sette mari! La-
-Sì, okay, abbiamo capito!- esclamò Jack, sospirando.
-Mi devi ascoltare Jack, perché al momento ho solo te: ho trovato il modo di salvare mio padre.-
-Cioè slegarlo dall’Olandese Volante?- domandò Alice, curiosa.
-Si, c’è una cosa che può spezzare la maledizione: il Tridente di Poseidone.- rispose il ragazzo con il codino.
Alice si ricordò benissimo di quello che aveva letto al riguardo lo stesso giorno della nascita di Horizon. -Lo conosco: il tesoro da trovare con la mappa che nessuno sa leggere.-
-Mai sentito.- intervenne Jack.
-Esatto.- continuò Henry. –C’è una ragazza in questa prigione che può leggere la mappa! E se lo troveremo insieme tu potrai tornare ad essere..-
Ma sembrava che Jack non stesse ascoltando e avesse anche gli occhi chiusi.
-Jack!- gli urlò Alice nell’orecchio.
L’altro si svegliò di soprassalto.- Cosa?! Stavate dicendo qualcosa? Devo essermi appisolato.-
-C’è un’altra cosa..- disse il ragazzo.- Un messaggio per te da un certo capitan Salazar.-
Alice alzò le sopracciglia tra lo shock e la paura.- Quel Salazar? El matador del mar?-
-Impossibile. Lui è morto..Molto morto.- disse Jack.
-Si, è affondato nel Triangolo del Diavolo dove lo avevi confinato tu, ma sta arrivando e cerca vendetta: stavolta i morti hanno parlato.-
-Che cosa ha detto?- chiese il pirata.
-Che la bussola è la chiave per scappare: un esercito di morti sta venendo da te. Il Tridente di Poseidone è la tua sola speranza.-

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Capitolo 3
*** Kill the filthy pirate, i will wait ***


Quando giunse l’alba, le guardie vennero a prendere Alice e Jack per giustiziarli davanti tutto il paese.
-Come vorresti morire pirata? Fucilazione, impiccagione o…Una nuova invenzione.. La ghigliottina?- domandò una guardia per divertirsi.
-Ghigliottina? Sembra francese...Lo sai che i francesi hanno inventato la maionaise? E’ francese, che male può fare?- rispose Jack, ignaro di quello che una ghigliottina potesse fare.
Si trattava di una decapitazione attraverso una lama molto tagliente.
Insieme a loro, doveva essere giustiziata anche una ragazza e Alice la riconobbe subito: era la fanciulla che aveva cercato più volte di aiutare a scappare dalle guardie, ma che purtroppo era stata acciuffata.
Una giovane dai lunghi capelli neri, gli occhi azzurri e il viso pallido.
Jack venne fatto salire sul patibolo e messo in posizione sotto l’affilata lama, mentre ad Alice e la ragazza misero un cappio al collo.
La donna si guardò intorno, sperando che Henry avesse un piano per liberarli.
-Le ultime parole di Carina Smith..- disse la fanciulla.- Zitti!- gridò poi e la folla si assestò.- Le ultime parole di Carina Smith: Signori, non sono una strega, ma perdono la carenza intellettiva che vi accomuna tutti. Tradotto: penso che abbiate un cervello da capra.-
-Oh andiamo! A nessuno che sta per essere giustiziato è concesso di dire alcunché!- commentò Jack.
-Stavo per dire qualcosa, se foste così paziente.- ribatté l’altra.
-Mi stanno per tagliare la testa!-
-E a me romperanno il collo!-
-Lo sai che certe volte il collo non si spezza e si impazzisce dal dolore?-
-Cosa?-
-Oh si, gente che penzola per ore, occhi di fuori...Uno spettacolo orribile.-
Sembrava che quello stesse diventando un vero e proprio dibattito ed Alice non ne capì il perché fin che non vide Henry tra i paesani: Jack cercava di prendere tempo.
Henry giunse su di una corda e penzolò tra la folla: tentò di rubare la spada ad un soldato, ma si ritrovò circondato da altri dieci.
-Credevi di poterci sfuggire?-
-No...Io sono solo un diversivo.-
Fu in quel momento che si udì lo sparo di un cannone provenire da poco più in là: volò in cielo una palla di cannone che distrusse la ghigliottina così da liberare Jack.
Era la ciurma di Jack, con Gibbs e Scrum.
Henry e Jack corsero dalle due donne mentre la botola sotto di loro si aprì e le ressero entrambi per non far stringere la corda al collo.
Il seno di Alice finì accidentalmente vicino al viso di Jack.- Santo cielo, le ricordavo più piccole!-esclamò, prima che Gibbs gli lanciasse una spada per tagliare la corda.- Sei tornato con la coda tra le gambe, traditore!- disse a Gibbs.
-Il giovane Turner ci ha dato dieci pezzi a testa per venirti a salvare il collo!- rispose il marinaio.
Una volta sfuggiti alla marina britannica, Jack, Alice, Carina e Henry e la ciurma tornarono a bordo del Gabbiano Morente per organizzarsi sul da farsi.
Però Jack non sembrava fidarsi di nessuno dei due e li fece legare all’albero maestro.
-Era questo il tuo piano? Farci torturare dai pirati?- domandò Carina.
-Almeno hanno una nave.- ribatté Henry.
-Questa la chiami una nave?!-
La ciurma fece crollare tutte le assi di legno che sorreggevano la barca così che essa potesse scivolare sulla sabbia fino al mare.
-Carina, non abbiamo molto tempo. Una ciurma di morti sta venendo da noi.- continuò il ragazzo.
-Una ciurma di morti? Ma davvero?- commentò lei, riluttante a credergli.
-Si, ci ho parlato io!-
-Ci hai parlato tu?- sospirò lei.
-Credi che ci sarà una luna di sangue, stanotte?-
-Ne sono sicura e so anche che mi rivelerà qualcosa.-
Nel sentirli parlare di qualcosa che conosceva, Alice si avvicinò a loro. –Cosa sai sulla luna di sangue?- domandò alla ragazza.
-E’ necessario che sia alta in cielo per decifrare gli indizi di Galileo Galilei.-
Alice fu ancora più curiosa.- Parli del suo diario?-
-Si, è nella mia tasca.-
Frugando nel suo vestito, la donna trovò lo stesso quaderno che aveva letto quella famosa sera. –Dove lo hai preso?-
-L’ho sempre avuto… Un uomo mi ha lasciato davanti ad un orfanotrofio quando ero appena nata e quel diario era con me.- spiegò Carina. –Mio padre me lo ha lasciato per decifrarlo, ne sono sicura.-
Il cuore di Alice batté a mille: che quella fosse davvero la sua bambina? O che fosse solo una coincidenza?
Tuttavia le venne da sorridere.-Sei un’astronoma, dunque.-
Carina sorrise ampiamente.- Esattamente! Finalmente qualcuno che l’ha capito!-
A quel punto, intervenne la ciurma e Jack prese il diario dalle mani di Alice, sfogliando velocemente le pagine. –Non c’è mappa in questa mappa.-
Carina sbuffò. –Dammi il mio diario.-
Jack incrociò le braccia come un bambino che vuole ottenere il suo giocattolo.- Dammi la mappa che nessuno sa leggere.-
-Se si leggesse non si chiamerebbe la mappa che nessuno sa leggere.-
-Dammi la mappa ho detto!-
-Non posso, ancora non esiste!-
-E’ una strega!- intervenne il nano.
-E’ un’astronoma.- continuò Alice.
-Oh! Allora sa cucinare!- esclamò l’uomo buffo.
-Non gastronoma, idiota, astronoma. Vuol dire che sa leggere le stelle.- spiegò Alice.
-Fammi riprovare.- disse Jack.- Dammi la mappa, o uccido il ragazzo.-
Carina alzò le sopracciglia in modo furbo.- Coraggio, stai bleffando.-
-E tu arrossendo.- notò il capitano.
A quel punto la ciurma afferrò Henry, gli mise una corda attorno alla caviglia e un fazzoletto in bocca.
-Lo chiamiamo Giro di chiglia: il giovanotto verrà buttato in acqua e poi trascinato sotto la nave.- spiegò Jack, mentre Scrum spinse Henry in acqua.
-Va bene!- esclamò Carina, preoccupata.- La mappa è là!- disse, indicando il cielo.
L’intera ciurma alzò gli occhi.- Dove? Nell’albero maestro?- chiese Scrum.
-No, nel firmamento: il diario mi condurrà ad una mappa nascosta nelle stelle.- raccontò lei.
Jack sembrava abbastanza convito e Alice sospirò.- Okay, adesso tirate su la scialuppa, avanti.-
In realtà Henry era solamente stato messo su una barchetta legata alla nave.
-Così mi rovini lo spettacolo.- commentò Jack, sarcasticamente. -Non so nemmeno perché ho accettato di venire con te.-
Alice roteò gli occhi.- No, caro, sono io che ho accettato di venire con te dato che se troviamo quel tridente, mio fratello finalmente sarà libero dall’Olandese.-
-Sempre che la faccia del caro vecchio William ormai non sia stata mangiucchiata da tutti quei molluschi.- ribatté Jack.
La ragazza ringhiò ed estrasse la spada, puntandogli la lama alla gola.- Senti Jack, non ho intenzione di sopportarti per tutto il viaggio. Perciò chiudi quella bocca, oppure te la chiudo io.-
L’altro ridacchiò.- Avanti, fallo, sappiamo entrambi che non lo farai.-
Mentre discutevano, Carina li guardava con un sopracciglio alzato.- Ma che affari hanno quei due?-
-E’ una lunga storia.- rispose Gibbs. -Jack, cuore di pietra, la lasciò in malo modo molti anni orsono e adesso Alice vorrebbe avere la possibilità di tagliargli qualche arto in particolare…Oh, non vorrei essere in lui.-
***
Si fece sera, Carina ed Alice rimasero a guardare le stelle sul pontile.
La luna di sangue si stava per alzare e ciò voleva dire che sua figlia aveva compiuto un altro anno.
-Auguri piccola mia.- mormorò tra se e se, aprendo lentamente il ciondolo.
Ormai quella melodia non l’associava più a Jack, ma a sua figlia.
Carina le si avvicinò.- Conosco quella canzone…- le disse, mentre Alice lo chiuse velocemente.- Credo…Non so, mi ricorda qualcosa di familiare.-
Alice non sapeva cosa pensare.
Ogni indizio stava ad indicare che quella era la sua bambina: quella che aveva partorito sulla Queen Anne’s Revenge e che aveva assegnato a suo padre per allontanarla dal mare.
Ma, a quanto pare, il mare la reclamava.
-Quanti anni hai?-
-Quasi 20.-
La sua risposta ne fu la conferma.
Alice fece un grosso sorriso con le lacrime agli occhi.- Sei tu...-
Carina però la guardò confusa. -Cosa?-
Improvvisamente, quando la luna di sangue si innalzò in cielo, la pietra rossa incastrata nel diario prese a brillare.
Carina la tolse dal suo buco, illuminando il bordo del diario.
Sulla copertina comparve una frase: Per liberare il potere del mare, si deve dividere.
Insieme al disegno di una costellazione: 4 stelle che si univano ad una.
Entrambi furono entusiaste di aver trovato quell’indizio e Alice abbracciò di colpo Carina.
La fanciulla non capì, ma Alice era più che felice di aver incontrato sua figlia.

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Capitolo 4
*** El matador del mar ***


Dopo la grande scoperta della sera prima, la ciurma decise di farsi qualche sorso di rum e di mettersi a dormire.
Tutti tranne Alice, che non riuscì a non guardare Carina come riposava beatamente sul legno del pontile.
Era rimasta di guardia e le venne l’ansia al solo pensiero che avrebbe dovuto dire tutta la verità a Jack.
Henry e Jack salirono sul pontile e il ragazzo controllò le acque con il cannocchiale. -Quali sono i vostri affari con capitan Salazar?- domandò poi.
Alice rabbrividì solo a sentire quel nome. -Prima che lo intrappolassi lì era solo uno spagnolo in cerca di come passare il tempo.- commentò.
-Prima che lo intrappolassi lì? Vuol dire che sei stata tu?!-
Ella sospirò e si sedette per raccontare la faccenda.- Eravamo giovani…Ancora ignari di quello che era davvero il mare. Salazar era conosciuto per via del suo odio verso i pirati: navigava soltanto per distruggerci uno ad uno, come se fossimo noi la feccia del mondo. Attaccò la nostra nave e non ebbe pietà con nessuno. Uno dei marinai, che non ricordo nemmeno dove lo arruolammo, mi affidò la bussola che non punta a nord.- disse Alice. -Non punta a nord, ma punta a ciò che vuoi di più la mondo.- continuò. –Così, per sfuggire agli spagnoli, li attirai nel Triangolo del Diavolo e li sono stati confinati fino a che Jack non ha venduto l’oggetto alla quale erano legati.-
-Quindi la bussola è sempre stata tua.- esclamò Henry.
-Già, ma ho sempre condiviso tutto con questo ubriacone.- sospirò l’altra.
Jack sorrise come fosse fiero e poi posò gli occhi su Carina. –Sempre a scrivere, ma cos’ha da scrivere?-
-E’ tua figlia.- disse improvvisamente Alice.
-Cosa?!- esclamò il ragazzo.
-Cosa?- esclamò Jack, con un gridolino femminile.
Alice si alzò con aria scocciata.- Senti, mi dispiace, non mi sarei mai immaginata che l’avremmo rincontrata qui!- urlò.
Jack fissò il vuoto.- Sto bene.- borbottò, prima di svenire come uno stecchino al vento.
-Nave davanti a noi!- gridò improvvisamente Scrum.
Alice si voltò verso quella direzione e notò subito che si trattava della Silent Mary.
-Salazar.- mormorò Henry. –Jack, i morti sono venuti per la loro vendetta!- esclamò poi, piegandosi sul capitano svenuto.
L’altro spalancò gli occhi e si alzò di scatto per controllare che fosse davvero Salazar.
-I morti? Non facevano parte del patto.- disse Gibbs.
-Non dovevamo seguire questo iellato capitano!- intervenne il marinaio di colore.
–Uccidiamoli!- esclamò poi, mentre tutti gli altri puntarono le pistole verso di loro.
-Ma se poi mi uccidete…Sarò morto...E l’altro morto non potrà fare vendetta.- commentò Jack.
-Anzi, sarà ancora più arrabbiato…Ha ragione!- continuò Henry.
-Cosa ci proponi tu?- chiese Gibbs.
-Come capitano io vi consiglio di…-
Jack, Carina, Alice e Henry si ritrovarono poi sulla scialuppa tra le due navi e un’ isola sperduta.
-Ammutinarsi? Gli hai consigliato di ammutinarsi?!- esclamò Carina, su di giri.
-I morti stanno arrivando!- continuò Henry, spaventato.
-Io ho deciso di non credere a queste storie sovrannaturali.- disse la ragazza, iniziando a togliersi il corsetto.- Quelli della nave cercano Jack ed Alice, quindi me la farò a nuoto.-
-Come osi fare esattamente quello che farei io?- intervenne Jack.
Alice lo guardò con sguardo ovvio: era sua figlia.
-Ah, giusto...- borbottò poi tra se e se.
Intanto, da non molto lontano, Salazar, che sembrava essersi alleato con Barbossa, mandò in acqua alcuni dei suoi seguaci: si trattava di tre razze di squali morti, ma che, come lui e la sua ciurma, sembravano essere ancora vivi, come fantasmi.
El Matador del Mar aveva la pelle grigia e i denti marci, mentre il suo sguardo era spettrale.
Una volta rimasta solo con la sottoveste, Carina si tuffò e nuotò verso la riva.
-Sentite, è me che cercano, quindi voi salvatevi!- intervenne Alice.
-Non ti permetterò di fare questa cosa assurda, ci sono di mezzo anche io!- continuò Jack.
La donna lo guardò abbastanza sorpresa.- Ma davvero? Tu che ti sacrifichi per me? Devo appuntarmela questa.-
Gli squali si fecero strada fino alla loro scialuppa ed Henry valutò di copiare l’idea di Carina.- Io la seguo.- esclamò, iniziando a togliersi i vestiti.
-Mi lasceresti per una ragazzina i mutandoni?!- esclamò Jack.
-Si.-
-Voi uomini siete tutti uguali.-
Ma prima che Henry potesse tuffarsi, uno degli squali saltò su dall’acqua e quasi non lo addentò: gli animali sembravano dei veri e propri spettri ancora in carne ed ossa.
Uno degli altri addentò la barca, mentre Alice poté chiaramente vedere la ciurma di Salazar venire verso di loro camminando sull’acqua. –Io direi di tuffarci!- esclamò, gettandosi in acqua insieme ad Henry.
Jack, intimorito dagli squali che giravano intorno alla scialuppa, ebbe un’idea e lanciò l’ancora della barca verso uno di essi.
Lo squalo martello l’addentò per sbaglio e nel cercare di liberarsi trascinò Jack fino alla riva che riprese a bordo sia il ragazzo che l’ex fidanzata.
Saltati sulla spiaggia, mentre Carina vi era già arrivata col fiatone, la ciurma di Salazar li aveva ormai raggiunti, ma sembrava che non potessero toccare terra: di fatti uno di loro divenne semplice terra non appena mise piede sulla sabbia.
-Sparrow…Finalmente adesso pagherai per quello che ci hai fatto.- disse Salazar.
-Io? E’ stata lei!- esclamò l’altro, indicando Alice, unica sua via di scampo.
La donna lo fissò male.- Avevi promesso di non dirlo mai!- esclamò.
Intanto, Carina si spaventò alla vista di quella ciurma spettrale.- Fantasmi!- gridò, fuggendo via.
Henry e Alice la rincorsero per non farla allontanare, mentre Jack sorrise impaurito al capitano. -Lo sapevo che non potevate scendere a terra!-
-Ti aspetterò qui, Sparrow.-
Il capitano voltò le spalle e corse abbastanza velocemente.- Accidenti, perché devi aspettarmi?!-
***
Finiti in una foresta chissà dove, Alice, Jack ed Henry cercarono Carina per continuare il loro viaggio.
-Io lo so cos’hai ragazzo: un irrefrenabile prurito.- commentò Jack.
-Prurito?- domandò l’altro, confuso.
-In senso che lei ti piace.- rispose Alice, mentre camminavano tra le foglie. –Beh, modestamente è frutto del mio sacco, quindi è normale che ti interessi.- continuò, con aria orgogliosa, ma poi ripensò alla sua parentela e scosse più volte la testa.- Ma che sto dicendo?! E’ tua cugina!-
-Lei è l’unica che può aiutarci a trovare il Tridente, non sono innamorato di lei!-
Fu in quel momento che udirono un urlo femminile e la raggiunsero, notando che Carina era stata intrappolata da una rete appesa ad un albero.
Facendo qualche altro passo, però, anche gli altri tre finirono nel sacco.
Poco tempo dopo giunsero degli uomini loschi e puzzolenti che li condussero su degli scogli dove vi era un teschio di una grossa bestia sconosciuta: al suo interno vi erano un gruppo di persone sedute su dei massi, vestite piuttosto bene, come fosse una festa.
Jack venne tenuto da un individuo dai denti marci e condotto accanto a quello che sembrava, dalla sua veste, un prete.
A Carina venne dato un vestito rosa pastello ed insieme ad Henry fu costretta a mettersi seduta in mezzo alla folla.
Ad Alice, invece, andò piuttosto male: le vennero legati i polsi alle costole del grosso animale, senza capire cosa effettivamente stesse succedendo.
Jack si guardò intorno e vide davanti a se un uomo conosciuto.- Peague? Peague Kelly?-
L’uomo calvo e dall’aria losca lo guardò sorridendo.- E’ ora di pagare il debito, Sparrow.-gli disse. –Questo sporco pirata mi deve un bottino d’oro e la sorte lo ha portato qui da me per pagare il suo debito, qui e adesso!-
Il capitano non sapeva esattamente come comportarsi, ma cercò di dargli spago. –Ma certo, ti pago subito, dimmi il prezzo.-
-Il suo nome è Beatrice.- rispose l’uomo, indicandogli una donna vestita da sposa, con centinaia di pustole orribili sul viso e a malapena qualche dente. –E’ la mia povera sorella vedova e devo assegnarle un uomo rispettabile, capisci?-
-Oh, un matrimonio, adoro i matrimoni, da bere per tutti!- esclamò Alice, sarcasticamente.
Jack la guardò digrignando i denti.- Ti odio.-
Beatrice si avvicinò a Jack con un appassito bouquet e al suo fianco vi erano due bambini altrettanto brutti.
-E questi chi sono?-
-I nostri figli…Non guardarli mai negli occhi…!-
-Fate avvicinare la damigella e il testimone!- esclamò Peague, facendo alzare Henry e Carina.
-Aiutami.- sussurrò Jack a Carina.
-Ehm…Prima di dichiararli marito e moglie però… Non è stata fatta la domanda fatidica.- intervenne Carina. – Qualcuno si oppone a questo matrimonio?-
Jack, Henry e Carina fissarono Alice, che si strinse nelle spalle.- Direi di no, fate pure.-
Peague puntò la propria pistola contro Alice.- Dì ti voglio o la uccido.-
-Grazie per aver peggiorato la situazione!- esclamò Jack.
-Io ho fatto del mio meglio, tu nemmeno ci hai provato!- continuò Alice.
-Ammettilo che stiamo parlando di 20 anni fa e non di adesso!-
-Ovviamente!-
Quello che stava diventando un vero e proprio battibecco, venne interrotto da un colpo di pistola che uccise Peague e fece scappare tutti gli altri.
Alice si voltò verso il rumore e sorridendo vide il suo patrigno, affiancato da due componenti della ciurma.
-Mio caro amico Hector!- esclamò Jack. –Ti sei alleato con Salazar?-
-Solo per salvare me e la mia ciurma: dovrei portarti da lui.- spiegò, liberando tutti gli altri dalle corde. –Ma io voglio il Tridente di Poseidone e fargliela pagare a chi mi ha tolto il dominio del mare.-
-Vuoi davvero sfidare i morti?- gli domandò Alice.
-E come intendi arrivarci?- continuò il capitano.
Barbossa sfoggiò la sua spada, in passato appartenuta a Barbanera e puntò la lama verso la bottiglia di vetro nella tasca di Jack.- C’è un altro veliero che possiamo utilizzare.- disse. –Per il potere da me conferitomi con questa spada, io farò ritornare questa nave alla passata gloria!- esclamò, bucando il vetro.
Pian piano il veliero iniziò ad ingrandirsi: Jack lo afferrò e corse verso la spiaggia, ma sembrava che la Perla Nera non volesse ingrandirsi più di una semplice miniatura.
-Perché non si ingrandisce? Sarà il freddo.- commentò Jack.
-Ha bisogno del mare!- intervenne Barbossa, lanciando la nave tra le onde.
Fu in quell’istante, non appena venne a contatto con l’acqua, che il potete vascello tornò alla grandezza naturale.
Jack ed Alice si guardarono sorridendo: finalmente erano tornati ad essere quelli di una volta.
Però, le ferite non si erano ancora rimarginate e l’entusiasmo scomparve subito.
Subito dopo, Jack si ritrovò una pistola puntata alla tempia.- C’è posto per un solo capitano.- gli disse Barbossa.
-Farò io da capitano.- intervenne Alice.
Jack scoppiò a ridere, ma si ritrovò ad essere l’unico, quindi smise subito.
-Io ho creato questo casino.- continuò lei. –Quindi io sfiderò i morti.-
 

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Capitolo 5
*** The map that nobody can read ***


Si fece notte fonda: Alice si era messa al timone insieme a Carina per cercare di decifrare la mappa.
La ragazza seguiva cinque precise stelle, disegnate anche sul diario di Galilei.
-Dunque avevi torto.- le disse Alice, sorridendo.
-Già: questi mari, i fantasmi, devo ammettere di credere adesso.- rispose Carina.
-Il mare è stato sempre così e oltre queste acque c’è qualcosa di incredibile.-
-Tu lo hai visto?- chiese la fanciulla.
-Si…Ma c’è qualcosa che, in bellezza, li batte tutti.- rispose Alice, posando gli occhi su sua figlia. –Era una nottata tranquilla fin che i dolori non sono iniziati: una luna di sangue brillava in cielo e mi ricordo ancora i suoi splenditi occhi azzurri dentro quella copertina.- raccontò Alice, con le lacrime agli occhi e lo sguardo verso il mare.
-E cosa c’era dentro quella copertina?- mormorò l’altra, curiosa.
Fu a quel punto che la donna trovò il coraggio di dirle la verità.- Tu.-
-Giubbe rosse!- gridò improvvisamente Henry.
Entrambe voltarono lo sguardo e videro la nave della marina britannica che probabilmente era in cerca dei fuggitivi.
Ma proprio in quell’istante, da dietro di loro apparve la nave di Salazar: anch’essa spettrale come loro, di fatti era formata solo di assi di legno e vele nere.
Il muso della nave si divise fino a formare un’enorme bocca che divorò quella della marina inglese, fino a passarle attraverso.
Alice deglutì la saliva, abbastanza spaventata da quell’atto.- Ehm…Tutta a tribordo?-
Carina girò il timone per scappare da Salazar, ma la sua nave era molto più veloce: affianco la Perla e la ciurma salì a bordo.
Salazar andò subito in cerca di Jack, mentre Carina fu sicura di essere arrivata al punto esatto della mappa.
La Perla Nera era postata esattamente sotto la costellazione e tra le nuvole si poteva chiaramente vedere un’isola.
Salazar stava per attaccare Jack, quando Alice si mise tra i due, bloccando la spada dello spagnolo.
Salazar riconobbe subito il suo volto. -Tu! Strega!-
-L’ultima persona che mi ha chiamata così non se l’è cavata bene!- esclamò Alice, disarmandolo.
-Non puoi uccidermi, sono già morto.- ribatté l’altro, guardandola con un ghigno soddisfatto.
-Voltate lo sguardo, capitan Salazar.-
Egli si voltò verso la direzione indicatogli e vide che la nave stava per toccare terra.
Prima che potesse divenire solo terra, egli fuggì insieme al resto della ciurma.
Però lo spagnolo portò con se un prigioniero: prese Henry per le gambe e lo trascinò sulla sua nave.
Alice tentò di afferrarlo, ma se non avesse mollato la presa, sarebbe caduta in acqua.
Solamente il Tridente di Poseidone poteva salvarlo.
***
Giunti a terra e con gli spagnoli ormai lontani, Alice, Jack, Barbossa e Carina scesero sull’isola proprio mentre il sole stava albeggiando.
I raggi illuminarono rocce dentro la quale vi erano incastrati decine e decine di gemme preziose e, proprio al centro dell’isola, vi erano quattro rubini rossi che avevano la stessa forma del disegno sul diario.
-E’ la cosa più bella che abbia mai visto.- commentò Carina. –Ho cercato questo posto da tutta la vita perché pensavo che mio padre volesse questo…Trovare le stelle: questo è il riflesso esatto del firmamento.-
-Io ti portai davanti quell’orfanotrofio insieme al diario.- intervenne Barbossa.
-Sono figlia di pirati.- mormorò la ragazza, tra se e se.
Ad Alice sembrò quasi dispiaciuta, ma si concentrò a trovare il Tridente.
Vi erano quattro gruppi di rubini rossi, ma ne mancava uno: fu in quel momento che ad Alice venne in mente di incastrare il rubino sulla copertina del diario insieme a tutti gli altri.
Carina prese le mani di sua madre con la pietra all’interno.- Per la mia famiglia.- sussurrò inserendo il rubino.
Insieme ad esso tutti gli altri presero a brillare ed a formare la costellazione.
Improvvisamente, la terra prese a tremare e le acque davanti a loro iniziarono a separarsi, formando una dritta strada.
Alice, Jack e Carina caddero al suo interno, scivolando fino ad una barriera corallina dentro cui vi era incastrato il Tridente.
Ai lati scorreva ancora l’acqua dell’oceano e al centro del percorso, incastrato in uno scoglio, il tridente di Poseidone.
Alice si rimise il diario in tasca, quando, subito dopo, dietro di lei comparve Henry con una spada in mano e pronto ad ucciderla.
Ma non sembrava davvero il ragazzo: il suo sguardo era diverso, come se fosse posseduto.
Lei e Jack tirarono fuori le spade per far guadagnare tempo alla loro figlia.
-Va al Tridente!- le ordinò Alice, che poi graffiò Henry su un labbro.
-Se ferisci me, ferisci il ragazzo.- disse l’altro, con la voce di Salazar.
Intanto, Carina cercava di tirare fuori il Tridente dal masso, ma non appena ci riuscì, il suo potente potere la scaraventò via.
Fu quello il momento che Salazar approfittò per prendere possesso dell’arma e così poté separarsi dal corpo del ragazzo.
Lo spagnolo controllava il mare.

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Capitolo 6
*** Dead men tells no tales ***


Salazar puntò subito il suo sguardo assassino verso Jack e usò il Tridente per torturarlo.
-Prenditela con me!- gridò Alice. –Non è stato lui ad intrappolarti, ma io!-
Nel mentre, Carina cercava di svegliare il povero Henry svenuto.
E fu cercando di combattere contro il capitano spagnolo che Jack capì cosa volesse dire la frase incisa sul diario.
-Te la prendi con una donna?!- borbottò facendo avvicinare Salazar a se e così egli gli conficcò l’arma dritta al cuore.
Alice sgranò gli occhi.- No!-
-Ricorda Carina: per liberare il potere del mare, si deve dividere!- gridò Jack.
Carina e sua madre si guardarono negli occhi e riflettendoci, arrivarono alla soluzione.
-Se spezzi il Tridente..-
-Spezzi tutte le maledizioni!-
Allora Alice tirò fuori la spada e tagliò in due parti il Tridente.
Da quel momento in poi, tutte le maledizioni si spezzarono, tra cui quella di Salazar e la sua ciurma che tornò umana.
Henry si mise in piedi poco dopo e si guardò intorno disorientato.- Cosa mi sono perso?-
Tra la felicità da parte di Salazar di essere tornato carne ed ossa, Henry si accorse che le acque si stavano ricomponendo.
Alice alzò lo sguardo e vide l’ancora della Perla Nera che scendeva verso di loro: Barbossa era venuto a prenderli.
Prima di venire annegati, Barbossa tese una mano a sua nipote e la fece aggrappare alla corda dell’ancora.
Fece così con tutti gli altri, mentre Salazar cercava disperatamente una via d’uscita.
Alice fu l’ultima a salire, ma il capitano spagnolo si aggrappò alla sua caviglia e la trascinò, ma prima che cadesse giù, Barbossa l’afferrò, tenendola per un braccio.
Allora la ragazza continuò a salire, superandolo e non poté fare a meno di guardarsi indietro per assicurarsi che il padre si salvasse.
-Va!- urlò egli, prima che Salazar si tenesse alla sua camicia per tentare di salire.
A quel punto Barbossa perse la presa e Alice lo vide chiaramente cadere verso il vuoto.
Gridò il suo nome con gli occhi spalancati e in quell’attimo si rese conto che non lo avrebbe rivisto mai più.
Tia Dalma non lo avrebbe riportato in vita e di certo non era immortale come una volta.
Barbossa le fece un ultimo sorriso e scomparve poi tra le onde.
Tutti erano riusciti a salire a bordo della Perla Nera, ma anche Salazar che, non appena fu in piedi, sguainò la spada.
- Finalmente puedo tener mi venganza!-esclamò.
Distrutta dalla morte del padre, Alice si alzò e cercò le ultime forze per affrontarlo: afferrò la spada da dentro l’astuccio e si voltò verso di lui. –Vieni a prendermi allora!- esclamò.
Alice saltò sugli stretti bordi della nave e aspettò che lo spagnolo venisse da lei per combatterlo.
-Dovremmo aiutarla?- chiese Carina, preoccupata.
-Nah! Sa quello che fa.- commentò Jack, al contrario, non curante.
La donna in passato aveva camminato ore ed ore su quelle assi di legno e aveva imparato a mantenervi l’equilibrio.
-Sarò io stesso a gridare il tuo nome mentre ti trafiggerò!- gridò il capitano.
Al contrario, Salazar lo perdeva ogni istante e lasciò ad Alice il tempo di un calcio alla mano: la spada in possesso dello spagnolo volò in aria ed Alice l’afferrò, puntandogliela contro. -Mi dispiace avvertirti di una cosa…- continuò lei, conficcandogli entrambi le armi dentro il petto e posando le labbra sul suo orecchio.-…Ma i morti non parlano.-
Alice lasciò la presa sulle spade e Salazar cadde in acqua e lentamente, si adagiò sul fondale, finalmente morto.
Carina corse verso sua madre e l’abbracciò.- Ce l’hai fatta.-
-Ce l’abbiamo fatta.- la corresse l’altra sorridendo.
-Il mio nome non è Carina, vero?-
-No, è Horizon.-
Anche Henry venne verso di loro più che contento. -Sei stata fantastica! Tutte le maledizioni adesso sono spezzate!- esclamò.
-Tuo padre è libero.- gli fece notare Alice.
Il sorrise di Henry si spense, come se non se ne fosse ancora reso conto.- Wow, è vero.- disse. –E adesso come ti farai chiamare?-
Horizon gli sorrise.- Barbossa…Il mio nome è Barbossa.-
Tutti e tre poi si voltarono verso Jack, intenti a fare un abbraccio di gruppo.
-Oh no no grazie, io sto bene qui.-
Infine, Alice guardò sua figlia.- E’ ora di portarti a terra.-
***
Il destino di Horizon era rimanere a terra, ma chissà, forse il mare l’avrebbe presto chiamata a se.
Alice, Jack, Horizon ed Henry tornarono a Port Royal e proprio mentre stava per albeggiare il sole, un lampo di verde baleno si mostrò sul bordo dell’acqua.
L’Olandese Volante sgusciò fuori dall’acqua: Will era tornato.
Alice gli corse in contro sorridendo.
-Non ci posso credere, hai spezzato la maledizione.- disse lui, sorpreso.
-Già, ma tuo figlio ci ha dato una grande mano.- spiegò Alice.
Will non vedeva suo figlio da 10 anni e si meravigliò di quanto fosse cresciuto. -Henry, figlio mio…Devi raccontarmi tutto.-
Alice gli mise una mano sulla spalla. -Lo farà, ma prima…-
Direttamente dalla città al porto, ecco spuntare Elizabeth.
I suoi occhi brillavano alla vista di Will.
Alice capì che ne era proprio innamorata, dato che, anche lei in passato, guardava Jack in quel modo.
I due si riunirono dopo anni in un romantico bacio che fece disgustare Jack.
-Bleah.- commentò, tirando fuori la lingua.
Nel ripensare alla loro avventura, Alice aveva ancora un cruccio nella mente.- Come hai fatto? Tu dovresti essere morto.-
-Non lo sono?- si domandò l’altro, tastandosi tutto il corpo.
Alice sorride divertita, alzando un sopracciglio.- Avanti, dimmelo. Ho visto Salazar colpirti al cuore col tridente.-
-Ah.-
Jack estrasse dalla tasca il suo carillon, con il bordo leggermente ammaccato.- Stellina, sono il capitan Jack Sparrow, comprendi?-
Alice fu sorpresa che lo avesse tenuto.
-Horizon…- continuò Jack, chiamandola prima che se ne potesse andare.- Ti voglio dare una cosa.- le disse, mettendole il ciondolo al collo.
-Grazie Jack.- le disse lei, sorridendogli.- Hai fatto un grande sbaglio a lasciare mia madre, te lo dico.- commentò poi, abbracciandola.- Mi mancherai, ti voglio bene.-
-Anche io, piccola mia.- le sussurrò, ricambiandola.- Vedrai, ci rivedremo prima che tu te ne accorga.-
A quel punto, Horizon abbassò lo sguardo.- Mi dirai mai chi è mio padre?-
Alice guardò Jack e pensò che forse non toccasse a lei, dirglielo.
Jack non era più quello di una volta, si era perso ed Alice decise di aspettare il momento in cui avrebbe ritrovato se stesso.
-Sono sicura che come sei riuscita a trovare me, un giorno il fato ti condurrà anche da lui.- le rispose Alice, lasciandola andare insieme alla famiglia Turner.
-Sarò io a doverglielo dire?- domandò Jack.
Con decisione, Alice gli afferrò il polso.- Fa come vuoi, Jack, ma devi promettermi, che se lei lo saprà, tu dovrai trattarla bene, sono stata chiara?-
Jack si liberò dalla sua presa e le afferrò il mento fra due dita.- Alice, tu sei stata la mia stella.- rispose, quasi serio.- Lei sarà il mio orizzonte.- le disse infine, prima di baciarla lentamente la guancia e dirigersi alla sua amata Perla.
Lasciandolo ancora una volta, per chissà quanto tempo, Alice salì sulla scialuppa e poi a bordo della Queen Anne’s Revenge, la nave che il suo patrigno le aveva lasciato in eredità.
-Capitano, abbiamo trovato questi sottocoperta.- le disse un mozzo, porgendole il cappello e la cintura con la spada.
Alice li indossò entrambi e dentro il suo cuore percepì che Barbossa non se ne era mai andato.
Poco più in là, Jack Sparrow aveva di nuovo la sua Perla Nera.
Tirò fuori la bussola che lo avrebbe portato dove desiderava, ma tastandosi le tasche, non la trovava e sapeva benissimo chi gliel’avesse rubata.- Barbossa…!-
 
FINE. (forse.)
 
A bordo della Queen Anne’s Revenge, il primo capitano donna della storia si era messa al timone.
Ad un certo punto, la scimmietta Jack le saltò sulla spalla ed Alice pensò che non fosse poi tanto male.
Essa le porse poi la bussola di Jack.
Alice ridacchiò, immaginandosi come Jack si stesse disperando nel non averla.- Ma tu come hai…?-
La aprì per determinare la propria meta.- Siamo pecore nere, gente spietata..- canticchiava con un sorrisetto compiaciuto, mentre la freccia puntava a nord est.- Trinchiamo allegria yo-oh!-
 
Siamo giunti anche alla fine di questa saga, anche se ultimamente si vocifera di un sesto film...Chissà, magari non è finita qui, alla prossima!

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