Part of me

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** I. ***


Eccoci qui.
Agli atti finali.
Sta per calare il sipario.
Qui, dove tutto finisce.
Ma partiamo dall’inizio.
La vita di Clary e Peter sembrava andare più che bene, tanto che i due si immaginavano che prima o poi qualcosa sarebbe comparso da dietro l’angolo.
Peter aveva iniziato una relazione stabile con MJ, andava ancora all’università ed era il primo della classe, non che aiutante della bellissima e famosa Gwen Stacy.
Mary Jane, invece, aveva iniziato a fare la cantante a Broadway e presto avrebbe esordito col suo primo spettacolo.
Intanto, la Oscorp Industries stava andando a gonfie vele: avevano appena finito di costruire un nuovo aliante dalle sembianze di uno snowboard con relativa tuta, diversa, ovviamente, da quella di Goblin.
Dato che la relazione tra Clary ed Harry andava molto bene, la ragazza stava iniziando a prendere in considerazione l’idea di andare a vivere da lui, anche se la spaventava un po'.
La sera della prima di Mary Jane, si ritrovarono nell’enorme vasca da bagno, circondati da schiuma.
-Quindi puoi arrampicarti sui muri, volare, saltare…E le ragnatele le produci anche da altre parti?- le chiese Harry, col solito sorrisetto furbo.
Clary scoppiò a ridere, ma per vendicarsi della battuta, gli sparò una ragnatela dritto sulla bocca. -Così impari.-
Harry si tolse la tela dalle labbra, disgustato e poi si avvicinò furtivamente, mettendosi tra le sue gambe.- Lo so che mi adori.-
Quella frase stava diventando molto ripetitiva: nonostante Clary avesse già ribadito che lo amava, dall’altra parte non arrivava mai risposta.
Quando iniziarono a baciarsi con passione, Clary passò una mano dal suo bicipite ai suoi pettorali, notando qualcosa di diverso.
Harry si fermò, notando il suo sguardo confuso.- Che c’è?-
Clary continuò ad esaminare i suoi muscoli.- Questi ieri non c’erano…-
L’altro alzò le spalle.- Sono andato un po' in palestra, che c’è di male? Dopotutto siamo persone che con la faccia ci lavorano.-
Ma la ragazza non ci crebbe neanche un po'.-Non sei bravo a mentire.-
-Non sto mentendo!- esclamò Harry, aprendo le braccia.
-Sì invece, quando menti ti balla l’occhio destro.-
Clary sapeva benissimo dove aveva già visto quel tipo di potenziamento: su un cadavere.
In fretta, uscì dalla vasca e si mise l’accappatoio, diretta al nascondiglio segreto dietro lo specchio.
-Clary, fermati!- le urlò Harry, facendo lo stesso.
Sulla mensola ci dovevano essere 5 fiale di siero, invece, Clary ne trovò 4.- Lo sapevo! Perché?!-
-Perché mi sentivo uno stupido nella tua ombra! Hai idea di come mi posso sentire vedendoti che salti giù dal balcone per andare a fare del bene, sapendo che io sono qui, ad aspettarti e non posso fare niente?- spiegò Harry.
-Non mi serve aiuto, c’è Peter.- puntualizzò lei.
-Certo, Peter, quel gambe molli.- ridacchiò lui, iniziando a vestirsi.
-E’ più coraggioso di quanto pensi.- commentò Clary, asciugandosi il corpo. -Non puoi avercela con lui per sempre, Harry.-
Harry sospirò, ignorandola.- Sbrighiamoci o faremo tardi.-
Indossati i vestiti adatti per andare a teatro, i due si accomodarono sulle tribune, dove Clary riuscì a vedere anche Peter, di sotto, nelle prime file.
Mary Jane scese da un’illuminata scala, indossando un bellissimo vestito azzurro e usando una voce che riempì la stanza.
Girandosi verso di lui, Clary vide che Harry la guardava quasi con la bava alla bocca, perciò gli schioccò le dita davanti agli occhi.- Ehi, ti sei incantato.-
Harry roteò gli occhi.- Potresti non essere insicura di te stessa per 5 minuti?-
Clary era la donna in bianco da diversi anni, ma nonostante tutto era rimasta la piccola e timida ragazza del Queens, sotto sotto.
A quella frase non seppe come rispondere, quando Harry le prese dolcemente la mano e l’accarezzò.
Allora sembrò che tutto andasse bene.
Alla fine dello spettacolo, Clary sarebbe andata a casa della zia May con Peter: il fratello aveva qualcosa di importante da comunicare ad entrambi.
Con il solito motorino di Peter, raggiunsero il nuovo appartamento e la donna preparò il tè.
-Allora, cosa c’è di tanto importante? Sai che non resisto al gossip!- esclamò Clary, saltellando sulla sedia.
-MJ…- esordì Peter, sorridendo.- Ho intenzione di chiederle di sposarmi.-
-Peter, ma è meraviglioso!- esclamò zia May, abbracciandolo.
-Beh il vestito già ce l’ha.- commentò Clary, ridendo sotto i baffi.
-A proposito di quello, devo ringraziarti Clary, senza di te non si sarebbe mai convinta a non sposarsi.-
Clary sorrise per il suo fare dolce e bevve un sorso.
-Quando vostro zio Ben mi chiese di sposarlo, non ero assolutamente pronta. Beh, noi eravamo giovani e un giorno abbiamo raggiunto questa spiaggia a nuoto. Lui mi disse May, chiudi gli occhi e quando li riaprii, aveva in mano questo.- spiegò, mostrando un prezioso anello di fidanzamento al suo dito.- Credetti che fosse il sole.- continuò, togliendoselo per porgerlo al nipote.- Tieni, prendilo tu.-
Peter sgranò gli occhi.- Cosa? No, non posso accettare.-
-Sì invece, falle la proposta con questo.- aggiunse zia May.
Addolciti dalla conversazione, Peter e Clary tornarono a casa, viaggiando tranquilli sul motorino sgangherato.
Improvvisamente, grazie ai suoi sensi acuti da ragno, Peter percepì qualcuno venirgli alle spalle, ma non fece in tempo ad evitarlo.
Qualcuno a bordo di un aliante lo sollevò in aria, sbattendolo contro un palazzo, così che Peter facesse un buco all’interno dei mattoni.
A quel punto, Peter riconobbe il suo migliore amico.- Harry…-
-Te l’ho detto che l’avresti pagata!- esclamò lui, con disprezzo.
Clary lasciò il motorino sul marciapiede e lanciò una ragnatela per seguirli, arrampicandosi su quello stesso muro.- Harry, ma che stai facendo?!-
-Tu non ti impicciare!- rispose Harry.
Clary lo guardò delusa.- Dovevo saperlo che erano tutte bugie! Il tuo ego è più grande di noi due, non è vero?!- replicò poi.
 -Harry, io non ho ucciso tuo padre! Lui ha tentato di uccidermi e si è ammazzato!- intervenne Peter.
-Basta!- gridò Harry, con rabbia, prima di staccare un pezzo del muro con tutta la forza che aveva ottenuto dal siero.
Peter precipitò, ma con una ragnatela riuscì a non toccare il suolo e per cercare di seminarlo, volò dentro un vicolo strettissimo.
Ma Harry non si arrese e con lo snowboard si mise ad inseguirlo, estraendo poi una bomba.
Clary cercò di stargli dietro, ma erano entrambi troppo veloci.- Harry fermati!- ripeté a squarciagola.
Harry tirò la bomba contro Peter, però lui, invece che farla esplodere, la afferrò con una ragnatela e gliela ritirò.
Essa esplose ed Harry si protesse con le braccia dal fuoco, quando ritornò a vedere, una ragnatela posizionata tra due edifici lo fece inciampare e perdere l’equilibrio, fino a battere forte la testa contro una tubatura e cadere giù per qualche metro.
Clary aveva visto la brutta caduta e si precipitò da lui: Harry non si muoveva e poggiando l’orecchio sul suo petto, nemmeno respirava.- Oddio!- esclamò, iniziando a fargli la respirazione bocca a bocca.
-Che è successo?- domandò Peter, con gli occhi sgranati.
-Non respira! Che aspetti?! Chiama un’ambulanza! Subito!-
I fratelli Parker si ritrovarono a vedere l’amico di una vita lottare tra la vita e la morte su una barella, mentre i medici tentavano di rianimarlo.
Si sedettero poi nella sala d’aspetto, dove Peter prese un caffè per entrambi e passo la tazza alla sorella.
Clary scosse la testa, fissando il pavimento.- Va a farti fottere, tu e il caffè.-
-Clary, ha cominciato lui!- commentò Peter.
-E cosa ti dava il diritto di finire?!- ribatté Clary, alzandosi di scatto.- Potevate discuterne, parlarne!-
-Oh beh, non mi sembra che lui volesse parlare.- replicò il fratello.- Parli come zio Ben.-
-Già, forse lui si sarebbe comportamento meglio.- A quel punto, ecco arrivare il dottore.  -Come sta?-
-Sta bene, siamo riusciti a riprenderlo, ma ha subito una piccola perdita di memoria. Potrebbe essere permanente, per ora non lo sappiamo, dobbiamo aspettare. Non si ricorda dell’accaduto, né di altre cose successe prima.- spiegò egli.- Potete entrare a vederlo, ma restate poco, voglio che riposi.-
Clary e Peter si precipitarono subito nella sua stanza, ai medici avevano detto che era stato un incidente d’auto.
-Ciao.- gli disse Clary sorridendo, avendo paura ad avvicinarsi per la sua fasciatura alla testa: magari neanche la riconosceva.
-Ehi, conosco quella faccia.- disse lui, ricambiando il sorriso.- E’ la mia ragazza.-
Facendo un sospiro di sollievo, lei si sedette accanto al letto.
-Sei anche più bella di quanto ricordi.- mormorò lui, accarezzandole dolcemente la guancia.
-Come ti senti?- gli chiese, baciandogli la mano.
-Strano…E’ come se fossi tornato da un viaggio che mi ha tenuto lontano per tanto tempo.-
Forse era stato il colpo o forse la perdita di memoria, ma Harry sembrava tornato il piccolo ragazzo del Queens.
-Mio padre, credo sia morto, vero?-
-Sì…- rispose Peter.
-Wow, è allucinante non ricordare chi sei.-
-Ma vedrai che ti riprenderai.- continuò Clary, facendogli un sorriso di incoraggiamento.
Quando giunse l’infermiera, i due fratelli tornarono a casa: Peter le offrì un passaggio, ma lei preferì usare un taxi.
Quello che nessuno dei due sapeva era che qualcos’altro si era unito a loro, quella notte, qualcosa che li avrebbe separati forse per sempre.
***
Ancora furiosa con Peter per quello che era successo, la mattina dopo ricevettero una chiamata: una gru fuori controllo, sulla cima di un palazzo, stava creando scompiglio.
Clary giunse per prima sul posto, arrampicandosi su di essa.
-I comandi sono andati, c’è un corto-circuito!- esclamò l’operaio al suo interno, prima che ci fosse una scossa elettrica che lo fece cadere giù.
La ragazza lo afferrò con una ragnatela prima che toccasse il suolo.- Non si preoccupi, l’ ho presa!- gli urlò, facendolo atterrare in sicurezza.
Clary non aveva idea di come fermare quella macchina che, oltretutto, portava un enorme sostegno in ferro che si muoveva da una parte all’altra.
Improvvisamente, esso andò a conficcarsi al palazzo davanti, distruggendo tutto il penultimo piano.
Alcune persone riuscirono ad aggrapparsi per salvarsi, una donna rimase appigliata al filo di un telefono, altrimenti sarebbe precipitata per almeno 30 metri.
Clary guardò meglio e riconobbe Gwen Stacy, la ragazza a cui Peter dava ripetizioni e sospirò.- Perché a New York fanno i palazzi così alti?-
A quel punto, ecco Peter raggiungerla.- Che succede?!-
-C’è la tua amica, quella Gwen, che sta per spiaccicarsi.- rispose Clary, accomodandosi sulla sedia della gru.
Improvvisamente, il filo del telefono si staccò e la ragazza precipitò.
-Hai intenzione di rimanere qui a fare niente?!- esclamò Peter.
L’altra prese un bel respiro e incrociò le gambe.- Direi proprio di sì, sei tu l’eroe, no?-
Peter scosse la testa e fece un salto per tentare di prenderla prima che morisse.
C’erano svariati metri tra lui e Gwen, probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
Ma poi si aggrappò ad un pezzo di muro che stava cadendo e con le gambe si diede una forte spinta, raggiungendo la ragazza.
Infine, lanciando una ragnatela ad un sostegno, la portò sana e salva al suolo.
Clary sbuffò, mentre tutti gli applaudivano.- Che barba.-
Quando fece per andarsene, un ragazzo con la macchina fotografica alle sue spalle la chiamò.- Ehi, aspetta!- le disse, iniziando a farle delle foto.- Ciao, sono Edward Brock Junior, lavoro al Bugle, ho bisogno delle foto.-
Lei alzò un sopracciglio dato che non lo conosceva.- Ce lo hanno già un fotografo.-
-Parker? Pff, scusa, è un dilettante.- commentò lui.- Fidati di me, nelle mie foto verrai molto meglio.-
Irritata perfino da lui, Clary lo ignorò e se ne andò.

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Capitolo 2
*** II. ***


Mentre anche Peter aveva incontrato Eddie al Daily Bugle, i giornali avevano pesantemente criticato la performance di Mary Jane.
Quel giorno, Harry sarebbe uscito dall’ospedale e insieme ai due fratelli avrebbero visto la partita di football a casa sua.
Imbottigliata nel traffico con la limousine, Clary abbassò il finestrino quando vide un enorme cartello.- Spiderman riceverà le chiavi della città: ha salvato la figlia del capo della polizia.- lesse, sbuffando.- E ti pareva. Ma perché diamine la gente vede solo quello che fa lui?!- esclamò, notando poi che Bernard aveva una testolina dondolante di Spiderman sul cruscotto.- Quella che diamine è?-
-Mi scusi, signorina Parker, era in omaggio con le patatine.- spiegò il maggiordomo.
Clary ridacchiò per la sua scusa.- Va bene, ti perdono, solo perché sei tu.-
Quando i tre giunsero a casa, Peter porse una palla da basket al suo amico.- Tieni, un regalo di bentornato.-
-La tua vecchia palla? Grazie!- gli disse Harry, mentre Clary roteò gli occhi.- E tu ce l’hai un regalo di bentornato?- domandò alla ragazza.
Clary fece un sorrisetto furbo e si aggrappò al suo braccio.- Te lo mostro dopo, lo porto sempre con me.- gli sussurrò.
Peter si schiarì la voce, arrossendo.- Beh, perché non vediamo la partita in cucina, così mangiamo?-
-Prima fammi vedere che sei fare!- esclamò l’altro, lanciandogli la palla.
Quando Peter gliela rilanciò, per sbaglio andò a colpire un vaso.- Ops, attento!-
Con una velocità anormale, Harry riuscì a prendere sia la palla sia il vaso prima che cadesse.- Wow, avete visto?!-
Clary e Peter si fulminarono con lo sguardo: il siero, dopotutto, ce lo aveva ancora nelle vene.- Sei in forma.-
Quella sera, Clary si preoccupò di preparargli la cena e di controllare che stesse bene prima di tornare a casa.
Si voltò verso di lui nel letto, accarezzandogli il petto nudo.- Sicuro che stai bene? Non vorrei averti scombussolato troppo.-
L’altro ridacchiò, dandole un bacio.- No, sta tranquilla, mi serviva. Ma non c’è bisogno che rimani, sto bene.-
-Sai, in realtà…Beh, noi stavamo progettando di andare a vivere insieme.- continuò Clary, poggiando il mento sul suo pettorale.
-Ma è fantastico.-
-Ti piacerebbe?-
-Moltissimo.-
-Allora resto.- disse lei, alzandosi per andare in bagno.- Ti cambio la medicazione.-
Indossò una sua maglietta e si avviò in bagno per prendere tutto l’occorrente dalla cassetta del pronto soccorso.
Quando l’aprì, vide che su un ripiano c’era una scatolina nera di pelle.
Curiosa, l’andò ad aprire, scoprendo un bellissimo anello d’argento, con una brillante pietra verde incastonata in cima.
Un anello di fidanzamento.
Si coprì la bocca prima di fare un verso di sorpresa.
-Ehi, tutto bene?- la chiamò Harry, vedendo che ci stava mettendo troppo.
-Sì, ecco, arrivo!-
Clary rimise tutto apposto, prendendo solo l’ovatta e l’acqua ossigenata.
Tornando da lui, vide che stava fissando il quadro di suo padre.
-Apprezzava molto l’aiuto che tu gli davi in azienda, vorrei ricordarmi di più di lui.- disse, abbassando lo sguardo.
-Ti voleva bene, è questo l’importante.- commentò Clary, anche se i sensi di colpa la divoravano: dopo l’incidente, Harry sembrava non ricordarsi né di come suo padre era morto, né che Peter e Clary erano in realtà Spiderman e White Woman.
***
Il giorno successivo, ci sarebbe stata l’enorme festa a Central Park in onore di Spiderman.
C’era molta gente, palloncini rossi e blu ovunque ed era stato allestito un piccolo palco con dei microfoni.
Clary vide Mary Jane seduta su una panchina e l’affiancò, mentre Harry era andato a prendere dello zucchero filato.
-Ehi, come va lo spettacolo?- le chiese Clary.
-Male, mi hanno scaricata. A quanto pare la mia voce non supera le prime 4 file.- rispose lei, delusa.
-Oh, mi spiace, Peter lo sa?-
-Stasera andiamo a cena fuori, glielo dirò…Mi hanno sostituita con un gruppo di ballerini che fanno il tip tap, ridicolo.-
Clary sospirò insieme a lei.- Non è giusto che gli uomini si prendano tutto il merito.-
A quel punto, dopo un’epocale performance di una banda, Gwen Stacy, la figlia del capo della polizia, salì sul palco.
-Signori e signore, sono qui oggi per presentarvi il magnifico eroe che gira per le vie della nostra città. Qualcuno che non chiede mai un compenso per le sue azioni, qualcuno che mi ha salvata mentre cadevo dal 63esimo piano senza battere ciglio. Il favoloso, coraggioso e fantasmagorico Spiderman!- esclamò Gwen, applaudendo insieme a tutta la gente.
E così, dal cielo, Peter arrivò col costume ben lavato e si arrampicò sugli spalti, salutando tutti con gioia.
Ad un certo punto, le persone iniziarono ad incitarlo a baciare la ragazza.
Clary vide MJ accanto a se che li guardava col fiato sospeso: sarebbe morta dalla gelosia se Peter l’avesse baciata.- Avanti, fallo.- mormorò tra se e se.
Di fatti, Peter si tirò su parte della maschera e davanti all’intera città e a centinaia di giornalisti, baciò Gwen.
-Wow, spero che Peter riesca a scattarla.- commentò Harry.
Improvvisamente però, qualcosa coprì il sole e non si trattava di semplici nuvole.
All’apparenza sembrava una tempesta di sabbia che si fece spazio tra i passanti e che poi volò via dietro un camion porta valori.
La folla si disperse spaventata e Peter lo seguì.
-Oh, ehm, non mi sento molto bene.- intervenne Clary, cercando di trovare una  scusa per allontanarsi da MJ ed Harry.
La ragazza capì il suo intento.- Oh, vuoi andare a casa?-
-Sì, Harry, ti spiace andare con Mary Jane? Io devo scappare!-
-Certo, certo, non ti preoccupare.- aggiunse Harry.
Clary si spogliò dietro un vicolo e poi raggiunse il fratello, vedendo da lontano quello che stava succedendo.
Non era una normale tempesta di sabbia: quando essa si ricompose sopra il camion pieno di soldi, prese la forma di un uomo.
Era vestito con gli abiti del carcere, quindi probabilmente era evaso.
Nessuno dei due fratelli sapeva come fosse possibile, ma a quell’uomo era successo qualcosa che gli aveva completamente cambiato il DNA.
Mentre egli si occupava di prepararsi delle borse con i soldi, Peter intervenne.
-Che cosa vuoi?! Lasciami in pace!-
-Mi dispiace, non so se lo sai, ma sono io lo sceriffo da queste parti!- ribatté Peter, dandogli un pugno sullo stomaco.
Però la sua mano gli passò solo attraverso e di risposta, l’altro fece lo stesso, sbattendolo fuori dalla macchina, dove iniziarono ad arrivare la polizia e i vigili del fuoco.
I sedili anteriori erano pieni di sabbia e chi guidava era svenuto tra la polvere, lasciando la vettura completamente abbandonata e con l’acceleratore premuto.
Peter corse attraverso il traffico e per non investirlo, due macchine si colpirono a vicenda.
Così Peter staccò una delle portiere e gliela lanciò contro, ma anch’essa gli passò solo attraverso, come un fantasma.
Il camion stava per colpire un grosso tir, perciò Peter si distrasse dal criminale e pensò a salvare i due uomini al suo interno.
Prima che egli potesse scappare, un potente getto d’acqua lo colpì ad una gamba, facendolo inginocchiare e non permettendogli così di ricomporsi.
Dall’altra parte del getto, Clary, con la pompa dei vigili del fuoco.- Ecco qua, ora non scapperai più!- esclamò la ragazza, dando un cinque a tutti gli agenti.- Grandi come al solito, ragazzi.-
Peter le si avvicinò sospirando.- Non potevi farlo prima?-
-Beh, tu non ci hai pensato. Chimica elementare, secchione, se bagni la sabbia che succede?-
-Si sgretola.-
-Bingo!-
Quando si voltarono verso di lui però, era sparito, lasciando un cumolo di sabbia bagnata.
-Beh, magari solo una gamba non bastava…-
In quel momento, Clary vide che l’uomo aveva lasciato a terra qualcosa: era un ciondolo con dentro la foto di una bambina.
Forse il motivo per cui aveva fatto la rapina.

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Capitolo 3
*** III. ***


Il giorno dopo, la zia May, Clary e Peter vennero convocati urgentemente alla centrale di polizia dallo sceriffo Stacy.
-Credevamo che quest’uomo, Dennis Caradine, fosse l’assassino di suo marito.- esordì l’uomo, mettendo sul tavolo una sua foto da ricercato: peccato che i fratelli Parker si ricordassero benissimo il suo volto.- Ma ci sbagliavamo.-
Tutti e tre sgranarono gli occhi.- Cosa?!-
-Questo è il vero omicida di suo marito.- continuò Stacy, mostrando un’altra foto.- Caradine si è rivelato essere solo un complice.-
Non appena videro quella foto, Clary e Peter riconobbero lo stesso uomo del giorno prima, che aveva tentato di derubare quel camion.
-Si chiama Flint Marko, esce ed entra di galera per vari furti. E’ evaso qualche giorno fa, ma gli stiamo alle calcagna.-
Se Clary avesse saputo di avere davanti chi aveva ucciso suo zio Ben, non avrebbe esitato a fare la stessa cosa che aveva fatto con Caradine, se non peggio.
Nel pensarci, con le unghie graffiò il tavolo senza accorgersene.
La zia May sospirò, passandosi le mani sul viso.-Vuole mettere via queste fotografie?!-
-Mi dispiace signora Parker, noi cerchiamo di fare il nostro lavoro.-
-No, voi non fate il vostro lavoro!- esclamò Clary, alzandosi di scatto.-
Peter le afferrò il polso.- Clary, calmati.-
-No, non ne ho alcuna intenzione! Quest’uomo ha ucciso nostro zio ed è ancora libero!-
Clary riuscì a fatica a prendere sonno quella notte: continuava ad avere incubi sull’omicidio dello zio e della sera in cui, prima di morire, gli aveva stretto la mano.
Ma la ragazza non sapeva che qualcosa di più orribile e viscido stava rintanato nella sua camera.
Una melma rossa sangue, con una sua anima, che con ossessione, si sentì attratto dal corpo della ragazza e la pervase.
Improvvisamente, Clary aprì gli occhi e non si trovava più nel suo letto.
Era attaccata a testa in giù ad una ragnatela, davanti un palazzo a specchio.
Si chiese come ci fosse arrivata fin lì, dato che non se lo ricordava.
Poi si guardò attraverso il vetro: il suo costume non era più bianco e nero, ma interamente rosso acceso.
Inoltre, ai piedi indossava degli stivali con un leggero tacco quadrato e alle mani aveva delle unghie lunghe appuntite quasi come aghi.
Tutto interamente rosso, perfino il cappuccio.
Non sapeva cosa fosse successo, ma con in dosso quel costume si sentiva molto più potente di prima.
Quando tornò a casa, Clary provò a tagliarne un pezzo: era un’esperta di moda, però quello non era un semplice tessuto.
Non appena lo fece, esso si trasformò in una sostanza appiccicosa che camminò dritto verso di se, come se fosse attratto magneticamente.
Prima che potesse toccarla, Clary lo coprì con un bicchiere.
Non aveva idea di cosa fosse quella sostanza, ma forse conosceva qualcuno che ne sapeva di più.
Il dottor Kurt Connors era l’insegnante universitario di Peter, l’unico scienziato che Clary conoscesse.
Egli mise il materiale sotto il microscopio e ci diede un’occhiata.- Sicuramente non è qualcosa che proviene dalla nostra atmosfera.- spiegò egli, mentre esso tentò di nuovo di correre da Clary.
Ancora una volta, lei lo intrappolò nel bicchiere.
-Sembra che gli piaccia tu.- commentò Russel.- Non lasciare che ti tocchi.-
Clary si sfiorò la tuta che portava ancora sotto i vestiti.- Perché?-
-Ha le caratteristiche di un simbionte: qualcosa che per vivere deve restare aggrappato a qualcosa.-
-Va bene, grazie.-
Anche se Clary sapeva di cosa si trattasse, non aveva proprio in mente di separarsene.
Proprio mentre usciva dall’università, un paio di volanti della polizia le passarono davanti.
Con i suoi sensi da ragno, poté sentire alla loro radio che si stavano dirigendo verso una banca che era appena stata rapinata e dove avevano avvistato di nuovo una tempesta di sabbia.
Clary capì subito che si trattava di Marko e la sua sete di vendetta tornò a galla.
Si tolse i vestiti e seguì le macchine fino alla banca che, però, era già vuota.
Quando la ragazza soccorse alcuni poliziotti a terra, sul pavimento notò una scia di sabbia che se ne andava indisturbata verso un tombino.
Perciò, Clary staccò il tombino da terra, pronta a seguirlo.
-Ehi, White Woman!- esclamò una voce dietro di lei: era di nuovo quel Brock e si meravigliò del suo nuovo abbigliamento.- Wow, un nuovo costume! E’ proprio quello che mi serve per battere Parker!-
Clary sbuffò infastidita e gli tolse la fotocamera dalle mani, rompendola in mille pezzi.- Ci vediamo, imbecille!- esclamò, prima di saltare dentro il tombino.
Con due borse piene di soldi, Marko si stava avviando dai tunnel della metro verso il serbatoio d’acqua d’emergenza della città.
Clary si servì del buio che c’era per inseguirlo e coglierlo di sorpresa alle spalle: gli saltò addosso da dietro, stringendogli le gambe attorno al collo per soffocarlo.
Flint la colpì forte con la testa allo stomaco, facendola cadere.
-Che cosa vuoi da me?!- domandò egli.
-Ti ricordi di Ben Parker?! L’uomo che hai ammazzato a sangue freddo?!- rispose Clary, arrampicandosi sul muro quando passò la metro.
-E me lo dici a te che te ne importa?!-
-Moltissimo!- esclamò lei, prima di prendergli la testa e sbatterlo contro la metro che andava veloce.
Ma dato che l’uomo era fatto interamente di sabbia, non gli fece gran che.
I due iniziarono a prendersi a pugni a vicenda, mentre si dirigevano verso il grande serbatoio.
E nel frattempo che Marko si rialzasse, le venne un’idea, la stessa che le era venuta qualche giorno prima, solo che non poteva sbagliare più.
Saltò fin sopra il grande serbatoio e con tutta la forza che aveva staccò i bulloni che lo tenevano chiuso.
Allora un’enorme ondata d’acqua colpì Flint che piano piano, divenne come sabbia nell’oceano e dopo essersi sgretolato completamente, viaggiò via all’interno delle tubature.
-Buon viaggio.-
Mentre volava verso il suo appartamento, iniziò a vedere strane immagini, come se quella maschera gliele stesse mostrando.
C’era una donna che picchiava pesantemente un povero bambino indifeso.
Erano pezzi di vita, ma non la sua.
Fu costretta a togliersi la maschera, spaventata.
Anche se aveva avuto la sua vendetta, Clary tornò a casa ancora molto arrabbiata, come se la rabbia lo emanasse quel costume.
-Ehi Clary, ho fatto i biscotti, ne vuoi un po'?- le chiese Ursula.
-No, grazie, non ho fame.- rispose lei, aprendo la porta.
-Ma sono quelli con le gocce al cioccolato, i tuoi preferiti!-
-Ho detto di no!- esclamò Clary, guardandola male, per poi sbattere la porta.
Ursula non l’aveva mai vista comportarsi così.
***
Qualche giorno dopo, Clary, Peter e la zia May si videro per il loro incontro settimanale.
-Allora, non mi hai più detto niente, hai poi fatto la proposta a MJ?- domandò la zia May, mettendo a tavola dei pasticcini.
Peter abbassò lo sguardo non appena si toccò quell’argomento.- No…E’ arrabbiata con me perché dice che la trascuro e…Forse non sono pronto.-
Clary, quale donna, sapeva benissimo perché MJ si comportasse così.- Magari è gelosa, magari ha paura che qualche altra ragazza, che so, anche qualcuno che viene all’università con te, ti possa portare via da lei.- intervenne lei, cercando di fargli capire con lo sguardo che stava parlando di Gwen.
Peter si ritrovò confuso.- Io…Non ci avevo pensato.-
La sorella lo guardò assottigliando gli occhi.- Non ci avevi pensato? Non è una risposta.- commentò, questa volta riferendosi più a se ed alla situazione con MJ.- Comunque, ho una novità: sono venuto a sapere che, qualche giorno fa, White Woman ha ucciso Flint Marko.-
La zia May sgranò gli occhi.- Cosa? Ma com’è possibile?-
Clary non si aspettava questa reazione.- Beh, se lo meritava no? Ha ucciso zio Ben.-
-Ma White Woman non uccide le persone…- commentò lei, prendendole la mano.- Clary, zio Ben era tutto per noi, ma non avrebbe mai voluto che vivessimo con la vendetta nel cuore per un solo minuto. E’ come un veleno che ti soffoca…-
Le parole della zia May erano giuste, ma sembrava che a Clary, ultimamente, non importasse di cose fosse giusto o sbagliato moralmente, ma cosa lo fosse per se stessa.

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Capitolo 4
*** IV. ***


 
Dato che Harry e Clary avevano deciso di andare a vivere insieme alla villa, la ragazza stava iniziando a mettere le sue cose dentro degli scatoloni, compresi i suoi tanti vestiti.
La mattina del primo trasloco, Clary trovò tra le sue vecchie cose del liceo, un foglio dove aveva scritto una poesia per Harry e per un momento sentì un po' di nostalgia.
Alla villa, Harry l’aiutò a riempire la cabina armadio. -Finiremo tra un mese con tutti questi vestiti.- commentò egli, ridendo.
-Lo so, scusa… Beh, alla fine me li hai comprati tu.- puntualizzò Clary, facendo spazio.
-Davvero?-
-Già, anche il maglioncino che indossi, l’ho scelto io. Cioè, ti ho fatto tutto il guardaroba, in realtà.- continuò lei, nascondendo i due costumi dentro una valigetta.
Infine, Harry distrusse l’ultimo scatolone.- E questo era l’ultimo per oggi. Fame?-
-Molta.-
-Cucino io, che ti va?- le chiese, prendendole dolcemente i fianchi.
-Omelette…Formaggio e peperoni.-
Harry le diede un bacio.- Ed omelette sia.-
Si trasferirono in cucina, dove il ragazzo iniziò a sbattere le uova e Clary mise un po' di musica allo stereo.
Dopo aver tagliato i peperoni, i due si misero a ballare allegramente.
In seguito ai continui litigi riguardo Peter, era da tempo che non erano così sereni.
Prima che il burro si bruciasse, Harry riunì tutti gli ingredienti dentro la padella.- Sta a guardare.- disse poi, agitandola per girare la frittata con un sol balzo, ma la maggior parte andò a finire sul pavimento.
Clary scoppiò a ridere.- Beh, questa parte si è salvata.-
Alla fine della cena, la ragazza si ritrovò seduta al tavolo a leggere quella poesia.- Voglio lacerare con le unghie i miei occhi insonni e non vedere più il tuo volto. Voglio forare con una punta feroce le mie orecchie e non udire più la tua voce. Voglio cucire con ago e filo le mie labbra e non pronunciare più il tuo nome. Voglio pugnalare con una lama affilata il mio cuore e arrestare col suo battito il tuo ricordo. Voglio dolore dolore dolore e ancora dolore per dimenticare l’amore per te.- recitò timidamente.
-Struggente.- commentò Harry, ridacchiando.- Non so come ho fatto a non accorgermi prima di te.-
Clary si strinse nelle spalle.- Forse stavi guardando altro.- continuò lei, accarezzandogli la fronte.- Non è rimasta nemmeno una cicatrice.- osservò, sfiorandogli la ferita alla testa.
-Beh, allora stai sicura che non guarderò altro per il resto della mia vita.-
Incantata da quelle parole, la ragazza fece un leggero sorriso, ricordandosi dell’anello al bagno.- Harry…Scusa se te lo chiedo…Per caso ricordi di aver comprato qualcosa…Qualcosa di importante…Per me?-
Harry la guardò stranito.- Non mi pare, perché? C’è qualche occasione speciale?-
Clary abbassò lo sguardo, sospirando.- Sul davanzale  del bagno…Ho trovato un anello…-
L’altro spalancò gli occhi.- Oddio, avevo intenzione di chiederti di sposarmi?-
-Non lo so…-
Si vedeva che Harry era molto confuso, tanti ricordi tutti insieme e troppo velocemente.- Io…Non lo so, non me lo ricordo.-
Clary lo vide in difficoltà e gli prese il viso tra le mani.- Ehi, non preoccuparti, non fa niente.- gli sussurrò, baciandolo dolcemente.
Quel bacio divenne passionale e in un attimo Clary era a cavalcioni su di lui che gli accarezzava i ricci marroni e profumati.
Quando il sole albeggiò, Clary si alzò per andare in bagno, ma quando si specchiò, vide che addosso aveva il nuovo costume, senza che se lo fosse messo.
Cercò di toglierselo con tutte le forze, prima che Harry la vedesse, ma fu tutto inutile.
In più, continuava a fare incubi, sognando sempre la stessa donna e lo stesso bambino indifeso, con i ricci rossi e lo sguardo disperato.
Però, quella notte, aveva finalmente un indizio: aveva udito un nome, Cletus.
Dato che Harry ancora dormiva, Clary si vestì e andò nel suo ufficio, accendendo il computer.
Cletus non era un nome molto comune, perciò lo scrisse sul motore di ricerca, trovando subito un articolo di giornale che lo riguardava.
A seguito della morte di entrambi i genitori, era stato rinchiuso in un orfanotrofio contro il suo volere.
Per vendicarsi, aveva appiccato un incendio e ucciso brutalmente la direttrice.
Da anni era rinchiuso nella prigione di Ryker’s Island, nel Bronx.
Clary crebbe subito che quell’uomo non avesse commesso quelle orribili cose per conto suo, ma forse qualcuno lo aveva spinto a farlo.
Perciò, scrisse l’indirizzo, si mise addosso il cartellino della Oscorp e si diresse lì.
Superati due alti cancelli con ulteriore filo spinato, una guardia aprì la porta a Clary.
-Sono Clary Parker, della Oscorp, vorrei vedere Cletus Kasady.- gli disse, mostrando la tessera.
L’altro storse la bocca.- Ne è proprio sicura?-
-Sì…Perché?-
-Kasady è uno dei peggiori criminali psicopatici che abbiamo, le metterò una sedia e lei si siederà almeno 30 metri dal lui, va bene?- spiegò la guardia, mentre si dirigevano alla cella.
-D’accordo.-
Il poliziotto le mise una sedia davanti al prigioniero che era rinchiuso dentro una vera e propria gabbia, come fosse un animale.
-Sono qui fuori.- disse infine la guardia, chiudendo la porta.
Clary lo analizzò bene: era proprio il bambino che continuava a sognare, ormai cresciuto, ormai un uomo, con una folta chioma di capelli rossi.
-Non mi viene mai a trovare nessuno.- borbottò lui, con lo sguardo basso sui piedi.
-Ciao Cletus, mi chiamo Clary…Non preoccuparti, io non credo che tu sia pazzo.-
Kasady prese a ridere in modo inquietante.- Certo, non lo credo nemmeno io.-
-So cosa ti è successo e so che non sei stato tu ad uccidere tutte quelle persone.-
-No, lui aveva fame e continuava a chiedermi cibo, voleva mangiarli tutti, mi ossessionava.- rispose, piagnucolando d’un tratto.
Clary si avvicinò senza accorgersene per consolarlo.- Lo so, lo so…Lui chi?-
Anche se aveva le manette, Kasady tentò di asciugarsi il volto e tirò su col naso.- Lo chiamavano Carnage…II simbionte. Loro credono che io sia matto, ma non lo sono, lui era proprio qui, nella mia testa e poi puff… L’ho fatto andare via.- raccontò, ricominciando a ridere.
-Come Klatus? Come hai fatto?-
-Il rumore. Di qualsiasi genere. Sì, sì, a lui non piace il rumore, gli da fastidio, capisci?- rispose, guardandola dalla testa ai piedi e quel preciso istante, notò una macchia rossa sotto i suoi vestiti e sgranò gli occhi.- Tu ce l’hai! Ce l’hai tu! Ce l’ha lei!- iniziò improvvisamente a gridare, prima di afferrarle il colletto della camicetta attraverso la sbarre, tanto da far venire a contatto i loro visi.- Devi toglierlo, prima che sia troppo tardi! Diventa parte di te, ti mangia da dentro!- gli sussurrò, prima che la guardia intervenisse.- Lui ucciderà tutti quelli a cui vuoi bene!- continuò, mentre il poliziotto la conduceva fuori.- Corri! Corri!-
-Le avevo detto di stare a distanza!- esclamò il poliziotto.
-Sì, mi scusi…- balbettò Clary, ancora spaventata.
Per crearsi un alibi con Harry, Clary andò a comprare la colazione ad un bar, quando vide per strada correre i vigili del fuoco insieme a Spiderman.
Tutta la gente intorno iniziò ad applaudirgli, facendola irritare.
Con la rabbia nelle vene, Clary portò cappuccino e cornetti a casa.- Ehi, eccomi sono tornata, ero andata a comprare la colazione.-
Quando andò in camera da letto però, vide Harry seduto sul materasso con la maschera di White Woman in mano.
Clary non sapeva cosa dire: avrebbe dovuto di nuovo affrontare quel momento?-
Con pacatezza, Harry si alzò e sorseggiò il suo cappuccino.
Allora Clary capì, dal suo sguardo.- Ti sei ricordato tutto.-
-Sì.- rispose lui, deglutendo.- Quello stronzo ha tentato di uccidermi.-
Anche lei strinse forte il pugno, ricordandosi di quella sera.- Avevi ragione su Peter e su tutto il resto.-
Harry la guardò sorpreso.- E quindi cosa facciamo?-
Clary disse una frase che nessuno si sarebbe mai aspettato.- Gliela facciamo pagare. Come prima cosa, lo attacchiamo al cuore.-
***
Con la vendetta che li mangiava vivi, Harry e Clary organizzarono un piano per far soffrire Peter più di quanto avevano sofferto loro.
Come prima cosa, a bordo dell’aliante, Harry si appostò a casa di Mary Jane e la minacciò se non avesse fatto tutto quello che gli avrebbe ordinato.
Ovvero, lasciare Peter, una volta per tutte.
I due si videro a Central Park, dove Harry e Clary assistevano nascosti dietro dei cespugli.
Non sentirono esattamente cosa si stessero dicendo, ma la faccia delusa di Peter diceva tutto.
In seguito, si videro con lui in una tavola calda.
-Dice che si sente sola e che ha un altro…- spiegò Peter, con sguardo sconfitto.
-Mi spiace, ma sta passando un brutto momento: da cantante a Broadway a cameriera in un jazz club.- continuò Harry.
-Già, deve essere orribile.- aggiunse Clary.
Peter li guardò stranito.- Cosa?-
-L’hanno esclusa dallo spettacolo, non te l’ha detto?- continuò la sorella.
-No…L’hanno esclusa dallo spettacolo e l’ha detto a voi…E non l’ha detto a me?-
-E’ per questo che ti abbiamo fatto venire…- esordì Harry.- Sono io l’altro.-
Peter ne fu più che sorpreso e anche ferito.- Cosa? E tra voi due?!-
-Non ha mai funzionato gran che, Peter, lo hai visto tu stesso. Va bene così.- commentò Clary.
Negli occhi del fratello si cominciarono ad intravedere le prime lacrime.- N-no…Io non posso credervi…- balbettò, uscendo lentamente dal bar.
Quando fu sul marciapiede però, li sentì schiamazzare alle proprie spalle.
Si voltò e li vide stretti l’uno all’altro che se la ridevano malvagiamente.
Da allora capì che qualcosa non andava.

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Capitolo 5
*** V. ***


Come se stesse godendo del fatto che il proprio fratello stesse soffrendo, le giornate di Clary sembravano più gioiose.
Anche al lavoro andava tutto bene, dopo che Harry si era ripreso, l’azienda non poteva avere più fama.
Mentre camminava per la città, si soffermò a guardare un completino di pizzo rosso sul manichino di un negozio.
Il rosso sembrava starle bene nell’ultimo periodo e così decise di comprarlo.
Quando uscì dalla boutique, vide che della gente si stava accalcando al giornalaio sul marciapiede.
Questo perché il Daily Bugle aveva in prima pagina la foto di White Woman con il nuovo costume: esclusiva di Eddie Brock.
Clary si ricordò che la fotocamera gliela aveva rotta prima che potesse farle la foto, quindi, quella, doveva essere per forza falsa.
Di fatti, la ragazza si intrufolò nell’appartamento di Peter e tra i suoi archivi, trovò quella vera, con la tuta bianca e nera.
Senza troppi convenevoli, si avviò al palazzo del Daily Bugle, dove lo staff stava festeggiando con Eddie il suo nuovo posto di lavoro.
Il ragazzo la notò subito.- Ehi bellezza, non ti avevo mai visto qui.- commentò sorridendole, mentre si aggiustava la chioma bionda ingelatinata.- Vuoi un po' di champagne? Stiamo facendo festa.-
Clary lo ignorò completamente.- Mi chiamo Clary Parker, ti dice qualcosa?-
L’altro ridacchiò.- Oh, quindi Peter manda sua sorella a piangere al posto suo?-
La ragazza strinse i denti per la sua arroganza e gli diede una spinta verso il muro.- Sei una carogna Brock, quella foto è falsa.-
D’un tratto, Eddie iniziò a sudare freddo.- Ti prego, non farmi questo, perdonami, altrimenti non mi prenderà più nessun giornale.- le sussurrò, per non farsi sentire da altri.
-Vuoi il perdono? Prova in chiesa.-
-Che cosa sta succedendo qui?- intervenne Jameson.
Clary gli mise la vera foto dritta al petto.- La foto è falsa, controlli la sua fonte, la prossima volta.- esclamò, andandosene.
Il nuovo costume le piaceva, ma non voleva che la figura della donna in bianco venisse screditata davanti a tutti.
Quando Harry tornò a casa nel pomeriggio, Clary gli fece trovare un bel bicchiere di whisky.- Com’è andata la tua giornata?- gli domandò, presentandosi con una vestaglia di lino nera.
-Bene, stiamo alimentando la potenza dell’aliante e la tua giornata?- rispose lui, sorseggiando.
-Molto produttiva: ho eliminato qualche insetto e fatto un po' di compere.-
-Dovresti smetterla di spendere tutti i nostri soldi in vestiti.- commentò, iniziando a spogliarsi.
-Ma non ho comprato un vestito…- sussurrò lei, togliendosi lentamente la vestaglia.
Non appena Harry vide il completo bordeaux, alzò le sopracciglia.- Beh, se la metti così….-
***
Quella stessa sera, dopo cena, Clary si adagiò sulla poltrona girevole in salone e accese la tv, mentre Harry preparava dei cocktail per entrambi.
-Potrei abituarmi a questa vita.- disse Clary, spalmandosi sulla pelle della sedia.
-La nostra vita.- puntualizzò Harry, inserendo un’oliva nel bicchiere.
Clary fu sorpresa da quelle parole, non ne parlavano da quando si era nominato l’anello. -Già, ormai il trasloco è finito…-
-Conviviamo ufficialmente insieme.-
Clary, riguardo quello, era ancora un po' confusa: nonostante lei avesse ribadito che lo amasse, lui non aveva mai ricambiato.
Harry si riempì il bicchiere, quando sentì una presenza alle sue spalle, provenire dall’attico: riconobbe l’odore di Peter e sembrava anche arrabbiato.
-Vuoi qualcosa da bere?- gli chiese, con un ghigno divertito.
-Oh no, Harry.- intervenne Clary, girando la sedia verso il fratello, con aria malvagia.- Bere rovina l’immagine: vero, mister chiavi della città?- gli domandò, alzando un sopracciglio.- Com’era?-
-Stupenda, tesoro, ti mancava solo il gatto siamese da accarezzare.- rispose Harry, ridacchiando.
Peter non si stava affatto divertendo.- Che cosa hai fatto a mia sorella?- chiese all’ex migliore amico, con sguardo minaccioso.
-Niente, l’ho confortata, l’ho supportata, ho semplicemente fatto quello che non sei mai riuscito a fare tu.- continuò Harry, bevendo l’ultimo sorso.
-Lei è troppo ceca per vedere che mostro realmente sei.- aggiunse l’altro.
-No Peter, lei mi conosce molto bene, come io conosco lei…- replicò Harry, avvicinandosi a lui.- Ogni… Sua…Singola…Parte.-
Peter non avrebbe lasciato che parlasse così della sorella: d’improvviso, gli diede più pugni sul viso, fino a farlo finire con la schiena al muro.
A quel punto, Harry estrasse il vecchio pugnale con la quale aveva già tentato di ucciderlo anni prima e andò a conficcare parte della lama nel suo fianco, ma non abbastanza, appena la punta.
Peter gli afferrò il polso e con forza glielo tolse dalla mano, per poi spingerlo contro delle mensole di vetro che andarono in mille pezzi e gli fecero un taglio sul labbro.
Prima che potesse colpirlo di nuovo, Clary si mise tra i due, fermandogli le mani.- Non ti permetterò di farlo di nuovo!- esclamò, prima di dargli una botta sulla fronte con la propria, tanto da stordirlo e così potergli dare un calcio sullo stomaco.
Peter andrò dritto a rompere lo specchio a muro, ritrovandosi nel covo di Goblin.
-Clary, non voglio farti del male, ma se deve succedere per farti ragionare, allora lo farò!- esclamò Peter, tentando di rialzarsi.
La sorella roteò gli occhi ridacchiando.- Uuh, che paura!-
Di conseguenza, Peter le diede un calcio sul viso che le fece sanguinare il naso e cadere a terra.
Allora Harry si intromise, ma era debole, perciò per Peter fu facile prenderlo per la camicia e sbatterlo contro le mensole dove c’erano i marchingegni delle bombe.
-Vuoi uccidermi come hai ucciso mio padre?- borbottò egli.
-Non provo più a convincerti…-
-Tu me lo hai portato via…Lui mi amava.-
-No…Lui ti disprezzava, tu lo mettevi in imbarazzo.-
-Non ascoltarlo, Harry!- esclamò Clary, senza riuscire ad alzarsi.
Quando Peter gli voltò le spalle, Harry afferrò una delle bombe e gliela lanciò contro.
Ma come aveva fatto precedentemente, quella fatidica sera, l’afferrò con una ragnatela e gliela rimandò indietro.
-No!- urlò la ragazza, ma ormai era troppo tardi: la bomba esplose vicino ad Harry, sfregiandolo forse per tutta la vita.

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Capitolo 6
*** VI. ***


Quando Clary uscì dall’ospedale dove Harry era stato ricoverato per ustioni di secondo grado, scoppiò a piovere.
Con il sottofondo dei tuoni, Clary iniziò a pensare che le cose forse le erano sfuggite di mano.
All’interno del cappotto aveva ancora il ciondolo con la foto della figlia di Marko.
Dentro di se, la ragazza si pentì di quello che gli aveva fatto: sì, aveva eliminato un criminale, ma aveva tolto suo padre ad una bambina.
Ma a quel punto, Clary capì cosa l’avesse spinta a fare tutto quelle cose orribili: il costume.
Doveva capire come toglierselo.
Improvvisamente, attraversando la strada vicino alla Trinity Church, le campane della chiesa suonarono e quel fastidioso suono le entrò nella testa, facendola quasi investire.
Allora si ricordò di quello che gli aveva detto Casady: il rumore a Carnage non piaceva, ecco perché si sentiva così.
Era la sua occasione.
Si tolse i vestiti e si arrampicò sull’edificio, salendo le scale dove si trovava la grande campana.
Prese un per respiro e gli diede una spinta, consentendo al pendolo all’interno di toccare la campana e quindi fare rumore.
Kletus aveva ragione: come infastidito, il costume rosso si staccò dal suo corpo, ritornando ad essere una sostanza melmosa che strisciò via.
Con tutta la forza che aveva, Clary lo strappò letteralmente da se.
Ma lei non sapeva che esso si era attaccato a qualcun altro che la vendetta la conosceva bene.
Questa volta, però, verso di lei.
***
Qualche giorno dopo, Clary ed Harry tornarono a casa.
L’esplosione gli aveva causano numerose cicatrici lungo la parte destra del corpo che, fortunatamente, non avevano colpito l’occhio o altre parti vitali.
Clary lo aiutò a sedersi sulla poltrona.- Tutto bene? Ti porto qualcosa?-
-Sì, Clary, sto bene, non devi farmi da babysitter.- commentò lui, accendendo la tv.
Tutti i canali davano la scioccante notizia che in città, su un edificio in costruzione, una donna era stata presa in ostaggio dentro un taxi, postato a metri e metri di altezza su un’enorme ragnatela.
Quando la telecamera usò lo zoom, non solo i due capirono che la donna era Mary Jane, ma c’era anche un messaggio: Fratellini fermateci se ci riuscite.
Poi, alcune immagini degli aggressori: sembrava che Flint Marko fosse sopravvissuto ed era tornato più forte e più grande di prima, sottoforma di un enorme mostro di sabbia.
Infine, un orribile creatura invase le vie di New York: aveva l’aspetto di Carnage, ma il suo sguardo era più malvagio e i suoi denti erano appuntiti.
In quel momento Clary capì che allora il mostro si era attaccato a qualcun altro. -Oh mio Dio.- balbettò, spegnendo velocemente la tv.
-Quello non era il tuo costume?- chiese Harry.
A quel punto, entrambi videro Peter sulla soglia dell’attico, con sguardo dispiaciuto.- Clary…Ho bisogno di te…Con due non ce la faccio.-
Nel profondo, la ragazza era ancora ferita.- Non meriti il mio aiuto.- gli rispose, quando Peter notò le ferite di Harry.
-Mi dispiace, Clary. Sei mia sorella, ti voglio bene…Ma si tratta di MJ…Sai quanto me cosa vuol dire.- aggiunse Peter, ma dalla sorella, nessun cenno. Allora abbassò lo sguardo e dopo essersi messo la maschera, saltò via.
Da quando aveva ritrovato il ciondolo, Clary se lo era messo al collo ed ora che sapeva che Flint era vivo forse avrebbe potuto rimediare.
Harry si alzò lentamente dalla poltrona e andò ad abbracciarla da dietro.- Ci stai pensando?-
-Non lo so...- rispose, guardandolo negli occhi.- Guarda cosa ti ha fatto.-
-Clary, siamo stati noi a cominciare.- commentò Harry. -E me ne pento.- aggiunse, prendendole il viso tra le mani.- Ma ti assicuro che d’ora in poi ti seguirò qualsiasi cosa tu voglia fare. Ti amo, Clary…-
La ragazza sorrise con le lacrime agli occhi.- Non me lo avevi mai detto…-
-Lo so e sono stato uno stupido, prometto di ripetertelo ogni giorno della mia vita.- le sussurrò, prima di baciarla dolcemente.
Quelle parole la confortarono un po': si toccò ancora il ciondolo al collo, posando lo sguardo fuori, ancora indecisa.
***
Peter volò sul posto da solo, con la gente di New York che gli applaudiva.
Mary Jane era bloccata su un taxi, con un enorme camion della spazzatura che la stava per schiacciare, poiché le ragnatele di Carnage avrebbero presto ceduto.
Però né il mostro né Flint gli consentirono di avvicinarsi a lei.
Carnage lo spinse contro un’impalcatura e con una ragnatela sul collo lo tenne fermo, mentre Marko, con il suo grande pugno di sabbia, prese a colpirlo più volte.
I cittadini stavano assistendo alla tortura di Spiderman e forse alla sua fine.
Improvvisamente, quando tutto sembrava perduto, una bomba esplose sul collo del gigante di sabbia, facendogli esplodere metà della testa.
Ecco arrivare dal cielo un aliante con due persone a bordo: una di loro, vestita di bianco e nero, saltò in picchiata verso Carnage e lo stordì momentaneamente.
Peter riprese pian piano conoscenza dai brutti colpi ed Harry, sull’aliante, lo aiutò ad alzarsi.
-Siete arrivati.- commentò Peter, intravedendo Clary accanto a se.
-Appena in tempo, direi.- aggiunse Harry.
-Qualche minuto fa non sarebbe stato male.- continuò Peter, con la maschera distrutta.
Clary si tolse la sua per guardarlo negli occhi e sorridergli.- Ti devi accontentare.-
A quel punto, da sopra le loro teste, si udì un grido: il taxi era precipitato ed MJ era stata costretta a saltare sulle ragnatele, aggrappandosi ad esse.
Nel frattempo, Carnage e Flint circondarono Peter ed Harry.
-Ci penso io!- esclamò Clary, lanciando una ragnatela per arrampicarsi fin da lei.
Anche il camion della spazzatura, dato il suo peso, stava per cedere, ma prima che schiacciasse Mary Jane, Clary lo bloccò, reggendolo sulle spalle.
-Dobbiamo smetterla di incontrarci così.- le disse Clary, sorridendo sarcasticamente. -Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto.-
-Lo so, ma capisco perché lo hai fatto…- rispose MJ. -Grazie.-
Con forza, Clary rovesciò via il camion, per poi afferrare Mary Jane e portandola al sicuro nell’edificio, mentre la gente applaudì nel vedere, probabilmente per la prima volta, una donna salvare una donna.
D’un tratto, Clary sentì una risata maligna alle proprie spalle: Carnage le legò i polsi velocemente con un paio di ragnatele, tenendola ferma.
-Mai ferire ciò che non puoi uccidere.- disse egli e quando gli si aprì la maschera, Clary vide di chi si trattava.
-Oddio, Eddie. Devi toglierti subito il costume.- gli disse lei.
Eddie afferrò un pezzo di ferro appuntito, puntandoglielo alla gola.- Ti sei dimenticata di quello che mi hai fatto?-
-No, Eddie e mi dispiace. Voglio aiutarti, stavolta. So come ci si sente con quel coso addosso: ti senti potente, quasi un Dio. Ma ti divorerà da dentro, Eddie.- gli spiegò Clary, cercando di liberarsi.
-Adoro fare del male…Mi fa sentire felice. E adesso, farò come tu hai fatto a me, mi prenderò tutto ciò che ami.- continuò l’altro, con un ghigno malvagio.
Clary strinse i denti.- Tu non toccherai Harry con un solo dito!-
L’altro ridacchiò.- E chi ti dice che io mi riferisco a lui?!-
Prima che Carnage potesse davvero ucciderla, Harry estrasse le lame dell’aliante, le stesse che avevano ucciso suo padre e colpì Eddie alla testa, facendolo volare via.
La ragazza scosse la testa, spaventata.- No, Harry, vai via di qui!-
A quel punto, Eddie saltò addosso ad Harry, lanciando il suo corpo contro una scatola di legno piena di tubi.
Quando essa si ruppe, i tubi caddero a terra, facendo un rumore fastidioso che fece andare Carnage fuori di testa.
Allora Clary si ricordò l’episodio della chiesa: il rumore era l’unico modo per fermarlo.
Ma mentre ci stava pensando, la creatura afferrò l’aliante, pronto a trafiggerla.
In quel momento però, Peter si mise tra i due, venendo colpito al posto suo e scaraventato al piano di sotto.
-No, Peter!- gridò lei, piangendo.
Eddie lo scaraventò via, ma Clary, ormai furiosa, riuscì a liberarsi dalle ragnatele e gli diede un forte pugno.
Mentre lui era a terra, cercando di riprendersi, Clary afferrò quei tubi e lo circondò, colpendo i tubi fra di loro, tanto da fare un rumore assordante.
Infatti, il viscido mostro si stava separando dal suo ospite.
Per salvare Eddie, Clary appiccicò una ragnatela alla sua schiena e lo tirò via.
In quel momento, Carnage prese vita propria.
-Clary!- la chiamò Harry, lanciandole una bomba dall’aliante.
La ragazza l’attivò e la lanciò contro il mostro, ma Eddie non aveva intenzione di separarsene.
-Eddie no!-
Alla fine, il ragazzo esplose con la creatura.
Vedendo che il suo compagno era stato ucciso, Flint si arrese e tornò ad essere umano.
Clary corse da Harry e lo aiutò ad alzarsi.- Tutto bene?-
-Sì...E’ finita?-
Prima di potergli rispondere, Flint si presentò davanti a loro, con gli occhi lucidi, come se fosse dispiaciuto di qualcosa.- Sono qui…Fa quello che devi fare.-
Clary aveva fatto male a fin troppe persone.- Non ho intenzione di ucciderti…-
L’altro alzò lo sguardo, avendo il coraggio di guardarla.- Non avevo scelta…Mia figlia moriva e io avevo bisogno di soldi. Dissi a tuo zio che volevo solo la macchina e lui mi disse: Perché non posi la pistola e te ne torni a casa? Capisco solo ora che cercava di aiutarmi.-
Immaginandosi l’accaduto, una lacrima rigò il volto della ragazza.
-Non ti chiedo di perdonarmi, vorrei solo che tu capissi.- aggiunse poi.
Clary si tolse il ciondolo e glielo porse.- Anche io ho fatto delle cose orribili…Perciò, mi assicurerò che tua figlia abbia tutte le cure necessarie…E ti perdono.-
Marko strinse la catenina sul suo cuore e dopo averle sorriso appena, si trasformò in sabbia e andò via.
Successivamente, Harry e Clary corsero al piano di sotto, dove MJ teneva stretta la mano di Peter, ferito probabilmente a morte.
-Ehi, come andiamo?- gli domandò lei, accucciandosi su di lui.
-Mai lamentarsi.- rispose lui, sorridendo.
Nel vederlo così, la sorella scoppiò a piangere.- Peter, mi dispiace così tanto.-
-Non fa niente Clary, tu sei mia sorella e ti voglio bene.- mugugnò lui, mettendosi due dita sulla propria fronte e poi sulla sua.- Da fratello a sorella.- continuò, tossendo appena.
-Vedrai che ce la fai.-
Peter scosse la testa.- Clary, New York ha bisogno di te…Ti prego, promettimi che te ne prederai cura.-
Clary annuì con decisione, mentre il viso le si bagnava.- Te lo prometto.-
Harry la strinse forte quando Peter emanò il suo ultimo respiro.
Klatus aveva detto a Clary che Carnage avrebbe distrutto tutti quelli che amava e in parte, aveva ragione.
Non sempre il male si riesce a fermare.
Questo ci rende fragili, vulnerabili e umani.

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Capitolo 7
*** Epilogo. ***


Peter venne seppellito accanto allo zio Ben, il giorno dopo.
Clary, Harry, MJ e zia May erano presenti al funerale e lasciarono una corona di fiori sulla sua tomba.
Mentre mettevano giù la bara, Clary si avvicinò ad MJ e le porse l’anello di fidanzamento della zia.- Aveva intenzione di chiederti di sposarlo.- le disse nel frattempo che lei indossasse il gioiello al dito.- Tu eri molto importante per lui, viveva per te e io mi assicurerò che questa cosa continui per sempre.-
La ragazza le sorrise e l’abbracciò.- Grazie Clary.-
Successivamente, Clary tirò il primo cumolo di terra che ricoprì la bara bianca, asciugandosi poi una lacrima.
-Non ti preoccupare, lui sarà sempre con te.- aggiunse zia May, stringendole la mano.
Clary rimase a lungo davanti alla lapide, ripensando alle ultime parole del fratello.
E proprio lì, prese una decisione.
Harry l’affiancò e dolcemente le baciò la nuca.- Sai che io sono con te, qualsiasi cosa sceglierai di fare.- le mormorò.
Clary annuì con sguardo determinato.- Oggi, per il mondo, muore solo Peter Parker.-
***
Qualche giorno dopo.
 
Alla famiglia della piccola Peggy Marko era stato detto che un ricco benefattore le aveva pagato tutte le cure necessarie a curare il suo cancro ai polmoni.
Mary Jane aveva lasciato il lavoro come cameriera e lavorava alla Oscorp come addetta al pubblico.
Quel giorno, a fine pomeriggio, Harry entrò nella limousine per tornare a casa, ma poi notò che il maggiordomo stava prendendo una strada diversa.
-Bernard, dove stiamo andando?- gli domandò confuso.
-Mi spiace, signor Osborn, comandi dai piani alti.- ridacchiò Bernard, fermandosi poi su una collinetta.
Senza capire, Harry uscì dalla macchina e quando raggiunse il picco della collina, notò che da lì si vedeva l’imponente ponte di Brooklyn.
Insieme ad esso, una scritta fatta con le ragnatele: Vuoi sposarmi?
Harry si mise una mano nei capelli, meravigliato.
-Sarebbe stato noioso se l’uomo lo avesse chiesto alla donna, non credi?- intervenne Clary, alle sue spalle.
Harry le sorrise, andandole in contro.- Perché c’è qualcosa di normale nella nostra vita?-
Clary arricciò il naso e si strinse a lui.- Dovresti dire qualcosa.-
-Assolutamente sì.- rispose lui, baciandola dolcemente.
-Ti amo, per tutta la vita.- gli sussurrò Clary, poggiando la fronte sulla sua.
A quel punto, entrambi udirono continue sirene della polizia nelle vicinanze.
-Falli secchi, tigre.- le disse Harry, lasciando che corresse via.
Clary si nascose dietro un vicolo e si tolse i vestiti, indossando la nuova tuta che aveva cucito.
Si arrampicò su un palazzo a specchio e guardando il proprio riflesso, fu più che fiera.
Il suo nuovo costume era rosso e blu, identico a quello di Peter, adattato a se.
Zia May aveva ragione, suo fratello sarebbe sempre stato con lei.
Finalmente Clary aveva capito perché la gente di New York amasse più Spiderman di lei, perché ormai egli era diventato un’icona, un simbolo, un segno di speranza e non poteva deluderli.
Fin che avrò vita, fin che non esalerò l’ultimo respiro, rischierò la vita per questa città e per le persone alla quale voglio bene.
E loro sapranno ripagarmi.
Come lo so?
Perché io sono Spiderman.
 
FINE.

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