The Man in the Iron Mask (Rivisitata)

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII. ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX. ***
Capitolo 10: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. ***


Quanto sto per narrarvi in parte è leggenda, ma una cosa almeno è realtà. Quando i cittadini francesi insorti distrussero la Bastiglia, scoprirono nei suoi archivi questa misteriosa iscrizione: "Prigioniero numero 64389000 - l'uomo dalla maschera di ferro".
 
Non sono mai stata al di là della Francia.
In realtà, nemmeno al di là della corte.
Il castello di Vaux-le- Vicomte ergeva su un enorme prato.
Più o meno nel 1656, l’ultimo re di Francia fece togliere quasi tutta l’erba, tranne per il boschetto che circondava il palazzo: fece costruire fontane con statue al centro e sul terreno distribuire ciottoli dove costantemente i tacchi delle nobildonne si incastravano.
A me non è mai successo: le donne di corte potevano essere così goffe, nei loro ampi vestiti, cercando di far buona impressione sul sovrano.
Pochi anni dopo, egli morì, lasciando suo figlio Luigi in carica.
E qui inizia la storia.
E’ il 1662 e Luigi governa da un po' la Francia.
Si vocifera che sia il peggior re che la nazione abbia mai visto: il suo popolo muore di fame e ci sono continui attacchi da parte dei Gesuiti, per cercare di sottrargli il trono.
Non li biasimo di certo: se accettassero le donne a combattere, io mi ci fionderei.
Peccato che Luigi abbia i miglior soldati che siano mai esistiti: i Moschettieri.
In particolare, quattro di loro, hanno fatto la storia.
Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan.
Uno per tutti e tutti per uno.
Ma mi riferisco a molti anni orsono.
Negli ultimi tempi, Athos, Porthos e Aramis servono a stento la corona, come se gli anni di gloria fossero un tempo lontano.
Athos vive vicino alla corte con il figlio Raoul, divenuto anche lui moschettiere.
Porthos si è dato alla bella vita, alcool e bordelli tutti i giorni.
Aramis, invece, dopo la morte della sua adorabile moglie, ha deciso di ritrarsi in preghiera e divenire un prete.
D’Artagnan è rimasto fedele a Luigi e comanda l’esercito dei moschettieri.
Li invidio: loro, liberi, io, prigioniera tra le mura di quel castello.
Sono due anni che Luigi mi ha presa come dama di compagnia.
E per dama di compagnia, mi riferisco ad una donna di bellaspetto, che il re mostra al popolo e con cui, ogni tanto, a suo piacimento, soddisfa i suoi desideri.
Non mi ricordo più neanche il perché ho accettato di diventar tale.
So solo che l’affresco sul soffitto della camera da letto di Luigi me lo ricordo quasi a memoria: il castello ne è pieno, senza parlare dei passaggi segreti, dei mobili sfarzosi o dei quadri.
In camera di Luigi c’è un quado circolare, con tre soggetti, disegnati tra le nuvole.
C’è un bel ragazzo, avvolto da una tunica bianca.
I ricci marroni e splendenti.
Dietro di lui, che lo afferra con energia, un diavolo dalla pelle rossa, che tiene in mano l’ascia della morte.
In piccolo, sulla punta della nuvola, un angelo bambino che li osserva: non ho mai capito se il suo sguardo fosse di pena o semplicemente stesse ridendo dell’accaduto con aria malvagia.
Nei miei sogni, io sono il diavolo e Luigi è il giovane ragazzo alla quale desidero pugnalare il cuore, dopo avergli strappato quei bei capelli lunghi e biondi che sono soliti della sua discendenza.
Li spazzola molto più di quanto io faccia con i miei.
Il suo corpo è sempre profumato, le labbra rosee e gli occhi azzurri lucenti.
-Lavanda spica…La mia preferita.- mi sussurra, passandomi il naso lungo tutto il collo.
Mi fa venire i brividi il modo in cui mi tocca.
Quella notte è stato piuttosto calmo, dolce, suadente.
Non succede quasi mai.
Lui, impegnato a mordermi il seno e io impegnata a fulminare con lo sguardo quel bambino angelo.
-Ti ho preso una cosa per la festa di oggi.- mi dice e si alza, mettendosi la sua vestaglia di lino rosso.
Apre la sua cabina armadio, larga quanto il bagno ed estrae un vestito color oro brillante, con le pieghe rosso spento.
E’ solito per lui farmi dei regali: gioielli, vestiti, scarpe, foulard.
Ma probabilmente solo per mostrarmi poi alla corte.
-Che ne dici?- mi chiede, con un sorriso dolce, come se gli stesse piacendo davvero regalarmelo.
Ricambio il sorriso per cortesia.- E’ bellissimo.-
-Dai, mettilo.-
Mi sollevo ancora nuda: indosso la sottoveste e poi il vestito, carpendo quanto sia stretto il corpetto.
Ci sono abituata, tuttavia.
O almeno, i miei polmoni si sono abituati ad usare metà della metà del loro fiato.
Mi fa sedere alla sua scrivania, davanti allo specchio e mi pettina i capelli, quasi fossi la sua bambola.
Infine, poggia la sua guancia alla mia, guardandoci entrambi nel riflesso.- Perfetto.-
Vengo mandata poi nelle mie stanze, per lasciare che lui si prepari.
Tutto ciò ha iniziato a diventare stressante, soffoco ogni volta che entro nella sua camera, non so per quanto durerò ancora.
Non mi lascia andare, nonostante abbia altre dozzine di amanti sparse per tutta la Francia.
Prendo un cuscino e per sfogarmi ci urlo contro.
***
Osservo come nel giardino, le tavole vengono abbellite con fiori e vassoi pieni di cibo, fuori nel prato.
Il popolo muore di fame e noi continuiamo a mangiare fin che non scoppieremo.
Sento poi delle vocine acute correre nel gran salone: i consiglieri di Luigi sono arrivati.
Si tratta di due omuncoli con lunghe parrucche bianca e marrone, talmente tanti capelli che dubito che riescano anche solo a pensare.
Mentre Luigi indossa la sua giacca d’orata e un pittore gli fa un ritratto, i consiglieri gli dicono l’ordine del giorno.
-Mio signore, il popolo sta morendo di fame.- gli dice, il numero 1, quello con la parrucca marrone.
-Non sono rimaste delle scorte dell’esercito?- domanda Luigi, guardandosi allo specchio.
-Maestà, quel cibo sta marcendo, per questo l’esercito non lo mangia.- replica il numero 2, quello con la parrucca bianca.
-Allora dovete sbrigarvi.-
Io non ho potere in questo.
Luigi non mi ascolta e perché dovrebbe?
Vedo oltre le tende che gli invitati stanno arrivando, tra cui Raoul, il figlio di Athos e la sua fidanzata Christine.
E’ una delle più belle donne di corte, a mio parere.
Strano che Luigi ancora non se ne sia impossessato.
Prima che la festa inizi, Aramis varca le porte dell’atrio, con un abito nero e al collo la catenina con il crocifisso.
-Vostra maestà, mi avete fatto chiamare?- chiede l’uomo, sistemandosi la lunga chioma che dal biondo cenere, si sta trasformando in grigio scuro.
Luigi lo prende da una parte e non riesco a sentire cosa si dicono, ma vedo che Aramis sembra piuttosto sconvolto, come se gli avesse chiesto di uccidere un parente caro in onore della corona.
Alla fine della conversazione, si lasciano con un cenno della testa.
E’ ora dello spettacolo.
Le fontane vengono attivate e Luigi mi prende la mano, rigorosamente coperta da dei guanti bianchi, mentre scendiamo la scalinata che dà sui ciottoli.
Puntualmente, una donna alle mie spalle inciampa e io sorrido sotto i baffi.
-Chi è quella?- domanda Luigi ad un uomo alla sua destra.
-Quello è Raoul, il figlio di Athos.- risponde lui.
-I vostri gusti potrebbero andare verso i soldati, ma io mi riferivo alla ragazza che lo accompagna.-
-Oh, si chiama Christine.-
Il mio pensiero di stamane si avvera: Luigi ha notato Christine ed ora in poi farà qualsiasi cosa pur di rubarla a Raoul.
Io è meglio che mi faccia da parte.

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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


 
Ci avviciniamo al cibo e Luigi mi porge un grappolo d’uva.- Forza, mangia.-
Ogni volta che i miei occhi si posano su qualcosa da mangiare, penso ai bambini che non hanno nemmeno un pezzo di pane e mi passa la fame.
Luigi lo sa e mi guarda male.- Che stai aspettando?-
Lo poso.- Non ho fame.-
Si irrigidisce tutto e strappa un grappolo, per poi afferrarmi la bocca e spingercelo dentro.- Ho detto mangia!- esclama, digrignando i denti.
Sono costretta a mandarlo giù a fatica, anche se tossisco.
Luigi viene chiamato da D’Artagnan e si allontana.
Successivamente, Aramis appare dal nulla e riempie un calice d’acqua.- Tenete.-
Lo prende e bevo tutto, liberandomi finalmente la gola.
-Grazie.- gli dico, riprendendo fiato.- Siete ancora qui?-
-Sì, volevo darvi questo.- Si toglie la collana e me la mette in mano, con un sorriso rassicurante.- Serve più a voi che a me.-
Probabilmente ha ragione: solo Dio può salvarmi dalla situazione in cui sono, anche se le mie preghiere sono inutili.
La chiesetta dietro al castello sa che ogni tanto vado a fargli visita.
La maggior parte delle volte ci trovo anche la regina Anna.
Prega spesso, non so per chi.
La cosa curiosa, è che sulle banchine, ogni volta, la regina ci trova una rosa rossa.
Prima mi porto il crocifisso al cuore e poi lo indosso: in un certo senso, mi fa sentire più al sicuro.
D’Artagnan è preoccupato per i Gesuiti che continuano ad insorgere per la città.
Pensa che sia stato un gesto sconsiderato quello di Luigi di organizzare una caccia al maiale.
Un barbaro gioco in cui un povero maialino corre per i giardini, con legato al collo un banale gioiello che qualcuno dovrà acchiappare per accaparrarselo.
Raoul corre via insieme agli altri, lasciando Christine da sola.
Quanto vorrei che lei prendesse il mio posto.
D’Artagnan si accorge del mio macabro aspetto e mi viene incontro.- Dovreste mangiare qualcosa.-
Scuoto appena la testa.- Non riesco, D’Artagnan.-
Mi porge il suo braccio.- Facciamo una passeggiata?-
Sono rari i momenti in cui qualcun altro della corte, che non sia Luigi, mi dà attenzioni.
Nessuno, invece, nota la mia sofferenza.
-Probabilmente vi starete chiedendo perché il re non vi ancora cacciato dalla corte.- mi dice lui, mentre ammiriamo le fontane.
-Non so se mi faccia piacere essere la sua favorita.- commento, guardandolo negli occhi: nei suoi, azzurro chiaro, vedo qualcosa di familiare, ma non so cosa.
E in quel momento, incrociandoli, mi ricordo il perché ho accettato di essere la sua dama di corte.
Io e Luigi siamo cresciuti insieme.
E più passavano gli anni, più io mi innamoravo di lui.
Ma lontani sono i giorni in cui mi ricordo di aver mai provato qualcosa che fosse vicino ad essere amore per Luigi.
Ora provo solo disprezzo e odio.
No, non è vero.
Nel profondo del mio cuore lo amo ancora.
Ho sentimenti contrastanti.
-So quanto voi cosa avete sentito per Luigi, in passato. Vi ho visto crescere e correre in questi stessi giardini. Dovete avere pazienza con lui…Tutt’ora, io ho la speranza che possa divenire un grande re, un giorno.- continua D’Artagnan, mentre arriviamo alla cappella.
Proprio lì, dietro una piccola fontana, Christine e Luigi stanno parlando.
Improvvisamente però, sia io che D’Artagnan vediamo uno strano uomo dietro l’angolo: è malconcio e stretto tra le mani ha un pugnale affilato.
A quel punto, capiamo che ha intenzione di colpire il re alle spalle.
Il moschettiere estrae la sua spada e gliela tira contro, come una freccetta, colpendolo al petto.
Luigi sobbalza e l’uomo cade a terra.
D’Artagnan si avvicina per vedere se Luigi stia bene e anche io.
-Gesuiti.- borbotta Luigi, prendendo il suo stesso pugnale e piantandolo dritto nel suo cuore, dandogli il colpo di grazia.
A quel punto capisco che D’Artagnan aveva ragione ad essere preoccupato.
***
Nel cuore della notte, tra le lenzuola, mi rendo davvero conto di come sia la situazione.
La gente sta arrivando perfino al punto di voler uccidere Luigi per il cibo.
Capisco che è ora di fare qualcosa.
Di fare la mia parte.
Dio mi proteggerà, ne sono sicura.
Nella mia camera, c’è un passaggio segreto, dietro un quadro, che conduce alle cucine.
Dietro l’armadio, quello che Luigi usa per venire dalle sue camere nella mia.
Infine, posteriormente ad un affresco, un passaggio che arriva alla sala da pranzo del re.
Uso quello per la cucina: prendo un cestino e ci metto tre pagnotte di pane, silenziosamente, anche se la servitù non c’è.
Lo copro con telo e uso uno dei miei mantelli per uscire dal castello indisturbata, nell’oscurità.
Attraverso il villaggio e vedo per strada una famiglia composta da una mamma e due gemelli: sembrano non avere casa e sono magri quanto un chiodo.
Prendo un po' di pane e glielo porgo.
Non basta per l’intera città, ma almeno so di aver aiutato qualcuno.
Quando si fa l’alba però, i cittadini sono sempre più arrabbiati: non solo perché non hanno da mangiare, ma perché gli è stato distribuito cibo marcio.
Seguo la calca di persone che corre furiosa verso il castello, ma i moschettieri, fermi, non gli permettono di avanzare.
A quel punto, ecco uscire D’Artagnan, ascoltando le loro lamentele.
Mi copro il volto con il cappuccio, per non farmi riconoscere.
Ad un tratto, un contadino gli tira contro un pomodoro.
Ma prima che lo colpisca, il moschettiere estrae la spada ed esso va a conficcarsi nella lama.
D’Artagnan lo assaggia e poi lo sputa.- Avete ragione, è marcio.- urla verso il popolo.- Parlerò io stesso con il re.-
Prima che chiudano i cancelli, mi intrufolo e torno a corte, mischiandomi tra i moschettieri.
Se Luigi mi avesse scoperto, mi avrebbe fatto ghigliottinare, come minimo.
Ma voglio appellarmi al mio coraggio.
Semmai ce ne sia rimasto un po'.

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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***


Luigi mi chiede di vederci nella sala da pranzo, così uso il passaggio segreto.
Mi viene da ridere se penso che i moschettieri non si siano accorti che sono uscita e poi rientrata.
Che razza di soldati sono?
Quando mio padre è entrato a far parte del loro gruppo, ero ancora molto piccola: lui ha servito il padre di Luigi, quando i tempi erano migliori.
All’epoca vivevamo in una fattoria, ma io vedevo costantemente Luigi, giocavo assieme a lui.
Ogni tanto, nei miei sogni, rivedo quei momenti e mi chiedo cosa sia successo.
Luigi era tanto buono ed ora è un tiranno.
Come ho fatto ad innamorarmi di lui?
Dalla servitù ho sentito che ha mandato Raoul al fronte, proprio davanti ai cannoni e io so perché.
Non vede l’ora che lui perda la vita in guerra, così può rubargli Christine.
Conosco Luigi a tal punto che so che potrebbe fare una cosa del genere.
Nel mio caso, pagò mio padre con una somma altissima per avermi, come fossi una capra da barattare.
O avrebbe accettato o sarebbe stato ucciso per insubordinazione.
Mentre attraverso i corridoi, sento D’Artagnan e Luigi parlare.
Probabilmente il moschettiere è andato a riferirgli dei problemi del popolo.
Luigi fa una voce sorpresa, come se si fosse dimenticato che è stato lui ad ordinare di distribuire cibo marcio.
Fa il vago.
Poi, l’argomento si sposta su Christine e sulle tante amanti che ha.
-Ne avete mai amata qualcuna?- domanda il moschettiere.
-Voi non accettate la mia vita amorosa, giusto? Non vi preoccupate. Ho avuto numerose avventure e ne ho amate davvero poche, se quello si può chiamare amore.- spiega Luigi.
-E per quanto riguarda Maria?-
Non riesco a vedere lo sguardo che fa il re da dietro il muro, ma vorrei tanto scrutarlo.
-Io amo Maria e sono sicuro che anche lei mi amerà.- afferma, questa volta con voce più seria.
Oh Luigi, quanto ti sbagli.
-Beh, ma non potete costringerla ad essere la vostra Regina.- commenta D’Artagnan: credo che lui sia l’unico uomo ragionevole della corte.
Sento Luigi alzarsi dalla sedia, percepisco che è teso.- Sì, invece. Perché io sono il re. Perché io posso.-
Purtroppo, ha ragione.
***
Sono passati svariati giorni da quando Raoul è stato mandato al fronte e come temevo, è stato ucciso.
Athos e Christine ne saranno distrutti.
Ogni mattina, prima di pranzo, nella tenuta dei moschettieri, i soldati si allenano con la spada e qualche volta vado a vedere.
Vorrei imparare, anche se so che esiste qualcosa che ferisce molto di più della spada.
L’umiliazione, probabilmente.
Quella che sono costretta a subire in continuazione.
Tipo quella volta che Luigi mi ha costretta a stare nuda davanti alla finestra per avergli morso un labbro e fatto sanguinare.
Ci sono molti uomini valorosi, più di Luigi, tra di loro.
D’Artagnan mi saluta con un cenno della mano, quando ecco arrivare Athos.
Il suo sguardo è spezzato, i suoi capelli biondi sono diventati scuri dalla sporcizia e cammina a malapena.
Chissà com’è perdere un figlio.
Tuttavia, la stretta alla spada è forte e improvvisamente tenta di attaccare D’Artagnan.
Difendendo il loro capo, gli altri moschettieri gli vanno addosso, cercando di fermarlo.
La sua è solo disperazione e vuole vendicarsi.
Lo capisco.
Qualche volta, in passato, ho guardato Luigi dormire profondamente, mentre tenevo in mano un pezzo di vetro talmente appuntito che avrebbe potuto trapassargli l’occhio.
Ma ho esitato.
Non posso uccidere un re.
-Tu sei un traditore.- esclama Athos, prima di andare via: non gli interessa di aver quasi ucciso due soldati.
D’Artagnan lo lascia andare via.
***
Quella sera stessa, sono a tavola con Luigi, ma c’è una terza persona che ingombra il tavolo.
Christine.
Raoul è morto da appena un giorno e lui già la invita a corte.
La poverina è spaesata, non sa che ci fa qui.
Vorrei avvertirla di quello che le sta per capitare, ma da un lato voglio che lei diventi la nuova me.
Mi somiglia, in effetti.
Ha anche lei dei lunghi capelli biondi e la pelle pallida, però la nostra corporatura è diversa.
Io sono magra e lei è leggermente in carne.
-Maestà, quando mi avete convocato dopo la morte di Raoul, io ho accettato solo per chiedervi aiuto.- esordisce, con fare lagnoso.- Non abbiamo di che mangiare e…-
-Vostra madre ha un brutto male ai polmoni e vostra sorella ha gli stessi sintomi.- continua Luigi, come se avesse studiato attentamente già la sua situazione.- Mia cara Christine, io voglio aiutarvi. Manderò i migliori dottori e la vostra famiglia potrà riprendersi nella mia tenuta di campagna.-
Ha fatto lo stesso con mia madre, quando era malata, anche se è morta lo stesso, in quella stessa tenuta di campagna.
Ho sempre creduto che non ci abbia nemmeno provato a farla guarire.
Perché la morte di una persona cara ti rende debole ed era quello che voleva lui.
Christine è ancora confusa e non sa cosa dire.
Luigi si alza e le mette una mano sulla spalla.- Avete perso una persona importante per voi ed è come se la terra sotto i piedi vi stia tremando. Ceniamo insieme e poi cercheremo di calmarla, che ne dite?-
Davanti a me c’è un piccione intero arrosto, con un po' di patate.
Il mio pensiero non fa che rivolgersi al popolo: spero davvero che D’Artagnan abbia fatto qualcosa.
Luigi mi guarda male, vuole che mangi.
Io non voglio che mi ficchi il piccione giù per la gola, quindi ne metto un pezzo in bocca.
Mia cara Christine, benvenuta all’inferno.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***


Luigi le dà la camera affianco alla mia: l’ha fatta bere tutta la sera e so già come si concluderà la notte.
E questo l’amore che provi per me, Luigi?
Vuoi forse farmi ingelosire, così da accettare di essere tua per sempre?
Beh, sappi che non cederò tanto facilmente.
Il giorno dopo, a questa stessa ora, una donna della servitù mi porta un messaggio anonimo.
Vogliono vedermi al cimitero, tra qualche ora.
So benissimo chi mi ha convocata lì: è il nostro nascondiglio segreto.
Con altrettanta facilità con cui sono andata al villaggio, mi metto il mantello e mi dirigo lì.
Luigi ha il suo nuovo giocattolino, non penserà a me.
Scendo le scalette che portano alle cripte e prendo una torcia per farmi luce.
Entro poi nella solita cripta dove mi vedo con lui, scoprendo che non è solo: ci sono anche Porthos, Athos e D’Artagnan.
-Lei che ci fa qui?- domanda Porthos.
-Anche lei è schiava del regime di Luigi, ha il diritto di ascoltare la proposta che sto per farvi.- risponde Aramis.
Io mi siedo accanto a lui, lungo un tavolino di legno, circondata da candele e un crocifisso attaccato alla parete.
-Sei certa che nessuno ti abbia seguita?- mi chiede Aramis, stringendomi la mano.
-Sta tranquillo, papà, Luigi ha altro a cui pensare.-
Sì, mio padre è Aramis e Luigi lo sa.
-Luigi mi ha chiesto di trovare ed uccidere il generale dell’ordine dei Gesuiti, per via delle continue rivolte.- continua Aramis.
-Beh, che se ne occupi il generale dell’ordine dei Gesuiti.- commenta Porthos.
Io so perché mio padre è preoccupato al riguardo.- Non può…Perché è lui il generale dell’ordine dei Gesuiti.-
Da quando Aramis sa che Luigi mi tratta come un animale, ha creato questa organizzazione per ribellarsi alla corona.
Tutti rimangono piuttosto sorpresi, soprattutto D’Artagnan.
-E cosa hai intenzione di fare?- domanda Athos.
-Scambiare il re.-
Non so cosa mio padre intenda, ma capisco che D’Artagnan non è affatto d’accordo.
-No! Non tradirò il mio re! Ho fatto giuramento!-
-Quando il re si appella ad atti barbarici pur di ottenere ciò che vuole, il giuramento diventa superfluo.- interviene Athos, ancora addolorato per la morte di Raoul.- Qualsiasi cosa vorrai fare, io ci sto.-
D’Artagnan si alza con rabbia.
-Conosco il peso che porti, D’Artagnan.- continua Aramis.
Non so di cosa stiano parlando, ma quando mio padre lo dice, D’Artagnan sembra molto combattuto.
Nasconde dei segreti, glielo leggo negli occhi.
Volta lo sguardo verso di me.- Maria, Luigi ti ama.-
Io vorrei fargli vedere i lividi che avevo il mese scorso sul corpo, ma purtroppo sono spariti, insieme alla cicatrice che avevo sulla fronte. Non ricordo come me l’ha fatta, quella. - No, D’Artagnan. Anche se fosse, è un amore malato, possessivo, ossessivo…Io non posso continuare a vivere così.-
Il moschettiere sa benissimo cosa succede nel castello, però ogni volta tenta di giustificare il re.
Stavolta, gli è impossibile.
-Io rimarrò federe al mio re.-
Aramis fa il segno della croce.- Allora che Dio sia con te…Perché sarà l’unico.-
Gli altri tre moschettieri se ne vanno e rimaniamo solo io e mio padre.
-Che cosa hai intenzione di fare?- gli chiedo, impaurita che sia qualcosa di pericoloso.
-Nelle prigioni c’è qualcuno che potrebbe prendere il posto di Luigi. Questa stessa notte, lo faremo evadere.-
-E io a cosa ti servo?-
-Mi serve che gli insegni come comportarsi a corte…Come essere un re. Tu conosci Luigi più di qualsiasi altra persona. Lo porteremo alla nostra vecchia fattoria…Tu devi inventarti una scusa con Luigi, per giustificare la tua assenza. - mi spiega, prendendomi le mani. Il suo sguardo diventa improvvisamente triste.- Mi dispiace, Maria…Per tutto.-
Da anni si colpevolizza per avermi venduto al re.- Non è stata colpa tua, non avevi scelta.- gli dico, accarezzandogli la guancia e baciandogli la fronte.- Che Dio ti accompagni.-
Nell’oscurità, decido di andare nella cappella per pregare per mio padre e che la loro missione vada bene.
Accanto a me, come sempre, la regina madre, con in mano una rosa.
A stento riesco a vederla sorridere: ha uno sguardo spento, come se le fosse stata portata via la sua gioia più grande, tempo fa.
Tuttavia, le rose la fanno sentire meglio.
Quando mi corico, non riesco a non pensare a mio padre.
In questo stesso momento, Athos, Porthos e Aramis sono nelle prigioni, per far evadere l’uomo che io farò diventare il nuovo re di Francia.
Sono in dormiveglia e sento dei passi.
So che è Luigi, lo riconosco.
Si siede dall’altro lato del letto e mi guarda, io tengo gli occhi chiusi.
Non è la prima volta che si intrufola mentre dormo.
Sento il suo respiro sulla guancia.
-Di tutte le cose belle che ho visto, tu rimani la più meravigliosa.-
***
-Oggi andrai a trovare i tuoi parenti alla vecchia fattoria di famiglia?- mi domanda Luigi, impegnato a fare colazione.
-Sì, ho intenzione di rimanerci qualche giorno, vorrei visitare la tomba di mia madre. Se sua maestà ha bisogno di me, basta che mi invii una lettera.- gli dico, con garbo, per non farlo arrabbiare.
Odia che mi allontani.
Il suo sguardo però è diffidente.- Tutto ciò è molto sospetto, dopo che ho ordinato alle mie guardie di dare la caccia ad Athos, Porthos e tuo padre in seguito all’incidente avvenuto alla caserma dei moschettieri. D’Artagnan tiene ai suoi amici, io no.-
Cerco di rimanere impassibile alla notizia.- Non ha niente a che fare con questo, suo maestà.-
Mi sorride.- Ne sono sicuro, io mi fido di te.- Quel sorriso diviene malizioso e dopo aver intinto un dito nella marmellata di more, si avvicina a me.- Perché io posso fidarmi di te, non è vero?- mi chiede, sussurrando.
Le mani mi tremando, ma riesco a guardarlo negli occhi.- Certamente, vostra maestà.-
Mi mette il dito in bocca e si aspetta che io succhi via la marmellata, quindi lo faccio. -Molto bene.-
Finalmente sono libera di andare.
Preparo le valigie e una carrozza mi porta dai moschettieri.
La mia nuova vita ha inizio.

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***


 
Mi sono portata dei vestiti leggeri perché fa caldo e delle scarpe comode perché sono in campagna, anche se sono sicura che nel mio vecchio guardaroba dovrebbero esserci degli abiti adatti.
Non è la prima volta che torno da quando sono cresciuta.
Mio padre ha lasciato alcune signore ad occuparsi del posto: della casa e degli animali da cortile.
Sposto la tendina della carrozza e vedo che da fuori niente è cambiato.
Per un attimo torno bambina e mi vedo correre nei prati insieme a Luigi.
In realtà, ho sempre creduto di esser innamorata di lui, a quei tempi.
Ma tutt’ora non associo il nome di Luigi al cuore che mi batte forte, come dovrebbe essere quando si prova amore.
Non ho scritto il suo nome nei miei diari.
Scendo dalla carrozza e ad accogliermi è Porthos: i suoi capelli rossi sono sempre più lunghi e anche i baffi, come la pancia, ogni volta che lo rivedo.
-Vieni Maria…Sii cauta, potrebbe essere uno shock.- mi dice con il fiatone.
-Allora ci siete riusciti.-
Tiro un sospiro di sollievo e lui mi conduce nella fucina, dove sistemavamo i ferri di cavallo.
Tra Athos ed Aramis c’è un uomo, dalla corporatura più un ragazzo, mingherlino, vestito di stracci.
Quello che mi fa mancare il fiato, è che ha in volto una maschera nera di ferro che glielo ricopre completamente.
Solo poche fessure: due per gli occhi, due piccole per il naso e una per la bocca.
-Oh mio Dio.- esclamo, senza riuscire a non mettermi le mani davanti alla bocca.  -E’-E’ lui?-
-Sì.- risponde mio padre.
Lo fanno poi sedere su una sedia, con la testa sul tavolo.
La maschera ha una serratura al lato, perciò dovrebbe essere tolta con una chiave, ma noi non ce l’abbiamo, così Athos usa uno scalpello.
Mio padre lo tiene fermo per il collo e il suo sguardo mi fa capire che gli dispiace per qualcosa, come se stesse deglutendo enormi sensi di colpa.
Ma lui cosa c’entra con questo ragazzo?
Egli non ha ancora detto nulla, ma improvvisamente inizia a gridare dalla paura.
-No, tranquillo, non vogliamo farti del male.- gli dico e lui mi prende di scatto la mano, stritolandomela.
Athos usa lo scalpello sulla serratura, rompendola.
Delicatamente gliela tolgono, ci vuole forza, dato che sembra appiccicata al suo volto.
Finalmente è libero, sembra avercela da tanto tempo, perché i suoi capelli sono lunghi e biondi e ha un po' di barba sul mento.
Si vede che viene dalle prigioni, è logoro sul corpo e puzza.
Io sono probabilmente la prima cosa che vede, senza quella maschera, da chissà quanto tempo.
Noto subito i suoi occhi azzurri, sul verde acqua.
-Ciao.- gli dico sorridendo.
Avvicina i polpastrelli e mi tocca le guance, poi si sfiora le sue e non può credere di non avere più la maschera.
Si alza lentamente e si avvicina ad un barile pieno d’acqua, però, non appena vede il suo riflesso, sviene.
Capiamo che non è il momento di parlargli, è troppo scosso.
Aramis gli dà la mia vecchia camera per dormire e io prendo quella degli ospiti.
Non riesco a dormire molto: voglio sapere chi è, come si chiama, da dove viene e soprattutto se è pronto a fare il re.
***
Aramis ha mandato due uomini a ripulirlo, stamattina presto, così io scalpitato per entrare nelle sue stanze e vederlo finalmente bene in faccia.
Lui mi prende per il polso prima che entri.
-Aspetta… Potresti rimanere un po' scioccata.- mi dice, trovo strana questa affermazione.
-Perché continuate a dirmelo?-
La risposta è oltre quella porta, così entro.
Non appena il ragazzo si volta verso di me, non riesco più a respirare.
Ora capisco perché mi avvertivano.
Da una parte non capisco come sia possibile e dall’altra, ricordi della mia infanzia riaffiorano tutti insieme.
E’ Luigi che ho davanti a me.
No, non è lui.
Questo ragazzo ha la pelle più pallida, gli occhi leggermente infossati e per esser stato in prigione tanto a lungo, è molto più magro.
Ma il suo volto è identico a quello di Luigi.
Suo fratello gemello?
Non riesco a dire niente ed esco fuori per prendere un po' d’aria: stavolta non è il corsetto troppo stretto, sono io che sono sconvolta.
-Maria…-
-Tu lo sapevi.- esordisco contro mio padre.- Per tutto questo tempo, che nelle prigioni ci fosse un ragazzo identico a Luigi.-
Mi prende per le spalle, guardandomi dritto negli occhi.- Maria, ho commesso talmente tanti peccati…Il primo quando ti ho lasciata nelle grinfie di Luigi, credendo che avresti potuto avere una vita migliore.- singhiozza tutto d’un tratto e mi stringe a se.- Non mi aspettavo che ti avrebbe trattato in questo modo.-
Gli asciugo le lacrime.- Non è stata colpa tua…La mamma era morta e spettava a te occuparti di me, hai scelto l’unica vita che avresti potuto darmi…- gli dico, poggiando la fronte sulla sua.- Ma adesso tu devi dirmi tutta la verità.-
All’ora di pranzo, ci riuniamo tutti ad un tavolo: Aramis e il ragazzo a capo tavola.
Io non riesco a non guardarlo.
-Perché mi è stato fatto questo?- domanda, con voce debole.
-Che cosa ricordate?- dice Athos.
-Prima della prigione…Il volto di una fanciulla che mi sorride…Mi ricordo che sono stato portato in fretta e in furia alla cella e poi mi è stata messa la maschera…Allora ho capito che c’era qualcosa nel mio volto che si voleva nascondere.- spiega.
-Vi ricordate il vostro nome?-
-La fanciulla mi chiamava Filippo.-
Athos porta lo sguardo su mio padre.- Ci spieghi?-
-E’ iniziato tutto il giorno della nascita di Luigi. Io ero in servizio e mi è stato chiesto di venire con discretezza al castello. Mi misero in mano un neonato, il più piccolo. La regina Anna aveva partorito due gemelli.- spiega Aramis. -Ad un tratto, il re si accorse di avere due eredi. Decise di non scegliere e di far scomparire uno dei due. Il più piccolo, Filippo, mi venne affidato per esser cresciuto lontano dal castello. Il re rivelò la sua esistenza soltanto sul letto di morte, a Luigi. Lui decise che non poteva permettersi di avere un contendente alla corona, così ordinò che tu venissi imprigionato e il tuo volto coperto. Per il mio paese, per il mio re…Ho fatto quello che ha comandato.-
Solo allora capisco il fardello che si porta sulle spalle, il perché è divenuto prete e si colpevolizza di tutto.
-Lui ha vissuto con noi…Qui?- domando a mio padre e lui annuisce.
Io non riesco a capire.
Credevo che io avessi passato l’infanzia con Luigi.
Ho ricordi nitidi del suo volto, dei suoi occhi, di come scappavamo di nascosto nella stalla per darci un unico bacio al giorno.
E se non fosse mai stato Luigi?
Questa possibilità mi fa venire la pelle d’oca.- S-Scusatemi.- balbetto, uscendo fuori nel prato.
Mio padre mi segue.- Eri una bambina…Entrambi lo eravate. Tua madre ha fatto tanto per voi due.-
Quello che dice è una conferma che allora quel bambino, quel ragazzo con cui ho passato i momenti che sono nella mia testa, non è Luigi, ma Filippo.
-Sono così confusa….-
-Ricordi il perché della tua cicatrice sulla fronte?- mi chiede, prendendomi le mani.
Tutt’ora, non rimembro, perciò scuoto la testa.
-La sera in cui Filippo venne portato via, tu cercasti di fermarli…Corresti dietro la carrozza, ma scivolasti e battesti la testa sull’asfalto…Il giorno seguente, non ricordavi più niente, solo frammenti. E’ bastata una sola volta, in cui Luigi ti guardò, a volerti far sua. Si servì del fatto che non ricordavi niente del suo gemello e ti prese con se.-
Sapere tutto insieme, mi fa venire un gran mal di testa.
Credere di aver amato una persona diversa per tutto questo tempo.
-La fanciulla di cui si ricorda il volto…Sei tu.-
Luigi ha giocato con la mia mente fino a questo momento e non glielo permetterò.
Filippo deve prendere il suo posto a tutti i costi.
Torniamo a tavola ed Aramis ci espone il suo piano.
-Voglio scambiarli.-
-Aramis, in questo modo metti a repentaglio la vita di tutti, anche quella di Filippo.- commenta Athos.
-Abbiamo altra scelta? E’ per questo che ho fatto venire Maria: lei gli insegnerà tutto quello che c’è da sapere.- ribatte Aramis.
-E’ una pazzia.- commenta Porthos.
-Sì, ma possiamo farcela!- intervengo: non so perché l’ho detto, se ci scoprono, ci tagliano la testa.
Forse lo sguardo di Filippo mi mette sicurezza.
-Voi siete pronto, Filippo?- gli domanda mio padre.
Lui, in realtà, sembra molto spaesato e non riesce a dire nulla.
Trema e si alza di scatto, rifugiandosi in un angolino della stanza, con la testa verso il muro, come se fosse in castigo.
Nessuno può capire il tempo in cui è stato in prigione, quanto me.
Mi avvicino lentamente e gli passo una mano sulla schiena.- Vedrete, andrà tutto bene…- gli sussurro.
Lui si gira verso di me e ancora una volta, mi sorride.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. ***


Quella sera, sembra che non riesca a dormire, quindi gli faccio compagnia.
Sta seduto davanti al camino con la maschera in mano.
-Ci sono stato per così tanto tempo che non mi sento al sicuro senza.- mi dice, come se dovesse giustificarsi.
Mi siedo accanto a lui e il suo viso mi rimembra ancora vecchi ricordi.- Sento che più tempo passo con voi e più mi torna la memoria.-
-E’ lo stesso anche per me.- ammette.- Posso prendervi la mano?-
E’ buffo, Luigi non me lo avrebbe mai chiesto.
Lo avrebbe fatto e basta.
-Certo.- gli rispondo, tranquilla.
Si allunga e mi prende delicatamente la mano, chiudendo gli occhi.- L’odore di fieno…Il verso dei cavalli...-
Capisco che si riferisce a quando fuggivamo nelle stalle, pur di toccarci.
Anche io chiudo gli occhi e riesco a sentire le sue mani su di me, sulle mie guance, mentre mi bacia dolcemente, contro il muro della stalla.
Tuttavia, lui per me è uno sconosciuto, alla fine.
Ancora non riesco a considerarlo una cosa normale e istintivamente la mia mano si ritrae.
-Scusatemi, non volevo mettervi a disagio.- dice lui, arrossendo.
-Non fa niente.- replico, divenendo rossa in viso.
Abbassa lo sguardo sul fuoco.- Sapete…Nel mio piccolo buco, non riuscivo mai a vedere la luna…La vedevo sempre a metà dalle sbarre che avevo sopra la testa.-
E’ già notte inoltrata: quindi apro la finestra e la luna è piena.
Lui sorride ampiamente e si alza, affiancandomi.- E’ bellissima.-
Ha lo sguardo di chi non ha mai visto una luna prima d’ora.
E’ così dolce.
***
E’ passato un giorno intero e Filippo deve dare una risposta ai moschettieri.
A qualche metro dalla tenuta, c’è un boschetto e un laghetto che gli mostro.
-Dovete essere pazienti con i moschettieri. Tempo fa hanno perso il motivo per cui combattere, con l’insorgere di Luigi.- gli dico.- Porthos crede di essere inutile, perciò si dà al vino e alle donne. Mio padre ha talmente tanti sensi di colpa, che crede di non doversi svegliare al mattino. E Raoul, il figlio di Athos, è stato ucciso in guerra sotto l’ordine del re, solo perché Luigi voleva rubarle la fidanzata.- gli spiego.
-Mio fratello è così terribile come raccontate?- mi chiede, ma è come se questo gli dispiacesse.
-Lo è…Forse, nel profondo più assoluto, Luigi ha un cuore…Ma è nascosto dall’odio, dall’arroganza. Non capisco come sia possibile che voi siate suo fratello.-
A quel punto, i tre moschettieri ci raggiungono e Filippo capisce di dovergli rispondere.
-Mi avete liberato da una prigione…E adesso mi state chiedendo di entrare in un’altra.-
-Un palazzo reale è tutt’altro che una prigione.- commenta Porthos.
-Tuttavia, non mi avete ancora dato un motivo per cui dovrei farlo.-
Per un attimo sento la stessa arroganza di Luigi, ma lui lo dice perché sta per rischiare la vita.
Perciò, lo trovo molto coraggioso da parte sua.
-Una volta credevamo in qualcosa…Il brivido dell’avventura, un qualcosa che ti scorreva nelle vene fino a farti sguainare la spada.- dice Athos.
-Bei tempi.- borbotta Porthos.
-Maria mi ha detto di vostro figlio.- gli dice Filippo.
-Raoul centra poco in tutto questo. Io, Aramis, Porthos e D’Artagnan eravamo una cosa  sola. Io vi prego di far tornare quei giorni. Per il bene vostro e di tutta la Francia.-
Il discorso di Athos sembra aver convinto Filippo.
-E poi, tutti abbiamo un ruolo a questo mondo. Voi siete nato per essere re.- afferma mio padre.
-E poi avrete questa bellissima donzella ad insegnarvi tutto!- esclama Porthos, prima che Aramis gli dia una gomitata sul fianco.
Sia io che Filippo scoppiamo a ridere e poi mi guarda negli occhi.- L’avrò?- mi domanda.
Improvvisamente, in quello sguardo, la mia mente ricorda la prima volta che ci siamo baciati.
E’ successo proprio qui, in questo boschetto.
Durante un pic-nic notturno.
Lui mi ha afferrato la guancia con una mano, mi ha guardata a lungo, come fossi una delle più belle cose che avesse mai visto.
Le sue labbra erano calde e a tratti scivolose, forse perché era nervoso.
Mi accorgo che ricordami quelle cose mi piace.
E io voglio ricordarmi tutto.
Perciò, annuisco alla sua domanda.- Sì.-
***
Nei giorni successivi, a Filippo viene insegnato come comportarsi a corte.
Aramis gli fa vedere la postura da usare a cavallo e Athos come combattere con la spada.
Avevo ragione, nella mia vecchia stanza ci sono dei vestiti che usavo quando lavoravo alla fattoria: dei pantaloni, una camicia e dei lunghi stivali.
Finalmente posso togliermi il vestito che mi ha regalato Luigi e ho intenzione di bruciarlo.
Una mattina, mi arriva una lettera.
E’ sua.
Ha organizzato un ballo tra qualche giorno e vuole assolutamente che io ritorni.
Aramis capisce che il popolo si rivolterà ancora una volta non appena si saprà di questa festa, poiché la corte continua a mangiare sulle loro spalle.
Tuttavia, è l’occasione perfetta per scambiare i due gemelli.
Innanzitutto, i moschettieri hanno deciso di iniziare a suggestionare Luigi: dentro un baule, gli mandano la maschera di Filippo per spaventarlo.
Per fargli capire che sta arrivando.
Mi chiedo cosa penserà la regina Anna: che fossero per Filippo tutte quelle preghiere?
Che anche lei fosse inondata dei sensi di colpa per aver lasciato che suo figlio venisse imprigionato dietro una maschera di ferro?
Come deve essere vivere con questo fardello?
Aramis e Porthos hanno in mente un altro piano, perciò lasciano me e Athos qui.
Abbiamo tre giorni prima del ballo, per istruire Filippo e a me sembrano così pochi.
Tutto ciò mi preoccupa, ma noto che Athos è molto determinato.
Filippo ha bisogno che gli insegni come si balla a corte.
Si mette a ridere quando gli mostro le scarpe che solitamente indossa il re.
In effetti sono molto buffe, hanno perfino un tacco leggermente più alto delle scarpe da donna.
Dopo la lezione di equitazione, riponiamo il cavallo nella stalla, ma lui non smette di strusciare il muso sulla faccia di Filippo.
-Le piaci.- ridacchio, spazzolandolo.
-Lo vedo.- dice lui, arrossendo e accarezzandogli la testa.- Mi dispiace, signorina, ma il mio cuore appartiene ad un’altra.-
Quella frase mi fa venire i brividi.
Non so se si riferisca a me, ci sono tante belle contadine intorno alla tenuta.
Il sorriso sulla sua bocca scompare lentamente e mi guarda di sfuggita.- Non so se lei ricambi.- continua, mettendogli sotto un po' di paglia da mangiare.- Ma di tutte le cose belle che ho visto…- prosegue, questa volta guardandomi negli occhi.- …Lei è la più meravigliosa.-
Mi tremano le mani e la spazzola mi cade: lo ha detto davvero?
Di solito è una frase che mi dice Luigi.
Gli ha rubato anche questa?
Ho passato quasi metà della mia vita con questo ragazzo e non me lo ricordo.
Mi viene da piangere e faccio per uscire dalla stalla.
-Perdonatemi, vi ho forse offesa?- mi chiede, seguendomi.
Capisco che lui è l’opposto di suo fratello: è così gentile e premuroso.
-No, no è che…- singhiozzo, coprendomi gli occhi bagnati per la timidezza.- Se penso alla vita che ho rinunciato…Avrei potuto vivere qui, libera, con mio padre…Avere una famiglia…Con…Te.-
Vorrei tanto tornare indietro e rifare tutto da capo.
Fare di tutto per non farlo andare via.
Ci guardiamo in silenzio per alcuni istanti.
Poi lui si avvicina.- Posso baciarvi?-
Gli sorrido, asciugandomi le guance.- Questo non devi chiederlo, la prossima volta. Un bacio non si chiede, si prende.-
Lui ricambia.- Prenderò nota per la prossima volta.-
Se non altro, impara in fretta.

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. ***


Ci trasferiamo in salone: Athos ha preparato la tavola per insegnare a Filippo come comportarsi a tavola.
-La servitù ha toccato per prima il bicchiere, perciò il re lo toccherà il meno possibile.- gli dice Athos, sfiorando appena il bicchiere con la punta del pollice e dell’indice.
Verso un po' di vino in quello di Filippo, così che lui lo imiti.
Ma esso gli scivola e cade sul tavolo.- S-scusate.-
-Non devi assolutamente scusarti.- gli dico, pulendo con un asciugamano.- Un re non si scusa mai.-
-Ora, noi vogliamo che voi siate un buon re, ma prima dovete passare per Luigi.- continua Athos.- E al re non importa di niente e di nessuno, avete capito?-
-Volete che io sia questo tipo di re? O mi dite così perché vostro figlio è morto?-
Athos guarda fisso per terra e Filippo capisce che non avrebbe dovuto dirlo.- M-Mi dispiace, non intendevo mancarvi di rispetto.- balbetta, afferrandogli il braccio.
-Ma no, non sono arrabbiato con voi.- gli dice il moschettiere.- A voi non dovrebbe importare di me…N-non dovrebbe.- singhiozza, abbassando lo sguardo. -E non…Non dovete chiedermi più di mio figlio.-
Io gli afferro la mano, ma so che Filippo non voleva offenderlo.
E’ ancora troppo buono.
***
L’indomani, sarei tornata a palazzo.
Mancava una sola lezione da impartire a Filippo e io sono l’unica che può farlo.
Gli dico di vederci dopo cena al lago: ho indosso di nuovo un vestito, fa caldo.
L’estate è quasi arrivata.
-Buonasera.- mi dice, sorridendo. In mano ha un mazzolino di margherite e me lo porge. -L’ho colte per voi.-
Quasi mi commuove, nessuno mi ha mai regalato dei fiori.- Grazie.-
Le metto nella tasca del vestito e assumo un’aria imbarazzata.
Ma so che ciò che sto per dirgli, è quasi di vitale importanza, dato che Christine è ancora nel palazzo e abbiamo bisogno che lei creda che Filippo è Luigi.
-Il re ha avuto numerosi amanti e poi le ha mandate via, tranne me.-
Lui è confuso.- Cosa cercate di dirmi?-
-Devo insegnarvi come comportarvi con una donna, Filippo.-
Diventa nervoso e si tortura le mani.- I-io…-
Gliele prendo per tranquillizzarlo.- Va tutto bene…A…A Luigi piace togliergli il corsetto.- balbetto, imbarazzata forse più di lui. Così gli do le spalle.
Con le mani tremanti, prende i fili del vestito e slaccia i nodi.
Una volta che è sfilato, tiro le maniche in avanti e il vestito cade a terra, lasciandomi con la sottoveste bianca.
Torno a guardarlo ed improvvisamente ha uno sguardo diverso, più sicuro.
Si è irrigidito e di scatto mi prende le guance, baciandomi prima lentamente e poi con passione.
D’un tratto mi tornano in mente altri vecchi ricordi di noi due: la prima volta che siamo stati insieme.
Stavolta è successo in camera mia, in una nottata invernale, davanti al fuoco.
Mi ricordo le gocce di sudore sulla sua fronte e il modo in cui io gliele ho asciugate con la mano.
La sensazione è stupenda e io voglio provarla ancora una volta.
Quindi mi lascio andare e ricambio il suo bacio, sfilandogli la camicia e affondando le mani nei suoi lunghi capelli.
Ci fermiamo ad un certo punto: mi tolgo le scarpe e lentamente anche la sottoveste, avviandomi dentro l’acqua.
Anche lui si tira giù i pantaloni e mi segue, senza paura.
Immersi nell’acqua tiepida, più che a metà, lui inizia a baciarmi la guancia, poi il collo, sfiorandomi col naso.
Chiudo gli occhi e mi godo tutto, pezzo per pezzo.
Ora capisco perché tutto ciò mi piace, perché io ero innamorata di lui e lui lo era di me, in passato.
O forse, anche ora.
Vediamo una luce che riflette nell’acqua: sono i raggi della luna.
Alziamo entrambi lo sguardo e l’ammiriamo da qui sotto.
Noto che a lui piace molto e il suo sorriso brilla insieme ad essa.
E’ davvero la cosa più bella che abbia mai visto.
Dettata dall’istinto, mi avvento su di lui, baciandolo con foga.
Ci pieghiamo nell’acqua e mi avvinghio con le gambe al suo bacino, lasciando che ci uniamo in una cosa sola.
Io lo guardo negli occhi e dopo tanto tempo, sono felice.
***
La mattina seguente mi riporta alla realtà: la festa si sarebbe svolta quella stessa sera ed era ora di tornare a palazzo.
Una carrozza è venuta a prendermi e vedo Athos con Filippo, di fuori, mentre gli spiega le varie stanze del castello.
Ha costruito un piccolo modellino in legno.
-Accanto alle stanze di Maria, troverete quelle della vostra amante, Christine e al piano di sopra, quelle di vostra madre.- dice Athos.
Fino a quel momento, credo che Filippo non abbia pensato che sta anche per rincontrare sua madre.
Io mi avvicino per salutarli.
-Mi raccomando, state calmo…Avete la tendenza ad innervosirvi troppo.- gli dico, ridacchiando appena.
Anche lui sorride e mi prende le mani, guardandomi negli occhi.- Prima che andiate via, devo avere la conferma che quello che è successo stanotte non sia stato un sogno.- mormora, poggiando la fronte alla mia.
-Non lo è stato.- gli rispondo, baciandogli la guancia delicatamente.- Ci vediamo stasera.-
Lui mi bacia una mano.- Conterò i minuti.-
Non voglio lasciarlo, ma devo.
Salgo sulla carrozza ed è come andare al patibolo.
Non so se tutto questo funzionerà, ma non ho altra scelta.
***
Gli invitati sono già riuniti nel grande salone.
Conosco il piano a memoria, devo solo fare la mia parte.
Indosso il mio vestito giallo e metto il diadema che so che Luigi vorrebbe che indossassi ai balli in maschera.
Luigi mi raggiunge con una maschera d’orata.
-Sei bellissima.- mi dice, baciandomi a stampo.- Mi sei mancata.-
Non mi curo delle sue parole: devo ricordarmi che quello non è Filippo, ma Luigi.
Il diavolo e non l’angioletto.
-Anche tu.- rispondo, mentendo.
Mi prende la mano e nei nostri abiti d’orati, ci avviamo alla sala.
Ospiti in maschera stanno ballando al centro e in fondo alla stanza ci sono tre sedie.
In avanti, quella del re e al suo fianco, una per me e una per la regina madre.
Credo che Aramis le abbia confessato tutto: probabilmente la vedremo stasera.
Per un po' abbiamo guardato le danze, ma io so che devo farlo ballare.
Perché sparsi per la sala ci sono Athos, Porthos e Aramis, che sotto finte maschere, portano quella di ferro per spaventare Luigi e farlo allontanare.
-Balliamo?- gli chiedo, alzandomi.
Lui annuisce e ci incamminiamo verso il centro della sala.
Noto subito le maschere che si infilano dietro gli ospiti.
Luigi batte più volte le palpebre, confuso.- Hai visto?- mi domanda, impaurito.
Io devo far finta di niente.- Cosa?-
-Quella maschera!- esclama, tremando.
-Maestà, la stanza è piena di maschere.-
Non ho mai visto Luigi così e ciò mi diverte molto, ma devo trattenermi.
Devo farlo andare via dalla sala.
-Che ne dici se vai a riposarti un po'? Mi sembri scosso.- gli propongo.
Lui balbetta qualcosa e corre nelle sue stanze, senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno a D’Artagnan che sorveglia il ballo con un altro paio di guardie.
-Non si sente molto bene.- gli dico, seguendo Luigi nella sua camera.
In quello stesso momento, so che i tre moschettieri e Filippo stanno usando il passaggio segreto per raggiungerci.
Luigi si toglie la corona e parte del suo abito, stendendosi sul letto con un sospiro.
-Non so che mi prende.- mi dice.
Ci sono tanti oggetti appuntiti in questa stanza: potrei prenderne uno e pugnalarlo a morte, ma non posso, non è questo il piano.
-Rilassati, chiudi gli occhi.- gli dico io, massaggiandogli la tempia.
-Oh, tu sì che sai come prendermi.-
In quell’istante, i quattro entrano nella camera e Luigi ne sente i passi.
Sgrana gli occhi.- E voi che ci fate qui?!-
Aramis stringe il pugno, come se si stesse vendicando per me.- E’ il giorno del giudizio.- esclama, colpendolo alla nuca.
Lui sviene, così che possiamo scambiare i suoi vestiti con quelli di Filippo.
Quando gli metto la corona, Luigi riapre piano gli occhi, è sconvolto.
-Non fate quella faccia, Filippo.- gli dico soddisfatta, dentro di me sto esultando.
Mi guarda e si sente subito tradito e io voglio che sia così.
-Che diamine credi di fare?- mi chiede, a denti stretti, ma non può alzare le mani su di me, perché le ha legate dietro la schiena.
Mi piego su di lui per fissarlo negli occhi.- Oggi mi riprendo la mia vita.- affermo, mettendogli prima un fazzoletto in bocca e poi comprendigli la testa con un sacco.
Gli altri si preoccuperanno di portarlo via, noi dobbiamo tornare alla festa.
D’Artagnan sta sorvegliando il corridoio, perciò dobbiamo usare i passaggi segreti.
Lui conosce bene il re quanto me e ho paura che potrebbe capire che non è Luigi.
Athos ci accompagna, sistemando i vestiti a Filippo.
Lui è più che nervoso, si rigira la maschera tra le mani.
-Dobbiamo solo arrivare in fondo a questa serata, se vi bloccate, dite solo Proseguite.- gli dice Athos.- Andrà tutto bene.-
Filippo lo ascolta e poi lo abbraccia.
Anche tra di loro credo si sia creato un ottimo legame.
-Sei pronto?- gli chiedo, prendendo un respiro.
-Con te accanto, sì.- afferma, sorridendo appena.
Gli prendo la mano ed entrambi rientriamo in sala, come se niente fosse successo.
Prima che entriamo, sento sussurrare qualcosa ad Athos.- Voi avete il cuore di un re.-
 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII. ***


La musica si ferma e la gente ci fa spazio per arrivare alle sedie.
Osservo lo sguardo di Filippo: ha alzato la testa e assunto un’aria nobile, proprio come dovrebbe fare.
Camminiamo lentamente verso le sedie e ci sediamo.
Gli invitati lo salutano e lui fa un cenno con la testa.
La servitù gli offre il cibo e lui declina con un gesto della mano.
E’ molto bravo.
-Stai andando benissimo.- gli sussurro.
Lui mi guarda.- Ballate con me, ve ne prego. Ne sarei molto felice.-
Gli sorrido, anche a me piacerebbe molto.
Voglio sentirmi stretta a lui ancora una volta.
Mi alzo con lui e ci facciamo spazio nella stanza, mentre la banda suona una nota più lenta.
Filippo mi prende la vita e uniamo le mani all’altezza delle nostre teste, dondolando.
-Mi hai seguito bene quando ti ho imparato a ballare.- mormoro, per non farmi sentire dall’altra gente.
-Ero un po' distratto, lo ammetto, ma ho avuto anche paura che mi deste una padella in testa se non avessi eseguito bene il ballo.- mi dice, ridacchiando.
Rido anche io, con discretezza e poi mi fa fare una giravolta.
Mi afferra entrambi i fianchi e finiamo fronte a fronte.
Vorrei che questo momento non finisca mai.
Improvvisamente, una donna della corte inciampa e quasi cade addosso a noi.
Filippo l’aiuta a rialzarsi e tutta la folla lo fissa.
Luigi non lo avrebbe fatto mai, anzi, ne avrebbe riso.
Ma la natura di questo ragazzo è troppo buona.
Fortunatamente, il momento viene interrotto dall’annuncio del paggio: è arrivata la regina.
Adornata di bellissimi gioielli al collo e sul capo, con un ampio vestito blu, si avvia alle sedie e noi la seguiamo.
-Proseguite.- ordina Filippo, cercando di riprendere in mano la situazione.
Anna lo guarda come se non lo avesse fatto per tanto tempo, perciò capisco che Aramis l’ha informata, lei sa.
Guardano gli invitati ballare per un po'.
-Io mi ritiro adesso. Tu aspetta tre danze e ritirati anche tu. Va nelle tue stanze e riposa. Abbiamo tante cose da dirci e tutta la vita per farlo.- gli mormora.
Filippo fa un cenno con il capo e le sorride appena.- Buonanotte, madre.-
Lei fa un ampio sorriso.- Buonanotte, Filippo.-
Si meritano di rivivere quei momenti perduti.
-Lunga vita al re e alla regina madre!- grido e la folla mi viene dietro.
E’ commovente vederli insieme.
Poi lei se ne va, con la sua area regale.
D’Artagnan sente la mia voce e torna nella sala, confuso, non ha visto il re tornare.
Sento il suo sguardo su di me, ha sicuramente qualche sospetto.
-Assassino!- esclama improvvisamente una voce femminile. E’ Christine, dal volto pallido e gli occhi gonfi: forse ha scoperto tutto.- Ho mandato una lettera al fronte, col vostro sigillo…Chiedendo il perché Raoul fosse morto…Mi rispondono: ma maestà, voi ci avete ordinato di metterlo al fronte, proprio davanti al cannone.- continua: questo ne è la conferma.- Voi avete ucciso Raoul!-
Delle guardie l’afferrano per le braccia prima che si avvicini al re.
-Fermatevi, così le fate male!- dice Filippo, chinandosi su di lei.- Qualsiasi danno vi abbia recato, saprò fare a menda…- le sussurra, ma sa che non dovrebbe, quindi si ricompone.- Conducetela nelle sue stanze.-
Mentre Christine viene portata via e noi ci rimettiamo seduti, D’Artagnan si avvicina con sguardo accusatorio.- Temo per l’incolumità di vostra maestà, vi prego di seguirmi.-
Vedo che le guardie intorno a noi aumentano, credo che ci abbia scoperti, anzi, ne sono sicura.
Filippo non lo guarda.- Non ora, gli invitati…La mia festa.-
Bravo, ottima frase, ma lui non la beve.
-Insisto…Anche voi, Maria.-
Siamo quindi costretti a seguirlo.
Spero che Athos, Porthos e Aramis abbiano portato via Luigi.
L’unico modo per farlo senza essere visti è usare il porto che conduce al fiume.
Un soldato mi afferra per il braccio e capisco che è proprio lì che ci stiamo dirigendo, perché delle guardie, proprio da lì, hanno dato l’allarme.
Ci hanno scoperto, è tutto finito.
Finirò con la testa tagliata su un pezzo di legno e accanto a me, quella di Filippo e dei tre moschettieri.
Spero mi uccidano per prima, non voglio vedere l’esecuzione di Filippo o peggio, di mio padre.
Athos, Porthos e Aramis vengono sorpresi su una barca insieme a Luigi, ancora con la testa incappucciata.
-Questo è un impostore.- esordisce D’Artagnan, riferendosi a Filippo.
Athos toglie la sacca da Luigi.- Questo è l’impostore.-
Il moschettiere che ho vicino sgrana gli occhi: ora anche lui sa la verità e sembra colpirlo molto di più di quanto mi aspettassi.
C’è qualcosa di strano che non mi torna, anche gli sguardi che si scambia insieme alla regina Anna.
Ho una supposizione, ma adesso non riesco a pensarci, ho troppa paura.
Il piano è ormai rovinato.
-Avanti, sulla barca.- ci ordina Athos, dopo aver puntato un coltello alla gola di Luigi.
Entrambi montiamo sulla scialuppa, Filippo ha lo sguardo triste.- Mi dispiace, ho fallito.-
Athos scuote la testa.- Noi abbiamo fallito.-
Mentre stringo la mano a Filippo per confortarlo, Porthos prende i remi.
Ma poi, improvvisamente, D’Artagnan estrae la spada e la punta contro Filippo.- Se voi uccidete il mio re, io uccido il vostro.-
L’unico modo di risolvere questa situazione sarà con la spade.
Infatti, Athos usa il pugnale per contrastare la spada del moschettiere, perdendo la presa su Luigi.
Lui salta giù dalla barca e viene liberato.- Prendeteli!- ripete, gridando.
Porthos ed Aramis cercano di remare, ma le guardie afferrano me e Filippo per i vestiti.
Athos cerca di tirarci verso di sé, ma è troppo tardi.
Ci hanno catturati e loro sono andati via.
***
So che è arrivato il momento della mia sentenza.
Io, Filippo e D’Artagnan ci ritroviamo nelle stanze di Luigi.
Lui osserva il suo gemello in tondo, usando sguardo accusatorio contro di me.
-Credevo che questo impostore fosse in carcere.- borbotta.
-Voi sapevate? Sapevate che esisteva un uomo così rassomigliante a voi?- domanda D’Artagnan, ancora sorpreso.
-E’ mio fratello.- afferma Luigi.
-Fratello?-
D’un tratto, le porte si spalancano ed entra la regina, abbracciando Filippo.
Allora Luigi capisce che lei sapeva tutto.- Avete partecipato anche voi a questo?!- esclama, spingendola.
-Luigi, ti prego, è tuo fratello! Voglio bene ad entrambi!- replica la donna.
-Sì e il vostro amore non ha significato niente per nessuno dei due!- grida Luigi, ha le lacrime agli occhi: mai l’ho visto piangere, tranne al funerale di suo padre.
Tutto quello che è successo l’ha colpito veramente.
Il fatto che tutti i suoi cari lo abbiano tradito.
-Per me ha significato molto.- commenta Filippo, con un filo di voce.
Luigi stringe il pugno e lo colpisce al viso, facendolo cadere.
Mi fa sobbalzare, vorrei fare qualcosa, ma non so che cosa.
Me ne rimango rannicchiata in un angolino, anche se avevo giurato che avrei cambiato questa mia misera vita.
D’Artagnan lo ferma prima che lo colpisca di nuovo.- Ascoltatemi, in questi anni, mai vi ho chiesto qualcosa per me. Risparmiate quest’uomo, siate il re che ho desiderato di vedere per tutti questi anni.-
-Come osate chiedermelo?!- esclama Luigi, allontanandolo.- Il mio stesso fratello che ha fatto questo a me?!- urla, con le lacrime agli occhi.
Non sta piangendo per Filippo, non lo conosce nemmeno, perché dovrebbe farlo per lui?
No, lui lo fa per me.
Gli ho spezzato il cuore.
-E voi che avete fatto a quest’uomo?!- ribatte D’Artagnan.
-Se potete permettermi…Io vi chiedo di uccidermi, vi assolverò da qualunque vostro peccato. Ma vi prego, non rimandatemi a in prigione…Non rimettetemi la maschera.- interviene Filippo.
Volto lo sguardo per versare una lacrima: la sua voce è così disperata e gentile.
Anche se è stato per anni dietro una cella per tutto questo tempo, lui lo perdona.
-D’Artagnan, voi mi porterete le teste di Athos, Porthos e Aramis.- gli ordina a denti stretti.- O altrimenti io avrò la vostra.-
D’Artagnan fa un sospiro: ora sembra capire che Luigi non sarà mai il re che lui immagina.
-Quanto a te, fratello…Te ne torni in prigione e alla tua maschera.-
-No, ti prego!- urlo, ma so di non poterlo fermare.
-A forza di tenerla ti piacerà!- grida lui, sovrastando la mia voce. Successivamente, si avvicina a me.- E non credere che mi sia dimenticato di te…- mormora, afferrandomi con forza le guance con una mano. -Tu mi sposerai.-
Scoppio a piangere, ma non per quello che è stato deciso per me, ma per il dolore fisico e per quello che succederà a Filippo.
Lascio che le lacrime scendano e poi lo fisso negli occhi, duramente.- Meglio l’inferno.-
-Vi prego, non fatele del male.- gli dice Filippo, rialzandosi.
Luigi guarda prima me e poi lui, capendo ciò che c’è fra noi.
Mi volta il viso verso di lui.- Guardala per un ultima volta, caro fratello…Perché questa sarà l’ultima.- gli dice, agitando poi l’altro braccio.- E ora fuori! Tutti!-
Due guardie vengono a prendere Filippo e io capisco che non lo rivedrò mai più.
-Mi dispiace Maria, mi dispiace.- ripete, mentre lo portano via.
Io ho solo quel momento per dirgli quello che provo.
Vorrei seguirlo, ma Luigi mi tiene fermo.
Allora lo guardo e grido con tutte le mie forze.- Ti amo Filippo!-
La porta si chiude e il momento svanisce.
Luigi mi prende per il corsetto e mi tira sul letto.
Non so cosa mi farà.
-Le prime notti che sei venuta qui, eri così insopportabile. Nel sonno, dicevi il suo nome, eri così patetica.- mi dice, togliendosi la camicia con furia.- Oh, Maria, di tutte le cose belle che ho visto, tu sei la più meravigliosa. Due moine ed eri ai suoi piedi.-
E’ talmente arrabbiato che mi sta rivelando tutta la verità.
-Tu ci spiavi..-
-Certo che vi spiavo! Tu dovevi essere mia!- esclama, rosso in viso e di nuovo piangendo.- Cos’ha lui che io non ho?- mi domanda con voce tremante, mettendosi su di me.
Io credo che lui mi ami, ma non nel modo in cui vorrei.
-Io non sono un oggetto, Luigi, non vi amerò mai! Non potete costringermi!- replico, senza paura che lui mi colpisca.
-Sì invece che posso…Perché io sono il re.-
Ha la mano pronta a darmi uno schiaffo, quando sentiamo un urlo provenire dalle stanze di Christine.
D’Artagnan entra a vedere se va tutto bene e Luigi non si fa vedere che sta per picchiarmi.
Gli indica la camera della sua amante.
Non capisco cosa sta succedendo.
Il moschettiere torna con uno sguardo spettrale.
-Dov’è?- chiede Luigi.
L’uomo apre la finestra, scoprendo il cadavere di Christine, appeso ad un lenzuolo.
Sobbalzo e volto lo sguardo.
Capisco perché ha ceduto: Raoul, il suo unico amore, è morto.
E lei non ha un motivo per vivere.
Forse dovrei farlo anche io, ma non so se ho il coraggio.
Domani mi sposo.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX. ***


Una donna della servitù mi veste con l’abito bianco e mi lascia il bouquet in mano.
Mi guardo allo specchio: mi piaccio, ma preferirei essere così non per Luigi.
Ora sono io il giovane colpito dal diavolo.
Probabilmente, in questo stesso momento, Athos, Porthos e Aramis sono morti.
Mio padre avrà raggiunto mia madre e non c’è niente che io possa fare.
D’un tratto, D’Artagnan entra nella stanza e mi sorride appena.- Siete molto bella.-
-Lo avete detto anche alla regina madre?- gli domando, cercando di confermare la mia teoria.- Loro sanno? Luigi sa? Sa che è vostro figlio? Che entrambi sono i vostri figli?-
Il moschettiere sbianca in viso: l’ho colto nel sacco.
-Mi assumo tutta la responsabilità delle mie azioni e prego Dio ogni giorno, a fin che Anna venga perdonata del suo adulterio.-
Ecco perché la regina prega, ecco da chi riceve quelle continue rose.
Dopotutto, lui mi sembra molto romantico.- Cogliete ogni giorno una rosa per lei…-
-Io la amo.- afferma e il suo sguardo è sincero.
-Allora potete capire quello che provo per Filippo.-
Lui si avvicina e mi accarezza la guancia, annuendo.- Risparmiate questo vestito per lui.-
Non capisco inizialmente questa frase.
Mi prende il polso e mi conduce al passaggio segreto.
-Luigi è impegnato nei preparativi, quindi non vi vedrà. A mezzogiorno, alla Bastiglia, dove Filippo è tenuto prigioniero, ci sarà un cambio di guardia. Durerà solo dieci minuti, so che non è molto, ma potete liberare Filippo e poi fuggite, fuggite il più lontano possibile da qui. Ho già avvisato Athos, Porthos e Aramis…Semmai si fideranno di nuovo di me.- mi spiega, in fretta.
Dai suoi occhi capisco che vuole aiutarmi: sono identici a quelli di Filippo.
Lui è davvero suo padre.
Forse ho davvero una possibilità di fare qualcosa e stavolta non mi arrenderò.
-Grazie.- gli dico, stringendogli le mani.
Lascio cadere i fiori a terra e prendo la gonna per correre meglio.
Esco dal palazzo senza che le guardie mi vedano, dato che sono troppo impegnate.
Non posso andare alla Bastiglia vestita così.
Per la strada, incrocio la caserma dei moschettieri.
I 40 uomini che solitamente ci sono all’interno, l’hanno lasciata vuota, sono tutti accanto a Luigi.
Prendo una delle loro divise e lascio il vestito da sposa.
Trovo anche un pugnale ed una spada e anche se non l’ho mai usata, solo vista usare, la porto con me.
A quel punto, il grande orologio suona: è mezzogiorno, alla Bastiglia stanno cambiando la guardia.
Riesco quindi ad entrare e raggiungo la cella più profonda: immagino che Luigi lo abbia imprigionato lì.
Ci sono diversi uomini a terra.
Ecco i tre moschettieri.
Athos tiene la lama puntata sul collo di una guardia che lo guarda con sfacciataggine e ha una chiave in mano: la chiave per liberare Filippo dalla maschera di ferro.
-Cercavate questa?- chiede, con un sorriso fastidioso.
Senza pensarci, tiro fuori il pugnale e glielo lancio contro il petto come fosse una freccetta, colpendolo.
Athos, Porthos e Aramis si voltano sbalorditi.
In effetti, non si vede tutti i giorni una donna con un’arma.
-Parlava un po' troppo, non credete?- intervengo, piegandomi sul corpo per prendere la chiave dorata e anche il mazzo che ha legato alla cintura, per aprire la cella.
Raggiungiamo quella di Filippo e apro le porte.
Sono così contenta di vederlo, anche se non so se tutto questo andrà a buon fine.
-Sapevo che sareste venuti a prendermi.- commenta Filippo, mentre gli tolgo la maschera.
Rivedere il suo viso è una tale gioia.
Mi sorride sorpreso.- Sei bellissima.- commenta, riferendosi al mio abito da moschettiere.
Ricambio e arrossisco.- Grazie, ma rimandiamo i complimenti a dopo.-
Mentre ci avviamo verso l’uscita, sentiamo dei cavalli trottare di fuori.
D’Artagnan entra e i tre moschettieri gli puntano le spade contro, non sapendo se possono fidarsi.
-Ci sono 20 uomini di fuori, pronti ad aspettarvi.- dice lui.
-E’ una trappola, sta mentendo.- interviene Athos, ancora in collera con lui, dopo la morte di Raoul.
Ma io so che D’Artagnan vuole sole aiutarci.
-Lui mi ha fatto fuggire dal castello, possiamo fidarci di lui.- gli assicuro, facendogli mettere via le spade.
-Luigi si è accorto della tua assenza, sta venendo qui.- continua poi.
Improvvisamente, dei soldati cercano di entrare, ma noi chiudiamo la porta e la teniamo ferma con un asse di legno.
Tentiamo di usare la porta sul retro, però anch’essa sta per essere raggiunta dai moschettieri.
Siamo in trappola.
Ci nascondiamo dietro una parete, senza sapere cosa fare.
-D’Artagnan!- grida Luigi, dalla porta principale.- Io non sono in collera con voi! Consegnatemi i traditori e io vi assicurerò la libertà!-
-Dovresti accettare…Noi siamo morti comunque.- commenta mio padre.
Ma l’altro scuote la testa.- Non posso.-
E io so perché.
-Non rinuncerà ai suoi figli.- affermo.
Filippo sgrana gli occhi.- Figli?-
Il moschettiere gli rivolge uno sguardo tenero.- Ho amato tua madre…La amo ancora. Sono dispiaciuto…Non sapevo di un gemello. Preferisco versare il mio sangue, invece che il vostro. Voi vi meritate una vita felice, dopo tutto quello che avete passato…In parte, per colpa mia.-
Credo di averlo sempre saputo, in realtà: tutte quelle attenzioni che D’Artagnan dava a Luigi, erano più che cure di un soldato.
Faccio capolino in corridoio e vedo che i moschettieri sono pronti con i fucili a spararci.
Non abbiamo molte possibilità.
Guardo prima loro e poi Filippo: nonostante la mia vita è stata breve e ho patito delle sofferenze, sento di aver provato tutto quello che ho sempre voluto provare.
E va bene così.
-Ascoltate, questi moschettieri sono diventati tali perché per loro, voi siete una leggenda e questo potrebbe essere a nostro vantaggio.- commento.
-Ha ragione.- interviene D’Artagnan.- Ma se noi dobbiamo morire, preferisco farlo così.- afferma, puntando la spada a terra.
Aramis, Athos e Porthos si uniscono a loro.
Estraggo la mia spada e faccio lo stesso insieme a Filippo. -Tutti per uno.-
-E uno per tutti.- dicono gli altri 5.
Mio padre mi guarda con un sorriso fiero e io ricambio.- Ce l’ho nel sangue, no?-
Successivamente, con un grido che ci ispira coraggio, corriamo verso il corridoio, tutti insieme.
Luigi ordina di sparare e i proiettili volano per la stanza, mi sfiorano l’orecchio e mi bucano il mantello.
Ad un certo punto, ci fermiamo.
Non sento dolore, non sono stata colpita da nessuna parte.
C’è fumo nell’aria.
Mi guardo intorno e nessuno dei miei compagni sanguina.
Non ci hanno colpiti, è incredibile.
Non importa quanti soldati Luigi abbia dalla sua parte, loro non tradiranno mai il loro comandante.
-Ma che diamine!- esclama Luigi, infastidito e prende un pugnale da un soldato, puntandomelo dritto alla gola.
Non gli importa dei moschettieri, o di Filippo, gli importa di me.
Questa faccenda è tra me e lui.
Ci fissiamo intensamente negli occhi e lui inizia a singhiozzare, con una smorfia di dolore.
Non ha il coraggio di farlo.
Non lo farà mai.
Lui mi ama.
Improvvisamente, afferra bene il manico e mi supera, cercando di colpire Filippo.
C’è un urlo e D’Artagnan si mette tra i due, venendo trafitto mortalmente alla schiena.
Io ed Aramis lo prendiamo prima che cade a terra.
-Tu, bastardo!- grida Filippo, atterrando Luigi e stringendogli le mani intorno al collo.
-Filippo, fermo!- gli dice D’Artagnan.- E’ tuo fratello.-
Filippo si ferma e si accascia su di lui, piangente.
-Per tutta la vita…Questa…Era la morte che desideravo, con voi...- singhiozza D’Artagnan, tra i vari spasmi.- Tutti per uno…E uno per…-
Non riesce a finire la frase, che il fiato gli manca e i suoi occhi diventano fissi verso il vuoto.
-Eri tu a portare una maschera.- commenta Filippo, prima di scoppiare a piangere.
Io gli chiudo gli occhi e stringo Filippo a me, l’unica cosa che posso fare.
D’Artagnan ha fatto tante cose buone nel corso della sua vita e anche nella morte, sarà ricordato per questo.
Il gruppo di moschettieri ci guarda senza sapere cosa dire: ormai sanno tutto.
-Siete tenuti al segreto, ognuno di voi.- gli dico, come fosse un ordine.
Luigi si alza e tenta di scappare, ma un moschettiere, dalla folla, si avvicina e lo blocca, puntandogli la spada contro.- Per tutta la vita ho sognato di essere lui.- dice, con i denti stretti: Luigi ha appena ucciso il suo eroe. E finalmente anche l’esercito lo vede per quello che è. -Cosa ne facciamo di lui?- mi chiede.
Ed io so esattamente cosa fare.

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Capitolo 10
*** Epilogo. ***


 
D’Artagnan viene seppellito con onore il giorno dopo.
Athos, Porthos, Aramis, Filippo, Anna ed io siamo intorno alla bara, vestiti di nero, che preghiamo per lui.
-Era il migliore di noi.- commenta Athos, dentro di se perdonandolo per i suoi torti.
Lascio un mazzo di rose sulla lapide, proprio come lui faceva con Anna; ogni volta che appassiscono, le sostituirò.
-Grazie.- mi dice Filippo, sorridendomi.
Poggio la testa sulla sua spalla e gli stringo la mano.
Finalmente mi sento davvero al sicuro e lo sarò per il resto della vita.
Athos, Porthos e Aramis sono stati nominati consiglieri ufficiali del re.
E Filippo fu nominato sovrano e ricordato come il re più grande di questa nazione.
Insieme decidiamo di togliere le fontane e i ciottoli, sostituendoli con un bellissimo orto che si vede dal balcone della nostra camera.
Il popolo è finalmente in pace e l’organizzazione dei Gesuiti viene sciolta.
Io sto guardando questo paesaggio verde e bellissimo.
Filippo compare da dietro e mi abbraccia.
Guardo i suoi occhi e gli accarezzo la guancia.- Di tutte le cose belle che ho visto, tu sei la più meravigliosa.-
Lui mi sorride e mi bacia delicatamente.- Allora sposami.- mi sussurra.
Io non desidero nient’altro che vivere il resto della mia vita con lui.- Sì.-
-Ti amo, Maria.-
-Ti amo, Filippo.-
Chiedo che la vecchia stanza di Luigi venga demolita, soprattutto quell’orrendo quadro che c’è sul soffitto, della quale però, non mi dimenticherò mai.
Vi starete chiedendo che fine ha fatto.
Athos, Porthos ed Aramis mi hanno guardato.- Spetta a te decidere.-
Luigi è stato rinchiuso nella stessa cella che apparteneva a Filippo, il suo volto coperto da una maschera di ferro.
La catenina con la chiave è quasi sempre al mio collo o riposta nel mio cassetto.
Quando il quadro viene distrutto, capisco una cosa.
Io non sono il giovane ragazzo, né l’angioletto che guarda.
Il sono il diavolo, venuto a pretendere vendetta.
Mi rigiro la chiave tra le dita e non mi pento di quello che ho fatto.
Perché io sono la regina, perché io posso.
 
FINE.

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