I traditori sono sempre dietro l'angolo

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le preoccupazioni devono essere riposte al più presto ***
Capitolo 2: *** Rabbie contrastanti ***
Capitolo 3: *** Il giudizio della follia ***



Capitolo 1
*** Le preoccupazioni devono essere riposte al più presto ***


Il Re Enrico VIII non si era mai sentito così nervoso in tutta la sua vita.
Dopo alcuni anni, si era finalmente deciso di rivedere sua figlia Maria.
Un desiderio riposto da molto tempo che la mente del giovane Re non poteva più trattenere.
Per aiutarlo del suo incontro aveva chiesto aiuto all’ambasciatore imperiale Mendoza, trovando in lui un valido alleato.
< Vostra figlia Maria è in grande salute > lo assicurava l’ambasciatore ogni volta che arrivava nel suo palazzo < E’ devota alla preghiere di nostro Signore conduce una vita illibata. >
< Nessuno gli ha ancora fatto la corte? >
< Purtroppo no. Molti sovrani d’Europa non si avvicinano a Maria per paura, se posso dire. >
< Non capisco, ambasciatore. Quindi il problema sarei io? >
< Ebbene molti non vogliono avere niente a che fare con voi. Ma non deduco le ragioni. >
< Io invece credo di sì… Ho deciso di farle visita. Domani mattina per la precisione. >
< Vostra figlia sarà immensamente felice di vedervi, maestà. >
< Ne sono certo… Adesso, se volete scusarmi, ho altre vicissitudini da portare avanti > rispose il Re congedandosi dall’ambasciatore.
Ma il Re non poteva immaginarsi che ad attenderlo dietro la stanza c’era sua moglie Anna Bolena che non sopportava minimamente la figlia di suo marito.
< Maestà, ho bisogno di parlarvi. >
< Anna. Che cosa ci fate qua? Adesso non ho tempo. Mi devo riunire con la delegazione dei vescovi d’Inghilterra. >
< Invece dovrete ascoltarmi, maestà. >
La determinazione di Anna Bolena era alquanto pericolosa e fuori luogo.
< Come osate parlarmi così? >
< Maestà, vi siete dimenticato che domani mattina terremo una festa proprio nei giardini di questo castello? Ho invitato tutta la nobiltà inglese e sarà un vero peccato che voi non siate presente. >
< Ci saranno altre feste in questo luogo. Ma domani non posso proprio essere presente. >
< Per il bene di vostra figlia voi non ci sarete? >
Sentendo una parvenza d’insistenza da parte della Regina, Enrico VII divenne scuro in volto.
< Sapete che non avete nessun diritto di parlare di mia figlia, Anna. >
< Scusate. È solo che ultimamente vi vedo molto distante. >
< Chiedetevi il perché, allora > disse infine il Re lasciando sua moglie in preda ad un pianto disperato.
 
 
Nel momento della loro cena, i rapporti tra Enrico VII e la sua consorte Anna Bolena non migliorò affatto.
I due coniugi non si guardavano nemmeno negli occhi e la consorte del Re si sentiva sempre più a disagio in presenza di suo marito.
< Non mangiate niente? > domandò Enrico VIII.
< Non ho fame, maestà. >
< Dovete mangiare qualcosa. Dovrete essere in forza in questo periodo. >
< Non riesco ad essere tranquilla. Ho paura che qualcuno possa tendermi una trappola… O peggio ancora avvelenarmi. >
< Vi siete circondata di persone che non si fidano per niente di voi. E di chi è la colpa? >
< Che cosa mai potrei aver fatto in tutto questo? Solo la vostra amata più prediletta e ubbidiente. Non merito simili sgarbi. Io sono la Regina! >
< Abbassate la voce, Anna. Non volete essere ancora sulle bocche di tutti i salotti inglesi, presumo. >
< Ho bisogno di rimanere un po’ da sola. >
< Con molto piacere. Andate pure > disse il Re senza preoccuparsi della situazione.
< Però avrei un desiderio da confessarvi, maestà. >
< E sarebbe? >
< Vorrei avervi nel mio letto, stanotte. Altrimenti come posso continuare ad adempiere ai miei doveri? >
< Non so. Stasera ho una notte molto impegnata. >
< Con alcune delle vostre amanti? perché continuate a mancarmi di rispetto in questo modo?! >
< Osate discutere i miei voleri?! Anna, non vi conviene mettervi contro di me. >
< Non l’ho mai fatto maestà e mai lo farò. >
< Non volevate essere lasciata da sola? >
Con la rabbia che imperversava nelle sue vene, Anna Bolena lasciò la cena senza aver toccato cibo mentre il Re Enrico VIII sembrava quasi divertito dalla sua furia.
Facendo richiamare un suo servitore, gli ordinò che la sua consorte fosse tenuta d’occhio da Tommaso Moro in persona.
< Anche se è molto legato alla sua fede cattolica deve accantonare i suoi desideri e fare questo lavoro per me. Non mi fido di mia moglie. Ho la presunzione che stia impazzendo da un momento all’altro. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Riferirò tutto questo immediatamente a Tommaso Moro, maestà. >
< Disturbatelo anche in mezzo alla sua cena, non m’interessa. >
< Sicuramente, maestà. >
 
 
Quando Tommaso Moro ricevette la notizia del Re, fu alquanto sorpreso.
< Farei qualsiasi cosa per nostra maestà > fece Tommaso Moro al messaggero < Ma perché ha messo in mezzo me? >
< Perché magari si fida di voi e vuole che non lo deludiate. >
< Ma io non sono una spia come vorrebbe nostro Signore. >
< Signor Moro, si limiti ad acconsentire alle richieste del Re. Domani mattina rivedrà sua figlia Maria e sua moglie Anna non deve intromettersi in nessun modo. Avete capito? >
< Farò tutto il possibile. >
Questa situazione che si era venuta a creare, quasi spaventò il giovane protettore della chiesa cattolica nonché grande amico fidato del Re.
Come poteva avvicinarsi ad Anna Bolena se nemmeno gli rivolgeva la parola?
“Signore, datemi la forza per affrontare il volere del Re. Ho paura che sotto il suo desiderio ci sia qualcosa di tremendamente oscuro che possa intaccare la mia anima… Vi prego, aiutatemi.”
 
 
Il Re Enrico VIII si alzò di buon mattino per poter rivedere sua figlia.
Non aveva altro nella sua mente, solo il desiderio di rivedere al più presto sua figlia.
Si alzò talmente presto che i suoi servitori furono molto sorpresi di vederlo in giro.
< Maestà, partite immediatamente? >
< Sì. Devo parlare al più presto con lei. >
Il Re non era mai stato così contento e fiero di sé stesso da molto tempo.
Cavalcando senza sosta verso la dimora di sua figlia Maria, Enrico gli tornò in mente il momento in cui la sua piccola primogenita aveva visto la luce.
“Non vi ho mai detto quanto vi volevo bene, Maria. In fondo mi dispiace avervi fatto soffrire. Spero che possiate perdonarmi.”
Ma giunto dinanzi al castello dove la principessa era “rinchiusa”, Enrico VIII vide subito che c’era qualcosa che non andava.
Le porte erano spalancate e che non c’erano né guardie né servitori intorno, dando al luogo una visione spettrale.
Facendosi spazio tra la paura e l’insicurezza di aver perso una figlia, le preoccupazioni di Enrico VIII si spostarono verso la sua bambina Elisabetta.
La piccola figlia di Anna Bolena e del Re alloggiava in quella piccola culla a protezione dei servitori che non la perdevano nemmeno un secondo.
Ma vedendo quella culla vuota, i timori del Re aumentarono sempre di più.
< C’è nessuno?! Maria! Elisabetta! >
< Maestà, finalmente siete qui > fece Lady Bryant recandosi verso il re con lo sguardo sconcertato.
< Lady Bryant, che cos’è successo? >
< Alcuni malviventi incappucciati si sono recati qua dentro sorprendendo tutti noi e le guardie. Ancora non riesco a capire come sia potuto succedere… >
< Dove sono le mie figlie? >
< Fortunatamente la piccola Elisabetta sta bene, ma Maria… >
La governante non riusciva a trovare le parole necessarie per descrivere che cos’era successo a Maria,
< Parlate, dannazione! >
< Non siamo riuscite a proteggerla e quei malviventi l’hanno portata via… Mi dispiace, maestà. Le guardie incaricate di proteggerla sono sulle sue tracce. Speriamo di avere notizie sul suo conto al più presto. >
Enrico VIII non riusciva a credere a quello che era successo.
Maria era scomparsa nel nulla e non c’era nessun indizio che avrebbe potuto portare a lei.

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Capitolo 2
*** Rabbie contrastanti ***


Enrico VIII non riusciva a trovare pace.
La scomparsa di sua figlia Maria l’aveva segnato profondamente.
< Maestà, tutto l’esercito è impegnato nella ricerca di vostra figlia Maria > fece il primo ministro Thomas Cronwell < Non ci metteremo molto a trovarla. >
< Signor Cronwell, che cosa le fa pensare che mia figlia potrebbe essere ancora nel mio Regno? Non ha pensato di allargare il raggio di ricerca anche oltre i confini? >
< Maestà, non credo che sia una buona idea… >
< Mia figlia a quest’ora potrebbe essere a bordo su una nave per chissà quale altro stato. Ogni minuto che passa si riducono le possibilità di ritrovarla… Ed io dovrei rimanere intanato nel mio Regno? Allargate immediatamente le ricerche Signor Cronwell, altrimenti la riterrò il principale sospettato. >
< Subito, maestà > rispose l’uomo spaventato senza credere che avrebbe affrontato la collera di un uomo instabile come il suo Sovrano.
< Signor Cronwell? >
< Ditemi, maestà. >
< Se entro un giorno non riceverò nessuna notizia da parte di mia figlia, molti traditori di questo Regno verranno immediatamente svelati. >
< Maestà, voi credete che qualcuno possa usurpare dietro le vostre spalle? >
< Perché voi non lo pensate? >
< Maestà, sinceramente non so cosa pensare… >
< Signor Cronwell, limitatevi nella ricerca di mia figlia. Non faccia altro per l’amor del cielo… E mandate a chiamare subito Tommaso Moro. Devo parlargli assolutamente. >
< Subito, maestà. >
Mentre la furia e la collera stavano diventando impossibili da gestire, Enrico VIII si sentiva sempre più solo.
“Solo circondato da un mucchio di idioti e traditori. Se voglio ritrovare mia figlia Maria, devo farlo da solo.”
 
 
Tommaso Moro arrivò a Palazzo di Enrico VIII mentre quest’ultimo era impegnato a firmare alcune condanne a morte.
< Maestà > fece l’uomo < Mi avete fatto chiamare? >
< Sedetevi, Moro. >
Tommaso non riusciva ad immaginare la furia del suo sovrano nel sapere che sua figlia non era stata protetta come voleva.
< Vi avevo dato un ordine il giorno prima. Non ve lo ricordavate? >
< Sì, maestà. Di proteggere vostra figlia Maria… Mi dispiace dirvi che i miei impegni verso la chiesa mi hanno fatto dimenticare tale vostro desiderio. Vi chiedo umilmente scusa. Se dovrò essere punito in tale maniera come desidera la maestà vostra, non fatevi scrupoli. >
< Infatti verrete punito molto severamente, Tommaso… Mia figlia, per la vostra inettitudine, è stata rapita. >
< No… Non è possibile. >
< Se solo voi vi foste limitato ad ubbidirmi, magari tutto questo non sarebbe mai successo. >
< Maestà, non posso pensare come sia successo… >
< Nemmeno io. E sarete voi il primo che ne farete le conseguenze. Guardie! >
Appena le guardie reali di Enrico VIII si mostrarono al suo cospetto, Tommaso Moro capì di essersi immerso in una situazione irreparabile.
< Portate il Signor Moro alla Torre di Londra. Lì potrà rischiararsi le idee e chiedere perdono al suo Dio. Sempre se riuscirà a salvarlo. >
< Maestà, datemi la possibilità di rimediare. Vi prego > fece l’uomo con le lacrime agli occhi.
< Ormai è troppo tardi, Moro. >
Mentre veniva trascinato via con la forza, Enrico VIII richiamò subito dopo sua moglie Anna Bolena.
< Maestà > mormorò la donna con sguardo serio.
< Vi state domandando del perché vi ho fatta chiamare? >
< Riguarda vostra figlia Maria, presumo. >
< Esatto. Qualcuno del mio Regno si è preso la libertà e la negligenza di essersi messo contro di me. Ma non sanno ancora di cosa posso essere capace… Da molto tempo a questa parte ha la consapevolezza di essere circondato da traditori. Ma adesso quello che mi preme più fortemente oltre a scoprire dove hanno nascosto mia figlia è: di chi posso realmente fidarmi? Voi potete rispondermi a tale domanda, moglie. >
< Sicuramente potete fidarvi di me. Io non vi ho mai voltato le spalle e mai penserei di mettermi contro di voi per futili motivi. Come avete detto voi, io sono vostra moglie. Nel bene e nel male? >
< E quale è il male tra noi due? >
< Maestà, ci sto provando in tutte le maniere per far nascere e donare alla maestà vostra un figlio maschio… >
< Bene, avete indovinato immediatamente. E poi cos’è che continua a dividerci negli ultimi tempi? >
< Non saprei… Magari i vostri continui impegni politici… e con altre donne. >
Sentendo le ultime parole, Enrico VIII divenne più infervorato che mai.
< Non osate prendervi gioco di me, Anna. Perché tutto quello che vi ho donato, posso riprendermelo in qualsiasi istante. >
< Non occorre che mi minacciate… >
< Invece devo! Perché dovete capire quale è il vostro posto! >
< Perché il vostro, maestà? Dovreste essere accanto a me! >
Mentre la Regina faceva di tutto per proteggersi dalle accuse, non si rendeva conto che peggiorava solo la situazione, ricevendo uno schiaffo talmente forte da farla cadere a terra.
< Perché mi trattate in questo modo? Io non vi ho fatto alcun male > mormorò Anna mentre continuava a piangere.
< Smettetela di lagnarvi e alzatevi. Voglio capire se mi state mentendo. >
< No! Non l’ho mai fatto e mai lo farò! >
< Menzogne! Voi tenete nascosta mia figlia! Confessatelo! >
< Non confesserò un crimine che non ho commesso alla maestà vostra. >
< Adesso andatevene. Non voglio più saperne di voi. >
Capendo che il suo amore verso il Re era irrecuperabile, Anna doveva mettersi l’animo in pace e pensare alle dovute conseguenze catastrofiche mentre il suo Regno avrebbe conosciuto la sua collera imprevedibile..
 
 
Aumentando tasse verso umili contadini che avevano poco da mangiare, la gente continuò a morire di fare senza che i suoi scrupoli maledetti potessero conoscere la sua pietà.
I giorni passavano e la situazione non si sarebbe risolta finché il traditore fosse uscito allo scoperto.
Stando alla larga in maniera di non farlo innervosire sempre di più, solo Thomas Cronwell trovava il coraggio di affrontarlo e di aggiornarlo sulle ricerche della sua primogenita.
< Non si sa ancora niente? >
< No, maestà. Non riusciamo ad avere una pista o un indizio che possa condurci a lei. >
< Sono passati quasi tre giorni… Mia figlia potrebbe essere morta di sete, di fame o peggio ancora uccisa… E più il tempo passa e più il colpevole mi sfugge. >
< Vi assicuro che le ricerche vanno avanti senza sosta. E vi prometto… >
< Non fatemi promesse e rassicurazioni che non potete mantenere, Signor Cronwell. La mia pazienza è andata al di là della mia ragione e dopo aver scaricato la mia rabbia contro il popolo, i prossimi saranno tutti i nobili di questo Regno. Li metterò al muro uno ad uno e chi non mi convincerà nelle sue parole, verrà impiccato dinanzi a tutta la piazza… Anzi, farò una cosa ancora peggiore: i sospettati verranno tutti torturati personalmente da me… Ma la cosa che mi fa ancora più imbestialire è che non riuscirò mai a trovare la mia pace. >
< Maestà, vi comprendo perfettamente. Il traditore deve essere immediatamente punito. E se toccherà anche a me provare tale supplizio, spero che la maestà vostra possa avere pietà di me e dei miei servigi. >
< No, Cronwell! Non avrò pietà di nessuno! Come vi sentireste se uno dei vostri figli fosse stato rapito o ucciso? >
< Lo cercherei senza sosta e mediterei vendetta. >
< Cronwell, magari non lo sapete, ma anche voi siete circondati dai miei stessi nemici. >
< Lo comprendo, maestà. Ma io vado avanti per il mio lavoro fino alla fine dei miei giorni per rendere felice il più possibile la maestà vostra. >
< Peccato che io in questo momento non lo sia… Domani mattina andrò a caccia di buon mattino. Magari sparare a qualcuno potrà distendere per pochi istanti i miei nervi. >
< Signore, scusate se mi permetto, ma credo che uccidere non sia la risposta adatta a tutti i vostri mali. >
< Esatto Signor Cronwell, non dovete permettervi. >
< Maestà, sto cercando di aiutarvi… >
< Lo sapete quale è l’unico modo per aiutarmi! Ma non l’avete ancora fatto! >
< Vostra maestà, ritrovare vostra figlia è più difficoltoso di quello che credevo. Io vi giuro sul mio buon nome che faccio di tutto per portare la verità alla luce. >
< Allora impegnatevi di più! Cercate mia figlia personalmente invece di assoldare traditori alla mia mercé. >
< Signore, gli affari di stato… >
< Possono aspettare! Mia figlia, no. >
Dovendosi convincere e ubbidire per non peggiorare la sua posizione, alla fine Thomas Cronwell dovette lasciare i suoi impegni più stretti e ricercare la figlia del suo Sovrano ben sapendo che era un compito molto arduo da portare a termine.
< Prima che vi uniate alla ricerca, voglio sapere che cosa fa mia moglie? >
< Sua maestà la Regina Anna se ne sta rinchiusa nelle sue stanze tutto il santo giorno senza voler vedere nessuno. A quanto pare ha pure iniziato uno sciopero della fame per ripulire il suo spirito. >
< Ripulire il suo spirito? >
< Queste sono le sue motivazioni, maestà. >
< Farò visita alla Regina senza preavviso. Vorrò vedere se avrà il coraggio di mettersi ancora contro di me. >
< Maestà, voi credete che la Regina… >
< Non lo so. Sarete voi che dovrete dirmelo… Tenetela d’occhio. Da questo momento. Voglio sapere ogni suo movimento… prima che gli faccia visita domani mattina alle dieci in punto. >
< Come volete, maestà. >
< Le guardie reali vi sapranno dare una mano. Sempre che vogliano farlo. >
< Dovranno, maestà. Per il bene di tutti noi. >
< Parole sante, Cronwell. Le prime che dite da quando è successo questo fatto imperdonabile.>
< Maestà. Con permesso > disse infine Cronwell congedandosi dal suo sovrano.

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Capitolo 3
*** Il giudizio della follia ***


Il Primo Ministro Cornwell, l’amico di vecchia data nonché suo ex cancelliere Tommaso Moro e sua moglie la Regina Anna Bolena erano legati da un filo del destino molto sottile: la vendetta del Re.
Enrico VIII avrebbe cercato sua figlia fino alla fine dei suoi giorni, alla ricerca di una verità che sembrava quasi al limite dell’impossibile.
Anche se il Regno d’Inghilterra era molto vasto, il Re non si perdeva d’animo.
Sapeva che prima o poi sarebbe giunta a lei… In un modo o nell’altro.
Arrivando nella dimora della Regina, Enrico VIII non fece storie, svegliandola all’alba del mattino seguente.
< Anna, svegliatevi immediatamente. >
< Ma… cosa sta succedendo? >
< E’ il vostro Re che ve lo ordina. >
Anna, non capendo la situazione, sembrava quasi immersa in un sogno.
< Allora? Volete che vi faccia alzare con la forza? >
< Voi non avete nessun diritto di farmi questo! >
< Ne ho il diritto eccome. Noi due dobbiamo parlare. >
< Potete almeno aspettare che io mi rivesta? >
< Perché perdere tempo? Vi ho vista nuda molte volte. Avete freddo? >
< E’ la vostra arroganza che mi urta il buonumore. >
< Addirittura siete di buonumore? Perché mai se posso chiedere? >
< Perché era una bellissima giornata… Ma l’avete rovinata voi con il vostro arrivo tempestivo e non programmato. >
< Anna, vi voglio ricordare che siete su un filo molto sottile. Non volete fare la stessa fine di Tommaso Moro, vero? >
< No… certo che no. Che cosa volete? >
< Voglio sapere dov’eravate al momento della scomparsa di mia figlia Maria. >
< Ero qui. A fare le mie faccende da regina e attendendo il vostro arrivo. >
< Un arrivo che non sarebbe mai giunto. >
< Temo proprio di sì… Maestà, se solo voi poteste ascoltarmi… >
< Per che cosa? Per sentire altre bugie sul mio conto? Vi siete messa contro di me e ne pagherete le conseguenze. >
< Perché dovrei… Tanto è inutile discutere con voi. >
< Anna, mi dispiace dirvelo ma devo scortarvi nella Torre di Londra dove verrete rinchiusa per i vostri crimini. >
< Che cosa? State scherzando, spero. >
< Guardie. >
Dopo aver sottratto Anna Bolena sotto lo sguardo attento delle sue dame di compagnia, la Regina non la smetteva di inveire contro il suo sovrano nonché consorte.
< Parleremo nella Torre più alta dove verrete rinchiusa. Insieme a Tommaso Moro e ad un altro ospite che si aggregherà a voi. >
< Maestà, state facendo un errore madornale. >
< Non credo proprio > gli sussurrò il Re < Portatela via. >
Mentre la furia di Enrico VIII continuava ad essere interminabile, il prossimo a farne le spese sarebbe stato il suo Primo Ministro.
< Maestà, ma non dovevo tenerla d’occhio? >
< Certo, Signor Cronwell. Ma ho pensato che era più saggio rinchiuderla nella Torre di Londra dove avrebbe espiato i suoi peccati una volta per tutte. >
< Comprendo le vostre ragioni, maestà. Vostra moglie può nascondere segreti imperscrutabili. >
< Mentre voi? Voi non nascondete niente? >
< Assolutamente no, maestà. Io sono sempre il vostro servo più fedele… >
< Basta con queste lagne. Stanno diventando fastidiose per la mia persona… E comunque il vostro destino è legato a mia moglie e al mio vecchio amico Tommaso Moro. Vi rivedrete tutti in prigione nella Torre di Londra dove il vostro destino verrà interrotto bruscamente dalla vostra morte se uno di voi non confessa per i suoi crimini. >
< Maestà, abbiate pietà… >
< Nessuno ha avuto pietà di Maria quando l’ha rapita sotto la mia supervisione. Nessuno! E tutti coloro che mi stanno intorno pagheranno con la vita. Fosse l’ultima cosa che faccio. Guardie! >
Appena Cronwell fu portato via insieme alla Regina, Enrico VIII aveva creduto che la soluzione era sotto i suoi occhi.
I tre sospettati sarebbero morti per sua volontà.
Ma sarebbe bastato per riavere sua figlia una volta per tutte?
 
 
Appena tutti e tre si riunirono, Enrico VIII scrutò i loro sguardi.
< Era da tanti anni che non mettevo piede qua dentro > sussurrò guardandosi attorno < Devo dire che le prigioni sono molto peggiorate. Come ci si sente a vivere qui? >
< Come dei criminali della peggior specie > fece Anna Bolena disprezzante < Cosa che non sono io. >
< Tacete, Anna. Non siete nelle condizioni di attaccarmi. >
< Allora uccideteci tutti! Tanto è quello che farete! >
< Sicuramente. Vi meritate il peggio per i vostri crimini. >
< Maestà, se solo ci potreste ascoltare… >
< Solo se avete riferimenti su Maria potrò darvi udienza, altrimenti la vostra condanna di morte è segnata per domani alle nove del mattino… Ormai è inutile prolungare le vostre sofferenze, anche se avevo pensato di torturarvi molto lentamente. Ma non ho il tempo né il gusto di farlo. >
< Voi siete mentalmente instabile, maestà. >
< Avete il coraggio di mancarmi di rispetto anche in questa maniera? Voi e la vostra famiglia perderete tutto, Anna Bolena. I traditori verranno bruciati al rogo o con la testa mozzata mentre la folla festeggerà sopra i cadaveri. >
< Potete anche ucciderci tutti. Ma questo non riconsegnerà mai vostra figlia Maria. >
< Non m’interessa. La mia vendetta arde dentro di me e non c’è niente che possa bloccarmi. Sono come un fiume in piena che non conosce fine. >
< La vostra pazzia sarà la vostra rovina. Ascoltateci una volta per tutte > rispose Tommaso Moro disperato.
< Adesso basta! Non voglio più sentirvi parlare! >
Più Enrico VIII era scosso, più la sua pazzia diventava pericolosa.
Continuava a prendere a pugni il muro della prigione, fino a rendere le sue nocche ricoperte di sangue.
< Mi avete ridotto come un rinnegato e un miserabile. Ma pagherete… Pagherete tutti! >
< Nessuno vi aiuterà maestà. Ormai siete da solo. >
Improvvisamente, anche Anna Bolena aveva qualche schizzo di pazzia.
< Nessuno vi rispetta perché siete un avido e un tiranno. Vi meritate quello che state passando. >
< Anna, non osate sfidarmi. >
< Perché altrimenti che cosa mi farete? Picchiatemi! Violentatemi! Uccidetemi se volete! Tanto se la mia vita è giunta al termine, meglio fermare le nostre più profonde sofferenze. Per sempre. >
< Non rivedrò mai più Maria… Il tutto perché sono stato un pessimo padre. >
< Su questo potete contarci, maestà. L’avete ripudiata da quando vostra moglie non vi concedeva il divorzio e avete riposto la vostra rabbia su Caterina e su vostra figlia. Siete una crudele persona che merita di morire come noi. >
Anna, con fare incredibile, stava mettendo il suo sovrano con le spalle al muro in questo gioco di psicologico.
< Maestà, non ascoltate le parole di questa maledetta > Fece Tommaso Moro mentre si asciugava il viso < Io voglio aiutarvi con le mie residue energie che mi restano. Abbiate almeno pietà di me. >
< E’ troppo tardi, Moro. Questo è quello che succede quando si disubbidisce agli ordini. Uno di questi criminali te l’ha fatta sotto il naso… Oppure siete voi il colpevole? >
< Maestà, non fare mai una simile cattiveria a voi. >
< Magari allora siete tutti e tre… I complici per un rapimento perfetto. Le tre cariche più alte dello stato contro di me… >
< Perché avete pensato solo a noi tre? Non potete pensare ad altri sudditi o ad altre persone di alto rango vicino a voi? >
< L’ha fatto, moglie. Infatti come tutti i miei sudditi, anche loro stanno pagando. Vengono torturati proprio qui, in questa torre. Se mettete le vostre orecchie sui muri, potrete sentirli. >
< Non ci teniamo ad ascoltare grida di dolore impuro. >
< Anche se i muri strideranno dalla disperazione la mia rabbia non si placherà molto presto… Lei è ancora là fuori. Me lo sento. >
Nel mentre Enrico VIII continuava a godere delle disgrazie altrui, a Thomas Cronwell venne un’idea che avrebbe potuto salvarlo.
< Maestà, avete provato a controllare in altre celle di questa torre? >
< Come, Cronwell? Che state dicendo? >
< Magari il colpevole ha nascosto vostra figlia dietro ad alcuni muri nascosti di questa prigione. Esaminando la piantina, ce ne sono molte… Ma se per caso uno di questi nascondigli non fosse segnato? >
Sentendo quelle parole, Enrico VIII divenne ancora più pallido.
< Voi forse mi state dicendo… >
< Maestà, voi siete l’unico che conosce tutti i nascondigli di questo posto. Non ricordate un posto abbastanza probabile dove il colpevole avrebbe potuto nascondere vostra figlia? >
< In realtà un posto c’è… Guardie! >
Richiamando alcuni uomini mentre stavano torturando i prigionieri, Enrico VIII gli ordinò di scovarla dietro l’ultimo corridoio della Torre.
< Maestà, quel punto della torre è chiuso da secoli. >
< E voi riapritelo! Alla svelta! >
Mentre le guardie della torre videro che il sentiero era stato riaperto in precedenza, sentirono alcuni pianti che attirarono la loro attenzione.
< Una donna si cela qua sotto. Dobbiamo scovarla alla svelta. >
Ritornando a Thomas Cronwell, Enrico VIII fu molto meravigliato della sua idea.
< Signor Cronwell, se mia figlia è nascosta dove avete detto voi, la mia riconoscenza sarà impagabile. >
< Lo spero di cuore, maestà. >
Il Re dovette attendere altri minuti prima che le guardie tornarono in superficie mentre scortavano una figura magra, sporca e malnutrita.
Mentre stava pulendo il suo viso dal fango, Enrico VIII fu fiero di poter riabbracciare sua figlia Maria.
< Maria… sei viva… >
< Maestà… >
Non riuscendo a contenere la sua felicità, il Re l’abbracciò prima di ordinare alle sue guardie da bere e da mangiare per sua figlia.
< Tesoro mio, dovresti fare un ultimo sforzo: chi ti ha condotto in quel postaccio? >
Mentre gli occhi di Maria si dipingeva tutto il suo dolore, la donna inquadrò nella colpevole la sola che realmente la odiava: Anna Bolena.
< E’ stata Anna a farvi questo? >
< Sì, padre. Mi ha rapita in piena notte mentre mi aveva addormentato... Non ricordo come ero giunta nelle profondità di questo posto… Vedevo solo il buio e sentivo solo il rumore del mio pianto. È stato davvero terribile. >
Enrico VIII fissava sua moglie con tale odio che si riversò contro di le stringendogli le mani intorno al collo.
< Perché! Perché l’avete fatto?! >
< Voi non mi vedevate più come prima… E l’unico modo per vendicarmi era colpire vostra figlia. >
< Non avreste dovuto. Morirete per questo! >
Mentre Thomas Cronwell e Tommaso Moro rimasero inermi a fissare tanta crudeltà, la Regina Anna fu strozzata con tutta l’energia che il Re Enrico VIII aveva in corpo.
< Maestà, cos’è successo? > domandò una guardia al ritorno con viveri e acqua.
< Gettate mia moglie nel luogo dov’era rinchiusa mia figlia. Immediatamente! >
< Subito, maestà > rispose la guardia con la paura di finire proprio come la sua sovrana.
Mentre il povero Re ricominciava a vivere da quel giorno, riconobbe immediatamente che la sua follia era andata ben oltre la sua ragione.
< In poco tempo tornerà la pace com’è giusto che sia > fece Thomas Cronwell mentre stava lasciando la prigione accompagnato dal sovrano, da Maria e da Tommaso Moro.
< Bene. Non voglio che si parli più di questa storia. Ormai Anna Bolena è un capitolo che non riguarda più le nostre vite. Sono stato chiaro? >
< Come volete voi, maestà. Il vostro volere non verrà mai infranto. >

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